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Rodolfo II e Arcimboldo: due stramberie a confronto

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di Riccardo BramanteE’ un incontro che sembra voluto dal destino quello tra due dei più noti personaggi che hanno attraversato la scena della storia e dell’arte europea del tardo ‘500.
L’uno è Rodolfo d’Asburgo figlio dell’Imperatore Massimiliano II, frutto di una lunghissima catena di matrimoni tra parenti stretti e destinato lui stesso a divenire Imperatore del Sacro Romano Impero alla morte del padre; l’altro è Giuseppe Arcimboldo, pittore milanese, estroso ed immaginifico autore di spettacoli, balli e mascherate, nonchè “ingegnosissimus pictor fantasticus” della corte degli Asburgo di Austria dove era approdato nel 1562 su invito dello stesso Imperatore incuriosito dalle sue celebri “teste composte”, ritratti in cui erano utilizzati in un rutilante miscuglio frutti, verdure, ortaggi, libri e quant’altro fosse attinente alla attività del committente.
Hanno modo di approfondire la loro conoscenza in occasione del matrimonio di Carlo d’Asburgo, fratello minore di Massimiliano quando in una grande festa tenuta a Graz Arcimboldo organizza per gli sposi una festa mascherata in cui Rodolfo rappresenta l’estate con in testa un cimiero formato da un mazzo di spighe, Ernesto, l’altro figlio dell’Imperatore, è la primavera con la testa coronata di fiori, Massimiliano rappresenta l’inverno con sulla spalla un ramo di rovere secco e l’Arcivescovo di Salisburgo rappresenta l’autunno con un cappello pieno di mele, uva, noci e castagne. Tutte immagini che sono diventate poi quadri veri e propri, le “Quattro stagioni”, di cui purtroppo la Primavera e l’Autunno sono andati dispersi.
L’estro del pittore non viene dimenticato da Rodolfo neanche quando diviene Imperatore nel 1576, assumendo il nome di Rodolfo II, e tanto meno quando decide di trasferire la capitale del suo impero da Vienna a Praga portando, naturalmente, con se anche Arcimboldo che ne è divenuto nel frattempo una sorta di factotum.
E’ qui, nella magica Praga che le loro reciproche, bizzarre caratteristiche hanno modo di esplicarsi lontani dalla fastosa ma troppo formale corte di Vienna. Dall’alto del castello di Hradcany, da cui domina la città, Rodolfo chiama alla sua corte scultori, disegnatori, orafi, scienziati e studiosi tra cui Giordano Bruno, Tycho Brahe e Keplero ma a cui si mescolano inevitabilmente anche avventurieri e ciarlatani che gli promettono ogni sorta di oggetti di rara antichità, cammei e specchi appartenuti ai faraoni, dipinti dei più diversi artisti europei, speculando sulla sua ossessiva passione per il collezionismo di oggetti d’arte e di cose occulte.

“Chiunque lo voglia, se può, deve solo recarsi a Praga presso il più grande mecenate delle arti esistente al mondo, ovvero presso Rodolfo II. Presso la residenza imperiale…potrà vedere un numero notevole di opere singolari e preziose, curiose e inconsuete” scrive lo storico dell’arte Karel van Mander. Il tutto raccolto nella “Kunst- und Wunderkammer”, una “Camera delle meraviglie” che doveva somigliare ai mitici laboratori di Faust o del dottor Caligari.

E alla ricerca e raccolta di tutti questi oggetti strani e meravigliosi provenienti da ogni parte d’Europa ma specie dall’Italia, contribuisce attivamente Arcimboldo che non si accontenta, però, di fare il semplice organizzatore ma nello stesso tempo esercita la sua singolare forma di pittura prendendo a modello i personaggi che ha attorno: ecco, allora, il ritratto del cuoco di corte che, visto per un verso è un volto composto da ortaggi e pesci, mentre con il quadro rovesciato rappresenta un piatto di cibi ornati da limoni e gamberi; e poi l’ortolano che da un lato è un piatto ricolmo di verdure e rovesciato è una faccia dall’espressione laida; ecco il giurista rappresentato come un pollo spennato al quale è aggrappata una quaglia. Per giungere, infine, all’apice dello sberleffo dipingendo lo stesso Imperatore non più nelle vesti e pose classiche ma nelle sembianze di Vertumno, il dio romano della vegetazione e della metamorfosi; qui Rodolfo ha la fronte formata da un rugoso melone, le sopracciglia sono due spesse spighe di grano, le palpebre due baccelli di pisello e sotto due piccole pere scarlatte, il tutto sormontato, sul capo, da una sorta di aureola di spighe dorate,  ricordo della corona imperiale. E’ un allucinante Rodolfo-Vertumno sghignazzante e paonazzo, forse anche ubriaco, che sembra prendersi gioco del potere che esercita, potere di cui sarà privato  alcuni anni dopo a causa della sua pazzia ormai non più controllabile.

Sorte migliore avrà Arcimboldo che, tornato finalmente a Milano, morirà nel suo letto nel 1593.

Joseph W. Sarno, Una vita nel porno: documentario su Cielo il 26 aprile

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Appuntamento in seconda serata il 26 aprile, in occasione dei 10 anni dalla scomparsa di Joseph W. Sarno, regista e sceneggiatore soft-core, pioniere del genere sexploitation, con il documentario in prima visione I Sarno - una vita nel porno.

In questo documentario conosciamo uno dei grandi maestri del genere, un pioniere, che ha diretto tanti film soft-core che riempivano le sale cinematografiche prima dell’avvento del porno hardcore, pellicole che parlavano ad un pubblico di affezionati proponendo trame shock per temi pop.
Nei film di J. W. Sarno il sesso rappresenta una modalità, autentica e disinibita, attraverso cui osservare e raccontare le relazioni tra uomini e donne, spesso dal punto di vista femminile, le donne sono le vere protagoniste, non vengono mai usate, e se sono vittime, alla fine si ribellano alla morale borghese.
Nel corso degli anni le sue opere, tra cui spiccano “Sin in the Suburbs” (1963), “Inga” (1968), “Confessions of a Young American Housewife” (1974) e “Deep Throat II” (1974), sono state apprezzate dalla critica per la loro capacità di indagare i caratteri femminili attraverso un sapiente utilizzo della tecnica registica.
In questo documentario si ripercorre la carriera di un Joseph W. Sarno ormai prossimo ai 90 anni, utilizzando le memorie del regista per tracciare l’evoluzione e la storia del suo cinema, a partire dagli albori, negli anni 60, sino a oggi.
Quest’opera si concentra in particolar modo sul rapporto tra J.W. Sarno e la moglie, sua collaboratrice fedele sin dagli inizi, Peggy Steffans. Il regista, Wiktor Ericsson, permette ai Sarno di raccontare la loro vita, la carriera, l’amore, dal punto di vista di quella che è la loro vita oggi. Ne scaturisce il ritratto di una storia d’amore che si è intrecciata indissolubilmente ad una carriera artistica ricca di talento e di originalità. 

#Explorers, su Rai Gulp il 25 aprile raccontato dai ragazzi

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(video Bella Ciao) Anche Rai Gulp celebra il 75° anniversario della Liberazione, con una puntata speciale di #Explorers in onda sabato 25 aprile, alle 14:10.

Un appuntamento fatto da ragazzi, che nonostante la quarantena, dalle loro case dialogheranno, si interrogheranno, canteranno, sul significato ancora oggi della Festa che ricorda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la fine della guerra, l’avvio di un cammino di diritti, di crescita nella pace, di libertà.
Tra i ragazzi che si collegheranno da tutta Italia ci sono tre Alfieri della Repubblica, premiati per i loro meriti civili dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il primo è di nomina recentissima: Tommy Miglietta di Lizzanello (Lecce), nominato il 22 aprile 2020 Alfiere della Repubblica “per le sue qualità di tamburellista e percussionista, coltivate sin dalla più tenera età, che lo hanno portato a essere un interprete apprezzato di musica popolare”. Insieme a lui, saranno inoltre presenti gli Alfieri del 2017 Margherita Borsoi (Treviso) e Francesco Barberini (Acquapendente – Viterbo).
Ma la Festa è di tutta Italia: saranno presenti nel programma Lorenzo  Locati (Milano), la famiglia  Mirabella (Pavia), Giuseppe  Bertolotti (Catanzaro), i Filling the Music, Fabiana e Michela Gatto (Verona), Elena Mora  (Parma), Matteo Borsoi (Treviso), Sofia Piccirillo (Napoli), Katia Veneruso (Caserta), Alpha Kids (Fiumicino), Black Out  (Ragusa), Morgan Icardi (Torino), Mob Crew Dance (Napoli), Edo e Giulietta Dedola (Lugano), Mirko e Valerio Lucia (Porto Empedocle) e Silvia Mungiello (Como), Sofia Del Baldo (Pesaro), Aurora e Giada Anfuso (Catania), Le Giorgie (Milano). A festeggiare con i ragazzi questa importante ricorrenza ci sarà anche il rapper Rocco Hunt con la sua “Libertà”.
Explorers è una produzione originale di Rai Ragazzi, realizzata durante questi giorni di quarantena, e andrà in onda su Rai Gulp (canale 42) e su Rai Play.
I ragazzi possono interagire attraverso Instagram (@rai_gulp), Facebook e Twitter (@RaiGulp).


Bella Chao, l'argentino Diego Moreno e la versione spagnola del celebre canto popolare

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(video) È disponibile in digital download e su tutte le piattaforme digitali “BELLA CHAO” (Intemezzo / The Orchard), versione rivisitata in lingua spagnola del celebre canto popolare italiano “Bella ciao”  riconosciuta come opera unica per testo e sonorità realizzata dal compositore, cantante e chitarrista argentino (napoletano d’adozione) DIEGO MORENO (https://orcd.co/bellachao).

Bella Chao”, dopo la sua prima pubblicazione all’interno della raccolta “Venceremos – Che Vive!”, grazie alla particolare voce di Diego Moreno e il suo originale arrangiamento ha ottenuto fin da subito un ottimo successo di pubblico tanto da essere utilizzata da altri utenti per la realizzazione di numerosi video su YouTube registrando oltre 40 milioni di visualizzazione e influenzando anche gli autori della serie tv “La Casa di Carta”. Il brano sarà contenuto nel nuovo album di inediti in uscita in autunno.

