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GUAPPECARTO', uscito "SAMBOL - AMORE MIGRANTE" l'album del quintetto strumentale

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È uscito nei negozi di dischi, sulle piattaforme streaming e in digital download “SAMBOL - AMORE MIGRANTE” (guappeamor.lnk.to/bzsSj), il nuovo album del quintetto strumentale nato in Italia ed emigrato a Parigi GUAPPECARTO’.

Registrato alle “Officine Meccaniche” di Milano e missato da Laurent Dupuy (vincitore di due Grammy Awards), l’album Sambol - Amore Migrante è composto da 9 rivisitazioni delle opere di Vladimir Sambol, compositore degli anni ’30 nato a Fiume ed emigrato in Svezia dopo la Seconda Guerra Mondiale. La scrittura del musicista è stata in alcuni casi fedelmente rispettata, in altri invece è servita a sviluppare brani profondamente diversi dall’originale a favore di una ricerca sonora inedita e atipica per il quintetto.

Il disco, prodotto da Stefano Piro, che vede la partecipazione di Vincent Segal (violoncello), Daniele Sepe (sassofono), Marzouk Mejri (daf e tar) e di tanti altri musicisti di fama internazionale, nasce dall’incontro con la figlia di Sambol, Mirjam Sambol Aicardiche rimane impressionata dai live dei Guappecarto’, invitandoli a ripercorrere il repertorio del padre.

«Abbiamo riconosciuto subito nella richiesta di Mirjam un dolcissimo desiderio: far rivivere il padre attraverso le note da lui lasciate e da lei preziosamente custodite per tanti anni - affermano i componenti del gruppo - Questo disco è dedicato a quell'"amore migrante", che non teme barriere, viaggia, va al di là dello spazio e del tempo e si tramanda di padre in figlia. La storia di Mirjam e Vlado ci ha portato ad abbandonare le nostre zone di conforto, a trovarne altre adatte al confronto ed è stata la fonte di ispirazione per dare nuova forma al nostro suono».

Questa la tracklist dell’album: “Vlado”, “Tango (Invocazione)”, “Amore Migrante”, “Chance”, “Balkanika”, “Sorgen”, “Anonimus Fiumanus”, “Cvijetak”, “Vagabondo Pensiero”.

È in radio e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download “VLADO”, il nuovo singolo del gruppo musicale. “Vlado” è un brano ispirato a “Sei stata la mia vita”partitura del compositore di origini croate Vladimir Sambol, reinterpretata dal gruppo musicale secondo il loro stile. Il video, ricco di simbolismo, ripercorre i momenti gioiosi che il giovane musicista croato ha passato prima di dover abbandonare il suo Paese natale durante la Seconda Guerra Mondiale. Il video è visibile al seguente link: www.youtube.com/watch?v=Kw1AtOlLucE.

GUAPPECARTO’ nascono a Perugia come musicisti di strada nel 2004. Vengono notati dalla celebre attrice Madeleine Fischer durante una loro performance, che se ne innamora artisticamente e chiede loro di comporre una colonna sonora per il film “Uroboro”, pubblicato lo stesso anno. Grazie a questo incontro, i giovani musicisti intraprendono il loro percorso artistico che li porterà a Parigi, spinti dal desiderio di poter suonare i loro strumenti e condividere la loro musica oltre i confini italiani. Dai margini dei sobborghi parigini, i Guappecarto’ cominciano a farsi notare dal pubblico e dalla critica. Nel 2009 viene pubblicato l’album di debutto L’amour c’est pas grave, registrato tra Milano e Parigi. Il quintetto pubblica l’omonimo album Guappecarto’ nel 2012, al quale segue nel 2015 Amay, insieme alla cantautrice Neripè. In quest’album è inoltre presente una collaborazione con Mauro Pagani (al violino nel brano “Un Fiore Nascosto”). Lo stesso anno esce Rockamboles, album prodotto da Stefano Piro e ad oggi alla quinta ristampa. Il disco è colonna sonora del film “Gatta Cenerentola” (vincitore di 2 David di Donatello e Ciak d’Oro), di “Soyalism”, dello spettacolo teatrale “Ensemble” di Fabio Marra e dell’opera contemporanea “Occitane” di Emanuele Filipo. Dal loro esordio, i Guappecarto’ si sono esibiti in più di 1500 concerti in tutta Europa (tra i quali la 74a Mostra del Cinema di Venezia e l’Avignone Festival), comprese importanti location francesi e italiane come il Palais de Tokio, il Palazzo Grenoble di Napoli (sede del Consolato Francese) e la Philarmonie de Paris.

Foto: Yuma Migliaccio

Coronavirus spiegato ai bambini: consigli per permettere ai genitori di affrontare le paure dei più piccoli

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L’arrivo del Coronavirus in Italia ha mandato letteralmente in tilt milioni di famiglie in Italia, costrette a rimanere a casa con i propri figli a causa della chiusura delle scuole.
Nonostante diverse ricerche internazionali come quella dell’OMS sul New York Times hanno testimoniato come il virus non sia letale, soprattutto per i più piccoli, c’è molta apprensione nei loro confronti. Quali possono essere, dunque, i consigli degli esperti per aiutare i bambini nell’affrontare queste paure? L’importanza dello scambio comunicativo in totale trasparenza tra genitori e figli rappresenta la priorità per affrontare un tema delicato come quello del Coronavirus. E ancora, renderli partecipi con soluzioni ludiche e ricreative come il “glitter experiment” o “tris del virus”, giochi che possono sdrammatizzare il problema trasformandolo in momenti piacevoli, aiuta ad alleviare le paure. Ma non è tutto, perché i genitori possono guardare siti e video adeguati all’età del bambino per intavolare una discussione legata al problema.

“Per combattere al meglio questa psicosi generale è necessario che i genitori dialoghino con i propri figli e li stimolino attraverso attività finalizzate alla risoluzione delle difficoltà che la vita può sottoporci di volta in volta, affrontando con curiosità e senza paura ciò che non si conosce -  spiega Eva Balducchi, co-fondatrice del Baby e Junior College – Utilizzare questa settimana di stop forzato dalla scuola in maniera pratica e intelligente è utile per coinvolgere i più piccoli. Invitarli a disegnare le forme che questo virus può avere stimolandoli nel gioco aiuta a renderli più partecipi e attivi”.

Dello stesso avviso è Luca Hubbard, Bilingual Language Coordinator presso il Junior College: “Quando genitori e familiari hanno a che fare con un’emergenza come questa è necessario diffondere calma e serenità, rassicurando chi li circonda e soprattutto i bambini. Il modo migliore per affrontare la situazione è quello di parlare con totale trasparenza con i propri figli utilizzando un linguaggio appropriato per la loro età e renderli partecipi a trovare soluzioni per intervenire direttamente sul problema. Ad esempio posso consigliare di mettere in atto il glitter experiment, dove il glitter rappresenterebbe il batterio da spargere sulla mano e vedere come si diffonde da una persona all’altra. I genitori possono anche guardare preventivamente siti e video adeguati all’età del bambino per poi costruirci una discussione di confronto”.  

L’importanza dello scambio comunicativo tra genitori e bambini è condivisa anche da Mariarosa Porro, pedagogista: “Stare a casa con i propri bambini in questi giorni particolarmente difficili è utile per cercare di vivere il tempo ritrovato, riscoprendo il vantaggio di una quotidianità tra le mura domestiche. Cogliamo l’occasione per insegnare loro di prendere le cose nella giusta maniera e per quello che sono rispondendo alle loro domande, ponderando le risposte in funzione della loro curiosità, ricordandoci di non andare oltre e facendogli capire che come in tutte le storie ci deve essere il lieto fine”.

“Incoraggiare attività ludiche in cui i bambini assumono dei ruoli e giungono a dei risultati che permettano loro di sviluppare sentimenti di padronanza sugli eventi è consigliabile per esternare le loro emozioni – spiega Cecilia Lo Russo, pedagogista – Il mio consiglio è quello di utilizzare libri da colorare per stimolare nei più piccoli il disegno, la scrittura o il parlare delle loro esperienze. Anche un simpatico gioco come il “tris dei virus”, dove si disegna con carta e penna è utile per consentire ai più piccoli di entrare nel vivo del problema in maniera più leggera”.

Ecco infine i consigli degli esperti su come i genitori possano aiutare i bambini nell’affrontare le paure derivate dal Coronavirus:

-          Parlare con totale trasparenza: dialogare con i propri figli utilizzando un linguaggio appropriato all’età.

-          Trovare soluzioni attive per intervenire sul problema: mettere in atto giochi come il “glitter experiment” o il “tris del virus”, trasformando la tematica in momento ludico.

-          Rispondere alle loro domande e curiosità: ponderare le risposte in funzione della loro curiosità facendogli capire che come in tutte le storie deve esserci il lieto fine.

-          Guardare preventivamente video e siti adeguati all’età del bambino: informarsi in compagnia aiuta a intavolare una discussione legata al problema.

-          Utilizzare libri da colorare per stimolare nei più piccoli il disegno, la scrittura o il parlare delle loro esperienze: metodologie utili per permettere ai bambini di esternare le loro emozioni.

Coronavirus a Milano, un carnevale silenzioso

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Coronavirus. Vivere a Milano in questo fine febbraio 2020 è come stare dentro la trama di una sceneggiatura di alcuni film del secolo scorso: come le pellicole “Virus letale” o “Contaminations”.

