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L'attrice Margherita Mannino: Ho trasformato la mia passione preferita in un lavoro. L'intervista

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Grandi consensi e numeri per la nuova fiction di Raiuno "Doc - Nelle tue Mani" con Luca Argentero protagonista. Incontriamo una delle interpreti, l'attrice Margherita Mannino, "ospite" dell'ottavo episodio. L'intervista.

Ciao Margherita, partiamo dalla tua esperienza in Doc - Nelle tue Mani. Come ti sei trovata?
Doc racconta una storia molte forte, soprattutto perché è ispirata alla vita del primario Pierdante Piccioni, che - esattamente come il personaggio di Andrea Fanti interpretato da Luca Argentero - ha perso 12 anni della sua memoria in seguito ad un incidente. Uno dei suoi punti di forza sta senz’altro nella freschezza del cast, composto da attori molto giovani. Sul set ho respirato un clima di familiarità. È una fiction che guarda più agli ambienti produttivi internazionali, di stampo americano. A causa del Coronavirus le riprese sono state interrotte, per cui la seconda tranche della stagione si potrà vedere soltanto ad autunno inoltrato. Io ho interpretato l’astronauta Matilde, guest star dell’ottavo episodio.
Con alcuni attori del cast avevi anche già lavorato, giusto?
Sì. Conosco da tanti anni Sara Lazzaro, che interpreta Agnese la moglie di Andrea Fanti. Abbiamo lavorato da poco al cortometraggio che si chiama L’Aurora, che è andato on line in première al Cortinametraggio. È arrivato da poco come lavoro. Nel cast c’è anche Francesco Wolf. Così come Sara, io sono di Padova ed anche Pierpaolo Spollon, che in DOC è lo specializzando Riccardo. Tutti e tre abbiamo fatto le stesse scuole medie. Per una serie è strano che ci siano tre attori padovani. Molto spesso c’è più romanità nei prodotti così. Invece in una serie come questa che va su Rai 1, dove interpreto un piccolo ruolo, ci sono tre attori di una piccola città di provincia, perché Padova non è enorme. Credo sia molto carino. Sono molto fiera di presentare così il mio territorio, che dispone di talenti, di teste e di attori, di persone che lavorano in quest’ambito e che hanno una formazione valida. Il cinema veneto comincia a tagliarsi questa fetta di riscontro.

Bene. Parlami meglio del cortometraggio L’Aurora

Lì ho interpretato la protagonista, che si chiama Aurora, come il titolo stesso del cortometraggio. È una storia che tratta il tema della violenza sulle donne in un modo diverso e delicato. Aurora è ombrosa, misteriosa, dura e non trasparente. È molto chiusa, fa fatica a fare uscire i sentimenti. Durante la narrazione si capirà il perché di tutto questo. Ha delle relazioni sbagliate, non riesce a trovare il suo posto. Trova se stessa in acqua, in apnea. Sarà è la sua amica, con cui va in apnea, capace di portarle un po’ di serenità. Francesco Wolf interpreta il ragazzo della porta accanto, il buono.
So anche di una tua tournèe che è stata interrotta a causa del Coronavirus
Sì, il 4 marzo io ero in scena a Vipiteno, in Trentino-Alto Adige, con Morte di un Commesso Viaggiatore insieme ad Alessandro Haber, Duccio Camerini e tanti altri attori. Siamo dovuti rientrare tutti nelle nostre case. A quest’ora dovevamo essere a Roma, all’Eliseo, o in Puglia. Speriamo di poter recuperare queste date, sperando ovviamente che da ottobre, o comunque in autunno, si possa proseguire. Speriamo che questo virus non torni così violentemente come adesso. Ci è piombato addosso come se fosse una cosa di un altro pianeta.

Come pensi che cambierà il mondo dell’arte dopo tutto questo?

Non voglio essere pessimista, mi auguro che ci possano essere delle spinte positive da parte di tutti, ma sono molto preoccupata perché siamo tutti consapevoli che la cultura e l’arte non vengono considerate come beni primari, anche se forse dovrebbero essere viste come tali. E quindi arriveranno in coda alla ripartenza del Paese. Se è così ci dobbiamo armare di grandi muscoli, mentali e fisici, perché non sarà facile. Sarà dura per tutti. Penso che la ripresa sarà lenta. Logisticamente, pensare che bisogna stare attenti agli assembramenti sfavorirà un teatro di 800 posti, dove le persone stanno vicine l’una all’altra. Quando potranno stare sedute così, significherà che tutto è a posto.

Anche per voi ci dovranno essere dei nuovi accorgimenti, anche a livello scenico…

Certo, ma magari chissà… potrà nascere un nuovo modo di fare Teatro. Sicuramente arriverà qualche idea da questo punto di vista. Come dire? “Di necessità virtù”. Tra l’altro, io ho dovuto interrompere anche un altro lavoro, soprattutto per le scuole. Ho fatto un monologo sulla storia della senatrice Liliana Segre, che ho portato in giro da novembre. È coinciso con il periodo in cui si sono accese le discussioni e le polemiche sulla sua persona. La tempistica è stata del tutto casuale; noi per raccontarla abbiamo preso i diritti dal romanzo che aveva scritto con la giornalista Daniela Palumbo. Quest’ultima ha anche fatto poi l’adattamento teatrale. Io poi mi sono preoccupata di portare in giro questo monologo: la storia di Liliana fin da bambina, passando per l’emanazione delle leggi razziali, l’ingresso nel campo di concentramento e l’uscita da lì. Sono legatissima a questo lavoro. I ragazzi delle scuole medie e superiori l’hanno accolto positivamente. Credo che, essendo un monologo, sarà più facile riprenderlo, spero di poterlo fare presto. Era in questo periodo il mio fiore all’occhiello. È un lavoro che nasce dalla mia idea, con il sostegno di alcune entità che mi sono vicino come la Milk di Francesco Wolf e la MPG, Cultura di Venezia del Teatro Groggia. È un lavoro molto importante per i tempi che corrono. Mi chiedo se dopo l’emergenza di Coronavirus, certe cose cambieranno, se magari chi passava tutto il tempo a mandare messaggi di odio a Liliana, che ha 90 anni ormai, abbia di meglio da fare; combattere per la salute invece di seminare odio. Speriamo che succeda almeno questo.

Uno spettacolo sulla storia di Liliana Segre ha senz’altro come obiettivo quello di diffondere dei messaggi importanti, a partire dalle scuole…

Esatto. È fondamentale. Il Teatro è un altro mezzo di insegnamento, non un diversivo e basta. Esistono dei modi per far sì che sia bello, fruibile e non noioso per i ragazzi, ma al tempo stesso dev’essere utile. Il lavoro su Liliana rientra in quella categoria che io chiamo teatro civile e sociale: ha una funzione educativa, informativa di base. Nel caso della Segre, magari qualcuno neanche sapeva chi fosse. Per quanto riguarda l’aspetto educativo, penso che resti di più in mente una storia di due ore raccontata in Teatro rispetto ad ore ed ore passate sui libri, telegiornali che passano e che non riescono a trasmetterti i giusti messaggi. A volte è molto meglio perdere due ore di lezione per guadagnare vita vera, per guadagnare in un altro modo. Gli insegnanti ovviamente sono necessari, ma questo tipo di teatro è molto utile, complementare.
Tra i tanti progetti saltati per il Covid19, so anche di un tuo film che sarebbe dovuto uscire a marzo…
Il film su Mario Mieli con la regia di Andrea Adriatico, tratto ovviamente dalla storia di un’attivista omosessuale che comunque è un baluardo del movimento italiano. È stato presentato al Festival del Cinema di Roma, con il supporto di Rai Cinema doveva andare nelle sale a marzo.
La tua esperienza più grande è stata il ruolo di protagonista del film Lovers con Primo Reggiani e Ivano Marescotti. Che tipo di esperienza è stata?
La più importante che ho fatto, a livello di impegno su un set e di riscontro. Avevo un ruolo grosso. La cosa bella di quel lavoro è stata quella di giocare con quattro ruoli diversi. Ognuno degli attori principali interpretava quattro ruoli diversi. C’erano quattro storie con quattro personaggi che poi, come un girotondo, si incastravano, si mescolavano. Io mi sono cimentata con quattro diverse Giulia: una femme fatale, una più naif, una più donna in carriera, l’ultima più ragazza della porta accanto. È stata un’occasione per poter giocare tantissimo, di poter dare spazio alla mia immaginazione. Ho avuto anche bisogno di supporto enorme da parte della troupe, a partire dal regista ma passando anche dai costumi, dal trucco e dal parrucco, elementi fondamentali per delineare i quattro personaggi che dovevo interpretare. Lì si era creato un bellissimo clima. Abbiamo girato tutto a Bologna, in un ambiente che io conosco bene. Una dimensione da cittadina piccola che ci ha permesso anche di vivere di più la città. È un bel ricordo di un lavoro stimolante, seppur faticoso.

Hai lavorato anche con Terence Hill, in Don Matteo. Un’icona del nostro spettacolo…

È veramente un’icona! Quando l’ho conosciuto sono rimasta affascinata dalla sua dolcezza, dalla sua timidezza, dalla sua grande calma e professionalità. Mi ricordo che l’ho guardato quando aveva indosso la sua solita tunica, col bomber e la bici. Vedevo che c’erano delle toppe sulla tunica e sul bomber. Allora gli ho chiesto perché gli indumenti fossero tutti rattoppati. E lui mi ha risposto facendomi presente che non aveva mai cambiato la veste poiché, dal suo punto di vista, i telespettatori se ne sarebbe certamente accorti. La produzione voleva cambiargliela, ma lui ogni anno si imponeva per mantenerla. È una fiction che ormai fa parte della nostra cultura, doppiata e distribuita in diversi paesi. Ormai Terence è Don Matteo, è stato in grado di creare una famiglia col pubblico. Con me è stato gentile, abbiamo girato qualche scena insieme.

