Quantcast
Channel: Fattitaliani.it
Viewing all 36934 articles
Browse latest View live

Netflix, “The founder” di John Lee Hancock. La recensione

$
0
0


Netflix: I film che ho visto e che consiglio di vederedi Andrea Giostra
Su Netflix, “The founder” (2020) di John Lee Hancock. Il Film, sceneggiato da Robert D. Siegel, ambientato alla fine degli anni ‘50 negli Stati Uniti d’America, racconta la storia imprenditoriale di Ray Kroc, fondatore del marchio MacDonald’s: oggi tra i dieci Brand più conosciuti e importanti del pianeta, almeno secondo il “Forbes”! Il protagonista della storia, Ray Kroc (Michael Keaton) che nelle sue peripezie lavorative pre-successo da venditore porta a porta di frullatori superveloci, ad ogni insuccesso ripete a sé stesso sempre la stessa frase: «Non sono il talento, la genialità, la cultura, il sapere, la scienza a condurre al successo americano, a far guadagnare milioni di dollari; sono invece la perseveranza, la costanza, la tenacia!» … che parafrasa un po’ la famosa frase di Winston Churchill (1874 – 1965), detta nel discorso tenuto il 29 ottobre 1941 agli studenti della “Harrow School” di Londra: «Il pessimista vede i problemi in ogni opportunità. Invece l’ottimista vede l’opportunità in ogni problema … Non arrenderti mai. Non arrenderti mai. Mai, mai, mai, mai; in niente, grande o piccolo, importante o insignificante. Non arrenderti mai, se non di fronte ai tuoi principi o al buon senso». Anche se il vero messaggio (subliminale?) del film è un altro: per avere successo imprenditoriale nella vita non è certamente la “perseveranza” la cosa importnate, ma la viscerale e cerebrale fortissima motivazione de “le tre leggi fondamentali dell’evoluzione” di Charles Darwin (1809-1882), riportate nel sul saggio scientifico “L’Origine della Specie” pubblicato a Londra nel 1859: «1) Spesso i membri di una popolazione hanno caratteri variabili, la maggior parte dei quali è ereditata dai genitori; 2) Tutte le specie possono generare una prole più numerosa di quella che può poi trovare sostentamento nell’ambiente. La disparità tra numero di individui e risorse disponibili porta necessariamente a una “lotta per l’esistenza”. In questa lotta per l’esistenza sopravvivono i più adatti, cioè gli individui i cui caratteri sono più vantaggiosi. Tutti gli altri non sopravvivono, perché la natura (cibo scarso, clima avverso, predatori, ecc.) opera una selezione naturale; 3) Gli individui che sopravvivono, quindi i più adatti, riproducendosi, trasmettono ai loro discendenti le caratteristiche vantaggiose, definite adattamenti». Rappresentate nell’ultima scena del Film, a San Bernardino in California, quando i fratelli Dick e Mac McDonald chiedono a Kroc come abbia potuto fare quello che ha fatto loro… Kroc senza esitazione alcuna, guardando il fratello minore Dick dritto negli occhi, gli dice «Se tu vedessi che il tuo peggior nemico sta affogando, lo salveresti. Io no, Dick! Io prenderei dell’acqua e gliela butterei in gola per farlo affogare. È questa la differenza tra me e voi. Per questo non siete riusciti a costruire un impero col vostro talento. Nel business se non sei capace di fare queste cose, non puoi fare business, non puoi avere il sogno americano.» Buona visione a chi lo vedrà…

Sinossi Coming Soon:
«The Founder è un film del 2016 diretto da John Lee Hancock, basato sulla vera storia di Ray Kroc. Nel 1954 in IllinoisRay Kroc (Michael Keaton) è un venditore di frullatori i cui affari non vanno a gonfie vele. Ray crede che la colpa dell'insuccesso sia dovuto al metodo troppo antiquato di servire la clientela che, stanca delle lunghe attese, spesso perde interesse nel prodotto. Grazie al suo lavoro di venditore itinerante, Kroc può osservare attentamente le dinamiche dei ristoranti, in cui è costretto a mangiare, e quanto l'inefficienza degli impiegati sia deleteria per gli affari. Quando la sua collega June (Kate Kneeland) lo informa che il ristorante McDonald di San Bernardino ha intenzione di fare alla loro ditta un grande e costoso ordine, Kroc decide di recarsi personalmente sul luogo. Giunto al ristorante, Ray rimane sorpreso nel constatare che il locale riesce a soddisfare gli ordini dei clienti in pochissimo tempo, offrendo cibo a prezzi stracciati. Dopo aver gustato il suo panino, l'uomo riesce a presentarsi al proprietario Mac McDonald (John Carroll Lynch), che gli mostra la maniacale organizzazione delle cucine e gli presenta il fratello Dick (Nick Offerman). Colpito dalle idee innovative dei McDonald, Kroc deciderà di cambiare vita e cercare di inserirsi nella nuova e dinamica realtà di ristorazione. Sebbene Dick si mostri ostile nei confronti del nuovo arrivato, Mac sembra avere piena fiducia in Ray e appoggia la sua idea di aprire un franchising, ignaro che l'ambizione di Kroc potrebbe estrometterli dal futuro dell'azienda.»
Netflix:
Scheda IMDb:
Andrea Giostra FILM:

Siamo ancora in tempo per proteggerci dal Coronavirus

$
0
0
Questo è il Tempo del rispetto, dell'altruismo, della prevenzione, della sensibilità e della sensibilizzazione. È il tempo per stare a casa per uno scopo ragionevole, ma è anche il tempo di capire quanto è forte e doloroso il distacco da chi ami, dalla tua terra, dai tuoi cari. 

É il tempo per accudire la propria casa, per farne un nido caldo e accogliente, per leggere un buon libro, per guardare un film, per bere un buon The caldo e con il limone, tanto limone. É il tempo per bere una spremuta d'arancia, per rinforzare le difese immunitarie, per chiamare un amico, un fratello, uno zio anziano, un nonno lontano. 

É il tempo per darci del tempo. Per riflettere su quanto siamo fortunati e che la vita é un dono. E che spesso non ce ne ricordiamo. Questo è il tempo per ricordarci che la vita è un miracolo e che non ci dobbiamo buttare via. È il tempo per coccolarci anche noi un po' di più. 

Questo è il tempo per pensare, per fermarci a ragionare. Per fare il punto sulla nostra vita, per apprezzare e dedicare del tempo all'amore vero. 

Perché diamo sempre tutto per scontato. Perché... per un abbraccio c'è sempre tempo e  per una telefonata ce ne é un'altra rimandata e poi dimenticata. Perché tanto in genere nella frenesia del tram tram giornaliero procrastiniamo, non un impegno preso, ma un affetto, una carezza. Quando, invece, il tempo come il futuro, é davvero imprevedibile. Perché poi potresti non avere piu tempo per dare quella carezza e non perché sei morto ma semplicemente perché, come molti di noi, sei costretto a RESTARE in un'altra regione e questa volta senza potere davvero avere avuto modo di darlo quell'abbraccio sincero. Per poi chissà quanto TEMPO... 20 giorni, un mese. 

Questo é il tempo per fare ordine nella propria testa, nel proprio cuore, o semplicemente per sistemare e pulire casa. Questo è il tempo per imparare ad esserci, per imparare cosa significa RESTARE e non scappare ma affrontare e ragionare.

Questo è il tempo per aiutare in casa, per amarla quella benedetta casa. Perché CASA é tutto e a volte non ce ne accorgiamo. Perché casa a volte é anche solo una persona. Perché casa sei anche tu.

Questo è il tempo per  per dedicare e dedicarci del tempo dell'altro tempo come una sorta di tempo di rigore ai supplementari. É il tempo per amare con concentrazione e con dedizione. Per guardare un film sul divano con il nostro vero Amore, per guardare un cartone animato o  per parlare con i nostri figli dei loro problemi. Per capire quanto conta davvero la famiglia. 

Questo é il tempo in cui un istintivo diventa razionale e un iperattivo inizia a rallentare e a guardare cosa si sta perdendo. Sono gli affetti che dovremmo davvero apprezzare e coltivare IN QUESTO PRECISO MOMENTO STORICO. Sono le passioni, i sorrisi, le cose buone, le cose VERE.

QUESTO È IL TEMPO PER IMPARARE ad essere più presenti, per fare l'amore, per parlare di più, per costruire una famiglia, per affrontare i problemi di chi é in crisi. Per capire se quel rapporto per te è semplicemente un gioco o fai sul serio, per capire se e chi ti manca, ma se ti manca davvero.

Per capire che gli affetti contano più di quanto immaginiamo e che troppo spesso ce ne dimentichiamo.

Marina Paterna

Laura Ficco, scrittrice e poetessa: L’ispirazione mi coglie in qualsiasi momento. L'intervista

$
0
0
«L’ispirazione mi coglie in qualsiasi momento, soprattutto quando nello scrivere un’opera riesci ad entrare nello scenario emotivo, immergendoti nelle sue fantasie coinvolgenti ed appassionanti» - di Andrea Giostra.


