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Danza, la coreografa Anna Cuocolo e la sua “pittura” in scena. L'intervista

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In questo lungo ed inaspettato periodo Covid, vi è stata l’occasione per pensare, osservare, chiedere e vedere cose lontane. Nonostante la fisicità delle persone si sia dovuta limitare ad uno schermo più o meno grande, nuovi risvolti, caratteri, intuizioni ed insegnamenti sono stati trasmessi e recepiti.

Abbiamo avuto il piacere di scambiare una a dir poco gradevole chiacchierata con Anna Cuocolo: coreografa di professione, artista dentro alle vene, o come forse direbbe lei “innt’ e vene”.
La conversazione è presto uscita dalla freddezza informatica di Skype e solo alla fine ci siamo resi conto che si è trattato di uno scambio di vedute tra persone diventate “vecchi amici”: passato, presente e lunghissimo futuro da affrontare oltre ad ogni problematica generata dalla situazione mondiale in atto.  Abbiamo stappato una bottiglia di buon rosso e sono iniziate le domande.
Vuoi parlarci di te, dei ricordi, anche introspettivi?
Sono nata a Napoli dove ho vissuto tutta l'infanzia e da questa città, quando sono andata via con la mia famiglia, ho portato via soltanto il sole che ho dentro di me. Credo non mi appartenga più nulla se non quel sole che racchiude in sé quella generosità partenopea che mi porta ad amare sempre tutto con la stessa e unicapassione.
Sono figlia e sorella di pittori, figli d'arte, che vuol dire: forza, sofferenza, sensibilità, emotività, ricerca della Bellezza.
Ho compiuto i miei studi all'Accademia delle Belle Arti di Roma in Pittura, poi all'Accademia Nazionale di Danza.
Come trascorri le tue giornate? 
Ora sono docente di Arte Scenica  al Conservatorio Francesco Venezze di Rovigo, ma sono anche pittrice, danzatrice, coreografa e regista. Il tempo vola e lo rincorro: a volte lo precedo. 
Hai dei ricordi particolarmente significativi nel merito delle tue “espressioni creative”? 
Il “Premio Positano per l'Arte della Danza Leonide Massine” nel 2003 ha affermato l’articolato percorso che mi ha condotto a dirigere oggi oltre a danzatori ed étoilesinternazionali, anche dei cantanti lirici: con ognuno creo la mia “pittura” da mettere in scena.  Sono stata ospite in molti festival in Italia e all'estero: Spagna, Scozia, Germania, Austria, Lussemburgo, Danimarca, USA (San Francisco, Miami, Baltimora), ma i luoghi che mi hanno più emozionato sono stati i musei che mi hanno ospitata con le mie creazioni. Tra i tanti mi piace ricordare il Museo di Castel SantAngelo, Museo Reggia di Caserta, Museo dell'Ara Pacis, Museo de la Real Academia Nacional de San Fernando de Madrid, Museo di Villa Torlonia. Ho collaborato con artisti, storici dell'arte, registi, costumisti, scrittori, musicisti ed intellettuali che hanno arricchito e tracciato il mio percorso fino ad oggi. Temo sempre di non citarne qualcuno e per questo direi di rinviare il seguito della risposta ad una prossima chiacchierata.
Parli mai con il cielo (come natura non come immagine divina) o con altri elementi naturali? 
Ho imparato a guardare il cielo da piccola, a sperimentare l'immenso e il sorprendente, a leggere il misterioso disegno delle nuvole e a farmi stupire dal tuono e dal fulmine. Ho imparato ad ascoltarlo nei colori vividi del crepuscolo e dell' alba che getta nel mare la speranza per chi sa tuffarsi dentro senza paura.  Ho cercato nel cielo le stelle nelle notti in cui mi sentivo al centro dell'universo, scoprendo che le possediamo tutte dentro di noi,una ad una a brillare, come in un ricamo dentro la nostra anima. Poi mi sono accorta che il vento che vi soffiava era una voce, forte, suadente e carezzevole, a volte potente come uno schiaffo che ti lascia un segno dentro e ti ammonisce. Ho scoperto che ci stavo parlando da anni, apparentemente in un dialogo muto e solitario, avevo trovato nel cielo l'imperscrutabile, l'ineffabile senso del Divino.
Quanto sta accadendo a livello globale è un immagine statica o in movimento? 
Mi viene in mente Piero della Francesca  e la “Battaglia di Eraclio e Cosroe”, mi riferisco a quella fissità pierfrancescana che sembra voglia stupirci con gesti algidi e geometrici nell' incrocio di lance e cavalieri, mentre insorge dal profondo dell'immagine pittorica con un ritmo incalzante la battaglia interiore. Credo stia avvenendo proprio questo oggi, dentro e fuori di noi. Viviamo con messaggi di certezze e rassicurazioni tra cure e vaccini, di longevità e umano benessere, mentre nel profondo si protende verso sconfinati percorsi alla ricerca di un Dio buono e misericordioso  che ci distolga dal baratro di una umanità fragile e impotente. 
Come vedresti il mondo, il paese, la città... se avessi una comoda poltrona tra le nuvole? 
Mi vedo come la dama di corte che si affaccia dall'oculo che sovrasta “la camera degli sposi” del Mantegna. Una visione illusionistica dal cielo, che scruta il mondo e anche lo spazio limitato e regale di due sposi che vi dormono forse si amano e sognano. I putti , il pavone a farmi compagnia per guardare con letizia un mondo, una umanità che può sperare, sognare e sentirsi al centro dell'universo come in un nuovo umanesimo, ma senza la presunzione di poter fare a meno del divino e del sublime, con la consapevolezza di una dignità impressa senza la quale non è lecito abitare e condividere quel paradiso lussureggiante, a tratti arido e roccioso dai percorsi a volte impervi e scivolosi, ma anche dalle possenti cattedrali ,dai marmi scolpiti con architetture avveniristiche che svelano la sapienza e il genio dell'uomo. Vedo una città che si racconta come in un cortometraggio dell'anima che si ”avvolge “ verso il cielo. 
Cosa cambieresti nel comportamento degli umani? 
Cambierei:
la stupidità che umilia
la durezza di cuore che paralizza l'anima
l'onnipotenza che non è concessa all'uomo
L'incapacità ad abbandonarsi alla Meraviglia poiché è l'ineffabile dono della vita 
Credi che torneremo tali e quali a prima del virus o cambierà qualcosa?
L'uomo ha ogni giorno l'opportunità di cambiare e volgere al bene. Le guerre, le paure che risiedono nel cuore umano da sempre. le epidemie, possono essere opportunità di riflessione, occasione per leggersi dentro e capire qual è il vero tesoro che dobbiamo ricercare e possedere. Ma è sempre un libero arbitrio, una opportunità che viene offerta in tante occasioni, a volte molto meno epiche come questa epidemia. A volte basta un solo sguardo di dolore che ti taglia dentro l'anima e senti il sangue che sgorga dal petto come pioggia che purifica e cambia. 
Il mondo artistico ha subito un severo altolà. Quanto a tuo avviso ci vorrà per ripartire, seguendo le nuove regole imposte dalle fase 2? 
Riassumerei con un concetto Futurista : il “Dinamismo” proiettato verso una prospettiva culturale con molteplici punti di vista.
Crea un quadro/immagine con la tematica del dopo Covid-19 ed immergiti dentro. Come posizioneresti gli attori? Quali sfondi utilizzeresti? Inseriresti delle strade di collegamento tra natura, esseri, incontri sporadici o predestinati e che tipo di strade (città, campagna, immersione nelle arti o nella natura...). 
Immagino esattamente un quadro, anzi un percorso attraverso finestre aperte sulle opere pittoriche: dal “Bar delle Follies Bergères” di Edouard Manet  alle ombre colorate, ai tratteggi degli impressionisti, ai giardini fioriti di Monet e alle notti illuminate di Pissarro, ai morbidi nudi di Renoir. Qui c'è posto per tutti noi attori e protagonisti della nostra vita, dove i percorsi si intrecciano e le strade si incontrano per creare nuove opere e nuova Bellezza destinata all'eternità. 
Grazie Anna, è stato bello ascoltare la tua visione della vita, carica di emozioni. Sei riuscita a colorare e farci camminare in un mondo … in punta di piedi: quasi per non far calpestare i sogni che ci circondano.
Alan Davìd Baumann

(nella foto Anna Cuocolo con l'étoile Davide Dato)



Filippo Flocco, esce "Anima nuda" romanzo autobiografico dello stilista

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Il romanzo autobiografico dello stilista Filippo Floccoè un'opera prima che sbalordisce sin dal suo incipit: «Le domande apparentemente più semplici sono sempre le più profonde. “Dove sei nato?”. “Dove abiti?”. “Dove stai andando?”. “Cosa stai facendo?”. Ogni tanto torna a pensarci e osserva come cambiano le risposte.»

«Scrivere di se stessi non è per niente semplice – le parole di Filippo –. Ma dopotutto chi se ne frega, la nostra sarà una conversazione confidenziale dove io mi racconterò e tu mi leggerai. Se vorrai, anche fino in fondo all’anima... Se mi fossi dovuto preoccupare dei giudizi degli altri, probabilmente non avrei mai avuto la forza di fare il primo passo che ha segnato il mio cammino lungo una vita. Appunto, una vita. Sarà un rapporto alla pari il nostro. Tu mi leggerai dove vorrai, in quell’ora del giorno in cui la luce scompare e si riesce a confessare qualsiasi cosa, oppure nel tuo momento più intimo. Ma se sorriderai, allora avrai capito...
Il libro è in uscita il giorno 18 Maggio presso le edizioni Ricerche&Redazioni: per acquistare il libro sarà sufficiente contattare la casa editrice all’indirizzo info@ricercheeredazioni.com. Fino alla fine di maggio, infatti, il libro sarà acquistabile solo presso l’editore, mentre dal 1° giugno anche in tutte le librerie e gli store online. Per ricevere  il libro con la dedica di Filippo direttamente a casa, sarà necessario rivolgersi sempre alla casa editrice.

Rossini Opera Festival 2020, dall’8 al 20 agosto: La cambiale di matrimonio, Viaggio a Reims e 6 concerti

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L’edizione 2020 del Rossini Opera Festival, a lungo a rischio per la pandemia di Covid-19, si terrà dall’8 al 20 agosto.
Il programma della manifestazione, giunta alla 41esima edizione, è stato riadattato per tutelare al massimo la sicurezza di artisti e pubblico. Nei prossimi giorni saranno rese note la nuova data di apertura delle prenotazioni e tutte le informazioni utili per la prenotazione e l'acquisto dei biglietti.
Sarà proposta una nuova produzione, La cambiale di matrimonio, in programma al Teatro Rossini l’8, 11, 13, 17 e 20 agosto. L’orchestra suonerà in platea e il pubblico assisterà allo spettacolo dai palchi.
L’opera sarà diretta da Dmitry Korchak, al suo debutto come direttore d’orchestra al ROF, alla guida dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini e di un cast composto da Carlo Lepore (Tobia Mill), Dilyara Idrisova (Fanny), Davide Giusti (Edoardo Milfort), Iurii Samoilov (Slook), Alexander Utkin (Norton) e Martiniana Antonie (Clarina). La regia è curata da Laurence Dale, coadiuvato da Gary McCann per scene e costumi. L’opera è in coproduzione con la Royal Opera House di Mascate, dove sarà riproposta nel gennaio 2021. Assieme alla Cambiale di matrimonio, sarà proposta anche la Cantata Giovanna d’Arco, interpretata da Marianna Pizzolato.

L’ultima recita (20 agosto) sarà trasmessa in streaming gratuito sul sito web del festival, per dare l’opportunità ai tanti spettatori che quest’anno non potranno essere a Pesaro di mantenere il proprio legame con la manifestazione anche a migliaia di chilometri di distanza. Lo spettacolo sarà proiettato anche in piazza del Popolo, come è tradizione per la serata conclusiva della manifestazione.

