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Nuovi trend post quarantena: Ce ne parla il Dr. Simone Napoli

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Secondo il sondaggio condotto dalla International Society of Aesthetic Plastic Surgery – la più grande associazione al mondo di chirurghi plastici estetici -  sono stati eseguiti nel mondo oltre 12 milioni  interventi di chirurgia estetica e 21 milioni di trattamenti di medicina.
Il trattamento più eseguito è la tossina botulinica e tra i Paesi che hanno eseguito il maggior numero di trattamenti al primo posto ci sono gli Stati Uniti con 4 milioni di interventi, poi arrivano Brasile e Sud Corea. L’Italia è nona con l’1,9% del totale.
Intervistiamo il Dr. Simone Napoli, specialista in chirurgia estetica plastica ricostruttiva, studi a Cagliari, Roma, Firenze, Prato, sui nuovi trend post quarantena. In totale sicurezza riparte lo studio a Cagliari – Via Legnano 24 -  8/9 giugno prossimi -  per consulenze di chirurgia plastica  & trattamenti di medicina estetica.
Dr Napoli ci spieghi il disagio sofferto dalle donne in questo periodo.
Una fra le cose che è più mancata agli italiani, durante la quarantena, è il prendersi cura del proprio corpo, ma con il “decreto 18 maggio” e la graduale apertura delle attività, spetta proprio agli italiani riprendere in mano le redini del loro benessere per ritrovare la giusta forma e salute.  Il prendersi in generale cura di se stessi (34%), infatti, è una delle cose di cui hanno sentito più la mancanza. Tra parrucchieri (58%), un appuntamento dall’estetista (35%) e trattamenti di medicina estetica (25%) avranno così occasione di recuperare tutto il tempo perduto.
Piano piano i nostri clienti possono tornare negli studi di medicina estetica per sottoporsi agli amati ritocchini anti age, infatti stiamo riscontrando nei nostri pazienti il desiderio di recuperare un aspetto fresco e luminoso, investendo nella cura di sé. Quindi, sempre meno bisturi, sempre più ritocchi dalla resa naturale e i tempi di recupero lampo.Gettonatissimo il post-lockdown con boom di richieste per botox e filler dal chirurgo plastico, il 40% dei pazienti è già tornato in studio per un ritocco 'soft' che vede botox, peeling, biorivitalizzazione, filler con acido ialuronico che consentono di ottenere ottimi risultati e di rispondere alla domanda di 'una rinfrescata al volto' dei pazienti.
Dr Napoli cosa suggerisce alle donne a lungo costrette in casa?
Oggi si può essere bellissime e in piena forma anche a 50/60/70 anni e si possono cancellare velocemente dal volto lo stress dei mesi della costrizione in casa e il merito è anche di una medicina e chirurgia estetica che ha avuto una straordinaria evoluzione e può intervenire su viso e corpo con trattamenti dolci di sorprendente efficacia. Il bisturi si può evitare, filler e biorivitalizzazioni sono un toccasana che rigenerano la pelle senza controindicazioni. Perché, allora, non farvi ricorso?
L’acido ialuronico è una sostanza utilizzata in campo cosmetico,  ma è davvero importante anche in campo estetico, la medicina estetica lo utilizza per le iniezioni anti età,  ringiovanendo l’aspetto del viso e contrastando le rughe.
Infatti i filler vanno a riempire la pelle, che risulterà più piena e rimpolpata, alcune donne si sottopongono a iniezioni per ingrandire le labbra o per rendere lo zigomo più pieno.
L’acido ialuronico è una sostanza prodotta dall’organismo che ha diverse funzioni, tra cui quella di mantenere idratata la pelle e favorire anche la produzione di collagene. In dettaglio, la molecola di questo acido, fa legare tra di loro diverse molecole d’acqua, così da formare dei reticoli molto fitti, questo garantisce la tonicità del tessuto.
I filler di riempimento si iniettano in zone specifiche del viso:
  • zigomi: per aumentarne il volume. Utilizzato tanto per le persone mature che in seguito all’aumentare dell’età e per dimagrimento, hanno gli zigomi svuotati;
  • labbra: così risulteranno più voluminose e definite;
  • cicatrici: quando si notano dei veri e propri solchi, quindi con i filler di riempimenti si vanno a colmare i solchi.
Dottore, per concludere questo interessante incontro, cos’è per Lei il concetto di bellezza? Può suggerire un consiglio?
La bellezza non è la ricerca di un “qualcosa di visto”, di un modello standardizzato in cui identificarsi, ma è un insieme armonico costituito da elementi che possono non risultare perfetti, ma che combinati tra loro, creano un volto armonioso, un corpo elegante, uno sguardo sensuale, rispecchiando la personalità e l’unicità di ognuno di noi.
Come chirurgo, per bellezza, intendo ciò che il nostro viso e la nostra mente riconoscono gradevole in base alle esperienze che ognuno ha vissuto: è bello vedere la freschezza di un giovane corpo così come è bello vedere la vita vissuta sul volto di una donna non più giovane, la volontà di affidarsi al chirurgo plastico che sappia cogliere le emozioni, rispettare lo stile e la personalità della paziente, questa è bellezza pratica, autentica, il resto è teoria.
Crediti ph: Mariano Marcetti Photo
In totale SICUREZZA riparte lo studio a Cagliari per consulenze di Chirurgia plastica&trattamenti di medicina estetica
Prossime date: 8 - 9 GIUGNO
Via Legnano 24, Cagliari
Info & appuntamenti
3408170367
3492301592

Studio Medico, via Legnano 24 - Cagliari
#firenze#roma#cagliari#bologna
FB. Dr Simone Napoli - chirurgo plastico
IG chirurgoplastico_dr_s.napoli
WEB
www.simonenapoli.it


“SVELARE IL GIAPPONE”, IL NUOVO LIBRO DI MARIO VATTANI. UN VIAGGIO IDEALE NEL VERO GIAPPONE CHE NE ALIMENTA IL MITO SENZA SFATARLO

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E’ appena uscita in libreria "Svelare il Giappone", l’ultima opera letteraria di Mario Vattani (Giunti editore 2020, pp. 396, 19.00 euro) nella quale l’autore prende per mano il lettore e lo conduce attraverso la straordinaria e misteriosa cultura giapponese.

Nonostante il turismo per il Giappone cresca di anno in anno, le sue isole mantengono un’aura di mistero e irraggiungibilità. Alla creazione del mito contribuiscono la storia e le contraddizioni di un popolo dal carattere cortese ma estremamente riservato, capace di infinita sopportazione e rispettoso di formule e riti millenari.

Come gli shōji si aprono e si chiudono creando gli ambienti della casa tradizionale giapponese, così ogni capitolo di questo libro svela, pagina dopo pagina, un mondo di immagini inaspettate, in cui la raffinatezza e l’eleganza convivono con una spietata severità, e l’ordine ossessivo riesce a malapena a trattenere i sussulti di uno spirito intimamente ribelle e selvaggio. Il risultato è un percorso che va dalla nitidezza solare di una bellezza che segue canoni diversi da quelli occidentali fino al buio inquietante del gotico giapponese. 

"Ho vissuto diversi anni in Giappone, e continuo a viverlo quotidianamente sia nel lavoro che nella famiglia, ma stavolta è stata una sfida affrontare un argomento così ampio. Ho scelto quindi di accompagnare i lettori in un viaggio ideale nel vero Giappone guidandolo in un percorso molto simile a quello che ho fatto io stesso, tema per tema, capitolo per capitolo. In Giappone ogni volta che si intraprende uno studio, o meglio una via, essa porta ad altre scoperte, le quali si moltiplicano ancora, come in un labirinto infinito” – spiega Vattani, che ha all’attivo una carriera Diplomatica alla Farnesina, che aggiunge: “è un percorso di svelamenti successivi, come quello delle pareti mobili delle case tradizionali giapponesi, i colori, i sapori, la natura, l'acqua, le divinità, le metropoli sconfinate, le fasi della vita, il ritmo dei movimenti, della danza, del teatro, l'arte, l'amore e l'ossessione, la sopportazione e la ribellione. Penso che alla fine svelare il Giappone significhi soprattutto svelare se stessi, scoprire nella propria immaginazione, nei propri sensi, qualcosa che non si conosceva fino al momento del contatto, anche ideale, con il Sol Levante. Perché il Giappone non è un luogo, è un mito".

Mario Vattani è nato a Parigi nel 1966 e ha studiato in Inghilterra. A ventitré anni ha iniziato la carriera diplomatica lavorando negli Stati Uniti, in Egitto, e soprattutto in Giappone, a Tōkyō, Kyōto e Osaka, dove è stato console generale. Appassionato della cultura del Sol Levante nelle sue più diverse forme, parla correntemente il giapponese e pratica il kendo. Ha scritto di Giappone e Asia per Il Foglio, Libero e altre testate nazionali. Ha pubblicato diversi romanzi: Doromizu. Acqua torbida (Mondadori, 2016), La via del Sol Levante (Idrovolante Edizioni, 2017) Al Tayar. La corrente (Mondadori, 2019).

A TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI... una nuova rassegna di teatro sul canale Lazio TV dal 9 giugno al 1° luglio, ore 21.15

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Nei giorni in cui, con la possibile ripartenza, si discute di come poter restituire agli spettatori l'esperienza teatrale, ATCL - Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, Circuito Multidisciplinare dello spettacolo dal vivo della regione Lazio, finanziato dal Mibact e dalla Regione Lazio, guidato dall’amministratore delegato Luca Fornari e dal direttore artistico Alessandro Berdini, dà l'avvio il 9 giugno ad una importante iniziativa, una rassegna teatrale che andrà in onda sull'emittente televisiva regionale Lazio TV (digitale terrestre canale 12) per riannodare il filo ideale che unisce il palcoscenico con il pubblico e consolidare il rapporto fiduciario ed emotivo tra artista e spettatore in attesa del ritorno alla piena normalità. 

A TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI... sono 8 appuntamenti, tutti i martedì e mercoledì dal 9 giugno al 1 luglio, del grande repertorio e della contemporaneità, preceduti da interviste ai protagonisti del palcoscenico ed agli amministratori locali chiamati a raccontare la loro esperienza artistica e di vita durante i mesi di convivenza con il virus, ideata da Alessandro Berdini che così la presenta:
«Lo spettacolo teatrale rappresenta una delle massime espressioni di cultura e libertà realizzate dall'ingegno umano. Ogni teatro, dalla metropoli alla più remota località, sono avamposto ed espressione della emancipazione democratica di una società: il Covid 19 rischia di cancellare il teatro. Infatti, mentre il cinema e la musica hanno trovato spazio nella tv e nelle piattaforme digitali, poco è stato ancora pensato per il teatro, sia per la specificità della sua espressione artistica fondata sull'esperienza dal vivo del contatto fra artista e spettatore, sia per il cronico e diffuso disinteresse del servizio televisivo pubblico e privato».
L' ATCL si fa promotrice idealmente di riconnettere la rete territoriale dei teatri del Lazio, insieme agli artisti e alle compagnie tra i più interessanti del panorama artistico italiano, inaugurando una partnership con Lazio TV.
Il 9 giugno un omaggio ad uno dei più amati attori italiani a 4 anni dalla sua scomparsa: GIORGIO ALBERTAZZI protagonista di AMLETO ED ALTRE STORIE da William Shakespeare, con Roberta Caronia, Selene Gandini, Stefania Masala, Elio D’Alessandro. «Amleto e altre storie è un viaggio nell'inconscio. Nell'inconscio di un grande drammaturgo e di un grande attore. E' un viaggio nel buio assoluto, nel vento, nel fuoco, nella pioggia, nel tempo, un viaggio fatto di languori notturni, ansie divoranti, trasalimenti, notti insonni, sorrisi, leggerezza, onestà, rigore assoluto, esperienza, squarci improvvisi di luce e di speranza ed ancora buio» così il regista Daniele Salvo racconta lo spettacolo.  
Tratto dalle novelle di Luigi Pirandello, L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA E ALTRI STRANI CASI, adattamento e regia di Patrick Rossi Gastaldi con EDOARDO SIRAVO, in scena con Carlo Di Maio, Stefania Masala, Gabriella Casali, sarà in onda il 10 giugno: una riflessione sulla vita ma anche sulla morte. Citando lo stesso Pirandello: «Chi vive, quando vive, non si vede: vive… Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la vive più: la subisce, la trascina. Come una cosa morta, la trascina… Possiamo dunque vedere e conoscere soltanto ciò che di noi è morto. Conoscersi è morire».
LEAR, è una riscrittura contemporanea della celebre opera shakespeariana del grande drammaturgo britannico Edward Bond, che con un linguaggio crudo e poetico, racconta di intrighi e guerre in una riflessione sull’indissolubile rapporto tra uomo e potere. Lear, interpretato da ELIO DE CAPITANI, è un autocrate paranoico in un mondo disseminato di violenza, da quella privata a quella più sapientemente democratica, un progetto di lacasadargilla firmato da Lisa Ferlazzo Natoli, ed interpretato da Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Alice Palazzi, Pilar Perez Aspa, Diego Sepe, Francesco Villano, il 16 giugno. 
Due anni di ricerche e di incontri con operai, contadini e minatori di mezza Italia hanno portato alla scrittura di FABBRICA di e con ASCANIO CELESTINI (17 giugno), un racconto in forma di lettera che un operaio, assunto per sbaglio, scrive alla madre: in mezzo c’è l’Italia industriale del secolo scorso e tutto intorno si muovono le vicende quotidiane del lavoro. «Da questo viaggio è nata la storia di un capoforno alla fine della Seconda Guerra Mondiale raccontata da un operaio che viene assunto in fabbrica per sbaglio. Il capoforno parla della sua famiglia. Del padre e del nonno che hanno lavorato nella fabbrica quando il lavoro veniva raccontato all’esterno in maniera epica» racconta Celestini. 
ALESSANDRO HABER, nei panni del famoso psicanalista Freud ormai anziano si trova ad affrontare la visita di uno sconosciuto, forse Dio, ALESSIO BONI, che lo porrà di fronte interrogativi sulla religione ma soprattutto sulla vita, sullo sfondo di una Vienna occupata dai nazisti. IL VISITATORE, commedia brillante a tratti commovente è firmata dallo scrittore francese Éric-Emmanuel Schmitt, con la regia di Valerio Binasco, in scena anche Nicoletta Robello Bracciforti e Alessandro Tedeschi è programmata il 23 giugno. 
Una delle più famose commedie di Oscar Wilde, UN MARITO IDEALE entra nei paradossi e nei compromessi della vita politica, spiazzando lo spettatore com'è nello stile dell'autore irlandese: infatti il testo arriva ad affermare che il politico corrotto ma pentito è migliore, più temprato del moralista mai indotto in tentazione. In scena GEPPY GLEIJESES, LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE, MANUELA KUSTERMANN, con Andrea Cavatorta, Umberto Raho, Dina Braschi, Antonio Ferrante, Viviana Lombardo, Ferruccio Ferrante, regia di Mario Missiroli in onda il 24 giugno. 
Tratto dal romanzo IL GIORNO DELLA CIVETTA di Leonardo Sciascia, autore tra i più affascinanti e “scomodi” del Novecento, l'omonimo spettacolo, adattato da Gaetano Aronica, racconta con ritmo incalzante la storia dell’inchiesta condotta, a partire dall'omicidio di un uomo, dal capitano dei carabinieri Bellodi, appena arrivato in Sicilia, dalla lontana Parma, all’inizio degli anni ’60, interpretato da SEBASTIANO SOMMA, con la partecipazione di ORSO MARIA GUERRINI e con Gaetano Aronica, Morgana Forcella, Roberto Negri, Alessio Caruso, Maurizio Nicolosi, Giovanni Vettorazzo, Fabrizio Catalano, Luca Marianelli e la regia di Fabrizio Catalano (30 giugno). 
La chiusura della rassegna 1 luglio è affidata ad uno degli allestimenti più importanti de IL GIARDINO DEI CILIEGI di Cechov e ad una delle regie più belle di GIORGIO STREHLER, fedele a quell’idea cechoviana, avversa ad ogni naturalismo, in scena al Piccolo Teatro di Milano negli anni Settanta. Una scena completamente bianca, poetica nella sua purezza immobile, fa da contraltare al declino ineluttabile, alla fine di una certa società e all'arrivo di un ceto, quello mercantile che si afferma. Per dirla come Francis Fergusson Il giardino dei ciliegi è «il poema teatrale della sofferenza del mutamento». In scena tra i più grandi attori del teatro italiano: VALENTINA CORTESE, GIULIA LAZZARINI, RENATO DE CARMINE, RENZO RICCI, FRANCO GRAZIOSI, GIANFRANCO MAURI e MONICA GUERRITORE, allora agli esordi. 
A TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI... ha il patrocinio di AGIS - Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, ANCI Lazio - Associazione Nazionale Comuni Italiani; ANPCI Lazio - Associazione Nazionale Piccoli Comuni di Italia. 

