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Michele Riondino è "Il giovane Montalbano". L'intervista di Fattitaliani

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Montalbano sono! Tornano le indagini del commissario siciliano questa volta alle prese con le prime indagini e il trasferimento a Vigata: con la serie in replica su Raiuno "Il giovane Montalbano" ispirata sempre ai libri di Andrea Camilleri e prodotta da Rai Fiction e Palomar si farà un salto negli anni Novanta per conoscere altre vicende del personaggio Montalbano, giovane commissario, che lavora a Mascalippa, sperduto paese di montagna della più segreta Trinàcria, affiancando come vice il più anziano ed esperto Libero Sanfilippoche. Nei panni del protagonista l'attore Michele Riondino: l'intervista di Fattitaliani.

C'è qualcosa di te che si ritrova nel commissario Montalbano?
Di me non c'è assolutamente niente: interpretare questo personaggio è stata una fortuna che difficilmente capita agli attori italiani abituati come siamo a lavorare nel naturalismo, pescando nel nostro passato. Con Montalbano si è trattato di sfruttare un'occasione per lavorare con una maschera: per mettermi nei suoi panni bastava leggere i libri di Camilleri; è tutto lì!
Ti sei trovato in sintonia con Montalbano?
Col personaggio sì, col progetto non da subito. Il personaggio si presenta pieno di sfumature, interrogativi che danno l'opportunità di sviluppare un'idea di umanizzazione di Montalbano. Per quanto riguarda il progetto in molti mi hanno spinto personalmente a farvi parte, dal regista Tavarelli allo stesso Camilleri.
Che rapporto hai con la fiction "madre"?
Non l'ho mai vista: in genere non seguo la fiction: ho fatto soltanto delle esperienze in "Distretto di Polizia" moltissimi anni fa con un piccolo ruolo.
Ti piacerebbe rimanere "prigioniero" del ruolo come è accaduto a Zingaretti?
No, un conto è che la gente si affeziona al personaggio, un'altra cosa è rimanerne prigioniero, come succede a Luca Zingaretti quando per strada viene chiamato Montalbano. Il segreto sta nel non mostrarsi dietro quella maschera ed è per questo che ho cercato di non mettere nulla di mio nel personaggio.
Come te la sei cavata con le espessioni in siciliano?
È andata bene: ho lavorato molto con i siciliani, soprattutto a teatro; quindi, non ho avuto particolari difficoltà con la lingua avendo le orecchie abbastanza allenate al siciliano.
Hai avuto modo di gustare le delizie della cucina siciliana?
Le ho provate tutte visto che sono stato sei mesi in Sicilia: mi sono nutrito soprattutto di pesce preparato in tutte le maniere.
Andrea Camilleri è stato consulente drammaturgico del tuo spettacolo teatrale "W Niatri": ti ha dato anche qualche consiglio sulla serie?
Camilleri non dava consigli, raccontava il percorso del personaggio e anche alcuni aneddoti suoi personali che hanno condizionato la scrittura di alcune scene. Con lui c'è stato un vero e proprio scambio su Montalbano, con una estrema disponilità da parte sua: lo potevo chiamare tutte le volte che volevo.
Del meraviglioso panorama siciliano quale scorcio ti è rimasto particolarmente impresso?
La prima volta che ho visto Ibla, la parte vecchia di Ragusa; sembra finta: prima la si circumnavigava da sopra la montagna e poi vi si entrava dentro come fosse un presepe. Giovanni Zambito.
© Riproduzione riservata

L'intervista è stata rilasciata durante la prima messa in onda della serie

Al via #italiapiubella dal mondo del Wedding e del Turismo per tutelare i prodotti made in Italy

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Anthony Peth, conduttore televisivo  dopo aver coinvolto numerosi personaggi dello spettacolo, dell'arte e della cultura, prosegue con gli operatori del Wedding.

“Compriamo prodotti italiani, salviamo il made in Italy”

Ripartiamo dal made in Italy per far ripartire le imprese nazionali dopo l’emergenza Covid. Anthony Peth, noto conduttore televisivo e “ambasciatore del gusto” lancia il progetto #italiapiubella a sostegno di tutte le eccellenze italiane che rendono unico il nostro Belpaese. L'obiettivo è tutelare i prodotti italiani e per questo dopo aver coinvolto ben cento personaggi dello spettacolo, dell'arte, della cultura, della musica, del cinema, della danza, del teatro, della moda, del design e del giornalismo, ha coinvolto i professionisti del mondo del wedding e del turismo, per dare un volto e voce a tutte le piccole, medie e grandi imprese italiane, invitando i consumatori ad acquistare prodotti italiani, dalla gastronomia agli abiti di sartoria. “Mai come ora tutti i settori hanno bisogno di ripartire e quindi “ripartiamo da noi”, dichiara Anthony Peth.

Hanno aderito all’iniziativa, con i loro video messaggi  #Italiapiubella:

Wedding planners, Wedding designers, Designers, Flower designers, Florists, Catering,Chef, Pasticceri, Ristoratori, Albergatori, Location, Make up artists, Centri estetici, Fashion designers, Hair Stylist, Animatori, Cantanti, Musicisti, Artisti, Attori, Ballerini, Ballons Artist, Stylist, Atelier, Sartorie, Agenzie moda, Grafici, Tipografi, Allestitori, Aziende di noleggio, Tecnici video, Tecnici audio, Fotografi, Video makers, Gioiellieri, Celebranti, Agenzie di viaggio, Autonoleggio,  Interpreti, Aziende di bomboniere, Aziende di fuochi pirotecnici e Cantine Vinicole.

Mai come ora tutti i settori hanno bisogno di ripartire e quindi “ripartiamo da noi”. Ripartiamo dal Made in Italy.


L'italia più bella è l'italia che ognuno ha dentro di sé,

l'italia più bella è un ricordo che ci portiamo nel cuore

è il sapore della pizza quando eravamo bambini

è lo scorcio di quella strada dove siamo nati

è lo sguardo di nostra nonna quando ci raccontava una storia

l'italia più bella è quella che ancora non conosciamo

che non abbiamo visto

ma che sappiamo è che lì

basterà uscire di nuovo e ci sorprenderà come sempre

l'italia più bella sei tu

l'italia più bella siamo noi”.



#Italiapiubella




Uniti per la pace

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Gli Eslabones en la Cadena De La Paz, avendo dovuto soprassedere allo svolgimento di alcune importanti manifestazioni, programmate in questi mesi di Pandemia, hanno pensato a degli incontri per via telematica, con lo scopo di trovarsi e rinsaldare il loro rapporto.  


Si è scelto questo mezzo per dare voce a tutti i Connettori di Pace e mettere a confronto le varie situazioni ed i progetti messi in essere per tutelare la Pace.

La riunione che ha avuto luogo in aprile si è conclusa con una Dichiarazione alla quale tutti i Rappresentanti dei vari Paesi hanno apportato un contributo, in modo congiunto, con la volontà di fare e dimostrare che combattiamo per annullare la solitudine, le distanze, le barriere di ogni tipo e condividiamo il senso di impotenza di fronte al dolore e alla malattia.

Nella Conferenza del 30 maggio, ci si è soffermati molto per dare ampio spazio alla discussione sulle necessità scaturite, in ogni Stato, a causa del Coronavirus.


PRESIDENTI: Laura e Ruben Contreras;

Coodinatrice E Traduttrice: Aurora Marcillo;

Relatori:


Claudia Frisman;

Jean Claude Lemba;

Prof. Hafez Haidar;

Scrittrice Caterina Guttadauro;

Ernesto Santamaria;


TEMATICA: Unire gli sforzi per creare un mondo migliore.


Lo scopo di questi incontri è infondere fiducia, non cedere allo scoraggiamento e creare le basi per alimentare la solidarietà e la speranza senza escludere nessuno.

Ci si interessa particolarmente ai giovani che sono il nostro futuro.

Nessuno deve sentirsi abbandonato, soprattutto gli anziani che sono la nostra Storia e la Storia di tutte le famiglie.

Vanno protetti, non meritano di morire in povertà e solitudine.

Bisogna dare fondi alla Ricerca Scientifica per non trovarsi impreparati e inadeguati in casi di emergenza quale quello che stiamo vivendo.

I fondi impegnati nella Ricerca sono fiori piantati e coltivati sul cammino della pace.

Tutta l’attenzione alla Formazione Scientifica che ha reso eroici i Medici ed i Paramedici negli Ospedali; sono stati dei guerrieri e tanti hanno immolato la loro vita.

In conclusione, il Mondo della Cultura, della Scienza,della Politica, la Società tutta devono procedere uniti, perché la salute e la Pace si raggiungono con l’impegno di tutti, nessuno si salva da solo.

Facciamo sentire il nostro operato e la nostra voce con il motto: “Il Mondo sta in pace ed io pure.”


Caterina Guttadauro   


Penny, il mio rap fusion è “Tutto di personale”

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“Tutto di personale” è il titolo della nuova video live session di Penny, da mercoledì 3 giugno su YouTube. Matteo Rosa, questo il nome del musicista romano che ha recentemente cambiato il proprio moniker da Penny Wise a Penny, proprio nell’ottica di un’evoluzione artistica dal mondo del rap verso territori più maturi e contaminati.

La session è stata completamente suonata e registrata dal vivo con la band composta da Giulia Marinelli (cori), Luca Lorenzini (piano), Marco Pagano Patrizi (chitarra), Luca Zadra (batteria) e Andrea Ciccorelli (basso).
Evolvendosi dai beat tipici del mondo Hip-Hop, Penny si muove ora verso scenari che lambiscono jazzchillhop e R&B strizzando l’occhio al rap di Chicago, che vede tra i suoi maggiori rappresentanti artisti come Chance the Rapper e Mick Jenkins.
Con questo capitolo, che sarà poi la titletrack del disco in uscita per Do Your Thang Records, Penny dichiara apertamente i suoi intenti: metterci del proprio, farlo per passione e non seguendo la logica del business. “Tutto di personale” è il suo manifesto artistico, dove prende le distanze dal denaro che muove gli intenti dei grandi dell’industria. Non c’è quindi “niente di personale” nell’essere controcorrente e indipendente, ma al contrario, “tutto di personale” nel voler portare avanti la propria idea di musica e di arte.
Il brano è stato scritto da Penny, composto da Rubber Soul (Riccardo Balestra) e riarrangiato da Luca Zadra che, oltre alla batteria, ha curato l’intera produzione del disco.

