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Gatta ci Covid

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Abbiamo quasi perso l’ordine del tempo, come quando da studenti prematurità si trascorrevano all'incirca tre mesi di vacanze estive, e sempre che non si potesse puntare verso varie destinazioni, i giorni trascorrevano con una monotonia piacevole, priva di orari seri, tranne quelli dettati dalla natura.

Proprio della Natura siamo diventati ora vittime non del tutto innocenti, perché l’abbiamo maltrattata da decenni ed il nostro bieco egoismo non ha voluto esaminare il significato dello scioglimento dei ghiacciai artici, dell’affiorare di un’isola di roccia in Antartide, della brutale eliminazione sistematica dell’Amazzonia, degli incendi in Australia e quant’altro. Siamo diventati eremiti ognuno della propria quotidianità senza scelta di destinazione, sebbene alcuni siano riusciti a rimettere in funzione alcuni lati positivi del proprio pensiero - quali l’altruismo o accorgersi che una malattia può capitare veramente a tutti -, altri non riescono ancora ad apprezzare quello che hanno, mentre troppi non hanno una casa dove rifugiarsi, o la vita ha dato loro un rifugio scomodo, ingombrante, troppo affollato, o sono da soli e forse malati.
Coloro che ci rappresentano nel mondo intero, insistono nel volersi affermare ognuno come deus ex machina. Le lotte politiche previrus non si sono fermate e molti hanno anzi accentuato l’astio verso il “nemico”, perché dopo aver dato la colpa per la diffusione iniziale, sia nel territorio nazionale che internazionale, l’avversario da umiliare, eliminare, letteralmente “fare fuori”, non è il Covid-19, bensì l’avversario dell’altro schieramento, che sbaglia ancora una volta, per un motivo o per un altro. Si analizzano le uscite fuori programma del premier britannico, si condannano quelle del Presidente statunitense, si osservano le misure prese dalla Cancelliera tedesca o dal Presidente francese, quasi per non ratificare che qui, ancora una volta, non si trova un’intesa neanche quando un nemico invisibile ci sta eliminando, iniziando dalla popolazione anziana, “incoronata” da un lato e tralasciata dall’altro.
I politici nostrani si battono per aprire o meno le Chiese, per dare o meno valore alle statistiche quotidiane, spesso cercando di far supporre che la “estrazione del lutto” siano causa di un partito opposto al proprio. Ci si barrica poi dietro all’economia e si accusa l’antagonista per non saper condurre la crisi attuale e futura, mentre sappiamo tutti che la situazione è e per parecchio tempo sarà purtroppo impossibile da gestire. 
Loro, i politici, il futuro lo custodiranno anche oltre la fine della legislatura. I soldi per attenuare le urgenze li sta trovando proprio il Coronavirus eliminando i pensionati.
Scrive il Dizionario dei modi di dire Hoepli: «Gatta ci cova si usa quando si ha il sospetto che ci sia qualcosa che non va, che le cose non stiano così come vengono presentate, che ci sia un trucco, o un'intenzione nascosta poco encomiabile». Il riferimento è al gatto inteso come animale frodatore, furbo, che, in apparenza, si mostra ignaro, mentre in realtà attende, non visto, l'occasione buona per rubare. Gatta ci Covid allora! 
Alan Davìd Baumann

DOC A CASA, piattaforma di documentari gratis per tutti dal 15 aprile su www.docacasa.it

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L’associazione dei Documentaristi dell’Emilia-Romagna (DER) apre dal 15 aprile 2020 “DOC A CASA”, una piattaforma per la visione gratuita di documentari degli autori appartenenti alla DER, con la possibilità di organizzare a richiesta incontri e cineforum a distanza con le produzioni e i filmmakers dei documentari in programma.

Ogni settimana sul sito www.docacasa.it saranno a disposizione di tutti 8 titoli: nella silenziosa quarantena, una presenza attiva, colorita e stimolante, dei documentaristi DER per il pubblico a casa della regione e non solo.  

Un’opportunità tra i tanti svantaggi della produzione inattiva, l'occasione di una rassegna da far girare tra gli amanti del "cinema della realtà", per mantenere viva la passione per il documentario e riannodare la rete dei filmakers in forzato letargo.   

Per questa prima settimana la rassegna "Doc a casa" propone: A GREAT MACEDONIAN di Renato Giuliano, ATLANTE DELL’ORA DI CENA di Giovanna Poldi Allai e Andreina Garella, DOMA’ di Alessandro Rossi e Michele Mellara, FRAMMENTI DI BOSNIA di Vincenzo Pergolizzi, HOTEL SPLENDID di Mauro Bucci, I GIORNI DELL’AMORE NASCENTE di Nico Guidetti, IL CAMMINO DELL’APPIA ANTICA di Alessandro Scillitani, LE ACQUE DI CHENINI di Elisa Mereghetti.   

Nell'arco della settimana sarà possibile contattare via mail la produzione e/o gli autori di ciascun film-documentario in programma per un incontro on line, sia individuale che per gruppi di interesse, sulle problematiche, i retroscena, le implicazioni e i risvolti creati da ogni film. Non quindi soltanto una visione solitaria, ma un’opportunità per stimolare la riflessione e il dibattito a distanza sulle numerose tematiche raccontate dal “cinema del reale”. Nella scheda di presentazione di ogni film documentario sarà possibile trovare, nella sezione “Dettagli”, la mail di riferimento dell’autore e della produzione di ogni opera.

Ogni settimana, inoltre, la rassegna DER invita tutti a una tavola rotonda sulle tematiche del documentario a cui parteciperanno le produzioni e gli autori degli otto film presentati, insieme ad ospiti ed esperti, regionali e nazionali, del mondo del documentario e della produzione audiovisiva. Il primo appuntamento dal titolo “I documentaristi e il cinema del reale al tempo nel tempo dell'emergenza” è in programma per lunedì 20 aprile alle ore 18.00 sempre sulla piattaforma www.docacasa.it.

Un servizio ed un punto di riferimento aperto per gli amanti del documentario e i filmakers in Emilia-Romagna ma anche uno stimolo per incontrarsi, riflettere insieme, creare stimoli e intravedere insieme nuove linee e prospettive culturali, nuovi “segni dei tempi” nelle settimane di una ormai prolungata quarantena.

Doc a casa” si rende, infine, disponibile per arricchire la didattica on line nelle scuole medie e superiori della Regione. I docenti emiliano-romagnoli potranno infatti proporre alla propria classe la visione gratuita di ciascuno dei film proposti, rivolto a una particolare tematica storico-sociale-artistica-letteraria o interessante per l’originale contenuto narrativo. 

Previo contatto email, ogni autore/produzione degli otto film si rende poi disponibile ad un “cineforum a distanza” con i docenti e le classi che hanno visto uno dei film, intervenendo e dialogando con gli alunni delle classi nelle “zoom” o “suite” già attivate dalle diverse scuole.

Alcuni dei film documentari, su gentile concessione degli autori/produttori, potranno rimanere disponibili per le successive settimane, formando cosi un “Archivio” dei documentari sempre consultabili da casa o da scuola.

La rassegna è curata da Vincenzo Pergolizzi, con il coordinamento di Enza Negroni e web master Bruno Migliaretti.
Si ringraziano gli autori e produttori aderenti al progetto.
Informazioni

RED RONNIE Avanti tutta! E VASCO scrive a Conte “Premier ci faccia sapere!”

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Red Ronnie nella puntata di ieri sera 15 aprile, ospite di Barbara Palombelli, ha riaffrontato senza troppi giri di parole le gravidifficoltà del settore musicale in questo momento.

