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ANTONELLA FERRARI: Disponibile in libreria e negli store digitali il nuovo romanzo “ADELAIDE”

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È disponibile in libreria e negli store digitali “ADELAIDE”, il nuovo romanzo di ANTONELLA FERRARI pubblicato da Castelvecchi.

A proposito del nuovo romanzo, la scrittrice commenta: «L'idea che ha generato questo libro nasce dai racconti ascoltati in famiglia e in città, a Chieti i Mayo sono ancora oggi un'istituzione, il loro palazzo, ora Fondazione e Museo, troneggia sul corso principale. Ho studiato a fondo il loro albero genealogico e ho inventato storie dove non c'erano testimonianze. Mi piaceva rendere “umani”, con tutte le loro debolezze, questi nobili riveriti come divinità. Poi è venuto fuori un libro d'amore a 360°, mi sono lasciata condurre dalle sensazioni del momento che hanno vinto sulla arida narrazione storica».

 

Un libro d'amore ambientato nella città di Chieti alla fine dell’Ottocento: «Quando ho iniziato a scrivere Adelaide pensavo a un romanzo sulle vicende  della Carboneria e dei suoi affiliati. Man mano che mi documentavo sul periodo, ho iniziato a fantasticare storie d'amore tra i vari personaggi


lasciando in secondo piano le vicende propriamente storiche.
 - spiega Antonella Ferrari - Quello che arriva è un messaggio d'amore universale, molto trasversale, che abbraccia tutti. No a pregiudizi, e che il bene vinca sempre. Far trascorrere qualche ora leggera e spensierata al lettore cercando di avvincerlo con le peripezie dei protagonisti».

 

Trama del libro: Colonna portante della nobile famiglia Mayo, Adelaide vive nell'Ottocento con la mentalità e la spregiudicatezza di una donna di oggi. Libera di agire e di pensare come desidera, insieme a fratelli e amici aderisce alla Carboneria, gettandosi nella lotta politica. Nubile per scelta, vive godendo di tutti i privilegi che la sua posizione sociale le offre. Un intrigante intreccio di amori proibiti, di vizi e virtù, e di rivolte politiche sullo sfondo della provincia abruzzese di due secoli fa.

 

L'autrice: Antonella Ferrari è nata a Chieti, laureata in Giurisprudenza è stata Professore a Contratto presso L’Università G. D’Annunzio di Chieti. Ha già  pubblicato il romanzo autobiografico “Nessun Dolore” e nel 2018 “Un Amore di Città”.




Ufficio Stampa "Scardilli Press"


Roma, a MIIT Beef Fusion la carne in tutte le lingue del mondo

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Nel quartiere Ostiense della Capitale è nato MIIT Beef Fusion, il nuovo format che fonde i sapori di culture culinarie pensate per compiere un viaggio da oriente a occidente.

Un melting pot curato nei minimi dettagli, con un design cosmopolita particolarmente esclusivo arricchito dalle opere eseguite a mano libera dell’artista Benny Nodo, e un menù dall’ampia scelta, accomunato da una filosofia multiculturale unica nel suo genere.

La carne rivisitata in tutte le sue forme, con piatti provenienti da paesi del mondo che incontrandosi regalano stupore: dal sushi di carne ai gyoza ripieni di coda alla vaccinara, dalle tortillas di chili alla fondue bourgignonne, passando per i wonton di trippa romana e la tomahawk.


Il sushi di carne è una delle punte di diamante di MIIT: rolls, nigiri, temaki ripieni di Sashi beef, Black angus, vitella, cavallo e molte altre. Ogni realizzazione presta massima attenzione alla selezione delle materie prime per una qualità senza compromessi.


MIIT Beef Fusion è ideato da Andrea Laurenza, Alessio Di Cosimo e lo chef Giovani Nerini, i creatori del format vincente Polpetta, decisi a portare una ventata di ottimismo in un periodo particolarmente difficile con un concept tutto nuovo.


MIIT Beef Fusion
Via del Gazometro 32,34 - 00154 Roma
Orario Apertura: Lun-Sab 18:00 – 1:00; Dom 12:00 – 15:00 e 18:00 – 1:00
Tel: 06 90236603
Email: info@miit.it

Rosaspina giovane artista introspettivo, trasformista e provocatore presenta "Sette Coltelli". L'intervista di Fattitaliani

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Da domani  in radio e in tutti i webstore “Sette coltelli”, il singolo di debutto di ROSASPINA, giovane artista pop con sonorità R&B
Brano introspettivo e delicato, “Sette coltelli” mira dritto al petto dell’ascoltatore, per trafiggerlo con le proprie emozioni affilate e per mandargli in frantumi le certezze che si era costruito. L'intervista di Fattitaliani.

"Sette coltelli" si presenta come un brano 'tagliente': con quanto e cosa scavato dentro di te hai dato origine al brano?

Faccio musica da sempre, ho iniziato a scrivere quando avevo sei anni. Dopo un periodo di riflessione e di ricerca introspettiva, ho capito che era arrivato il momento di raccontare me stesso attraverso la musica. Dovevo tirare fuori queste cose che tenevo seppellite dentro di me da sempre e l'ho fatto quanto basta, tralasciando i dettagli troppo personali.

Attraverso la rilettura del testo e il riascolto della canzone hai riscoperto di te parti sconosciute o poco esplorate?

Il coraggio di mettermi a nudo raccontando una realtà familiare difficile, che è la parte più fragile e delicata della vita di ciascuno.

Se dovessi presentarti con tre aggettivi quali useresti e perché?

Introspettivo per la mia forte sensibilità, che mi spinge ad andare in fondo alle cose.

Trasformista perché a volte per comunicare qualcosa mi piace calarmi anche in panni altrui, per mettere in risalto anche i loro punti di vista e raccontare con chi e con che cosa sono entrato in contatto.

Provocatore perché cerco sempre, attraverso la mia arte, di creare una reazione in chi mi segue.

Se invece dovessi dare a tre fasi della tua vita un colore diverso quali attribuiresti e per quale ragione?

BIANCO come la luce dei primi bellissimi anni della mia infanzia, cresciuto circondato dal verde; anni contaminati, nel corso del tempo, dal veleno dei sette coltelli.

VIOLA come le luci psichedeliche dei riflettori che illuminano le strade e i palchi dei locali notturni nelle midnight hours a cui ero solito esibirmi nelle serate di downtown.

VERDE SMERALDO come la mia innocenza che entra in contatto con veleno della cupidigia della gente.

Musicalmente chi è Rosaspina? come si è formato? 

Rosaspina fa un genere pop introspettivo, caratterizzato da canzoni con base ritmica vestita di suoni e testi intimi. Rosaspina si è formato ascoltando tanta musica: io ascolto di tutto, l'importante è che mi trasmetta qualcosa.

Con quali canzoni è cresciuto?

Sono cresciuto principalmente ascoltando musica pop e pop rock durante l'infanzia, poi screscendo mi ha incuriosito molto la presenza scenica e l’originalità di Lady Gaga che aveva stravolto il panorama musicale; infine cantanti come Halsey, The Weeknd, Lana Del Rey e Billie Eilish mi hanno fatto sentire compreso.

Che cosa ti auguri possa arrivare al pubblico di te stesso attraverso la musica che proponi?

Mi auguro che possano sentirsi compresi e rappresentati nelle loro diverse sfaccettature: arrabbiati, tristi, esuberanti, qualunque cosa sentano andrà bene perché ogni persona ha emozioni e reazioni soggettive, non esiste una reazione univoca. Il mio messaggio può arrivare di persona in persona con diverse sfumature.

Io voglio proprio questo, che la gente possa interpretare liberamente e far proprie le mie esperienze. Ottenere una reazione sarà in ogni caso un obiettivo raggiunto, perché la cosa che più desidero è trasmettere emozioni e suscitare reazioni in chi mi ascolta. Giovanni Zambito.

LA CANZONE

“Sette coltelli” non è solo un singolo intimo e fragile ma anche un brano misterioso e ironico, di quell’ironia di chi sa di essere macchiato dentro ma non nasconde la propria personalità e il proprio passato e li espone per essere d’aiuto ad altri “Cresciuto tra streghe e tarocchi, giuro ho visto il male, con questi miei occhi”.

 

Ispirato al pop di HalseyMiley Cyrus e The Weeknd, “Sette coltelli” rappresenta un brano in qualche modo autobiografico con il quale ROSASPINA ripercorre un evento doloroso della propria infanzia.

 

Il singolo figura inoltre come un’opera dicotomica: il primo elemento, sette, come l’età del ragazzo all’epoca o le sette, rappresenta il ramo familiare materno mentre il secondo protagonista, il coltello, sviscera e ricostruisce il lato peccaminoso e violento della famiglia paterna.

 

“Ho ancora i segni sulla pelle, prima chiamavi, chiamavi ma ora niente, cosa c’entro con questa gente?”

 

Con questo brano, l’autore punta ad essere compreso fino in fondo dai fan e dagli ascoltatori e a trovare altri ragazzi e ragazze che abbiano condiviso la stessa esperienza. “La musica infatti serve a creare connessioni.

 

Ma ROSASPINA è anche una star esuberante sui propri social, al quale piace essere particolare, osservato e al centro dell’attenzione. Super bright ed estroverso, talvolta l’artista è però catturato dal suo lato più dark come dimostrerà, nel videoclip del brano, alcune delle cui foto sono già disponibili sul suo profilo instagram.

 

“Sono la mela nel tuo Eden/ ma tu sei solo una serpe/ ed è una vita che aspetto il momento di dirvi/ che non vi devo un bel niente”

Instagramhttps://www.instagram.com/iosonochrisraphael/

BIOGRAFIA

ROSASPINA nasce a Rho nel 1994 ma d’estate cresce nel Giardino Dell’Eden in provincia di Caserta. In questo posto incontaminato, scintillante e accogliente, il giovane muove i primi passi nel mondo dell’arte, cominciando a scrivere già all’età di 6 anni.

ROSASPINA inizia a comporre musica perché sente subito la necessità di riempire il silenzio che lo circonda nelle sue giornate di solitudine dove il ragazzo gode solo della compagnia di un nutrito gruppo di animali.

Non solo gli animali ma anche le piante e in particolar modo il frutteto è fondamentale per la costruzione del suo Io: ROSASPINA, per scrivere, prende spunto da quello che mangia, poiché alcuni sapori gli ricordano dei suoni, delle parole, delle frasi. “Ogni parola ha un sapore ben specifico”.

Nel periodo dell’adolescenza, il bisogno di scrivere si fa sempre più sentire in ROSASPINA perché sente il bisogno di esternare le sue emozioni, le sue delusioni e le sue ferite interiori ed esteriori, provocategli da altri. Il giardino dell’Eden chiude per sempre sepolto da tonnellate di cemento e ROSASPINA si chiude in sé stesso, cominciando a scrivere i suoi testi in inglese per non essere compreso.