«Mai mi sarei mai aspettato che, oltre 40 milioni di persone, l'avessero scelta e ascoltata. A suo tempo non era assolutamente un mio pensiero. Ora, il suo straordinario gradimento, rappresenta una “carica al alma” del tutto inaspettata; senz’altro questo consenso così grande è stato uno dei motivi, probabilmente il più importante, che mi ha spinto a far uscire, finalmente, il mio personale video e a raccontare questa storia; sì, perché “Bella Chao” è una bella storia e mi va di condividerla con tutti voi… e con il mondo! - racconta Diego Moreno - Ho lavorato su un suono che ho creato ad hoc, su un testo che, pur essendo in buona parte in spagnolo, potesse raccontare con rispetto la storia dei partigiani: persone che scelsero di combattere anche mettendo a rischio la loro stessa vita per la libertà».

Il brano si lega in maniera particolare ai giorni di estrema emergenza che stiamo vivendo: «…mai avrei immaginato, né tantomeno voluto, un parallelismo con i “NUOVI NOSTRI PARTIGIANI”. In questi giorni di lotta, dottori, infermieri e lavoratori hanno scelto di combattere in prima linea contro un virus invasore. Loro sono luce in tempi bui, la parola chiave è dunque ancora una volta: RESISTERE» afferma l’artista Diego Moreno.

Il video di “Bella Chao” per la regia di Davide Aronica è visibile al seguente link https://youtu.be/FujscoSiywA.

Diego Moreno è conosciuto al pubblico per aver dato vita ad un linguaggio musicale originale e coinvolgente che unisce il ritmo latino del Sud America alla magia della musica napoletana, caratteristica emersa soprattutto nel disco “Tango Scugnizzo” (2008) che si è aggiudicato nel 2014 il Premio Masaniello e nel 2020 il Premio Nicolardi.

Nel corso della sua carriera ha realizzato numerosi progetti musicali ma anche letterali come “La voce del Tango. Il mio Don Carlos Gardel” (edito oggi in Italia da Stampa Alternativa), un libro/CD sulla vita del più grande cantante di tango di tutti i tempi Carlos Gardel.

Parallelamente alla carriera da solista, Diego Moreno ha collaborato per diversi anni con Fred Bongusto curando gli arrangiamenti di più di 30 dei suoi brani, e ha partecipato alla realizzazione del progetto “Poeta Massimo”, poesie di Massimo Troisi musicate da Enzo Decaro. Nel 2018 ha pubblicato il progetto “Che Bella Idea! Canzoni di BuOngustO”, un viaggio nella melodia italiana d’eccellenza, parte dell'opera di Fred Bongusto, composto da brani che hanno lasciato il segno nell'immaginario collettivo italiano, e non solo, che vanta tra gli ospiti Peppino Di Capri, Fabio Concato, Enzo Gragnaniello, Paolo Fresu, Maria Nazionale, Valentina Stella e Antonio Onorato. Nel 2019 Diego Moreno ha girato l’Italia in tour interpretando come baritono i ruoli di Porteño Gorriòn con sueño, Ladròn Antiguo Mayor e El Payador nell’opera di Astor Piazzolla “Maria De Buenos Aires” insieme a Michele Placido, Alina Di Polito e Vincenzo Bocciarielli.

foto di Gino Tramontano

SONO DEL SUD...E NON MI SENTO INFERIORE!: Sui social la campagna video

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"Sono del sud... e non mi sento inferiore!", è questa la campagna social lanciata da Nunzia De Girolamo con un video alla quale hanno già aderito Biagio Izzo, Rita Dalla Chiesa, Maurizio De Giovanni, Gigi D'Alessio, Beppe Convertini, Marisa Laurito, Mariano Bruno, Claudio Amendola, Raimondo Todaro, Angelo Russo, Gigi Finizio, Maurizio Casagrande, Sal Da Vinci, Manuela Arcuri, Sergio Friscia, Francesco Paolantoni.

Per vedere il video:


25 Aprile: Racconti in quarantena, IL RISCATTO DI HANS

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di Mario Narducci L’AQUILA - Sotto una pensilina di Viale Gran Sasso, una delle cinque vie del Torrione, stava accovacciato Hans con il suo pastore tedesco a lato.
Le gambe incrociate come un santone indiano e del santone aveva tutto: le ossa che gli spuntavano aguzze da sotto i vestiti laceri, i piedi che navigavano dentro sandali slabbrati, i capelli e la barba lunghi e incolti che si confondevano e diventavano tutt’uno come un cespuglio di rosmarino, e l’immobilità, che cessava appena quando piegava due o tre volte il capo per ringraziare la gente che gli faceva suonare uno spicciolo dentro la scatola di latta.

Che non fosse però un santone c’erano a tradirlo il biondo del cespuglio e i monosillabi gutturali e taglienti che emergevano dalla sua bocca quando acquistava un panino farcito, che condivideva con il cane, nel bar a lato, spargendo sul bancone gli spiccioli appena raccattati. Per il resto, la sua giornata trascorreva nel silenzio più assoluto, rotto soltanto a sera, quando all’interno del bar, davanti a una birra più volte replicata, si lasciava andare a spizzichi di confidenze con qualche altro “disperato” come lui.

Hans veniva da una regione della Germania del Nord. Aveva scelto L’Aquilaper viverci, perché all’Aquila era passato con la Wehrmacht al tramonto della seconda Grande Guerra. Ma quel passaggio lo segnò per tutta la vita, carico come fu di rastrellamenti e di eccidi, tragico colpo di reni di un esercito in sfacelo. Diciassette assassinati a Onna, diciassette a Filetto, centovent’otto a Pietransieri, tra cui sessanta donne e trentaquattro ragazzi sotto i dieci anni. Hans non era nei plotoni di esecuzione. E nemmeno tra gli uomini che all’ordine del tenente Hassen rastrellarono il boschetto presso il convento francescano di San Giuliano, catturando nove giovani, operai e studenti, che stavano per raggiungere i partigiani a Bosco Martese, nel versante teramano, guidati dal Colonnello aquilano Gaetano d’Inzillo.

E’ a Bosco Martese che ebbe luogo, qualche giorno dopo, la prima battaglia partigiana d’Italia contro le forze occupanti. Una soffiata fece naufragare il sogno. Catturati dai nazisti, i ragazzi furono obbligati a scavare due fosse comuni dove furono gettati dopo l’esecuzione. Tra i nove, anche il figlio del Colonnello D’Inzillo, studente e poeta. Inutili risultarono le mediazioni e le pressioni dell’Arcivescovo Carlo Confalonieri che ottenne solo di poter benedire le fosse. Era il 23 settembre del 1943. Il 14 giugno successivo, a liberazione avvenuta della Città, le salme furono recuperate e composte per i funerali che si tennero quattro giorni dopo. Una Piazzetta adiacente il Corso, con una lapide che accoglie ogni anno l’omaggio di una corona della Municipalità, ricorda i Nove giovani e il loro sogno infranto. Alcune panchine vedono oggi altri giovani, spesso coppie di ragazzi, che continuano a sognare anche per chi non c’è più.

Hans non tornò in Germania, o vi tornò per fuggirsene via in cerca di riscatto. Seppure non era stato tra gli assassini, avvertiva l’orrore di averne fatto parte. Non accettava di essere un sopravvissuto, sia pure incolpevole data la giovane età, di una guerra diabolica e sanguinosa scatenata dall’insipienza umana sposata a una folle sete di dominio. Riapparve un giorno per le nostre strade, pellegrino verso i santuari dell’orrore, un cane pastore tedesco al guinzaglio, lo sguardo perso nel vuoto e l’angoscia dentro di sé. Stazionò dapprima alla piazzetta della memoria e furono giorni di pianto catartico. Seduto a una panchina inseguiva la sua rinascita e cercava di trovarne la via. Nessuno seppe mai in quale buco racimolasse il suo sonno.

La prima scelta fu il silenzio, il solo che gli permettesse di non contaminare con il suo passato chi gli stava d’attorno e questa città che era sobbalzata in lutto sotto le urla dei bombardamenti e alle raffiche di fucile. La seconda scelta fu meno lancinante, e fu quella della povertà. Lui che era stato figlio di un delirio di onnipotenza ed in quel delirio era stato allevato, altra strada non avrebbe avuto, sulla via del riscatto, che quella della povertà. Diventato povero, sentì staccarsi poco a poco dalla pelle, sempre meno chiara, la divisa impeccabile della follia, per rivestirsi di quella lacera di una umanità riconquistata.

Era un aprile piovoso, quello che lo vide, ancora una volta, un giorno, all’angolo di Viale Gran Sasso, eletto a luogo dell’anima, stendere la mano nella richiesta umile della carità. Il cane gli stava accanto immobile, compagno discreto e gratuito della nuova vita. Alcuni, come sempre, gli camminavano davanti lasciando cadere la monetina nel barattolo di latta; altri, i più, gli gettavano uno sguardo distratto e passavano oltre. Avviene sempre così con i poveri, dei quali temiamo più il silenzio che la parola anche lieve, per non sentirne il rimprovero. Hans non rimproverava nessuno, chiedeva solo perdono. Quanti anni erano passati, nemmeno lui lo sapeva. I capelli erano diventati radi e bianchi. Erano apparse le rughe e si infittirono sulla fronte, profonde come solchi d’aratro.

Si diradarono le birre che davano la stura alle mezze e confuse confessioni su un passato inconfessabile. L’ultima volta che lo videro, avanti negli anni e più ischeletrito che mai, fu nel solito bar, una sera, davanti a un bicchiere di birra che a fatica provava a svuotare. La parola gli usciva lenta, ma non per ubriachezza. E gli occhi, gli occhi che aveva tenuto sempre bassi in atteggiamento di umiltà, questa volta erano inspiegabilmente luminosi, ridenti, come solo possono esserlo quelli di chi ha, finalmente, la coscienza rappacificata. Lui non lo sapeva, ma era il suo 25 aprile. Era il riscatto della povertà.

Eros Nanni: la Musica non si ferma, continua a far sognare

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Eros Nanni, nato a Velletri, un paese in provincia di Roma, il 27 agosto del 1996.
Diploma di Liceo linguistico. in seguito mi sono concentrato su quella che veramente è la mia passione, la Musica.

Il 2019 è l’anno che segna una svolta nella mia vita in quanto, collaborando con un produttore, Riccardo Brizi, comincia a scrivere pezzi inediti ed a trovare la sua identità come artista,provando a ritagliarsi uno spazio nel panorama musicale italiano. 

“La mia passione poliedrica per la musica mi porta ad affascinarmi anche al campo della produzione vera e propria ed a crearmi cosi uno studio a casa nel quale do spazio alla mia creatività lavorando a vari progetti, sia per me che per altri.” 