I concerti non sono solo quelli delle grandi star della musica, ma dobbiamo pensare alla miriade di musicisti, piccole band, fonici, sale prove, imprenditori, manager, orchestrine che non hanno altri introiti .
Tutte queste persone sono a casa senza lavoro e non sanno quando e se potranno riprendere a lavorare. E’ una tragedia
In questi giorni fanno le dirette su fb, #iosuonodacasa, suonano, ci fanno compagnia, ma non guadagnano nulla !! ecco chiariamolo-
Vasco Rossi sui concerti estivi chiede a Conte via instagram'Premier ci faccia sapere'!
Vittorio Sgarbi alla Camera parla della mostra di Raffaello, costata 4 milioni di €, o quella di Canova che stanno "morendo" senza nessun visitatore, mentre i supermercati sono aperti.
Andrée Ruth Shammah fa dirette instagram sull’argomento e sempre nella puntata di ieri sera ricorda che il teatro da lavoro a tantissima gente.
E intanto c’è ancora chi non capisce di cosa stiamo parlando e fa domande cretine del tipo “con tutti i problemi che abbiamo, la musica non è una priorità, come fa il governo a darvi risposte?
La stessa domanda spesso ce la fanno i nostri stessi politici, nessun problema, siamo navigati
La madre degli ignoranti è sempre incinta.
Paola Palma

La lezione del coronavirus, la gratitudine e la rinascita

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Contro la banalità che normalmente viviamo e che è la più grande ingiustizia che perpetriamo nei nostri stessi confronti vi è solo la resa alla gratitudine. 

"….e allora inchiniamoci davanti al mondo con un immenso grazie, inginocchiamoci davanti all’esistenza, accogliendo anche ciò che non capiamo, di questo meraviglioso mistero irrisolto chiamato vita, amiamola, amiamo la vita più della sua logica, solo così ne capiremo il senso" recita Roberta Arduini in un brevissimo filmato su YouTube, https://www.youtube.com/watch?v=uvfgDqltPLU.
La gratitudine è il più alto sentimento di realismo. Mai come in questi giorni se ne coglie la verità. Non ci siamo dati da noi stessi, il respiro non ci è dovuto, se ci pensiamo ne siamo coscienti. Ma la distrazione spesso ci prende e ci fa perdere di vista la realtà delle cose.
“Spesso viviamo come in una bolla, che ci fa sentire al riparo dai colpi della vita. E così ci possiamo permettere di andare avanti distratti, facendo finta che tutto sia sotto il nostro controllo. Ma le circostanze a volte scombinano i nostri piani e ci chiamano bruscamente a rispondere, a prendere sul serio il nostro io, a interrogarci sulla nostra effettiva situazione esistenziale (...) Paradossalmente, però, proprio le sfide che la realtà non ci risparmia possono diventare il nostro più grande alleato, poiché ci costringono a guardare più in profondità il nostro essere uomini. In situazioni imprevedibili come quella attuale siamo infatti risvegliati dal nostro torpore” ha scritto don Julián Carrón in una lettera inviata al Corriere della Sera, per un contributo alla riflessione sul coronavirus.  
Torniamo a pensare che essere protagonisti della storia non sia ringraziare di quel che abbiamo e partecipare alla creazione con quel pochissimo che siamo e sappiamo fare. Forse non ce ne rendiamo conto, ma è come se pensassimo il contrario, che quello che abbiamo ci è dovuto.
Ma questo non è nella natura, non è nella realtà e l’uomo si illude che poiché tutto è stato fatto per lui, perché lui sia felice pensa che tutto sia suo. Se ne rende conto di nuovo che così non è quando perde qualcosa.
È questione di realismo, prima ancora che di fede. Di vedere come vanno davvero le cose. Questa è la lezione che il coronavirus ci sta dando, che appare più evidente nel giorno di Pasqua, della resurrezione, della rinascita.
E allora la gratitudine, ci fa passare dal senso di appartenenza (tutto è mio, tutto è nostro) al senso di non appartenenza: tutto è dono, nulla ci appartiene. E ci fa comprendere quindi che c’è da ringraziare anche solo per quello che abbiamo già goduto, anche se siamo nel dolore, perché ci è stato appena tolto.
E solo nel silenzio della nostra preghiera la gratitudine diventa incontenibile perché ci percepiamo con la nostra corporeità vivente così fragile. “La gratitudine connessa all’amore è la più potente preghiera”, è ancora il pensiero di  Roberta Arduini. La gratitudine quindi anche al tempo del coronavirus, sia che si abbia fede nel Cristo risorto sia che non se ne abbia.
Cosa si dice spesso alle persone per cercare di dare un consiglio su come vivere in maniera grata, soddisfacente, felice, la propria vita ? Si dice spesso vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, apprezza quello che hai adesso, vivi l’attimo.
Ciò sembra avere buon senso, perché se pensiamo troppo al futuro, al passato, a quello che potrebbe essere non riusciamo a concentrarci abbastanza sulla nostra esperienza e su quello che stiamo godendo in quel momento. 
Siamo maggiormente grati quando riusciamo a comparare quello che abbiamo nell’istante, quello che ci è dato in questo momento con quello che potremmo non avere in un altro momento, come la nostra stessa vita. Quindi un senso di gratitudine ci scioglie e si estende sia nello  spazio che nel tempo.
E si parte da se stessi anche per il futuro, anche se capitano cose, come il coronavirus, di cui non si ha il  controllo. In entrambe le cose che accadono, sia in queste ultime che in quelle di cui si ha più controllo, possiamo gestire il modo in cui ci comportiamo, la nostra  reazione. 
Cercare di reagire in maniera più sana, più positiva, più speranzosa, più grata, e anche più aperta verso le altre persone, ci aiuta a gestire meglio il presente ma anche avere maggiore fiducia nel futuro, in quello che accadrà.  Per esempio quando ci capita di fare un favore al nostro prossimo, aiutarlo per quanto ci è possibile in qualcosa, ci fa sentire meglio, più soddisfatti, più sereni, più lieti.
Se ci sentiamo sempre meglio per quello che facciamo verso gli altri, avremo automaticamente più fiducia che anche gli altri ci tratteranno bene e potremo sentirci più al sicuro all’interno anche di  una comunità stretta.  Aiuta moltissimo pensare che qualsiasi cosa accadrà comunque avremo qualcuno su cui contare e su cui fare affidamento e quindi esserne più speranzosi verso il futuro.
E comunque, anche se nulla è scontato, il concepire un dono la propria esistenza e  il darsi agli altri facendo dono di sé,  con gratuità è già positivo, senza nulla in cambio. Riempie il tuo istante e può riempire gli istanti successivi, il tuo futuro. 
Per chi ha fede, ma per tutti, Gesù seppe vivere la sua totale non appartenenza (nulla ci appartiene)  consegnandosi, abbandonandosi al Padre, nell'ora della grande prova della gratuità: continuare ad essere dono senza ricevere nessun contraccambio, anzi annientato dalla malvagità umana, nonostante avesse solo fatto del bene. Ed ora è un corpo glorificato e vivo per sempre. 
Ma “Il nemico con cui ci troviamo a combattere non è appena il coronavirus, ma la paura - ha scritto ancora  don Julián Carrón - una paura che sempre avvertiamo e che tuttavia esplode quando la realtà mette a nudo la nostra essenziale impotenza (…) ..È per questo che Dio si è fatto uomo, è diventato una presenza storica, carnale. Solo il Dio che entra nella storia come uomo può vincere la paura profonda (…) Tali affermazioni sono credibili solo se vediamo qui e ora persone in cui si documenta la vittoria di Dio, la Sua presenza reale e contemporanea, e perciò un modo nuovo di affrontare le circostanze, pieno di una speranza e di una letizia normalmente sconosciute e insieme proteso in una operosità indomita”, piena di gratitudine. E se è successo per loro può succedere anche per noi.
Vito Piepoli

Daniele Unione e un menù di colori e sapori di Napoli

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... dove i sapori e i colori della Campania superano ogni limite e ogni barriera componendo un mosaico enogastronomico unico al mondo.