Una Milano deserta che per l’ordinanza della regione Lombardia ha sospeso tutte le manifestazioni culturali, sportive, religiose fino al 1° marzo. Chiuse tutte le scuole di ogni ordine e grado, accademie, conservatori, teatri, sale cinematografiche, stadi, palestre. Le tante aziende presenti sul territorio invece continuano, anche se con difficoltà, le loro attività, organizzandosi, ove possibile, con i dipendenti che lavorano da casa. Le attività commerciali come bar e pub chiudono alle ore 18. La sera è silenziosa a Milano in questi giorni.
Il sindaco Sala appare in video incoraggiando i concittadini, si raccomanda di non trascurare gli anziani, perché sono i soggetti più a rischio, non solo per l’epidemia, ma anche per solitudine e abbandono.
Tante le dichiarazioni che circolano sui social. I più cliccati sono i post dei primari dell’ospedale Sacco che danno i numeri sulla diffusione dell’influenza causata dal virus proveniente dalla Cina.
Tanti gli avvisi, numeri verdi e raccomandazioni su come agire e come comportarsi in questi giorni a Milano.
Incontro Arianna e Debora, due giovanissime professioniste delle politiche sociali e culturali che operano per l’associazione Le Compagnie Malviste, una struttura giuridica impegnata per la rigenerazione urbana, sociale, culturale e paesaggistica nella città milanese.
Le professioniste raccontano che la realtà lavorativa che gestiscono sta subendo gravi perdite economiche, come le tante realtà che si occupano di cultura in questi tempi di serrande abbassate. Tanti erano gli eventi programmati e sono stati tutti annullati. Anche i laboratori teatrali, di danza terapia, di scrittura, di progettazione partecipata e gli incontri di aggregazione sociale sono stati annullati. Ora la speranza è che già dalla prossima settimana si possa ricominciare con la programmazione normale e non venga invece prorogata l’ordinanza della regione Lombardia. 
Arianna afferma: ora adotto più precauzioni, come lavarmi le mani spesso e passare le serate a casa cucinando. Certo mi sembra anche un po’ tutto esasperato. Dovremmo prendere questa situazione come un’opportunità per renderci conto della fragilità della nostra città, che spesso sembra così potente e invece poi ci rendiamo conto che non siamo pronti a gestire un disagio come questo. Mi sembra di vivere tutto ciò, come se in città fosse avvenuto un attacco terroristico. Per fortuna non è così. Ma dobbiamo agire, non può un virus fermarci!
Debora, la collega, si sfoga: un pensiero va alla mia famiglia che vive in Sicilia e che ascoltando i mass media sono preoccupati. Sì, occorre non frequentare i locali affollati per cercare di seguire le disposizione in vigore a causa dell’emergenza sanitaria. Ma quante sono le cause che creano malattie? Respirare l’aria inquinata di Milano è meno pericoloso del Coronavirus? Le mortalità sul posto di lavoro? Questo ci porta a riflettere. Andiamo avanti con la consapevolezza che siamo tutti più fragili.
Niente musica e niente balli in questi giorni a Milano. Strano, visto che proprio in questo periodo si apre il carnevale Ambrosiano famoso per il fatto che storicamente, rispetto alla tradizione, è prorogato di ben quattro giorni. Proprio in questi giorni tutti i milanesi si sarebbero riversati in strada con il viso mascherato e tanta voglia di divertirsi. Ma tutto è sospeso.
Ma non possiamo non ricordare proprio in questo momento le famose maschere milanesi: Meneghino e Cecca. Una coppia che riusciva sempre a cavarsela in ogni situazione con una grossa e grassa risata. Meneghino e Cecca poveri di istruzione, ma ricchi di buon senso, propongono sempre di esorcizzare ogni male con l’arma che tutti possediamo e cioè il sorriso. Un insegnamento che in questo periodo è un buon esempio per provare a superare indenni questa crisi, che oltre che sanitaria rischia di diventare una crisi relazionale.
Alessandro Manzella

Foto: Corrieremilano del 26.02.20

PUBBLICATE LE RETTIFICHE ALLE GRADUATORIE PER LA DESTINAZIONE ALL'ESTERO: IL DECRETO MIUR

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Selezione del personale docente e ATA da destinare all'estero - graduatorie rettificate. 

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Coronavirus, i 5 consigli di Copernico per il lavoro da casa

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#coronavirus e #smartworking. Possiamo leggerli solo come parole che spesso si trovano insieme nei trending topic di questo stranissimo fine febbraio 2020.
O possiamo leggere queste due parole come l'occasione, forse piccola, di trasformare un problema - potenzialmente molto grande - in un’opportunità importante. È ciò che sta succedendo in questi ultimi giorni che passeranno sicuramente alla storia per l’esplosione del Coronavirus in Italia, ma forse anche per tutte quelle azioni che gli abitanti di molte zone del nostro Paese stanno mettendo in pratica a seguito dei provvedimenti per contrastare il diffondersi del contagio. E lo smart working è sicuramente una di quelle. Definiamo prima bene cosa è lo smart working. Lo smart working è una nuova opportunità di gestione del proprio lavoro. Si basa sui concetti di fiducia, flessibilità ed organizzazione; non è una nuova tipologia contrattuale, non scavalca il principio della subordinazione, e non è soggetto a vincoli di luogo (Osservatorio Politecnico di Milano etc etc). Il lavoro da remoto, o da casa, è una delle possibilità.

La diffusione del virus ha imposto alle aziende, soprattutto alle multinazionali, di far lavorare i propri dipendenti da remoto, per evitare il più possibile gli spostamenti. Il governo, per semplificare le procedure alle società, con il dl attuativo il 23 febbraio 2020 n. 6 pubblicato subito nella Gazzetta Ufficiale, ha stabilito che tutte le aziende possono utilizzare questo metodo di lavoro senza dover ricorrere agli adempimenti previsti dalla legge. Quindi niente accordi individuali: si fa e basta. Come scriveva nei giorni scorsi in un post su Linkedin Mariano Corso, Docente del Politecnico di Milano e Responsabile Scientifico degli Osservatori Smart Working e Cloud Transformation della School of Management del Polimi “Non è la prima volta che grazie allo #SmartWorking si riesce a fronteggiare un’emergenza. 

Ma siamo veramente pronti per lo smart working?

Con numeri diversi rispetto alla Cina, dove si è vissuto il più grande esperimento di smart working al mondo, l'Italia sta seguendo la stessa strada, sull'onda della stessa emergenza sanitaria che ha spinto governo e regioni a chiedere alle aziende questo tipo di provvedimento per limitare l’ulteriore diffusione del virus. Società come Unicredit, Generali, Vodafone, Heineken, Luxottica, Michelin, Assimoco, Henkel, Sky, Tim, Wind Tre, Condé Nast Italia, Giorgio Armani, Tod’s ma anche le redazioni di alcuni magazine hanno adottato il lavoro a distanza e stanno lavorando a pieno ritmo, nonostante gli uffici siano chiusi.

Dal nostro osservatorio privilegiato sul mondo del lavoro possiamo tranquillamente dire che molte aziende erano pronte da tempo con accordi sullo smart working, altre ci stavano arrivando. E forse proprio questa situazione di emergenza ha accelerato i tempi e aiutato a diffondere anche in Italia quelle modalità di operatività agile sempre più richieste dai lavoratori. Nella difficoltà della situazione attuale, questo ricorso “forzato” allo smart working può essere visto come un’occasione per sperimentare una strada possibile, efficace, per cui l’Italia – secondo noi – è pronta.

Aziende versus persone: il vademecum di Copernico

Ma se per le aziende è bastato questo e poco altro per tamponare una situazione di emergenza, per le persone il cambiamento di scenario lavorativo può non essere semplice da gestire. Come si lavora da casa? Come rimanere concentrati? O viceversa, come non eccedere con il lavoro (effetto burnout)? E chi si trova a casa con i figli?

Noi di Copernico, di smart working ce ne occupiamo da sempre. Abbiamo stilato per queste giornate – e magari anche per il futuro, perché questa situazione d’emergenza potrebbe spingere alcune aziende a promuovere questa modalità di lavoro – un vademecum e suggerimenti per vivere e lavorare al meglio lontano dalla propria postazione abituale, sia in casa o in qualche altro ambiente.

  1. Preparare la postazione
Idealmente la cosa migliore sarebbe poter lavorare da una postazione dedicata, cioè per esempio non sul tavolo della cucina dove si mangia, ma su un’altra scrivania (in casa o in un altro luogo). Se questo non è possibile, si può sempre scegliere di sedersi in un punto diverso del tavolo rispetto a quello usato per i pasti. È importante cercare di preparare una postazione lavorativa gradevole, con sedia e luce adatte, ma anche senza troppe distrazioni intorno che potrebbero togliere la concentrazione. Infine, sembra banale, ma sarebbe meglio non lavorare mai in pigiama: non sono certo richieste giacca e cravatta, ma il corpo deve essere stimolato anche visivamente al lavoro e non al riposo.

  1. Fare molte pause e muoversi
Se in ufficio è più facile interrompere il lavoro per fare due chiacchiere con il collega, lavorando in casa questo è senz’altro più difficile. Come del resto grande è anche il rischio di restare seduti tutto il giorno. Per obbligarsi a fare delle pause, buone “scuse” sono le piccole faccende domestiche, come caricare la lavatrice, andare a prendere la posta, riordinare la camera da letto, ritirare un pacco in portineria. Per sgranchire un po’ le gambe invece si può camminare durante le telefonate e, se si abita in un condominio, prendere le scale invece dell’ascensore ogni volta che si sale o scende.

  1. Imporsi dei limiti
Come si diceva, uno dei rischi più frequenti dello smart working è il burnout, cioè l’eccesso di lavoro dovuto all’incapacità di staccarsi dal PC e dalle e-mail, non essendoci attorno a noi i colleghi che si alzano dalle scrivanie o qualche altro tipo di cambiamento dell’ambiente che ci circonda. A noi di Copernico piace dire: work smarter, not harder, che vuol dire anche approfittare di non avere colleghi che distraggono per svolgere un lavoro più velocemente del solito, per poi avere il tempo per dedicarsi ad altro. Per esempio, ai figli che in questi giorni sono a casa da scuola.

  1. Restare in contatto con il team
Una delle cose più importanti e più difficili quando si inizia a fare smart working è trovare equilibrio con il resto del team, a maggior ragione se ogni persona che lo compone si trova in un posto diverso. Per fortuna la tecnologia oggi permette di essere costantemente in contatto ovunque ci si trovi. E una telefonata, oltre alle e-mail e alle chat, spesso può aiutare e fare la differenza.

  1. To-do list
Quando si lavora da casa è più facile distrarsi, voler fare più cose contemporaneamente perché non c’è nessuno fisicamente che chiede di finire un lavoro in un determinato tempo. Occorre comunque darsi delle priorità. Una buona prassi è pensare, appena svegli, se non la sera prima di dormire, alle attività da svolgere durante la giornata e organizzare con quale ordine affrontarle, in base alle scadenze, all’impegno richiesto e all’esigenza di lavorare con altre persone.

