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Acquaviva Picena ricorda Salvo D'Acquisto con un musical interpretato dall'Arma dei Carabinieri

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Musiche di Paola Olivieri e Pasqualino Palmiero.

Salvo, Storia dell'Arma e di un Eroe.

L'associazione culturale musicale "Il Rompibolle" ha presentato presso la fortezza di Acquaviva Picena, un musical per ricordare "Salvo D'acquisto, il martire in divisa". Ospiti della serata, l'autrice dell'omonimo libro, Rita Pomponio, giornalista e scrittrice, Ettore Picardi, sostituto procuratore presso la Corte d'Appello de l'Aquila, Ciro Niglio, comandante provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Ascoli Piceno, il Sindaco di Acquaviva Picena, Pierpaolo Rosetti, l'assessore alla cultura Barbara Riga.

Lo spettacolo formato per lo più da componenti dell'arma dei carabinieri, è andato in scena per la prima volta il 22 gennaio del 2018 al teatro delle Energie di Grottammare ed ha avuto come ospite d'onore il Capitano Valentina D'Acquisto. Testimonial d'eccezione è stato Ezio Iacchetti, per il debutto in Ascoli Piceno presso il teatro Ventidio Basso che per l'occasione ha realizzato  uno spot pubblicitario presentando anche un progetto per le scuole sul tema della legalità. Salvo D'Acquisto è stato insignito di Medaglia d'oro al valor militare per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste nel corso della seconda guerra mondiale.

La figura del militare fu comunque ricordata dal papa Giovanni Paolo II, che in un discorso ai Carabinieri del 26 febbraio 2001 ebbe a dire:

«La storia dell'Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell'adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio stato. Penso, qui, al vostro collega, il vice-brigadiere Salvo D'Acquisto, medaglia d'oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione.


LA SETTIMA NOTA 2020 a Pietruccio Montalbetti, chitarrista storico dei DIK DIK e scrittore

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Lunedì 17 agosto PIETRUCCIO MONTALBETTI (scrittore, chitarrista e frontman storico dei DIK DIK) sarà a Mantova per ritirare il Premio La Settima Nota 2020 alla Carriera.

La consegna del Premio (che consiste nella preziosa scultura in vetro personalizzata, realizzata dall’artista cavrianese Raffele Darra) avverrà in forma privata presso l’associazione LS Studio (studio di registrazione audio e visiva) in presenza del presidente Alberto Grizzi e dello staff che messo in piedi la sesta edizione dell’evento.

La Settima Nota, gli anni scorsi, è stata assegnata a cantautori, interpreti e autori del calibro di Mimmo CavalloDario Baldan BemboMarco Ferradini, Luisa Corna ed Ernesto Bassignano.

Per la prima volta, Mantova – grazie al gruppo di lavoro ideato dal cantautore Luca Bonaffini (originario della città virgiliana) che comprende Vittorio Magro (ingegnere del suono), Lucilla Corioni (LC comunicazione), Andrea Gattuso (coordinatore della sezione gara), Giacomo Bottarelli (direzione video), con le partnership di Zanetti StudiosGlobus Television, Music Village e il portale nuovaclassica.it – sarà teatro di quest’iniziativa che, dal 2015, intende riconoscere ad artisti della musica popular un Premio “artistico” alla Carriera.

L’occasione è nata in grembo al lockdown, quando – causa COVID 19 – la parte gara (prima edizione quest’anno che vede come premio la realizzazione di una compilation di dieci artisti e l’album di un artista scelto tra loro) è saltata. 

Avrebbe dovuto svolgersi il 4 aprile al teatro Verdi di Curtatone. 

Nemmeno il Corona Virus è riuscito a fermare la volontà degli organizzatori che, grazie al portale nuovaclassica.it, hanno ridisegnato e dato vita al Piano B del progetto musicale.

Negli stessi giorni, il vincitore Mario Marco Farinato inizierà le registrazioni del suo progetto discografico, prodotto da Long Digital Playing in collaborazione con LS Studio e LC Comunicazione.


Note d’autore


Pietruccio Montalbetti, fondatore e leader storico dei Dik Dik, famoso gruppo musicale italiano degli anni Sessanta, si misura ormai da anni anche nella narrativa.

Libri pubblicati: I ragazzi della via Stendhal (2010, Aerostella), Sognando la California (2011, Aerostella), Io e Lucio Battisti (2013, Salani Editore), Settanta a Settemila (2014, Ultra), Amazzonia. Io mi fermo qui (2018, Zona Music Books), Enigmatica Bicicletta (2020, Iris 4 Edizioni).

BLAS ROCA REY IN “VINCENT VAN GOGH. LETTERE A THEO” a Castronuovo Sant’Andrea il 18 agosto 2020

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Martedì 18 agosto 2020, alle ore 20.00, nell’ambito delle manifestazioni estive organizzate dal Comune di Castronuovo Sant’Andrea, con il supporto del MIG. Biblioteca e della Pro Loco, in Piazza della Civiltà Contadina, nel paese che dal 1984 conserva la voce di Mario Scaccia interprete di Sofocle, Blas Roca Rey porta il suo spettacolo che dallo scorso anno gira l’intera penisola: VINCENT VAN GOGH. LETTERE A THEO.  

Un mondo fantastico, tenero e disperato, affiora dalle tante lettere che Vincent scrisse all'adorato fratello Theo, gallerista, che si occupò di lui tutta la vita.

Un'energia vitale pazzesca, quasi indomabile. La consapevolezza, a volte straziante, di essere diverso dagli altri. In tutto. Nel vivere, nei rapporti umani ma soprattutto nell'arte. L'uso dei colori, faticosamente raggiunto in anni e anni di studi e schizzi. La volontà, testarda, ostinata, di reinventare la realtà, di ridarcela attraverso la lente fantastica dei suoi occhi.

Il non rassegnarsi alla totale indifferenza del mondo verso i suoi quadri, il ripartire mille e mille volte ancora verso un futuro che sperava, prima o poi, si sarebbe accorto di lui. Nonostante la miseria, gli stenti, la mancanza di cibo.

E infine, la sua lenta ed inesorabile discesa verso la pazzia, che lo trascinò negli ultimi anni in piccoli manicomi di paese dove, spesso volontariamente, si rifugiava. Una vita. Un artista. I suoi meravigliosi fuochi d'artificio che, piano piano, lo arsero vivo.

Blas Roca Rey è accompagnato del maestro Luciano Tristaino, flautista.

Lo spettacolo, gratuito, avrà la durata di un’ora senza intervallo. È obbligatoria la prenotazione per poter assicurare le distanze di sicurezza richieste dalla norme vigenti. Verrà rilevata la temperatura all’ingresso. Gli spettatori dovranno indossare la mascherina dall’ingresso al posto a sedere e viceversa. In caso di maltempo lo spettacolo si terrà nella “Sala don Sante De Matteo”, sotto la Piazza della Civiltà Contadina. 

Per prenotazioni e informazioni: MIG: Maria Grazia Guacci: 346.2295237; Pro Loco: Pierino Ruberto 336.472813, Romeo Graziano 340.5674292. Maria Olimpia Graziano 347.0932491. Laura Allegretti 320.9127335.

Blas Roca Rey: Diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico di Roma nel 1982. Lavora stabilmente in teatro, cinema e televisione. In teatro ha lavorato in spettacoli scritti o diretti da: Aldo Trionfo, Maurizio Scaparro, Gianfranco De Bosio, Pino Quartullo, Gianni Clementi, Duccio Camerini, Angelo Longoni…. Ha girato fiction con Luca Manfredi, Lino Banfi, Gigi Proietti, partecipando a Serie tv come la Squadra, Distretto di Polizia, Una pallottola nel cuore e per due anni la sit-com un Posto al Sole. In cinema è stato diretto da Francesco Maselli, Ettore Scola, Gabriele Muccino e Pupi Avati.

Luciano Tristaino: Si forma musicalmente con Mario Ancillotti, Paul Meisen e Rien de Reede in Italia, Svizzera, Germania e Olanda nei relativi conservatori di residenza. Svolge attività in Italia, Svizzera, Germania, Olanda, Romania, Ungheria, Stati Uniti, Australia, Svezia, Norvegia, sia come solista che in formazioni cameristiche. Ha collaborato con musicisti come M. Ancillotti, B. Bloch, A. Vismara, O. Dantone, L. Berio, S. Sciarrino ed altri artisti come Ugo Pagliai, Daniele Formica, Paolo Poli, Beppe Menegatti, Maddalena Crippa. Registra per RAI, ABC (Australia), Bayerischer Rundfunk (Germania), RTSO (Radio Svizzera Italiana), Koch-Schwan, Arts, Move (Australia). Il suo interesse per la musica contemporanea ha spinto molti compositori a scrivere e dedicargli i propri brani. È stato docente in residenza presso l’Università di Hobart (Tasmania) e ha tenuto inoltre una serie di seminari alla “Monash University” di Melbourne. È attualmente titolare della cattedra di flauto presso l’I.S.S.M. “R. Franci” di Siena. In aprile uscirà il suo ultimo cd, "Sonatine", per flauto e pianoforte, edito da LimenMusic.

MIG Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”
Atelier "Guido Strazza"
Museo Internazionale del Presepio "Vanni Scheiwiller"
Museo della Vita e delle Opere di Sant'Andrea Avellino
Palazzo dell’Antico Municipio, Piazza Guglielmo Marconi 3,
85030 Castronuovo Sant’Andrea (PZ), Tel. 0973. 835014
Pro Loco Castronuovo Sant’Andrea
Piazza Zaccara 4 85030 Castronuovo Sant’Andrea Tel. 0973. 835484

Roberto Cresca e l'opera, un sortilegio inspiegabile. L'intervista di Fattitaliani

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L’Aida di Giuseppe Verdi, proposta in forma di concerto per le restrizioni Covid-19, ha avviato il Mythos Opera Festival al Teatro antico di Taormina con un boom di presenze. Il pubblico ha tributato lunghi e scroscianti applausi a Elina Ratiani, Eufemia Tufano e Roberto Cresca, protagonisti nei panni di Aida, Amneris e Radames. Ad accompagnarli al piano un impeccabile Marco Boemi, tra i più apprezzati direttori d’orchestra della scena internazionale. Ottima prova anche del coro Katane, diretto dal maestro Carlo Palazzo. Fattitaliani ha intervistato Roberto Cresca, che il 26 agosto ne La Traviata al teatro antico di Tindari interpreterà Alfredo, per poi tornare nel ruolo di Radames a Taormina il 31 agosto.
Cantare personaggi simbolo come Alfredo e Radames in formula concerto rappresenta qualcosa di particolare? 
In forma da concerto c’è sicuramente una difficoltà maggiore. Ci si concentra sicuramente più sulla musica ma perdendosi la parte scenica, fondamentale per l’opera essendo “recitar cantando”, non si è aiutati da movimenti, oggetti di scena, stimoli diversi e sopratutto manca un'orchestra sotto per il giusto sostegno al canto. 

Fra i due sfortunati amanti quale preferisce?
Sicuramente preferisco Radames, sia per la scrittura più consona alla mia vocalità sia per il personaggio eroico che mi si confà maggiormente.
Come si prepara ogni volta ad entrare nei panni di un ruolo? vede anche gli illustri esempi del passato oppure preferisce di no? 
Certamente mi rifaccio ai grandi del passato, soprattutto per capire come risolvevano alcuni punti chiave dell’opera. Dal punto di vista interpretativo invece faccio quello che sento più mio e adatto alla mia personalità artistica.
Che cosa Le è mancato particolarmente durante il confinamento?
Sicuramente il poter salire sul palco. La cosa per la quale noi artisti ci sentiamo nati.
Perché non si potrebbe fare a meno dell'Opera? 

L’opera è una passione talmente viscerale che a volte si è come stregati. Rimangono dei brani in testa che non si può fare a meno di ascoltarli o cantarli. È un sortilegio inspiegabile.
Come la spiegherebbe a chi non ha mai visto un'opera?
C’è un simpaticissimo aforisma sull’opera che recita così “l’opera è quella cosa dove il tenore ama il soprano ma il Baritono non vuole”. Simpaticamente si può in gran parte riassumere così. L’opera è un mondo, prettamente italiano, nato in Italia, e noi italiani dobbiamo esserne fieri perché tutto il mondo ce la invidia. Consiglio a tutti di avvicinarsi prima o poi all’opera, magari sarà un’esperienza sparuta oppure ce ne si innamorerà perdutamente come è successo a me.
Si guarda ogni tanto indietro per interrogarsi? che cosa mette soprattutto in questione di sé stesso?