Poi la svolta: con il passare del tempo ROSASPINA decide di raccontare una parte della sua vita e le emozioni che l’hanno caratterizzata e, per sentirsi vicino a persone che ormai non fanno più parte della sua vita, abbandona l’inglese e si mette a nudo.

La cantautrice MaMi a Fattitaliani: vorrei trasmettere con ironia e leggerezza dei messaggi condivisibili. L'intervista

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Disponibile sul canale YouTube di Mami “Non voglio stare su Meetic”, il brano d’esordio della cantautrice vibonese (video). Il videoclip, realizzato dal produttore e regista Giovanni Ferraro detto Marvin, con un approccio ironico e leggero, racconta la storia di una donna che decide di utilizzare la nota applicazione “Meetic” per ricercare la sua anima gemella. Mami descrive così il suo singolo: “L’arma vincente sull’amore del 21esimo secolo sono il mouse del pc e il dito che scrive sullo smartphone? Questa è la domanda che ha fatto nascere in me l’esigenza di scrivere questo brano.” - continua la cantautrice - “Il testo della mia canzone vuole far riflettere, in modo ironico, sulla nostra evoluzione umana e, soprattutto, sulla complessità nel socializzare e nel comunicare nei tempi moderni. Abbiamo perso il piacere di un incontro in presenza? O ancora no? Forse, per tornare a goderne a pieno, basterebbe tornare a parlare senza digitare.” Il brano è stato registrato a Vibo Valentia al dDRecords Studio mentre l’arrangiamento e la produzione è affidata al Maestro Clemente Ferrari, noto nel circuito discografico per aver collaborazioni artistiche di rilievo come Max Gazzè, Fiorella Mannoia e molti altri.

La tua canzone è una riflessione sull'uso incontrollato di certe app e social network. Personalmente che uso ne fai?

Uso i social come fanno tanti ma sicuramente non in modo spropositato. 

Rispetto a prima, è cambiato il tuo modo di utilizzarli?

No, sostanzialmente è sempre lo stesso. Qualcosa in più solo per capire se ciò che ho scritto piace, perciò smanetto di più su Youtube.


Musicalmente sono anche utili a farsi pubblicità e linkare post: quali altri vantaggi riconosci al mondo del web?

Il web è anche utile per sentire vicine le persone che sono lontane da noi e ad imparare a cucinare (ride, ndr)

Quali sono i tuoi riferimenti musicali su cui ti sei formata?

Ne ho tantissimi ma mi soffermo sul cantautorato italiano da Lucio Dalla a Battisti, Pino Daniele, De Gregori, De Andrè e tanti altri. 

Quali invece i principi su cui pensi di basare interamente il tuo percorso?

Riuscire a trasmettere con ironia e leggerezza dei messaggi condivisibili. 


“Non voglio stare su meetic” prelude a un album che lo contiene?

Sto lavorando su altri brani perciò spero di fare presto il punto della situazione.

In che cosa soprattutto coincidono Mami artista e Mami persona?

MaMi e Matilde coincidono sull'ironia, sulla libertà di esprimere ciò che le rappresenta. Giovanni Zambito

Simone Fiorito presenta Via Veneto, Santelli Editore

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Cecilia ha ventotto anni e due fissazioni: la Dolce Vita e riuscire a diventare un’attrice. Per sbarcare il lunario serve ai tavoli de Il Gladiatore, un decadente restaurant and cocktail bar di Via Veneto.
Quando sembra convincersi che il ruolo della sua vita sia solo quello della cameriera sognatrice, le appare per magia il fantasma del suo attore preferito, Marcello Mastroianni. Da quella sera, per Cecilia, Via Veneto non sarà più la stessa. Riuscirà la città eterna a splendere per lei?

Simone si è dedicato alla regia del Book trailer in uscita a Novembre.


Simone Fioritoè nato a Bologna nel 1990. Dopo il diploma passa quasi un anno a Londra dove, più che l’inglese, impara il mestiere del cameriere. Questa figura sarà alla base di tutti i suoi primi personaggi. Tornato a Bologna si laurea presso la facoltà di Scienze Politiche e lavora come Assistente Sociale in vari servizi della sua città. In questo periodo frequenta i corsi di scrittura creativa tenuti da Valeria Viganò e Gianluca Morozzi e nel 2017 pubblica con la formula del self-publishing il suo primo romanzo Italian Social Victim. All’inizio del 2019, sempre con la formula del self, pubblica Via Veneto, un romanzo che per trama e contenuti si discosta molto dal suo esordio, ma non per il taglio cinematografico della narrazione.

Scrivere per la settima arte diventa una delle motivazioni che lo porta a trasferirsi a Roma alla fine dello stesso anno. Nella capitale, grazie a Via Veneto, incontra la Brassotti Agency che lo aiuta a trovare un editore per il suo secondo lavoro.

A dicembre dello stesso anno conosce Santelli che decide di credere nel progetto e avvia il processo di revisione del testo.

Nel 2020 continua a lavorare come Assistente Sociale e si iscrive al corso di sceneggiatura Tracce .

Dal primo ottobre Via Veneto  in tutte le librerie nella sua nuova versione.

Bibliografia

-Italian Social Victim. Il mio libro self-publishing, 2017

-Via Veneto. Il mio libro self-publishing, 2019

-Via Veneto. Santelli editore, 2020

Eugenia Serafini espone a Roma nelle sale del Circolo degli Esteri

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La mostra “Sguardo a Oriente” sarà inaugurata il 16 ottobre 2020 alle ore 18 - di Silvana Lazzarino

ROMA - La mostra personale “Sguardo a Oriente” di Eugenia Serafini, a cura del prof. Carlo Franza, sarà inaugurata venerdì 16 ottobre 2020, alle ore 18, a Romapresso il Circolo degli Esteri (Via dell’Acqua Acetosa 42), fondato nel 1936 con finalità di rappresentanza del Ministero degli Affari Esteri. All’inaugurazione insieme all’artista, saranno presenti Luigi Maria Vignali, Presidente del Circolo degli Esteri-Roma che introdurrà l’evento, Carlo Franza, storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, giornalista e critico de “Il Giornale”, l’Ambasciatore Umberto VattaniPresidente della “Venice International University” e l’Ambasciatore Gaetano Cortese.

Entro un contesto immaginale dove le rappresentazioni di aspetti legati alla realtà acquistano nuovo spessore nella loro ridefinizione atta a restituire un rinnovato ascolto di sé e di quanto intorno a partire dal recupero di quell’originario legame tra l’uomo e la natura, conduce l’arte di Eugenia Serafini, artista di fama internazionale e poetessa di successo, con numerose mostre in Italia e all’estero e prestigiosi  riconoscimenti e premi ricevuti durante la sua luminosa e prestigiosa carriera.  Oltre ad essere una pittrice di grande spessore comunicativo, è installazionista, performer, giornalista, nonché direttore responsabile della rivista semestrale dell’ArteCom-Onlus (Accademia in Europa per gli Studi Superiori) “FOLIVM”,miscellanea di scienze umane, dedicata alternativamente alle Antiquitates (dalle origini al 1492) ed ai Periodi moderno e contemporaneo (dal 1493 ad oggi). 

Partendo dalla natura e dai suoi diversi scenari, ma anche dal contesto umano e sociale, Eugenia Serafini con grande sensibilità poetica e creatività racconta dell’uomo e del suo esistere tra passato e presente, dove si rincorrono desideri e speranze, malinconie e attese guardando ad un futuro in cui recuperare quell’armonia tra finito e infinito da sempre appartenente all’universo. L’arte di Eugenia Serafini ha dato libera voce a quel codice invisibile legato alle emozioni, ma presente nei luoghi più vicini e distanti della realtà naturale dalla terra al cielo tra spazi verdi e alberi, unitamente al cosmo, con riferimento all’uomo destinato probabilmente a ritrovare quel rapporto originario e autentico con la natura. 

Nata a Tolfa (Roma), piccolo e interessante borgo etrusco, e attiva tra Roma e la Toscana, per anni docente presso l’Università della Calabria, all’Accademia di Belle Arti di Carrara e all’Accademia dell’Illustrazione e della Comunicazione Visivadi Roma, Eugenia Serafini attraverso l’uso sapiente del colore racconta dei battiti di una natura permeata dal respiro del vento, dal filtrare dei raggi del sole o dal sottile rumore della pioggia, dando forma ad immagini di alberi ma anche agli elementi del cosmo tra pianeti e astri. Se gli alberi rappresentano microcosmi abitati dal mistero della vita, i pianeti e gli astri suggeriscono l’idea di un oltre e di appartenenza dell’uomo all’universo. È la vita, nella sua continua ciclicitàche rinasce ogni volta come l’alternarsi delle stagioni a restituire all’individuo l’occasione di guardare dentro di sé a partire dalle proprie fragilità, ritrovando il senso profondo di ogni accadimento che si presenta. 

Il senso della vita, a partire dall’osservazione delle bellezze che circondano l’uomo e che lo portano a nutrire un sentimento di stupore e smarrimento, Eugenia Serafini lo svela non solo nei suoi percorsi dedicati alla natura dove a trionfare sono agli alberi, o in quelli dove pianeti e stelle disegnano le geometrie dell’universo, ma in modo particolare in una serie di opere tra dipinti e  installazioniin cui la magia dell’Oriente restituisce la strada verso l’invisibile a ritrovare sensazioni dimenticate perché l’armonia tra il giorno e la notte,  il principio e la fine diventa possibile. A restituire entro atmosfere d’Oriente legami armonici tra l’uomo e la natura, e quel sottile equilibrio che sincronizza i contrari, è il percorso proposto dalla mostra personale di Eugenia Serafini “Sguardo a Oriente” che inaugura il 16 ottobre 2020 alle ore 18.00a Roma presso il Circolo degli Esteri.

Curata dal Prof. Carlo Franza, illustre storico dell’Arte Moderna e Contemporanea di fama internazionale, che firma anche il testo in catalogo, la personale di Eugenia Serafini riunisce una serie di opere dedicate ad un sentire che porta con sé le infinite possibilità dello sguardo che si posa sulla tradizione orientaledove tutto si muove entro un equilibrio di pensiero e azione e la natura è luogo privilegiato per ritrovare la profondità del pensiero e l’appartenenza a questo universo nel rispetto dei ogni sua entità. La Personale di Eugenia Serafini è il secondo appuntamento del progetto “Mondi Due 2020-2021” ideato dal Prof. Carlo Franza, nel quale sono in programma dodici mostre personali di 12 artisti contemporanei, alcuni di rinomata fama.