Veniamo a te come attrice. Quando hai capito che la tua strada era quella della recitazione?
Ho una storia un po’ strana perché io ho cominciato, come molti miei colleghi, dalle scuole, frequentando i corsi di teatro della scuola. Ho fatto il liceo scientifico; il mio insegnante di teatro era Andrea Pennacchi, abbastanza conosciuto sia in Veneto che nel resto di Italia, anche per la partecipazione a Propaganda Live. Dopo le superiori, siccome ero una studentessa abbastanza ligia, mi sono iscritta a Giurisprudenza. Durante l’Università ho frequentato l’Accademia del Teatro Stabile del Veneto a Padova, ho cominciato a vedere che il diritto non mi soddisfaceva. Il Teatro mi veniva bene. È stata una cosa che è cresciuta piano piano. Finita la scuola, ho preso il mio zaino e la mia laurea, sono andata a vivere a Roma e da lì pian piano ho cominciato. Sono anche diventata avvocato, ho fatto quello che dovevo fare per finire il mio periodo, come direbbe Leopardi, di “studio matto e disperatissimo”, per chiudere un cerchio della mia vita a cui avevo dedicato tantissime energie. Ma ormai nel tempo la mia strada per la recitazione si era fatta da sola. Non ho mai deciso da piccola di fare l’attrice. Facevo tante cose, dagli sport alla musica, forse perché non sapevo bene come canalizzare le mie energie, cambiavo continuamente. Però mi piaceva studiare, imparare. Fin quando la mia energia ha trovato il suo canale per trovare una valvola di sfogo. Ho trasformato la mia passione preferita in un lavoro.
Li hai accennati, quindi approfondiamoli un po’… quali sono i tuoi passatempi?
Mantengo senz’altro le mie più care amicizie, quelle delle superiori e dell’università, di un mondo che non fa parte del teatro o del cinema. Diversamente da altri colleghi, o da amici, che hanno avuto una formazione più “classica”, che hanno seguito il percorso del teatro da sempre. Ho mantenuto un attaccamento a persone che fanno parte della mia adolescenza, di quello che è stato prima di incontrare il teatro. Quella parte di me che mi mantiene ancorata alla vita reale. Vedo che c’è una differenza tra chi fa il mio mestiere e un altro, che può essere un medico o un impiegato. Tra chi va in tournèe o chi magari vive nella stessa città e ha una sua certa routine. La vita dell’attore è difficile; è difficile soprattutto farsi capire all’esterno. A molti sembra una bella vita, perché magari sei sempre in giro, ma ci sono delle mancanze, ha i suoi pro e contro. Sono dunque molto grata a quella parte di me che rimane ancorata alle radici dove c’è la mia casa, dove c’è mia madre, dove ci sono le mie amiche. Quando posso cerco di tornare.  Le mie amiche hanno tanti figli, dunque faccio la zia dei loro bambini. Da un lato ho questo, dall’altro ammetto che mi piace molto viaggiare. Amo molto il mio lavoro quando mi consente di fare le tournèe, mi piace ritornare nei luoghi che conosco, così come andare in posti diversi perché adoro la natura. Ho bisogno di stare all’aria aperta, di camminare, di andare in montagna. Vedere luoghi diversi per scoprirli. Sono legata alla Sicilia, che è la terra di mio padre, e una parte della mia famiglia è lì. Vado lì da quando sono piccola. Ho una zia che vive nelle isole Eolie e anche là ho un pezzo della mia infanzia. Ho fatto tanti sport, ho studiato canto, da poco ho ripreso a suonare la chitarra. Mi piace variare. Da poco ho preso una cagnetta dal canile che è meravigliosa. 

Bianca e Chiara D’Ambrosio, le gemelle star negli Usa: da "Febbre d'amore" a "yA"

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Le gemelle Bianca e Chiara D’Ambrosio, negli Stati Uniti, sono delle vere e proprie star. Tra non troppo tempo, le due giovanissime attrici saranno tra i protagonisti di yA, lo spin off della gloriosa soap The Bay, presto disponibile su Amazon Prime Video. Una carriera nel mondo dello spettacolo incominciata fin dalla tenera età.

Bianca: “Abbiamo iniziato la nostra carriera nello spettacolo quando eravamo molto giovani. Ci siamo esibite in spettacoli di bellezza ed iniziato a recitare a soli tre anni nella soap Febbre D’Amore. Da allora, non abbiamo mai guardato indietro. Ci piace l’esibizione, la recitazione e la produzione. Ci piace cantare, suonare la chitarra, le batterie, il piano ed imparare sempre nuove canzoni. Ci piace imparare canzoni da Taylor Swift e Shawn Mendes”.
Uno degli aspetti più importanti legato al lavoro è caratterizzato dai viaggi, capaci di intrattenere le D’Ambrosio anche fuori dal set. Chiara, alla domanda se a lei e Bianca adorano o meno viaggiare, non ha alcun dubbio:
Moltissimo, ci piace viaggiare in Europa con i nostri genitori e non vediamo l’ora di visitare ancora l’Italia durante i nostri viaggi”.
Sia Chiara, sia Bianca sono affezionate a tanti personaggi che hanno interpretato.
Chiara: “Portiamo nel cuore ogni ruolo differente che entrambe abbiamo interpretato .Bianca ed io interpretiamo ruoli sia insieme che separatamente. Sia che si tratti di Young and The Restless, Criminal Minds o dei film a cui abbiamo lavorato di recente, ciascun nuovo progetto è sempre più grande, quindi ognuno di essi rappresenta uno straordinario traguardo”.
E come non menzionare, appunto, la loro partecipazione a Young and The Restless, soap da noi conosciuta con il titolo Febbre d’Amore”
Entrambe: “Sì, è stato un progetto grandioso e siamo ancora in contatto con gli attori con cui abbiamo lavorato. E’ stata una fortuna per noi prendere parte a questa soap così come abbiamo partecipato a The Bay, e ora nello spin off yA per Amazon”.
Le due si intrattengono con le serie tv (“Molto, la nostra preferità è Stranger Things su Netflix”) ed hanno tanti sogni nel cassetto.
Bianca: “Vorrei lavorare con Meryl Streep. E’ sempre stata il mio modello per come sa calarsi in ogni tipo di ruolo”.
Chiara: “Io voglio lavorare con Millie Bobby Brown, sarebbe bello essere in un episodio di Stranger Things, la serie che amiamo! Siete attivissime sui social”.
Infine, presto saranno protagoniste di altri due film.
Entrambe: “Sì, e ci raccomandiamo, guardateci nei nuovi film. Fear of Rain e Slapface, insieme alla nostra nuova serie yA! Seguiteci su Instagram per gli aggiornamenti! @DAMBROSIOTWINS

AL BANO canta “TERRA D'AMBRA E DI EMOZIONI" una canzone scritta da Charles Goodger

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Da martedì 14 aprile, in radio e in digitale “Terra d’Ambra e di Emozioni” (Sunflower/FunSongs Education/Edizioni Musicali Carrisi), il nuovo singolo di Al Bano, scritto da Charles Goodger. Il brano parla delle bellezze, le tradizioni  e lo spirito della Lettonia e del suo popolo.

A proposito della canzone, Charles Goodger commenta: «Un giorno, un’insegnante lettone mi ha chiesto di comporre una canzone sulla Lettonia, così nasce “Land of Amber”. Tornato in Italia, ho collaborato con il paroliere Alberto Zeppieri per farne una versione in italiano dal titolo “Terra d’Ambra e di Emozioni”. Al Bano, lui stesso innamorato della Lettonia, l’ha ascoltata e registrata».

Nato a Londra, Charles Goodger vive a Bologna, da diversi anni. Scrittore, musicista e insegnante. Noto per aver creato un metodo di insegnamento dell’inglese ai bambini tramite le sue canzoni animate – il FunSongs Method – che abbina le parole a musica, mimica e ritmo. Charles è stato invitato a conferenze didattiche in tutto il mondo: Cina, India, Russia e molti paesi europei.
Oltre a lavorare come esperto linguistico (parla sei lingue) e professore presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Alma Mater di Bologna, Charles è musicista e intrattenitore, chansonnier, pianista e chitarrista.
Per cinque anni Charles ha vissuto in Lettonia mentre sua moglie insegnava lingua e cultura italiana per conto del Ministero degli Affari Esteri. Lì ha conosciuto Al Bano quando il cantante è stato premiato dalla Società Dante Alighieri nel 2009. Tornato in Italia qualche anno dopo, ha fatto sentire allo stesso Al Bano la versione italiana della canzone e così è nato il progetto “Terra d’Ambra e di Emozioni”












comunicazione e promozione

LA CREATIVITÀ DI VINCENZO BOCCIARELLI VIAGGIA SUL WEB AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

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La quarantena non ha fermato la creatività dell’attore Vincenzo Bocciarelli.
“Costretto” a casa, come tutti gli italiani, l’interprete di tante fiction italiane, ha deciso di dare il via ad un suo personale programma su YouTube dove, oltre a dare sfoggio della sua conoscenza della storia del Teatro, interagisce quotidianamente con i suoi ascoltatori: “Il mio progetto, che ho deciso di chiamare Bocciarelli Home Theatre, è nato il 9 marzo quando già si subodorava la notizia che saremo dovuti rimanere in casa, in quarantena. Mi sono subito sentito spinto a poter trasformare questo senso di chiusura e claustrofobia in qualcosa di fattivo, utilizzando quelle che penso siano le mie peculiarità: attraverso i miei talenti, gli strumenti che mi sono stati dati dal nostro Signore. Mi sono messo all’opera iniziando così, anche in maniera timida, con la prima puntata. Tutte le puntate sono sul mio canale YouTube. I trenta minuti inizialmente erano quotidiani, poi sono diventati due o tre appuntamenti alla settimana. Sono trenta minuti nei quali dedico spazio alla storia, partendo dai classici, del Teatro e della Letteratura Antica per poi affrontare, con dei voli pindarici, i poeti contemporanei piuttosto che quelli dei secoli passati, sempre con un tema che va a seconda della puntata. Alle mie spalle c’è sempre un’opera d’arte, o di mia creazione o della mia galleria di casa mia. Interagisco con le persone in diretta. Negli ultimi appuntamenti ho lanciato una sorta di premi: gli ascoltatori hanno potute scrivermi in diretta sulla mia e-mail per mandarmi poesie tra cui eleggere la migliore”. Un appuntamento che ha anche una finalità benefica per aiutare chi si sta spendendo per la lotta contro il Coronavirus: “Il sabato faccio invece il Bocciarelli Art Home Theatre, appuntamento legato alla diretta nella quale creo live un quadro, per poi metterlo in vendita e dare il ricavato in beneficienza per l’emergenza Covid-19”. Ad ogni modo, saranno tanti i progetti a cui prenderà parte Vincenzo, che attualmente è su Amazon Prime con il film Mission Possibile distribuito dalla Movie On: “Pandemia permettendo, nei prossimi mesi tornerò in teatro con due spettacoli e tanti altri progetti, legati al cinema e alla televisione”.

CORONAVIRUS: #UnLibroPerLoSpallanzani, nuovo impegno solidale per l’attrice Claudia Conte

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Nuovo impegno solidale per l’attrice e scrittrice Claudia Conte che, al fine di stare vicino ai medici e al personale sanitario dell’Ospedale Spallanzani di Roma, attualmente “in lotta” per arginare l’emergenza Covid-19, ha deciso di inaugurare la campagna intitolata #UnLibroPerLoSpallanzani.

Claudia ha dato il via alla ristampa di una nuova e speciale edizione del suo libro “Soffi Vitali. Quando il cuore ricomincia a battere” e, prima di Pasqua, 100 copie della sua opera saranno distribuite a tutti i medici, infermieri ed operatori socio-sanitari che si stanno spendendo per la causa e che hanno, come obiettivo primario, quello di salvare le vite di quante più persone possibili.

“Un piccolo dono per stare vicino ai coraggiosi e silenziosi eroi di oggi e di sempre che rischiano tutti i giorni instancabilmente la propria vita per curare e assistere le persone affette da questo nemico invisibile. Ognuno può fare la propria parte, spero che anche altri autori possano unirsi a me, oggi e non solo oggi. C’è vita in un libro. Ed è bello poterlo donare a chi per la vita lotta e a chi combatte per salvarla”.