Assolutamente sì. Costantemente mi guardo indietro e mi interrogo. Sono sempre molto critico con me stesso. Penso sempre che avrei potuto fare in modo diverso e cerco stimoli per migliorare sempre. L’arte e la musica sono studi e ricerche continue. Giovanni Zambito.


www.robertocresca.com

I Baraonna a Fattitaliani: semplificare per noi è sintomo di progresso e maturazione. L'intervista

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Sabato 15 agosto alle ore 21.15 al Calvi Festival 2020 sarà un Ferragosto di musica  con il concerto dei “Baraonna” (Vito e Delio Caporale, Daphne Nisi ed Eleonora Tosto), 4 voci e piano, swing, mediterraneità e canzoni d’autore.  Nel Giardino del Monastero il rinomato gruppo musicale presenterà anche il nuovo lavoro discografico "Quattro". Il biglietto d’ingresso al concerto è di 3€ ed è obbligatoria la prenotazione. Fattitaliani li ha intervistati.


25 anni di carriera: più gli alti o i bassi? Più le difficoltà o le soddisfazioni? Possiamo fare un bilancio complessivo...
Il rapporto con lo spettacolo e in particolare con la musica, è come una relazione amorosa: ci sono momenti di grandi gioie e soddisfazioni ma anche difficoltà comunicative per poter esprimere i propri discorsi artistici. L'uscita del nostro album "4"è stata come una nascita di un figlio, grande felicità e senso di responsabilità per farlo camminare... Nel complesso tra alti e bassi, la determinazione di andare sempre avanti e di non rinnegare nulla del proprio vissuto, è una certezza. Anche dalle difficoltà a volte si può crescere.
La musica è sicuramente il collante che vi tiene uniti, ma su che cosa è più facile andare d'accordo e più comune essere in disaccordo?
La musica ci unisce ma per noi è importante che sia sincera e veritiera. Ecco perché è rappresentata dalle nostre quattro diverse anime che devono convivere nonostante le diverse estrazioni musicali. L'amicizia e la fratellanza ci tengono uniti, anche al di là del lavoro.
"Quattro"è uscito sette anni dopo "Made in Italy": perché tutto questo tempo? Questioni d'ordine discografico o ispirativo?
"Quattro"è uscito molto dopo il precedente e ce ne rammarichiamo. Vorremmo dedicare un tempo più costante e rilevante alla produzione discografica ma il lavoro, il management e la quotidianità ci assorbono la maggior parte del tempo. Speriamo di farci attendere meno per il prossimo CD.
La vostra cifra musicale è riconoscibilissima. Mai tentati dal cambiare rotta e stile?
Siamo felici che ci sia una riconoscibilità nel nostro stile esecutivo ed interpretativo. Pur tuttavia nel corso degli anni c'è un percorso stilistico che ci ha portato ad esplorare molti ambiti diversi. La tendenza è a semplificare poiché per noi è sintomo di progresso e maturazione.
Il concerto al Calvi Festival seguirà una scaletta precisa o di volta in volta cambiate qualche elemento o brano?
Di solito seguiamo una scaletta precisa ma sempre mettendoci in relazione con una sorta di elastica interazione con il pubblico.
In questo quarto di secolo la fruizione della musica è totalmente cambiata. Internet per voi ha rappresentato cosa nel bene e/o nel male?
Il nostro prodotto è su tutte le piattaforme web ma il contatto diretto col pubblico, con la vendita sottopalco delle copie (magari con dedica personalizzata) mantiene per noi una priorità assoluta.
Girando in Europa, avete percepito che la musica si va omogeneizzando o al contrario l'incontro e il confronto porta a risultati inaspettati e originali? Sul vostro repertorio in particolare quanto influisce questo contatto continuo fra mondi?
Amiamo cantare e suonare all'estero è al contempo una positiva contaminazione con diverse culture ma anche consolidamento delle nostre specifiche particolarità italiane e mediterranee. Giovanni Zambito.

I Baraonna (Vito e Delio Caporale, Daphne Nisi ed Eleonora Tosto) sono uno storico gruppo vocale italiano, che ha portato la sua musica in giro per tutta Italia e nel mondo.
Venticinque anni di attività nei concerti, nei festival, nella produzione discografica, nel teatro musicale, nelle trasmissioni televisive e radiofoniche. Si distingue per la sua capacità di sapersi sempre rinnovare nel tempo, ricercando nuove forme espressive e suggestioni musicali, in continua evoluzione. Dalla mediterraneità più world music, alla matrice partenopea, al jazz, alla musica d’autore, alle polifonie più contrappuntistiche.
Premio della critica e miglior arrangiamento al Festival di Sanremo. Collaborazioni, nella musica pop, con Claudio Baglioni, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Renato Carosone, Mario Lavezzi, Renzo Arbore, Pino Daniele, Paolo Conte, Mango, Fred Bongusto, Tullio De Piscopo. Nel teatro musicale con Pino Insegno, Claudio Insegno, Maurizio Battista, Michele Placido, Catherine Deneuve, Pippo Franco, Pierfrancesco Pingitore, Massimo Wertmuller. Nella musica jazz con Stefano Di Battista, Pippo Matino, Pietro Iodice, Francesco Puglisi, Alessandro Tomei, Andy Bartolucci, Gianni Savelli, Claudio Corvini, Marco Sinopoli, Antonio Iammarino, Lionel Hampton, Jean Paul Artero, Bernard Cesari, Roger Nikitoff, Maria Moreno. Festival e concerti in diversi palcoscenici internazionali in Francia, Inghilterra, Slovenia, Croazia, Svizzera, Lussemburgo, Slovacchia.  Il 15 marzo 2020 è uscito “Quattro”, disco con cui i Baraonna festeggiano i 25 anni di carriera discografica.  Dieci brani, di cui sette inediti, composti e arrangiati dal quartetto composto da Vito e Delio Caporale, Daphne Nisi ed Eleonora Tosto. Il lavoro arriva a sette anni di distanza dall’ultimo album del gruppo, “Made in Italy”, datato 2013, e dopo una serie di collaborazioni teatrali con Pino Insegno e Maurizio Battista. “Quattro” come i moschettieri e D’Artagnan, come i piedi di un comò, come gli amici al bar di Gino Paoli, come le Stagioni di Vivaldi, come i Beatles, come i punti cardinali, come i gol dell’Italia nella partita del secolo contro la Germania Ovest ai Mondiali del 1970. “Quattro” come i Baraonna, che intitolano il nuovo lavoro con il numero che li rappresenta da 25 anni.

Tutti gli eventi del Calvi Festival si svolgeranno nel suggestivo Giardino del Monastero delle Orsoline (ingresso da Piazzetta dei Martiri). Il Calvi Festival si svolgerà nel rispetto delle vigenti regole di sicurezza anti-covid-19 perciò il numero di presenze fisiche sarà limitato e l’accesso sarà consentito soltanto previa prenotazione.

La prenotazione è obbligatoria. Per il concerto dei BARAONNA, il biglietto d’ingresso è di Euro 3 (tre) prenotabile  su vivaticket.com oppure telefonando o recandosi direttamente presso il Punto Informazioni Turistiche in piazza Mazzini n° 14 a Calvi dell’Umbria (Terni).

Il Punto Informazioni Turistiche osserva il seguente orario di apertura al pubblico: mattino 10/13; nel pomeriggio un’ora prima degli eventi. Numero telefonico del Punto Informazioni Turistiche: 3339615741.  

Sito ufficiale: www.calvifestival.it

‘CALVI FESTIVAL 2020’ -  sezione CALVI MUSICA

BARAONNA  in Concerto –  4 Voci e Piano 

Calvi dell’Umbria (Terni) -  Giardino del Monastero (ingresso da Piazzetta dei Martiri)

Sabato 15 Agosto 2020 - ore 21,15. Biglietto: Euro 3 (Tre).

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA:

On line: vivaticket.com.Telefonicamente o direttamente: Punto Informazioni Turistiche, Calvi dell’Umbria - Piazza Mazzini n°14 - Tel.: 3339615741. Orario: tutti i giorni ore 10/13. Il pomeriggio: dalle ore 20 (un’ora prima dello spettacolo in programma).

CARLOTTA BOLOGNINI: CINEMA MON AMOUR. L'intervista di Fattitaliani

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di Caterina Guttadauro La Brasca - In questo pezzo parleremo di una persona che, per le caratteristiche che riveste, dà all’articolo un carattere di unicità: Carlotta Bolognini. È cresciuta A PANE E CINEMA, ha respirato aria di palcoscenico con due persone che sono la Storia del Cinema Italiano: Manolo e Mauro Bolognini, il papà produttore e lo zio regista. Un mondo che per tutti è un sogno per Lei era la quotidianità che vissuta senza vanto e senza spinte l’ha resa la Produttrice e Sceneggiatrice di talento che è oggi. Ha riportato in un libro i suoi ricordi che sono un intreccio di affetti, artisti, emozioni, conoscenze, ricordi che la rendono testimone di un’epoca in cui il Cinema ci rappresentava con fedeltà, ci catturava perché reso credibile dalla volontà di raccontare la vita, i rapporti, la storia in ogni senso da quella delle famiglie a quella sociale e storica.

Non si investivano le ingenti somme di oggi ma i risultati erano lusinghieri e riconosciuti perché chi guardava un film si riconosceva nei personaggi, si rideva, ci si commuoveva perché il Film era lo specchio di quel tempo. Carlotta respirava l’aria del palcoscenico, assorbiva senza saperlo dei dettami che erano la sua scuola. Non ha avuto nè voluto sconti, ha iniziato a rendersi utile portando il caffè, a vivere le scene con i più grandi attori che suo padre e suo zio tennero a battesimo e lanciarono nella scena internazionale.

Carlotta è la depositaria di cotanto valore e con giusta ragione ne è fiera e consapevole. Ha lavorato in produzione in diversi film con la regia di Dino Risi, Pasquale Squitieri, Jean Yanne, Coluche, Alberto Sironi, Carlo Cotti, Lina Wertmuller. Collabora con il Centro Culturale Mauro Bolognini, con il Laboratorio d'arte e cinema di Alfredo Lo Piero a Catania, con il premio Gianni Di Venanzo di Teramo. Ha scritto il libro intervista Manolo Bolognini, la mia vita nel cinema, ricordi e aneddoti di backstage di oltre 50 anni di cinema del padre. Ha ideato, prodotto e sceneggiato il docufilm Figli del set, un omaggio al cinema visto attraverso gli occhi del figli di ogni reparto del cinema, con Ricky Tognazzi, Danny Quinn, Saverio Vallone, Fabio e Fabrizio Frizzi, Renzo Rossellini, Alessandro Rossellini, Simona Izzo, Claudio Risi, George Hilton e tantissimi altri, voce narrante di Giancarlo Giannini. Il docufilm ha partecipato come evento speciale al Giffoni Film Festival a Taormina e ai David di Donatello. È stata art director e aiuto regista per lo spettacolo teatrale Emma B., tratto da Madame Bovary. Carlotta Bolognini ha ricevuto i premi: “donna che fa la differenza 2014” in Campidoglio, “Dea Alata” a Venezia, “Gianni di Venanzo”, “Raf Vallone”, “Circeo Film e cultura”, il premo “Speciale Cinema Anzio”, l’ITFF International Tour Film Festival”, il premio “Musa d'Argento”, quelli di Mauro Bolognini” e di “Manolo Bolognini”. Il 16 febbraio 2018 è stata invitata a Montecitorio, alla Camera dei deputati, per organizzare un evento in ricordo di Manolo Bolognini.

D. Carlotta, Lei ha un cognome “di sostanza” a livello umano e professionale. Ha dovuto fare i conti con questo?

R.Ho dovuto fare i conti con il mio cognome da tutta la vita, in bene e in male. Si sono aperte tante porte ma ho subito tantissimi " sgambetti", abbracci sinceri ma tanti, troppi tradimenti. Più o meno come nella vita di tutti. Sicuramente però, ho sempre dovuto lavorare più degli altri, per dimostrare che ero su quel lavoro o set perché ero capace e non per il nome (i miei non mi hanno mai raccomandato, anzi) e, soprattutto, non mi è stato mai permesso sbagliare. Spesso è molto pesante, perché si aspettano sempre il massimo da me.                               

D. Preferisce che di suo Padre e suo Zio si dica che furono due grandi del Cinema o due persone oneste e perbene, anche se l’uno non esclude l’altro?

R.Assolutamente che sono stati due Uomini onesti, generosi, perbene, due grandi signori. Quando penso a loro, cioè ogni giorno, ricordo le nostre giornate insieme, i pranzi di famiglia, tutto quello che mi insegnava zio e molto meno di quando erano sul set. Erano i miei due splendidi Papà, a cui devo tutto. Mi hanno dato dei valori profondissimi, come l’onestà e il rispetto. Valori che non ho mai tradito.

