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Lo stadio in un cassetto, 21 grandi campioni del calcio per una canzone benefica

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Warner Chappell Music Italiana e Apollo Records, con la collaborazione di Stars on Field, la distribuzione di Warner Music Italy e il patrocinio di Lega Serie A, presentano il brano “Lo Stadio in un Cassetto” interpretato da un gruppo di 21 campioni del calcio uniti sotto il nome dei Campioni a distanza.

ALESSANDRO BASTONI • BARBARA BONANSEA • FEDERICO BONAZZOLI • FRANCESCO CAPUTO • GAETANO CASTROVILLI • ALBERTO CERRI • DANILO D’AMBROSIO • MATTEO DARMIAN • STEFANO ERANIO • SAMUEL ETO’O • CIRO FERRARA • ALESSANDRO FLORENZI • MAURIZIO GANZ • SIMONE ANDREA GANZ • ELENA LINARI • ALESSANDRO MATRI • LEONARDO MOROSINI • ANDREA PIRLO • ANDREA RANOCCHIA • LUCA TONI • NICOLA VENTOLA •

Questi i 21 campioni che per la prima volta si sono uniti per una causa benefica, consapevoli e spinti da un richiamo umano che va oltre il loro nome, la loro storia e sì, la loro leggenda.
Mettendo per un attimo da parte la timidezza ed anche il timore di non essere all’altezza, tutti si sono buttati in questa sfida storica e hanno registrato audio e video del brano in casa con i propri smartphone, in momenti di vita di un giorno qualunque.

Domenica 24 maggio alle 20:45, orario simbolo del calcio giocato, verrà lanciato il brano in contemporanea sui social di tutti i calciatori e calciatrici protagonisti accompagnato dagli hashtag #weareoneteam, #lostadioinuncassetto, #campioniadistanza #sempreconvoi..
Dalla mezzanotte il video sarà poi disponibile su tutte le piattaforme digitali.

Gli introiti derivanti dalla diffusione e commercializzazione del brano saranno interamente devoluti al fondo “Sempre con voi” della Protezione Civile per il sostegno ai familiari dei medici e del personale sanitario che hanno perso la vita nella lotta al Covid-19.

La canzone “Lo Stadio in un Cassetto”, scritta da Giulia Anania, Marta Venturini e Diego Calvetti, che insieme ne hanno curato la produzione artistica, è stata la prima scintilla e origine di tutto il progetto.
Quando Roberto Razzini (Managing Director di Warner Chappell Music Italiana) ha ricevuto il brano dalle autrici, oltre al valore artistico, ne ha subito intuito il valore simbolico e l’ha condiviso con Diego Calvetti, produttore musicale e fondatore, con Niccolò Presta e Alessio De Stefani, della Apollo Records.
È un brano semplice, immediato, sereno, con un messaggio di grande positività, composto in questo periodo difficile e buio in cui ci sono state e ci vengono tuttora negate socialità, evasione e condivisione.
Ed è proprio da questo spirito che nasce l’idea di farne un’instant song interpretata da grandi calciatori per fotografare questa inaspettata condizione unendo i due mondi che, per natura, vivono e si nutrono della partecipazione del pubblico, il calcio e la musica.
Ciacia Guzzetti con Stars on Field ha da subito sposato e sostenuto il progetto coinvolgendo Calciatori e Calciatrici in attività e grandi Ex.
Lega Serie A partecipa con entusiasmo all'iniziativa, che rispecchia pienamente i valori di responsabilità sociale promossi attraverso il proprio progetto #weareoneteam, nato in questo periodo di emergenza per valorizzare l'impegno dei club di A a favore della comunità.


#lostadioinuncassetto #campioniadistanza #weareoneteam #sempreconvoi

Carlo Belmondo, "Prendi la mia mano" il nuovo singolo dell’attore e cantautore

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Venerdì 22 maggio sarà in rotazione radiofonica e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download “Prendi la mia mano” (Believe), il nuovo singolo dell’attore e cantautore Carlo Belmondo.

"Prendi la mia mano" non è solo una canzone: è un impegno sociale, una sfida, un post-it attaccato sulla bacheca o sul pc del lavoro che spinge a intraprendere buoni e nuovi propositi: è la vita che torna a splendere, quando si parla di vita che finisce.
‹‹Troppo spesso non ci rendiamo conto di quanto proprio i gesti più semplici e banali possano fare la differenza nella nostra vita›› racconta Belmondo, che ha presentato la canzone in anteprima all’ultima edizione di Casa Sanremo, aggiungendo: ‹‹Ho preso parte a un contest dell’Anas finalizzato a sensibilizzare i giovani sulla sicurezza stradale. ‘Prendi la mia mano’ è una canzone che parla di una cosa importante, dei rischi legati all’uso dello smartphone al volante. Sono felice di aver preso parte a questo progetto››.
‹‹L’argomento è importante, attuale e riguarda tutti ma soprattutto i giovani›› continua l’artista di origini calabresi ‹‹Tendiamo ad usare il cellulare alla guida come se a noi non potesse succedere niente, il nostro pensiero è che tutto succeda sempre agli altri ma basta veramente un attimo per cambiare la vita propria o altrui››. Un messaggio forte e chiaro quello di “Prendi la mia mano” tanto che, confida Belmondo ‹‹Alcuni amici ascoltandolo hanno smesso di usare il telefono mentre guidano e, ad essere sincero, mi ha fatto uno strano effetto. Penso, però, che se anche solo una persona su mille smettesse di farlo avrei già vinto perché potenzialmente potrei aver salvato la vita a lui o ad altri››.
Il brano sarà accompagnato da un videoclip che uscirà il 29 maggio, diretto da Lorenzo Tiberia, a cui hanno preso parte numerosi personaggi del mondo dello spettacolo (Leonardo Bocci, Janet De Nardis, Katiuscia Cavaliere, Andrea Dianetti, Marco Bonini, Annalisa Aglioti e Marlon Minale), è patrocinato dall'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus (AIFVS). ‹‹”Prendi la mia mano” è un testo coinvolgente che induce i ragazzi a riflettere per scegliere di “fare meglio”, per non finire “col viso sull’asfalto” e poter continuare a comporre il grande racconto dell’amore per la vita›› commenta Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, Presidente AIFVS.

Biografia
Artista poliedrico, Carlo Belmondo, classe ’82, è nato a Reggio Calabria. Raggiunta la maggiore età si trasferisce a Roma dove studia il metodo Stanislawskij-Strasberg con Siddhartha Prestinari, sua coach di fiducia. Pochi anni dopo entra nell’accademia Corrado Pani diretta da Claudio e Pino Insegno, dove si approccia al doppiaggio, mimo e canto. Nel tempo compone brani inediti, sua grande prima passione. Per quattro anni entra a far parte del Teatro dell’Opera di Roma dove, con la direzione artistica di Carla Fracci, prende parte alle rappresentazioni di Giselle, Cenerentola, Serata Picasso e Dal Faust di Goethe. Nello stesso periodo inizia con “Tutti in scena” con Claudio e Pino Insegno presso la Sala Santa Cecilia - Auditorium Parco della Musica di Roma.
Da novembre 2011 a maggio 2012 è in scena in “Lunedi non riposo” al Teatro Sala Umberto della medesima città con Roberto Ciufoli, Olen Cesari, Tiziana Foschi, Federico Perrotta, Enrico Lo Verso, Manuel Frattini, Silvia Gavarotti e Silvia di Stefano. Nel 2013 entra a far parte del cast di “Colorado”, programma comico in prima serata su Italia1, con la conduzione di Paolo Ruffini, Lorella Boccia e Olga Kent, successivamente, con la stessa produzione, collabora per “Eccezionale Veramente”, in onda su la7, diretto da Paolo Ruffini, Diego Abatantuono, Gabriele Cirilli e Selvaggia Lucarelli.
Carlo non abbandonerà mai la sua vocazione attoriale infatti, oltre alla partecipazione su Rai1 con “Ho sposato uno sbirro 2” (regia di Giorgio Capitani), su Canale 5 in “Amore pensaci tu” (regia di Francesco Pavolini) e il film “Una notte agli Studios” di Claudio Insegno, e “Il mondo di mezzo” di Massimo Scaglione, nel 2014 è testimonial per “Avis Calabria”, collaborando a dei cortometraggi con Battaglia&Miseferi, Max Pisu, Costantino Comito, Andrea Pisani, Luca Peracino e Massimo di Cataldo, da quest'ultimo nel 2017, viene selezionato come protagonista per il suo video musicale “Prendimi l’anima”.
Il 22 marzo 2019 pubblica il suo singolo d’esordio “Non illudermi”, prodotto da Massimo Cataldo. Un anno dopo, il 29 maggio 2020, esce il suo nuovo singolo “Prendi la mia mano” accompagnato da un videoclip patrocinato dall'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus (AIFVS).

Intervista a Federica Corti, un'artista e una donna determinata

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di Laura GoriniAvere l’adrenalina a mille quei brevi minuti prima dell’entrata in scena e poi farla scoppiare una volta salita sul palco, questa è la cosa che amo di più.

È giovane ma aveva già le idee piuttosto chiare su che cosa avrebbe voluto fare da grande da quando aveva 5 anni: l'attrice! Un mestiere che oggi esercita con passione, la brava Federica Corti. Simpatica, solare e ottimista, è stata un fiume in piena durante questa piacevole chiacchierata a cuore aperto.
Federica, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Ciao a tutti! Allora pregi, direi determinazione, solarità e ottimismo. Vizi? Devo ammettere che sono un po’ viziata di attenzioni: sono una figlia unica, quindi mi piace ricevere molte attenzioni dalle persone che mi stanno accanto. Virtù? Non le ho già un po’ incluse nei pregi? Non ne ho così tante! (ride)
Se volete vi dico qualche difetto: sono molto permalosa e un po’ una rompiscatole, specialmente se voglio ottenere qualcosa da qualcuno o sul mio lavoro.
Di professione attrice. Ma quando hai capito che la recitazione non era solo una grande passione ma molto di più per te?
La cosa strana è che non ho avuto un momento rivelatore. Sin da quando avevo 5 anni andavo in giro dicendo che avrei fatto l’attrice! A 10 anni quando non ottenni la parte da protagonista in un cortometraggio da girare a scuola fu una catastrofe. Diciamo che, però, la cosa è diventata un po’ più seria dai 15 anni, quando ho iniziato ad accedere a Internet e mi sono messa a cercare corsi di recitazione e agenzie.
I primi lavori poi sono arrivati a 16 anni: una particina nel film di Woody Allen “To Rome With Love” e la serie Disney “Sketch up 2”, e da quel momento in poi non ho mai preso in considerazione un’alternativa.
La tua famiglia come ha reagito quando ha capito che facevi sul serio?
Non credo che sia stato facile per loro inizialmente. Vengo da una famiglia molto tradizionale di un piccolo paesino della Lombardia e sicuramente tutto si sarebbero aspettati tranne una figlia che volesse fare l’artista. Devo però ammettere che sono stati sin da subito dei miei grandissimi sostenitori. A 15 anni mi accompagnavano ai miei corsi di recitazione a Milano, dopo una giornata di lavoro. Anche quando, dopo aver finito il liceo, sono voluta partire per l’Inghilterra per studiare recitazione lì, mi hanno sempre aiutato. Devo tantissimo ai miei genitori.
E tu soprattutto che cosa hai provato la prima volta che sei salita su un palcoscenico a teatro?
Una botta di adrenalina. Quella è la cosa che più amo del Teatro. Avere l’adrenalina a mille quei brevi minuti prima dell’entrata in scena e poi farla scoppiare una volta salita sul palco.
Che cosa ami di questo universo?
Che non mi pone limiti. Non mi annoia mai. È un eterno stimolo per la mia persona e per la mia fantasia.
Quali sono gli autori teatrali e le opere che maggiormente apprezzi e perché?
Mi piace quel teatro che ambisce a fare la differenza nel mondo, anche da un punto di vista sociale. Per questo ti direi “The Vagina Monologues” di Eve Ensler: è un’opera totalmente rivoluzionaria, femminista prima ancora che in questo campo scoppiasse il Metoo. Mi piacciono molto le opere impegnate, che riescono a smuovere le coscienze.
Ma perché - secondo te - oggi pare che molti giovani non siano affascinati dal Teatro?
Siamo abituati a ritmi molto veloci ora, specialmente i più giovani. Non parlo solo della mia generazione, ma di quella che viene dopo di me. Sono abituati a vedere video su YouTube della durata massima di 10 minuti, quindi è ovvio che un’opera teatrale possa spaventarli.
È forse qualcosa di troppo antico e desueto?
Io credo che sia compito del Teatro aggiornarsi. È inutile prendersela perché il pubblico cerca altro, è necessario aggiornare il mezzo per renderlo appetibile anche a un pubblico più moderno. Non mi scorderò mai “1984”, che ho visto in un teatro a Cambridge, quando vivevo lì: era un’opera totalmente rivoluzionaria, che coinvolgeva il pubblico in un modo totalmente innovativo.
Eppure ora anche in TV è possibile vedere opere teatrali e persino opere liriche, forse si sta muovendo qualcosa in tale direzione?
Personalmente non sono favorevole. Amo il Teatro e amo la serialità televisiva, sono però, dal mio punto di vista, due tipi di rappresentazioni molto diverse. La TV ha un suo linguaggio. Le serie TV, in quest’ultimo periodo, sono assolutamente diventate una forma d’arte e sono costruite ad hoc per essere viste su uno schermo. Il teatro no. Il teatro, per me almeno, va visto dal vivo.
A proposito di movimento, il mondo dello spettacolo è stato tra i più colpiti dal lockdown. Tu da artista come lo vivi? Come stai affrontando le difficoltà?
Io lo sto vivendo abbastanza bene, certo c’è preoccupazione per quello che succederà, però ho approfittato di questo periodo per godermi un po’ la mia famiglia. (ho passato la quarantena a casa dei miei) e, in tutta onestà, il progetto di Quarantena Love Stories non mi ha lasciato un minuto libero. Credo che sia importante non lasciarsi affliggere dalle difficoltà e provare a reinventarsi coi mezzi a disposizione.
Ci vuoi parlare meglio e nel dettaglio di questo progetto nato durante la quarantena?
Certamente! Durante questa quarantena ho ideato il podcast “Quarantena Love Stories” che è stato poi prodotto da Raflesia Group, che potete ascoltare su Storytel e a brevissimo anche su Audible. E’ nato così, un po’ per caso, semplicemente sentendo le storie d’amore di alcune mie amiche e gli stratagemmi che si erano inventate per stare vicine ai loro ragazzi, ho pensato che sarebbe stato bello raccontare queste storie. Così ho lanciato un appello sui Social chiedendo alle persone di raccontarmi le loro love stories in forma anonima e da lì ne è uscito un podcast di 40 episodi, basato appunto su reali storie d’amore in quarantena.
Quali sono stati i momenti più divertenti ed emozionanti durante le registrazioni?
I momenti più divertenti sicuramente riguardavano la mia lotta costante con i rumori del vicinato. Chiaramente, dato il lockdown, non potevo andare a registrare in studio. Quindi c’ero io che vagavo da una stanza all’altra e mi muovevo a seconda dei rumori: in questa stanza no, si sente il cane che abbaia, in questa stanza no, c’è il vicino che taglia la siepe, è stata un’impresa! Allo stesso tempo mi sono emozionata molto a leggere le storie delle persone: ci sono state coppie che sono rimaste divise in due stati diversi, lei in Italia e il compagno in un Paese straniero. Ogni tanto mi ritrovavo sul divano a piangere da sola davanti al mio PC per la commozione.
Credi che il Web e lo streaming siano il futuro anche per quando concerne la Radio e la Televisione?
Io credo che siano ormai già il presente. Per la TV sicuramente, io personalmente guardo quasi esclusivamente contenuti sulle piattaforme on demand e come me tantissimi altri giovani. Lo stesso credo valga anche per la Radio. Personalmente se voglio ascoltare musica mi rivolgo a Spotify.
Non pensi che in qualche maniera possano “uccidere” il Teatro e il Cinema?
Ci sono film che sicuramente vanno visti in sala perché è chiaro che guardare un film sullo schermo di un PC è un’esperienza diversa dall’andare al cinema. Però, allo stesso tempo, così è. Il mondo si sta muovendo in questa direzione, e come con tutto, si può provare a sfruttare al massimo le nuove opportunità oppure provare a combatterle, ma, personalmente, non lo trovo particolarmente utile.
E la TV tradizionale che si basa su un palinsesto, credi che possa attrarre i giovani a livello lavorativo?
Io credo ci siano molte opportunità lavorative nelle nuove piattaforme che stanno investendo molto sul mercato europeo, basti pensare a Netflix, e che stanno dando una nuova vitalità a quest’industria.
E come spettatori?
Forse già l’ho detto prima, ma credo che ora la grande fonte di attrazione siano le piattaforme on demand, quali Netflix, Prime Video, Disney Plus, anche perché offrono contenuti molto più innovativi e adatti a un pubblico giovane e vario. Per quanto devo ammettere che anche la TV tradizionale ultimamente ha lanciato alcuni prodotti innovativi, mi riferisco ad esempio a “L’Amica Geniale” della Rai.
E tu che tipo di spettatrice sei?
Io sono una spettatrice accanita! Mi divoro intere serie TV sul divano di casa mia in brevissimo tempo, però amo molto anche la magia della sala: mi permette di tenere l’attenzione più alta, specialmente con dei film più impegnativi.
Ti capita mai di rivederti in TV? Che effetto ti fa? Sei molto critica verso te stessa?
Io odio rivedermi in TV! Mi trovo sempre mille difetti, penso sempre che avrei potuto far meglio. Sono una perfezionista: è una benedizione e una maledizione insieme.
A proposito di critica, quale è stata quella che maggiormente hai apprezzato e quella che proprio non ti è andata giù?
Tempo fa ricevetti una critica sul mio volto: mi era stato detto che avevo il viso troppo rotondo per la camera e mi fece molto male, più che altro perché quando si tratta di aspetto fisico non è che ci si possa lavorare sopra. Per quanto riguarda critiche positive, invece, una volta mi fu detto che dovevo ascoltare di più gli altri attori e concentrarmi meno su me stessa. E’ stato un’illuminazione! Provo a seguire questo consiglio tutt’ora e mi sono addirittura tatuata la scritta “listen” su un polso come reminder, sia da un punto di vista attoriale, che nella vita.
E quando una critica può essere costruttiva e quando non lo è affatto?
Una critica è costruttiva quando ti spinge a fare di più, quindi ti indica una via su cui lavorare. Se la critica non riguarda cose che si possono concretamente migliorare, è sterile.
E per concludere, che cosa ami ricordare della Federica di ieri e che cosa ti auguri per la Federica di oggi e soprattutto per quella di domani?
Amo ricordare la forza della Federica di ieri, la forza di andare controcorrente e di inseguire un sogno. Alla Federica di domani auguro di poter vivere facendo ciò che ama.