Ma lo smart working sopravviverà al Coronavirus?

Questa situazione di emergenza fa sicuramente spiccare l’importanza dello smart working e diventa una occasione per sperimentarlo a fondo. Ma quando finirà l’emergenza sarà importante non interpretarlo come semplice lavoro da casa, ma come uno scambio tra autonomia che viene restituita ai lavoratori in cambio di un orientamento maggiore al risultato. È importante ricordare che il confronto – meglio se in persona – resta fondamentale per cogliere spunti, per farsi venire nuove idee, essere più produttivi ed efficienti. Ci piace quindi chiudere sempre con uno stralcio di una intervista fatta al Prof. Corso (qui la versione integrale https://bit.ly/380w0el) in cui diceva – “L'equilibrio nasce dalle persone, dalla loro maturità e dalla loro disciplina, però gli spazi influenzano i comportamenti delle aziende. Avere il corretto equilibrio tra autonomia e orientamento ai risultati è però fondamentale per far accadere le cose. Gli spazi diventano però vitali per creare questi equilibri. Il connubio tra coworking maturo, uffici flessibili e smartworking è fondamentale: servono spazi per la concentrazione, per lavorare da soli, spazi per lavorare con altri in modo formale, e spazi per la condivisione, più liberi. Tutto sta nell'usarli nel modo giusto.”

CHI È COPERNICO
Copernico è una rete di luoghi di lavoro, uffici flessibili e servizi che favoriscono lo smart working e la crescita professionale e di business di freelance, professionisti, start-up e aziende, grazie alla condivisione di risorse, conoscenza, alla contaminazione di idee e al networking in un ambiente caratterizzato da stile, design ed esperienza unici. Oltre 6.000 professionisti utilizzano quotidianamente gli spazi di Copernico come sede di lavoro e luogo preferenziale per meeting e organizzazione di eventi.
Sito web: www.coperni.co  

Grande successo per “Art & Fashion Sensibility”, moda etica e non indifferente

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Grande successo per “Le Salon de la Mode” di Gabriella Chiarappa che ha presentato in occasione della Milano Fashion Week “Art & Fashion Sensibility” presso “Decorlab” una location esclusiva, un viaggio unico che ha come obiettivo primario la volontà di creare la giusta sinergia con la tradizione, con la moda non indifferente, l’arte, la musica, il design, il business e l’innovazione.
Un’organizzazione quella dell’intuitiva “manager del fashion” che non lascia mai nulla al caso e che sceglie di portare l’eccellenza italiana nel mondo, attraverso il passato, il futuro e la sensibilità intesa come rinascita. Un calendario di appuntamenti imperdibili, che hanno accolto le nuove tendenze e non solo per questa settimana della moda, a partire dall’apertura del 18 febbraio, che ha affrontato il tema “La moda in sinergia con la musica” con una delle grandi voci della nuova generazione jazz Simona Molinari  nei giorni a seguire l’affascinante percorso con “L’Arte dei Sapori” di Mila Sacchi che conquista i presenti non solo con lo sguardo, ma anche con il palato, nella giornata di Venerdì la performance esilarante del pianista internazionale “fuori posto” Paolo Zanarella. Un susseguirsi di momenti unici che hanno toccato le note inconfondibili della non indifferenza con Luciana Delle Donne, che ha emozionato il pubblico attraverso il racconto delle attività della Onlus «Made in Carcere»di cui è Lei corpo e anima, per poi passare all’esposizione commovente di Vincenzo Linarello, Presidente di GOEL- Gruppo Cooperativoproprietario del brand CANGIARI, il primo marchio di moda etica di fascia alta inItalia, super ospite Irene Pivetti che ha sottolineato la forza ed il coraggio di chi non si arrende e che lotta per un “Paese” migliore. Non sono mancati i momenti rivolti al business e alle opportunità d’internazionalizzazione con la presenza di Cinzia Rossi Presidente di SIAMO IMPRESA PMI - FENAPI Group.
hat -  Maria Teresa Conti
Un susseguirsi di entusiasmi che proseguono nella giornata di sabato con la voce vibrante e il ritmo coinvolgente di Leonardo Monteiro in armonia con l’intervento canoro della cantante pittrice Italia Vogna, il tutto in perfetto equilibrio con il cocktail coreografico della Chef Najada Frasheri. Tra i brands partecipanti: tra fantasia e realtà le calzature di Suèi, la magia del gioiello e dell’arte orafa di Adnan Talalini, l’arte da indossare con Hilabela, il designer Tore Oppes si ispira alle opere di Angelo Maggi, Inkanti di Valerie Cesaratto colei che interpreta l'antica arte della lavorazione della fibra d'Alpaca in Perù, l’eleganza moderna ed eclettica del brand “LaSantos”, lo stile Parisienne di Leonidè Mon, le sciarpe in seta colorata con il mirto di Sardegna di Antonella Fini, Pui Design linea prêt-à-porter che fa la differenza, Massimo DiFranco Milano  Luxury Bags, Doppia Esse T-Shirt di Simona Scalabrini. Uno sguardo rivolto alla bellezza con il tocco della make up artist internazionale Valeria Orlando.
Molto apprezzata la mostra d’arte, curata dal critico d’arte Pasquale Lettieri, coordinata da Letizia Bonelli, sostenuta e gradita dal fascino senza tempo di Daniela Iavarone. Gli artisti: Afeltra Tony, Benzi Giovanna, Carta Giorgio, D'Aniello Pasquale, Fabio Ferretti De Virgilis, Gagliardi Giancarlo, Gardano Pietro, Pace Sara, Presciutti Monica, Virgili Federica. La nota glamour dedicata agli appassionati dei cappelli, non è mancata, con lo sfoggio di cappellini indossati per l’occasione e per omaggiare la mostra “Tra Arte e Stravaganza” curata dalla modista internazionale Pamela Castiglia, in sinergia con il raccontodella scrittrice Cristina Nughes ripreso dal libro "Quel suo profumo d'estate". Espositori Hat designer: Lara Pontoni di Officine Lamour, Maria Teresa Conti di Maythé, Giulia Mio Millinery, Vimercati Hats 1953, Fabbrica Prezioso, Mode Liana Firenze.
Letizia Bonelli - Pasquale Lettieri- Irene Pivetti
Per concludere domenica si è tenuta la Presentazione della Maglia ufficiale Nazionale Influencer con la presenza di Stefano Chiodaroli di Zelig e Colorado.
Un evento che ha coniugato il buon gusto con la solidarietà, la musica con il palato, l’attualità con l’innovazione e  l’Arte  che abbraccia il tutto in quanto valore senza tempo. 
Caterina Guttadauro La Brasca


Copertina: Gabriella Chiarappa - Simona Molinari - Ileana Falcone

LA CALABRIA DI FILIPPO COGLIANDRO: Se la nostalgia ha un sapore....

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Qualche tempo fa il quotidiano New York Times ha citato la Calabria come la zona in Italia che ha la migliore cucina d'Italia, infatti  nello stilare le mete turistiche più apprezzate e ricercate nel mondo cita la Calabria, merito di prodotti tipici e alta cucina.

Una meta imperdibile, dalle motivazioni estetiche ma principalmente gastronomiche, "Il cibo italiano oltre le mete tradizionali" titola la giornalista statunitense Danielle Pergament secondo la quale i piatti migliori d'Italia si trovano proprio nella regione "di punta" dello stivale e non, come ci sia aspetterebbe "a Roma o in Toscana".
Uno chef emergente nella nouvelle vague della gastronomia calabrese è lo chef Filippo Cogliandro, proprietario del Ristorante L’Accademia di Reggio Calabria, infatti la sua cucina si basa sull’agricoltura biologica e la riscoperta di vitigni autoctoni, ma anche sullo studio delle ricette “storiche” reinterpretandole in maniera contemporanea, oltre all’uso “moderno” dei prodotti tipici, come il Bergamotto di Reggio Calabria e l’olio ottobratico dell’Aspromonte, usato su tutto, ma anche adoperato come principale attore di alcune sue ricette.
Come ci dice Filippo
Il mangiare insieme diventa il fulcro di convivialità e di una condivisione, stare a tavola per “capire” la nostra regione che ha sempre avuto un rapporto stretto con la vita dei campi e con i cibi di nicchia, con le antiche varietà di prodotti che ci arrivano sulla tavola, noi abbiamo la fortuna di avere una vetrina a cielo aperto delle eccellenze agroalimentari, come l’olio, l’ottobratico delle collineAspromontane, dell’Olearia San Giorgio, usato in tutti i miei piatti ma legato alle radici storico-culturali della mia regione, ricette  antichissime, come “la stroncatura” pasta artigianale delle Sorelle Salerno, una ricetta di cucina povera che risale al ‘700, tipica della zona di Gioia Tauro ma oggi estesa in tutta la Calabria.
Anche l’ottobratico è una fonte di ispirazione, della zona collinare dell’Aspromontano, èun olio dal fruttato delicato che possiede una proprietà salutistica di prim’ordine, la vitamina E, per via di un alto contenuto di polifenoli e tocoferoli che gli conferiscono una stabilità alta ed un’alta efficacia di antiossidante naturale.
Sono riuscito persino a creare il gelato all’olio, una bontàdinamica dedicata alla coesione che il cibo genera, allo stare insieme, proprio per riportare il cibo – l’olio - al suo valore centrale di vita.
E l’ottobratico diventa così un viaggio nei sapori, attraverso secoli e luoghi,affettuoso partner di piatti speciali che sanno di casa, quando non si aveva fretta, profumi che impregnano la cucina, ti fanno socchiudere gli occhi, sognare....... 