Ideato dal Prof. Franza per il Circolo Esteri del Ministero Affari Esteri di Roma nel ventennale della Collezione Farnesina di Arte Contemporanea, il progetto “Mondi-Due“ si concentra sulle arti che riprogrammano il mondo per restituire la globalità della cultura in una sorta di “arcipelago di singoli mondi e singoli artisti le cui isole interconnesse non costituiscono un continente unico di pensiero, ma lo specchio di un’arte post produttiva e frontaliera, mobile, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica”. 

Attraverso le sue opere con protagoniste splendide Maripose, farfalle dai diversi colori ora tenui, ora sgargianti segno di vita e rinnovamento, Ventagli cinesi di carta e bambù dipinti con interventi di colori acrilici, le Onde e le stelle che segnano la via dell’universo, Eugenia Serafini restituisce l’emozione di quei luoghi così diversi dal nostro occidente, eppure profondamente toccantidove ritrovare un nuovo ascolto di sé. Luoghi dove si avverte la sospensione del tempo, e dove il punto di osservazione esterno proietta all’interno per legare il proprio sentire aquell’invisibile da cui tutto prende forma. Così accanto a “Maripose bianca e blu”, “Mariposa coloratissima”,  sono i ventagli con disegni riferiti alla natura e al paesaggio (“Ventaglio fiorito”,” Ventaglio e paesaggi” e Ventaglio di Primavera”), ma anche riferiti ad alcuni animali come gli uccelli e la Tigre bianca (“Ventaglio con uccelli” e “Ventaglio della Tigre bianca”), e poi le Stelle con “Cascata di Stelle”, i ” Fuochi” rossi cari alla tradizione orientale e le Ondecon il loro movimento in divenire a restituire la continuità dell’esistenza.

Il percorso espositivo permette, come scrive Carlo Franza, di “scoprire l’invisibile fluire degli eventi, il suo fare è suono che si propaga sulla carta e nel colore, è l’atmosfera del pensiero che cerca sè stesso dentro il mondo”. In ogni rappresentazione di Mariposa, in ogni guizzo di Onda, luminosità di stelle e disegno che impreziosisce i Ventagli, si avverte come il suo sguardo sia profondamente calato nella natura, nel paesaggio e in chi lo abita tale da far pensare ad un sentire animistico. Il richiamo alla cultura orientale, presente nei segni raffinati e nelle composizioni cromatiche precise e armoniose, si intreccia a rimandi legati all’informale e all’astrattismo lirico per la combinazione di linee e cromatismi. 

Il tempo è come sospeso nell’osservare le sue installazioni quasi a voler scoprire quell’interazione tra materia, spazio e luce in cui ritrovare la perfetta unicità tra il principio e la fine, il giorno e la notte. “Le installazioni di Eugenia Serafini”- afferma Carlo Franza - “vivono nel quadro delle forme originali dell’arte italiana contemporanea, nutrite di effluorescenze, bagliori, accensioni, alla luce di proporzione, equilibrio e ordine; come in Fontana, come in Burri. E’ una ricerca la sua che si moltiplica nelle opere, con variazioni intorno al tema dell’Oriente, come ricerca della perfezione spinta fino al limite estremo. Vuoto e pieno possono essere una chiave di lettura significante delle attuali opere della Serafini, nel senso di un vuoto inteso come incontro della materia pittorica con il tutto fatto di tempo, silenzio, eternità e musica”.

 Il visitatore/spettatore è catturato con gli occhi e la mente da questo scenario di colori e materia dove la natura attraverso onde, vibrazioni cromatiche, manifesta la sua bellezza e il suo mistero, la sua poesia e il suo continuo divenirenell’infinito movimento che è continua rinascita. L’Oriente di Eugenia Serafini parla attraverso la terra e il cielo tra onde, farfalle, fiori, richiami ad animali portatori di forza, rispetto e libertà, per entrare nel vivo della ricerca di verità su questa esistenza che sempre l’uomo insegue affascinato e talora timoroso dell’infinita forza della stessa natura. “Percorso di segni e colori” - sostiene Eugenia Serafini -che è anchepercorso della via del cielo e della conoscenza secondo la filosofia dell’Oriente, già tanto amata dagli artisti tra ‘800 e ‘900, e di una particolare sensibilità per il segno cromatico o monocromatico curvilineo, nervoso nella sua stesura”.

Il senso di questa vita si nasconde nell’universo interiore a partire dall’invisibile presente nella realtà esteriore, ed è da questa mostra che si può ripartire per il viaggio della riscoperta, accompagnati da quei segni e simboli insiti nella natura oltre il tempo. Segni e simboli fatti di vibrazioni, suoni attraverso cui percepire quell’aspetto invisibile nascosto dietro gli eventi da cui ha inizio la riscoperta di sé.La mostra di Eugenia Serafini resterà aperta fino al 16 dicembre 2020 (da lunedì alla domenica con orario dalle 9.00 alle 22.00). L’Artista donerà una sua opera alla Collezione Farnesina.

Nel suo percorso Eugenia Serafini ha guardato costantemente ad una contaminazione tra le arti utilizzando e fondendo gli apporti di diversi rami creativi: da quello visivo-digitale a quello teatrale, poetico e musicale. In questo senso le sue installazioni performance mirano a creare una nuova sinergia di emozioni coinvolgendo più sensi in una sorta di arte totale e in questa prospettiva ha dato vita a opere di grande suggestione come le Performances, “Canti di cAnta stOrie”, Roma 2008 e l’installazione “Nuvola” portata fuori presso l’ambiente dell’Eur sotto il Colosseo quadrato in cui si avverte un forte valore estetico ed esistenziale restituiti da una cascata di immagini realizzata su cartoni che scendono lungo la gradinata. Su queste tre “Nuvole” si possono vedere i cicli della natura, della vita a ricercare l’armonia attraverso la stessa natura poiché l’uomo da solo non riesce a trovarla, mentre la natura recupera sempre quell’equilibrio necessario per rinascere ogni volta. 

Eugenia Serafini ha realizzato numerose mostre in Italia e all’esteroe le sue opere si trovano in collezioni, musei e archivi di diversi paesiquali: Francia, Germania, Egitto, Lituania, Norvegia, Romania, Ucraina, Uruguay, Argentina.Numerosi e prestigiosi i premi e i riconoscimenti ricevuti durante la sua carriera tra cui vanno citati: “Le Rosse Pergamene, Poesia d'amore 2018, Sezione speciale Poesia e pittura “Dall’emozione all’immagine” con una raccolta di poesie d’amore dedicate a Roma, il “Premio Artista dell’anno” al Premium International Florence Seven Stars Firenze 2016, la “Targa alla Carriera” dal Comune di Tolfa nel 2014 e il “Leone d’Argento” per la Creatività 2013 alla Biennale di Venezia. Senza dimenticare il Premio alla Carriera “Premium International Florence Seven Stars” Grand Prix Absolute 2017 consegnatole dal Prof. Carlo Franza.

***

“Sguardo a Oriente” - Mostra personale di Eugenia Serafini

a cura del Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea,

Giornalista e Critico de “Il Giornale” fondato da Indro Montanelli

Presso il Circolo degli Esteri -Via dell’Acqua Acetosa 42 – 00197 Roma

Inaugurazione Venerdì 16 ottobre 2020, ore 18.00, presente l’Artista.

Interventi:

Luigi Maria Vignali- Presidente Circolo degli Esteri-Roma

Ambasciatore Umberto Vattani - Presidente della “Venice International University”

Ambasciatore Gaetano Cortese

Orario mostra: da lunedì a domenica ore 9.00/22.00

dal 16 ottobre 2020 al 16 dicembre 2020

INFO: Tel./ Fax : +39 02 48958934 – cell. 347 9784833

Mail: circmae@tiscali.it - http://www.circoloesteri.it/

 

Chiara Giacobelli, “100 cose da sapere e da fare a Senigallia” per scoprire la città, con i suoi splendidi dintorni

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SENIGALLIA - La Rotonda a Mare, i Portici Ercolani, la Rocca Roveresca, Piazza del Duca, ma non solo: in questa guida che racconta “100 cose da sapere e da fare a Senigallia” la città si mostra in tutta la sua ricchezza, ben al di là dei simboli più noti e degli eventi di grido, come il Summer Jamboree o il CaterRaduno. All’interno di questo libro appena uscito per Gruppo Editoriale Raffaello l’autrice Chiara Giacobelli indaga il passato, il presente e il futuro della Spiaggia di Velluto, una delle destinazioni turistiche principali delle Marche, per poi allontanarsi dal centro storico e addentrarsi nel territorio circostante. Ecco allora saltar fuori nidi di gruccioni nella Valle dei Tufi, autoritratti tormentati dipinti dalla mano di Nori De’ Nobili, antiche domus romane nel Parco Archeologico di Suasa o storie leggendarie legate alla Torre Albani di Montignano. 


“100 cose da sapere e da fare a Senigallia” è il dodicesimo libro che la scrittrice e giornalista Chiara Giacobelli – già nota per aver firmato, tra gli altri, “101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita”, “Forse non tutti sanno che nelle Marche…” ed altre guide turistiche, oltre al romanzo “Un disastro chiamato amore” – pubblica a ottobre 2020, sfidando i duri tempi del Covid. Si tratta di una guida esaustiva, curiosa e alquanto creativa che l’autrice dedica a una delle cittadine più attive delle Marche, specie in estate grazie ai molti eventi e festival che qui si svolgono. Il Gruppo Editoriale Raffaello – che opera da oltre trent’anni nel settore dell’editoria per ragazzi con una riconosciuta specializzazione nella pubblicazione di testi scolastici e si caratterizza per la massima qualità dei libri prodotti – stavolta fa quindi un’eccezione e appoggia un progetto dedicato alla valorizzazione nonché promozione del territorio, con la collaborazione del Comune di Senigallia


“Questo libro nasce da un ritorno a casa, alle origini – racconta nella sua introduzione all’opera Chiara Giacobelli – Era l’agosto dello scorso anno quando, dopo molto vagare in lungo e in largo per l’Italia e per l’Europa, ho infine deciso di trasferirmi a vivere qui. Il resto è venuto di conseguenza, così è stato del tutto naturale per me accettare la proposta dell’ex sindaco Maurizio Mangialardi di scrivere questo libro, per raccontare Senigallia a 360 gradi. Abbiamo scelto 100 cose da sapere e da fare, ma sarebbero potute essere molte di più, perché questo è davvero un luogo speciale dalle mille potenzialità. Non abbiamo, però, voluto limitarci solo ai confini della città, poiché il territorio che la circonda è altrettanto denso di curiosità degne di nota e meraviglie da sperimentare: da Jesi a Loreto, da Morro d’Alba a Barbara, da Castelleone di Suasa ad Ancona fino al Parco del Conero, non mancano di certo in questa guida i suggerimenti per una gita fuori porta”.


