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TORINO, Joie de vivre: LA GALLERIA ELENA SALAMON ARTE MODERNA RIPARTE DA MATISSE

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“Sogno un’arte equilibrata, pura, tranquilla, senza soggetto inquietante o preoccupante, che sia un lenitivo, un calmante celebrale, qualcosa di analogo a una buona poltrona che riposi dalle fatiche”, un desiderio che Henri Matisse inseguì per tutta la vita e che si tradusse in una serie infinita di capolavori allegri, colorati e liberi da ogni schema.

Dopo la chiusura dovuta all’emergenza sanitaria la galleria torinese Elena Salamon Arte Moderna riapre con una mostra dedicata a Henry Matisse.
Fino al 27 giugno si potrà ammirare ‘Joie de vivre’, una personale dedicata al più importante esponente del gruppo dei Fauves (le belve, i selvaggi) nome a loro attribuito per le cromie ruggenti e distorte che utilizzavano in pittura.
L'epidemia di Covid-19 ha avuto un impatto significativo sul settore culturale e creativo, sugli artisti e sul loro pubblico. Molte le attività sospese o annullate, o che non si sono svolte come previsto.
 “Si aprirà una nuova fase, un nuovo inizio – afferma emozionata Elena Salamon, responsabile dello spazio artistico in piazzetta IV Marzo -. E se da un lato non possiamo e non vogliamo negare la gravità della situazione, dall'altro è importante riconoscere quanto l’arte possa essere di sollievo in un momento come questo. L’arte è evasione, fantasia, libertà di espressione e di sentimento, conforto e nutrimento per l’anima. È anche in quest’ottica che si inserisce la rassegna su uno degli artisti più liberi e anticonformisti del Novecento, Henri Matisse – continua Salamon -. La sua opera colorata come la natura, libera e leggiadra come il battito di ali di farfalla, fresca e inebriante come un tuffo al mare, fantasiosa e allegra come il gioco di un bambino, non può che aiutare ad alleviare il nostro stato d’animo”.
Nella Elena Salamon Arte Moderna il pubblico potrà usufruire di gel disinfettante e guanti di protezione e gli ingressi saranno contingentati: a ognuno sarà riservata la massima disponibilità anche con visite organizzate su appuntamento.
In galleria saranno visibili 75 litografie dei papier gouache-découpé, carte dipinte e ritagliate realizzate dall’artista francese negli ultimi anni di vita, dal 1947 al 1954.
Matisse possedeva una capacità di sintesi fuori dal comune. Già dai suoi primi lavori portò agli eccessi le tonalità dei verdi, dei rossi, degli azzurri. Desiderava dipingere con l’azzurro più azzurro e con il rosso più rosso possibile per poter esprimere l’amore per la vita, quella indistruttibile joie de vivre caratteristica costante di tutta la sua produzione. La sua esistenza divenne un tutt’uno con l’arte stessa, “non posso distinguere – diceva - tra il sentimento che ho della vita e il modo in cui lo traduco”.
Seppe cogliere ogni suggerimento sia dalle opere dei maestri suoi contemporanei sia dai linguaggi utilizzati dagli artisti orientali: nei suoi lavori ritroviamo le deformazioni prospettiche di Cézanne, le pennellate di Van Gogh, le inquadrature delle stampe di maestri giapponesi dell’Ukiyo-e e le decorazioni, le silhouettes e l’iconografia dell’arte orientale.
Alle litografie dai papier gouache-découpé, presenti in Galleria, vi giunse quasi per caso quando, convalescente da una malattia, non potendo dipingere, iniziò a ritagliare con le forbici nella carta colorata silhouettes che poi assemblava badando unicamente all’equilibrio delle forme e all’armonia cromatica. “Il papier découpé mi permette di disegnare nel colore. Si tratta per me di una semplificazione, invece di disegnare il contorno e inserirvi il colore, uno che modifica l'altro, disegno direttamente nel colore”, affermava.
In collaborazione con Emmanuel Tériade, raffinato editore parigino della rivista Verve e con il grande stampatore Fernand Mourlot, realizzò nel 1947 la famosa serie Jazz di cui diceva: “non basta mettere i colori, per quanto belli, gli uni accanto agli altri: bisogna che questi colori reagiscano gli uni con gli altri. Jazz è improvvisazione ritmica”.
Dal 1950 al 1951, produsse i bozzetti per la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire a Vence. Matisse definì quest’opera il capolavoro della sua esistenza. A differenza dei suoi primi lavori fauves dove il colore era urlato e provocatorio, qui le cromie sono cantate, armoniche e pure.
Matisse ormai ottantenne con la serie delle Dernières Œuvres lasciò il suo testamento spirituale. Appartengono a questo periodo i famosissimi Nu Bleu, straordinari profili ritmati, essenziali. Queste opere sono un vero e proprio inno alla vita, un’esplosione di colori, forme e linee di una purezza estrema, ultima opera eccellente di un artista eclettico e instancabile.
In mostra alla Galleria Elena Salamon oltre alle opere della cartella Jazz e del numero speciale della rivista Verve intitolata Dernieres Oeuvres si potranno ammirare anche i bozzetti dei mosaici per la Cappella du Saint-Marie du Rosaire a Vence.

Tra le opere esposte:
Danseuse créole, 1950
Litografia a colori, da papier gouache-découpé, firmata e datata in lastra.
Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n.139. (mm. 317x192). La ballerina incarna a pieno lo spirito di movimento di allegria e di vivacità di Matisse. Una figura leggiadra che sembra fluttuare nell’aria immersa nei colori e nella musica.

Nuit de Noël, 1951
Litografia a colori, da papier gouache-découpé.
Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n.139. (mm. 327x135). Ideato per una vetrata mai realizzata, questo bozzetto racconta la Santa Notte del Natale. È una rappresentazione del tutto nuova e inconsueta per la tradizione cristiana: la classifica iconografia del Natale lascia spazio a stelle e piante marine di diversa forma e colore, in un’esplosione di gioia e di amore che pervade lo spettatore.

Nu bleu VI, 1952
Litografia a colori, da papier gouache-découpé, monogrammata in lastra.
Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n.139. (mm. 347x132).

Nu bleu VIII, 1952
Litografia a colori, da papier gouache-découpé, firmata e datata in lastra.
Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n.139. (mm. 330x240).

Nu blue XII, 1952
Litografia a colori, da papier gouache-découpé, firmata e datata in lastra.
Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n.139. (mm. 343x238).
La serie dei Nudi Blu porta all’estremo il nuovo concetto di pittura di Matisse: quello di dipingere direttamente nel colore ritagliando pezzi di carta in forme differenti. In questo caso si tratta di figure femminili, tutte di colore blu. Silhouettes ritmate, essenziali e astratte. Figure dalle movenze eleganti e sinuose, che talvolta evocano donne di mondi lontani, con un chiaro richiamo all’arte africana. Un aspetto che ritroviamo ad esempio nel Nu Bleu VI.

Icare, 1947
Litografia a colori da papier gouache-découpé.
Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n. 22. (mm. 378x259). Il mitico figlio di Dedalo viene raffigurato senza ali ma con le braccia rivolte in alto, in uno slancio verso il blu del cielo, verso l’infinito. Le stelle, di un giallo vibrante, diventano sue compagne di viaggio e illuminano l’oscurità della notte.

La Danse, 1938
Litografia a colori da papier gouache-découpé. Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n. 67. (mm. 332x392).
Il tema della danza è uno dei più cari a Matisse. Il maestro fu sempre affascinato dal movimento dei corpi e dalle possibilità espressive della figura umana. Una passione che portò avanti in tutta la sua vita e che trova la sua massima espressione nella Danza del 1910, il suo capolavoro, nonché una delle opere più significative del Novecento, oggi esposta all’Hermitage di S. Pietroburgo, come anche nelle ballerine degli anni Venti e infine nelle silhouettes dei papier gouache-découpé degli anni Quaranta e Cinquanta. Nel 1937 l’editore Teriade, in occasione dell’uscita del quarto numero della rivista Verve, volle dedicare parte del volume proprio alla Danza del 1910. Chiese dunque a Matisse di reinterpretarla utilizzando la tecnica dei papier gouache-découpé. Il maestro seppe così dare nuova vita al suo capolavoro: stesso tema e stessa forza espressiva ma un nuovo impatto visivo, tanto potente da diventare un lavoro autonomo.

Les gouaches découpées de la Chapelle de Vence, 1948-1951
Pochoir à la gouache a colori. (mm. 155x165).
L’opera realizzata sotto l’indicazione degli eredi di Matisse riproduce le vetrate e gli ornamenti realizzate da Matisse per la Chapelle du Saint Marie du Rosaire di Vence. In questo bozzetto ritroviamo il blu del cielo, il giallo del sole e il verde della natura. Le forme perdono via via la loro dimensione più propriamente figurativa, per avvicinarsi all’astrazione, sovvertendo in questo modo uno dei principi cardine della decorazione religiosa: la leggibilità e la comprensibilità immediata delle figure. Attraverso queste immagini il pittore ritiene di immergere il fedele in
un’atmosfera più intima e spirituale. All’immagine che educa il fedele, Matisse preferisce la forma cromatica che aiuta nella preghiera e nella riflessione.

Teeny, 1938
Linoleumgrafia originale monogrammata e datata. Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n. 68. (mm. 292x220).
Realizzata da Matisse nel 1938 ritrae Alexina “Teeny” Sottler, collezionista e agente di diversi artisti tra i quali Brancusi e Mirò, che nel 1929 sposò Pierre Matisse, figlio del maestro.

La piscine, 1952
Litografia a colori, da papier gouache-découpé.
Bibliografia: Claude Duthuit, Catalogue raisonné des ouvrages illustrés n.139. (mm. 356x1028).
Nizza, estate 1952, Matisse ha 82 anni e decide con la sua assistente di andare in piscina a Cannes per guardare le persone nuotare. Il caldo però è soffocante e i due sono costretti a tornare a casa. «Costruirò da me la mia piscina personale» dichiara allora Matisse e così fece. Fu così che le pareti dell’hotel Regina a Nizza furono ricoperte con una striscia di carta bianca sulla quale il maestro applicò i propri ritagli blu di nuotatrici e creature marine. La piscina è concepita da Matisse come fonte di freschezza mentale: «ho sempre adorato il mare, e ora che non posso più andare a nuotare, me ne sono circondato. 
BIOGRAFIA HENRI MATISSE
Henri Matisse, pittore, scultore, incisore ed illustratore francese nasce a Le Cateau-Cambrésis il 31 dicembre 1869. A vent’anni intraprende studi di legge a Parigi, si impiega in uno studio legale che lascia presto per dedicarsi alla pittura. Dal 1891 al 1892 studia all’Académie Julian di Parigi e, nel 1893, entra come allievo nell’atelier del pittore simbolista Gustave Moreau, il quale lo incoraggia a studiare i grandi maestri esposti al Louvre. Sposa Amélie Parayre dalla quale avrà tre figli.  Durante una vacanza a Saint-Tropez conosce i neoimpressionisti e i divisionisti. Nel 1899 acquista Le tre bagnanti di  Cézanne, Testa di fanciullo di Gauguin e un disegno di Van Gogh. Sue opere figurano al primo Salon d’Automne del 1903.  Nello stesso periodo inizia la collaborazione con Ambroise Vollard, uno dei più famosi mercanti d’arte francese: nella sua galleria, Matisse tiene la prima mostra personale nel 1904. Nel 1905 i quadri esposti al Salon d’Automne ottengono critiche severissime, le opere vengono bollate come “indicibili aberrazioni” e gli autori come “fauves” (belve), l’esposizione segna la nascita di una nuova generazione di pittori di cui Matisse ne è caposcuola. Tra il 1904 e il 1907 dipinge alcune opere fondamentali: Luxe, Calme et VoluptéLa joie de vivre, Nu bleu, Luxe I. Nei primi anni del ’900 Matisse stringe un legame di amicizia con la scrittrice statunitense Gertrude Stein e la sua famiglia, che acquisteranno le sue opere e lo faranno conoscere agli americani di passaggio a Parigi. Nel 1906 conosce Pablo Picasso e Alfred Stieglitz che, nel 1908, organizza la prima mostra di Matisse nella sua galleria a New York. Nel contempo Vollard, fa conoscere il lavoro di Matisse al collezionista russo Sergej Shchukin, che tra il 1907 e il 1914 acquista molte sue opere. Lo stile di Henri Matisse evolve nella semplificazione delle forme, culminante nei due grandi pannelli La danse e La musique, realizzati tra il 1909 e il 1910 per Shchukin stesso, esposti oggi all’Hermitage di San Pietroburgo. Dal 1920 Matisse trascorre moltissimo tempo nel sud della Francia, in particolare a Nizza, ritraendo immagini del luogo e creando la celebre serie delle Odalische. Il mercato dell’arte in crescita offre nel 1928 occasioni per grandi aste dove alcune opere di Matisse spuntano i prezzi più alti tra quelle degli artisti della sua generazione. Nel 1930 l’artista trascorre tre mesi a Tahiti.La Kunsthalle di Basilea e il Museum of Modern Art di New York gli dedicano importanti mostre antologiche, mentre il pittore è impegnato con la grande decorazione murale per la Barnes Foundation di Philadelphia. Matisse continua la sua ricerca artistica, raffinando il suo stile fino a farlo giungere, in tarda età, alle soglie dell’astrattismo, senza mai perdere il gusto originale per la forza espressiva del colore. Nel 1940 si separa ufficialmente dalla moglie, l’anno seguente colpito da un tumore deve essere operato due volte. Nel 1949 ritorna a Nizza dove continua il lungo processo di semplificazione delle figure con i papiers découpés, i mosaici,  le vetrate e i paramenti eseguiti per la Cappella del Rosario di Vence. Nel 1950 gli viene assegnato il Gran Premio per la pittura della Biennale di Venezia. Ancora vivente, Matisse gode di fama internazionale e nel 1952 viene inaugurato a Le Cateau-Cambrésis un museo in suo onore.
Henri Matisse muore a Nizza il 3 novembre 1954.
Info: ‘JOIE DE VIVRE’ - HENRI MATISSE: PAPIER GOUACHE-DÉCOUPÉ 1947-1954

Dove
Via Torquato Tasso, 11 (piazzetta IV Marzo) - 10122 Torino
Tel. 011 7652619 cell. 3398447653 - elena@elenasalamon.com

Quando
Prorogata fino al 27 giugno 2020.