Ciao Laura, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Ciao Andrea e buongiorno a tutti i lettori. Ti ringrazio tanto per l’invito ricevuto e sono profondamente onorata. Sono una persona dai forti sentimenti e principi, che esplodono senza freni nel campo letterario e pittorico. 
Chi è Laura nella sua professione e nella sua passione per l’arte della scrittura? 
Sono una persona eclettica, solare, combattiva e solidale che attraverso l’arte tento di trasmettere la forte sincerità dall’animo espressivo. 
Ci parli delle tue opere e pubblicazioni? Quali sono, qual è stata l’ispirazione che li ha generati, quale è il messaggio che vuoi lanciare a chi li leggerà? 
In breve: A)quattro raccolte di poesie dai titoli 1) “Se parla l’anima”“Grafiche Ghiani” febbraio 2008; 2)“Brucia la notte” dedicata alle donne Dicembre 2009; 3) Lento il passo intensa la meravigliaopera pubblicata dalla Provincia di Cagliari nel 2011 ed edita dalla Scuola Sarda “Giglio; 4) La rinascita della tigre” nell’ambito della Collezione Letteraria “I Quaderni dell’Ussero 2014” edita dalla “puntoacapo Editrice”di Cristina Daglio– Pasturano (AL) nel mese di Marzo 2014; B) una raccolta di racconti brevi, “L’indice della mano destra – J’accuse” Edita dalla A.M. Gentile Edizioni di Lecce nel mese di Giugno 2018; C) un calendario fotografico poetico nell’anno 2013; D) una collaborazione all’Editing del libro “I Custodi dellalegalità” dello scrittore Ugo Spinella Racconti brevi dedicato ai Mitici Custodi del 53° Corso di Guardia di Pubblica Sicurezza di Vicenza del 1977, e nella copertina si riporta il ritratto di S. Michele Arcangelo dipinto Olio su tela 100 x 80 dalla sottoscritta, presentato a Roma il 19.09.2019 alla presenza del Capo della Polizia di Stato S.E. Franco Gabrielli e altre autorità; E) tante di quelle opere hanno ottenuto Primi Premi, Menzioni d’onore e Segnalazioni di merito in molteplici concorsi letterari a livello nazionale ed internazionale; F)In campo pittorico ho dipinto con varie tecniche: olio, acquarello, acrilico, murales, su seta, su vetro specchi etc. L’ispirazione poetica posso sintetizzarla con un unico filo conduttore “l’amore per la vita” in stretto rapporto con le tematiche che affliggono il mondo. 
Qual è la tua formazione accademica e professionale? Come hai maturato l’arte di scrivere racconti, storie, poesie…? 
In generale la mia formazione letteraria - culturale è fondamentalmente di tipo autodidattico, ho conseguito il diploma di ragioneria, ho lavorato in vari settori e finalmente in campo letterario e pittorico ho trovato la mia dimensione ricevendo la “Laurea Honoris Causa” da parte della Constantinian University – Stato Rhode Island (U.S.A.) nel mese di ottobre 2012 per meriti ottenuti in campo letterario e guadagnando il “Premio alla Carriera” il 28 ottobre 2017per meriti pittorici letterari nell’ambito della 5° Edizione del Concorso internazionale di poesia, prosa e arti figurative “La Finestra Eterea 2017”di Milano. Ho maturato da tempo la vena poetica, poiché fin da ragazza avevo il desiderio di scrivere con emozione le osservazioni sui vari scenari abituali di vita e delusioni adolescenziali. Sempre più forte la voglia di scrivere di getto pensieri, aforismi che ho raccolto sul mitico diario personale. Con immenso piacere ho studiato i grandi classici della letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) nonché i moderni (Manzoni, Leopardi, Pascoli) ed infine i contemporanei (Pasolini, Merini, etc.). L’ispirazione mi coglie in qualsiasi momento, soprattutto quando nello scrivere un’opera riesci ad entrare nello scenario emotivo, immergendoti nelle sue fantasie coinvolgenti ed appassionanti.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore, un poeta? E perché proprio quelle? 
Principalmente un grado culturale discreto, letture di vari generi letterari: saggi filosofici, poeti classici e contemporanei. Un bagaglio che aiuta alla formazione mentale di ciascun individuo. Serve essere sé stessi sempre, esprimere con senso di abbandono del cuore e scrivere sul foglio senza fobie, portando alto il nome, le idee, le contestazioni, con forti urla. Il talento è innato, se lo detieni seminalo nel mondo per le nuove generazioni, anche le nostre anime si arricchiranno. 
Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura? 
La scrittura è come un segnale di amore. L’esserci per combattere e sostenere canti vitali o semplicemente dire e vedere aspetti belli di una vita che a volte è molto dura. 
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi? 
Emily Dickinson, Alda Merini, i classici italiani. Leggo ancora oggi la Bibbia, libro di estrema saggezza e fede. 
Charles Bukowski a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai alla moda in questi ultimi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere? 
Quando questi corsi perseguono scopi costruttivi e innovativi hanno un senso, al contrario quelli rappresentati nell’intervista sopra riportata, sono fine a stessi poiché privi di confronto progressivo, se non autoincensanti. 
«Direi che sono disgustato, o ancor meglio nauseato … C’è in giro un sacco di poesia accademica. Mi arrivano libri o riviste da studenti che hanno pochissima energia … non hanno fuoco o pazzia. La gente affabile non crea molto bene. Questo non si applica soltanto ai giovani. Il poeta, più di tutti, deve forgiarsi tra le fiamme degli stenti. Troppo latte materno non va bene. Se il tipo di poesia è buona, io non ne ho vista. La teoria degli stenti e delle privazioni può essere vecchia, ma è diventata vecchia perché era buona … Il mio contributo è stato quello di rendere la poesia più libera e più semplificata, l’ho resa più umana. L’ho resa più facile da seguire per gli altri. Ho insegnato loro che si può scrivere una poesia allo stesso modo in cui si può scrivere una lettera, che una poesia può perfino intrattenere, e che non ci deve essere per forza qualcosa di sacro in essa.» (Intervista di William Childress, Charles Bukowski, “Poetry Now, vol. 1, n.6, 1974, pp 1, 19, 21.). Tu che ne pensi di queste parole di Bukowski? Che poesia c’è in giro oggi? E come definiresti la tua poesia dalla prospettiva bukowskiana? 
Penso che Bukowski nella propria riflessione abbia maturato l’idea qui descritta. Altrettanto penso che per poter determinare un’analisi profonda occorra indagare a fondo la materia. Umilmente ritengo che la democrazia della scrittura sia appannaggio di chiunque al fine di generare cultura, emozioni e sentimento, elementi questi che nel mondo attuale latitano. L’innovazione non deve, a mio modesto avviso, essere la chiave di lettura nello scrivere. Ma dalla propria esperienza anche di vita, può nascere innovazione. 
La maggior parte degli autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un film diretto da un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre fai il mix.» (tratto da “La guerra del Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21 giugno 1987). Cose ne pensi di quello che dice Kubrick? Pensi che le tue storie sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui parla il grande regista newyorkese? E se sì, quali sono secondo te? 
Sempre in punta di piedi, ritengo che l’aspirazione dello scrittore debba essere quella di perseguire un idea, un fine da proporre all’analisi del mondo (piccolo o grande). Kubrik ha maturato un’esperienza che sicuramente io non ho e pertanto non posso elaborare tematiche contrapposte e me ne guardo bene. So soltanto che ciascuno esprime quello che ha, il giudizio dal pubblico e dalla critica. 
Una domanda difficile Laura: perché i lettori di questa intervista dovrebbe comprare e leggere i tuoi libri? Dicci qualcosa che possa convincere i nostri lettori a comprare e leggere qualcuno dei tuoi libri. 
Nessuna velleità nel proporre al pubblico le mie opere, ma la provocatoria benevola domanda mi porta ad aprirmi, allora dico che le mie poesie e racconti rappresentano come l’arte, il palcoscenico della vita dove le storie si intrecciano dando luogo ad emozioni per un futuro innovato e costruttivo come la fotografia che emana e blocca l’istantanea sezione di ogni esistenza, immortalandola nel cervello. 
Non ci fu mai scritta mirabile che descrivesse in maggior modo il senso dell’arte nella vita, connubio inscindibile. La bellezza non è l’immagine solo dell’essere anche se aiuta a dar una visione esplicita, ma la vera bellezza sta dentro la nobiltà dell’anima che si dona come un fiore che si schiude al tepore dei primi raggi di primavera, emanando messaggi di oblio coinvolgendo lo spirito.
Infatti il concetto di bellezza è soggettivo in tutti noi, ciò che è bello per noi non è bello per altri. Però in valore assoluto la bellezza è armonia. L’armonia nel mondo rappresenta la pace, elemento che salverà il mondo. 
Esiste oggi secondo te una disciplina che educa alla bellezza? La cosiddetta estetica della cultura dell'antica Grecia e della filosofia speculativa di fine Ottocento inizi Novecento? 
All’attualità parlare di estetica rappresenta a mio modesto avviso un grande tema, nello scenario consumistico che purtroppo domina. Ritengo che l’estetica sia l’armonia dell’anima. Nello squallore odierno è difficile individuare questo canone, ma lo scrivere e la cultura portano sulla via della bellezza che è vita. 
Se dovessi consigliare ai lettori tre film da vedere e tre libri da leggere assolutamente, quali consiglieresti e perché proprio questi? 
Film: 1) C’era una volta in America; 2) Il miglio verde; 3) La vita è bella. Libri: 1) La divina commedia; 2) Essere o avere; 3) Il giorno della civetta. Non sono assolutamente in valore assoluto i migliori film di sempre, ma rappresentano a mio avviso mostrano la vita nella diversità come la divina commedia un capolavoro letterario. 
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando in questo momento e dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan? 
I miei prossimi progetti all’orizzonte sono tanti, ma sintetizzando sto lavorando ad un romanzo scritto a quatto mani, poi con un gruppo artistico musica e poesia, e con un desiderio di ripartecipare ad un film prosa. Il tutto in progress con entusiasmo, ma come sempre con i piedi per terra, le illusioni infatti infossano gli animi, la concretezza li fa rinascere. 
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori? 
Ai nostri lettori voglio intanto ringraziarli per aver dedicato un po’ del loro prezioso tempo per leggere le mie impressioni su tante cose della vita e dell’arte. Potranno seguire sui social Facebook, Instagram, vari blog di cultura e sul mio sito www.lauraficco.it. Voglio ringraziare te Andrea per avermi permesso di presentare la mia arte letteraria ed anche pittorica, in quanto ho alta stima di tutto ciò che fai e produci professionalmente bene. Ai lettori invito a tenersi sempre aggiornati appassionatamente, cercando di trovare in ogni artista talento, positività, che saranno scorte emozionali per il futuro, apprezzando o viceversa, ma servirà sempre a crescere culturalmente.