Riapre HEALTHY COLOR il nuovo Healthy Fast Food di SFERA EBBASTA e ANDREA PETAGNA

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Da pochi giorni ha riaperto a Milano Healthy Color, il coloratissimo Healthy fast food del cantante multiplatino Sfera Ebbasta e del calciatore di serie A Andrea Petagna in Via della Moscova.

Dopo l'emergenza Covid19, che ha rivoluzionato le abitudini di vita dei cittadini, Healthy Color è ripartito con la predisposizione di tutti i sistemi di sicurezza adeguati a norma di legge. Non solo: l'healthy fast food milanese ha ideato una soluzione creativa in grado di risolvere le problematiche connesse con il distanziamento sociale.

ZERO FILA ZERO SBATTI: questo il messaggio contenuto in un cartello esposto in via della Moscova 41 e nei monitor all'interno del locale. Appena sotto compare un QR Code, che i clienti possono inquadrare per sfogliare le varie voci del menù e ordinare direttamente dal proprio smartphone senza dover toccar con mano alcun dispositivo o menù cartaceo esterno. L'ordine può essere concluso dal cliente anche a distanza da Healthy Color, senza il bisogno di creare file o assembramenti sul marciapiede davanti al locale.

I due proprietari sono entusiasti per la riapertura di Healthy Color: “Abbiamo preso la decisione di chiudere al primo campanello di allarme della diffusione del Covid, sospendendo anche le attività di delivery che ci erano consentite. - dichiara Sfera Ebbasta - La sicurezza di tutti i nostri dipendenti, collaboratori e clienti è la nostra priorità, ieri come oggi".

"Riapriamo finalmente le porte di un locale che ha messo al primo posto lo stile di vita Healthy, sin dal giorno zero. - dichiara Andrea Petagna -  Oggi il nostro messaggio deve essere ancora più profondo e condiviso".

Healthy Color riapre le porte con tantissime novità all'interno del menù, rivisitato con l'aggiunta di nuovi poke, smoothie bowl, insalate e soprattutto un nuovissimo piatto tutto da scoprire che sarà disponibile da martedì 9 Giugnol'Healthy Burger, un fantastico bao bun da 100 grammi farcito con le ricette e i sapori salutari tipici di Healthy Color.

A partire dal 9 Giugno l’Healthy Burger sarà godibile in quattro differenti varianti: salmone, tonno, pollo al curry e carne di fassona.

Da Healthy color le sorprese non finiscono qui… un’altra novità può essere trovata invece nei frigoriferi del celebre food corner. Si tratta dei coloratissimi Healthy Squeeze: i nuovi centrifugati firmati Healthy Color, prodotti in collaborazione con Barba’n’Juice, centrifugati che contengono solo gli zuccheri della frutta, senza conservanti chimici, ideali in ogni momento della giornata grazie alle diverse proprietà di ogni juice (Digestive - Detox - Draining - Pre Workout - Post Workout - Mineral Salt).

Healthy Color è soprattutto un modo di concepire e vedere il mondo, sano e a colori. Healthy Color significa rispetto non solo nei confronti del proprio corpo ma principalmente verso il pianeta. Salute, Ecologia e Sostenibilità sono alcuni dei valori chiave che guidano il processo di ogni singola preparazione del nuovo Healthy fast food targato Sfera Ebbasta e Andrea Petagna. Stare bene con sè stessi è prima di tutto quello che serve per stare bene con gli altri e con l’ambiente. Vivere HEALTHY è il primo passo per la ricerca della felicità, Vivere Color il secondo.

Healthy Color è 100% alcol free ed eco-friendly. Una curiosità decisamente color: il nome di ogni poke deriva dal colore del suo riso. 

Canali ufficiali Healthycolor

Instagram: @healthycolormilano

Stefano Fucili, in radio "Bella Bella Bella" una dedica per celebrare le donne

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Dal 5 giugno sarà disponibile in rotazione radiofonica “BELLA BELLA BELLA” (RNC Music), nuovo inedito di STEFANO FUCILI, già disponibile su tutte le piattaforme digitali.

La storia della musica è costellata di amori, promesse, dediche canzonate e indirizzate a muse ispiratrici. “Bella Bella Bella” vuol essere questo, una dedica, una sequenza di parole musicate per celebrare le donne, tutte quante, nella loro incommensurabile bellezza. Specialmente in questo delicato momento storico, l’autore Stefano Fucili, tra sonorità reggaeton e chitarre melodiche, dedica questo suo nuovo inedito alla più bella tra tutte le “donne”: l’Italia.
«Vorrei che fosse un augurio di ripartenza dopo il difficile periodo che abbiamo dovuto affrontare – spiega l’autore a proposito del suo nuovo brano - Il pezzo è arricchito dall'incursione del rapper spagnolo Blanco. Il brano, grazie al prezioso lavoro di RNC Music, è già stato pubblicato nei paesi Scandinavi, in Brasile, Sud Corea, Slovacchia e uscirà in molti altri paesi durante l'estate».
Il videoclip di “Bella Bella Bella”, diretto da Andros Pugolotti, è ambientato nella città di Fano, e la sequenza di immagini si sviluppa focalizzandosi sui bellissimi scorci tra mare, porto e il suggestivo centro storico. La splendida Chiara Falcone è la protagonista del video ed interpreta il ruolo di una "sirena" uscita dal mare che attraversa la città, facendosi portavoce della mediterranea bellezza femminile.
“Bella Bella Bella” è disponibile sulle piattaforme di streaming tramite il link: http://bit.ly/BellaBellaBella-SF

Biografia
Stefano Fucili è cantautore, chitarrista, compositore e arrangiatore. Ha collaborato con Lucio Dalla, suo produttore alla fine degli anni Novanta, scrivendo con e per Dalla il brano “Anni Luce” nel 2001 dal cd Luna Matana. Interprete e compositore di brani per bambini per il canale YouTube Coccole Sonore, i suoi video hanno superato oltre 40 milioni di views. Ha aperto i concerti di Lucio Dalla, Ron, Luca Carboni, Giorgia, Nomadi, Paola Turci etc. Protagonista di un'intensa attività live in Italia e Olanda anche con il progetto Piazza Grande omaggio a Lucio Dalla. Compositore di musiche per spot e film internazionali tra cui Madame Secretary (CBS Usa), Missing (ABC Usa), Ti Sento (24 Kitchen Olanda). Nell'estate del 2019 il suo singolo “Ballare Ballare”, pubblicato da RNC Music di Nico Spinosa (storico discografico italiano artefice del successo internazionale di Tiziano Ferro) e realizzato con la collaborazione del manager Giordano Donati e del producer Raf Marchesini, ha ottenuto un ottimo successo nelle radio italiane, entrando nella top 10 dei brani indipendenti più suonati e all'estero entrando nella iTunes Chart in Danimarca, pubblicato in diversi paesi (Russia, Brasile, Sud Corea, Francia, Slovakia) inserito in decine di compilation e playlist. Il suo nuovo brano “Bella Bella Bella”, uscito sulle piattaforme digitali lo scorso 13 marzo, sarà in rotazione radiofonica dal 5 giugno.


VatiVision, nasce una piattaforma on demand per film e video cattolici

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VatiVisionè una piattaforma dove sarà possibile vedere in streaming contenuti on demand - film, documentari e serie TV - che si ispirano al messaggio cristiano. L’iniziativa, online dall’8 giugno, è stata presentata giovedì mattina.

Diffondere il messaggio cristiano
“Siamo felici di poter finalmente mettere a disposizione degli utenti un servizio di valore, frutto della sensibilità, della conoscenza e dell’esperienza che Officina della Comunicazione e Vetrya hanno maturato negli anni nei loro rispettivi settori– hanno dichiarato gli Amministratori delegati della società Nicola Salvi ed Elisabetta Sola – crediamo fortemente nel progetto VatiVision e nella sua mission, che è quella di offrire un servizio in grado di contribuire tramite le nuove tecnologie di cui disponiamo a diffondere ulteriormente il messaggio cristiano con contenuti di grande valore e spessore narrativo”.

Importante condividere il bene
Commentando la nuova iniziativa, il prefetto per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, ha affermato: “È bello che questo progetto nasca da privati che hanno capito l’importanza di una offerta di contenuti di qualità legati alla tradizione e alla cultura cattolica. Il Vaticano guarda con favore a questa iniziativa che non è istituzionale. Non è una cosa del Vaticano o della Chiesa, ma di imprenditori privati”. “Condividere – ha aggiunto il prefetto Ruffini - è la parola chiave di questo nostro tempo. Il problema è cosa condividiamo. Oggi più che mai sentiamo il bisogno di trovare luoghi dove trovare e condividere il bene, il bello. Luoghi dove ritrovarsi. Luoghi che sentiamo affini. Per questo credo che progetti come quello di Vativision siano importanti. Perché offrono una piattaforma di condivisione a chi cerca ancora un senso, una prospettiva. E in questo modo ridà valore alle cose, le fa rivivere; in questo caso riscatta i prodotti multimediali dal paradigma dell’usa e getta. Per questo penso che un progetto di piattaforma di distribuzione multimediale caratterizzato dalla verticalità di offerta possa senz’altro rispondere a un’esigenza molto diffusa: quella  di poter accedere a contenuti di qualità  e di spessore valoriale altrimenti introvabili, dispersi, dimenticati. Sono felice per questo che Vativision distribuirà anche alcuni prodotti realizzati in collaborazione con Vatican Media. Allo stesso tempo a scanso di equivoci è bene forse chiarire che il Vaticano non è né il censore né il detentore della linea editoriale di Vativision”.

Promuovere le potenzialità delle nuove tecnologie
In passato infatti VatiVision era stata erroneamente definita come se fosse “la Netflix del Vaticano”.  In realtà non è così. VatiVision nasce dall’unione di due realtà imprenditoriali: Officina della Comunicazione, società di produzione cinematografica che ha realizzato, anche in collaborazione con diversi enti vaticani, produzioni destinate alla diffusione sui più importanti network nazionali e internazionali, ha incontrato Vetrya, gruppo italiano leader nello sviluppo di servizi, piattaforme e soluzioni digitali. Sponsor del progetto è UBI Banca. “In una stagione dell’evoluzione umana che vede un intreccio stretto con lo sviluppo della comunicazione digitale e in cui la diffusione dei contenuti liquidi soppianta la solidità dei messaggi - ha detto mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze - si è alla ricerca di una nuova solidità non di forma ma di sostanza. Oggi più che mai deve avvenire, nella trasmissione di contenuti valoriali ciò che Papa Francesco indica parlando di epoca digitale e delle grandi potenzialità che le nuove tecnologie ci offrono”. Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Cei, si è soffermato sul nome stesso del progetto che svela l’obiettivo profondo che sta alla sua origine: “Vision rimanda alla natura profonda dell’iniziativa. Non è una semplice osservazione, ma una convergenza di sguardi che liberano l’orizzonte. La visione di audiovisivi, infatti, suscita interessi, emozioni, liberando l’essenza dell’essere. Nell’uso della tecnologia emerge una visione, appunto, di senso e di prospettiva capace di dare nuova linfa a progetti locali e nazionali. Anche così si rafforza quel senso di comunità di cui, in questo tempo di emergenza sanitaria, abbiamo sentito grande bisogno”.

Un servizio per tutto il mondo
Il servizio sarà disponibile in tutto il mondo in modalità multi-screen, attraverso browser, collegandosi a www.vativision.com oppure come app su smartphone, tablet, smart tv e set-top box, dove è già presente in tutti gli store digitali. VatiVision propone già catalogo ricco di contenuti, documentari religiosi, quali Lourdes e i Grandi Papi, film e documentari dedicati alle grandi biografie, quali Padre Pio o nell’ambito artistico documentari d’arte che offrono percorsi tematici di sicuro impatto. VatiVision sarà disponibile dal primo giorno su TIMVISION, la TV di TIM, e sarà presto fruibile anche su altri operatori di telecomunicazioni internazionali.
Vatican News, 5 giugno 2020

La famiglia Barberis realizza il sogno: vende casa e parte in barca a vela. L'intervista

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Intervista di Maria Cristina Sabatini per Liguria Nautica.