D. Quando ha avuto la consapevolezza di voler fare questo lavoro?

R. Da quel che ricordo, verso i cinque anni. Papà stava girando Django e io lo assillavo perché volevo lavorare. Un giorno, forse, lo presi per stanchezza, mi diede un Block notes, una penna e mi mise accanto alla segretaria di edizione. Mi disse «Guarda se è tutto a posto nelle scene, se ci sono sbagli, se la scena è buona o no e scrivi tutto ". Mi sentivo grande, lavoravo! Fui serissima! C’era solo un problema ...non sapevo ancora scrivere! Non ricordo cosa scarabocchiavo, ma da lì cominciai a stare attenta ad ogni dettaglio, a trovare sbagli o cose in campo che magari i tecnici non notavano. Da quel momento capii che era la mia passione.     

D. Se ne è mai pentita?

R.  Pentita mai!  Disillusa e demoralizzata ...tanto! 

D. Qual è la sua opera in cui si è messa in gioco consapevole di rischiare confronti con dei MOSTRI SACRI come suo padre e suo zio?

R. Nessuno dei miei lavori può essere nemmeno minimamente messo a confronto con i capolavori della mia Famiglia! Ma nemmeno una briciola per carità!  I loro lavori, come quelli di tanti loro grandi amici e colleghi, sono irripetibili!  Visconti, Zeffirelli, Tosi, De Sica, Rossellini, Germi, Pietrangeli, Zampa...sono cime che non si raggiungeranno più!

D. Cosale manca ancora oggi di suo padre?

Di mio padre mi manca soprattutto il suo sorriso sornione mentre raccontava le bellissime storie dei suoi film, i nostri pranzi domenicali, il suo profumo Eau Sauvage. Di zio, le sue telefonate giornaliere, io e lui sul divano della casa di Piazza di Spagna a chiacchierare, i pranzi che preparava per gli amici e il caos che faceva solo per un sugo, le risate che ci facevamo, i suoi abbracci e i suoi insegnamenti. 

D. Non mi piace chiedere a chi ho dinanzi di fare delle scelte anche perché ognuno di noi è figlio del proprio tempo ma dovesse dire il loro film che più ha amato, sarebbe?

R.I film che ho più amato sono: Arrangiatevi, Il bell’Antonio, La Pelle, Un uomo da rispettare, The sicilian cross gli esecutori, Il generale della Rovere, "Guardia, guardia scelta, maresciallo", L'eredità Ferramonti, Fatti di gente perbene, Metello e tanti altri.                                                                                                      D. Un consiglio da dare ai giovani che vorrebbero vivere il palcoscenico?

R.Ai giovani dico sempre STUDIATE! Studiare anche il passato, le basi, sono fondamentali! Vedo tante, troppe lacune.              

D. Ha un sogno nel cassetto?

R.In questo momento il mio sogno nel cassetto è riuscire a realizzare un docufilm che ho scritto, una storia verissima, straordinaria. È veramente una Bomba! E anche riuscire a portare a termine un progetto sul quale sto lavorando da marzo, sotto lockdown ... speriamo speriamo!   

D. Gli attori contemporanei che preferisce?

R. Gli attori che amo adesso tra gli italiani, Edoardo Leo, Marco Giallini, Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Vittoria Mezzogiorno e il sempre caro Giannini. Gli stranieri: Anthony Hopkins, Colin Firth, Tom Hanks, Daniel Craig, Cameron Diaz, Jude Law.

D. Si definisca con una frase.

R. Onesta fino dentro le ossa!

È veramente impressionante come una semplice intervista possa illuminarci nel dare un giudizio su di Lei. Oggi ho trascorso un po’ del mio presente proiettata nel passato e posso dire che ho ritrovato in una Donna il meglio di due grandi uomini. Carlotta ha e continua a dare lustro meritato a due grandi persone della Cinematografia Mondiale e, forse, proprio perché ne è la figlia e la nipote, mette in gioco tutta se stessa in ogni lavoro, ovviamente rapportandosi al tempo che si rappresenta.

È una bella persona questa figlia d’Arte e il successo, i risultati raggiunti, i Premi meritati non le hanno fatto perdere l‘umiltà ed il valore di ciò che veramente conta. Noi la ringraziamo, augurandole tanti successi, nella convinzione che ovunque siano Manolo e Mauro Bolognini sono fieri ed orgogliosi di Lei.

Caterina Guttadauro La Brasca

Noi albergatori Siracusa: “Turismo in caduta libera, noi lasciati soli dalle istituzioni”

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Chiusura a tempo indeterminato di 11 strutture ricettive, tra cui rinomati alberghi a 5 stelle; drastica diminuzione di flussi turisti che si attesta intorno al - 68% tra italiani e soprattutto stranieri; perdita di ricavi per mancati soggiorni, quantificata in - 65%; impatto negativo sull’occupazione degli addetti, stimato in - 63%; e Pil turistico in caduta libera, dimezzato dal consolidato 13,04%.  

Eccole, in breve, le prime, gravi conseguenze del Coronavirus sul settore turistico nelle parole di Giuseppe Rosano, presidente di Noi albergatori Siracusa il quale, alla vigilia di Ferragosto, traccia un bilancio degli ultimi mesi “che non lascia ben sperare - commenta - anche per la restante parte del 2020 e probabilmente per tutto il 2021”.

 

Ciò nonostante le iniziative messe in campo dall’associazione “in maniera del tutto solitaria” tiene a precisare Rosano, il quale spiega: “Dopo la frenata della pandemia, in maggio, con l’obiettivo di ripartire, il comparto turistico e, in particolare, l’imprenditoria alberghiera, ha avviato una massiccia campagna promo-pubblicitaria affidata a volti noti dello spettacolo, del giornalismo, dello sport, della scienza e della tv che hanno lanciato l’invito a trascorrere una vacanza nella nostra città. E tutto ciò mentre abbiamo continuato a pagare regolarmente e nella totalità le varie imposte e tassazioni locali, nonostante la quasi totalità degli alberghi siano rimasti chiusi per la stagionalità e per la serrata causata dal Covid-19. Un duro colpo dopo la crescita del + 35% dei pernottamenti consolidati negli ultimi cinque anni a Siracusa e lo straordinario risultato della permanenza media dei turisti, quasi raddoppiata, contestualmente a un innalzamento del target di clientela”.

 

E Rosano tuona: “In questo contesto è legittimo chiedersi: cosa ha prodotto l’amministrazione cittadina in questi anni a favore dell’economia turistica? Di quali servizi e benefici hanno fruito i turisti dall’introduzione dell’imposta di soggiorno ad oggi? Come sono stati utilizzati gli oltre due milioni di euro incassati lo scorso anno dalla tassazione versata dai turisti? A quali capitoli di spesa saranno destinati i corrispettivi dell’imposta che il Comune riscuoterà nel 2020, a seguito della sua reintroduzione? E’ possibile - chiede in conclusione il presidente di Noi albergatori Siracusa - ricevere la dettagliata rendicontazione su come sono stati spesi i corrispettivi dei turisti?”. 

Giuni Russo, ©Vota la Cover di "Un'estate al mare": Zero2, Marvin, Manu LJ, The Record's, Tony Change & Bietto, Beddini

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Un'estate al mare, grandissimo successo di Giuni Russo, è la canzone protagonista della puntata odierna di "Vota la Cover", ben adatta alla giornata di Ferragosto. Il celebre brano del 1982 (qui l'originale) che porta la firma di Franco Battiato e Giusto Pio è stata oggetto di più rivisitazioni. Eccone alcune.

Gli Zero2 (Videohanno voluto omaggiare questo brano con grande umiltà, offrire un plauso, seppur in chiave leggera, allegra e disimpegnata, al lavoro di una grande artista come Giuni Russo. Il brano, arrangiato dagli stessi Zero2 e Vincenzo Messina, è stato reinterpretato all'insegna della spontaneità, manifestata attraverso il ritmo incalzante e i suoni freschi ed accattivanti, ma anche sottolineando la complessità del testo e l'intensità dell'interpretazione originale attraverso sottili sfumature che spaziano tra il pop e il rock.

Marvin, al secolo Alessandro Moschini, (video) ha pubblicato la cover nel 2015: il video ufficiale è stato diretto da Davide Fiore.

Qui la versione di Manu LJ, che faceva parte della colonna sonora dell'omonimo film del 2008.

Del 2010, invece, è la cover de The Record's.

Del 2012 la versione di Tony Change & Bietto Feat. Andrea Morph.

La versione più recente di Eleonora Beddini risale a qualche mese fa. 
Quale vi piace di più?




Opera, Eufemia Tufano a Fattitaliani: in ogni personaggio deve esserci buona parte di noi stessi. L'intervista

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Nello splendido scenario del Teatro Antico di Taormina l'11 agosto ha debuttato "Aida" primo titolo in cartellone della quarta edizione del Mythos Opera Festival: il 31 agosto si replica. Nei panni di Aida Elina Ratiani, Roberto Cresca è Radames, mentre nel ruolo della rivale Amneris troviamo Eufemia Tufano, intervistata da Fattitaliani.

Amneris non è proprio amato come personaggio: per un'artista che significato ha interpretarlo, anche vocalmente?
Amneris è un ruolo di arrivo per la vocalità del mezzosoprano e richiede una grande maturità vocale per essere eseguito. Si tratta di una scrittura impervia, voluta scientemente dal compositore per rendere l’idea di una personalità complessa, dilaniata dalla gelosia e dal potere che comunque non le consente di ottenere ciò che desidera. In contrapposizione con i propri sensi di colpa per aver determinato essa stessa un dramma inarrestabile, appare poi come un personaggio ricco di sfumature da capire fino in fondo. Ai miei occhi Amneris è solo una donna innamorata che, accecata dalla sua gelosia, usa il suo potere per determinare ciò che essa stessa desidera. Si troverà poi a pagare a caro prezzo ciò che ha provocato. Perde tutto, anche il suo potere nel momento stesso in cui si ravvede. Quando siamo Innamorati difficilmente percepiamo la realtà delle cose, l’amore spesso diventa malattia. 
Il suo comportamento potrebbe essere in parte giustificato? che cosa Le direbbe se ne avesse l'opportunità?
Cosa le direi? Esattamente questo, certa comunque di non essere ascoltata. Giustificarla? Umanamente ne comprendo le motivazioni ma non le perdono ciò che ha provocato anche a se stessa, per come sono stata concepita. Stiamo attraversando un momento storico che per il nostro settore è senza precedenti. 

Com'è andato il debutto a Taormina? di solito si rivede nelle registrazioni? è critica con sé stessa?
Ho debuttato nel ruolo di Amneris al San Carlo di Napoli diretta da Pinchas Steinberg, avendo a disposizione tanti elementi di supporto che apparentemente aiutano ma, devo dire, che I’esecuzione di Taormina è stata addirittura più intensa. Si è creato un rapporto col pubblico di estrema sincerità, ho avuto la sensazione di essere in contatto diretto con loro e con la mia verità del momento. Mi ha lasciato un segno indelebile che ricorderò per tutta la vita. 
La formula concerto cosa toglie alla resa di un personaggio? o che cosa dà?

Da persona estremamente autocritica, ho avvertito per la prima volta il piacere di lasciarmi andare in un contesto completamente diverso, assolutamente scarno che, invece di togliere, mi ha regalato la libertà di esprimermi senza costrizioni di sorta. Bellissima sensazione.Un punto di grande forza è stato costituito dall’accompagnamento del Maestro Boemi, grandissimo conoscitore di voci e di repertori, e l’energia dei miei colleghi, che come me, si sono ritrovati, suppongo per la prima volta, in una dimensione del tutto nuova.
C'è un personaggio femminile dell'opera che secondo Lei più di ogni altro rappresenta in modo moderno la donna di oggi?
Per quanto riguarda il personaggio che meglio rappresenta la donna di oggi scelgo Carmen. Molto affine al temperamento di una Charlotte del Werther di Massenet, anche se poco attuale per i costumi del nostro tempo, Carmen mi appare come una donna molto emancipata, moderna, coraggiosa, fors’anche per i ricatti e le minacce che subisce nel contesto di quell’epoca, argomenti questi non avulsi dalle nostre cronache giornalistiche. “Libre elle est née et libre elle mourra“ (libera è nata e libera morirà) rinfaccia a don José. È la frase più emblematica che racchiude in assoluto la modernità, forza, la fedeltà a se stessa, l’emancipazione di una donna che non teme minacce pur di realizzare ciò che ritiene giusto per il suo destino. Per deformazione professionale e da mezzosoprano ho citato lei, pur essendo convinta dell’esistenza di tanti personaggi dell’opera, che attraverso il loro profilo psicologico risulterebbero più che attuali.
Se guarda ai suoi esordi, in che cosa si vede cambiata rispetto al suo rapporto con il bel canto, con la professione, con gli insegnamenti ricevuti?