L’altro luogo utilizzato per gli spettacoli sarà piazza del Popolo, luogo ormai simbolico per il ROF: dopo un passato di grandi concerti (Marilyn Horne, Montserrat Caballé, June Anderson, Luciano Pavarotti) negli ultimi anni è diventato punto di ritrovo per tutta la cittadinanza in occasione della ultima serata in calendario, proiettata su grande schermo. Quest’anno la piazza recupera anche la sua dimensione dal vivo. Sono in programma, il 12 e il 15 agosto, due date del Viaggio a Reims messo in scena ogni anno da Emilio Sagi nell’ambito dell’attività dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”. Stavolta il cast sarà composto da ex-accademici che hanno già avviato una carriera internazionale. L’Orchestra Sinfonica G. Rossini sarà diretta da Giancarlo Rizzi.

Sempre in piazza del Popolo, si terranno sei concerti con orchestra tenuti da alcuni tra i principali interpreti rossiniani d’oggi: Olga Peretyatko (9 agosto), Nicola Alaimo (10 agosto), Jessica Pratt (14 agosto), Juan Diego Flórez (16 agosto), il trio di buffi Alfonso Antoniozzi, Paolo Bordogna ed Alessandro Corbelli (18 agosto), Karine Deshayes (19 agosto). L’orchestra sarà la Filarmonica Gioachino Rossini, diretta da giovani talenti della direzione d’orchestra quali Michele Spotti, Nikolas Naegele ed Alessandro Bonato.

“Non ci siamo mai persi d'animo” spiega il Presidente del ROF Daniele Vimini “e in queste settimane abbiamo lavorato a esplorare tutte le possibilità, con una forte attenzione allo scenario in evoluzione e alle scelte dei nostri omologhi internazionali. Il Sovrintendente Palacio assieme alla struttura ha fatto un lavoro straordinario e questa edizione tutta in centro storico avrà un fascino unico per il pubblico italiano e, se sarà consentito viaggiare, mondiale. Sicuramente la riapertura agli spettacoli del Teatro Rossini e tutto quanto sarà possibile vedere e ascoltare in Piazza del Popolo sarà una cartolina che resterà nel cuore di tutti i pesaresi”.

Drew e Jonathan Scott in "Fratelli in affari: una casa è per sempre" su Cielo dal 18 al 29 maggio

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Gli amatissimi Drew e Jonathan Scott tornano, in prima visione assoluta su Cielo (DTT 26, Sky 126, TivùSat 19), con un format tutto nuovo.
Nella nuova stagione di “Fratelli in Affari: una casa è per sempre”, in onda dal 18 al 29 maggio, dal lunedì al venerdì, alle ore 16.10, i fratelli più amati del canale si cimentano in una sfida del tutto inedita: aiutare giovani coppie a trasformare le loro abitazioni in vere e proprie case, focolai domestici in cui affondare le radici e vivere felicemente tra risate di gioia e pianti di commozione di figli e nipotini.
Sempre la casa è al centro dell’attenzione degli amatissimi fratelli Scott, agenti immobiliari dello Stato della British Columbia, in Canada.  Questa volta, però,  forti dell’esperienza maturata nelle passate stagioni, Drew e Jonathan sono chiamati a unire le loro forze per trasformare un semplice immobile in una casa da sogno, dove gli spazi sapientemente ottimizzati e perfettamente arredati creano un ambiente accogliente e confortevole per tutta la famiglia.

La Ristorazione delle Tavole Tauriliane

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Sono di queste ore le dichiarazioni del presidente delle Tavole Tauriliane, Nicola Lionello, dell'Antica Trattoria Taparo, sulla tanto attesa riapertura dei ristoranti associati alla compagine della città di Torreglia, divenuta ormai famosa, presso il grande pubblico, come la capitale della Food Valley dei Colli Euganei.
"Un comprensorio, afferma il presidente Lionello, che dalla pianura ai piedi dei Colli Euganei e fin su a salire a Torreglia Alta, scollinando al di là dei verso la pianura che guarda Vicenza, è uno dei più famosi del padovano e del Veneto, proprio per la grande offerta qualitativa de ristoranti e trattorie che qui hanno la loro sede. Più di una dozzina dei quali, associati alla nostra associazione delle Tavole Tauriliane, che sono stati costretti al blocco dell'attività imposto dall'emergenza Covid 19. Una chiusura totale che, finalmente, sembra aver trovato la sua fine nella data del 18 maggio. Quando, governo nazionale e governo regionale,  dovrebbero dare il via libera definitivo per poter riprendere la nostra attività di ristorazione e, soprattutto, di ospitare le migliaia di ospiti e buongustai  che per tutta la durata di questa desolante primavera, sono rimasti orfani dei nostri tipici piatti primaverili del nostro territorio."  Riferendosi così ai golosi risotti alle primizie di campo e alle erbette spontanee, come i mitici bruscandoli (gemme di luppolo), i carletti ( silene ), le barbe d frate (agretti), gli asparagi  o gli inimitabili bigoli al torcio conditi con i ragù più fantasiosi. E ancora, le tagliatelle fatte in casa o  i pasticci e tutte le altre leccornie. Irresistibili primi piatti che andavano a precedere i succulenti secondi; dagli arrosti di carne a e le altrettanto ghiotte variazioni sul tema al tipico torresano o alle altri sapide carni degli animali di corte. Preparazioni culinarie note e care finanche a Galileo Galilei che già nel seicento passava in quel di Torreglia per concedersi qualche ora di aria buona e salutare non tralasciando di soddisfare il suo palato.
" Altri ancora, i personaggi famosi della storia che hanno visitato e soggiornato nella nostra Torreglia - continua Giuliano Lionello, del ristorante Al Pirio e vice presidente dell'APPE ( associazone pubblici esercizi di Padova, nonché membro delle Tavole Tauriliane - per godere le bellezze paesaggistiche e la qualità della buona tavola. Ed è anche in onore alla loro memoria che il nostro impegno non è mai scemato; neanche in questi lunghi mesi di desolante inattività. Anzi, al pari mio, così anche tutti gli altri amici e colleghi associati, sono stati giorni trascorsi alla ricerca di nuove proposte, rivisitazioni di ricette della tradizioni, sperimentazioni gastronomiche e, non ultime, di soluzioni ideali in tema di sicurezza e salubrità per la nostra clientela, in vista di una riapertura. Che finalmente, sembra ormai ai nastri di partenza nella prossima settimana,  già a partire da lunedì 18 maggio". "
Una data, ricorda Fabio Legnaro, dell'Antica Trattoria Ballotta ed emerito presidente delle Tavole Tauriliane, che non sarà univoca per tutti noi appartenenti all'associazione. Qualcuno infatti aprirà qualche giorno dopo, altri, forse il giorno stesso dello sblocco e comunque quando tutti saranno a conoscenza e padroni delle linee guida dettate dagli amministratori della cosa pubblica, in tema di sicurezza e salubrità per i nostri clienti, per i nostri dipendenti e per noi stessi."
Un tema decisamente sentito, quello delle norme igieniche e sanitarie da rispettare, e sul quale si sofferma anche Paolo Putti, segretario delle Tavole Taurliane e co-patron de La Tavolozza, affermando che " Prima di riaprire e prima di tutto, stiamo verificando che tutte le norme sanitarie adottate per i nostri locali siano in linea con quanto sarà comunicato ufficialmente prima dell'avvio della riapertura di lunedì 18 , in questa cosiddetta Fase 2 per l'uscita dall'emergenza Covid19  " .
" Non solo per evitare o incorrere nelle giuste sanzioni previste per quanti non ottemperano all'osservanza delle regole da adottare in questo periodo, gli fa eco Simone Cavazzana del ristorante La Cantinetta, ma soprattutto per offrire il top dell'offerta ristorativa, anche in fatto di salubrità, come del resto è già nei nostri standard abituali. Che, con la più evidente ovvietà, mai come in questa fase di ripartenza saranno al centro delle nostre attenzioni, a garanzia della salute dei nostri clienti e dei nostri dipendenti." 
"C'è poco da sottovalutare o da lesinare, in materia di sicurezza, prosegue poi Mauro Polonio, dell'Hotel La Torre e del ristorante Corte Sconta. Men che meno quando si deve continuare ad offrire il meglio, ma anche di più, ad una clientela che abbiamo sempre soddisfatto al massimo dei livelli  e che ora, visto il periodo dal quale siamo appena transitati, sicuramente, si attenderà ancora più cura e attenzione" .
" E' indubbio che per quanto riguarda la qualità del cibo, non abbiamo certo problemi, prosegue Cristian Rigato del ristorante Afazenda, da sempre cerchiamo di servire il meglio del territorio. Quel che può destare preoccupazione, sono queste attese linee guide governative che noi tutti abbiamo cercato di anticipare e fare nostre già da qualche giorno. Auspichiamo dunque di essere già perfettamente in linea, anche grazie alle operazioni di sanificazione già attuate nel rispetto delle regole HACCP  che qualora necessario, possono essere tranquillamente implementate in tempo reale."
" Per quanto riguarda tutta la mise en place, continua , Enio Agnolon dell'Antica Trattoria Antenore,  il ricorso ai diversi prodotti monouso, quali saliere, speziere, oliere e altri prodotti, sarà un passaggio obbligato sul quale ci siamo mossi però con l'indicazione, per i nostri fornitori, di procurarci i prodotti qualitativamente superiori nel mercato" .
" Del resto, gli fa eco Serafino Baù dell'enoteca ristorante San Daniele, per noi che ricerchiamo continuamente i prodotti di nicchia targati Slow Food non temiamo le regole sulla migliore genuinità e salubrità degli ingredienti per i nostri ospiti". 
"Ospiti che sono il nostro patrimonio più caro, sottolinea Valerio Tramontan del ristorante  La Griglia, e ai quali abbiamo sempre cercato di dare il massimo in tema di accoglienza e ospitalità. Evidente dunque che proprio in tema di sicurezza non possiamo che essere pronti per riaprire i nostri locali già dal 18 maggio" 
" In sicurezza e con la professionalità che da sempre ci contraddistingue, aggiunge patron Carlo del ristorante rifugio Monte Rua. " 
"La stessa, conclude infine Giovanna Zanetti, di Dario Ricevimenti, che ci ha permesso, come del resto a tutti in ostri colleghi, di diventare un indiscutibile emblema di ristorazione di alto livello anche ben oltre i confini dei nostri Colli Euganei. Vedendoci quali i più rappresentativi ambasciatori della gioia per il palato e la voglia del bien vivre ... e in ottima salute ! " 
A presto dunque. Anzi, alla prossima settimana! Questo l'ormai imperioso annuncio con il quale le Tavole Tauriliane salutato i loro tantissimi clienti e amici nell'attesa di cominciare a reincontrarli uno uno uno dal 18 maggio nei loro ristoranti. 

Anna Ferzetti torna nel fanta-ecologico Stop! ambientato nel 2050

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Candidata ai David di Donatello 2020, nella categoria migliore attrice non protagonista, per la sua performance in Domani è un altro giorno di Simone Spada, Anna Ferzetti è ora protagonista di Stop!, diretto dall’esordiente Salvatore Fazio e co-prodotto da Alfonso Maria Chiarenza e Massimiliano Bruno.               

Stop! è un cortometraggio ambientato nel 2050 su un pianeta Terra ridotto allo stremo dal surriscaldamento globale e in cui, mentre una ragazza si trova a dover affrontare il proprio passato, una donna, a quanto pare, può rappresentare la salvezza. Possono essere la stessa persona? Il mondo si salverà?

Stop! racconta un futuro distopico, una società in cui il surriscaldamento globale sta arrivando al punto di non ritorno. Si può quindi parlare di un’opera fanta-ecologica, di un corto che mira a far riflettere gli spettatori su un tema molto attuale, ma che viene ancora sottovalutato, e su come l’avvenire del nostro pianeta possa essere strettamente intrecciato alla nostre vicende personali.