Cristina Vannuzzi

Crediti Fotografici: Franco Raineri
Ristorante L’Accademia
Via Largo Cristoforo Colombo, 6, 89125 Reggio Calabria RC
Telefono: 0965 312968

Olearia SAN GIORGIO
Contrada Ricevuto, 18, 89017 San Giorgio Morgeto RC
Telefono: 0966 935321

Pasta artigianale Sorelle Salerno
Via Perugia, 2, 88842 Cutro KR

Stroncatura con acciughe, olive, peperoncino calabrese e olio bio Terre di San Mauro


Ingredienti per 6 persone:
1 pacco di pasta stroncatura da 500g
1 spicchio d'aglio
6 filetti di acciuga sott'olio
50 gr di olive nere
olio extra vergine d'oliva Terre di San Mauroda agricoltura biologica Olearia San Giorgioq.b.
50 gr di pangrattato
peperoncino calabrese fresco sott'olio

In una padella versare l'olio evo biologico Terre di San Mauroe lasciarlo insaporire con uno spicchio d'aglio, versare i filetti di acciuga e le olive nere precedentemente denocciolate. Lasciare cucinare a fiamma soffice mescolando fino a far sciogliere i filetti di acciuga.



Aggiungere il peperoncino calabrese fresco e il pangrattato per far assorbire l'olio di cottura.
Portare in ebollizione l'acqua in una pentola, calare la stroncatura e lasciare cuocere per 9 minuti.

Scolare la stroncatura e versarla in padella, iniziare a mantecare aggiungendo di tanto in tanto dell'acqua calda non salata o brodo di verdure non salato.



Milano Fashion Week: FASHION VIBES, 3a edizione di Runway Show

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Milano Via Dell'Aprica, 12 



Fashion Vibes Runway Show... si spengono le luci della terza edizione di un evento nuovo e bellissimo, terminato con un caviar cocktail party bagnato dallo spumante con le foglie d’oro, in una location illuminata da flash rosa dove Juliia Palchykova ha diretto con grande maestria una lezione di stile, mixando con intelligenza 7 brand con storie e immagini e forme diverse, creando un momento magico nella zona Municipio, la zona cool di Milano piena di vita e giovinezza portata dal centro Universitario della Bovisa, a fianco del quartiere di Corso Como, dove la notte si riempie di suoni e musica, concerti rock e metal dell’Alcatraz.
ARTE, MODA E COLORE, un connubio perfetto quello creato da Juliia Palchykova formidabile cool hunter russa, abile e lungimirante per dare agli eventi che organizza una moderna prospettiva della moda combinando l’artigianato e l’alta moda, interpretando con gusto le evoluzioni più raffinate, dove avanzano la tecnologia e l’arte, in maniera innovativa, scintillante e poliedrica, magnetica e creativa.




Una consapevolezza della svolta epocale che sta trasformando tutto, percepita dalla creatrice di eventi Juliia Palchykova, la moda che viene dall’Europa e dall’Est più evoluto contaminata dall’arte, tecniche e progetti nuovi che, con le loro esasperazioni, sfidano il tempo, i 7 brand diventano i nuovi protagonisti in passerella ma dove, a dettare legge, è sempre la moda con la sua creatività.
Vivere un incanto, in diretta, che parte dalla nostalgia dell’infanzia, con 30 bimbe arrivate da Mosca vestite dal BY VEL, proprio per non dimenticare la fase più bella e fiabesca della nostra infanzia, andando avanti con accenni classici ed eleganti di RASENA, azienda che produce la sua splendida linea nei suoi stabilimenti a Mosca,  la celebrazione del made in Italy di una clochard di lusso un po’ hippie come HANNA MOORE MILANO, un flash di stile di VALIOSA della designer Svetlana Pereyaslavtseva, l’immagine del nostro mare sul beachwear couture di Mommydolls, la magia dei colori di GRACE by GRAZIA DI MICELI edinfine SARA ONSI,   luxury couture di origine egiziana che ha chiuso  la sfilata con abiti da sera e abiti di sposa.
Un arrivederci a settembre per la 4° edizione del RunWay Show Fashion Vibes della MFW, un progetto e una scelta intelligente di Juliia Palchykova, il giusto orientamento di un piccolo manipolo di giovanissimi stilisti, bravi e preparati, creativi, geniali, per ridefinire una femminilità fatta di sottile glamour, enfatizzato dai tagli sapienti, particolari fatti di stile, rigore, dettagli che conducono ad una sartorialità lussuosa.
Fashion Vibes Team Milano
Yuliia Palchykova
+393283484027
www.fashion-vibes.com
www.fashionvibes-Milan.com
Location: Via dell’Aprica,12 – ore 20,00
Press: Cristina Vannuzzi



Maria Carolina Salomè omaggia Mia Martini: "Mimì mi ha accompagnato alla scoperta dell’Amore". L'intervista di Fattitaliani

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Giovedì 5 marzo in scena al Teatro Arciliuto “Mimì per me”, un omaggio alla indimenticata Mia Martini scritto e diretto da Maria Carolina Salomè.
Con la consulenza musicale di Gigi Zito, lo spettacolo ripercorre la carriera di Mia Martini attraverso le canzoni più importanti della sua discografia,  dagli anni dei primi grandi successi, passando per quelli bui della superstizione, fino alle ultime perle musicali. La vita di una grande artista incrocia quella di una ragazzina che sogna di diventare una cantante, i cui racconti accompagnano con discrezione, quasi come una notazione a margine, la musica e le immagini dei testi.
Perché l'ennesimo omaggio a Mimì? 
In effetti, quando l’anno scorso incominciai a lavorare per realizzare il mio sogno nel cassetto che era appunto “Mimì per me”, iniziò la pubblicità del film con Serena Rossi “Io sono Mia” e mi dissi che forse non era il momento giusto, che sarebbe sembrato di cavalcare l’onda e approfittare della situazione e questo non lo avrei mai voluto.
Avevo chiesto a Gigi Zito di darmi una mano nell’organizzazione della band e nella scelta dei brani, Gigi è un musicista ed è un amico che mi conosce da sempre e sa che amore è stato per me quello per Mimì, gli avevo anche fatto leggere i testi che avevo scritto, che riguardavano alcuni momenti della mia vita di ragazzina, poi donna, poi cantante e attrice, momenti personali, riflessioni sull’amore, sugli uomini, sulla paura di aver fallito.
“ Gigi lasciamo perdere non se ne fa nulla, sta per uscire un film su Mimì, Serena Rossi, che stimo immensamente, sarà ospite a Sanremo, lasciamo stare non voglio che sembri che uno se ne vuole approfittare..” E lui mi rispose “Questa è la tua storia, che c’entra cosa fanno gli altri? Questa è la storia di un rapporto d’affetto tra te e Mimì io non mi farei il problema”.
È così siamo andati avanti e abbiamo debuttato a Maggio dell’anno scorso.
Che cosa è stata ed è "Mimì per Lei"?
Come racconto in uno dei cinque momenti di confidenza con il pubblico, per me cresciuta in una famiglia molto maschile, Mimì è stata la donna che mi ha preso per mano e mi ha accompagnato alla scoperta dell’Amore, sorreggendomi sui terreni impervi e sdrucciolevoli del mio percorso
Il primo album di Mimì che ho ascoltato è stato Danza, era il 1978 ed è stato una folgorazione, penso di averlo ascoltato e riascoltato in svariati momenti della mia vita.
Non si sta forse troppo abusando della memoria di questa straordinaria artista? 
Forse sì, per quanto un artista è vivo fino a quando il pubblico si ricorda di lui, e quindi dall’altra parte ben venga tutto questo tributo, l’unica cosa che mi auguro è che sia fatto con classe, la classe e il gusto che Mimì ha sempre avuto e con cui merita di essere ricordata.
Come si articola l'omaggio?
Partiamo con Agapimu, poi racconto di me della mia vita di bambina maschietto in una famiglia maschile, una bambina che giocava a calcio e studiava danza e cercava la sua femminilità 
Poi ci sono quattro brani che hanno portato Mimì alla ribalta, poi appunto il mio incontro con lei attraverso l’LP Danza, il ricordo del primo Sanremo visto in vita mia (che poi era anche il primo Sanremo per lei) in cui Mimì cantava “E non finisce mica il cielo”, di nuovo  i miei ricordi di quando iniziavo a fare la cantante con I Macedonia a  Fantastico 5, e le riunioni con l’impresario per la turnè estiva dove dissi a gran voce che avrei cantato come brano da solista “Minuetto” e i relativi scongiuri del mio impresario. Parlo di quegli anni bui in cui io continuavo dovunque a parlare di Mimì e la gente mi diceva di non nominarla, che sarebbero successe catastrofi e non avrebbe fatto bene alla mia carriera.
Assistevo attonita a questa strana caccia alle streghe e facevo il nome di Mimì sempre, in sala di incisione, davanti ai discografici, con gli impresari, con i colleghi musicisti era diventata la mia piccola battaglia personale contro “La falange Medioevale del mondo dello spettacolo” come li chiamavo io.
E poi altre canzoni e altri ricordi,
Ma non dico tutto per non svelare troppo.
Rispetto al debutto c'è stato qualche cambiamento, aggiustamento?
Abbiamo aggiunto La Costruzione di un Amore e poi ogni concerto monto e smonto tutte le volte i testi, perché magari mi torna in mente un’altra cosa e voglio aggiungerla. Ci sono altre canzoni che vorrei aggiungere, piano piano...
Quale canzone a suo avviso potrebbe sintetizzare la carriera e la persona di Mia Martini? 
Difficile scegliere, mi sono presa mezza giornata per riflettere e ho scelto “Col tempo imparerò “, una canzone uscita postuma. Giovanni Zambito.
“Mimì per me”
Omaggio a Mia Martini
Scritto e diretto da Maria Carolina Salomè
Con Maria Carolina Salomè voce solista
E con  Gigi Zito direzione musicale e batteria, Gianni Ferretti alle tastiere, Pino Soffredini alla chitarra e Stefano Scoarughi al basso.
Giovedì 5 Marzo ore 21:30
Teatro Arciliuto-Roma
Biglietti: Intero 20 euro
Ridotto: 15 euro
Dalle ore 20:30 aperitivo facoltativo nel salotto del Teatro ( Euro 10)
Per prenotazioni: tel. 06 6879419: 333 8568454
Mail: info@arciliuto.it

L’Uomo di... Vino, III edizione: Se il vino fosse un uomo...