E se la musica non si ferma Eros in questa quarantena ha continuato cantando e deliziandoci con i suoi video su Instagram partecipando con un suo video,  a tema libero di startacasa aggregatore web su Instagram dove l’arte unisce e non ha limiti.

La riscoperta di Capitan Uncino, villain emblema del senso di umanità

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James Hook. Il pirata che navigò in cielo di Mario Petillo

La storia di Peter Pan nasce dalla penna di James Matthew Barrie ad inizio Novecento ma si dispiega e si declina in farie forme e rispettivi contenuti nell'arco di tutto il secolo grazie a spettacoli teatrali, coniugazioni fiabesche e traduzioni cinematografiche (persino musicali, guardando in casa nostra) che hanno fatto della storia, ma soprattutto del suo personaggio principale, un punto di riferimento per metafore, analisi, varie ed eventuali che hanno riempito decenni di discorsi nelle sedi più disparate. Altrettanto nota, ma molto meno considerata, è la figura dell'antagonista di quella storia, il celeberrimo James Hook detto “Capitan Uncino” per via dell'oggetto che sostituisce la famosa mano tagliata e data in pasto a un coccodrillo.
La figura di Uncino è nota quanto quella di Peter Pan, dicevamo. E allora perché in pochi si sono soffermati, negli anni, a riflettere sulla possibilità che dietro quella crudeltà piratesca ci fosse un essere umano degno di altrettanto interesse contenutistico? Sicuramente perché la metafora dell'eterno bambino svolazzante che abita su un'isola dispersa negli angoli remoti dell'universo si presta meglio ad esigenze di mercato positivista. Ma gli appassionati e gli studiosi di “villain” saranno d'accordo nel definire proprio Uncino come uno dei cattivoni più densi di contenuto dell'intera storia della letteratura.
Ed è proprio quello che riesce abilmente a dimostrare Mario Petillo nel suo esordio letterario James Hook. Il pirata che navigò in cielo(edito da Scatole Parlanti per la collana Mondi), a metà strada tra il romanzo fantastico e la ricerca storiografica in favore della riscoperta, sotto altre angolazioni, di un personaggio che risulta molto più umanamente rappresentativo di quanto si possa immaginare.
Petillo regala un respiro emotivo e spirituale alla trattazione della figura di Uncino per farne oggetto di analisi sia letteraria che sociale e psicologica, legittimandone di fatto anche le caratteristiche più oscure e – magari – meno condivisibili attraverso una cernita di quelle che potrebbero essere state (nella realtà storica mista alla ricostruzione di fiction: è anche questo il bello di un'operazione del genere) le esperienze traumatiche artefici di una personalità, certo, contrastabile ma comprensibile, eternamente in lotta contro la propria immagine riflessa in una devozione alla vita disintegrata dal dolore più profondo e implorante redenzione.
James Hook. Il pirata che navigò in cielo è un'opera da scoprire perché, oltre ad essere un buon testo fantasy (scorrevole e coinvolgente), è anche – per certi versi soprattutto – un trattato sul senso della perdita, sul significato più sottile e doloroso del concetto di sogni infranti, su ciò che può voler dire, per un essere umano, veder crollare le proprie certezze e tentare in eterno di costruirne di nuove.
Titolo: James Hook. Il pirata che navigò in cielo
Autore: Mario Petillo
Genere: Fantasy / Storico
Casaeditrice: Scatole Parlanti
Collana: Mondi
Pagine: 200
CodiceISBN: 978-88-328-11-872

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Musica, i Sikania e il loro messaggio di bellezza. L'intervista di Fattitaliani

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In radio e nei digital store “Noi” il nuovo singolo della band siciliana Sikania estratto dall’album “Grazie”, risultato di un progetto di ricerca del sound a partire da diverse radici: principalmente pop, dance e funk, con la fusione delle diverse contaminazioni e predisposizioni musicali di ognuno dei componenti: Carmelo Veneziano Broccia,  Francesco Scibetta, Vincenzo Faraone, Salvatore Sciarratta, Nino Cardella, Jerry Salemi e Diego Farrugio. Fattitaliani li ha intervistati.
Il singolo "Noi" potrebbe essere considerato una sorta di autopresentazione? quanto vi rappresenta?
In termini di testo sicuramente ci rappresenta tantissimo dal punto di vista dell'introspezione psicologica. E anche musicalmente, specialmente la linea melodica del ritornello e l'arrangiamento che la trasporta, sprigionando pop da tutti i pori. Possiamo dire che è il modo più sentito con il quale vogliamo arrivare dritti al cuore della gente.
In che maniera le vostre variegate esperienze si sono ritrovate a formare un unico gruppo?
Alcuni di noi si conoscevano ancor prima che i Sikania esistessero, altri hanno studiato negli stessi conservatori e accademie e addirittura due di noi si sono laureati lo stesso giorno. Ma a prescindere, le nostre esperienze individuali hanno sempre avuto una curiosa concatenazione dettata da diversi contesti musicali, così da fare unire ancor di più le nostre strade.
Facile andare d'accordo? su quali aspetti risulta più difficile la "convivenza"?
Essendo musicisti, abbiamo fortunatamente la capacità di saperci ascoltare e rapportarci nel miglior dei modi, anche dopo un confronto che può essere immediato o maturato insieme. Ci conosciamo bene e sappiamo venirci incontro anche in caso di divergenze sostanziali che possono riguardare uno stile, un dettaglio musicale, un arrangiamento, una decisione o pianificazione da attuare.
Bello il nome del gruppo: a quale Sicilia date voce?
Siamo i portavoce di quella Sicilia cosciente dei propri pregi e dei propri difetti, che sa amare ed accogliere, sa valorizzare e credere in sé stessa. Siamo quella Sicilia che si rimbocca le maniche, che corre in aiuto, che oltrepassa i pregiudizi e sfida le sue stesse contraddizioni. Portiamo un messaggio di Bellezza.
L'album s'intitola "Grazie": a chi siete particolarmente riconoscenti per il vostro percorso?
Innanzitutto siamo grati al nostro pubblico che ci ha incoraggiati e stimolati, e sta inoltre apprezzando tantissimo il nostro album.
Siamo grati a noi stessi, individualmente e alla nostra squadra vincente, a tutto ciò che ci ha fatto crescere umanamente e artisticamente facendoci diventare ciò che siamo.
Siamo grati a chi avrà modo di scoprirci e vorrà apprezzarci ancora meglio. Giovanni Zambito.
I SIkania sono:
Carmelo Veneziano Broccia inizia a cantare a 3 anni. Vince o arriva in finale in diversi concorsi regionali, perfeziona le sue doti canore in un’Accademia e collabora con diversi artisti di fama nazionale come Luciana Turina, Nick Luciani (Cugini di Campagna), Viola Valentino e Rita Comisi. Partecipa alle selezioni di X Factor nel 2012 piazzandosi tra i primi 6 della sua categoria e ottiene un importante contratto di produzione. Organizza le serate di intrattenimento più seguite di tutta la provincia. Si è esibito in importanti palchi e teatri.
Francesco Scibetta inizia lo studio della tromba in tenera età. Successivamente si perfeziona per entrare a far parte dell'orchestra di fiati della sua città. Ha fatto parte di diverse formazioni della provincia di Agrigento. Nel 2015 concepisce e fonda i Sikania, con i quali si è esibito in importanti palchi e teatri. Continua a perfezionarsi nello studio con importanti maestri, approfondendo vari linguaggi musicali.
Vincenzo Faraone si avvia alla musica in tenera età, incentrandosi poi sul Sassofono. Consegue il Diploma accademico di I Livello con il massimo dei voti presso il Conservatorio "Alessandro Scarlatti" di Palermo. Ha seguito diverse masterclasses con maestri di fama internazionale, come Federico Mondelci, Vincent David e Michel Superà. Si è esibito nei più prestigiosi teatri siciliani con musicisti di fama internazionale e con diverse formazioni cameristiche. Si è classificato ai primi posti in numerosi concorsi. Frequenta il corso di II Livello di Sassofono al Conservatorio di Palermo.
Salvatore Sciarratta inizia a studiare musica a 13 anni. Si aggiudica una borsa di studio e consegue il Diploma Accademico di I livello in Trombone col massimo dei voti al Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo. Si è esibito nei più importanti teatri siciliani con diverse orchestre, big band, orchestre di fiati, ensambles cameristici e band di vario genere. Continua a perfezionarsi seguendo masterclasses di artisti nazionali e internazionali. Si è prestato a diverse collaborazioni discografiche. Studia composizione da autodidatta.
Nino Cardella inizia a studiare musica a 11 anni da autodidatta per poi iscriversi in Accademia di Musica Moderna. Studia Pianoforte Jazz al Conservatorio "Arcangelo Corelli" di Messina. Segue numerose masterclasses con artisti nazionali ed internazionali. Ha suonato con numerose band dai vari generi musicali. Si è esibito in importanti teatri e palchi, con molti artisti nazionali ed internazionali. Vanta varie collaborazioni discografiche. Appassionato di Sound Design, frequenta corsi di produzione musicale online.
Jerry Salemi inizia gli studi in Basso elettrico presso l'Accademia di Musica Moderna di Agrigento e l'Istituto “Arturo Toscanini” di Ribera. Partecipa a diverse masterclasses di bassisti rinomati come Francis Hilton, Massimo Moriconi, Mario Guarini, Pino Saracini, Dado Neri e Saturnino.
Ha collaborato con diversi artisti e formazioni.
Con i Sikutìvu vince il premio critica al concorso internazionale "Eleonora Lavore". E' l'autore di gran parte del testo di "Siciliano medio", il primo singolo dei Sikania.
Diego Farrugio studia batteria dall'età di 14 anni, prima da autodidatta e poi presso l'Accademia di Musica Moderna e Circuiti Sonori insieme ai maestri Salvo Montante e Cristian Falzone.
Ha collaborato con artisti di fama come: “I soldi spicci”, Alberto Farina (Colorado), Mario Incudine, Armando Cacciato; e suonato in palchi come: “Carnevale di Acireale”, “Cous Cous Fest” di San Vito Lo Capo, Ottobrata a Zafferana Etnea, Teatro Morelli a Cosenza, Teatro "Sistina" a Roma.


Contatti:



Fattitaliani Intervista il dott. Marco Lombardi un giovane medico in “prima linea” per la ricerca

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di Laura Gorini Mi auguro che le persone possano incominciare a riflettere maggiormente sulle loro scelte e comportamenti quotidiani per prepararsi con un rinnovato spirito di salute e benessere al nuovo mondo che ci attende.

