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Musica, IsKra presenta il suo 1° album #ControCorrente: "per vivere senza compromessi e tabù". L'intervista

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L’album di esordio di IsKra si chiama #ControCorrente ed è il progetto di Daniele Mangano.  Siciliano di origine, vive da alcuni anni a Sofia dove lavora per una multinazionale di videogames.
Con il rock e il cantaurato italiano nell’anima (Fabrizio De Andrè in primis) proprio a Sofia, nello studio più prestigioso della capitale bulgara, ha registrato questo album d’esordio . I testi e la musica sono di Daniele Mangano. Alle chitarre Peter Rangelov, alla batteria Yordan Borisov, al basso Aleksander Kalanov. Il video del singolo “Amore inespresso” è stato realizzato dal regista Dimitar Stafidov.
Parlaci dell' album. Che impronta hai voluto dargli?
Nel disco che si chiama ControCorrente, c’è molta voglia di reagire ad un determinato stato di cose che sta dettando "codici di comportamento" in svariate forme e sfaccettature sociali. L'album può essere considerato un mani-festo, un grido di ribellione contro tutte le storture che connotano il periodo che stiamo vivendo. Talvolta mi sembra di essere tornato in una sorta di “Medioevo” dal quale, difficilmente, sarà possibile risorgere. Anche in occasione di questa tragica Pandemia, l'essere umano sembra non aver capito fino in fondo di non essere padrone della Natura. A mio avviso, dobbiamo recuperare un'etica dello stare al mondo. Un uomo senza ideali, senza slanci né sogni, del resto, è destinato ad essere, come diceva Faber, un cinghiale laureato in matematica pura. La società dei consumi ci impone etichette e modelli in cui rispecchiarsi, cliché sui quali fondare la propria ragione di vita, ma chi ha detto che sia giusto così? Chi lo ha deciso? #ControCorrenteè un invito a vivere la propria vita dando la parte più vera di noi stessi, senza compromessi e senza tabù che possano limitare l'indivi-duo nell'esprimersi in quanto tale. Da un punto di vista prettamente musicale poss dire che oggi sento troppo rumore e leggo pochi contenuti. Voglio dire che nonsi lascia più spazio ai testi quanto piuttosto a slogan che si rivelano falsamente efficaci. La gente non vuole più riflettere attraverso le canzoni e ritrovarsi nelle parole, come invece accadeva negli anni ‘60, ‘70, ‘80 e fino alla prima parte dei ‘90 e del 2000. Non giudico il trap e le nuove forme di comunicazione musicale, ma non mi ci ritrovo per niente. Posso sintetizzare questo mio pensiero con una frase tratta dalla bellissima canzone di Pierangelo Bertoli, A muso duro: “Adesso dovrei fare le canzoni con i dosaggi esatti degli esperti, magari poi vestirmi come un fesso e fare il defi-ciente nei concerti”.
Quali sono i tuoi cantanti di riferimento?
Sono cresciuto a “pane e Rock” nazionale e internazionale, ma anche con il cantautorato italiano nel cuore. I miei riferimenti principali sono stati De André, Guccini, De Gregori, Jannacci, Bertoli,Gaetano, Graziani, Tenco,De Gregori e tantissimi altri, tra i quali anche Vasco Rossi. Tutti cantautori e poeti senza peli sulla lingua.
Qual è l’esperienza lavorativa che più ti ha segnato fino ad ora?
Lavoro da cinque anni a Sofia, Capitale bulgara, per una nota casa produttrice di video games on line. Posso dire sia stata la mia prima vera esperienza lavorativa che mi ha introdotto, per l'appunto, nel mercato del lavoro e che mi ha fatto capire cosa significa il sacrificio, il senso del dovere, il rispetto di rigide regole e procedure, arrivare alla fine del mese avendo rispettato tutte le scadenze. Per un artista questo, alle volte, risulta molto difficile da accettare vivendo, quasi sempre, con la testa nel proprio mondo fatto di architetture prettamente creative e distaccare dalla prassi del reale. Ma con questo impiego ho interamente autoprodotto il mio progetto e dunque mi sento molto orgoglioso di quanto realizzato fino ad ora con il sudore della mia pelle e senza che mi cascasse nulla dal cielo.
Invece quella mai fatta e che ti piacerebbe fare?
Beh sicuramente vorrei fare dell'Amore della mia vita per la scrittura e la composizione il mio mestiere, un sogno che mi porto sin da quando avevo quindici anni. Ci sto lavorando.
Progetti futuri? Farai un tour?
Mi piacerebbe moltissimo fare un tour ma per ovvi motivi legati alla pandemia che stiamo vivendo non sarà possibile. Tuttavia a settembre mi esibirò a Rimini nella famosa discoteca AltroMondo Studios in quanto sono stato scelto direttamente, tra tremila candidati, dal Patron del Sanremo New Talent Devis Paganelli, per accedere alla semifinale di questo prestigioso Contest che potrebbe portarmi ad esibirmi direttamente sul front stage del Festival di Sanremo 2021 assieme a tantissimi importanti artisti.

Riapre Assunta Madre Roma, lo chef Franco Bloisi a Fattitaliani: ho sempre ricercato il sapore naturale del pesce dei nostri mari. L'intervista

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Dopo i mesi di confinamento, stanno riaprendo anche le attività di ristorazione: a Roma, lunedì 1° giugno, il ristorante Assunta Madre, fiore all'occhiello per la tradizione gastronomica, è pronto a riaccogliere gli affezionati clienti nel rispetto delle misure di sicurezza Covid-19 e far assaporare le specialità e il pesce fresco di ogni giorno. Fattitaliani ha intervistato lo chef Franco Bloisi.

Quali sono i timori e le sensazioni che si provano a una riapertura così particolare?
“Non abbiamo timore, ma ci teniamo a far capire alle persone che Assunta Madre ha lavorato sodo per creare un ambiente sicuro e perfetto per potersi gustare una serata di pace dopo la quarantena. Abbiamo lo stesso entusiasmo della prima volta e sarà bellissimo cucinare di nuovo per i clienti affezionati di Assunta Madre!”.
Avete "approfittato" del confinamento per dei lavori di ristrutturazione: erano in qualche maniera già stati progettati?
“Avevamo già intenzione di rendere ancora più accogliente il locale e abbiamo solo anticipato i tempi. Ci sarà un nuovo bancone, un giardino più ampio e altre sorprese…”.
Che cosa Le è mancato maggiormente del suo lavoro durante questi mesi?
“La mia cucina, la mia brigata e soprattutto il sorriso soddisfatto dei clienti dopo aver cenato”.
Come fare a rispettare le misure di sicurezza in cucina, dove si cucina fra vapori e gli uni vicini agli altri?
“Le regole si devono rispettare, noi già prima avevamo rivisto la cucina per creare spazi adeguati per gli chef”.
Disponendo i tavoli a distanza, quanti posti avete sacrificato?
“Il locale già prevedeva una disposizione ‘comoda’ per i nostri clienti. Qualche posto l’abbiamo sacrificato ed è giusto così. Inoltre adesso oltre alle due sale ed il privè disponiamo del giardino esterno”.
Ci sarà un menu particolare per il 1° giugno?
“Sarà il mare e il pescato del giorno a fare il menu, come da sempre qui da Assunta Madre!”.
Che cosa si augura che possa ogni commensale apprezzare maggiormente della cucina di Assunta Madre?
“Ci auguriamo che gli ospiti vivano una piacevole serata sereni, che trovino sempre la freschezza e i sapori che ci hanno contraddistinto nel tempo”.
Durante la quarantena ha studiato e sperimentato nuovi piatti?
“Sì, ho sperimentato alcuni piatti. I miei clienti sono stati la mia famiglia, per loro ho cucinato in questo lockdown. Per Assunta Madre non c’è bisogno di sperimentare, il sapore naturale del pesce dei nostri mari è quello che ho sempre ricercato. Adesso è ora di tornare a cucinare per gli amici e ospiti di Assunta Madre. Ci vediamo Lunedì 1 giugno a via Giulia!”. Giovanni Zambito.

Contatto - Rivoluzione di una scuola virale, il nuovo libro della giornalista Alessandra Angelucci

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È possibile ordinare da oggi, in tutte le principali librerie italiane e nei circuiti online, il nuovo libro Contatto - rivoluzione di una scuola virale (pp.88, €12.50) della giornalista e docente Alessandra Angelucci, edito da Castelvecchi per la collana Tasti.

L’autrice, privilegiando il punto di vista di chi nella vita insegna, mettendo al centro il rapporto esclusivo che si crea fra insegnanti e alunni in classe, racconta la rivoluzione umana, sociale, intima e didattica cui è chiamata con l’arrivo in Italia di un’emergenza sanitaria senza precedenti. Infatti, il sopraggiungere del coronavirus costringe la protagonista Amelia, insegnante di lettere, a rivedere i suoi spazi, il vivere quotidiano scandito da tempi sconosciuti, e soprattutto la modalità d’insegnamento, caratterizzata dalla didattica a distanza. Al centro di ogni sua scelta gli studenti, cui tutti i docenti italiani hanno destinato e continuano a destinare instancabilmente energia e cuore.
Pagina dopo pagina, l’autrice svela le fragilità di chi ogni giorno ha davanti un monitor attraverso cui ricostruire il contatto con i propri alunni: un costante richiamo ad essere punto di riferimento in mezzo alle mille difficoltà del caso. Un libro diretto, ma carico di speranza, che non dimentica la voce degli adolescenti e dei bambini e che, in modo chiaro, offre molteplici spunti di riflessione sul modo di fare scuola. Un ritmo incalzante aperto sul mondo che ci circonda in emergenza Covid-19. Un interrogativo riecheggia per ricordarci qualcosa di importante: “Qualcuno dubita ancora che insegnare sia un atto d’amore?”.

Maturità 2020, ansia e stress per uno studente su due. I consigli

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Il fatidico esame di maturità rappresenta da sempre, nell'immaginario comune, un evento unico (64%), che ha ispirato peraltro, con successo, non pochi film e canzoni.
Tuttavia oltre la metà degli studenti (54%) si dice preoccupata in vista della nuova maturità 2020 e in preda a stati di ansia (31%) e di stress (35%). "Sarà più difficile il nuovo esame di Stato? Sono abbastanza preparato? Cosa mi chiederanno i commissari? Queste sono solo alcune delle domande che turbano il sonno dei maturandi. Tuttavia, per gli esperti, esistono dei rimedi per superare la particolare condizione che si è venuta a creare per gli esami di maturità 2020: un maggior dialogo e confronto tra docenti e alunni, insieme al mangiare sanoidratarsi correttamente e dormire bene, aiutano ad arrivare al meglio al giorno dell’esame.
È quanto emerge da uno studio di In a Bottle (https://www.inabottle.it), condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analisys) su circa 1500 studenti alle prese con la maturità attraverso un monitoraggio online sui principali social network, forum e community dedicate per capire quali sono le loro preoccupazioni e su 20 esperti tra psichiatri, psicologi e nutrizionisti,  che spiegano come prepararsi al meglio in vista degli esami.
Cosa rappresenta per uno studente l’esame di maturità? Per oltre sei ragazzi su 10 (64%) è un evento unico, il primo vero impegno della vita, per altri è solo l’ultimo ostacolo prima delle tanto attese vacanze (31%). Con quale atteggiamento si approcciano gli studenti agli esami? Oltre uno studente su due (54%) si confessa preoccupato in vista della nuova maturità 2020. I sentimenti maggiori provati dagli studenti in questo periodo sono ansia (31%) e stress (35%). Solo il 21% si dichiara relativamente sereno e solo il 9% si sente rilassato.
Tra i maturandi, uno su 3 (32%) confessa di dormire poco la notte. Cosa non fa dormire gli studenti? Il timore di non essere abbastanza preparato al colloquio orale (27%), l’incertezza per il nuovo tipo di esame maturità (31%) che quest’anno eccezionalmente sarà solo orale. Sull’insonnia influiscono anche i dubbi e le perplessità circa la situazione storica che si sta vivendo (23%). Tuttavia, l’incubo dominante per quasi uno studente su 2 (48%) è la paura di uscire con un voto al di sotto delle attese e che il molto tempo trascorso sui libri a prepararsi non ottenga il risultato sperato. Tra le ossessioni c'è anche quella di presentarsi con voce tremante davanti alla commissione (19%), oppure arrivare al giorno dell’esame non abbastanza lucido (23%) e dimenticarsi ciò che si è studiato nei mesi precedenti.
Ma perché viene e come si può superare l’ansia? Spiega la dott.ssa Annamaria Meterangelis, psicologa e docente: “Gli studenti hanno vissuto quest’anno forti disagi, un’ansia legata al fatto che non si sapeva fino all’ultimo come fosse strutturato l’esame di Stato. I fattori che hanno causato più stress sono stati la didattica a distanza, con tutte le problematiche legate al divario digitale, e la dose d’incertezza su come si sarebbero svolti gli esami. Non è facile dare consigli in questa situazione. Direi però che, con l’aiuto dei docenti, questa esperienza può avere dei lati positivi quali ad esempio il fortificare i ragazzi nell’aver imparato a gestire gli imprevisti. Questa capacità è tipica degli sportivi, che sanno bene che per affrontare al meglio una gara devono essere preparati ad affrontare ogni situazione, anche la più stressante e inaspettata. La consapevolezza di dover affrontare tutte queste difficoltà può essere utile ad acquisire resilienza che fortifica l’autostima.”
Lucidità e reattività all’esame di Stato dipendono anche dall’adozione di comportamenti alimentari corretti. Come rilevano gli esperti, mangiare in maniera scriteriata (34%) e idratarsi in maniera erronea (31%) – abusando di bevande ricche di caffeina e teina – sono alla base di questi disturbi cognitivi legati alla capacità di concentrazione di livello d’attenzione nei maturandi.
Come riparare dunque a questi errori alimentari? Afferma spiega il dottor Maurizio Fiocca, nutrizionista: “Per gli studenti in questo periodo è consigliata un’alimentazione basata su alimenti semplici, poco elaborati. Pasta, pane, verdura, frutta, spremute senza aggiunta di zuccheri. La colazione può essere fatta con yogurt, magari magro, e del pane o fette biscottate con marmellata. Pranzo e cena leggeri con pasta al pomodoro fresco, al limite con un po’ di pesto, evitando carbonare o pasta con formaggi, in quanto impegnano molto lo stomaco nella digestione, sottraendo energie a livello celebrare con conseguente calo di attenzione. Durante le ore di studio, è possibile prepararsi spuntini con della frutta o delle spremute/centrifugati di frutta o verdura, un carico di energia grazie ai polifenoli che aiutano a rifornire il cervello dei principali nutrienti, soprattutto il glucosio.” Non solo alimentazione: anche una corretta idratazione svolge un ruolo fondamentale per il benessere cognitivo dei maturandi. “Una giusta idratazione favorisce un buon metabolismo: bere un paio di libri di acqua al giorno, anche considerando il caldo stagionale è essenziale. Ricordiamoci che l’acqua può essere assunta anche attraverso la frutta e la verdura. Inoltre la corretta idratazione influisce sull’attenzione e sulla performance scolastiche dello studente. Se ciò manca, subentra la disidratazione, che può portare ad un abbassamento della capacità di elaborazione del pensiero e, ad esempio, ad una mancanza lucidità nel rispondere alle domande durante il colloquio orale.” 