Musica, Sol21 presenta "Siamo davvero liberi?". L'intervista di Fattitaliani

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Siamo davvero liberi? Con il “surveillance capitalism” imperante già da anni, porsi questa domanda è più che lecita. Sol21 si fa questa e altre domande con un disco che comunque è “leggero”, con un approccio che è decisamente pop, spesso con un andamento “in levare” che rende il tutto molto “solare”.
In più Sol21 ha un approccio alla scrittura molto originale, con intuizioni cantautorali per niente scontate. Questa sua propensione a muoversi dentro la forma canzone, nell’ambito del pop italiano, ma con una visione post sanremo, post canzonetta sole mare amore, è ben sintetizzata in quello che sarà il brano pilota, su cui verrà realizzato anche un video: “A mare”. “A mare” già dal titolo gioca con due tra le parole più usate e abusate dalla canzonetta italiana (mare e amore) e ne fa altro. E “Altro” diventa anche una originalissima cover di “Sereno è” di Drupi. Un remix in cui quasi rappando, reinventa un classico del pop italiano. L'intervista.
Parlaci del nuovo album. Che impronta hai voluto dargli?
A monte di un progetto musicale credo ci sia sempre un’idea o un’intuizione. Nel mio caso, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, mentre Milano era immersa nel suo inverno, maturavo la convinzione che fosse necessario riflettere sulla libertà. Un concetto molto dibattuto ma sempre vivo. L’amore, il lavoro, le passioni ci rendono liberi o schiavi? E quanto la nostra coscienza è consapevole di tutto ciò. Poi, nel mese di febbraio, è arrivata la goccia che ha reso colmo il vaso, una triste, quanto assurda condizione generata da questa Pseudo-Pandemia. I dubbi sono diventati certezze: siamo davvero liberi? Per quanto mi riguarda, credo di No! Poi, ciascuno tragga le proprie conclusioni.
Quali sono i tuoi cantanti di riferimento?
Mi piace la musica indipendente italiana perché trovo interessante scoprire in temi musicali leggeri testi molto significativi ed impegnati. È come se la musica leggera degli anni ‘60 e ‘70 avesse maturato più consapevolezza e presenza. Mi piacciono i testi di Paolo Conte, di Gianmaria Testa, di Cammariere, di Motta, Brunori e Colapesce. Mi piace il sound dei Baustelle e l’energia di Carmen Consoli. Ma soprattutto e tutti non posso non collocare il vero Negus fella musica sperimentale, colui che ha sconvolto i destini e influenzato tutti gli sviluppi della musica italiana, ovvero Franco Battiato.
Qual è l’esperienza lavorativa che più ti ha segnato fino ad ora?
Amo la poesia. Mi piace buttare giù dei versi che il più delle volte poi diventano strofe di una canzone. Esperienze musicali importanti, essendo sostanzialmente un esordiente, non ne ho. Ma esperienze professionali come giornalista, invece, ne ho molte; a cominciare dal mio giovanissimo esordio al quotidiano “La Voce” di Montanelli oppure il recente invito al Festival Internazionale del giornalismo. Spero di riempire presto di esperienze musicali la mia vita.
Invece quella mai fatta e che ti piacerebbe fare?
Un tour insieme a qualche grande musicista.
Progetti futuri? 
Ho cominciato a lavorare al primo LP, spero di poter avere la presenza di qualche cantautore tra quelli che maggiormente ammiro, ed infine riuscire a fare prima o poi un bel tour per il Paese.

A RISCHIO DI COSTITUZIONALITÀ LE ASSUNZIONI DEL MAECI DI DOCENTI A CONTRATTO LOCALE NELLE SCUOLE STATALI ITALIANE ALL'ESTERO

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Con il ricorso (reg. gen. 5455 del 2018) al TAR Lazio proposto dalla U.I.L. Scuola Nazionale, contro il MIUR e il MAECI è stato chiesto l'annullamento, previa sospensione cautelare, dei bandi di concorso emanati dalle scuole italiane all'estero relativi ai criteri di selezione e assunzione del personale docente locale per gli insegnamenti obbligatori secondo l'ordinamento italiano che nelle scuole statali all'estero, ai sensi del dlgs 64 possono essere affidati a personale docente contratto a tempo indeterminato, regolato dalla legge locale.
L’art. 31. comma 2, del d.lgs. n. 64 del 2017, norma cosi dispone: "Nelle scuole statali all'estero un numero limitato di insegnamenti obbligatori nell'ordinamento italiano può essere affidato a personale italiano o straniero, residente nel paese ospitante da almeno un anno, in possesso dei requisiti previsti dalla normativa italiana e avente una conoscenza certificata della lingua italiana con finalità didattiche a livello avanzato secondo il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue.”
Oggetto di impugnazione è il decreto prot. n.3615/2501, dell'8 gennaio 2018, con cui il MAECI ha individuato gli insegnamenti obbligatori secondo l'ordinamento italiano che, nelle scuole statali all'estero. 
Esaurita la fase cautelare, la causa è stata decisa in primo grado con sentenza parziale del TAR Lazio , n. 11409 del 2019, deliberata all'esito della pubblica discussione del 16 gennaio 2019. Tale sentenza non definitiva ha, anzitutto, respinto (ritenendole non fondate) tutte le eccezioni preliminari sollevate dalle parti resistenti e nel merito, ha rigettato tutti i motivi di censura sollevati con l'impugnazione dei ricorrenti, sia sotto il profilo della violazione del principio del pubblico concorso, nonché per eccesso di potere o per ingiustizia manifesta e disparità di trattamento. 
Si rende pertanto necessario sottoporre la questione al giudizio della Corte costituzionale, in quanto non si rinvengono, invero, quelle "peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico" (cfr. sentt. n. 52 del 2011 e n. 137 del 2013) che, secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale, possono consentire legittime deroghe al principio del concorso pubblico. Inoltre, né la restrizione in parola appare propriamente "funzionale" al buon andamento dell'amministrazione scolastica statale all'estero e, più in generale, al corretto e proficuo raggiungimento degli obiettivi del "sistema della formazione italiana nel mondo", quali declinati dall'art. 2 del d.lgs. n. 64 del 2017. Tale sistema infatti vede proprio nelle scuole statali all'estero una delle proprie principali articolazioni secondo quanto precisato dalla riportata giurisprudenza costituzionale. Va, quindi, dichiarata rilevante e non manifestamente infondata la descritta questione di legittimità costituzionale dell'art. 31, comma 2, del d.lgs. n. 64 del 2017, per violazione degli artt. 3, 51 e 97 Cost.; il presente giudizio va quindi sospeso con trasmissione degli atti processuali alla Corte costituzionale.

BOTTEGA GOLD: LIMITED EDITION ARCOBALENO

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L’azienda Bottega, cantina e distilleria di Bibano di Godega (TV), ha creato in tiratura limitata una versione Magnum arcobaleno dell’iconico Bottega Gold, il Prosecco Doc caratterizzato dalla bottiglia dorata.
Il prodotto limited edition è nato per veicolare un messaggio di speranza e un auspicio affinché si possa uscire presto dall’emergenza globale che ha pesantemente segnato gli ultimi mesi. La bottiglia, realizzata in soli 500 pezzi, è caratterizzata da una striscia arcobaleno, che reca la scritta “We will flourish again” (Noi rifioriremo). Anche la fascetta, posizionata immediatamente sotto la capsula, è impreziosita dai colori dell’iride, contribuendo in questo modo a evidenziare l’unicità del prodotto.  
Bottega Gold si caratterizza per un Prosecco di grande aromaticità e per la bottiglia dall’inconfondibile livrea dorata, realizzata con un esclusivo processo di metallizzazione, grazie al quale il colore oro diventa parte integrante della superficie esterna del vetro. Distintivo e originale, è diventato un’icona del gusto apprezzata nel mondo come espressione del miglior Made in Italy. Diversi tentativi di imitazione hanno ancor più rafforzato il suo successo, contribuendo a diffonderne la notorietà. 
Bottega Gold è un Prosecco Doc Brut, ottenuto dalla vinificazione di uve Glera, provenienti da Valdobbiadene. Questa zona è situata in prossimità delle Prealpi venete ed è caratterizzata da un clima perfetto per questa varietà di uve autoctone. I vigneti si trovano in zona collinare, in un territorio di assoluto valore paesaggistico e di grande tradizione vitivinicola. Le uve vengono raccolte a mano e quindi in cantina vengono delicatamente pressate. Il mosto così ottenuto viene mantenuto in contenitori d'acciaio a una bassa temperatura, per conservarne inalterata la freschezza. Segue la fermentazione in autoclave per quasi 40 giorni a una temperatura controllata di 14-15° C con l’aggiunta di lieviti selezionati (metodo Charmat). 
Il vino, dal punto di vista organolettico, si caratterizza per gli spiccati profumi fruttati di mela, pera e frutta esotica e per il sapore fresco con retrogusto asciutto e fruttato. Perfetto come aperitivo, si presta egregiamente alla preparazione di gustosi cocktail (Bellini, Rossini). È inoltre uno spumante da tutto pasto: dagli antipasti, ai primi piatti di qualsiasi tipo, ai secondi di pesce.

Bottega  
L’azienda Bottega, guidata da Barbara, Sandro e Stefano Bottega, è al tempo stesso cantina e distilleria. Fondata nel 1977 da Aldo Bottega con la denominazione Distilleria Bottega, l'azienda ha sede a Bibano di Godega (TV), 50 km a nord di Venezia, dove produce grappe, vini e liquori che si rivolgono a un target di livello alto e medio alto. 
Tra le grappe, commercializzate con i marchi Alexander e Bottega, si distinguono le pregiate selezioni di monovitigni e i distillati maturati in barrique. 
La gamma dei vini Bottega comprende il Prosecco, tra cui il noto Bottega Gold, e altri spumanti di grande personalità. In due cantine a gestione diretta, in Valpolicella e a Montalcino vengono prodotti Amarone, Ripasso, Brunello di Montalcino e altri grandi rossi. Completa l’offerta Bottega la linea Creams & Liquors, che comprende una gamma articolata di liquori alla frutta e alle creme, tra cui Limoncino, Gianduia, Fiordilatte. L’azienda, che nel 2013 si è trasformata in Bottega S.p.A., distribuisce i propri prodotti in 140 paesi nel mondo. 

EMILY&GIULY e il 1° singolo "Bugie Meravigliose”

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Emily Shaqiri e Giulia Sara Salemi note come Emily e Julie delle Miracle Tunes presentano il loro primo singolo, dal titolo “Bugie Meravigliose”.

Il nuovo brano è già disponibile su tutte le maggiori piattaforme musicali. 
Dopo il grande successo della serie televisiva “Miracle Tunes” e dopo il tour 2019 in tutta Italia con più di 50 date, dove hanno presentato cantando e ballando tutti i successi della serie e incontrato tutti i loro piccoli fan, si sono unite nel duo Emily&Giuly.
“La magia dei ricordi di un’estate tramontata, di quell’amore vissuto in riva al mare e poi perso, la promessa di un nuovo incontro che fa sognare…”. “Bugie innocenti che danzano in riva al mare accanto ad un fuoco che arde nei nostri cuore…semplicemente… per sempre…BUGIE MERAVIGLIOSE”, sono alcuni passaggi del brano.
Le “Miracle Tunes”, serial tv per giovani e giovanissimi, trasmesso da Cartoonito e da Italia 1 ha creato un vero fenomeno di costume fra le nuove generazioni. Eroine moderne, a metà tra fate e star della musica e della danza. Emily Shaqiri e Sara Giulia Salemi sono i volti nel cuore dei loro piccoli e grandi fan, ecco perché hanno deciso di unirsi in un duo e fondere bellezza, talento e simpatia in questo progetto musicale.
Il videoclip prodotto per il brano “Bugie Meravigliose” è stato realizzato con la regia di Massimiliano Varrese e le coreografie di Ilir Shaqiri.  

CHI SONO VERAMENTE EMILY&GIULY E LE MIRACLE TUNES?
  
Emily Shaqiri, 15 anni, è figlia d’arte: papà primo ballerino e mamma attrice. Inizia la sua carriera nello spettacolo da bambina.. a soli 7 anni ottiene il suo primo ruolo per una fiction Rai1 dal titolo "Una buona stagione" e a 10 anni vince il premio come "Miglior Attrice non protagonista" ad un festival dell'Illinois per la sua interpretazione nel cortometraggio "Doppia Luce”. Studia danza fin da piccola e prende lezioni private di canto da 5 anni. 
Giulia Sara Salemi,16 anni, la mora del duo è di Milano. Estroversa allegra e con una predisposizione innata per lo spettacolo, debutta come attrice teatrale nel “Musical Frozen”. Studia canto e danza fin da piccola, due sue grandi passioni. 
Miracle Tunes, è una serie televisiva italo-spagnola di genere fantastico. Girata nel 2018, la serie è il remake europeo dell'omonima serie televisiva giapponese di tipo tokusatsu e ispirata al fenomeno degli idol giapponesi e al genere nipponico delle "ragazze magiche", in onda su TV Tokyo dal 2 aprile 2017 al 25 marzo 2018, nata da un'idea della casa produttrice Tomy, della casa editrice Shogakukan, di alcune riviste manga e della compagnia di talent management LDH JAPAN Inc. L'intera serie, registrata in inglese e doppiata in italiano, ha proposto in Italia in prima TV il primo episodio il 13 ottobre 2018 su Boing, mentre ha trasmesso la prima stagione di 26 episodi su Cartoonito dal 19 ottobre al 9 dicembre 2018. La seconda stagione di 25 episodi è stata trasmessa sulla stessa emittente dal 9 settembre al 10 novembre 2019, oltre ad alcuni episodi su Italia 1. 

FASE 2, LA SOLIDARIETÀ È DONNA: 5 SPORTELLI IN AIUTO A CITTADINI E IMPRESE. IN CAMPO IL SOROPTIMIST INTERNATIONAL

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L’Aquila 23 Maggio - Per aiutare la ripresa graduale delle attività, dopo due mesi di lockdown, il Soroptimist International d’Italia ha deciso di ampliare il supporto alle donne e in generale a tutte le persone in difficoltà, estendendo la consulenza gratuita anche a imprese, artigiani, commercianti e a quanti versano in gravi condizioni economiche.

All’iniziale assistenza psicologica, ha affiancato, per aiutare la ripresa, uno sportello multidisciplinare curato, nel rispetto dei codici deontologici, da 150 socie, tra commercialiste, avvocate d'impresa e di famiglia, penaliste, notaie, nutrizioniste, pediatre, ginecologhe, interniste, endocrinologhe che saranno raggiungibili telefonicamente al numero
02-5462611 dal lunedì al venerdi dalle ore 9:00 alle 16:00.
A prestare la loro consulenza anche tre sorores aquilane: l’ingegnera Paola D’Ascanio, l’architetta Iliana Santoni e l’avvocata PaolaBellisari, Annarita Arduini, insegnante e Roberta Vacca, musicista.
Nell’emergenza del Coronavirusil Soroptimist è scesa da subito in campo con i Club presenti in tutta Italia, donando, per un valore di oltre 300mila euro, mascherine FFP2 e altro materiale agli ospedali italiani, compreso il San Salvatore dell’Aquila a cui il Club cittadino ne ha donate 1.000.
"In questa delicata fase abbiamo capito che il nostro vero patrimonio da donare sono le competenze professionali. Pensiamo che la rapidità, la competenza e la concretezza siano gli unici veri alleati nella lotta contro l'emergenza - afferma Mariolina Coppola, presidente nazionale del Soroptimist, l'associazione di donne impegnate nel sostegno all'avanzamento della condizione femminile nella società e nel mondo del lavoro - Le nostre socie ci sono e continueranno a perseguire gli ideali di solidarietà che caratterizzano l'Associazione da 100 anni”.
Insieme alla Federazione europea il Soroptimist International d’Italia punta ad un'azione unitaria, che superi gli egoismi degli Stati, senza confini e limiti.


Intervista a Luigi Scarpa, promettente e giovane regista: Puoi studiare quanto vuoi, ma poi è sul campo che impari

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di Laura GoriniMalum Aeterniè il titolo del suo nuovo corto horror. Lui, il giovane regista Luigi Scarpa, ama il lavoro di squadra e il suo lavoro dove mette sempre se stesso al 100%. Ecco che cosa ci ha raccontato di se e della sua sublime arte.