VIDEOCLIP UFFICIALE

Mariella Nava a Fattitaliani: cerco sempre di crescere anche musicalmente. L'intervista

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Quando sulla scena discografica si riaffaccia un'artista talentuosa comeMariella Navaè sempre un piacere, un valore aggiunto, qualcosa di impazientemente atteso: per la sua bravura, la pulizia e l'onestà delle sue canzoni e di quello che raccontano. Dopo circa due anni dalla ultima uscita "Epoca", la cantautrice tarantina è tornata con il singolo "Povero Dio" (su etichetta Suoni dall’ITALIA) che prelude a una nuova raccolta di inediti che vedrà la luce nei prossimi mesi. Fattitaliani l'ha intervistata.

Quanto a lungo hai meditato il tuo ritorno discografico? che sentimenti lo hanno accompagnato?
Torno sempre quando ho qualcosa di importante e di urgente dal mio profondo da affidare alla musica per gridarlo di più, per farlo arrivare a chi, come me, credo che possa avere lo stesso sentimento in quello stesso istante.
Adesso che eravamo in qualche modo distanziati, sospesi e reclusi, ho pensato che queste mie riflessioni fossero un po’ di tutti.
Parlare di Dio è sempre "rischioso": spesso lo si nomina meccanicamente, a volte si glissa sull'argomento. Perché secondo te, il tema è una sorta di tabù e quando si affronta accende anche discussioni vivaci e a volte esagerate?
Perché è un confronto scomodo, ingombrante da metterci a nudo. È troppo forte, è un bilancio di noi in realtà, di fronte al quale volenti o nolenti, miseri come siamo, ci cadiamo tutti.
È più facile metterlo da parte, in secondo ordine, non farci caso, pensare a qualcosa di più materiale e tangibile, passare oltre, lasciarlo ai creduloni, oppure credere ad altro che sia un oroscopo, o qualcosa di trattabile e alieno ... è più possibile no?
Dio sembra antico, démodé anche un po’ pedante e lo abbiamo trasfigurato come più ci fa comodo e ci piace perdendone e travisandone il senso.
Più ci assomiglia nelle rappresentazioni che gli diamo e più è lontano da come dovrebbe essere concepito.
Nel video ci sono riferimenti alla situazione attuale: quando è stata concepita la canzone? quanto ha influito l'emergenza Covid-19 sulla sua uscita?
Ci sono volutamente alcuni riferimenti all’emergenza del Covid 19 e quindi alla pandemia, perché ogni volta che l’umanità intera si trova di fronte a fatti così grandi, senza poter intervenire e senza differenze di luoghi e condizioni, ecco che il concetto di Dio torna e si presenta più possibile e tuonante. Ho pensato che mai come in questo momento quelle mie considerazioni potessero essere più comprensibili e, ripeto, non solo mie ....
"Povero Dio" può in un certo senso anticipare già il contenuto delle altre tracce del prossimo album?
Beh direi di sì ... il mio album è pieno di miei momenti di riflessione e d’amore come sempre. Sono sempre io che cerco di crescere anche musicalmente e aggiungere capitoli nuovi alla mia musica per chi mi vuole ritrovare o scoprire.
Il tuo disco "Per paura o per amore"è uno dei primi ellepì acquistati dal sottoscritto: sono passati tanti anni. Mariella Nava guarda indietro? quali elementi ritrova costantemente lungo il suo percorso?
Ci sono sempre io al centro di quel cammino. Stessa passione e stesso impegno. Stesso coraggio. Amo non perdere nulla di quel che ho fatto ma amo anche guardare quanto cammino ho ancora  davanti con sogni ed entusiasmo sempre nuovi.
Hai visto e vissuto il cambiamento della fruizione della musica da parte del pubblico. Adesso ci sono le piattaforme digitali, internet: meglio prima o adesso?
Sono stata la prima a scoprire questa maniera di fruire della musica. Era il ‘95 e credo di aver pubblicato per prima da italiana una canzone in rete con un video dal titolo “Un ballo con te” quando ancora i più non sapevano neanche cosa fosse Internet con un progetto che partì da Cagliari e che si denominava “Video on line”. Fummo dei pionieri !!!! Nel tempo ho sempre seguito questa evoluzione e questo cambiamento intuendo cosa sarebbe accaduto. Forse c’è stato un eccessivo disordine, un’offerta spropositata e stordente che non distingue dilettanti da professionisti più selezionati e soprattutto un accesso troppo facile ai contenuti senza controllo che col tempo si sta ritorcendo sulla vita degli artisti e degli autori. In questo senso stiamo mettendo in atto alcune “battaglie" in difesa del diritto d’autore in rete, che non deve essere considerato come una tassa, ma come una giusta ricompensa di chi ha fatto della creatività e dell’opera dell’ingegno il motivo primo della propria vita, di chi lo fa come mestiere, come lavoro e non mi pare che nessun individuo lavorerebbe senza la sua giusta ricompensa. 
Un'ultima domanda sul tuo nuovo brano: alla fine, chi risulta più "povero": Dio o l'umanità?
Indubbiamente noi, noi essere umani, presuntuosi come mostriamo di essere sempre, a non voler sentire quanto siamo niente se non nel momento di difficoltà in cui ce ne accorgiamo e allora eccoci a chiedergli: “Dio ma dove sei finito?" quando lui era sempre  lì....!!!!! Giovanni Zambito.

Iacopo Ricci, esce "Pugni di fama e di sventura" un libro per i ragazzi che vogliono conoscere il pugilato

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Per i ragazzi che vogliono imparare, provare, e «fare» la boxe. Per scoprire cosa significa allenarsi, salire sul ring, combattere, perdere, vincere.

Pugni di fama e di sventuraè un libro in cui la boxe è raccontata dal vivo da chi la boxe la vive ogni giorno ed è un libro che colpisce diretto al cuore. Pugni di fama e di sventura è una raccolta di ritratti di pugili.
15 vite, 15 pugili: si tratta di una selezione che l’autore, Iacopo Ricci, allenatore di boxe da sette anni – ha pensato per i suoi allievi più giovani.
Storie autentiche, indimenticabili (e spesso sconosciute). Vite difficili – a volte tragiche – spesso segnate da una voglia di riscatto sociale e umano. Storie di uomini e donne che hanno fatto e che fanno la storia della boxe mondiale.
Illustrazione di Guido Astolfi

Iacopo Ricci, nato e cresciuto a Roma. Diplomato al liceo classico Socrate a Garbatella, Laureato in psicologia e specializzato in "sviluppo del bambino tipico ed atipico".
All'età di  23 anni si avvicina alla boxe agonistica e dopo due anni partecipa al corso alla F.p.i. (federazione pugilistica italiana). Ad oggi è tecnico di pugilato di 1° livello e pugile elite 1° serie in attività.
Guido Astolfi (www.guidoastolfi.com) già illustratore di Campioni le più grandi squadre di calcio di ieri e di oggi (edizioni EL); Storie di grandi campioni per ragazze e ragazzi di talento (Newton Compton); Campioni del nuoto di ieri e di oggi (edizioni EL).

FLASH MOB ITALY APPLAUDIAMO L'ITALIA ORIGINAL

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UN GRUPPO SOCIAL DELLA PIATTAFORMA FB CHE DIVENTA VIRALE IN MENO DI 24 ORE.

Ad oggi a poco più di due mesi il Gruppo Privato chiamato dalle admin "Family" conta più 730 mila membri. 
Due amiche virtuali da anni grazie al social, la sera del 12 marzo 2020 decidono di aprire un gruppo; con l'intento di abbracciare da Nord a Sud tutta Italia, di portare sorrisi, condivisione, forza, resilienza in un periodo tanto difficile "Covid19 ". 
Barbara Zorzi Padova Veneto e Giusy Marsilio Bari Puglia separate da 800 km ma unite più che mai, riescono con il loro abbraccio a far abbracciare un intera nazione. 
Furono  le prime ad usare gli hashtag che oggi suonano così famigliari #iorestoacasa #insiemesipuo #lontanimavicini #nordesud #italia #celafaremo #amore #forza #nocovid19
Senza pensarci troppo diedero vita  alla loro idea  per il giorno  14 Marzo 2020 alle ore 12.00 un Flash Mob, si un Flash Mob che coinvolgesse l'intero "Stivale" Barbara e Giusy chiedevano di affacciarsi alla finestra/balcone della propria abitazione  e di applaudire e cantare in onore, sostegno e forza all’Italia, a tutte le persone coinvolte, dai medici agli infermieri a tutti i volontari  a quanti colpiti dal Covid19; a tutti gli italiani chiusi tra le proprie mura domestiche, magari da soli senza i propri affetti restati bloccati in altre regioni, con la speranza di uscirne più forti di prima; l’iniziativa come il gruppo fu fin da subito virale e tutte le reti nazionali parlarono il giorno stesso e i giorni seguenti del Flash Mob; che fu un successo un'intera nazione unita più che mai. 
In un silenzio assordante, improvvisamente un unico battito di mani, voci e musica che ancora risuona in quanti hanno aderito al Flsh Mob come a un grido di speranza e di voglia di farcela e di vivere, che ha unito e che ancora oggi unisce questo gruppo unico e straordinario con a "capo" due Admin che non mollano un attimo quella che loro definiscono FAMILY creando proprio in questi giorni un nuovo hashtag #familyvisiama #visiama
Barbara e Giusy al telefono ci raccontano che ricevevano nelle loro chat di messaggeria l’invito di partecipare al Flash Mob che proprio loro avevano organizzato… con gioia e soddisfazione e intanto il gruppo cresceva di ora in ora vertiginosamente. 
E le condivisioni erano a fiumi raggiungendo più 40.000 post all'ora oltre a centinaia centinaia di messaggi privati ovunque possibile, con le richieste più svariate, ma tanti tantissimi messaggi ancora oggi di ringraziamento " Per Esserci" per essere un punto di riferimento, messaggi d'affetto che spingono Barbara e Giusy ad essere sempre presenti, insomma un gruppo che ha un cuore pulsante. 
L’obbiettivo del gruppo è sempre stato quello di unire tutti, (Positività e Fratellanza il loro argomento principale) dando la possibilità a tutta la Family di portare qualcosa di loro, grazie alle iniziative proposte:  contest musicali, fotografici di pittura, sondaggi,  dando l’opportunità a tutti di dimostrare le loro capacità e di sbizzarrirsi con la fantasia di condividere di distrarsi; non sono mancante e non mancano  dirette/liveparty  di fitness di tutti i tipi, intrattenimento musicale per bambini, musica a richiesta, musica per tutti i gusti, magia e sezioni programmate di meditazione e motivazionali e non sono mancate e non mancano le dirette a scopo di informazione su quanto stava accadendo. Un gruppo "tenuto" costantemente "vivo" con iniziative giornaliere, un gruppo con membri non solo dall'Italia ma anche con molti italiani sparsi in tutto il mondo, che continuano a portare la loro testimonianza.
In molti accolsero l’iniziativa di portare un contributo concreto a tutto il gruppo/family a partire da Leandro Bardotti “Cantante e giornalista italiano, che asda anni segue la meditazione ed è uno spiritual coach” a Carlo Lesma “ Life Coach/mentor” a Mauro Cederle “formatore nel campo della crescita professionale e personale” a Laerte Pappalarlo "Attore e motivatore"  al Prof. Stefano Arcieri “Medico e Professore dell’Università della Sapienza di Roma”, piccola informazione ad oggi il Prof. Arcieri raggiunge oltre le 100 mila visualizzazioni, su ogni sua diretta.  
Il Gruppo/Family ha affrontato e affronta  temi importanti legati al sostegno delle persone diversamente abili alla sindrome down, sindrome autistica ( giornata nazionale 02 aprile) portando dirette e video volti a sensibilizzare, divulgare e informare; ma non solo un altro tema importante è stato affrontato con l’Associazione AIDO (Associazione Italiana per la donazione di Organi Tessuti e Cellule) nel giorno della giornata nazionale il 19 aprile, per ricordare a tutti quando sia importante donare e aiutare. Una testimonianza importantissima fu la diretta con una responsabile della Protezione Civile Italiana "Attività sul territorio in periodo Codid19), non dimentichiamoci dell'iniziativa per la Giornata mondiale per la Terra "Earth Day"  (22 aprile) dove venne usato uno degli scatti inviati per il contest fotografico realizzato da un membro, (ns. per ogni iniziativa Barbara Zorzi che si occupa con l'aiuto di  Ilaria Ferraro "moderatrice" di tutta la parte grafica e di comunicazione dei post scelgono quasi sempre scatti dei membri). Flash Mob Italy Applaudiamo l'Italia Original sostiene la "Croce Rossa Italiana".