Orari di apertura
Martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15:00 alle ore 19:00
Giovedì e sabato dalle ore 10:30 alle ore 19:00 (orario continuato)
PER APPUNTAMENTO TEL. 3398447653

La solitudine di Askos, su Facebook e youtube il progetto editoriale del Museo Civico Archeologico di Bologna

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Un progetto editoriale del Museo Civico Archeologico - Istituzione Bologna Musei per i più piccoli e non solo. Da domani, in occasione della graduale riapertura al pubblico delle collezioni del museo, disponibile sui canali Facebook e YouTube.


Dall’8 marzo scorso l’emergenza della diffusione del virus COVID-19 ha costretto tutti i musei italiani a sospendere il servizio di apertura al pubblico, chiudendo fisicamente le porte e sospendendo ogni visita e attività negli spazi espositivi. Ma come hanno vissuto questo eccezionale stravolgimento della vita quotidiana le opere e gli oggetti del patrimonio culturale abituati a offrire la loro bellezza allo sguardo dei visitatori, che improvvisamente si sono ritrovati immersi nel silenzio assoluto, in sale vuote e vetrine con le luci spente?
Ci racconta questo insolito punto di vista il fumetto per i più giovani (e non solo) La solitudine di Askos, che ha preso forma dalla matita e dall’inventiva di Elena Maria Canè, restauratrice del Museo Civico Archeologico di Bologna, durante il periodo di lavoro agile da casa, in un progetto che ha coinvolto anche Paola Giovetti, Anna Dore, Federica Guidi, Marinella Marchesi dello stesso museo.
Una piccola storia che, attraverso vignette e balloon, ci trasporta con il potere dell’immaginazione alla scoperta dei tesori della collezione permanente del museo in attesa di poterli tornare ad ammirare dal vivo.

L’opera, a colori, narra del tempo sospeso dei giorni appena vissuti, dando voce agli oggetti della sezione etrusca del museo, che si animano nel grande edificio vuoto. I protagonisti sono Hero (piccolo guerriero di grande coraggio), Hippo (cavallino sputasentenze) e Bue (grande e pauroso), elementi “normalmente” riuniti in quel capolavoro dell’arte etrusca che è l’"Askós Benacci", un raffinato contenitore per liquidi in ceramica, configurato a bovino e sormontato da un piccolo cavaliere in armi, datato all’VIII secolo a.C. Il reperto proviene da uno dei principali sepolcreti etruschi bolognesi di fase villanoviana e orientalizzante e, nella finzione immaginata nell’albo, dialoga con altri reperti e con le archeologhe del museo.
Soli e disorientati nelle sale non più frequentate dalle centinaia di classi che solitamente in primavera popolano gli spazi del Museo Civico Archeologico, i tre personaggi riflettono su vantaggi e svantaggi di questa inedita condizione, mentre la città intorno sembra svanita. Per fortuna, il lieto fine è dietro l’angolo ed è solo questione di tempo per tornare ad avere compagnia.

Da domani, mercoledì 20 maggio, proprio nel giorno di graduale riapertura al pubblico del museo, il fumetto La solitudine di Askos viene pubblicato sui canali Facebook e YouTube sotto forma di quattro brevi video dal sapore retrò, con frequenza settimanale (20 / 22 / 27 / 29 maggio). In parallelo, puntata dopo puntata, le tavole saranno scaricabili dal sito www.museibologna.it/archeologico.
Da inizio giugno, la versione cartacea del volumetto sarà distribuita ai visitatori con offerta libera.
E nella speranza di avere presto nuovamente un pubblico di turisti anche stranieri, il fumetto avrà, scaricabili on line, le versioni in inglese e in francese.

Crediti
La solitudine di Askos
Pagg. 20, a colori
Un progetto di Museo Civico Archeologico di Bologna | Istituzione Bologna Musei
A cura di Paola Giovetti e Elena Maria Canè, con Anna Dore, Federica Guidi, Marinella Marchesi

Fumetto di Elena Maria Canè
Testi di Elena Maria Canè e Anna Dore
Editing e video Federica Guidi
Traduzioni Marinella Marchesi, Camilla Roveroni, Elia Cera

Contatti
Museo Civico Archeologico
via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
tel. +39 051 2757211
Facebook: Museo Civico Archeologico di Bologna
YouTube: Museo Civico Archeologico Bologna

Rovere, Da musicisti a eroi illustrati: l’11 giugno arriva il fumetto della band indie (BeccoGiallo)

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Come annunciato poco fa dalla band sui propri social network, uscirà il prossimo 11 giugno per BeccoGiallo il primo libro dei Rovere dal titolo disponibile anche a fumetti. 

Dopo aver sbancato le piattaforme di streaming con il loro disco d'esordio (oltre 18 milioni di streaming su Spotify per l'album disponibile anche in mogano) e in attesa di nuove uscite musicali, per la band bolognese è giunto dunque il momento di una nuova intrigante sfida: raccontare attraverso un fumetto il loro universo narrativo, proiettando in strisce illustrate i personaggi e i significati dei loro brani più rappresentativi.

Disegnato dagli illustratori Mattia "Drugo" Secci, Federico Mele e Valeria Appendino, il volume trasformerà i rovere in supereroi capaci di grandi imprese attraverso la sola forza della musica. Nel soggetto scritto dallo sceneggiatore Lorenzo La Neve, i cinque rovere Nelson Venceslai, Luca Lambertini, Lorenzo Stivani, Marco Paganelli e Davide Franceschelli hanno infatti una ditta di ristrutturazioni molto speciale: sono in grado di eseguire tutti i lavori edilizi mettendosi semplicemente a suonare. I cinque sono noti nell'ambiente e vengono continuamente chiamati a ristrutturare case e palazzi. Questa volta però si ritrovano alle prese con la sistemazione di tre palazzi molto complessi e non sarà facile.
"Questo libro - commenta la band - è un bel modo di celebrare la fine di quello che è stato, di fare un sorriso e di prepararci a quello che arriverà. È un'allegra scampagnata tra alcune delle nostre canzoni... canzoni che ci hanno accompagnato in questi anni e che ci accompagneranno nella lettura di queste storie, ispirate a loro e messe su carta da tre bravissimi artisti. Ringraziamo BeccoGiallo per aver scelto di dare un nuovo punto di vista e dei nuovi colori a queste canzoni".
Il libro dei rovere è il terzo volume della collana Unplugged di BeccoGiallo, dopo Pinguini Tattici Nucleari a fumetti e Murubutu. RAPconti illustrati.

Italo Rondinella, dal 30 maggio la mostra personale SHIPWRECK CRIME

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Aprirà al pubblico sabato 30 maggio 2020, adottando le opportune misure di sicurezza, Shipwreck Crime, mostra personale del fotografo Italo Rondinella, che avrebbe dovuto inaugurare lo scorso 14 marzo, a Venezia, all’interno degli antichi Magazzini del Sale, messi a disposizione dalla Reale Società Canottieri Bucintoro 1882.

La mostra, patrocinata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)UNICEF Italia, Regione del Veneto, Comune di Venezia, Università Ca' Foscari (Dip. di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea), Ateneo Veneto – consta di una serie di oggetti personali appartenuti alle centinaia di persone che – nella speranza di raggiungere il territorio europeo – hanno tentato di attraversare il breve tratto di mare che separa la costa turca dall’isola greca di Lesbo. Molti di loro non ce l’hanno fatta.

Gli oggetti – abiti, scarpe, biberon, salvagenti e molto altro – sono stati fotografati dall’autore così come rinvenuti sulla riva e successivamente raccolti per formare, insieme alle immagini, il corpus di questa mostra che ha lo scopo di restituire dignità alle storie anonime di coloro a cui sono appartenuti.

44 sono le fotografie e 44 i rispettivi oggetti.

Il progetto è stato realizzato a più di due anni di distanza da quando il flusso migratorio dalla Turchia all’Europa ha conosciuto il suo picco più alto.
In quel tratto di costa turca tra Babakale e Ayvalık si alternano a singhiozzo spiagge frequentate da vacanzieri a tratti vuoti, dove sono stati trovati gli oggetti dei naufraghi.  Al fine di rappresentare queste due realtà parallele, l’autore ha incluso negli spazi di mostra il sonoro della spiaggia frequentata dai bagnanti, appositamente registrato dal vivo.

Il solco emotivo che separa queste due realtà sul medesimo palcoscenico – la spiaggia – esprime secondo l’autore una metafora della rappresentazione mediatica della vicenda umana dei migranti che perde la sua naturale dimensione compassionevole per diventare mera descrizione di un fenomeno. Come conclude l'artista, "Shipwreck Crime non è pertanto un progetto sul fenomeno migratorio, bensì sulla commozione". 

Il viaggio è arricchito da un contributo narrativo di Anna Lucia Colleo, fruibile, insieme ad alcune immagini in formato cartolina, all’ingresso del percorso espositivo.

In linea con le misure di sicurezza adottate negli spazi espositivi per la protezione contro il coronavirus, l’ingresso sarà contingentato e con mascherina obbligatoria.
È possibile prenotare una visita guidata con l’artista telefonando al numero +39 328 2026139

Italo Rondinella è un fotografo e filmmaker italiano da anni residente in Turchia. Nel suo lavoro, alterna l’impegno giornalistico - attraverso la produzione di reportage fotografici e video documentari - a una ricerca più personale.
 In entrambi i casi, i temi trattati hanno prevalentemente a che vedere con i conflitti del mondo globale contemporaneo, le sfide a essi connesse e i conseguenti cambiamenti sociali e politici.
È in corso in diversi spazi espositivi, sia in Italia che in altri Paesi Europei, la sua mostra personale sulla biodiversità agro-alimentare, commissionatagli dal progetto DYNAVERSITY finanziato dell’Unione Europea. La mostra è già stata esposta in Toscana, Campania, Lombardia e Danimarca e continuerà a muoversi secondo un programma gestito da Federparchi (la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali).
Tutti i lavori di Italo Rondinella sono raccolti nel suo sito personale: italorondinella.com

Mostra personale di Italo Rondinella | Shipwreck Crime

A cura di Anna Lucia Colleo con il contributo di Elisa Muliere

Con collaborazione di
Reale Società Canottieri Bucintoro 1882
Bottega Gollini - Galleria d'Arte

Con il patrocinio di
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)
UNICEF Italia
Regione del Veneto
Comune di Venezia
Università Ca' Foscari - Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea
Ateneo Veneto

Con il supporto di
Noema Srl
Tooteko Srl

Sede Magazzini del Sale / magazzino 5 / Dorsoduro 262, Venezia

Date 30 maggio - 19 luglio 2020

Orari da martedì a sabato: h 10 - 18 / domenica: h 10 - 13 / chiuso il lunedì


Visite guidate con l’artista su prenotazione telefonando al numero +39 328 2026139

Informazioni Reale Società Canottieri Bucintoro 1882 | Tel. +39 041 5205630

Ingresso gratuito


Segreteria Organizzativa Noema Srl in collaborazione con Artelibro

Tulipani di Seta Nera 2020: Cristina Priarone presidente della Giuria “Vari−Età”

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Cresce l’attesa per la tredicesima edizione di Tulipani di Seta Nera, il Festival Internazionale di cortometraggi a tema dedicato al cinema sociale. Un’edizione ripensata nel profondo, a causa dell’emergenza Coronavirus, che si terrà dal 18 al 21 giugno, dalle ore 17:30 alle 21, in streaming ma anche in onda su canali Sky e del digitale terrestre.