Nasce il primo Official Corner Spianà: La semplicità dello street food di Fabio Nurra Al Caffè Lounge P

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Nasce a Sassari il primo Official Corner Spiana’ al Caffè Lounge P di MarioPuggionial Centro Commerciale Tanit, gestito da Fabio e Tania Nurra, una proposta pranzo e street food, facile e veloce ma non per questo meno gustosa e di grande qualità.
Al Centro Commerciale Tanit, in un contesto di totale sicurezza,  si ricomincia a vivere, a fare shopping e curiosare fra i tanti stand pieni di colori, magliette, costumi e attrezzistica da ginnastica ma anche  a degustare assaggi e prodotti, come Spianà.
hé non appena sarà possibile, Vi inviteremo ad un party memorabile 🍾🍾🍾
#Fratellitola riaprirà tra una decina di giorni, non appena la nostra terrazza sarà nuovamente operativa con tutto il suo splendore!!
State sintonizzati perché sarà un'estate ricca di grandi novità
Sembra dire “metti in borsa e porta a casa” ed è il passaggio più rapido per definire Spianà, lo street food inventato da Fabio Nurra, chef/architetto di Sassari, che di mestiere fa il cuoco ma, nei reconditi meandri della sua fantasiosa istruzione, rimane un creativo, architetto del bello.
E sicuramente è il bello che lo circonda il tema ispiratore di Fabio, bello e semplice, un contenitore quasi anonimo, una via di mezzo fra la piadina, un tacos o una tortillas che nasconde, al suo interno, un insieme di prodotti, infatti la Sardegna, che oltre ad avere il mare più bello del mondo e gli affascinanti paesaggi dell’interno, è una vera e propria “Isola del Gusto”!
Infatti Fabio Nurra, nella sua grande creatività, ha avuto una idea divertente, nuova e creativa, ha pensato ad una sorta di piadina, che è considerata la regina dello street food italiano ed è amata da milioni di persone in tutto il mondo, facendola diventare un contenitore, una sorta di portamonete come contenitore,  da ricetta povera dalle origini antichissime, ad un moderno street food che si presta ad essere farcita con qualsiasi ingrediente suggerito dall’ immaginazione e fantasia.
Come un piccolo portafoglio riempito, nel modo più tradizionale come crudo e rucola, ai più innovativi come insalata di pollo, tonno, gamberetti, fritto di totani, hamburger e patatine fritte, frutta mista come una macedonia, pomodori e bottarga, il risultato creato da Nurra è sempre super appetitoso! Spianà è perfetta come piatto unico per un pranzo informale, ma può essere utilizzata anche per creare sfiziosi stuzzichini da servire come antipasto, come i rotolini con salmone, avocado e crema allo yogurt, uova sode, melanzane, formaggio, oppure per realizzare altri piatti colorati e saporiti in modo di dare sfogo alla fantasia, che sia dolce o salata, con la ricetta fantasiose di Fabio e Tania Nurra non si può sbagliare!
Crediti ph: Mariano Marcetti
Official Corner Spianà’
Caffe LoungeP di Mario Puggioni  
Centro Commerciale Tanit
Indirizzo: Via Caniga, 1, 07100 Sassari SS
Telefono: 079 261260

Michele Li Volsi, regista de “La forza di Alice” selezionato al Festival Internazionale “Tulipani di seta nera 2020” da Rai Play

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INTERVISTA di Andrea Giostra
Ciao Michele, benvenuto, come stai? 
Abbastanza bene, grazie. 
Il tuo film “La forza di Alice”ha superato la selezione del Festival internazionale del film corto Tulipani di seta nera - Rai Cinema Channel. Ci parli di quest’ultimo importante riconoscimento? In cosa consiste esattamente? 
Anche quest'anno il corto partecipa al Festival Tulipani di seta nera concorrendo insieme con altri 50 film per il premio Rai Cinema Chanel. Il premio andrà a chi ottiene il maggior numero di visualizzazioni e poi, se sarà scelto tra i 12 finalisti, per i premi assegnati da una giuria di esperti nel settore: migliore attore, regia, fotografia, etc... 
Cosa serve per vincere questo Premio, ovvero, per piazzarsi ai primi posti? 
Chi ottiene il maggior numero di visualizzazioni si aggiudica i premi. 
Qual è il link di Rai Play del tuo cortometraggio “La forza di Alice”? 
Per vedere e votare il cortometraggio La forza di Alice questo il link:
Vuoi ricordare ai nostri lettori il gruppo di lavoro di questa tua produzione?
La ciak italiy cinematografica, impronte musicale, Claudia Gallo, Tommasini Maurizio, Samperi Davide, Lo Iacono Angela. Grazie al patrocinio del comune di Valderice, è Sponsor. 
Cosa chiedi ai nostri lettori per darti una mano in questo concorso al Festival Internazionale Tulipani di seta nera di Rai Cinema Chanel? 
Visualizzate il cortometraggio se potete.... gli argomenti trattati sono attualissimi e spero che il croto vi piaccia... più che altro è un piccolissimo specchio di una realtà che fa male ma che bisogna guardare e non nascondere.
Come vuoi concludere questa chiacchierata con i nostri lettori?
Vi ringrazio anticipatamente anche solo per avere dato un'occhiata al corto sperando che possa far pensare riflettere anche solo per qualche minuto.