Flash Mob Italy Applaudiamo L'italia Original oltre a Barbara Zorzi e Giusy Marsilio le amministratrici hanno al loro fianco otto moderatori che amano quanto loro il gruppo/family che non è mai "abbandonato".


La "Family" ha trascorso assieme a tutti i loro membri il periodo più difficile del "lockdown" vivendo giorno dopo giorno quanto stava accadendo di più drammatico e sconvolgendo tutti noi, cambiando completamente le nostre abitudini, molte moltissime le vittime, forte la vicinanza del gruppo alla Lombardia e alla città di Bergamo, che ancora oggi Barbara e Giusy ricordano per filo e per segno i messaggi ricevuti da i cittadini di una Città messa in ginocchio dal peggiore dolore, come tanti altri messaggi di cui non erano preparate.


Tanto ha dato il gruppo/family a livello umano, tanto l'affetto ricevuto, tante le amicizie nate e tanto l'amore che sentono e forte il desiderio di continuare a condividere, non cambierà il nome (ns. tra l'altro coperto da copywriter) così è nato e così continuerà a "vivere" UNA FAMIGLIA NON SI ABBANDONA il gruppo RESTERA' e le admin annunciano che appena possibile organizzeranno incontri da nord a sud con tutti i membri che non finiranno MAI DI RINGRAZIARE.


"GRAZIE #FAMILYVISIAMA" Barbara e Giusy



ASSOCIAZIONE Onlus "Famiglie e Abilità PROGETTO "Durante NOI per il dopo di NOI"

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ABILITY LABUNA STRUTTURA VOLTA A VALORIZZARE LE POTENZIALITA' DI OGNUNO!
 
Famiglie e Abilità, percorsi di crescita nasce nel 2012 da un esiguo numero di famiglie di bambini con disabilità accomunate dal desiderio di essere insieme unica voce per i loro figli.

Questo numero è andato via via aumentando e ad oggi sono oltre 60 le famiglie socie.

I bambini nello spettro autistico sono il 90% ma abbiamo anche bambini e adolescenti con altre forme di disabilità.

Fin dal principio furono chiari parecchi obiettivi necessari da raggiungere:

           Avere la possibilità di poter usufruire nel territorio delle cure necessarie per raggiungere autonomia, comunicazione e tutto ciò che è possibile per il benessere dei figli.

           Avere sostegno per le famiglie economico, burocratico, psicologico, legale

           Sensibilizzare il territorio ad una maggiore conoscenza della disabilità, in particolare cognitiva, per raggiungere l’inclusione sociale tanto necessaria affinchè i figli possano avere un futuro autonomo.

           Creare un durante noi per il dopo di noi.

Ecco che a piccoli passi e con numerosi progetti le conquiste non sono mancate.


L’associazione attualmente ha creato una rete di collaborazioni sia con enti pubblici, scuole, enti comunali, istituzioni regionali, che con enti privati, commercianti, associazioni, strutture ricettive. Tutto ciò ha portato alla realizzazione dell’accoglienza dei ragazzi che in molti casi si è trasformata in collaborazione. Grazie al progetto Disability Friendly sono molti i negozi certificati che hanno seguito il corso da noi proposto per riconoscere ed accogliere la persona con autismo o altre disabilità cognitive, nella sua interezza. Da qui nasce il progetto Commerciante per un giorno dove si concretizza la collaborazione tra titolare e persona con disabilità.

Offriamo a tutti i ragazzi le terapie necessarie per una sempre migliore vita autonoma grazie alla collaborazione di professioniste.


E grazie al progetto Adotta una terapia e al 5x1000 riusciamo a sostenere economicamente, anche se in piccola parte, il costo delle terapie, a carico della famiglia.

Non mancano i centri estivi inclusivi che permettono agli adolescenti, sia con disabilità che normotipici, di condividere spazi e attività divertendosi ed imparando gli uni dagli altri.


Ma il progetto più importante che riguarda il Durante noi per il dopo di noi è ABILITY LAB, UNA STRUTTURA VOLTA A VALORIZZARE LE POTENZIALITA' DI OGNUNO!

Auto-sostenibile nel cuore della Riviera del Brenta, ( Venezia Veneto ),  naturalmente accessibile per ogni disabilità su un terreno di 2000 mq, è un modello unico nel territorio che i ragazzi gestiranno, affiancati da operatori e volontari per potenziarne le autonomie sia personali che lavorative, in modo da offrirne gli spazi a chiunque vorrà usufruirne.
Convegni, mostre, ma anche giochi, compleanni, incontro tra amici, ristoro. 



Ed inoltre incubatore di nuove idee per rendere il territorio sempre più accogliente, accessibile e usufruibile da tutti.
In Ability Lab il  progetto individualizzato di ogni bambino/ragazzo inizia con la presa in carico dei ragazzi e delle loro famiglie che vengono da AbilityLab supportati e sostenuti dal momento della diagnosi e impegnati in un processo terapeutico che mira ad esaltare le loro capacità. In tale modo gli vengono dati gli strumenti necessari a farli valere nella società.
Ecco che poi sono i nostri figli che ci spronano a realizzare questo loro grande desiderio, poter essere utili, darsi alla comunità, liberi di vivere la propria vita tra le persone che conoscono ed essere DATORI DI


Questo è AbilityLab, un percorso di crescita insieme.


5x1000 - C.F.: 90164140270 - Riquadro Sociale modelli Cud - 730 - Unico


www.famiglieabilita.it

Responsabile Comunicazione & Marketing: Barbara Zorzi




I nostri eroi

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L’emergenza covid-19, spesso ci ha costretto a trascorrere più tempo di fronte al televisore di quanto ne eravamo abituati a passare in tempi normali.

Abbiamo assistito alla lotta anti assembramento che lo Stato ha perpetuato minacciando lanciafiamme con il governatore De Luca o mettendo in campo un elicottero per un inseguimento in american style di un uomo che si trovava in spiaggia infrangendo il divieto di uscire o ancora promettendo l’ esercito qualora la situazione fosse sfuggita di mano.
Ci siamo imbattuti in vere e proprie cacce all’uomo per delle grigliate, in multe alla minima infrazione anche quando il buon senso avrebbe dovuto suggerire di chiudere un occhio. Abbiamo visto le piazze pattugliate costantemente per il controllo delle norme anti corona virus.
In questo periodo in Parlamento si tratta di assistenti civici per il controllo del distanziamento sociale ed abbiamo assistito a locali chiusi poco dopo la riapertura perché non in regola con le metrature di sicurezza.
Insomma: assistiamo continuamente ad uno spiegamento di forze esemplare per far rispettare le regole per bere degli spritz o per una cena al ristorante.
Giustissimo.
Poi guardiamo “Striscia la notizia” e osserviamo come vi sia un’altra piaga che ci affligge, che si manifesta nelle piazze quanto gli assembramenti e le movide, ma sicuramente più pericolosa di un virus o di un mancato distanziamento sociale.
Parliamo dello spaccio di droga che a Milano si manifesta in forma capillare in ogni quartiere. In ogni strada, assembrati, a cielo aperto possiamo trovare criminali che vendono droga.
E mentre la movida viene contrastata da polizia, carabinieri, guardia di finanza, elicotteri, protezione civile (non abbiamo visto carri armati ma siamo ancora in tempo), le nostre forze in campo contro lo spaccio di droga, da quello che vediamo, sono “Abbombazza 100% Brumotti”.
Avete letto bene!: Abbombazza 100% Brumotti
Per chi non lo sapesse non parliamo di un nuovo modello di caccia Tornado o di un ramo dell’esercito o di una missione segreta, ma di un ragazzotto, perché di un simpatico ragazzotto stiamo parlando, campione di bike trial e personaggio della televisione che si aggira per le vie di Milano e di altre città a scovare (ma senza troppi sforzi visto che si spaccia in pieno centro sotto gli occhi di chiunque) criminali che ci impestano le strade di droga.
Noi ci chiediamo: di fronte ad un incredibile spiegamento di forze contro lo “spaccio di spritz in compagnia” e feste all’aperto come è possibile vedere che a  contrastare lo spaccio di droga sia un generoso ed indifeso conduttore televisivo?
Forse la televisione esalta certi aspetti che noi spettatori cogliamo più di altri e forse non ne mostra altri come gli sforzi delle forze dell’ordine contro certi crimini, ma sta di fatto che le vie di Milano sono piene di spacciatori alla luce del sole e di fronte ad uno spiegamento di forze militaresco contro la movida, contro lo spaccio siamo armati di “100% Brumotti”.
Il messaggio? Se fai una grigliata rischi di trovarti i parà della Folgore in giardino, se spacci al massimo trovi Abbombazza che agitando pollice e mignolo ti ricorda che non si potrebbe vendere droga.
Onore al coraggio di Brumotti ma dove vogliamo arrivare? Ad un punto dove il rischio più grosso per un mafioso sia di trovarsi il Gabibbo che gli fa la predica? Che di fronte alle occupazioni abusive degli appartamenti invece che la polizia ad arrestare ci sia Valerio Staffelli col Tapiro in mano?
E attenti, voi che sfruttate la prostituzione o vi sporcate le mani con altri reati infami, perché a difenderci e a tutelare i diritti degli onesti cittadini potremo invocare l’aiuto di Raffaella Carrà o, perché no, di Jovanotti e se ci arrabbiamo davvero…Goldrake e capitan Harlock!