La locandina del Circolo Rari Nantes di Napoli dove campeggia il menù dello chef Daniele Unione con il motto dell’indimenticabile  Eduardo “Quando io morirò tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro” e poi mille altri riferimenti al cibo di Napoli.
Lo chef Daniele Unione valorizza i richiami alla migliore tradizione con il suo estro cosmopolita e con qualche caposaldo della sua Campania. I sapori di mare e terra sono esaltati da accostamenti intriganti, spezie e frutti, ingredienti dalla componente olfattiva sfacciata. Ogni piatto ha un elemento aromatico apparentemente fuori posto che invece fa quadrare il tutto, rendendo l’insieme completo ma non scontato.
Daniele Unione è amante della cucina creativa, ma allo stesso tempo classica e che non alteri i sapori dei prodotti: «In cucina io lavoro le materie prime del territorio, la mia terra d’origine, la Campania, iniziando quindi dalla genuinità e dalla qualità del prodotto, creando piatti che hanno come elemento essenziale il gusto, senza mai dimenticare le tendenze culinarie che appartengono alle tradizioni del territorio. Sempre, un prodotto dominante al centro del piatto a definirne l'identità, più due, massimo tre complementivegetali-aromatici ad arricchirne, senza snaturarli, i sapori, di per sé esaltati da cotture essenziali.
... Sapori antichi come a Lardiata, i friarelli, il sartù, gli ziti, i fagioli alla maruzzara.....il tutto bagnato dai vini Sorrentino del Vesuvio, ti portano sulla tavola un magnifico racconto della cantina che oggi Paolo e Angela  Sorrentino con i figliGiuseppe, Benny e Maria Paolaportano avanti facendo degustare la storia del territorio e i suoi frutti. La raccolta manuale dell’uva in cassette forate, la cura delle piante, il silenzio in cui avviene l’affinamento in botte, sono gesti di sapienza antica che appartengono ai secoli passati abbinati all’odierno  lavoro enologico di laboratorio dell’azienda Sorrentino sono invece la naturale evoluzione di una passione che anticipa i tempi e mette a profitto le tecniche più avanzate di vinificazione.

Circolo Rari Nantes
Via Scogliera Santa Lucia, 80132 Napoli NA

SORRENTINO VINI SRL
via Rio 26
via Fruscio 2
Boscotrecase (Napoli) / Italia


#SolidarietàDigitale: Racconti di Malá Strana e altre storie praghesi scaricabile gratuitamente

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(scarica qui) “Racconti di Malá Strana e altre storie praghesi” contiene, in una nuova traduzione, i più bei racconti della celebre raccolta, con alcuni testi inediti. A cura di Alena Wildová Tosi. Traduzione dal ceco di Alena Wildová Tosi e Annalisa Cosentino.

«La scrittura nerudiana è sempre attuale perché esito di un processo di fusione operato dal più geniale alchimista. I personaggi rimangono impressi nella memoria, sembra a chi legge di averli conosciuti nella loro concreta esistenza». 
Annalisa Cosentino

«È ormai buio. Scendendo dalla Porta dei Cavalli le luci si accendono l’una dopo l’altra e in breve sulla superba piazza San Venceslao risplendono in due lunghe file. La ricca Praga ha indossato uno dei suoi gioielli: un cerchio di fuoco formato di due file di stelline con alcune stelle più grandi al centro. Lungo le due file scintillanti si affolla un’umanità variopinta, ricchi e poveri, signori e servitori; una parte ha abbastanza tempo e pigrizia per intralciare il passo all’altra».
Da Agli angoli delle strade

È un autore tutto da scoprire Jan Neruda, un classico poco conosciuto, che apre la strada a quelli che sarebbero stati gli anni della Praga "magica" di cui parlava Ripellino e già affronta temi che saranno al centro, nel Novecento, di autori del calibro di Kafka, Jaroslav Hašek, Bohumil Hrabal. Sono caratteri che, nel 1982, Claudio Magris così definiva: «I racconti di Jan Neruda sono una lieve e discreta summa dei motivi ricorrenti in tutta la letteratura praghese posteriore: la mescolanza di pietà ed umorismo, la comprensione e l’amore del prossimo nascosti sotto la ruvida battuta, la nascosta e struggente malinconia, l’epopea della piccola vita di ogni giorno che sembra soffermarsi sul modesto o comico dettaglio quotidiano e intanto abbraccia, in quella concretezza, il senso e il respiro della storia». 
Fulvio Panzeri - Avvenire
Racconti di Malá Strana e altre storie praghesi contiene, in una nuova traduzione, i più bei racconti della celebre raccolta, nei quali il lettore ritroverà personaggi nerudiani indimenticabili, come i nemici-amici Rysánek e Schlegl, il nobile mendicante Vojtísek, il commerciante Vorel con la sua pipa, la piagnucolosa signora Ruska, dedita ai funerali. Accanto a queste vecchie conoscenze, presentiamo inoltre alcuni altri testi nerudiani finora inediti in italiano: ambientati a Praga, ne esprimono anch'essi l'inconfondibile atmosfera, allo stesso tempo razionale e misteriosa, senza rinunciare a una buona dose di umorismo. Di tutti gli scritti qui selezionati è tratto saliente la maestria stilistica e narrativa, unita a una penetrante capacità di osservazione e di comprensione della vita, storica e interiore. Ne emerge un ritratto vivido e intenso della società e della cultura centroeuropea a metà del xix secolo, raffigurata nella sua prospettiva praghese.

Morto a 70 anni Luis Sepúlveda. Lo scrittore cileno ucciso dal Coronavirus

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Era ricoverato in Spagna da fine febbraio. Contagiato al rientro da un festival letterario in Portogallo.

Lo scrittore Luis Sepulveda è morto per coronavirus a Oviedo. Aveva 70 anni. Lo riferisce l'Efe che cita fonti vicine all'autore cileno.
Lo scrittore che ci ha messo di fronte alle grandezze e miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per ''dar voce a chi non ha voce''. L'uomo dalle formidabili passioni, l'autore bestseller che si sentiva "cittadino prima che scrittore". Luis Sepulveda, che a marzo era atteso in Italia per parlare di 'Coraggio' al festival dei piccoli e medi editori 'Più libri più liberi', cancellato per la pandemia, è morto oggi a Oviedo.
Ed è stato proprio il Coronavirus, a portarsi via l'autore de 'Il vecchio che leggeva romanzi d'amore', pubblicato in Italia nel 1993, con cui aveva conquistato la scena internazionale, e di 'Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare', diventata un film d'animazione per la regia Enzo D'Alo', che lo ha consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età. Combattente, arrestato due volte e condannato all'esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l'invisibile nemico fino all'ultimo all'Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita. Lo scorso ottobre aveva compiuto 70 anni.
Cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile a 13 anni sognava di diventare un calciatore ma l'incontro con Gloria, ''la ragazza piu' bella del mondo'' lo fece andare in un'altra direzione, verso la poesia che era la cosa che lei amava di piu'. Così divento' un fervido lettore di Garcia Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1945. Durante la presidenza di Salvador Allende si era iscritto al Partito Socialista ed era entrato a far parte della guardia personale del Presidente cileno.
Arrestato nel 1973 dopo il colpo di stato con cui si era instaurata la dittatura di Pinochet, era stato liberato sette mesi dopo per le pressioni di Amnesty International ma, un nuovo arresto lo aveva condannato all'esilio. Nel 1979 in Nicaragua si era unito alle Brigate Internazionali Simon Bolivar. In Europa si era stabilito dopo la fine della rivoluzione, prima ad Amburgo e poi in Francia.
Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è 'La fine della storia' e l'ultima favola 'Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa'. La produzione favolistica era iniziata nel 1997 con 'Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare', pubblicata da Salani e poi da Guanda cui sono seguite fra l'altro 'Storia di un topo e del gatto che diventò suo amico' e 'Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà'. "Delle mie favole sono sempre protagonisti animali e questo, come accadeva in quelle antiche, ti permette di vedere da lontano il comportamento umano per comprenderlo meglio" aveva detto lo scrittore all'ANSA.
Ansa

SUONATORI IN CASA presentano il brano “SIAMO RIMASTI NOI”. Un contributo a sostegno della fondazione M. Simoncelli

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videoclip 

In radio e in digitale “SIAMO RIMASTI NOI” dei SUONATORI IN CASA, canzone realizzata da 13 musicisti, ognuno dalla propria casa, come simbolo della creatività artistica che, se anche isolata, non può e non vuole fermarsi!
“SIAMO RIMASTI NOI” è un grido di speranza e di coraggio, e aiuterà la raccolta fondi organizzata dalla Fondazione Marco Simoncelli (https://bit.ly/2K9wRjv) a favore dell'Ospedale Infermi di Rimini per l'emergenza Covid-19.