Laura Ficco

Andrea Giostra


GEROLAMO SACCO: online il video "MOMO (QUI)" singolo estratto dall'album MONDI NUOVI

$
0
0
È online il videoclip di “MOMO (QUI)”, il nuovo singolo del cantautore e produttore musicale bolognese GEROLAMO SACCO, terzo estratto dal concept album "Mondi Nuovi", su etichetta Miraloop e distribuito da Believe Digital.
Il brano, in radio e digitale dal 21 febbraio, vede una collaborazione inedita per la scena indie: la musica e la voce di Gerolamo Sacco con la penna di Jacopo di Donato, meglio conosciuto come Senatore Cirenga.

La canzone racconta la storia di Momo, che si trova ancora sulla Terra e decide, prima di partire per lo spazio, di visitare per l’ultima volta un luogo importante della sua storia personale.

«La fine di un rapporto può voler dire lasciare per strada dei pezzi di sé. Tornare nei luoghi che hanno definito quel rapporto può dare l’illusione di essersi persi, ed è come trovarsi in un nuovo mondo. Imparare a riviverli senza lasciarsi abbattere dai ricordi vuol dire essere in grado di reinventare il proprio sguardo e rinnovare se stessi», commenta Gerolamo Sacco.

L’influenza di questo luogo non si ferma solamente a questa canzone, ma ritornerà come ricordo anche più avanti nell’album. Nel brano successivo (Cinema) Momo partirà infatti proprio da lì, la sua “Città Dimenticata”, per il lungo viaggio che lo porterà lontano, verso i Mondi Nuovi.

Questa la tracklist di MONDI NUOVICasa Mia, Stelle Dipinte, Momo (Qui), Cinema, Deserto,
Mondi Nuovi, La Prima Estate del Mondo, 110 Decibel, Abisso, Notte di Foglie, Sei Come Me, Il Mondo di Fianco, E Sarà Già Passato Tutto, Buonanotte Terra (ft. Senatore Cirenga), Weltanschauung.


Gerolamo Sacco nasce nel 1980 a Bologna. Inizia ad appassionarsi di musica a 19 anni e a 21 anni entra alla Media Records alla corte di Gigi D’Agostino con cui lavorerà 5 anni come produttore e ideatore. Dopo questo periodo sente l’esigenza di pubblicare a suo nome e sperimentare nuovi suoni, così le strade si dividono. Nel 2007 si laurea in Storia della Musica Moderna e Contemporanea e in seguito viene ammesso, da autodidatta, al Conservatorio Martini di Bologna dove studierà composizione armonia e contrappunto per 4 anni con il maestro Grandi. È in questo periodo che prende forma il progetto Miraloop, che debutta alla fine del 2008 come la “prima casa discografica fondata da musicisti”. Nel 2009 Gerolamo forma una band di rock elettronico di cui è producer in studio e tastierista sulla scena, gli Insex: la band però non è destinata a durare, così nel 2011 Gerolamo inizia a buttare giù tutte le sue idee musicali sotto forma di podcast, Gerolandia Express, un “viaggio in treno” in cui presenta tutti i suoi inediti. Ma è nel 2013 che pubblica il primo disco cantato in prima persona: Alieno. Da questo momento in poi Gerolamo continua a fare dischi e canzoni cercando di dividere il suo progetto cantautorale da altre idee musicali, per le quali crea pseudonimi e ghost project, uno su tutti Ethiopia Ringaracka, progetto reggae-dub fatto di samples africani e ritmi percussivi, il cui primo album Afrofuturism si posiziona per un mese al n.1 della Reggae-Dub chart della Beatport Top100. Parallelamente, dalle prime pubblicazioni in poi, la voce di Gerolamo cantante e autore dei suoi brani si forma e si trasforma fino a Mondi Nuovi (2019), secondo disco come cantautore, accompagnato in radio dai singoli Casa Mia” e “Stelle Dipinte”.


https://www.facebook.com/gerolamosacco 
https://www.instagram.com/gerolamo_sacco




Efrem Sagrada e Andrea Monteforte "i due produttori che valorizzano nel mondo la grande musica made in Italy"

$
0
0
Efrem Sagrada e Andrea Monteforte sono i due produttori musicali che da lungo tempo portano in giro per il mondo la grande musica italiana.

La loro esperienza con i paesi esteri inizia molti anni fa per il bisogno di esportare fuori dalla penisola le eccellenze che, di volta in volta, nella stessa fermentano.
Le rispettive vite professionali ad un certo punto si incrociano, facendo nascere tra i due un sodalizio umano e professionale di notevole caratura. 
I successi ottenuti sono innumerevoli infatti, ad oggi, sono molti gli show organizzati da Andrea e Efrem ad avere avuto un notevole consenso di pubblico e critica.
Nel 2020 si riparte alla grande, il 26 maggio i due produttori porteranno Albano e Romina Power a Bucarest in Romania per poi continuare, nella stessa città, con Zucchero Sugar Fornaciari il 28 giugno.
Altre date, per altrettanti monumentali personaggi in paesi come Russia e Stati Uniti sono in via di definizione.
Insomma, il lavoro da svolgere è notevole, ma loro come sempre affrontano le molteplici peripezie con grande verve e sorridente passione.


Efrem Sagrada è un produttore, manager e organizzatore di razza.
La sua storia arriva da molto lontano.
Inizia a lavorare con i figli di Celentano nel 1994 per gioco, nel 1997 conosce Miki Del Prete l’ex produttore, paroliere e manager di Adriano Celentano ed inizia una collaborazione a 360 gradi, nel 2008 da una idea di Efrem, nasce la Giack CELENTANO’S-CLUB Srl società di produzioni, management ed eventi su autorizzazione di Adriano con soci; Miki Del Prete, Giacomo Celentano e lo stesso Efrem, la società ha come obbiettivo l’ estero, quello che ha fatto in Italia Adriano, con il figlio Giacomo portarlo all’ estero, grazie a Toto Cutugno si aprono le porte della Russia e non solo...
Efrem negli anni chiude diversi artisti, Albano, Andrea Bocelli, Mike Tyson e tanti altri... inoltre produce vari dischi, l’ ultimo è stato “Jermaine Jackson” fratello di Michael, inoltre su Canale Italia, ha prodotto un talent dal titolo CELENTANO’S-CLUB Talent Show per Volti e Voci nuove.
Efrem dopo l’esperienza della CELENTANO’S e vedendo come va l’ Italia nel 2014 si sposta a Londra con un socio Inglese  apre la Seven-Holding London con lo stesso oggetto della Celentano’s , inoltre essendo appassionato di auto, apre su autorizzazione della Ferrari la “Scuderia Ferrari Club London” il primo club nel Regno Unito dedicato agli appassionati del Cavallino di Maranello.
To be continued...
Andrea Monteforte è un produttore, autore, compositore e scrittore di grande spessore artistico.
Ha lavorato sempre con i più grandi sia della musica che della tv.
Uno dei sodalizi artistici più importanti è stato quello avuto con Gino Paoli.
Da questa collaborazione sono nati diversi album discografici prodotti dal grande cantautore genovese per Andrea 
Ha partecipato in qualità di cantautore a tutte le manifestazioni musicali più prestigiose, tra le quali il Festival di Sanremo 1992 e il premio Tenco 1990
Autore televisivo principalmente per le reti Mediaset.
Come scrittore ha già pubblicato vari romanzi e a breve verrà messa sul mercato la sua ultima fatica letteraria dal titolo "Sproloquio".
Fondatore e socio nel 1993 della Making music, società di servizi musicali a Milano.
Nel 2001fonda a Roma la Oversis group, società per la produzione di format televisivi.
Nel 2005 fa nascere a Milano la Prince, azienda con la quale produce e gestisce eventi in giro per il mondo.
Nel 2013 è presidente e fondatore dell'associazione culturale Inedito, una vera e propria fucina di arte e cultura in generale.