Accanto ad Anna Ferzetti, il cast di Stop! – distribuito da Premiere Film – include Andrea Venditti, Giancarlo Porcari, Chiara Tron, Marco Landola, Federico Maria Galante, Silvia Maria Vitale, David Marzullo, Andrea Galasso e Daniele Blando. 

Firmano la sceneggiatura di Stop! Bruno stesso insieme al regista, mentre la colonna sonora è a cura di Micki Piperno.

Racconti in quarantena: Il Patrizio

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di Mario NarducciAveva l’andatura del pastore, lenta nel “parare” le greggi al pascolo, tra belati rassegnati e suono stanco di campani, e statuaria quando sosta a contemplare le distese verdi che confluiscono dove le montagne prendono ad arrampicarsi verso il cielo.
Del pastore aveva lo sguardo capace di riconoscere le assenze di capi e pronto a cogliere l’insofferenza dei cani che lo mettono in allarme prima ancora dello scomposto abbaiare, tra il frenetico andirivieni che raccorpa le pecore. 
Vestiva alla bell’e meglio, un giubbotto senza più colore o un maglione grezzo di lana, scarponi malandati ai piedi e sul capo un cappellaccio sfibrato di paglia, forse da donna un giorno, che a mala pena riusciva a mettere nell’ombra anche la barba lunga e incolta. Appeso di sghembo ad una spalla, uno zaino militare unto e bisunto come tutti i vestiti, floscio per metà e per l’altra metà ripieno di scartoffie misteriose. Lui, del resto, il pastore lo aveva fatto per davvero, in un terreno di proprietà presso Coppito, dopo che le Ferrovie dello Stato, che lo avevano tenuto a lavoro per una vita, lo misero in quiescenza con tanto di pensione più che dignitosa per un uomo solo.

Da ferroviere era tutt’altro uomo. Messo bene come può esserlo un addetto allo scambio di binari, o in ricognizione presso i treni fermi, per colpirne le ruote con un colpo secco del martello lungo il cui suono chiaro ne attestava il buono stato, fuori del lavoro stava in giacca e cravatta come un nobil signore, distinto e su di petto, perché lui sapeva d’essere quel che tutti gli altri ignoravano: l’erede di un antico casato che intorno al 1250 aveva contribuito, con altri signorotti del contado, a fondare la città dell’Aquila.

Sul lavoro appariva attento e sereno. Ma dentro di sé, negli anfratti più remoti dell’anima, era tutto uno struggimento. Con pazienza certosina era andato a consultare archivi e biblioteche, quelle pubbliche e quelle degli ordini religiosi che all’Aquila avevano avuto fioritura antica e che per gli studiosi erano manna da saziare ogni fame di sapere. Aveva trovato carte, diceva, che ne comprovavano l’alto lignaggio. Era l’erede, diceva, dell’antica e nobile famiglia degli Scapuleti, che se gli toglievi la esse avrebbe fatto il paio con il casato dell’innamorata infelice di Verona, la dolce Giulietta, protagonista del contrastato amore con il bel Romeo, Montecchi per intenderci. Ma queste cose, le sapeva solo lui, che nell’intimità della propria abitazione trascorreva notti insonni per esplorare un passato di grandezze e di meraviglie che voleva riconquistare ad ogni costo, un giorno, quando le Ferrovie lo avrebbero messo in libera uscita e lui avrebbe avuto tutto il tempo di rifarsi nei confronti di una Città nobile che lo disconosceva.

Io ho fondato L’Aquila”, incominciò a dire dal giorno dopo che andò in pensione. Non avrebbe potuto farlo prima, senza correre il rischio d’essere preso per folle. La prima cosa che fece, con i soldi della liquidazione, fu quella di comperarsi un piccolo gregge da portare al pascolo sui terreni di famiglia che in tal modo gli parve di rifar propri. Altri soldi li mise in banca, altri ancora sotto il materasso per le spese quotidiane, come pagare il conto alla trattoria dove si recava a prendere i pasti. Ma la pastorizia non gli dava il tempo per affermare in città chi realmente era: il nobile Scapuleto coppitano, che aveva in tasca un titolo vero in un mondo di cercatori di quarti di nobiltà a moneta sonante, distribuiti da titolati veri che in tal guisa ripianavano debiti dopo aver sperperato patrimoni.

Vendette il gregge e si sentì finalmente libero di battere la città in largo e in lungo per proclamare al colto e all’inclita la sua nobiltà. Fu allora che incominciarono a chiamarlo “il Patrizio”, in una città di baroni, marchesi, duchi e perfino con un principe venuto da fuori e che la scelse per sua. Lo struggimento dell’antico ferroviere divenne ben presto ossessione, una pulsione maniacale che non trovava sbocco: lui era quello che gli altri non vedevano, ma ben altro da quel che vedevano. Un uomo qualunque al di sopra di ogni normalità. Da qualche parte, forse nello stesso suo territorio, avrebbe dovuto esserci anche un castello che il tempo aveva buttato giù. Un uomo che inseguiva la sua riconquista, un don Chisciotte che cavalcava un ronzino di sogno ed era solo un miraggio.

Incominciò a degradare fisicamente e nel vestiario. Fino a diventare un barbone maleodorante che fermava i passanti per strada per dire loro chi era; accostava le studentesse al bar sciorinando le carte tirate fuori dallo zaino; bloccava la gente al mercato della Piazza per dire che nella Basilica di San Bernardino c’era perfino una cappella di famiglia, fatta edificare a sue spese da un antenato, monsignor De Benedictis, erede degli Scapuleti, davanti alla quale si faceva fotografare. Era diventato, nel tempo, un incontro fisso un po' per tutti, una sorta di visione ectoplastica, parole all'aria cui non badava più nessuno, una spugna, però, intrisa di simpatia. Dopo il terribile terremoto dell’Aquila, lo videro in giro solo per poco fino a che i giornali non ne annunciarono la fine. Che fu anche la fine di un sogno. Nessuno mai crede di essere quel poco che è, aveva scritto un filosofo latinoamericano dei nostri giorni. Ma il Patrizio non apparteneva alla schiera dei nessuno. Per tutta la vita egli aveva creduto di essere, fino all’insania, quel che forse non era.

Il turismo ai tempi del Covid-19: (l’incertezza) delle regole, traiettorie di sviluppo sostenibile e nuovi modelli di business

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Lunedi 18 maggio ore 11,00 alla presenza del Presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli, e del Presidente di ENIT, Giorgio Palmucci, si inaugurerà il primo Webinar sul Turismo per professionisti, accademici ed esperti del settore.

Roma, 15 maggio 2020- Il Corso di Laurea in Turismo e valorizzazione del territorio dell’Università Europea di Roma annuncia il primo convegno digitale sul Turismo ai Tempi del Covid-19 che si terrà, lunedì 18 maggio dalle ore 11,00 alle ore 13,00 e avrà un moderatore d'eccezione, il Vice Direttore del TG LA7 Andrea Pancani.Un Webinar, quello di UER, che per la prima volta riunisce accademici e istituzioni del settore e che si pone l’obiettivo di creare un dialogo tra le parti, per riflettere sul futuro del turismo in Italia e in Europa. L’evento si aprirà con i saluti del Magnifico Rettore Prof. P. Pedro Barrajón Muñoz L.C. e sarà suddiviso in due parti; nella prima tranche si tratterà il tema dell’incertezza delle regole del Turismo post Coronavirus e interverranno: Marcella Gola, professore ordinario di Diritto Amministrativo presso Università di Bologna, Ruggiero Dipace, professore ordinario di Diritto Amministrativo dell’Università del Molise e Giovanna Iacovone, professore associato Diritto Amministrativo Università della Basilicata. Nella seconda tranche, si tratterà il tema delle traiettorie di sviluppo sostenibile e dei nuovi modelli di business e prenderanno parte al dibattito: Alessandra Priante, Direttore del Regional Department for Europe UNWTO, Giorgio Palmucci, Presidente ENIT, Paolo Giuntarelli direzione regionale Istruzione, Formazione e Ricerca alla Regione Lazio, Roberto Ottaviani, Direttore Agenzia regionale del Turismo alla Regione Lazio, Marina Lalli, Presidente Federturismo Confindustria, Barbara Casillo, Direttore regionale Associazione Italiana Confindustria Alberghi, Valentina Castello, docente di reti e sistemi turistici locali e marketing del turismo all’Università Europea di Roma ed, infine, Filippo Brunetti, Avvocato. Concluderà il convegno la Coordinatrice del corso di laurea di Turismo e valorizzazione del territorio di UER, Loredana Giani che dichiara: “Questo convegno digitale è un'occasione per riflettere insieme su un settore importante della nostra economia, nel necessario dialogo tra scienza e destinatari delle azioni pubbliche”.


#TBQweb, palinsesto settimanale dal 18 al 24 maggio sulla pagina facebook del Teatro Biblioteca Quarticciolo

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Al via il palinsesto settimanale - dal 18 al 24 maggio - di #TBQweb sulla pagina facebook del Teatro Biblioteca Quarticciolo.

La sezione #TBQscuole prevede, in diretta facebook, due appuntamenti rivolti alle scuole per restituire memoria e approfondimenti critici su alcuni spettacoli che sono stati ospiti nelle passate stagioni di teatro ragazzi. Federica Migliotti, curatrice della stagione ragazzi, incontra rispettivamente, lunedì 18 maggio (ore 11) Tonio De Nitto, regista della Compagnia Factory Compagnia Transadriatica, per approfondire tematiche e processo creativo alla base di Diario di un brutto anatroccolospettacolo che a partire dalla favola di Andersen racconta un viaggio di formazione alla ricerca di sé stesso e del proprio posto nel mondo e alla scoperta della diversità come elemento qualificante e prezioso; martedì 19 maggio (ore 11), Fabrizio Pallara per discutere intorno ad Auschwitz. Una storia di vento, spettacolo che diventa un diario, fatto d’immagini, emozioni, di suoni e musiche, di spazi, di persone e di vento e che affronta con delicatezza il tema della Shoah come evento storico e come emblema di ogni discriminazione. Lo spettacolo trae ispirazione dall’omonima app interattiva per ragazzi ideata e realizzata da Franco Grego per la casa editrice il paragrafoblu.
Il 20 maggio (dalle ore 10.00 alle 22.00)Manifest’Azione per Giacomo Verde, a cura di Dalila D’Amico e Alessandra Moretti. Il TBQ in collaborazione con Aldes dedica un ritratto all’artivista Giacomo Verde, scomparso di recente. Fra i pionieri dell’arte elettronica e digitale italiana, regista, performer, poeta e attivista, Giacomo Verde ha attraversato dagli anni ’80 fino agli ultimi giorni della sua vita molteplici territori artistici con un approccio critico, creativo e sovversivo nei confronti dei diversi media. Per tracciare un percorso, in maniera gioiosa e collettiva la pagina fb del Teatro Biblioteca Quarticciolo dalle ore 10.00 alle ore 22.00 pubblica pensieri, video, fotografie e articoli di artisti che hanno collaborato con Giacomo Verde. Questa collezione di dediche online è intervallata da due dirette streaming realizzate in dialogo con artisti, studiose e studiosi che racconteranno l’inconfondibile e dirompente carica estetica dell’artista.Nella stessa giornata sono previste anche due dirette facebook: ore 17.00Carlo Infante (docente di Performing Media e fondatore di Urban Experience) in conversazione con Renzo Boldrini (autore e regista); ore 18.30Dalila D’Amico in conversazione con Tommaso Verde (figlio e Presidente dell’archivio Giacomo Verde), Annamaria Monteverdi (esperta in digital performance e video teatro e ricercatrice in Discipline dello Spettacolo), Andrea Balzola(drammaturgo, regista e docente di drammaturgia multimediale), Sandra Lischi (docente di Cinema, Fotografia e Televisione), Silvana Vassallo (curatrice, gallerista, studiosa di arte contemporanea) Roberto Castello (danzatore, coreografo e co-fondatore di Aldes).
23 maggio (ore 12), in occasione della Giornata nazionale della Legalità, è trasmesso in prima visione Poesie dal QuarticcioloQuando la legalità incontra la poesia di e con Valerio Magrelli che nel suo Coro della legalità scrive: “Legalità è legittima se lega il forte, se tutela il debole. È il nodo che scioglie l'Umano legandone i legami. Non c'è legalità fuori da quel legame dove si stringe per meglio liberare.”
24 maggio (ore 19) in prima visione, nella sezione TBQfamiglie, primo dei quattro appuntamenti per i più piccoli e per le famiglie. IN CARROZZA! Teatro, storie, musica e sorprese per viaggiare con la fantasia, con Chiara De Bonis, scritto da Chiara De Bonis e Federica Migliotti (quest’ultima firma anche la regia). A bordo di un vero carrozzone appartenuto ad antichi giostrai vive Cosetta, principessa giramondo. Raccolte dentro i più disparati contenitori conserva filastrocche, modi di dire, indovinelli, curiosità, storie e canzoni che di puntata in puntata ci farà scoprire. E la riserva speciale spetta proprio al teatro... Alcune tra le più importanti compagnie di teatro ragazzi hanno realizzato ad hoc per Cosetta e le famiglie amiche del TBQ un contributo video, ognuno utilizzando il proprio specifico linguaggio. Insieme alla conduttrice accompagneranno i piccoli spettatori in un viaggio alla scoperta di mondi immaginari e personaggi fantastici. Prima compagnia ospite è Compagnia Teatro Verde di Roma.
Con #IncursioniArtisticheDiMutualità il programma di iniziative social del Teatro Biblioteca Quarticciolo si inserisce nel palinsesto digitale TIC ON LINE dei Teatri in Comune – l’articolata rete di spazi per lo spettacolo parte del Sistema di Teatro Pubblico Plurale, coordinato dal Teatro di Roma e promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita Culturale.