«Ho scritto questo brano e l'ho voluto condividere con altri musicisti per dire che anche nell'isolamento la creatività e la condivisione possono realizzarsi e se legate ad un progetto benefico, la collaborazione, prende un significato ancora più alto», commenta Lorenzo Semprini.

Paolo Fresu dichiara: «Ci sono perché in questo momento bisogna esserci. Sempre. Perché il prossimo, anche quello più lontano, ha nella propria casa una finestra come la nostra dalla quale poter guardare il mondo».

Il brano prodotto da Gianluca Morelli (Landlord) di Deck Recording Studio e scritto da Lorenzo Semprini (Miami & the Groovers), con il supporto dell’ Associazione Nebraska, vede la partecipazione di diversi artisti e musicisti come: Leo Meconi (per gentile concessione di Azzurra Music), Elisa Semprini (corista e violinista della band di Umberto Tozzi), Michele Tani (pianista dei Nashvillle & Backbones), Massimo Marches (già chitarrista per Siria, Braschi, Federico Mecozzi, Braschi, Filippo Malatesta), Luca Angelici (Miami & the Groovers), Fabrizio Flisi (Siman Tov Quartet), Luca Montanari (Landlord), Daniele RizzettoMarco Andrea Francis Carnelli (Mama Bluegrass band), Mario Ingrassia con la partecipazione straordinaria del trombettista Paolo Fresu.

La canzone è accompagnata da un videoclip in cui i vari musicisti eseguono la propria parte dalla loro abitazione per costruire un “continuum” spazio temporale virtuale ma altamente significativo.






comunicazione e promozione

Comunicato UTR Unione Teatri di Roma, rivolto all'amministrazione Capitolina

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Mentre l’Italia tutta attraversa un momento veramente drammatico per effetto del virus e delle enorme crisi economica che ne deriva nessun segnale ci arriva dai responsabili dell’amministrazione del Comune di Roma.

L’unica notizia che ci giunge riguarda l’appello che il nostro vicesindaco e Assessore alla "Crescita Culturale" Luca Bergamo ha rivolto al Governo insieme ad altri suoi omologhi. Senza voler esprimersi sull’opportunità che un rappresentante della formazione in forza al governo scelga di rivolgere una petizione ai propri componenti di partito, è evidente che alla petizione non è seguito nessun cenno, di alcun genere, sull’atteggiamento e le azioni che gli amministratori del Comune di Roma intendono assumere per far fronte all’emergenza e per la ripartenza. Come se non bastasse nessuna risposta, neppure di cortesia, è stata rivolta alle diverse sollecitazioni che abbiamo inviato a Sindaca Virginia Raggi e ViceSindaco Luca Bergamo. Eppure crediamo che sia necessaria un’azione tesa ad affrontare l’emergenza seguita da una altrettanto necessaria organizzazione per la ripresa.

Siamo in attesa di segnali di intervento e siamo disponibili a un confronto che riteniamo necessario per affrontare un’emergenza che diventa sempre più impellente, ma anche per evitare misure che, sebbene potrebbero aver efficacia in altri settori, si possano trasformare in ostacolo e compromettano il percorso di ripartenza per lo spettacolo dal vivo.

In questo periodo, nella sola città di ROMA, l’esercizio teatrale registra e prevede circa 1.150.000 spettatori e 24.000.000 di euro perduti per i soli mesi di marzo, aprile e maggio con una ricaduta disastrosa sul nostro settore e tutti i suoi addetti, diretti e indotti, che pure svolgono un compito fondamentale per la vita sociale e il progresso di tutto il Paese.
È fondamentale:

-              Superare l’emergenza;

-              Che lo spettacolo dal vivo torni a svolgere la funzione di presidio socio– culturale, unico nella forza e nel valore che i teatri hanno per le comunità dove operano, e anche tornare a svolgere la funzione di luoghi di svago ed intrattenimento;

– Salvaguardare i numerosissimi posti di lavoro

Quindi chiediamo l’indicazione delle misure da mettere in atto e un immediato confronto costruttivo. Individuiamo come misure necessarie da approntare da parte del Comune di Roma:

1)              Istituzione di un Fondo speciale per lo Spettacolo a tutela di tutto il comparto e i suoi lavoratori

2)              100% di contributo ai vincitori di bandi culturali fino alla primavera 2021 (votato all'unanimità in consiglio comunale)

3)              Sospensione delle IMU-TARI-TASI-TOSAP-ICP e CIMP

4)              Costituzione di un fondo per rimborsare quota affitti dei teatri privati

5)              Costituzione di un fondo per rimborsare quota affitti da contratti con privati di spazi adibiti ad attività culturali (scuole di danza, musica e altri) chiusi

6)              Convenzione con Banche per credito agevolato e con garanzia pubblica ai vincitori di bandi culturali

7)              Abbattimento della burocrazia per l’accesso al credito e l’accesso/rendicontazione dei bandi

Cornio e il 1° singolo "Paranormale" l'ufficializzazione dell'inizio del percorso come solista. Fattitaliani intervista il medico-cantautore

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Cornioè un medico e cantautore di Torino.
Ha aderito al bando per l’emergenza Covid per prestare servizio da volontario all’Ospedale di Chivasso, dove purtroppo ha contratto il virus e attualmente si trova in quarantena. Nonostante il periodo difficile, venerdì 10 aprile ha pubblicato il suo primo singolo "Paranormale", un pezzo che racconta la ricerca di punti di contatto nella vita di coppia e sperimenta diversi generi musicali -indie italiano, cantautorato, contemporary R&B ed elettropop - con un testo d’impatto dove la parola “paranormale” è inclusa nella texture musicale. Fattitaliani lo ha intervistato.
Com'è nato il singolo "Paranormale"?
Ero al mare con la mia ragazza e in un giorno di pioggia siamo rimasti a casa. Ho quindi iniziato a comporre il testo e mi sono reso conto che il motivetto ridondante di "Paranormale" invece che diventare il classico ritornello poteva emergere molto di più se ripetuto come sottofondo. Piano piano ho poi sperimentato mischiando vari generi e sono arrivato al risultato finale.
Il testo pone il soggetto come unico vero protagonista: l'amore, il rapporto di coppia diventa quasi il pretesto seppure sia il motivo principale del dissidio interiore.
Quali emozioni e timori hai provato alla vigilia di un debutto così importante?
Un misto di emozioni ma per lo più agitazione. Il mio timore era che non ci fosse una risposta positiva, ma così non è stato e ne sono davvero felice.
Ho faticato parecchio e sto ancora lavorando tanto per curare nel dettaglio tutti gli aspetti del mio progetto musicale.
Paranormale non rappresenta solo "un singolo", e non rappresenta nemmeno semplicemente "il primo singolo". Paranormale è l'ufficializzazione dell'inizio del mio percorso come solista.
Quanto e in che cosa ti rappresenta il brano?
Il brano parla del mio costante dissidio emotivo. Mi trovo spesso a provare un misto di emozioni contrastanti, prima fra tutte la percezione di non essere o fare abbastanza. Dall'altro lato invece si apre il discorso dell'amore, che mi spinge sempre a migliorarmi e mi dà la forza.
Hai contratto il Covid-19: ci racconti un po' come è andata? Tu sei anche medico...
In realtà è molto semplice. Lavorando in ospedale e in casa di cura si viene per forza a contatto con molti pazienti e affini. 
Proprio per questo per sicurezza mi sono trasferito in una casa da solo, lontano dalla mia famiglia e soprattutto da mia nonna.
Più tardi, ho manifestato febbre e sintomi simil-influenzali, da procedura è partito il tampone e sono risultato positivo. Non c'è un momento in cui per certo possa dire di essere stato contagiato perché ho sempre rispettato le misure di sicurezza.
Al momento sono in quarantena e in attesa dei tamponi di controllo che mi potrebbero permettere di terminare la reclusione in casa e tornare a lavorare.
La tua professione a contatto con le persone ti aiuta nell'ispirazione? Oppure i due mondi - musica e lavoro - non s'incontrano mai?
Difficile rispondere univocamente a questa domanda. Sono certo che se non facessi il medico non metterei nella musica lo stesso impegno che ci metto ora. Questa professione, fin dall'università, mi ha sempre spinto a fare di meglio e non demordere, oltre che apprezzare qualsiasi aspetto della vita, compresi i momenti di tristezza.
Hai anche ideato una bella iniziativa social: è possibile richiederti una cover da dedicare a un'altra persona: tu tagghi mittente e destinatario nel video. Che reazioni e risposte stai ricevendo?
Risposte molto positive devo dire: non mi aspettavo così tante richieste. Ma, in effetti, la gente ha bisogno di contatto, di sentirsi più vicina: questo può essere un modo per salutare un amico in modo originale, fare la corte a un/una ragazzo/a o ricordare al proprio partner quanto sia importante.
Siamo in un momento in cui si rischia di perdere di vista amicizie, magari per via di incomprensioni che non è possibile risolvere dal vivo, per non parlare di coppie di fidanzati che non si vedono ormai da più di un mese (è questo anche il mio caso, purtroppo). Il mio è solo un tentativo come molti altri di accorciare questa distanza fisica, e sono contento di portare nel mio piccolo un po' di gioia, soprattutto in questo periodo complicato...e poi mi diverto (sorride, ndr). Giovanni Zambito.