Scapigliati, Caramelle o Gameboy è il nuovo singolo del cantautore romano

$
0
0
(video) Quella ragazza, dolce come le caramelle e divertente come un gameboy.

Paragonabile al desiderio di un uomo che custodisce la meraviglia di un bambino, tanto da immaginare come sarebbe la vita a fianco a lei al ritmo di un sound indie-pop che stravolge e coinvolge.

Con questo nuovo brano Scapigliati pizzica la fantasia frase per frase, lasciando immagini alla portata dei sogni.

Ascoltandola si ha la sensazione di vivere il momento iniziale della passione, con tutta la romanticità del caso, grazie alla capacità del cantautore di vestire i pensieri di chi ascolta le sue canzoni.

Scapigliati, un cognome già d’arte.
Classe 1993, il cantautore romano fin da piccolo dimostra interesse per la musica in generale e imbraccia la sua prima chitarra a dieci anni alle scuole medie iniziandone gli studi, presto finiti.
A diciannove anni decide di iniziare a scrivere i propri pezzi che compongono oggi un bagaglio consistente di brani, di cui alcuni già editi come nel caso di America, I Mostri, Figlio di, Ciliegie, Norimberga e l'ultimissimo Ciliege o Gameboy.
Nel 2019 vince un concorso con la casa discografica HONIRO con la quale registra, insieme ad altri artisti, una posse track dal titolo PLASTICA che va dritta nella classifica "Viral Songs" di Spotify.
Scapigliati è ora in studio di registrazione a lavorare su brani di prossima pubblicazione, pronto ad espandere le sue conoscenze musicali e a condividerle con chi ama la musica almeno quanto lui.


Il virus si propaga velocemente: è cinese. Non è italiano!

$
0
0
MEDIA ITALIANI aiutateci a comunicare bene. ITALY IS LOCKED DOWN TO CONTAIN THE CONTAGION AND STOP THE VIRUS Il virus si propaga velocemente: è cinese. Non è italiano! 

Vorrei che in questo momento così difficile i nostri media tutti uniti , gli uffici stampa facessero qualche titolo sensazionale in meno e un po’ di corretta comunicazione in più, per dire al mondo che ci sta guardando che 
• l’Italia è blindata per contenere il contagio e fermare il virus “Italy is locked to contain the contagion and stop the virus” non ci sono altri motivi.
• Il virus si propaga velocissimamente ed è insidioso, d’altronde è cinese!! Tra due ore può toccare a te
Ecco puntualizziamolo bene perché non è made in Italy 
Così la CNN non diffonderà ancora in giro che il focolaio è italiano! scambiandoci per la Cina!
Alla lettera C da noi sono nati Caravaggio, Cimabue e mille altri che hanno fatto grande il mondo. Covid19 non è italiano è entrato clandestinamente.
• Italy locked down” fa un rumore assordante, certo, perché  MILANO, ROMA, FIRENZE, VENEZIA, L’ITALIA NON è Wuhan
la grande bellezza con le sue rondini, le piazze affrescate, le cattedrali, la musica, la moda, l’arte, in una sola parola con la sua CULTURA non è Wuhan
Anche noi possiamo fare la nostra piccola parte, abbiamo internet che è un grande mezzo, e possiamo postare e condividere consapevolmente.
Paola Palma

Cinema, Sophia Loren torna sul set dopo 11 anni

$
0
0
di Riccardo Bramante

Undici anni dopo il suo ultimo film, Sophia Loren torna sul set per girare come protagonista una pellicola da titolo “Una vita davanti a sé” diretta e scritta dal figlio Edoardo Ponti insieme allo sceneggiatore Ugo Chiti.
L’opera, tratta dall’omonimo romanzo di Romain Gary, è stata fortemente voluta dalla società di distribuzione Netflix che ne curerà la diffusione in tutto il mondo a partire dalla seconda metà di quest’anno. È la storia di una donna, Madame Rosa, che dopo essere sopravvissuta all’Olocausto si prende cura dei più poveri e dei reietti della società tra cui Momo, un giovane senegalese che ha tentato anche di derubarla e che lei, invece di denunciarlo, ha preferito tenerlo con sé formando una piccola famiglia.
Così, a 85 anni e con 2 Oscar alle spalle, la Loren si fa dirigere per la terza volta dal figlio Edoardo dopo le esperienze già fatte nel 2002 con “Cuori estranei” e successivamente nel mediometraggio “La voce umana” tratto dal noto monologo di Jean Cocteau.
Questo lavoro, girato a Bari tra la Fiera del Levante ed il quartiere S. Girolamo, ci presenta una protagonista, la Loren, ormai avanti negli anni, con i capelli ingrigiti dal tempo e infagottata in un lungo e semplice abito a fiori ma sempre imponente come una regina in un ruolo che probabilmente rimarrà tra quelli più importanti della sua carriera a conferma (se anche ve ne fosse stato bisogno) di quanto da lei stessa sempre sostenuto:” Niente rende una donna più bella della convinzione di esserlo”.
Accanto a lei fanno parte del cast il giovane senegalese Ibrahima Gueye nella parte di Momo, Renato Carpentieri, che tanto successo ha avuto con il suo ultimo film “Hammamet” e Massimiliano Rossi, attore ne “Il primo Re”.
Insieme al piacere di girare nuovamente un film con il figlio, la Loren ha voluto sottolineare come la storia raccontata voglia essere un inno alla integrazione e alla tolleranza, soprattutto in un momento come l’attuale in cui questi valori sono messi in discussione. Né è mancato un suo elogio per la società di distribuzione Netflix in cui –a suo dire- ha trovato “una ampiezza di respiro ed una diversità culturale in grado di scoprire talenti locali in ogni Paese perché tutti hanno il diritto di essere ascoltati”.


Coronavirus, geriatri: la soluzione non è sacrificare gli anziani

$
0
0
Estendere nei reparti di Geriatria, Medicina Interna, Malattie infettive e Malattie Respiratorie l’impiego della ventilazione non invasiva e valutare i trattamenti in base allo stato di salute e non solo all’età

“Non ci può essere una Rupe Tarpea, dove gli anziani saranno lasciati al loro destino”. Lo hanno detto Raffaele Antonelli Incalzi, presidente SIGG, e Filippo Fimognari, presidente SIGOT, commentando le linee guida deontologiche rese note da Siaarti, la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva per la gestione dei casi di Covid-19 da trattare in Terapia intensiva.
“L'emergenza Covid-19 comporta un crescente ricorso a cure intensive così da far prevedere che a breve i posti letto in terapia intensiva non saranno sufficienti per curare tutti - affermano Fimognari e Antonelli Incalzi - Ecco perché ottimizzare l'impiego delle risorse in condizioni di eccezionalità è essenziale ed è una nuova sfida per l’universalità del servizio sanitario nazionale. Per questo il primo obiettivo dovrebbe essere l'espansione dell'offerta di strumenti per la ventilazione non invasiva anche nei reparti di Geriatria, Medicina Interna, di Malattie infettive e Malattie Respiratorie, dove il già diffuso ricorso alla ventilazione non invasiva rende questa soluzione certamente applicabile. Questa misura allevierebbe il carico sulle Terapie Intensive che potrebbero così dedicarsi anche a casi con particolari problematiche gestionali, non solo pazienti Covid-19”.

Qualora questa misura non fosse sufficiente e/o rapidamente applicabile, la scelta dell’ordine di priorità nelle cure intensive non potrà certo basarsi sul criterio “first come, first served”, ma neppure meramente sul criterio anagrafico. “E’ la presenza di più patologie che condiziona negativamente la prognosi e poiché questo significa mediamente vecchiaia, è ovvio che i pazienti con prognosi peggiori siano in genere più anziani. Ma anche soggetti adulti con particolare profilo di rischio possono avere poche possibilità di recupero da un’insufficienza respiratoria acuta. Pertanto, è evidente che la dolorosa selezione dell'ordine di priorità nelle cure intensive può basarsi solo su una valutazione multidimensionale, che tenga conto dello stato di salute funzionale e cognitivo precedente l’infezione” precisano Fimognari e Antonelli Incalzi.