Per quanto riguarda i cambiamenti dai miei inizi, il bel canto rimane la regola principale. Provengo da una formazione classica per eccellenza, quindi ho cercato di utilizzare le regole del bel canto soprattutto per l’interpretazione di questo ruolo memore degli insegnamenti ricevuti seppur consapevole del fatto che questo tipo di scrittura possa fuorviare. Non so quanto sia apprezzabile per quelle che considero le nuove tendenze, ma non essendo abituata alle esternazioni dalle tinte forti ed aggressive, ma rivolta all’interpretazione personalissima di un ruolo così complesso anche dal punto di vista vocale, il bel canto mi è stato di grande aiuto.  Rispetto agli esordi, come sempre c’è un po’ di consapevolezza in più che purtroppo o per fortuna non è mai abbastanza. L’incoscienza degli esordi aiuta molto, la consapevolezza tante volte può limitare nella sperimentazione che deve essere continua e fondamentale per la nostra evoluzione. Nell’interpretazione di ogni personaggio deve esserci buona parte di noi stessi e trovo che questo sia l’unico modo per entrare in contatto con la parte emozionale di chi ci osserva e ascolta. Giovanni Zambito.

La "Vulnerabile Bellezza" di un territorio lasciato solo nel film di Mandolesi: il 24 agosto l'anniversario dal terremoto

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Era il 2016 quando un forte terremoto devastò il centro Italia con tre potenti repliche: il 24 agosto, distruggendo Amatrice e Accumoli, e ancora il 26 e 30 ottobre, in quella che è stata definita “la più forte scossa in Italia dal sisma dell'Irpinia nel 1980”. Tre Regioni colpite al cuore: Marche, Umbria, Lazio. Otre 41 mila sfollati. Più di 87 Comuni lesionati, tra cui borghi storici come Visso, Ussita, Casali, Castelsantangelo sul Nera. Raso al suolo Castelluccio di Norcia, noto per la fioritura di lenticchie più suggestiva in Italia.

Un evento sismico che ha cambiato la geografia del territorio e la vita di migliaia di persone. Una tragedia che ha saputo raccontare con attenzione e delicatezza il regista marchigiano Manuele Mandolesi in “Vulnerabile bellezza”, (streaming) prodotto da Respiro Produzioni e vincitore nella categoria “Miglior documentario” per il prestigioso Premio Globo d’Oro 2020, già premiato come “Miglior film italiano” al Festival dei Popoli 2019.

Mandolesi sceglie di raccontare il terremoto e la sua gente attraverso una giovane famiglia di allevatori: Michela, Stefano e i loro due figli, Diego ed Emma, che ha seguito per più di un anno dal 2017 al 2018. Sono di Ussita, piccola ma viva comunità ai piedi di quel Monte Bove conosciuto come la “perla dei Sibillini”.

“Vulnerabile bellezza” è la loro storia, dalla lunga attesa per una nuova casetta di legno, alla ricostruzione della stalla per gli animali. Una storia di solitudine e difficoltà, ma soprattutto di tenacia, speranza e rivincita. Michela e Stefano lottano per ricostruire la loro vita sulle montagne che amano e nel momento di massima difficoltà riescono perfino a fare crescere la propria attività di allevatori. Una famiglia che ben rappresenta la forza di chi vive sugli Appennini, in simbiosi con la natura e il territorio tanto da considerare il terremoto un cambiamento “naturale” e una rinascita sia per loro che per la loro terra. Una terra bellissima che, seppur vulnerabile, resiste insieme agli abitanti.

A distanza di 4 anni da quel terremoto – dice oggi Mandolesi - la ricostruzione non è ancora iniziata e molte famiglie vivono ancora lontano dalla propria terra o nelle soluzioni abitative d’emergenza. Questo film è per tutti loro. Vincere il Globo D’oro a un mese dall’anniversario del sisma mi ha reso felicenon solo per l’importanza che il premio riveste nel panorama cinematografico italiano, ma soprattutto perché mi permette di mantenere una promessa che avevo fatto a me stesso e alle popolazioni colpite: continuare a far parlare negli anni delle difficoltà che le persone di quel territorio stanno tutt’oggi vivendo, anche quando l’attenzione mediatica sarebbe calata notevolmente”.

“Vulnerabile Bellezza” è un documentario dove la macchina da presa scompare, uno sguardo discreto che lascia lo spettatore “in quel momento e in quel luogo” con i protagonisti della storia, godendo di panorami mozzafiato. I tempi sono quelli della montagna, dilatati e lontanissimi dalla vita che molti di noi vivono ogni giorno.

“Vulnerabile Bellezza” è in concorso allo Sheffield Doc Fest, al Festival international du film de Nancy e al Trento film Festival il 28 agosto.

VULNERABILE BELLEZZA

Paese: Italia
Anno: 2019
Durata: 75’
Lingua originale: Italiano
Genere: Documentario

Sinossi

“Vulnerabile Bellezza” racconta come una giovane famiglia di allevatori, Michela, Stefano e i loro due figli Diego e Emma, supera il trauma del terremoto del 2016 attraverso il forte legame che li tiene uniti e il forte legame con la loro terra e gli animali.

Biografia

Manuele Mandolesi dopo la laurea in Scienze della Comunicazione si trasferisce a Milano per partecipare al Master in Televisione e Cinema Digitale. Ha iniziato la sua carriera da regista di documentari a Roma con il “Il Cammino di Santiago”. Ha poi raccontato conflitti ed emergenze sviluppando un percorso orientato al reportage-approfondimento su temi di attualità e di rilevanza politico-sociale. Ha collaborato come filmmaker e regista per Raitre, La7, Mtv, Sky, Canale5, Focus e con il Corriere della Sera con cui ha raccontato, nel 2011, il periodo dell’emergenza immigrazione nell’isola di Lampedusa. Nel 2014 ha trascorso 6 mesi su una nave militare per raccontare, con il docufilm “La scelta di Catia”, la vita della prima Comandante donna durante l’operazione “Mare Nostrum”, poi vincitore del premio Flaiano. Nel 2017 ha vinto il Walles International Documentary Festival con il corto documentario “Far East”. Dal 2017 ha sviluppato il progetto “La Vulnerabilità della Bellezza”, tre storie dal terremoto con diversi protagonisti e diversi linguaggi da distribuire su più piattaforme, una delle quali, “Vulnerabile Bellezza”, ha vinto il premio Popoli DOC-CG Entertainment come miglior film italiano al Festival dei Popoli 2019. Attualmente collabora con il canale Mediaset Focus, sta scrivendo un altro documentario, un soggetto per un film di fiction e ha appena ricoperto il ruolo di Direttore della Fotografia di un film indipendente.

Guarda il trailer su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=Pp9yIkwEGiE

Guarda il trailer su Vimeo: https://vimeo.com/363761140

Guarda il film in streaming: https://www.cgentertainment.it/film-dvd/vulnerabile-bellezza/f60055/

Crediti

Regia e sceneggiatura: Manuele Mandolesi

Fotografia: Gianluca Gulluni

Montaggio: Fabio Bianchini Pepegna

Suono: Roberto Colella, Michele Boreggi

Musiche: Alessandro Apolloni

Società di produzione: Respiro Produzioni

Con: Michela Paris, Stefano Riccioni, Diego e Emma Riccioni

L’attrice Francesca Bianco e "Il sogno di Ipazia": tutti possiamo essere come lei. L'intervista di Fattitaliani

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Stasera al Calvi Festival l’attrice Francesca Bianco sarà la protagonista de  “Il Sogno di Ipazia” di Massimo Vincenzi, che ripercorre la storia di Ipazia, filosofa astronoma e matematica pagana vissuta ad Alessandria d’Egitto a cavallo tra 300 e 400, donna-simbolo per generazioni di donne, amatissima dal pensiero femminista non solo per essere stata una delle migliori eredi del platonismo, scienziata di argute invenzioni, ma soprattutto per aver incarnato libertà e autonomia di pensiero in forme - possiamo dire oggi- moderne. Ma proprio per questo fu perseguitata e uccisa dai cristiani e per questo è diventata una figura simbolo nella cultura umanista e libertaria di tutti i tempi, da Voltaire in poi, protagonista di studi, riflessioni, opere d’arte, film”. Fattitaliani ha intervistato Francesca Bianco.
Lo spettacolo è stato riproposto in ogni stagione teatrale sino ad oggi collezionando oltre 300 repliche in tutta Italia. Come si spiega il particolare successo de “Il Sogno di Ipazia”?

Le eroine hanno sempre suscitato un grande fascino sul pubblico. Probabilmente abbiamo saputo raccontare la storia di Ipazia utilizzando un linguaggio che arriva nel profondo. Credo sia proprio la chiave poetica ed evocativa del racconto, unita alla scelta di coinvolgere il pubblico parlandogli direttamente, a far arrivare le parole con la giusta intensità. A conferma della forza del testo posso dire che il libro che fu pubblicato qualche anno fa è andato presto esaurito e che continuano ad arrivare richieste che purtroppo non possiamo esaudire.

Quali sono per lei gli elementi che rendono sia il testo che il personaggio così attuali?

L'emancipazione femminile è una questione che non si è ancora risolta. E la figura di Ipazia, martire proprio a causa delle sue idee e della sua posizione sociale, incarna alla perfezione questo tema. Inoltre stiamo vivendo un periodo nel quale l'oscurantismo e il poco rispetto per la verità scientifica ci riportano a un altro degli aspetti che hanno portato alla condanna a morte di Ipazia. Ed infine voglio sottolineare il grande messaggio di tolleranza, rispetto e uguaglianza fra i popoli e le diverse religioni, messaggio per il quale Ipazia è disposta a dare la vita, che non può non trovare oggi un momento storico ideale per essere riproposto con forza.

In che modo la Regia di Carlo Emilio Lerici ne valorizza narrazione e contenuto? 

Devo dire che il merito principale della regia è stata la scelta di far parlare il personaggio al pubblico, coinvolgendolo nella tensione progressiva che attanaglia Ipazia nel suo ultimo giorno di vita. Oltre a questo la musica pressoché continua a sostenere l'atmosfera, le immagini in continuo movimento che accompagnano Ipazia tra la notte e il giorno, e ovviamente le luci.

C'è un aspetto che La rende specialmente vicina a Ipazia?

Da qualsiasi angolazione vogliamo guardarla, Ipazia è un personaggio che ha vinto, proprio nel momento che è diventata martire. Ognuno di noi dovrebbe e/o vorrebbe sentirsi vicino a Ipazia per sentirsi una persona migliore. Ma proprio per scegliere un aspetto di Ipazia nel quale mi riconosco, direi il rispetto per il prossimo e l'insofferenza verso l'ingiustizia.

Interpretando Ipazia, ha scoperto di sé stessa qualche aspetto inedito o mai approfondito?

In ogni personaggio con il quale ci si confronta si mettono in campo le proprie esperienze e le proprie convinzioni, smussandole e adattandole di volta in volta per meglio entrare in rapporto con esso. E alla fine qualcosa di ognuno di loro ti resta dentro anche inconsapevolmente, per poi magari uscire fuori all'improvviso mentre affronti un altro personaggio, o una discussione con qualcuno. 

Oggi, nel mondo, chi potrebbe incarnare un po' Ipazia e quello che rappresenta?

Ci sono state due grandi scienziate come Margarita Hack e Rita Levi Montalcini che avevano Ipazia tra i propri numi tutelari. Ecco, credo che nel mondo scientifico ne possiamo senz'altro trovare di figure analoghe. Ma in realtà ognuno di noi, anche nel suo piccolo, nel momento in cui sceglie di battersi per la tolleranza e il rispetto del prossimo, per l'uguaglianza e la libertà di pensiero, incarna perfettamente Ipazia e il suo grande insegnamento. Possiamo essere tutti come Ipazia. Alla fine dipende solo da noi. Giovanni Zambito.

Tutti gli eventi del Calvi Festival si svolgeranno nel suggestivo Giardino del Monastero delle Orsoline (ingresso da Piazzetta dei Martiri). Il Calvi Festival si svolgerà nel rispetto delle vigenti regole di sicurezza anti-covid-19 perciò il numero di presenze fisiche sarà limitato e l’accesso sarà consentito soltanto previa prenotazione. Il biglietto d’ingresso allo spettacolo “Il Sogno di Ipazia” è di Euro 3 (tre). Si può prenotare on line tramite vivaticket.com oppure telefonando o recandosi direttamente presso il Punto Informazioni Turistiche presso la sede in piazza Mazzini n°14 – Calvi dell’Umbria (Terni). Orario di apertura al pubblico: mattino 10/13; pomeriggio dalle ore 20, ovvero un’ora prima dello spettacolo). Numero telefonico del Punto Informazioni Turistiche: 3339615741.  Sito ufficiale: www.calvifestival.it.


‘CALVI FESTIVAL 2020’ -  sezione CALVI TEATRO

“IL SOGNO DI IPAZIA”  di MASSIMO VINCENZI

Con: FRANCESCA BIANCO

Voce fuori campo: Stefano Molinari. Videografie: Giulia Amato. Regia: Carlo Emilio Lerici.

Calvi dell’Umbria (Terni) -  Giardino del Monastero (ingresso da piazzetta dei Martiri)

Domenica 16 Agosto 2020 - ore 21,15.