Racconti in quarantena: La donna senza nome

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di Mario Narducci - La donna delle borse di plastica rigonfie da scoppiare, saliva lenta da via della Croce Rossa, il naso paonazzo già di prima mattina.
Vestiva anche d’inverno un paio di fouseaux dei quali mal si riconosceva il colore originale che avrebbe potuto oscillare tra il giallo e il rosa chiaro; il capo sempre nudo, sotto il sole o la pioggia, i capelli ispidi che non conoscevano spazzola o pettine; una maglietta slabbrata e stinta, nella stagione buona, quando calzava un paio di infradito ormai approssimativi, o scarpe da tennis che denunciavano molte stagioni, quando arrivava il freddo.

Nessuno conosceva il suo nome. Sbucava tra il disinteresse generale da qualche buco oscuro dell’immediata periferia, procedeva solitaria verso il centro, oscillando da destra a sinistra sui fianchi bassi, il broncio permanente sul volto indurito dalle sventure, riluttante a rispondere al saluto di qualche anima buona, pronta a lanciare strali d’ostilità se si sentiva osservata. La donna senza nome era entrata da decenni a far parte della variegata e minore umanità cittadina. Era diventata come una fontanella o una panchina del centro, che se ci sono te ne avvedi appena, ma se mancano, distrattamente ti chiedi che fine abbiano fatto. Dire che fosse amata è sicuramente eccessivo. Anche gli affetti minimi hanno bisogno di qualche corrispondenza. E lei era un riccio inarcato pronto a scagliare aculei, sia pure contro il vento. Una sorta di autodifesa non si sa da chi, per lei che era restia ad ogni cenno di benevolenza altrui.

Saliva verso il centro, dunque, le borse di plastica colme di tutti i suoi poveri averi: un giubbotto raggomitolato che indossava solo d’inverno, capi di vestiario raggrinziti e tenuti a forza nel fragile contenitore, cianfrusaglie raccolte per strada, in qualche cassonetto, quando si fermava a riprender fiato. Sembrava avesse calibrato anche i pesi per non oscillare maggiormente su un fianco più che sull’altro. Quando s’arrestava posava a terra le due borse, si guardava sospettosa attorno pronta a rifiutare ogni sorriso, e riprendeva la strada che l’avrebbe portata in Piazza Duomo, dove gironzolava tra le bancarelle della frutta, accettando magari qualche regalia. 

Se c’era il sole si dilungava anche nel suo peregrinare; poi raggiungeva il bar aperto accanto alla Cattedrale, dove l’anima buona del proprietario le porgeva un caffè, che lei sorbiva avidamente in silenzio, come in silenzio se ne andava, senza accennare neppure a un grazie perché lei era così, povera di tutto, anche di parole. L’ultima visita era alla Caritas, all’ingresso della curia vescovile. Qui svuotava le sue borse delle cose inutili, le riempiva di nuovi capi di vestiario e di alimenti, sostituiva magari la maglietta lercia con una tutta nuova e accennava a pavoneggiarsi, passandosi le mani sui fianchi e sul seno inesistente, finalmente accennando a un sorriso che durava un attimo e non più, subito riconquistando il suo ghigno ostile.

Di tutt’altra pasta era la donna senza nome, di quella dell’altro povero di spirito e di cose che incrociava spesso in Piazza, ciascuno all’altro indifferente. Lui pure veniva non si sa da dove, ma aveva sempre un sorriso chiaro sul volto. I ragazzi l’attorniavano per ridere insieme ai suoi giochi di prestigio, quando, l’ombrello appeso sulla schiena dal collo della camicia, faceva sparire ed apparire una sigaretta tra le dita veloci, per poi riporla sull’orecchio, alla maniera dei vecchi falegnami con la matita piatta. 

Anche lui senza nome, vestiva lindo e pinto, curato non si sa da chi, e profumato di tutto punto. Appariva dal nulla e nel nulla si dileguava, perso dietro fantasie che mai a nessuno è stato dato conoscere. Furono in pochi a chiedersi che fine avesse fatto la donna senza nome, l’estate che non la videro più in Piazza, e al bar del Duomo per il consueto caffè. Perché se una caratteristica hanno i poveri, è quella che li rende simili alle stelle, che se la notte è tersa brillano tanto che le puoi toccare, ma se nube le copre, non ti viene nemmeno da pensare dove si siano nascoste.

Il futuro che avanza incerto…#rassegnazione

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di Antonella Biscardi e Andrea Giostra
#iorestoacasa #andratuttobene#aiutiamochiesolo #rassegnazione …

#rassegnazione. Questo è l’hashtag di oggi …
Chiusi in casa ormai da oltre un mese con ordinanze, disposizioni, obblighi normativi che si succedono a raffica sempre più stringenti e limitanti la libertà di movimento e di contatto sociale, la gente è stremata, stanca, disorientata, rassegnata a non conoscere la fine di tutto questo.

Il Governo in carica, dal 30 gennaio 2020 al 1° aprile 2020, è stato capace di produrre oltre 24 tra DPCM, decreti-legge, ordinanze, e in una sola settimana ha prodotto 5 auto-certificazioni ognuna delle quali annullava e sostituiva la precedente!
Il Guinness World Recordsgli sarà riconosciuto senza il minimo dubbio honoris causa!

Da tutto questo come può uscire una persona “normale”?
E con quali conseguenze?
La mente di un popolo che dal dopo guerra a fine gennaio 2020 ha vissuto una vita ritenuta di diritto come “normalità” familiare, lavorativa, religiosa, sociale che sembra lontana anni luce, vive oggi #sconforto e #rassegnazione.
Questo colpisce la maggior parte delle persone.

È inevitabile e conseguente che a questo punto, in questo humus casalingo che si è creato artificialmente con norme e restrizioni “quotidiane”, subentrino sentimenti quali #apatia #rassegnazione #pauradivicinanza che i tanti giorni di #iorestoacasaalimentano lentamente ora dopo ora, minuto dopo minuto.
La gente è stufa di fare ripetitivamente e maniacalmente le stesse cose sollecitate ossessivamente dalla “Propaganda-Covid-19” in tutte le reti televisive, in tutti i network con centinaia tra artisti e “influencer” che “ci mettono la faccia” sorridente e rassicurante.
Anche se la nostra mente è attrezzata a reagire alle situazioni limite, a trovare risposte, a sollevarsi da condizioni di estremo disagio, lo spirito ha spento la sua fiammella di speranza e come in tutte le grandi guerre nelle quali le battaglie da affrontare si succedono quotidianamente, il soldato – che è ogni cittadino chiuso in casa – è estenuato, senza forze, e combatte mosso dalla sola inerzia del “si deve fare”.

E siccome sappiamo molto bene che non stiamo su un vero campo di battaglia dove il fango, la pioggia, le pallottole traccianti sibilano le nostre carni, siccome questa guerra si combatte con armi “improprie”, ovvero rimanendo chiusi in casa, ci adagiamo e aspettiamo che arrivi un ordine dall’alto, un comando che ci dica il da farsi.
Un da farsi che non comprendiamo ma che eseguiremo come automi, perché la sfiducia ci ha reso inermi, impauriti del futuro.