Il progetto è stato reso possibile grazie al sostegno di Subissati, Cantina Santa Barbara, Namirial e Terrazza Marconi Hotel & SpaMarine, quattro realtà di qualità con sede a Senigallia e dintorni, ma raggio di azione internazionale. Il libro, arricchito dalle foto di professionisti come Alberto Polonara, Lorenzo Cicconi Massi, Enzo Torelli ed altri, si trova in libreria nella sua comoda veste tascabile e costituisce un esempio innovativo di guida turistica alternativa che, vista la sua singolarità, potrebbe dare avvio a una collana contenente anche altre città. 

Per saperne di più è possibile seguire l’autrice attraverso il suo profilo Facebook, la pagina “101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita” o l’account Instagram @chiagiac.   

“FRANCESCO DE GREGORI. I TESTI. LA STORIA DELLE CANZONI”, IL NUOVO LIBRO DI ENRICO DEREGIBUS

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Rimmel” è una canzone milanese, “La storia” l’ha cantata per primo Gianni Morandi, “Il cuoco di Salò” era una filastrocca per bambini, La donna cannone” inizialmente non doveva essere pubblicata, “Sempre e per sempre” ha portato al licenziamento di una ragazza, “Un gelato al limon” di Paolo Conte doveva far parte di “Viva l’Italia”, “Buonanotte fiorellino” non parla di un incidente aereo, “Bufalo Bill” aveva una strofa in più...

Queste e mille altre notizie, aneddoti, rivelazioni inedite si trovano in “Francesco De Gregori. I testi. La storia delle canzoni” a cura di Enrico Deregibus (Giunti editore), un volume di oltre 700 pagine, un’opera imponente, decisamente anomala nel panorama italiano.

Si tratta della continuazione di “Francesco De Gregori. Mi puoi leggere fino a tardi”, la corposa biografia del cantautore che Deregibus ha pubblicato nel 2015, sempre per Giunti. Il giornalista piemontese in questo nuovo volume si sofferma sulle canzoni, più di 200, che De Gregori ha inserito nei suoi dischi, con ampie e dettagliate schede che riservano molte sorprese anche a chi conosce bene l’artista romano. Ad accompagnarle, i testi di tutte le canzoni scritte da De Gregori, che li ha controllati e certificati in prima persona per evitare errori e refusi.

Il libro non nasce però con lo scopo di spiegare i testi, di interpretarli ma con la volontà di indagare le canzoni in tutte le loro componenti: parole, musica, arrangiamenti, interpretazione. E di raccontarne la nascita, le fonti, l’ispirazione, la scrittura, quello che è successo dopo l’uscita, le tante versioni del loro autore e quelle di altri.

Il tutto con centinaia e centinaia di dichiarazioni dello stesso De Gregori, tratte da interviste rilasciate dall’inizio degli anni Settanta a oggi e con complessivamente oltre mille documenti consultati.

Enrico Deregibus è giornalista e saggista, oltre che consulente o direttore artistico di svariati festival ed eventi musicali, alcuni dei quali lo vedono anche come conduttore. È considerato il maggior esperto di De Gregori, per il quale nel 2016 ha anche realizzato il volume inserito nel cofanetto “Backpack” (Sonymusic), che racchiude in cd trentadue dischi del cantautore romano.

Deregibus è inoltre ideatore e curatore del “Dizionario completo della canzone italiana” (Giunti, 2006) e, con Enrico de Angelis e Sergio Secondiano Sacchi, di “Il mio posto nel mondo. Luigi Tenco, cantautore. Ricordi, appunti, frammenti” (BUR, 2007). Del 2013 è “Chi se ne frega della musica?”, una raccolta antologica di suoi scritti usciti su varie testate (NdAPress).

www.facebook.com/enricoderegibus

https://twitter.com/EnricoDeregibus


Leo Ferretti: i giusti saranno sempre premiati. L'intervista

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A tu per tu col Maestro Leo Ferretti
Come vi siete dovuti adattare a questo periodo post Covid?

Ci siamo rinchiusi in casa, pensa, il 21 febbraio ho preso le chiavi di un nuovo locale in pieno centro a Pescara, locale di quasi 300 m quadri sarebbe diventata appunto la sede centrale di tutta la catena dei negozi. Dopodiché il 25 febbraio mi sono azionato per avviare i lavori ed il 7 marzo ci hanno fatto chiudere per Lockdown. Si può immaginare che botta.

Quantomeno ho preso l’occasione di completare i lavori con più calma e più attenzione nel limite del possibile, fino a quando non hanno bloccato tutti i vari operatori che non potevano esercitare.A quel punto mi sono rinchiuso dentro casa davanti ai telefoni, a fare dirette su Facebook e Instagram della mia pagina e cercando di reagire a tutto ciò, proponendo naturalmente, un servizio a domicilio di colore con applicazione in video conferenza e devo dire che fortunatamente ha riscosso un ottimo successo e quindi, quantomeno, sono riuscito ad ammazzare il tempo e sicuramente anche a respirare un po’ dato che aiuti economici sono stati quelli che sono stati cioè; NIENTE.

Un periodo particolare per chi lavora nel vostro settore, quali sono le difficoltà maggiori che avete dovuto affrontare?

Le difficoltà maggiori che abbiamo dovuto affrontare sono state sicuramente le messe in norma di sicurezza e tutto ciò che abbiamo dovuto fare appunto da protocollo, per poterci riavviare e adattarsi a un nuovo metodo di lavoro.

Per quanto riguarda l’igiene è una cosa che non mi ha mai preoccupato perché l’utilizzo del monouso all’interno dei negozi avviene esattamente dal 1999, quindi la difficoltà che ho trovato è di andare alla ricerca di tali articoli, perché naturalmente a differenza di prima,c’è stata una forte richiesta da tanti  altri miei colleghi, dove la maggior parte di essi, se non forse un buon 90% non era abituata all’utilizzo dell’usa e getta, mentre nei miei negozi circola da più di 20 anni.

La cosa che poi mi ha differenziato è stato non aumentare assolutamente i prezzi. Ritengo che oggi come oggi, dobbiamo farci forza resistere ed accontentarci, sicuramente i giusti saranno sempre premiati.

Un Maestro di stile come te, da sempre riconosciuto come eccellenza nel tuo territorio, quali sono i segreti del successo di un hair stylist?

Sicuramente la costanza, la serietà, oggi più che mai,l’igiene,ma naturalmente la conoscenza di ciò che si fa. Mi ritengo fortunato perché faccio un lavoro che a me piace e sono bravo in ciò che faccio, i risultati naturalmente parlano da sé sicuramente ho sempre avuto ambizioni grandi,  continuo ad averle e per questo che continua ad aumentare  la voglia sempre più di crescere e quindi, di essere al passo con i tempi,non sentirmi mai indietro rispetto agli altri.

Quali sono le tendenze di moda questa estate?

L’estate è bella perché luminose colorata e poi dopo quest’inverno,così grigio, rinchiusi dentro casa abbiamo veramente voglia di colore e quindi siamo un pochettino sbizzarriti.I colori  pastello hanno dominato; rosa,turchese,lilla ecc..

Eccedere non sta a significare;rendersi ridicole: Bisogna sempre lavorare nel modo giusto, unendo con tanta armonia consonante i colori alla persona che lo indossa,ed ancora meglio bisogna trovare la giusta chiave di lettura di ogni cliente...ma qui la differenza la fa l’operatore:.IO.

E per l'autunno qualche anticipazione?

Anticipazioni sì, ho voglia di frange io ho tanta voglia di frange belle corpose per poter contornare ed incorniciare il viso delle donne,colori per l’inverno,sono previsti i colori sempre caldi naturali togliamo un po’ di di questa eccentricità dei multicolore torniamo un pochettino a quello che sono le Nuance più morbide che si accostano meglio alla  donna in aria invernale, ma senza incupire nessuna.

Progetti futuri?

Progetti per il futuro sì. Ma sono un po' superstizioso e quindi siate certi che non mi fermo e sentirete parlare di me…

Un saluto ai lettori di Fatti Italiani.

Erica Maragliani, Collection Game allo Show Room Eligo Milano

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“La moda si fa portatrice di un messaggio nel suo continuo dialogo con l’arte” frase che ripete spesso Erica Maragliani, designer del brand che porta il suo nome e che nasce daklla voglia di mettere un’etichetta agli abiti su misura che le venivano commissionati da artisti e celebrities. Oggi la mission del brand è vestire le donne che desiderano sentirsi felici e a proprio agio in un abito che traduce una parte essenziale del loro carattere. Donne che sentono il bisogno di riconoscersi in quello che indossano perché coerente con il loro essere e con il loro stile, donne libere.

Il gioco il suo, una strategia dove esprime la sua creatività nel “fatto a mano”, nel su misura per far incontrare l’artigianalità con la modernità, il nuovo e l’antico insieme per evidenziare il meglio da entrambi.

La sua ultima collezione è Collection Game, una collezione di capi semi-sartoriali estremamente femminili, impreziositi da dettagli in maglia metallica e decorazioni dipinte a mano, creati con cura e conoscenza dei tessuti, delle lavorazioni e delle minuterie che diventano dettagli preziosi, oltre agli artigiani coinvolti nel progetto, che rendono la collezione unica e non replicabile.

Una vita vissuta nell’arte, quella della designer Erica Maragliani, per concepire in maniera viva, originale, eclettica, un abito che diventa “di moda”, che veste, ma che è in sintesi un opera d’arte. Il suo è un immenso bagaglio di idee che genera l’emozione di una cosa unica, il glamour dell’arte concentrata in un capo femminile, un abbinamento intrigante che ha come tema la curiosità che fa scaturire una creatività senza limite.

Abiti senza tempo, tailor made, attuali, per esprimere la personalità di chi li porta, tessuti di altissima qualità abbinati a metallerie, gioielli dunque, ed infine l’opera d’arte – l’artigianato – che ne diventa cifra di base, dunque si potrebbero chiamare contaminazioni d’autore oppure semplicemente il modo di vivere un opera d’arte, non solo appesa ad un chiodo in casa o in galleria, ma direttamente on the street.

La cliente può personalizzare il suo outfit scegliendo anche il tessuto con cui realizzarlo avendo a disposizione un campionario di disegni e colori con cui decorare i capi……e poi il gioco si fa prezioso perchè abbinati ai capi della Collection Game sono nati i gioielli in maglia metallica, collane disegnate per diventare la finitura di un abito o di una camicia, top realizzabili su misura, cinture, orecchini, gilet in maglia metallica, un preziosismo accurato, non banale ma importante che sottolinea, personalizza.

La collezione accessori (disponibile sul sito del brand) si divide in 3 linee, la linea Ali con forme morbide e drappeggiate, la linea Frange con un tocco glamour in trend di stagione e la linea Liberty con un gusto retro. 

Collection Gameè disponibile presso lo showroom Eligo Milano, Corso Venezia, 18 – Milano, punto di riferimento per un’esperienza sartoriale tailor made dove esperti sartorialist sono a disposizione per aiutare la cliente a personalizzare l’acquisto attraverso l’uso di strumenti digitali.