Michele Li Volsi

Andrea Giostra


Alessandro Cenciarelli, “Il Pilota di aerei dai video geniali!”. L'intervista

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«Professionisti Geniali». Intervista di Roberta Cannata e Andrea Giostra
La Rubrica «Professionisti Geniali» che inauguriamo oggi con questa prima intervista ad Alessandro Cenciarelli, pilota Alitalia, si pone l’obiettivo di “scovare” tra professionisti di alta qualità e di grande livello di responsabilità, delle personalità che, al di là del loro lavoro quotidiano, curano interessi e coltivano passioni che li rendono per certi versi unici, geniali appunto. “Geniali” come le produzioni da video-maker di Alessandro e “geniali” come i lavori e i prodotti delle persone che scopriremo nelle dieci puntate previste da questa Rubrica. Buona lettura e buon divertimento a tutti i lettori…
Roberta&Andrea
Video YouTube: “Pilot...i smemorati”
Ciao Alessandro, benvenuto a “Professionisti Geniali” e grazie per aver accettato il nostro invito. Nella vita professionale sei un Pilota dell’Alitalia da circa 20 anni. Un mestiere non da tutti e di grande responsabilità, ci racconti del tuo lavoro?
Grazie a voi. Onestamente mi ha sorpreso molto essere stato contattato per questa intervista. Difficile spiegare il mio lavoro in poche parole, ma come avete detto è sicuramente di grande responsabilità. Mio padre era un pilota e da lui ho ereditato questa passione, e aggiungerei anche quella per la vita del navigante che può essere compresa fino in fondo solo da chi la conduce, perché ha davvero tante sfaccettature. Ho sempre amato questa professione nonostante negli anni abbia subito molti cambiamenti, ad oggi posso dire di ritenermi una persona molto fortunata. 
Cosa vuol dire per un pilota volare al Tempo del Covid-19? 
In questo momento, come tutte le professioni, anche l’attività di volo ha subito una brusca frenata. Il personale di condotta (come sono chiamati i piloti) ma soprattutto il personale di cabina (gli assistenti di volo a diretto contatto con i passeggeri) si sono trovati a lavorare in un contesto più difficile, dove non sempre le distanze possono essere rispettate, nonostante i protocolli di sicurezza e l’obbligo delle mascherine. Nonostante tutto Alitalia, nel pieno della pandemia, ha continuato a volare riportando a casa migliaia di italiani dall’estero e questo mi ha reso orgoglioso della compagnia per la quale lavoro, ci tengo a sottolinearlo. 
L’episodio più divertente che ricordi in volo? 
La volta in cui un assistente di volo venne in cabina di pilotaggio per riferirci che un passeggero era convinto che avessimo sbagliato rotta. “Dica ai piloti che hanno sbagliato rotta, faccio questa tratta in continuazione e non riconosco nulla di quello che vedo di solito dal finestrino.” Noi, dopo esserci guardati per qualche secondo scoppiammo in una grande risata! Questo è un episodio, ma credo che molti dei colleghi con i quali ho volato, potrebbero scrivere un libro sulle “amenità” dette da alcuni passeggeri con la convinzione di saperne più di noi. 
Quello più pericoloso? 
Il pericolo non è qualcosa di ordinario nel nostro lavoro, tutti i protocolli di volo sono mirati proprio ad evitare situazioni di pericolo e a rendere il trasporto aereo il più sicuro possibile. Alitalia, la compagnia per la quale lavoro, è sempre stata all’avanguardia e riconosciuta nel mondo come una delle compagnie aeree più sicure. Tutto il personale di bordo periodicamente segue dei corsi di aggiornamento e si addestra nei simulatori. Nello specifico noi piloti, diverse volte all’anno, facciamo pratica nei simulatori di volo per prepararci ad eventuali avarie ed atterraggi in condizioni metereologiche avverse. 
Quale consiglio daresti ai giovani che volessero intraprendere il tuo mestiere di pilota? 
Cercherei di far capire loro che la professione di pilota necessita la propensione costante a volersi migliorare. Questo mi insegnò mio padre e negli anni ho realizzato che consiglio migliore non poteva darmi. Nel nostro lavoro non si smette davvero mai di imparare ma in generale dalle persone con le quali si condividono le giornate lavorative. Non bisogna mai sentirsi “arrivati”, perché quello è il momento in cui si abbassa la guardia e aumenta la possibilità di fare errori. Forse vale per tutte le professioni, ma nella nostra a mio parere è davvero un punto cardine.
Chi è invece Alessandro nella quotidianità, nella vita al di fuori del lavoro?
Un uomo normalissimo con i propri hobby e le proprie passioni come il surf da onda e il cinema su tutte. 
Come ben sai Noi siamo alla ricerca di “Professionisti Geniali” e Tu lo sei al 100%. Il tuo lavoro di pilota e poi la grande passione di creare video-cortometraggi che sono seguiti sui social da tantissimi followers, quando e come è nata? 
Credo che questo hobby si possa ricollegare alla mia grande passione per il cinema. Da piccolo i miei genitori ci portavano, a me e mio fratello, a vedere film di qualità che hanno scandito la nostra infanzia. E poi ricordo che mio padre in uno dei suoi viaggi di lavoro acquistò una videocamera, a quei tempi una novità nel panorama tecnologico, e spesso si divertiva ad immortalare i momenti salienti delle nostre estati e in generale della nostra vita. Mio fratello Fabio si inventò un ingegnoso sistema per collegare due videoregistratori e cominciò a creare video con varie immagini registrate, direi montaggi bellissimi per i mezzi che aveva a disposizione. Dopo l’acquisto del mio primo computer il programma che installai fu di “montaggio video” sul quale a volte passavo le notti intere per montare le immagini dei viaggi che facevo con gli amici in giro per il mondo in cerca di onde per fare surf. Se ripenso a quante volte ho dovuto ricominciare tutto da capo per colpa di qualche errore che mi faceva cancellare ore di lavoro mi viene da sorridere! Pensate che avevo un pc con un processore talmente poco efficiente che per evitare che si surriscaldasse durante la fase di finalizzazione del video, il “rendering”, e si spegnesse all’improvviso facendomi perdere tutto il lavoro fatto, avevo posizionato un ventilatore che soffiava diretto sul computer e lo manteneva fresco. Credo che si possa dire che abbia fatto una sorta di gavetta! La soddisfazione più grande era rivedere alla fine il “video completato” con la musica, i titoli e tutte quelle emozioni raccolte e montate da me.
Giri come un vero videomaker, titoli iniziali, di coda e poi scelte musicali, un vero copione e lavoro di post produzione, sei autodidatta o hai seguito dei corsi?
Sono un autodidatta appassionato di cinema, però dopo tanti anni e tanti video fatti credo diaver affinato una certa pratica e sensibilità per la cura delle immagini e della giusta scelta musicale. Penso che ognuno di noi abbia un modo per dare sfogo alla propria creatività e creare Video, più o meno divertenti, forse è il mio. Non è assolutamente detto che io ci riesca sempre bene ma già pensarli e realizzarli per me è motivo di divertimento. 
I tuoi video hanno un protagonista assoluto, lo splendido Golden Retriever “Flender” detto il Biondo, una star del web, parlaci di lui. 
Video YouTube: “Un giorno con Flender il Biondo”
In questi ultimi mesi di lockdown, con tutto questo tempo libero a disposizione, il rapporto già bellissimo con Flender, il mio cane, ha raggiunto livelli simbiotici. Un po’ per passare il tempo e un po’ per creare un “diario” dei giorni che trascorrevano sempre uguali ho cominciato a filmare le nostre giornate. Molti suoi comportamenti avevano qualcosa di buffo e davvero comico e così ho deciso di fare qualche video. Effettivamente ho notato che i video con il Biondo, come lo chiamo affettuosamente, divertivano e avevano un certo seguito. Credo che la chiave sia stata che il primo a divertirsi fossi proprio Io.  
Uno dei video più cliccati è ambientato in un parcheggio dell’aeroporto dove in divisa da pilota a fine lavoro “Tu parli con il tuo Doppio” (vedi sopra il Video YouTube “Pilot... i smemorati”) come fai a sdoppiarti e come ti è venuto in mente questa idea?
Mi divertiva molto l’idea di uno scambio di battute con me stesso e la sfida tecnica di riuscire a creare in un Video una sorta di “alter ego” con il quale scherzare e prendermi in giro. Ho sempre pensato che sia importante l’autoironia e un altro... me, sembrava la spalla ideale! Così una sera, di ritorno da un turno di volo di qualche giorno, mi dimenticai dove avevo parcheggiato la macchina nel grande parcheggio dell’aeroporto di Fiumicino a disposizione per noi naviganti, una cosa che succede anche ad altri colleghi e spesso ci scherziamo su. Decisi così di girare il video dal titolo chissà se tra i sintomi del virus c’è la perdita di memoria”, rivedendolo devo dire che mi sono fatto una bella risata. Spiegare in poche parole come ci riesco è davvero difficile ma posso dire che bisogna avere una certa praticità nel montaggio, rendere la cosa credibile e divertente ed avere i tempi giusti nel far interagire uno con l’altro me! A volte per fare un video di un minuto ci lavoro qualche ora ma mi diverto molto e questo è il segreto… O forse chissà, semplicemente ho un fratello gemello?! 
Nei tuoi video a volte canti e suoni la chitarra, questa vena artistica da dove nasce? 
Posso tranquillamente dire di non sapere fare nessuna delle due cose! Da qualche tempo ho ripreso a suonare un po’ ma il mio livello è da principiante. In un video strimpello due note e in un altro ho preso in prestito una canzone che adoro e che conosco a memoria “Testardo” di Daniele Silvestri, ho anche provato a mandarglielo per ringraziarlo ma non credo lo vedrà mai… per fortuna. Quindi direi che mi sembra davvero troppo poco per chiamarla vena artistica.
Ci racconti una cosa bella/divertente e una brutta/antipatica che ti è capitata sui socialcondividendo i tuoi video? Qualcosa accaduta con i tuoi follower e/o i tuoi amici reali e virtuali. 
Una cosa che trovo davvero divertente e quasi sorprendente è notare che nei commenti ci sono molte persone che si fanno un sacco di risate guardando i miei video. Mi scrivono addirittura in privato per sapere quando ci sarà la prossima puntata con il mio doppio. Tutto quello che faccio lo faccio per puro divertimento ma leggere di aver regalato momenti di svago e sorrisi devo ammettere che è una bella soddisfazione, soprattutto perché non è il mio lavoro. Cose brutte non ne ricordo, ma forse una cosa che a volte trovo fastidiosa è l’insistenza di alcune persone che mi scrivono tutti i giorni e alle quali magari non riesco a rispondere per questione di tempo ed anche di privacy, e che mi danno del maleducato se non lo faccio. In generale passare troppo tempo sulle chat a me non piace. 
Canti mai quando sei in volo? … ovviamente con il pilota automatico inserito!
Scherzate vero? Se lo facessi nessuno più vorrebbe volare con me, e scherzi a parte, non canto neanche nella vita reale, figuriamoci sul lavoro. 
C’è un personaggio del cinema che ti piacerebbe coinvolgere come co-protagonista nei tuoi video? 
Credo che un sogno sarebbe quello di fare un cortometraggio anche di pochi minuti con Corrado Guzzanti. Lui sì un vero genio a mio parere. 
Sappiamo che sei un appassionato di cinema. Quanto ha influito la tua passione per il cinema nella parte di te “professionista geniale”? E se ha influito, quali i registi che ti hanno culturalmente segnato e perché? 
Premetto che trovo il titolo della vostra rubrica molto simpatico ma sinceramente non mi sento geniale. Il genio è altra cosa, ma quello che posso dire è che la mia passione per il cinema è stata fondamentale nella decisione di cimentarmi nel montaggio video. Credo sia stato un tentativo di trasmettere qualcosa a modo mio e di comprendere, anche se in misura ridottissima, cosa provassero i grandi registi a realizzare quei film così importanti. Il cinema ha sempre avuto un grande ruolo nella mia vita, perché ritengo che un bel film abbia la capacità di stimolare sensazioni nuove e riflessioni fino a quel momento sopite. Nel tempo della durata di un film io mi estraneo quasi completamente dalla realtà che mi circonda e vivo il film come se fosse la mia nuova realtà. Di registi ai quali sarei felice di stringere la mano ce ne sono tanti ma se dovessi citarne solo alcuni direi Milos Forman, John Milius, Michael Cimino e Stanley Kubrick e poi ancora Quentin Tarantino per finire con i miti Scorzese e Ridley Scott. 
Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti e perché? 
Solo tre? Volete farmi stare tutta la notte a pensarci? Scherzi a parte i miei imperdibili sono senza dubbio “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Milos Forman, “Un mercoledì da leoni” di John Milius, e “Il Cacciatore” di Michael Cimino. Spiegare il perché significherebbe dare una risposta davvero lunghissima, sono tre capolavori e tre storie completamente diverse ma che ti segnano nel profondo e ti fanno capire tutta la meravigliosa potenza di questa arte.
Tre libri da leggere assolutamente, quali consiglieresti e perché proprio questi?
"Un Vagabondo dei mari del sud”di Bernard Moitessier, “Profumo” di Patrick Sùskind, e “l’Arte di correre sotto la pioggia” di Garth Stein. Il primo una vera e propria odissea del più grande navigatore in solitaria di tutti i tempi, il secondo un meraviglioso esempio di come un libro possa essere scritto così bene da far emergere quasi le fragranze dei profumi dalle sue pagine e il terzo un libro che avevo sottovalutato ma si è rivelato davvero bellissimo, nel racconto della vita di un Golden Retriever con il suo padrone, dove il narratore è lo stesso cane. 
Qual è il tuo sogno nel cassetto che ti senti di rivelarci? 
Pensandoci bene non credo di averne. 
Dove potranno seguirti i nostri lettori? 
Sulla mia pagina Facebook e sul mio canale YouTube dove sto caricando piano piano tutti i video recenti, ma devo ammettere che non ci perdo molto tempo a curarlo. 
Come vuoi chiudere questa breve chiacchierata? 
Ringraziandovi per questa intervista. Mi avete dato modo di ripercorrere e mettere nero su bianco la mia storia di video maker amatoriale. Rimarrà un bel ricordo per me. 
Prima di salutarci ecco la nostra domanda di rito: “Che cos’è per Te la genialità”?
Il mio parere è che questo termine sia un po’ inflazionato ultimamente, ma credo che si possa definire genio colui che portando avanti le proprie idee, in qualsiasi campo e senza curarsi del giudizio altrui, riesca ad anticipare i tempi e ad aprire nuove strade fino ad allora mai battute, sconosciute. 
Grazie Alessandro e Buon Volo!
Roberta&Andrea

Alessandro Cenciarelli
Link Video geniali:
Diario di una Pandemia:https://youtu.be/hkwYBQRp-fI
Un giorno con Flender: https://youtu.be/NjWyAKSptzk
Volare ai tempi del corona virus: https://youtu.be/ueWQPQ6qu4s

Roberta Cannata

Andrea Giostra

CIRCOLARE MAECI PER I TRASFERIMENTI D'UFFICIO (SCUOLE, CORSI, LETTORATI) E TRASFERIMENTI A DOMANDA PER LE SEU

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In attuazione della circolare n. 5 del 3 agosto 2017, che si allega, si indicano le istruzioni relative alle modalità e ai tempi di presentazione delle domande di trasferimento, ai termini di pubblicazione dei movimenti nonché le indicazioni per il ricorso ai mezzi di tutela. 
Trasferimenti d'ufficio
Con riguardo alle modalità attraverso le quali i trasferimenti d'ufficio saranno disposti da questa Amministrazione, si specifica che lo scrivente Ufficio invierà formale comunicazione agli interessati, per il tramite delle Ambasciate e degli Uffici consolari competenti, in merito al trasferimento disposto nei loro confronti, qualora ne ricorrano i presupposti e non si versi nell'ambito di applicazione del punto 4.2 della circolare.
La dichiarazione di accettazione e/o di rinuncia del trasferimento dovrà essere redatta compilando il modello di cui all'Allegato A della circolare n. 5, da inviare via pec all'indirizzo di posta certificata dgsp.05@cert.esteri.it - avendo cura di mettere in copia gli Uffici diplomatici di riferimento per opportuna conoscenza - entro tre giorni dalla notifica del trasferimento d'ufficio.
Si evidenzia che, in base alla predetta circolare, anche il mancato invio dell'accettazione e/o della rinuncia equivarrà a rinuncia, con conseguente restituzione ai ruoli metropolitani.
Successivamente, l'Ufficio V procederà alla pubblicazione dei trasferimenti d'ufficio sulla pagina web relativa alla sezione "Scuole italiane all'estero" del sito internet ministerialehttp://www.esteri.it/mae/it/politica_estera/cultura/scuoleitalianeallestero/personalescolastico , alla voce relativa ai trasferimenti, dandone comunicazione all'interessato/a.

Trasferimenti a domanda nelle Scuole Europee
Con riferimento alle modalità attraverso le quali operare i trasferimenti a domanda tra Scuole Europee, si indica quanto segue.
Le domande di trasferimento relative al personale in servizio presso le Scuole Europee dovranno essere redatte compilando il modello di cui all'Allegato B della Circolare n. 5.
Una volta compilata, la domanda di trasferimento dovrà essere trasmessa via pec entro cinque giorni lavorativi, dalla data di pubblicazione del testo della presente comunicazione, all'indirizzo di posta certificata dell'Ufficio ( dgsp.05@cert.esteri.it ) avendo cura di mettere in copia la direzione della Scuola Europea di riferimento per opportuna conoscenza.
E' consentita la revoca della domanda di trasferimento entro i medesimi termini.
Scaduti i termini per la presentazione della domanda di trasferimento, non sarà più consentito integrare e/o modificare le preferenze già espresse (anche per quanto riguarda l'ordine delle medesime).
In base all'art. 4, comma 2 dello Statuto del personale distaccato presso le Scuole Europee ( https://www.eursc.eu/BasicTexts/2011-04-D-14-en-11.pdf ), richiamato dalla Circolare n. 5, l'Ufficio V chiederà il parere dell'Ispettore Nazionale competente in merito al trasferimento.
Una volta ricevute le domande ed i pareri degli Ispettori nazionali, l'Ufficio V potrà procedere all'autorizzazione dei trasferimenti, redigendo graduatorie, distinte per codice funzione, relative al personale in servizio presso le Scuole Europee.
Le graduatorie saranno redatte sulla base dei criteri e dei punteggi indicati nell'Allegato 1 della presente comunicazione, per poi essere pubblicate sulla pagina web relativa alla sezione "Scuole italiane all'estero" del sito internet ministerialehttp://www.esteri.it/mae/it/politica_estera/cultura/scuoleitalianeallestero/personalescolastico , alla voce relativa ai Trasferimenti.
Contestualmente, tali graduatorie saranno trasmesse alle Scuole Europee al fine di una loro tempestiva notifica agli interessati. Sarà, inoltre, informata la Rappresentanza Permanente presso l'Unione Europea.
Entro 3 giorni (festivi inclusi) dalla pubblicazione, chi ha presentato domanda di trasferimento potrà avanzare reclamo motivato all'Ufficio V, utilizzando l'indirizzo di posta certificata dgsp.05@cert.esteri.it.
Decorso tale termine, l'Ufficio V provvederà tempestivamente ad esaminare gli eventuali reclami pervenuti, valutando la fondatezza, o meno, degli stessi sulla base delle motivazioni presentate da ciascun ricorrente.
Al termine dell'esame, l'Ufficio V redigerà graduatorie definitive, contenenti l'indicazione della sede assegnata a ciascun docente.
Le graduatorie saranno pubblicate sulla pagina web relativa alla sezione "Scuole italiane all'estero" del sito internet ministeriale, http://www.esteri.it/mae/it/politica_estera/cultura/scuoleitalianeallestero/personalescolastico , alla voce relativa ai trasferimenti; contestualmente, tali graduatorie saranno trasmesse alla Rappresentanza Permanente presso l'Unione Europea.