Durante questo terribile periodo di emergenza sanitaria gli specializzandi in Medicina sono anch'essi più attivi che mai. A tal proposito abbiamo scambiato 4 chiacchiere col Dottor Marco Lombardi, Medico specializzando in Patologia Clinica e Biochimica Clinicaa Brescia.
Dottor Lombardi, come sta vivendo questo momento così delicato?
Durante questa emergenza infettiva anche noi medici specializzandi siamo impegnati a cercare di dare il nostro contributo, chi in prima linea nei reparti più critici e chi invece più nelle retrovie a supporto dei vari processi sanitari.
E’ una situazione che mai nessuno si sarebbe immaginato di dover affrontare e sta rappresentando davvero una sfida per l’intero sistema sanitario nazionale, destinato a subire inevitabili cambiamenti per il futuro.
Per noi giovani rimarrà sicuramente una forma di esperienza che ci porteremo dietro lungo il nostro cammino professionale con tutte le sue sfaccettature.
Da persona curiosa ed appassionato di ricerca scientifica, ho iniziato ad approfondire i meccanismi determinanti la patologia Covid-19 e mi sono reso conto di quanto l’infiammazione giochi un ruolo chiave.
In che senso? Vuole essere più preciso?
Si sente spesso parlare di infiammazione tramite i media ma magari in modo sommario senza analizzarne le varie caratteristiche e conseguenze. E ’importante sicuramente distinguere tra l’infiammazione acuta rispetto a quella cronica. La prima ha una valenza fisiologica in quanto interviene ad esempio quando c’è da riparare una lesione e una volta avvenuto il recupero, si autolimita. L’infiammazione cronica invece, come suggerisce il nome stesso, si automantiene nel tempo ed è paragonabile ad un piccolo fuoco che rimane acceso all’interno del nostro organismo e che nel lungo periodo può sfociare in vere e proprie patologie. Viene definita- infatti- “infiammazione cronica di basso grado” (o low grade inflammation in inglese) proprio per sottolineare questa sua connotazione subdola ma persistente.
E che cosa si può fare per prevenirlo?
Per riuscire a prevenire o a spegnere questo piccolo fuoco costante, è fondamentale agire sullo stile di vita in termini di corretta alimentazione, giusta attività fisica e gestione della componente emotiva. Questi comportamenti permettono inoltre di rafforzare le nostre difese immunitarie, fattore cruciale in questa pandemia da Coronavirus per ridurre il rischio di infezione.
Ma per quale motivo ha citato uno stretto collegamento tra infiammazione e Covid-19?
Citavo lo stretto collegamento tra infiammazione e Covid-19 in quanto si è dimostrato che nei quadri più severi è proprio l’eccesso di infiammazione a portare il peggioramento delle condizioni cliniche dei pazienti a livello polmonare e circolatorio. Mediatori dei processi infiammatori sono le cosiddette citochine e in questo caso si verifica quella che viene chiamata “tempesta citochinica” con un rilascio massivo di queste molecole, la più studiata delle quali si chiama IL-6 (o interleuchina-6).
A questo proposito, viene infatti utilizzato nei casi più gravi un farmaco chiamato Tocilizumab che va proprio a bloccare l’azione a livello cellulare dell’interleuchina-6.
Un peso in questo contesto ce l’hanno sicuramente anche le comorbidità del paziente, cioè le patologie associate come ad esempio il diabete o le cardiopatie dove vi è già un livello infiammatorio favorente di partenza.
Capire a fondo i meccanismi dell’infiammazione credo che rappresenterà uno dei campi futuri della ricerca per le patologie infettive ma anche per cercare di fronteggiare al meglio il continuo aumento delle malattie cronico-degenerative.
Quale messaggio vuole lasciare ai nostri lettori? Con quale sentimento si sente di salutarli?
Con la speranza che questo delicato periodo storico si possa risolvere al più presto, mi auguro che le persone possano incominciare a riflettere maggiormente sulle loro scelte e comportamenti quotidiani per prepararsi con un rinnovato spirito di salute e benessere al nuovo mondo che ci attende.


#andràtuttobene, Alessandro Haber torna sul set diretto da Alessio Di Cosimo

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Partiranno a metà maggio, seguendo tutte le regole previste dalle nuove norme governative, le riprese di #andràtuttobene, un cortometraggio scritto e diretto da Alessio Di Cosimo che vede il ritorno sul set di Alessandro Haber. Il nuovo progetto sarà ambientato a Roma circa 9 mesi dopo la fine del periodo di lockdown vissuto per il COVID19.

#andràtuttobene racconta la storia di Aldo, interpretato da Alessandro Haber, un uomo di 78 anni che durante la quarantena ha perso sua moglie, ammalata di Coronavirus. Da quel momento Aldo è rimasto chiuso in casa continuando il lockdown anche dopo la fine delle restrizioni imposte dal Governo. Una parte di sé è morta in quei giorni difficili, le sue emozioni, i suoi ricordi, la gioia di vivere; l’amore della sua vita se ne è andato e lui non ha potuto nemmeno darle l’ultimo saluto. La normalità per Aldo non potrà più tornare, la vita che conosceva prima, quella passata accanto a sua moglie, non ci sarà più e quindi il suo inconscio decide che forse è meglio rimanere prigioniero di quell’incubo senza svegliarsi più. Sua figlia Francesca (Valentina Perrella) cercherà con tutte le sue forze di spronare il padre a tornare alla normalità, di metabolizzare il lutto e la sofferenza per continuare a vivere. Purtroppo si renderà conto che le ferite che quel nemico invisibile ha inferto nella mente del padre saranno irreversibili.
Un cast di prim'ordine per #andràtuttobene, considerato che oltre ad Alessandro Haber, protagonista di numerosi film di qualità entrati nella storia del cinema, ci saranno il regista Alessio Di Cosimo, trionfatore lo scorso anno ai Nastri D'Argento e il direttore della fotografia, Sandro Chessa, fresco vincitore del David di Donatello 2020. Nel cast artistico, inoltre, ci sarà l'attrice Valentina Perrella, che ha prestato la voce al personaggio Nadia Shana nella serie cult "Élite".
Il progetto sarà prodotto dalla società Settembre Produzioni SRL che nasce come polo al servizio della produzione cinematografica di cui Carla Finelli e Mirko Buccini ne sono i rappresentanti, i quali hanno all’attivo un ricco background legato a produzioni estere ed italiane destinate ad un’ampia gamma di pubblico e che attualmente hanno in serbo, oltre al cortometraggio “#andratuttobene” per la regia di Alessio Di Cosimo, di coprodurre a livello internazionale il lungometraggio thriller “Manant”, per la regia di Max Leonida. Alla produzione esecutiva ci sarà Sonia Giacometti, che sin da subito ha sostenuto il progetto #andràtuttobene.

LA MAGIA DI SUPERMAGIC A CASA venerdì 1° maggio con “Supermagic Infinito”

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Venerdì 1 maggio ore 18:00 • spettacolo “Supermagic Infinito”
Da Lunedì 4 maggio • giochi di magia “Segreti Svelati”




In questo momento così difficile, Supermagic vuole aiutare tutti a trascorrere il tempo con un pizzico di magia e fantasia, facendo entrare i più grandi illusionisti del mondo direttamente nelle case di tutti gli italiani. Due iniziative gratuite, per tutta la famiglia.

Venerdì 1 maggio alle ore 18:00 ti regala lo spettacolo evento Supermagic Infinito.Per la prima volta, potrai vedere lintero spettacolo comodamente seduto sul divano di casa. 100 minuti di grande magia con i migliori illusionisti provenienti da tutto il mondo.

Per vedere lo spettacolo Supermagic Infinitovai subito sulla pagina www.supermagic.it/spettacoloacasa , invia la richiesta e ricevi il biglietto gratuitamente per vedere lo show Venerdì 1 maggio alle ore 18:00 a casa tua.

Supermagic Infinito - spettacolo
Una misteriosa stanza nascosta nei sotterranei di un teatro, un custode e il suo apprendista, un viaggio verso linfinit
à del tempo, attraverso i cicli della vita. Stupore, suspence, divertimento e magia si fondono in uno spettacolo per tutti.

Ecco gli straordinari artisti in ordine di apparizione:
Yo Kato (Giappone)• La bacchetta è lo strumento magico per eccellenza. Questo eccezionale prestigiatore vi mostrerà straordinarie apparizioni e trasformazioni, con larte della manipolazione.
Vic & Fabrini (Brasile)Con questo duo comico non riuscirete a trattenervi dalle risate: un mago e il suo imprevedibile assistente robot tenteranno in ogni modo di stupire il pubblico.
Jae Hoon Lim (Corea del Sud)• Il mago classico, con le sue incredibili apparizioni di colombe, non può assolutamente mai mancare. Preparatevi a volare!
Marcel Kalisvaart (Olanda)• Il principe delle illusioni vi lascerà a bocca aperta con lenergia e lo stupore delle sue grandi illusioni.
Remo Pannain (Italia)• Lideatore e direttore di Supermagic si destreggia con sei fazzoletti, un magico nodo e una sorprendente rivelazione, per entrare nellelegante dimensione della magia classica.
Aron Crow (Belgio)Rischio e adrenalina bucheranno lo schermo ed entreranno direttamente a casa tua: una benda, una spada e un mentalista. Cosa succederà?
Raymond Crowe (Australia)• Un valzer tra il mago e la sua giacca, momenti bizzarri che si concludono con il numero delle ombre cinesi più visto su YouTube.
Dani Lary (Francia) Hai mai visto un pianoforte volare?Quando pensi di aver visto tutto, alla fine arriva lui con il suo misterioso mondo incantato, ed è subito una nuova emozione.

Segreti Svelati - giochi di magia
Lappuntamento con la magia continua per tutto il mese di maggio con i Segreti Svelati.
Dal 4 maggio, 2 volte a settimana, Supermagic dà la possibilità a tutti di imparare semplici giochi di illusionismo con semplici oggetti che si possono trovare a casa. Lo staff di Supermagic spiegherà i migliori trucchi di magia per realizzare limpossibile. Genitori e bambini potranno aiutarsi insieme allenandosi per eseguire le magie anche attraverso le video chat. Unesperienza che crea unione in tutte le famiglie, perché non importa letà… tutti vogliono essere maghi almeno almeno una volta nella vita!
Segui la pagina Facebook www.facebook.com/Supermagicfestival ed impara tanti Segreti Svelatiper stupire i tuoi amici!