INFO:
Erica Marigliani – www.ericamarigliani.it – info@ericamarigliani.it

Ufficio Stampa Branding Therapy – angela@brandingtherapy.it

 

Fattitaliani intervista Francesco Picciotti "fieramente burattinaio in senso filosofico". L'intervista per Proscenio

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Lo spettacolo di teatro di figura di e con Francesco Picciotti"Pippi Libera tutti!" va in scena allo Spazio Rossellini il 18 ottobre alle ore 16 (Biglietto € 5 - Prenotazione obbligatoria). L'autore risponde alle domande per la rubrica Proscenio.

"Pippi Libera tutti!" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?

Negli ultimi anni, gli spettacoli della compagnia Divisoperzero, hanno trattato temi mitologici e mi hanno visto sempre in scena da solo dopo che la mia compagna (e moglie) Francesca Villa che ha deciso di rimanere per un po' dietro le quinte. In questo spettacolo torno a dividere la scena con qualcuno dopo molto tempo (la musicista Silvia Leonetti) e non racconto di antiche divinità ma di una bambina, per quanto mitologica sia Pippi. Questo cambiamento è dovuto soprattutto a Federica Marchettini e Antonella Britti di Zip- Zone d'intersezione positiva che mi hanno chiesto di pensare a uno spettacolo che raccontasse, in maniera molto libera, il personaggio di Pippi. 

Quale linea di continuità, invece, porta avanti?
Quello che faccio è sempre un teatro molto artigianale; sono fieramente un burattinaio, non tanto in senso tecnico, quanto in senso filosofico: lo spettacolo nasce nel momento in cui comincio a costruire fisicamente un burattino o una marionetta e il progredire drammaturgico e registico è sempre speculare al progredire materiale degli oggetti. 

Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? 
Dopo qualche anno di lavoro con i burattini al San Carlino di Roma, collaborazione nata quasi per caso, mi sono ricordato di quando ero bambino e organizzavo degli spettacoli di burattini per la mia famiglia. La mia passione per il teatro di figura è alla base della mia passione per il teatro in generale.  

Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
No, semmai i volti che creo con la cartapesta influenzano la scrittura del testo, che poi nasce quasi completamente improvvisando in prova. 

È successo anche che un incontro casuale ha messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Mi piace pensare che, nella vita, quasi tutto succeda per caso. Il primo contatto con il teatro San Carlino è stato casuale ma grazie a quella prima esperienza con i burattini ho trovato il mio mondo. 

Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Non ne ho idea. Immagino debba essere terrificante e interessante scrivere qualcosa e poi lasciare che sia qualcun altro a portarla in scena. A me è capitato, semmai, di costruire una marionetta che poi qualcun altro ha utilizzato e ho scoperto di non essere affatto un padre geloso. 

Quanto è d'accordo con la seguente citazione di Augusto Boal "Il teatro è questo: l’arte di vedere noi stessi, l’arte di vedere noi stessi!"?
Mi piacciono le leggende, quelle che parlano di eroi e cose piuttosto irrealistiche come bambine mangiate da lupi e poi venute fuori sane e salve o che sollevano cavalli con un braccio solo. Ma anche quelle parlano di noi stessi, in fondo. 

Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Marco Ceccotti mio compagno, insieme a Simona Oppedisano, nella compagnia/collettivo Nano Egidio ha inventato questo aforisma che trovo descriva molto precisamente la condizione umana:

"L'importante, nella vita, è venire ricordati" (Anonimo)

Descrivibili le emozioni di una prima?
Un bel miscuglio di euforia e terrore puro, divertente. 

L'ultimo spettacolo visto a teatro?
Visto il periodo storico tutto matto non mi sento strano a parlare di uno spettacolo visto in video: Piccolo diario dei malanni di Giacomo Verde. Meraviglioso e di grande ispirazione. 

Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? 
Più che averli come protagonisti di un mio spettacolo mi piacerebbe poter spiare le prove e il lavoro preparatorio di registi come Kantor, Brecht o Jarry.

Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Migliore non lo so. Ho un legame piuttosto bambinesco e insensato con l'IUbu Re di Jarry.

La migliore critica che vorrebbe ricevere?
"Le sue marionette sembrano vive e morte allo stesso tempo"

La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
"È un buono a nulla". 

Dopo la visione dello spettacolo, che Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Un senso di leggerezza e di allegria, la voglia di dipingere un quadro o di costruire un casetta con dei vecchi cartoni. 

C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di "Pippi Libera tutti!"?
Quando è a scuola, Pippi non riesce a disegnare un cavallo perché il foglio su cui dovrebbe farlo è molto più piccolo di un cavallo vero. Allora incolla tutti i fogli che riesce a trovare e, finalmente, disegna il suo equino. 
Cercare di disegnare qualcosa di molto più grande in uno spazio troppo piccolo è un po' il senso della vita, secondo me. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO

Pippi libera tutti! è un progetto teatrale per bambini e famiglie ispirato alle storie di Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren che pone le radici sulle potenzialità poetiche, evocative e comunicative del teatro di figura.

Pippi Calzelunghe racchiude in sé le risorse che i bambini riescono a far emergere anche nei momenti più difficili e la loro capacità di resilienza, ci insegna a vedere la realtà con uno sguardo laterale che coglie prospettive sconosciute e ci invita a sperare che attraverso il dolore ci si possa trasformare e arrivare a star meglio. Il messaggio di Pippi è la diffusione di un ideale di libertà, creatività, fantasia, autonomia, e felicità. In scena l’artista artigiano Francesco Picciotti utilizzerà il teatro di figura, mescolandolo con il teatro più tradizionale, per cercare nuove possibilità di messa in scena a servizio delle domande e delle scelte dei bambini. In scena anche la sound designer Silvia Leonetti che ha curato le musiche di scena originali.

Pippi Libera tutti! è uno spettacolo che utilizza la musica, i suoni e le onomatopee come amplificatori del sentimento e del significato, in modo da favorire la comprensione a un pubblico vasto, oltrepassando le barriere linguistiche e culturali. Soltanto le marionette e i burattini, questi attori senza passato umano, senza ricordi, senza problemi, riescono a compiere il miracolo definitivo e straordinario: proiettare il gioco immutabile delle verità palesi e riposte in una nuova, impossibile dimensione, in uno spazio in egual misura slegato dai segni del passato e del futuro.

Prodotto da Zip_Zone di Intersezione Positiva, con il contributo dell’Unione Buddisti Italiana e il sostegno dell’Istituto Italiano di Studi Germanici

 

Dopo lo spettacolo Laboratorio creativo “I CERCA-COSE” a cura della Associazione Informadarte


I laboratori proposti mirano a sviluppare pratiche di collaborazione tra genitori e figli per imparare un nuovo modo di stare insieme attraverso il divertimento condiviso e l’apprendimento di nuove conoscenze.

 

Spazio Rossellini

Via della Vasca Navale 58 – Roma

info@spaziorossellini.it - Cell 3452978091

18 ottobre ore 16 - Biglietto € 5 - Prenotazione obbligatoria

Pippi Libera tutti!

Allenamenti di teatro per bambini coraggiosi

 

Spettacolo di teatro di figura di e con Francesco Picciotti

Musiche di scena originali Silvia Leonetti

Scene Roberto Capone

Disegno Luci Francesco Barbera

Consulenza alla regia Federica Marchettini e Antonella Britti

da un’idea di ZIP_Zone di Intersezione Positiva

Andy Warhol and Friends ad Alzano Lombardo dal 17 ottobre al 14 novembre 2020

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Da sabato 17 ottobre fino al 14 Novembre ben 15 opere grafiche su carta firmate in originale dal genio del Movimento Popart, Andy Warhol saranno in esposizione alla galleria Art Events Mazzoleni in via Mazzini ad Alzano Lombardo, affiancate ad altrettante opere realizzate da artisti emergenti selezionati dal curatore dell’evento, gallerista d’arte ed ex arbitro di Serie A, Mario Mazzoleni.

Una mostra, dal titolo “Andy Warhol and friends” che rende omaggio a questa corrente artistica, tra le più apprezzate a livello internazionale, che trova in Andy Warhol il suo più grande e talentuoso rappresentante.

“Ci saranno alcune Marilyn” sottolinea il gallerista Mario Mazzoleni “in assoluto l’opera più iconica di questo straordinario genio del secolo scorso capace di stravolgere con la serialità nell’arte un mondo che fino a quel momento era ancorato a stereotipi tradizionali. E poi le meravigliose Campbell’s Soup, un Mao Tse Toung raro e firmato davanti, una colorata Ultima Cena leonardesca reinterpretata da Warhol negli anni ’80, e alcune altre opere rappresentative del genio americano. Poi con lo spirito che ci contraddistingue e ci porta a valorizzare anche gli artisti emergenti del panorama contemporaneo abbiamo deciso di affiancare alcuni volti nuovi, talentuosi, che si ispirano a Warhol e alla sua popart.”

Sarà una bella mostra, con quasi 50 opere esposte nelle sale di Palazzo Barzizza , sede della galleria Mazzoleni, che aprirà i battenti (ingresso libero con particolare cura per le norme anticovid in vigore) Sabato 17 Ottobre alle ore 17,30 alla presenza degli artisti che arriveranno da tutta Italia.

La mostra sarà visitabile tutti i giorni da Lunedì a Venerdì dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 19,30, sabato e domenica su appuntamento.

Ecco l’elenco degli artisti selezionati :

Giuliano Grittini, Ivano Facchetti, Cocca Art, Alessio Mazzarulli, Beppe Borella, Elisabetta Maistrello, Alan Stefanov, Francesca Falli, Pollution, Susanna Benigni, Sabino Galante, Rita Mazzini , Giuseppina Bacci, Milena Bini, Luana Muntoni, Alberto Magi, Claudio Filippini, Andrea Mattiello, Andrea Gnocchi, Luciano Mancuso, Sandra Valdevilt, Pit Merels e Danilo D’Ignazio.

23 artisti su cui puntare affiancati al Grande Maestro, oggi l’artista più venduto al mondo.