Intervista a Stefania Leggio Una donna e un'imprenditrice forte e determinata

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di Laura Gorini - Essere una lavoratrice e imprenditrice oggi per me significa essere una donna a tutti gli effetti con carattere e determinazione.



È una donna forte e determinata Stefania Leggio. Una donna che è sempre riuscita a rialzarsi nel corso della sua vita grazie alla sua straordinaria forza di volontà. Oggi è un'imprenditrice di successo nel settore degli eventi. Al suo fianco, come sorta di speciale angelo custode, una grande amica, nonché valente professionista del mondo della Comunicazione e del Marketing: Barbara Zorzi
Stefania, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Essere una lavoratrice e un' imprenditrice oggi per me significa essere una donna a tutti gli effetti con carattere e determinazione.
Che cosa significa essere una lavoratrice e un'imprenditrice oggi?
La mia professione è il mio lavoro lo definirei speciale, o lo amiquesto lavoro oppure non lo fai... Le maggiori difficoltà nel lockdown per me non sono state difficoltà, ho superato di peggio nella mia vita però ringrazio Barbara Zorzi, mia amica storica che ha un' Agenzia di Comunicazione e Marketing che ha sempre creduto in me. Mi è stata molto vicina vivendo da sola e lei mi ha dato molta forza tutti i giorni. Insomma, devo molto a lei e per me è un' amica fantastica!
A proposito, quale è la tua idea di normalità e di eccezionalità?
La mia idea di normalità e di eccezionalità è avere la salute e la forza di vivere. O ancora, la fase di normalità per me è stata un passeggiata a ciel sereno sempre con il sorriso.
E oggi come sei riuscita a ritornare in una prima fase di normalità?
Infondo dentro di me, anche se da fuori non sembra, io Stefania sono ancora fanciulla. E tra l'altro penso che chi ha una maschera fuori, dentro ha un po’ di fanciullismo pascoliano.
L'arte e in particolare la letteratura, ti hanno aiutata a superare i momenti difficili?
Sì! La letteratura mi ha aiutata tantissimo ad attraversare i miei momenti difficili. L’Arte poi, se pur difficile da comprendere, entra in una parte di Psicologia che ti aiuta a superare molti momenti difficili.

Daniele Bongiovanni in mostra in Scozia con la personale “Epoch”

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“Epoch”è la mostra personale del pittore Daniele Bongiovanni, a cura di Giosuè Allegrini e Ayshia Taskin, che si terrà presso la The Wall Space Gallery di Falkirk, in Scozia.

La mostra, visitabile dal 5 al 25 giugno, raccoglie una selezione di dipinti rappresentativi della carriera di Bongiovanni (opere realizzate tra il 2016 e il 2020) e si concentra sugli elementi visivamente spirituali della sua pittura “concettuale”, combinando i momenti visceralmente sacri, gestuali e ultraterreni, creati attraverso l’applicazione di nebbiosi toni pastello e di ampie aree luminose.


Solo per citare alcuni eventi recenti, tra il 2019 e il 2020, Bongiovanni ha esposto, in musei, gallerie e manifestazioni di arte contemporanea, in Italia, Regno Unito, Messico, Cina e Stati Uniti d’America. É stato in mostra alla East Africa Art Biennale a Dar es Salaam, in qualità di ospite internazionale e, con la Queen Mary University of London, al Being Human Festival a Londra (2019). Anche in questi contesti è stata affrontata l’attualità, con un particolare riferimento al rapporto tra luogo e tempo, elementi su cui il pittore ha lavorato intensamente per quasi un decennio.


I dipinti selezionati per la mostra scozzese, sono la fusione tra il movimento gestuale e la costante esplorazione dello spazio, una combinazione che infonde allo spettatore un profondo stato di contemplazione: lo invita a esaminare ogni dettaglio delicatamente applicato, tramite variazioni di colore, nella trama della tela. La mostra scozzese di Daniele Bongiovanni sarà accompagnata da una monografia con i testi di Giosuè Allegrini; il critico d’arte nel suo saggio a catalogo “L’Epoca di Daniele Bongiovanni, e così sia!” (2020) approfondisce poeticamente gli elementi profondi e filosofici del lavoro dell’artista.



“Epoch” non prevede quindi solo un corpo di lavori recenti, ma anche una serie di dipinti ormai celebri, di cui alcuni già esposti alla Biennale d’Arte di Venezia, opere che negli anni hanno ampiamente caratterizzato la carriera del pittore italiano.

Foto: Daniele Bongiovanni, Era (Epoch), 35x50 cm, olio su tela, 2020

Gisella Blanco presenta le sue poesie "immagini interiori, raffigurazioni spirituali e psicologiche". L'intervista di Fattitaliani

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(booktrailer) Esce oggi “Melodia di porte che cigolano”, raccolta di poesie della scrittrice Gisella BlancoL’autrice, già da giovanissima inizia a scrivere poesia, partecipando a una miriade di concorsi che la vedono vincitrice, fra i quali ricordiamo il primo premio al concorso “I giovani, la forza del mondo”, secondo premio al concorso internazionale di poesia “Cara Beltà” (a Bologna, indetto in occasione del bicentenario della morte di Leopardi), primo posto al “Premio letterario internazionale Padus Amoenus”, primo premio al concorso indetto dal mensile di satira umoristica “Brontolo”, primo premio al “Concorso letterario internazionale Mondolibro”. Fattitaliani l'ha intervistata.

    Perché la scelta del titolo è caduta su “Melodia di porte che cigolano”?

Perché mi piace immaginare le mie parole come lo stridore di una porta che si muove verso l’apertura. Proprio nel fastidio che procura quel rumore è contenuta la melodia di cui siamo autori e interpreti non sempre consapevoli.

Che mondo troviamo dentro le sue poesie? la realtà o i suoi effetti sull'animo e le sensazioni che suscita? 
Ritraggo immagini interiori, raffigurazioni spirituali e psicologiche che partono da dettagli e situazioni offerti dalla mera realtà fattuale (la cui descrizione letteraria lascio ai veristi) per poter arrivare molto oltre e, cioè, ove il lettore osa giungere.

Nella poesia “Tramonto” scrivo:

Si inerpica,
dondolante, impalpabile sfera luminosa sulla trama stonata
d’azzurro cantante:
fine commossa
del giorno che è stato,
topazio ghiacciato
di caldo e miseria.
La grandezza, ai nostri piedi,
è a un passo
e lambisce con segreti veli d’ira
la carne fragile e immensi gli occhi
che gemono, sfiniti di promesse” (…).


Il tramonto è solo un’immagine del mondo, comune e conosciuta da tutti, utilizzata per raccontare una dimensione intimistica (sia individuale che collettiva e relazionale) che tende a espandersi, a conferire lo strumento per “riempirla” e plasmarla secondo la soggettività ed il vissuto del lettore, in una sorta di reciproco scambio che rispetti l’idea che desidero offrire e che, nel caso specifico, si sostanzia nella condizione di grandezza esistenziale (intesa come valore umano) di cui siamo portatori, interpreti, decisori ultimi (e, spesso, spietati).

Nella poesia “Alla Sicilia”:

“(…) Grappoli d’uva che fa solo aceto
mi cingono i fianchi d’arsura,
io che amo il dolce,
vago alla ricerca di frutti clementi
ma prosperano mandorle amare alla mia bocca


/che aborre preghiere”,


esprimo il mio personale legame conflittuale con la mia terra d’origine che si perpetra attraverso la risonanza di caratteristiche tipiche di essa, filtrate dal mio immaginario introspettivo che le restituisce alla coscienza in modo doloroso e respingente. La chiave relazionale di questa poesia è la possibilità di condividere con il lettore lo strazio dell’opposizione ideologica e caratteriale alla terra d’origine che, non necessariamente, vuol significare rifiuto delle proprie radici ma può rappresentare una precisa volizione di individuazione soggettiva da realtà che, istintivamente e per elezione, non ci sono affini, benché ci siano care.

In “Odore di pioggia”:


Selvaggia la pioggia spoglia ogni luogo,

prodigalità di gocce senza numero a spiegarle,

ricordo

sospetto
ma mai pregiudizio,
non sente ragioni di vesti eleganti

sembra ozio di vini scadenti
e si scambia per disagio, lo stupore. (…)”,

il confine tra la realtà e il mondo immaginifico della coscienza è quasi inesistente: non solo ritengo che ci sia continuità ontologica (benché non sempre di percezione) tra il mondo interiore e quello esteriore ma credo che la possibilità di sviluppare tale consapevolezza sia estremamente utile nell’economia esistenziale di cui tutti facciamo parte.