Condividi questa iniziativa con amici e parenti per dare anche a loro lopportunità di partecipare agli appuntamenti magici offerti da Supermagic: basterà inviare loro il link www.supermagic.it/spettacoloacasa per vedere lo spettacolo ed invitarli seguire la pagina Facebook www.facebook.com/Supermagicfestival per imparare i Segreti Svelati.




Musica, Fattitaliani intervista Zoizi "sono ribelle e romantico come la mia generazione"

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ODORE” (EVE) è il nuovo singolo di ZOIZI.
«Ho scritto questa canzone per raccontare e confermare a me stesso quanto sia stato semplice ritrovarmi come persona attraverso una sensazione quasi un po' banale come l'odore della borsa di un'amica - racconta Zoizi a proposito del brano “Odore” - ho voluto citare qualche storia di una generazione, quella nata come me nel '90, forse l'ultima a sognare in grande in un mondo ancora "vecchio" e privo di questa esagerata e improvvisa modernità che un po’ ci soffoca. Sicuramente non eravamo migliori dei "nuovi giovani" ma l'abbiamo vissuto con un romanticismo che oggi stenta un po' ad uscire».
Il videoclip di “Odore”, diretto dallo staff di 3littlepigs, è girato totalmente in bianco e nero e ha come unico protagonista Zoizi. Le riprese in primo piano e lo sguardo del giovane autore che punta dritto alla telecamera conferiscono alla sequenza di immagini una valenza prettamente narrativa: è Zoizi che racconta una storia, la sua storia, a chi guarda. Fattitaliani lo ha intervistato.
Quanto ti rappresenta "Odore"? 
È il mio inno generazione. Una canzone che mi ricorda che sono fatto così.  Ribelle e romantico come la mia generazione.
Che cosa ti auguri che del brano venga compreso e assimilato?
Che anche se il mondo ci cambia le regole del gioco, noi dobbiamo andare sempre avanti ricordandoci i valori con cui siamo cresciuti. 
La copertina del brano come nasce?
Dall'idea di indicare tante direzioni diverse ma tutte opposte alla direzione di ODORE che rimane unica perché non è altro che la nostra vita. La nostra storia da inseguire.
La città vuota e silenziosa del periodo ti aiuta in termini di ispirazione e composizione?
In realtà io scrivo quando perdo il mio equilibrio emotivo, quindi i primi giorni sono stati difficili per quanto riguarda la scrittura di nuova musica. Dopo un po' sono tornato dentro i miei casini e ho ripreso. Sono nate canzoni nuove.
Su quale musica e artisti ti sei formato? 
Non ho nomi specifici. Ascolto di tutto senza un vero e proprio idolo. 
Pero in italia il numero uno per me è DALLA. Fino ad arrivare ad oggi con Gazzelle. Fuori ti dico OASIS e un altro che amo è Yann TIERSEN.
Le loro influenze sono in qualche modo rintracciabili nelle tue canzoni?
Sì, certo. Tutto ciò che facciamo è un composto tra ciò che siamo, ciò che viviamo e ciò che gli altri hanno vissuto in noi. Credo che valga per tutti. Non solo per chi scrive canzoni.  
Hai aperto cinque concerti del tour di Francesco Renga: che cosa ti ha lasciato l'esperienza?
Ho imparato tantissimo. È stata una scuola pazzesca e poi vabbè, l'esperienza di cantare davanti a un pubblico pazzesco come quello di Renga non ha prezzo. Lui è un artista da cui imparare. Tanto. Giovanni Zambito.
Biografia
Jodi Zojzi, in arte Zoizi, è un cantautore classe ‘90 che nasce a Tirana e viene adottato dopo un anno di vita da mamma Italia. Tanti traslochi con la sua famiglia in giro per il nord, per poi finire a Modena nel 2000. Lì nasce e cresce la sua passione musicale che culmina a 13 anni grazie alla chitarra di suo padre. A 15 anni studia batteria e suona in qualche rock band locale che portano l'artista ad avvicinarsi alla scrittura dei suoi primi brani inediti. Nel 2019 pubblica il singolo che segna il suo debutto, "Pazzo Di Te". Nello stesso anno apre cinque concerti del tour di Francesco Renga. Lo scorso gennaio è uscito sulle piattaforme digitali il suo secondo inedito “Odore” (EVE), brano in rotazione radiofonica dal 13 marzo.

MERAVIGLIE DELL’AQUILA, LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL SUFFRAGIO

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Le Anime Sante, tornata ai fasti dopo il restauro post sisma, ora in uno stupendo documentario - di Goffredo Palmerini 

L’AQUILA - La mattina del 6 aprile 2009, dopo la terribile notte del sisma e la scia delle implacabili scosse di “assestamento”, era già diventata un’icona del terremoto che aveva devastato L’Aquila.
Ancor più quando un’altra scossa in diretta televisiva aveva continuato ad infierire sul tamburo della sua cupola, già massacrata alle 3 e 32 della notte, facendone temere il crollo totale. Quasi per miracolo la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, per gli Aquilani confidenzialmente “le Anime Sante”, quel gioiello tardo-barocco rimase “immota” fin quando i Vigili del Fuoco, con ardite operazioni dall’alto, non vi calarono un “ragno” di profilati di ferro perfettamente adattatosi all’interno del tamburo per metterlo in sicurezza dal crollo. Il genio italiano trovava così una singolare ed eccellente capacità d’esprimersi già nella fase di protezione del bene architettonico, con un’operazione diventata elemento d’accademia nell’intera opera di restauro dai danni inferti dal sisma. 
Le Anime Sante,come nessun’altra chiesa aquilana, ricorda l’implacabile consuetudine dell’Aquila con i devastanti terremoti (1315, 1349, 1461, 1703, 2009) che nel corso di quasi otto secoli dalla fondazione della città hanno contrassegnato la sua storia e persino l’indole resiliente del suo popolo. La chiesa si chiama così perché sorta per volere degli aquilani dopo il lacerante sisma del 2 febbraio 1703, giorno della Candelora, a ricordo delle vittime. Quel sisma inferse gravi danni alla città e nel circondario, facendo oltre seimila morti, specie dentro le chiese dove si stavano tenendo le celebrazioni liturgiche che ricordano la presentazione di Gesù al Tempio. Quel terremoto, in qualche modo, cambiò l’indole degli Aquilani. Cambiò persino i colori della città, mutati dal bianco-rosso al nero-verde, il nero a richiamare il lutto e il verde in segno di speranza nel futuro. Da allora, in memoria di quella tragedia, finanche il Carnevale all’Aquila non inizia se non dopo la Candelora, diventando così il più breve del mondo.
Proprio per far memoria delle vittime di quel terremoto la Confraternita del Suffragio, avuto il placet della Curia aquilana, il 30 settembre 1708 diede avvio all’iter di costruzione della nuova chiesa, che il popolo subito chiamò delle Anime Sante. Affacciava sulla grande piazza del Mercato, fino ad allora dominata solo dalla Cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio. Scrive tra l’altro Mons. Orlando Antonini, insigne studioso di architettura religiosa e urbana, nel suo volume Chiese dell’Aquila: “[…] Fin dal primo avviarsi dell’opera di ricostruzione gli Aquilani, evidentemente a causa dell’annientamento della scuola architettonica locale, barocca, dei Bedeschini, provocato dal terremoto, si vedono aver ricorso ad artisti di fuori. I romani essendo naturalmente i più a portata di mano, ci si rivolse direttamente ai grossi nomi di quell’ambiente artistico, trovandolo appannaggio della corrente culturale al momento più forte a Roma […]”.
E infatti si deve a Carlo Buratti(Novazzano, 1651 – Roma, 1734), allievo del Fontana, il progetto dell’opera messa in cantiere nel 1713, che mutuava in una propria singolarità le più raffinate esperienze architettoniche di quel periodo a Roma, dovute al genio di valenti architetti - Giovan Battista Contini, Ferdinando Fuga, Sebastiano Cipriani -, che operarono anch’essi nella ricostruzione dell’Aquila. Da qui il particolare imprinting tardo-barocco della chiesa, possente con la sua pianta parallelepipeda e l’interno a croce latina cupolata, che si esponeva nella sua magnificenza con la suggestiva bellezza della facciata, sapiente alternanza di armonie plastiche concavo-convesse di indiscusso pregio architettonico, mentre ricuciva a meraviglia la quinta urbana delle costruzioni in cui s’andava ad inserire.
La facciata, in bianca pietra concia di Poggio Picenze, fu opera di Orazio Antonio Bucci di Pescocostanzo. Di chiara ispirazione borrominiana, fu realizzata tra il 1770 e il 1775 su progetto dell’architetto aquilano Giovan Francesco Leomporra. Il risultato fu sorprendente e degno di essere iscritto tra le pagine gloriose dell'architettura religiosa aquilana. Infine la cupola. Già concepita dal Buratti, fu completata solo nel 1805 su progetto di Giuseppe Valadier(Roma, 1762 – Roma, 1839), elegantissima nei suoi caratteri neoclassici, impreziosita dai raggi solari che bucano lo splendido cleristorio in cui s’articola il poderoso tamburo cilindrico, in perfetta aderenza alla cifra classicista dello spazio sottostante con un linguaggio ormai più vicino ai valori estetici dell'Ottocento piuttosto che ai temi arcadici. Il repertorio pittorico e scultoreo che il tempio ha custodito al suo interno, insieme a quanto di più riuscito in termini stilistici della massa architettonica, hanno fatto della Chiesa di Santa Maria del Suffragio il capolavoro indiscusso del Settecento aquilano.
Ebbene, proprio questo capolavoro, uno dei simboli architettonici più significativi della città, all’indomani del sisma del 2009 risultava fortemente compromesso. Tanto da entrare tra le prime opere d’un elenco di preziosità monumentali della città sottoposto ai grandi della terra, riuniti a L’Aquila dall’8 al 10 luglio 2009 per il G8 e G20, perché ne adottassero la ricostruzione. La Francia raccolse subito l’invito a concorrere nel restauro, scegliendo proprio Santa Maria del Suffragio, contribuendovi con 3,250 milioni di Euro in una partnership alla pari con l’Italia. Un modello di collaborazione tra le strutture scientifiche, tecniche, ingegneristiche e artistiche di Italia e Francia ha contrassegnato il complesso recupero delle Anime Sante, con soluzioni di ardita innovazione e sperimentazione di nuove tecniche. Un cantiere che ha impegnato le più alte espressioni del restauro di un bene architettonico ed artistico di eccellente valore, con una forte collaborazione tra i due Paesi. Tanto che, dopo 4 intensi anni di lavori, il consolidamento e restauro del monumento è stato completato, con una spesa totale di 6,5 milioni di euro. La Chiesa delle Anime Sante è stata riaperta al pubblico il 6 dicembre 2018 con una significativa cerimonia, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di una delegazione del Governo francese guidata dalla Ministra degli Esteri Nathalie Loiseau. 
Ora, un altro piccolo capolavoro correda la straordinaria opera di restauro della Chiesa di Santa Maria del Suffragio. E’ il documentario “Le Anime Sante”, diretto da Luca Cococcetta con testo di Marco Zaccarelli. Un’opera di assoluto valore, per qualità e completezza di documentazione. A distanza di undici anni dal terremoto dell’Aquila, è il racconto di uno dei cantieri di recupero e restauro più attento e complesso tra quelli che stanno ricostruendo la città capoluogo d’Abruzzo. Il documentario lo fa con un’intensa e coinvolgente narrazione e attraverso le qualificate voci e testimonianze di Raffaele Colapietra, Alessandra Vittorini, Orlando Antonini, Franco De Vitis, Didier Repellin, Stefano Dascoli, Jean Francois Cabestan, Aymen Herzalla, Anna Colangelo, Nicola Inversi, Carlo Lufrano, Leonida Pelagalli, Luca Navarra e Pierluigi Biondi.
Storici, studiosi d’arte e architettura, ingegneri e architetti, rappresentanti di amministrazioni ed istituzioni contribuiscono ad illustrare un cantiere complesso, rilevante e simbolico, qual è stato quello delle Anime Sante. Una chiesa che da tre secoli è fortemente rappresentativa nella memoria collettiva degli Aquilana, la cui rinascita è stata possibile grazie alla collaborazione tra le scuole di restauro italiane e francesi, dalla capacità delle maestranze operanti in cantiere e dall’impegno paritario di Italia e Francia. Il documentario “Le Anime Sante” è prodotto da Visioni Future con il contributo di Operazione Restart, Italiana Costruzioni, Fratelli Navarra, e il supporto della Municipalità, dell’Arcidiocesi Metropolita dell’Aquila, della Parrocchia di Santa Maria del Suffragio, del Segretariato Regionale dell’Abruzzo - Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città dell'Aquila e i Comuni del Cratere, dell’Archivio di Stato dell’Aquila, del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco e dell’Ambasciata di Francia in Italia.
Il documentario “Le Anime Sante”, 52 minuti in lingua italiana, con sottotitoli in italiano francese e inglese, è scritto da Marco Zaccarelli, per la regia di Luca Cococcetta, musiche di Giancarlo Tiboni, voce off Antonella Cocciante, audio mix Federico Martusciello, operatori Luca Cusella - Giovanni Sfarra - Matteo De Santis, operatore crane Peppe Tonelli, riprese aeree Donatello Ricci e Giovanni Sfarra. L’opera è noleggiabile ed acquistabile on line scaricandola dal sito di Visioni Future a costi assai limitati, con insita anche una finalità di solidarietà in quanto, per ogni transazione, sarà devoluta alla Croce Rossa dell'Aquila la donazione di 1 Euro (http://www.visionifuture.it/animesante/). Qui di seguito, infine, un breve profilo biografico del regista e dell’autore del documentario.