Per approfondimenti:

https://www.artevents.it/

https://www.facebook.com/arteventsmazzolenioccioni

Underdog: il nuovo, intenso romanzo dell’artista underground AN15

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AN15 presenta Underdog, un romanzo estremamente coinvolgente, dalla scorza dura ma dal cuore morbido. Una storia ambientata tra gli anni ’80 e i Duemila, con protagonisti un gruppo di giovani che non vogliono uniformarsi, che vogliono esprimere la loro arte senza filtri, che vogliono assaporare la vita fino in fondo. Hansel è il personaggio che seguiamo più da vicino: una giovane intelligente e creativa, che a volte sembra concentrare in sé una grande forza, altre sembra tanto fragile da rischiare di sparire tra le maglie di una società troppo spietata e cinica. La incrociamo bambina, quando incontra alcuni di quelli che saranno i suoi migliori amici al campo estivo dove viene spedita ogni anno; la conosciamo negli anni turbolenti dell’adolescenza e la vediamo crescere e diventare adulta. Ha un carattere schivo e un’anima tormentata, «vede nemici ovunque e in nessun posto, si sente addosso una colpa personale e cerca un punizione». Si muove nella Milano definita ironicamente “la città dei bancomat” con il suo gruppo di amici - dei disadattati agli occhi dei benpensanti - e sperimenta le seduzioni della notte, gli eccessi, la musica, la libertà totale. Il racconto dell’intensa amicizia che la lega al suo gruppo è sicuramente il focus dell’opera: tutti insieme attraversano due decenni conoscendo la rabbia giovanile, il disgusto per una società falsa e iniqua, la strenua resistenza, il dolore della perdita, il lutto e la rassegnazione. È un’amicizia che li rende speciali ma che li isola: «Col passare degli anni si erano persi nel loro mondo, escludendo il resto… cercando, con tutte le forze, di rimanere, nonostante tutto, vagamente vivaci, vivi». È un legame raccontato con poesia e brutalità dall’autrice, filtrato attraverso gli occhi di Hansel che nel branco trova la propria forza: «I miei cani sciolti, randagi idrofobi. Loro sono come me. Adatti a me, la mia sopravvivenza». Ma Underdog è anche una storia di rifiuto e di solitudine; corre infatti lungo la trama la sensazione vivida che ci debba essere un compromesso, un modo di non cedere all’omologazione ma allo stesso tempo di non autoescludersi dal mondo. Hansel e i suoi amici cadono spesso negli stessi schemi, si annientano e rinascono, si spengono e si riaccendono; con l’arte e la musica come benzina che alimenta il loro cuore, si affannano alla ricerca di un posto al sole in cui potersi esprimere senza riserve, in cui poter essere autentici. Ma l’amarezza di cui è impregnato il romanzo fa pendere sempre l’ago della bilancia verso una visione più pessimistica, o ancor meglio, dannatamente realistica. Valerio Pizzoferato

Titolo: Underdog
Autore: AN15
Genere: Narrativa contemporanea
Casa Editrice: Algra Editore
Pagine: 264 Prezzo: 16,00
Codice ISBN: 978-88-934-14-012

Contatti

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FABRIZIO NITTI: dal 16 ottobre disponibile in radio e in digitale il nuovo singolo “E TU VIVI”

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Da venerdì 16 ottobre è in radio e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download “E TU VIVI”, il nuovo singolo di FABRIZIO NITTI.

«È semplicemente una lettera ad un figlio in cui lo metti in guardia sulle difficoltà della vita esortandolo a vivere con caparbietà, passione e coerenza. - afferma il cantautore genovese - Ma è anche una lettera allo specchio, un rivedersi, ritrovarsi, come se in fondo la tua e la sua vita fossero legate da un filo invisibile, che a volte ti porta a viaggiare o ad aver viaggiato su strade magari simili ma diverse».

 

Il videoclipper la regia di Simone Noli è ambientato in Liguria.


«È stato bello lavorare con Fabrizio Nitti, siamo partiti da una sua idea e abbiamo cercato di sviluppare una storia nella storia, dove gli occhi e il cuore di un padre vedono e immaginano suo figlio vivere la vita, consigliandolo ma rimanendo a quella giusta distanza per far crescere al meglio, attraverso le proprie esperienze, un uomo di domani. - commenta il regista - Abbiamo anche cercato di valorizzare l'entroterra Ligure, in questo caso S. Olcese dove vive Nitti, e abbiamo avuto anche il privilegio di girare nel Parco Storico di Villa Serra, riconosciuto tra i parchi più belli d'Italia situato proprio nel comune stesso».

 

 

Fabrizio Nitti, classe 1971 è nato ad Asti e vive a Genova da sempre. Nel 1985 conosce Paolo Agnello con il quale decide di formare un duo e con cui parteciperà, negli anni successivi, a più edizioni al Festival di Castrocaro. Nel 1997 vince l’Accademia di Sanremo, con lo stesso Paolo, portando sul palco il brano Genova con cui partecipa a Sanremo Giovani. L’anno dopo, nel 1998partecipa alla 48° edizione del Festival di Sanremo con il brano I ragazzi innamorati. A due anni dall'esordio sanremese, nel 2000, esce Alkè - in greco: forza - il primo album del duo. Nel 2001, Fabrizio si esibisce in concerto presso la Sala Nervi a Città del Vaticano in occasione dell’assegnazione dei riconoscimenti di Artigiano della Pace alla presenza del Santo Padre Papa Giovanni Paolo II. È il 2002 e arriva il Secondo posto al Premio Lunezia nella categoria autori con il brano "Liguria" scritta sempre con Agnello. Nel 2003, Nitti e Agnello vincono il Premio Città di Recanati con la canzone Un giorno di ordinaria follia. Nel 2004 Fabrizio decide di intraprendere la carriera da solista ma non smetterà mai di collaborare, come autori, con Paolo Agnello. Tra il 2005 e il 2006 partecipa alla Premiazione Umberto Bindi, dedicata alla canzone d’autore, arrivando al secondo posto: la prima volta con il brano Voglio anche te e la seconda con Liguria. Nel 2014 ha interpretato il brano Noi due di Umberto Bindi pubblicato nel disco tributo Il mio mondo solidale, prodotto dall’associazione culturale “La voce delle donne” di RomaIl 2017 vede protagonista Fabrizio nell’album, Una ragione per essere qui. Un progetto nuovocaratterizzato dagli arrangiamenti del violoncellista e arrangiatore, Stefano Cabrera dei GnuQuartet e del chitarrista Enrico Pinna. Tra le tracce presenti troviamo: Liguria, inno e manifesto d’amore verso la sua terra, Una ragione per vivereEmanuela, dedicato a Emanuela Loi, poliziotta uccisa a Palermo insieme a Paolo Borsellino, Vedrai Vedrai, un prezioso omaggio a Luigi Tenco e E penso a te, in cui Fabrizio è accompagnato dallo storico chitarrista di Lucio Battisti, Massimo Luca. Fabrizio Nitti sta lavorando al suo nuovo progetto album. Di recente, proprio legata alle problematiche causate dal COVID-19 ha pubblicato il singolo “Resto a casa” devolvendo tutti i diritti agli ospedali della sua Genova. Il 12 maggio in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere ha pubblicato con il patrocinio di CGIL nazionale la canzone “Un uomo e una donna come te”.

 

https://www.fabrizionitti.it/

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RECmediacomunicazione e promozione

Da Venezia a Roma: l'Accademia Italiana veste le star del Cinema. Premio a Daniela Ciancio, costumista dei film di Sorrentino

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www.accademiaitaliana.com

Ulteriori sviluppi del progetto “Dress the Stars”, ideato dal direttore dell’Accademia Italiana Vincenzo Giubba e che vede coinvolti i giovani designer impegnati nella progettazione e realizzazione dei vestiti per le stelle del cinema. Si consolida così la partnership fra WiCA (Women in Cinema Award) e la scuola, che ha sede a Firenze e a Roma.

Dopo l’evento di Venezia, in occasione dell’ultima Mostra del Cinema, sarà adesso la Festa del Cinema di Roma ad offrire un nuovo palcoscenico agli allievi della scuola, che potranno proporre al pubblico le loro creazioni.

Domenica 18 ottobre, in occasione della 15 edizione della Festa del Cinema di Roma, Accademia Italiana sarà nuovamente protagonista con l’attrice Claudia Conte: questa volta, a realizzare l'abito per l'attrice, sarà Marianna Merafina, neolaureata del corso in Fashion design presso Accademia Italiana.

L’evento avrà luogo all'Auditorium Parco della Musica.

In quest’occasione l’Accademia Italiana premierà Daniela Ciancio, celebre costumista dei maggiori successi di Paolo Sorrentino. Sono suoi gli abiti de Il Divo, e del mitico Jep Gambardella, protagonista del pluripremiato film La grande Bellezza.

A consegnare il premio sarà Ilenia Alesse, direttrice del dipartimento di Fashion design della sede romana di Accademia Italiana, accompagnata dalla giovane stilista Marianna Merafina.



Leyla, giovane donna con la D maiuscola presenta "Viva" il 1° disco. L'intervista canzonata di Fattitaliani

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Oggi per Honiro Rookies esce "Viva" l'album d'esordio della giovane artista Leyla i cui brani strizzano l’occhio al rock, altri prettamente trap, altri ancora in cui l'artista si è divertita a giocare con la voce. Fattitaliani l'ha intervistata utilizzando i titoli delle canzoni del disco.
Perché hai scelto "Parabellum" per aprire l'album? Rappresenta un po' tutta l'anima del disco?

Assolutamente sì, è il brano che racconta il percorso che siamo tenuti ad intraprendere quando ci affacciamo a questo mondo. Parla delle difficoltà dell’essere artista: del dover essere in costante battaglia contro gli altri e contro sé stessi, dell’essere pronti alla sconfitta e della continua competizione. È il ‘marcio’ dietro alla bellezza dei riflettori.

Quanto la musica ti aiuta a sentirti "Viva"? potresti immaginare di vivere senza?

Immaginare una vita senza musica mi mette a disagio. È sempre stato il posto sicuro in cui rifugiarmi sia nei miei maggiori momenti di down che in quelli più felici. È come se mi servisse per prendere consapevolezza degli eventi, di ciò che accade intorno a me. Sono una di quelle persone che non vedrai mai per strada senza cuffiette nelle orecchie.

Una canzone che mi piace particolarmente è "Dirty Dancing": canti che "Il talento si misura da basi diverse dal sesso". Noti che nella discografia esistono due pesi due misure in tal senso?

Trovo che nella discografia in particolare si siano fatti molti passi avanti. Guardando alle classifiche internazionali le donne sono sempre in testa ed è una cosa che mi fa sperare in positivo. Credo che il problema sia spesso più radicato nel pubblico o ancor di più nella società, si ha un’idea contorta del femminile, una concezione che ci vuole sempre e solo aggraziate, dolci e rosa. Il rap scardina questi costrutti per sua natura, forse per questo si fa ancora un po’ di resistenza, ma la svolta è vicina.

Sei giovanissima: di cosa ha particolarmente "Fame" la tua generazione secondo te?

Per molti la mia generazione ha una tristissima fame di successo, di like e follower. Io credo che ciò di cui abbiamo fame sia, piuttosto, qualcuno che ci ascolti veramente. Vedo una nuova generazione impegnata in tante battaglie sociali, preparata e volenterosa di fare la propria parte e una, invece, più vecchia, che preferisce vederci solo come ‘gioventù bruciata’ pur di non prendersi le proprie responsabilità.