Non c’è, in ultima analisi, realtà senza effetti sull’interiorità e non c’è interiorità senza effetti sul reale. 
Ricorda il suo primo consapevole approccio alla poesia?
Che stessi scrivendo poesia, mi era chiaro e congeniale sin da bambina. Durante il periodo delle scuole medie scrissi il primo componimento nella piena interiorizzazione del ruolo che volevo assumere: si intitola “Il poeta e l’avvoltoio” e tratta della percezione spirituale del tempo da parte di un poeta. Tale poesia, però, fa parte dei miei quaderni personali appartenenti a cassetti del passato, ben sigillati al presente.
Che cosa trasforma la voglia di sfogarsi in un vero e proprio componimento? 
La voglia di sfogarsi è qualcosa di fine a sé stessa. La spinta dialogica, il desiderio di accogliere gli altri (e le loro visioni della vita) nelle proprie creazioni rendono poesia un flusso di parole, divergendo drasticamente dall’idea di diario (che mi risulta alquanto fastidiosa). E, naturalmente, una poesia è tale se è scritta bene! Penso che sia necessario aggiungere sempre qualcosa a sé stessi, spingersi sempre un po' oltre per trasformare un verso in una vera poesia. Spero di conservare questa aspirazione.

Oltre al titolo, c'è un verso scelto fra le poesie che potrebbe racchiudere in sé la raccolta?
No, non c’è un verso che può contenerla tutta, non voglio che ci sia, altrimenti sarebbe bastato pubblicare soltanto quel verso. Ho molte cose da dire e le voglio dire tutte. Ho materiale per altre due sillogi. L’uso del titolo è una convenzione, un vezzo piacevole a cui si cede senza fatica ma è anche un iniziale limite tra chi scrive e chi sceglie (o non sceglie) di leggere.

Immagino la mia poesia come la pittura espressionista, in cui emozioni e dolori spaccano i margini uscendo fuori dalle sagome, dalle persone. È un modo di vivere.

Che cosa si aspetta che il lettore riceva e recepisca dalla raccolta?
Io fornisco degli spunti, mi piace immaginare che possano giungere ad esiti disparati, pur senza divergere diametralmente dal mio.

È una raccolta che si rivolge, spesso, alle donne ma non è creata solo per le donne: si contrastano, a volte anche in modo molto forte, caratteristiche socio-culturali odiose come il patriarcato maschilista; la tendenza alla misantropia tout court; il mito dell’autonomia solitaria ed egoistica che annichilisce la preziosità della condivisione esistenziale; le ideologie che tolgono dignità a ciò che l’uomo può essere, senza bisogno di trascendenza dalla natura tutta umana. Mi aspetto che, chi legge, possa accogliere con empatia ciò che scrivo o, al contrario, rifiutarlo con risentimento: in entrambi i casi, avrò raggiunto esattamente il lettore con cui desideravo comunicare, a cui sarò grata per questa possibilità di dialogo silenzioso che è fonte continua di approfondimento. Giovanni Zambito.


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Un tour virtuale nella Dublino di Jonathan Swift

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Chi ama la satira di Jonathan Swift e chi desidera scoprire il fascino della Dublino georgiana ha la possibilità di seguire un bellissimo audio tour dedicato ai luoghi della città che hanno avuto un ruolo chiave nella vita del grande scrittore irlandese, autore dei “I viaggi di Gulliver”. Per prendere parte a un suggestivo viaggio fatto di suoni e parole è sufficiente mettersi le cuffie e ascoltare!
Una divertente e interessante passeggiata nella Dublino georgiana nel 1743, in compagnia della governante di Jonathan Swift, la signora Ann Whiteway, per scoprire le vicende, i misteri e gli scandali che hanno circondato la vita di uno dei più famosi autori irlandesi.

Jonathan Swift’s Dublin” è un audio tour immersivo, sviluppato alternando la lettura di brani delle opere dello scrittore e momenti di racconto della sua storia, con la spiegazione degli eventi che hanno plasmato Dublino e l'Irlanda nel XVIII secolo.

15 i luoghi toccati, rilevanti nella vita di Swift, con un’atmosfera resa ancora più coinvolgente dalla riproduzione dei suoni della Dublino di quel periodo e realistica attraverso i personaggi dei libri dello scrittore.

Il tour inizia da Hoey's Court, vicino al luogo in cui Swift nacque nel 1667, e prosegue verso la St Werburgh's Church, la bellissima Chapel Royal del Castello di Dublino, dove Swift avrebbe dovuto essere battezzato, evento di cui però non si hanno notizie.

Altri punti inseriti nel tour sono il suo pub preferito, il Lord Edward's, dove scrisse molti dei suoi saggi satirici, e la magnifica Christ Church Cathedral, chiesa in cui Swift venne ordinato pastore.

Proseguendo nell’ascolto si viene a conoscenza della pubblicazione anonima delle sue opere e del fatto che le autorità e i suoi parrocchiani fossero talmente scandalizzati dagli scritti di Swift da mandarlo per un certo periodo in una parrocchia molto povera vicino a Belfast.E sembra che proprio in quel luogo sia nata l’ispirazione per “I viaggi di Gulliver” a causa della forma della Belfast’s Cave Hill, simile secondo Swift a un gigante addormentato.

Il giro include anche la Marsh's Library, la prima biblioteca pubblica del paese, aperta nel 1707, che oggi ospita più di 25.000 libri rari.

La tappa finale è la Cattedrale di San Patrizio, della quale Swift fu Decano per molti anni e dove venne sepolto. Il punto in cui si trova la sua tomba è visibile ed è segnalato sul bel pavimento decorato. La cattedrale custodisce anche molti oggetti legati a Swift e alla sua epoca, tra cui il pulpito dal quale faceva le sue prediche, le prime edizioni degli scritti, le sue maschere mortuarie e anche un calco del cranio.

L'audio tour è stato creato dal Museum of Literature Ireland – MoLI, che ha recentemente lanciato una sezione on-demand della sua apprezzata stazione radio online, RadioMoLI, che permette alle persone di tutto il mondo di ascoltare in streaming decine di podcast, conferenze, interviste e letture provenienti dall'archivio digitale del museo. 


Foto: Jonathan Swift by Charles Jervas, detail

Un metro di solitudine, nuovo libro di Antonella Biscardi, scrittrice e produttrice L'intervista

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«Privati della libertà ci accorgiamo quanto vale, privati dei baci o degli abbracci, ne capiamo il calore, privati del lavoro capiamo quanto ci assorbe e questo mi fa arrabbiare, perché sono i nostri valori di base e dovremmo comprenderli a prescindere» - di Andrea Giostra.

Ciao Antonella, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come stai e come hai passato questi giorni di Covid-19?
Ciao Andrea, sto bene e non sono ingrassata come le statistiche danno per acquisito dopo questo isolamento forzato. Ho passato questo periodo chiusa in casa come tutti, una boccata d'aria quotidiana ed ho scritto Un metro di solitudine. Ogni giorno d'isolamento generava pensieri, sensazioni, stati d'animo comuni a molte persone così ho scritto fino a fare dei miei appunti un libro.
Ecco, questo tuo nuovo libro, “Un metro di solitudine”, lo hai pubblicato con l’editore siciliano Morrone. Ci racconti di quest’opera? Come nasce, cosa contiene e quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore? 
Nato in "cattività", si dice così quando si è obbligati in un posto, è stato il mio spazio mentale, la mia apertura verso quello che era fuori, lontano, proibito. Una grande autoanalisi ed analisi della trasformazione umana derivata dall'isolamento. Una pandemia è un evento che travolge e stravolge e gli effetti si vedono forse più ora che conviviamo con il virus che nei due mesi di costrizione. Ho condiviso le mie sensazioni di ciò che accadeva dentro e fuori di me. Dal primo grido "andràtuttobene"a "iorestoacasa" ai "flash mob" alla trasformazione del lavoro a casa, alla solitudine, "all'arrangiamoci"a fare qualunque cosa, dalla pizza al giardinaggio, dallo yoga al cardiofitness. Non mi sono persa quasi nulla. Ho succhiato fino all'ultima goccia. 
A chi è destinato? Chi è il lettore che hai in mente? 
Tutti indistintamente, perché tutti chi in un modo o nell'altro siamo stati intrappolati in qualcosa di incomprensibile e inimmaginabile. 
Nell’introduzione del tuo libri scrivi: «Non c’è cosa peggiore che vivere nella costrizione, in quella forzata e consapevole mancanza di libertà. All’improvviso ci siamo trovati rinchiusi in un metro quadrato. Qualcosa di devastante è calato sul nostro mondo, siamo passivi, senza possibilità di reagire se non rimanendo isolati gli uni dagli altri. Abbiamo vissuto finora senza comprendere cosa avevamo fra le mani, la bellezza della vita, lo scandire del tempo che è lento e dolce per chi sa assaporarlo, ma implacabile per chi lo divora. Ora, costretti nell’isolamento, guardiamo com’era la nostra vita, la analizziamo e la rimodelliamo con uno sguardo al futuro. La voce di un bambino, che spesso abbiamo appena percepito, ora sembra preziosa e ora, nell’emergenza e nell’isolamento, comprendiamo un abbraccio, un bacio, una stretta di mano. Solo noi la costruiamo la nostra vita, solo noi sappiamo come vogliamo essere e come vogliamo vivere, solo noi costruiamo i nostri valori e il mondo che ci circonda. Questo è un viaggio nella solitudine e nell’analisi che “un metro di distanza” ci porta a fare. Questo è il “Pezzi di noi” più grande. È il “Pezzi di noi” della vita che vacilla, che è sospesa, che è incerta. Della vita cambiata in un attimo. È un momento cruciale in cui inaspettatamente tutte le nostre sicurezze vanno in “stop”. E solo noi possiamo premete in tasto “start”. Solo nelle nostre mani c’è il futuro.» Cosa vuoi aggiungere a queste parole che già lasciano intendere molto di quello che racconti nel libro?
Visto che siamo usciti dall'emergenza, ma conviviamo con il virus e solo nelle nostre mani c'è il futuro, aggiungerei di apprezzare la vita sociale facendo molta attenzione ai comportamenti, perché solo così debelleremo questo mostriciattolo infido e perfido. Ora noi siamo i protagonisti del futuro prossimo.
Alla luce della tua esperienza di “reclusione forzata”, così come l’abbiamo vissuta tutti, come pensi che ne usciremo? Migliori o peggiori rispetto alle relazioni con gli altri e alla vita sociale che evidentemente non sarà più come prima del Covid-19? 
Non siamo tutti uguali, per fortuna direi, allora c'è chi ne uscirà migliore, chi peggiore. Dipende dalla propria indole.  Mi sono capitate cose che mai avrei pensato e già ho visto dare il peggio e il meglio. Dimentichiamo presto, i ragazzi girano per strada in gruppo, tutti "acchittati" e con le mascherine al polso o al collo. Ho visto lo "struscio" a via del corso a Roma, il pienone al mare. Senza parlare dei sentimenti, schiacciati dal mondo virtuale. 
Nel tuo libro, ad un certo punto scrivi: «Ecco questo è un viaggio della disperazione collettiva, ma un viaggio, e come ne usciremo dipende solo da noi. Spesso mi sono trovata in posti bui ed angusti dove scrutavo la mia anima e da dove sono uscita consapevole di come sono. Questo metro quadro è un posto stretto, obbligato, dentro al quale cerco di accomodarmi e fare il mio viaggio.» Quali sono i segni visibili di quella che chiami “disperazione collettiva” in questo viaggio mentale rinchiusi nei nostri appartamenti? E che viaggio è stato per molti di noi? Cosa abbiamo visto che non conoscevamo e quale l’“arricchimento” che secondo te ci ritroveremo a possedere quando tutto sarà finito? 
L'arricchimento? Serviva una pandemia per arricchirci? Me la sono fatta questa domanda nel libro, perché privati della libertà ci accorgiamo quanto vale, privati dei baci o degli abbracci, ne capiamo il calore, privati del lavoro capiamo quanto ci assorbe e questo mi fa arrabbiare, perché sono i nostri valori di base e dovremmo comprenderli a prescindere. 
Una domanda difficile Antonella: perché i nostri lettori dovrebbero comprare il tuo libro? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per comprarlo.
Il libro è passione, analisi, ragionamento e visione del futuro. Positività e amore. Se piace questo da percepire, fare proprio, giudicare allora possono trovare interessante il libro. 
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare quest’opera? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente? 
Sola a casa, sola a pensare, sola a ragionare. Ho tre persone da ringraziare che mi hanno seguito in questa prigionia. Il mio editore Carlo Morrone, che collegato con Skype, mi ha sempre incoraggiata e supportata. Insieme abbiamo fatto i correttori di bozze e creata la versione e-book, da qualche giorno in tutti gli store on line. La mia amica Cecilia con la quale spesso ragionavo sulla situazione che stavamo vivendo, isolate e lontane, che non mi ha fatto mai sentire sola, e mia figlia Alessandra, mia continua ispirazione e amore della mia vita che dalla sua quarantena nel lontano Brasile ha riempito la mia solitudine, letto le bozze del libro, il libro e poi l'e-book, arrivato fino laggiù. 
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori? 
Se vi va leggete il libro e scrivetemi i vostri commenti sui miei social o per mail. Giuro risponderò a tutti!