Disposizioni finali
I trasferimenti saranno condizionati dalle procedure relative al perfezionamento del Decreto inter-ministeriale di contingente, già firmato dal MAECI e dal MI.
Tutto il personale in trasferimento è invitato a prendere visione del sito www.viaggiaresicuri.it

Gli splendidi cinquanta di Sorrentino

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di Riccardo Bramante - Regista, sceneggiatore, scrittore, premio Oscar, ha compiuto 50 anni Paolo Sorrentino, napoletano di nascita ma ormai romano di adozione di cui ha anche la cittadinanza onoraria.

La sua infanzia non deve essere stata particolarmente felice avendo perso entrambi i genitori all’età di 17 anni ma la sua precoce passione per il cinema lo spinge a lasciare gli studi universitari intrapresi e a esordire nel 1994 con un proprio cortometraggio, “Un Paradiso”, e a trovarsi come aiuto regista di Maurizio Fiume nel corto “Drogheria” per poi tornare a dirigere, nel 1998, un nuovo corto, “L’amore non ha confini” che per la prima volta viene finanziato da una grande società di produzione, la Indigo Film.

Il vero debutto come autore di cortometraggi avviene nel 2001 con “L’uomo in più” di cui è anche sceneggiatore e che lo vede per la prima volta lavorare con Toni Servillo che diverrà da quel momento il suo attore preferito. Ma il successo arriva nel 2004 con “Le conseguenze dell’amore” con Toni Servillo, Raffaele Pisu e la nipote della grande Anna Magnani, Olivia, film che, nonostante alcune feroci critiche iniziali perché definito “troppo recitato”, vince 5 David di Donatello e viene presentato al Festival di Cannes con notevole successo.

Nel 2006 realizza “L’amico di famiglia” con Fabrizio Bentivoglio ed il caratterista Giacomo Rizzo, una storia di usura ed usurai in cui Sorrentino presenta una Italia senza legami culturali e morali; il film viene presentato a Cannes ma non riscuote grande successo.

Nel frattempo mette in scena per la RAI la commedia “Sabato, domenica e lunedì” di Eduardo De Filippo e dieci anni dopo, nel 2014, si replica con “Le voci di dentro” sempre di Eduardo.

Il 2008 è l’anno del controverso “Il Divo”, storia della “spettacolare  vita di Giulio Andreotti” (è il sottotitolo originale del film), interpretato da un superbo Toni Sorvillo, che suscita grande scalpore nel mondo politico italiano e viene definito “la più violenta accusa alla casta politica italiana dai tempi di “Todo modo” di Leonardo Sciascia. Nonostante ciò il film vince il Premio della Giuria a Cannes e concorre ad una candidatura all’Oscar 2010 per il trucco.

Dopo aver girato, nel 2011, il suo primo lavoro in lingua inglese “This must be the Place” con Sean Penn nel ruolo di un ricco e annoiato ex divo del rock, Sorrentino dirige quello che (almeno finora) sarà il suo più grande successo: ”La grande bellezza”, in cui il protagonista, sempre Servillo nelle vesti di un giornalista ideale successore del Mastroianni de “La dolce vita”, si muove nella Roma-bene pseudointellettuale e presenzialista ma senza alcuna sostanza, in cui tutto è però esaltato da una fotografia di Roma che la rende in tutta la sua maestosità in contrapposizione alla vuotezza dei personaggi che si avvicendano sullo schermo. Il film si aggiudica ben 9 David di Donatello, 5 Nastri d’Argento, il Golden Globe e l’Oscar 2013 per il miglior film straniero.

Nel 2015 arriva il suo secondo lungometraggio in lingua inglese “Youth- La giovinezza”, storia amara di due anziani amici (Michael Caine e Harvei Keitel) che si ritrovano in un elegante hotel alpino a fare i conti con i ricordi di gioventù e le pene attuali della loro vecchiaia fino ad un tragico epilogo.

Tornando a raccontare personaggi della vita politica italiana, nel 2018 Sorrentino cura la sceneggiatura e dirige “Loro 1” e “Loro 2”, descrizione addolcita e non convenzionale delle vicende politiche e private di Silvio Berlusconi negli anni del suo tramonto, con una inaspettata indulgenza nei confronti di un uomo che era stato, invece, pesantemente contestato nel film di Nanni Moretti “Il caimano”, in cui recitava in un piccolo cameo iniziale.

Tornato nuovamente alla tv, Sorrentino ha ideato e diretto la serie televisiva “The Young Pope” nel 2016 con protagonista Jude Law, Silvio Orlando e Diane Keaton e il sequel “The New Pope” nel 2020 con gli stessi attori e in più John Malkovich.

Infine, per non farsi mancare nulla, sono da ricordare alcuni spot pubblicitari girati per la Fiat e Yamamay e il suo romanzo di esordio “Hanno tutti ragione” classificatosi terzo al Premio Strega 2010, il cui protagonista, un cantante melodico napoletano, si ispira al personaggio interpretato da Servillo nel suo film del 2001 “L’uomo in più”.

Artista poliedrico, quindi, ma sempre sincero e genuino che porta nei suoi lavori i propri sogni ed idee senza clichè precostituiti ma con il gusto di osservare cose nuove che con i loro simboli di amore, sesso e vanità rappresentano efficaci metafore di ciò che ci circonda nella vita di tutti i giorni.

Autodistruzione dell'umanità

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In natura non c’è alcun essere vivente che tende all’autodistruzione.
L’uomo è l’unica eccezione. Da autolesionista e folle masochista è incline ad annientare ciò che ha creato e ciò che è stato creato anche a costo di autodistruggersi. Alcuni scienziati sostengono che l’inquinamento, l’avidità e l’ignoranza siano le tre grandi minacce della Terra, imputabili agli esseri umani, ma non dovremmo dimenticarci di un’altra attività amorale che questi esercitano, la tecnologia senza etica. Quest’ultima rappresenta il rischio più incalcolabile che l’umanità possa correre. Un rischio che può causare conseguenze inimmaginabili e dalle quali probabilmente non ci sarà una via di ritorno.

In altre parole, all’innato sentimento selvaggio di autodistruzione dell’essere umano, che non esiste neppure nel regno animale, si aggiunge la tecnologia del male, quella destinata a farci scomparire definitivamente dalla faccia della terra. Non si pronuncia a caso papa Francesco, allorché nella sua enciclica Laudato si’ esorta: abbiamo bisogno di “grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando “.

Secondo il filosofo inglese Thomas Hobbes la natura umana è fondamentalmente egoistica e a determinare le azioni dell'uomo sono soltanto l'istinto di sopravvivenza e di sopraffazione: “Homo homini lupus”. È questo, purtroppo, nonostante ogni nostra considerazione negativa, il principio che anima, per esempio, i padroni di casa nostra - domiciliati a Bruxelles - nonché le forze oscure del capitalismo globalizzato, con domicilio sconosciuto, che tengono le redini del pianeta.

E per avere la supremazia globale le grandi potenze economiche, che aspirano al primato nei confronti della concorrenza, percorrono spericolatamente le più tortuose strade tecnologiche, sempre pronte a superare i limiti del lecito su tutti i fronti, quello della biogenetica compreso. A questo punto ci chiediamo: durante l’andamento in crescendo di queste continue ricerche sperimentali per la supremazia assoluta, non vien da pensare al fatto che l’essere umano possa perdere paurosamente il controllo di ciò che sta creando?

Certamente sì, in modo particolare quando vengono trattati agenti biologici di gruppo 4, che sono quelli ad altissimo rischio sia per l'operatore sia per la collettività. Gli agenti biologici di gruppo 4, è bene a sapersi, possono provocare malattie gravi in soggetti umani e costituire un serio rischio per gli operatori; possono inoltre presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità e di norma non sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche, come nel caso del Covid-19.

La tecnologia sanitaria sviluppata in laboratorio si propone di migliorare la medicina con indubbi benefici per la salute e l’ottimizzazione delle cure, per cui è lecito pensare che colà lo scopo della ricerca sia quello di favorire una vita migliore e non il contrario. Tuttavia, l’intelligenza umana, quella prezzolata e senza morale, si inchina alla volontà dei potenti creando, purtroppo, i c.d. laboratori della morte (guerra batteriologica, armi di distruzioni di massa etc. etc.).

Un esempio più che attuale: il Coronavirusè un virus mutante o un errore umano di bioingegneria creato in laboratorio? Non è semplice rispondere, ma un grave e fondato dubbio assilla i nostri timori e non solo! E se fosse così come paventiamo, non si potrebbe giungere che a un’unica conclusione: siamo solo noi gli artefici del nostro destino, siamo noi che dopo esserci costruito il nostro ambiente facciamo di tutto per distruggerlo. Le guerre, le carestie, le epidemie altro non sono che le conseguenze della nostra ignoranza, del nostro egoismo e del nostro masochismo autodistruttivo.

Ahinoi, come siamo finiti male! Sarà dunque che il male questa volta avrà il sopravvento sul bene? Fatto sta che le cose vanno di male in peggio: il funesto capitale globale sta spadroneggiando ovunque, i suoi rappresentanti si stanno arricchendo sempre più senza pudore, stanno schiavizzando intere popolazioni e col supporto dei tribunali riescono nel loro intento ovvero a imporre ai buoni e indifesi cittadini la deculturazione, la perdita d’identità, dei valori universali, della gioia di vivere e non ultima la risocializzazione con l’uso della forza.

Una forza che sovente finisce con il configurarsi non come violenza giuridica, vale a dire come atto giuridicamente illegittimo, ma come violenza simulatamente necessaria alla salvaguardia della salute in spregio a molti altri diritti fondamentali (vedasi la fase uno dell’attuale pandemia). In questa Babele in cui regna la dittatura dell’ignoranza e cioè – socraticamente parlando – del male, un dato è certo: solo un miracolo ci può salvare. Oramai abbiamo perso i valori, il senso dei valori, i veri valori della vita!

Tempo addietro, leggendo “Il Fenomeno Umano” del gesuita, filosofo e paleontologo francese Teilhard de Chardin, mi ha destato l´attenzione un passaggio che, in questo contesto, per concludere, vale la pena ricordare: “Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale, il più terribile perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere”.

Giuseppe Arnò
La Gazzetta italo brasiliana – Direttore


2 giugno: omaggio dell’ANPI alle 21 Madri costituenti

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A L’Aquila fiori sulla tomba di Maria Federici nella cappella di famiglia

di Goffredo Palmerini - L’AQUILA - Il 2 giugno 1946 l’Italia votò il referendum istituzionale: Monarchia o Repubblica. Scelse la Repubblica, con quasi 2 milioni di voti in più. Nello stesso giorno si votò per eleggere l’Assemblea costituente. Quel giorno in cui s’esercitò il suffragio universale votarono anche le donne, la prima volta nella storia d’Italia, e finalmente poterono essere elette in Parlamento. Su 556 deputati dell’Assemblea furono elette 21 donne: 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito comunista, 2 del Partito socialista e 1 dell’Uomo qualunque. Ricordiamole con i loro nomi, che sono incisi nella storia della nostra Repubblica: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Maria Nicotra, Teresa Noce, Ottavia Penna, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.