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Contest di Elisabetta Rogai - EnoArte per TASTE 2020

Il profumo della Toscana nella 3a edizione del contest ideato dall’artista fiorentina Elisabetta Rogai  ispirato ad  esaltare i valori del nostro territorio, consapevoli della sua bellezza, recuperando una secolare cultura radicata in questi luoghi, un’armonia che, attraverso la sua tecnica EnoArte, diventa arte pura, usando per la sua performance live un vino del territorio toscano..
Prende il via la terza edizione del contest “L’uomo Di…Vino”, evento ideato dall’artista  Elisabetta Rogai, in vista della prossima edizione di Taste 2020, il salone del gusto, che andrà in scena dal 7 al 10 marzo a Firenze.
Il soggetto sarà rappresentato nel dipinto “wine-made”realizzato dall’artista fiorentina con il vino - CHIANTI CLASSICO DOCG  2016  Le Regge di Greve inChiantienologa Barbara Tamburini - durante uno speciale evento che coincide con l’apertura di Taste 2020. La gara è aperta a tutti i residenti in Toscana maggiorenni, che sono chiamati a inviare un paio di foto (primo piano e figura intera) all’indirizzo pressoffices@gmail.com per partecipare alla selezione.
I vincitori, primo, secondo e terzo premio – scelti da una giuria riunita venerdì 28 febbraio ore 11,30 al Ristorante Cipiglio durante una conferenza stampa - verranno utilizzati come modelli per i quadri che saranno dipinti con il vino, domenica 8 marzoore 17,00, da Elisabetta Rogai con la sua tecnica EnoArte, durante la performance live dell’artista al Dome, il locale trendy delle notti fiorentine.
·         Nella edizione di quest’anno un premio speciale  sarà dedicato alla memoria di Vieri Bufalari.
·         Primo premio
·         Premio speciale dedicato alla memoria di  Vieri Bufalari
Sede contest :Ristorante il Cipiglio, Via Lambruschini, Venerdì 28 febbraio, ore 11/30
Performance live e premiazione al "Dome"  il nuovissimo locale di tendenza nel centro storico – 8 marzo ore 17,00
Nota su le Regge di Greve in Chianti.
Nel cuore antico della Toscana, l'Azienda Agricola Le Regge è situata a pochi passi da Greve in Chianti. La proprietà si estende per 18 ettari sulla sommità della prima collina che si erge a sud di Greve; gode di un'eccellente posizione a breve distanza sia da Firenze che da Siena. Qui il connubio tra paesaggio, agricoltura, architettura e cultura ha radici profonde. Le ville, i cipressi, gli ulivi, le vigne e i boschi compongono un quadro di rara bellezza. Si tratta dell'originale zona di produzione del Chianti, delimitata già nel 1716 da Cosimo dei Medici circoscritta al territorio di Gaiole, Castellina, Radda e Greve in Chianti. E' uno dei principali centri della vitivinicoltura italiana di qualità, il Chianti Classico. La combinazione unica di elevate altitudini, terreni galestrosi, grande luminosità e un microclima caldo, asciutto ma con alta escursione termica, rende queste terre naturalmente vocate alle produzioni di vino e olio.

Chianti Classico Docg 2016

Riferimento ATS-10708
Cantina / produttore: Le Regge
Uve: Sangiovese 85%, Merlot 10%, Canaiolo 5%
Gradazione Alcolica: 14% Vol
Temperatura di Servizio: 16-18°C
Abbinamenti Gastronomici: tutti i piatti di carne, formaggi di media stagionatura


Una lezione di stile. Accessori Hanna Moore Milano alla Fashion Vibes della MFW

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Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente, così scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo".

E come il Gattopardo il Brand Hanna Moore Milanoritrova quotidianamente il suo stile nei ricordi, nel suo know how che ormai è insito, cambiare per rimanere uguali perché l’eleganza e lo stile non cambiano, mutano nel tempo, per un sistema di significati capaci di condensare la cultura di un’epoca, di un luogo, di una storia, ma rimane il concetto di stile: «Le style est l’homme même», lo stile èl’uomo stesso, diceva lo scienziato naturalista illuminista George-Louis Buffon nel suo discorso di insediamento all’Académie française nel 1752.
Infatti sembra una frase di un concetto moderno, che parla del modo in cui ci vestiamo, del nostro aspetto che dice molte cose, perché la moda nasce dall’antico istinto di apparire, esibire e chiarire la propria identità e, insieme, dalla necessità di differenziarsi dagli altri. Ecco perché, spesso, si dice che essa esprima allo stesso tempo l’effimero e l’eterno.
Accessori Hanna Moore Milano......Rispettando la filosofia per la quale un bel paio di scarpe cambia il modo in cui una donna si presenta al mondo, il brand si muove verso un total look, approfittando della sfilata Fashion Vibes della Milano Fashion Week, crea eleganza, raffinatezza, sperimentazione per una armonia fatta di equilibri progettuali e disequilibri emotivi, ricordi di cose viste, studiate, elementi che creano una trama nell’abbinamento apparentemente impossibile di piume, Svarowsky, lacci, gioielli, seta, pietre, metalli…..crea scarpe gioiello che appaiono come romanzi incantati sullo sfondo di una natura viva nei colori, densa di significati, piena di ricordi.


Ma non solo, capisce perfettamente l’importanza che hanno gli accessori nella moda e crea occhiali, borse, catene, monili che sembrano usciti da mare, perché la collezione che presenta è un viaggio di stile e talento nel raccontare, in un caleidoscopio di colore dalla creatività inarrestabile, una testimonianza contemporanea di donne senza tempo all’insegna della seduzione, estrapolandodalla fantastica collezione di immagini, la fantasia alla realtà della vita vera, che, combinate insieme, danno l'illusione ottica che calzature, occhiali, borse, accessori siano oggetti vivi, che improvvisamente prendono vita. 
Hanna Moore Milano Accessories
Crediti ph: Carlo Di Santo
Luciano Carino Art Director Eventi
Miriam Carino Director Immagine - Team HM Italy Make Up
Press: Cristina Vannuzzi


Annarita Stella Petrino, scrittrice e insegnante: leggere apre nuove porte e nuovi mondi. L'intervista

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«La lettura ha lo scopo di aprire nuove porte, nuove strade, nuovi mondi che non avremmo mai incontrato, ma soprattutto ha il compito di illuminare quelle aree del nostro io di cui non avremmo mai sospettato l’esistenza». di Andrea Giostra.