Luigi, come e quando hai capito che il tuo sogno era quello di diventare un regista?
Da piccolo ho sempre avuto una grande passione per il Cinema. Ricordo ancora quando alcuni giovedì pomeriggio, mio zio veniva a prendermi per portarmi appunto a vedere un film in una piccola sala al Cinema Micron di Vallo Scalo (SA). Aspettavo con impazienza quel momento e quando accadeva per me era come entrare in un mondo nuovo. Poi sono cresciuto e in particolare alle superiori, al quinto anno di liceo scientifico, ho scoperto quasi per caso una nuova videoteca nel paese dove andavo a scuola. Già, era il periodo delle videoteche, quando ancora non si parlava diNetflix Timvision e Prime video.L'incontro col gestore e la successiva amicizia sono stati i punti di svolta. Nel giro di un paio d'anni ho visto praticamente tutto, ogni settimana noleggiavo minimo tre film. Da lì ho capito, trascorrevo i miei pomeriggi tra i compiti e la visione di quei film. Volevo anch'io raccontare storie, stare dietro la macchina da presa, lavorare con gli attori, dire la mia al pubblico.
Il percorso era tracciato! Finita la scuola superiore, parto per Milano a studiare Beni Culturali Spettacolo: cinema, teatro e televisione, con quel sognoda voler realizzare.
Quali sono le doti necessarie che bisogna possedere per esercitare bene questa professione?E soprattutto come è nato il tuo corto?
La leggenda del mio corto l'ho ascoltata quando ero un ragazzino. Mi ha sempre affascinato, poi è subentrata la voglia di raccontare storie tramite la regia.
Ho scritto il cortometraggio nell'estate del 2007 per poi realizzarlo a novembre del 2019. Perché tanta attesa mi si potrebbe chiedere... Chi mi conosce bene sa che lavorativamente parlando sono molto preciso e scrupoloso. Non basta avere un'idea, devi renderti conto quando sei pronto a materializzarla, quando senti che puoi assumerti la responsabilità di quel processo creativo, soprattutto se l'idea è tua.
In circa 12 anni sono cresciuto molto. Il mio attuale lavoro in una casa di produzione video a Milano mi ha formato. Mi sono fatto le ossa. In questi anni ho capito come funziona il video. Puoi studiare quanto vuoi, ma poi è sul campo che impari. Impari e sbagli, sbagli e cresci. Capisci perché un'inquadratura funziona, capisci perché una battuta risulta finta o poco efficace, etc. Hai fatto tante interviste dove spesso devi tirar fuori qualcosa di assolutamente credibile e non è facile, perché la telecamera mette spesso in soggezione. Quindi, quando capisci tutto questo, quando hai un'idea in cui credi, la padronanza della tecnica, la versatilità e la capacità di risolvere problemi, l'occhio critico per individuare chi potrebbe rappresentare al meglio la tua storia, allora sei pronto. Ma e dico ma, c'è un elemento, più importante di tutti: devi avere le persone giuste nel tuo team. Un buon regista per essere tale crede nel suo team, ascolta il suo team, si mette in discussione col suo team, anche se poi la scelta finale spetta a lui. Quando arrivi a coinvolgere la tua squadra che arriva a seguirti per migliaia di chilometri perché crede in te, allora hai veramente le basi per raccontare la tua storia e far arrivare l'amore per quell'ideaal finale giudice supremo: lo spettatore.
Con quali parole descriveresti il tuo lavoro?
Studio, ricerca, attenzione ai dettagli, padronanza tecnica, aggiornamento costante e versatilità.
E te stesso?
Di conseguenza, io porto nel lavoro quello che sono nella vita. Non riesco a scindere le due cose. Per me questo lavoro è vita. Quando non lavoro guardo film o faccio ricerche anche per hobby. Quindi versatile, determinato, per ora instancabile, preciso, attento e soprattutto, metto il cuore in tutto quello che faccio.
Quindi, mi sembra di intuire che nei tuoi lavori c'è molto di te...
Nei miei lavori c'è un Luigi al cento per cento. Essendo un regista ad ora principalmente legato al cinema horror, mi rendo conto che questa risposta potrebbe risultare inquietante. Ma mi spiego meglio... Il mio primo corto horror racconta di una leggenda del mio paese: Gioi, situato nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (SA). Questa storia me la porto dietro da ragazzino, da quando l'ho ascoltata per la prima volta. Certo, solo col tempo ho ragionato sulle potenzialità visive ad essa legate. Ma c'è un elemento fondamentale: quando nel 2004 sono partito per Milano ero ben felice di farlo, ma una parte del mio cuore è sempre rimasta al Sud. Il ragazzo arrivato a Milano a 19 anni, era frutto di quell'ambiente, di quei valori, di quell'educazione ricevuta per anni. Ho conosciuto tantissime persone, anche molto diverse da me, ma posso dire, che quel mio modo di essere è stato sempre ben visto e accettato. Quindi, nel momento in cui diventi regista, dove uno degli aspetti più importanti è relazionarti con gli altri, a me è risultato piuttosto facile e naturale questo aspetto. Detto questo, dichiarato il mio amore per la mia terra di origine, ho sempre pensato che se un giorno fossi riuscito ad avere la possibilità di dirigere film, quella famosa leggenda avrebbe avuto un posto di rilievo. Un mio omaggio, un mio grazie a quel posto che mi ha dato tanto. Ma attenzione, il Cilento non è solo un luogo da venerare, è un luogo che ha tanto da dire e da cui attingere. Ci sono delle tradizioni, dei posti, delle leggende, delle suggestioni che vanno ascoltate e che sono un'ottima fonte di ispirazione per chi sa vedere nel profondo.
Non è escluso che uno dei miei prossimi film potrebbe proprio riguardare una nota figura di quelle terre: la Janara.
Proprio in questi giorni invece, dove Malum Aeterniè in attesa di selezione ai più importanti festival italiani e internazionali, sto scrivendo un secondo horror. Non posso ancora svelare nulla, posso solo dire che il filo conduttore sarà l'esplorazione della paura delle persone. E anche qui, come non identificarsi, sfido chiunque ad ammettere di essere privo di una qualsiasi forma di paura...
Quindi come massima finale mi verrebbe da dire che mettere se stessi in qualche modo nei propri lavori porta a conferire a quelle opere un aspetto di autenticità, da ritrovare anche a un livello sottostante, se si tratta ad esempio di un horror di finzione, ma a ben vedere c'è, ed è quello che ricerco sempre.

Paola de Nisco al suo debutto come opinionista

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Una puntata al femminile Antonella Fiori ci parlerà della Biodanza come movimento di vita non assimilato né al balletto né ad altre forme di danze strutturate.
Il Sistema è aperto alla comunità: la nozione di ‘sistema aperto’ implica forme di legami con il mondo esterno che si caratterizzano per la tolleranza nei confronti della diversità, include dunque l’umanità come tale, senza discriminazioni di razza, sesso, età, stato di salute, cultura o disponibilità di mezzi economici.
Manuela Pellegatta, cantautrice busker folk presenta Tre minuti di sbagli, un progetto nato dalla decisione di abbandonare tutto per dedicarsi interamente alla musica, vivendola inizialmente nella sua dimensione live e successivamente portando gli inediti “on the road", per poi passare al lavoro in studio con Paolo Iafelice dell’Adesiva Discografica, già collaboratore di artisti del calibro di Fabrizio De André, Luciano Ligabue e Fiorella Mannoia. 
Tra gli opinionisti troviamo Paola De Nisco scrittrice al debutto stasera in questo ruolo. 
Appuntamento alle ore 20.40 “All’Ora di Amadeus” sul canale YouTube e in diretta Fb .

Lo scultore Amleto Cataldi, appestato e dannato

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In una recente nota dal titolo  “Amleto Cataldi, lo scultore di Roma.. umiliato” abbiamo descritto una certa situazione a dir molto poco, imbarazzante, non tanto per l’artista che è così grande e magnifico che non sono certamente gli indotti e gli illetterati pur se valenti e provetti nelle arti, che ne possano inficiare la grandezza:
la questione è più seria e si torna sempre alle origini: la incapacità quasi scientifica e convissuta di capire prima e di valorizzare dopo  quello che si ha, con uno dei risultati di tale cinismo/insensibilità: che tutti i musei del mondo sono ripieni quasi esclusivamente delle cose italiane, sopra terra e sottoterra!
MaSi torni ad Amleto Cataldi, lo scultore di Roma, meglio e più confacente sarebbe stato se fosse stato  lo scultore dello Zimbawe, allora tutto quanto qui appresso  più comprensibile perfino normale. Al Quirinale e alla Banca d’Italia si trovano due sculture in bronzo quasi identiche, della più grande importanza: un ‘Arciere’ alto 1,86 m,  del massimo significato, stando anche ai critici dell’epoca. Ebbene quello del Quirinale, che fu regalato al Presidente Saragat dalla Associazione dei Partigiani, fu successivamente  ‘spostato nella serra’ e oggi ‘spostato’ in  una rientranza dello scalone che porta in cucina, a gratificazione dei camerieri e dei cuochi. Significa che per i cultori d’arte quirinalizi  Cataldi è  uno stuoino. Quello di proprietà della  Banca d’Italia tenuto per almeno cinquantanni in condizioni  degne appunto di certe repubbliche africane, lurido e sporco, nello scantinato di un  loro palazzo, oggi,  ripulito, è stato collocato, onore sommo, nel giardino della Banca a Vermicino.. all’ammirazione del giardiniere!  
Agli inizi del 1900 il Governatorato di Roma conferì a Cataldi,  superato il pubblico concorso, l’incarico di realizzare in marmo il  busto del poeta Carducci da poco deceduto. L’artista realizzò, sempre a detta dei critici dell’epoca, un’autentica opera d’arte, io aggiungo: un capolavoro indiscutibile. 
La destinazione era la Protomoteca del Campidoglio, dove effettivamente fu collocato assieme agli altri busti ivi presenti di altri artisti. Dieci anni fa all’incirca, la scultura non si trovava nella destinazione originaria. Chiesi ragguagli ma nessuno sapeva. Ora  sono tornato alla carica e la risposta ottenuta è questa: “la scultura si trova in un magazzino  inaccessibile al pubblico!”. Io  penso invece  che la scultura sia scomparsa oppure sia stata danneggiata: non posso credere che proprio perché  un capolavoro sia stata allontanata per tema di oscurare gli altri ritratti! Di conseguenza sono certo che qualcuno dell’Amministrazione Capitolina si farà carico di andare a fondo a tale ulteriore offesa ad Amleto Cataldi e restituire l’opera ai cittadini. 
La situazione di ‘immagazzinaggio’ o dell’ emarginazione sembra essere il destino dell’artista: se si va alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di opere di  Cataldi ne hanno cinque, una sotto il finestrone del caffè e quattro… in deposito, in magazzino!  Eppure tra queste cinque ve ne è una in marmo   “Il risveglio” o “Donna Nuda” che alla Esposizione Internazionale del Cinquantenario  del 1911 ottenne il primo premio da una “giuria internazionale composta da trenta membri”: oggi tale capolavoro  non so bene da quanti anni, è precluso alla vista e alla ammirazione del visitatore.  Inutile aggiungere che nei due repertori  pubblicati  pochi anni fa  dalla Galleria Naz. uno sugli artisti presenti e uno sulle opere, Cataldi  è assente! Parrebbe dunque che sia in atto la cosiddetta damnatio memoriae! Se ci si guarda in giro nella Galleria Naz.  è arduo  obiettare che trattasi di normale rotazione o avvicendamento di opere! Inoltre se si sa e vuol leggere, i Cataldi, specie alcuni, non si tolgono alla vista e alla ammirazione di un  cultore!
Se si entra nella Gallereria Comunale invece la situazione è in netta antitesi:  oggi finalmente dopo anni di reclusione, le loro tre opere sono esposte al pubblico, epperò anche in questa sede, curiosamente, Cataldi è un appestato!  in questi ultimi anni la Galleria Comunale ha organizzato almeno due iniziative espositive sugli artisti del Novecento, ebbene in entrambe le mostre  Cataldi era assente! E se oggi si entra nel sito web, sI trova  una icona in caratteri cubitali: TUTTE LE OPERE: se si sfogliano ‘tutte’, Cataldi assente! Anche qui come detto più sopra, ha luogo una manovra intesa alla cancellazione dell’artista! Qui mi arresto con  la descrizione degli incredibili torti -e ve ne sono altri!-  che da siffatti scranni si muovono all’artista Amleto Cataldi, lo scultore di Roma.
oltre alle doglianze e alle denunce, ci resta solo di  fare appello al Ministro Franceschini e all’Assessore Bergamo nonché agli organismi di tutela ma soprattutto ai cultori di arte, di aprire gli occhi su tali a dir poco inammissibili  e insensate realtà qui denunciate.
                                                                                            Michele Santulli
uanenario della unità del 19111quanteare
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Foto: La figlia del lavoro,  h.55 cm, 1916,bronzo, coll.priv.

         La bagnante, h.55 cm.,1918,Museo Udine

SERGIO CASABIANCA: uscito il nuovo singolo “CHI SONO IO” (feat. Le Gocce)

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-Da venerdì 22 maggio in rotazione radiofonica e disponibile in digitale “Chi sono io”, il nuovo singolo di Sergio Casabianca con il featuring de Le Gocce, scritto in collaborazione con l'attore Marco Pier Giulio Magnani e arrangiato da Francesco Montesi.
Il brano lancia un messaggio forte e importante, in cui parole e musica toccano l'anima. Quando ti viene diagnosticata una malattia, come in questo caso l'Alzheimer, la vita non finisce, ma continua in modo diverso, con altri colori ed altre percezioni.

«Ho scelto di interpretare questo brano perchè rappresenta ciò per cui mi impegno da vent'anni; il sostegno alle persone malate o bisognose, la voglia di sensibilizzarle verso un mondo migliore attraverso la musica e far si che queste si sentano un po' meno sole e il desiderio di essere una voce per chi non ha voce», commenta Sergio Casabianca.

Il brano è accompagnato da un videoclip realizzato e montato dal coreografo e ballerino Marco Baldazzi, che ha utilizzato diverse immagini girate da altri registi come Marco Toscani, trasformandole in una storia toccante.

“Chi sono io” video credits:
Ideazione Concept e montaggio: Marco Baldazzi
Immagini per gentile concessione di: SIPAA, Oceania Healthcare & HomeInstead
Alcune immagini del video sono tratte dal cortometraggio “Ti ho incontrato domani” di Marco Toscani prodotto da Paola Taufer.

Autodefinitosi “canta – attore”, Sergio Cenci, in arte Sergio Casabianca, è capace di trasportare la musica nel teatro e il teatro nella musica, grazie a una voce calda e grintosa e a una grande capacità comunicativa.
Nato a Rimini, classe 1966, inizia la carriera come cantante, imitatore e cabarettista nei locali della Riviera Romagnola, coinvolgendo le piazze con un’energia esplosiva e il carisma di un animale da palcoscenico.
Caparbio e tenace, dopo essersi proposto al pubblico interpretando cover di grandi artisti, si dedica al cantautorato, esprimendo appieno le sue doti. Ha partecipato ad eventi prestigiosi come CastrocaroSanremo Rock, e a trasmissioni televisive come “Il Senso della vita” con Paolo Bonolis, “Geo & Geo”“Una Canzone per te” con l’amico Alessandro Greco e Federica Panicucci. Ha al suo attivo numerose collaborazioni e duetti con grandi artisti, quali Giulio Capiozzo e Paul Manners, l’apertura del concerto di Zucchero a Parma, Irene FornaciariFilippo GrazianiPaolo VallesiIskra MenariniAndrea MingardiBarbara ColaPaolo BelliMarco Della NoceAlessandro PolitiAleandro Baldi e i Nomadi.
Proprio dalla collaborazione con questi ultimi, è nata una splendida realizzazione; è di Sergio Casabianca il testo del brano “Io ci credo ancora” contenuto nell’album “Nomadi dentro”, pubblicato dalla band NOMADI il 27 ottobre 2017, pezzo di cui ha co-firmato anche la musica con Carletti, Reggioli e Montesi.
Uomo di spettacolo completo, dotato di mille risorse, da alcuni anni Sergio si è avvicinato anche al mondo del teatro, scrivendo e interpretando spettacoli comici e musicali, in cui regala emozioni miscelando forme d’arte diverse e offrendo spazio ad artisti emergenti, sempre con un grande successo di pubblico e critica.
Artista poliedrico, nei suoi spettacoli racconta il cuore vero della Romagna e diffonde un messaggio di profonda positività legato ai valori più autentici: l’onestà, il rispetto, la passione, la capacità di seguire i propri ideali e di scegliere di Vivere, anziché di sopravvivere.
Cantautore e a tratti cantastorie, per ciò che racconta nei suoi coinvolgenti monologhi e per la teatralità che porta sul palco durante i concerti, trasmette la sua fede in una Forza Universale e i suoi brani, a volte intimi e sempre emozionanti, danno voce all’amore e alle contraddizioni del mondo, regalando sorrisi e momenti di riflessione.
Coerente con i suoi ideali, porta avanti con entusiasmo un forte impegno nel sociale, che gli ha fatto fondare nel 2002, insieme all’amico Gianpaolo Bernabini, la Onlus “Una Goccia per il Mondo” e nel 2018 l’Associazione Culturale “Sorridolibero”. Con  le sue esibizioni artistiche e le sue conferenze, nelle scuole e in numerose convention dove racconta in parole e in musica la sua esperienza di tre anni di vita in Cambogia, aiuta a sostenere i progetti locali e Internazionali della Onlus e attraverso l'Associazione Culturale organizza eventi per dare spazio ad altri artisti e per sensibilizzare maggiormente le persone all'importanza dell'Arte nella vita di ognuno.
Gli anni di volontariato, trascorsi anche a fare animazione in numerose strutture per anziani, e le esperienze di vita, hanno portato inoltre Sergio ad avvicinarsi al delicato tema dell’Alzheimer. Da questi contatti è nata nel 2020 l’ispirazione per il brano “Chi sono io”, composto insieme a Marco Giulio Magnani e arrangiato da Francesco Montesi. La canzone, mirata a sensibilizzare il pubblico e a inquadrare la malattia in un più ampio messaggio di speranza, è stata accolta con calore da diverse Associazioni legate al mondo dell’Alzheimer e, nel febbraio 2020, è stata presentata con successo a Sanremo nell’ambito di eventi collaterali al Festival, tra i quali la trasmissione Sanremo Doc.