L’amore al tempo del Covid-19, 4^ Puntata, a cura di Roberta Cannata e Andrea Giostra

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Voce, interpretazione e testo di Roberta Cannata | “L’Amore al tempo del Covid-19” | Terzo Capitolo “Lisa e Stefano”:
Video Clip YouTube: https://youtu.be/SmNUyq3EkMI 

Roma, 29 marzo 2020, Preludio al bacio
La terrazza del mio piccolo attico, con vista mozzafiato, ormai si era trasformata in una comune degli anni ’70, una via di mezzo tra il Festival di Woodstock e Campo Volo , peccato però che non ci siano né Hippie a cantare “Aquarius” e neanche quel figo del Liga a “Ballare sul Mondo”! Eh si perché la storia della Milva, la mia vicina ex modella di età vintage, era appassionante, da pop-corn al caramello dopo aver affittato un film in cassetta dal mitico “Blockbuster” in Corso Francia,  insomma aveva catalizzato l’attenzione di tutto il palazzo e anche dei dirimpettai appollaiati sui balconi (tante faccine emoticon miste).
Ebbene, parlavamo di Due Innamorati che si baciavano per le vie della città. Gossip? Leggenda? Insomma, al Tempo del Covid-19 un Bacio in pubblico è da Super Eroi!
Ma prima di andare avanti con il nostro racconto come direbbe Alfonso Signorini “frizziamo” i protagonisti e intanto Vi consiglio di cliccare sul link della puntata precedente, lo trovate nell’articolo e sarà un viaggio emozionante leggere come Lisa e Stefano iniziano il loro”piccolo grande amore” (come dice il re Claudio Baglioni). Adesso “Stop Freez” (GF Vip docet).

Dal vicinato arrivano i primi Commenti Interattivi (d'altronde siamo in40ena e la gente si impiccia!):
Marco: Raga sta Storia è un trip” urla il 18enne del piano di sotto che gioca a pallone 365 gg. l’anno nel cortile condominiale.
Signora dell’Attico:“Ma secondo me Stefano è sposato!” incalza la signora di fronte di cui non so il nome, ma ha sempre la sigaretta incorporata al labbro inferiore!
Perla:“No No la Lisa avrà di sicuro dei figli e non ha detto nulla allo Stefano” il commento della mia mitica amica 70enne mentre sgomita il marito (coppia del profondo nord che abita nel palazzo di fronte al quarto piano).
Tra un commento e l’altro la Milva inizia a parlare come il mistico profeta Zarathustra, tutti in silenzio sgraniamo gli occhi pronti a sognare (faccina gatto occhi a cuore).

Ore 09.00 Era una calda domenica di marzo.
Lisa e Stefano si erano dati appuntamento dopo pranzo. La preparazione psico fisica di lei era paragonabile al giorno prima di un matrimonio-italiano (faccina che ride con lacrime), di lui invece come tutti gli uomini che scappano dal matrimonio italiano (faccina che piange con lacrime)!
Lisa prende il telefono e chiama Fiore, la sua amica d’infanzia:
Lisa: Pronto Fiore come stai? (dall’altro capo del telefono la sua amica aveva un sorriso divertito) ok che devo fare, come lo devo fare e come andrà a finire?
Fiore: Premesso che siamo due sorelle e ti voglio bene per il resto sei un disastro e lo sai!
Stai tranquilla e vivitela senza paranoie, easy… e finirà come tu vorrai!
Lisa: Ma io non sono paranoica? (pronuncia le parole come la bambina dell’esorcista)
Fiore: No infatti…sei peggio (e ride)

Ore 15.00 L’Appuntamento
Lisa cammina a passo sostenuto e ascolta in cuffia Ed Sheeran a tutto volume neanche avesse 16anni. Stefano è appena arrivato.
Si vedono da lontano, sorridono forte, Lisa si ferma all’improvviso travolta da un brivido lungo la schiena poi si morde le labbra (lo fa sempre quando è nervosa e vuole attirare l’attenzione) e china il capo da un lato, ride, lo guarda ancora e ride, scuote  i capelli come a dire “no non mi avrai” ma “si prendimi sono qui”. Lisy pensa che quel pomeriggio non toglierà mai gli occhiali da sole… i suoi occhi sono un libro aperto, non vuole che nessuno lo legga, vuole strapparle quelle pagine.
Stefano è appoggiato sul lato della macchina, gli occhi su Lisa, la guarda, è così bella, la vuole, è adorabile, la vuole e da 27 interminabili anni.
Erano giovani troppo giovani, erano amici troppo amici, le loro vite appartenevano al mondo intero, non potevano fermarsi era troppo presto e la lasciò andare un pomeriggio di maggio.
Lisa entra in macchina come fosse una clandestina, è nervosa, ride, è felice.
Cerca di mettersi la cintura di sicurezza tra la borsa, la giacca, la sciarpa, la paura della gente che passa, fa anche caldo ed è tutto realmente surreale...ma lui è lì accanto a lei.
Stefano all’improvviso le afferra con delicatezza la nuca e sente i suo capelli biondi e soffici che volano leggeri con la pochissima aria che filtra dai finestrini, Lisa odora di vaniglia ,”Ma sai che sei proprio profumata Signorina? A lei per un attimo manca il respiro.
Dopo un istante si trova a sorridere tra le calde labbra di lui, non se l’aspettava così in fretta ma era l’unica cosa sensata che potesse fare Stefano, interrompere quella lunga attesa durata quasi 30anni. Italia perdonaci, Italia ti giuriamo che tutto questo rimarrà tra noi, ti giuriamo che non vogliamo male a nessuno ma se non lo facciamo faremo male a noi stessi, Italia ti amiamo ma Tu ama Noi.

In quel preciso istante, come raccontava la Milva nella Secondo Capitolo del racconto “Lisa e Stefano”, mentre Lisa e Stefano si bacianopassa la parrucchiera a buttare la spazzatura  che lo racconterà alla gattara del quartiere che a sua volta lo riferirà furtiva al portiere che lo ha detto alla Milva che ne ha parluzzato con me che lo sto raccontando a Voi!
Insomma in quel attimo un semplice bacio diventa una storia avvincente neanche fosse “Via col Vento”, Cupido è fiero perché questi due sono tutto quello che L’amore desidera, Baciatevi!
E infatti fu Il bacio più lungo della Storia addirittura paragonato a quello di  Cary Grant ed Ingrid Bergman nel film "Notorius" di Alfred Hitchcok.

Il Bacio era bellissimo, era il mare de “ La Leggenda del Pianista sull’Oceano”, era l’orizzonte era Santo Cielo quanto abbiamo aspettato, era non lasciamoci più, era sarà quel che sarà, era Noi, era ti ricordi quando ci siamo conosciuti, ti ricordi quando eravamo giovani, era emozioni folli, insperate, dimenticate, ricordate, volute, amate, Amatevi. Ricordatelo quando l’amore non ci sarà più nei vostri cuori ricordatelo questo momento e  fermate il tempo, perché certi attimi non tornano più … bastano 4 note, solo 4 note che battono in levare a far battere il cuore, solo 4 note ad aprirti l’anima. Poi Lisa scende dalla macchina, ancora un bacio, si volta per un sorriso e Stefano l’afferra di nuovo :” Adesso vai corri” …le fa cenno con la mano ma poi la tira a sé, aspetta Lisy… e la bacia ancora. Lisa Ride forte, ride bella, ride il Sole.
Chiude la portiera e la sbatte più forte del solito, si ricompone, non si volta e gira l’angolo.
Corre, Corre, poi rallenta i passi e inizia a camminare “Tre Metri sopra il Cielo” come neanche Federico Moccia potrebbe mai immaginare! Vola come Modugno e pensa che un sogno così non ritorni mai più, la gente cammina svelta intorno a lei, Lisa è ferma e guarda il cielo.
Pensa… Travolgimi dall’amore di un bacio senza fine, fermalo questo tempo, dico a Te lassù, non voltarti guarda Me, guarda oltre… senza limiti.

Passano i giorni… sono travolgenti, emozionanti, sono alba e tramonto, sono luna e sole, sono mare e cielo, sono L’Amore, ma poi arriva la neve, la notte, la paura, i pensieri e un solo giorno spazza via tutto, un solo giorno di pioggia.
Si guardano per l’ultima volta, si dicono grazie con gli occhi, si baciano l’anima, non importa quanto può durare una storia d’amore, non importa il tempo, le ore, i minuti, è stato sentirsi vivi , è stato comunque amore. È stato emozione è stato stupore e rimarrà per sempre nei loro cuori. Per sempre quell’Attimo, quell’ attimo che si gridavano Ti amo, che viaggiavano abbracciati, che si giuravano per sempre, quell’attimo che non tornerà mai più, L’Attimo…
Ci siamo innamorati perché eravamo Niente e siamo Tutto.
Lasciarsi al Tempo del Covid 19…anche questo è Amore!

Ma poi si lasceranno davvero Lisa e Stefano….

…appuntamento alla prossima puntata su questo stesso canale…

Roberta Cannata

Andrea Giostra

Hashtag:
#robertacannata #andreagiostra #lamorealtempodelcovid19 #innamorarsi #iorestoacasa #andratuttobene #aiutiamochiesolo


DIODATO RIACCENDE L’ARENA DI VERONA PER L’EUROPA

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(video) Sabato 16 maggio DIODATO ha riacceso le luci dell’Arena di Verona, vuota, tricolore e maestosa, con la sua “Fai Rumore” in una versione inedita arrangiata per l’occasione. 
Un’esibizione speciale e storica nel segno dell’unione, della cultura, dell’arte e della bellezza con cui Diodato ha voluto omaggiare l’Europa intera nello show di Rai1 “Europe Shine a Light - Accendiamo La Musica”, il format alternativo di Eurovision Song Contest.