“Anche in questo caso resta centrale il medico con il suo bagaglio di professionalità, esperienza e umanità che, insieme, gli permetteranno di formulare un piano di azione tarato sulle esigenze e possibilità del singolo caso, coinvolgendo sempre i parenti del paziente”. Pertanto, piuttosto che richiamare criteri stringenti è bene rimettersi alla valutazione multidimensionale del singolo caso, ed eventualmente multidisciplinare in situazioni ad alta complessità, nella certezza che l’accurata analisi dell’insieme dei fattori prognostici permetterà al medico di fare la scelta più appropriata ed equilibrata, ancorché sempre dolorosa”.

Caterina, “Duemilacredici” nuovo singolo per " ripristinare le connessioni umane"

$
0
0
Si chiama “Duemilacredici” (Fiabamusic/ Artist First) il nuovo singolo di Caterina, da venerdì 13 marzo in radio e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download.

È possibile perdere le coordinate della nostra vita?
Nell’era dei social e negli anni che avverano la fantascienza vista da piccoli, tutto scorre così velocemente che ieri, oggi e domani sembrano punti sincronici sulla stessa mappa. Caterina dichiara aperta la caccia all'onda buona della frequenza benedetta: quella che ti manda on-air, ma con i piedi per terra, a ripristinare le connessioni umane…"Wireless o 5G, etere o non etere. Esserci, duemila e venti, e crederci. Ai sogni, e amarli: e noi con essi.”

Il nuovo brano anticipa il primo disco di inediti di Caterina Cropelli, la cui uscita è prevista per il 27 marzo 2020, e un tour che farà tappa nelle principali città italiane. Il singolo è prodotto con il team di fiducia dell’etichetta Fiabamusic e distribuito da Artist First, e gli arrangiamenti di Clemente Ferrari (Max Gazzè, Fiorella Mannoia e molti altri) che accompagna Caterina anche al basso, tastiere e synt, Davide Aru alle chitarre, Cristiano Micalizzi alla batteria, Jacopo Broseghini e Federico Sassudelli ai cori. Il tutto mixato da Marco Dal Lago al Wasabi Studios di Trento. Mastering di Maurizio Biancani al Fonoprint Studios di Bologna.

www.facebook.com/caterinacropelliofficial

www.instagram.com/caterinacropelliofficial

Caterina Cropelli (Cles, 1996) impara a 13 anni, da autodidatta, a suonare la chitarra, strumento che non lascerà mai più. Durante gli anni del liceo studia pianoforte e inizia a farsi vedere, e sentire, nei locali delle valli trentine. Nel 2016 Fedez la sceglie per la sua squadra, le “Under Donne”, a XFactor. Vissuta l’avventura al talent targato Sky, Caterina inizia a scrivere e a comporre il suo repertorio futuribile. Accompagnata dalla sua chitarra apre i concerti di grandi nomi della musica italiana come Cristina Donà, Eugenio Finardi, Irene Grandi, Gianluca Grignani, Enrico Ruggeri. A giugno 2018 esce il primo inedito dal titolo “Non ti ho detto mai”, primo passo di questo nuovo cammino. A distanza di un anno pubblica il brano “O2” e trascorre l’estate sui palchi di diversi festival italiani in compagnia di Simone Cristicchi, Fabio Concato e Max Gazzè. Il 7 dicembre apre le danze a Carmen Consoli al Mart di Rovereto per il Concertone dell’Immacolata, presentando per l’occasione il suo terzo singolo “Quando”.

CORONAVIRUS. GALLI: ITALIA CE LA FARÀ IN 2 MESI, MA SE SEGUIAMO REGOLE

$
0
0
Due mesi perché l'Italia esca dall'emergenza Coronavirus. Ma tutti devono rispettare le regole imposte dal Governo con il nuovo Dpcm.
A dare l'orizzonte è Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, intervistato dall'agenzia Dire. "Con misure davvero molto piu' drastiche delle nostre- ha spiegato- la Cina sta cominciando ora a vedere la luce in fondo al tunnel. Da loro il problema e' diventato serio a gennaio, e oggi siamo a marzo. Noi siamo all'inizio, se ci comporteremo molto bene ce la faremo in un tempo comunque difficilmente inferiore a quello dei cinesi. Mi auguro meno, ma due mesi mettiamoli in conto".
   "Dichiarare tutta Italia zona rossa e' stato un provvedimento assolutamente necessario e che, a mio avviso- ha continuato Galli- ha bisogno di ulteriori articolazioni, soprattutto in aree particolari del Paese dove di deve andare oltre il 'semplice' decreto di distanziamento delle persone, che e' quello che e' stato posto in atto. Credo che le battaglie siano due, la prima quella degli ospedali - soprattutto al Nord - che sono in gravissime condizioni di stress, e la seconda quella sul territorio, affinche' le strutture non vadano in ulteriore crisi e l'epidemia venga fermata il piu' rapidamente possibile".
   "Cio' vuol dire che le persone debbono collaborare nel fare cio' che viene richiesto dal Decreto- ha proseguito l'esperto- ma anche che vengano potenziate le capacita' di garantire la quarantena degli esposti e la gestione delle persone che risultate positive non vengono ricoverate in ospedale perche' non hanno necessita' di ricovero. La permanenza in casa di questi soggetti pero' e' possibile se loro dispongono di una camera e un bagno autonomo. E' importante garantire un controllo stringente a distanza altrimenti diventa necessario il trasferimento in luoghi dove possono finire di guarire di guarire senza il rischio di infettare gli altri. Credo comunque che dovranno essere messe in ballo altre strutture, come alberghi o simili, dove ospitare queste persone in maniera controllata con il personale sanitario ridotto allo stretto necessario che possa consentire il monitoraggio della loro situazione".
   "Per maggiore efficienza serve attivare una medicina territoriale- ha aggiunto ancora Galli- e in questa partita sono fondamentali i medici di medicina generale e gli strumenti innovativi che dobbiamo essere rapidamente capaci di mettere in atto, come la telemedicina. L'imperativo e' essere creativi e darsi da fare, non limitarsi ad aspettare che le cose si sistemino da sole perche' non accadra' questo".
   "Sembra necessario ribadire ancora una volta- ha concluso poi Galli alla Dire- che non bisogna sottovalutare il problema e dobbiamo stare attenti tutti, non soltanto gli anziani. I giovani invece stanno sottovalutando il rischio. 'Io resto a casa' e' una giusta misura di distanziamento sociale per evitare infezioni di questa portata che si trasmettono per via aerea".

Coronavirus, i film di Ischia Film Festival a casa tua

$
0
0
L’Ischia Film Festival, aspettando la diciottesima edizione in calendario dal 27 giugno al 4 luglio, lancia un messaggio positivo per ripondere all’emergenza sanitaria che sta vivendo l’Italia.
Un piccolo contributo per dare un sostegno alle persone costrette a casa permettendogli di vedere, in streaming, le opere dei tanti autori cinematografici che nel corso del tempo hanno presentato i propri film al festival. 
In un momento così difficile per il mondo intero -  ha dichiarato il fondatore e direttore artistico del festival Michelangelo Messina - in cui l’umanità si vede costretta a rimodulare il proprio stile di vita, l’Ischia Film Festival, insieme agli autori delle opere che, nelle passate edizioni, sono state proiettate al festival, intende contribuire attraverso il cinema a fronteggiare le restrizioni nazionali che sono state imposte a causa del Coronavirus, con l’augurio che l’emergenza finisca quanto prima consentendo a tutti di riprendere le proprie attività.” 
Grazie agli autori che hanno aderito all’iniziativa, sul portale www.ischiafilmfestival.it nella sezione “Il Cinema contro il Coronavirus”, qualsiasi utente, con un semplice click,  potrà visionare gratuitamente dal computer di casa i film che hanno partecipato alle passate edizioni del festival. 
Basterà selezionare il film e inserire la password indicata. Per quindici giorni la sezione sarà aggiornata quotidianamente, in base alle adesioni dei tanti registi che hanno accolto con entusiasmo l’appello https://www.ischiafilmfestival.it/index.php/it/iscrivere-un-film
Con questa iniziativa il festival aderisce alla campagna #io resto a casa lanciata dal mondo della cultura per contrastare la diffusione del Covid-19
L’Ischia Film festival è in piena lavorazione per la diciottesima edizione programmata dal 27 giugno al 4 luglio, con l’auspicio che entro tali date la situazione sia ritornata alla normalità consentendo la realizzazione del festival che vanta il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale Cinema, della Regione Campania e il sostegno di Anica. 