Navigare per l’Oceano Atlantico in barca a vela. Partire per un anno o forse più. Vivere una esperienza di vita diversa e dimostrare che i sogni si possono realizzare anche se si è una “normale famiglia italiana”. E’ il progetto di Sara e Stefano Barberis, con i loro tre bambini, Iago di 11 anni,  Nina di 8 e Timo di 3 anni.
Il 18 giugno, biglietti del traghetto alla mano, andranno in Grecia per riportare in Italia Shibumi, un Mikado 56. Un ketch a pozzetto centrale armato a cutter, realizzato nel 1982 dal cantiere navale C.N.S.O. Giusto il tempo di rifarle il trucco e poi a settembre spiegare le vele. Destinazione l’Oceano Atlantico. Venti giorni di navigazione da Capoverde a Santa Lucia, nei Caraibi e poi da lì chissà, magari concludere la traversata immergendosi nelle acque dell’oceano Pacifico per un altro anno. “Ora si parte e poi si vedrà cosa succede – racconta Sara a Liguria Nautica – il nostro è un biglietto di sola andata”.
Sara e Stefano Barberis vivono in un paesino in provincia di Lecco. L’acqua salmastra li ha fatti incontrare. Galeotta fu una vacanza in barca a vela. Tellaro, il borgo che sembra tuffarsi nel Golfo dei Poeti, amato da  D.H. Lawrence e da Mario Soldati, ha fatto da sfondo alla loro promessa d’amore. Da venti anni la famiglia Barberis trascorre tutte le estati due mesi in barca a vela, a stretto contatto con la natura. “All’inizio – spiega Sara –ne avevamo una in condivisione con altri amici, poi dopo tanti sacrifici tre anni fa è arrivata Shibumi”.
“Shibu”, come la famiglia Barberis chiama affettuosamente la propria imbarcazione, raggiungerà per i primi di luglio Bocca di Magra, borgo marinaro alla foce del fiume Magra, in provincia della Spezia. Qui rimarrà ferma un paio di mesi, giusto il tempo per effettuare alcuni lavori prima della partenza prevista per il 1 settembre. Prima tappa le Baleari, poi Gibilterra e finalmente Shibumi si immergerà nell’Oceano Atlantico, navigando verso le Canarie, sperando di non mancare l’appuntamento con gli Alisei e via a vele spiegate verso Capoverde e poi i Caraibi.
Il lockdown ha stravolto i progetti della famiglia Barberis. L’intenzione originaria, infatti, era quella di  mollare gli ormeggi prima e navigare con calma alla volta della Sardegna, lambendo poi le Baleari e ammirando i colori del sud della Spagna ma l’emergenza Coronavirus ha costretto Sara e Stefano a posticipare la partenza e ripensare la tabella di marcia.
Un sogno nel cassetto a cui la famiglia Barberis sta lavorando già da qualche anno.“Ci stiamo provando in tutti i modi – sottolinea Sara –stiamo lottando con i denti per realizzare il nostro sogno”. Fino alla scelta di giocare il tutto per tutto vendendo la propria casa per raccogliere i fondi necessari per la traversata.
“Con il ricavato – rivela – pagheremo i lavori a Shibumi e abbiamo calcolato di riuscire a vivere per un anno. Poi speriamo di trovare anche alcune collaborazioni da remoto. Mio marito è un fisico nucleare e lavora nell’informatica e programmazione web. Siamo aperti a qualsiasi tipologia di esperienza e di proposte. In barca non hai tante spese come nella vita normale”.

L’idea della famiglia Barberis è anche quella di trasformare la loro imbarcazione in un floating lab, un laboratorio galleggiante per progetti sociali, scientifici e ambientali da sviluppare durante la navigazione, come quello sulle microplastiche. “Vorremmo coinvolgere persone dei campi più disparati”, afferma Sara.

“Nello sviluppo del progetto sulle micropolastiche – aggiunge – abbiamo il supporto di un amico scrittore e Massimo Temporelli, titolare di The Fablab Milano e numero uno per la divulgazione scientifica. Stiamo aspettando una risposta anche da parte dall’ISMAR CNR di Lerici.  In parallelo alla parte scientifica i bambini svilupperanno da remoto un progetto con la scuola  di  sensibilizzazione ambientale. Loro saranno gli inviati sul campo”.

Navigare per gli oceani con tre bambini al seguito può essere un’esperienza indimenticabile ma allo stesso tempo è senza dubbio una sfida importante. “Di solito – ricorda Sara – tutti partono con la pensione. Noi invece vogliamo godere questa avventura adesso con l’energia dei 40 anni e far godere di questa esperienza anche ai nostri figli. Sicuramente sarà una bella sfida”, ammette.

Partire, salpare, vivere un’esperienza di vita diversa. “Bisogna buttarsi – conclude Sara –  la vita non si vive due volte. Tutti possono realizzare i propri sogni, anche una famiglia normale, italiana, che lavora e si fa il mazzo, con 3 bambini al seguito. Il lancio dal trampolino noi l’abbiamo fatto ed ora siamo in volo”.


E’ possibile seguire le avventure della famiglia Barberis sul canale instagram sailing_shibumi
Maria Cristina Sabatini

Intervista a Susanna Maurandi, Event Manager&Pr “La Lady dei Red Carpet dai Capelli Pink!”

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«Professionisti Geniali» di Roberta Cannata e Andrea Giostra - Video YouTube: Lee tries to steal the Susanna’s bag! | Lee cerca di rubare la borsa di Susanna! https://youtu.be/Prwj3BYbvEA

Ciao Susanna, benvenuta a “Professionisti Geniali” e grazie per aver accettato il nostro invito. Nella vita professionale sei una famosa “Event Manager & Pr”. Il tuo mestiere ci fa sognare, cosa vuol dire organizzare gli eventi del jet set italiano, ci racconti del tuo lavoro? 
Ciao e grazie di avermi invitato. Il mio lavoro nel mondo del cinema arriva quando il film è già fatto e si deve far conoscere nel mondo attraverso eventi, anteprime e festival. Lavoriamo a supporto dell’attività degli uffici stampa e con il mio staff facciamo in modo che tutto sia perfetto e soddisfi ogni richiesta ed esigenza delle Star dell’industria cinematografica! La mia agenzia SuMa Events si occupa di organizzare Eventi dal privato, al corporate con un focusmolto importante sul cinema, seguo diversi festival occupandomi del cerimoniale, del talents handling e della segreteria organizzativa. 
Lo Stop degli Eventi al Tempo del Covid-19, come hai affrontato questo momento obbligato? E come cambierà l’organizzazione di un evento nell’era post emergenza sanitaria? 
Certamente parlare di eventi in un momento in cui la sola parola aggregazione spaventa ed è penalmente perseguibile è davvero un paradosso!… e quindi come me quasi tutto il mondo degli eventi si è fermato ma ho lavorato a nuovi progetti e mi sono tenuta informata su quelle che potranno essere le nuove opportunità. Adesso percepisco nell’aria un grandissimo desiderio di ricominciare, ma per farlo dovranno essere due le parole chiave per ripartire: PROTOCOLLO E CONSAPEVOLEZZA. In primisagire in sicurezza e secondo regole ben chiare che mettono organizzatori e ospiti nelle condizioni di partecipare con il piacere di farlo e senza paura. E poi la consapevolezza di andare avanti senza dimenticare quello che ci è appena successo per non ritrovarci a riviverlo nuovamente. Sono molto ottimista e credo che ognuno di noi abbia davvero imparato molto dal lockdown: speriamo di riuscire a ricordarcelo!!! 
Come si diventa Event Manager&Pr dello show business italiano ed internazionale? E quali sono le caratteristiche che bisogna avere? 
Sono fermamente convinta che l’esperienza faccia la differenza: a parità di preparazione e di studi il perfetto Event Manager acquisisce sul campo la vera professionalità e competenza. Problem solving, efficienza, rapidità nelle decisioni, gestione dello stress, ottime capacità di relazione e sempre e comunque indossare un bel sorriso in qualsiasi situazione. 
Chi è invece Susanna “La Susy” nella quotidianità, nella vita al di fuori del lavoro? 
In realtà scindere le due Susanne non è molto facile perché spesso contamino la vita di tutti i giorni con il lavoro e viceversa, ma posso dirti che più passa il tempo e più sono felice di come sono perché in realtà mi sento molto “rock’n’roll in entrambi i ruoli”. 
Come ben sai Noi siamo alla ricerca di “Professionisti Geniali” e Tu lo sei al 100%. Sei una donna in carriera con una grande passione per il cinema e questo mix ha fatto di Te “La Lady del Red Carpet”. Hai inventato un lavoro esclusivo con uno stile unico. Durante i più prestigiosi Festival del Cinema “Sei Tu che Accogli i Divi hollywoodiani e italiani” al loro arrivo. Ci racconti com’è nata questa idea e come, con qualche piccolo esempio, si struttura il tuo lavoro? 
Beh non è certo una mia idea quella di accogliere i divi del cinema nelle location o sui red carpet, ma ho cercato di creare il mio stile preciso ed attento. Sul Carpet o davanti ad un photocall, ad esempio, riuscire a dare indicazioni rapide e chiare ai personaggi che sono spesso distratti dalle grida della folla, oppure comunicare prima ai fotografi il nome esatto del personaggio in arrivo per evitare spiacevoli incidenti. Nelle Vip loungeè invece importantissimo far trovare pronto subito tutto quello che era stato concordato in precedenza facendo in modo che percepiscano sin dal primo momento di potersi sentire a loro agio. 
Lavori a stretto contatto con le Star di Hollywood e del Cinema Italiano, e metti tutti a loro agio, come ci riesci? Qual è il tuo segreto?
Sono sempre più convinta che non ci sia un vero segreto ma ogni volta che si riesce a bilanciare il rispetto per la persona e il ruolo che occupa in quel momento con una elegante spontaneità difficilmente si può sbagliare. 
Video YouTube: Susanna welcomes Johnny Depp! | Susanna accoglie Johnny Depp!
La Star più esigente e capricciosa che hai accolto sul red carpet? 
Non si fanno nomi andrebbe contro il mio codice etico... però posso dirti che per un noto attore americano sono impazzita per cercare delle mandorle biologiche, mentre per un altro ci hanno chiesto di eliminare tutte le bottiglie di alcolici dalla sua vista dove si svolgeva l’intervista… peccato che lo sponsor per cui gestivo la lounge era una nota marca di birra! 
E quella più simpatica e disponibile?
Anche qui niente nomi ma posso dirti che sia gli italiani che gli stranieri rispetto ai primi anni in cui ho cominciato a fare questo lavoro sono diventati tutti molto più disponibili e quelli che erano i “capricci” dello star system adesso sono richieste razionali assolutamente legittime e fatte sempre più in maniera educata e carina. Ho però un aneddoto molto bello con “Al Pacino” che stava andando via da una cena, io l’ho accompagnato alla macchina, i body guardlo hanno fatto salire in fretta e furia per sfuggire ai paparazzi, lui si è accorto che non mi aveva salutato per bene: è sceso nuovamente dalla macchina per darmi la mano e ringraziarmi… sono gesti semplici che lasciano davvero un bel ricordo. 
Un personaggio del cinema che ti piacerebbe accogliere sul red carpet e che ancora non hai conosciuto? 
Il mio preferito da sempre… che ho solo visto da vicino ma mai conosciuto… Tom Cruise!
Quali sono i Festival del Cinema più importanti per cui hai lavorato? 
Mi occupo da molti anni della segreteria organizzativa dei Nastri d’Argento, il più antico premio di cinema gestito dal SNGCI (Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Italiani). Seguo la Mostra del cinema di Venezia e la Festa del Cinema di Roma per alcuni sponsor. Da diversi anni mi occupo del cerimoniale di Cortinametraggio. Ho seguito per alcuni anni dei partner a Cannes. Gestisco la vip Lounge e i talent alle Giornate Professionali del Cinema di Sorrento. Inoltre Festival del cinema di Lucca, Festival di Ventotene, Italian Movie Award, Terminillo Film Festival. 
Quanti giorni di lavoro ci sono dietro all’organizzazione di una premiere del cinema? E soprattutto quante ore lavorate al giorno durante un evento? 
Non ci sono orari e non ci sono pause durante un evento. I giorni di lavoro non sono mai abbastanza perché per quanto tu possa pianificare è sempre last minute che si gioca la partita vera. Per questo è fondamentale avere una squadra affiatata e preparata a qualsiasi evenienza per poter gestire il tempo ed evitare tensioni e stress inutili. 
Ci racconti un episodio divertente che ti è capitato nel backstage durante la prima di un Festival del cinema?
“Spike Lee” nel bel mezzo di una conferenza stampa…. si è innamorato di una mia borsa a forma di ciak voleva comprarla, ha chiamato la moglie per fargliela vedere… alla fine ho dovuto svuotarla e regalargliela! Non ho avuto la presenza di spirito di chiedergli in cambio uno dei suoi mitici cappellini. 
Sappiamo che hai una spiccata vena artistica e ogni anno ti metti alla prova come attrice brillante recitando in teatro. Come e quando nasce questa tua passione per l’arte della recitazione? 
Da piccola volevo fare l’avvocato… vedevo tutti i film che si svolgevano in aula di tribunale: mi vedevo con la toga a dire “signori della corte” e infatti mi sono iscritta a giurisprudenza… in realtà volevo fare l’attrice non l’avvocato. Poi quando ho cominciato a farlo seriamente (50 repliche a Roma) sono arrivati i villaggi turistici che mi hanno rapito per ben 20 anni e ho continuato a recitare al villaggio. Quando poi sono approdata agli eventi ho deciso di regalarmi ogni anno una settimana sul palco: un modo di vivere il teatro molto ... comodo ! 
Il tuo rapporto con i social networkè quasi empatico, posti, lanci mode, crei storie divertenti iniziando sempre con “hey guys” e hai moltissimi followers. Ci racconti un episodio divertente e uno antipatico che ti è capitato sui social?
L’episodio più divertente è sicuramente quando incontrando “Christian De Sica” ad un festival dopo che avevo postato delle foto del festival di Venezia con attori americani mi ha detto “ma la smetti con questi americani?” e io ho detto: “scusa tu che ne sai?”mi ha risposto: “ma io ti seguo!” “tu segui me?????”. Fortunatamente finora non ho avuto episodi particolarmente spiacevoli, non amo chi polemizza inutilmente, chi cerca di farti dire cose che non pensi… ma ho capito che l’unica tecnica che funziona davvero sui socialè ignorare: non rispondo o blocco subito in questo modo stronco “gli antipatici” prima che diventino troppo impegnativi. 
Hai una personalità eclettica e non potevi che avere dei magnifici capelli color rosa “pink hair”. Ci racconti di questa scelta?
Ah ah ah Pink power! Ho sempre amato il rosa per me ha un valore quasi scaramantico. Da sempre quando piove metto sempre qualcosa di rosa per far tornare il sereno… e spesso funziona! Ho iniziato con una ciocca diversi anni fa e in occasione del mio 50esimo compleanno ho organizzato un mega pink party dove ho visto persone serissime venire con i capelli colorati di rosa… Durante il lockdown ho capito che avevo bisogno più che mai del mio rosa e allora ho deciso questo total look (anche per sopravvivere alla ricrescita causa parrucchieri chiusi) e adesso ormai mi sto abituando a conviverci e non lo voglio abbandonare almeno fino a settembre poi si vedrà… In ogni caso il rosa è parte integrante della mia vita e lo resterà sempre! 
Tu Susanna sei una grande appassionata di settima arte, al di là del lavoro che svolgi del quale abbiamo parlato. Bernardo Bertolucci in una intervista ebbe a dire: «Il cinema lo chiamerei semplicemente vita. Non credo di aver mai avuto una vita al di fuori del cinema; e in qualche modo è stato, lo riconosco, una limitazione.» Cosa è per te il cinema? Che influenza ha ed ha avuto nella tua vita privata e professionale? 
Respiro cinema da quando sono nata: mia mamma era una scenografa molto quotata (braccio destro di Danilo Donati) e da piccola sono stata sul set tantissime volte. Alberto Sordi è stato più volte a casa nostra e ho avuto l’onore di conoscere Fellini e di vederlo sul set. Mia mamma non ha mai fatto nulla per farmi entrare in quel mondo forse per timore … ma si vede che era destino che approdassi a questo mondo da un’altra porta … ed ecco qua!
Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti e perché?
Abbiamo appena avuto le candidature dei Nastri d’Argento quindi ti direi i primi 3 film che hanno il maggior numero di candidature:
PINOCCHIO di Matteo Garrone
FAVOLACCE di Damiano e Fabio d’Innocenzo
GLI ANNI PIU’ BELLI di Gabriele Muccino
Poi però se volete conoscere i miei film della vita il genere è tutt’altro:
GREASE
MOULIN ROUGE
LA LA LAND
THE GREATEST SHOWMAN 
Tre libri da leggere assolutamente, quali consiglieresti e perché proprio questi? 
“AGASSI” di Andre Agassi, una biografia che parla di tutto tranne che di tennis, una vera lezione di vita; “LA VERITA’ SUL CASO HENRY QUEBERT” di Joel Dicker, un thriller mozzafiato, tensione fino all’ultima pagina; 22/11/63” di Stephen King, una lettura dell’assassinio Kennedy attraverso gli occhi del maestro del brivido. 
Qual è il tuo sogno nel cassetto che ti senti di rivelarci? 
Sono scaramantica e quindi non ve lo posso rivelare ma posso dirvi che è ormai uscito dal cassetto e si sta prepotentemente manifestando… work in progress! 
Dove potranno seguirti i nostri lettori? 
Soprattutto su instagram@lasusannamaurandiche amo per la immediatezza di comunicazione e l’assenza di polemiche sterili, qui il mio “hey guys” nelle storie trova la massima espressione… Ah scusa, anche sul profilo della mia meravigliosa emme@emmetheaussie una femmina di un anno e mezzo di pastore australiano che mi ha letteralmente cambiato la vita da quando è entrata in casa nostra. Poi su Facebook, Susanna Maurandi, e la pagina di SuMa Events.
Come vuoi chiudere questa breve chiacchierata?
Augurando a voi e a tutti i lettori di ricominciare la vita post lockdown con consapevolezza, rispetto e un po’ di pink power!
Prima di salutarci ecco la nostra domanda di rito: “Che cos’è per Te la genialità”? 
Vi rispondo con una citazione (cinematografica ovviamente)
Will: «Non so se è pazzia o genialità».
Jack: «Impressionante quanto spesso questi due tratti coincidano.»
Will Turner (Orlando Bloom) Jack Sparrow (Johnny Depp)
E penso sia proprio così… difficile distinguerle.