Alle novità già snocciolate nei giorni scorsi, si aggiungono nuove anticipazioni svelate durante la conferenza stampa tenutasi ieri pomeriggio sui canali social della manifestazione.
Presidente della Giuria “Vari−Età” sarà Cristina Priarone, Direttore Generale della Roma Lazio Film Commission e Presidente dell’Italia Film Commissions: “Sono felice di partecipare a questa manifestazione che da sempre accende una luce e un’attenzione su tematiche importanti, offrendo una vetrina a tanti creativi del settore cinematografico” commenta Priarone, che annuncia anche una novità relativa alla Roma Lazio Film Commission: “Presto presenteremo una bella iniziativa con il Premio Strega, con cui abbiamo già avviato una partnership ad ottobre scorso, e che mira ad avvicinare gli scrittori al cinema e all’audiovisivo”.
E’ un grande onore avere Cristina Priarone in veste di Presidente della Giuria “Vari−Età” per un duplice motivo” dichiara il Direttore artistico Paola Tassone, che aggiunge: “Oltre ad essere una grande professionista, Cristina è un punto di riferimento per tutti i settori del mondo cinematografico: non appena annunciato il suo nome abbiamo ricevuto moltissimi messaggi entusiastici e colmi di buoni auspici da parte dei registi. “Cristina Priarone è solo una delle novità di questa edizione dei Tulipani di Seta Nera: nei prossimi giorni riveleremo nuovi dettagli” conclude il Presidente della manifestazione Diego Righini.
La Giuria di “Vari−Età”, selezionata dall’organizzazione della manifestazione e composta da persone provenienti dal mondo del cinema e dello spettacolo, da rappresentanti con spiccato interesse verso l’universo del sociale e del terzo settore, avrà il compito di assegnare il Premio “Sorriso Di Vari−Età”. I 12 corti “super finalisti” saranno caricati su una piattaforma: i giurati, durante le giornate della manifestazione, potranno esprimere un voto da 1 a 5.
Durante la conferenza stampa, che ha visto la partecipazione di Mauro Calandra del Centro Produzione Rai, sono intervenuti il Vicepresidente vicario della Giuria di “Vari−Età” Catello Masullo (critico cinematografico e presidente Cinecircolo Romano) e il Vicepresidente Paola Dei (psicologa dell'arte e scrittrice) e alcuni rappresentanti della stessa: il regista Daniele Ceccarini, le attrici Ira FrontenFenicia Rocco e Jinny Steffan, l’avvocato, presidente dell’associazione “La famiglia nel Diritto e nella Società (FDS)” e tra i soci fondatori di “RiCostruiamo Roma Alfredo Cirillo, la produttrice Giulia Rosa D'Amico, la cantautrice Pamela D’Amico, l’avvocato Gloria De Curtis, la giornalista e attrice Emanuela del Zompo, la stilista Cinzia Diddi, il giornalista di Atlasorbis Online Gianluca Guerrisi, la psicologa Francesca Andronico, la regista Alessandra Martire, la fotografa Paola Pellegrino, il direttore responsabile di E-go TIMES Leila Tavi e la psicologa, psicoterapeuta e psicotraumatologa Maria Pina Pesce.
Il Festival Internazionale di cortometraggi a tema dedicato al cinema sociale “Tulipani di Seta Nera” è istituito dall’Associazione Università Cerca Lavoro con la partnership di Rai Cinema Channel, il supporto della Regione Lazio, del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell’Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il patrocinio della Roma Lazio Film Commission e la collaborazione con l’Istituto CineTv R. Rossellini e l’Anas spa.

DIDATTICA, CHE SPETTACOLO! Venerdì 22 maggio 1° appuntamento con Patrizio Fariselli

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Al via “Didattica, che spettacolo!”, un nuovo format online del Teatro Villa Pamphilj a cura della Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia che presenta artisti e musicisti che sono stati di casa al Teatro o che lo saranno, appena l’emergenza Covid 19 lo permetterà.
Saranno conversazioni musicali guidate da Paolo Pecorelli (La Batteria, coordinatore dipartimento adulti della Scuola) e da Checco Galtieri (Portavoce del Forum Nazionale per l’Educazione Musicale e direttore della Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia).
Durante gli incontri verranno messi a confronto l’aspetto educativo e quello performativo che, per la buona riuscita della didattica, dovrebbero essere indissolubilmente sempre legati l’uno all’altro.

Tutti i venerdì alle 18 a partire dal 22 Maggio saranno presentate nuove produzioni, verranno riscoperti filmati rari, si dialogherà sui progetti futuri e su come la musica e la didattica cambieranno nel rapporto artista/pubblico, insegnante/allievi, dopo l’emergenza Covid 19.

Si parte con un ciclo di tre incontri legati a una residenza focale del TeatroL’Orchestra di Villa Pamphilj, e ad artisti italiani che hanno avuto occasione di collaborazione con essa.

Il primo, venerdì 22 maggio, dal titolo “Dissonanze On Line” sarà con Patrizio Fariselli (nella foto), storico pianista e tastierista degli Area accanto a Stratos, Capiozzo, Tofani e Tavolazzi, che converserà con Checco Galtieri e Paolo Pecorelli.
Fariselli, ospite dell’Orchestra di Villa Pamphilj per laboratori e concerti, è un artista speciale il cui percorso è frutto della frequentazione di numerosi linguaggi musicali e delle più variegate esperienze artistiche, dal prog-rock al jazz, attraverso l'improvvisazione radicale e la musica contemporanea di matrice cageana per giungere fino alla composizione di colonne sonore e di musiche per l'infanzia.
Un’occasione importante per riflettere sul senso e sulle strategie del fare musica in un momento così complesso e inedito per tutti noi.

Il secondo appuntamento, venerdì 29, dal titolo “Dalla cadenza evitata alla viola da gamba” vedrà come ospite Fabrizio Cardosa, altro artista decisamente poliedrico, che sembra incarnare nella contemporaneità i multiformi talenti di un uomo rinascimentale.
Oltre all’attività d’insegnamento e direzione corale presso la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia, Cardosa è arrangiatore e compositore di grande spessore, esperto di musica elettronica, nonché liutaio provetto nella costruzione di copie di strumenti rinascimentali e barocchi, soprattutto viole da gamba ispirate a quelle dei grandi liutai del passato e riveste il ruolo di direttore dell’Orchestra Di Villa Pamphilj.

Una nuova occasione di confronto e arricchimento culturale, attraverso un dialogo attorno ai temi della musica, della tecnologia e dell’insegnamento in un contesto nuovo, inaspettato e difficile.

Venerdì 5 giugno, “Jazz not only” con Ada Montellanico vocalist jazzistica di spicco del panorama europeo, docente al Conservatorio di Campobasso.
Ada Montellanico avrebbe dovuto esibirsi con l’Orchestra di Villa Pamphilj di Fabrizio Cardosa il 4 Maggio e già da tempo erano iniziate le prove… Prima di tornare dal vivo insieme, i due dialogheranno, ragionando insieme anche ai partecipanti alla diretta, su quanto stia incidendo questa nuova e particolare emergenza sul mondo della creatività, del jazz e dell’improvvisazione: tre concetti distinti, ma assai convergenti

Venerdì 12 giugno, “L’ottavo viaggio di Sindbad” un incontro con Giusi Cataldo e Linea Ensemble.
Cinque artisti, ospiti frequenti del teatro, raccontano i loro progetti reading musicali: la melodia delle parole, la narrazione della musica con testi che viaggiano nel tempo e nello spazio da Virgilio e Dante a Erri De Luca e la palestinese Suad Amiry, da Kavafis a Tiziano
Terzani. Anche le musiche percorrono secoli e incrociano generi: da Al Sunbati a Tasman, da Piazzolla a Mompou, da Zawinul ai King Crimson…

Il programma di Didattica che Spettacolo prosegue a giugno con la presentazione di diversi progetti artistici, nuove produzioni musicali, CD per poi proseguire con un ciclo di dirette dedicate alla nuova didattica in tempo di Covid 19, durante le fasi 2,3 e 4!

DIDATTICA CHE SPETTACOLO! si inserisce nella programmazione social del Teatro Villa Pamphilj diretto da Veronica Olmi e fa parte di #IncursioniArtisticheDiMutualità, il palinsesto digitale TIC ON LINE dei Teatri in Comune – l’articolata rete di spazi per lo spettacolo parte del Sistema di Teatro Pubblico Plurale, coordinato dal Teatro di Roma e promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita Culturale

Patrizio Fariselli Figlio di musicisti ha frequentato il Conservatorio di Pesaro, dove studia pianoforte con il maestro Sergio Cafaro, nel 1972 entra nel gruppo Area. Inizia a suonare con musicisti come Demetrio Stratos (ex Ribelli), Victor Edouard Busnello, Giulio Capiozzo, Patrick Djivas, Paolo Tofani e Ares Tavolazzi. Nel 1977 incide un disco solista, Antropofagia, influenzato da John Cage, per piano preparato. Dopo quasi un decennio di fervida attività, all'inizio degli anni ottanta l'avventura degli Area si interrompe e riprende solo nel 1997, quando Fariselli registra con Capiozzo e Paolino Dalla Porta, l'album Chernobyl 7991'. A partire dagli anni ottanta e fino a oggi, Fariselli si occupa di cinema e teatro scrivendo e realizzando musiche per numerosi film e serie televisive.

Fabrizio Cardosa è diplomato in Composizione, Musica corale e direzione di coro, Musica elettronica.
Ha inoltre compiuto studi di Viola da gamba. Compositore per musica strumentale,vocale ed elettronica è autore di numerosi spettacoli musical-teatrali tra i quali “Cronopios, famas e speranze”, “Rispettive Identità” e “La vera fiaba”. Ha insegnato presso i Conservatori di Frosinone e Pescara e in numerose Scuole di musica. Ha inoltre tenuto seminari in Italia, Egitto e Olanda. Ha diretto l’”Orchestra e Coro regionale del Lazio”, l’”Esti Dal” di Bracciano ed il “Chorton” di Roma. Ha fondato nel 1984 il “Kammerton vocal ensemble”. Ha curato la direzione di musical quali “The Full Monty” (versione con la regia di Gigi Proietti) e Vacanze Romane” (prima Sistina) con S. Autieri e M. Ghini per la regia di P. Garinei. Dal 2011 al 14 ha suonato con Moni Ovadia. Nel 2016 ha diretto l’orchestra per l’opera di W. Kentridge “Triumphs & laments”.

Ada Montellanico autrice e cantante tra le più originali e raffinate della scena jazz italiana.
Ha collaborato con artisti di fama internazionale tra i quali Jimmy Cobb, Lee Konitz, Paul McCandless, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, partecipando con successo di critica e di pubblico a numerosi e prestigiosi festival italiani ed esteri. Ferma sostenitrice di una via tutta italiana del canto jazz, si è ritagliata un suo proprio importante spazio nel panorama vocale per aver reso la nostra lingua suono e improvvisazione jazzistica e per essere interprete, capace come poche, di far aderire il suo intimo mondo emotivo alle esigenze della narrazione. Attualmente è docente di Canto jazz presso il Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso, oltre ad essere presidente di MIDJ, l’associazione nazionale dei musicisti di jazz e di IJVAS Il Jazz va a Scuola.

Giusi Cataldo, nata a Palermo. Ha imparato da subito il linguaggio dei segni, con cui si esprime correntemente. Ciò l’ha anche stimolata in seguito nella realizzazione della sua prima attività teatrale, come regista, in “Le voci buie”, scritto a quattro mani con Caronna, con cui ha vinto il premio “AstiTeatro 1995” Giorgio Strehler sono stati i suoi maestri a teatro, Mario Monicelli e Carlo Verdone i nomi che l’hanno lanciata, giovanissima, nel mondo del cinema. Tra i film interpretati: Manuale d’amore3, La siciliana ribelle, L’uomo spezzato, A.A.A. Achille, La vita altrui, Locride Calabria, L’albero dei destini sospesi, Rossini Rossini, Corsa di Primavera, Compagni di scuola… In televisione è stata protagonista in molte “Fiction” (Cento vetrine, Volare – la grande storia di Domenico Modugno, Don Matteo 11, Incantesimo, Distretto di Polizia 8 ecc.)