Ciao Annarita Stella, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Annarita artista-scrittrice e Annarita donna?
Ciao Andrea e grazie a te per la disponibilità. Vorrei presentarmi nella maniera più semplice possibile. L’Annarita scrittrice e artista nasce il 18 agosto 1977. Ho sempre avuto una grande passione per tutto ciò che era creativo: disegno, scrittura e canto in particolare. La mia passione per lo spazio e la fantascienza ha radici nell’infanzia, nei cartoni animati degli anni ’80, in particolare in quelli ambientati nello spazio o quelli che avevano i robot come protagonisti. Credo che sia stato qualcosa di scritto nel mio DNA. Ho sempre avuto una grande passione per il disegno, per il ritratto con matita e chiaroscuri, per la pittura con colori a olio che ho voluto provare negli ultimi anni. L’Annarita donna è un’insegnante di scuola primaria dell’I.C. Montorio-Crognaleto. Insegno italiano, inglese, storia, geografia e arte. Sono sposata da quasi undici anni e da quasi due sono madre adottiva di due splendidi ragazzi: Antonio ed Ekaterina.
Recentemente, ottobre 2019, hai pubblicato il tuo ultimo romanzo di fantascienza dal titolo “Quando borg poso' lo sguardo su eve”, con Tabula fati edizione. Ci parli di questa libro? Come nasce e qual è il messaggio che vuoi arrivi al lettore?
Il libro è stato scritto, nella sua prima stesura, diversi anni fa ed è rimasto nel classico cassetto. Qualche tempo fa, mi è tornato tra le mani, per così dire. L’ho scovato nei reconditi di una cartella e ho pensato che con qualche aggiustatina sarebbe potuto diventare un diamante grezzo. E così è stato. Si tratta di un romanzo distopico ambientato in un futuro post apocalittico dove convivono esseri umani e Borg. Questi ultimi (lungi dall’avere a che fare con quelli di Star Trek) sono esseri umani potenziati e creati con l’intento di rendere nuovamente abitabile le aree della terra devastate dalla guerra. Nonostante il controllo esercitato dagli esseri umani, i Borg trovano il modo di riprodursi e riescono a sottomettere gli esseri umani. In questo scenario prendono le mosse le vicende della protagonista Lilandra Nassir, una giovane borg che si troverà coinvolta in vicende personali e politiche molto intense. Ci sono diversi temi portanti all’interno del romanzo: innanzitutto il valore dell’uguaglianza di tutti gli uomini, dei pari diritti e doveri, della pace e dell’amore come sentimento capace di farci cambiare lo sguardo sull’altro.
Ci parli delle tue precedenti opere e pubblicazioni? Quali sono, qual è stata l’ispirazione che li ha generati, quali i messaggio che vuoi lanciare a chi li leggerà?
Io nasco come scrittrice nel 2004con la pubblicazione del mio primo romanzo di fantascienza “Ragnatela Dimensionale” con la Delos Books di Milano. A questo sono seguite due raccolte di racconti “You God”, “Racconti nascosti nei sogni” e un romanzo breve “Immateria, al di là della Matrice”(edizioni il Papavero). Con queste ultime tre opere ho voluto portare avanti un ardito tentativo: far dialogare la fantascienza con la religione cattolica e devo dire che il risultato mi ha pienamente soddisfatto. I temi dell’eugenetica, in particolare, sono stati affidati a una serie di personaggi e alle loro storia, lasciando al lettore la possibilità di scegliere quale delle varie voci ascoltare. Il messaggio che volevo mandare era sostanzialmente questo: l’uomo per sua natura è un essere limitato, ma si crede l’esatto contrario soprattutto quando gioca a fare Dio.
Come e quando nasce la tua passione per la scrittura?
La passione per la scrittura nasce all’età di 13 anni, quando vidi sul giornaletto “Club per voi” la copertina e la trama del romanzo di Isaac Asimov“Destinazione Cervello”. Esercitò su di me un fascino così intenso che chiesi a mia madre di ordinarmelo. Lo divorai in poco tempo e… fu amore a prima lettura. Da quel momento lessi di lui tutto ciò che riuscii a trovare e poi cominciai a scrivere le mie prime avventure nello spazio,
Qual è il percorso formativo ed esperienziale che hai maturato e che ti ha portare a realizzare le tue opere?
Il percorso è stato sostanzialmente quello della lettura e della passione per la fantascienza. Queste due passioni sono state così forte da confluire in un atto creativo che via via è andato maturando, fino ad assumere le sembianze di racconti prima e di romanzi poi.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.»(Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa ne pensi delle parole di Bukowski? Secondo te è più importante quello che viene narrato (la storia) o come è scritta (il linguaggio utilizzato)?
Io mi trovo perfettamente d’accordo con quanto dice. Io butto giù le storie. Se a un certo punto si fermano, sono racconti. Se proseguono sono romanzi. Tuttavia ritengo che le storie debbano essere scritte bene e con proprietà di linguaggio.
«Quando la lettura è per noi l’iniziatrice le cui magiche chiavi ci aprono al fondo di noi stessi quelle porte che noi non avremmo mai saputo aprire, allora la sua funzione nella nostra vita è salutare. Ma diventa pericolosa quando, invece di risvegliarci alla vita individuale dello spirito, la lettura tende a sostituirsi ad essa, così che la verità non ci appare più come un ideale che possiamo realizzare solo con il progresso interiore del nostro pensiero e con lo sforzo del nostro cuore, ma come qualcosa di materiale, raccolto infra le pagine dei libri come un miele già preparato dagli altri e che noi non dobbiamo fare altro che attingere e degustare poi passivamente, in un perfetto riposo del corpo e dello spirito.»(Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905). Qual è la riflessione che ti porta a fare questa frase di Marcel Proust sul mondo della lettura e sull’arte dello scrivere?
Come ho detto prima la mia scrittura è nata con la lettura e mi ritrovo tantissimo nella prima parte di questa citazione. La lettura in primis ha lo scopo di aprire nuove porte, nuove strade, nuovi mondi che non avremmo mai incontrato, ma soprattutto ha il compito di illuminare quelle aree del nostro io di cui non avremmo mai sospettato l’esistenza.
«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). È proprio così secondo te? Cosa significa oggi leggere un buon libro, un buon romanzo? Quali orizzonti apre, se secondo te oggi, nell’era dell’Homo Technologicus, effettivamente la lettura di buoni libri apre orizzonti nuovi?
Decisamente sì, solo che oggi la lettura è assai bistrattata poiché la tecnologia non permette il soffermarsi sulla parola scritta. La lettura a video, le chat e soprattutto gli odiati vocali stanno uccidendo la parola scritta. Io sono amante della tecnologia ma non riesco ancora a sostituire l’odore delle pagine con un E-reader. Pur possedendolo, io ho bisogno di stringere tra le mani il romanzo. Il progresso della tecnologia ha anche moltiplicato la possibilità di pubblicare di tutto a scapito della qualità dello scritto. Molto di ciò che trovi scritto, è scritto male. Dovremmo tornare davvero agli orizzonti intanto del buon scrivere e poi della qualità a dispetto della quantità.
«Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”»(Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere e per diventare grandi scrittori come promettono gli organizzatori?
Sinceramente mi ha sempre lasciato assai perplessa la dicitura “corso di scrittura creativa”. Io lo definirei piuttosto “corso di scrittura”poiché possono insegnarti a scrivere bene, possono insegnarti le tecniche e questo serve, senza dubbio. Ma non possono insegnarti a creare. Le storie o le hai dentro o non le hai. Se le hai le metti su carta, se non le hai nessuno può mettertele dentro. Oggi per diventare un grande scrittori non serve né una buona storia né saper scrivere. Basta avere un nugolo di editor intorno che scrivono praticamente il libro al posto tuo.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi?
In primis Isaac Asimov che considero il mio maestro e il mio mentore, nonché il più grande autore di fantascienza mai esistito. Ho avuto un grande passione anche per William Gibson e il suo Cyberpunke sono una grande fan di Patricia Cornwelle della sua Kay Scarpetta.
Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre libri e tre autori da leggere, quali consiglieresti e perché proprio questi?
Isaac Asimov e il suo “Io Robot” per conoscere il grande maestro attraverso il suo capolavoro. William Gibsone la sua “Aidoru”perché è molto adatto ai tempi moderni in cui la vita in rete sta sostituendo quella reale. “Memorie di una Geisha” perché è un libro introspettivo.
Tre film da vedere assolutamente? Quali e perché quelli secondo te?
Incontri ravvicinati del terzo tipo” perché si tratta di un capolavoro del cinema di fantascienza; “Via col Vento” perché è un classico e i classici bisogna amarli; “Ragazze Vincenti” perché ti dà la grinta!
Una domanda difficile Annarita Stella: perché i nostri lettori dovrebbero comprare i tuoi libri? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per comprarne alcuni.
Perché è la fantascienza che non ti aspetti. “Quando Borg posò lo sguardo su Eve”è destinato proprio a chi nutre diffidenza nei confronti della fantascienza e la considera un genere difficile. Sarete affascinati da Lilandra Nassir, dal suo carattere, dalla sua passionalità e da tutte le vicende che si troverà a dover affrontare.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti di cui ci vuoi parlare?
Il mio progetto è scrivere un romanzo da poter presentare al premio Urania. Ci sto lavorando nei ritagli di tempo. Nel frattempo mi dedicherò alla promozione del mio romanzo, alle presentazione per fare in modo che quanta più gente possibile legga fantascienza.
Dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?
Su Facebook - Annarita Stella Petrino - pagina e profilo; Sul blog http://petrinoscifi.wordpress.com; Su Instagram annarita_stella_petrino
Come vuoi chiudere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori?
Ringraziandovi per la vostra attenzione e invitandovi ad acquistare il libro perché sono certa che non vi deluderà. Potete ordinarlo su Amazon, sulle librerie online oppure sul sito della casa editrice: http://www.edizionitabulafati.it. Se, invece, lo volete con dedica potete scrivermi direttamente: annaritapetrino@yahoo.it.

Annarita Stella Petrino

Andrea Giostra

ROBERTA BONANNO: dal 28 febbraio in radio con il nuovo singolo "TANTO È UGUALE"

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foto by Federica Zavaleta
Da venerdì 28 febbraio arriva in radio, in digital download e su tutte le piattaforme streaming "TANTO È UGUALE" (Advice Music) il nuovo singolo di ROBERTA BONANNO, scritto per lei da Fabio Vaccaro e Mattia Foderà.
Il brano parla di come spesso sia difficile accettare la fine di una storia d'amore, al punto da cercare inutilmente abbracci falsi per ingannare sé stessi.

"TANTO È UGUALE" è accompagnato da un videoclip per la regia di Luca Giordano, girato in due luoghi incantevoli e romantici come il lungo lago di Como e Cernobbio con le sue ville.

«Il video è stato pensato come sfogo romantico attraverso le immagini, la sensualità e la rabbia che può avere una donna verso un uomo. Esprime uno stato d’animo, delle emozioni, un periodo particolare.» - commenta il regista - «Roberta è stata molto brava ad entrare nella parte, dal ritornello dove l’ira e le emozioni si svelano fino alle strofe, dove la dolcezza prende il sopravvento nelle emozioni».

Roberta Bonanno, ha partecipato alla settima edizione di “Amici di Maria De Filippi”nella stagione
2007-2008, arrivando seconda. L’anno successivo ha esordito nel mercato discografico con l’EP “Non ho più paura”, piazzandosi alla decima posizione della classifica FIMI e al primo posto nella classifica ITunes. Nel 2010 ha pubblicato l’album omonimo “Roberta Bonanno”, all’interno del quale si trovano singoli di successo come “Sorelle d’Italia”“Mat3matico” e “A Natale puoi”,contenuto nella riedizione natalizia “Roberta Bonanno – Christmas Edition”. Gli importanti risultati di vendita online le valgono il Premio "Miglior Artista Zimbalam dell'anno", che le viene conferito in occasione del MEI (Meeting degli Indipendenti) nel novembre 2010. Gli anni successivi vedono la pubblicazione in digitale di diversi singoli: “Per un attimo”“Devi dirmi di sì” e “It’s oh so quiet”, brano che nel 2013 le vale il Premio FIM (Fiera Internazionale della Musica) “Miglior Interpretazione”.
Tra il 2016 e il 2017 pubblica per l’etichetta Advice Music i brani “Ad un passo (Baciami)”“Ridere di me” e “Le cose più belle”, che segnano l’inizio dei lavori per il nuovo album.
Il primo giugno del 2018 esce il singolo "Controtendenza", quarto singolo estratto dal nuovo album “IO E BONNIE” (etichetta Advice Music, prodotto da Carlo Delor, Alberto Boi) disponibile in tutte le piattaforme digitali dall’8 giugno. Il 12 luglio pubblica "Osa" il quinto singolo.
Dopo aver vinto la 24esima edizione del Premio Mia Martini, e aver partecipato all’edizione 2018 di "Tale e quale show" su Rai1, dove è stata ritenuta la migliore rivelazione grazie alle sue eccellenti interpretazioni tra le quali ricordiamo in modo particolare quelle di Aretha Franklin, Amy Winehouse, Mina e Katy Perry, torna in radio con il brano “Un Buon Motivo” contenuto nell’album “IO E BONNIE ”.
Nell'Ottobre 2019 riceve a Venezia il Premio alla Musica assegnato dalla Fondazione Mazzoleni che premia l'eccellenza Made in Italy. A Novembre torna a "Tale e Quale Show 2019"partecipando alle puntate finali dello show televisivo con buon risultato e riscontro del pubblico.








comunicazione e promozione

Mozart, Trilogia a La Monnaie. Tre grandi opere, un'unica cornice. La recensione di Fattitaliani