Stefano Labbia, "Nel Rifugio Sommerso" nuova raccolta di poesie dell'autore romano

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"Nel Rifugio Sommerso", la nuova raccolta poetica dell'autore Stefano Labbia, disponibile finalmente in edizione cartacea su Amazon! 

Quarta silloge poetica del giovane autore romano Stefano Labbia, questa "Nel Rifugio Sommerso"è un gioiello contemporaneo prezioso: le poesie che compongono quest'opera denotano una scrittura matura, ricca di "letture" alle spalle e di energia vitale, tenuta in equilibrio dalla sigla stilistica che dà forma e struttura all'opera. 
Emergono per originalità e forza l'io lirico e le figure femminili, nonché una sottile vena ironica capace spesso di rovesciare completamente il movimento semantico e figurativo dei versi, con effetto straniante o illuminante. 
Labbia si conferma grande cantore dei tempi moderni con una ferocia ed un candore straziante: è stato Umberto Saba a dire "Ai poeti resta da fare la poesia onesta.". Ed uno dei pregi del Labbia è proprio questo: l'onestà.
La prefazione è a cura del blogger, autore e traduttore Riccardo Mainetti. La postfazione è firmata dalla Psicologa Vincenza Cetrangolo.

Link all'acquisto:

Amazon: https://www.amazon.it/dp/1086514041/

Sito dell'autore:

https://stefanolabbia.wixsite.com/stefanolabbia

BIO – Stefano Labbia è autore di comics (Super Santa for Peace, Killer Loop'S #1), sceneggiature (Life Goes On – la vita va avanti, Fear (tv show), WMW – What Men Want (tv show), The Offsite (tv show)), romanzi (Piccole Vite Infelici, Bingo Bongo & altre storie) e poeta (Gli Orari del Cuore, I Giardini Incantati, Vivo!!!).

Quadro di Picasso acquisito per 100 euro!

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di Riccardo Bramante - È stato davvero un colpo di fortuna quello che è capitato ad una signora italiana la quale ad una recentissima lotteria di beneficenza organizzata presso la Casa d’aste Christie’s di Parigi ha vinto un quadro di Pablo Picasso, “Natura morta” del 1921, acquistando un semplice biglietto da 100 euro. La vincitrice era una dei pochissimi italiani partecipanti che erano in massima parte francesi (29%) statunitensi (21%) e svizzeri (19%).

Il quadro, il cui valore è valutato intorno al milione di euro, ha raccolto nel complesso della lotteria circa 5,1 milioni di euro destinati per la massima parte a progetti di alcune Organizzazioni umanitarie operanti in Africa e in altri Paesi poveri mentre al proprietario del quadro messo all’asta, il collezionista David Nahmad, è andato il milione di euro del valore effettivo dell’opera.
Il quadro, che si trovava prima nel Museo parigino dedicato a Picasso, rappresenta una composizione geometrica accanto ad un bicchiere di assenzio e sullo sfondo uno stralcio di giornale ed è da ricondurre al periodo in cui l’artista era profondamente influenzato dallo stile realista e cubista.
In questo caso la vendita è stata effettuata con il tacito consenso del governo spagnolo in quanto il quadro si trovava già all’estero ed era di proprietà di un collezionista non di nazionalità spagnola.
Ben diversa sorte toccò, invece, nel 2019, al miliardario spagnolo Jaime Betìn che aveva tentato di vendere anch’egli un quadro di Picasso, “Testa di una giovane fanciulla” dipinto nel 1906 durante il cosiddetto “periodo rosa” dell’artista. Il povero miliardario fu, infatti, condannato da un tribunale spagnolo ad una mega multa di 52,4 milioni di euro, pari al doppio del valore effettivo del quadro, e scampò a malapena ai 18 mesi di carcere aggiuntivo per avere superato gli ottanta anni, età oltre la quale la legislazione spagnola prevede in sostituzione gli arresti domiciliari.

Il potere della parola: Eva vs Totò, ovvero, la “Scrittrice affermata” vs il “Plebeo popolano”

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di Andrea GiostraL’orda degli pseudo intellettuali al servizio della mediocrità: la difesa della Murgia vs Battiato

La cultura d’élite di Eva, scrittrice affermata, contro la cultura paesana e popolare di Totò, u’ figghiu plebeo du’ populinu. È questo il tema del quale vogliamo scrivere oggi a partire da fatti noti, utilizzando le griglie di lettura e la cornice interpretativa delle quali ci ha dotato Paul Watzlawick col saggio “Pragmatica della comunicazione umana” (1967) che ha rivoluzionato tutti i principi e i metodi di lettura del comportamento interattivo umano finalizzato alla comprensione, attraverso la comunicazione, delle distorsioni interpretative del messaggio frutto dei disordini linguistico-comportamentali dei soggetti coinvolti, ovvero, di pre-giudizi e/o di finalità non apertamente dichiarate da chi produce il messaggio. 
Il fatto dal quale prendiamo spunto per la nostra riflessione è quello relativo alle dichiarazioni del 1° aprile 2020 sul suo Canale YouTube della scrittrice sarda Michela Murgia contro il cantautore e musicista siciliano Franco Battiato. Dichiarazioni pubbliche che tutti i lettori di questo articolo possono ascoltare in questo stralcio di video:
“Il finto intellettualismo di Franco Battiato. Buon Vicinato di Michela Murgia”
A queste “critiche” della Murgia, viste e ascoltate da diverse decine di migliaia di persone, seguono diversi articoli su magazine nazionali e regionali, tra i quali l’articolo del 7 aprile 2020 pubblicato da Fattitaliani.it, che intesteremo fittiziamente in questa analisi a Totò”, uno dei protagonisti indiretti di questa “polemica”. Il link dell’articolo lo trovate a seguire. Riflessioni, quelle di Totò, che hanno suscitato da un lato gli apprezzamenti e le condivisioni di centinaia di lettori; dall’altro la difesa a spada tratta della Murgia da parte di pochissime persone (2-3 a dire il vero!), tra le quali una scrittrice siciliana affermata - l’“affermata” è dovuto se non altro perché questa persona scrive per una delle case editrici più importanti del nostro Paese - che in queste pagine chiameremo “Eva”, e di una nota professionista della mia città, che chiameremo “Alba”. Entrambi i nomi sono fittizi!
Questo a seguire il link dell’articolo su “Fattitaliani.it” del 7 aprile 2020:
La mediocrità vs il genio artistico, ovvero, Murgia vs Battiato | «I testi di Battiato? Minchiate assolute … citazioni senza significato!»
Ebbene, l’articolo venne postato nelle pagine social e nei profili Facebook di Totò. Ne seguì un dibattito, una scambio di opinioni, di riflessioni e di impressioni tra centinaia di lettori e di amici virtuali.
L’esordio di Eva all’interno di questo dibattito - che da punti di vista diversi e personali discute sulle dichiarazione contro Battiato della “scrittrice” sarda Murgia (che si era espressa contro i testi e la musica dell’autore siciliano definendoli delle «minchiate assolute!») - è stato tanto perentorio quanto prepotente. Il dirompente ingresso di Eva sulla scena della chat di Totò è stato caratterizzato da una imponente e fragorosa parola: «FALSO!» Una parola scritta in maiuscolo e grassetto, proprio per far intendere al lettore quanto fossero stati calunniosi, bugiardi e impostori il racconto e le analisi fatte da Totò nel suo editoriale su Fattitaliani.it in merito a quanto detto, in modo chiaro e diretto dalla Murgia su Battiato. Il “FALSO”, pronunciato virtualmente da Eva a “gran voce”, come un grido disperato di giustizia, lascia intendere – per chi non avesse avuto conoscenza diretta dei fatti - come Totò avesse opportunisticamente, faziosamente e vigliaccamente distorto la realtà, creando ad arte un caso di calunnia finalizzata al discreditamento pubblico di un’“artista”– la Murgia - che invece, nella realtà, aveva detto esattamente l’opposto rispetto a quello che tutti – compreso l’editorialista Totò - avevano capito! Se volessimo decodificare il “FALSO” pronunciato da Eva – utilizzando cautamente il modello interpretativo di Watzlawick - il significato sarebbe questo: «In questo articolo Totò ha calunniato la Murgia. Non è vero che la Murgia non ama Battiato anche se nel suo Canale YouTube ha detto che i suoi testi sono delle “minchiate assolute”. È proprio il contrario: Murgia ama Battiato, i suoi testi e la sua musica! Se guardate il video fino alla fine capirete che la Murgia ha detto esattamente il contrario in quanto occorreva leggere il “meta-messaggio” perché la Murgia di fatto stava giocando un ruolo! È evidente l'impostura di Totò di travisare le parole della Murgia togliendole da un contesto che ne qualifica invece il vero senso». L’azione comunicativa di Eva, a questo punto, è chiara: quella di chi lancia un poderoso grido di attenzione dall'alto del suo sapere e della sua saggezza verso il basso degli ignoranti e analfabeti mal capitati lettori e appassionati di musica e di arte che, hailoro, non hanno gli strumenti intellettuali e culturali per comprendere cosa è “vero” da cosa è “non-vero”!

In un primo momento, alla lettura delle prime poche righe di Eva (l’intero scambio di battute tra Eva e Totò lo trovate a seguire), Totò rimase esterrefatto, stupito, non poteva credere che avesse potuto scrivere una “minchiata” di quelle proporzioni, volendo rimanere nelle definizioni della Murgia! Quell’“ingresso in scena di Eva” così spettacolare, glielo fece mentalmente associare ad un’altra scena, altrettanto spettacolare: quella del Marchese del Grillo, la bellissima commedia italiana del 1981 diretta dal brillante Mario Monicelli con un superbo Alberto Sordi nei panni del Marchese appunto, il quale afferma la sua indiscutibile superiorità rispetto alla “plebe” posta agli arresti dai gendarmi del Papa perché accusati di gioco d’azzardo e rissa. Le parole del Marchese del Grillo, dall'alto del suo potere e della sua posizione aristocratica verso il basso degli ignoranti e analfabeti mal capitati plebei, risuonano così «Mi dispiace, ma io so’ io, e voi nun siete un cazzo!».

Per ascoltare le parole di Alberto Sordi (Il Marchese del Grillo), clicca qui:

Ecco, il messaggio che viene lanciato ai lettori della chat di Totò, con l’esordio in scena di Eva, è proprio questo: io sono io (una importante scrittrice) e voi che leggete (insieme al plebeo che ha scritto l’articolo), non siete “nessuno”. Quindi, seguite acriticamente e senza discutere quello che io vi dico, ovvero, che l'articolo di Totò dice cose FALSE, e non lasciatevi ingannare come dei poveri ingenui dalle “FAKE NEWS” scritte dal plebeo Totò!
Ma siccome i fatti sono quelli che sono, e qualsiasi persona che capisce l’italiano può “oggettivamente” verificarne la loro veridicità o la loro falsità, è come aver detto a migliaia di persone che: «Pur avendo visto non hanno veduto e pur avendo ascoltato non hanno sentito!» Insomma, Eva, dalla sua presunta posizione di pre-dominio e di assunto domino intellettuale di auto-certificata capacità di analisi degli eventi umani come pochi al mondo sanno fare, con una semplice parola gridata a gran voce, “FALSO”, qualifica subliminalmente migliaia di persone come soggetti affetti da allucinazioni uditive e da allucinazioni visive! Una massa immonda di migliaia di psicotici gravi da ricovero immediato presso quei forse pochi e residui ospedali psichiatrici (criminali) nazionali che l’entrata in vigore della legge Basaglia nella seconda metà del Novecento ha risparmiato dalla chiusura definitiva!

In realtà Eva, in quello che scrive nella chat, pretende acriticamente ragione, senza porre a conforto della sua tesi né fatti oggettivi né alcuna reale motivazione. E questa “dovuta ragione”, secondo Eva, le è dovuta perché frutto del suo dichiarato mestiere, quello di occuparsi professionalmente di analizzare testi e di capire (a vantaggio dei suoi lettori e del suo datore di lavoro) cosa in realtà quei testi (scritti o parlati) “vogliono dire” e cosa invece “non vogliono dire”. Insomma, Eva è un’esperta nel comprendere e decodificare quella che Watzlawick nel già citato saggio definisce la “meta-comunicazione”, ovvero «la comunicazione sulla comunicazione … Ogni comunicazione ha un suo aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione». Volendo semplificare il concetto, ai soli fini di questo articolo (e non certamente dal punto di vista scientifico), questo significa che non è tanto il messaggio esplicito che è importante, quanto il messaggio che sta all’interno del messaggio che la Eva avrebbe immediatamente capito e tutti gli altri non hanno capito! Insomma, siamo di fronte ad una strabiliante mistificazione di messaggi e di contenuti, di comunicazione e di metacomunicazione, un disperato tentativo di voler inquinare le acque per renderle opache, non più trasparenti, un voler insinuare il dubbio su fatti per i quali il dubbio non c’è, una strenua e coraggiosa difesa della rocca dell’élite degli pseudo intellettuali del club di cui abbiamo scritto prima.

Ma v’è di più, come direbbe il mio avvocato.
Eva ad un certo punto mi scrive: «Io non difendo nessuna amica, non è nel mio stile. Io ho spiegato esattamente cosa difendo, e quel che difendo ha a che vedere con l'impostura di isolare una espressione da un contesto, quando il contesto dice l'opposto.» Ebbene, Totò per Eva, nell’analizzare i fatti e nello scrivere la sua opinione, sarebbe un “impostore”, un “odiatore”, un “sinistro”, un “mistificatore di quella realtà” che Eva vede e tutti gli altri no! Una qualifica, quella dell’“impostore”– non la chiameremo offesa perché sarebbe dare importanza affettiva ad un epiteto scomposto, frutto di evidente frustrazione e di nervosismo generati dall’impossibilità di ottenere sic et simpliciter immediata ragione – che significa per Eva passare alla fase successiva: “offendere quando non si hanno argomenti per controbattere”. E anche questa è un’altra storia…
Resta il fatto che per Eva, a questo punto, sono “impostori”, nell’ordine di apparizione in queste pagine: Ray Banhoff dei “Rolling Stone”, Andrea Giostra de “Fattitaliani.it”, Vittorio Sgarbi sul suo Canale YouTube, oltre alle decine di migliaia di persone che hanno espresso il loro disaccordo sui social e alle decine (forse centinaia) tra giornalisti e critici delle varie arti che hanno scritto come i sopra citati “attori” di questo fatto! Ma detto questo, lascio volentieri la parola a Vittorio Sgarbi che secondo Eva e i pochi strenui difensori della Murgia, si sarebbe lasciato prendere per i fondelli dal gioco delle parti preventivamente organizzato con la scrittrice Chiara Valerio. Questa ulteriore posizione – l’“essersi lasciato prendere per i fondelli” dalla Murgia nella sua preventiva recita del “ruolo del cattivo” in contraddittorio con il “ruolo del buono”impersonato da Chiara Valerio – è sostenuto anche da altri strenui e commoventi difensori della Murgia, una tra tutti Alba, altro nome di fantasia, della quale a seguire potrete leggere l’intero scambio di opinioni con Totònella sua chat, che così gli scrive: «Totò, era uno scherzo/esperimento sociale … Ho letto il tuo articolo e anche tutti gli altri. Per me hai preso una bella cantonata. Lo svelamento dello scherzo, nella tempistica e nelle modalità è conveniente anche alla struttura della trasmissione, che evidentemente non segui, e consentono di dire che chi ha reagito così male senza neanche approfondire, non ci ha fatto una bella figura.» Quindi scopriamo da Alba che la Murgia ha vestito nottetempo i panni della “scienziata”, del ricercatore in “psicologia sociale”, della “sociologa”, e di tutto il resto che necessita per fare un attendibile “esperimento sociale”… scopriamo anche da Alba che tutti quelli che hanno criticato l’uscita della Murgia “non ci hanno fatto una bella figura!”. Quali risorse creative mette in moto la mente umana quando deve inventarsi qualsiasi cosa per difendere l’indifendibile! Tutto questo per me è ammirevole e sorprendente al contempo!

Ma detto questo… c’è da aggiungere che purtroppo le bugie e le mistificazioni hanno le gambe corte, anche quando organizzate in buona fede - intendo dai pochi strenui e instancabili difensori della Murgia – e inesorabilmente vengono a galla, sono disvelate e vestono i panni del ridicolo, se non dell’“intellettualmente disonesto”. E anche questa è un’altra storia dalla quale qui dobbiamo necessariamente andare oltre…
Come dice chiaramente Vittorio Sgarbi nel video del 7 aprile 2020 sul suo Canale YouTube- avendo probabilmente fatto le stesse verifiche cha ha fatto Ray Banhoff prima di scrivere il suo articolo pubblicato da Rolling Stone il 5 aprile 2020, e come ho fatto Andrea Giostra prima di pubblicare la sua riflessione su Fattitaliani.it il 7 aprile 2020 - la signora Murgia questa volta ha superato tutti i limiti della decenza intellettuale e della sana “critica” che nella fattispecie ha lasciato impietosa il passo all’evidente arroganza e supponenza. Vittorio Sgarbi, rivolgendosi alla signora Murgia, dice: «Io mi sono scusato quando ho detto cose sbagliate su fonti sbagliate della gravità del virus. Lei abbia il coraggio di scusarsi senza fare troppo la spiritosa come ha cercato di fare come se avesse per caso assunto una posizione negativa. A lei non piace Battiato? A me piace moltissimo. Lo amo, lo rispetto, lo guardo come guardo un grande scrittore, un grande pensatore, un uomo che con la musica ci ha dato poesia e vita. Quello che non so se lei è in grado di fare.»