***

Luca Cococcetta, classe 1982, nasce e studia a L’Aquila, dove consegue la maturità classica e si laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni. Durante gli studi frequenta corsi di chitarra classica e sviluppa la sua passione per la regia cinematografica. Inizia a lavorare come regista per tv locali e nel 2007 si dedica al cortometraggio-documentario e contestualmente realizza la commedia Non ci resta che ridere, con la quale vince le selezioni per il Corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, frequentandolo nel 2008. Vince con “Il grande superamento” il premio come miglior regista giovane al “Festival del film naturalistico e ambientale 2009”. Nel 2009 lavora a un documentario sulla ricostruzione dell’Aquila, Radici - L'Aquila di cemento, dedicato agli aspetti urbanistici e antropologici nel post terremoto, presentato a Venezia alla 12^ Mostra Internazionale di Architettura e in altre importanti eventi a Parigi e Bologna.  Scrive e dirige lo spettacolo teatrale L’Aquila 2099, un monologo di Giorgio Colangeli, portato in scena a L’Aquila e Roma. Gira il cortometraggio Mi fa male sulla situazione aquilana a un anno dal sisma, con il quale vince due premi al Napoli Cultural Classic Festival: miglior cortometraggio e migliore sceneggiatura. Collabora alle riprese del film “Draquila" di Sabina Guzzanti. Termina nel 2011 Memoriter in coproduzione con l’associazione Animammersa. Produce e firma la regia del cortometraggio Distanza, presentato nel 2014 a prestigiosi Film Festival a Los Angeles, St. Tropez, Madrid, Londra e Berlino. E’ autore del reportage Ri-torno all’Aquila sugli adolescenti nel post sisma, pubblicato da Rai Scuola. Gira un reportage sull’accoglienza ai rifugiati in Italia “L’altra faccia dell’accoglienza”. Nel 2015 realizza il reportage Dalla testa ai piedi - Il cammino degli alpini per L'Aquila, sul Raduno nazionale degli Alpini. Lavora due anni nella documentazione del restauro di due luoghi simbolo dell’Aquila: La chiesa delle Anime Sante La basilica di CollemaggioAttualmente ha in produzione due documentari d’arte dedicati alla figura di Saturnino Gatti e all’opera della scultrice statunitense Beverly Pepper.

Marco Zaccarelli - Libero professionista, svolge attività di consulenza nell’ideazione, progettazione e management d’iniziative culturali; sviluppo di progetti collegati alla cultura d’impresa; realizzazione di strumenti di comunicazione visuale multimediale; studio e stesura di piani di sviluppo del territorio in chiave culturale secondo la metodologia offerta dal Cultural Planning. È stato responsabile presso la Rai di Torino delle Relazioni Esterne e dell’Ufficio Stampa. Come storico dell’arte, ha lavorato con Soprintendenze nel campo della ricerca storico-artistica e con Assessorati alla Cultura per la preparazione di materiali didattici e illustrativi per musei e mostre. Collabora con alcune case di produzione come autore, editor e responsabile di progetto. Ha ideato, diretto e realizzato numerosi documentari e video per importanti committenti pubblici e privati.  Ha coordinato, per la provincia di Torino e Rai Educational, la serie di documentari Il Sistema Ecomuseale della Provincia di Torino, per RaiTre Luci d’artista a Torino, per Rai Teche la serie La scuola in diretta-La parola agli studenti. Ha scritto e diretto numerose opere teatrali. Oltre ad articoli divulgativi di storia dell’arte, ha pubblicato: La decorazione tardo-gotica della Chiesa di San Martino ad Arnad-le-Vieux, Quaderni Soprintendenza Beni Culturali Valle d’Aosta, L’Erma di Bretschneider, Roma; Opere del Novecento italiano nella collezione Rai, Electa, Milano; Pickman, Fondazione Italiana per la Fotografia, Torino; RadioVisioni 1952-1954. Disegni italiani dalla collezione Rai, in Luci del teleschermo, televisione e cultura in Italia, Electa, Milano; Venezia, in Silenzio si viaggia. 67 itinerari all’insegna della quiete, Airplane, Roma. Ha ideato e curato le mostre Percorsi di visita, postazioni informatiche touch-screen, Armeria Reale di Torino; RadioVisioni 1952 – 1954. Disegni italiani nella collezione Rai; Il gusto di un’epoca. Fondazione Italiana per la Fotografia, VI Biennale Internazionale di Fotografia; La televisione sperimentale: 1947-1954, mostra fotografica; Opere del Novecento italiano nella collezione Rai e coordinato Caravaggio, una mostra impossibile.


COVID 19 IN FAMIGLIA, TEMPO DI AMORE E DI RICONCILIAZIONE diretta facebook 29 aprile

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Riconoscere e affrontare gli aspetti Psicologici della pandemia - DOMANI ORE 18 DIRETTA FACEBOOK 

Da quasi due mesi i termini più diffusi che accompagnano la nostra quotidianità, veicolati dai mezzi di informazione, come la televisione e i giornali, ma anche semplicemente nelle discussioni familiari sono tragedia, disastro, dramma, guerra, incertezza, oblio e molto altro.
L’ossessione verso il numero dei contagiati, dei ricoverati e dei deceduti invoglia sicuramente a una immagine tenebrosa del futuro.

Questo messaggio è diventato talmente saturante che, mentre ci si proietta verso il futuro sempre più incerto, ci dimentichiamo del presente e del passato.

La pandemia si concluderà possiamo esserne certi, ma che cosa avremo imparato? Si impara cogliendo il valore. Avete presente quello che è stato chiamato l’attimo fuggente? Che diventa così prezioso quando abbiamo paura di perderlo? Ecco, quello.

Oggi questa situazione dovrebbe essere la grande opportunità per riflettere su ciò che veramente conta e che salva l’umanità: l’amore, gli affetti familiari, la concordia tra le culture.

Su questo rifletteremo, su quanto siano importanti gli affetti e quanto sia importante recuperarli, riconsiderarli, proteggerli, risanarli. Questo è il tempo migliore per la conversione e le riconciliazioni familiari: figli con i genitori, genitori con i figli, tra fratelli, tra coniugi.

Ogni giorno è prezioso per fare sì che l’opportunità non colta abbia finalmente la possibilità di esistere.

L’iniziativa è promossa da Apostolato Accademico Salvatoriano, Santa Maria Regina dei Martiri in Roma e Fly Digital & Communication.

L’ APOSTOLATO ACCADEMICO SALVATORIANO
in collaborazione con la
PARROCCHIA SANTA MARIA REGINA DEI MARTIRI IN ROMA

COVID 19 IN FAMIGLIA
“TEMPO DI AMORE E DI RICONCILIAZIONE”
Aspetti Psicologici e Pastorali
___________
Conversazione con il
Diacono Marco Ermes Luparia
Psicoterapeuta
Presidente Apostolato Accademico Salvatoriano
In diretta dalla Pagina Facebook dell’Apostolato Accademico Salvatoriano
Mercoledì 29 aprile ore 18.00

Riflessioni di una lavoratrice dello spettacolo

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Alla cortese attenzione di
Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo
Ministro della Cultura Dario Franceschini

Illustrissimi Presidente del Consiglio e Ministri 
Ho riflettuto molto in queste settimane e atteso a scrivere questa lettera nella speranza di svegliarmi una mattina e leggere o ascoltare un accenno, una parola che riguardasse i Lavoratori dello Spettacolo.