Foto di Giulia Mazzetto

Sicilia Fase 2, si riparte con la musica di "Cocciu d'amuri" di Lello Analfino

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La Regione Sicilia e l'Assessorato regionale alla Salute scelgono la musica di Lello Analfino dei Tinturia e le note di "Cocciu d'amuri" come colonna sonora del video di sensibilizzazione pubblicato sulla pagina "Costruire salute", affinchè si torni alla normalità, nel rispetto delle regole. Link video https://www.facebook.com/1555741248033889/videos/262679024923586/

"Sono felice che sia stata scelta una mia canzone - commenta Lello Analfino - per promuovere la ripartenza e l’accoglienza della nostra regione, mi inorgoglisce riascoltare le note di Cocciu d'amuri associate alle meraviglie della Sicilia attraverso questo video messaggio, voglio augurare una rapida ripresa e buona salute a tutti noi".
Le musiche, sono state eseguite dall'Orchestra dei plettri di Taormina e arrangiate da Pierpaolo Latina.

Alice e il Corona V, la favola della scrittrice leccese Giovanna Politi

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La scrittrice leccese Giovanna Politi scrive una favola per aiutare i bambini ad esorcizzare la paura del mostro invisibile di questi tempi. Alice e il Corona V parla di una bambina e delle sue paure, del suo disagio per l’isolamento, una bambina che però attraverso un sogno, recupera la sua apparentemente perduta felicità.

A giorni la favola sarà sui canali Youtube e sul sito della scrittrice www.giovannapoliti.it, scaricabile gratuitamente. In seguito poi diventerà un audiolibro. La voce narrante è dell’attrice teatrale Agnese Perrone. Il montaggio video a cura di Roberto De Pascalis.
Ho voluto scrivere questa favola - dice la scrittrice - per aiutare i bambini ad esorcizzare la paura in un periodo per loro non facile da comprendere e da gestire. L’isolamento dai contesti scolastici, sportivi, ricreativi, la paura per un mostro invisibile e come tale impossibile da sconfiggere ad armi pari, la mancanza dell’aria aperta, degli incontri, degli abbracci, potrebbero segnare profondamente un bambino facendogli trasformare i timori legati al periodo in ansie future sulla vita stessa. Da mamma mi sono posto questo problema e ho voluto in qualche modo contribuire a dare ai piccoli un messaggio di forza e di speranza da recuperare impegnandoci ad avere un maggiore rispetto per il pianeta e per la vita, il cui destino, dipende anche e tanto dal nostro operato. Dedico questa favola a mia nipote Sara e a tutti i bambini del mondo, affinché possano tornare presto a correre liberi tenendo in mano il filo di un aquilone di una ritrovata felicità”.

Giovanna Politi è una scrittrice e poetessa leccese. Dopo la maturità classica si trasferisce a Firenze (all'ombra del campanile di Giotto) per intraprendere gli studi giuridici. Sin dall'adolescenza convive con il sacro demone della scrittura. Ama la poesia, adora D'Annunzio, Ungaretti e Montale e dei loro versi si nutre. Nel 1988 vince il primo premio "Raggio verde" con la poesia "Solitudine". Nel 1997 pubblica la sua prima raccolta poetica "Pensieri allo specchio" Liber Ars Edizioni e nel 2011, per Aletti Editore la seconda, "La voce del ventre". Nel marzo 2013, la pubblicazione del suo primo romanzo "Chi vola basso non può toccare il cielo" Kimerik Edizioni, per nove mesi in vetta alla classifica della stessa Casa Editrice, con successo di vendite. Giovanna Politi, dal febbraio 2013 è presente nell'Antologia dei Poeti Italiani Contemporanei (Casa Editrice Pagine-Roma) curata da Elio Pecora. Presente nell'antologia degli Scrittori Contemporanei, Kimerik Edizioni. "Io sono l'A-more"è il suo secondo romanzo. (www.giovannapoliti.it)


Decreto 18 maggio: Dai parrucchieri ai medici, cosa vogliono e come si stanno organizzando gli italiani

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Gli italiani, già all’inizio della primavera, periodo in cui si dovrebbe cominciare a preparare il corpo in vista dell’estate, hanno dovuto fare i conti con importanti cambiamenti nella loro quotidianità e stile di vita.
Ora, con il “decreto 18 maggio” e la graduale apertura delle attività, spetta proprio agli italiani riprendere in mano le redini del loro benessere per ritrovare la giusta forma e salute. Il prendersi in generale cura di se stessi (34%), infatti, è una delle cose di cui hanno sentito più la mancanza. Tra parrucchieri (58%), un appuntamento dall’estetista (35%) e trattamenti di medicina estetica (25%) avranno così occasione di recuperare tutto il tempo perduto. Ma perché lo fanno? Per piacere a se stessi (38%): la sensazione di benessere, secondo studi scientifici ed esperti, porta infatti ad una maggior sicurezza e capacità di autoaffermazione, uno stile di vita che, Oltreoceano, è stato chiamato “Care for Free”.

È quanto emerge da uno studio di Renaissance Trend Lab, condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis), realizzato su un campione di 2.000 italiani – uomini e donne di età compresa tra i 20 ed i 65 anni – attraverso un monitoraggio online sulle testate di settore, blog, forum e community dedicate, ed un pool di oltre 30 esperti per sondare quali siano i trattamenti laser o di medicina estetica più richiesti dagli italiani ai tempi del Coronavirus.

Per affrontare la ripartenza, la parola chiave è “buona volontà”. Gli italiani che tengono al proprio corpo e alla forma fisica, dovrebbero prima di tutto ripristinare un regime alimentare corretto e, nel caso in cui volessero rimodellare la propria silhouette, avvalersi di un professionista in grado di fornire supporto e preziosi consigli.
Questo è infatti quanto afferma la Dr.ssa Viviana Paris, Nutrizionista e Medico Estetico con studio a Bologna. “Un’alimentazione corretta e bilanciata è fondamentale. È importante idratarsi durante tutta la giornata. Indispensabile, inoltre, è riprendere l’attività fisica. In abbinamento a questa possiamo utilizzare la  tecnologia con trattamenti mirati e non invasivi”.

Ma cosa chiedono gli italiani? “Dalle telefonate e dal dialogo con i miei pazienti - continua la dott.ssa Paris - ho percepito la necessità di tornare alla normalità facendo qualcosa per sé e per il proprio aspetto. La maggior parte vorrebbe ridurre gli accumuli di grasso localizzato nei punti critici. In questo caso il trattamento più innovativo ed efficace che consiglio ai miei pazienti è Onda Coolwaves che grazie a particolari microonde selettive e confinate (Coolwaves) agisce in modo efficace e sicuro sugli inestetismi corporei di adiposità e lassità cutanea. Queste microonde riducono le cellule adipose e l’effetto ‘buccia d’arancia’ della celluliterassodando la pelle e stimolando la formazione di nuove fibre di collagene”.

Gli italiani, poco per volta e con tutte le dovute precauzioni del caso, stanno riassaporando la libertà. Che cosa è mancato di più durante la quarantena? Più di 3 intervistati su 10 (37%) ha dichiarato “vedere le persone a cui voglio più bene”, mentre il 34% ha confessato che a causa di pigrizia, poco movimento e scorretta alimentazione ha tralasciato il prendersi cura di se stessi e del proprio aspetto. Poco meno di 3 italiani su 10 (29%), infine, ha sentito la mancanza del poter uscire di casa per una serata in compagnia (12%) o per una gita fuori porta (17%).

Con il decreto firmato il 17 maggio dal Presidente del Consiglio, apriranno gradualmente diverse attività nell’ambito della cura del corpo e del benessereChe cosa faranno, prima di tutto, gli italiani? Il 58% delle persone intervistate ha dichiarato di voler subito prendere un appuntamento con parrucchiere o barbiere. Il 35% andrà dall’estetista. Ma quanti optano per la medicina estetica o trattamenti laser? Il 25% del campione intervistato vorrebbe un aiuto concreto e più immediato, ricorrendo alla tecnologia.

Quali sono i trattamenti di medicina estetica più richiesti dal pubblico femminile? Più di 3 intervistate su 10 (36%) sentirebbe l’esigenza di sottoporsi ad un trattamento di epilazione laser, contro il 32% di coloro che puntano sul body shaping per il rimodellamento di fianchi, glutei e braccia. Poco meno di 2 intervistate su 5 (18%), rimpiangendo una scelta sbagliata, avrebbe deciso di rimuovere un tatuaggio ed il restante 14% sentirebbe l’esigenza di rimuovere un neo o alcune macchie della pelle, causate dall’età.

Epilazione, rimozione di tatuaggitrattamenti di rimodellamento del corpo – interviene la Dr.ssa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico presso la clinica ‘One Medical Center’ di Catania – sono i trattamenti che maggiormente stanno richiedendo i miei pazienti.”

Come mai le persone sentono la necessità di sottoporsi a questo tipo di interventi?
Dopo un paio di mesi in cui sono rimasti a casa, - continua la dott.ssa Tarico - gli italiani sentono il bisogno di pensare a se stessi e di amarsi di più: lo fanno sia per sè, ma anche per piacere agli altri. In particolare, per quanto riguarda il trattamento di epilazione laser, è in aumento quella ‘total body’ e le richieste anche da parte del pubblico maschile.

Esiste un trattamento specifico per l’epilazione? “Nel mio centro utilizziamo il dispositivo Thunder MT con Mixed Technology, valido anche per i trattamenti vascolari, che permette di effettuare sedute di epilazione laser modulandole in base al fototipo, al tipo di pelo e alla stagionalità. Questa tecnologia trasmette energia in modo selettivo al follicolo pilifero e colpisce, eliminandole, le strutture responsabili della crescita del pelo. Ci siamo inoltre dotati di un’altra tecnologia laser, il sistema a diodi Mediostar AX, che ha caratteristiche diverse e peculiarità complementari a Thunder MT. È indicato sia per le grandi aree (gambe, braccia, schiena) in cui è importante la velocità di esecuzione  del trattamento che  per  le zone di difficile accesso come viso, zona bikini e labbro superiore” conclude la Tarico.

Se per le donne vanno più i trattamenti di body shaping, quali sono i più richiesti da parte del pubblico maschile? Poco più di 3 intervistati su 10 (34%) punta sull’epilazione, soprattutto alla schiena, mentre il 15% del campione sceglie la rimozione di un tatuaggio. Il 26% ha intenzione di andare ad agire sul proprio addome. Infine, il 10% vorrebbe eliminare un neo o una macchia della pelle.


“Per quanto riguarda il trattamento di rimozione di tatuaggi – commenta il Dr. Matteo Tretti Clementoni, Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva presso la clinica ‘Laserplast’ di Milano – ci avvaliamo del sistema laser Discovery Pico Plus di Quanta System. L’energia generata da questo strumento permette di colpire il pigmento d’inchiostro e di frammentarlo in parti molto più piccole che, a questo punto, possono essere fagocitate dal sistema immunitario. L’ ‘esplosione’ del pigmento e quindi la sua frammentazione deve avvenire in modo progressivo. Proprio per questo motivo ci vogliono diverse sedute ed il numero di queste dipende da diversi fattori, come il colore del pigmento e la sua quantità, la sede anatomica ed il numero di volte in cui il tatuaggio è stato ribattuto. Un altro parametro da tenere in considerazione è l’estensione del tatuaggio. La durata di ogni singola seduta è in funzione dell’estensione del tatuaggio: una micro-stellina, tatuata su una mano, per esempio, richiede 8 secondi per essere trattata in tutta la sua estensione, ma si parla di circa 2 ore, invece, per un tatuaggio che copre l’intero dorso di un uomo alto 1,90 metri”.



LE PROCEDURE PER GARANTIRE LA SICUREZZA AI PAZIENTI E AI MEDICI PER UNA CORRETTA RIPRESA DEI TRATTAMENTI

Secondo le ultime disposizioni, i medici e le cliniche si sono organizzate per quanto riguarda l’accoglienza del paziente e le modalità in cui verranno condotti i trattamenti, dando alcuni consigli.