Una campagna che è stata resa possibile grazie al supporto di Isabella Gambini, Intermedia Edizioni, la casa editrice del libro di Claudia Conte.

Roma - #Iorestoacasa con Leonardo Da Vinci, nuovo blog della Mostra di Leonardo per intrattenere il pubblico da casa

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La Mostra di Leonardo Da Vinci - il Genio e le Invenzioni, situata al Palazzo della Cancelleria di Roma, è attualmente chiusa al pubblico a causa del Covid-19. Per poter intrattenere i suoi visitatori ha realizzato un blog con tante curiosità, approfondimenti, foto, video e contest a premi, sul Genio di Leonardo che sarà aggiornato settimanalmente.

In un momento di difficoltà che sta attraversando il nostro Paese e non solo, lo scopo della Mostra è quello di contribuire a diffondere la creatività di Leonardo dando la possibilità a tutti, attraverso il web, di vivere la magia del suo protagonista, delle sue invenzioni e del suo genio ingegneristico.
Il blog proporrà l’approfondimento di vari esempi della ricerca scientifica di Leonardo, mostrando al pubblico i segreti delle macchine da lui progettate che sono apprezzabili all’interno della Mostra. In questo modo si potrà ammirare la visione scenica e dinamica del mondo di Leonardo, e anche l’abilità e la sofisticata tecnologia con cui sono state realizzate le macchine, raggruppate nella mostra in 4 sezioni: AriaAcquaTerra e Fuoco, a cui va aggiunta una parte dedicata agli “elementi macchinali”. Nella sezione Acqua, per esempio, è possibile ammirare il guanto palmato, la sega idraulica o la vite di Archimede; in Aria il paracadute, l’ornitottero e l’anemometro; in Fuoco il carro armato, la bombarda, l’antica mitragliatrice e, infine, nella sezione Terra, la gru girevole, il laminatoio e la macchina a stampa. Tra i meccanismi sono stati ricostruiti, seguendo i disegni leonardeschi, il volano, il cuscinetto a sfera, la vite senza fine… e tante altre le macchine esposte in mostra.
Curiosità e ambizione. Sono queste le prime qualità di Leonardo, quelle che gli hanno consentito di osservare in profondità la vita e di vincere tutte le sfide che quest’ultima ha posto sulla sua strada. Leonardo da Vinci ha costruito il suo percorso artistico e scientifico su una costante fame di conoscenza, che l’ha mantenuto sempre vitale, creativo, interessato alla scoperta, indirizzato con la mente verso il progresso.
Il blog di Leonardo Da Vinci sarà online da oggi al seguente indirizzo https://www.mostradileonardo.com/blog/

Cristiano Ronaldo in quarantena coi figli: "Lasciate lavorare papà"

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(video) Cristiano Ronaldo permane a casa sua nell'isola di Madeira, in quarantena con la sua famiglia, ma già pronto a tornare in campo. Il giocatore è impegnato nell'allenamento ... anche se con i bambini a casa sembra una missione quasi impossibile.

Il campione ha condiviso un video sui suoi canali social per mostrare le sessioni di allenamento con i bambini.
"Lasciate lavorare papà", chiede il calciatore mentre il piccolo Mateo e Alana Martina lo sfidano a giocare.
Vista l'impossibilità di allenarsi, Ronaldo alla fine ha deciso di "usare" i bambini come pesi.



Il settore culturale dimenticato ai tempi del Covid

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La musica fa parte della nostra vita, al punto da esserne protagonista sempre, nella gioia e nel dolore.

Di questo ne siamo tutti più o meno consapevoli.

Immaginiamo per un attimo che la musica sia una persona fisica. 

Ha i suoi anni, è sopravvissuta a tanti dolori e alle perdite dei suoi cari, ma nonostante tutto ha un animo generosissimo, fa di cognome Cultura .

Cultura Era una nobile famiglia che ha mantenuto l’indole filantropica intatta nel tempo.

E’ sempre in prima linea quando si tratta di raccogliere fondi per una giusta causa, dai terremoti, agli ospedali,  Cultura è lì, presente, che raccoglie e devolve.

Cultura è colei che apre le manifestazioni di gioia più belle. 

La musica  infonde nei nostri  cuori lo spirito di appartenenza ad una nazione,  ha il potere di farci piangere e ridere, ci porta all’altare come un buon padre di famiglia, viene a fare jogging con noi, ci fa compagnia tra gli scaffali del supermercato mentre facciamo la spesa.  E'la colonna sonora dei momenti da ricordare, da dimenticare, delle estati al mare, è colei che ci ricorda che il tempo trascorre inesorabile e, come nessuno, sa anticipare le mode e cavalcarle.

Benissimo, tutto molto bello, direte, ma l’emozione non sempre si traduce in attenzione.

Allora, proviamo a ricordare ancora una volta che la Musica fa di cognome Cultura, soprattutto dà sostentamento continuo e costante a milioni di persone. Il settore delle imprese culturali  genera infatti l’1,7% del fatturato complessivo italiano.

Niente, anche di fronte a questo dato, interesse non pervenuto.

Allora parliamo di soldi, quanto rende la musica in termini economici?

Se sommiamo gli ultimi dati disponibili sul mercato globale di discografia, diritto d’autore, concerti e strumenti musicali si ottiene una cifra, calcolata per difetto, che ruota intorno ai 69 miliardi di dollari! Considerando lo stesso perimetro, in Italia il valore complessivo del comparto raggiunge gli 1,4 miliardi di euro.

Nel 2016 il Sistema Produttivo Culturale e Creativo in Italia ha sfiorato i 90 miliardi di euro, ovvero il 6% del PIL e occupato circa di 1,5 milioni di persone- Ha un indotto sul resto dell’economia altissimo.

E allora? Perché nessuno ne parla? Perché vengono ricordate tutte, ma proprio tutte le categorie economiche e la Musica e la sua famiglia, Cultura, vengono sempre saltate a piè pari? 

Di cosa vivremo dopo il Covid, se non sarà possibile, per chissà quanto tempo, fare eventi Live e riaprire i teatri?

Di cosa stanno vivendo tutti i musicisti bloccati a casa e tutti gli operatori in campo culturale, che non sempre hanno un fondo pensionistico o diritti d’autore milionari? 

Cosa dobbiamo fare per essere ascoltati? Per favore, ascoltateci!

Tiziano Ferro da Los Angeles, ospite da Fazio nella puntata del 12 aprile u.s., con educazione e determinazione ha provato a lanciare un appello a favore proprio di questo argomento. 

In quel momento, tutti ci siamo ritrovati nelle parole di Tiziano e abbiamo sperato in un colpo di attenzione e di scena. Anzi, abbiamo immaginato un tripudio di applausi e di sguardi sul tema. Macché…Immediatamente zittito dallo stesso Fazio, forse preoccupato che si desse la colpa a qualcuno di questo attuale governo nell’assenza assordante di risposte concrete, lo stesso Ferro è sembrato intimidito,  quasi preoccupato delle conseguenze del suo breve intervento!

Certo, Fazio non ha nulla di cui preoccuparsi, perché il suo contratto Rai e il suo stipendio di oltre 2.2. mln di euro annui,  lo mettono al sicuro da ogni rischio, difficoltà e al riparo da qualunque crisi globale.

Può fregarsene beatamente di tutto il resto. 

Il conduttore, così come tanti altri d’altronde,  non suona, non canta, non danza, non devolve nulla a nessuno,  e trascorre il suo tempo in bilico costante tra ' mi dà fastidio tutto' e 'non me ne frega niente di niente' .

Noi però che siamo gli altri,  gli altri, di cui parlava Tiziano Ferro, che non sappiamo come faremo a vivere se non possiamo riprendere a lavorare a causa del Covid, dobbiamo pretendere attenzione e risposte. 

Personalmente scrivo alle nostre istituzioni, busso, rompo le scatole, provoco e dovremmo farlo tutti noi ogni giorno,  perché la musica non continui ad essere l’ “oggetto” più rubato al mondo, il più dimenticato dai politici di ogni genere , che inizia quando finisce il discorso", perché questa volta potrebbe non suonare mai  più (Paola Palma Consigliere AFI)

IL PARADISO DELLE SIGNORE DAILY, IL 24 APRILE ULTIMO EPISODIO DELLA SECONDA STAGIONE

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Dopo il grande successo ottenuto con ascolti in continua crescita nel pomeriggio di Rai1, Il Paradiso delle Signore Daily - la serie prodotta da Rai Fiction e Aurora Tv - chiude anticipatamente la seconda stagione venerdì 24 aprile con l’episodio numero 135.

Il blocco dovuto all’emergenza Coronavirus, intervenuto a poche settimane dalla fine delle riprese, non ha permesso di portare a termine la seconda stagione per la quale originariamente erano previste 160 puntate. 
I protagonisti, però, sono pronti per tornare nelle case italiane non appena la situazione lo potrà permettere.
Gli autori non hanno interrotto l’attività di scrittura per dare il via in tempi brevissimi alla terza stagione di questa serie daily che, giorno dopo giorno, continua a conquistare l’attenzione e il favore di un numero di spettatori sempre maggiore, raggiungendo risultati che premiano il lavoro di tutti. 
In questa stagione Il Paradiso delle Signore Daily è arrivato a riunire nel pomeriggio di Rai1 una media 1,9 milioni di telespettatori toccando punte del 19,5% di share e continua a essere uno dei programmi più visti su Rai Play con 27,8 milioni di media views e su Rai Premium, oltre ad ottenere un ottimo riscontro nelle vendite all’estero. 

Il Paradiso delle Signore - Daily continuerà a raccontare l’Italia del boom economico, l’Italia che si è trasformata grazie all’impegno e al lavoro di tutti e nell’ultimo episodio - con un parallelismo beneaugurante - il grande magazzino sarà dedicato al racconto della Liberazione di Milano del 1945 quando, dopo settimane di coprifuoco, le finestre si illuminarono e la gente si riversò nelle strade della città.  



Intanto, da lunedì 27 aprile, tornano le repliche della serie per continuare a tenere compagnia al grande e appassionato pubblico di Rai1.