A seguire l’articolo di Rosa Guttilla su “IlSicilia.it” e il video integrale di Vittorio Sgarbi:
Sgarbi difende Battiato: “Murgia vai a studiare prima di dire cose senza senso”
VIDEO:

Non abbiamo altro da aggiungere, se non augurarvi buone letture e di porre sempre la necessaria attenzione e di diffidare a chi dice di sé di “saperla più lunga di tutti altri”.

Post scriptum:
«Si spiega così come mai nessuna figura alla Nietzsche spunti oggi a denunciare il popolino “mediocre” che cerca di consolidare la sua posizione alla media e giusta distanza da ogni cosa. Questa accezione della mediocrazia non è più in uso. Se si accendesse, alcuni sociologi legittimisti si affretterebbero a relegare l’altezzoso personaggio entro i confini di “uomo del risentimento”, intellettuale in soprannumero delle istituzioni scolastiche, potenziale teorico del complotto, lui stesso un “mediocre” che ritorce l’odio verso sé stesso contro l’intera società. Perché la mancanza di vitalità e spirito battagliero attribuita a questo popolo zoppicante oggi è non tanto l’oggetto di una critica quanto di un’ingiunzione: i poteri costituiti non deplorano i comportamenti mediocri, li rendono inevitabili. Si afferma sempre di più un nuovo genere di mediocrazia. La parola non indica più un insieme di intellettuali autonomi e di bottegai complessati che si cimentano alacremente con le abilità e le arti un tempo riservate all’élite, così come i membri di quest’ultima se li rappresentavano nel XIX Secolo. Oggi il termine “mediocrazia” designa piuttosto standard professionali, protocolli di ricerca, processi di verifica e calibrature metodologiche attraverso i quali le organizzazioni dominanti si accertano di rendere intercambiabili i propri subalterni. La mediocrazia è l’ordine in funzione del quale i mestieri cedono il posto ad una serie di funzioni, le pratiche a precise tecniche, la competenza all’esecuzione pura e semplice.» (Alain Deneault, “La mediocrazia”, Neri Pozza ed., 2017, pp.27-28)

Post post scriptum:
«La capacità di metacomunicare in modo adeguato non solo è la conditio sine qua non della comunicazione efficace, ma è anche strettamente collegata con il grosso problema della consapevolezza di sé e degli altri.» (Paul Watzlawick e altri, “Pragmatica della comunicazione umana”, Astrolabio ed., 1971, p. 46).

Appendice.
Cronologia dello scambio di batture su Facebook tra Eva e Totò, e tra Alba e Totò

LA MEDIOCRITÀ VS IL GENIO ARTISTICO, OVVERO, MURGIA VS BATTIATO | «I testi di Battiato? Minchiate assolute … citazioni senza significato!» | di Andrea Giostra | Per leggere l’articolo clicca qui:

Riporto a seguire i due scambi più interessanti a supporto della riflessione scritta in questo articolo. Li potrete leggere in due Parti:
1. Eva vs Totò. 1^ Parte
2. Alba vs Totò. 2^ Parte

1. Eva vs Totò. 1^ Parte
Eva:
FALSO. Basterebbe ascoltare con attenzione il dialogo-finto-conflittuale tra Michela Murgia e Chiara Valerio per capire che chiunque non potrebbe che essere onorato. Io lo sarei. Mozart, Da Ponte, Battiato, Fleur Jaeggy... e le «assolute minchiate incomprensibili»pronunciate all'inizio che diventano un modo per mettersi in ascolto di ciò che non comprendiamo, la consapevolezza che il mondo ci mette davanti molto più di quel che possiamo comprendere. Ripeto, basterebbe voler ascoltare.

Totò:
Cara Eva, capisco bene che è una tua carissima amica e voglia difenderla pubblicamente a spada tratta. E questo ti fa grande onore!... almeno dal mio punto di vista... Ma prima di scrivere pubblicamente “FALSO!” avresti dovuto leggere i vari articoli (sono decine e in diverse prestigiose testate) che parlano di questo video YouTube (che io ho visto e ben compreso senza filtri inibitori). Capisco anche che non avrai avuto il tempo di leggere "questo articolo" , ma ci sta perché so che sei una donna super impegnata! Ma almeno leggi quello del prestigioso magazine Rolling Stone, prima di scrivere FALSO! Sono sicuro che continueresti a difendere la tua amica, ovvio (lo farei anche io ti confesso!), ma magari dentro di te il dubbio che abbia sempre ragione solo perché le vuoi bene, potrebbe (forse! dico forse!) lentamente insinuarsi! Questo è l'articolo di cui ti ho scritto che (se avrai tempo) potresti leggere:

Eva:
E ho scritto FALSO, proprio perché ho letto il pezzo con attenzione, e l'ho trovato falso nel modo appunto in cui riduce un dialogo a un monologo, e non considera il senso incentrato sulle parole di Chiara Valerio cui Michela Murgia infine dà ragione, e cioè, proprio l'opposto di quel che viene sostenuto in questo articolo: il valore di ciò che non si comprende, di chi (Battiato appunto tra questi) proprio perché esige uno sforzo oltre i tuoi limiti, ti dà una lezione che ti porti dentro per tutta la vita: e cioè il mondo ti mette dinanzi cose che sono al di là della tua comprensione. Un postura che Chiara definisce la base di ogni atteggiamento non fascista. Ed è su questo punto fondamentale che Michela Murgia dice, incarnando la sua parte di controcanto: su questo mi hai convinto. Tanto più che prima ironicamente contesta proprio i versi scritti da Battiato con Jaeggy, l'autrice di cui ogni giorno Chiara Valerio posta frasi di indiscutibile bellezza.

Totò:
Eva... ex post siamo tutti bravi a rimediare alle "minchiate" commesse... Scusa il termine poco elegante ma è quello utilizzato dalla signora de quo... Resta il fatto che «sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani... Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani» tanto per usare un detto utilizzato recentemente da un immobiliarista italiano verso un cliente statunitense che avrebbe voluto approfittare della situazione di "malattia" da Covid-19 del nostro Paese ... Poi saprai, come tutti i siciliani, che Battiamo da mesi sta molto molto male... e a maggior ragione, utilizzare il suo nome e la sua musica, per darsi un po' di facile visibilità social, è un'altra "minchiata”(ti chiedo scusa per la seconda volta per l'utilizzo di questa parola). Resta il fatto che la Signora ha ottenuto quello che voleva: che si parlasse di lei e che il suo video sul suo Canale YouTube avesse centinaia di migliaia di visualizzazioni. Obiettivo raggiunto e per questo risultato mediatico e di marketing, mi congratulo pubblicamente con la tua amica!

Eva:
Già questo modo di rispondere, per chi mi conosce davvero, mi sembra inopportuno, se non offensivo, nei termini e nei modi. Io non difendo nessuna amica, non è nel mio stile. Io ho spiegato esattamente cosa difendo, e quel che difendo ha a che vedere con l'impostura di isolare una espressione da un contesto, quando il contesto dice l'opposto. E siccome fa parte del mio mestiere e della mia deontologia «leggere» i testi, non ho fatto altro che andare a studiarmi il dialogo, non il monologo, il dialogo tra le due scrittrici, Michela Murgia e Chiara Valerio. E nei dialoghi concepiti come contraddittori il senso sta proprio in mezzo a quel che ogni parte dice, con l'intento di dare l'assist all'altra parte. E questo spiego nel post che ho dedicato a questa vicenda soltanto perché ne andava non del valore di un artista, ma del senso delle parole e dell'impostura di travisarle togliendole da un contesto che ne qualifica il senso. Tutto qua. E, per precisione riguardo ai miei intenti, credo di essere stata l'unica scrittrice che mentre collaborava con un quotidiano - «OGGI È UN IMPORTANTE E MOLTO LETTO QUOTIDIANO NAZIONALE (N.d.R.)» - ai suoi albori, da sola ha preso posizione con un articolo esigendo che venisse pubblicato nel giornale stesso con cui collaborava per contestare tutta la redazione, a partire dal direttore, per il modo liquidatorio e sbeffeggiante con cui era stato trattato un autore di cui non condivido quasi sempre né il pensiero né i modi, e che ho contestato in modo leale e aperto e duro in molte occasioni.

Totò:
Ti avrei offeso perché ho scritto che è una tua amica? Perché non lo è forse? Se non lo è, mi scuso pubblicamente... Evidentemente sono stato male informato! Scusami allora Eva...

Eva:
Se avessi letto nel pezzo che c'è stato un uso del format poco chiaro, perché per far comprendere bisognava meglio esplicitare la natura di questi dialoghi dove quasi sempre i riferimenti sono pretesti o figure di culto da cui partire per sviluppare pensieri a volte serissimi e a volte puri divertissement... allora, avrei detto: VERO. YouTube è un media che arriva a un pubblico vasto e generico. Bisognerebbe cercare di dichiarare in modo più chiaro gli intenti, senza dare per scontato che una scelta del genere venga compresa in modo immediato. Perché un equivoco di questo tipo non giova a nessuno. E la difesa stessa di Battiato (che amo come lo ama Michela Murgia, e basterebbe leggere la sua dichiarazione al Corriere), alla luce di quel dialogo, risulta ridicola e offensiva proprio nei confronti di Battiato, che reputo troppo intelligente per non comprendere... cosa vuol dire essere messi accanto a Mozart...

Eva:
Non apprezzo né i termini né i modi di questo commento che trovo abbia dentro della violenza, in tutta onestà, perché vuole soltanto ribadire un pregiudizio e una malafede: cioè che io mi sia fatta carico di difendere Michela Murgia, quando ho spiegato esattamente e fino allo stremo cosa stavo difendendo. Quindi non lo ripeterò. Poi non so nemmeno se le persone in questione sapessero e avessero considerato le condizioni di salute di Franco Battiato, cioè della persona. Io per esempio non sapevo esattamente che problemi avesse. E purtroppo questo accade con tante figure pubbliche, di cui non si sa nulla, perché non dicono niente di quel che vivono o stanno attraversando, anche in termini di salute. Dunque, questo vale per tutti, se parliamo delle persone e non dei personaggi pubblici.

Totò:
Eva, certamente... Ma non è quello il punto. Questo non potevi saperlo tu... Tu non c'entri nulla infatti. Hai scritto quello che pensavi. Come decine di migliaia di persone (compreso io nel mio piccolo piccolo) hanno scritto quello che pensano di questa vicenda. Sicuramente in quello che ho scritto non ho offeso nessuno, né c'è alcuna "violenza"nelle mie parole... Poi è chiaro, come ben ci spiega Paul Watzlawick, che le distorsioni comunicative tra chi produce il messaggio e chi lo riceve hanno spesso una componente determinante e intima nella decodifica dei codici comunicativi! Ma questa è un'altra storia che non è il caso di trattare qui...

Eva:
Ma cosa significa Totò? Ho appena spiegato che non mi sono tirata indietro per esigere il rispetto di una persona di cui non condividevo la visione pur rischiando di non scrivere più per una testata...? Vorrei sapere quante persone lo avrebbero fatto. La dimensione amicale come misura del proprio pensiero forse è radicata in chi la sta utilizzando nei miei confronti. Perché il mio pensiero è chiarissimo.

Eva:
Credo che il punto sia proprio questo: ragionare in termini di amici e nemici. Il che si commenta da sé. Non ho altro da aggiungere.

Totò:
Eva, ma quali amici e nemici?? Quale violenza?? È chiaro che chi non ha argomenti per controbattere alza il tiro e passa alla provocazione e alla "violenza" verbale... Non mi sono mai lasciato trascinare verso queste bassezze comunicative: violenza, offesa, nemico, amico, ideologia, destra e sinistra... Insomma... Questo non è il mio livello di confronto dialettico... Non mi è mai appartenuto! Né lo sarà mai, malgrado le provocazioni e le insinuazioni più o meno velate di chi da torto vuole ragione! Buon pomeriggio a te...
PS - e poi non capisco cosa centrino la propria storia, la carriera personale, il curriculum vitae con questa vicenda! Non è che qui stiamo analizzando la biografia, le vicende professionali o il CV delle parti per capire chi ce l'ha più "lungo" e "immacolato" per stabilire sulla base di questo chi ha torto e chi ha ragione al di là della questione di cui si discute. Chissà perché mi viene in mente la mia insegnate delle elementari che sosteneva che l'ottenere ragione esclusivamente attraverso la maggiore potenza dell'urlo in faccia al proprio interlocutore, al di là delle questioni trattate, fosse dei trogloditi delle caverne di tempi lontani milioni anni? Chissà... ? Chissà... ? Ci penserò stanotte...

2. Alba vs Totò. Seconda parte
Alba:
Era uno scherzo/esperimento sociale. E ha perfettamente dimostrato come basti nulla per scatenare reazioni incontrollate e poco pensate, saltando tutti quei processi di riflessione ed approfondimento, pure dovuti di fronte a situazioni che ci attivano.

Totò:
Cara Alba, non era per niente uno scherzo... Solo dopo che le hanno fatto capire di aver fatto una "minchiata", hanno organizzato il presunto scherzo! Con una bella intervista anche sul Corriere della sera! È gente questa - la Murgia & co. - disposta a tutto pur di farsi pubblicità e far parlare di sé... E poi che scherzo è parlare in questo modo di un grande artista che vive come un vegetale da mesi??!! Se fosse stato uno scherzo (e non lo è stato! ) sarebbe comunque stato di gusto immorale!! Un caro abbraccio... Ciao...
PS: e quando leggerai quello che ho scritto nell'articolo, avrai altri elementi (non basarti mai solo sui titoli degli articoli). Ciao

Alba:
Ho letto il tuo articolo e anche tutti gli altri. Per me hai preso una bella cantonata. Lo svelamento dello scherzo, nella tempistica e nelle modalità è conveniente anche alla struttura della trasmissione, che evidentemente non segui, e consentono di dire che chi ha reagito così male senza neanche approfondire, non ci ha fatto una bella figura.

Totò:
Opinioni a questo punto!! La tua e la mia! Io ho le mie fonti sicure, e ti posso assicurare (ma certamente non hai nessun motivo per crederci visto la tua convinzione!) che non era per niente né uno scherzo né un esperimento sociale (come lo definisci tu!)!! Resta il fatto che la signora sarda ha ottenuto quello che voleva: marketing e pubblicità sulla pelle di un genio della musica, oggi moribondo e in stato quasi vegetativo!! (e qui l'immoralità non ha limiti!! E anche questa è una mia opinione!) E questo tu me lo chiami arte?? Boh!!?? La tua ovviamente è una opinione – non è la verità calata dal cielo! - che non condivido ma che rispetto!
PS - Non credo proprio che giornali prestigiosissimi come Rolling Stone si siano fatti prendere per i fondelli (come tu sostieni!) dalla signora sarda! Forse non leggi Rolling Stone come me e non conosci la reputazione di questo magazine (lascia perdere me e il mio articolo perché non sono nessuno come ben sai!) Ma certamente un grande redattore come Ray Banhoff non è tipo che prima di scrivere un editoriale come quello che ha scritto su Rolling Stone sulla signora sarda non verifica prima la notizia (come ho fatto io nel mio piccolo con fonti che ti posso assicurare sono molto molto affidabili!) per poi scrivere cose che sono in linea con quelle che ho scritto io! Però ci sta difendere e fare corporazione attorno ad una signora che si distingue per mediocrità e per cinismo!! Va bene! Rispetto la tua idea corporativa! Un caro e affettuoso saluto a te…
Rolling Stone: “«I testi di Battiato? Minchiate assolute». Che cosa non coglie Michela Murgia?”:

A questo punto posto nella mia chatl’articolo dell’8 aprile 2020 de “IlSicilia.it”, a firma di Rosa Guttilla, che riporta le dichiarazioni e la critica di Vittorio Sgarbi contro la Murgia:
Così mi risponde Alba:

Alba:
Totò, sì… allora siamo a cavallo. Ma tu hai mai letto la Murgia?

Totò:
Alba, mi chiedi se ho letto la Murgia? Per cultura e formazione sono abituato a parlare e a scrivere di quello che so e mai di quello che non so. Nella fattispecie – e mi riferisco all'articolo e all'analisi fatta da diversi autori e critici - non c'entra nulla se abbia o non abbia letto la Murgia visto che non stiamo parlando della Murgia scrittrice, ma della Murgia "critica" che può dire, ovviamente, tutto quello che vuole così come possono dire tutto quello che vogliono anche gli altri che hanno scritto di questo fatto (senza passare all’offesa ovviamente, cosa che non ho fatto né io né quasi tutti i giornalisti e critici che hanno commentato questa vicenda). Io nel mio piccolo piccolo ho scritto la mia opinione, ma è evidente che vale poco o nulla! Tanti altri – scrittori, giornalisti e critici delle varie arti - hanno scritto o detto la loro esprimendo un pensiero che certamente mi trova d’accordo e che è simile a quello che ho scritto io. Ma fatta questa opportuna precisazione, ho letto la Murgia del suo romanzo più noto, Accabadora, e l’ho trovato ben scritto e interessante… Poi ho letto i suoi libri successivi, e li ho trovati scontati, con un linguaggio molto modesto e al contempo - se posso dire la mia opinione di lettore (e non certo di critico letterario quale non sono!) - mediocre e omogeneizzato a quello che è il linguaggio della letteratura contemporanea degli autori italiani viventi più venduti e più sponsorizzati dalle più importanti case editrici del nostro Paese. Per quello il mio titolo: “la mediocrità contro il genio creativo”.
Ah… scusa… dimenticavo… questa la mia recensione sul libro che ti dicevo, pubblicata l’8 ottobre 2017 (quasi 3 anni fa!) su fattitaliani.it, un noto magazine nazionali di arte e cultura. Lo posto qui esclusivamente per evitare che tu possa sospettare che dica di avere letto la Murgia quando invece non l’ho fatto!