Alcune di loro– annota una pubblicazione del Senato sulle 21 Madri costituenti - divennero grandi personaggi, altre rimasero a lungo nelle aule parlamentari, altre ancora, in seguito, tornarono alle loro occupazioni. Tutte, però, con il loro impegno e le loro capacità, segnarono l’ingresso delle donne nel più alto livello delle istituzioni rappresentative. Donne fiere di poter partecipare alle scelte politiche del Paese nel momento della fondazione di una nuova società democratica. Per la maggior parte di loro fu determinante la partecipazione alla Resistenza. Con gradi diversi di impegno e tenendo presenti le posizioni dei rispettivi partiti, spesso fecero causa comune sui temi dell’emancipazione femminile, ai quali fu dedicata, in prevalenza, la loro attenzione. La loro intensa passione politica le porterà a superare i tanti ostacoli che all’epoca resero difficile la partecipazione delle donne alla vita politica.

Il 2 giugno l’ANPI(Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) in tutto il Paese ricorderà le 21 Madri costituenti con un gesto di grande significato politico: un omaggio floreale per sottolineare il loro contributo nella stesura della nostra Costituzione e poi nelle istituzioni della democrazia repubblicana. Due le Madri costituenti abruzzesi elette il 2 giugno di 74 anni fa: Maria Agamben Federici (L’Aquila, 1899 – Roma, 1984) e Filomena Delli Castelli (Città Sant’Angelo, 1916 – Pescara, 2010). Dunque assai significativo il modo scelto quest’anno dall’ANPI nazionale per celebrare la Festa della Repubblica: ricordare le 21 donne dell’Assemblea Costituente e rendere loro onore con un gesto sobrio ma fortemente simbolico, portando fiori là dove riposano o dove esistono testimonianze che ne richiamino l’opera.

L’ANPI provinciale dell’Aquila, con il suo presidente Fulvio Angelini e una ristretta delegazione dell’associazione, il 2 giugno alle ore 11, nel Cimitero monumentale della città capoluogo deporrà un omaggio floreale a Maria Agamben Federici, nella cappella di famiglia dove è sepolta. Altrettanto farà l’ANPI di Pescara verso l’altra Madre costituente abruzzese, Filomena Delli Castelli, poi parlamentare nelle prime due Legislature e sindaco di Montesilvano dal 1951 al 1955, tra le prime donne ad essere eletta sindaco d’una città. Un’opera sapiente e illuminata, talvolta di frontiera, quella di Filomena Delli Castelli alla guida di Montesilvano, per la quale subì anche un’emarginazione nel partito in cui militava, la Democrazia Cristiana. Un’opera illuminata che, forte dei suoi principi, continuò nella vita di docente e di giornalista Rai.

Ora qualche annotazione sulla deputata aquilana nell’Assemblea costituente Maria Agamben Federici. Nata a L’Aquila il 19 settembre 1899 da famiglia benestante, laureata in lettere, docente e giornalista, Maria Agamben sposa nel 1926 Mario Federici, anch’egli aquilano, drammaturgo ed affermato critico letterario, tra le personalità più insigni della cultura abruzzese del Novecento. Negli anni della dittatura fascista lascia l’Italia insieme al marito e va all’estero ad insegnare negli Istituti italiani di cultura, dapprima a Sofia, poi al Cairo e infine a Parigi. Cattolica impegnata, profonda fede nei valori di libertà e democrazia, la Federici matura la sua formazione influenzata dal pensiero cristiano sociale – soprattutto di Emmanuel Mounier e Jacques Maritain – che avrebbe connotato profondamente la filosofia e la politica dello scorso secolo. Esperienza significativa quella vissuta all’estero dalla Federici, nella consapevolezza del valore della libertà, della giustizia sociale e del ruolo essenziale della donna, non solo nella famiglia, ma anche in politica e nella società.

Al rientro in Italia, nel 1939, avvia un intenso impegno sociale. A Roma è attiva nella Resistenza, organizzando un centro d’assistenza per profughi e reduci. Presto si rivela come un forte esempio d’emancipazione femminile ante litteram, con trent’anni d’anticipo sui movimenti poi nati in Europa. Nel 1944 è tra i fondatori delle Acli, poi del Centro Italiano Femminile (Cif) del quale diventa la prima Presidente, dal 1945 al ‘50. Ma soprattutto è una delle figure più importanti della nuova Repubblica democratica nata il 2 giugno 1946. Nell’Assemblea Costituente, eletta con la Democrazia cristiana, è una delle figure più incisive.

Assieme alla collega di partito Angela Gotelli (Dc), a Nilde Iotti e Teresa Noce (Pci), a Lina Merlin (Psi), Maria Federiciè nel gruppo delle cinque donne – delle 21 elette nell’Assemblea – entrate nella Commissione Speciale dei 75 che sotto la presidenza di Meuccio Ruini elabora il progetto di Carta costituzionale, poi discussa in aula dall’Assemblea ed approvata il 22 dicembre ‘47. Promulgata il 27 dicembre dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, la Costituzioneentra in vigore il 1° gennaio 1948. Rilevante il contributo della Federici nella Commissione dei 75, in tema di famiglia, sull’accesso delle donne in Magistratura, sulle garanzie economico-sociali per l’assistenza alla famiglia, del diritto all’affermazione della personalità del cittadino, sul diritto di associazione e ordinamento sindacale, sul diritto di proprietà nell’economia. Pure rilevante il suo ruolo in Assemblea plenaria con incisivi interventi in aula sui rapporti etico-sociali, sui rapporti economici e politici, sulla Magistratura, su diritti e sui doveri dei cittadini.
Il 18 aprile 1948 Maria Federici viene eletta alla Camera dei Deputati nella prima Legislatura repubblicana (1948-1953), nel collegio elettorale di Perugia. La sua spiccata sensibilità sociale, le immagini delle navi e dei treni pieni d’emigranti, le famiglie che restano nei paesi affidate alle sole donne, la drammatica congerie di problemi legati al fenomeno migratorio determinano in lei un impegno esemplare nell’affrontare le questioni sociali legate all’emigrazione. La tenacia e la sua visione della complessità del fenomeno migratorio la muovono in una forte attenzione politica, unitamente ad una risposta strategica e strutturale ai bisogni d’assistenza che man mano emergono come conseguenza dell’emigrazione. Pensiero ed azione la sua cifra.

Ed è così che l’8 marzo 1947 Maria Federici fonda l’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati (Anfe). Presidente dell’Anfe sin dalla fondazione, lo rimarrà fino al 1981. Sotto la sua guida sicura, con infaticabile impulso, l’associazione si espande con sedi in ogni provincia e nei comuni a più alta emigrazione, sempre presente laddove esistono i problemi, in Italia o nel nuovo mondo. Anche in quei lontani continenti, come pure nella vecchia Europa, nascono sedi dell’Anfe. Una rete capillare di strutture che diventano punti decisivi d’assistenza per i nostri emigrati, per la soluzione d’ogni problema sociale, burocratico ma anche psicologico nell’integrazione nelle nuove realtà. Le battaglie di Maria Federici restano esempio d’impegno civile e politico, come la lotta per il riconoscimento dei diritti della famiglia degli emigrati; l’affermazione del principio che l’emigrazione non è problema individuale, ma familiare; il riconoscimento reciproco tra Stati europei dei titoli di formazione professionale; il riconoscimento delle malattie professionali; il riconoscimento dei diritti civili e politici dei connazionali nei paesi d’emigrazione; la scolarità dei figli degli emigrati; l’inserimento della lingua italiana nelle scuole all’estero; le facilitazioni per il ricongiungimento delle famiglie di emigrati; il riconoscimento del diritto di voto per gli italiani all’estero.

Sono solo alcune delle battaglie combattute dalla Federici e dall’Anfe a tutela della dignità dei lavoratori italiani all’estero, dei loro diritti e di quelli delle famiglie. Dunque, un’opera notevole nel sostegno alle famiglie e a tutela della loro integrità, nella difesa dei diritti dei bambini, nella formazione professionale, nella crescita culturale, sociale e civile dei nostri emigrati. Insomma, tali meritorie attività hanno fatto dell’Anfe, Ente morale dal 1968, un partner insostituibile nei più alti organismi internazionali per l’emigrazione e l’immigrazione, grazie al suo enorme bagaglio di esperienze. Maria Federicimuore il 28 luglio 1984 a Roma, ma è L’Aquila, la sua città natale, a custodirne le spoglie. E tuttavia l’insegnamento e l’opera di Maria Federici sono ancora determinanti per comprendere a fondo i problemi delle migrazioni. Un cospicuo patrimonio d’esperienze, di pubblicazioni e di scritti, il suo, utile per l’intero Paese, grazie alla lungimiranza d’una delle donne più rilevanti del Novecento di cui L’Aquila può andare orgogliosa.

L’ANPI, nel giorno della nascita della Repubblica, meritoriamente la ricorda, insieme alle altre 20 Madri costituenti. Oggi il loro esempio stride con certa volatilità del pensiero e con la labilità, se non l’assenza, di riferimenti ai grandi valori. Nella difficile transizione che l’Italia vive, dove sovente domina l’apparenza piuttosto che l’essenza, esempi di vita come quelli testimoniati dalle Madri e dai Padri costituenti che hanno scritto la Carta fondamentale della nostra democrazia, devono per tutti essere punti di riferimento per restituire credibilità alla politica, per affrontare le difficili sfide che ci attendono, per riportare le Istituzioni - e chi è chiamato a ricoprirne i ruoli - alla necessaria austerità dei comportamenti in linea con i sacrifici che il popolo italiano sta vivendo. Una dedizione autentica al Bene comune, dunque, per tornare finalmente a costruire il futuro della nostra Italia.

Intervista a Lorenzo Di Salvio fumettista e animatore in erba

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di Damiano Conchieri - Potrei passare ore (e talvolta lo faccio) a colorare senza accorgermi del tempo che passa.

Lorenzo Di Salvio è giovanissimo ma, nonostante ciò, possiede già una grandissima passione per l'arte del disegno, che lo induce a creare e a sperimentare, soprattutto nel fumetto. Ed è in nome delle sue capacità, oltre che di questo suo atteggiamento, che ha già alle spalle svariate pubblicazioni.
Lorenzo, quando e come hai scoperto questa passione e come è cominciato il tuo percorso da fumettista?
Ho sempre amato disegnare: spesso sono stato ripreso anche a scuola perché, pur ascoltando la lezione, non potevo smettere di disegnare. In Prima Media ho coinvolto alcuni miei compagni di classe nella realizzazione di un “fumetto demenziale” ispirato a Scottecs dal titolo “Calzino fritto”, pubblicato da Tomolo Edizioni. Adesso Calzino fritto è diventato un canale YouTube. 
Come mai questa scelta di utilizzare dei semplici stick-men come protagonisti?
Li ho scelti perché sono immediati e piacciono ai bambini e ai miei coetanei. 
Al giorno d'oggi si sa che la creazione di un fumetto sia per la maggior parte un lavoro di grafica digitalizzata, soprattutto per quanto concerne l'inserzione nelle vignette di dialoghi e baloon, come mai invece tu hai scelto di disegnarceli direttamente e di scriverci direttamente i dialoghi all'interno a mano?
A dire il vero non ci ho mai riflettuto, ma credo che sia perché mi piace fare quasi tutto sul momento, senza dover prolungare il lavoro. 
Una piccola indiscrezione, il colore, preferisci darlo a mano oppure in computer grafica? Nel secondo caso di quale tipologia di programma ti avvali?
Dipende dalla tipologia di disegno, ma in genere mi piace di più disegnare e colorare a mano, perché mi rilassa. Potrei passare ore (e talvolta lo faccio) a colorare senza accorgermi del tempo che passa. Quando invece disegno e coloro sull’ I-pad e utilizzo Adobe Fresco. 
Sappiamo inoltre che una delle tue recenti storie, che per altro è stata reperibile e acquistabile presso l'ultima rassegna della MicroEditoria di Chiari Edizione 2019, parla di un'indagine condotta in vecchio castello, ce ne vuoi parlare?
Si tratta di una leggenda (o forse no…) legata al castello di Ameglia, in provincia di La Spezia: insieme ad un gruppo di “operatori del paranormale” sono stato a effettuare delle rilevazioni notturne all’interno del castello e beh, non posso raccontare nulla sennò “spoilero” il libro, che si intitola “Il castello di Ameglia-l’indagine”.
Hai vinto qualche premio inerente alla tua carriera recentemente? E se sì ce ne vuoi parlare?
Gli ultimi due premi li ho vinti con il fumetto educativo “La tutela dell’ambiente a fumetti”, che a Chiari ho presentato anche nella versione in Giapponese. Sono il Trofeo Quercia d’oro perché mi sono classificato Primo nel Concorso Letterario Quercia in favola, e il Premio riservato agli autori junior nel Concorso Letterario “Città di Sarzana”. 
Come riesci a conciliare il tuo lavoro da fumettista con gli impegni legati allo studio?
Non è sempre facile: studiare mi piace ma, se fosse per me, disegnerei continuamente. 
Sempre in riferimento a ciò, a causa della pandemia che ha tristemente colpito il nostro Paese quest'anno, il che ha implicato la chiusura delle scuole, hai avuto di conseguenza molto più tempo per dedicarti al tuo impegno di fumettista?
Questo periodo è stata una grande opportunità, per me, di progredire nella realizzazione di disegni che mi piacciono molto: i doodles. Ho anche aperto un mio profilo Instagram (@dissy_doodleart, ho personalizzato t-shirt, mascherine, jeans…ho conosciuto ragazzi di altre parti del mondo e disegnato con loro in diretta. Durante la quarantena è uscito anche il mio ultimo fumetto demenziale, dal titolo “La leggenda di Zorro C”: si può vedere il suo book trailer (realizzato da me) sul canale YouTube Tomolo Edizioni. 
Raccontaci un po' il tuo modo di sviluppare una storia, dal suo concepimento fino alla realizzazione definitiva del disegno su carta.
Le mie storie, in genere, nascono nei momenti più bizzarri e insoliti, ad esempio “La leggenda di Zorro-c” è un fumetto cominciato e finito durante una fiera dell’editoria. Ci sono volte in cui salto direttamente alla realizzazione del fumetto (come con Zorro-c), volte in cui un minimo di pianificazione è richiesta (come ne “La Tutela dell’Ambiente a Fumetti”) e volte in cui, ad esempio per non dimenticarmi le battute dei personaggi, eseguo prima uno schizzo del fumetto (è il caso di un fumetto a cui sto ancora lavorando, che ho ideato durante una spiacevole permanenza ad un campo estivo vicino a casa mia). 
Sappiamo anche che stai tentando la strada dall'animatore oltre che di fumettista, ovvero del “regista di cartoni animati”, come sta procedendo questo tuo nuovo intento? Ti sta dando soddisfazioni o sei stato tentato di mollare e cambiare strada qualche volta?
Sto avendo moltissime soddisfazioni anche in questo campo: il mio canale YouTube Calzino Fritto cresce sempre di più, molto lentamente, ma cresce. Si sa infatti che su YouTube è molto difficile emergere, specie se ci si dedica alle animazioni piuttosto che a gameplay o ad altri tipi di video. Non sono mai stato tentato di mollare e rinunciare completamente alle animazioni o al videomaking in generale: di recente, infatti, ho anche comprato un microfono per migliorare la qualità audio dei video. 
E prima di salutarci Lorenzo, dove ti vedi tra, diciamo, una decina d'anni?
Tra dieci anni mi vedo frequentare l’Università e, contemporaneamente, seguire un corso presso la Scuola Comics di Reggio Emilia. Sono molto soddisfatto di quello che sto realizzando e mi ritengo fortunato per l’appoggio che ricevo dai miei genitori.
foto copertina: Lorenzo Di Salvio ritratto da Damiano Conchieri