-    Pre-triage telefonico e domande sullo stato di salute del paziente
-    Igienizzazione delle mani
-    Mascherinacamice e copri scarpe monouso
-    Autocertificazione in cui il paziente specifica se in passato è stato malato, ha avuto sintomi o è stato in contatto con “pazienti covid19”
-    Sanificazione della stanza post-trattamento
Raccolta “rifiuti speciali” dei dispositivi di protezione individuale utilizzati dal paziente.    

SORRIDENDO A POCO A POCO: IL MIO INCONTRO CON IL M° EZIO BOSSO

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di Andrea Petricca -
“Sono rinato
Nota dopo nota
Una nota alla volta
Fino ad abbracciarle tutte.”
Ezio Bosso 

L’AQUILA - La scomparsa del Maestro Ezio Bossoè stato per me uno scioccante colpo al cuore e all'anima. Ezio Bosso è stato un autentico esempio per tutto il mondo, un uomo e un musicista immenso che, con professionalità esemplare, ha sempre lottato e creato per la vita, l'arte e la bellezza. Il Maestro diceva sempre che nella Musica ogni problema diventa opportunità, come ricordava nel suo straordinario discorso al Parlamento Europeo. E infatti, dal 2011, lui stesso ha scelto di fare della sua malattia una straordinaria missione di vita attraverso la musica, offrendo e donando bellezza di qualità a chiunque avesse voluto ascoltare.

Nell'agosto 2019 ho avuto il privilegio di conoscere e di suonare con Ezio Bosso come primo violino nell'Orchestra Filarmonica di Benevento. È stata un'esperienza che mi ha cambiato non solo dal punto di vista musicale e professionale, ma anche di vita, di spirito, di personalità e di trascendenza. Ezio Bosso mi ha donato un'energia e una Musica rinnovata, una coscienza più consapevole e la pura capacità di commuoversi come un bambino di fronte alla bellezza.

Durante le prove, Ezio Bosso dava il suo massimo, esattamente come faceva nei suoi concerti. Ci guidava e si faceva guidare dalla Musica. Nell'orchestra eravamo tutti giovani musicisti, ma lui ci ha sempre trattato, nonostante avessimo ancora molto da perfezionare, alla pari di grandi professionisti come fossimo la sua orchestra. La sua umiltà e la sua grandezza si potevano scorgere anche dall'ironia e dal sottile umorismo con cui desiderava entrare in confidenza con tutti noi.

Nel programma del concerto che avremmo eseguito c'era la Sinfonia n. 2 da lui composta, la Quinta di Beethoven e il Boléro di Ravel. Come nel programma televisivo da lui ideato e condotto “Che storia è la musica”, Ezio Bosso ci accompagnava ogni giorno per mano alla scoperta della musica che avremmo suonato e dei compositori con una semplicità e una profondità che riusciva a penetrare nelle nostre coscienze facendoci ricercare sempre e comunque il vero senso della musica. Diceva infatti che “è buffo chela musica dei grandi compositori del passato viva attraverso di noi e che noi viviamo allo stesso tempo attraverso di loro; noi musicisti ci trasfiguriamo nella musica e nell'anima del compositore”. Il Maestro ci ricordava anche che, oltre allo straziante degrado culturale che sta rendendo la musica colta in Italia agonizzante (il suo ultimo desiderio era infatti quello di portare l'insegnamento della musica anche nelle scuole dell'infanzia), spesso sono i musicisti stessi che si dimenticano di commuoversi umilmente di fronte alla loro musica, così presi dalla feroce competizione, dall'egocentrismo e dal narcisismo.

Il senso della musica per Ezio Bosso, come quello della vita, è quello di donarsi sempre all'altro. “In orchestra”, ci diceva, “non è più bravo chi suona più forte degli altri, ma chi sa ascoltare gli altri e ogni orchestrale deve donarsi al suo compagno per creare qualcosa di superiore”. Ci diceva di suonare ogni nota come fosse la prima e l'ultima della nostra vita e di dare sempre e comunque il meglio di noi stessi, dicendo ironicamente: “se lo posso fare io che non sono proprio il ritratto della salute, potete farlo anche voi”.

Ezio Bossoamava donarsi all'orchestra e al pubblico attraverso la Musica che dirigeva e che componeva. Ci spronava a seguire il suo gesto e a guardarlo negli occhi e poi aggiungeva: “se voi seguite me ed io dovessi sbagliare, la colpa è ovviamente mia, ma se voi non mi guardate, la colpa sarebbe comunque sempre mia, perché significa che non sono riuscito a convincervi nel seguire il mio gesto.” Dovevamo staccare gli occhi dallo spartito perché lo spartito “è come una cartina che ci guida in una città: se rimaniamo con gli occhi attaccati a questa cartina ci perdiamo il magnifico panorama che la musica ci offre.”

Quando provavamo Beethoven, sotto la sua direzione sublime e la sua interpretazione straordinaria, filologica e profondissima, mi capitava spesso di incrociare il suo sguardo: dai suoi occhi irradiava una poetica e fortissima energia sovrumana che travolgeva l'anima; quando lo guardavo mi sentivo ancor più felice di suonare, sentivo un brivido lungo la schiena e un'emozione che, esattamente come fa la musica, “passa dalla pancia al cuore, fino ad arrivare alla mente”.

Ezio Bossoci aveva portato i suoi spartiti originali della Quinta di Beethoven e, nella transizione tra il terzo e il quarto movimento, in cui Beethoven sconfigge idealmente, in musica, il destino, c'era, accanto all'indicazione stampata di crescendo a poco a poco, un'indicazione scritta a matita dal Maestro, che diceva sorridendo a poco a poco. Ezio Bosso voleva, infatti, che in quel preciso momento sorridessimo insieme a lui così che la musica suonata potesse essere ancor più vera e viva. Beethoven era un compositore che lui amava profondamente, in quanto entrambi lottavano contro un destino e contro sofferenze simili. Lui amava sempre osservarci e chiamarci per nome singolarmente e una volta ci disse “voi non immaginate quanto siete belli quando suonate, siete qualcosa di trascendentale; questa è la Musica”.

La sua Sinfonia n. 2“Under The Trees' Voices”, composta nel 2010, è una commovente e pura poesia. Essa racconta in cinque tempi la storia di un albero della Val di Fiemme e ogni tempo della sinfonia si riferisce ad un particolare stadio della vita dell'albero, dalla sua nascita fino alla sua trasformazione in un violino, il cui legno, anche dopo essere stato tagliato, continua a vivere e a respirare modellandosi al suono del violinista.

Ezio Bossoci ha fatto poi suonare il Boléro di Ravel con un autentico sentimento di amore: la danza racconta, infatti, di alcuni operai che, usciti dalla fabbrica, ritornano nelle loro case per amare. Ogni parola detta durante le prove mi commuoveva e mi arricchiva; non c'era assolutamente nulla di retorico, perché lui stesso era l'esempio concreto di ciò in cui credeva. Il Maestro alcune volte si arrabbiava e pretendeva, ovviamente, che noi studiassimo alla perfezione le parti da suonare, ricordandoci che lui stesso ogni giorno studiava, per noi, la partitura, per poterci offrire il meglio della sua direzione; ci diceva anche che il vizio di alcuni di arrivare in prova o addirittura in concerto con le parti non studiate bene è un danno che facciamo a noi stessi, perché “solo studiando alla perfezione lo spartito possiamo abbandonarci alla Musica e divertirci come pazzi”.

Una sera, tutti noi orchestrali, uscimmo insieme al Maestro, che ci offrì da bere, rideva e scherzava insieme a noi come fosse un nostro amico di lunga data; mi ricordo che gli ero seduto proprio accanto. Alla fine della serata, lo aiutammo a risalire sulla sua sedia a rotelle e, ringraziandoci, ci salutò. Il giorno prima del concerto, alla prova generale, ci urlò con entusiasmo: “Domani voglio vedervi ballare. Divertiamoci!”. Proprio durante quella prova lo sentii gridare il mio nome mentre stavamo facendo un'esecuzione della Quinta: alzai gli occhi e lui, sorridendo, aspettava di incontrare il mio sguardo.

Ho avuto anche il privilegio di donare al Maestro Bosso il mio libro di poesie “Poesiade – 99 poesie”. Il Maestro prese in mano il libro, mentre io ero al suo fianco con la voce tremante dall'emozione; lo sfogliava con una cura e un interesse che mi riempì il cuore. In particolare, si soffermò su una mia poesia dal titolo “Resilienza” e sulla citazione di Ugo Foscolo che recita: “Io sono destinato ad avere l'anima perpetuamente in tempesta”. Ogni giorno, alla fine di ogni prova chiamavo sempre mia madre per raccontarle, con grandissimo entusiasmo, ciò che avevo vissuto e imparato con il grande Maestro. Il pomeriggio prima della prova generale, mentre ero fuori al cellulare con mia madre, Ezio Bosso stava tornando in albergo, ma prima di andarsene, dall'automobile fece un bellissimo sorriso e mi salutò con un gesto di estrema tenerezza e umanità.

Il concerto al Teatro Romano di Beneventoè stato il più bel concerto in cui abbia mai suonato fino ad ora. Fu un concerto meraviglioso, travolgente per la forza, la qualità e il sentimento della musica e della direzione del Maestro che hanno portato una standing ovation delle 2000 persone del pubblico. Durante il concerto, dal terzo leggio dei primi violini, mi ero abbandonato completamente alla Musica guardando sempre Ezio Bosso, che ricambiava il mio sguardo ridendo felice, mentre dirigeva con un trasporto sensazionale. Alla fine del concerto tese la sua bacchetta al cielo e sembrava che dirigesse anche le stelle nello scrosciante e infinito applauso del pubblico. Quando lo salutai per l'ultima volta, subito dopo il concerto, lui mi guardò e mi disse: “Andrea, che belle poesie che hai scritto; tu suoni con poesia”.

Sono state queste le ultime parole che mi ha rivolto il Maestro Bosso. Sono davvero provato da una perdita che il mondo ha avuto di un musicista dalla professionalità, dalla bravura, dalla spiritualità, dalla profondità, dall'umanità e dalla comunicatività immense ed esemplari, che ha fatto della sua sofferenza un'opportunità per continuare a lottare, con più forza di prima, per salvare e diffondere ciò che amava davvero: la bellezza; una bellezza raggiunta, ricercata e donata tramite la musica e la cultura, che, se tutti noi davvero volessimo come voleva Ezio Bosso, potrebbero davvero cambiare e salvare il mondo.

Il Maestro ci ricordava sempre che la passione per la musica, come la Passione di Cristo, è innanzitutto sacrificio, significa non aver paura delle difficoltà che incontreremo e che richiederanno uno studio e una dedizione perseverante e totale per essere superate, ma da cui si verrà ricambiati con la realizzazione di noi stessi e con la felicità. La professione di musicista, in Italia ormai totalmente svilita e ignorata, ha, per me, il suo più alto ideale in Ezio Bosso, che incarna la bellezza umana e spirituale in tutte le sue infinite forme. Spero, infatti, che lo Stato non continui a far morire definitivamente l'immenso patrimonio artistico, culturale e musicale italiano, di cui Ezio Bosso è parte integrante, e di conseguenza far morire gli artisti.

Da oggi, tutti noi musicisti e non solo avremo il dovere e il privilegio di continuare la missione in cui credeva Ezio Bosso e per cui il Maestro ha lottato fino alla fine, dedicando la sua vita alla Musica e a chi voleva ascoltare. Donare il meglio di sé facendo musica insieme: questo era il senso della vita per Ezio Bosso, ora libero di far risuonare la sua Musica nei Cieli, dove vivrà attraverso la Musica che suoneremo e noi vivremo attraverso di lui.

“Si dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno. 12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all'ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell'ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente. È una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei. Si, perché la stanza è anche una poesia.” - Ezio Bosso

Grazie, Maestro!