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Alla Monnaie 10 ore di musica per una rappresentazione di Mozart che racchiude tre opere - Le nozze di Figaro, Così fan tutte e Don Giovanni - pur rispettandone l'identità individuale: un'idea del sovrintendente Peter de Caluwe ha portato alla realizzazione di una messinscena delle tre opere in successione, quasi fossero episodi di una serie televisiva; un'idea che ci ha permesso di rivedere i tre capolavori mozartiani in una nuova intrigante forma che crea un effetto moltiplicatore e ne aumenta la leggibilità mettendone in evidenza i tratti comuni; in un medesimo luogo, in un edificio moderno qualsiasi nell'arco delle ventiquattro ore di una medesima giornata, i medesimi protagonisti delle singole storie intrecciano le loro vicende in una esplosione incontenibile di vitalità. La trama è inquadrata inizialmente dalla morte del commendatore e alla fine da quella di Don Giovanni e, come in una moderna serie televisiva in ciascuno dei tre "episodi" compaiono accenni, anticipazioni, ricordi degli altri episodi e degli altri personaggi, in una sorta di 'interazione interna' fra le tre opere che a mio avviso aumenta la leggibilità dei singoli caratteri:  come a dire, per esempio,  "guarda che la rabbia di questo personaggio di Cosi' fan tutte è come quella di don Giovanni!" in un gioco continuo di rimandi, in scena ma anche cinematografici, in un meccanismo narrativo moderno che contamina le singole opere ma rispettosamente, non le disturba né le distorce, garbatamente aumenta la leggibilità del tutto.
Le riprese cinematografiche utilizzate, con i medesimi attori/cantanti nei medesimi ruoli, radicano le storie a Bruxelles oggi, che diventerà Palermo nella prima italiana del Teatro Massimo (che coproduce).
Jean-Philippe Clarac e Olivier Delœuil, i due registi, hanno creato così una  struttura unitaria, una spina dorsale unica che attraversa e sostiene le tre opere  mantenendole pero' nello stesso tempo indipendenti e 'integre' nel loro contenuto musicale e narrativo. Operazione legittima? Sono accettabili questi déplacement dei personaggi che, attraverso i doppi ruoli di quasi tutti i cantanti o che attraverso gli inserimenti cinematografici che accompagnano tutta la trilogia, compaiono altrove e fluiscono da un'opera all'altra?
A mio parere è necessario fermarsi e riflettere sulle differenze fra i protagonisti di un'opera letteraria, sia esso l'Io narrante nella Recherche o la Lucia ne I promessi sposi, e i personaggi creati nell'ambito di un'opera lirica: il personaggio creato nell'opera letteraria si struttura e viene in vita attraverso un'infinita e sapiente complessità di dettagli: ognuno di questi dettagli contribuisce alla tenuta dell'insieme; nell'opera letteraria, così come in un quadro, non puoi togliere o aggiungere un particolare senza devastare l'opera originale, senza trasformarla in qualcosa di inappellabilmente altro; una piccola modifica e l'originale non esiste più! Non puoi togliere o modificare un solo dettaglio senza distruggere quell'equilibrio unico che costituisce la rappresentazione pittorica o letteraria.
Nell'opera lirica invece il libretto, cioè la narrazione letteraria, ha una struttura estremamente importante ma resta quasi una sorta di traccia, certamente più di un semplice canovaccio ma piu' vicino a una struttura di guida che a un'opera compiuta: resta, per sua intrinseca natura, un qualcosa da riempire attraverso la messinscena; il libretto è ben diverso da un'opera letteraria narrativa: è un genere in sé anzi direi - cum grano salis, e sperando di essere bene inteso e che Da Ponte non mi fulmini!- che non ha vita in sé stesso ma che si comprende soltanto quando accompagna e a rende visibili i flussi della musica sottostante, che lo vitalizzano e gli danno senso: ogni personaggio del libretto  esplicita cosi' una composita serie di elementi musicali, e alcuni di questi elementi comuni a diversi personaggi, come in una sorta di intersezione di insiemi nella  teoria matematica degli insiemi, dove c'è una porzione degli insiemi che si interseca e che forma un insieme comune; nell'ambito dell'intersezione - cioè nello spazio comune ai due personaggi - esiste uno spazio di manovra, la possibilità ragionata di accostamenti e parallellismi fra personaggi simili; contaminazioni in qualche modo ma se fatte con sapienza permettono di ampliare il punto di vista evidenziando le somiglianze: è una operazione delicata ma a mio avviso legittimata e resa possibile da una comprensione profonda dell'opera.
Mozart scava con la sua musica nella profondità dell'anima e genera un flusso che porta a galla le sue molteplici sfaccettature, la sua complessità, la sua inafferrabile ricchezza: ogni personaggio è una via di uscita di questi straordinariamente complessi flussi, ogni personaggio ne svela e interpreta delle componenti, in una miscela di pazzesca ricchezza: io credo che questa trilogia rispetti i flussi fondamentali di questa  musica meravigliosa.
Con questa premessa godiamoci i blu, i gialli, i rossi, colori che connotano ciascuna opera  (il rosso va al Don Giovanni e alla sua affascinante trasbordante sensualità, ça va sans dire, il giallo a Cosi' fan tutte) e che ci danno degli indizi per capire gli inserti, le anticipazioni, le commistioni, come un restauro corretto che segnala i rifacimenti; godiamoci una chiave di lettura di Mozart dichiaratamente ed esplicitamente al femminile, con i personaggi che si confrontano con le nuove realtà del MeToo e con una nuova sensibilità verso diversità dei generi; godiamoci la meravigliosa musica diretta da Ben Glassberg e Antonello Manacorda; godiamoci il notevole cast delle tre opere; godiamoci l'intelligenza di chi vede nell'opera un mezzo culturale in evoluzione e trasformazione  e non un polveroso stantio entertainment per agés annoiati.
Giovanni Chiaramonte
Foto scena: Forster.

Janet De Nardis: la regista di Punto di rottura si ispira alle meraviglie dell’Umbria per raccontare il rapporto tra uomo e natura

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Janet De Nardis è una donna dalla creatività coinvolgente, un vulcano di idee che continua a sorprenderci nei progetti che l’hanno vista protagonista negli ultimi mesi.
Dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma, “Punto di Rottura” , la sua opera prima alla regia, è in finale a Cortinametraggio. L’evento, giunto quest'anno alla sua quindicesima edizione, è il primo e più importante Festival di Corti in Italia. Da sempre fucina di talenti, Cortinametraggio è stata la rampa di lancio di registi oggi affermati, tra cui ricordiamo Paolo Genovese, Giuseppe Marco Albano e Alessandro Capitani. Inoltre, nelle prossime settimane vedremo in rete la nuova campagna in favore dell’Educazione Finanziaria, di cui sono testimonial alcuni youtuber noti nel web come Leonardo Bocci e Angelica Massera. Cinque video scritti e diretti da Janet De Nardis, una novità rispetto alla sua opera prima, in questo progetto la De Nardis ha usato un linguaggio dinamico e giovane per riuscire ad avvicinare un pubblico sempre più ampio a tematiche importanti che fanno parte della nostra vita, ma che spesso non vengono adeguatamente compresi. In una recente intervista, Janet ha confessato che si concede un periodo di riposo presso il Borgo Antichi Orti ad Assisi, in compagnia del marito e della figlia. Dopo gli impegni lavorativi, recupera al meglio le energie, rifugiandosi tra la natura in uno dei luoghi più belli dell’Italia. Un posto, quello di Borgo Antichi Orti dove presente e futuro si incontrano, con piatti prelibati che recuperano i sapori antichi delle materie prime. Questa rappresenta un’esperienza emozionale e sensoriale per Janet che ha inoltre rivelato di essersi ispirata al rilassante luogo per raccontare la storia di “Punto di Rottura” in cui si affronta il delicato rapporto tra uomo, natura e tecnologia.

Presidente del Parlamento europeo David Sassoli al workshop “RenAIssance. Per un’intelligenza artificiale umanistica”

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(video) Intervento del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli al workshop “RenAIssance. Per un’intelligenza artificiale umanistica” svoltosi il 28 febbraio a Roma presso l'Auditorium di via della Conciliazione.
Hanno partecipato Brad Smith, Presidente Microsoft, John Kelly III, Vicedirettore esecutivo Ibm e il Direttore generale della Fao, Qu Dongyu. Il convegno è stato introdotto da Mons. Paglia, Presidente della Pontifica Accademia per la vita.
Lo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale, insieme ad una comunicazione digitale globalizzata e alle potenzialità delle reti, ci pongono interrogativi di straordinaria ampiezza che richiedono una riflessione approfondita e soprattutto una capacità di leggere i cambiamenti con lungimiranza e grande senso di responsabilità. 

Per il tempo che resta, ultimo romanzo di Laura Basilico: Quando il terrore genera odio. La recensione

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Siamo nel 2012 ed un attacco terroristico verificatosi allo stadio San Siro durante il derby Milan - Inter ha sconvolto l’intera città di Milano.
Gli occhi di tutti sono puntati su una donna, Sara Confalonieri: le telecamere dello stadio l’hanno ripresa mentre si allontanava a passo spedito dal luogo dell’attentato soltanto alcuni istanti prima delle esplosioni. Sara non è una terrorista, ma una donna che affronta i suoi demoni in solitudine, che decide, forse stupidamente, di prendersi una pausa dalla famiglia, dalla vita, di allontanarsi per qualche ora, forse per qualche giorno, e lasciare temporaneamente la presa su una realtà che non coincide con quella dei suoi sogni di bambina e di adolescente, una realtà soffocante da cui sente di voler staccare. Eppure, quel timido allontanamento le sarà fatale. Al centro del mirino di tutti, Sara diventa la valvola su cui si sfoga l’odio di un’intera popolazione colpita dal dolore. Familiari e amici più stretti iniziano a dubitare della sua innocenza, i poliziotti frugano nel suo passato in cerca di indizi che siano prova della sua colpevolezza, intere pagine social diventano contenitori di odio e di insulti nei suoi confronti.
Soltanto Barbara, blogger e giornalista, difende a spada tratta la sua innocenza, pur non essendo legata a lei da nessun sentimento di affetto.

Quando Sara esce allo scoperto per confermare la sua innocenza, ritornando in quella realtà che avrebbe tanto voluto abbandonare, ad accoglierla è un mondo carico d’odio e di rancore.
Per il tempo che resta, ultimo romanzo di Laura Basilico, racconta con amarezza la storia di Sara, della sua rinascita dopo la tragedia, ma soprattutto dei legami affettivi che, proprio durante uno dei suoi più grandi momenti di debolezza, sembrano svanire con ingiusta semplicità.