Antonella Biscardi


Link per acquistare il libro online:


Andrea Giostra



L'olocausto dei bambini nel silenzio delle istituzioni. Vite strappate in Italia dagli anni '70 ad oggi di Antonella Betti

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È un “j'accuse” potentissimo, quello che Antonella Betti mette in atto attraverso Vite strappate in Italia dagli anni '70 ad oggi, esempio di commistione tra narrativa, saggistica e giornalismo di inchiesta che va decisamente oltre la sola analisi di fatti e documentazioni per entrare nel vivo di una delle questioni che più erodono il senso di civilità del nostro paese.
Gli scandali degli allontanamenti coatti di bambini dalle loro famiglie di origine, infatti, macchiano indelebilmente la dignità sia di carnefici che di vittime, affondando la lama in ferite mai rimarginate da decenni a questa parte ma che oggi, qui e adesso, devono definitivamente essere poste sotto la lente di ingrandimento del senso di giustizia.
Giornalista e scrittrice, ma anche assistente sociale fondatrice, presidente e legale rappresentante dell’Associazione Promozione Sociale “Help & First Aid: Minori e Famiglie Roma”, Antonella Betti non limita il lavoro esclusivamente nel perimetro dell'indagine storiografica rivolta al raffronto odierno dell'inadempienza criminale di molte mele marce inserite in istituzioni, tribunali e case-famiglia, ma - sulla base di questo - estende il suo grido allarmante ben oltre i riflettori da talk show televisivo arrivando a trovare il nobile coraggio di mettere in campo la sua stessa (dolorosissima) esperienza personale pur di chiedere a gran voce - e carte alla mano - giustizia definitiva per cinquant'anni di traffici e soprusi a scopo di lucro. 
Parta dunque da parte lesa, Antonella Betti, e lo fa con l'agressività necessaria a scuotere le sempre frammentarie coscienze che compongono quello strano essere che risponde al nome di opinione pubblica, attitudine imprescindibile se si vuole davvero provare a comprendere la tragedia di quello che viene definito come un vero e proprio “olocausto di bambini” prelevati dai nuclei familiari troppo spesso sulla scia di futili motivi e dati in pasto ad interessi individuali o di associazione sostanzialmente malavitosa. 
Delineando il quadro della situazione, in Vite strappate in Italia dagli anni '70 ad oggi Betti non risparmia niente e nessuno tra persone e lacune legislative. Fatti, nomi e situazioni sprigionano una possente accusa nei confronti di una globale assenza di reali diritti per l'infanzia, così come di una inesistente predisposizione a venire incontro concretamente alle difficoltà di molti nuclei familiari, alla quale si sostituisce l'abuso di potere e il sotterfugio da malato business di quart'ordine.

Un libro di cui si parlerà, in sostanza. E forse anche a lungo.



Titolo: Vite strappate in Italia dagli anni '70 ad oggi

Autore: Antonella Betti

Genere: Narrativa / inchiesta

Casaeditrice: Editrice Italia Semplice

Pagine: 268

CodiceISBN: 978-88-942-37-160



Contatti



L'ARTE NEL CUORE ONLUS LANCIA IL CARTOON FUMETTO "FOUR ENERGY HEROES"

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In questa Fase 2, di chi non si parla quasi mai sono i sostenitori del terzo settore. Che invece rispetto a realtà più comuni, proprio durante la quarantena hanno attivato iniziative davvero interessanti e uniche.

È il caso de L’Arte nel Cuore Onlus, Accademia Artistica che raggruppa in un progetto di integrazione straordinaria ragazzi disabili e normo-dotati che, insieme, sviluppano le proprie capacità nel mondo della danza, della recitazione, del canto, della musica.

Ed è proprio grazie al potenziale innovativo della Presidente dell’Accademia, Daniela Alleruzzo, e di tutto il corpo docente che i tanti corsi dei giovani non si sono fermati per via del lockdown, ma hanno continuato in smart working. E’ nato così il Cartoon Fumetto “Four Energy Heroes”, animato con le voci narranti dei ragazzi de L’Arte nel Cuore, che traduce in forma digitale l’omonimo fumetto che già da tempo era un prodotto di eccellenza della Onlus, ispirato alla vita di alcuni degli alunni disabili e di una normo-dotata.

Si parla di supereroi, di storie avvincenti, principalmente dedicate ai più piccoli, che vedono i protagonisti sempre alle prese con il male che viene trasformato in bene. Il Cartoon Fumetto è una attività didattica che i giovani allievi hanno potuto realizzare durante il periodo di quarantena, cooperando e collaborando fra loro, fra una lezione e l’altra. 

“Four Energy Heroes” è disponibile sul canale YouTube artenelcuoreonlus, dove si può ammirare lo splendido progetto editoriale doppiato, condividerlo e mostrarlo ai bambini che sono gli utenti finali.

<<Di fronte a un momento di totale inattività, neanche il lockdown  è riuscito a fermare la mia creatività – dichiara Daniela Alleruzzo, la Presidente de L’Arte nel Cuore -  Il progetto del cartoon dei “Four Energy Heroes”, è stata per me e per i miei ragazzi, una vera testimonianza di resilienza. Il nostro sogno è farlo diventare un vero cartone animato>>. 

QUESTO IL LINK DOVE VEDERE I PRIMI EPISODI: https://bit.ly/fourenergyheroes    

Carlo Barbieri, Dieci piccoli gialli 2: torna il piccolo commissario Ciccio!

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Il  furto dei meravigliosi gioielli di una principessa araba su una lussuosa nave e quello di tutti i coloratissimi ombrelloni di una spiaggia; l’impossibile scomparsa di un’auto su un traghetto per la Sicilia, il mistero di una terribile puzza in classe, lo strano caso del ladro «igienista»…

Criminali di ogni tipo escogitano piani sempre piú ingegnosi, ma nessuno riesce a ingannare l’infallibile Ciccio!
Carlo Barbieri, scrittore «tardivo» come tanti suoi conterranei, è siciliano e ha vissuto a Teheran e a Il Cairo. Adesso risiede a Roma. È autore di thriller e racconti premiati in manifestazioni di prestigio come lo Scerbanenco@Lignano, Giallo Garda, Metropoli di Torino. Dieci piccoli gialli ha ricevuto il premio speciale della giuria al Premio Letterario Festival Giallo Garda.

Chiara Baglioni è un’illustratrice free-lance, ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia della Scuola Nazionale di Cinema di Roma, e successivamente si è laureata all’Università di Firenze. Lavora per i maggiori editori italiani. Per il nostro catalogo ha di recente illustrato le nuove edizioni di Le avventure di Cipollino e di La torta in cielo di Gianni Rodari.


TITOLO: Dieci piccoli gialli 2
AUTORE: Carlo Barbieri
ILLUSTRATORE: Chiara Baglioni
PAGINE: 160
ETÀ: da 8 anni
IN LIBRERIA DA: 9 giugno 2020
PREZZO: € 12,00
COLLANA: Storie e rime n. 684
MARCHIO: Einaudi Ragazzi


LUDOVICA LEOTTA: da venerdi 5 giugno esce il nuovo singolo della giovane cantautrice catanese “SOLO PER ME”

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Da venerdì 5 giugno sarà in rotazione radiofonica e disponibile sulle piattaforme digitali “SOLO PER ME” (Rough Machine / Maqueta Records / Artist First) il nuovo singolo della giovane cantautrice catanese LUDOVICA LEOTTA. Il brano, scritto da lei insieme al cantautore Fernando Alba, parla della mancanza di fiducia verso se stessi e verso la vita.


Dopo il successo virale del brano “Catania Figghiozza D’o Patri Eternu”, che l’ha portata sul Palco di Piazza Duomo insieme ai grandi artisti partecipanti al “Concerto di Capodanno in Festa 2020”, si presenta al grande pubblico con questo primo inedito soul, dalle ritmiche RnB e le atmosfere elettriche.