 “Il potere della parola”: Eva vs Totò, ovvero, la “Scrittrice affermata” vs il “Plebeo popolano” |
di Andrea Giostra

L’orda degli pseudo intellettuali al servizio della mediocrità: la difesa della Murgia vs Battiato

La cultura d’élite di Eva, scrittrice affermata, contro la cultura paesana e popolare di Totò, u’ figghiu plebeo du’ populinu. È questo il tema del quale vogliamo scrivere oggi a partire da fatti noti, utilizzando le griglie di lettura e la cornice interpretativa delle quali ci ha dotato Paul Watzlawick col saggio “Pragmatica della comunicazione umana” (1967) che ha rivoluzionato tutti i principi e i metodi di lettura del comportamento interattivo umano finalizzato alla comprensione, attraverso la comunicazione, delle distorsioni interpretative del messaggio frutto dei disordini linguistico-comportamentali dei soggetti coinvolti, ovvero, di pre-giudizi e/o di finalità non apertamente dichiarate da chi produce il messaggio.

Il fatto dal quale prendiamo spunto per la nostra riflessione è quello relativo alle dichiarazioni del 1° aprile 2020 sul suo Canale YouTube della scrittrice sarda Michela Murgia contro il cantautore e musicista siciliano Franco Battiato. Dichiarazioni pubbliche che tutti i lettori di questo articolo possono ascoltare in questo stralcio di video:

“Il finto intellettualismo di Franco Battiato. Buon Vicinato di Michela Murgia”

A queste “critiche” della Murgia, viste e ascoltate da diverse decine di migliaia di persone, seguono diversi articoli su magazine nazionali e regionali, tra i quali l’articolo del 7 aprile 2020 pubblicato da Fattitaliani.it, che intesteremo fittiziamente in questa analisi a Totò”, uno dei protagonisti indiretti di questa “polemica”. Il link dell’articolo lo trovate a seguire. Riflessioni, quelle di Totò, che hanno suscitato da un lato gli apprezzamenti e le condivisioni di centinaia di lettori; dall’altro la difesa a spada tratta della Murgia da parte di pochissime persone (2-3 a dire il vero!), tra le quali una scrittrice siciliana affermata - l’“affermata” è dovuto se non altro perché questa persona scrive per una delle case editrici più importanti del nostro Paese - che in queste pagine chiameremo “Eva”, e di una nota professionista della mia città, che chiameremo “Alba”. Entrambi i nomi sono fittizi!

Questo a seguire il link dell’articolo su “Fattitaliani.it” del 7 aprile 2020:
La mediocrità vs il genio artistico, ovvero, Murgia vs Battiato | «I testi di Battiato? Minchiate assolute … citazioni senza significato!»

Ebbene, l’articolo venne postato nelle pagine social e nei profili Facebook di Totò. Ne seguì un dibattito, una scambio di opinioni, di riflessioni e di impressioni tra centinaia di lettori e di amici virtuali.
L’esordio di Eva all’interno di questo dibattito - che da punti di vista diversi e personali discute sulle dichiarazione contro Battiato della “scrittrice” sarda Murgia (che si era espressa contro i testi e la musica dell’autore siciliano definendoli delle «minchiate assolute!») - è stato tanto perentorio quanto prepotente. Il dirompente ingresso di Eva sulla scena della chat di Totò è stato caratterizzato da una imponente e fragorosa parola: «FALSO!» Una parola scritta in maiuscolo e grassetto, proprio per far intendere al lettore quanto fossero stati calunniosi, bugiardi e impostori il racconto e le analisi fatte da Totò nel suo editoriale su Fattitaliani.it in merito a quanto detto, in modo chiaro e diretto dalla Murgia su Battiato. Il “FALSO”, pronunciato virtualmente da Eva a “gran voce”, come un grido disperato di giustizia, lascia intendere – per chi non avesse avuto conoscenza diretta dei fatti - come Totò avesse opportunisticamente, faziosamente e vigliaccamente distorto la realtà, creando ad arte un caso di calunnia finalizzata al discreditamento pubblico di un’“artista”– la Murgia - che invece, nella realtà, aveva detto esattamente l’opposto rispetto a quello che tutti – compreso l’editorialista Totò - avevano capito! Se volessimo decodificare il “FALSO” pronunciato da Eva – utilizzando cautamente il modello interpretativo di Watzlawick - il significato sarebbe questo: «In questo articolo Totò ha calunniato la Murgia. Non è vero che la Murgia non ama Battiato anche se nel suo Canale YouTube ha detto che i suoi testi sono delle “minchiate assolute”. È proprio il contrario: Murgia ama Battiato, i suoi testi e la sua musica! Se guardate il video fino alla fine capirete che la Murgia ha detto esattamente il contrario in quanto occorreva leggere il “meta-messaggio” perché la Murgia di fatto stava giocando un ruolo! È evidente l'impostura di Totò di travisare le parole della Murgia togliendole da un contesto che ne qualifica invece il vero senso». L’azione comunicativa di Eva, a questo punto, è chiara: quella di chi lancia un poderoso grido di attenzione dall'alto del suo sapere e della sua saggezza verso il basso degli ignoranti e analfabeti mal capitati lettori e appassionati di musica e di arte che, hailoro, non hanno gli strumenti intellettuali e culturali per comprendere cosa è “vero” da cosa è “non-vero”!

In un primo momento, alla lettura delle prime poche righe di Eva (l’intero scambio di battute tra Eva e Totò lo trovate a seguire), Totò rimase esterrefatto, stupito, non poteva credere che avesse potuto scrivere una “minchiata” di quelle proporzioni, volendo rimanere nelle definizioni della Murgia! Quell’“ingresso in scena di Eva” così spettacolare, glielo fece mentalmente associare ad un’altra scena, altrettanto spettacolare: quella del Marchese del Grillo, la bellissima commedia italiana del 1981 diretta dal brillante Mario Monicelli con un superbo Alberto Sordi nei panni del Marchese appunto, il quale afferma la sua indiscutibile superiorità rispetto alla “plebe” posta agli arresti dai gendarmi del Papa perché accusati di gioco d’azzardo e rissa. Le parole del Marchese del Grillo, dall'alto del suo potere e della sua posizione aristocratica verso il basso degli ignoranti e analfabeti mal capitati plebei, risuonano così «Mi dispiace, ma io so’ io, e voi nun siete un cazzo!».

Per ascoltare le parole di Alberto Sordi (Il Marchese del Grillo), clicca qui:

Ecco, il messaggio che viene lanciato ai lettori della chat di Totò, con l’esordio in scena di Eva, è proprio questo: io sono io (una importante scrittrice) e voi che leggete (insieme al plebeo che ha scritto l’articolo), non siete “nessuno”. Quindi, seguite acriticamente e senza discutere quello che io vi dico, ovvero, che l'articolo di Totò dice cose FALSE, e non lasciatevi ingannare come dei poveri ingenui dalle “FAKE NEWS” scritte dal plebeo Totò!
Ma siccome i fatti sono quelli che sono, e qualsiasi persona che capisce l’italiano può “oggettivamente” verificarne la loro veridicità o la loro falsità, è come aver detto a migliaia di persone che: «Pur avendo visto non hanno veduto e pur avendo ascoltato non hanno sentito!» Insomma, Eva, dalla sua presunta posizione di pre-dominio e di assunto domino intellettuale di auto-certificata capacità di analisi degli eventi umani come pochi al mondo sanno fare, con una semplice parola gridata a gran voce, “FALSO”, qualifica subliminalmente migliaia di persone come soggetti affetti da allucinazioni uditive e da allucinazioni visive! Una massa immonda di migliaia di psicotici gravi da ricovero immediato presso quei forse pochi e residui ospedali psichiatrici (criminali) nazionali che l’entrata in vigore della legge Basaglia nella seconda metà del Novecento ha risparmiato dalla chiusura definitiva!

In realtà Eva, in quello che scrive nella chat, pretende acriticamente ragione, senza porre a conforto della sua tesi né fatti oggettivi né alcuna reale motivazione. E questa “dovuta ragione”, secondo Eva, le è dovuta perché frutto del suo dichiarato mestiere, quello di occuparsi professionalmente di analizzare testi e di capire (a vantaggio dei suoi lettori e del suo datore di lavoro) cosa in realtà quei testi (scritti o parlati) “vogliono dire” e cosa invece “non vogliono dire”. Insomma, Eva è un’esperta nel comprendere e decodificare quella che Watzlawick nel già citato saggio definisce la “meta-comunicazione”, ovvero «la comunicazione sulla comunicazione … Ogni comunicazione ha un suo aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione». Volendo semplificare il concetto, ai soli fini di questo articolo (e non certamente dal punto di vista scientifico), questo significa che non è tanto il messaggio esplicito che è importante, quanto il messaggio che sta all’interno del messaggio che la Eva avrebbe immediatamente capito e tutti gli altri non hanno capito! Insomma, siamo di fronte ad una strabiliante mistificazione di messaggi e di contenuti, di comunicazione e di metacomunicazione, un disperato tentativo di voler inquinare le acque per renderle opache, non più trasparenti, un voler insinuare il dubbio su fatti per i quali il dubbio non c’è, una strenua e coraggiosa difesa della rocca dell’élite degli pseudo intellettuali del club di cui abbiamo scritto prima.

Ma v’è di più, come direbbe il mio avvocato.
Eva ad un certo punto mi scrive: «Io non difendo nessuna amica, non è nel mio stile. Io ho spiegato esattamente cosa difendo, e quel che difendo ha a che vedere con l'impostura di isolare una espressione da un contesto, quando il contesto dice l'opposto.» Ebbene, Totò per Eva, nell’analizzare i fatti e nello scrivere la sua opinione, sarebbe un “impostore”, un “odiatore”, un “sinistro”, un “mistificatore di quella realtà” che Eva vede e tutti gli altri no! Una qualifica, quella dell’“impostore”– non la chiameremo offesa perché sarebbe dare importanza affettiva ad un epiteto scomposto, frutto di evidente frustrazione e di nervosismo generati dall’impossibilità di ottenere sic et simpliciter immediata ragione – che significa per Eva passare alla fase successiva: “offendere quando non si hanno argomenti per controbattere”. E anche questa è un’altra storia…
Resta il fatto che per Eva, a questo punto, sono “impostori”, nell’ordine di apparizione in queste pagine: Ray Banhoff dei “Rolling Stone”, Andrea Giostra de “Fattitaliani.it”, Vittorio Sgarbi sul suo Canale YouTube, oltre alle decine di migliaia di persone che hanno espresso il loro disaccordo sui social e alle decine (forse centinaia) tra giornalisti e critici delle varie arti che hanno scritto come i sopra citati “attori” di questo fatto! Ma detto questo, lascio volentieri la parola a Vittorio Sgarbi che secondo Eva e i pochi strenui difensori della Murgia, si sarebbe lasciato prendere per i fondelli dal gioco delle parti preventivamente organizzato con la scrittrice Chiara Valerio. Questa ulteriore posizione – l’“essersi lasciato prendere per i fondelli” dalla Murgia nella sua preventiva recita del “ruolo del cattivo” in contraddittorio con il “ruolo del buono”impersonato da Chiara Valerio – è sostenuto anche da altri strenui e commoventi difensori della Murgia, una tra tutti Alba, altro nome di fantasia, della quale a seguire potrete leggere l’intero scambio di opinioni con Totònella sua chat, che così gli scrive: «Totò, era uno scherzo/esperimento sociale … Ho letto il tuo articolo e anche tutti gli altri. Per me hai preso una bella cantonata. Lo svelamento dello scherzo, nella tempistica e nelle modalità è conveniente anche alla struttura della trasmissione, che evidentemente non segui, e consentono di dire che chi ha reagito così male senza neanche approfondire, non ci ha fatto una bella figura.» Quindi scopriamo da Alba che la Murgia ha vestito nottetempo i panni della “scienziata”, del ricercatore in “psicologia sociale”, della “sociologa”, e di tutto il resto che necessita per fare un attendibile “esperimento sociale”… scopriamo anche da Alba che tutti quelli che hanno criticato l’uscita della Murgia “non ci hanno fatto una bella figura!”. Quali risorse creative mette in moto la mente umana quando deve inventarsi qualsiasi cosa per difendere l’indifendibile! Tutto questo per me è ammirevole e sorprendente al contempo!

Ma detto questo… c’è da aggiungere che purtroppo le bugie e le mistificazioni hanno le gambe corte, anche quando organizzate in buona fede - intendo dai pochi strenui e instancabili difensori della Murgia – e inesorabilmente vengono a galla, sono disvelate e vestono i panni del ridicolo, se non dell’“intellettualmente disonesto”. E anche questa è un’altra storia dalla quale qui dobbiamo necessariamente andare oltre…
Come dice chiaramente Vittorio Sgarbi nel video del 7 aprile 2020 sul suo Canale YouTube- avendo probabilmente fatto le stesse verifiche cha ha fatto Ray Banhoff prima di scrivere il suo articolo pubblicato da Rolling Stone il 5 aprile 2020, e come ho fatto Andrea Giostra prima di pubblicare la sua riflessione su Fattitaliani.it il 7 aprile 2020 - la signora Murgia questa volta ha superato tutti i limiti della decenza intellettuale e della sana “critica” che nella fattispecie ha lasciato impietosa il passo all’evidente arroganza e supponenza. Vittorio Sgarbi, rivolgendosi alla signora Murgia, dice: «Io mi sono scusato quando ho detto cose sbagliate su fonti sbagliate della gravità del virus. Lei abbia il coraggio di scusarsi senza fare troppo la spiritosa come ha cercato di fare come se avesse per caso assunto una posizione negativa. A lei non piace Battiato? A me piace moltissimo. Lo amo, lo rispetto, lo guardo come guardo un grande scrittore, un grande pensatore, un uomo che con la musica ci ha dato poesia e vita. Quello che non so se lei è in grado di fare.»

A seguire l’articolo di Rosa Guttilla su “IlSicilia.it” e il video integrale di Vittorio Sgarbi:
Sgarbi difende Battiato: “Murgia vai a studiare prima di dire cose senza senso”
VIDEO:

Non abbiamo altro da aggiungere, se non augurarvi buone letture e di porre sempre la necessaria attenzione e di diffidare a chi dice di sé di “saperla più lunga di tutti altri”.

Post scriptum:
«Si spiega così come mai nessuna figura alla Nietzsche spunti oggi a denunciare il popolino “mediocre” che cerca di consolidare la sua posizione alla media e giusta distanza da ogni cosa. Questa accezione della mediocrazia non è più in uso. Se si accendesse, alcuni sociologi legittimisti si affretterebbero a relegare l’altezzoso personaggio entro i confini di “uomo del risentimento”, intellettuale in soprannumero delle istituzioni scolastiche, potenziale teorico del complotto, lui stesso un “mediocre” che ritorce l’odio verso sé stesso contro l’intera società. Perché la mancanza di vitalità e spirito battagliero attribuita a questo popolo zoppicante oggi è non tanto l’oggetto di una critica quanto di un’ingiunzione: i poteri costituiti non deplorano i comportamenti mediocri, li rendono inevitabili. Si afferma sempre di più un nuovo genere di mediocrazia. La parola non indica più un insieme di intellettuali autonomi e di bottegai complessati che si cimentano alacremente con le abilità e le arti un tempo riservate all’élite, così come i membri di quest’ultima se li rappresentavano nel XIX Secolo. Oggi il termine “mediocrazia” designa piuttosto standard professionali, protocolli di ricerca, processi di verifica e calibrature metodologiche attraverso i quali le organizzazioni dominanti si accertano di rendere intercambiabili i propri subalterni. La mediocrazia è l’ordine in funzione del quale i mestieri cedono il posto ad una serie di funzioni, le pratiche a precise tecniche, la competenza all’esecuzione pura e semplice.» (Alain Deneault, “La mediocrazia”, Neri Pozza ed., 2017, pp.27-28)

Post post scriptum:
«La capacità di metacomunicare in modo adeguato non solo è la conditio sine qua non della comunicazione efficace, ma è anche strettamente collegata con il grosso problema della consapevolezza di sé e degli altri.» (Paul Watzlawick e altri, “Pragmatica della comunicazione umana”, Astrolabio ed., 1971, p. 46).

Appendice.
Cronologia dello scambio di batture su Facebook tra Eva e Totò, e tra Alba e Totò

LA MEDIOCRITÀ VS IL GENIO ARTISTICO, OVVERO, MURGIA VS BATTIATO | «I testi di Battiato? Minchiate assolute … citazioni senza significato!» | di Andrea Giostra | Per leggere l’articolo clicca qui:

Riporto a seguire i due scambi più interessanti a supporto della riflessione scritta in questo articolo. Li potrete leggere in due Parti:
1. Eva vs Totò. 1^ Parte
2. Alba vs Totò. 2^ Parte

1. Eva vs Totò. 1^ Parte
Eva:
FALSO. Basterebbe ascoltare con attenzione il dialogo-finto-conflittuale tra Michela Murgia e Chiara Valerio per capire che chiunque non potrebbe che essere onorato. Io lo sarei. Mozart, Da Ponte, Battiato, Fleur Jaeggy... e le «assolute minchiate incomprensibili»pronunciate all'inizio che diventano un modo per mettersi in ascolto di ciò che non comprendiamo, la consapevolezza che il mondo ci mette davanti molto più di quel che possiamo comprendere. Ripeto, basterebbe voler ascoltare.