Sara e Barbara, uniche due figure realmente positive della storia, decidono tuttavia di collaborare. Un’intervista a due voci pubblicata su YouTube fa il punto della questione, senza mezzi termini, senza pudore. Ne vien fuori, oltre che una triste considerazione sulla fragilità dei rapporti umani, la spaventosa fotografia di uno stato distratto, indebolito, incapace di riconoscere l’innocenza di un cittadino indifeso, incapace di prendere decisioni risolutive, di agire a favore dei diritti dei suoi cittadini, incapace di arginare l’odio di chi utilizza qualsiasi mezzo pur di farsi ascoltare, anche quando ciò che vuole dire è falso, offensivo, ingiusto.

A chiudere la narrazione è un toccante resoconto di Aurora, figlia adolescente di Sara. La sua inaspettata ma precisa comprensione degli avvenimenti, così come l’esatta interpretazione dei comportamenti umani di cui è stata inconsapevole spettatrice, riaccendono nel lettore, ancora una volta e “per il tempo che resta”, la speranza in futuro meno spaventoso.


Titolo: Per il tempo che resta
Autore: Laura Basilico
Genere: Distopia politico-sociale
Casa Editrice: Il Seme Bianco
Collana: Magnolia
Pagine: 176
Prezzo: 15,90 
Codice ISBN: 978-88-3361-168-6
  

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Roma, Grunda l'angelo dalle ali rotte: presentazione del fumetto sul femminicidio il 4 marzo

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Il Presidente del Rotary Club Sud Ovest, Edoardo Boscia insieme alla criminologa Maria Gaia Pensieri e ad Emanuela Del Zompo, giornalista-scrittrice ed autrice di Grunda l'angelo dalle ali rotte, presentano il fumetto sul femminicidio il 4 marzo ore 20,00 presso l'hotel Ambasciatori Palace di via Vittorio Veneto, 62 Roma.
Il fumetto, già presentato al festival di Venezia, Berlino e Roma, vuole essere uno strumento di formazione per gli adolescenti e per le scuole: comunicare attraverso le immagini e le avventure di Grunda, un angelo pasticcione che nel tentativo di riconciliare le coppie non riesce ad evitare il fenomeno del femminicidio, ed ogni violenza spezza sempre di più le sue ali. Da qui, però, il personaggio subirà un’evoluzione e qualcosa nella sua missione cambierà.
«L’idea di un fumetto per le scuole – ha spiegato l’autrice e interprete Emanuela Del Zompo – nasce per far capire che quando sia ama non si possiede e non si ferisce l’altra persona, tanto nei giovani quanto negli adulti. C’è molto di me in Grunda, siamo come due sorelle gemelle nate da madri diverse. Per questo motivo mi sono sentita a mio agio e la sua interpretazione è stata spontanea. Il progetto è stato completamente autoprodotto e ad oggi non sono stata supportata dalle istituzioni. Il mio desiderio è far arrivare una copia del fumetto a tutte le scuole perché Grunda sia un messaggio di prevenzione e di supporto per far capire ai giovani che l’amore va vissuto libero senza forzature senza costrizioni, senza pesi e senza pretese. Il possesso o l’ossessione sono solo illusioni di un sentimento sbagliato che in casi estremi porta al femminicidio, in altre forme agisce psicologicamente nel quotidiano. Le donne hanno tanto da imparare per tutelare sé stesse».
In vendita su www.amazon.it e www.amazon.de (versione tedesca).

Il Rotary Club Roma Sud Ovest  è stato costituito il 18 Aprile 1973. E’ nato con 31 soci fondatori di cui 6 provenienti dal Club sponsor Roma Sud. Fa parte del Distretto Rotary 2080, che include le aree geografiche di Roma, Lazio e Sardegna.
Attualmente il Rotary Club Roma Sud Ovest, dopo una fusione con il Rotary Club Roma Palatino, conta circa 60 soci, rappresentanti di numerose categorie professionali.
Nell’arco della sua storia un suo socio, Gen. Ruggero De Zuani, è stato eletto Governatore del Distretto per l’anno rotariano 2000-2001.

I topi vivi dei cinesi e le schifezze che mangia Zaia

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Caro Zaia, parlando di corona virus in una intervista lei ha detto, a proposito dei Cinesi: "li abbiamo visti tutti mangiare topi vivi". Tutti...? Parli per sé per favore.
E comunque, che in un paese enorme, dalle realtà variegatissime e di storia molto più antica di quella della Repubblica Veneta si mangino anche cose che a noi fanno schifo è un fatto; ma aspetti un momento. Sbaglio, o i "suoi" vicentini li chiamano "magna-gatti" per l'attenzione gastronomica riservata ai mici? Il vizietto risalirebbe alla fame causata nel '600 dalla peste, però poi si sarebbero detti "mica male" e avrebbero continuato, magari facendo la scarpetta nel sugo (ma spero sia roba passata). 

Pensi: se si spargerà la voce all'estero, qualche suo collega potrebbe chiamare "mangia-gatti" tutti e sessanta milioni di italiani. 
I punti di vista angolati e le etichette sono pericolosi, Zaia. Di lei, per esempio, si potrebbe dire che è stato visto mangiare la secrezione solidificata delle ghiandole di un animale con l'aggiunta della bava di un insetto. E anche masticare con gusto esserini ancora vivi. Dice che non ha mai fatto una schifezza del genere? Sì, invece. Solo che la secrezione della ghiandola la chiama "burro" e la bava dell'insetto "miele". Quanto agli esserini viventi che ha gustato con entusiasmo, le chiama "ostriche". Che peraltro non sono gli unici esseri che noi Italiani mangiamo vivi. Alcuni addirittura li maltrattiamo prima a lungo, come i polpi arricciati cari ai baresi. E siamo ghiotti di serpenti, no? Serpenti di mare, naturalmente, che chiamiamo "anguille" e "gronghi". Per non parlare dei crostacei, che hanno esoscheletro e zampette come gli scarafaggi. Tutti, nascendo in un posto, tendiamo a considerarci "centro del mondo" e metro con cui giudicare gli altri. Poi qualcuno si deprovincializza, e qualcun altro non ci riesce; e se uno che non ci è riuscito diventa governatore, può danneggiare l'economia della regione di cui ha la massima responsabilità, e del resto d'Italia, offendendo l'orgoglioso popolo di un Paese con il quale abbiamo vitali rapporti commerciali. Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è nato nel 1946 a Palermo. Ha vissuto nel capoluogo siciliano, a Catania, Teheran e Il Cairo, e adesso risiede a Roma. Ha pubblicato Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non, e i gialli La pietra al collo, Il morto con la zebiba (ripubblicato nella collana Noir Italia de IlSole24Ore), Il marchio sulle labbra, Assassinio alla Targa Florio e La difesa del bufalo, gli ultimi tre con Dario Flaccovio Editore. Con la stessa casa editrice ha pubblicato anche la raccolta di racconti Uno sì e uno no. Il suo ultimo libro, dedicato ai lettori più giovani, è Dieci piccoli gialli edito da EL/Einaudi Ragazzi. Barbieri è stato premiato, fra l’altro, al Giallo Garda, al Città di Cattolica, al Città di Sassari, all’Efesto-Città di Catania, allo Scerbanenco@Lignano e, per due volte, all’Umberto Domina. Cura una rubrica con Malgradotutto e collabora con diverse testate web fra le quali fattitaliani.it e MetroNews, il quotidiano delle metro di Roma, Milano e Torino.

Le Fasi, “Via Roma” è il primo singolo della band napoletana, l'inno del cambiamento

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“Via Roma” è il primo singolo della band napoletana Le Fasi, disponibile dal 29 febbraio 2020, che anticipa il nuovo ed atteso album “Edèra”, produzione artistica Michele Guberti di Massaga Produzioni, distribuito da Alka record label.
Così la band campana descrive il nuovo lavoro: "Via Roma" rappresenta l'inno del nostro mutamento. Le sue strofe ripercorrono tutte le fasi del nostro cambiar pelle: la nostalgia provata verso ciò che eravamo, l'età che spesso si è rivelata una gabbia d'oro, l'esperienza che a volte ci ha remato contro e, alla fine, il coraggio che ogni piccolo artista ha di cambiare percorso e intraprendere una svolta inaspettata nella sua carriera.

Le Fasi sono un gruppo pop rock formatosi nel giugno 2012 a Napoli. Nella primavera del 2013 pubblicano il singolo d'esordio "Ricordi Di Un'Estate", che apre le porte del circuito alternativo campano portando alla pubblicazione dell'EP "LE FASI 1.0".
Dal 2013 al 2016 partecipano a numerosi festival nazionali tra cui Meeting del MarePummarockFest, vincitori del Festival di Napoli con il brano "O Stupure do Munno" e finalisti all'Hit Week Music Contest.
Nell'autunno 2015, grazie alla partecipazione al programma televisivo Amici di Maria De Filippi, conoscono Fabrizio Moro. L'artista permette al gruppo di aprire i suoi concerti. 
Nel Dicembre 2016 pubblicano l'album “Lucida Follia”, 9 inediti che anticipano 2 tour nazionali e svariati opening act di concerti, tra cui i Rio,  Clementino, FojaAlmamegretta ed Arisa (in collaborazione con Radio Marte, presentata dai The Jackal).
Il 18 gennaio 2019 esce “Ultima pagina”, bonus track dell’album “Lucida follia” che chiude l’omonimo ciclo per affacciarsi ad una sperimentazione di generi e parole totalmente differente.

Le Fasi sono:
Genny Arienzo (Voce e piano),
Ernesto Borruto (chitarra e cori)
Enzo Servo (batteria)
Antonello Amoroso (basso).

Riprese video/photo director: Ilaria Passiatore, Michele Guberti
Montaggio video e post Produzione: Ilaria Passiatore, Michele Guberti
Produzione artistica: Michele Guberti per Massaga Produzioni
Registrato e mixato: da Federico Viola e Michele Guberti presso Animal House Studio di Ferrara 
Distribuzione: Alka Record Label
Promozione/ufficio stampa: Alka Record Label e Rossella Vetrano
Edizioni a cura di Materiali Musicali

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