Biglietto: Euro 3 (tre).

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA:

On line: vivaticket.com.

Telefonicamente o direttamente: Punto Informazioni Turistiche, Calvi dell’Umbria - Piazza Mazzini°14 - Tel.: 3339615741. Orario: tutti i giorni ore 10/13. Il pomeriggio: dalle ore 20 (un’ora prima dello spettacolo in programma).

ReGeneration Festival dal 26 al 29 agosto a Firenze, al via le prenotazioni Biglietti Gratuiti

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Da lunedì 17 agosto si potranno prenotare i biglietti gratuiti al ReGeneration Festival sui siti di New Generation Festival (newgenerationfestival.org/it/booking) e delle Gallerie degli Uffizi (uffizi.it). Posti riservati saranno dati in omaggio al personale sanitario ed a quanti hanno operato in prima linea in questo stato d'emergenza.

Quattro serate a ingresso libero per 500 ospiti rese possibili dalle Gallerie degli Uffizi, che accolgono l'iniziativa al Giardino di Boboli, con il Grande Palco allestito al Prato delle Colonne dal 26 al 29 agosto.
Un programma senza precedenti di opera, di musica, opera, concerti sinfonici, jazz e cameristici che potrà essere seguito anche in diretta streaming su i canali YouTube e Facebook delle Gallerie degli Uffizi.
Ma non solo, ci saranno anche altri appuntamenti in città: il 26 agosto alle 18:30 il Violinista Charlie Siem suonerà dal balcone cerimoniale di Palazzo Vecchio; a Palazzo Corsini durante il giorno per i piccoli e, a tarda notte, due serate di musica e dj set alla Manifattura Tabacchi.
L'edizione speciale di questo ReGeneration Festival è un dono alla città di Firenze fortemente voluto dai giovani produttori inglesi Maximilian Fane, Roger Granville e Frankie Parham del New Generation Festival, che ogni anno promuove e organizza la rassegna musicale fiorentina per sostenere giovani talenti internazionali.
Quest'anno la collaborazione con le Gallerie degli Uffizi si avvale di un valore aggiunto: il desiderio di rilanciare un settore gravemente colpito dalla pandemia, quello della cultura e in particolare dello spettacolo dal vivo, con tutto il suo comparto di artisti, lavoratori e maestranze.
Un'iniziativa alla quale hanno aderito con entusiasmo molte altre istituzioni cittadine e soggetti operanti nel settore culturale come la Fondazione Mascarade Opera, la Corsini.Events Group, partner operativo del Festival, oltre a generosi donatori internazionali che hanno dimostrato di avere a cuore la musica, l'arte e il progetto culturale alla base di questa iniziativa.
Entusiastica è stata anche la risposta delle istituzioni musicali del territorio fiorentino che hanno deciso di aderire al programma e di prestare il proprio contributo artistico, grazie anche alla collaborazione di Neri Torrigiani, dal Maggio Musicale Fiorentino al Conservatorio di Musica "Luigi Cherubini", dalla Scuola di Musica di Fiesole all'Accademia Musicale Chigiana e l'Associazione Musica con le Ali insieme ad artisti come il regista Edoardo Zucchetti, l'Associazione Artiglieria, la regista Teodora Pampaloni .
L'ampiezza del luogo consentirà un allestimento della platea nel rispetto delle normative anti-Covid e per un numero massimo di 500 spettatori a serata. L'ingresso è da Piazza Pitti, in orario serale diverso per ciascuno spettacolo. Biglietto gratuito, fino ad esaurimento posti, con obbligo di prenotazione.

PROGRAMMA
Ad aprire il Festival, il 26 agosto ore 20.30 (replica il 29), è La Cenerentola di Gioachino Rossini, l'ultima opera buffa del compositore pesarese: scritta per Roma nel 1817 prendendo ispirazione dalla fiaba di Perrault, vi vengono però omessi tutti gli elementi magici, e soprattutto alla scarpetta è sostituito un braccialetto per non indispettire la censura pontificia che vietava di mostrare le caviglie femminili in scena. Suona l'Orchestra Senzaspine, collettivo bolognese di under 35 che si è dato il compito di divulgare la musica classica a ogni età e ogni fascia sociale. L'allestimento, montato nel Prato delle Colonne su un palcoscenico che ha le dimensioni di quello del Teatro Bolshoi di Mosca, è firmato dal regista francese Jean-Romain Vesperini.
Il cast di promesse del canto, che indossano abiti da scena della costumista Anna Maria Heinreich realizzati dalla sartoria Tirelli, è guidato dalla bacchetta di Sándor Károlyi, un talento in ascesa, formatosi tra Ginevra, Firenze e Vienna. The New Generation Festival è immensamente orgoglioso e grato di poter considerare per il terzo anno Tirelli Costumi, sotto la direzione di Dino Trappetti, tra i partner principali anche di questa edizione. La Sartoria Tirelli, oltre ad aver vinto numerosi Oscar è riconosciuta responsabile della creazione di costumi che hanno girato i teatri e gli schermi di tutto il mondo.

Protagonista della serata del 27 agosto è l'Orchestra Giovanile Italiana, fiore all'occhiello della Scuola di Musica di Fiesole. Fondata trent'anni fa da Piero Farulli come laboratorio professionale per ragazzi appena usciti dal Conservatorio e ora gestito da Alain Meunier, l'OGI - che rinnova di anno in anno i suoi componenti - è stata sempre diretta da bacchette di gran nome, compresi Riccardo Muti e Daniele Gatti. Il programma diretto dal Maestro Daniele Rustioni include l'ouverture da Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, Concerto n. 1 per violoncello di Franz Joseph Haydn e la Sinfonia n. 7 di Ludwig van Beethoven.
Al termine esibizione del pianista jazz Dan Tepfer (conosciuto anche per affiancare spesso Lee Konitz)

Il 28 agosto appuntamento con The Three Divas: alcuni dei migliori jazzisti statunitensi portano in scena i ruggenti anni Venti di Broadway e Hollywood. Uno spettacolo prodotto con Piers Playfair, fondatore del Catskill Jazz Factory, che ha per protagonisti principali un cantante lirico, una blues lady e una voce jazz.
Al termine il gruppo drag queens dei Devotion.

Ma numerosi sono anche gli eventi collaterali al Giardino di Boboli fin dal pomeriggio, prima dello spettacolo. Il pubblico, entrando da piazza Pitti, a partire dalle 19.00 troverà la strada che lo conduce verso il Prato delle Colonne disseminata di musica e arteŠ una promenade ogni giorno diversa.

Nel cortile di Palazzo Pitti, per esempio, si avvicendano gruppi da camera del Conservatorio Luigi Cherubini, della Scuola di Fiesole, del Maggio e dell'Accademia Musicale Chigiana.

L'area esterna alla Limonaia Grande invece con la regia di Edoardo Zucchetti lascia spazio a nuove performance eseguite dai gruppi Abreu Chamber Choir e Zeffirelli's Pagliacci Cabaret, dall'Associazione Artiglieria, e dall'attore Lorenzo Terenzi. Mentre alla Meridiana sono in mostra i tessuti della Fondazione Arte della Seta Lisio.

Durante il giorno The ReGeneration Festival coinvolgerà la città di Firenze con una serie di altri appuntamenti a partire dal 26 agosto alle 18:30 con il concerto del violinista Charlie Siem che suonerà dal balcone cerimoniale di Palazzo Vecchio; per i piccoli durante il giorno al Giardino di Palazzo Corsini al Prato con  La Cenerentola per i bambini diretto da Patrick Lynch e la proiezione del cortometraggio Babal di Teodora Pampaloni accompagnata dalle musiche di Menura Vocal Ensemble, gruppo di sole voci femminili da Sesto Fiorentino.

A tarda notte altra musica dal 28 al 29 agosto alla Manifattura Tabacchi con la presenza, l'ultima serata, del DJ John Swing (Francesco Giannini), grazie alla collaborazione con HAPE Collective. La produzione delle due late-night è realizzata in collaborazione con Manifattura Tabacchi, ex stabilimento industriale che dal 2016 ha avviato un ambizioso progetto di rigenerazione e si propone di dar vita a un nuovo quartiere per la città, un centro per la cultura contemporanea, l'arte e la moda, complementare al centro storico, aperto a tutti e connesso con il mondo. Dal 2018 Manifattura Tabacchi promuove un intenso programma di attività dalla vocazione contemporanea, internazionale e multidisciplinare in cui si colloca anche la collaborazione con New Generation Festival.

Maria Gabriella Castiglione in "Solo Piano...", recital di pianoforte a Salle il 20 agosto

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Giovedì 20 agosto alle ore 21.15 a Salle (Pe), avrà luogo il concerto "Solo Piano..." di Maria Gabriella Castiglione presso il Museo delle Corde Armoniche.

PROGRAMMA “SOLO PIANO… 

A.KHACHATURIAN  Andantino da Kinderalbum

J.S.BACH          Preludio  in Do maggiore

J.S.BACH   Allemande in sol min II suite Francese

J.S.BACH             Preludio in do minore     

J.S BACH  Arioso del concerto in fa - rev.A. Cortot

Michael  NYMAN   The Heart Asks Pleasure First

Ryuichi SAKAMOTO             Solitude

Ludovico EINAUDI                Nuvole bianche

F.CHOPIN             Fantasia Improvviso opera 66

F.CHOPIN    Notturno in do diesis min. op.posth

F.CHOPIN               Notturno opera 48 numero 1

YIRUMA                                River Flows in you

YIRUMA                                    Love me

Yiann  TIERSEN      Comptine d’un autre ete

Yiann TIERSEN                    Valzer d’Amelie

Joe HISAISHI       Nocturne (from Piano stories III)

J.HISAISHI                       Hana Bi ( Fiori di fuoco)

R.SAKAMOTO                   Energy Flow  

R.SAKAMOTO                       Aqua

R.SAKAMOTO      Merry Christmas Mr Lawrence

S.RACHMANINOV      Preludio op 3 n° 2

S.RACHMANINOV      Preludio op. 23 n° 5

MARIA GABRIELLA CASTIGLIONE Considerata dalla stampa e dai critici pianista estrosa ed eclettica ed artista innovatrice e  indipendente .Pescarese, ha iniziato lo studio della musica all’ età di 5anni. Si è laureata in pianoforte presso il Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara nel 1989 e qualificata in “Sound – Engineer” alla Fonoprint di Bologna nel 1990. Ha suonato per artisti di fama internazionale del mondo della danza,  Ha insegnato pianoforte alla “ Bussottioperaballett “, scuola  diretta dal M° Sylvano Bussotti a Genazzano (Roma). Dal 1993 ad oggi ha in attivo circa 600 concerti nazionali ed in rassegne internazionali - dal 2000 al 2005 ha suonato con il “ Trio Sin Palabras” (con il quale ha inciso nel 2001 il CD “Pensiero triste che si balla”con musiche di Piazzolla ), poi con il “Minimal Trio philology ”( CD “Ocean of the sound” 2003), e col baritono Renato Caldarale (incidendo il CD “Falce di luna calante”- 2004) . cd con giornale i l Centro  Abruzzo è musica” (2006). Spesso invitata come membro di giuria in concorsi internazionali di musica, è stata docente ai laboratori di “ear training” del Teatro Marrucino di Chieti e all’ Accademia  Musicale Pescarese ( 10 anni )  alla scuola Civica di Vasto .Direttrice artistica di numerose manifestazioni , fra cui: “MusicArte nel Parco” (24 edizioni dal 1995 al 2019( Aurum - Pescara),. Ha inciso 2 CD da solista 2008 e 2011 “ Atmosphere 1 e  2 “ esibendosi  in centinaia di rassegne musicali ed artistiche distinguendosi sempre per i programmi innovativi e filologici, sempre da solista .Ha una rassegna stampa di tutto rilievo –  più di 150 articoli a lei dedicati su giornali e nel web. Per anni e’ stata anche  attivista di Amnesty International . E’ stata più volte premiata per le sue attivita’ artistiche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: Targa d’ Argento (2007), Medaglia d’ Oro (2009), Pergamena di Merito (2009), Medaglia d’ Oro (anni: 2010-2011 2012-2013-2014-2015).Svolge attivita’ didattica nel suo studio MusicArte preparando regolarmente allievi per esami al conservatorio e preparazione concerti. Amante della pittura, ha realizzato  opere  esponendole in svariate mostre personali e premi  internazionali ed anche di  poesia  vincendo 2 premi della critica del “ Premio Scrivere donna” edizioni Tracce 2018 e 2019. Sostiene da sempre l’Arte nei molteplici linguaggi .Prossimamente incidera’ Atmosphere 3° CD singolo .