Libri, Viola Ardone e "Il treno dei bambini": la lingua deve rinunciare a tutto quello che è "di più". L'intervista di Fattitaliani

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Una storia avvincente e commovente che ti invita di pagina in pagina a scoprire ancora di più sui personaggi che la animano e soprattutto su Amerigo, il piccolo protagonista che, come tanti altri bambini del sud nel secondo dopoguerra, lascia il vicolo di Napoli dov'è nato e cresciuto e la madre salendo su uno dei treni che attraversano l'intera penisola per andare a trascorrere un periodo in una famiglia di Modena, dove il Partito Comunista ha creato una rete di solidarietà per strappare i piccoli alla miseria delle zone più devastate dal conflitto. Fattitaliani ha intervistato l'autrice Viola Ardone.
Il romanzo scorre veloce, si legge rapidamente ma non perde d'intensità. Quanto ha lavorato sullo stile, quanto ha limato il linguaggio?
La scorrevolezza è il frutto di un lungo lavoro di ricerca, fatto di sottrazione, di limature, di asciugatura. La lingua, secondo me, deve essere essenziale e saper rinunciare a tutto quello che è "di più".
Il fatto di essere insegnante l'ha aiutata in questo? Mi spiego: si dice che i giovani studenti siano riluttanti alla lettura... si è forse immedesimata in loro cercando di rendere attrattiva la storia soprattutto per loro?
Il mio lavoro di insegnante mi ha aiutata, ma non perché mi ha permesso di essere più vicina agli interessi dei giovani o alle loro aspettative in fatto di lettura. L'insegnante deve padroneggiare l'arte di porgere un contenuto, di renderlo accessibile a tutti gli alunni senza però banalizzarlo o rinunciare alla sua complessità. La ricerca della chiarezza è estremamente difficile. La stessa cosa avviene nella scrittura. Una storia, un personaggio possono piacere o non piacere: è un fatto soggettivo. Ma se quello che volevo comunicare non è chiaro, si presta a fraintendimenti, allora devo riscriverlo meglio, ed è un dato oggettivo. Credo che ogni scrittore debba mettersi al servizio di questa chiarezza.
L'idea delle scarpe che accompagna il protagonista fino alla età adulta da dove viene?
All'inizio erano solo un'immagine: un bambino che come unico svago cammina per le strade del suo quartiere e, dal suo punto di vista, un metro e venti di altezza, posa il suo sguardo sui piedi della gente, ne osserva le scarpe che sono, in qualche modo, sineddoche del loro stile di vita, della loro condizione economica e sociale. Poi l'immagine è divenuta metafora di un desiderio: quello di viaggiare, di trovare la propria strada, di avere, appunto, scarpe proprie.
Lei personalmente che cosa ha appreso dalla fonte storica e lungo la scrittura del romanzo?
Sono venuta a conoscenza di una storia vera, così vera che mi è sembrata quasi epica. Una sorta di anabasi dei bambini, la marcia dei settantamila che, nel giro di pochi anni, vengono trasferiti dalle loro famiglie di origine in altri contesti più accoglienti, in cui essere sfamati e protetti dalla violenza della povertà e della fame. La fonte storica è stata la scintilla che ha fatto nascere il desiderio di narrare. I personaggi e le vicende sono frutto della mia fantasia.
Ci sono stati molti casi di bambini che alla fine hanno scelto di rimanere con le famiglie del Nord?
Dalle storie che mi sono state raccontate ho appreso che alcuni bambini, effettivamente, restavano a vivere nelle famiglie adottive. In molti altri casi, invece, si creava un circolo virtuoso di solidarietà tra le famiglie di partenza e quelle di affido: nel corso degli anni i bambini tornavano più volte dai genitori che li avevano ospitati e magari in età adulta decidevano di trasferirsi stabilmente lì dove avevano trovato affetto e accoglienza, senza però dimenticare i genitori biologici.
Quale personaggio lungo la narrazione "le è sfuggito di mano", andando in una direzione diversa da quella prevista inizialmente?
I personaggi iniziano a vivere di vita propria nel corso della narrazione e spesso ti sorprendono. Quando succede è molto bello perché significa che sono diventati autonomi, sono caratteri a tutto tondo. Un esempio: la piccola Mariuccia che parte insieme ad Amerigo e Tommasino. È stata proprio lei, ad un certo punto, a dirmi che desidera rimanere con la famiglia di Modena che l'aveva accolta. Ed io non ho potuto impedirglielo.
Mi piace tanto Derna: mi dispiace per lei quando si sente frustrata e poco valorizzata dai compagni comunisti. Scommetto che anche lei ha una predilezione per il personaggio. O sbaglio?
Derna è una donna dedita alla politica, e, come molte donne in quell'epoca, ha dovuto operare una scelta tra la vita privata e l'impegno nel partito. Proprio per questo non le ho voluto negare, attraverso l'incontro con Amerigo, l'esperienza della maternità. Essere madri non significa partorire ma accogliere, accudire, consolare, incoraggiare, lasciarsi guidare da un bambino nell'esperienza della maternità. E, sì, ho per Derna un affetto speciale. 
I personaggi del quartiere dove abita Amerigo da bambino si incontrano ancora oggi a Napoli?
I Quartieri spagnoli, i decumani, la Sanità, sono zone di Napoli in cui antico e nuovo vivono in osmosi. Una certa napoletanità sopravvive alle mode, al passare del tempo, è resistente ai cambiamenti, nel bene e nel male. Forse il fascino della città risiede anche in questo. Giovanni Zambito.

I Renanera reinterpretano 11 tracce della canzone napoletana con sonorità moderne

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Anticipato dal primo singolo «‘O surdato ‘nnammurato» (https://www.youtube.com/watch?v=TiYTvkXzV9w), i Renanera pubblicano il loro settimo lavoro discografico e reinterpretano la tradizione musicale partenopea con 11 tracce della canzone napoletana, conosciute in tutte il mondo.

Il titolo dell’album è tratto dal testo del brano di apertura «Voce ‘e notte», poi la tracklist si districa in interpretazioni molto personali di brani come «Era de Maggio», «‘O sole mio», «Malafemmena», «Luna rossa», «Anema e core» e ben tre canzoni scritte da Renato Carosone «Maruzzella», «Tu vuo’ fa l’americano», «Sarracino», per chiudere con l’energia di «Mo basta» riarrangiata per omaggiare Pino Daniele.
Un lavoro coraggioso che propone sonorità modernissime e l’aggiunta di parti vocali alle melodie originali composte dalla lead vocalist Unaderosa. La cantattrice di nascita e origini napoletane, sceglie come non mai di azzardare, interpretando i brani senza seguire alcun metodo accademico e di mostrarsi con i suoi “difetti” in una copertina che la ritrae in un nudo che evoca volutamente lo stile “caravaggesco”.
I Renanera nei loro dischi hanno duettato con Vittorio De Scalzi (New Trolls), Eugenio Bennato, Lino Vairetti (Osanna), Marcello Coleman, Ciccio Merolla, Michele Placido, Leon Pantarei. Sono uno dei progetti di musica world tra i più conosciuti.
Come di consueto gli arrangiamenti sono stati realizzati a quattro mani dalla stessa Unaderosa e Antonio Deodati (musicista del progetto e producer anche con Mango, Laura Valente, Marie Claire D’Ubaldo, Corona, Federico Poggipollini, tra gli altri) e determinano l’elemento di contaminazione e di incontro tra generazioni. Questa volta infatti, i Renanera scelgono suoni più “Urban” con l’intento di avvicinare alla musica “classica”, anche un pubblico di teen-agers.

Etichetta: T.S.A. Total Sounding Area (distribuzione Believe Digital) Genere: World - Pop - Urban
Tracce: 11
Durata: 43’15”
Data uscita digitale: 29 Maggio 2020 (anteprima su YouTube Music e Spotify dal 22 Maggio)

“L’estate felice” di Rosciolino, la nuova sfida di Alessandro Roscioli e Max Giusti

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Mercoledì 3 giugno 2020 apre Rosciolino, un Roscioli all’aperto, una trattoria \ pizzeria bordo piscina, con ampi spazi in cui, in totale sicurezza, poter pranzare e cenare o fare un aperitivo al fresco. 

Rosciolino nasce come sfida in un periodo faticoso e davvero difficile per la ristorazione e per tutto il comparto Ho.Re.Ca. Dopo aver riaperto la storica Salumeria di Via dei Giubbonari, il 25 maggio, Alessandro Roscioli ha realizzato che nonostante gli sforzi e l’impegno, gli spazi del suo ristorante non sarebbero bastati per concretizzare un inizio di reale recupero dell’attività ventennale che la Salumeria Roscioli era abituata a fare. C’era bisogno di nuovi spazi, nuove energie e nuove idee. 

Cercando uno spazio verde abbastanza grande e non troppo lontano dal Centro, Alessandro Roscioli ha contattato un amico di vecchia data, il noto attore Max Giusti, gestore di Play Pisana, un grande centro sportivo a 15 minuti di macchina da Largo Argentina, e gli ha proposto di iniziare una nuova avventura: aprire un Roscioli all’aperto, grande, sicuro e capace di accogliere fino a 180 coperti. Una settimana di organizzazione ed è nato uno dei progetti più lampo e vivaci della ristorazione italiana.  

In una grande area bordo piscina, circondata da campi da tennis, padel e calcetto, Alessandro e Max hanno reinventato un Roscioli più popolare, un format per tutti dove mangiare i grandi classici Roscioli e qualche intelligente piatto da trattoria. Rosciolino varierà durante la giornata e la settimana. Il Chiosco bordo piscina sarà aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18 con una carta di piccoli piatti e snack dalla cucina per cui si potrà mangiare qualcosa prendendo il sole, fra un tuffo e l’altro, in totale relax. Dalle 18 alle 23:30 il Chiosco si trasformerà in Cocktail bar e oltre al menu aperitivo offrirà anche un’interessante selezione di Cocktail curati dal barman Tommaso Borghi. La Trattoria con Pizza sarà aperta solo la sera durante settimana, mentre nel week end sarà aperta a pranzo e a cena.

Una delle grandi novità di Rosciolino è la presenza in carta della pizza, non quella “scrocchiarella” dell’Antico Forno Roscioli, che troverete comunque nel cestino del pane, ma quella tonda al piatto affidata alle abili mani di Luca Issa, proprietario del Piccolo Buco di Via del Lavatore a due passi dalla fontana di Trevi. 