Totò:
Cara Eva, capisco bene che è una tua carissima amica e voglia difenderla pubblicamente a spada tratta. E questo ti fa grande onore!... almeno dal mio punto di vista... Ma prima di scrivere pubblicamente “FALSO!” avresti dovuto leggere i vari articoli (sono decine e in diverse prestigiose testate) che parlano di questo video YouTube (che io ho visto e ben compreso senza filtri inibitori). Capisco anche che non avrai avuto il tempo di leggere "questo articolo" , ma ci sta perché so che sei una donna super impegnata! Ma almeno leggi quello del prestigioso magazine Rolling Stone, prima di scrivere FALSO! Sono sicuro che continueresti a difendere la tua amica, ovvio (lo farei anche io ti confesso!), ma magari dentro di te il dubbio che abbia sempre ragione solo perché le vuoi bene, potrebbe (forse! dico forse!) lentamente insinuarsi! Questo è l'articolo di cui ti ho scritto che (se avrai tempo) potresti leggere:

Eva:
E ho scritto FALSO, proprio perché ho letto il pezzo con attenzione, e l'ho trovato falso nel modo appunto in cui riduce un dialogo a un monologo, e non considera il senso incentrato sulle parole di Chiara Valerio cui Michela Murgia infine dà ragione, e cioè, proprio l'opposto di quel che viene sostenuto in questo articolo: il valore di ciò che non si comprende, di chi (Battiato appunto tra questi) proprio perché esige uno sforzo oltre i tuoi limiti, ti dà una lezione che ti porti dentro per tutta la vita: e cioè il mondo ti mette dinanzi cose che sono al di là della tua comprensione. Un postura che Chiara definisce la base di ogni atteggiamento non fascista. Ed è su questo punto fondamentale che Michela Murgia dice, incarnando la sua parte di controcanto: su questo mi hai convinto. Tanto più che prima ironicamente contesta proprio i versi scritti da Battiato con Jaeggy, l'autrice di cui ogni giorno Chiara Valerio posta frasi di indiscutibile bellezza.

Totò:
Eva... ex post siamo tutti bravi a rimediare alle "minchiate" commesse... Scusa il termine poco elegante ma è quello utilizzato dalla signora de quo... Resta il fatto che «sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani... Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani» tanto per usare un detto utilizzato recentemente da un immobiliarista italiano verso un cliente statunitense che avrebbe voluto approfittare della situazione di "malattia" da Covid-19 del nostro Paese ... Poi saprai, come tutti i siciliani, che Battiamo da mesi sta molto molto male... e a maggior ragione, utilizzare il suo nome e la sua musica, per darsi un po' di facile visibilità social, è un'altra "minchiata”(ti chiedo scusa per la seconda volta per l'utilizzo di questa parola). Resta il fatto che la Signora ha ottenuto quello che voleva: che si parlasse di lei e che il suo video sul suo Canale YouTube avesse centinaia di migliaia di visualizzazioni. Obiettivo raggiunto e per questo risultato mediatico e di marketing, mi congratulo pubblicamente con la tua amica!

Eva:
Già questo modo di rispondere, per chi mi conosce davvero, mi sembra inopportuno, se non offensivo, nei termini e nei modi. Io non difendo nessuna amica, non è nel mio stile. Io ho spiegato esattamente cosa difendo, e quel che difendo ha a che vedere con l'impostura di isolare una espressione da un contesto, quando il contesto dice l'opposto. E siccome fa parte del mio mestiere e della mia deontologia «leggere» i testi, non ho fatto altro che andare a studiarmi il dialogo, non il monologo, il dialogo tra le due scrittrici, Michela Murgia e Chiara Valerio. E nei dialoghi concepiti come contraddittori il senso sta proprio in mezzo a quel che ogni parte dice, con l'intento di dare l'assist all'altra parte. E questo spiego nel post che ho dedicato a questa vicenda soltanto perché ne andava non del valore di un artista, ma del senso delle parole e dell'impostura di travisarle togliendole da un contesto che ne qualifica il senso. Tutto qua. E, per precisione riguardo ai miei intenti, credo di essere stata l'unica scrittrice che mentre collaborava con un quotidiano - «OGGI È UN IMPORTANTE E MOLTO LETTO QUOTIDIANO NAZIONALE (N.d.R.)» - ai suoi albori, da sola ha preso posizione con un articolo esigendo che venisse pubblicato nel giornale stesso con cui collaborava per contestare tutta la redazione, a partire dal direttore, per il modo liquidatorio e sbeffeggiante con cui era stato trattato un autore di cui non condivido quasi sempre né il pensiero né i modi, e che ho contestato in modo leale e aperto e duro in molte occasioni.

Totò:
Ti avrei offeso perché ho scritto che è una tua amica? Perché non lo è forse? Se non lo è, mi scuso pubblicamente... Evidentemente sono stato male informato! Scusami allora Eva...

Eva:
Se avessi letto nel pezzo che c'è stato un uso del format poco chiaro, perché per far comprendere bisognava meglio esplicitare la natura di questi dialoghi dove quasi sempre i riferimenti sono pretesti o figure di culto da cui partire per sviluppare pensieri a volte serissimi e a volte puri divertissement... allora, avrei detto: VERO. YouTube è un media che arriva a un pubblico vasto e generico. Bisognerebbe cercare di dichiarare in modo più chiaro gli intenti, senza dare per scontato che una scelta del genere venga compresa in modo immediato. Perché un equivoco di questo tipo non giova a nessuno. E la difesa stessa di Battiato (che amo come lo ama Michela Murgia, e basterebbe leggere la sua dichiarazione al Corriere), alla luce di quel dialogo, risulta ridicola e offensiva proprio nei confronti di Battiato, che reputo troppo intelligente per non comprendere... cosa vuol dire essere messi accanto a Mozart...

Eva:
Non apprezzo né i termini né i modi di questo commento che trovo abbia dentro della violenza, in tutta onestà, perché vuole soltanto ribadire un pregiudizio e una malafede: cioè che io mi sia fatta carico di difendere Michela Murgia, quando ho spiegato esattamente e fino allo stremo cosa stavo difendendo. Quindi non lo ripeterò. Poi non so nemmeno se le persone in questione sapessero e avessero considerato le condizioni di salute di Franco Battiato, cioè della persona. Io per esempio non sapevo esattamente che problemi avesse. E purtroppo questo accade con tante figure pubbliche, di cui non si sa nulla, perché non dicono niente di quel che vivono o stanno attraversando, anche in termini di salute. Dunque, questo vale per tutti, se parliamo delle persone e non dei personaggi pubblici.

Totò:
Eva, certamente... Ma non è quello il punto. Questo non potevi saperlo tu... Tu non c'entri nulla infatti. Hai scritto quello che pensavi. Come decine di migliaia di persone (compreso io nel mio piccolo piccolo) hanno scritto quello che pensano di questa vicenda. Sicuramente in quello che ho scritto non ho offeso nessuno, né c'è alcuna "violenza"nelle mie parole... Poi è chiaro, come ben ci spiega Paul Watzlawick, che le distorsioni comunicative tra chi produce il messaggio e chi lo riceve hanno spesso una componente determinante e intima nella decodifica dei codici comunicativi! Ma questa è un'altra storia che non è il caso di trattare qui...

Eva:
Ma cosa significa Totò? Ho appena spiegato che non mi sono tirata indietro per esigere il rispetto di una persona di cui non condividevo la visione pur rischiando di non scrivere più per una testata...? Vorrei sapere quante persone lo avrebbero fatto. La dimensione amicale come misura del proprio pensiero forse è radicata in chi la sta utilizzando nei miei confronti. Perché il mio pensiero è chiarissimo.

Eva:
Credo che il punto sia proprio questo: ragionare in termini di amici e nemici. Il che si commenta da sé. Non ho altro da aggiungere.

Totò:
Eva, ma quali amici e nemici?? Quale violenza?? È chiaro che chi non ha argomenti per controbattere alza il tiro e passa alla provocazione e alla "violenza" verbale... Non mi sono mai lasciato trascinare verso queste bassezze comunicative: violenza, offesa, nemico, amico, ideologia, destra e sinistra... Insomma... Questo non è il mio livello di confronto dialettico... Non mi è mai appartenuto! Né lo sarà mai, malgrado le provocazioni e le insinuazioni più o meno velate di chi da torto vuole ragione! Buon pomeriggio a te...
PS - e poi non capisco cosa centrino la propria storia, la carriera personale, il curriculum vitae con questa vicenda! Non è che qui stiamo analizzando la biografia, le vicende professionali o il CV delle parti per capire chi ce l'ha più "lungo" e "immacolato" per stabilire sulla base di questo chi ha torto e chi ha ragione al di là della questione di cui si discute. Chissà perché mi viene in mente la mia insegnate delle elementari che sosteneva che l'ottenere ragione esclusivamente attraverso la maggiore potenza dell'urlo in faccia al proprio interlocutore, al di là delle questioni trattate, fosse dei trogloditi delle caverne di tempi lontani milioni anni? Chissà... ? Chissà... ? Ci penserò stanotte...

2. Alba vs Totò. Seconda parte
Alba:
Era uno scherzo/esperimento sociale. E ha perfettamente dimostrato come basti nulla per scatenare reazioni incontrollate e poco pensate, saltando tutti quei processi di riflessione ed approfondimento, pure dovuti di fronte a situazioni che ci attivano.

Totò:
Cara Alba, non era per niente uno scherzo... Solo dopo che le hanno fatto capire di aver fatto una "minchiata", hanno organizzato il presunto scherzo! Con una bella intervista anche sul Corriere della sera! È gente questa - la Murgia & co. - disposta a tutto pur di farsi pubblicità e far parlare di sé... E poi che scherzo è parlare in questo modo di un grande artista che vive come un vegetale da mesi??!! Se fosse stato uno scherzo (e non lo è stato! ) sarebbe comunque stato di gusto immorale!! Un caro abbraccio... Ciao...
PS: e quando leggerai quello che ho scritto nell'articolo, avrai altri elementi (non basarti mai solo sui titoli degli articoli). Ciao

Alba:
Ho letto il tuo articolo e anche tutti gli altri. Per me hai preso una bella cantonata. Lo svelamento dello scherzo, nella tempistica e nelle modalità è conveniente anche alla struttura della trasmissione, che evidentemente non segui, e consentono di dire che chi ha reagito così male senza neanche approfondire, non ci ha fatto una bella figura.

Totò:
Opinioni a questo punto!! La tua e la mia! Io ho le mie fonti sicure, e ti posso assicurare (ma certamente non hai nessun motivo per crederci visto la tua convinzione!) che non era per niente né uno scherzo né un esperimento sociale (come lo definisci tu!)!! Resta il fatto che la signora sarda ha ottenuto quello che voleva: marketing e pubblicità sulla pelle di un genio della musica, oggi moribondo e in stato quasi vegetativo!! (e qui l'immoralità non ha limiti!! E anche questa è una mia opinione!) E questo tu me lo chiami arte?? Boh!!?? La tua ovviamente è una opinione – non è la verità calata dal cielo! - che non condivido ma che rispetto!
PS - Non credo proprio che giornali prestigiosissimi come Rolling Stone si siano fatti prendere per i fondelli (come tu sostieni!) dalla signora sarda! Forse non leggi Rolling Stone come me e non conosci la reputazione di questo magazine (lascia perdere me e il mio articolo perché non sono nessuno come ben sai!) Ma certamente un grande redattore come Ray Banhoff non è tipo che prima di scrivere un editoriale come quello che ha scritto su Rolling Stone sulla signora sarda non verifica prima la notizia (come ho fatto io nel mio piccolo con fonti che ti posso assicurare sono molto molto affidabili!) per poi scrivere cose che sono in linea con quelle che ho scritto io! Però ci sta difendere e fare corporazione attorno ad una signora che si distingue per mediocrità e per cinismo!! Va bene! Rispetto la tua idea corporativa! Un caro e affettuoso saluto a te…
Rolling Stone: “«I testi di Battiato? Minchiate assolute». Che cosa non coglie Michela Murgia?”:

A questo punto posto nella mia chatl’articolo dell’8 aprile 2020 de “IlSicilia.it”, a firma di Rosa Guttilla, che riporta le dichiarazioni e la critica di Vittorio Sgarbi contro la Murgia:
Così mi risponde Alba:

Alba:
Totò, sì… allora siamo a cavallo. Ma tu hai mai letto la Murgia?

Totò:
Alba, mi chiedi se ho letto la Murgia? Per cultura e formazione sono abituato a parlare e a scrivere di quello che so e mai di quello che non so. Nella fattispecie – e mi riferisco all'articolo e all'analisi fatta da diversi autori e critici - non c'entra nulla se abbia o non abbia letto la Murgia visto che non stiamo parlando della Murgia scrittrice, ma della Murgia "critica" che può dire, ovviamente, tutto quello che vuole così come possono dire tutto quello che vogliono anche gli altri che hanno scritto di questo fatto (senza passare all’offesa ovviamente, cosa che non ho fatto né io né quasi tutti i giornalisti e critici che hanno commentato questa vicenda). Io nel mio piccolo piccolo ho scritto la mia opinione, ma è evidente che vale poco o nulla! Tanti altri – scrittori, giornalisti e critici delle varie arti - hanno scritto o detto la loro esprimendo un pensiero che certamente mi trova d’accordo e che è simile a quello che ho scritto io. Ma fatta questa opportuna precisazione, ho letto la Murgia del suo romanzo più noto, Accabadora, e l’ho trovato ben scritto e interessante… Poi ho letto i suoi libri successivi, e li ho trovati scontati, con un linguaggio molto modesto e al contempo - se posso dire la mia opinione di lettore (e non certo di critico letterario quale non sono!) - mediocre e omogeneizzato a quello che è il linguaggio della letteratura contemporanea degli autori italiani viventi più venduti e più sponsorizzati dalle più importanti case editrici del nostro Paese. Per quello il mio titolo: “la mediocrità contro il genio creativo”.
Ah… scusa… dimenticavo… questa la mia recensione sul libro che ti dicevo, pubblicata l’8 ottobre 2017 (quasi 3 anni fa!) su fattitaliani.it, un noto magazine nazionali di arte e cultura. Lo posto qui esclusivamente per evitare che tu possa sospettare che dica di avere letto la Murgia quando invece non l’ho fatto!
Ciao e buone letture a te… 