A proposito del singolo, Ludovica Leotta commenta: «Questa canzone nasce da un testo che avevo scritto sul telefonino in un momento particolare della mia vita. Non era la prima volta che scrivevo dei pensieri, ma in quel momento ho sentito la necessità di metterli in musica. Ho deciso di intitolare questo brano “Solo per me”, perché sono sensazioni che non auguro mai a nessuno di provare. Con questo brano vorrei far capire che, non bisogna mai arrendersi, perché la felicità esiste… basta solo cercarla».


Ludovica Leotta nasce a Catania il 27 aprile 2002. Sin da piccola coltiva la passione per lo spettacolo, ottenendo gratificazioni e progressi.

Inizia il suo percorso artistico prendendo parte a numerose commedie teatrali con la compagnia “Teatro Insieme” di Enzo Sasso. All’età di 7 anni si esibisce da autodidatta sui palchi nelle vesti di Michael Jackson, suo grande idolo, successivamente inizia a studiare diversi stili di danza. A 12 anni inizia a studiare canto, con la famosa artista Agata Reale, conosciutissima grazie al talent  “Amici” e al programma “Verissimo” facendo di esso la sua principale passione. Prende parte a numerosi casting e viene selezionata come corista al “Festival di Castrocaro” su Rai Uno. Lo stesso coro la porterà su La7 Gold e su RaiGulp. Partecipa a numerosi concorsi classificandosi sempre sul podio. Nel 2016 vince un concorso Nazionale presieduto da Mara Maionchi, Elio Cipri, Silvia Mezzanotte, Martha Rossi. Questo la porterà come ospite negli studi di Canale Italia e le regalerà una settimana di esibizioni in Sardegna presso il Resort Santo Stefano, situato nell’isola della Maddalena insieme a Vip tra cui i comici: Dado, Omar Pirovano, Davide Spadolà, Gianpaolo Gambi e la Zurasky band, che accompagna gli spettacoli di Andrea Pucci. Nel 2017 e 2018 grazie a questo stesso concorso sarà ospitata in Lettonia al “Tango Nakts Jurmala” e allo spettacolo “Italian Music Festival”. Inizia a studiare il basso con l'affermato musicista Dino Fiorenza, che riesce a farla innamorare di questo strumento grazie alla bravura innata del suo maestro. Sempre quell’anno partecipa alla trasmissione “The Coach” sulla 7Gold giudicata da Massimiliano Varrese, Ottavio Di Stefano, Francesca Brienza. Al suo rientro inizia una collaborazione con il cantautore Fernando Alba, con il quale comporrà “Solo per me”. Con questo brano prende parte alle semifinali di “Area Sanremo” giudicata da Enzo Campagnoli, Tony Vandoni, Massimo Cotto, Maurizio Caridi. Successivamente si classifica tra i 20 artisti migliori in Italia al “Festival Di Castrocaro” presieduto da Lucio Presta, Niccolò Presta e il maestro Bruno Santori. Infine, partecipa ad un concorso locale giudicata da Enzo Campagnoli, Maurizio Caridi e Rory Di Benedetto e una giuria di giornalisti tra cui Vincenzo Stroscio simbolo della tv locale “Globus Television”, spiccando tra gli altri partecipanti. Oltre a salire sul podio con il suo inedito si aggiudica il premio della critica e il premio della critica televisiva “Globus Television”. Nel 2019 reinterpreta la canzone simbolica della sua città “Catania Figghiozza D’o Patri Eternu” con la quale prenderà popolarità a Catania ricevendo anche i complimenti del primo cittadino Salvo Pogliese e la possibilità di cantare al concerto di fine anno proprio in Piazza Duomo insieme a Roy Paci, Max Gazzè, i Samarcanda, Mirko Casadei, Dj Fargetta, Giuseppe Castiglia, Gino Astorina, Kunsertu e altri artisti. Serate presentate dai popolari Salvo La Rosa e Ruggero Sardo. 

Attualmente la cantautrice continua il suo percorso artistico, continuando a scrivere e lavorando in numerose serate importanti, alle quali ha preso parte anche come presentatrice.






GLI ILLUMINATI: NEL SETTECENTO UN FILO ROSSO TRA LA BAVIERA E L'ABRUZZO

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In un libro di Elso Simone Serpentini e Loris Di Giovanni la storia di Costanzo Di Costanzo e Melchiorre Delfico, due abruzzesi nel gotha dell’Ordine.

di Goffredo Palmerini. L’AQUILA - Era il primo maggio 1776, in quella che va sotto il nome di notte di Valpurga o delle Streghe, quando ad Ingolstadt, bella città bavarese sulle rive del Danubio, Adam Weishauptprofessore nell’ateneo cittadino, insieme ad un gruppo di suoi allievi, fondava l’Ordine dei Perfettibili, poi rinominato degli Illuminati. Il sodalizio, a carattere coperto, si diffuse presto in tutta la Baviera, grazie all’opera di alcuni “agenti” che facevano proseliti tra le logge massoniche tedesche ed europee. S’infiltravano nel loro seno, ne scalavano i vertici per poi condizionarle e piegarle verso i propri obiettivi: la negazione di troni e altari. 


Uno degli agenti reclutatori più audaci e provetti, che operavano nella massima segretezza, fu Costanzo Di Costanzo, figlio cadetto del Duca di Paganica, dove la famiglia nobiliare napoletana era arrivata nel 1753 rilevando il feudo da una delle stirpi più antiche e blasonate di Roma, la famiglia Orsini. Costanzo si trasferì giovanissimo dal popoloso paese dell’aquilano in Germaniaper evitare d’entrare nella vita religiosa, come invece avevano dovuto fare i suoi numerosi fratelli e sorelle, eccetto il primogenito Giovannidestinato a succedere nel ducato al padre Ignazio. A Monaco di Baviera il giovane Costanzo indossò la divisa militare. Entrò nella massoneria, avviatovi dal cognato anch’egli militare, poi passò tra gli Illuminaticon il nome iniziatico di “Diomede”. 


Agendo nell’ombra Costanzoera riuscito a portare tra gli Illuminatiil barone Adolphvon Knigge, colui che ebbe il merito di dare forte impulso all’Ordine conseguendone una rilevante diffusione, in Germania e in gran parte d’Europa. Proprio da Costanzo Di Costanzo e dalla sua intensa attività segreta nell’Ordine degli Illuminati parte un filo rosso che unisce la Baviera e l’Abruzzo. Gli insigni studiosi Elso Simone Serpentini e Loris Di Giovanni, profondi conoscitori della massoneria abruzzese cui hanno dedicato ricerche e molti interessanti lavori – tra cui “La storia della Massoneria in Abruzzo” – ne ricostruiscono la trama nel corposo volume “Gli Illuminati. Un filo rosso tra la Baviera e l’Abruzzo”, pubblicato da Artemia Nova Editrice su commissione del CeSSMA (Centro Studi per la Storia della Massoneria in Abruzzo), terza opera della collana Documenti Massonici Abruzzesi dell’editore teramano.


Nel libro Serpentini e Di Giovanniintrigano il lettore con oltre 500 pagine di storie segrete, svelate con documenti tratti da pubblicazioni dell’epoca, ma anche con atti rinvenuti in archivi di tutta Europa - Amburgo, Copenaghen, Berlino, Vienna- oltre che in quelli abruzzesi, in primis l’Archivio di Stato e la Biblioteca “M. Delfico” di Teramo, dove sono conservati gli originali di alcune lettere scambiate tra Delfico e Münter. Il libro incrocia le vite di tre personaggi collegati in diverso modo all’intricato e oscuro mondo degli Illuminati, ancor oggi avvolto nel mistero, accusato di devianti pervasività di coscienze e istituzioni, come pure d’alimentare sconvolgimenti religiosi, politici e sociali. I tre personaggi, eccezionali ciascuno a modo suo, incrociarono le loro esistenze nella seconda metà del Settecento e nei primi dell’Ottocento, in una fase cruciale della storia che conobbe evoluzioni e rivoluzioni dell’assetto politico dell’Europa, sia nel processo d’elaborazione d’un nuovo concetto di Stato, sia del rapporto di esso Stato con i propri cittadini non più sudditi.


Dei tre personaggi in questione due erano abruzzesi - il citato Costanzo Di Costanzo (1755-1810) e il teramano Melchiorre Delfico (1744-1835) – danese invece il terzo, Friederich Münter (1761-1830). Quest’ultimo era dei tre il più giovane e costituì il terzo vertice di un triangolo assolutamente particolare, essendo senza ipotenusa, di fatto un triangolo a tre vertici e due lati, mancando un collegamento diretto tra due dei vertici, Delfico e Di Costanzo. Tutti e tre frequentarono logge massoniche e cenacoli latomici. 


Melchiorre Delfico, filosofo e uomo politico, allievo del Genovesi a Napoli e seguace di Locke e Condillac, acquistò fama con le sue opere giuridiche ed economiche (Riflessioni sulla vendita dei feudi1790Ricerche sul vero carattere della giurisprudenza romana e de' suoi cultori1791Memoria sulla libertà del commercio1797), piuttosto che con quelle filosofiche (Saggio filosofico sul matrimonio1774Indizi di morale1775), la cui pubblicazione fu impedita dalle autorità. Durante la rivoluzione napoletana del 1799 fu destinato al governo dei due dipartimenti d'Abruzzo. Dopo una parentesi d’esilio a San Marino, si dedicò quasi unicamente a incombenze amministrative. Dal 1823 si ritirò a Teramo. Nella sua opera più importante (Pensieri sulla storia e sull'incertezza e inutilità della medesima, 1806), egli ardente assertore dell'indefinita perfettibilità dell'uomo, porta alle ultime conseguenze l'antistoricismo illuministico del Settecento.