«È una bella Italia quella che racconta e continuerà a raccontare Il paradiso delle signore - sostiene Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction. Le donne e gli uomini di un Paese forte di sé, proiettato in avanti e aperto alla speranza. In questa serie il pubblico ha trovato un luogo del desiderio, nella sua ricchezza ed energia, e vi si è rispecchiato. Ed è stata una felice conferma dell’ispirazione che sempre anima il nostro lavoro: trovare una sintonia con chi ci guarda, tradurre in una narrazione il bisogno di un immaginario radicato nella contemporaneità, anche quando torna indietro nel tempo e vi ritrova come nel Paradiso lo slancio e la voglia di crescere e migliorare. Vogliamo rassicurare gli spettatori, Il paradiso delle signore si prende solo una pausa dettata dalle necessità dell’oggi. La scrittura continua e Rai Fiction, il produttore i registi, gli attori, non vediamo l’ora di riportare nelle case i personaggi che il pubblico ha così felicemente accolto».
«È molto importante per tutti noi interpreti, autori, registi e tecnici, aver condiviso con il pubblico il nostro lavoro - dichiara Giannandrea Pecorelli, produttore Aurora Tv. E in questo ultimo difficilissimo periodo ancora di più. Ci stiamo impegnando tutti, anche noi, per tornare presto a riprendere le nostre vite, a sorridere e ad abbracciarci. Con ancora più amore»

Sognando il mare. Parla il Dr. Simone Napoli, esperto in chirurgia estetica plastica ricostruttiva

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In tempi di “forzata clausura” la nostra giornata è scandita dal PC, la rivoluzione digitale e lo smart learning irrompono nelle realtà scolastiche e universitarie, nella moda, nei musei, nel turismo diventando la quotidianità, non più l’eccezione.
Il Covid-19 ha obbligato l’intero sistema commerciale a rivedere le proprie modalità di verifica, oggi nuovi e collaudati servizi di e-learning, connettività e smart working permettono di continuare (quasi) linearmente. Anche  il settore della moda ha la capacità di attingere alla creatività e alla fantasia per aprire showroom virtuali da esporre i brand in tutto il mondo.
Supermodelle come Alek Wek, Naomi Campbell e Iman sfidano, con la loro bellezza spudorata, la “prova costume”invece, le donne normali, cercano sul web immagini di mare, spiaggia, sole, costumi glamour e, inevitabilmente, l’occhio casca sul Lato B e sulla cellulite.
Ben 20 milioni di italiane, riconducono proprio lì, al lato B, ogni cruccio e insicurezza estetica in vista costume. Anche perché si sa: la cellulite riguarda tutte, diciamo....che non guarda in faccia nessuno, senza differenze di taglia, peso, età, circonferenze, volumi. Indifferente perfino ai 106 milioni di euro che ogni anno vengono spalmati sulle zone critiche sotto forma di crema
Raccogliamo sul tema  i commenti del Dr. Simone Napoli, esperto in chirurgia estetica plastica ricostruttiva, associato AICPE.
La cellulite è un inestetismo superficiale che si manifesta in determinate aree corporee dovuta sia ad un accumulo eccessivo di grasso sottocutaneo ma anche alla ritenzione idrica, quindi all’eccessiva congestione di liquidi nei tessuti più superficiali.
Spesso si rende manifesta con il tipico aspetto a “buccia d’arancia”.
La mesoterapia è un trattamento medico indicato per il trattamento della cellulite e prevede il rilascio in determinate aree del corpo di dosi molto piccole di farmaci appartenenti alla farmacopea tradizionale  o sostanze omeopatiche.
Possono essere somministrati farmaci vasoattivi (azione capillaro – protettrice)  e drenanti (azione anti – edemigena) che migliorano il microcircolo e consentono il drenaggio dei liquidi in eccesso. In altri casi si rende necessaria la somministrazione di sostanze lipolitiche che facilitano la rottura delle cellule adipose.
Il protocollo prevede dalle otto alle dieci sedute con cadenza settimanale, seguite poi da una seduta mensile di mantenimento per ottimizzare e stabilizzare i risultati.
La procedura è ambulatoriale e ben tollerata. Possono residuare, nonostante l’utilizzo di appositi aghi molto sottili, piccole ecchimosi nella sede di iniezione. E’ consigliabile a distanza di almeno 24 ore dalla seduta effettuare un massaggio linfodrenante della sede trattata.
Una dieta adeguata con un sano stile di vita, una costante e mirata attività motoria dei muscoli delle aree interessate rimangono presupposto irrinunciabile per il miglioramento complessivo di tale inestetismo.
Le Sedi del Dr Simone Napoli
Centro Bufalini -  Via Gino Capponi, 26 – 50121 Firenze, Tel: 055 244950
Roma349 2301592 - Prato349 2301592  - Cagliari340 8170367 - 349 2301592


Medicina essenziale. Usare in dosi massicce

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Si apre? Sì, si apre. Forse no! Non lo so. Non distinguo più il reale dall’irreale o dal virtuale che scompare, come una bolla di sapone. Ho freddo e ho la morte alle calcagna. Dovrei dire qualcosa sulla riapertura delle librerie, ma tutto è stato detto. Che dire? 

Ci provo. Manca tutto e i medici urlano disperati. I malati si aggrappano alle loro braccia per l’ultimo saluto. Manca tutto e ho freddo.

Esco in gran fretta, per la prima volta senza paura, nonostante la stretta vigilanza: il tempo è pochissimo perché ho la morte alle calcagna. Giungo alla vetrina illuminata e splendente mentre uno strano facchino, corpulento con chioma bionda, carica montagne di  libri nuovi con la grazia di un colibrì.  In quel momento mi sento sgravato da ogni peso, beato ad annusar la carta e le copertine fresche di stampa. Orfane di occhi e di pensieri, di avide mani e dei silenzi, delle lacrime e dei sorrisi. Orfane del tempo e della mente. Le avrei volute abbracciare tutte. 

Un addetto mi ferma, e mi mostra un ordine categorico: prima di entrare e poter comprare un libro devo dimostrare di aver portato almeno un libro in dono agli infermieri e ai malati e ai medici. Loro prima di tutto. 

“Medicina essenziale. Usare in dosi massicce“.

Questa è la ricetta. Senza questa autocertificazione, la mia andata in libreria è vana.

Non c’è un minuto da perdere. Medicine essenziali ripeto dentro di me mentre corro a casa a prendere quanti più libri posso.

Devo giungere rapidamente all’ospedale con il grande cartone pieno di medicine essenziali.

Vengo catturato dallo sguardo di una dottoressa che mi aveva curato. Quando mi avvicina leggo nel suo sguardo l’immensa sorpresa di vedermi ancora vivo. I suoi occhi alleviano la fatica di quella corsa. Necessaria come l’ossigeno.

Con voce filtrata mi dice:  “c’è la morte, qui, intorno a noi”. 

Come se lo avesse scoperto in quel momento. Ed io ho solo quel momento per dirle la verità. “Non ho paura perché adesso so che li leggerai. Leggerai i miei pensieri e i miei libri e resteremo sempre insieme.  Dai baci e dalle carezze non possiamo discostarci. Non possiamo perder tempo a capire cosa fare. L’istinto spinge i nostri corpi verso la libertà di leggere, un istinto naturale, vitale e primordiale. Non possiamo perder tempo se la morte invisibile affoga le nostre vite. Il resto non conta. Se siamo uomini facciamo silenzio e agiamo da uomini, non da burocrati, non da conformisti o benpensanti. Domani potrebbe essere troppo tardi“.

La dottoressa accoglie i miei libri e mi sorride torna in trincea edio adesso sono felice di uscire dal mio confine e tornare in libreria. 

Fermate gli orologi, offuscate il cielo perché in questo momento solo le parole sono l’ossigeno per chi è rimasto a casa.

Lorenzo Caravella

ODINO FACCIA, CANDIDATO AL NOBEL PER LA PACE, Il cantautore argentino scrive brani musicali con parole di Papi e premi Nobel