Ottima cucina, grandi prodotti e vini, fantastiche pizze, relax e tanto sport: questa sarà la chiave per un’estate romana più felice. Il centro sportivo Play Pisana è aperto a tutti, non ha costi associativi e offre, ad ingresso e con prenotazione, la piscina, campi da tennis, da padel e calcetto. 
“Quasi 3 anni fa insieme ai miei soci Daniele Aprile, Matteo Murzilli e Stefano Spezia, mi sono lanciato nell’avventura ristorazione. Oggi sono felice di iniziare a collaborare con Alessandro, su questo progetto unico, apportando la mia chiave creativa, ironica e ottimista della vita. Torneremo, anzi torniamo, a sorridere, a ridere, a essere felici!” Max Giusti

“Ci stiamo facendo in quattro per tentare di ritrovare una normalità lavorativa, anche se è molto faticoso. Aprire un nuovo ristorante in questa fase può sembrare folle, ma per me è soprattutto un segnale di ripresa lavorativa per tutti i ragazzi del mio staff e un messaggio positivo per i romani che desidero siano sicuri di poter uscire e godersi in sicurezza l’estate in città. Certo speriamo che lo Stato e la città si accorgano di questo, che riconoscano i salti mortali che stiamo facendo, ma questo è un altro discorso!” Alessandro Roscioli

Rosciolino accoglierà tutti clienti in totale sicurezza, garantendo distanziamento e applicando tutte le normative del DPCM Coronavirus: distanza tavoli, mascherine e guanti di tutto il personale, presenza di gel sanificanti nella struttura, QR code menu, flussi entrata e uscita differenziati, sanificazione regolare e frequente.

Rosciolino
Via dei Matteini 35, Roma
Zona Pisana, a 15 minuti dal centro

Il Chiosco bordo piscina è aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 23:30.
Il Cocktail bar è aperto dalle 18:00 alle 23:30.
La Trattoria con Pizza è aperta dal Lunedì al Venerdì dalle 19:30 alle 23:30.
Il Sabato e la Domenica dalle 12:30 alle 16:30 e dalle 19:30 alle 23:30.

Prenotazioni 
06 66165068 (dalle 11:00 alle 23:00)


Menu e informazioni su www.rosciolino.it

Racconti in quarantena: PEPPINO “E CHE”

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di Mario NarducciPeppino era un semplice che già in vita era diventato leggenda.
Dei semplici aveva quel tocco di ingenuità che rifiuta ragionamenti astrusi e semplifica le contorsioni dei sapienti che non vogliono far capire fino in fondo quel che dicono, per essere in grado poi di smentire ogni cosa e di imputare i propri errori agli altri. Della leggenda aveva la riconoscibilità dei modi, la presenza invasiva, l’aneddotica che infiorava le rimpatriate dei gruppi cittadini; l’essere diventato oggetto di imitazioni bonarie, il suo stare nell’aria anche quando non c’era, come uno spruzzo di spray di cui tutti possono godere, anche ad ore trascorse.

L’odore di Peppinoera quello delle sigarette, rigorosamente senza filtro come usava ai suoi tempi, quando le tabaccherie avevano poco più delle Nazionali dall’involucro sgualcibile e il massimo della trasgressione erano le micidiali Mentola e le piatte Edelweiss dalla scatola quadra. Come tutti i semplici che percorrevano chilometri a piedi per le vie del centro in cerca di un sorriso e di un obolo bonario, Peppino aveva sempre una sigaretta penzoloni tra le labbra accortamente serrate, anche quando si intratteneva a parlare con qualcuno. Non ho mai capito perché i semplici fumino tanto. Quelli che oggi sono accolti in case-famiglia e soprattutto quelli che ieri provenivano dall’ex manicomio dove tornavano a sera in quella che era diventava, per chi non aveva famiglia, casa unica d’accoglienza.

Forse il fumo, per loro, era un vizio necessario, un modo per tenerli a bada senza investire in strutture liberanti davvero, un sostituto del seno materno, che molti di loro non avevano mai succhiato. Peppino, però, non apparteneva alla schiera degli esclusi, degli isolati, dei personaggi minimi assunti dalla città a patrimonio evanescente, dei titolari della pietà altrui che trasformava l’iniziale carità in amicizia contenuta e sguardo indulgente. Perché Peppino era di ben altra pasta.

Intanto apparteneva ad una delle famiglie più in vista e professionalmente conosciute della Città. Poi perché era sempre ben vestito, anche se strati di cenere si accumulavano in poche ore sulla cravatta fino ai pantaloni. Infine perché egli non era considerato un intruso, ma un compagno di passeggio e di chiacchiere, anche se non ci pensava due volte a piantarti in asso, all’improvviso, quando l’umore mutato lo portava altrove, magari in un altro gruppo che in quel momento gli andava più a genio.

Ma Peppinoera ben altro ancora. Amico di tutti, non aveva riguardi per nessuno ove fosse stato oggetto di offese che poi erano piccoli, involontari sgarbi, per lui insormontabili. I più anziani ricordano quando in tempo di tesseramento dei Partiti, lui voltasse le spalle alla dirigenza democristiana locale per trasmigrare nel Movimento Sociale e recapitare le tessere ai soci. Il suo era il tempo delle serate danzanti e dei veglioni al Grand Hotel, annunciati con il richiamo roboante di ricchi premi e cotillons.

Peppino era immancabilmente chiamato dagli organizzatori, uomini dello sport e studenti universitari, per vegliare sugli ingressi abusivi. Senza regolare biglietto non passava nessuno, fosse stato il Presidente della Repubblica. Stessa cosa allo stadio per le partite di rugby o per incontri di pugilato. Se gli accadeva d’essere aggirato, entrava nell’agone e sospendeva gli incontri fino a che il portoghese non era stato rintracciato. Solo un po’ su di peso, aveva l’andatura “nnazzicante” propria di chi ha i piedi piatti. Aveva anche frequentato la scuola, si diceva, fino al ginnasio.

Raccontano che, per un tema su Mussolini, mancò poco non lo espellessero da tutte le scuole del Regno per le male parole indirizzate al duce. Il provvedimento rientrò quando l’ispettore scolastico si vide davanti l’imputato e capì. Non stava mai zitto, anche se aveva un eloquio rallentato e frammisto di “e che”. Era un umorista nato, forsanche involontario, sostenuto comunque da una logica ineccepibile.

E questo per chi è?”, rispose allacciandosi la patta a chi gli faceva notare che era entrato nel bagno delle signore. Quando, sempre a scuola, gli chiesero il funzionamento del campanello elettrico che era sugli usci delle case, e alle sue sbarellate spiegazioni il professore ebbe l’ardire di opporre un candido “e se manca la corrente?”, “bussi coi piedi”, rispose Peppino senza perdersi d’animo.

Come la volta che gli fecero notare l’incongruenza di grattarsi il capo senza togliersi il cappello, e lui non ci pensò due volte a rispondere che non ci si cala i pantaloni quando prude il sedere. Aveva la mania, Peppino, di trattare piccoli affari per arrotondare l’appannaggio di famiglia. Il maggiore consisteva nella vendita di pietrine per gli accendini che allora non erano usa e getta. Sapeva però che il Monopolio vegliava anche su quelle e mentre concludeva affari si guardava intorno circospetto.

Non le voglio, non le voglio!” urlò una volta all’avventore che le stringeva già in mano, mentre spuntava da un cantone una guardia di finanza che andava per i fatti suoi. Tra le prime notizie che ebbi al mio ritorno all’Aquila, ci fu quella della morte di Peppino, del quale non avevo avuto animo di chiedere informazioni, temendo la risposta. Non volli nemmeno sapere quando e come se ne fosse andato. Perché lui è sempre una presenza viva, con la sua andatura “nnazzicata” da piedi piatti, il suo eloquio inceppato, l’odore acre di fumatore accanito dalle dita ingiallite, la ricca aneddotica che ci si tramanda di padre in figlio e che immancabilmente rifiorisce nelle cene tra amici, appena il bicchiere giusto scioglie la lingua e il cuore e una vena di nostalgia spezza le risate che però non sono più quelle. Anche perché nessuna memoria, nessuna eredità, nessuna copia conforme potrà mai restituire alla città il personaggio originale che ha dato volo e sana allegria alla nostra giovinezza spensierata.


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Nella foto di Franco Nerilli: Peppino, a sinistra, con il calciatore Marino Bon.

LE CANZONI DI MASHA, NUOVO SPIN-OFF DELLA SERIE MASHA E ORSO

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Nella nuova serie di Masha protagonista è la musica. Da mercoledì 3 giugno in anteprima su RaiPlay e da domenica 7 giugno su Rai Yoyo ci saranno “Le canzoni di Masha”.
Un nuovo imperdibile appuntamento con uno dei personaggi più amati dai bambini, già protagonista di tre stagioni della serie animata Masha e Orso e di altri spin-off. Dopo l’anteprima su RaiPlay, la nuova serie sarà proposta in tv su Rai Yoyo, a partire dal 7 giugno, tutti i giorni, alle ore 9.45 e 18.55.
Dopo aver raccontato favole e storie di paura, con la consueta determinazione e una buona dose di incoscienza, la piccola Masha affronta un’impresa che intimidirebbe chiunque: diventare una virtuosa cantante e musicista. Spaziando nella tradizione di diversi Paesi, dall’Italia alla Germania, alla Cina e oltre, Masha si esercita sfidando la pazienza di Orso e si esibisce con i suoi gorgheggi eseguendo brani famosi, riservandosi qualche licenza poetica come sua abitudine. In un incalzare di ritmo, trovate e colorate acrobazie canore, la fiducia che Masha ha in sé stessa contagerà di nuovo tutti fino al gran finale.
Il primo episodio sarà dedicato proprio all’Italia, la “patria del bel canto”. Per l’occasione Masha eseguirà la canzone popolare napoletana “Santa Lucia” e l’aria “La donna è mobile” dal Rigoletto di Giuseppe Verdi. Masha andrà poi in Germania (la canzone popolare tedesca “Fisherwoman of Lake Costance”), Francia (con il “Can-Can” dall’opera “Orfeo all’inferno” di Offenbach), Brasile (la celebre “Tico-Tico” di José Gomes de Abreu – in arte Zequinha), Inghilterra (la tradizionale “Greensleeves”) e Cina (la canzone popolare cinese “Mo Li Hua”).

Tulipani di Seta Nera 2020, gli 8 documentari finalisti

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Torna protagonista la XIII edizione del Festival Internazionale del Film Corto Tulipani di Seta Nera, che si terrà in streaming dal 18 al 22 giugno, dalle ore 17:30 alle 21, ma in onda anche su canali Sky e del digitale terrestre.

Una delle novità principali di questa edizione riguarda l’introduzione di una sezione interamente dedicata ai “Documentari”, nata proprio per venire incontro alla necessità e all’urgenza di tanti registi di raccontare delle storie vere.
8 le opere finaliste - che si contenderanno i premi come Miglior Sceneggiatura, Migliore Fotografia, Miglior Montaggio, Miglior Regia, Miglior Film Documentario e il Premio Speciale della Giuria per il Miglior Personaggio – annunciate durante una conferenza stampa tenutasi in streaming sui canali ufficiali della manifestazione:
·         “L’uomo degli alberi” di Andrea Trivero
·         “Pucundrìa” di Erica De Lisio
·         “I can't stay here anymore” di Alessio Morello e Daniele Ricci
·         “L’estate più bella” di Gianni Vukaj
·         “Voci di dentro” di Lucio Laugelli
·         “Sealand” di Vincenzo Campisi
·         “LIFELIE” di Paola Risoli
·         L’abito della sposa” di Massimo Latini.
Sono ben oltre 20 le candidature arrivate da ogni parte d’Italia ma anche dall’estero come la Spagna, l’Algeria e il Brasile. I documentari finalisti – della durata tra i 5 e i 50 minuti - affrontano importanti tematiche sociali: dall’emarginazione ai disagi della terza età, passando per la disabilità e la vita in carcere.
Siamo felici di aver dato più spazio ed attenzione, a partire da questa edizione, al film documentario che, più di ogni altra forma espressiva, ha un impatto diretto, restituendo la realtà viva del momento e dando voce aprotagonisti nella loro quotidianitàE’ altresì motivo di orgoglio per noi avere Mimmo Calopresti, un grande artista della settima arte, al timone di questa sezione” hanno commentato gli organizzatori della manifestazione Diego Righini e Paola Tassone.
Mai come ora il documentario, che si occupa già per natura del sociale raccontando non il problema ma le persone, comincia ad avere una rilevanza che supera le barriere: l’umanità nella narrazione documentaristica viene prima di tutto e inserendosi in questo Festival, che da sempre dà voce a chi non la ha, trova un terreno davvero fertile” ha dichiarato il regista, sceneggiatore e attore Mimmo Calopresti, Direttore artistico della sezione “Documentari”, che ha aggiunto: “Ringrazio Gaia Siria Meloni, responsabile organizzativa della sezione, e la giuria, composta da professionisti competenti, capaci di rapportarsi e confortarsi col mondo, proprio come fa il documentario”.
Durante l’incontro hanno partecipato i membri della giuria (Valeria Milillo, Gianfranco Pannone, Esmeralda Calabria, Carlotta Cerquetti e Claudio Casale) e la Presidente della stessa, Flavia Perina, che ha dichiarato: “Il filo conduttore di questa sezione è il racconto di biografie che molto spesso tendiamo a trascurare, visto che viviamo in una società di numeri che riduce tutto a statistiche. Le opere selezionate hanno il merito di raccontarci le storie e il vissuto di qualcuno che si nasconde proprio dietro questi numeri.
Il Festival Internazionale del Film Corto Tulipani di Seta Nera è istituito dall’Associazione Università Cerca Lavoro con la partnership di Rai Cinema Channel, il supporto della Regione Lazio, del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell’Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il patrocinio della Roma Lazio Film Commission, di ANMIL Onlus (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro)e di ENS Onlus (Ente Nazionale Sordi) e la collaborazione con l’Istituto CineTv R. Rossellini.