Ho atteso e atteso e atteso e come me decine di migliaia di persone, amici e colleghi, che come tutti gli italiani stanno vivendo e seguendo con ansia, molti colpiti in prima persona, l’angoscia di queste ore, diventate troppo velocemente mesi.

Ho atteso a scrivere per pudore, per senso civico, per la considerazione che ho dello stato di emergenza in cui si trovano a combattere le Istituzioni.
Ma la necessità di esercitare il mio diritto di cittadina, un diritto che vivo con senso di responsabilità, animata da una grande volontà costruttiva e positiva, non può più attendere.

Questa lettera non ha e non vuole avere alcun carattere di polemica.
Questa lettera è il mio modo di festeggiare il 25 aprile!

A parte il CDM del 16 Marzo scorso “Aiuti Concreti per il Turismo e la Cultura” di cui attendevamo con ansia maggiori informazioni e sviluppi ma di cui nulla più si è sentito, ad oggi 25 aprile purtroppo non vi è traccia di interventi seri e appropriati che entrino nel merito o che anche solo sfiorino il drammatico tema dei Lavoratori dello Spettacolo.
Per interventi seri e appropriati intendo dire, e sottolineare, che noi Lavoratori dello Spettacolo, già peraltro abituati da sempre a sentirci invisibili, oggi più che mai proviamo un sentimento surreale di abbandono da parte delle Istituzioni che sembrano ancora una volta essersi dimenticati di noi.
Eppure il Cinema anche in Italia è una grande industria. Un’industria che in molti Paesi è considerata uno dei motori essenziali per l’economia nazionale. 
In Italia, il Cinema è un’industria che comprende circa duemila imprese e ha un fatturato di più di quattro miliardi di ricavi. 
Com’è possibile che si continui a ignorare la nostra categoria?

Ci sono tavoli aperti e discussioni in corso, leggiamo le lettere che i Sindacati vi inviano, riempiamo e firmiamo petizioni e appelli e questionari ogni giorno ma purtroppo ad oggi non troviamo traccia della nostra presenza nei decreti, nelle statistiche, nelle tabelle, nelle interviste, negli articoli di giornale o nei servizi dei telegiornali o nei discorsi del Premier o dei vari Ministri. Nessuno parla di noi né il Governo né le opposizioni e noi non possiamo più accettare di continuare ad essere invisibili.

Sono oramai di dominio pubblico le previsioni relative alle prossime riaperture, ma in molte di queste tabelle i Lavoratori dello Spettacolo semplicemente sono assenti, non ci sono.
C’è la voce Cinema, si, ma si riferisce alle Sale Cinematografiche non alle Produzioni Cinematografiche.

Ora, siamo tutti più che consapevoli dell’emergenza, così consapevoli che nonostante si stiano rincorrendo in questi giorni voci incredibili circa la riapertura di alcuni Set nel prossimo mese di giugno o luglio, è davvero difficile poter dare serio credito a queste voci anche se ci piacerebbe farlo. 

La gran parte delle Produzioni Cinematografiche solitamente partono in primavera.
Moltissimi di noi, dunque, quest’anno al momento dell’inizio del Lockdown non aveva ancora iniziato a lavorare e realisticamente, se tutto andrà bene, vedremo i primi Set riaprire il prossimo autunno. 
Se tutto andrà bene, perché per ora la generica categoria “Cinema” rientra tra quelle attività per le quali la data è “da definirsi”. 
Questo significa che saremo tra gli ultimi nel Paese a ripartire. 

Alcuni, contavano di iniziare a lavorare a Marzo, ma le Produzioni si sono interrotte ancora prima che le persone potessero essere contrattualizzate. 
I Lavoratori dello Spettacolo non hanno diritto alla Cassa Integrazione. 
La maggior parte di noi non ha diritto nemmeno al Bonus di 600 euro perché il tetto per accedere a questo sostegno è stato fissato dallo Stato a 50.000 euro lordi.
Qualcuno ha dunque presupposto che con questa cifra (lorda) le persone siano state in grado di vivere nel 2019 e di mettere da parte risparmi tali da poter sopravvivere di rendita per ulteriori nove, dieci forse addirittura undici mesi.
Un presupposto oltre che improbabile, sicuramente molto irrealistico perfino per noi Lavoratori dello Spettacolo così abituati a confrontarci con la precarietà insita nel nostro stesso lavoro. 

Che cosa avete previsto, se lo avete previsto, di mettere in campo per l’industria del Cinema? 
Una domanda semplice, quella stessa che tutti i lavoratori dello Spettacolo si stanno facendo da troppe settimane ormai. 
Costumisti, Parrucchieri, Truccatori, Macchinisti, Elettricisti, Assistenti di Produzioni, Aiuti Regia, Fonici, Operatori, Attrezzisti, Scenografi, Effetti Speciali, Autisti, Attori, Contabili, Amministratori, Montatori, Artigiani, Tecnici, Artisti, Organizzatori, considerati in questo settore tra le migliori maestranze al mondo. 

Chi penserà a noi? Chi penserà ai fabbricanti di sogni? Quei sogni che in queste settimane hanno fatto compagnia a milioni di persone in tutto il mondo…

Il Covid è stato equiparato a Calamità Naturale e dunque non è coperto da alcuna Polizza Assicurativa nel Cinema. In mancanza di una Copertura Assicurativa nessun Produttore al mondo potrà mai farsi carico di un simile rischio. 
Il nostro lavoro è quanto di più lontano dal Distanziamento Sociale si possa immaginare e il Distanziamento Sociale, ad oggi, in mancanza di un vaccino, è l’unica misura da mettere in campo per la salvaguardia e la tutela della salute dei cittadini e dunque di tutti i lavoratori.
Anche volendo fare test e tamponi alla Troupe prima dell’inizio riprese e metterli in quarantena preventiva, basterebbe una semplice comparsa trovata positiva a dover imporre un Fermo Riprese di almeno tre settimane, e così via a catena, quando le riprese di un film mediamente si aggirano intorno alle 6/7 settimane. 
Questi dati rendono l’idea di quanto impossibile e poco praticabile sia lo scenario di una riapertura imminente. 

Nessuno di noi, ad ogni modo, vuole mettere a rischio la propria salute o quella dei propri compagni di lavoro, semplicemente non possiamo che arrenderci all’idea che, al di là di chi girerà un film con un telefonino o su Skype, come si sente dire ultimamente, l’Industria del Cinema nella sua mastodontica macchina resterà ferma, e ancora per molto.
E per noi è doloroso, triste, e difficile da accettare, esattamente come per ogni altro lavoratore, perché non siamo speciali, no, siamo come tutti gli altri e così vogliamo essere trattati, considerati e infine tutelati. 

Per questo, in virtù del fatto che la nostra categoria sarà l’ultima a ripartire vi chiediamo che venga istituito un Fondo Speciale per i Lavoratori dello Spettacolo, perché è lapalissiano che se anche tutto andasse bene, si sta parlando di una categoria, la nostra, che di fatto sarà stata ferma per quasi un anno.
Chiediamo, e questo non solo per noi ma per tutti i lavoratori italiani che come noi non potranno ripartire nell’immediato, che venga alzato il tetto surreale dei 50.000 euro per poter avere diritto al Bonus. 

Molti pensano che fare cinema sia un passatempo, che ci si diverta nel farlo, che il nostro non sia un lavoro serio, necessario. 
Necessario, bisognerebbe riflettere sul significato di questa parola. 

Nella speranza di ascoltare presto quali saranno le misure che riterrete necessario mettere in campo per la nostra categoria vi auguro buon lavoro e vi porgo i miei più cordiali saluti.

Stella Savino
Produttore Esecutivo / Casting Director

Tv8, Adriana Volpe con Alessio Viola al timone del nuovo contenitore del mattino

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Adriana Volpe entra a far parte della squadra di TV8: insieme ad Alessio Viola condurrà il nuovo contenitore di informazione e intrattenimento di TV8. Il canale lancia per la prima volta una nuova produzione originale completamente in diretta nella fascia mattutina, a partire dalla prossima stagione estiva.

“Sono entusiasta per l’inizio di questa nuova avventura - dichiara Adriana Volpe - credo in questo progetto e lo sposo pienamente”.

Adriana Volpe, appena terminata l’avventura del Grande Fratello Vip 4, torna alla guida di un programma dopo una brillante carriera in Rai dove ha condotto, tra gli altri, molti dei programmi nella stessa fascia: Mezzogiorno in famiglia, Mattina in famiglia ed I Fatti Vostri.
Alessio Viola, invece, già giornalista per diverse testate e del tg su Sky TG24, è anche conduttore televisivo di programmi sia di informazione che di costume e intrattenimento.

Foto Volpe: credit Angelo Gigli
Foto Viola: ©julehering

STREET FOOD, 25000 OPERATORI A RISCHIO DI CHIUSURA

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Alfredo Orofino, imprenditore di successo, ideatore ed organizzatore del Festival Internazionale dello Street Food, ha deciso di scendere in campo a tutela di questa categoria. 