 

https://www.facebook.com/mg.castiglione/

RACCONTO BREVE "SEMO VINTUNO"

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di Mira Carpineta - Capistrello giugno 1944

C’era ancora qualche ora di luce e doveva sbrigarsi. Il pane e le sagnette  con i fagioli erano pronte. Sistemò la callara  nel canestro, avvolta nel panno della tovaglia, con il coperchio serrato per non far disperdere il calore. In un’altra mmotina , un altro grande strofinaccio, avvolse altre cibarie, altro pane, qualche tocco di formaggio, una pizza con le cipolle. Sistemò il tutto insieme, arrotolò un altro fazzolo  e lo mise a cerchio sulla testa. Poi prese il canestro e se lo pose sul capo per uscire.

Con quel peso sulla testa attraversò la strada e si diresse verso la stazione e‘glio Rucetto . 

Da diversi giorni ormai un commando tedesco in ritirata si era stanziato nel palazzo più grande della piazza.  Lei si avvicinò al portone, il soldato di guardia la vide e annusò con desiderio i profumi che emanavano dal canestro e non la fermò. Lei entrò nella corte interna e un altro soldato le venne incontro per scortarla in una stanza che era stata adibita a cucina. Le tolse il canestro dalla testa e lo pose sul grande tavolo dove erano disposte altre cibarie. Il soldato sollevò il coperchio della callara e il vapore della minestra calda gli colpì le narici. Abbozzò un sorriso, richiuse, recuperò la tovaglia che avvolgeva la pentola e gliela gettò nel canestro. Diomira lo riprese, se lo sistemò di nuovo sulla testa e senza dire una parola si diresse verso l’uscita.  

Allontanandosi dal comando tedesco si diresse verso la fine del paese. Non poteva tornare subito a casa e doveva sbrigarsi perché tra poco sarebbe scattato il coprifuoco e i tedeschi sparavano a tutto ciò che si muoveva. 

Nella parte della montagna che scivolava verso la Valle Roveto, proprio nel punto in cui il declivio accompagnava il paese verso il pianoro, c’erano dei cunicoli. Alcune gallerie scavate nella roccia, memoria di storie lontane , che tutti i contadini e i pastori della montagna conoscevano bene. Quanto riparo avevano fornito a uomini e animali, in ogni tempo e per ogni necessità. Diomira si diresse verso queste grotte, mise il canestro sotto il braccio ed entrò in un cunicolo. C’era ancora un po’ di luce e sussurrò dei nomi: “Ndò, Luigì, Armandì…”   Dal fondo più buio uscirono tre persone.  I ragazzini gli corsero incontro. “Mà, si venuta, finarmente!” disse il più piccolo, Armandino, 11 anni.

“Si stata attenta?” – le chiese il marito Antonio. “Scine – rispose- statte tranquijo, non m’a venuto appresso nisciuno. I sordati m’oto dato quisto”  e mostrò al marito un foglio, il lasciapassare che le avevano concesso per potersi recare al comando a portare da mangiare ai soldati. Ma lei non sapeva leggere, né scrivere. Allora Antonio le spiegò che quel foglio era importante perché le dava un po’ di libertà di movimento e che soprattutto doveva mostrarlo alle ronde di sorveglianza ogni volta che la fermavano. 

“Questa è na fortuna – disse Antonio – cuscì te po’ move pe glio paese no poco de più. Che se dice?” 

Mentre i bambini mangiavano lei e Antonio parlavano della situazione in paese. La ritirata dei tedeschi, nel 44, fu drammatica in tutta l’Italia e anche nella Marsica lasciò lutti atroci. 

Dopo il bombardamento di Montecassino le truppe tedesche ripiegavano verso nord, attraverso i tratturi abruzzesi, mentre l’aviazione alleata sottoponeva quel tratto della montagna marsicana a continui bombardamenti. I pastori, per proteggere il bestiame, si trasferivano verso le montagne di Luco dei Marsi. 

Il 4 giugno del 44, nel giorno della liberazione di Roma, sui pascoli vicini a Capistrello pastori e contadini furono rastrellati da tedeschi e fascisti e condotti verso la stazione. I tedeschi erano convinti che vi fossero tra loro partigiani e alleati che fornivano indicazioni sulla ritirata ai bombardieri e la giornata si concluse nel modo più atroce.

33 persone, tra cui 2 ragazzini di appena 13 e 14 anni vennero fucilati, alla Stazione di Capistrello davanti ad una buca lasciata da una bomba dove i corpi trovarono sommaria sepoltura. Un mese prima c’era stato un episodio altrettanto efferato: un ragazzo di 17 anni, accusato di partigianeria fu catturato, torturato e poi ucciso. Tutti ne rimasero sconvolti. 

Da diverse settimane ormai, la paura di Antonio e Diomira per i loro figli e per i pericoli che correvano fintanto che i tedeschi rimanevano in paese, li aveva costretti alla scelta di separarsi: Antonio con i figli maschi si era nascosto in quelle grotte, che la montagna e la vegetazione avevano ingoiato nel corso dei secoli. Diomira e la figlia Annina invece, erano rimaste in paese, nella casa addossata al costone di roccia. La stessa casa che era sopravvissuta, miracolosamente, al terribile terremoto del 1915, quando in pochi minuti scomparvero città, paesi e migliaia di vite. 

In quella stazione Diomira, appena 15enne, si era recata ogni giorno, dopo la sciagura, ad aspettare gli aiuti militari e nella casa sulla roccia aveva offerto riparo ai sopravvissuti. E adesso quella stazione era diventata la tomba di 33 capistrellani senza colpe, se non quella di voler sopravvivere alla follia umana della seconda guerra mondiale.   

Le notizie sulla guerra non erano confortanti. I tedeschi, non più alleati, sfogavano la ferocia della precipitosa ritirata su gente inerme, contadini, pastori, poveri braccianti già segnati da una vita ostile in una natura anch’essa ostile. 

“Dovemo resiste. Appena se ne vanno potete revenì – diceva Diomira – Ma vu non ve facete vedè. Io cerco de revenì addomà. Me raccommanno vagliù. Sentete patreto. Me raccommanno figli mè.” 

Un abbraccio veloce e poi raccolse il canestro e sgattaiolò verso il paese. 

Era quasi notte. Tornò al comando per riprendere le pentole vuote che gli sarebbero servite il giorno dopo e con il lasciapassare in mano si avviò verso casa. 

Non riusciva a dormire. Erano tanti giorni ormai che sfidavano la sorte e benché l’istinto la guidasse nelle azioni, le giornate sembravano interminabili. Soprattutto dopo l’eccidio la vita in paese era diventata ancora più difficile. I pochi uomini rimasti venivano mandati con la forza a scavare trincee, a bonificare strade dalle bombe sganciate dagli aerei americani. Quei “cafoni” descritti da Ignazio Silone nei suoi libri come quelli che venivano in fondo, dopo i cani e gli animali del principe Torlonia, erano loro. Gente che rischiava la vita per proteggere qualche capo di bestiame o che raschiava i campi della valle e dei Piani Palentini per combattere l’eterna guerra contro la fame e la miseria in una terra aspra e bellissima. 

Si fece di nuovo giorno e si ricominciava, come sempre, dall’alba. Diomira uscì di casa per andare a raccogliere qualche verdura e qualche frutto.  Mentre attraversava la strada, una camionetta le passo vicino a velocità sostenuta. Lei fece appena in tempo a scansarsi. Allora decise di andare verso il paese. Si accorse subito che stava succedendo qualcosa.  La paura le bloccò il respiro per qualche secondo.  La mente correva sempre alla stazione. Altre macchine venivano verso di lei. Tutte di corsa. Davanti al comando vide soldati caricare un camion e altri che correvano avanti e indietro con sacchi sulle spalle. Anche alcune donne erano in strada. Lei riconobbe Marietta, la moglie del mugnaio e gli chiese che cosa stesse succedendo. “E’ da mantemà  che stanno a fa tutto sto annanzi e rrete . Volesse Dio che se ‘nne vanno!” rispose Marietta. 

Diomira decise di andare verso la chiesa. Il prete, forse, poteva sapere qualcosa in più. Lo trovò inginocchiato davanti all’altare che pregava. Si avvicinò timorosa ma decisa: “Donn’Artù, perdoname ma sapissi tu che sta succedenne? Che oto arrestato che cun atro ?” Don Arturo si girò sussultando. “Diomì che sta a ddì?” “Donn’Artù so visto i tedeschi con le machine, le camionette che scappèane. Addò vanno?“  incalzò lei. “Diomì non saccio niente…”. Non finì la frase don Arturo che la chiesa si popolò. Altre persone erano entrate con lo stesso stupore in viso misto a paura. E si guardavano l’un l’altro interrogandosi con gli sguardi. Don Arturo li guardò e si avviò verso l’uscita, sul sagrato. Davanti alla stazione i movimenti continuavano concitati. Ordini in tedesco e soldati che correvano dappertutto. Diomira fu presa dall’angoscia. Doveva correre dai suoi figli, avvertirli del pericolo. Insomma doveva fare qualcosa. Tornò a casa. Prese un po’ d’acqua e qualche pezzo di pane. 

Li avvolse in un panno e se lo annodò alla vita. La figlia la guardava con aria interrogativa. “Né sta succedenne checcosa. Tengo da ji agli vagliuni. Tu va acchè Richetta e aspettame la. Me raccommanno, non t’allontanà ”. Usci di nuovo. La piazza della stazione si era improvvisamente svuotata. Sembrava che fossero scappati tutti. Mentre si incamminava verso il nascondiglio vide qualcuno che correva verso il negozio di Carminuccio. Era il figlio di Richetta. Voleva fermarlo ma aveva paura di perdere tempo. Però aveva bisogno di sapere. Lo chiamò. Il ragazzo la vide e le si avvicinò. “Vagliò addò va?”- gli chiese.  “Senne vanno Diomì, senne vanno!” gli disse il ragazzo ansimando per la corsa. “i tedeschi senne vanno? – chiese - e tu comme lo sa?” “ji steva alla posta e poco fa è arrivato no telegramma pe Don Gaetano e m’oto ditto de portarcelo. E quando soglio portato a Don Gaetano isso ma dato na pacca ‘ncapo  e m’ha ditto che la guerra a Capistreglio steva pe finì”. 

Diomira si rincuorò un poco, ma accelerò il passo verso il nascondiglio dei suoi figli. Doveva vederli e assicurarsi che stessero bene. Come sempre cercò di non farsi vedere da nessuno, fece un giro più lungo, attraversò il bosco, risalì il fiume. Se qualcuno l’avesse vista poteva dire che andava a lavare i panni. Alla fine raggiunse la sua meta. Si addentrò nel cunicolo e sussurrò i nomi. Non si faceva avanti nessuno e il cuore per un attimo le si fermò. Poi nel buio dal fondo scorse il marito: “Diomì, si tu? Che succede?” Lei lo chiamò sempre sussurrando: “Ndò, so jio. I vagliuni addò stanno ?”

“Diomì che succede?” insisteva Antonio. “Senne stanno a scappà. - rispose lei -  I tedeschi, senne vanno. Maddomà oto pigliato tutto  e senne stanno jenne. Don Gaetano dice che a Capistreglio la guerra è finita”. Antonio l’abbracciò stretta e chiamò i ragazzi: “vagliù potete scì ”. Si abbracciarono e rimasero in silenzio per qualche minuto. Lei si sciolse il fagotto dalla vita e diede da mangiare ai figli. Mentre li guardava e li accarezzava con gli occhi e le mani, il marito le disse: “Diomì revà a casa mo. Io e i vagliuni remanemo n’atro giorno ecco . Per sicurezza. Vedemo che succede oggi. Addomà  quando revè vedemo se è sicuro a tornà a casa. Che dici?” “Ndò io tengo paura. Se qualche soldato va girenne  e ve trova, proprio mo…” - “Allora facemo coscì: tu mo revà a casa. Massera, pello scuro  ci vedemo alla chiesa. Avvisa Don Arturo. “- “va bene”. Li abbracciò un’altra volta e si avviò.  Intanto al paese erano quasi tutti per la strada che parlavano dell’accaduto. Avevano visto le manovre dei soldati dalle prime ore del mattino e avevano aspettato con il fiato sospeso temendo un’altra atroce rappresaglia. Adesso invece quella strana calma li lasciava storditi. Ognuno si affannava a cercare notizie, conferme o smentite. Il figlio di Richetta ripeteva la storia del telegramma di Don Gaetano ma non riuscivano a rincuorarsi. Le ore passavano e nel pomeriggio Don Arturo suonò le campane con più forza del solito. Non era ancora l’ora dei vespri ma la gente uscì di casa lo stesso e si avviò verso la chiesa. Don Arturo li aspettava davanti all’altare: “Figli mè, ve so chiamato per darve na bbona nova . I tedeschi senne so jiti  pe ddavero. Oggi la radio ha ditto che gli americani so entrati a Roma e che i tedeschi scappano verso nord. La guerra non è finita ancora, ma se Dio vuole ste bestie oto fenito  de fa danni ecco a Capistreglio. So parlato puro con don Gaetano. Mo dovemo solo pregà che finisce prima possibile.” Tutti si sentirono sollevati e iniziarono a recitare un rosario. Mentre sgranava le avemaria Diomira pensò ai suoi ragazzi e a suo marito e fu contenta che Antonio avesse deciso di raggiungerla proprio alla chiesa. 