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di Goffredo Palmerini - L’AQUILA - Un mese e mezzo fa - in tempo di pandemia da coronavirus sembra passato un secolo - era a Bari, negli stessi giorni in cui Papa Francesco visitava la città per l’incontro di riflessione “Mediterraneo frontiera di pace”, tenutosi domenica 23 febbraio. 
Odino Faccia, cantautore argentino di origini aquilane, era arrivato nel capoluogo pugliese per un’intensa settimana di iniziative, egli da poco candidato al Premio Nobel per la Pace da 8 premi Nobel e da una ventina di organizzazioni internazionali, tra le quali Onu, Unicef e Medici senza Frontiere. Odino è presidente di Red Voz por la Paz, fondazione affiliata all’Onu che promuove nel mondo il tema della Pace in vari campi, quali cultura, politica, religioni, imprese, media e così via. Odino è un talento, un cantante famoso non solo nelle Americhe come la Voz para la Paz, “Voce per la Pace” per eccellenza. Attraverso le sue anzoni e i suoi concerti da anni egli va seminando la cultura della Pace. 
Odino Faccia era in Puglia insieme a Ted Moon,presidente della fondazione coreana HWPL (Heavenly Culture, World Peace, Restoration of Light), che lo ha accompagnato in una fitta agenda d’incontri, conferenze e concerti a Bari, Bisceglie e Lecce. Numerose le iniziative che ha condotto negli istituti superiori e nelle università pugliesi per far conoscere ai giovani la campagna di Pace che le due fondazioni, argentina e coreana, stanno portando avanti nel mondo, anche insieme alla Rappresentanza in Italia di Red Voz por la Paz, con la sua titolare Antonella Serripierro. Gli eventi si sono poi conclusi il 29 febbraio con il grande concerto al Teatro Team e la consegna al sindaco Antonio Decaro del riconoscimento di Bari come “Città di Pace”.
«Siamo orgogliosi del fatto che abbiate pensato alla nostra città per questo straordinario riconoscimento - ha detto il sindaco Decaro, cheèanche presidente dell’Anci, l’associazione che rappresenta gli ottomila comuni italiani -, a pochi giorni dalla presenza a Bari del Papa, dei vescovi cattolici e del presidente Mattarella, in una giornata dedicata alla Pace in cui il Santo Padre ha dimostrato tutta la sua determinazione perché il Mediterraneo possa essere uno spazio di dialogo e confronto tra popoli e culture diverse.» 
La candidatura al Nobel per la Pace è un ulteriore rilevante riconoscimento per Odino Faccia, molto amato in tutta l’America latina e fino al Messico, dove ha cantato nello Stadio Azteca della capitale davanti a 70mila spettatori. Ma anche a New York, dove si è esibito nel grande teatro di Radio City. Ha avuto il privilegio di cantare la canzone Busca la Paz, un suo brano con parole di un giovane Karol Wojtyla. Odino la cantò anche nel 2014 in San Pietro, in mondovisione, in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, davanti a Papa Francesco e all’emerito Benedetto XVI. 
Odino ricorda con grande emozione quella giornata, come dichiarò in una bella intervista rilasciata ad Adriano Alimonti per la rivista Il mio Papa: «Ero vicino al coro principale. Papa Francesco si trovava pochi metri a sinistra da me. Un’emozione pazzesca! Un paio di minuti prima di iniziare a cantare arrivò l’auto con il papa emerito Benedetto XVI e si fermò proprio davanti a me. In quel clima di solennità partì la musica e avrei dovuto iniziare l’esibizione proprio mentre stava passando Benedetto… Però mi sembrava una mancanza di rispetto… Ma lui mi guardò e mi fece il gesto della benedizione: così m’inchinai e un secondo dopo attaccai. Non è tutto. Subito dopo passarono anche alcuni cardinali: quattro di loro si fermarono per scattare delle fotografie con me mentre stavo cantando! E cosìBusca la pazè stata la prima canzone nella storia ad essere ascoltata da due miliardi di persone (tante la seguirono in tv). Senza dimenticare che tra la piazza e le strade c’era un milione di fedeli». Una voce, la sua, che ha dunque potuto cantare per quattro Papi, due Santi e due viventi! 
L’aveva cantata, quella stessa canzone, anche in piazza Duomo a L’Aquila, il 29 agosto 2012, in un evento della 718^ Perdonanza Celestiniana, emozionandosi sia perché l’annuale Giubileo aquilano celebra la riconciliazione, il perdono e la pace, sia perché accadeva nella terra dei suoi antenati. Odino, infatti, non nasconde il forte affetto per L’Aquilae l’Abruzzo, delle sue radici va davvero fiero. «Mio padre si chiama Pasquale Faccia - mi dice Odino -, è nato nel 1936 ad Assergi, paese alle pendici del Gran Sasso. Venne in Argentina nel 1951, con le prime emigrazioni del dopoguerra. Suo padre, cioè mio nonno, lavorava in Venezuela, e lui fece emigrare dall’Abruzzo tutta la sua famiglia in Argentina, mia nonna insieme a mio padre con i quattro fratelli. Mio nonno li raggiunse dal Venezuela. Mia madre si chiama Maria Garritano, è nata nel 1948 a Longobardi, un paese della Calabria. Con il padre e la madre emigrò in Argentina nel 1960, insieme a quattro fratelli. Con mio padre si conobbero qui a Buenos Airese si sposarono – aggiunge Odino –. Mio padre ha una ditta di ferramenta, ha saputo darsi da fare. Ha lavorato tanto e, grazie a Dio, ha raggiunto una posizione rispettata. Ci ha assicurato una vita serena. Per me è un esempio da seguire e sono orgoglioso di essere figlio di un emigrante italiano! Della famiglia siamo quattro fratelli: Sandra, Diana, Cesare ed io, che sono il più piccolo. Sono nato ad Ensenada il 21 agosto 1974.»
Odino Faccia venne la prima volta in Italia nel 1994, grazie al progetto della Regione “Ciao Abruzzo Giovani”, che si tenne a Montesilvano, in provincia di Pescara. L’iniziativa riunì da vari Paesi del mondo un gruppo di figli d’emigrati abruzzesi. «E’ stata una delle esperienze più belle che ho vissuto– dice Odino – anche perché in quella occasione scoprii il desiderio di diventare cantante. Rimasi in Abruzzo un anno, poi tornai in Argentina. Studiavo economia, ma non completai gli studi economici per seguire invece il corso universitario in Relazioni Pubbliche. Mi sono laureato nel 2003 all’Università Nazionale di La Plata.» Tornò poi in Italia nel 1998 per partecipare al Festival degli Sconosciuti di Teddy Reno, ad Ariccia. 
«Arrivai in finale, però per questioni di contratto non ho continuato”, aggiunge Odino. “Partecipai invece come ospite a diversi eventi in giro per l’Italia, quali Miss Italia, Miss Hera, Una Ragazza per il Cinema. Fui Ospite d’onore al Festival Talenti Italiani a Roma, per poi diventare padrino di quella manifestazione. Da allora sono tornato in Italia quasi tutti gli anni, fino al 2009. Ho fatto tournée dappertutto. Nel 2009 in Sardegna feci sei concerti per la Pace, per il progetto internazionale Aquarium, insieme al Comitato dei Premi Nobel per la Pace nel mondo. Nello stesso anno cantai al Teatro Palapartenope, davanti a 4500 persone. Poi il 17 maggio 2009, al concerto "Un Cuore per l’Abruzzo", unico artista italo-argentino partecipai con grandi artisti italiani a quella manifestazione, realizzata per raccogliere fondi per L’Aquila colpita dal terremoto del 6 aprile. Ebbi l’onore di cantare in apertura di quel grande evento di solidarietà. Come figlio di abruzzese coltivo il desiderio di venire a dare un concerto a L’Aquila, magari durante una prossima Perdonanza! E’ un’aspirazione sempre presente cantare la Pace durante il giubileo di Papa Celestino V.» 
Brillante il curriculum artistico di Odino Faccia. In Argentina, nel 2008, tenne due concerti al Teatro Coliseo di Buenos Aires, entrambi sold-out. Un grande successo. In quella occasione venne definito come la "Voce della musica italiana in Argentina", ricevendo il riconoscimento dell’Ambasciata d’Italia e del Consolato generale in Buenos Aires. Presentò il suo Cd in italiano "Adesso/Ahora". In un altro concerto al Teatro Coliseo, nel marzo 2009, Odino ebbe un altro importante riconoscimento come "Voce per la Pace nel mondo", consegnatogli dal Premio Nobel per la Pace Adolfo Peres Esquivel e conferito per decisione del Progetto internazionale Aquarium insieme a 23 Organismi internazionali, oltre che della Presidenza della Nazione Argentina. Un Premio alla Carriera motivato per la sua propensione alle iniziative di beneficenza, di solidarietà e per la Pace.    
«L’anno dopo– aggiunge ancora Odinorealizzai in Argentina il mio primo disco come cantautore, nel quale sono autore di tutti i brani.Ce n’è uno anche in italiano, ispirato agli emigrati italiani di tutta l’America latina.Contiene inoltre la canzone Busca la Paz, con i testi inediti di Giovanni Paolo II. Sono onorato di essere stato scelto come primo artista pop al mondo a cantare i testi di papa Wojtyla. Prima l’aveva fatto, nella lirica, solo Placido Domingo. Un altro mio disco come cantautore, "Puedes" (Puoi), è stato lanciato prima in Messico e Panama, poi presentato in tutta l’America latina, negli Stati Uniti ed anche in Spagna e Italia.» 
Negli anni successivi Odino ha tenuto molti concerti in Panama (Arena Duran, 10 mila spettatori), Messico, Brasile e Stati Uniti. Nel 2015 ha cantato, durante la messa della Domenica delle Palme in piazza San Pietro, l’inno alla pace Para que todos sean uno (Perché tutti siano una cosa sola), un brano con musica di Odino Faccia e parole tratte dalle omelie di Papa Francesco. «Il vero senso della pace– osserva Odino – a mio parere sta nella riscoperta dell’incontro. Specialmente nella società odierna, nella quale tante persone molto spesso soffrono di solitudine. Il testo della canzone, tra l’altro, dice così:Perché tutti siano uno, non esistono più muri, solo il valore dell’incontro è il ponte verso la pace”. L’autore del testo è, a tutti gli effetti, Papa Francesco. Io ho preso alcune delle sue parole più belle, le ho adattate alla musica e poi ho ricevuto la sua approvazione definitiva.Poco dopo averla cantata a Roma, in piazza San Pietro, cedetti i diritti d’autore del brano al Papa. I proventi andranno all’Elemosineria. In questo modo sarà Papa Francesco a decidere a quale scopo destinarli.Dopo l’esibizione mi giunsero tanti messaggi di apprezzamento e ringraziamento. Le parole della canzone toccarono il cuore ed emozionarono tante persone. Qualcuno mi disse: “Questa canzone mi ha riempito l’anima”.» 
Il brano è in corso di lancio in più lingue: spagnolo, portoghese, italiano e inglese. Diversi altri suoi brani musicali sono composti con testi di Premi Nobel per la Pace Dalai Lama, Rigoberta Menchu Tum, Desmond Tutu, Shirin Ebadi, Leymah Gbowee, Jodie Williams, Barack Obama, Adolfo Pérez Esquivel che loro stessi gli hanno inviato. Odino ha poi invitato artisti di livello mondiale come Tini Stoessel, Alejandra Guzman ed altri a cantare insieme a lui e ad inserire tali brani nei loro repertori. Ambasciatore per la Pace, Odino Faccia patrocina progetti per la Pace in molti Paesi del mondo. E’ diventato una figura artistica che promuove l'inclusione sociale attraverso la musica, guidando la rete di Artisti per la Pace che lo stesso Papa Francesco ha ispirato. Nei primi giorni di maggio sarà in Italia per realizzare il videoclip del brano “Perché tutti siano una cosa sola” con le parole di Papa Francesco, in un periodo difficile quale quello che sta vivendo il mondo, colpito interamente dalla pandemia di coronavirus. Attraverso la sua voce Odino unificherà i sentimenti di tutto il mondo. Nella veste d’artista e nell’alto valore simbolico e morale della sua “missione” di promotore della cultura di Pace, Odino Faccia sembra incarnare anche i più alti valori spirituali che L’Aquila custodisce nella sua storia e nella memoria collettiva, quale depositaria dell’universale messaggio di perdono e di Pace donatole nel 1294 da Papa Celestino V con la Bolla della Perdonanza.
 https://www.youtube.com/watch?v=wCzZpbYlBcY– Para que todos sean uno.

UN TEMPO DI PANDEMIA CHE CI CHIEDE DI CAMBIARE

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di Federico Palmerini PAGANICA (L’Aquila), Santuario della Madonna d’Appari - Stamattina, in questo santuario, è freddissimo! Non è una questione meteorologica, né tantomeno l’umidità dell’edificio o quella determinata dal Raiale.
È freddissimo, sì, perché oggi qui c’è un vuoto che pesa: oggi questo luogo santo doveva pullulare di persone, magari venute anche con motivazioni diverse (chi per fede, chi più per semplice tradizione, chi per curiosità), ma comunque era una folla che scaldava il cuore. Lo ha scaldato anche con temperature gelide, persino con la neve. Il calore di una comunità che si ritrova per far festa, e per far festa intorno a sua Madre.

Oggi questo vuoto è una pugnalata, mi azzardo a dire che è quasi peggiore del 2009, quando almeno avevamo avuto la possibilità di fare una processione tanto sobria quanto profonda con le nostre statue di san Giustino e della Madonna d’Appari nella tendopoli appena allestita presso il Campo sportivo. Eravamo senza niente, ma almeno eravamo insieme. Oggi non possiamo guardarci negli occhi, stringerci la mano, darci un abbraccio: e quanto ci sta pesando quest’assenza!

Sorge una profonda nostalgia, nostalgia di tornare alla normalità, di riprendere a fare le cose di prima, sperando che finisca subito questa situazione. E intanto che rimaniamo in questo tempo così difficile, o ci rifugiamo nel bel passato, o fuggiamo con la mente nel futuro.

Eppure, siccome la fede non è un sentimento, anche in questa fatica del cuore che ci troviamo a vivere, ci è chiesto di stare, di rimanere, non soltanto in casa, ma nel presente, in questo presente.
“Stava”: è uno dei verbi che più identificano Maria. “Stabat Mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa”: sotto la croce, quando tutti sono fuggiti, Maria è rimasta. Credo che oggi, alla Vergine Santa, la grazia che innanzitutto dobbiamo chiedere non è che tutto questo finisca subito, ma che possiamo rimanere in questo tempo con la disponibilità a convertirci e a cambiare vita. Sì, perché se questo flagello della pandemia dovesse finire anche in questo preciso istante e noi fossimo rimasti quelli di prima, sarebbe una disgrazia forse ancora peggiore.