Linea Ensemble È composto da artisti provenienti da ambiti musicali diversi: musica classica, musica contemporanea, musica jazz. I componenti l’ensemble, nelle loro personali esperienze, hanno collaborato con artisti quali Salvatore Accardo, Nicola Arigliano, Gianni Basso, Franco Cerri, Alvin Curran, Steve Grossman, Mike Melillo, Ennio Morricone, Steve Reich ed istituzioni quali l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, l’Orchestra Roma Sinfonietta, il Parco della Musica Contemporary Ensemble, Francesco De Gregori, Trio Chitarristico di Roma.

 Il Teatro Villa Pamphilj è on line sulla pagina Facebook www.facebook.com/TSVCorsini/, ogni giorno con un programma settimanale di Teatro, Musica, Poesia, Arte varia, per tutte le età.
Foto di Ferdinando Caretto

Mia Martini, ©Vota la Cover di "Almeno tu nell'universo": Amoroso, Elisa, Leali, Mengoni, Mina, Ranieri, Rossi

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Alcuni giorni fa è stato l'anniversario della morte della cantante calabrese. Vogliamo dedicare a Mia Martini il terzo appuntamento con la nostra iniziativa ©Vota la Cover invitando i lettori ad ascoltare alcune delle cover realizzate su uno dei suoi brani più amati e conosciuti, "Almeno tu nell'universo" (scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio) con cui l'artista ritorna al grande successo al festival di Sanremo 1989.

Ecco alcune cover:
Elisa, anno 2003: 
https://www.youtube.com/watch?v=4nbeG3YOjJg

Mina, 1995
https://www.youtube.com/watch?v=xm-TpPOP7RY

Marco Mengoni, 2010
https://www.youtube.com/watch?v=TfZ03F1dS6w

Massimo Ranieri, 2006
https://www.youtube.com/watch?v=UG3R2juaUts

Serena Rossi, 2019
https://www.youtube.com/watch?v=gxmRFjgiZb4

Fausto Leali, 2009
https://www.youtube.com/watch?v=m7QWzGA6vSs

Alessandra Amoroso, 2012
https://www.youtube.com/watch?v=6T6cB0b7CxM

LA JOIE DE VIVRE E LA MODELLA ROSA

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“Gioia di vivere”  un tema particolarmente sentito in questi tempi di virus,  che affliggono gli uomini, un momento nel quale si vivono  da presso anche le situazioni di enorme divario esistenti in Italia, di paurosa ingiustizia sociale, di cui non si parla e, ancora peggio, non si affronta. 
Ma noi con  “Gioia di vivere” alludiamo per fortuna a ben altro e cioè a un quadro! Un’opera celebre dipinta ai primi anni del 1900, in uno stile che rappresentò una vera rivoluzione pittorica. Infatti nella famosa mostra parigina  del 1905, quel particolare modo di dipingere con quei colori violenti e scintillanti fu da un giornalista definito  ‘fauve’ cioè  ‘belva’,  fuori dalle regole, senza controllo:  nacque un  nuovo capitolo della Storia dell’arte: un cromatismo acceso e violento,  come fino all’ora non si era mai visto, neppure nelle opere di Van Gogh, neppure con quelle peculiarità cromatiche  nell’opera di  Gauguin: era il ‘Fauvismo’e l’artista fu  Henri Matisse  che assieme ad altri giovani artisti vollero ribellarsi avverso la pittura come espressa fino ai loro giorni. Ora, per loro,  determinanti erano il colore e la visione personale delle cose e non più l’oggetto come appare agli occhi!  Fu dunque tutto un fiorire di opere in cui  il soggetto non è quello a cui si era abituati fino allora e da secoli e cioè il paesaggio o la scenetta o il personaggio o la natura morta come appaiono in natura  bensì il colorein tutte le sue vibrazioni e tonalità e sfumature:  la gamma cromatica diventa il quadro, il colore è il primo attore.  Ma non vogliamo fare della critica d’arte bensìdescrivere e dire chi è la modella dalle chiome corvine e dal corpo turgido che posò per le varie posizioni nel grande quadro in questione, che è tra le opere d’arte moderne più note!  
La modella di questo quadro si chiamava Rosa Arpino, originaria di un paesino  della Valcomino, all’epoca in Alta Terra di Lavoro, la cui famiglia era emigrata  a Parigi. Già nel 1904-5 tre o quattro giovani artisti parigini squattrinati per risparmiare sulle spese dipingevano tutti nello studio di uno di loro e sovente assoldavano una modella  per dipingere il corpo umano sempre il più impegnativo nell’arte pittorica.  E quindi si immaginino  questi   artisti ognuno davanti al proprio cavalletto che dipingevano  il medesimo soggetto in posa, nuda, e ognuno di loro la illustrava, a suo modo e nel proprio stile.  
Abbiamo dunque un momento che Rosa fu ritratta contemporaneamente da Henri Matisse, da Albert Marquet, e da Henri Manguin, dipinti che ora si trovano in  musei o collezioni private.Matisse apprezzò la figura di Rosa:  bruna, la pelle vellutata, i capelli nerissimi, forse un 1,65 di altezza, dal corpo sodo e  compatto e allo stesso tempo nervoso e scattante, splendidamente formata in certi particolari anatomici, una tipica bellezza mediterranea: diciotto anni. Nel 1906 in estate l’artista con la moglie e i tre figli  andò in vacanze in un villaggio di pescatori  sul Mediterraneo a confine con la Spagna e Rosa era con la famiglia.
Qui l’artista realizzò numerose pose e disegni con Rosa, qualcuno richiama a qualche posa nella ‘Joie de vivre’. Al ritorno a Parigi completò tale incredibile quadro: Rosa si riconosce perfettamente nella ragazza in piedi, a sinistra:  il lettore curioso potrà, credo, rinvenire in internet le vicende avventurose e affascinanti legate a questa opera fuori del comune nella Storia dell’arte.  
Matisse mantenne i rapporti con Rosa anche negli anni a venire e realizzò altre opere con lei, quadri e sculture. In qualcuna di queste pose comuni  fu presente anche Georges Braque che  dipinse un grande nudo strepitoso di Rosa  nello stile cubista incipiente, oggi al Museo Nazionale Pompidou di Parigi, il solo nudo di donna dell’artista.  
Quindi il destino della  ciociarella illetterata epperò intelligente e seducente fu all’insegna della grande arte, perciò della eternità, come i  privilegiati. E per conoscere altri particolari su tale affasciante creatura come pure su quella realtà storica  dei modelli ciociari consiglio  la lettura di: “MODELLE  MODELLI CIOCIARI  A ROMA, PARIGI E LONDRA”
                                                                                               Michele Santulli


Racconti in quarantena: MARIA LA POLVERIERA

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di Mario Narducci - L’AQUILA- Il mestiere più antico del mondo aveva trovato in lei un’interprete discreta e solitaria, una delle poche in una cittadina di provincia berbenista e bacchettona, pronta a segnare a dito e a ritirarlo quando questo avrebbe dovuto rivolgersi verso se stessi.
La sua era una bellezza contadina prorompente ma non ostentata. Una sorta di Figlia di Iorio di dannunziana memoria, raffigurata dal Michetti sullo sfondo innevato della Maiella, mentre passa scostante tra “cafoni” irridenti, avvolta in un lungo scialle rosso. Il suo magnetismo era però negli occhi, neri come pece e voluttuosi come una notte di luna, rotondi come cerva dal richiamo biblico che corre di valle in valle alla ricerca disperata dell’amato.

Lei però si accontentava di assai meno: accompagnatori per una manciata di minuti, che salivano furtivamente al suo “eremo” fuori città, un luogo lontano e assolato dove l’esercito aveva scelto di piazzare la sua santabarbara, deposito di munizioni e di esplosivi, al sicuro da ogni malaventura. La sua clientela era formata per lo più da studenti delle Superiori e universitari, spesso alla prima esperienza, e da soldati di leva di una delle tante caserme, riversati fuori in libera uscita come fiumi in piena, clientela provvidenziale anche per le pizzerie e trattorie che punteggiavano la città. Per il luogo dove stava, solitario e lontano da occhi indiscreti, le era stato appiccicato addosso un nome d’arte: Maria la Polveriera, che si sovrapponeva al suo fino a cancellarlo del tutto.

Nel tempo libero, ma non ne aveva molto, riordinava la casa, sbatteva le coperte al sole con il battipanni di vimini incrociati a bell’arte, e se ci scappava, si segnava anche di croce aggiungendo qualche giaculatoria sacra. Erano così, del resto, le donne che allora facevano il mestiere, quasi tutte almeno, libere com’erano da sfruttatori patentati e da asservimenti ricattatori. Come l’altra che vendeva le sue grazie in una stradina del centro, appena fuori l’uscio di casa, e che seduta sul paracarro d’angolo aspettava i clienti sgranando piamente il rosario. “Cristo mi guarda dentro e mi conosce meglio di tutti voi”, rispondeva ponendosi addolcita una mano sul cuore, a chi le faceva notare l’incongruenza del mestiere con le pratiche di pietà.

E non aveva tutti i torti, se è vero che nel Vangelo Gesù ha parole assai chiare nei confronti di scribi e farisei che gli rimproveravano la sua dimestichezza con i più disprezzati del tempo con i quali si intratteneva perfino a pranzo: “Pubblicani e prostitute saranno i primi nel regno dei cieli”. I pubblicani erano gli ebrei che riscotevano le tasse per conto dei dominatori romani, le prostitute guadagnavano vendendo se stesse. Tutt’e due erano l’abiezione. Tutt’e due, guarda caso, avevano a che fare con denaro sporco. Perché in realtà c’è qualcosa di più sporco ancora: un cuore contaminato da falsità e sete di potere che passa su tutto calpestando la dignità delle persone e costringendone altre a metterla in vendita.

Maria la Polveriera non si faceva problemi, tanto più che, con il tempo, le era colata addosso una notorietà da quasi stella del cinema, al punto che il Ristorante - monumento della città, famoso in tutto il mondo, dove approdavano a gustare l’antica e tipica cucina abruzzese registi come Antonioni, cantanti come Celentano, re come Faruk, politici come Andreotti, musicisti come Von Karajan, intellettuali come Pasolini e perfino un re come Gustavo di Svezia durante le sue ripetute ricerche archeologiche -, aveva voluto evocarla in una sorta di spot pubblicitario stampato sulla ceramica delle caraffe: “Se vai in cerca di allegria può bastarti una Maria, ma se vuoi ghiottonerie devi anda’ alle Tre Marie”.

Dopo gli anni della maturità, per Maria la Polveriera giunsero quelli dell’età avanzata che coincisero con la forte espansione urbanistica al di fuori dell’antica cerchia muraria, verso le campagne più prossime e quelle più lontane, fino ad inglobare paesi. Anche l’antica polveriera fu smobilitata e la rotonda collina su cui insisteva la sua casetta rurale, fu invasa da palazzi e ville che ne mutarono radicalmente il volto, fino a rendere difficoltoso ritrovare la luna anche nelle notti piene, e guardare le stelle perse ormai definitivamente tra le finestre illuminate che toccavano il cielo.

Anche Maria scomparve e nessuno ne seppe più nulla. La Figlia di Iorios’era persa tra i ruderi della sua cascina sovra la quale era stato edificato un palazzo di quattro piani, anonimo e incolore, senza più il vento che passeggiasse tra gli alberi dell’orto e ne ripetesse il nome. Anche se c’è chi giura che nelle notti più calde dell’estate, quando tra i palazzi passa la brezza del refrigerio, quel nome lo si avverta ancora, a tendere l’orecchio, con tenerezza antica, perché la morte, dicono, lo ha lasciato per sempre a mezz’aria. Ma forse è soltanto illusione.



Nella foto il dipinto di Francesco Paolo Michetti, La Figlia di Iorio


Foto: F.P.Michetti, la Figlia di Iorio

Giornata mondiale delle api: personaggi famosi recitano poesie ispirate alle api

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Molte varietà di piante importanti per il benessere e i mezzi di sussistenza necessitano di impollinatori. In tutto il mondo, tre su quattro coltivazioni che producono frutti o semi per il consumo umano dipendono, almeno in parte, dalle api e da altri impollinatori. Tuttavia, oggi il numero di queste piccole alleate dell'alimentazione sta diminuendo in modo allarmante, soprattutto a causa di pratiche agricole intensive, uso eccessivo di prodotti chimici per l'agricoltura e delle elevate temperature dovute al cambiamento climatico.