Grazie Susanna e Viva il Cinema!
Roberta e Andrea

Susanna Maurandi

Roberta Cannata

Andrea Giostra



GABRIELE TROISI, NONSENSE è il nuovo singolo del giovane artista campano

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NONSENSE è il nuovo singolo di GABRIELE TROISI, in uscita il 5 giugno per Futura Dischi, distribuzione Sony Music. Il brano segna l’entrata del giovane artista campano nel roster della label, che si conferma tra le realtà discografiche più attente al panorama emergente musicale, rivolgendosi in particolare alle nuove proposte urban e RnB. 
Dopo il debut single Monelli’s, apprezzatissimo e subito inserito nelle proposte della nuova scena RnB italiana, NONSENSE vuole ricalcarne i contorni musicali e confermare le aspettative di pubblico e critica. 
 
Un cognome pesante, a cui Gabriele affianca un approccio completamente analogico alla musica. Non è arcaico, ma necessario: lasciare spazio agli strumenti è la chiave per unire sfumature musicali eleganti e internazionali, tra soul e RnB, con un immaginario puro che non può non vivere anche di un legame forte con la propria terra, la Campania, da sempre culla della musica italiana.
 
NONSENSE parla di quelle volte in cui ci si ritrova a passare la notte insonne, trascinati senza volerlo in pensieri sconnessi dettati e scatenati da un’altra persona. E così le prime luci dell’alba svelano umori e angosce della sera precedente:
 
“Quando l’ho scritta pensavo un po’ anche a quella sensazione che si ha addosso la
mattina dopo, quando ti svegli ed esci con i vestiti della sera prima: puoi sistemarti quanto
vuoi, ma lo senti e si vede che sono quelli della sera prima. Non c’è niente da fare.” 
 
CREDITS
Testo e musica: Gabriele Troisi
Arrangiamento: Salvatore Gaudino e Gabriele Troisi
Produzione: Salvatore Gaudino
Mix: Federico Carillo
Master: Giovanni Versari
 
 
BIO
Gabriele Troisi, nato ad Avellino, è un pianista che scrive canzoni.
Con la sua band, gli EX, nel 2018 ha pubblicato l’album Bumaye. Poi ha deciso di mettere
il suo nome e il suo cognome sulle sue canzoni.
Diplomatosi in pianoforte al Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino, ha imparato a
suonare la chitarra da autodidatta e con questo strumento si è avvicinato alla musica pop.
 
Dopo l’esperienza a X Factor Italia, inizia il suo capitolo musicale solista, incastrato tra soul, urban e R’n’B.
 
Con il singolo di debutto “Monelli’s” iniziato così a ritagliarsi il suo spazio nel panorama del genere, sempre più ben visto e apprezzato da pubblico e critica.
Il nuovo singolo “Nonsense” segna l’entrata nella famiglia di Futura Dischi.


instagram.com/gabrieletroeasy/ facebook.com/gabrieletroeasy/

Label: Futura Dischi
Distribuzione: Sony Music Italy
Edizioni: Peermusic Italy
Ufficio Stampa: Astarte Marco 
marco@astarteagency.it

Loretta Michelini, una ragazza intelligente. L'intervista

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Autrice del libro "La svolta" con Claudia Farina. L'intervista.

Chi è Loretta Michelini?
Mah senza voler peccar di presunzione ritengo di essere una "ragazza" intelligente. Ragazza?  sí, perché anche se sono una donna matura ho lo spirito, la voglia e l'entusiasmo di una  ventenne. Sì, dicevo intelligente e curiosa, con la voglia di sapere, di scoprire, di conoscere sempre cose nuove. Mia mamma mi dice che quando era incinta di me ha sentito che mi sono mossa nella sua pancia a soli tre mesi di gestazione. Da piccola ero un po' vivace e forse anche un po' maschiaccio... poi col tempo sono diventata un po' più femminile. Mi sono sempre posta nuovi obiettivi, nuovi programmi, nuove mete da raggiungere ... se vogliamo anche molti sogni che uno per uno si sono avverati tutti.... anzi no alcuni li devo ancora raggiungere ..ma ci stiamo lavorando...
Perché un libro?  
Sai credo che ognuno di noi una volta nella vita lo abbia detto almeno una volta "un giorno scriverò un libro" ecco io lo dicevo tutte le volte che mi trovavo sulla scrivania un caso particolare, una situazione difficile la cui soluzione a volte non era quella prevista. Il titolo "La svolta"è stato deciso con la mia amica giornalista e co-scrittrice dott.ssa Claudia Farina. Il titolo è proprio azzeccato perchè se vogliamo paragonare la nostra vita, i fatti che ci accadono, come una lunga strada lungo la quale troviamo gioie e dolori e proprio davanti al dolore, proprio quando si è dentro il dolore sembra di non vederne mai la fine, poi invece arriva la luce, qualcosa dentro di noi si illumina ecco la svolta, ecco la soluzione a quel problema che sembrava insormontabile..
Di cosa parla?
Ho raccolto 9 casi che mi sono arrivati sulla scrivania dello studio, cause di Tribunale di corte d'Appello e altre per le quali non si è neanche iniziata la causa perché per una serie di motivi non ve ne erano più i presupposti. Il decimo racconto è invece la storia di mia nonna materna, nonna Alba figlia di n.n. La storia a lieto fine di una bambina abbandonata dalla mamma che poi ha però conosciuto da grande.
Hai una vita molto interessante, hai intenzione di scriverne altri?
Sì, sì c'è già l'idea di scrivere un altro libro sulla mia vita sentimentale., sii  una vita un po' sofferta... ma piena di emozioni..
Se ti dico Maria de Filippi, tu cosa mi rispondi?                                     ' 
Uhhh Maria de Filippi? Una donna fantastica l'ho conosciuta al programma di "Uomini e donne" al quale ho partecipato nel 2018. E' stata un'esperienza fantastica, mi sono sentita una regina: l'autista di Mediaset che mi veniva a prendere alla Stazione, mi accompagnava in Hotel per poi venirmi a prendere la mattina successiva per portarmi agli studi di Mediaset e qui? Trucco e parrucco. Mi sentivo una diva, ho conosciuto parecchie ragazze con alcune delle quali siamo rimaste amiche. Ero curiosa di capire con quale criterio gli uomini sceglievano le donne, volevo capire l'atmosfera all'interno del programma.

In libreria "Donna Brigantia e altre storie" di Rocco Familiari

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di Riccardo Bramante - Drammaturgo, regista teatrale, saggista, fondatore del Festival Internazionale del Teatro di Taormina nel lontano 1976, Rocco Familiari si è dedicato anche all’attività di scrittore esordendo nel 2006 con il romanzo “L’odore” a cui sono seguiti poi altri scritti tra cui ricordiamo “Il sole nero”, “Il nodo di Tyrone”, “Per interposta persona”, “Ragazzo che lanciava messaggi nella bottiglia”, molti derivanti da suoi precedenti lavori teatrali.

Torna ora con questo suo ultimo libro “Donna Brigantia e altre storie” in cui l’autore traccia una sorta di “geografia dell’anima” di una Calabria appena uscita dalla Seconda Guerra mondiale, arretrata e talvolta primordiale, attraverso una galleria di personaggi che disegnano il quadro dell’Italia meridionale del dopoguerra ma che acquistano il valore simbolico universale di una umanità viva e a volte dura.
È un ritorno alla sua Calabria tanto amata che aveva già descritto ne “Il sole nero” (da cui anche l’omonimo film diretto da Krzysztof Zanussi e interpretato da Valeria Golino), cruda rappresentazione del carattere dei calabresi con tutti i loro eccessi sia nelle virtù che nei difetti.
Questa volta le storie dei singoli personaggi (29 in tutto) “sono nate di getto”, dice Familiari, “senza un piano preciso, ma poi si sono composte da sole” fino a divenire una sorta di “Spoon River” del paese calabro in cui si svolgono (probabilmente Melito Porto Salvo) trasfigurate nei ricordi dell’autore che dà loro la consistenza di iconiche immagini di un’Italia che fu. Tutti i personaggi hanno soprannomi piuttosto singolari che ne denotano le caratteristiche fisiche o caratteriali, come si usa tuttora nei piccoli paesi, a cominciare da Donna Brigantia, femmina “statuaria, leonina, puttana” che incute timore anche ai clienti della sua trattoria, a Arzabandera (nomen omen!) giovane paesano affetto da priapismo che rende felice la moglie con conseguente invidia delle altre donne, a Peppelatru (in italiano Peppe ladro) proprietario della pescheria del paese che faceva passare per pesce fresco il pesce congelato e fa del soprannome l’insegna “ufficiale” della propria bottega e così tanti altri, rappresentati tutti con fisionomie ben definite derivanti dallo stile dell’uomo di teatro e drammaturgo proprio dell’autore. Si differenziano dai precedenti "ritratti" le ultime due storie, "L'aspettatore" e "Il necrologista" che hanno la forma di un racconto compiuto e che, pur essendo frutto della fantasia dell'autore, rappresentano figure potenzialmente universali di chi vive nell'attesa di qualcuno o qualcosa che non arriverà mai (il primo) e di chi da un ossessivo e curioso collezionismo arriva a risultati impensati, simbolo di un arrivismo e di una conseguente fama fondata sul niente molto comune al giorno d'oggi.
Si compone, così, una sorta di affresco di società contadina in cui fantasia ed estro trovano ispirazione anche in fatti e situazioni realmente avvenuti fino a creare un piccolo microcosmo che Familiari indaga con un interesse antropologico non asettico ma descritto, al contrario, con una sottile ironia che pervade le pagine e ti coglie all’improvviso attraverso una battuta inattesa, un riferimento sardonico all’attualità, una frase elegantemente “deformata” tale da esprimere il benevolo disincanto dell’autore di fronte ai vizi e ai difetti dei suoi personaggi.
Il tutto si fonde in una scrittura energica e colta che non scade mai nel folkloristico per la particolare attenzione posta al linguaggio che è scorrevole e piano (anche se non sempre “politically correct”) ma tale, comunque, da fare del libro uno dei più riusciti nel quadro della narrativa contemporanea.