E allora questo sembra essere il tempo della #paura che dobbiamo combattere con tutte le nostre forze, per non essere “immobilizzati” “inermi” “inutili”.
Occorre reagire, essere certi di farcela, per noi, per i nostri familiari, per i nostri cari e per la “salute pubblica” che è anche la nostra salute.

È su questa direttrice che bisogna muoversi, per anticipare la "panica solitudine" che bisogna a tutti i costi arginare, prima che prenda il sopravvento, prima che dilaghi.
L’idea che #insiemecelafaremonon deve essere un semplice “miraggio” in mezzo al deserto del Sahara che ci vede stremati dalla stanchezza dal sole cocente e dalla sete di socialità.
Questo “miraggio”, che tutti ormai riconosciamo come tale, che ci ha fatto rinchiudere ancora di più dentro il nostro “microcosmo dorato”, nelle nostre familiari mura domestiche, deve finire.
Insieme, ognuno all’interno del suo spazio ristretto, potrà farcela… potremo farcela…
Anche se ognuno è ognuno... insieme ma distanti… ed è così che si deve reagire alla individualità dell'isolamento.
Questa non è una speranza. Questa è la realtà che ognuno di noi sta vivendo, la realtà con la quale dobbiamo avere a che fare per uscirne “vivi” e“forti”.

Concludiamo questo nostro incontro con le parole di Khalil Gibran: «La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni.»

Ora più che mai dobbiamo essere consapevoli che abbiamo solo questo: noi stessi, la nostra famiglia, i nostri affetti, i nostri cari… insieme ai nostri sogni che tutti finisca per davvero!

Hashtag:
#aiutiamochiesolo #andratuttobene #solitudine #ilmiopensiero #iorestoacasa #miglioriamoci #guardiamoavanti #rispettiamoleregole #resistere #fiducia #consapevolezza #sentimenti #speranza #libri #lettura #amore #unione #costruzione #reciprocità #pezzidinoi #vilma #unmetrodisolitudine #covid19 #pandemia #coronavirus

Antonella Biscardi

Andrea Giostra


Gli Spaghetti alle vongole Fujute, piatto inventato da Eduardo De Filippo nel 1947

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Un piatto “storico Napoletano” messo in menù dallo chef Daniele Unione al Ristorante del Circolo Rari Nantes di Napoli.

Si racconta infatti che i fratelli De Filippo, Eduardo, Titina e Peppino, erano soliti andare a mangiare un boccone alla fine di ogni spettacolo, anche a tarda ora. Era diventata una sorta di tradizione, che si ripeteva ogni volta.

Nel periodo del dopoguerra capitò che una sera Eduardo fosse così stanco da voler tornare a casa, saltando il rito della cena post-spettacolo, ma una volta fatto ingresso in casa, la fame prese il sopravvento e decise di cucinarsi un bel piatto di spaghetti con le vongole.
Purtroppo per lui non c’erano vongole in casa e dovette arrangiarsi con quello che aveva, cioè olio, aglio, pomodorini e prezzemolo.
Eduardo apprezzò così tanto il suo operato che il giorno seguente lo disse alla sorella, riferendo che, nonostante non ci fossero le vongole, aveva sentito in quel prezzemolo aggiunto alla fine, il sapore del mare.
Ma un piatto non può essere lasciato solo.... va creato l’abbinamento perfetto con i vini del Vesuvio della Famiglia Paolo Sorrentino.
In Italia si sta facendo strada la produzione campana di Sorrentino, la linea Bollicine che nasce dall’innovazione e dalla sperimentazione aziendale che hanno dato origine al Dòrè, unico e primo spumante Lacryma Christi del Vesuvio totalmente elaborato sul Vesuvio a cui ha fatto seguito anche uno spumante rosato. 
La zona è il regno incontrastato del  Lacryma Christi Del Vesuvio Rosso di Sorrentino, un vino Bio DOP prodotto in Campania, ma il Dòrè è stato il primo attore per i brindisi della Milano Fashion Week, che hanno rallegrato i party, le feste, le notti milanesi della fiera più glamour dell’anno.

Ricetta d’Autore di Daniele Unione
Ingredienti:
 Spaghetti
 Pomodori
 Aglio
 olio extravergine d’oliva
 Peperoncino
 Prezzemolo
 Sale q.b.
Preparazione:
Riporre una padella grande sul fuoco, aggiungere l’olio extra vergine d’oliva e lasciarlo riscaldare prima di aggiungere il peperoncino e uno spicchio d’aglio. Lasciare l’aglio in pentola fino a farlo dorare quindi aggiungere i pomodorini e far cuocere 10 minuti.
Nel frattempo, bollire l’acqua e cuocere gli spaghetti, scolarli al dente in modo da ultimare la cottura nella padella con dentro il sugo. Amalgamare gli spaghetti al sugo spadellando e girandoli ben bene per qualche minuto.
Servire il piatto ancora caldo con un’abbondante spolverata di prezzemolo.
Circolo Rari Nantes
Via Scogliera Santa Lucia, 80132 Napoli NA
SORRENTINO VINI SRL
via Rio 26
via Fruscio 2 (showroom e visite) 
Boscotrecase (Napoli) / Italia 

CORONAVIRUS. LO PSICHIATRA: SI OSCILLA TRA DUE SCHIZOFRENIE

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"La mia sensazione è che si sia oscillati tra due schizofrenie.
Una negazionistica all'inizio, durante la quale, di fronte a qualcuno che gridava con allarme il pericolo di una pandemia imminente, gli esperti virologi dicevano che non c'era nessun rischio e che erano inutili gli allarmismi. La seconda schizofrenia riguarda, invece, un'idea organizzativa che non e' praticabile a lungo. Quella per la quale si possa tenere chiuso un Paese aldila' di una certa soglia, quindi se non si morira' di virus si morira' di fame".
Lo dichiara alla Dire lo psichiatra Alessandro Meluzzi, analizzando l'operato del governo sia nella fase iniziale di reazione alle notizie sul Coronavirus, che in quella successiva e relativa al contenimento dei contagi. "Abbiamo avuto una follia prima ed una dopo, portate dagli esperti e dal governo. Ci potrebbero essere due sospetti- prosegue lo psichiatra- o che ci troviamo di fronte a dei livelli di incompetenza sorprendenti, oppure che tutto questo abbia un doppio significato per realizzare altre funzioni, come la 'tosatura' del Paese". Sulle misure di sostegno economico, Meluzzi aggiunge: "Sono risibili, e credere di salvare le partite Iva con 600 euro dati 4 mesi dopo e' semplicemente ridicolo. Credo anche - sottolinea lo psichiatra - che la proposta di aumentare l'indebitamento delle imprese e degli artigiani, alla vigilia del pagamento delle tasse, serva solo al fisco e alle banche, non a chi si indebitera'. Per quanto riguarda il Mes- conclude- e' uno strumento utile alla Germania per 'tosare' un'economia crollata, 'sgattando' tra le rovine per cercare l'argenteria da rubare".