La pandemia del COVID-19 ha avuto un forte impatto anche sul settore dell'apicoltura, colpendo pesantemente la produzione, il mercato e, di conseguenza, i mezzi di sussistenza degli apicoltori. L'apicoltura offre opportunità di lavoro dignitoso e genera reddito per le persone in condizioni di estrema povertà, comprese donne, giovani e anche persone con disabilità.  È importante riconoscere il suo ruolo fondamentale nella lotta alla povertà e alla malnutrizione, aiutando gli apicoltori a superare le sfide che affrontano durante la pandemia. 
Il tema di quest'anno, "Bee Engaged" farà luce sulle buone pratiche adottate dagli apicoltori per tutelare i loro mezzi di sussistenza e fornire prodotti di buona qualità. Sottolineerà inoltre l'importanza delle conoscenze tradizionali relative all'apicoltura, all'uso di prodotti e servizi derivati dalle api e al ruolo delle api e degli apicoltori nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). 
Per festeggiare la Giornata, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) ha chiesto ad alcuni personaggi famosi di registrare poesie ispirate alle api o all'apicoltura, o poesie che rammentano che il comportamento delle api spesso rispecchia quello degli esseri umani. Ascolta i messaggi audio.
L'attore Leo Gullotta legge "Dimmi, dimmi, apuzza nica" di Giovanni Meli (in italiano)
L'attrice francese Juliette Binoche legge la poesia di Louise-Victorine Ackerman "L'Abeille" (in francese)
L'attore francese Lambert Wilson legge "Il Profeta" di Khalil Gibran (in inglese) e la poesia di Pierre de Ronsard "L'Amour pique par une Abeille" (in francese)
Il cantante cinese TAN Weiwei legge "To the bee with honey spleen" di Qian Qi (in cinese)
L'attore russo Sergey Chonishvili legge poesie del XVIII e XX secolo dedicate alle api (in russo)
L'esperta di media libanese Darine El-Khatib legge la poesia di Ahmad Shawqi "Bee Kingdom" (in arabo)
Lo chef messicano Alfredo Oropeza legge "Anoche cuando dormia" di Antonio Machado (in spagnolo)
La chef e conduttrice televisiva brasiliana Bela Gil legge "Abelhas no Jardim " di Renata Magliano Marins (in portoghese)

Talking Bees
La registrazione video della tavola rotonda "Talking Bees"– incentrata sull'importanza delle api e le minacce a cui sono esposte – moderata dalla giornalista di BBC Radio 4 Martha Kearney, sarà disponibile dal 20 maggio sul sito web della Giornata Mondiale delle Api.
Al dibattito parteciperanno Nicola Bradbear, Fondatore di Bees for Development e Presidente del Comitato Scientifico di Apimondia per l'apicoltura e lo sviluppo rurale; Abram J. Bicksler, Funzionario Agrario dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO);  Dave Goulson,  Professore di biologia presso la University of Sussex, e il Dott. Samuel Ramsey, Entomologo del Centro di Ricerca sulle Api del Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA-ARS).
A conclusione dell'evento il compositore Michael Omer eseguirà una versione de Il volo del calabrone.

Smart working, 7 lavoratori su 10 soffrono di lombalgia e problematiche posturali: 10 consigli

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L’emergenza Coronavirus ha costretto milioni di persone, in Italia e all’estero, a lavorare da casa attuando la pratica dello smart working.
Uno scenario strettamente correlato alle numerose problematiche posturali dovute a un periodo prolungato d’inattività: basti pensare che secondo una ricerca della World Health Organization pubblicata sul portale britannico Daily Mail il 72% dei lavoratori intervistati ha ammesso di soffrire di lombalgia, acutizzatasi in questa fase di quarantena. E ancora, l’utilizzo scorretto di smartphone e PC provoca a lungo andare quello che i britannici chiamano “tech neck”, ovvero il collo segnato dalla postura tipica di chi china il capo e che, secondo un’indagine pubblicata sulla BBC, colpisce soprattutto i millennial. Problematiche che ottengono grande risalto anche sui social: da un monitoraggio su Instagram è emerso come l’hashtag #Backpain abbia oltre 1 milione di menzioni e #Techneck oltre 12mila. Ma quali sono i consigli degli esperti per prevenire e curare le patologie legate allo smart working? La prevenzione inizia a tavola con un regime alimentare sano ed equilibrato per combattere la sedentarietà e continua prestando attenzione all’utilizzo di sedie ergonomiche adeguate al tratto lombare, facendo inoltre delle brevi pause almeno ogni 30 minuti di lavoro. Fondamentale è anche compiere esercizi di allungamento per la mobilità muscolare e seguire una routine rilassata. Per curare la lombalgia, infine, un valido aiuto arriva dalla laserterapia Theal Therapy creata in Italia da Mectronic, che grazie al processo di fotobiomodulazione agisce sull’infiammazione e garantisce un recupero in tempi brevi.

“L’emergenza sanitaria ha drasticamente cambiato lo stile di vita di milioni di italiani soprattutto in relazione allo smart working che ha causato un aumento della sedentarietà e delle problematiche posturali – ha spiegato la dott.ssa Angela Amodio, fisioterapista specializzata in neuroriabilitazione – Rimanere seduti per ore e ore in una posizione scorretta provoca un intorpidimento muscolare che può portare a patologie più acute come cervicalgia, crisi vagali, nausee e vertigini. Per questo motivo è consigliabile fare una pausa almeno ogni 30 minuti e muoversi all’interno della propria abitazione, munirsi di una sedia ergonomica che valorizzi il tratto lombare e compiere una serie di esercizi finalizzati ad allenare la mobilità muscolare. Attenzione anche alla salute oculare: durante lo smart working lo schermo va tenuto all’altezza degli occhi per evitare ulteriori problematiche alla vista. Per curare le numerose problematiche posturali, infine, un valido aiuto arriva dalla Theal Therapy, che grazie alle sue lunghezze d’onda agisce direttamente sulla componente infiammatoria, riducendo alla radice il dolore associato”. Ma quali sono le problematiche più diffuse a causa dello smart working prolungato? Al primo posto spicca la lombalgia, che colpisce il 52% dei soggetti, spesso dovuta a posture scorrette su sedie che comprimono in maniera eccessiva le vertebre lombari. A seguire le crisi vagali, che interessano il 24% delle persone, accompagnate da senso di nausea, spossatezza e vertigini, e cervicalgie, che riguardano il 20% dei lavoratori e provocano intorpidimento e formicolio al collo. Ma non è tutto, perché fissare lo schermo di dispositivi elettronici per un periodo di tempo prolungato può causare disturbi astenopici come secchezza oculare, affaticamento, senso di bruciore e visione offuscata.

Ecco infine i 10 consigli degli esperti per prevenire e curare le più frequenti patologie legate allo smart working:

1.         Fare una pausa almeno ogni 30 minuti e muoversi in giro per la casa: è fondamentale per evitare una stasi muscolare legata a prolungati periodi di inattività e rimettere in moto la circolazione sanguigna.
2.         Munirsi di una sedia adeguata al tratto lombare: le posture scorrette sono spesso dovute a postazioni non ergonomiche. Utilizzare una sedia da ufficio oppure autotrattarsi con cuscini o rialzi che allineino le vertebre è utile a prevenirle.
3.         Attenzione allo sguardo fisso rivolto verso il PC: lo schermo andrebbe tenuto alla stessa altezza degli occhi in modo da evitare disturbi astenopici e rigidità nel tratto cervicale.
4.         Effettuare esercizi dinamici di mobilità: compiere il cosiddetto “allenamento da scrivania” innalzando le braccia verso l’alto o effettuando degli squat aiuta a mantenere attivo il comparto muscolare.
5.         Creare uno spazio di lavoro adeguato: è consigliabile lavorare seduti con le braccia appoggiate sulla scrivania, favorendo il giusto distanziamento tra i polsi ed evitando di lavorare sulla poltrona o sul letto.
6.         Non sottovalutare l’importanza di un regime alimentare equilibrato: la prevenzione inizia a tavola con una dieta sana che prediliga fibre, frutta e verdura in modo da combattere la sedentarietà prolungata e il rischio di sovrappeso.
7.         Creare una routine mattutina rilassata: è consigliabile mantenere ritmi e orari regolari, iniziando a lavorare o studiare all’orario consueto e terminando alla stessa fascia oraria.
8.         Idratarsi è fondamentale: tenere sempre a portata di mano una bottiglietta d’acqua aiuta a regolare la temperatura corporea, favorisce la digestione e l’eliminazione di tossine in eccesso.
9.         Assumere una giusta postura anche a letto: riposare bene aiuta a essere meglio concentrati e produttivi. Per questo motivo è consigliabile dormire in posizione supina con un cuscino sotto le gambe oppure di fianco con un cuscino tra le gambe.
10.     Un valido aiuto arriva dalla laserterapia: grazie al processo di fotobiomodulazione della Theal Therapy è possibile recuperare in tempi brevi da lombalgie e altre problematiche posturali.

Libri, Claudio Proietti presenta "Isìra", anima danzante: la leggerezza è la chiave di tutto. L'intervista di Fattitaliani

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Fattitaliani torna a intervistare Claudio Proietti (qui intervista per Segnalibro) in occasione dell'uscita di “Isìra storia di una donna che fiorisce” nuovo libro dello scrittore, autore teatrale e regista di cortometraggi. Si tratta di un romanzo di formazione in cui si racconta la crescita della giovanissima protagonista, attraverso le sue emozioni, passioni, dolori e continue scoperte. L'intervista.

Che cosa, oppure chi, ti ha ispirato il personaggio di Isìra?
Isìra si è imposta da sé. Come tutti i personaggi delle storie che ho raccontato. Questa ragazza, in particolare, si è palesata in un momento difficile della mia vita. Mi ha salvato, in qualche modo. Da un dolore è nato un fiore delicato, ma forte. Devo tanto a lei e all’amore che mi ha fatto riscoprire verso me stesso e quindi verso l’esistenza.
Chi vi si potrebbe identificare?
Tutti. Davvero, tutti! Anche se il libro è rivolto, principalmente, ai giovani. Ma, in generale, ognuno di noi può incappare in periodi in cui ogni cosa è messa in dubbio. Periodi in cui ci si sente smarriti. Privi di punti di riferimento. Isìra è un faro. Attraverso il suo viaggio interiore/esteriore possiamo ritrovare il bandolo della matassa o abbandonarlo definitivamente. La nostra evoluzione è dolorosa. A qualsiasi età. Per un adolescente ancora di più, perché è tutto nuovo. Tutto da scoprire. 
Che cosa hai messo delle tue esperienze e, soprattutto, dei dubbi inevitabili in varie fasi della vita quando si prendono alcune decisioni?
Tanto. Poi il mio inconscio fa il resto. Quando “trascrivi” una storia (ho detto: “trascrivi” perché mi sento sempre “usato” dai fatti narrati, non ne sono mai il “creatore”) ti metti lì con l’animo candido e aspetti che sia lei a parlare. Organizzi. Cerchi di camuffare un evento che ti è accaduto per guarirlo, ma al 99% inutilmente. Non voglio ripetermi, ma la verità è che la storia si scrive da sé.
Che cos'hanno di bello e di meno bello le "anime danzanti" nell'impatto con la realtà?
Continuano a danzare! Loro attraversano la realtà senza rimanerne coinvolte. Che non significa non rendersi conto del mondo in cui si vive. Significa non restarci ingarbugliati. Ecco perché molto spesso leggiamo e ci sentiamo dire: “Vivi con leggerezza”. Se ci facciamo caso accade spesso. Perché la leggerezza è la chiave di tutto. Soprattutto per realizzarci ed essere felici. Molti la confondono con la superficialità, ma quelle non sono “anime danzanti”.
In che cosa è cresciuta Isìra durante la narrazione?
In tutto. Scopre il suo talento. L’amore. Ti pare poco?! Il bello è che non pensava minimamente a farlo. La vita le sbatte davanti il suo destino. Non le resta che seguirlo. Capita a tutti noi, ma spesso facciamo finta di niente. Allora i segnali diventano più imponenti. Poi le cose si complicano. Finché non decidiamo, finalmente, di ascoltare i “messaggi” sparsi qua e là.  
La giovane protagonista lungo la storia è cambiata e si è evoluta al di là delle tue iniziali intenzioni?
Ovviamente. Come dicevo prima io organizzo, ma poi lascio fare. La vicenda non puoi contenerla. È un cavallo brado: bellissimo e libero. Per fortuna.
E il lettore, attraverso di Lei, in che cosa potrà crescere e migliorare?
Isìra è uno specchio. Attraverso quello specchio, il lettore, può osservare cose di se stesso che magari non amerebbe vedere direttamente. In quell’immagine c’è tutto: odio, passione, tenerezza, malinconia e soprattutto tanto amore. Tanto parte tutto da qui, dall’amore. E dopo un giro immenso qui si torna.
IL LIBRO
La vicenda di Isìra ha le caratteristiche del Bildungsroman, il "romanzo di formazione", segue il percorso di crescita della giovanissima protagonista, attraverso le sue emozioni, passioni, dolori e continue scoperte tra molteplici indizi. Scrive Proietti: “Isìra ha negli occhi una stella luminosissima e il coraggio di un cerbiatto che fugge”. La sua è una formazione che ha i tratti della trasformazione, in un percorso prima di smarrimento e poi di scoperta di sé. Da bruco Isìra, nel suo cammino, si tramuta in una splendida farfalla pronta a spiccare il volo. 
“Isìra storia di una donna che fiorisce”è anche la narrazione di un amore protettivo, sviscerato e incondizionato, il racconto di “anime danzanti” che si ritrovano in una vita ancora tutta da scoprire. 
Racconta l’autore:“Volevo uscire in primavera. Non c’è momento migliore per far nascere un libro che ha per sottotitolo:Storia di una donna che fiorisce! Questa avventura è stata la mia fioritura e spero che sia anche quella di ogni anima che avrà la bontà di perdersi/ritrovarsi nelle mie pagine”.
Si invita così il lettore ad intraprendere con la giovane protagonista lo stesso percorso di accettazione e perdono di sé, per scoprire la propria anima e apprendere i doni che si possiedono senza saperlo.
Il libro è ordinabile in tutte le librerie ma, in questi giorni di chiusura degli esercizi commerciali lo si può acquistare online, sia nella versione cartacea sia e-book. Tra l’altro disponibile su Amazon con spedizione prime.
L'AUTORE
Claudio Proietti è nato a Roma nel 1973. Allievo dello sceneggiatore Leo Benvenuti (“Amici miei” di Mario Monicelli, “C’era una volta in America” di Sergio Leone, “Compagni di scuola” di Carlo Verdone) è autore di diverse commedie teatrali: “E tu sei bellissima”, “Meglio zitelle!”, “Da domani ti amo”, “Tutto per tutti”, “Tre anime in sala d’attesa”, “Papà povero papa!”. Produttore, regista e autore di cortometraggi, nel 2014 ha pubblicato il libro dal titolo Ho due storie per te (Armando Curcio Editore), e nel 2016 il libro per ragazzi L’incredibile storia di Casiamù (Edizioni Progetto Cultura) che è stato adottato da diverse scuole.