LE “LAME DI LUCE” I SUOI SOGNI E LE SUE REALTÀ. FATTITALIANI INTERVISTA SERGIO CAMELLINI

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Intervista di Caterina Guttadauro La Brasca - Sergio Camellini, è nato a Sassuolo (Modena).
Psicologo perfezionato in biopsicosessuologia (Membro della Società Italiana di Sessuologia Clinica e Psicopatologia Sessuale, Sede Sipse Onlus di Torino), è poeta e autore letterario. Come studioso di arte povera della civiltà contadina e dei mestieri, ha fondato una Casa Museo sull'Appennino emiliano. Ha pubblicato un’opera sul linguaggio del corpo, un’opera omnia e dodici libri di poesie. I suoi lavori sono stati evidenziati in quaderni di poesia e studi letterari “Storia della Letteratura Italiana, il secondo Novecento” (Alcione 2000, Guido Miano Editore). Ha ottenuto diversi riconoscimenti con premi nazionali ed internazionali: Socio Benemerito dell’Accademia dei Bronzi, Socio Onorario dell’Associazione Culturale Euterpe, Socio ad Honorem dell’Associazione Culturale L’Oceano nell’Anima, Socio Onorario dell’Associazione Culturale Versilia Club. E’ stato inserito tra le Eccellenze degli Artisti e Autori del Nuovo Rinascimento, Milano, dov'è titolare della rubrica "Il pennino dello psicologo". La rivista internazionale di arte e cultura “Le Muse” l’ha eletto “Personaggio del mese” dedicandogli la copertina (aprile 2017). Insieme con prestigiosi autori, è stato inserito nel Dizionario Critico della Nuova Letteratura Italiana (Edizioni Helicon), nel Dizionario Autori Italiani Contemporanei (Guido Miano Editore), nell’Enciclopedia dei Poeti Contemporanei Italiani (Aletti Editore) e nel Nuovissimo Dizionario di Autori Scelti (Cronache Italiane, Ediemme Ansa). È stato incaricato per essere uno dei rappresentanti italiani della poesia contemporanea a Belgrado (Serbia) e Hyderabad (India), dove gli è stato conferito l'Award 2017. Recentemente, l'Associazione sui diritti dei bambini "Quercia in favola" gli ha assegnato "La cinquantesima quercia d'oro". Nel mese di dicembre 2018, il Senato Accademico di Sicilia gli ha conferito l’onorificenza di Accademico di Sicilia. Nel 2019, il Consiglio Internazionale per la Diplomazia e la Giustizia l’ha nominato Consigliere di Arti Letterarie per l’Italia. Nel 2020, il Centro Lunigianese Studi Danteschi, unitamente alla Città di Pontremoli, gli ha conferito trofeo e medaglia d’oro per l’Opera “La pace è amore”. Ha ottenuto otto Premi alla Carriera. Le sue liriche sono dedicate alla vita di tutti i giorni, il suo cuore coglie le sofferenze altrui, i suoi versi esprimono grande sensibilità e dolcezza.
Cerchiamo di conoscerlo meglio come Uomo e Poeta.
D. Parliamo con un Letterato a tutto tondo, questo amore per la parola, coniugata in tutte le forme, da dove nasce?
R. I ricordi dell’infanzia che emergono dalla mia memoria, rivelano bagliori iridescenti, così che il mondo evocato acquisisce quasi tonalità di fiaba. Da ragazzo, in un borgo di Sassuolo, nell’osservare gli artigiani, mi piaceva ripercorrere le orme di coloro i quali erano in grado di produrre creatività e stimolare la fantasia: calzolai,fabbri,sarti, carpentieri, intagliatori di legno, barbieri, imbianchini, droghieri, ceramisti, fornai, col profumo inconfondibile del pane; per me, tutto ciò, era fonte di ispirazione poetica, anzi, era poesia intrigante, che bussava con insistenza alle porte del cuore.
D. Un Autore le cui Poesie sono pezzi di "pane" quello fatto nelle antiche madie e che ha sapore di casa. Lei valorizza il passato, è un estimatore dell’Arte “Povera” ben sapendo che lì sono le nostre radici. E’ un suo passato personale che ha tracciato la strada o quello storico in senso lato?
R. A proposito di antiche madie e sapori di casa… il nonno paterno possedeva un’azienda agricola con dipendenti. Da bambino, durante le vacanze, passavo giornate intere sui campi e sull’aia, ero attratto dal forno in pietra, dagli attrezzi da lavoro, dalla stalla, dal fienile, dalla pozza d’acqua in cui andavano a dissetarsi gli animali. Ammiravo molto Beppe, un lavoratore dell’azienda, simpatico ed erudito, una sorta di giullare che raccontava storie e declamava poesie. In età adulta, il ricordo di quelle esperienze, mi portò a fondare un museo d’arte povera della civiltà contadina e dei mestieri sull’Appennino emiliano, con un angolo dedicato interamente alla poesia.   
D. Il suo patrimonio letterario ha un panorama molto vasto, in quale tematica si identifica di più? 
R. Questa è una domanda emozionante: "Ogni scarrafone è bell’a mamma soja”. Se devo scegliere un tema, dico la natura.
Perché madre natura è vita; nella natura c’è musica, c’è arte, c’è poesia, un grande concerto che l’essere umano deve saper ascoltare e vivere. Dal mondo vegetale a quello animale, si irradia l’essenza della vita, sia nelle piccole che nelle grandi cose, in una sorta di “Cantico di frate sole” dei giorni nostri. L’approdo a una visione in chiave naturalistica e il recupero degli antichi valori della civiltà agreste con i suoi ritmi, le sue stagioni, con i sapori della terra, risultano essere, per me, una sicura scialuppa di “salvataggio”. 
D. Leggerla è mettere a dura prova il cuore. Stupisce comunque la delicatezza, la sensibilità quasi femminile nel trattare valori fondanti che emergono con le parole, natura, amore, ricordo. Come riesce a fare uso di questa “levità” che è poi il motivo che la contraddistingue, è questo lo scopo che lei si prefigge quando scrive?
R. La poesia dev’essere levitazione dell’animo; un pentagramma di note fluenti e musicali. Pace, amore, sogno (se il sogno è l’ombra del vero voglio sognare), società, visioni oracolari, amicizia, uguaglianza, affetti, sono i molteplici input che, covati in me, chiedono poi d’essere tradotti in canto. La sinfonia del nostro essere perde l’acuto della solidarietà umana, quando i muri sostituiscono i ponti e l’io s’avvita su se stesso, senza vedere il noi, senza sentire il voi. Vado costantemente alla ricerca di armonia, di solarità: canto, musica, poesia, una magia. “Musa delle arti fammi alzare in volo, accompagnami; ove le luce illumini le menti, accompagnami; ove i sentimenti alberghino davvero, accompagnami; ove l’umanità percorra quel sentiero, accompagnami; ove i sogni accarezzino la realtà, portami là”.
D. Ovviamente c’è un talento alla base delle sue opere, ma quanto incide la sua conoscenza dell’animo umano come Psicologo?
R. Il livello di sensibilità è certamente ascrivibile alla linea genetica, quindi, colloco il mio “io” tra carattere ed etica. Indubbiamente la formazione come psicologo, mi ha portato all’ascolto, alla meditazione, all’andare verso, nel rispetto di qualsiasi ideologia, con particolare attenzione all’essere più che all’apparire. Tutto ciò che sento, si basa sui valori della mia coscienza, da non confondersi con la morale collettiva. Sono attento alle aperture, a quel senso di umanità che bussa alle porte del cuore. Mi piace prender per mano la poesia educata, condurla sul quaderno della vita e tratteggiare i sentimenti con positività.
D. Le sue Poesie che io definirei “Lame di Luce” hanno un linguaggio comprensibile e questo è uno dei loro punti di forza. Cosa pensa lei dei suoi colleghi che hanno invece un linguaggio ermetico?
R. A me piace scrivere come penso e come parlo, con positività, senza andare alla ricerca di parole ermetiche; il mio è un linguaggio semplice, comprensibile a tutti. C’è chi non usa la punteggiatura e mette maiuscole e minuscole a caso, anche se la lingua italiana dovrebbe essere osservata, per non generare confusione soprattutto ai ragazzi. Sui molteplici temi sociali e culturali d’oggidì, urge dare un senso comprensibile alle parole, perché gli altri ascoltino e capiscano. Il linguaggio ermetico, che comunque stimo, è soprattutto una delizia per gli addetti ai lavori. 
D. Guardando al passato formativo, quale Autore l’ha più segnato? Sbaglio se cito Ungaretti?
R. Sono diversi i poeti che hanno influenzato il mio percorso formativo, ne cito solo quattro. Giacomo Leopardi: andò oltre il classicismo e il romanticismo, Giuseppe Ungaretti: fu fautore di realismo, sintesi, ermetismo; Jaques Prévert: visse l’amore come tema dominante; Alda Merini: seppe sublimare la sua dolorosa esperienza di vita in “follia” poetica.
D. Cosa pensa Lei della Cultura nel nostro paese, molti parlano di pseudocultura.
R. Questo è il periodo della globalizzazione, dell’omologazione culturale verso il basso, in cui tutti sono chiamati ad essere uguali, ci sono persone che interagiscono con i loro dispositivi tecnologici, anziché coi propri simili. C’è confusione tra reale e virtuale sui cosiddetti “social network”, massima espressione del narcisismo moderno, alla ricerca dei “like” (per usare nomi che offuscano la bella lingua di Dante), a scapito della fantasia e della creatività del nostro bel Paese.
D. Perché un giovane dovrebbe scrivere, sentendone il bisogno? 
R. Nell’era di internet e della tecnologia digitale, la scrittura conserva la sua importanza, il suo fascino, poiché permette di vivere un momento di riflessione, di creatività, di ritrovare se stessi in libertà. Per i giovani che stanno costruendo la loro personalità, il loro futuro, la scrittura, tra il frastuono dei mezzi di comunicazione, dà voce all’interiorità.
D. Un suo parere sul momento critico che stiamo affrontando, a cosa aggrapparsi per non sprofondare nel mal di vivere, sapendo che “La vita è un dono…/è il pentagramma/dell’amore…”
R. Il terzo millennio, si sta caratterizzando con la pandemia Covid-19 in cui usi, costumi e modi di vivere fanno i conti coi tanti decessi. Il timore di contagi, crea una paralisi comportamentale, essendo l’Italia un Paese in prima linea. Paure, depressioni ed angosce, fanno ormai parte della quotidianità, per cui, è necessario andare alla ricerca di autostima con l’aiuto delle istituzioni, onde evitare il baratro. In questo contesto, l’uomo è attore e spettatore contemporaneamente. Però, non tutto è perduto, poiché anche nelle difficoltà, si può ritrovare un refolo di luce per vedere e vivere un mondo più illuminato. La vita è un dono e, nel contempo, è un difficile impegno, soprattutto per i meno abbienti. La parola amore (non solo detta, ma vissuta), unitamente a fede, solidarietà, rispetto reciproco e determinazione nel voler raggiungere i risultati, può e deve fare la differenza.
D. La domanda ultima che, in ordine d’importanza è la prima: Cos’è per Lei la Poesia?
R. La poesia è la ragione messa in musica, così affermò Francesco Saverio De Sanctis, scrittore, filosofo, critico letterario e studioso del XIX secolo. Come la musica, deve possedere una sua logica, essere comprensibile, stimolare sensazioni, suscitare emozioni, attualità e ricordi, coinvolgere i sentimenti come espressione dell’animo. È una delle qualità più elevate nel mondo della letteratura, poiché sublima l’essenza dell’io lirico. Non dev’essere ermetica, criptica: due parole semplici, non semplicistiche, possono aprire inaspettati orizzonti.  In sintesi, è l’arte delle parole e dei silenzi, è nell’uomo e per l’uomo, è vita.
Un bell’incontro questo, con un Narratore/Poeta che ci racconta come le emozioni sono rese eterne dal Logos, che ci parla di Vita come di un percorso spirituale, che sa dove affondare lo scalpello per farci incontrare la nostra interiorità, che ci dimostra che tra l’inizio e la fine c’è una strada da percorrere lungo la quale ogni passo ci porta ad in incontro con noi, con gli altri e con Dio.
Abile Uomo oltre che Poeta raffinato è Sergio Camellini che con soavità ed eleganza ci saluta dicendoci:
“Lasciami di te/una carezza delicata…/poetiche parole/scritte sull’arpa dei sogni…” (“Lasciami di te un’emozione”).
Grazie per averci emozionato-
Caterina Guttadauro La Brasca

La ripartenza. Emilia Clementi a Fattitaliani: faticoso riprendere le attività, non c'è nessuna certezza. L'intervista

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In questa tanto attesa e spesso disorientata Fase 2, vogliamo dare voce ai professionisti che sono appena ripartiti con le attività, cercando di far fronte alle difficoltà organizzative ed economiche accumulate durante il confinamento.
Rappresentano il Paese veramente produttivo, quello che fa girare l'economia senza per questo calpestare cadaveri o approfittare da sciacalli delle debolezze altrui. Emilia Clementi ha appena riaperto le porte della sua attività di Estetica (a Roma, in via Segesta 2b) e mentre la contattiamo ci dice subito - con la sua naturale vivacità e contagiosa positività - che è in procinto di realizzare un flash-mob su Giovanni Falcone nel giorno dell'anniversario della strage di Capaci. E spiega a Fattitaliani: 
Giovanni Falcone è un vero simbolo per l'Italia. Un magistrato raro per il suo coraggio, autentico e onesto. Ha lottato contro tutto e tutti andando anche contro corrente pur di sfidare i mafiosi e la mafia anche con la propria vita. 
Sapeva riconoscere gli innocenti o gli uccellini a primo volo ed era onesto perché cercava di non farli cadere nella fossa. Oggi non è così: troppi magistrati corrotti e disonesti. Non si può scrivere un commento su di loro che bloccano e censurano. Giovanni Falcone era per il confronto e per il dialogo. 
Come sta andando la ripresa dell'attività? 
Ho iniziato questa settimana, rispettando tutte le cautele richieste dalle disposizioni governative. È sicuramente faticoso, le persone sono molto preoccupate perché non c'è nessuna certezza, lo sento anche dalle mie clienti. Siamo tutti nella stessa barca, chi in un modo chi in un altro, sia come famiglie che come lavoratori. Si cerca di risparmiare e di valutare ogni trattamento. Ho applicato per questo dei prezzi in economia per rispettare le esigenze di tutti.
Le tue previsioni erano positive o negative?
Certamente non positive. Credo ci vorrà molto tempo prima di tornare alla normalità. 
Si parla di un generale rincaro dei prezzi. Tu come ti stai regolando?
Non ho aumentato i prezzi, anzi ho fatto offerte molto economiche come dicevo prima. In proporzione lavoro di più e ho meno incassi. Ho messo un salvadanaio per chiunque volesse lasciare una offerta libera per darmi un supporto per i costi aggiuntivi dovuti alla continua sanificazione del locale. Sono costi in più da sostenere e i clienti se desiderano lo possono fare liberamente. Non ho caricato questo costo sui prezzi dei trattamenti.
Giusto a tuo avviso far pagare un contributo Covid-19?
Assolutamente no! La trovo una speculazione poco onesta.
Come ti sei organizzata con le misure antivirus?
Ho fatto sanificare il centro estetico da un'agenzia e applico quotidianamente tutte le misure di restrizione per essere completamente a norma. 
I politici in questo periodo come si sono comportati secondo te?
I politici sono stati incompetenti, incoscienti, approssimativi e vergognosi. Chiamarli fitusi è quasi un complimento.
E quali secondo te sono stati i primi 5 politici fitusi nella gestione dell'emergenza?
Zingaretti, Di Maio, Conte, Gualtieri e Buonafede. Giovanni Zambito.

Online la Call del Fondo "italian Film Commission & Netflix per le Troupe"

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La Call del Fondo “Italian Film Commissions & Netflix per le Troupe” istituito da Netflix e IFC - Italian Film Commissions per il supporto alle maestranze e alle troupe coinvolte dalla crisi legata alla pandemia Coronavirus è ora disponibile on-line sul sito www.italianfilmcommissions.it

Il fondo di sostegno è rivolto ai lavoratori e alle lavoratrici assunti nelle troupe di produzioni audiovisive interrotte a causa dell’emergenza Covid-19 secondo i criteri stilati nel regolamento disponibile sul sito www.italianfilmcommissions.it.
Le domande di contributo potranno essere inviate a partire dal 28 maggio tramite la piattaforma www.fondoifcnetflix.it. Il termine ultimo per l’invio delle domande è l’11 giugno.
Il contributo individuale previsto è di 800 euro e sarà erogato fino ad esaurimento del Fondo, sulla base della data di presentazione delle domande.
Il fondo “Italian Film Commissions & Netflix per le Troupe” da un milione di euro si inserisce nell’ampia azione globale di Netflix a sostegno del settore audiovisivo colpito duramente dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19. La collaborazione con Italian Film Commissions vuole essere un segno concreto di vicinanza al territorio e, grazie al coinvolgimento delle Film Commission regionali permette di raggiungere capillarmente gli operatori del settore audiovisivo su tutto il territorio italiano, che esprime professionisti di grande talento, professionalità e creatività.

Valeria Altobelli, continua la collaborazione con Diane Warren con una nuova versione di “I’m standing with you”

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I proventi andranno al Fondo di Risposta di Solidarietà COVID-19  per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, creato dalla Fondazione delle Nazioni Unite.

Continuano i consensi sul fronte musicale, a livello internazionale, per Valeria Altobelli. La poliedrica artista, che negli ultimi anni ha raggiunto considerevoli traguardi sul fronte televisivo prendendo parte a programmi di punta di Rai e Mediaset come “Tale e quale show” e “Forum”, di recente ha avuto l’onore di riadattare in 6 lingue cantate, 15 parlate e 23 scritte, “I’m standing with you”, brano portante del film “Atto di fede” (Breakthrough), che ha ricevuto una nomination ai Premi Oscar 2020 come “Miglior canzone originale”. Una canzone che la Altobelli ha trasformato in un'arma contro la violenza di genere.

Lo stesso brano, oggi, è al centro di una nobile iniziativa fortemente voluta da Diane Warren contro un nemico altrettanto spietato: il Covid19. Per questa nuova versione di "I'm standing with you", riarrangiato per i medici eroi della pandemia dalla compositrice Sharon Farber e diretto da Gev Miron, è stato realizzato un videoclip per il quale Diane Warren ha chiamato a raccolta 15 interpreti provenienti da tutto il mondo, a supporto della Fondazione delle Nazioni Unite Fondo di risposta di solidarietà COVID-19 per l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

"Ricevere la mail di Diane Warren durante la pandemia è stata una sorpresa incredibile. Dopo il progetto 'I'm standing with you', realizzato a sostegno delle vittime di violenza di genere, Diane, luce in questi giorni così bui, mi chiedeva di sostenere Sharon, compositrice ebrea talentuosissima, nella declinazione del suo successo, nominato agli Oscar quest’anno, nella realizzazione di un progetto che rappresentasse un dolce 'grazie' ai medici e agli infermieri in prima linea durante questa emergenza planetaria. Ho coinvolto, con grande gioia, la mia cara amica Sumi Jo, soprano di fama internazionale, presente anche nel video realizzato a dicembre e presentato alla CNN da me, Diane Warren e John Debney e il talentuoso Federico Paciotti, artista straordinario e amico fraterno insieme alla stessa Sumi" racconta Valeria Altobelli, aggiungendo: "Conosco il loro cuore, oltre che il loro talento, ed è stato semplice e straordinario coinvolgerli in questo grande progetto con artisti provenienti dai 6 continenti. La musica parlerà ai cuori di chi è stato così esposto in questa lotta contro un nemico invisibile. È il minimo che noi artisti potessimo fare per ringraziare chi ha dato tutto se stesso, senza chiedere nulla in cambio. Sono davvero commossa."

Gli artisti, insieme a un'orchestra di 160 elementi composta da professionisti medici della Texas Medical Symphony Orchestra, hanno dedicato questo omaggio musicale a coloro che sono in prima linea nella risposta alla pandemia. I video sono stati registrati dalle rispettive nazioni da ogni artista.

Oltre a Valeria, tra gli artisti che hanno subito aderito al progetto, spiccano Tina Guo, Tony Levin e Micheal Stern, riconosciuti tra i più grandi musicisti a livello mondiale.

Il videoclip della nuova versione di "I'm standing with you" ha già ottenuto un buon riscontro in termini di visualizzazioni:

Per effettuare una donazione per aiutare la risposta globale COVID-19, visitare il sito www.covid19responsefund.org

MATILDE BRANDI: DURANTE LA QUARANTENA HO DOVUTO DIRE ADDIO A MIO PADRE SENZA FUNERALE”

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“Babbo Pietro aveva il linfoma di Hodgkin, una forma di tumore, e subito prima del lockdown è peggiorato e si è allettato. È come se dopo la morte di mia madre, malata per tanti anni di Alzheimer, lui pensasse che il suo percorso era finito. Loro sono stati insieme tutta la vita anche se litigavano sempre”, racconta, senza riuscire a trattenere le lacrime, la showgirl romana ad una commossa Caterina Balivo oggi a Vieni da me su Rai1.

“A causa dell’emergenza Covid non abbiamo potuto celebrare il funerale. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere una casa con accesso dal giardino: abbiamo chiesto al nostro parroco la cortesia di venire, lui è rimasto fuori e lo ha benedetto attraverso la finestra. Però il funerale no, il carro funebre si è fermato davanti alla chiesa e un prete da lontano gli ha dato la benedizione, e questa è una cosa che mi è rimasta nel cuore anche se io l’ho accompagnato fino alla fine”, continua l’attrice. “Abbiamo perso una generazione di nonni e mi sento vicina a tutte quelle famiglie che non hanno potuto nemmeno dare l’ultimo saluto a chi è rimasto da solo in ospedale. Ho voluto condividere, dando la mano a padre, l’amore di tutti quei figli che non hanno avuto modo dire addio ai propri genitori.”
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