La Fuitina Sbagliata, primo film de I Soldi Spicci, il 9 giugno su Rai 2

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Dopo aver conquistato il grande schermo, il 9 giugno alle 21 e 20 approda in prima serata su Rai 2 “La Fuitina Sbagliata”, prima opera cinematografica dell’irresistibile duo comico I Soldi Spicci.
La pellicola, prodotta da Cattleya e Buona Luna con Rai Cinema, vede protagonista di una esilarante commedia la coppia palermitana composta da Annandrea Vitrano e Claudio Casisa, diretti dal regista Mimmo Esposito. Al centro delle vicende due fidanzati storici, studenti fuori sede, che si lasciano e tornano in Sicilia per comunicare ai rispettivi genitori la fine del loro rapporto. Ma quando Anna e Claudio arrivano a casa trovano un’inaspettata sorpresa. Le due famiglie, i Vitrano e i Casisa, oltre ad essere unite da una sempre più solida amicizia, hanno addirittura intrapreso un’attività professionale insieme. Gli uni produttori di ricotta e gli altri di scorze di cannoli, stanno lanciando sul mercato il “cannolo degli innamorati”. A fare da testimonial al nuovo prodotto saranno proprio i figli Anna e Claudio. I due ragazzi, travolti dalle novità e dall’entusiasmo delle famiglie, non trovano il coraggio di dire che si sono lasciati e, anzi, presi dal panico, racconteranno ulteriori bugie, annunciando il matrimonio e l’arrivo di un bebè, finendo con il complicare ancora di più le cose. Tra gag, equivoci e situazioni paradossali, i due giovani saranno costretti a compiere “La Fuitina Sbagliata”. Il film, scritto dagli stessi Annandrea Vitrano e Claudio Casisa con Marco Alessi e Salvo Rinaudo, vanta la presenza di un cast di grandi attori: Barbara Tabita, David Coco, Paride Benassai, Stefania Blandeburgo, Luca Lombardi, Toti & Totino, Francesco Guzzo, Vito Zappalà, Maurizio Marchetti, i fratelli Sansoni, Tony Matranga, Emanuele Minafò e l’amichevole partecipazione di Ernesto Maria Ponte.
“Siamo veramente felici che finalmente tutta Italia possa vedere il nostro primo film – commentano ancora emozionati Annandrea Vitrano e Claudio Casisa – E’ stato un viaggio incredibile, dalla scrittura al cinema, e ci stupiamo di come ancora oggi questo viaggio continui”. 
La pellicola, che ha sbancato i botteghini nel 2018, è stata anche selezionata dal Toronto International Film Festival, tra i più prestigiosi festival cinematografici del mondo. 

Ice L'Escapade Bruxelles, Antonio Pascale a Fattitaliani: il gelato va trattato e rispettato come un gran Signora capricciosa. L'intervista

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A Bruxelles la maggior parte delle attività di ristorazione riaprirà i battenti domani: dopo i mesi di confinamento, commercianti e ristoratori sperano di riprendere in modo sostenuto e di rimediare e reagire alla grande crisi dovuta alla forzuta e necessaria chiusura. Fattitaliani ha parlato con Antonio Pascale, che ha inaugurato la sua gelateria Ice L'Escapade (in Boulevard Maurice Lemmonier 160 Bruxelles - aperta tutti giorni dalle 10 alle 22, tel. 025211007 - +39 338 4503741) quasi un anno fa e ha riaperto già da qualche settimana. 

Come ha vissuto il confinamento a Bruxelles? 
Sul confinamento non ho molto da dire, semplicemente ho rispettato le norme che sono state attuate dal governo belga. La situazione sanitaria dovuta all'emergenza coronavirus imponeva il confinamento sia per salvaguardare la propria salute che quella della collettività. Naturalmente sono stati due mesi, in cui sono rimasto chiuso in casa e limitando le uscite giusto per reperire i beni di necessità: un periodo molto noioso. Ho cercato di utilizzare il tempo a disposizione con lo studio merceologico dei prodotti ad uso gelateria e scrivendo su un forum di gelateria. Nel mio lavoro non si finisce mai di imparare e personalmente mi reputo il "Re Degli Ignoranti" nella materia gelato.
Che cosa ha significato per la sua attività?
Questi più di due mesi di lockdown, per il settore gelato, sono stati necessari ma molto negativi. Sono stati i mesi più importanti perché sono i mesi di partenza della stagione gelato. Chiaramente sono saltati tutti i progetti di promozione e comunicazione per promuovere il mio prodotto. Avendo poi aperto l'attività a fine luglio-inizi agisto dello scorso anno questo per noi doveva essere l'anno del lancio del locale e del prodotto gelato.
Inoltre voglio aggiungere che il caso ho voluto che ci fossero anche delle bellissime giornate di sole che sicuramente ci avrebbero agevolato nei nostri progetti.
Ci presenta in modo sintetico la sua gelateria? cosa vi trovano i clienti?
Il locale è un bar gelateria piccolo bistrot. Il cliente - che a me piace definire piu come amico - trova un ambiente accogliente, cordiale che lo fa subito sentire a suo agio. I nostri prodotti spaziano dal vero gelato artigianale agli Smoothies come anche crêpes e waffle sia dolci che salate, caffè, tè, cappuccino cioccolata calda, o un primo piatto, un secondo o un dessert. Il menu è molto ricco e per tutti i gusti. Le materie prime utilizzate sono tutte di qualità e le preparazioni sono artigianali. In due parole nessun cibo precotto o semilavorati.
Che cosa Le è mancato di più durante questi mesi di chiusura?
Il laboratorio di gelateria. È quello il mio mondo ed è li che esprimo le mie professionalità, creatività e fantasia nel ricercare nuovi gusti e nuovi abbinamenti. La gelateria è passione, precisione, creatività, amore e fantasia mi piace considerare questo lavoro parafrasando il titolo di un vecchio, fantastico e mitico film con Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida Pane Amore e Fantasia. Per me la gelateria è Gelato Amore e Fantasia. Non puoi fare questo lavoro se non ami questo prodotto e non hai la fantasia e creatività per migliorarti ogni giorno e creare nuovi gusti e abbinamenti.
Quali sono stati i commenti più comuni dei suoi clienti alla riapertura?
Vedi, per noi più di parlare di riapertura è stata una apertura. Questo doveva essere l'anno del lancio del prodotto gelato e del locale.
C'è un gelato che più degli altri rappresenta la sua attività, il suo stile?
Io faccio gelato ma alla fine mangio sempre i soliti gusti: limone, yogurt e pochi altri. Secondo me, però, sono due i gusti più rappresentativi: Vaniglia e Cioccolato e di questi due gusti sicuramente il più importante e quello che più mi rappresenta è il cioccolato. Il gelato al cioccolato nella sua miscela deve avere il cioccolato. Quando si parla di gelato al cioccolato sembra quasi banale. Ma il cioccolato non è un alimento, è una filosofia, è un modo di pensare, è mitologia è... Basta solo soffermarsi sul nome scientifico del cacao che è Theobroma Cacao, Cibo degli Dei. Ricerco quel cioccolato più idoneo che può dare quegli aromi e sentori particolari al mio gelato. Abbinarlo con ingredienti che ne esaltino le sue caratteristiche. In altre parole il gelato al cioccolato è il Re della vetrina gelato. Io in vetrina ho due gelati al cioccolato: il primo lavorato in purezza con un cioccolato fondente al 70% di massa di cacao un Callebaut Sao Thome' Monorigine e un secondo che ho chiamato Sole di Sicilia che è una torta gelato al cioccolato in vaschetta costruita a strati partendo con del cioccolato bianco ricoperto da granella di pistacchio Sicilia e salsa all'arancia, dove sopra è stata messo uno strato di gelato al cioccolato fondente con granella di pistacchio Sicilia e a copertura finale uno strato di gelato al cioccolato bianco ricoperto da salsa all'arancia e granella di pistacchio sicilia. Praticamente in vaschetta abbiamo tre strati due di gelato al cioccolato bianco interposto centralmente uno strato di gelato al cioccolato fondente con salsa all'arancia e granella di pistacchio. Anche la salsa all'arancia e una mia creatura fatta in laboratorio.
Quali elementi sono rimasti costanti durante questi anni di lavoro?
La ricerca degli ingredienti che possano darmi quel qualcosa di più. Nel gelato io posso metterci tutta la tecnologia, l'esperienza e le mie capacità, ma se l'ingrediente è povero, mediocre e di scarso valore non avrò mai un gelato di qualità. Questo nella stragrande maggioranza dei casi non vuol dire che un ingrediente particolarmente costoso sia particolarmente valido e non vuol dire che abbondando di quell'ingrediente ottenga un miglio gelato, questo vuol dire una ricerca continua di una materia prima che dia quel qualcosa in più nel prodotto gelato. Non dimentichiamo che è fondamentale che tutti questi ingredienti vanno bilanciati bene perché un gelato sia di qualità. Ingredientistica, bilanciamento e gestione del prodotto sono alla base del successo in gelateria. Il gelato è una Gran Signora Capricciosa e bisogna trattarlo e rispettarlo come tale. Giovanni Zambito.

ALAN TURING, L’ENIGMA DI UN GENIO

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Le sue idee hanno gettato le basi dell’informatica moderna e contribuito a vincere la seconda guerra mondiale, ma subì gli anacronistici pregiudizi del suo tempo. Un ricordo dello scienziato a 66 anni dalla morte.

Il 7 giugno 1954 moriva a Manchester Alan Turing (Londra 1912), uno dei più importanti scienziati del secolo scorso, forse il più grande se pensiamo alle implicazioni sociali, economiche e politiche delle sue scoperte. Ma solo in occasione del centenario dalla nascita è arrivato dal governo inglese un riconoscimento – sia pure tardivo – alla grandezza di un genio eccentrico che ha posto le basi per lo sviluppo dell’informatica a partire dall’immediato dopoguerra e che durante la Seconda Guerra mondiale riuscì nell’impresa di violare il codice Enigma, il sistema di crittografia che permetteva ai militari nazisti lo scambio di informazioni e ordini, contribuendo così a cambiare in maniera decisiva le sorti della II guerra mondiale. Lo fece come membro della sezione comunicazioni del Foreign Office con sede a Bletchley Park nel Buchingamshire dove erano riunite schiere di esperti di enigmistica, scacchi e dama, matematici, fisici e stravaganti di ogni genere, tutti tesi al medesimo scopo: attaccare il codice delle forze armate naziste. Fu un successo di enorme portata, ritenuto fondamentale per l’entrata in guerra degli americani al fianco degli inglesi.

Ma Turing è stato anche un uomo molto tormentato, solitario e fragile: secondo la biografia ufficiale morì suicida a soli 41 anni dopo essere stato osteggiato a lungo come un pericoloso criminale dalle autorità inglesi per via della sua omosessualità, fino ad essere sottoposto alla crudeltà della castrazione chimica.

È facile pertanto spiegare i motivi per cui in tanti siano rimasti affascinati dalla sua figura. Turing è stato celebrato di recente con tutti gli onori in convegni internazionali a lui dedicati, francobolli, mostre, opere teatrali e persino opere cinematografiche: la sua vicenda umana e scientifica ha ispirato nel 2014 il film di Morten Tyldum “The Imitation Game”, con Benedict Cumberbatch e Keira Knightley. Nel corso di una visita a Londra, l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha collocato Turing in un pantheon planetario di innovazione e scoperta, affermando: “Da Newton e Darwin a Edison e Einstein, da Alan Turing a Steve Jobs, abbiamo guidato il mondo nel nostro impegno per la scienza e la ricerca avanzata”.

Il contributo scientifico che rivelò il genio di Turing si trova in una sua pubblicazione del 1936 che scrisse nel periodo in cui risiedeva al King’s College di Cambridge: On computable number. Si può ben affermare che senza le intuizioni contenute in quel testo forse oggi non avremmo a disposizione quegli strumenti tecnologici che sono entrati prepotentemente nella nostra vita di tutti giorni. In altri termini arrivò a a concepire quello che può essere definito il primo modello di calcolatore universale (o Macchina di Turing, come venne chiamata più avanti da un professore di Logica dell’Università di Princeton, Alonzo Church), che è ancora oggi il prototipo di riferimento di ciò che possa essere calcolato (e non) da qualsiasi tipo computer: una macchina capace di eseguire algoritmi e provvista di un nastro, suddiviso in celle, in cui è possibile scrivere dei simboli appartenenti a un alfabeto predefinito.

Grazie a Turing si materializza così, almeno in parte, il grande sogno che aveva accarezzato Leibniz duecentocinquanta anni prima: l’invenzione di un calcolo simbolico con cui risolvere in maniera automatica ogni genere di problemi. “Si può dimostrare – scriverà Turing nel 1947 – che è realizzabile una speciale macchina di questo tipo capace di fare da sola il lavoro di tutte; potremmo addirittura farla funzionare da modello di qualsiasi altra. Questa macchina speciale può essere chiamata «universale».” In quegli anni infatti Turing aveva compreso perfettamente quanto fosse determinante il connubio tra teoria del calcolo e tecnologia elettronica. Queste sue idee furono già anticipate dal progetto del calcolatore EDVAC americano del 1945, basato sull’architettura logica ideata dal grande matematico di origine ungherese John von Neumann.

In quegli anni Turing scrisse il primo progetto di un computer con programma memorizzabile, che fu poi realizzato e denominato ACE (Automatic Computing Engine). Grazie a questi successi nel 1948 il grande scienziato venne nominato direttore del Computing Laboratory dell’Università di Manchester: un incarico di grande prestigio in quanto l’obiettivo di questo laboratorio era quello di progettare il computer con la più potente memoria del mondo, il MADAM (Manchester Automatic Digital Machine).