REGIONE LAZIO: NOVELLI LANCIA IL PROGETTO “MANGIA LAZIALE” PER INCENTIVARE IL CONSUMO DELLE ECCELLENZE LOCALI

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“Avvicinare il consumatore al prodotto locale di qualità, è questo l’obiettivo che mi sono prefissato quando ho deciso di proporre il progetto Mangia Laziale all’Assessorato Regionale all’Agricoltura.
Un progetto di ampio respiro che parte in questa fase emergenziale, ma che ha l’ambizione di diventare un vero e proprio punto di riferimento per le aziende agricole della nostra Regione”- spiega Valerio Novelli, Presidente della Commissione Agricoltura e Ambiente della Regione Lazio.

Il progetto prevede la creazione di una piattaforma web, affiancata da un eventuale servizio call center, per valorizzare le produzioni agricole di qualità.

“L’ idea è quella di creare un bollino Mangia Laziale- prosegue Novelli- che denoterà l’appartenenza di tutte le aziende agricole al progetto, con lo scopo di creare anche una distinzione visiva nell’ambito della grande distribuzione all’interno dei supermercati. Le aziende potranno fare richiesta per essere inserite all’interno di un sito istituzionale dedicato, affiancato da una web app, che consentirà un contatto diretto tra produttore e consumatore”.

Un progetto che punta ad entrare anche all’interno delle mense pubbliche regionali.

“Il mangiar sano è importante per chi attualmente lavora in ambito sanitario o è ricoverato in ospedale- conclude Novelli- a maggior ragione in un periodo come questo. Puntiamo, quindi, in questa prima fase,
a sensibilizzare forniture commerciali per le mense ospedaliere proponendo la sostituzione di alcuni alimenti con prodotti dotati di bollino Mangia Laziale.
Un lavoro che proseguirà quando l’attività lavorativa degli uffici pubblici, con conseguente servizio mensa, tornerà a pieno regime. Questa pandemia può insegnarci che prenderci cura della nostra salute, in primo luogo attraverso il cibo, è fondamentale per il benessere fisico di ognuno.

Il packaging “tricolore” fa crescere le vendite del made in Italy

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+0,7% in presenza della bandiera italiana e +3,5% con il claim “100% italiano”, gli esperti spiegano perché questo trend potrà aiutare le imprese nel post emergenza

Il richiamo all’italianità nel mondo della GDO continua a essere una delle caratteristiche più apprezzate dai consumatori nella ricerca di prodotti alimentari. Lo ha dimostrato un’indagine condotta dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy su un campione di quasi 20mila referenze con l’etichetta caratterizzata da un richiamo all’italianità del prodotto, evidenziando come la presenza del tricolore sui prodotti avesse generato un aumento delle vendite del +0,7% rispetto all’anno precedente, toccando un giro d’affari che supera i 7 miliardi di euro. L’importanza dell’italianità dei beni alimentari appare di grande rilevanza anche in correlazione all’attuale emergenza sanitaria che ha visto numerosi esponenti del mondo produttivo chiedere un sostegno del made in Italy: l’italianità dei prodotti copre infatti il 25,2% delle referenze a scaffale e incide per il 24,4% sul fatturato del largo consumo. Ma non è tutto, perché la presenza della bandiera italiana sulle confezioni rappresenta un segmento che interessa il 14,5% del giro d’affari dei prodotti nostrani e il 15% di share sulle vendite a valore. Dati positivi che, secondo gli esperti del settore dei consumi e della produzione, devono essere presi in considerazione anche nel post epidemia per rilanciare le vendite. “Nonostante l’emergenza sanitaria abbia destabilizzato l’economia globale, siamo fortemente convinti del fatto che i beni alimentari nostrani vadano tutelati al 100% e stiamo lavorando in questa direzione, continuando a investire nella realizzazione di prodotti attenti alle nuove esigenze dei consumatori per il post epidemia – ha spiegato Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – La garanzia di italianità e la presenza del tricolore sul packaging dei prodotti saranno leve fondamentali per il successo della GDO nel post epidemia. Continuiamo a mostrare all’Europa e al mondo intero il frutto del sapere e dei valori tramandati dalla nostra famiglia, soprattutto dell’importanza del made in Italy, che ci hanno permesso di produrre 7 tonnellate di grissini al giorno, distribuiti in Italia e all’estero”.

Oltre all’importanza del tricolore sul packaging, grande risalto è dato al claim “100% italiano” che, sempre secondo la ricerca dell’Osservatorio Immagino, ha registrato una crescita del +0,4% dell’offerta e del +3,5% nel giro d’affari su base annua. Performance estremamente positive anche per i marchi Doc/Docg che coprono il 2% del fatturato del made in Italy alimentare, mettendo a segno un aumento del 3,4% rispetto al 2018. E ancora, il trend delle etichette Dop si è mantenuto stabile con un aumento dell’1,8%. Ma non è tutto, perché secondo un’indagine della Coldiretti, sempre basata sui dati dell’Osservatorio Immagino, due terzi degli italiani sarebbero disposti a pagare almeno il 20% in più rispetto al prezzo di partenza pur di garantirsi l’italianità del prodotto che devono consumare a tavola. La rilevanza del made in Italy sull’impulso all’acquisto da parte dei consumatori è un pensiero condiviso anche da Ercole Vagnozzi, professore di Business Intelligence & Customer Relationship Management presso l’Università “Alma Mater” di Bologna: “Non esiste più una vendita di prodotti, ma esclusivamente vendita di un servizio in cui il prodotto rappresenta parte del processo che ingloba preacquisto e post acquisto. Nell’omnicanalità della vendita del servizio sul prodotto made in Italy, pertanto, la presenza della bandiera sulle confezioni ne è l’emblema essenziale perché agevola gli scambi commerciali e rappresenta il biglietto da visita primaria per l’export. La comunità virtuale del mangiare italiano nel mondo è in continua crescita, e lo sarà anche nel post crisigenerando il cosiddetto glocalismo”. Un aspetto positivo che si contrappone ai grossi stravolgimenti del prodotto che favoriscono l’italian sounding, rappresentandone una mera imitazione. Nel futuro prossimo i produttori dovranno gestire attentamente la messa a valore di queste esperienze, determinando il vantaggio competitivo difficilmente imitabile”.

NUSIA: uscito il nuovo singolo “EASTWOOD EYES” - feat. DANIEL DANIELSON

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Dal 19 maggio in radio e digitale “EASTWOOD EYES”, il nuovo singolo di NUSIA con il featuring di Daniel Danielson. Il brano scritto dalla stessa Nusia insieme a Dario Valle, prodotto da Franco Micalizzi per l'etichetta New Team Music, comunica il bisogno di nuovi eroi silenziosi e affascinanti come Clint Eastwood. 

«Sono un appassionata di cinema, Eastwood è un personaggio che ho sempre amato tanto, essendo il suo sguardo l’origine della mia ispirazione non potevo che intitolarlo così e poi il suo sguardo emana senso di libertà, avventura e coraggio» afferma Nusia.

Dario Valle, autore del brano commenta: «Pensare ad un alchimia insospettata tra il western e l’hip hop è stata la scintilla nella genesi di questo brano».

Nasce a Colonia, in Germania, il 22 gennaio da una famiglia di origine siciliana residente nel piccolo paese di Sankt Augustin vicino a Bonn. Durante la scuola dell’obbligo fino alla maturità, cresce fra le due culture, parlando l’italiano a casa e il tedesco a scuola. Viene selezionata per il concorso “Una ragazza per il cinema”, classificandosi seconda. Ottiene subito un contratto a Milano nel campo della moda. Inizia a frequentare l'accademia di teatro “Centro teatro attivo”, dove apprende l'arte recitativa. Frequenta anche il M.A.A.S (music, art and show) un centro di formazione per lo spettacolo. Nel 1999 è co-conduttrice del programma calcistico “Il processo dei tifosi” su Gold Tv. Nel 2000 partecipa al concorso “Miss Italia” entrando tra le 50 finaliste. Di seguito si trasferisce a Roma, lavora come modella e presta il suo volto a varie pubblicità e videoclip, tra cui “Stop America” di Edoardo Bennato e spot per Pepsi, Olivetti, Vodafone, Nissan, Wind.
Nel 2002-2003 affianca Gianni Morandi nelle 16 puntate del programma “Uno di noi” su Raiuno. Sempre nel 2003 viene ingaggiata dalla emittente dedicata al mondo del cinema “Coming soon television”, dove resta fino al 2008 in qualità di conduttrice di vari programmi. Nel 2005, continuando il lavoro a “Coming soon television”, ottiene la conduzione di una rubrica cinematografica nel programma giornalistico “Omnibus” su La7 fino al 2007.
Terminata l’esperienza televisiva, inizia un percorso recitativo di tipo teatrale, entrando a far parte della compagnia “Metis” di Roma ed esibendosi al Teatro dei servi e al Teatro della cometa. In quegli anni, spinta da una grande curiosità verso il mondo e da un forte bisogno di ricerca personale, viaggia molto, visitando l’Asia, le Americhe e l’Europa. Ottiene piccole parti in alcuni film e fiction tv, lavorando con Pupi AvatiRoberto FaenzaWoody Allen e Alexis Sweet.
Ereditata una passione viscerale per la musica dal padre, ex bassista amatoriale, inizia a frequentare la prestigiosa scuola di musica “Saint Louis” a Roma, dove studia chitarra e canto. Ha all’attivo una collaborazione nell’album “Light signs” del compositore italiano Riccardo Ebersbacher, dove collabora ai testi e presta la sua voce a due tracce.. “Tausend und eine Nacht” è il suo primo singolo con la Ultra Music.
Il 19 maggio esce il nuovo singolo “Eastwood Eyes” (feat. Daniel Danielson) per l'etichetta New Team Music.