LA MISSIONE DEL GUARITORE NEL ROMANZO DI DAMIANO LEONE

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Il Guaritore, più che un mestiere, è una missione. Tutt'al più, se si tratta delle guarigioni miracolose, legate a una forza sovrannaturale. Ed è proprio a questi poteri del protagonista che dedica il suo romanzo Damiano Leone.
È un'opera in cui si palesa la necessità dell'uomo di avere un maestro, un rabbi, un guru - i termini variano da lingua a lingua e da popolo a popolo, ma la sostanza è comune a tutti: un medico del corpo e dello spirito. İl popolo tende a individuare un uomo con queste abilità e di seguirlo, ma solo fino a quando ha le dimostrazioni pratiche dei poteri di guarire della persona in questione. La parabola di un guaritore è molto simile a quella di un uomo che detiene il potere: la preparazione al percorso, l'ascesa e la caduta. Jeshua di Nazareth, il Gesù storico, è un medico del corpo e dello spirito per eccellenza. Viene portato dagli scienziati nell'epoca moderna, a Roma, dove ha l'occasione di conversare anche con il nuovo papa, Clemente XV.  Abituato a guarire le persone duemila anni fa, Jeshua si dedica alle guarigioni anche nella contemporaneità .Ci riesce benissimo, e le folle, soddisfatte, gli riconoscono il suo alto compito. İ mass media moderni creano un danno. Spargono la notizia su chi in effetti è l'ospite dal passato: il figlio di Dio e il fondatore del cristianesimo. Jeshua viene rapito dalle forze che non hanno l'interesse di comprovare la scientificità della sua esistenza. Mentre Jeshua è in prigionia, un dubbio inizia a serpeggiare nell'opinione pubblica: e se non è un vero Gesù? Jeshua, liberato, conferma di non esserlo, infatti. Sarà vero o lo dirà solo per accontentare la natura umana? Alla fine dell'opera, Jeshua si ribella al suo ruolo del Guaritore dell'umanità, rendendosi conto che, per quanto potente possa essere la cura che egli offre agli uomini, questi non si ravvedono e continuano a vacillare nella loro fede. Non solo, nel profondo dei loro cuori si annida un dubbio, e, appena visto un miracolo, tornano a dubitare oppure a chiedere delle manifestazioni sempre più lampanti degli straordinari poteri divini di cui egli dispone. Deluso di ciò che constata, Jeshua rivolge alle folle un discorso in cui si congeda da esse sostenendo, nella sua visione olistica, che la guarigione non può essere solo fisica. İn quanto, nella sua idea, le malattie vengono tutte dagli scompensi nell'ambito spirituale, egli chiede agli uomini se saranno mai capaci di curare le loro anime con la stessa attenzione con cui egli ha curato i loro corpi. Jeshua rinuncia a una vita da profeta, certo di aver portato a termine la sua missione e si dedica alla vita di un uomo come tanti. Conduce una vita ritirata in compagnia della persona amata, e İ suoi poteri, a volte, li usa curando gli animali. Un romanzo che unisce il passato e il presente, la mente e il corpo cosi come anche il sacro e il profano. Ricco di spunti, imperdibile.



Titolo: "İl Guaritore"
Autore: Damiano Leone
Genere: fantascienza
Casa editrice: Gabriele Capelli Editore
Pagine: 186

GENTE DI MARE, ROBERTO ONOFRI E TANTI AMICI VIP CONTRO IL CORONAVIRUS

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(video) “Gente di mare”, il brano lanciato nel 1987 da Umberto Tozzi e Raf ed entrato nella storia della musica leggera, oggi torna a risplendere per un duplice scopo: puntare i riflettori sull'indotto nazionale del settore marittimo e aiutare la Protezione Civile contro il Coronavirus.

Per l'occasione, Roberto Onofri, dj e conoscitore del mondo del mare e da anni co-conduttore di programmi televisivi “Capitani In mezzo al mare” e de ”L'Oscar dei Porti” ha chiamato a raccolta numerosi amici vip per dare vita a una suggestiva cover della celebre canzone. Red Canzian, Elisabetta Gregoraci, Piero Cassano, Matia Bazar, Maria Giovanna Elmi, Alessia Macari e Beatrice Pezzini sono solo alcuni dei professionisti del mondo della musica e della televisione che hanno deciso di impegnarsi in questa importante mission. All'appello non hanno voluto mancare neppure rappresentanti di aziende crocieristiche, autorità di sistema portuale, rappresentanti del turismo marittimo, autisti, piloti, medici di bordo e personale degli scali marittimi e tanti altri rappresentanti del settore. Oltre 140 operatori marittimi, provenienti da tutta Italia, ha cantato collegato dalla propria casa, inviando poi il loro file amatoriale. Il tutto, poi, è stato montato dal Rovers Studio, con tutta l'equipe di Roma e Miami beach di Italian Television Network, dando vita a un file audio e un videoclip che racchiude un coro.

Sono nato in una città portuale e per lavoro mi divido tra Miami Beach, per un programma Tv sulle Crociere e il mondo dei porti mi appartiene e so quanto sta soffrendo in questo periodo. Il progetto nasce per puntare i riflettori sul mondo del lavoro legato al mare, che per questo terribile virus si trova in ginocchio, rischiando tantissimo, basti considerare che il 70% dei lavoratori si trova in cassa integrazione” – racconta Roberto Onofri, che a proposito di questa sua iniziativa aggiunge: “Il ricavato sarà per la Protezione Civile e alla lotta contro questo maledetto virus. Sono davvero orgoglioso di tutto il mio gruppo di produzione”.

Il "capitale umano del mare" con il Coronavirus ha subito un fermo improvviso che oltre a provocare un danno economico di diversi milioni di Euro, con lo stop immediato di tutte le crociere già programmate, i traffici portuali, le società (120) di turismo da indotto, Taxi, Ncc, ha provocato uno stop di tutto l'indotto lavorativo con previsioni catastrofiche al termine di questa orribile pandemia ma che già significa stagione finita per tantissimi lavoratori.

Tutti i professionisti coinvolti nel progetto non hanno percepito nessun tipo di compenso e l'intero incasso sarà devoluto dall'etichetta JB Production alla Protezione Civile.

VIDEOCLIP “GENTE DI MARE”: https://www.youtube.com/watch?v=0vAjhBY94Bk

Coronavirus, APP IMMUNI. Gambino, IAIC: Applicazione virtuosa soltanto se sarà virtuoso il popolo italiano. I nipoti aiutino i nonni ad installarla

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“Si è scelta un’app che richiede la doverosa collaborazione della cittadinanza, altrimenti sarà inutile: è una prova di maturità, vedremo se sapremo rinunciare ad un pezzo di libertà per il bene comune”.
Lo afferma in una nota il prof. avv. Alberto Gambino, presidente dell’Italian Academy of the Internet Code (IAIC), giurista prorettore vicario dell’Università Europea di Roma. “L’applicazione – aggiunge il giurista – sembra conforme ai dettami della privacy, in quanto si può installare soltanto su base volontaria, sia ai fini del proprio tracciamento, sia ai fini della verifica di soggetti contagiati, rispetto ai quali ne rende anonimi i dati identitari”. “Proprio per questo però – aggiunge il presidente dell’Italian Academy – se l'applicazione non verrà scaricata dalla maggioranza dei cittadini, e non solo quelli residenti nei territori più colpiti dal virus Covid-19, la conseguenza sarà che le probabilità di contagio rimarranno alte”. “Al fine di evitare che la notizia dell’applicazione che mette in sicurezza la cittadinanza finisca addirittura per essere fuorviante – conclude il prof. Gambino -  occorreranno allora comportamenti virtuosi di intere fasce della popolazione e in ciò potranno essere utili anche i giovani nativi digitali nell'aiutare le persone più anziane e più fragili ad installarle, in un virtuoso atto di solidarietà intergenerazionale”.

FRIJDA: esce il 17 aprile “LO DEDICO A TE” il nuovo singolo della band siciliana

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Da venerdì 17 aprile in radio, negli store e sulle piattaforme digitali “LO DEDICO A TE”, il nuovo singolo dei FRIJDA (On the set/Artist First), una delle band più interessanti della scena rock italiana.
Il pensiero racchiuso in “Lo dedico a te” la band lo spiega così: «Una preghiera una ballad, un grido disperato che pur avendo come simbolica destinataria Euterpe, la musa protettrice della musica, vuole rivolgersi al mondo intero. A gridare è l’anima dell’artista odierno tra delusioni, sogni infranti e voglia di far sentire la propria voce ad un mondo che, distratto da altro, sembra avere perso l’anima. Emblematica è una domanda, contenuta nel testo del brano - dimmi perché ci si sente soli, se intorno a noi sento grida e rumori? - che racchiude in sé la solitudine che invade l’essere umano, ma, allo stesso tempo, nasconde un messaggio di speranza perché intorno a noi c’è, comunque, qualcuno. E quel qualcuno, prima o poi, potrà ascoltarci».

Prodotto da Luca Venturi per Prima la musica italiana, è stato registrato, arrangiato e mixato da Carlo Longo al Nuevarte Studio di Misterbianco (CT) e masterizzato da Bernie all’Eleven Mastering Studio di Busto Arsizio.