"Alberto Sordi"è stato il tuo singolo d'esordio: come è nato? come hai vissuto il passaggio dalla scrittura alla incisione?

‘Alberto Sordi’ nasce in solitaria, per la prima volta dopo tanto tempo (avevamo appena sciolto i The Line Punch) ma con una naturalezza spaventosa. Quando l’ho registrata, sono sincera, non mi piaceva per niente, non ero abituata a risentirmi da sola e in più sono anche un’inguaribile pessimista. Con il tempo è diventata una delle canzoni a cui mi sono affezionata di più.

Per giovani artisti "Quanto costa" in termini di emotività e fatica fisica provare ad emergere?

Costa tanto. Bisogna essere pronti alle porte in faccia e alle botte sulla schiena, per non parlare dell’impegno che ci vuole. Spesso si dà per scontato che fare musica sia un lavoro per nulla difficile, che gli artisti passino le loro giornate a non far niente per poi chiudersi due mesi a scrivere e registrare un disco da vendere, non è assolutamente così. La dedizione e il lavoro duro e costante sono le uniche cose che pagano.

In un'epoca di contatti social continui e controllati ci si può veramente ritrovare "Soli"?

Credo di sì, io mi sono ritrovata sola tante volte eppure il mio cellulare non si sposta mai dalla mia destra. Il contatto umano, fisico, non potrà mai essere sostituito da una chat o da una videocall. Possiamo illuderci che possa essere così e questo può farci bene in situazioni come quella che abbiamo vissuto durante il lockdown, ma è inutile mentirci, le due cose sono e devono rimanere separate.

Più turbolenti e veloci le "Rapide" del mondo discografico o della vita quotidiana?

Oserei dire entrambe; la discografia odierna è un cambiare continuo, ma fondamentalmente non fa che rispecchiare il pubblico e quindi la società e la nostra vita. Siamo sempre di fretta e viviamo continuamente emozioni diverse e contrastanti e nel momento in cui desideriamo della musica che rispecchi i nostri mood finiamo inevitabilmente per influenzare il mercato. È uno scambio perenne.

In questo periodo di promozione ti bastano le "Ventiquattro ore" di una giornata? come le stai vivendo?

Cerco di farmele bastare, anche se a volte può risultare difficile. Io sono una procrastinatrice nata, quindi questo bombardamento continuo di cose da fare è stato difficile da gestire, ma credo di essere riuscita nel mio intento (almeno non ho avuto il tempo di fermarmi a pensare e, quindi, di farmi salire l’ansia).

Bella la frase "sono una donna con la D maiuscola": che idea riassume?

È una frase che mi porto dentro da anni, me la ‘regalò’ mia madre per la prima volta: ‘Impara a bastarti, ad essere una donna con la D maiuscola’. Una di quelle che preferisce farti innamorare della propria mente, più che del proprio corpo, ma che se poi non dovesse riuscirci non si dispera, perchè sa di essere abbastanza anche senza qualcuno a  cui appoggiarsi. Giovanni Zambito.

Biografia
Eleonora La Monica, in arte LEYLA, rapper romana classe ‘99, Nel 2016 inizia un percorso nella musica da solista che la porterà, dopo pochi mesi a conoscere DeRua, artista con il quale, nel luglio del 2017, dà vita ad un nuovo progetto musicale con il duo The Line Punch, a cui fa seguito il primo EP del duo pubblicato nel 2018. Successivamente riprende la carriera da solista, pubblicando per l’etichetta Honiro Ent.
Leyla ad ’Aprile 2019 pubblica per Honiro Ent il singolo d’esordio “Alberto Sordi”, e successivamente, esce con il brano “Casinò” e poi con “Fame”. su tutte le piattaforme digitali, streaming e in rotazione radiofonica E’ stata  anche una dei sette protagonisti dell’EP “Disco 1“ dove, sei artisti e un produttore si sono “rinchiusi” nella stessa casa per otto giorni, con l’unico obiettivo di fare musica; in “Disco 1” sono due le canzoni in cui è coinvolta, la prima è “Arrivista” con Cannella, Matteo Alieno e Francesco Morrone,  la seconda è “Lame affilate” con Grein. L’11 Settembre 2020 è uscito il singolo “Parabellum”.

I'M ERIKA: Esce il 16 ottobre l' album d'esordio della cantante pugliese “YOUNG AND FREE”

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Da venerdì 16 ottobre disponibile nei negozi di dischi e in digitale “YOUNG AND FREE” (New Team Music), l’atteso album d’esordio di I’M ERIKA, prodotto e arrangiato da Franco Micalizzi.

Il disco contiene 13 brani, tutti diversi tra loro per genere e mood. «Questa scelta è stata fatta proprio per far capire a chi ci ascolta, che sia io che Franco non siamo legati ad un unico genere musicale, ma spaziamo su più fronti, perché la musica se fatta con gusto è tutta bella – racconta la cantante - Tutti i brani che seguono, pur essendo molto diversi tra loro, hanno come filo conduttore non solo la mia voce, ma il gusto e la firma inconfondibile di Franco. Abbiamo alternato brani più ritmati a brani più passionali ed emotivi, per cercare di variegare il più possibile l’ascolto del disco».

 

Il brano “Agua do mar” vede la partecipazione straordinaria di Fabrizio Bosso con la sua tromba, che porta l'ascoltatore nelle sconfinate spiagge del Sud America, ricche di colori, odori, sapori e musiche tipiche di quei luoghi.

 

Questa la tracklist di “YOUNG AND FREE”: “Young and free”“The Lady is the Queen”“Agua do mar”“Starry night”“Living it up”“Walking on air”“Poema”“Por tudo por nada”“Mr groove”“Have a nice trip”“Minha vida”, “Time”“Indecisioni”.

 

Sempre lo stesso giorno, sarà in radio il singolo omonimo scritto da Valentina Ducros, composto e arrangiato da Franco Micalizzi

 

«Ho deciso di cantare questo brano perché il testo racconta della libertà di poter fare ciò che si vuole, liberi anche di sbagliare, ma con la propria testa. Di quanto sia bello trascorrere una serata con le amiche, ballando fino a tardi e bevendo qualche drink. - afferma I’M ERIKA - Un omaggio alla gioventù, non per forza anagrafica, ma nella testa. Poi mi piaceva il sound, la sezione di fiati e il solo del sax baritono, strumento che amo».

 

«Il brano è nato dal desiderio di poter far visualizzare, da parte di chi lo ascolta come di chi lo ha scritto, dei grandi orizzonti come quelli che immaginiamo pensando alle atmosfere dei viaggi, senza dimenticare che questa canzone vuole dare il movimento grazie alla ritmica che invita a muoversi e ballare», commenta Franco Micalizzi.

 

Erika Croce in arte I’M ERIKA nasce a Foggia nel 1986. Inizia gli studi musicali da autodidatta e


successivamente si perfeziona con Valentina Ducros. Ha frequentato seminari delle principali tecniche di canto: Vocal Power, con Elizabeth Howard la vocal coach di Sting, SLS - Speech Level Singing (Stevie Wonder, Michael Jackson etc.). Ha all’attivo 15 anni di esperienza tra concerti, eventi e festival. Si specializza nell’interpretazione del repertorio Soul, Funk, R’n’B, Neo Soul e Jazz.

Ha tenuto cicli di seminari di “Storia della musica moderna” e “Interpretazione stilistica” nelle Accademie Lizard pugliesi (Associazione “Il Filomusico”) dal 2013 al 2018. Ha insegnato in numerose accademie private locali ed è stata titolare della classe di canto nell’associazione ARS DAUNIA di Foggia fino al 2017.

Nel 2013 è invitata a duettare con RON nella manifestazione COMICS FOR AFRICA (BN). Nello stesso anno tiene un concerto al SOLO BAR di Camden Town a Londra.

Nel 2014 è 2° classificata al TROISI MUSIC FESTIVAL.

Dal 2018 insegna canto moderno in varie scuole di Roma e provincia.

Ha all’attivo due progetti: “FLAWED 3” (Funky, Soul, R’n’B) e “IO VIVO COME TE” un insolito omaggio a Pino Daniele con un organico molto particolare: voce femminile, EWI (Electric Wind Instrument) e pianoforte.

Amante di Amy Winehouse è al momento impegnata nella realizzazione di un omaggio alla sua musica. Dal 2018 vive a Roma e continua a perfezionare i propri studi.

Il 31 luglio 2020 arriva in radio e digitale “LIVING IT UP” il singolo d’esordio. Il 16 ottobre pubblica “YOUNG AND FREE”, il secondo singolo estratto dall’omonimo disco di inediti, in uscita lo stesso giorno.



https://www.facebook.com/ErikaCroceSinger/

https://www.instagram.com/erikacrocesinger/


RECmedia comunicazione e promozione

CRAVATTA DAY, LA PERSONALITÀ SI PORTA AL COLLO

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Se un vecchio adagio suggerisce che è sbagliato giudicare un libro dalla copertina, non vale lo stesso per uomini e cravatte. Lo scrittore francese Honoré de Balzac, infatti, considerava questo accessorio il più utile degli indizi per comprendere la personalità di chi la porta al collo. Un pensiero ancora attuale, come dimostra un recente articolo apparso sul quotidiano Le Figaro, nel quale si afferma che al giorno d’oggi molti uomini di potere indossano cravatte anonime nel tentativo di non svelare nulla della propria soggettività. Che l’accessorio maschile per eccellenza sia in grado di raccontare vere e proprie storie, di vita e non, lo dimostra anche una notizia che arriva dalla Svizzera riportata dal tabloid Le Matin: il medico del Comune di Neuchâtel ha annunciato che cambierà la propria cravatta in funzione dell’evolvere della pandemia, così da mettere facilmente in allerta gli abitanti del paese con un codice basato sui colori. E allora ecco che l’accessorio simbolo di eleganza e raffinatezza diventa anche il modo perfetto per comunicare, trasformandosi in un complemento da scegliere con cura. Proprio come la carta, il colore e il font di un biglietto da visita raccontano qualcosa di una persona o di un’azienda, allo stesso modo il materiale, la stampa e la lunghezza di una cravatta sembrano descrivere i tratti principali della persona che la porta al collo.

 

“La cravatta è un accessorio unico, che da sempre aggiunge un tocco di personalità a chi la sfoggia – spiega Stefano Bigiamministratore unico di Bigi Cravatte Milano – Se fino a qualche anno fa indossarla era visto come un obbligo, oggi agli uomini resta il piacere di scegliere quella che più si adatta al loro gusto, portandola per completare un look formale o casual, un modo per distinguersi e raccontarsi attraverso il proprio outfit. Le origini della cravatta sono antichissime e, in particolare, portare avanti la tradizione della produzione sartoriale è per noi motivo di vanto. Questo sapere, che si concretizza nell’attenzione alla scelta dei materiali, nella ricerca della qualità e nella cura di ogni dettaglio, ha attraversato due generazioni prima di arrivare anche a noi e prende forma ogni giorno in ciascuna delle nostre cravatte che da Milano arrivano in tutto il mondo”.