RECmediacomunicazione e promozione

ARRIVA IN LIBRERIA "MYSELF" DI GIADA PAVESI, IL ROMANZO VINCITORE DI “A CACCIA DI STORIE” 2019

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Organizzato da Lucca Crea in collaborazione con Book on a tree, Fondazione Nazionale Carlo Collodi e Edizioni Piemme-Il Battello a Vapore, “A caccia di storie” è un’iniziativa di talent scouting per aspiranti autori di storie per bambini e ragazzi.
Avviato nel 2009 durante Lucca Comics & Games, offre ai giovani l’opportunità di lavorare sulle proprie storie insieme ai migliori docenti del settore durante un seminario completamente gratuito.
I borsisti selezionati partecipano a un residenziale di formazione e approfondimento pratico, e il vincitore riceve in premio un contratto di edizione da parte di Book on a Tree per essere poi pubblicato da Edizioni Piemme-Il Battello a Vapore.
L'anno scorso è stata premiata Carlotta Cubeddu con il romanzo Perdenti con le ali (in libreria da marzo 2019). Quest’anno è il turno di Giada Pavesi, vincitrice dell’edizione 2019, che dal 26 maggio troveremo in libreria con MySelf. Conosco i tuoi segreti. Ma non solo: molti dei partecipanti alle due residenze passate hanno iniziato e continuano tuttora a collaborare a progetti con Book on a Tree e nel mondo editoriale.
Il libro verrà presentato in anteprima live sulla pagina Instagram di Book on a Tree, in un dialogo a due voci tra l’autrice e Fiore Manni (instagrammer, conduttrice televisiva e autrice di libri per ragazzi) lunedì 25 maggio alle ore 17.
Ma la ricerca non si ferma: Lucca CreaBook on a Tree, la Fondazione Nazionale Carlo Collodi Edizioni Piemme - Il Battello a vapore hanno rinnovato il loro impegno anche per l’anno 2020. A loro si unisce da quest’anno Amref Health Africa, che metterà a disposizione una borsa di studio dedicata a Miriam Dubini.
La residenza artistica, che avrebbe dovuto tenersi in marzo, avrà luogo a fine ottobre, accogliendo i 12 candidati già selezionati per una settimana di corsi intensivi, workshop, prove pratiche e approfondimenti come momenti di ricerca e costruzione di buone storie oltre che essere un’occasione formativa e di apprendimento sul world buildingghostwriting, sviluppi seriali, editing, diffusioni e social network, contratti, diritti, pitch, presentazioni, illustrazioni… a cura di Pierdomenico Baccalario.
Per maggiori informazioni:  www.acacciadistorie.it


MySelf. Conosci i tuoi segreti
di Giada Pavesi
In libreria dal 26 maggio 2020
Pagine: 176 · Prezzo: 15,00 · Dai 10 anni
Ebook disponibile
Illustrazioni di Veronica Carratello

Michele fissò lo schermo poi cliccò sull’icona gialla di MySelf.
 Lo investì un’esplosione di colori, una miriade di puntini che segnalavano i profili delle persone vicine a lui, ciascuna con i propri segreti. Il mondo era lì, ai suoi piedi, e lui poteva farne ciò che voleva.

 
LA TRAMA
Michele ha tredici anni, un grande talento per il basket e una rabbia esplosiva che in certi giorni lo trasforma in una scheggia impazzita, a scuola e in campo. Difficile persino trasformarla in fame di canestri, come vorrebbe il suo dispotico allenatore. Soprattutto perché l’inflessibile coach, morbido come il cemento dell’hinterland milanese, è suo padre. E si è appena separato dalla madre, così Michele è ancor più in guerra con il mondo.
Del resto, se sei arrabbiato va così: non ce n’è per nessuno. E allora, quando per caso il ragazzo scopre di poter leggere i segreti dei suoi nuovi compagni di scuola grazie all’app chiamata MySelf, l’occasione di vendicarsi di tutto e di tutti gli si presenta su un piatto d’argento.
Poi però arriva Tessa, ecologista, impegnata e super sensibile, che gli cambierà la vita una volta per tutte...

L’AUTRICE
Giada Pavesi è cresciuta vicino a Cremona, pri­ma di trasferirsi a Milano e per un periodo a Leicester per studiare Lingue e Letterature Straniere. Scri­ve perché la sua vita non è niente di che e va in panico quando deve farla sembrare interessante. Mentre scrive, sorseggia ti­sane e si dimentica di innaffiare le sue piante.

Acne, lanciato in Italia il sistema laser italo-statunitense “ACCURE”

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Renaissance, divisione medicale italiana del Gruppo El.En. (quotato al segmento Star - Mid Cap - di Borsa italiana – ELN.MI) ha oggi annunciato il lancio, nel nostro Paese come prima realtà mondiale, di una straordinaria piattaforma laser per trattare in modo permanente l’acne.
Il Laser ACCURE è l’unico al mondo in grado di colpire ed interagire, in modo selettivo, con le ghiandole sebacee, denaturandole fino a farle scomparire, salvaguardando, al contempo, l’epidermide, con risultati straordinari e duraturi.
“Questo sistema rappresenta il punto di arrivo di due decadi di ricerca clinica, condotta dal Professor (ad Harvard e al MIT) Richard Rox Anderson, direttore del centro Wellman di Fotomedicina del Massachussetts General Hospital di Boston” fa notare Paolo Salvadeo, direttore generale di El.En. “Questa pietra miliare nella storia della medicina moderna cambierà la qualità di vita  per le centinaia di migliaia di persone affette da acne. Era il sogno del professor Anderson, che nel 2004 aveva iniziato, sull’acne, pionieristici studi con un prototipo di laser ad elettroni liberi, dalle dimensioni importanti, realizzato all’interno di un centro militare in America, e noi abbiamo contribuito a realizzarlo, ingegnerizzando un dispositivo sicuro ed efficace e soprattutto compatto viste le dimensioni del prototipo.” ha continuato Salvadeo.
Il sistema, che a bordo ha dei rilevatori molto sofisticati e precisi della temperatura della pelle, è coperto da 14 brevetti internazionali, ed ha di recente ottenuto il marchio medicale CE 0123. La dosimetria della radiazione laser, dell’esclusiva lunghezza d’onda di 1726 nanometri, è accuratissima.
L’acne rappresenta uno dei problemi dermatologici più diffusi al mondo. Si stima che essa colpisca quasi il 10% della popolazione mondiale. Esso il più delle volte, si sviluppa durante la pubertà: secondo il trattato EMC di Medicina AKOS, l’acne colpisce l’80% dei giovani tra i 12 e i 20 anni, ma le forme severe rappresentano solo il 15% dei casi. L’acne può persistere fino all'età adulta: secondo l’International Journal of Women’s Dermatology, esso è presente nel 50,9% delle donne dai 20 ai 29 anni e nel 26,3% di donne comprese tra i 40 ai 49 anni. Le pazienti di sesso femminile rappresentano i due terzi delle visite effettuate per acne dai dermatologi, mentre un terzo di tutte le visite di dermatologia dovute all'acne sono effettuate da donne di età superiore ai 25 anni. “Con Accure si potrà finalmente trovare una risposta concreta a questa patologia” è quello che i pazienti volevano sentirsi dire da tempo e sono le parole pronunciate in conclusione da Paolo Salvadeo.
“Dati clinici ottenuti negli Stati Uniti, dopo l’attivazione di numerosi comitati etici, hanno dimostrato una riduzione dell’acne attiva addirittura superiore all’80% dopo vari mesi di follow up. Ciò è stato dimostrato con centinaia di campioni istologici, prelevati ed analizzati nei laboratori di tre dei dermatologi più famosi al mondo che hanno partecipato alla sperimentazione oltreoceano: il Dr. Emil Tanghetti, a Sacramento, il Dr. Roy Geronemus, a New York, ed il Dr. Victor Ross a San Diego” ha sottolineato il dottor Marco Tagliaferri, co-inventore del laser, e direttore della Ricerca e Sviluppo di El.En.
“Renaissance é orgogliosa di supportare lo sviluppo del progetto ACCURE in Italia, nel settore dermatologico. Il sistema, nato dalla collaborazione di Quanta System SpA (Samarate) con Accure Acne Inc. (Colorado) è in fase di lancio in Italia, attraverso un processo strutturato EAP (early Adoption Program), ed è proprio da qui che inizieremo, da settembre, ciò che, siamo confidenti, verrà poi seguito in tutto il mondo, per contrastare una patologia diffusa a livello mondiale. I nostri medici ed i loro pazienti avranno la fortuna di essere i primi a poter usufruire di questa soluzione rivoluzionaria” ha concluso Lapo Cirri, Direttore Commerciale di Renaissance. 

CAMERA SOUL: online il video ufficiale del nuovo singolo "YOU"

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Da mercoledì 20 maggio è online su YouTube il video ufficiale di “YOU” (Azzurra Music), il nuovo singolo dei CAMERA SOUL, primo estratto dall’album “EXISTENCE”. Il brano è una ballata molto intensa, caratterizzata dall’arrangiamento di Pippo Lombardo e dal contributo di Alex Milella alle chitarre.
«È una canzone d'amore per l'amore stesso, quello che ritorna nella vita regalando nuovi colori, grazie all'unica persona che dopo anni riesce a restituirti fiducia e a farti innamorare ancora una volta, completamente»,commenta la band.

Il video diretto da Maurizio Fasano è stato girato a Londra prima dell'epidemia di coronavirus. «É stata una scelta dettata da due fattori, la bellezza di Londra di notte e l'interesse suscitato dalla band in questa città e in tutta l'Inghilterra. Il tutto probabilmente legato al genere soul che qui impazza e al fatto che i Camera Soul hanno effettuato un bel tour in questo paese nel 2017», afferma il regista.

Il disco “Existence” è un'esplosione di emozioni e conquista di nuovo tutti i risultati degli album precedenti dei Camera Soul. Le 10 tracce del disco seguono un fil rouge, quello della vita e dell'esistenza in tutte le sue sfaccettature.

Questa la tracklist dell’album: “Existence”, “You”, “What I Deserve”, “I Need My Friends”, “In The City”, “Colorado Sky”, “Another Smile”, “Forever In Love”, “Life”, “One More Chance”.

Il 24 aprile i Camera Soul hanno ricevuto il Premio “Artist Vision 2020 dalla “Akademia Music Awards” di Los Angeles un’ istituzione USA che ha lo scopo di riconoscere i migliori musicisti del mondo sottoponendoli ad una giuria di esperti selezionati per genere, che spesso sono gli stessi giurati dei Grammy Awards. Il Premio Artist Vision, identifica gli artisti con la più ampia visione evolutiva del loro genere. Quest'anno ne sono stati assegnati solo 5 su decine di migliaia di iscrizioni, e la band è tra questi.

Camera Soul è un originale progetto jazz / soul / funk creato dai fratelli Piero e Pippo Lombardo, che producono da oltre 20 anni musica di qualità.
La band ha realizzato 5 album che hanno ricevuto una sorprendente risposta internazionale.
Dopo il debutto con il primo album “Words Don´t speak”, il secondo “Not for ordinary people” sarà per 3 mesi nella prestigiosa Soul Chart del Regno Unito, dove raggiunge un'incredibile seconda posizione con il leggendario EWF al primo.
Nello stesso anno l'album ottiene 11 submissions ai Grammy Awards in diverse categorie e vince 3 Akademia Music Awards-Beverly Hills con le canzoni “My Heart” e “Locked inside”.
La consacrazione finale si svolge con il terzo album “Dress Code” registrato nel 2015, concesso in licenza dall'etichetta Azzurra Music e distribuito negli Stati Uniti dal partner Timkate Ent. e in Giappone da P-Vine Record con distribuzione di dischi Tower. Si distingue in tutte le classifiche internazionali di iTunes.
Numero 1 nel Regno Unito, Francia e Spagna e posizionamenti alti nella Top 50 di tutti i paesi europei.
“Dress Code” occupa il primo posto nella Soul Chart britannica per tre settimane di fila, cosa mai fatta da una band italiana, e rimane per 4 mesi nella Top 30.
In Giappone raggiunge il 5° posto nella classifica R&B di iTunes.
Il quarto album “Connections” ruota sulla BBC e in tutte le principali stazioni radio britanniche. Arriva fino al # 5 nella Soul Chart del Regno Unito; 16° nella classifica R&B giapponese e nella top 30 di tutte le classifiche europee nella sezione Smooth Jazz.
La canzone “Now” viene inclusa nella prestigiosa raccolta inglese di musica soul “Luxury Soul”.
Da qui in poi, si succedono gli inviti ai festival di qualità più accreditati a livello nazionale ed internazionale, tra cui spiccano il Viterbo JazzUp Festival, il Pozzuoli Jazz Festival, il Roccella Jazz FestivalSant'Elmo Jazz and the Tones di NapoliCatania Jazz Festival e Umbria Jazz Winter. Nel novembre dello stesso anno sono impegnati in tour in Inghilterra.
La band si è esibita a Manchester, a Birmingham, al Mick Jagger Center di Dartford (Londra) e infine sulla costa orientale del Lowestoft.
Ugualmente acclamato il Camera Soul Combo Tour alle Canarie, dove si è esibito all'Hard Rock Cafè di Tenerife.
I Camera Soul si stanno preparando per eseguire il loro 100° concerto e a realizzare il sogno di un tour in Giappone.
L'ultimo album “Existence” è un'esplosione di emozioni e conquista di nuovo tutti i risultati degli album precedenti, ed è per questo che in occasione di un tour promozionale svoltosi a Londra all’inizio del 2020 si è realizzato il video del nuovo singolo “You” per sfatare il mito del “nemo profeta in patria” mai così vero come per questa band.