Nel 1950 Turing pubblicò sulla rivista Mind il saggio “Computing Machinery and Intelligence”, ritenuto una pietra miliare nel campo degli studi sull’intelligenza artificiale. Propose un esperimento, oggi noto come test di Turing, con l’obiettivo di definire i criteri per stabilire se una macchina possa essere in grado di pensare. In questo suo lavoro Turing arrivò a predire che entro la fine del secolo si sarebbe arrivati a creare dei programmi di calcolatore capaci di sostenere una conversazione con una disinvoltura tale che nessuno sarebbe stato in grado di stabilire se quello con cui stava conversando fosse una macchina o un essere umano. Il test è stato successivamente più volte rielaborato ma ancora oggi non c’è alcuna macchina che abbia dimostrato di poterlo superare.

Anche un profano sarebbe in grado di capire l’altissimo valore scientifico delle scoperte di Turing, che avrebbe senz’altro meritato di essere celebrato dal governo inglese con tutti gli onori, come un eroe nazionale. Ma non fu così e fino a pochi anni fa la sua fama di grande scienziato era nota quasi esclusivamente in ambito accademico. Il motivo è legato a quanto accadde nel 1952, quando Alan chiamò la polizia per denunciare un furto avvenuto nella propria casa, probabilmente ad opera di un giovane che aveva ospitato, confessando così candidamente di aver avuto con lui una relazione omosessuale. Gli agenti arrivarono in casa e finirono per arrestare lo stesso Turing sulla base della cosiddetta “blackmailer’s charter” che perseguiva tutti gli “atti di palese indecenza” tra uomini, in pubblico come in privato. Alan non aveva fatto i conti con le contraddizioni della pur civilissima Inghilterra e forse non si capacitava che si potesse arrivare a privare un individuo (e nel suo caso specifico di una persona che aveva dato tantissimo alla nazione) della propria libertà solo sulla base dei personalissimi orientamenti sessuali. “Se la società nella quale viveva criminalizzava l’omosessualità, era la società a sbagliare – David Leavitt in un'altra biografia dello scienziato – e non certo gli uomini e le donne che della società erano vittime”. Per evitare il carcere Turing accettò di sottoporsi a una pena alternativa che consisteva di iniezioni a base di estrogeni con conseguenze devastanti per il suo corpo: una tortura di stato in piena regola. Due anni dopo, l’8 giugno 1954 fu ritrovato senza vita nella sua stanza, avvelenato da una mela intrisa di cianuro.

Ma davvero si è trattato di suicidio? Il dubbio è stato avanzato di recente dal matematico inglese Andrew Hodges nella nuova edizione di una monumentale biografia pubblicata tre anni fa (Alan Turing, storia di un enigma, Boringhieri). L’autore del libro non esclude che Turing, custode di segreti di vitale importanza dai tempi in cui collaborava con l’intelligence britannica, avrebbe potuto rappresentare una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale per via delle sue frequentazioni omosessuali e per i suoi frequenti viaggi all’estero, quindi potenzialmente vulnerabile ai ricatti e a possibili tentativi di seduzione da parte di agenti stranieri.

Per decenni sulla figura del grande scienziato cadde l’oblio assordante e imbarazzato delle massime autorità politiche del Regno Unito, che non hanno mosso alcun passo verso la depenalizzazione dell’omosessualità fino al 1967. La svolta decisiva vi è stata nel 2009, quando il premier laburista inglese Gordon Brown rilasciò una dichiarazione ufficiale di scuse (ma solo dopo un’accesa e ostinata campagna di sensibilizzazione sul web) per il trattamento omofobico a cui venne sottoposto Alan Turing: “Per quelli fra noi che sono nati dopo il 1945, in un’Europa unita, democratica e in pace, è difficile immaginare che il nostro continente fu un tempo teatro del momento più buio dell’umanità. È difficile credere che in tempi ancora alla portata della memoria di chi è ancora vivo oggi, la gente potesse essere così consumata dall’odio – dall’antisemitismo, dall’omofobia, dalla xenofobia e da altri pregiudizi assassini – da far sì che le camere a gas e i crematori diventassero parte del paesaggio europeo tanto quanto le gallerie d’arte e le università e le sale da concerto che avevano contraddistinto la civiltà europea per secoli. […] Così, per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio.”

Una riabilitazione in piena regola, anche se certo non sufficiente per ridare a pieno titolo l’onore perduto a un uomo che ha dato un contributo eccezionale alla causa per la libertà e per il progresso scientifico. Ci fu quindi un appello pubblicato dal Daily Telegraph (Pardon for Alan Turing) in cui alcuni dei più autorevoli scienziati inglesi come il cosmologo Stephen Hawking e il premio Nobel per la Medicina Paul Nurse sollecitarono il premier David Cameron a concedere la grazia postuma per Turing. Grazia che arrivò nel 2013 – a 59 anni dalla morte – con la firma della Regina Elisabetta II. Meglio tardi che mai: “Era un tesoro nazionale, e lo abbiamo perseguitato fino alla morte”, ha detto John Graham-Cumming, un informatico che ha promosso una campagna per la grazia al grande matematico inglese.

Sebastiano Catte 7 giugno 2020

Nella foto: la statua di Alan Turing a Bletchley Park (Corbis Images)

Racconti in quarantena: SPASIMANTE

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di Mario Narducci - L’AQUILA - “Me recunusci?” disse una voce stanca mentre due braccia si protendevano davanti e l’uomo in pigiama mi veniva incontro. Il volto segnato dall’età e la barba incolta di più settimane alimentavano la mia perplessità.
“Mi riconosci?” insistette l’uomo, togliendosi il berretto di lana e tenendolo, il capo chino, tra le due mani accostate al petto come accadeva un tempo con i mezzadri alla visita del padrone. E lo riconobbi, allora, e di colpo mi ritrovai nel vicolo della mia infanzia, in pieno centro storico, dove Spasimante abitava, solo ma parte viva di un vicinato fatto di tanti disperati come lui, stipati in bassi umidi e bui, al piano interrato di palazzi signorili.

Il colloquio che ne seguì mi raggrumò le viscere. Decenni e decenni di lavoro rimediato non gli avevano migliorato di un’acca la vita e lo straccio di pensione di vecchiaia che gli arrivava ogni mese, non gli bastava nemmeno per riscaldare, d’inverno, il basso in cui ancora abitava. Io mi trovavo lì, in un anfratto del corridoio del vecchio ospedale cittadino, in visita a mio suocero ricoverato in geriatria.

“Stai bene?” gli chiesi alludendo a una malattia che non conoscevo. “Benissimo”, mi rispose, sussurrandomi accortamente che lui si trovava là per svernare. “Tutti gli anni- continuò, felice di parlare con un ragazzo del vicolo della sua giovinezza -, quando il freddo si fa più straziante, vengo qui e mi faccio ricoverare. Capisci dottore, sono solo e la casa è fredda, e qui anche da mangiare è buono, tre pasti caldi al giorno, curato e servito come meglio non potrei desiderare, e mi conoscono tutti ormai e tutti mi vogliono bene, perché io non ho mai fatto del male a nessuno e ho sempre rispettato e voluto bene a tutti come fossero i fratelli che non ho mai avuto”.

Era il tempo in cui anche gli ospedali, che non dovevano rispondere ancora alla logica delle aziende, avevano un cuore pur se non giravano più per le corsie le monache cappellone della carità, guardiane inflessibili del buon andamento dei reparti e viscere materne di fronte al dolore diffuso che quotidianamente dovevano alleviare. Quando anche nell’inverno successivo, ancora una volta mio suocero dovette subire un ricovero, invano cercai Spasimante, svernato per sempre, seppi in seguito, là dove non esistono più inverni gelidi e soprattutto agli ultimi viene assicurato di diritto il pasto caldo della visione beatifica di Dio.

Spasimante abitava in un basso, ma la sua giornata la trascorreva a Piazza Duomo dove lavorava. La sua giornata incominciava all’alba, perché aveva un’occupazione rimediata che non poteva aspettare. Non avendo acqua corrente, portava un catino in mezzo alla strada, vi versava una brocca d’acqua tirata dalla conca d’angolo, si insaponava le mani e se le portava, ripetutamente sbruffando, al viso, con godimento se era la buona stagione, tra nuvole di vapore da fiato caldo se l’inverno insisteva.

Gettata l’acqua sporca nel tombino, metteva i soliti abiti sdruciti e sopra d’essi uno spolverino grigio da lavoro, calzava una coppola di sghembo e, freneticamente ancheggiando in passi brevi, si portava in Piazza, dove i postali scaldavano già il motore. Spasimante faceva il facchino, un mestiere povero ma sicuro, a quei tempi, quando i bagagli non entravano in corriera ma finivano tutti sul tetto della vettura, trattenuti da lunghe barre perimetrali alle quali venivano assicurati con un intreccio sapiente di corde. La stazione delle poche corriere stava allora, striminzita e caotica, dal lato delle Anime Sante, la Chiesa sorta a memoria dell’apocalittico terremoto del 1703, a fianco del palazzo merlato, dal cui terrazzo veniva chiamata la tombola durante le ricorrenze patronali.

E mentre tra la gente girava il venditore di caramelle, con la sua cassettina di raccolta e di esposizione, Spasimante saliva spedito la scaletta fissata sul retro del postale, scendeva ad uno ad uno i bagagli dalle corriere in arrivo, saliva quelli delle corriere in partenza. Per ogni bagaglio una mancia povera, tante mance, alla fine, che facevano una piccola giornata. Bastevole a lui che si contentava di poco: un cappuccino con pasta, a colazione, nel vicino bar, ricco degli umori dei venditori del mercato, un panino farcito di mortadella per pranzo, una minestra ristoratrice alla sera, preparata sul fornellino a gas, prima di prendere su un giaciglio di foglie di “marrocchie” il sonno tosto che lo avrebbe portato al giorno successivo.

Mai nessuno ha sentito Spasimante alzare la voce, né urlare contro qualcuno. La sua era una gentilezza innata, accentuata da un portamento lieve e dalla parola chioccia, accompagnati da un sorriso accondiscendente e da un lieve ammiccare d’intesa che s’arrestavano lì, senza mai varcare il limite del buon garbo e che gli avevano guadagnato un nome da sospiri lunghi.

Mi sono chiesto più volte quale sarebbe stato il suo mestiere rimediato, oggi che i postali con il tettuccio portabagagli non esistono più, soppiantati dai lussuosi autobus di gran marca, perfino a due piani, che se vanno a Roma lo fanno in autostrada, senza subire il martirio della vecchia Salaria, che nelle curve difficili costringeva gli autisti a manovre da vertigini sugli strapiombi. Ma ogni tempo ha il suo volto e i suoi personaggi che lo marchiano per sempre. Il tempo di Spasimante era quello dei bassi e dei postali che andavano a nafta tra scarichi di nuvole nere, e che avevano bisogno di un uomo gentile e forte come lui per tirare su bagagli, spesso colmi più di sogni che di vita degna.

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La foto è di Franco Nerilli: Postali in Piazza del Duomo



GALLERIE DEGLI UFFIZI, QUASI 8500 VISITATORI PER IL PRIMO WEEEKEND DI RIAPERTURA

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Il picco di presenze la domenica alla Galleria delle Statue e delle Pitture con 2.106 presenze. Il direttore Schmidt: "numeri positivi, testimoniano la necessità di rivolgersi all’arte e alla nostra cultura in questa fase di ripresa"

Oltre 8000 visitatori nel primo weekend di riapertura delle Gallerie degli Uffizi.
Sono stati quasi tutti italiani, per l'esattezza 8376: in 4.663 hanno scelto la Galleria delle Statue e delle Pitture, 3.254 hanno deciso di andare a passeggiare nel Giardino di Boboli, 459 sono entrati in Palazzo Pitti, alla scoperta dei tanti tesori dell'ex Reggia medicea. Il picco più alto di presenze è stato registrato agli Uffizi ieri, domenica, con 2.106 visitatori durante tutto l'arco della giornata. 
"Sono numeri positivi - commenta il direttore Eike Schmidt - che testimoniano come in questo delicato momento di ripresa siano molti coloro che sentono la necessità di rivolgersi all’arte e alla nostra cultura".

Libri, Massimo Borghesi “La terza età del mondo. L’utopia della seconda modernità”

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di Nicola F. Pomponio - Il senso dell’ultima opera di Massimo Borghesi, professore di Filosofia morale presso l’Università di Perugia, è tutto contenuto nei due ordinali del titolo e del sottotitolo.
L’idea della “terza età del mondo” come compimento della storia e inizio di un regno dello Spirito, dopo quello del Padre (ebraismo) e del Figlio (cattolicità medievale), in cui tutte le forme concrete della religione cristiana si annullano in una fratellanza universale e nell’effusione del Paraclito, venne proposta per la prima volta dall’abate Gioacchino da Fiore nel XIII secolo. Questo sogno gnostico-millenaristico e il suo sviluppo nella riflessione occidentale è stato analizzato con acume e profondità a tutt’oggi insuperata dal gesuita francese Henri De Lubac.

A partire da De Lubac, Borghesiapprofondisce la tesi della secolarizzazione come svolgimento dell’ideale florense e quindi della modernità come sviluppo autonomo da un Cristianesimo ereticale di cui mantiene, trasformandola, la promessa di realizzazione del regno di Dio sulla terra. Il testo si sofferma così non solo sulle posizioni di De Lubac ma anche su quelle, affini, di Karl Loewith e su quelle contrarie di Blumenberg. Per Borghesi, al termine di una attenta e ponderata disamina delle posizioni di questi autori (ma anche di Taubes, Voegelin, von Balthasar, Del Noce e altri) si potrà parlare di secolarizzazione, in quanto “modello di salvezza affine a quello cristiano proprio per potersi opporre ad esso … come metamorfosi della gnosi e non già come traduzione secolare di contenuti cristiani”.

L’autore istituisce così un rapporto complesso e delicato tra Cristianesimo e modernità; il pensiero moderno nel suo movimento di immanentizzazione di idee, concetti, attese, speranze cristiane incontra e sviluppa temi gioachimiti ponendoli definitivamente al di fuori del contesto cristiano. Il libro analizza meticolosamente i luoghi in cui anche piccole variazioni di significato dei termini portano a sviluppi impensati e importanti. Da questo punto di vista grande spazio è dato a un pensatore che non è molto considerato, a torto, fondamentale nello sviluppo del pensiero occidentale: Gotthold Ephraim Lessing.