 

Se la qualità è il primo degli aspetti da verificare quando si acquista una cravatta, optare per una realizzata a mano significa scegliere un accessorio versatile e in grado di durare nel tempo. Colori, lunghezze e fantasie sono altamente soggettivi e diventano le caratteristiche in grado di rivelare qualcosa in più della persona che ci si trova davanti. E allora ecco le 5 personalità che traspaiono dalla cravatta:

 

  1. L’artista: eccentrico, ama osare e per questo non rinuncia a cravatte con motivi floreali. Porta al collo un bouquet colorato e opta spesso per gli accessori vivaci. Fra le sue cravatte non mancano quelle rosse, ma anche gialle e azzurre. L’eccezione che conferma la regola? L’artista contemporaneo Maurizio Cattelan, fotografato spesso con sobrie cravatte tinta unita di colore nero.
  2. Il politico: la parola d’ordine è, ovviamente, sobrietà. Lo scopo, infatti, è quello di trasmettere un’aura istituzionale e darsi un tono rassicurante. In questa categoria non rientrano soltanto le istituzioni, ma anche quell’amico, spesso formale, che ama parlare di politica e sembra sempre pronto ad entrare in Parlamento. A definire questo “tipo” è la scelta della cravatta tinta unita, o con piccoli disegni, sui toni del blu e mai slim. Un esempio? Il sempre impeccabile presidente francese Emmanuel Macron, che opta spesso per cravatte dai toni scuri.
  3. Il filosofo: il pensatore, il riflessivo, l’uomo che analizza ogni situazione e non può esimersi dal leggerla dando vita a innumerevoli teorie. Ne esistono di due tipi: l’ottimista e il pessimista, ma per entrambi la cravatta perfetta è quella con stampa paisley. A seconda del grado di eccentricità variano i colori, ma la sostanza resta la stessa. Significativi sono i completi sfoggiati da John Malkovich in The New Pope, ovvero sir John Brannox, un cardinale britannico aristocratico. 
  4. Lo sportivo: abbina sempre il completo alle sneaker, scegliendo i tagli più originali. Fra i tessuti predilige quelli più casual come le garze e sui colori si affida ai toni più chiari. Un esempio è l’ex capitano della nazionale italiana di basket, Stefano Mancinelli, che anche per il suo matrimonio non ha rinunciato a scarpe sportive bianche e cravatta.
  5. Il matematico: dal carattere rigoroso ed equilibrato, la cravatta che fa per lui è sicuramente quella a righe, sinonimo di geometria e precisione. Sa giocare con materiali e colori, puntando su una palette variegata. Fra i modelli a cui guardare, il premio Nobel per la fisica Roger Penrose, che alle righe affianca anche cravatte con motivi geometrici come i rombi.

Giornata Mondiale dell’Alimentazione, 1 italiano su 3 salta la prima colazione

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Il 46% “giudica” un alimento in base alle calorie, tralasciando invece il suo valore nutrizionale, solo il 18% sa che bere acqua durante i pasti favorisce la digestione e ben il 42% degli italianiammette quando ha sete di consumare bibite zuccherate. Per ottimizzare i tempi della giornata, il 34% confessa di saltare la prima colazione, pensando di “recuperare” l’apporto nutreico durante la giornata consumando cibi molto elaborati (27%). Gli alimenti più “sottovalutati”? Verdure (31%) e cereali (39%), secondo gli esperti in realtà indispensabili in una dieta sana ed equilibrata.

È quanto emerge da uno studio di In a Bottle (www.inabottle.it) condotto in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1.400 italiani– uomini e donni tra i 20 e i 55 anni – attraverso un monitoraggio sui principali social network, blog, forum e community, per verificare gli errori che si commettono in ambito alimentare.

Quanto pensano di saperne gli italiani in tema di alimentazione? Oltre la metà (54%) si ritiene ferratosull’argomento, mentre il 25% si ritiene incerto e solo il 16% confessa di essere disinformato in materia. Dove attingono le principali nozioni in ambito alimentare? Quasi sei italiani su 10 (58%) si rivolgono a “Google”per definire il proprio regime nutrizionale, ricercando quali sono le diete del momento o quelle legate al periodo dell’anno. Altri 29% si rivolgono ad un nutrizionista, quello di fiducia o consigliato da amici, per sapere tutto ciò di cui si ha bisogno in ambito alimentare.

Cosa si fa quando si vuole perdere peso? Un italiano su 3 (34%) confessa di rinunciare alla colazione per dimagrire, mentre altri preferiscono a pranzo mangiare poco (22%). Niente di più sbagliato: infatti saltare i pasti non agevola il dimagrimento ma incide negativamente sulla concentrazione di zuccheri ed energia nel corpo. Altro errore che si commette è quello di concentrarsi solo sui cosiddetti cibi sani (18%): ciò può aumentare l'apporto energetico ma, se assunti in modo sbagliato, può agevolare anche un aumento di peso. C’è invece chi, al contrario, preferisce consumare durante il giorno cibi molto elaborati (27%) per recuperare i pasti saltati. Nulla di più sbagliato: gli esperti consigliano di dosare tutti gli alimenti così da rispettare le reali necessità dell’organismo. “Uno dei principali errori che facciamo tutti quanti è quello di consumare cibi troppo elaborati – afferma il nutrizionista Maurizio Fiocca - Un recente studio tratto dal Nutritional Journal Medicine ha rilevato che l’alimentazione legata a cibi troppo elaborati favorisce una serie di malattie cardiovascolari e diabetiche. Gli alimenti elaborati sono quelli che al loro interno presentano edulcoranti, acidi grassi, coloranti, agglomeranti: ad essi vanno preferiti alimenti semplici come frutta, verdura, legumi, pasta, pane, carne pesce.”

In che modo si sceglie un alimento? Il 46% opta per questo o quell’altro cibo in base alle calorie riportate sull’etichetta della confezione, altri (26%) leggono esclusivamente la voce “grassi”,mentre solo il 17% ne valuta in primis il valore nutrizionale. La scarsa informazione in ambito alimentare è data anche dalla scarsa conoscenza legata ad alcune parole chiavi. Ad esempio i carboidrati per un 25% sono unicamente la pasta mentre per il 16% sono i dolci. E il metabolismo? Per il 31% è “qualcosa che fa ingrassare”. Altra nota dolente è la conoscenza del termine dieta: per il 48% vuol dire semplicemente ridurre la quantità di cibo, mentre solo il 28% ritiene che sia un regime alimentare che va variato e abbinato a uno stile di vita sano e corretto. “Dieta vuole dire riorganizzazione alimentare, non ha significato di privazione– sottolinea il dottor Fiocca - La dieta è un aspetto tecnico, elaborato con degli alimenti. L’errore fondamentale è quello di aggiungere piccoli sgarri che si pensa che non facciano nulla, invece hanno un risvolto negativo”.

Anche in idratazionegli italiani si scoprono poco attenti. Quasi sei su 10 (58%) scelgono l’acqua giusta da bere in base al prezzo, mentre solo il 29% lo fa leggendo l’etichetta per scoprire alcune voci essenziali come residuo fisso, pH e presenza di minerali. Quando bere acqua? Oltre la metà (52%) beve solo quando avverte lo stimolo della sete, mentre il 32% lo fa costantemente durante la giornata per mantenere l’organismo sempre ben idratato e raggiungere la dose giornaliera consigliata di  circa 2 litri al giorno. Un altro errore riguarda il consumarebevande zuccherate quando si ha sete (42%).Per cercare di bere di più e con più gusto è possibile durante il giornoconsumare the, tisane e bevande senza zucchero - aggiunge il dottor Fiocca – Due, tre al giorno equivalgono a 700gr di acqua”. Altro dilemma riguarda il consumo di acqua durante i pasti: solo il 22% lo fa, mentre quasi la metà (46%) preferisce bere prima di cominciare il pasto per sentirsi sazi e quindi mangiare meno. “Molti ritengono sia un errore bere acqua durante i pasti, ma ciò non è vero – puntualizza il dottor Fiocca - la maggior parte delle reazioni del nostro organismo stomaco avvengono in acqua. Avere la giusta quantità di acqua nello stomaco favorisce la produzione di acido cloridrico e di conseguenza una buona digestione. Il metabolismo e le reazioni chimiche con poca acqua rischiano di affaticare il nostro organismo”.

Festa del Cinema, avviata all’Auditorium della Musica l'edizione 2020

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di Riccardo Bramante - Sotto la pioggia, con ingressi contingentati e controlli scrupolosi si è aperta ieri sera all’Auditorium della Musica la 15° edizione della “Festa del Cinema di Roma”.

Così, nonostante il Covid-19, sono sfilati sul red carpet, con il sottofondo delle note immortali di Ennio Morricone, il cineasta americano Johnny Waters, l’attore e  premio Oscar alla regia Steve Mc Queen accolti dal Direttore artistico dell’evento Antonio Monda e da altre personalità del mondo dello spettacolo e della politica.

La proiezione su grande schermo è iniziata con il cartoon “Soul”, un lungometraggio animato della Disney-Pixar realizzato da Pete Docter collegato in remoto dalla California.

Il film racconta la storia di un suonatore di jazz che alla vigilia della sua esibizione in pubblico si trova proiettato in una dimensione fantastica tra la terra ed il misterioso altrove dove nascono i nostri sogni. “Grazie all’animazione – ha detto il regista – abbiamo avuto l’opportunità di indagare i temi profondi dell’esistenza in modo divertente”. Il lavoro non è, perciò, una semplice favoletta per adolescenti ma va ad indagare nel profondo degli animi e in qualche modo ci riporta anche al momento difficile che stiamo attraversando a causa della pandemia che, però, “ci ha fatto riscoprire i piccoli piaceri della vita quotidiana che dobbiamo reimparare ad apprezzare momento per momento.”

La manifestazione proseguirà oggi con Steve Mc Queen che verrà premiato per la sua lunga e multiforme carriera cinematografica e, insieme al Direttore Monda, presenterà in anteprima la serie tv “Small Axe” ambientata nella comunità caraibica di Londra. Seguirà, poi, il film sulla vita di David Bowie “Stardust” per la regia di Gabriel Range e l’interpretazione di Johnny Flynn e “Supernova” di Harry Macqueen in attesa (almeno per noi romani) del docufilm di Alex Infascelli “Mi chiamo Francesco Totti” che ripercorre la carriera del Capitano della Roma programmato per il prossimo sabato 17 con la presenza dello stesso protagonista se se la sentirà di partecipare dopo il lutto per la morte del padre.
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