“Non dobbiamo tornare indietro, quando sarà passato questo momento. Come ci ha esortato il Santo Padre, non dobbiamo sciupare questa occasione. Non facciamo che tanto dolore, tanti morti, tanto eroico impegno da parte degli operatori sanitari sia stato invano. È questa la ‘recessione’ che dobbiamo temere di più”: così ha esortato con forza nella sua predica del Venerdì Santo, davanti a Papa Francesco, padre Raniero Cantalamessa. Sì, ci saranno difficoltà economiche grandi, dure, lo sappiamo bene, ma la principale recessione da temere è un’altra: quella di uscire da questa tragedia senza averne imparato nulla.

Perché non basta una mazzata, personale o collettiva, a cambiare il cuore di un uomo; ce lo ha insegnato il terremoto. Non è sufficiente, se non è presente anche il riconoscimento umile e limpido che nella nostra vita personale ci sono cose che devono cambiare. Attenti! Non sto dicendo che è il mondo, la società, il sistema economico che deve cambiare: sono io, perché, come diceva qualcuno, “se cambio io, il mondo ha cominciato a cambiare”.

La Pasqua che stiamo celebrando ci offre l’opportunità di risorgere: non come Lazzaro, per tornare alla vita di prima, ma per una vita nuova. Oggi, allora, mi sembra che la Parola che ci è stata donata ci chieda di fermarci un po’, perché anche a noi possa essere “trafitto” il cuore, come accaduto ai Giudei che ascoltavano Pietro, nella lettura degli Atti. Il cuore viene trafitto quando lasciamo che il Signore ci chiami per nome, quando ci lasciamo interpellare da lui, quando, nel momento in cui egli si rivolge a noi, noi non ci giriamo per vedere se, per caso, ce l’avesse con qualcun altro.
In questo tempo, in un modo misterioso, il Signore, che non è l’artefice di questo flagello, perché il nostro Dio è alleato della vita dell’uomo, non della sua morte, ci sta comunque chiedendo di cogliere quest’occasione per evitare virus ben peggiori del Covid 19, virus che già prima di adesso hanno mietuto ogni giorno numeri sterminati di vittime in ogni parte del mondo.

Ma ci sono anche virus che non ammazzano fisicamente le persone, ma le feriscono e le ammazzano dentro. Oggi, insieme a tante virtù, quali virus sono presenti in ognuno di noi e nella nostra comunità di Paganica? Credo ce ne siano diversi, ma ne voglio evidenziare solo un paio, che mi sembrano più emergenti in questo tempo:

- il virus della chiacchiera: oggi va di moda la tuttologia (tutti sanno di tutto, pontificano su tutto, meno sanno e più parlano). Nei paesi, poi, le chiacchiere possono generare vere e proprie pandemie, che feriscono pesantemente. “Che cosa dobbiamo fare?”, si domandano gli ascoltatori di Pietro nella prima lettura. Me lo domando anch’io con voi. E se prima di chiacchierare, che è uno sport che riesce bene un po’ a tutti, pensassimo che abbiamo un’opportunità più bella da realizzare, quella di custodire l’altro, anche qualora avesse sbagliato? Perché rovinarne la stima e la considerazione negli altri, ammesso che sia vero ciò che di negativo si dice sul suo conto? Quale guadagno abbiamo ad agire in questo modo? Forse solo il sadico gusto di chi, temendo il giudizio degli altri, si fionda a condannare quando, per una volta, non c’è lui sotto tiro. Non credete che ci contageremmo di vita, anziché di frecciate dolorose, se qualche volta tacessimo un po’ di più e cercassimo il bene nell’altro, dandogli fiducia?

- il virus della discordia: mi colpiva ieri, ascoltando l’inno a s. Giustino, la supplica perché conceda concordia al nostro paese. Segni belli ci sono, ma credo ognuno di noi possa crescere molto. E se la concordia sta a cuore ad un padre, come s. Giustino, figuratevi ad una madre, come Maria. Nelle famiglie, le madri sono le prime che “abbozzano” quando ci sono dissapori, pur di mantenere l’unità e di costruirla sempre più solida. Come si cresce nella concordia? Avendo il desiderio di lavorare insieme, venendosi incontro nelle differenze, evitando di obbedire a vecchi rancori, cercando occasioni di riconciliazione, partendo dal buono che ognuno di noi può mettere in campo. Questo tempo ci sta insegnando che la premessa per una pace autentica è prendersi cura della vita di tutti, nessuno escluso. Se provassimo anche nelle nostre famiglie, sul lavoro, nella nostra comunità, nelle nostre associazioni a mettere sempre in cima alla lista il bene dell’altro e della comunità, riconoscendo che il bene di una comunità viene prima del bene di un piccolo gruppo, sempre!

Ognuno, personalmente, può continuare la riflessione, ma non per fermarsi soltanto ad un’analisi. No, dobbiamo arrivare ad una conversione, cioè ad un cambiamento di vita. Come? Facendoci “battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei peccati” per ricevere poi “il dono dello Spirito Santo”. Perché, non siamo già battezzati? Sì, ma si tratta di immergerci sempre di più nel dono della misericordia: quando cioè riconosciamo di aver mancato nei confronti di noi stessi, degli altri, di Dio, non cerchiamo sempre di autogiustificarci. Chiediamo perdono, invochiamo la misericordia di Dio, lasciamoci riconciliare con lui. Allora potremo davvero cambiare, perché ci saremo accorti che dal male che ognuno di noi si porta nel cuore ci può salvare solo il suo amore gratuito, da soli non ci riusciamo. E quando saremo stati perdonati, allora potremo ricevere il dono dello Spirito, che ci rende capaci di amare, di voler bene, in modo nuovo: disinteressato, limpido, gratuito, disponibile al sacrificio, capace di concordia.

Maria tutto questo lo desidera per noi: è lei che, a Cana, ha raccomandato ai presenti di fare qualunque cosa il Figlio avesse detto loro di fare. Fidiamoci di lei, ogni volta che ci invita nuovamente a tornare a suo Figlio, a non voler fare solo di testa nostra, a cercare in ogni circostanza sempre il bene vero dell’altro, e non innanzitutto ciò che conviene a noi.

A Maria, che ha saputo tenere uniti anche gli apostoli, nello sbandamento vissuto dopo la morte di Gesù, chiediamo la grazia di credere che ognuno di noi può essere diverso, può amare di più, può amare meglio, solo se si lascia amare di più da Dio, se si lascia perdonare di più da Lui, se si lascia indicare la strada della vita vera. Con questa speranza invochiamo la sua intercessione per la nostra comunità, perché la renda capace di conversione. Allora anche queste feste così particolari avranno portato frutto, perché avremo trovato l’essenziale, che poi ci rende capaci di gustare tutto il resto.

*testo dell’omelia tenuta da don Federico Palmerini alla S. Messa del Martedì di Pasqua 2020 al Santuario, trasmessa in diretta da LAQTV nel giorno della Festività della Madonna d’Appari - la festa più importante dell’anno a Paganica - che non si è svolta a causa del Coronavirus.

STRISCIA LA NOTIZIA, LA TARTARE DI MANZO RIVISITATA DALLO CHEF MILANESE SIMONE MAURELLI

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Ieri sera a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20.35) la rubrica “Capolavori italiani in cucina” curata dal giornalista enogastronomico Paolo Marchi (fondatore nel 2005 insieme a Claudio Ceroni di Identità Golose) è stata dedicata alla tartare di manzo, Quartirolo e scalogno dello chef milanese Simone Maurelli.
«Ho voluto rivisitare in chiave lombarda un piatto tipico della tradizione piemontese», commenta l’ideatore Maurelli, resident chef di Identità Golose Milano con un passato nei ristoranti delle langhe.
Questa la sua ricetta realizzata per Striscia: «Prendere lo scamone, tagliarlo a cubetti e condirlo con olio e sale. A parte, adagiare su una teglia delle fettine di scalogno e infornare a 90 gradi per 6 ore. In un pentolino, dopo aver scaldato la panna a bagnomaria, aggiungere il quartirolo a cubetti fino a ottenere una crema. Per la presentazione porre la tartare su un piatto con un coppapasta, adagiarvi sopra un po’ di crema di Quartirolo e lo scalogno essiccato».

La ricetta completa della tartare di manzo, Quartirolo e scalogno, così come le altre della rubrica di Paolo Marchi, è consultabile sul sito di Striscia la notizia (www.striscialanotizia.mediaset.it).

PEPPA PIG, DAL 20 APRILE SU RAI YOYO I NUOVI EPISODI DELL’OTTAVA STAGIONE

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Nuovi episodi su Rai Yoyo per Peppa Pig. Da lunedì 20 aprile, alle 17, saranno in onda le nuove puntate dell’ottava stagione della seguitissima serie inglese che narra la vita quotidiana di una serena famigliola di maialini, composta dalla piccola Peppa, dal suo fratellino George, mamma Pig e papà Pig.

La serie, che si potrà seguire anche su RaiPlay e sull’App RaiPlay Yoyo, prevede appuntamenti nel corso della giornata anche dal lunedì al venerdì alle 8.15, tutti i giorni alle 10.30 (Peppa Pig in English) e alle 23, e la domenica anche alle 15.15.
I nuovi episodi del 2020, mettono in scena con la consueta leggerezza temi e situazioni di grande attualità: Madame Gazzella spiegherà a Peppa e ai suoi piccoli amici quanto è importante una sana prima colazione per fare il pieno di energia e affrontare al meglio la giornata; il signor Patato renderà divertente parlare di alimentazione con un fantasioso quiz su frutta e verdura e Nonno Coniglio troverà una soluzione geniale per consentire alla dottoressa Criceto di mantenersi in forma in uno spazio limitato come il suo ambulatorio. Le invenzioni di Nonno Coniglio sono sempre sorprendenti e insegnano a Peppa e George quante cose si possano costruire con quanto abbiamo in casa, mentre Nonna Pig e le sue amiche, rievocando le gesta dei vichinghi, mostreranno loro quanto possa essere divertente fingere di solcare i mari e rifocillarsi con un bel picnic. Infine, mentre Peppa e la sua amica Susy Pecora immaginano come sarà la vita da grandi, un pezzo di futuro è già davanti ai loro occhi: Papà Pig porta tutta la famiglia a fare un giro su Roger, la sua nuova macchina elettrica che guida da sola, parla e sa perfino esibire agli agenti Panda e Scoiattolo la patente di guida.

La serie ormai diventata un cult, è stata trasmessa in 180 paesi e dopo i primi riconoscimenti nel 2005 - Pulcinella Award 2005, Annecy Grand Prize 2005, Bradford Animation Festival Award 2005, Bafta Children’s Awards 2005 e 2011 - ha al suo attivo nomination e premi nei maggiori Festival Internazionali.

VIOLA VALENTINO: uscito in radio il nuovo singolo "DA QUI ALL'ETERNITÀ"

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Dal 14 aprile arriva in radio "DA QUI ALL'ETERNITÀ" il nuovo singolo inedito estratto da  “E sarà per sempre” (On the set/Artist First), il nuovo album di Viola Valentino, prodotto da Luca Venturi.