Il video diretto da Filippo Arlotta, (Faeria) è stato girato nello storico Waxy o’Connor’s di Catania, che è stato simbolo della movida catanese, nonché tempio della musica live e punto di riferimento per tutti i musicisti della Sicilia orientale.

La copertina realizzata con tecnica mista, matite colorate e china, è opera di Claudia Sciacca che ha voluto racchiudere e miscelare in un solo disegno dettagli dalle più importanti opere di Frida Kahlo, l'artista che ha ispirato il nome della band.

Frijda, band siciliana, nasce a Catania nel 2003 da un'idea di Giancarlo Sciacca (alias “Thor”), che dopo esperienze in altre cover band rock catanesi, ha sentito il bisogno di fare musica propria per poter soddisfare la voglia di esprimersi e dare pace al suo animo irrequieto.
Dopo un primo periodo, durante il quale la band subisce dei cambiamenti, il gruppo arriva alla sua definitiva e attuale formazione, composta appunto da Thor (Giancarlo Sciacca) alla voce, Gaetano Giuttari alle chitarre, Adrian Rus alle tastiere, Domenico Cottone al basso ed Emanuele Leocata alla batteria.
Il genere è rock, un rock che prende ispirazione dalle band storiche statunitensi e britanniche che hanno colpito la loro adolescenza, ma che si è adattato all'evolversi del tempo e alle concezioni musicali dei nostri giorni e del nostro paese.
Il nome “Frijda” non è altro che un omaggio al pensiero artistico della pittrice messicana Frida Kahlo, dal quale Giancarlo è rimasto molto colpito durante gli studi universitari. In questa piccola donna lui vede un esempio di forza di vivere sovraumana nonostante le difficoltà della propria esistenza, una forza che è evidente nelle sue opere che “non dipingono sogni, ma cose reali”.
“Lo dedico a te” anticipa l'uscita del loro primo album.






Fattitaliani intervista Stefania Visconti, l'artista che non si ferma mai

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Voglio essere fiduciosa e pensare al domani che sarà sicuramente migliore
di Laura Gorini - Non ama starsene con le mani in mano, Stefania Visconti. Attrice e modella, ora in questo periodo di clausura forzata, si è nuovamente rimboccata le maniche e si è messa a collaborare, in nome anche del suo grande eclettismo, con artisti che si occupano di illustrazione digitale.
Stefania, da artista come stai vivendo questo momento?
Non è facile per nessuno affrontare un momento così complicato. Artisticamente si possono trovare strade alternative per realizzare qualche progetto anche a distanza. Infatti mi sono orientata nella collaborazione con alcuni artisti che si occupano di illustrazione digitale. Io non riesco a stare a casa con le mani in mano e quindi cerco di fare il possibile nella misura consentita. 
A livello professionale, quali sono le tue maggiori preoccupazioni?
La mia paura è legata ai tempi di ripresa di tutto il sistema produttivo e compreso -ovviamente- quello dello spettacolo. Purtroppo nulla sarà come prima alla riapertura e credo che bisognerà aspettare molto prima di tornare ai ritmi di un tempo. I cinema e i teatri rimarranno chiusi a lungo e pure le produzioni cinematografiche rischiano un duro contraccolpo, già gravato da anni di crisi. 
Ti senti tutelata dallo Stato?
Mi rendo conto che per qualsiasi Paese non sia facile prendere delle decisioni in merito ad una situazione sconosciuta. Lo Stato sta cercando di attuare le misure necessarie ma i problemi precedenti che hanno sempre afflitto l'Italia, come la burocrazia, non faciliteranno di certo le cose. Speriamo che in questa circostanza vinca il buon senso e la straordinaria solidarietà degli italiani.
A livello -invece- umano, quali sono le tue più grandi paure?
Le paure sono quelle di vedere in difficoltà le persone care e di essere totalmente impotenti nell'aiutarle. Spesso prevale il senso di smarrimento, ma credo che la fiducia e la speranza saranno dalla nostra parte. Io voglio essere fiduciosa e pensare al domani che sarà sicuramente migliore.
Oggi le persone paiono molto unite. Paiono, appunto. È solo apparenza?
Io credo che l'Italia sia un Paese più unito di quello che vogliamo credere. Nei momenti difficili si riscoprono dei valori e delle capacità che solo questo popolo possiede. Quando c'è da mostrare l'unità e l'orgoglio nazionale nessun italiano si tira indietro. Io sono veramente onorata di essere italiana perché abbiamo dato tanti contributi fondamentali nella storia e pure in questa circostanza lo stiamo facendo.  
Molti dicono che in realtà il Sud d'Italia incolpi il Nord di essere stato “l'untore”: hai percepito anche tu questa sensazione?
Mai sentita una cosa del genere. Il Nord negli ultimi decenni ha accolto i tantissimi cittadini provenienti dal Sud e l'Italia è diventata un grande Paese grazie all'interscambio delle due “Italie”. La mia seconda casa è Bergamo e tutta la sofferenza che ho visto mi ha straziato il cuore. Spero di poter tornare presto al Nord e riprendere le relazioni sociali e la vita di sempre.
Tu risiedi a Roma ma sei originaria di Rieti: riesci a sentire regolarmente i tuoi cari?
Sento tutti i giorni la mia famiglia con telefonate e videochiamate. Fortunatamente oggi abbiamo la possibilità di usare la tecnologia. I Social in questo periodo rappresentano un grande sostegno per rimanere connessi col mondo. 
Che effetto ti fa vedere le tue città deserte? Ma questo deserto rappresenta anche i cuori odierni delle persone?
Vedere Roma senza traffico è veramente strano. I ritmi di vita totalmente alterati dall'emergenza e il silenzio sottolineano un mondo sospeso e in attesa. In compenso si possono riscoprire quei rumori legati alla natura che sembravano spariti.
Credi che questo dramma ci renderà dal punto di vista psicologico più forti o più deboli?
Molte persone ne usciranno rafforzate da questa brutta esperienza. Io spero di fare tesoro di questo momento e sfruttarlo come occasione di rinascita futura. Comunque dobbiamo essere fiduciosi e vedere quello che ci aspetta con sentimenti positivi.

Foto di Cesare Colognesi

Naomi Berrill, “Ginkgo Biloba” è il singolo che anticipa il nuovo disco in uscita l’8 maggio e in pre-order da oggi

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Il suono del violoncello sembra accompagnare le foglie che cadono e si liberano nel vento. Hanno una forma particolare, appartengono a un albero che risale a 250 milioni di anni fa, e per il loro aspetto sembrano racchiudere un mistero, un significato segreto.

Ginkgo Biloba” è il nuovo singolo della violoncellista e cantautrice irlandese Naomi Berrill (qui in streaming su Spotify: https://bit.ly/NaomiBerrill_GinkgoBiloba), che anticipa l’album Suite Dreamsin uscita l’8 maggio per Warner Music in collaborazione con Casa Musicale Sonzogno (qui il link per il pre-order sulle principali piattaforme: https://lnkfi.re/NaomiBerrill_SuiteDreams).
Una canzone ispirata all’omonima poesia del poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe, che torna 200 anni dopo liberata dalle note del violoncello di Naomi. Come le foglie di questo antico albero - apparentemente formate da parti diverse -  anche il brano si compone di elementi differenti unendo musica, poesia e natura per creare un’atmosfera unica eterea e sospesa.
Dopo i primi due album, From the Ground e To the Sky, dedicati rispettivamente alla terra e all’acqua, in questa traccia come in tutto il disco l’artista torna a immergersi negli elementi naturali - questa volta abbracciandoli tutti – in un dialogo costante costruito nel rispetto e nella delicatezza.
Sta succedendo una cosa in questo momento surreale”: dice Naomi. “La madre terra e gli elementi sono liberi come non mai e subiscono meno la pressione esercitata dall'essere umano in movimentoLa natura si sta riprendendo i suoi spazi, e anche se ognuno di noi mai avrebbe voluto vivere un momento come quello attuale, ci stiamo forse rendendo conto di quanto alcuni dei nostri comportamenti siano poco compatibili con l’ambiente in cui viviamo”. 
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