LAURA BENEDETTI: L’AQUILA ALLA GEORGETOWN DI WASHINGTON

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Annotazioni ed esperienze all’estero di un’aquilana di valore - di Goffredo Palmerini

L’AQUILA - Laura Benedettiè un’aquilana doc, anche se la vita l’ha portata lontano dalla sua amata città. Nata e cresciuta a L’Aquila, laureata in lettere con lode alla “Sapienza” di Roma, ha continuato gli studi alla University of Alberta di Edmonton. «Sono arrivata in Canada dall’Aquila - mi dice Laura - seguendo i consigli di Mietta D’Amico, la mia professoressa al Liceo Scientifico. Alla University of Alberta ho incontrato il professor Enrico Musacchio, con cui ho instaurato un sodalizio che dura ancor oggi. L’ultimo nostro lavoro è l’edizione della cronaca d’un viaggio da Venezia al Cairo degli inizi del Cinquecento. È stata una bella avventura che ha portato anche me, sulle tracce del nostro autore misterioso, dalla laguna alle piramidi.»

Dopo il Master in Canada, Laura si sposta in USA per il dottorato (PhD) alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove tra l’altro è tornata quest’anno come visiting professor. Poi gli incarichi d’insegnamento, prima ad Harvard e poi, dal 2002, alla Georgetown University di Washington, dov’è professore ordinario e dove ha diretto per 6 anni il dipartimento d’italiano. Il rapporto tra il suo ateneo e l’Università dell’Aquila ha permesso numerose iniziative, convegni e seminari, come conferma la recente pubblicazione del volume Nascere, rinascere, ricominciare. Immagini del nuovo inizio nella letteratura italiana (L’Una, 2017), curato da lei e da Gianluigi Simonetti, con gli atti dell’omonimo importante convegno tenutosi nel 2015 nell’aula magna dell’Università degli Studi dell’Aquila, uno straordinario contributo in una visione progettuale di rinascita culturale, dopo il terremoto del 6 aprile 2009.  

Per la sua attività scientifica, che spazia dal medioevo alla letteratura più recente, Laura ha ricevuto sostegno e riconoscimenti da parte di numerose istituzioni quali la Renaissance Society of America, la Bogliasco Foundation e la Delmas Foundation. Insignita del Premio Flaiano per l’italianistica per il volume The Tigress in the Snow. Motherhood and Literature in Twentieth-Century Italy, è stata ospite d’onore nel 2016 al convegno dell’American Association for Italian Studies (AAIS). Numerose anche le onorificenze, come il Wise WomanAward da parte della National Organization of Italian American Women (2014) e la Medaglia d’oro dalla Federazione delle Associazioni Abruzzesi negli Stati Uniti (2015). Nel 2018 il Consiglio Regionale d’Abruzzo l’ha nominata Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo. La sua attività la porta spesso in giro per seminari e conferenze nelle università americane e all’estero, in Italia e in Europa, recentemente in Egitto e Giappone.

Laura Benedettiè anche autrice di romanzi. Un paese di carta (Pacini Editore, 2015) è la storia di tre generazioni di donne tra l’Italia e gli Stati Uniti, mentre Secondo piano (Pacini Editore, 2017), ambientato in un ateneo americano, scardina le convenzioni del giallo per rivolgere domande pressanti sulle contraddizioni della globalizzazione, sul ruolo delle università e sulla capacità della scrittura di restaurare l’equilibrio d’un mondo attraversato da vertiginosi mutamenti. Proprio la scrittura e l’insegnamento sono stati al centro d’una nostra recente conversazione, al termine d’un semestre di didattica segnato dalle sfide lanciate dal Covid-19. «Questa esperienza su vasta scala mi dice Laura - ha dimostrato in maniera lampante che l’insegnamento a distanza è un povero sostituto dell’incontro umano nelle aule.»

Le ho chiesto se salverebbe qualcosa di questa esperienza.
«Per quanto mi riguarda, ho cercato di rendere le mura della mia aula virtuale il più possibile permeabili, organizzando una serie d’incontri con Enrico Botta che ci ha aiutato a seguire da vicino l’evolversi della situazione in Italia. In un altro corso, nel quale fin da gennaio avevamo notato le straordinarie corrispondenze tra la situazione del Decameron e la nostra, abbiamo deciso di creare una versione ridotta e virtuale del capolavoro di Boccaccio. Durante l’ultimo quarto d’ora d’ogni lezione, lo sfondo virtuale di Zoom diventava un’immagine della campagna toscana e il re o la regina del giorno raccontava una storia su un tema che reputava importante. Abbiamo raccolto le storie in un documento che spero ci ricorderà sempre come le narrazioni costituiscano un antitodo alla frammentazione e cementino il senso di comunità.»

Laura, che vive a Bethesda nel Maryland non lontano da Washington, spera che l’andamento della pandemia evolva al meglio e presto si possa tornare con una certa serenità a viaggiare. Ha desiderio di tornare a L’Aquila, come fa ogni anno. Numerose volte ha portato studenti di Georgetown University per Summer School in Italia, programmando molti giorni in territorio abruzzese e a L’Aquila. Sempre stupiti ed intrigati, i suoi studenti, di trovare in Abruzzouna terra così ricca di bellezze naturalistiche e ambientali, di tesori d’arte e di architetture, di cultura e tradizioni singolari, in un paesaggio meraviglioso e cangiante trapuntato di incantevoli borghi e città.

Laura Benedetti portò a L’Aquilaalcuni suoi studenti anche dopo il sisma del 2009, in un progetto solidale che li vide impegnati da un lato nello studio, dall’altro in un’attività di volontariato fortemente intensa sul piano etico, vissuta in autentico spirito francescano. Collaborarono, infatti, prestando il loro servizio insieme agli operatori della Mensa di Celestino, struttura che ogni giorno accoglie ed offre pasti a poveri e bisognosi. Tornarono negli Stati Uniti, quei giovani universitari, con il cuore pieno di emozioni, arricchiti nel loro patrimonio di umanità.


2 giugno Festa della Repubblica, l'Italia s'è già ridestata

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“La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij. “Questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione. La bellezza, come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione” aveva scritto Giovanni Paolo II nella Lettera agli artisti.

E sono proprio di qualche giorno fa due iniziative del Ministero degli Esteri italiano rilanciate dall’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani, nel suo saluto per il 2 giugno, diffuso oggi dalla rappresentanza italiana. Un e-book, dal titolo “Le Piazze (In)visibili”, e un video con l’esecuzione in sincrono dell’inno nazionale da parte dell’orchestra e coro dell’Accademia Chigiana.
“Dopo questi mesi chiusi nelle nostre case - scrive Sebastiani - credo che abbiamo ancor più compreso quanto siano importanti gli spazi umani e la bellezza, che davvero infonde gioia nel cuore degli uomini, che oltrepassa le generazioni e le unisce (…) le nostre piazze vuote sono divenute all’improvviso spazi aperti da ammirare, con prospettive dimenticate, nella piena bellezza delle loro linee architettoniche e urbanistiche”.
“Nel nostro straordinario Paese - aggiunge l’ambasciatore - sappiamo che le città nei secoli sono state costruite come un’opera d’arte. Negli edifici di culto come in quelli civili si sono cercate, con tenacia e maestria, appunto la bellezza e la perfezione. Non a caso in queste belle città, circondate da stupende opere d’arte, si è sviluppata e arricchita la nostra civiltà, con i suoi diritti e con le sue libertà”. 

E ieri sera, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel saluto che ha rivolto, dopo l’esecuzione dell’inno nazionale, all’inizio del “Concerto dedicato alle vittime del coronavirus”, nel 74° anniversario della Festa nazionale della Repubblica, nei Giardini del Quirinale ha detto: “Il 2 giugno, domani, si celebra l’anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo faremo in una atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio”. 

Ma a Colli al Metauro (Pesaro Urbino) il 28 maggio si era già ripartiti con questo spirito, e precisamente da Bargni, borgo perla di Serrungarina, in territori che Leonardo da Vinci e Piero della Francesca osservavano e riproducevano nei loro capolavori.

Ci ha pensato bene Roberta Arduini del quartetto Oasi di Pesaro a partorire già in maggio con la scelta di  parole e brani musicali opportuni questi sentimenti in un’opera inedita da lei scritta e concepita per la rinascita, che dà piacere ai sensi e attrae per la sua bellezza. 
In questo spettacolo l’autrice interpreta con intensità  Madre Terra, dopo l’inno nazionale eseguito dai tre maestri, la pianista Franca Moschini, il violinista Paride Battistoni e il violoncellista Colombo Silviotti, che hanno poi continuato ad eseguire con la maestria di sempre che li distingue anche i brani musicali successivi, ben scelti dall’autrice come  sottofondo dei suoi testi. 

“Il soffio della Nuova Vita” è il titolo dell’opera andata in onda su Fano Tv, grazie all’iniziativa televisiva “Colli al Metauro riparte dalla bellezza” voluta fortemente dal sindaco Stefano Aguzzi, per mettere in evidenza la bellezza e la cultura dei luoghi del suo comune della provincia di Pesaro Urbino, ben visibili in immagini suggestive, che fanno bella mostra di sé nel video registrato trasmesso in prima serata da Marco Ferri, editore e direttore di Fano Tv e poi replicato più volte. Ricordiamo che lo spettacolo è stato visibile in tutta Italia in diretta streaming e in tv nelle Marche.

“E poi rinasci! Rinasci con la forza di quel fiore, di quel piccolo ciuffo d’erba che cresce attraverso quella minuscola fessura nel cemento, come un eroe! E fa in modo che sotto la tua mascherina,  ci sia il tuo sorriso più raggiante, il tuo grazie di essere nato nel luogo più bello del mondo: la tua  meravigliosa signora Italia. Che ti ha aspettato. Con la sua rispettosa ed eterna eleganza. Nel silenzio delle sue strade vuote.  Ha ripreso respiro, la grazia che merita, il nostro rispetto. E si è fatta ancor più bella in questa primavera che molti di Voi non rivedranno più ! La sua eterna bellezza, ti darà la forza per rialzarti. Ti consolerà con i suoi colori, i suoi profumi, i suoi scorci che ti seducono da sempre,  con la loro storia fatta  di artisti, artigiani, scienziati, medici, navigatori, esploratori. Umili persone, che hanno offerto la loro vita e hanno combattuto con un’ unica arma: l'Amore. Lo stesso Amore che vuole ricucire il tessuto di questa società. Rovesciando i potenti dai troni e sollevando gli umili. Lo stesso Amore che ti urla, di non perdere mai il Senso della Vita. Che riconosci negli occhi degli anziani e di tutte quelle vite sacrificate  in cambio della tua salvezza. E che hai il dovere, di trasmettere ai tuoi figli” - questa non è che solo una parte del testo, di cui vi abbiamo voluto dare un assaggio, dell’opera in cui Madre Terra (Roberta Arduini) ci parla accorata.

Spettacolo unico del suo genere per cui grande merito va dato al sindaco Stefano Aguzzi per questa bella iniziativa e per aver saputo scegliere con quale gruppo musicale partire e a Roberta Arduini con quali parole e musiche iniziare. 

Dietro l’esempio del sindaco Stefano Aguzzi e di Colli al Metauro (PU), faranno seguito altre iniziative del genere, perché di bellezza ce n’è tanta in Italia e si spera che l’autrice Roberta Arduini, (in foto con il sindaco e i musicisti, per un attimo senza mascherina e a distanza) riesca a portare il suo emozionante e salutare connubio di testi e musiche, quarta sua opera prodotta, in giro per l’Italia. 

È infine notizia di poco fa a me giunta che alla bella iniziativa di Colli al Metauro, seguirà quella  di Taranto. Infatti, l’assessore alla cultura Fabiano Marti, ha pensato bene di ripartire con qualcosa di simile per valorizzare le bellezze di Taranto. “Voci della ripartenza”, iniziativa ideata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Taranto, che coinvolge tredici attori e attrici di diverse compagnie teatrali tarantine, in monologhi registrati nei luoghi culturali e storici più rappresentativi della città.

Il 2 giugno 2020, quindi “l’Italia s’è desta”, o meglio s’è ridesta con la voglia di tornare a vivere e godere riscoprendo con luce nuova il suo molteplice e variegato patrimonio artistico e culturale, respirando “Il soffio della nuova vita”.
Vito Piepoli

Nella foto: Da sx Roberta Arduini, Stefano Aguzzi, Franca Moschini, Paride Battistoni e Colombo Silviotti per un attimo senza mascherina
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