Il brano è scritto da Andrea Gallo e Alfio Santonocito con il testo di Cristiano Minellono che dichiara: "Era da COMPRAMI, che ho scritto su musica di Renato Brioschi, che non scrivevo per Viola e scrivere per una ragazza è diverso che scrivere per una donna. Ho deciso di prendere spunto proprio dall’età... per parlare d’amore, ma un amore maturo, ragionato e cosciente che però non ha perso l’allegria e la passione che lo faceva volare. Viola è entrata subito nel pezzo, lo ha fatto suo e lo ha reso intimo e popolare sottolineando con l’interpretazione ogni piccolo respiro di un amore che non ha tempo, di un amore che va…DA QUI ALL’ETERNITA’."
Il brano è contenuto nel disco che è composto da 20 brani di cui 3 inediti e 2 cover. Le canzoni scelte sono molto significative per Viola Valentino e sono state scritte da autori importanti della musica italiana, Cristiano MinellonoAndrea GalloAlfio Santonocito già citati per il singolo in promozione, oltre a Giovanni GermanelliFrancesco MignognaFrancesco AltobelliMirko Oliva (title track dell'album) e Francesco Serra, che duetta con Viola nel brano “Questo pensiero d'amore”.
A proposito del nuovo lavoro discografico, Viola Valentino commenta:  «Il disco rappresenta un inno alla vita e all'amore, due concetti ben rappresentati nella poesia “Inno alla Vita” di Madre Teresa di Calcutta - prosegue - È un viaggio speciale attraverso alcuni anni di musica particolarmente importanti e intensi, perché voluti e condivisi con gioia insieme a un uomo speciale, Luigi Matta, come le canzoni che insieme abbiamo costruito e realizzato con amore».
Questa la tracklist dell’album: “E sarà per sempre” (inedito), “Stronza”, “Non ti ho perso” (inedito), “Le prove di un addio”, “Da qui all'eternità” (inedito),“Che caldo fa”, “D'estate”, “Questo pensiero d'amore (feat. Francesco Serra)”, “Un miraggio d'amore”, “Suoni di luce”, “I tacchi di Giada”, “Rose e Chanel”, “L'unica donna”, “Lungometraggio”, “Che m'importa del mondo” (cover), “Perduto amore”, “Domani è un altro giorno”, “Daisy”, “Dimenticare mai”, “La mia storia tra le dita” (cover).

Viola Valentino inizia giovanissima la carriera di cantante e modella. Dopo alcune esperienze nel campo della musica, raggiunge la notorietà nel 1979 con il 45 giri "Comprami", disco che in pochi mesi vende mezzo milione di copie. Il successo prosegue con i singoli "Sei una bomba""Sera coi fiocchi" (1980) e "Giorno popolare" (1981), e raggiunge il culmine con il lancio del brano "Sola", tratto dal film Delitto sull'autostrada, a cui partecipò in qualità di attrice al fianco di Tomas Milian.  Nello stesso anno partecipa anche al Festival di Sanremo con "Romantici", altro brano di grande successo che raggiunge le 400.000 copie vendute. Per lei hanno scritto: Gianni Bella, Alberto Camerini, Grazia Di Michele, Maurizio Fabrizio, Dario Gay, Bruno Lauzi, Mario Lavezzi, Mogol, Oscar Prudente, Scialpi, Vincenzo Spampinato, Cristiano Malgioglio, Paolo Limiti, Giovanna Nocetti e lo stesso Riccardo Fogli, col quale è stata sposata dagli anni 70 sino alla separazione avvenuta nei primi anni 90. Nel 2004 è uscita la doppia raccolta Made in Virginia vol. 1 e vol. 2 con cui la cantante festeggia i venticinque anni di carriera, raccogliendo il meglio della sua produzione, unitamente a tre inediti (Dea, F.a.T.a e La schiava). Viola Valentino da sempre attenta alle tematiche sociali come la violenza sulle donne con l'album del 2010 "I Tacchi di Giada" e la lotta all'omofobia con il singolo "Domani è un altro giorno" inciso in quattro lingue: italiano, francese, inglese e spagnolo. Nella sua carriera ha pubblicato undici album, l'ultimo nel 2017 Eterogenea Live 2016, su etichetta Latlantide, che oltre ai suoi maggiori successi contiene due brani inediti: "Ti amo troppo" e "Il suono dell'abbandono". Nel febbraio 2019 esce la raccolta “Le perle di Viola" con nuove versioni dei suoi storici successi.
Viola Valentino attualmente sta preparando il suo nuovo spettacolo “E SARA’ PER SEMPRE TOUR”.









Palermo. Materie psicologico-educative: formazione a distanza ai tempi del Covid 19

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La formazione in tempi di emergenza assume la veste FAD, acronimo di Formazione a distanza, che si avvale delle moderne tecnologie informatiche per realizzare una didattica efficiente ed efficace.
Alla luce delle disposizioni governative sul divieto, tra gli altri, della formazione in aula (DPCM 9 Marzo 2020, Sono sospesi e annullati tutti gli eventi interni e ogni attività di formazione in modalità in aula) lo Studio PsicoBrain della dottoressa Angela Ganci rende disponibili un ventaglio di corsi dalle tematiche più svariate, dai disturbi specifici dell’apprendimento ai disturbi alimentari fino ai disturbi sessuali, alle tecniche di coaching e allo stalking.
Trattasi di corsi base, rivolti ai non addetti ai lavori, ma altresì a studenti di materie psicologico-educative, o di diversa formazione specialistica, a vario titolo interessati ad approfondire contenuti di carattere psicopatologico, psicologico e criminologico. 
I contenuti dei corsi FAD proposti dallo Studio PsicoBrain della dottoressa Angela Ganci sono suddivisi in moduli, la cui durata dipende dal tempo a disposizione del corsista, quindi del tutto personalizzabile in base alle esigenze singole. 
Per la fruizione dei Corsi FAD è sufficiente disporre di un collegamento internet e di un indirizzo di posta elettronica, il materiale da visionare (costituito da dispense e clip audio/video) verrà inviato all’email fornita in fase di iscrizione e, con la stessa modalità, sarà fornito il test finale da completare per l’ottenimento dell’attestato di partecipazione finale, valido ai fini curriculari come attestazione di frequenza rilasciata da ente privato (codice ATECO 86.90.30). 
Sono previsti, su richiesta del singolo corsista, degli approfondimenti tematici, utilizzando il software Skype dello Studio PsicoBrain, il cui contatto sarà fornito in fase di iscrizione.
Il catalogo completo dei corsi FAD è consultabile all'interno del Sito dello Studio PsicoBrain www.psicologapsicoterapeutapalermo.com oppure è possibile scrivere una mail di richiesta del catalogo stesso ad angela.ganci@gmail.com
Per info e iscrizioni è necessario contattare il 393/1145135 o scrivere una mail a angela.ganci@gmail.com
Per l’intera durata dell’emergenza, tutti i Corsi FAD dello Studio PsicoBrain della dottoressa Angela Ganci sono prenotabili con una riduzione del 30% sul prezzo originale, reperibile in locandina.

La cantautrice Carrese a Fattitaliani: oggi scrivo le mie canzoni e mi sento molto più sicura di me. L'intervista

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In digital download, sulle piattaforme streaming e in rotazione radiofonica “VETRO” (Rumore di zona / The Orchard), il nuovo singolo della giovane cantautrice CARRESE.Una ballad che fa l’occhiolino allo scenario inglese e alla musica soul di Prince. Una canzone che si evolve secondo dopo secondo e culmina in un’esplosione di voce e musica, registrata allo Studionero di Roma e prodotta da Marta Venturini.
CARRESE «Chi mi conosce bene, può ritrovarmi nel testo di “Vetro”, afferma. Chi mi vuole conoscere, anche. In questo pezzo, nato una mattina di ottobre del 2018, ho raccontato me stessa. Non è dedicato a nessuno in particolare, ho immaginato un dialogo allo specchio». Fattitaliani l'ha intervistata.
In quali aspetti in particolare "Vetro" riflette te stessa? 
Questi aspetti si possono ritrovare proprio nelle caratteristiche del vetro. Penso di essere una persona trasparente, incapace di nascondersi. Fragile e sensibile. “Tagliente” come il vetro rotto. Quando mi sento ferita preferisco stare sola a “smussare” il mio dolore senza che nessuno si avvicini.  
Nel brano sono anche riconoscibili influssi musicali di artisti cui fai riferimento?
Per la produzione del brano ci siamo ispirati alle chitarre di Prince e alla musica inglese. Per la parte finale del pezzo abbiamo pensato a una coda simile a quella di “Hey Jude” dei The Beatles. 
Dopo l'esperienza di "The Voice"è cambiato il tuo modo di guardarti allo specchio e riflettere su te stessa?
Sono passati cinque anni da “The Voice”. Avevo poco più di vent’anni ed ero completamente immatura da un punto di vista musicale. Probabilmente come interprete sono stata interessante dato il mio secondo posto, ma quella notorietà dura molto poco se non costruisci un tuo personale percorso musicale. In questi ultimi anni sono cresciuta sia umanamente che artisticamente e quando mi guardo allo specchio mi vedo completamente diversa. Oggi ho un mio progetto, scrivo le mie canzoni e mi sento molto più sicura di me.
Durante questa quarantena, hai cantato qualcosa in balcone oppure non ne hai avuto alcuna voglia?
Non ho un balcone, ma solo l’accesso al terrazzo del palazzo in cui vivo. Ci sono andata solo una volta per girare un video in cui ho cantato “Vetro”. Dopodiché mi sono totalmente chiusa in casa. Non sto vivendo benissimo questa quarantena da un punto di vista artistico e creativo. Ho bisogno di avere contatti con l’esterno per sentirmi stimolata. Non vedo l’ora che finisca.  
A parte il talent, quali altre esperienze reputi particolarmente formative per la tua carriera? 
Io credo che le cose inaspettate della vita, nel bene e nel male, siano le migliori esperienze formative. In questi ultimi anni ho vissuto a pieno le mie emozioni e ho affrontato i problemi che mi si sono presentati con grande tenacia. Devo ringraziare soprattutto le persone che ho conosciuto nel corso del tempo, quelle che mi hanno sempre stimata e spronata a credere nei miei sogni. 
Quali sono i prossimi progetti che vorrai mettere in atto dopo il lockdown? 
Voglio assolutamente tornare in studio a registrare e a produrre le mie canzoni. Prima dell’estate, decreti permettendo, pubblicherò un nuovo singolo. Giovanni Zambito.
Biografia
Roberta Carrese, in arte CARRESE, è una cantautrice italiana. Nasce a Venafro (Is) il 14 Luglio 1994 da genitori campani. La famiglia e le sue influenze musicali sono molto importanti per la sua formazione artistica. Da Lucio Battisti ai Led Zeppelin, da Mina a Patti Smith, il suo vasto interesse per artisti nazionali e internazionali le permette di assimilare un concetto più ampio di fare musica che non si può “etichettare” in un unico genere musicale. A 11 anni inizia a suonare la chitarra, strumento che tutt’oggi suona per accompagnarsi e scrivere le sue canzoni. A 14 anni intraprende un’attività live musicale per club e piazze locali. Dopo il diploma di Liceo Classico (2013), all’età di 19 anni, si trasferisce a Roma per frequentare il DAMS presso l’università di RomaTre e si laurea in Cinema,Tv e Nuovi Media nel 2017. I primi anni romani sono significativi per la sua carriera. 
Nel 2015 partecipa alla terza edizione di The Voice of Italy nel team di Piero Pelù, ottenendo il secondo posto in finale. Come afferma l’artista, il talent è stata un’esperienza di crescita all’interno del difficile contenitore televisivo e mai un punto di arrivo. Dopo la partecipazione televisiva seguono due anni di concerti in tutta Italia, da sola (voce e chitarra) o con formazioni diverse (band). Verso la fine del 2017 interrompe la sua attività musicale per dedicarsi alla scrittura del suo primo album: inizia così a lavorare come commessa in un noto department store a Roma e fuori dal lavoro compone le sue nuove canzoni. A settembre 2018 incontra la produttrice Marta Venturini (Studionero) con la quale attualmente collabora per la produzione musicale dei suoi brani.
Il 17 gennaio 2020 esce “Smart”, il primo singolo di CARRESE, seguito dal singolo “Vetro” (13 marzo).