FIORI DI LOTO DI MANUELA CHIAROTTINO, UNA STORIA DI AMORE PER SE STESSI E PER LA VITA, UN GRANDE ROMANZO DI AMICIZIA E RESILIENZA. L'INTERVISTA

$
0
0

di Francesca Ghezzani“Fiori di loto” della scrittrice Manuela Chiarottinoè uscito sul mercato editoriale il giorno di San Valentino, una data non a caso visto che l’autrice racconta una storia di amore per se stessi e per la vita, dando vita a un grande romanzo di amicizia e resilienza.

Edito da BUENDIA BOOKS e distribuito sul mercato nazionale da Directbook - Interscienze Srl, l’opera ha ricevuto il Patrocinio e la postfazione della Fondazione Ricerca Molinette e, oltre alla penna dell’autrice, vede la prefazione a cura di Mariangela Camocardi (Scrittrice e presidente di giuria del Premio Letterario “Verbania for Women”), il commento finale di Arianna Garrone (Direttrice dell’Istituto Artemisia Formazione in Counseling Relazionale e Coaching) e l’appendice della Dott.ssa Etta Finocchiaro (Medico Chirurgo Specialista in Dietologia e Scienza dell’Alimentazione presso Ospedale Molinette di Torino). 
Manuela, come è nata l’idea di questo libro e che soddisfazione provi nel sapere che parte del ricavato delle vendite sarà devoluta a sostegno del progetto “Donne per le Donne” per la prevenzione e la cura dei tumori al seno?
Fiori di loto nasce da un racconto arrivato finalista alla prima edizione di Verbania for Women, concorso che ha poi vinto un altro mio racconto l’anno scorso. Il tema era il condizionamento del corpo femminile nella storia fino al presente, ma chiaramente lo spazio non era quello di un romanzo e non avevo potuto esporre del tutto le tematiche affrontate, così, quando la mia editrice mi ha proposto di dargli un più ampio respiro, non ho potuto che accettare. Quando poi mi ha annunciato che una parte del ricavato sarebbe stata devoluta al progetto “Donne per le donne” non ho potuto che esserne entusiasta.
Come si sono delineate nella tua mente e come poi hanno preso forma sul foglio Laura e Ah-lai, due donne profondamente così diverse?
Laura, che ha subito l’asportazione del seno, in realtà è nata dal ricordo di una mia cara amica, mentre Ah-lai, che ha subito la fasciatura dei piedi, rappresenta un concetto distorto di bellezza, voluta con lo scopo di controllare la donna impedendole il movimento e quindi la libertà.
Per narrare le loro storie ti sei dovuta documentare?
La ricerca è stata una parte fondamentale, una cosa che trovo sempre molto interessante. Per Laura ho dovuto leggere testi medici e mi sono avvalsa anche delle mie conoscenze legate al counseling e ai gruppi di auto mutuo aiuto, naturalmente ho lasciato poi tutto alla supervisione della dottoressa Finocchiaro. Mentre per Ah-lai ho consultato testi in rete, letto un libro sull’argomento, cercato le testimonianze di alcune delle ultime donne che hanno subito la fasciatura dei piedi e, purtroppo, ho visto le fotografie dei loro “fiori di loto”.
Per me questo libro è un inno alla nascita e al concetto di resilienza, sei d’accordo con me?
Assolutamente sì. La resilienza è una virtù che io sono convinta sia molto al femminile. La capacità di reagire alle difficoltà, di non piegarsi ma trovare dentro di sé una forza che spesso non si credeva di avere e rinascere a nuova vita, come la fenice dalle ceneri, come il fiore di loto, all’apparenza delicato ma in realtà con robuste radici. Un fiore che nasce dal fango e lo attraversa, senza macchiarsi, per arrivare alla luce. Questo è infatti il duplice significato che questo simbolo ha nel romanzo, da un lato la violenza dei “piedi di loto” e dall’altra la purezza e la spiritualità del fiore su cui si siede il Buddha.
Infine, ritieni che sia un libro solo per le donne o che ci sia un messaggio che invece dovrebbe arrivare dritto agli uomini?
Il romanzo parla di come le donne siano state e sono ancora condizionate da dettami estetici, spesso decisi da uomini e usati come fonte di controllo. Di come la bellezza non debba essere collegata al dolore e di come la donna non debba essere giudicata per il suo aspetto. Non è una parte assunta a simbolo erotico, che siano i piedi o il seno, a conferirle femminilità. Credo che siano tutte cose su cui anche gli uomini devono riflettere, così come anche a loro è rivolto il vero messaggio della storia. Bisogna imparare ad amarsi, per non arrendersi. Solo così si arriverà ad amare davvero la vita e riuscire ad amare gli altri. L’amore per se stessi non è egoismo, ma l’accettazione completa e incondizionata di ogni proprio singolo aspetto, accogliendo o rifiutando ciò che gli altri ci danno, a seconda di quanto bene può farci.