Orofino ha dovuto bloccare, per questa pandemia, il circuito di questo suo Festival, che quest’anno lo vedeva protagonista, in ben 100 piazze in Italia. Gli oltre 600 operatori di street food, che partecipano a rotazione ai suoi eventi, si sono trovati per questo,  in grandissime difficoltà economiche.
Sono ben venticinquemila gli operatori di street food in Italia, che da marzo ad oggi hanno perso quasi 200 milioni di euro, oltre all’ulteriore danno di milioni di euro di merce invenduta, prossima alla scadenza. Queste sono le drammatiche ricadute economiche dovute al COVID-19, che pesantemente si stanno facendo sentire. Questi operatori rientrano nella categoria degli ambulanti, ma con la peculiarità di essere stagionali e di lavorare solo all’interno di eventi predefiniti, su tutto il territorio nazionale, tutti elementi che in questo momento li ha bloccati, una categoria che non ha entrate economiche e che è a rischio chiusura. 
La situazione straordinariamente drammatica che sta attraversando gran parte del pianeta e nello specifico il nostro paese, ci sta mettendo tutti a dura prova, da ogni punto di vista: sociale, economico e non solo. 
Per questo motivo Orofino ha deciso di scendere in campo facendo delle richieste alle istituzioni nazionali, regionali e comunali, per questa categoria e sta mettendo appunto un piano operativo ed organizzativo che permetta agli operatori di lavorare, rispettando tutte le misure di sicurezza per prevenire ulteriori danni.
“Vorrei riflettere su quello che sarà del nostro Paese. - afferma Alfredo Orofino - Penso che dovremo considerarlo come l’anno zero: “andrà tutto bene” se tutti saremo parte attiva ognuno nei propri ambiti e con le proprie peculiarità. Come imprenditore sono naturalmente preoccupato per la mia famiglia ma non di meno per tutte le famiglie, che ruotano intorno alla mia attività.” 
Orofino ha mandato una richiesta alle istituzioni nazionali, regionali e comunali,  per scongiurare la chiusura,  domandando di istituire dei contributi a fondo perduto, per le aziende del settore, così da permettergli il momentaneo sostentamento per le spesie correnti, l'azzeramento degli oneri fiscali per l'anno in corso e la semplificazione burocratica.
Ha anche strutturato e proposto un progetto chiamato “International Street Food Take Away” che può inserirsi a pieno titolo in questa Fase 2, per il superamento dell’isolamento forzato di tutti coloro che appartengono a questa categoria, per far si che gli venga restituito l'orgoglio di tornare a fare, ciò per il quale da sempre sono apprezzati: cucinare.
Questo progetto avrà una durata da 7 ai 10 giorni è sarà strutturato in questo modo: verrà individuata una o più aree delle città, l'area sarà delimitata e ben definita, gli operatori partecipanti ad ogni evento saranno dai 7 ai 10 (1 per tipologia di cucina), la distanza tra i vari operatori sarà di 3 metri,  gli operatori dovranno sottostare alla regola di almeno un metro di distanza con i clienti, le mascherine e i guanti (dispositivi di protezione individuale) saranno obbligatori sia per gli operatori che per i clienti, verrà posta una colonnina con gel disinfettante davanti ad ogni truck  e stand,  le aree, gli stand o i truck, a secondo dei casi, verranno puliti e sanificati, più volte durante la giornata e alla sera dopo la chiusura. L'accesso sarà contingentato in piccoli gruppi , con il controllo della temperatura all’ingresso della location. Non saranno posizionati tavoli e panche per non creare assembramenti e vigerà il divieto di consumazione nell'area, i clienti potranno accedere all'area per acquistare il proprio cibo take away e gli operatori, attraverso prenotazioni telefoniche o via app, effettueranno consegne a domicilio
Questa iniziativa non è da considerarsi un evento ma un mercato temporaneo sul cibo di strada. Nella Fase 2 ognuno dovrà fare la sua parte ed è per questo che Alfredo Orofino, ha chiesto l'aiuto da parte dell'Amministrazione ad avere dei servizi gratuiti, al fine di poter agevolare una categoria, composta prevalentemente da aziende familiari, che è in lockdown da fine febbraio.

Federica Mogherini rettrice del Collegio di Bruges a 14.000 euro al mese. L'articolo di Libération

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Proponiamo l'articolo di Libération (di Jean Quatremer) dedicato alla nomina della nostra Federica Mogherini a rettrice del prestigioso Collège di Bruges. Di seguito la traduzione in italiano del pezzo originale. 

L'ex capo della diplomazia Federica Mogherini è stata nominata rettrice del Collegio di Bruges grazie all'accordo del presidente della Commissione, che finanzia in gran parte questa "ENA dell'UE". Una posizione, precedentemente occupata solo da insegnanti, a 14.000 euro al mese.
Il clientelismo non è il difetto più piccolo delle istituzioni comunitarie. Così, l'italiana Federica Mogherini, ex ministro degli affari esteri dell'Unione europea e vicepresidente della Commissione (2014-2019), che non ha lasciato un ricordo indimenticabile del suo passaggio a Bruxelles, sta per essere nominata rettrice del Collegio di Bruges, in violazione di tutte le procedure interne dell'istituzione.
Il Collegio, completamente sconosciuto al grande pubblico, fu fondato nel 1949 per formare "professionisti dall'Europa" al servizio di una costruzione comunitaria allora agli inizi.
Molto selettivo nel reclutamento (500 studenti per classe), ricorda una sorta di "ENA europea".
Gli ex-allievi hanno da tempo ottenuto i posti migliori nei concorsi europei, cosa che non avviene più dalla riforma del 2007 che ha subordinato la verifica delle conoscenze a favore di test psicoattitudinali e altre assurdità anglo-americane sulle abilità di "gestione".

Intervista a Lady Brian e Michele Piagno, sognatori e amanti della musica che fa viaggiare con la mente

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Brian Carnevale, alias Lady Brian, e Michele Piagno, sono accomunati dallo stesso stile di vita. Entrambi lavorano all'interno di serate cool del Bel Paese: il primo, vocalist appassionato di musica techno, suona nei club più esclusivi italiani; mentre il secondo è uno dei bartender più apprezzati nella mixology. Ed insieme stanno pensando anche a qualche progetto insieme legato ad una campagna di sensibilizzazione sul consumo responsabile di bevande alcoliche. 

Quando e come è nato l'artista Lady Brian?
Lady Brian nasce artisticamente nel lontano 1996, la mia passione per la musica elettronica mi ha portato nei primi club di tendenza dell’epoca. Contemporaneamente in tutta Italia nasceva questa nuova figura chiamata vocalist che da subito mi ha affascinato!! Fortunatamente ero fin da piccolo un leader pieno di carisma, umiltà e voglia di far vedere a tutti di che stoffa ero fatto !! La mia prima esibizione è datata 14 settembre 1996 al Genesi Futurist sound di Vittorio Veneto Treviso dopodiché sono riuscito ad esibirmi nei migliori locali di terza del panorama italiano. 
Brian sei tra i baluardi della musica techno. Ma tu che sei un esperto di nightlife oltre a questo aspetto durante una serata cool qual è l'elemento che fa la differenza? 
Quello che io riesco a fare è creare una sorta di collegamento mentale con tutti i presenti nel dancefloor. Accompagnarli in un viaggio ai limiti della realtà, in poche parole ripeto sempre al mio pubblico: “ questa notte vi insegnerò a volare”.
Hai fatto serate in diversi locali in venti anni di carriera, ma qual è il bartender a cui ti affidi per gustare un buon cocktail senza esagerare?
In quasi 25 anni di carriera ho avuto il piacere di incontrare diversi bartender ma sicuramente Michele Piagno è tra i più professionali che ricordo. 
Qual è il Plus di Michele Piagno? 
Michele a differenza di altri è un ricercatore della materia prima, un sperimentatore di diversi cocktail, diciamo che come ogni artista cerca sempre di proporre qualcosa di originale e unico nel genere.
Da quanto tempo vi conoscete? 
Ci conosciamo da così tanto tempo che non ricordo nemmeno quanto! 
Come vedi il mondo della night life dei club in futuro? 
Vedo che come in tutti i settori i mediocri sono destinati a scomparire, rimangono in piedi solamente le aziende che curano tutto quello che ruota attorno alla night-life nei minimi particolari: la scelta artistica, la cura dell’impianto audio/luci, il personale, la promozione e non per ultimo le idee ! 
Se pensi ad una canzone/ traccia che ti ispira Michele mentre lavori quale sarebbe? 
Michele come me è un sognatore, un amante della techno melodica, della musica che "fa viaggiare con la mente" un pezzo su tutti YOMC “OASIS” 
Ti è mai capitato di aver suggerito a Michele gli ingredienti da mescolare  per realizzare un drink personalizzato secondo i tuoi gusti? 
Provo così tanto rispetto e fiducia per Michele che mi fido ciecamente delle sue preparazioni, ma essendo un grande amante della Vodka gli chiedo sempre mi farmi assaggiare qualche nuovo prodotto, ricordo particolarmente un estate al Kings di Jesolo dove mi ha fatto scoprire la kauffman un prodotto veramente ECCEZIONALE e a dire la verità ha stimolato molto le mie performance !!! Ha ha ha 
Parlaci dei tuo progetti futuri. 
Ad oggi sto lavorando intensamente in studio a diversi progetti, una Traccia techno elettronica in collaborazione con un vecchio amico Dariush intitolata “the wolves are back “ed un tormentone estivo in collaborazione con il dj Maxwell basato su un mio cavallo di battaglia intitolato" non c’è nessuno che batte le mani”.
Infine assieme al socio di mille avventure Igor S abbiamo dato via ad un progetto di riqualificazione ambientale chiamato “IL LAGO DELLE FATE” dove nascerà una fattoria didattica, un ittiturismo ed uno spazio dedicato ai bambini per riscoprire i valori che madre natura ci ha donato !!
Michele Piagno 
Michele che cosa ti piace dello stile di Lady Brian?
Lady Brian è sinonimo di techno Music. Un binomio indissolubile, un artista che ha ancora tanto da raccontare.  Brian è da sempre protagonista, anima e cuore di club e serate che hanno scritto momenti indimenticabili nella storia della techno -progressive.
Qual è il primo ricordo che hai di Brian?
L'ho conosciuto nel 1999 a Jesolo alla discoteca Aida. Per me ai tempi era una star da andare a vedere tanto che era famoso nel nostro ambiente. Con il passare degli anni siamo diventati amici e soprattutto da sei anni a questa parte collaboriamo in occasione di eventi, in grandi manifestazioni, club e anche a tanti altri progetti.
Quali sono i progetti che avete intenzione di realizzare insieme.   
Sì, stiamo pesando ad un format che possa unire le nostre competenze riguardo ad una campagna di sensibilizzazione sull'uso responsabile di bevande alcoliche. 
Sei il guru della mixology. Ci spieghi la formula del “food&drink” che già da tempo adoperi nella tua professione?
Ad abbinare drink al cibo iniziai già nel 2008, da lì ho cercato sempre di migliorarmi. Questo mi ha portato a lavorare/collaborare, nel creare dei drink abbinati al cibo con Norbert Niederkofler 3 stelle Michelin, e fu per me un grandissimo onore.
In tempi di chef che sono concorrenti in reality show, a te piacerebbe anche prendervi parte?
Certo. Mi piace la tv, per un'emittente locale in Friuli Venezia Giulia ho girato una rubrica in cui presentavo un cocktail diverso a settimana.
Qual è la tua formazione?
Grazie ai miei genitori fin da piccolo giravo per la cucina, la pizzeria e ovviamente il banco bar, di un’attività a conduzione familiare. Diciamo che questa passione me l'ha trasmessa mio padre poi a 17 anni ho deciso di iniziare i primi corsi di american bartending. Ma la voglia di imparare era tanta, e soprattutto la voglia di creare un qualcosa di diverso, e questo mi ha portato a fare corsi di cucina e pasticceria e aver avuto la fortuna di lavorare per dei veri maestri. Alla fine tutto quello che ho messo in pratica in cucina in pasticceria l'ho portato al banco bar creando il mio piccolo mondo e dando vita a qualcosa di nuovo.
A cura di Sir Flavio Iacones 


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