Massimo Castioni a Fattitaliani: ho sempre sognato e desiderato che la musica diventasse la mia professione. L'intervista

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Il nuovo singolo di Massimo Castioni, "Ora D'Aria", è un brano che parla della voglia di sfogarsi quando le cose non vanno nel verso giusto, quando cerchi dei perché, la causa o un colpevole e scopri infine che l'unico vero colpevole sei tu.

Con questo brano, Castioni vuole far capire l'importanza di ascoltarsi internamente, di imparare a volersi bene, di tirar fuori la grinta e il guerriero che c’è dentro ognuno di noi, senza andare alla ricerca di sostanze che possono alterare o peggiorare la nostra autostima, usando le nostre passioni come arma di difesa. Massimo Castioni torna nella musica con "Ora d’aria", pubblicato dall’etichetta discografica Terzo Millennio Records da oggi disponibile in tutti i webstore. L'intervista di Fattitaliani.
Il titolo "Ora d'aria" sembra esprimere proprio un bisogno attualissimo. Ha a che fare con il confinamento? com'è nato il brano?
Il brano è nato tempo fa ed è un brano che NON si riferisce al confinamento ed al momento attuale, ma ad una sofferenza interiore, quando non si riesce a trovare soluzioni ai problemi e ORA D'ARIA è una metafora sull'esigenza di sfogarsi, soprattutto di guardarsi internamente, perché molte volte il problema siamo noi e abbiamo bisogno di cambiare.
Quanto ti rappresenta?
Sì... questo brano mi rappresenta molto.
Quando l'amore per la musica ha cominciato a coincidere con l'idea di una professione?
Ho sempre sognato e desiderato che la musica diventasse la mia professione e continuerò a farlo fin che mi sarà possibile anche se ormai sono un po' vecchietto (ho 45 anni).
Che cosa ti auguri che capisca o provi una persona ascoltando la tua canzone?
Mi auguro che chi ascolta la canzone impari a volersi più bene, a lamentarsi di meno e ad affrontare i problemi con un certo equilibrio cercando di migliorarsi sempre.
Progetti dopo il lockdown che ti piacerebbe realizzare?
Il mio progetto principale è quello di lavorare nella musica. Mi piacerebbe collaborare con altri musicisti e poi tornare su un palco con un bel gruppo e fare qualche tournèe. Giovanni Zambito.

Massimo Castioni nasce a Bussolengo (VR) il 2 luglio 1974. Si trasferisce a Pastrengo dove vive tutt'ora. L'incontro con la musica avviene da bambino all’età di 7 anni, quando comincia a suonare alcune melodie con una tastiera per bambini. Il primo approccio è come tastierista e seconda voce in un gruppo chiamato Overnoise dove, assieme al fratello Fabio (batterista), suonano cover dei Nomadi, Vasco, Timoria, Litfiba e rock italiano in generale.

Verso la fine degli anni ‘90, sempre assieme all'inseparabile fratello, forma gli Oblecta, un gruppo dalle sonorità molto più aggressive con brani inediti: qui fa la sua prima esperienza da compositore dei testi e della musica. Agli inizi degli anni 2000 il gruppo si scioglie creando in lui molta amarezza. Forma un altro gruppo i Cosmetika, con un rock più leggero. Si faranno conoscere nel panorama musicale e saranno vincitori di diversi concorsi tra cui Una voce per Augusto, per cui furono ospiti a Novellara in occasione del Nomadincontro e dove suonarono davanti a più di 10000 persone i propri brani inediti.

Finisce anche questa esperienza e cambia completamente genere. Sempre assieme al fratello Fabio, forma un duo comico, i CastionBoys, con cui propongono parodie in dialetto veronese riscuotendo un successo inaspettato a Verona e provincia. Ancora oggi si possono vedere alcuni spettacoli dei CastionBoys in giro per Verona, ma il vero ruolo di Massimo è di cantautore rock. Porta avanti la sua voglia di dare dei messaggi o raccontare delle storie attraverso le melodie e quindi, all’età di 45 anni, Massimo decide di tornare nel panorama musicale con un brano dal titolo "Ora d’aria" con l’etichetta Terzo Millennio Records e collaborando con l’ufficio stampa Divinazione Milano.

Marco Ferradini: la Lombardia è uno stato d’animo. Online il videoclip di "Lombardia"

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È online il videoclip di “Lombardia”, brano - in radio a partire da venerdì 24 aprile - estratto dall’album “L'Uva e il Vino” (Cello Label - distribuzione Music Rails LTD), che Marco Ferradini ha dedicato alla sua terra: “ora guardo fuori dalla mia finestra la primavera che risveglia gli alberi e non posso fare a meno di pensare che prima o poi questo crudele inverno che ci ha chiusi in casa lascerà la sua presa. Dedico questo brano a chi sa sentire e capire... la Lombardia è uno stato d’animo”, racconta il cantautore comasco.
Qui il video, pubblicato esclusivamente su Facebook, realizzato dallo stesso Ferradini durante la quarantena:


“Non so quante canzoni parlano della mia terra, in ogni caso questa è la mia Lombardia - racconta Marco Ferradini -. Sono nato a Como e fino a otto anni ho vissuto in un paese della Val D'Intelvi. Poi la Milano degli anni 50 ci ha visti arrivare come tanti in cerca di un futuro migliore. Milano non ci ha chiesto passaporti, colore della pelle, a quale religione appartenevamo, le idee politiche o quant'altro. Bastava avere voglia di lavorare. Qui non esisteva il campanilismo provinciale di altre città. Sì certo, non aveva i boschi e le colline dove ero abituato a vivere e giocare e se guardavo fuori dalla finestra vedevo una grande strada, auto che sfrecciavano, e i cartelloni delle reclame dell’epoca... Brill, Flit. Milano non aveva niente di attraente come invece lo è ora, ma respiravo aria di libertà e an-ticonformismo. E poi le cantine dove suonare i primi accordi di chitarra con altri ragazzi come me, presi dalla frenesia della musica del tempo. Certo, Milano non è sgargiante, non si mette in mostra; è un po' come “le sue ragazze poco appariscenti ma che il sonno san portarti via...questa è Lombardia”. È triste vedere la mia terra ferita come in questi giorni e pensare che non se lo merita perché è sempre stata generosa con tutti e lo sarà ancora quando questi giorni di paura passeranno. Ora guardo fuori dalla mia finestra la primavera che risveglia gli alberi e non posso fare a meno di pensare che prima o poi l'inverno che ci ha chiusi in casa lascerà la sua presa. Dedico questo brano a chi sa sentire e capire… È uno stato d’animo... intimo.”

Il disco, uscito a fine 2019 per Cello Label, prodotto e arrangiato da Antonio Aki Chindamo - Auditoria Records e distribuito in digi-tale da Music Rails (The Orchard) e in fisico da Self, è composto da 13 tracce: “L'Uva e il Vino”;Le Parole” (qui il video https://youtu.be/OEFflIdSuVo); “Attimi”Via Padova”“La 500 e l'Astronave”Lombardia”; “Sai che cosa c'è”Siamo”“Pane”; “Musica dentro”Voglio dirti”Solamente uniti siamo; “Buona Stella”.

Nato a Como, all’età di otto anni Marco Ferradini si trasferisce con la famiglia a Milano, città cui rimarrà a lungo legato. Agli studi scolastici alterna quelli musicali, approfondendo e sviluppando un talento naturale che era maturato molto presto. L’esordio da solista avviene ufficialmente al Festival di Sanremo del 1978 con il brano “Quando Teresa verrà” e il successivo album, che ottiene un buon riconoscimento di critica e pubblico. Ma il vero successo arriva nel 1981 con la pubblicazione del singolo “Teorema”, che diviene subito un tormentone radiofonico e proietta Ferradini tra i cantautori più suonati e conosciuti d’Italia. Nello stesso anno partecipa a un tour con Ron e al Festivalbar. Nel frattempo, Marco continua a lavorare anche come autore, scrivendo e collaborando con numerosi artisti di punta, da Lucio Dalla a Bruno Lauzi, da Marcella Bella a Riccardo Cocciante, da Pupo a Mina, da Eros Ramazzotti ad Ivan Graziani, da Luca Barbarossa a Toto Cutugno. Nel 1983, Marco è di nuovo sul palco del Festival di Sanremo dove presenta “Una catastrofe bionda”. L’omonimo album è un successo, trainato in parte dal brano “Lupo solitario DJ”, che negli anni diventa un vero e proprio pezzo cult per le radio e i DJ di tutta Italia, ai quali è dedicato. Nel 1985 è la volta dell’album “Misteri della vita”, un concept album costruito attorno al tema della musica ma anche alla nascita della figlia Marta. Nel 1986 esce invece “Marco Ferradini", un album che si discosta dai precedenti per le sonorità blues rock. Seguono nel 1990 l’album “È bello avere un amico”, nel 1992 la raccolta “Ricomincio da Teorema”, nel 1995 il disco “Dolce piccolo mio fiore”. Nel 2000 Aldo, Giovanni Giacomo nel loro film “Chiedimi se sono felice” scelgono “Teorema” come parte della colonna sonora, riportando attenzione interesse nei confronti del cantante e della sua musica. Nel 2001 esce “Geometrie del cuore”, album che contiene anche una nuova versione di “Teorema”. Nel 2005 è la volta di “Un filo rosso”, raccolta di quindici canzoni tra le quali cinque inediti. Nel 2012 Marco è impegnato nella promozione di un progetto a cui tiene molto: un doppio CD intitolato “La mia generazione” in memoria dell’artista e amico Herbert Pagani. Le ultime pubblicazioni risalgono al 2014, quando Ferradini rilascia i singoli “Due splendidi papà”, in duetto con Gianni Bella, ed “Attimi”.

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