Ero sceso a buttare il sacco dell’immondizia…

$
0
0

RACCONTO di Roberto De Giorgi

Sono già a letto quando mia moglie mi dice: «Non coricarti, vai a buttare la spazzatura, che fra un po’ passano a ritirarla.»
Riluttante, mi rivesto e scendo in un borgo di Taranto che alle 21,30 è già spento da un pezzo; alcuni tratti di strada, durante l’imbrunire, non si accendono più da diverso tempo e restano con quella luce diafana che incute paura. Quella stessa paura che deve aver preso due adolescenti che giorni fa hanno bussato alla nostra porta per timore di un bruto che le aveva seguite con l’auto. Poi la vicenda del coronavirus ha creato davvero un coprifuoco.
iu
Butto l’immondizia in un cassonetto che tracima e raggiungo di nuovo e velocemente il portone e mi accorgo che la porta gira.
“Una porta girevole”, penso, “non me n’ero accorto prima”. Salgo le scale, non più di corsa per via dell’età e quando arrivo alla porta noto che è scomparso il buco della serratura. Al suo posto c’è un cerchio luminoso con l’immagine di un dito. Poggio il dito sopra la luce e una voce metallica automatica strilla: “sconosciuto”.
A questo punto, una voce femminile dall’interno urla: «Ma chi cavolo è a quest’ora!»
Sono in preda al panico, tremo in tutta la persona e dico solo con voce palpitante: «Amore, non scherzare fammi entrare».
«Amore? Entrare? Ma lei è impazzito, ma chi è? Ora chiamo la Spartan Police».
Davvero non capisco cosa stia accadendo. Scendo e risalgo più volte, immaginando di aver sbagliato, esco e guardo il palazzo e la strada, ma è tale l’agitazione che non m’accorgo di alcuna modificazione del paesaggio, piuttosto noto quella porta girevole che ha bordi luminosi, risalgo stavolta lentamente e alla fine m’accascio sulle scale, là, vicino alla porta.
La voce dal di dentro l’appartamento si è ora fatta più dolce: «Lei è ancora qui, ma che vuole da me?»
Dico il mio nome e confermo di abitare lì. Queste parole hanno il potere di far aprire la porta che fa uno scatto, come se fosse una cassaforte.
Una figura giovane, esile, mi dice: «Entri, signore, non mi faccia del male».
La casa è cambiata, non la riconosco più, il soffitto a volta è illuminato da figure in movimento, come in un cartone animato, la ragazza vede il mio aspetto distrutto e mi fa sedere. Lei però è all’interno di un’area ovale luminosa.
«E’ la difesa antiviolenza», mi dice, leggendo il mio pensiero.
Mi osserva con tenerezza e mi dice ancora: «Senta, la mia famiglia abita in questa casa da 25 anni, mia madre l’acquistò da una famiglia americana e mi disse che erano tarantini espatriati dopo cinque anni che lei, o meglio uno con il suo nome, era sparito. Ho aperto perché ho sentito parlare molto di lei, quando ero bambina».
Io la guardo stralunato senza fiatare. Non faccio in tempo a risponderle che sento una sirena, guardo di nuovo la ragazza e le dico: «Ha chiamato la polizia?»
«Per il suo bene, la vedo smarrita, non so chi sia davvero, l’aiuteranno loro».
Una poliziotta, con un grande simbolo di Sparta sul petto, entra e mi dice con voce decisa:
«Venga con me, non importuni di più la signora».
Mi porta via aiutata da due robot poliziotti che mi sollevano dalle braccia. Un’auto, tutta di plastica trasparente, come un gigantesco drone, è già pronta sul tetto; vi entro dentro e subito si vola in modo silenzioso.
Arriviamo ad un posto di polizia, sempre attraverso l’atterraggio morbido su un tetto e mi portano, sempre sollevato dalle braccia, fino ad una stanza dove ci sono un poliziotto e un uomo in camice bianco. Quando entro mi fanno sedere e il poliziotto mi mette un aggeggio davanti agli occhi.
 «Ma chi è lei? Non c’è riconoscimento facciale.» Sbotta il graduato guardando l’uomo in camice. 
Io sono in fibrillazione ma ho la forza di urlare: «Ho la carta di identità elettronica!»
Così facendo prendo il portafoglio, la tiro fuori e gliela mostro. Quello se la gira in mano e dice:
«Non l’ho mai vista ‘sta carta in circolazione; a casa in un cassetto ho quella di mio padre. Egregio signore sono 20 anni che abbiamo il riconoscimento facciale di identità e lei non esiste.»
Poi guarda la data di nascita e riprende:
«Qui poi c’è scritto che lei è del 1953 e quindi ora avrebbe 97 anni, mentre se la osservo presso a poco mi pare un sessantenne».
A questo punto anche l’uomo col camice interviene.
«Collega, se ha la carta elettronica ci sarà l’impronta digitale - sempre se gliel’hanno fatta -, perché la gestione dei comuni di allora lasciava a desiderare».
«Sì, me l’hanno fatta!», dico subito io, che della vicenda ho un ricordo recentissimo e avverto l’urgenza di uscire dall’imbarazzante situazione. A questo punto i due mi conducono davanti ad uno schermo e mi fanno poggiare la punta dell’indice. Sullo schermo appare il mio volto, articoli di giornali, vecchi video di “Chi l’ha visto?”.
I due mi osservano con insistenza, poi parlano a lungo fra di loro. Li osservo mentre gesticolano, indicando le immagini che scorrono, i video. Alla fine quello in divisa viene da me e mi dice:
«Vada pure, non la tratteniamo, dobbiamo studiare il suo caso, ma non scappi, tanto è localizzato di continuo».
Esco da questa struttura e mi riverso nella città. E’ ancora notte. Taranto in qualche punto è uguale a quella che conosco. Ma sono in chissà quale periferia. Cerco di fare mente locale alle cose che ho sentito per comporre il fattore temporale e gli anni trascorsi. Vedo su un portone di vetro una sigla ‘Press’. Penso fra me: “Cavolo! Ecco quello che fa per me.”
Entro e trovo uno che se ne sta in poltrona con un libro in mano. Mi guarda e mi sorride dicendo: «Salve». Rispondo: «Ho visto Press fuori, ho pensato…». Non mi dà il tempo di finire la frase.
«A un giornale, vero?  Senta, quella è una mia provocazione, oramai i giornali non esistono più, tutte le news sono aggregate dalla rete in un nanosecondo e poi qualsiasi notizia che abbia riferimento con le persone, il loro gusti, i loro viaggi, gli acquisti o persino i loro desideri, viene immediatamente inserita nella rete e si materializza davanti agli occhi dei singoli. Mi pagano bene solo per eventuali nuove di cui non si sa nulla e non ne parla nessuno, le vere news».
Racconto la mia vicenda e quel personaggio subito salta dalla sedia.
«Perbacco! Ecco una vera notizia! Guardi, la inserisco subito!»
Così facendo parla velocemente in un tubo e immediatamente le sue parole diventano uno scritto, appaiono immagini: la mia faccia, articoli di giornale, video di “Chi l’ha visto?” e tutto entra dentro una news che parte. Appare una scritta “Inviata”. Subito dopo compare una cifra di soldi incassati, con la musica del tintinnio delle monete. L’amico è raggiante, è stato pagato bene per una notizia strabiliante che reca il titolo: “Dopo trent’anni compare il tarantino scomparso”.
Sullo schermo appare una nuova scritta “Nuove interazioni dagli USA”.
Quello mi guarda con occhi sfavillanti di gioia: «Sua moglie è viva e le sue figlie sono in contatto virtuale con me. Stanno arrivando.»
Non sto capendo nulla, ma il sapere che mia moglie stia venendo mi predispone al buon umore. L’appuntamento è in una stanza di un hotel sul mare. E’ proprio quest’uomo della Press che mi porta lì, felice di aver finalmente guadagnato qualcosa. Mentre arriviamo sul lungomare, a bordo di una comunissima auto cabriolet, vedo che all’orizzonte non ci sono più ciminiere. Lui si accorge del mio interesse e dice:
«Ora da quelle parti c’è un parco di Archeologia Industriale dell’età del ferro.»
Arrivo sul punto del lungomare di Taranto dove c’è l’hotel; la costruzione tutta in vetro trasparente si dilunga su una vecchia darsena, che ricordo come un sgarrupato cimelio di guerra.
Non so ancora se hanno ridotto il tempo di volo dagli Usa a Taranto e mi predispongo per la notte che ancora deve passare. Nel mio letto vedo il mare tra i vetri; anzi, sul tardi, con l’alta marea la stanza pare finire proprio sott’acqua e vedo tanti pesci colorati passarmi sopra e di fianco. Ripenso alle cose dettemi dal giornalista, a proposito dell’archeologia industriale, e noto che la natura ha sul serio preso il sopravvento.
E’ già mattino quando noto un grosso pesce scuro vicino al vetro dove ho spiaccicato il volto. Metto gli occhiali e vedo che in realtà si tratta di un videomaker con una minuscola cinepresa che sta davanti al vetro della mia stanza e mi sta filmando a cavallo di un drone.
Esco e noto che tutto il lungomare è pieno di furgoni colorati, tanta folla. E c’è anche il mio amico giornalista, anche lui sul drone, che mi saluta raggiante: ha venduto la notizia al mondo, è diventato ricco.
Io penso alla mia famiglia. In un frangente del mattino anche loro sono già qui. Il viaggio dall’America si è dimezzato in 6 ore. Attorniate da telecamere telecomandate, vedo delle settantenni che sorreggono una signora molto anziana. Hanno gli sguardi stralunati. La donna anziana le osserva con disappunto, come per rimproverarle di aver creato questo incontro con un perfetto sconosciuto. Ma le due signore mi osservano da vicino. Una guarda una pallina di grasso sotto il collo, un'altra fissa il mio sguardo con attenzione e sorride. Poi entrambe rivolte alla signora le dicono in coro: «Mamma è proprio lui!»
Io non so che fare. Riconosco le figlie che, anche se invecchiate, mostrano ancora la loro bellezza; ma anche la persona anziana conserva quello sguardo sottile che ricordo, vivo, sottile.
Mi avvicino e le dico con dolcezza: «Mi riconosci?»
E lei risponde con evidente rabbia: «Perché tu non sei invecchiato?»
Le due figlie si avvicinano a me e la più piccola mi sussurra: «Dormile accanto, vedrai che alla fine si calmerà».
Così succede.
Così accade che mi sveglio da questo incubo mentre mia moglie, che mi sta accanto, mi dice: «Non coricarti, vai a buttare la spazzatura, che fra un po’ passano a ritirarla.»
«Noooooo!», le rispondo gridando.


Poesie, la nuova raccolta in versi di Andrea Lutri. La recensione

$
0
0

Poesie di Andrea Lutriè una raccolta in versi che utilizza il filtro della semplicità per parlare dei grandi temi dell’esistenza, per farli arrivare a chiunque abbia voglia di ascoltare, e per raccontare il punto di vista di un uomo che si chiede cosa significhi davvero vivere.
Così come è semplice e diretto il titolo dell’opera, l’immediatezza delle liriche accompagna il lettore in un viaggio attraverso i misteri insondabili dell’essere umano: l’amore, il dolore, la vecchiaia e la morte. L’amore è il primo tema affrontato, giudicato con realismo e lucidità; è l’amore che supera ogni ostacolo, è l’amore che ti rende cieco e sordo e ti fa errare senza meta, è l’amore che quando non c’è ti straccia l’anima. La poesia “Conosco quegli occhi” apre la raccolta, e già racconta quanto l’amore sia per l’autore un argomento cardine della sua poetica, di quanto sia vitale parlarne e sviscerarne ogni aspetto, sia esso benefico o funesto. E si continua con liriche che mostrano la potenza dell’amore, e la decadenza dell’uomo quando ne è privato: “La vita senza amore strascica nel buio, cammina cieca, fa muovere tentoni. Rantola parole senza senso, parole d’odio, promesse di vendetta”. Il dolore è spesso compagno dell’amore; a volte è desiderato, in altre lo si fugge ma spesso è lui il più veloce. Il dolore è questione centrale per il poeta, è un sentimento universale che spesso è associato alla fine dell’amore, visto da lui come un gioco in cui si può perdere: “Me ne sto seduto al tavolo e aspetto il mio turno. Ma non mi faccio illusioni. Il croupier è un baro”. La perdita dell’amore è un trauma che si supera attraverso la catarsi della poesia, attraverso la consapevolezza che tutto scorre, e che “la vita è breve per chi ama”. E proprio la riflessione sulla finitezza e la caducità della vita fa muovere il poeta verso il territorio della malattia e della vecchiaia. Liriche crude mostrano il lato in ombra della vita, quello dei pochi metri prima del traguardo, quando la stanchezza e la fragilità prendono il sopravvento. E Andrea Lutri si rivolge allo specchio in un dialogo senza risposta, in cui si chiede di non restituire la verità ma di lasciare uno spiraglio di illusione che il tempo non sia passato, che non abbia lasciato segni sul volto. E dall’amore delle prime liriche si passa alla morte, alla morte dell’amore e alla morte della vita: “Una volta giunta non potrai vincerla né allontanarla. Ti porterà con sé. Mi chiedi dove? Dove nessuno è mai tornato”. 