***

Andrea Petriccaè nato a L'Aquila il 30 gennaio 2000. Ha conseguito la maturità scientifica con il massimo dei voti e la lode. È diplomando al decimo anno di Violino in Conservatorio e frequenta il primo anno di Informatica all'Università. È stato inserito nell'Albo Nazionale delle Eccellenze. È docente di Violino per un progetto europeo in un Istituto comprensivo aquilano. Si è classificato primo in numerosi concorsi letterari internazionali. È membro di giuria di diversi concorsi letterari. Ha pubblicato due libri di poesie che hanno avuto importanti riconoscimenti a Premi letterari internazionali ed ha curato la prefazione di alcuni libri. Il suo secondo libro bilingue “La Coscienza di Euterpe” è stato consegnato ad importanti personalità dell'ambito artistico e culturale arrivando negli USA, in UK, nei Paesi Bassi e in Vaticano. Il suo primo libro è stato presentato ai Saloni Internazionali del libro di Torino e Milano.

Come violinista, si è classificato primo in Concorsi musicali internazionali ed ha partecipato a Masterclass di Violino con Maestri di fama internazionale. Ha suonato in Vaticano, alla presenza di Papa Francesco e, nel 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica. Ha al suo attivo una nutrita attività concertistica sia come solista che in diverse formazioni cameristiche e, selezionato tra i migliori allievi dei Conservatori italiani, fa parte dell'Orchestra Europea Erasmus, con cui si è esibito in Italia e all'estero. Suona con l'Orchestra Filarmonica di Benevento in cui si è esibito con i Maestri E. Bosso, N. Piovani, C. Parazzoli ed altri. Ha suonato in orchestra ai concerti di R. Cocciante, di F. Mannoia ed altri importanti artisti. Ha partecipato, come violinista, alla registrazione della colonna sonora di una fiction su RAI 1. Ha conseguito attestati di eccellenza come allievo attore teatrale ed ha girato un film della “Lampic cinematografica”, come attore protagonista. È ideatore del progetto culturale“Euterpe International Project for Art and Culture” volto alla salvaguardia della cultura soprattutto tra le giovani generazioni. Attualmente sta portando il suo progetto, nella versione didattica, nelle scuole elementari.


EUROPA NOSTRA AWARDS: L’ABRUZZO DUE VOLTE SUL PODIO. All’Italia tre premi: Rete Tramontana, Basilica di Collemaggio e Museo Egizio

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di Goffredo Palmerini - L’AQUILA - In concomitanza della Festa dell’Europa, il 9 maggio, la Commissione Europea ha diramato l’elenco dei vincitori del Premio del Patrimonio Europeo - Premio Europa Nostra.
Il più prestigioso riconoscimento nel campo della conservazione del patrimonio culturale a livello europeo è stato assegnato quest’anno a 21 progetti, presentati da 15 Paesi. Tra i progetti vincitori di Europa Nostra Awards 2020 tre riguardano l’Italia e ben due di essi l’Abruzzo.

I tre progetti italiani premiati sono il restauro della Basilica di Santa Maria di Collemaggioa L’Aquila, nella categoria Conservazione, mentre nella categoria Ricerca il Turin Papyrus Online Platform - progetto del Museo Egizio di Torino che mette in rete tutto il materiale in papiro presente nel museo - e la Rete Tramontana III,progetto nato nel 2012 con una partnership di 8 associazioni di cinque Paesi: Italia, Francia, Polonia, Portogallo e Spagna. Per la parte italiana due le associazioni, entrambe abruzzesi ed entrambe con sede presso l'Università di Teramo: BAMBUN (antropologia culturale) e LEM-Italia (antropologia linguistica e sociolinguistica). Dunque grande soddisfazione nel vedere l’Abruzzo sul podio in due dei tre riconoscimenti assegnati all’Italia.

Il riconoscimento a Rete Tramontana III - unico progetto italianoincentrato sultema della conservazione del patrimonio culturale immateriale - è un risultato che mette in luce il grande lavoro di documentazione e valorizzazione svolto dagli otto partner della Rete sui patrimoni intangibili dei propri territori. “Questo progetto - ha affermato la Giuria nella motivazione - promuove un’idea dell’identità europea, e in particolare del patrimonio montano, che è comune in tutta Europa. È un eccellente esempio di cooperazione internazionale tra ricercatori con esperienza in diversi ambiti di studio. La metodologia utilizzata nel progetto è replicabile in tutta Europa e ha il potenziale per essere applicata in tutto il continente”.
Rete Tramontana III si basa sul lavoro completato durante i progetti Rete Tramontana I (2012-2013) e Rete Tramontana II (2014-2015), e ne espande le prospettive. In queste precedenti fasi, la Rete Tramontana ha condotto oltre 1.200 indagini sul campo negli ambiti della linguistica, dell’antropologia, dei paesaggi sonori e dell’etnomusicologia. Sono state raccolte documentazioni fotografiche e audiovisive e acquisiti repertori testuali. Parte di questo materiale è ora disponibile su un portale internet ben progettato, di notevole importanza per lo studio e la promozione della cultura delle regioni coinvolte. Oltre alle attività di ricerca, sono stati organizzati seminari, attività didattiche, mostre multimediali e proiezioni video, in collaborazione con numerose istituzioni, università, scuole, fondazioni, biblioteche e musei.
Le due associazioni italiane della Rete Tramontana III, BAMBUN (Ricerca Demo-etnoantropologica e visuale) e LEM-Italia (Lingue d’Europa e del Mediterraneo), hanno operato in Italia Centrale e in particolare in Abruzzo, a stretto contatto con le comunità rurali di montagna del Gran Sasso e della Maiella. Dalla loro collaborazione in seno alla Rete Tramontana è nato anche un progetto congiunto dedicato alla costruzione di un inventario dei beni culturali immateriali della zona del Gran Sasso e Monti della Laga: Gran Sasso Laga Intangible Cultural Heritage – ICH.
Le due équipe italiane di ricerca di Rete Tramontana sono formate da Gianfranco Spitilli (coordinatore: Università di Teramo), Stefano Saverioni(responsabile audiovisivo), Marta Iannetti, Emanuele Di Paolo e Giancarlo Pichillo per l’Associazione Culturale BAMBUN; Giovanni Agresti(coordinatore: Université Bordeaux Montaigne), Silvia Pallini, Gabriella Francq, Renata De Rugeriis, Giulia Ferrante per l’Associazione LEM-Italia.
Una grande soddisfazione– afferma il prof. Giovanni Agresti, ordinario presso l’Università di Bordeaux Montaigne e responsabile scientifico per LEM Italia – il Premio Europa Nostra alla Rete Tramontana, un'azione largamente abruzzese premiata nella sezione Ricerca, solo tre azioni premiate, tra cui la nostra. La Rete Tramontana sulla raccolta e promozione dei beni culturali immateriali delle aree di montagna del Vecchio Continente è un’iniziativa già annoverata dalla Commissione Europea tra le "success stories" di respiro europeo, che vede coinvolta come protagonista anche l'Italia con due associazioni, entrambe abruzzesi.”

Sono certo– aggiunge il prof. Agrestiche si saprà cogliere il valore di questo riconoscimento così come quello tributato alla Basilica di Collemaggio, capolavoro architettonico dell'Aquila. Nelle lunghe, decennali inchieste della Rete Tramontana l'Abruzzo è stato abbondantemente studiato, coinvolto, rivitalizzato: dall'area del cratere sismico al massiccio della Maiella, passando per il tessuto connettivo collinare del pescarese e del teramano e oltre.In questa fase storica così delicata, in cui esigiamo dalle istituzioni europee che “battano un colpo” e in cui le società prendono pienamente coscienza dello straordinario valore della memoria delle generazioni più anziane e della sua trasmissione alle nuove, crediamo che il progetto Rete Tramontana sia di particolare significato e attualità”.

Vasta eco ha destato il Premio Europa Nostra, nella categoria Conservazione, conferito al restauro della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Dichiarazioni di legittima soddisfazione hanno espresso il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, l’arcivescovo dell’Aquila Cardinale Giuseppe Petrocchi, il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi e la Sovrintendente per L’Aquila e i Comuni del cratere sismico, Alessandra Vittorini. La Commissione Europea ed Europa Nostra, motivando il conferimento del premio, definiscono il restauro di Collemaggio “un intervento che rappresenta la rinascita di una città. Il forte senso di spiritualità e la partecipazione della comunità a questo progetto devono essere considerati come parte integrante del tutto. Il progetto è un modello di best practice per la conservazione di siti gravemente danneggiati in tutto il mondo. L’approccio globale adottato per affrontare le conseguenze di una catastrofe naturale, compreso sia l’edificio che il suo contenuto, è esemplare.

La Basilica di Collemaggio era stata fortemente danneggiata dal terremoto del 6 aprile 2009. Il complesso restauro, finanziato interamente dall’ENI con 13 milioni - più altri 2 per la risistemazione dell’attiguo Parco del Sole -, è stato curato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ed è durato due anni. Al progetto hanno collaborato anche tre atenei: l’Università dell’Aquila, il Politecnico di Milano e la Sapienza Università di Roma. Una sinergia che ha consentito la ricostruzione degli archi, delle pareti e della copertura del transetto, dei pilastri polilobati crollati, ricorrendo all’utilizzo dei blocchi lapidei recuperati dalle macerie. Ricomposto anche il pavimento danneggiato dal crollo, così come è stato riportato in funzione lo splendido organo barocco, gravemente compromesso. Allo stesso modo sono tornati a nuova vita gli affreschi realizzati tra il XIII e XV secolo e gli stucchi secenteschi delle cappelle laterali. Il restauro, condotto con le più avanzate metodologie di conservazione, restituisce alla Basilica il ruolo simbolico e identitario che da oltre sette secoli ha per la comunità aquilana.

Fondata per volere di Pietro del Morrone di ritorno da Lione e consacrata nel 1288, nella basilica il 29 agosto 1294 l’anziano eremita fu incoronato papa prendendo il nome di Celestino V, del quale conserva le spoglie dal 1327 nel mausoleo di Girolamo da Vicenza. Ogni anno, dai Vespri del 28 agosto a quelli del giorno successivo, vi si tiene la Perdonanza, il più antico Giubileo della Cristianità istituito da papa Celestino con la Bolla del 29 settembre 1294, custodita sin dall’emanazione dal Comune dell’Aquila nella cappella della Torre civica.La Basilica di Collemaggio è considerata la massima espressione dell’architettura abruzzese, dichiarata nel 1902 monumento nazionale. Lo European Heritage Award è il riconoscimento più importante nell’Unione Europea nel settore del patrimonio culturale. Il suo conferimento alla Basilica di Santa Maria di Collemaggioè un altro rilevante tassello che s’aggiunge al riconoscimento della Perdonanza Celestiniana quale Patrimonio Immateriale dell’Umanità, deliberato dall’Unesco nel dicembre 2019 a Bogotà.

Deceduto a 94 anni l’attore francese Michel Piccoli

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Nel 1982 venne all’Aquila per le riprese del film “Il generale dell’Armata morta” di Luciano Tovoli (nella foto una scena).


L’AQUILA - E’ morto all’età di 94 anni lo scorso 12 maggio, ma solo ieri la famiglia ha diffuso la notizia, il grande attore francese Michel Piccoli. Era nato a Parigi il 27 dicembre 1925 da una famiglia di musicisti con origini ticinesi. Nell’autunno del 1982 Piccoli venne per qualche settimana a L’Aquila per le riprese del film di Luciano TovoliIl generale dell’Armata morta”. Le riprese all’aperto furono girate sull’altipiano di Campo Imperatore e tra le balze del Gran Sasso che richiamavano il paesaggio albanese, gli interni, se non ricordo male, a palazzo Palitti a Roio.

Il film, credo l’unico che il grande autore della fotografia Luciano Tovoliabbia girato come regista, era tratto dal romanzo del famoso scrittore albanese Ismail Kadaré. Vi si racconta di un generale italiano (Marcello Mastroianni) e un prete (Michel Piccoli) andati in Albania a cercare i soldati italiani morti su quel fronte per riportarne le spoglie in patria.