Contrariamente alla ricostruzione di De Lubac, che nomina e analizza Lessing ma senza dargli un rilievo notevole, Borghesi individua in lui e nella sua ripresa del Vangelo Eterno, ne “L’educazione del genere umano”, un punto di svolta fondamentale nella storia della modernità. Quando Lessing, citando i “visionari del XIII e XIV secolo” sostiene che “non erano animati da cattive intenzioni quando insegnavano che il Nuovo Testamento doveva diventare altrettanto antiquato come lo è diventato l’Antico” (paragr. 88), sta introducendo all’interno di una temperie culturale al tramonto dell’illuminismo una visione storica ed escatologica che, fatta propria dal nascente Romanticismo, segnerà una frattura fondamentale nello svolgersi della modernità stessa.

Qui arriviamo all’ordinale del sottotitolo. Borghesi parla di “seconda modernità”. Per l’autore la grande frattura della storia europea è rappresentata dalla Riforma Protestante, dalla rottura della Respublica christianorum e dalle conseguenti guerre di religione che insanguinarono il continente almeno fino alla pace di Westfalia (1648). Questa prima modernità, si noti che la periodizzazione di Borghesi è del tutto analoga a quella utilizzata dallo storico Greengrass ne “La Cristianità in frantumi”, nasce da questioni interne al Cristianesimoe non riesce a trovare soluzioni soddisfacenti nel Cristianesimo stesso, per cui a partire dalla seconda metà del ‘600 e per tutto il ‘700 la riflessione lentamente cambia portando dalla preminenza della discussione teologica a quella della critica, sempre più corrosiva e scettica, del deismo e dell’illuminismonei confronti della religione.

Lessing si situa quindi saldamente all’interno della seconda modernità (post Westfalia), ma al tornante tra illuminismo e romanticismo. La sua visione storica tripartita verrà sistematizzata e condotta alla più ammirevole coesione interna dal panlogismo hegeliano. Borghesidedica molte pagine, con un interessante excursus sull’arte moderna, al pensiero di Hegel, visto come il punto più alto raggiunto dalla interpretazione trinitaria della storia a partire da una cristologia che ha come approdo la trasformazione dello Spirito (Santo) in Spirito (del mondo). Sono pagine di grande interesse dove l’autore, con una sensibilità quasi sismografica, registra ogni più piccolo slittamento nel significato e nell’uso dei termini dalla giovinezza fino alla grandiosa e, per molti versi, inquietante sistematizzazione finale berlinese.

La fondamentale categoria hegeliana dell’Aufhebung (superamento) diventa in queste pagine lo strumento principe con cui Borghesi analizza la riflessione del filosofo sulla figura del Cristo, sul rapporto fede e filosofia e sul problema del male ma ritorna qui la questione accennata fin dalle prime pagine: “la <teodicea> hegeliana apre…le <porte degli Inferi>, legittimando nella cultura tedesca dell’Ottocento, la positività del negativo” (p. 32). Questa analisi così ricca di sfumature è la stessa che l’autore utilizza nei confronti della sinistra hegeliana (di cui è ricostruita la parabola con un’attenzione rara nella letteratura italiana) e di Marx di cui emergono le dipendenze e le contrapposizioni (proprio perché ne dipende) nei confronti non tanto di Feuerbach, questione ampiamente acquisita e dibattuta negli studi relativi, quanto di Stirner. Sul rapporto Marx-Stirner e Marx-Nietzsche il testo ci porta al termine dell’Ottocento e lascia intravvedere quelle tragedie novecentesche che in nome di un Terzo Regno (Drittes Reich) e di un Paradiso sulla terra hanno realizzato le catastrofi più terribili della storia dell’umanità. Di notevole interesse è anche l’analisi dedicata all’ideologia italiana da Mazzini a Mussolini posta in appendice al testo.

E’ evidente, da quanto fin qui scritto, che Borghesi si muove in un ambito tutto interno all’Europa germanica. Ed è questa una scelta senz’altro giustificata da un punto di vista sia storico, sia teoretico: non a caso parla di “via tedesca alla modernità”. Eppure nella sua periodizzazione storica, che come s’è visto è fondamentale nella ricostruzione dell’evoluzione culturale occidentale, vi è un “sovrappiù” di significato che non deve sfuggire. Parlare di due modernità non è qualcosa di legittimo solo per l’Europa continentale. Se si allarga lo sguardo alle isole Britanniche non può sfuggire quel movimento di evoluzione interno al protestantesimo di stampo calvinista che, seguendo Weber e Troeltsch, dopo la Rivoluzione inglese porta a un “neo-protestantesimo” e infine alla razionalità moderna. Un “neo-protestantesimo” che spesso giunge ad esiti che ben poco hanno a che vedere col pensiero di Calvino (come notò lo stesso Weber) ma che da Calvino prende impulso; un po’ come la riflessione hegeliana che da Lutero e attraverso Lutero si forgia per giungere a esiti che hanno ormai pochi punti di contatto con Lutero stesso.

In ambito anglosassone il sogno gioachimita non sembra svolgere un ruolo così importante come sul continente e, giustamente, nessuno degli autori citati da Borghesi se ne occupa. Vogliamo però evidenziare come nell’ambito di una Riforma non più legata al monaco di Wittenberg si prenda una strada diversa che porta ad una diversa modernità, quella anglo-americana. Preme quindi solo sottolineare come quella linea che De Lubac, attraverso infinite mediazioni, riflessioni, tradimenti e approfondimenti pone da Gioacchino da Fiore a Hitler (uno degli ultimi paragrafi della sua monumentale opera s’intitola non casualmente “Da Marx a Hitler”) è una possibilità di realizzazione del mondo moderno. Forse la più inquietante, ma senz’altro non l’unica. Il libro di Massimo Borghesi contribuisce in modo pregnante a descrivere come un aspetto della modernità si sia realizzato nella cultura dell’Europa occidentale segnandone, talvolta tragicamente, il destino.




Omaggio alla memoria di Sandra Repice, docente italo-argentina

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Sognava di conoscere la Calabria e il mar Jonio, amato dal nonno di Gioiosa Marina. di Domenico Logozzo *

GIOIOSA JONICA - Ci sono umili e illuminate donne, che lasciano grandi segni di cultura, di passione per la scuola, di orgoglio per le radici, azioni per il bene comune e di amore e gioia per la vita, come vediamo in queste foto tratte dalla pagina facebook della cara e sfortunata amica Sandra E. Repice. Segni che il tempo non riesce a cancellare, non potrà cancellare mai, perché sono reali esempi di vita. “Il desiderio più sublime: goderci ciò che ci viene dato nella vita, senza sprecare alcun minuto”. Così scriveva Sandra Repice, giovane e brillante donna di cultura argentina, con solide radici italiane, fortemente legata alla Calabria, pochi giorni prima di lasciarci, tre anni fa.
“Mi sento italiana nel più profondo del cuore. Io sono cittadina italiana, come la maggior parte della famiglia. Mia madre Alba Rocchetta ha origini liguri, mio padre Roque Repice, origini calabresi, il nonno Salvador Repicedi Gioiosa Marina, dove c'è un mare meraviglioso dove sogno di poter fare una bella nuotata”. Un sogno rimasto irrealizzato per un maledetto tumore. Aveva iniziato ad insegnare al liceo ad appena 21 anni, è stata ispettrice di Scuola Media, docente di Didattica e Pratica, nonché direttrice di una scuola con mille alunni e 120 insegnanti.” Una professione che mi piace tantissimo e alla quale ho dedicato e dedico tanto tempo e impegno. Un percorso scolastico che mi ha dato finora belle soddisfazioni ma anche grosse responsabilità”.

In quello che sarebbe stato il suo ultimo mese di vita aveva scritto tanto su facebook. Ma non aveva fatto mai esplicito riferimento alla grave malattia e alle difficili condizioni di salute in cui versava. Donna sensibilissima. “L'amore, questa bella follia irrinunciabile, magica e unica. Io mi sottopongo all'amore, una e mille volte. Lasciati dominare dall'amore, non c'è niente di più potente”. Sempre ottimista. Su facebook il 17 maggio 2017 scriveva: “Decido di seguire la mia strada, così come si presenta, ci saranno sorprese buone e cattive, delusioni, difficoltà, sofferenza, ma dovrò affrontarle con forza e coraggio senza rinunciare alla delicatezza del mio interno, perché alla fine otterrò grandi soddisfazioni. Vivere è la cosa più meravigliosa che ci sia”.

Amava la vita. Meno di un mese dopo avere scritto questo messaggio, Sandra ci lasciava. Il suo cuore a poco più di 50 anni si fermava per sempre. Lucidissima fino all’ultimo. Davvero commovente quello che in effetti è stato il suo ultimo atto d’amore, sempre su facebook, che a posteriori oggi ci appare come il suo messaggio di addio e rileggendolo tre anni dopo non riesco a trattenere le lacrime: “Mi pento solo di tutto ciò che non ho provato, non rinnego il vissuto perché da ogni cosa ho imparato e mi è servito. Ho seguito i desideri del cuore e piena d'amore tutto ciò che mi circonda, l'amore non sbaglia mai”.

Sandra se ne è andata senza poter coronare il sogno di conoscere i luoghi che quando era bambina il nonno, originario di Gioiosa Marina, le descriveva con tanto orgoglio: il meraviglioso mare Jonio in particolare. “Voglio visitare la Calabria, appena posso, con i miei genitori, per conoscere i paesi dove sono nati i miei nonni. Ho visto le foto del mare di Gioiosa. E’ un posto meraviglioso! Un mare che mi emoziona. A volte penso che mio nonno di fronte al mare sognava una famiglia, una vita piena di progetti. E ha ottenuto importanti risultati, perché ha creato una famiglia affettuosa e forte. Questo mare, se Dio vuole, presto lo vedrò. E’ il mio sogno. Sarà realtà. Come nipote di immigrati calabresi sento l’orgoglio e la passione per la terra da dove loro sono partiti”.

Ci teneva tanto a rintracciare i parenti italiani. E aveva lanciato un appello "per invitare chi porta il nostro stesso cognome a scriverci su facebook. Abbiamo anche cercato di metterci in contatto con il radiocronista della Rai Francesco Repice, che ha origini calabresi. Un nipote di mio padre nel 1947 era dirigente del Crotone e si chiamava proprio Francesco Repice. Ho una foto della squadra crotonese che risale a 68 anni fa. L’ho fatta pubblicare sulla pagina facebook GIOIOSA JONICA. La nostra è una famiglia con una importante tradizione sportiva, che si tramanda di generazione in generazione. Adesso c’è un nipotino, Santiago, di 13 anni, che gioca con l’Almirante Brown di Adrogué, nella provincia di Buenos Aires”.

Quanto amore per la famiglia e per i luoghi dei suoi nonni! E perciò quando scendevo in Calabria facevo le fotografie del mare Jonio e le pubblicavo su facebook, cosa che lei gradiva tanto e mi ringraziava con tanto affetto. Ricordo la sua felicità quando le mandai la foto dell’atto di nascita del nonno che risultava nato a Gioiosa Jonica perché allora non c'era stata la divisione dalla Marina, avvenuta poi nel 1948. "Mio nonno, Salvador Repice, di Gioiosa Jonica, dopo avere prestato il servizio militare a Napoli per due anni nella Marina, è venuto in Argentina nel 1923. Prima è stato a Valentín Alsina e poi ad Avellaneda, entrambe nella zona a sud di Buenos Aires. A Gioiosa aveva studiato. Aveva una certa cultura ed era riuscito ad inserirsi subito e bene nel mondo del lavoro. Fondò una società di costruzioni, chiamandola “Salvador Repice”, alla quale successivamente aggiunse i nomi di mio padre, di mio zio e del mio bisnonno Roque, che a Gioiosa aveva lavorato nelle ferrovie. Realizzarono importanti opere, come il cablaggio sotterraneo di Buenos Aires e della Provincia. Dopo 50 anni l’intero impianto è in condizioni eccellenti”. E ce lo disse con grande orgoglio.

“Sento che presto sarò in Italia, se Dio vuole”, mi scriveva il 6 giugno 2015. Esattamente due anni dopo, il 7 giugno 2017 purtroppo ci lasciava. Il sogno non si realizzava per un crudele destino. Ho provato immenso dolore quando ho letto il messaggio del figlio Pablo sulla pagina facebook di Sandra (assieme nella foto). Stentavo a crederci. A tre anni di distanza mi mancano i suoi scritti quotidiani, i suoi commenti, le poesie d'amore per la vita. Mi sembra tutto un sogno. Riservata sino all'ultimo. Non mi ha mai parlato della sua battaglia per la vita. Neppure nell'ultima telefonata del mese di maggio del 2017. Mi consola il fatto che sono riuscito a darle sprazzi di felicità mentre combatteva contro il terribile male, quando ho raccontato in un lungo articolo, che ha fatto il giro del mondo, del suo sogno di voler conoscere la terra da dove sono partiti i suoi nonni.

Mi consola anche il poco di bene che sono riuscito a trasmetterle con i miei scritti e le mie foto, con tutto il cuore, perché lei era il bene, faceva del bene e non voleva dare dispiaceri agli altri. Sono certo che Sandra non mi ha parlato del suo male per non farmi stare male e preoccuparmi per lei. Era troppo buona. E non la dimenticherò mai. Ha un posto speciale nel mio cuore. Sempre, per sempre. Una grande donna. La dolcezza, l'ottimismo, la gioia di vivere il bene.

“Se stai bene con te stesso, qualsiasi posto è casa tua”, scriveva qualche giorno prima di lasciarci. Ma io le ripeto anche oggi: “Sandra, sei ancora tra noi, perché il tuo esempio di vita vive nei cuori di tutti quelli che ti abbiamo apprezzato e ti vogliamo tanto bene”. La madre Alba non sa darsi pace. “E come dimenticarla, e come dimenticare le sue ultime parole? Mi ha ripetuto più volte “mamma non voglio morire”. Tra le lacrime me lo ha raccontato oggi la signora Alba che ho chiamato in Argentinaper rinnovarle le condoglianze e tutta la mia amicizia e il mio grande dolore. Mi ha ringraziato affettuosamente. Su facebook, commovente il messaggio scritto alla figlia: "Ciao Sandri... figlia amata da tutti noi. Sono passati tre anni dal tuo viaggio senza ritorno. Immagino che tu sia circondata da prati e acque verdi che riflettono cieli e arcobaleni. Penso che tu abbia trovato la Pace Eterna meritata dopo tanta sofferenza. Ci manchi tanto! L'amore per te è così tanto che mi riempie delle energie necessarie per provare, accettare e superare la tua assenza e non cadere nella disperazione. Ti amiamo!"