La preghiera diventò una veglia ai piedi della statua di Sant’Antonio mentre la notte avvolgeva quel giorno sospeso nell’attesa di qualcosa di indefinito. Ad un tratto qualcuno entrò in chiesa.

Poi un altro. E un altro ancora. La notizia della fuga dei tedeschi si era diffusa e tutti quelli che si erano rifugiati sui monti stavano tornando a casa. Anche Antonio, con i suoi ragazzi si fece avanti nel buio. Don Arturo accoglieva e benediva tutti, mentre si riunivano alle famiglie. Il figlio di Richetta gli si avvicinò e lui gli scompigliò i capelli dicendo: -scì beneditto vagliò-  il ragazzo sorridendo gli chiese: - Donn’Artù, ma allora che dici, semo vinti?! -

 -Semo vintuno, ci stengo puro io! -  aggiunse gridando l’ultimo arrivato. 

***

Mira Carpineta, nata a Teramo il 6 giugno 1964, vent'anni esatti dopo lo sbarco in Normandia. Ho studiato ragioneria e informatica diplomandomi all'Ist. Tec. Comi di Teramo nel lontano 1983. Dopo qualche anno ho avuto nostalgia degli studi e ho ricominciato dall'Università di Teramo, facoltà di Scienze della Comunicazione, dove mi sono laureata in giornalismo con una tesi sulla stampa cattolica e il berlusconismo studiando il caso FAMIGLIA CRISTIANA. Sono giornalista pubblicista iscritta all'ODG Abruzzo, ho scritto per diverse testate locali e dal 2013 al 2015 sono stata direttore responsabile di un mensile e un giornale on line PrimaPagina. La storia che racconto appartiene al vissuto della mia famiglia integrata dalla mia fantasia. Questo è solo uno dei tanti racconti della mia straordinaria nonna Diomira, di cui porto il nome.


Riflettori sull’Arte del Doppiaggio e la sua Storia con Gerardo Di Cola e Angelo Maggi al Calvi Festival

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CALVI DELL’UMBRIA - La quinta edizione del Calvi Festival, fra i suoi trentatré eventi in programma, divisi in varie categorie, propone quest’anno una nuova sezione: l’Arte del Doppiaggio. E lo farà in grande stile martedì 18 agosto alle ore 21.15 con la serata dal titolo “Riflettori sull’Arte del Doppiaggio e la sua Storia” con un Omaggio alla Carriera di Gerardo Di Cola e Angelo Maggi . L’evento è a cura di Maria Rita Parroccini (giornalista, scrittrice, poetessa).

Durante la serata si tratterà dei “Cento anni dei miti del Cinema italiano, Federico Fellini e Alberto Sordi, analizzati dal punto di vista del doppiaggio dal Prof. Gerardo Di Cola; successivamente il pubblico potrà conoscere una delle più belle voci del doppiaggio italiano della quarta generazione, quella di Angelo Maggi che proporrà alcune scene tratte dal suo spettacolo di successo ‘Il DoppiAttore -  La Voce oltre il buio’.  La pièce teatrale è scritta, interpretata e diretta dall’attore, doppiatore e direttore di doppiaggio Angelo Maggi che a teatro ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica. Sul palco del Calvi Festival si susseguiranno proiezioni, interviste, aneddoti e momenti di doppiaggio dal vivo. Non mancheranno delle sorprese. Infine avrà luogo il momento della consegna del riconoscimento alla carriera ai due personaggi che hanno segnato in modo indelebile, con la loro professionalità, la Storia del doppiaggio.

Angelo Maggi è la camaleontica voce di grandi star del cinema tra le quali Hugh Grant in "Notting Hill" e "Love actually", Bruce Willis ne "Il Sesto senso" e in tantissimi altri film, Robert Downey Jr.  in tutta la saga di “Iron man” e “The Avengers”. Negli ultimi venti anni ha prestato la sua voce a Tom Hanks in tanti film tra i quali "Cast away", "Prova a prendermi”, "The Terminal", "La Guerra di Charlie Wilson", “Molto forte incredibilmente vicino”, “Cloud Atlas”, “Captain Phillips”, Saving Mr.Banks”, “Il Ponte delle spie” di S. Spielberg, ‘’The Circle’’, ‘’Sully’’, ‘’The Post’’ di S. Spielberg , “Greyhound”. Inoltre è la voce di diversi protagonisti di serial televisivi di successo tra cui Jethro Gibbs in "NCIS", il Dott. Cox in "Scrubse il napoletanissimo Commissario Winchester ne "I Simpson". Formatosi alla Bottega teatrale di Firenze diretta da Vittorio Gassman, dopo aver conseguito una laurea in Scienze biologiche, debutta in teatro nel famoso "Fa male il teatro" con Vittorio Gassman. Negli anni successivi recita in importanti compagnie tra le quali quella di Giorgio Albertazzi, di Vittorio Caprioli, di Mario Carotenuto e di Luigi Squarzina. Ha interpretato e diretto con successo, insieme a Massimiliano Pazzaglia, "Due piccioni con una fama"; è stato Proust in "Salotto Proust" di Rosario Galli; protagonista in "Fitzgerald - Il sogno americano" di Riccardo Cavallo; in "Forbici Follia" di Gianni Williams, in “Uomini alla crisi finale” di Pino Ammendola, e in ‘’Lost in Rome’’ di Pierpaolo Palladino.  Al cinema è nel mitico "Sapore di mare" regia di C. Vanzina. Successivamente è protagonista di "Zero in condotta" regia di G. Carnimeo, di "Mi faccia causa" regia di Steno e di "Il coraggio di parlare" regia di L. Castellani. In televisione è stato l'editore Lozzi nel serial "Ricominciare", è stato il maggiore Fiorini ne "Il capitano" regia di V. Sindoni, Grimaldi in "Questa è la mia terra" regia di R. Mertes. È stato Papa Pacelli nella fiction “Paolo VI” regia di F. Costa e il capitano Valerio Tebaldi ne “L’isola” regia di A. Negrin.

Il professore Gerardo Di Cola è considerato lo storico del doppiaggio italiano. Nato a Pescara e frequentatore giornaliero dei cinematografici della sua città, ben presto diventa espertissimo nel riconoscere le voci degli attori e dei doppiatoriSi trasferisce a Bologna dove studia nella facoltà di Fisica. Lavora all’Osservatorio Astronomico di Loiano per una tesi sperimentale sulle Stelle Be (i dati relativi alla ricerca vengono pubblicati in una rivista di Astrofisica cecoslovacca). Si laurea in Fisica e si iscrive alla facoltà di Astronomia. Inizia dalla fotografia e cinematografia underground per allargare le proprie esperienze con cortometraggi in Super 8. La sua creatività trova nella registrazione elettronica il mezzo ideale per esprimersi. Realizza interamente in VHS documentari molto apprezzati in concorsi nazionali ed internazionali. Sta per laurearsi in Astronomia quando riaffiora la passione per il cinema e le sue voci. Dopo una breve consultazione degli archivi e degli schedari nella biblioteca del Centro sperimentale di Cinematografia di Roma, si convince che in Italia non esiste una ricerca sistematica e approfondita del fenomeno. Per otto anni quasi tutte le sue energie sono finalizzate a recuperare le vicende legate al mondo dei doppiatori del passatoDurante questo periodo inizia a realizzare documentari sul doppiaggio e i suoi interpreti che trovano visibilità in importanti festival del Doppiaggio. Docente di Matematica e Fisica all’Istituto d’Arte di Pescara, applicando il metodo scientifico scrive la prima storia del doppiaggio, una storia mai scritta pur essendo l’Italia il Paese che più l’ha utilizzato. Nel 2004 pubblica il suo libro più famoso, “Le Voci del Tempo Perduto” dove ricostruisce, appunto, la storia del doppiaggio e dei suoi interpreti dal 1927 al 1970. Di seguito pubblica “Il Teatro di Shakespeare e il Doppiaggio”, “Anna Magnani e il doppiaggio”, “Lydia Simoneschi – La voce del cinema italiano”, “Federico Fellini e il doppiaggio” e l’ultimo, “Gualtiero De Angelis, poeta doppiattore” che sarà presentato in prima nazionale al Calvi Festival, dove verranno ricordati in particolar modo Alberto Sordi e Federico Fellini a cento anni dalla loro nascita.

 

L’evento “Riflettori sull’Arte del doppiaggio” si svolgerà martedì 18 agosto alle ore 21,15 nel giardino del Monastero (ingresso da Piazzetta dei Martiri).  L’ingresso allo spettacolo è libero ma la prenotazione è obbligatoria per il rispetto delle normative di sicurezza vigenti. Si può prenotare telefonando o recandosi direttamente presso il Punto Informazioni Turistiche (telefono 3339615741; sede in piazza Mazzini n°14, Calvi dell’Umbria (Terni). Orario di apertura al pubblico: mattino 10/13; pomeriggio dalle ore 20, ovvero un’ora prima dello spettacolo).

 ‘CALVI FESTIVAL 2020’ -  sezione ARTE DEL DOPPIAGGIO

“SERATA OMAGGIO ALLA CARRIERA DI GERARDO DI COLA E ANGELO MAGGI”

-          RIFLETTORI SULL’ARTE DEL DOPPIAGGIO E LA SUA STORIA –

“Cento anni dei miti del Cinema italiano, Federico Fellini e Alberto Sordi, analizzati dal punto di vista del doppiaggio dal Prof. Gerardo Di Cola.

“Il Doppiattore. La voce oltre il buio”, estratto della pièce teatrale, scritta, interpretata e diretta da Angelo Maggi.

Con Gerardo Di Cola e Angelo Maggi

A  cura di Maria Rita Parroccini

Calvi dell’Umbria (Terni) -  Giardino del Monastero (ingresso da piazzetta dei Martiri)

Martedì 18 Agosto 2020 - ore 21,15.

Ingresso libero.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA:

Telefonicamente o direttamente: Punto Informazioni Turistiche, Calvi dell’Umbria  (Terni) - piazza Mazzini°14 - Tel.: 3339615741. Orario: tutti i giorni ore 10/13. Il pomeriggio: dalle ore 20 (un’ora prima dello spettacolo in programma).


Mario Sala al Meeting di Rimini con Dostoevskij e il grande tema dell’amore

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Gli spettacoli del Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini, ogni sera dalle 22, prenderanno il via nella giornata inaugurale di martedì 18 agosto con la possibilità per il pubblico di seguire ogni evento anche in streaming su www.meetingrimini.org.
Si comincia con “Il sogno di un uomo ridicolo” di Fedor Dostoevskij, nell’adattamento a cura di Fausto Malcovati e Mario Sala, con regia di Lorenzo Loris e Stefano Sgarella. Una produzione video Meeting per l’amicizia fra i popoli, tratto dall’omonimo spettacolo per il Teatro Out Off di Milano.
Un racconto fantastico, che riesce a parlarci ancora oggi della necessità dell’utopia proprio in un momento in cui il futuro, più che un sogno fantastico, è un incubo. Per Dostoevskij l’uomo deve porsi degli obiettivi positivi perché la felicità sulla Terra può esistere e cercarla non solo ha senso, ma è forse l’unica cosa che abbia senso fare.
Il sogno di un uomo ridicolo è forse la più sconcertante opera di Dostoevskij. Narra la situazione paradossale del protagonista, un uomo che, decidendo di suicidarsi, si addormenta davanti la rivoltella e sogna il suicidio e la vita dopo la morte.
Il personaggio è un uomo che si sente inadeguato alla vita e alle relazioni con le altre persone che gli sono, con il tempo, divenute assolutamente indifferenti, come, del resto, tutto ciò che lo circonda. Il protagonista  ripercorre le ragioni per cui si è sempre sentito estraneo alla società deciso a uccidersi. Una bambina in lacrime lo accosta chiedendo aiuto per la mamma, ma lui la scaccia. 

A casa, con accanto la rivoltella, riflette sulla sua indifferenza e sul fatto che per quella bambina invece ha provato dolore e vergogna per la sua reazione. Si addormenta davanti alla pistola carica e inizia un sogno straordinario: approda in un altro pianeta, dove gli abitanti sono puri e innocenti, e per la prima volta non viene preso in giro. Il suo arrivo però contamina la popolazione che in poco tempo acquista tutti i difetti “umani”. Si sveglia e decide di andare per il mondo a predicare la verità che ha visto in sogno e per prima troverà la bambina incontrata la sera prima.
È un racconto all'apparenza estremamente pessimista, che nasconde in realtà una velata speranza totalizzante. Si  mette in scena un’umanità spiritualmente oppressa che cerca la salvezza individuale e sociale.
Si tratta di un testo complesso, affascinante, intimo e brutale, la rappresentazione filosofica e ideologica di ciò che l'uomo è, di ciò che è stato, e che potrebbe diventare, in cui ciascuno può ritrovare pezzi della propria vita, se non l'essenza stessa del proprio precario essere al mondo.