Figlio d’un pastore e teologo protestante, Friederich Münter, nato aGotha in Turingia, iniziò i suoi studi all’Università di Göttingen, poi nel 1784 fu il primo protestante ad ottenere un dottorato in filosofia e tre anni dopo diventò professore all’Università di Copenhagen. Archeologo, filologo e storico, divenne poi vescovo della chiesa riformata luterana nella capitale danese. Percorse buona parte dell’Europa, ma la sua azione più significativa Münter la svolse a Napoli e in Sicilia, dove soggiornò per tre volte nel 1785 e ’86. A Roma, invece, frequentò archivi e biblioteche alla ricerca di documenti sui Templari, studiando lingue antiche e buona parte di idiomi moderni. Massone, fu Maestro venerabile nella loggia di Copenhagen e dell’Ordine degli Illuminati con il nome iniziatico di “Syrianus”. Proprio per gli Illuminati fondò a Napoli una loggia con insigni personaggi partenopei (Domenico Cirillo, Eleonora de Fonseca Pimentel, Vincenzio Russo ed altri), con i quali stabilì intensi rapporti. Alcuni di essi promossero la Repubblica Napoletana e nel 1799, fallita la rivoluzione, finirono impiccati. Münter fu pure membro della loggia di Palermo.


Differenti per età e generazione, Costanzo Di Costanzo, Melchiorre Delfico e Friederich Müntererano però accomunati dalla ferma idea di migliorare la condizione dell’uomo quale persona sociale in una comunità universale, e delle città, concepite come insieme di anime e intelletti pensanti. Tutti e tre erano schierati nettamente contro la persistenza di consunte strutture feudali che intendevano contribuire ad abbattere. Di Costanzo degli Illuminati fu il più produttivo “agente reclutatore” nell’area tedesca. Münter venne in Italia con la missione di diffondere l’Illuminatismo lungo la penisola, a Roma nel cuore stesso della Cristianità e nel Regno di Napoli. I due, Di Costanzo e Münter, s’incontrarono segretamente a Roma nella primavera del 1786, si frequentarono spesso anche a Napoli, poi continuarono a scambiarsi informazioni sull’espansione in Italia dell’Illuminatismo. Costanzo, che non aveva buoni rapporti con i suoi a Paganica, tornò in Germania, spostandosi tra Norimberga, Altdorf ed Amburgo. Delfico incontrò Münter e tenne con lui una lunga corrispondenza, perfino quando il danese diventò vescovo di Copenaghen. Delficomorì a 91 anni circondato dall’affetto della sua famiglia. Münter morì a 69 anni, vescovo amato dai suoi fedeli.


Costanzo Di Costanzo morì “di consunzione” a 55 anni, a Vienna, dove fu sepolto. La sua famiglia, come s’è detto, comprò il feudo di Paganicail 23 aprile 1753 dalla duchessa Faustina Mattei Orsini,principessa Santacroce, mantenendolo fino al 2 agosto 1806, quando nel Regno di Napoli venne abolita la feudalità. Ressero il feudo don Ignazio Di Costanzo fino alla sua morte il 15 gennaio 1792, poi il figlio don Giovanni anch’egli fino al giorno della sua scomparsa, il 31 ottobre 1800. L'antica famiglia Di Costanzo era originaria di Pozzuoli, ascritta al Patriziato napoletano dei Seggi di Portanova e Montagna. Le origini nobiliari si fanno risalire alla seconda metà del Duecento, quando la famiglia, insieme ad altre nobili napoletane, conferì somme di denaro al re Carlo I d’Angiò per sostenere la guerra contro gli Svevi.


Dopo l’acquisto del feudo di Paganica, don Ignazio Di Costanzo volle celebrare l’evento alla grande, commissionando un fastoso Palazzo Ducale al valente architetto marchigiano Mattia Capponi. Preziosa dimora quadrangolare, munita di un distaccato edificio adibito a scuderie, il Palazzo su due lati s’allargava nell’ampia villa con giardino all’italiana, disegnato con un armonioso gioco d’aiuole e gallerie di bosso, purtroppo andato distrutto negli anni della Seconda Guerra mondiale. Nel fronte sud della villa una sequela di poderosi platani, nel fronte ovest il Palazzo dialoga con il prospetto della settecentesca Chiesa della Concezione, sul fronte nord affaccia sulla bella piazza impreziosita dalla facciata balconata della Chiesa Madre.


Il complesso ducale, diventato di proprietà pubblica nel 1922 acquistato dal Comune di Paganica - nel 1927 passato al patrimonio del Comune dell’Aquila a seguito dell’annessione di Paganica al capoluogo - ha ospitato per alcuni decenni un collegio e la scuola materna delle Suore della Presentazione. Tornato da una ventina di anni nella disponibilità comunale, quando saranno completati i lavori di restauro dai danni del terremoto del 2009, diventerà museo archeologico e centro culturale. L’edificio Scuderie, invece, dopo l’accorto restauro realizzato a fine degli anni Ottanta, è diventato Centro Civico e sala espositiva. Al suo interno, nel 1990, il pittore Constantin Udroiu, grande artista d’origine romena molto legato a Paganica, vi realizzò un vasto affresco con luminose scene agresti. Gli splendenti colori “fauve” dell’opera donano oggi alla sala un’intensa suggestione.






CLAN ZINGARO, esce NON DIRE UNA PAROLA il nuovo video dell'ensemble capitanato da Daniele Gregolin

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Esce oggi su YouTube “Non dire una parola”il video del nuovo singolo del Clan   Zingaro, ensemble milanese capitanato da Daniele Gregolin con Nadio Marenco e Cesare Pizzetti, musicisti uniti dalla passione per i ritmi gipsy swing e jazz manouche internazionale. 
Il brano, disponibile in digital download e in streaming per Bluebelldisc Music,  è un crossover di atmosfere cinematografiche pulp anni ’70 e ‘90 dove la "vintage italian bossa" e il gipsy swing manouche si incontrano in un inusuale scambio di punti di vista. Echi di ritmi mediterranei e folk richiamano le calde, spensierate e malinconiche estati vintage italiane, incontrando i ritmi del jazz americano d’oltre oceano, il tutto accarezzato soavemente dalla inconfondibile voce dal virtuosismo mai autoreferenziale di Camilla Battaglia, ospite speciale.

Daniele Gregolin: “Questo brano insieme a questo video sono il nostro personale manifesto alla libertà di espressione del libero pensiero musicale: un inno alla disobbedienza che rimane però fedele solo all’amoreDa sempre l’umanità si è sforza di rappresentare, immaginare, comunicare i propri pensieri ed ideali attraverso l’arte e la musica, talvolta intrattenendo a semplice scopo ricreativo, talvolta facendosi portavoce direttamente o indirettamente delle più disparate idee, movimenti e pensieri. L’arte e la musica sono mezzi potenti con i quali l’umanità si è fatta portavoce di idee di libertà, rispetto e fratellanza anche e soprattutto nei momenti difficili e critici della storia dell’umanità stessa, mostrandone le sue molteplici facce e contraddizioni senza necessariamente darne un giudizio, suscitando nel’ascoltatore e nello spettatore libere conclusioni, emozioni e meditazioni. “Non Dire Una Parola” è un brano strumentale che veicola un forte e impattante messaggio sociale attraverso il video e la narrazione delle sue immagini, che è parte integrante di esso, per questo non abbiamo sentito il bisogno di aggiungere nessun testo  nessuna parola in più

Il videoclip di “Non dire una parola” accompagna l’ascoltare e lo spettatore in una dimensione attuale e a tratti surreale dove alcune persone appartenenti alle estrazioni sociali più disparate si ritrovano per caso a bere un aperitivo. Gli invitati dapprima vengono serviti ai tavoli da un misterioso cameriere che oltre a cocktail serve messaggi “subliminali” e cliché che i media ci hanno abituati, volenti o nolenti, ad accettare nel nostro quotidiano. Sono messaggi che strutturano e condizionano la nostra esistenza in direzioni stereotipate: un sentito omaggio al John Carpenter di “Essi Vivono” capolavoro del cinema fantascientifico del 1985. Quello che accade alla fine è tutto da vedere, senza dire una parola.

“Non dire una parola” è stato scritto e composto da Daniele Gregolin e il Clan Zingaro, che ne hanno curato anche la produzione. Registrato presso Innuendo Studios. Mix di Diego Maggi e Daniele Gregolin. Master di Stefano Barzani presso Tranquilo Studios. Il video, scritto e diretto da Daniele Gregolin, è stato girato a Villa Arconati Castellazzo di Bollate.

Hanno suonato: Camilla Battaglia (voce), Nadio Marenco (fisarmonica), Daniele Gregolin (chitarra solista), Cesare Pizzetti (contrabbasso), Ale “Pacho” Rossi (percussioni), Michele Gattoni (chitarra ritmica).

Clan Zingaro: il ritmo franco tzigano incontra le canzoni della swing era italiana, dei grandi autori come Carosone, Buscaglione, Conte, il fervore virtuoso e la poesia dell’icona della chitarra zingara Django Reinhardt incontra il gusto per la melodia italiana, le canzoni internazionali del passato e presente: sono questi i punti cardinali del Clan Zingaro, ensemble di musicisti riuniti dalla passione del ritmo gipsy swing - jazz manouche, considerati di riferimento nel panorama della musica jazz italiana ed internazionale. Il “Clan” con il suo organico multiforme ed il suo sound distintivo, elegante e al contempo leggero rileggono l'immaginario musicale gipsy jazz e swing manouche contemporaneo in continua evoluzione, dove le cover e le composizioni originali vengono contaminate dalle più diverse culture musicali e ritmi   del globo. Il loro set non manca di virate elettriche, atmosfere retrò vintage da big band e orchestrazioni cinematografiche pulp visionarie. “Spaghetti Gipsy”, il loro primo album è un manifesto contemporaneo di una Italia in bianco e nero gloriosa, naif e romantica, dove i ritmi franco gitani non ne oscurano la forte bellezza e la intrinseca italianità ma anzi ne esaltano i tratti dando luce ad una nuova e contemporanea energia vitale dove l’eleganza e le memorie storiche riflesse nelle apparenti semplici canzoni-cartolina si svelano con un rinnovata vitalità. Nei loro live il suono della tradizione incontra la contemporaneità, in un flusso di contaminazione che mostra la musica di oggi con gli occhi del passato e viceversa. Se questo fosse una ricetta, sarebbe “Spaghetti Gipsy” un nuovo piatto ricco che non tradisce il suo sapore, come la tradizione italiana ci ha ben abituato, ma dove con il “Clan” le note aromatiche degli ingredienti sono armonizzate dal un unico comune denominatore, lo swing. Nel giugno 2020 l’ensemble torna con il singolo “Non dire una parola”, special guest alla voce Camilla Battaglia e Ale Pacho Rossi (Elio e le storie tese).

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