E c'è stato, c'è e ci sarà sempre tanto amore per la cara amica Sandra, che ho avuto la fortuna di conoscere anni fa, attraverso la pagina facebook GIOIOSA IONICA (RC), così ottimamente gestita dal lungimirante amico Luciano Linares, un benemerito gioiosano, che con la quotidiana e puntuale informazione di servizio la sua pagina può essere considerata di “servizio pubblico”.

*già Caporedattore TGR Rai

SCALA H presentano l'album FINESTRE: senza sogni il mestiere di vivere risulta troppo pesante. L'intervista

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Quando si ha il dono del pop, della capacità di scrivere canzoni catchy fin dal primo ascolto, beh, allora escono fuori dal nulla dischi come Finestre. A iniziare dalla saltellante e gioiosa “Se è primavera anche quest’anno”, in bilico tra synth pop anni 80, dream pop e funk, passando per la malinconia pop e onirica di “Tavolo numero 6” o il bellissimo tributo a “Genova”, crocevia e luogo simbolo del cantautorato vecchio stile. E di fatto, oltre alle bellissime melodie e agli arrangiamenti azzeccati, c’è un profondo sentire in tutti i brani che fa srotolare parole e rime mai scontate, che ti lasciano spesso spiazzato perché pensavi “ok, qui adesso arriva la solita parolina pop melensa italiana”. Ecco, il segreto di Finestre sta soprattutto qui. In testi che aprono finestre che pensavi ti facessero vedere panorami scontati. L'intervista al gruppo Scala H.

Parlateci del nuovo album.
Tavolo numero sei parla di un pub che esiste davvero in una piccola città di provincia emiliana: in un tavolino di legno di quel pub è partita una storia molto speciale per la musica e quindi ci ha interessato parlarne. Dallo stesso pub si apre una finestrella sulla strada sottostante: ecco, l'album parla di " finestre " in senso soprattutto metaforico, varchi tra la realtà visibile e non, ponti tesi nel passato e verso l'avvenire di ognuno di noi.
Che impronta avete voluto dargli?
Un certo ermetismo nei testi abbinato ad una ricerca semantica non banale ci pare la cifra stilistica comune ai 13 brani. Si parla di tematiche attuali ma sempre dalla prospettiva interiore dell'autore, il quale dalla sua "finestra" sul mondo esteriore vede scorrere maschere personaggi e modi di essere provando a descriverli: il brano "spiaggia vuota" forse quello riuscito meglio a livello di descrizione nel ponte teso tra interiorità ed esteriorità. Si ispira ad una spiaggia che esiste davvero quella delle boccasette sul delta del Po ed alla fugacità del nostro passaggio sul palcoscenico della natura
Quali sono i vostri cantanti di riferimento?
Tutti i cantautori in genere specie quelli italiani degli anni 70' /80'
Qual è l’esperienza lavorativa che più vi ha segnato fino ad ora?
Paradossalmente quella del servizio militare sotto forma del servizio civile ha aiutato a capire come si sta in una organizzazione in un momento in cui non ci si pensa proprio!
Invece quella mai fatta e che vi piacerebbe fare?
Il navigante di un caicco !  
Progetti futuri? 
Davvero non si può ipotecare nulla prendiamo questa avventura come un hobby parallelo ai nostri lavori ufficiali.. forse per questo risulta meno studiata e più libera e spontanea. Se troviamo un ingaggio molliamo tutto subito certo e si parte per il tour; scherzi a parte crediamo che la nostra dimensione perfetta sia appunto quella di esibirci in un pub di provincia, per poi ritrovarci al nostro "tavolo numero 6", il luogo dei sogni, ciascuno dovrebbe averne uno perché il mestiere di vivere altrimenti risulta troppo pesante.

Scala Hè una band musicale che nasce nel 2018 dall’aggregazione di un gruppo di amici di parma, avendo avuto in passato esperienze musicali in comune, sia in Italia che a Los Angeles. L'esperienza dei membri della band decennale abbina innovazione e ricerca musicale e lessicale.
Significati:
Il nome della band, Scala H , allude a un percorso di elevazione  ( " Scala " ) attraverso la musica verso mondi paralleli ed immaginifici nonché al tempio della musica lirica mondiale.  
“La lettera H richiama , in particolare, sia la città di Verona , nel cui stemma ricorre una scala a pioli che richiama la lettera H : Verona come simbolo non banale di arte e poesia e storia in Italia, che affonda le radici nell'antichità ma prosegue sino ai giorni nostri passando per un florido Medio Evo e Rinascimento.
“H” come la durezza delle matite. In un mondo sempre più tecnologico e social , i membri della band invitano ad uscire dalla " rete" e a tuffarsi in un mondo in cui le matite servono ancora per disegnare su ingialliti taccuini i pensieri del diario quotidiano ovvero i disegni che rappresentano le proprie emozioni e pensieri estemporanei , " senza vergognarsi mai".

ESAMI DI STATO ALL’ESTERO PER L’A.S. 2019/20: DECRETO FIRMATO DAL MINISTRO DI MAIO

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1. Col decreto a firma del Ministro degli Esteri del 6 giugno 2020, sentito il Ministro dell’Istruzione, ed emanato in base a quanto disposto dall'art. 1, comma 8 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”, sono stati previsti adattamenti rispetto a quanto disposto per il territorio metropolitano.

2. In particolare, il decreto in questione, che si trasmette in allegato, introduce adattamenti alle Ordinanze ministeriale n. 197 del 17 aprile 2020 (“Modalità di costituzione e di nomina delle commissioni dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione per l’anno scolastico 2019/2020”), e nn. 9, 10 e 11 del 16 maggio 2020 (concernenti rispettivamente “gli esami di Stato nel primo ciclo di istruzione per l’anno scolastico 2019/2020”, “gli esami di Stato nel secondo ciclo di istruzione per l’anno scolastico 2019/2020 “, “la valutazione finale degli alunni per l’anno scolastico 2019/2020 e prime disposizioni per il recupero degli apprendimenti”). Tali modifiche sono motivate essenzialmente dall’eterogeneità delle situazioni dei Paesi in cui le scuole operano e dall’impossibilità e inopportunità di inviare in missione personale, sia estero su estero che dall’Italia all’estero.

3. Le soluzioni proposte nel decreto riguardano innanzitutto i Presidenti di commissione, che nell’O.M. n. 197, in vigore per il territorio nazionale, è “esterno”. Il decreto prevede che tali Presidenti siano sì “esterni” rispetto alla classe ma non necessariamente rispetto all’istituzione scolastica, per evitare spostamenti del personale scolastico da un Paese all’altro, come avverrebbe di regola. Pertanto, nelle scuole statali all’estero, sarà il dirigente scolastico della stessa scuola a svolgere le funzioni di Presidente (o in assenza un docente del contingente inter-ministeriale); nelle scuole paritarie, in un'ottica di flessibilità, oltre a dirigenti e docenti del contingente inter-ministeriale dello stesso Paese o di un Paese limitrofo, in casi eccezionali, potrà essere designato come presidente della commissione il coordinatore didattico o un altro docente non ministeriale in servizio presso l’istituzione scolastica (ma non nella classe d’esame). Con successivi messaggi saranno disposte, a cura di questo Ufficio V della DGSP, le nomine dei presidenti di commissione.

4. Per quanto concerne i commissari dell’esame conclusivo del II ciclo, è previsto che siano tutti interni, come stabilito anche per il territorio nazionale. Tuttavia, con riguardo ai commissari delle discipline che dovevano essere oggetto della prima e della seconda prova scritta, la cui presenza in commissione in Italia è obbligatoria, per le scuole italiane all’estero è stata inserita una forma di ulteriore flessibilità, prevedendosi la loro presenza come possibile e preferibile ma non obbligatoria, anche in quanto diversi docenti sono attualmente in Italia in base all’art. 186 del D.P.R. 18/1967 e potrebbero non potere rientrare nelle Sedi (alcune delle quali particolarmente disagiate) prima dell’inizio degli esami: in questo caso sarà il consiglio di classe a decidere sulla sostituzione (quindi anche della disciplina).

5. Inoltre, in analogia a quanto può essere stabilito in territorio regionale dai Dirigenti degli Uffici Scolastici regionali, il Capo dell’ufficio consolare, nell’esercizio dei poteri di cui all’art. 56 del decreto legislativo n. 71/2011, potrà disporre lo svolgimento degli esami di Stato in modalità telematica nella circoscrizione consolare di pertinenza, con riguardo alle specifiche situazioni territoriali e alle norme in vigore nel Paese di riferimento. Laddove sia possibile l'esame in presenza, è fatta salva anche la possibilità, da parte dei singoli commissari o da parte degli studenti, di partecipare all’esame in modalità telematica sincrona (in questo caso su decisione del Presidente di commissione).

6. Un ulteriore adattamento è stato previsto per i candidati esterni, la cui ammissione all’esame di Stato è subordinata al superamento in presenza degli esami preliminari di cui all’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo n. 62 del 2017: il decreto allegato prevede che le sessioni si terranno in coda agli esami dei candidati interni e non a partire dal 10 luglio 2020, come invece previsto in Italia, di modo da potere compattare le sessioni di esame.

7. Per quanto riguarda gli esami di idoneità per l’ammissione alle classi intermedie di tutti i gradi scolastici, nonché gli esami integrativi per l’ammissione alla frequenza delle successive classi intermedie della scuola secondaria di secondo grado, è prevista la possibilità, non contemplata in territorio nazionale, che essi siano svolti interamente in modalità telematica sincrona, su disposizione del capo dell’ufficio consolare. È inoltre prevista, anche in questo caso, la partecipazione in modalità telematica sincrona da parte di singoli commissari o da parte degli studenti, se impossibilitati a raggiungere la scuola o a lasciare il proprio domicilio.

8. Infine, per quanto concerne le scuole che seguono il calendario australe, con esami di Stato a novembre/dicembre 2020, il decreto stabilisce che la composizione della commissione sia la stessa che per il boreale, con commissari tutti interni e presidente esterno.

9. Per tutto quanto non espressamente contemplato, il decreto rinvia alle citate Ordinanze del Ministro dell’Istruzione.

10. Si chiede, pertanto, ai Capi degli gli Uffici consolari in indirizzo, con riferimento a quanto indicato al punto 5 della presente comunicazione, di voler cortesemente comunicare - ENTRO E NON OLTRE LE ORE 12 ITALIANE DELL'11 GIUGNO P.V. - se, tenuto conto della diffusione dell’epidemia Covid 19, si intenda disporre lo svolgimento dell’esame di stato interamente in modalità telematica nella circoscrizione di competenza.

Si chiede, inoltre, alle istituzioni scolastiche, statali e paritarie, funzionanti in emisfero boreale, di inviare - ENTRO LO STESSO TERMINE - via PEC all’indirizzo dgsp.05@cert.esteri.it (c.a. prof.ssa Serena Bonito) le informazioni necessarie per lo svolgimento degli esami. in particolare, per il II grado, dovrà essere utilizzato, per ciascun indirizzo di studi, l’ALLEGATO C.

L’ALLEGATO D servirà alle singole sedi per verificare quali siano i dati in possesso di questo Ufficio al fine di poter provvedere al completamento e/o all’aggiornamento degli stessi entro il termine sopra indicato.

Le scuole italiane secondarie di I e II grado dovranno inoltre inviare a questo Ufficio, ENTRO LO STESSO TERMINE :

- i nominativi dei candidati interni ed esterni di I e di II grado (per ogni candidato privatista dovrà essere compilato, in ogni sua parte, l’ALLEGATO A);

- i calendari degli esami di Stato per le scuole secondarie di I grado;

- i calendari degli esami di qualifica;

- i calendari degli esami di Stato per le scuole secondarie di II grado;

- la richiesta diplomi, specificando, come da ALLEGATO D, quanti diplomi risultano giacenti presso le Ambasciate o gli Uffici consolari di riferimento.

Si raccomanda di utilizzare esclusivamente diplomi del II grado che siano provvisti della sigla “EQF - livello 4” e di non restituire a questo Ufficio, al termine degli esami, eventuali diplomi in esubero, ma di conservarli presso la Sede, al fine di utilizzarli successivamente. Qualora invece, non fossero più utilizzabili, si chiede di provvedere alla loro distruzione, redigendo apposito verbale da inviare a questo Ufficio, secondo quanto indicato nel Messaggio MAE0158009 del 14 luglio 2014.

Si specifica, comunque, che per quanto riguarda i diplomi del I e del II grado, si è in attesa di una nuova fornitura da parte dell’Istituto Poligrafico di Stato, in tempi che non è ancora possibile determinare.

11. RIEPILOGO PRINCIPALI ADEMPIMENTI DELLE SCUOLE

ENTRO IL TERMINE DELLE ORE 12 DELL'11 GIUGNO 2020, occorre procedere a:

a) la compilazione e l'invio, per ogni candidato privatista, dell’ALLEGATO A;

b) la presa visione del quadro normativo di riferimento di cui all’ALLEGATO B;

c) la compilazione e l'invio dell’ALLEGATO C relativo all’individuazione dei commissari interni;

d) la compilazione e la verifica dei dati contenuti nell’ALLEGATO D e comunicazione a questo Ufficio di eventuali variazioni e/o integrazioni, provvedendo ad indicare scrupolosamente, come già evidenziato, quanti diplomi risultano giacenti presso l'Ambasciata o Ufficio consolare di riferimento.

12. Le Ambasciate e gli Uffici consolari in indirizzo sono cortesemente pregati di comunicare all’Ufficio scrivente quanto segnalato al punto 10 del presente messaggio e di portare i contenuti dello stesso a conoscenza delle dipendenti Istituzioni scolastiche interessate e di tutti i Dirigenti scolastici in servizio affinché provvedano a quanto riepilogato al precedente punto 11.

Si sottolinea la necessità di rispettare i termini temporali indicati, indispensabili per permettere lo svolgimento dei successivi adempimenti. Si ringrazia per la cortese collaborazione.
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