RECmedia comunicazione e promozione

Intervista a Francesco D'Ippolito, il fumettista amico di Paperino

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di Damiano Conchieri - Il mio compito è quello di far sognare i bambini di oggi per portare avanti la storia e la vita dei nostri amici esploratori.

Sognava di fare il suo mestiere, quello del fumettista, fin da quando era bambino. Allora la mamma lo lasciava disegnare sui muri di casa sua. Di tempo ne è ovviamente passato, ma Francesco D'Ippolito non ha mai smesso di far vivere, un po' per mestiere e un po' per indole caratteriale dentro di sé, il fanciullino pascolinao. Oggi è seguitissimo e apprezzatissimo per la sua arte!
Francesco, a che età e quando hai deciso che avresti intrapreso la carriera nel mondo dei fumetti?
Ho sempre desiderato fare questo mestiere, sin da piccolo quando mia mamma mi lasciava disegnare sui muri di camera mia.
Che cosa in particolare ha fatto ricadere la tua scelta sul mondo della Disney?
La Disneyè stato il mio primo amore anche se in seguito sono diventato un lettore onnivoro. Ad ogni modo fondamentale è stato il mio incontro con Giovan Battista Carpi nel '96. All’epoca stavo già lavorando a bottega presso lo studio di un noto disegnatore/sceneggiatore genovese, Maurizio Mantero, che mi aveva pazientemente “cresciuto” nel suo studio. Quando conobbi Carpi decisi di svoltare e dedicarmi al fumetto umoristico. Avevo capito in un attimo che quella sarebbe stata la mia strada.
A quale personaggio di questo vasto e colorato mondo ti senti più legato in particolar modo?
Paperino. È stato il primo “scoglio” che ho affrontato quando iniziai e mi ha accompagnato in tutta la mia carriera. Paperino ha molte aderenze col mio carattere (e credo di molti). Irascibile, istintivo a volte simpatico, a volte terribile.
Uno di loro sul quale anche - esagerando - creeresti una saga tutta sua?
Tempo fa scrissi una serie di “brevi” sulla cucina. Ne scrissi un seguito, più corposo. Una sorta di gara di cucina lungo tutto il pianeta. Piuttosto ambizioso considerando che non sono uno sceneggiatore.
Che ricordo hai in particolare del primo momento in cui hai avuto modo di illustrare la tua prima storia?
Ricordo ogni momento, ogni lacrima, ogni goccia di sudore. Che emozione!
Quali credi che siano, secondo te Francesco, i requisiti fondamentali che bisogna possedere per poter svolgere al meglio questo lavoro?
Porsi ogni volta che ci si siede al tavolo di lavoro, una sfida. Porsi sempre domande. Guardare il lavoro di tutti, tenersi aggiornato e non essere mai soddisfatti di ciò che si è fatto. Incoraggiante vero?
Come funziona, descritto con poche parole, il tuo lavoro, ovvero come si svolge tutto il processo che porta un fumetto dalle parole scritte alle immagini disegnate?
Letta la sceneggiatura vengono fatti veloci bozzetti di ciascuna tavola che in seguito vengono riportati a dimensione di tavola. Il passaggio successivo e la “ lucidatura” su cartoncino ovvero il ridisegno su carta più nobile. Il passaggio successivo e ultimo è il ripasso a china.
In collegamento alla domande precedente, descrivici pure brevemente come si svolge diciamo una “giornata lavorativa tipica” di un fumettista.
Troppo noiosa per essere descritta. Passiamo alla prossima! (ride ndr)
Sappiamo caro Francesco che hai avuto modo di conoscere e di frequentare lavorativamente in amicizia un grande maestro della fumettologia Disney del panorama italiano, vale a dire l'indimenticato Giovan Battista Carpi. Vuoi parlarci un po' di lui e della vostra amicizia?
Carpi per me non era un amico, ma un maestro! Non che non provassi amicizia per lui o affetto, ma sentivo fortemente la distanza che c’è fra allievo e maestro. Questo ha reso il nostro rapporto più proficuo credo. Detto questo, ricordo giornate “spese” ad ascoltare i suoi innumerevoli racconti di vita…alcuni credo un po’ pompati affinché all’ascolto risultassero più avvincenti. (ride, ndr)
Abbiamo visto che hai una particolare predilezione della famosa saga de Il Manuale Delle Giovani Marmotte del quale, ricordiamo, il primo illustratore ne è stato proprio il compianto Giovan Battista. Lavorare quindi a questa saga Francesco, ti fa sentire in qualche maniera come un suo degno “erede”?
Le Giovani Marmotte sono un patrimonio di tutti. Quei tutti cresciuti col Manuale ed in seguito con il bel ciclo di albi che negli Anni '90 grazie a Roberto Santillo hanno riacceso l’interesse verso questi paperotti. Ora tocca a me. Ne sono onorato. Il mio compito ora è quello di far sognare i bambini di oggi per portare avanti la storia e la vita dei nostri amici esploratori.
Quale altro dei “maestri del passato” della fumettologia Disney italiana hai avuto il piacere e l'onore di conoscere?
A parte Romano Scarpa, che purtroppo non ho mai avuto l’occasione di conoscere di persona, credo tutti.
I fumetti della Disney sovente, visto il target a cui sono rivolti, vengono immancabilmente stampati a colori. Ma tu in genere preferisci i colori o il bianco e nero?
Eh, bella domanda! Ti rispondo con un piccolo aneddoto: da bambino i primi fumetti Disney che ebbi fra le mani avevano alcune pagine a colori ed altre in bianco e nero. Questo mi faceva infuriare! Odiavo le pagine in bianco e nero, mi parevano tronchi, incompleti. Ora è l’opposto.
Come mai, secondo te, sembra appunto che i fumetti rivolti a un target di bambini siano sovente colorati, mentre quelli rivolti agli adulti tendano ad essere maggiormente in bianco e nero?
Credo che ora non sia più così in assoluto. Anche i fumetti adulti, anche la granitica Bonelli cede sempre più spesso al colore. Forse sono cambiati i lettori o forse vi è un infantilismo generale, forse la legge del mercato.
E per concludere, prima di salutarci, il Francesco D'Ippolito di ieri, di oggi e di domani, come li descriveresti e cosa ti aspetti nel futuro imminente?
E’ una domanda complessa. La vita non è mai lineare. Grandi gioie e grandi dolori. Come tutti. Ognuno di quegli attimi è per me caro perché mi ha maturato… Attimi che si sovrappongono, attimi che ti modellano. Il resto verrà da sé.

PIERDAVIDE CARONE, "FORZA E CORAGGIO!": il cantautore invita alla ripartenza col nuovo singolo

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Da oggi, venerdì 22 maggio, è in radio e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download “FORZA E CORAGGIO!” (Artist First – https://artistfirst.lnk.to/ForzaeCoraggio)il nuovo singolo di PIERDAVIDE CARONE, che torna dopo oltre un anno dal successo del singolo “Caramelle” con i Dear Jack e festeggia 10 anni dal suo album d’esordio “Una Canzone Pop”, certificato multiplatino.


Sempre da oggi, è online al seguente link www.youtube.com/watch?v=VXynsyRKbu8 il video del brano, realizzato da Bastanimotion. Una clip intensa dedicata a tutti i medici, gli infermieri e i ricercatori impegnati nella lotta contro il Covid-19, i cui protagonisti sono alcuni operatori sanitari di Humanitas al lavoro nei reparti.

Scritto e composto da Pierdavide Carone, anche produttore del brano insieme a Marco Barusso, FORZA E CORAGGIO! è un inno alla resilienza che nasce dall’urgenza del cantautore di parlare di un momento di grande difficoltà che ha segnato la sua vita più recente, costringendolo ad un periodo di silenzio artistico.

L’invito del brano alla ripartenza è un messaggio che il cantautore lancia non solo a se stesso ma al Paese intero, ferito, in questo momento storico, dalla profonda crisi sanitaria, economica e sociale.

Un omaggio non solo simbolico: parte dei proventi ricavati dal singolo FORZA E CORAGGIO!, infatti, sarà devoluta ad Humanitas Fondazione Humanitas per la Ricerca a sostegno del loro impegno quotidiano per la diagnosi, la cura e la ricerca contro il Covid-19.

«La mia scelta di donare questa canzone ad Humanitas - dichiara Pierdavide Carone - nasce dalla gratitudine, personale e non solo, nei confronti di una struttura che si è presa cura di me, fisicamente e psicologicamente, quando l’anno scorso non sono stato bene. E che allo stesso modo ha indirizzato mio padre verso un processo di cure che ora sta ottimizzando nella sua amata Puglia».

«Ringraziamo davvero di cuore Pierdavide per questa iniziativa che sostiene tutti i nostri medici e ricercatori in un momento molto particolare come quello che stiamo vivendo ora  spiega Walter Bruno, Direttore Comunicazione Humanitas – La musica è l’espressione artistica della comunicazione, e il titolo di questo brano, così come il suo messaggio, fotografa l’intensità delle sensazioni condivise da tutti i professionisti di Humanitas in questi mesi difficili. La forza ed il coraggio, così come la solidarietà, hanno sostenuto medici e ricercatori in prima linea in questa emergenza, ed ora in questo momento di nuovo inizio e di speranza».

Pierdavide Carone è un cantautore italiano diventato noto nel 2009, con la partecipazione alla 9° Edizione di Amici di Maria De Filippi, in cui si classifica terzo e vince il premio della critica. Trainato dal singolo “Di Notte” (disco d’oro digitale con oltre 30.000 download), nel 2010 pubblica l’album di debutto Una Canzone Pop (Sony Music), certificato multiplatino con oltre 135.000 copie vendute, e vince il premio SIAE come miglior opera prima. Nello stesso anno firma il brano vincitore del Festival di Sanremo 2010 “Per Tutte Le Volte Che, interpretato da Valerio Scanu ed è autore del brano Ti Vorrei”sigla dell’edizione 2010-2011 di Amici di Maria De Filippi. Anticipato dal singolo “La Prima Volta”, nell’autunno del 2010 pubblica il secondo album Distrattamente (Sony Music), cui segue l’omonimo Tour. Nel 2011 incide il brano Volo A Rio, singolo di lancio dell'album corale dedicato al cartone animato “Rio”, e apre quattro date dell'“Up Patriots to Arms Tour" di Franco BattiatoNel 2012 partecipa al Festival di Sanremo assieme a Lucio Dalla, classificandosi al quinto posto della categoria Campioni con il brano Nanì, cui segue l’uscita dell’album “Nanì E Altri Racconti, prodotto dallo stesso cantautore bolognese. In estate parte il "Nanì e Altri Racconti In Tour" e scrive ed interpreta Sulle Ali Del Mondo, sigla del cartone animato Le nuove avventure di Peter Pan”. Nel 2016 passa alla It.pop, casa discografica di Alex Britti, col quale scrive e produce il singolo Sole Per Sempre, cui segue il Tour. Alla fine del 2017 e per tutto il 2018, prende parte col cantautore Antonio Maggio al “Diamoci del ToUr”. Nello stesso periodo, firma un nuovo contratto discografico con la Artist First di Claudio Ferrante. A dicembre 2018 pubblica insieme ai Dear Jack il brano Caramelle, che tratta il delicato tema della pedofilia. L’esclusione del brano dalla 69° edizione del Festival di Sanremo diventa un caso nazionale, generando polemiche da parte di pubblico e critica. “Caramelle” conta ad oggi oltre 5 milioni di visualizzazioni su YouTube e 2 milioni e mezzo di streaming su Spotify. Nel 2019 è in tour con i Dear Jack.

Foto di  Virginia Bettoja
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