È un racconto per una voce sola, quella  di Mario Sala.
Secondo l’attore: “lo spirito dei tempi non vede di buon occhio l’utopia. Siamo tutti orgogliosamente pieni di concretezza, di cose da fare, di fatti-non-parole. L’idea che ogni cosa possa davvero cambiare, che il mondo possa diventare molto migliore, che si possa trovare infine la felicità su questa Terra, ci appare perfino ridicola. Forse le cose stavano già così ai tempi di Dostoevskij, o forse no. Sta di fatto che in questo racconto non c’è un tempo e non c’è uno spazio, non siamo necessariamente in Russia, nessun dettaglio la richiama al di fuori del nome dell’autore, e non si percepisce sullo sfondo una precisa epoca storica. L’uomo ridicolo potrebbe abitare ovunque e in qualunque tempo: per questo mi piace, e ci è piaciuto, pensare a lui come a qualcuno che giri tra noi, con il suo carico di sconfitta e umiliazione e il suo sogno da raccontare”. 

“Il sogno di un’umanità felice, in pace, senza conflitti, il sogno di una natura intatta, di un’armonia che abbraccia tutto il creato. E in questo sogno affiora il grande tema dell’amore: l’uomo, ci dice Dostoevskij, è nato per amare, per dividere con i propri simili affetto, tenerezza, comprensione. E se siamo circondati da violenze, delitti, perversioni, guerre cerchiamo anche noi di far affiorare il sogno (forse, appunto, il sogno di un uomo ridicolo) di un’altra possibilità più umana, per noi umani. Troppo spesso ce ne dimentichiamo, travolti dal nostro quotidiano affanno: ma è così semplice un gesto d’amore verso chi ci sta vicino. Ecco quello che l’uomo ridicolo vuole predicare: amatevi. E lo prendono per pazzo. La bellezza salverà il mondo, ci dice Dostoevskij ne “L’idiota”: non è la bellezza esteriore, è una bellezza interiore che nasce dall’amore. Facciamo gesti d’amore e saremo belli” ci dice Fausto Malcovati.

La pièce sarà introdotta da Tat’jana Kasatkina, direttrice del Centro di ricerca “Dostoevskij e la Cultura mondiale” presso l’Istituto di letteratura mondiale dell’Accademia russa delle Scienze. 

“Questo racconto, in uno spazio piccolissimo - ha sottolineato la Kasatkina - enuncia tutti i temi fondamentali dell’ultimo Dostoevskij. Un racconto sulla malattia dell’uomo contemporaneo, che per Dostoevskij è l’isolamento, il separarsi da tutti gli altri, e quale sia la possibilità di curarla. Uno dei sintomi più importanti ed evidenti di questa malattia è il fatto che tutto gli sia diventato uguale, che tutto è indifferente, che non distinguiamo più i volti, l’essenza del mondo. Ciò annichilisce tutte le domande che si possono fare su Dio, sull’uomo e sul mondo, e che si possono fare solo quando si prova meraviglia. Infatti la parola russa che indica meraviglia è “удивление”, che ha la stessa radice di “divino” e può significare letteralmente l’avverarsi del divino in ciò che ci sta davanti e che ci fa meravigliare. È ciò che spacca i confini invalicabili dell’isolamento, perché quando ci meravigliamo si rivela lo strato più profondo che è in noi, che parla direttamente al divino che c’è in noi”.

Chiuderanno  questa video produzione interventi raccolti tra gli studenti di Modena e Mosca che hanno partecipato in questi anni ai seminari di lavoro sul testo organizzati dall’associazione “Il mondo parla”.

Vito Piepoli


Maurizio Battista a Zafferana Etnea con “Ma non doveva andare tutto bene?”

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L’anfiteatro “Falcone- Borsellino” di Zafferana Etnea ospiterà il 25 agosto, alle ore 21, l’unica data siciliana del tour teatrale estivo di Maurizio Battista, tra i più apprezzati attori comici del momento. L’artista romano, reduce dallo strabiliante successo riscosso al Teatro Olimpico di Roma, che in cinque settimane ha registrato oltre 47mila presenze, porterà in scena il nuovissimo spettacolo “Ma non doveva andare tutto bene?”, un’attenta riflessione in chiave ironica dello scenario attuale, che ha modificato il mondo e le vite di tutti. Lunga e luminosa la carriera dell’attore, che esordisce nel 1978 a teatro e poi nel 1989 in televisione come comico nella decima edizione di Fantastico. Il programma satirico Colorado, dal 2004 al 2007, lo consacra al grande pubblico. Nel 2010 viene selezionato come concorrente di Ballando con le Stelle. Nel 2017 gli viene affidata la copertina comica del programma DiMartedì di Giovanni Floris e nel 2018 gareggia nella terza edizione del Grande Fratello Vip. Quest’anno si è distinto per la magistrale prova d’attore, nella trasmissione su RaiDue “Poco di tanto”, in cui ha dimostrato una maturità a tutto tondo. Battista nel nuovo spettacolo, promosso da Arts Promotion di Mario Russo, affronta tutti gli aspetti grotteschi e contraddittori dei mesi segnati dal lockdown che, pur nel disagio, hanno costituito motivo di ilarità: dalle campagne di sensibilizzazione ai dibattiti televisivi caratterizzati da mille voci contrastanti, dalle “dirette” social alle soluzioni fai da te. Risate ma anche spunti di riflessione, un’occasione per far divertire con intelligenza, grazie anche al sapiente uso di musiche e di contributi video originali incorniciati da una imponente struttura di led. In un continuo confronto tra Italia e resto del mondo, l’artista, attraverso i cui occhi il mondo sembra più familiare, più bello o almeno più umano, farà trascorrere agli spettatori una serata che sarà ricordata per molto tempo con gioia. Lo spettacolo, in cui Battista e il suo pubblico si riappropriano degli spazi live per una serata divertente in massima sicurezza, rappresenta di fatto un ritorno alle scene e alla vita.

Info line: +39.342.6469617 - biglietti: circuito BoxOffice, TicketOne e Tickettando

Don Naïve, "Mamacita" nuovo singolo estivo e sexy del produttore e rapper italiano

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Don Naïve è un produttore e rapper italiano un tempo conosciuto come “El Don” nel panorama hip hop underground.

Membro del collettivo L.C.C. Familia, affiliato al gruppo storico italiano La Fossa, ed ex componente storico del collettivo di producers e rappers Blue Era Ent., che  è stata la crew rappresentativa del G-Funk italiano nel mondo negli anni 2000.
 
Nel 2016 fonda il gruppo Be Side, coi quali produce due album. Nel 2018 intraprende
la carriera solista cambiando nome in Don Naïve: da questa svolta artistica nascono i singoli MindblowRoyal Blue e Non Dire di No.
 
Nel 2020 pubblica il suo primo Ep solista come Don Naïve, intitolato Ego Mixtape, e prende parte anche al nuovo progetto di DJ Jad, che ha prodotto il rmx del brano "Re senza corona", registrato a distanza da 9 rapper sardi durante il periodo di quarantena a seguito dell’emergenza Covid-19.
 
MAMACITA è il nuovo singolo estivo di Don Naïve con TRB rec di Andrea TognassiUn brano reggaeton (con vaghe sfumature pop) molto solare, in chiave romance, che parla di mare, spiaggia ed invoglia a ballare, accompagnato anche dal freschissimo videoclip girato nelle più belle e famose spiagge della Sardegna.

IIC Bruxelles, "Celebrating Diversity" mostra di Carla Chiusano dall'8 settembre 2020

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(Prenotazione) Il vernissage di Celebrating Diversity, mostra personale dell'artista torinese Carla Chiusano avrà luogo martedì 8 settembre alle ore 19.00.
Carla Chiusano nasce nel 1964 a Torino e trascorre molti anni a Londra, Rio de Janeiro, Roma e Ginevra. Attualmente risiede e lavora a Milano. Inizia a dipingere nel 2007 privilegiando l’astrattismo, per poi scoprire l’espressività animale. Utilizza prevalentemente la pittura ad olio, tecnica che predilige per lavorare, in infinite varianti, sulle strategie cromatiche. Tra i suoi ultimi lavori: la personale High Society, a cura di Luca Beatrice, presso la Galleria Zabert di Torino e, successivamente, presso il Mandarin Oriental di Torino; Winter, sempre a cura di Luca Beatrice, presso la galleria Andrea Ingenito di Milano e presso lo spazio Spirale di Milano. Il regista Mimmo Calopresti le ha dedicato il docu-film Conversazioni sull’arte di Carla. Il 2020 è l’anno di un nuovo libro con Mondadori: Carla Chiusano. Dipingere con il cuore ed il sorriso.

N.B.: Misure di sicurezza

Il numero massimo di persone che possono accedere contemporaneamente alla sala è limitato. Al momento della prenotazione online OBBLIGATORIA, è possibile selezionare la fascia oraria (mezz'ora) in cui si desidera avere accesso alla sala: l'orario scelto dovrà essere rigorosamente rispettato.

L'utilizzo della mascherina è obbligatorio per le persone a partire dai 12 anni di età.

Prenotazione obbligatoria

Dolche, "Breathe in" nuovo singolo della cantautrice e polistrumentista italo-francese

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Voglia di estate, di condivisione e di tornare a respirare… proprio queste sono le sensazioni che la cantautrice e polistrumentista italo-francese DOLCHE, all’anagrafe Christine Herin, vuole trasmettere con “BREATHE IN”il nuovo singolo estivo in uscita venerdì 21 agosto.

Breathe in” è un viaggio nell’universo musicale di Dolche che riflette sul nostro modo di vivere suggerendo una danza catartica per conquistare un nuovo equilibrio.

Un brano molto attuale, dato il periodo particolare che abbiamo vissuto e che ci ha portato a cambiare le nostre abitudini. La delicatezza della voce di Dolche e il testo profondo fanno riflettere su come dobbiamo prenderci cura del nostro corpo, che a volte ha bisogno di fermarsi per tornare a respirare e poi ripatire con un nuova energia positiva.

 

Il brano, disponibile in pre-save al link https://ffm.to/dolche-breathe-in, anticipa il nuovo album di inediti in uscita in autunno “Exotic Diorama” (Crisalide Records).

 

Exotic Diorama” è l’album di debutto del nuovo progetto Dolche, anticipato dall’uscita di 5 brani: “Criminal love, canzone che l’artista ha voluto dedicare alla moglie (video al link https://youtu.be/OhtTNuog3NA), Big Man”, nel quale Dolche affronta la tematica della diversità (video al link: https://youtu.be/Nz1rhjOSSps), “Psycho Killer, cover della celebre canzone dei Talking Heads (video visibile al link: https://youtu.be/ZihJIes25so), “Canzone d’Amore” (video al link: https://youtu.be/RBfAvIRQkoo), “Supernova” (video al link: https://youtu.be/lkQb9qZR-S8) e “Roma”, omaggio alla città eterna dove l’artista vive da molti anni (video al link: https://youtu.be/kHe7hqRhGFc).

 

Christine Herin, che da anni risiede e lavora tra Roma e New York, ha già all’attivo 5 album e si è esibita in centinaia di concerti in tutta Europa sotto lo pseudonimo di Naif Herin.

Il suo nuovo progetto Dolche è un omaggio alle atmosfere retrò e nostalgiche raffigurate nel capolavoro cinematografico di Federico Fellini “La Dolce Vita” con l’aggiunta delle iniziali di Christine (C e H). L’artista si presenta con un particolare e accattivante look impreziosito da una corona di fiori e corna di mucca come tributo alle sue origini valdostane.

 

Dolche spicca per il suo stile musicale eclettico in grado di toccare diversi generi (folk, chanson française, world music, classical music, funk, electronic music), scrive tutte le sue canzoni e sa suonare diversi strumenti tra cui il pianoforte, la chitarra, il basso e le tastiere elettroniche.

 

Negli anni ha collaborato con importanti musicisti, produttori e artisti internazionali (tra i quali il sassofonista Maceo Parker, il chitarrista Marc Ribot, e il celebre dottore musicista statunitense Neal Barnard) e italiani (tra i quali Arisa e Paola Turci) e nel 2007 ha aperto il concerto di Lauryn Hill durante il San Bitter Summer Festival di Lucca.

 

All’attività musicale affianca da sempre l’impegno nel sociale sostenendo numerose cause che difendono la libertà e i diritti degli esseri umani e degli animali e da anni, insieme alla moglie, è ambasciatrice della comunità LGBTQ.

 

 

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