Il generale Ariosto (Mastroianni) non è solo un militare di alto rango incaricato di andare in Albania per cercare i resti dei soldati caduti durante la Seconda Guerra mondiale. Sarà per lui un viaggio tra risentimenti, ricordi degli orrori vissuti in guerra e vecchi rancori. Ma è anche un uomo con una sua vita privata,innamorato della contessa Betsy Mirafiore (Anouk Aimée) e geloso dell’avvicinamento tra il prete don Benetandi (Michel Piccoli) e la donna, moglie del comandante del battaglione blu. La contessa Mirafiore, donna bellissima e sensuale, è brava a mettere in evidenza e in contrapposizione la gelosia tra i due uomini, il prete e il generale. Un cast di tutto rispetto per quel film, anche con Gérard Klein nelle vesti die un giovane Sergio Castellitto.

Ricordo che una sera il sindaco dell’Aquila Tullio de Rubeis e qualche assessore - anche chi scrive, allora ero assessore alle finanze -, la produzione ci invitò ad una conviviale. Andammo a cena alle Salette Aquilane, a Coppito, c’erano il regista Luciano Tovoli, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Anouk Aimé ed altri attori e tecnici. Una bella serata, ricordo, nella quale pur nell’apprensione mia d’incontrare personaggi di primo piano del cinema mondiale, famosi e forse un po’ snob, scoprii invece un Mastroianni simpaticissimo e molto alla mano, un altrettanto simpatico ed ironico Michel Piccoli, mentre la sola Anouk Aimé si teneva un po’ riservata ma non sulle sue. Davvero una serata piacevole e a tratti assai divertente.
Luciano Tovoli era invece di casa a L’Aquila, giacché per via del forte sodalizio culturale che aveva con Gabriele Lucci, già da due anni avevano messo su quella grande kermesse dell’Istituto Cinematografico “La Lanterna Magica”, il festival Una Città in Cinema, con i direttori della fotografia e gli altri protagonisti dei mestieri del cinema, che avrebbe fatto dell’Aquila una capitale della Settima Arte.
Michel Piccoli è stata un’icona del cinema francese ed europeo, lavorando in oltre un centinaio di film con grandi registi come Luis Buñuel, Agnès Varda Alain ResnaisJean-Luc Godard, Louis Malle, Claude Chabrol, Claude Lelouch, Manoel de Oliveira. Con i registi italiani ha tra l’altro lavorato con Elio Petri, Ettore Scola, Liliana Cavani, e in magistrali interpretazioni con Marco Ferreri (La grande abbuffata), Marco Bellocchio (Salto nel vuoto) premiato a Cannes come miglior attore per quel film, e con Nanni Moretti in Habemus Papam, premiato con il David di Donatello come miglior attore protagonista.

Goffredo Palmerini

Libri, Armando Fusco: in "Mondo Giardino" tutto il mio mondo interiore

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Armando Fuscoda Lauro (AV), dottore in Giurisprudenza, esperto in scienze criminologiche, e artista col nome di Army, pubblica con le Edizioni Melagrana MONDO GIARDINO, una raccolta di racconti e poesie che ha come scenario il giardino, luogo ristretto, recintato, incantato ove ognuno racchiude la propria vita.
Coltivare un giardino e frequentarlo quotidianamente è una continua occasione per ritrovare se stessi, per imparare ad amarsi e per apprezzare la terra su cui ci muoviamo e che ci nutre. In questa piccola opera l’autore esprime tutto l’amore per gli elementi naturali che ci circondano; nelle sue poesie soprattutto celebra una fusione ancestrale con Madre Natura. MONDO GIARDINO è l’invito a distaccarsi ogni tanto da questa società spesso cieca, sorda, incattivita e ritrovare la luce e le ombre dentro di sé, quelle che percorrono appunto un giardino. Il libro è per ora acquistabile sul sito edizionimelagrana.it.

Dichiara l'autore: In questo libro c'è tutto il mio mondo interiore ,io sono un bambino cresciuto in fondo, a volte faccio capricci, faccio polemica ma sono di fondo buono e mi scontro con una realtà circostante che è spesso falsa o falsata da retaggi culturali che non aiutano la nostra società a progredire e a mettere in sincera comunicazione gli esseri umani. Ecco perché amo questo luogo simbolico che è il giardino, mi sono sempre piaciuti perché ci si rifugia tra il verde e si riflette ...

Il turismo ai tempi del Covid-19: (l’incertezza) delle regole, traiettorie di sviluppo sostenibile e nuovi modelli di business

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Ilprimo Webinar sul Turismo che riunisce accademici, ricercatori, istituzioni e professionisti del settore. Sono intervenuti come relatori il Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli e il Presidente di ENIT, Giorgio Palmucci.

Roma, 18 maggio 2020- Come sarà il turismo dopo il Covid-19? Questo l’argomento principale del convegno virtuale organizzato dal corso di Laurea Turismo e valorizzazione del territorio dell’Università Europea di Roma.
Un Webinar, quello di UER, primo di un ciclo dedicato al turismo e all’inclusione, che si pone l’obiettivo di creare un dialogo tra le parti, per riflettere sul futuro del turismo in Italia e in Europa. A moderare l’incontro è stato il Vicedirettore del TgLa7, Andrea Pancaniche ha aperto il dibattito con una riflessione “Oggi tutto il paese riparte, ma ancora non sappiamo se riusciremo ad andare in vacanza”. In questa ottica si aprono i lavori del primo Webinar che vede interagire tutti gli attori del comparto turismo.
Il primo a prendere la parola è stato il Magnifico Rettore Prof. Padre Pedro Barrajón, L.C.  che ha portato i suoi saluti e ha dichiarato: 4-5 anni fa abbiamo istituito il corso di Laurea in Turismo perché da sempre consapevoli del ruolo primario del Turismo nel nostro paese; volontà e creatività sono sicuramente le parole chiave da cui ripartire”. Queste le parolescelte dal Magnifico Rettore che nella giornata è stato coadiuvato dalla Coordinatrice del Corso di Laurea in Turismo e valorizzazione del Territorio, la professoressa Loredana Giani. Il convengo è stato suddiviso in due parti; nella prima sezione si è trattato il tema dell’incertezza delle regole del Turismo post Coronavirus e sono intervenuti: Marcella Gola, professore ordinario di Diritto Amministrativo presso Università degli Studi di Bologna, Ruggiero Dipace, professore ordinario di Diritto Amministrativo dell’Università degli Studi del Molise e Giovanna Iacovone, professore associato Diritto Amministrativo Università degli Studi della Basilicata. Nella seconda sezione si è discusso sul tema delle traiettorie di sviluppo sostenibile e dei nuovi modelli di business e hanno preso parte al dibattito il Presidente di ENIT, Giorgio Palmucci che ha posto l’accento sugli strumenti di supporto introdotti dell’Agenzia nazionale del Turismo: “ENIT ha creato un cruscotto di crisis management finalizzato ad aiutare tutti gli imprenditori e le associazioni ad avere un quadro realistico della situazione del turismo in Italia e in Europa. Stiamo, inoltre, lavorando sinergicamente con gli assessori regionali per realizzare una campagna di comunicazione che valorizzi il nostro territorio”.È quindi intervenutaMarina Lalli, Presidente Federturismo Confindustria, che ha ribadito la necessità di un cambiamento nei modelli di business del settore e ha dichiarato: “I due principi fondamentali per arrivare ad un rinnovamento del settore sono il capitale umano e l’interazione tra le aziende; dobbiamo, quindi, trovare nuovi metodi per far conoscere il nostro paese e andare incontro agli obiettivi di sostenibilità.”
All’evento hanno partecipato: Paolo Giuntarelli Direzione regionale Istruzione, Formazione e Ricerca alla Regione Lazio, Cristina Storti,Agenzia regionale del Turismo alla Regione Lazio, Barbara Casillo, Direttore regionale Associazione Italiana Confindustria Alberghi, Valentina Castello, docente di reti e sistemi turistici locali e marketing del turismo all’Università Europea di Roma e, infine, Filippo Brunetti, Avvocato.Le conclusioni del convegno sono state formulate dalla Professoressa Loredana Giani che ha dichiarato: “Il dibattito sulle parole chiave della ripartenza del Turismo, condiviso con gli attori del sistema, ha fatto emergere anche la necessità di un’unitarietà delle regole, non nel senso di una sottrazione di competenze alle Regioni, ma nel senso di una univocità delle norme in favore della certezza. Una definizione condivisa di valori ed obiettivi; elementi su cui si fonda la fiducia dei cittadini-consumatori e delle imprese, essenziale per il sistema turistico, che ricopre un ruolo di primaria importanza per l’economia del paese”. L'Università Europea di Romaè l'Ateneo che ha maggiormente investito nell'alta formazione per il management turistico il corso di Laurea in Scienze del Turismo e valorizzazione del Territorio costituisce, per la sua attenzione all’innovazione, ad oggi un unicum nel panorama accademico della capitale.

Premio Italia Mario Luzi: Marina Paterna con il libro HO SCONFITTO la mafia. IO SONO VIVO!

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Premio Italia Sezione Narrativa, la Giuria sceglie tra le Segnalazioni Ufficiali il libro della Scrittrice già pluripremiata Marina Paterna. 

Mario Luzi già Premio Feltrinelli nel 1987 per la Poesia, conferito dall'Accademia dei Lincei. Poeta, drammaturgo, critico letterario, traduttore, critico cinematografico e accademico italiano. In occasione del suo novantesimo compleanno fu nominato Senatore a vita della Repubblica Italiana, nomina presidenziale conferitagli da Carlo Azelio Champi.
Marina Paterna, classe 1980, Premio Peppino Impastato 2019, consegnatole a Milano dal giornalista Michele Cucuzza e  dall'organizzatore del Premio Salvatore Lanno.
Premio Cultura VITALITY's sponsor Casa Sanremo 2019, consegnatole da Charlie Gnocchi a Sanremo durante il periodo del Festival della canzone italiana. 
Scelta tra gli scrittori più rappresentativi del tempo al Premio Salvatore Quasimodo, Il suo nome, ad oggi, é inserito nella rosa degli Scrittori Emergenti all'interno dell'Antologia Ufficiale, che onora i 60 anni dalla consegna del Premio Nobel al poeta, traduttore italiano e massimo esponente dell'ermetismo Salvatore Quasimodo. L'uscita e la pubblicazione dell'Antologia sono previste a Giugno 2020.
La segnalazione Ufficiale al Premio Mario Luzi è per la scrittrice Marina Paterna il quarto riconoscimento assegnatole per la sua Opera Prima: HO SCONFITTO la mafia. IO SONO VIVO! Libro che, tratto dalla vera storia del piccolo Giuseppe Di Matteo, tra fantasia e autobiografia ripercorre pedissequamente i passi del rapimento che l'autrice narra in prima persona da narratrice appunto, da osservatrice, da spettatrice e prima di tutto da siciliana.
Marina Paterna, non solo  Scrittrice ma anche Attrice e Regista, con la Segnalazione Ufficiale della Giuria del Premio  Mario Luzi ha diritto ad un contratto editoriale, sulla base delle risorse economiche e di Finanziamento stanziate dalla Fondizione Mario Luzi Editore. Il testo, una volta pubblicato, sarà inserito nei maggiori circuiti distributivi e di vendita nazionali.
Il libro HO SCONFITTO la mafia. IO SONO VIVO! si  contraddistingue per il coraggio dell'autrice, unica donna che, per la prima volta nella storia, intervista un pentito di mafia, Santino Di Matteo, il padre del piccolo Giuseppe Di Matteo. Il bimbo ricordato dai più e immortalato a cavallo mentre salta la staccionata. Ricordato soprattutto perché  venne barbaramente ucciso, strangolato e dissolto nell'acido (dopo 779 giorni di prigionia) per mano di Giovanni Brusca allo scopo di ricattare il padre ex mafioso.
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