Titolo: Poesie
Autore: Andrea Lutri
Genere: Raccolta poetica
Casa Editrice:Controluna
Pagine: 80
Prezzo: 9,90
Codice ISBN: 978-88-8579-186-2

Contatti



Netflix, “Occhio per occhio” di Paco Plaza. La recensione

$
0
0

Netflix: I film che ho visto e che consiglio di vedere - di Andrea Giostra

Su Netflix dal 16 gennaio 2020, “Occhio per occhio” (2019) di Paco Plaza, è certamente un bel film da vedere. Di produzione spagnola (i film spagnoli su Netflix hanno una sezione a parte e sono per lo più di ottima qualità) il genere è thriller, ma anche psicologico, con un finale sorprendente e per certi versi premonitore: “ad ogni azione corrisponde un’azione eguale e contraria” (Terza legge della dinamica, ma anche legge non scritta delle relazioni e delle dinamiche umane). Buona visione a chi lo vedrà…

Sinossi Mymovies:
«Il leggendario spacciatore gallicano Antonio Padín viene graziato dal carcere per motivi umanitari, dato che ha contratto una malattia terminale. Invecchiato, debole e malato, Antonio entra di sua spontanea volontà in una residenza per anziani invece di andare a casa sua dai due figli, Toño e Kiko che lui disprezza apertamente e sospetta che saranno la rovina dell'azienda di famiglia.»
Scheda IMDb:
Andrea Giostra FILM:

Ghebreyesus, Oms: Coronavirus è una pandemia

$
0
0
"L'Organizzazione mondiale della sanità ha valutato che Covid-19 può essere caratterizzata come una pandemia". Ad annunciarlo il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.

"La parola pandemia - ha aggiunto - non può essere usata con leggerezza perchè può causare paure non necessarie e il sentimento che la lotta è finita. Ma non è così - ha proseguito - descrivere la situazione come pandemia non cambia cosa fa l'Oms e cosa i Paesi devono fare". Ghebreyesus ha sottolineato che si tratta della "prima pandemia causata da un coronavirus". Nei prossimi mesi, ha aggiunto il direttore generale dell'Oms, "ci aspettiamo di vedere i numeri di casi, di morti e il numero di Paesi affetti salire ancora di più".
"Siamo in questa situazione assieme e abbiamo bisogno di agire con calma per fare la cosa più giusta", ha concluso. Il direttore generale ha ringraziato l'Italia, la Corea del Sud e l'Iran per le misure adottate e ha dichiarato di essere allarmato dall'aumento del numero di casi e del numero di paesi interessati. Ma anche da quello di "inazione".

NANDO MISURACA TORNA CON IL SINGOLO “KEBRAT” ISPIRATO ALLA VERA STORIA DI UNA MIGRANTE

$
0
0
“Kebrat” è il nuovo singolo di Nando Misuraca, che segna così il suo ritorno sulle scene. La canzone, scritta e composta dal cantautore napoletano (e prodotta da Suono Libero Music), prende ispirazione da un racconto tratto da “Lacrime di Sale” (edito da Mondadori) scritto da Pietro Bartolo (storico medico di Lampedusa ed oggi Eurodeputato). 

Kebrat, una donna eritrea allora 24enne arrivata il 3 ottobre del 2013 sul molo di Lampedusa «senza polso e senza battito», come racconta lo stesso Bartolo: “Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta”.
Da lì l’ispirazione per la canzone che, ha trovato il pieno sostegno proprio da parte del medico siciliano, come racconta lo stesso autore: “È una storia forte che mi ha colpito, la vita che batte la morte, la rinascita di un ultimo destinato alla sconfitta”. 
Nel brano c’è anche duetto virtuale con il grande Lucio Dalla, con la sua voce campionata dalla sua “Se io fossi un angelo”. Un cameo fortemente voluto da Nando Misuraca, per il quale il cantautore bolognese è sempre stato un punto di riferimento.
Anche Lucio Dalla si era occupato della tematica migranti nel 1999 con il brano "Ciao" (all'epoca si trattava di albanesi e kosovari).
La canzone, che ha ottenuto il Patrocinio Morale del Comune di Napoli, sarà uno dei brani trainanti del progetto discografico di Misuraca intitolato “Inconsapevoli Eroi” (Storie vere di italiani virtuosi ) in uscita a maggio e che segue il filone di impegno civile già mostrato con canzoni come “Mehari Verde” (scritta per Giancarlo Siani) ed “Anime Bianche”, brano dedicata al padre Bruno, geometra morto su di un cantiere nel 1999 e realizzato con il contributo di CGIL FILLEA, con la quale tutt’ora collabora per la tematica “sicurezza sul
lavoro”.
Misuraca è cantautore e giornalista, già vincitore del “Premio Pigro Ivan Graziani”, dirige un’etichetta discografica indipendente a Napoli con la quale aiuta i giovani talenti ed ha collaborato, tra gli altri, con Goran Kuzminac e, più recentemente, con Piero Pelù per il progetto “Santi di Periferia” a favore dei “Minori a Rischio”.Alla storia di Kebrat, che ha ottenuto il Patrocinio Morale del Comune di Napoli, si intreccia quella di un gruppo di africani attivisti.
Si tratta della SLOW FOOD CAMPANIA di Ndemba Dieng e Fatou Diako, del rapper Assane Babou (arrivato a Lampedusa come migrante cinque anni fa), persone che vivono e lavorano in Italia, integrate nel tessuto sociale del nostro paese , lottatori attivisti quotidiani per l’emancipazione ed i diritti civili della propria gente. Il videoclip è firmato da Claudio D’Avascio, con ad illustrazione i disegni del fumettista Mario Schiano.

Lamette, nuovo singolo “Rotto di te” parla di un rapporto sentimentale complicato

$
0
0
“LAMETTE” è un progetto indie/lofi formato da Nevada (Vasco Cassinelli) e Stian (Cristian Pinieri).

Entrambi classe ‘98 si avvicinano alla musica fin dal periodo delle medie, Cristian studia chitarra e Vasco fa il dj.
Entrambi di Piacenza si conoscono alle superiori e da li iniziano ad approcciarsi al mondo della produzione e scrivono i loro primi testi.
La decisione di collaborare per formare il duo scaturisce dal bisogno di entrambi di esprimersi tramite la musica e dalla voglia di mettersi in gioco, quindi ad agosto 2018 nasce il progetto.
Le influenze musicali di entrambi partono dal pop anni ‘80 fino ad arrivare al lofi, con in comune la continua ricerca di nuove sonorità, mantenendo comunque uno stile di scrittura prettamente indie.
In origine il nome del progetto era “DVMAGE” e il loro singolo “Deserto” ha raggiunto ad oggi 29mila streaming su Spotify; la decisione di cambiare nome avviene a seguito di un cambio stilistico del progetto originale.
Il loro nuovo singolo “Rotto di te” parla di un rapporto sentimentale complicato e le sonorità prendono spunto dal jangle pop anni ‘80 e dall’indie rock. 

Giobbe Covatta - Un bianco in nero, in uscita il libro edito da Asylum Press Editor

$
0
0
Dopo i grandi successi ottenuti con “Parola al Mimo” dedicato a Maurizio Nichetti e “La Terra del Diavolo” a Pupi AvatiAsylum Press Editor annuncia l’uscita del volume Giobbe Covatta - Un bianco in nero, nuovo albo del marchio editoriale dedicato ad uno degli artisti più impegnati del panorama italiano.

Con oltre 30 anni di carriera alle spalle, Giobbe Covatta ha portato la propria comicità riflessiva in teatro, televisione, cinema, promuovendo una cultura ironica e corrosiva, in grado di porsi come veicolo di sensibilizzazione verso le grandi problematiche collettive come l’ambiente, la sanità, il rispetto delle diversità e delle minoranze.
Curato da Claudio Miani e Gian Lorenzo Masedu, con la collaborazione di Amref Health AfricaGiobbe Covatta – Un bianco in nero è un viaggio alla riscoperta dell’attore pugliese di nascita e partenopeo d’adozione, in un susseguirsi di battute, aneddoti e curiosità. Tre saggi, un’ampia intervista all’attore e un confronto con Guglielmo Micucci (Direttore di Amref) per riflettere su cosa voglia dire comicità a 360° assaporando il senso profondo di riflessioni e domande dinanzi alle quali spesso coloro che dovrebbero fornire risposte, tacciono.
“E Dio disse… Gli uomini sono tutti uguali dinanzi a me… Alti e bassi. Bianchi e neri. Ricchi e poveri. Ma per i neri, piccoli e poveri sarà molto dura”. (Giobbe Covatta).
Giobbe Covatta – Un bianco in nero sarà presentato in anteprima venerdì 15 maggio 2020 presso Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone, in occasione della II edizione dell’Asylum Fantastic Fest. 
Viewing all 36934 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>