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Sarah Falanga, attrice di grande spessore, tra i protagonisti dell'Amica Geniale. L'intervista

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Sarah, è orgogliosa di aver fatto parte del cast di Gomorra?

“Sì. Interpretare la madre di Nicola, una donna piuttosto sofferente, mi ha dato una carica pazzesca. Devo dire che ho instaurato fin da subito una sintonia con il regista Marco D’amore, che ha curato la regia di tutti gli episodi in cui io sono stata protagonista. Mi ha voluto ad ogni costo, mi è venuto incontro perché proprio in quel periodo stavo girando anche L’Amica Geniale, la prima stagione, ed avevo una sorta di esclusiva con la serie”.
Un ruolo che le ha dato anche una certa notorietà. Se la aspettava?
“Assolutamente no. Anzi, all’inizio mi faceva un effetto strano quando la gente mi riconosceva e mi fermava in strada per salutarmi. Gomorra ha permesso che mi capitasse questo. Sono grata a quel ruolo”.
Si aspettava, invece, il successo de L’Amica Geniale?
“In realtà sì, perché ho sempre notato che dietro quella produzione c’era tanta qualità, un’eccellenza che difficilmente si trova. Sono lusingata di essere stata scelta per il ruolo di Maria Carracci, che potrò portare in televisione ancora per tanto tempo, visto che nei racconti Elena Ferrante viene sviluppato parecchio. A parer mio, la forza del progetto sta anche nella bravura di Saverio Costanzo. All’inizio avevo un po’ di pregiudizio nei suoi riguardi perché e figlio del più noto Maurizio, ma ho potuto ricredermi toccando con mano la sua competenza, il rigore con cui esegue minuziosamente il suo lavoro. Difficilmente si trovano registi così preparati, è stato ed è un onore per me lavorare con lui”
Cosa pensa della televisione di oggi?
“In realtà non la guardo tantissimo. Mi piace informarmi seguendo le trasmissioni di Alberto Angela, in particolare Meraviglie. Mi distraggo guardando certi talent, anche se non mi piacciono quelli dove si fa leva sul sensazionalismo come Grande Fratello o L’isola dei Famosi. Trovo che siano prodotti sterili, un ‘giornale per cameriere’. Sono seccanti, per certi versi anche diseducativi. Preferisco vedere show dove gli artisti possono essere definiti tali. Un tipo di televisione che proprio non tollero è quella di Barbara D’Urso, appena vedo lei cambio canale”.  

Quattro Oscar a “Parasite” di Bong Joon Ho: un perfetto equilibrio tra commedia, dramma e thriller

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di Riccardo Bramante

Dopo aver già vinto la “Palma d’oro” al Festival di Cannes ed il Golden Globe, “Parasite”, il film del regista sud coreano Bong Joon Ho ha vinto ben quattro Oscar in quest’ultima edizione dell’evento che si è chiuso il 9 febbraio scorso a Los Angeles: l’Oscar per il miglior film in assoluto, quello per il miglior film straniero, quello per la migliore regia ed, infine, quello per la migliore sceneggiatura, risultando anche il primo film non americano e non in inglese a vincere l’ambito premio.

E’ difficile inquadrare l’opera in un ambito preciso: è un thriller ma anche una satira sociale con momenti di pura commedia o, al contrario, drammatici che racconta la storia di una famiglia povera che attraverso sotterfugi ed inganni si infiltra in una famiglia ricca per cercare di sfruttarne i vantaggi e migliorare la propria condizione sociale.

Inizialmente il film doveva chiamarsi “Decalcomania” proprio perché metteva a confronto due immagini familiari perfettamente simmetriche nella composizione ( padre, madre, figlio e figlia) ma divise da un enorme gap economico; è uno scontro tra classi sociali quello che narra il regista sud coreano in cui, però, nessuno è veramente “cattivo”, né quei poveri che cercano di migliorare la propria situazione economica con inganni e piccole truffe, né i ricchi che stanno sempre in alto senza rendersi conto di starci perché per loro è normale tutto ciò che fanno.

Le due famiglie sono le due facce del contesto sociale in cui si muove l’odierna Corea del Sud, forse con qualche accento marxista e poco liberista che viene facilmente perdonato per l’alto livello estetico e tecnico che impronta tutto il film soprattutto nella messa in scena con immagini di grande impatto.

Il regista Bong Joon Ho si era gia fatto conoscere nel 2003 con il film “Memories of Murder” a cui seguì l’horror di fantascienza “The Host” e più recentemente “Okya”, uno strano lavoro in cui la protagonista salva dalla morte un maiale e lo fa convivere insieme a lei. A riprova dell’estrema fantasia delle sue opere e nell’euforia della insperata vittoria Bong ha affermato che la trama di “Parasite” inizia come fosse “una fine pioggerella” per poi crescere e “diventare un tifone”.

Sta di fatto che il film è molto accattivante (finora ha incassato ben 165 milioni di dollari nel mondo a fronte di un costo di nemmeno 12 milioni di dollari) con un ingranaggio di trama complesso ma in perfetto equilibrio tra commedia, dramma e thriller che tiene lo spettatore incollato alla poltrona fino all’ultima scena.

Jim Carrey in "SONIC - IL FILM" da oggi al cinema. L'intervista

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(intervista) Basato sul famosissimo franchise videoludico Sega, SONIC - IL FILM racconta la storia del riccio più veloce del mondo e della sua incredibile avventura nella sua ‘nuova casa’, la Terra.
Nel film, Sonic e il suo nuovo migliore amico Tom (James Marsden) si uniscono per difendere il pianeta dal genio malvagio, il Dr. Robotnik (Jim Carrey) e dai suoi diabolici piani per il dominio del mondo. Il film, pensato per ragazzi e famiglie, vede tra gli altri la partecipazione di Tika Sumpter nei panni di Annie Wachowski, la moglie dello sceriffo Tom.


CLIP – NON ME L’ASPETTAVO QUESTA: https://youtu.be/k_cp7KSi5MM
FEATURETTE – JIM CARREY È ROBOTNIK: https://youtu.be/-PQR9Xyc6y4



CLIP – BABY SONIC: https://youtu.be/JFZTqcc3cqE
IL TRAILER UFFICIALE: https://youtu.be/uqEbjPKJc6k

I problemi di Gibbo a Fattitaliani: il nostro disco nasce da un'esigenza di comunicare. L'intervista canzonata

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Il 14 febbraio esce “Sai dirmi perché?” l’album d’esordio della band reggiana I problemi di Gibbo: un album che racconta la fragilità e la frenesia della società moderna proiettate nella complessità dei rapporti umani.
Un progetto discografico che fonde suoni analogici e digitali in un unicum musicale multiforme. Stefano Gibertoni (voce e chitarra acustica) e Daniele Prandi (batteria), attratti da sempre dal cantautorato italiano e dalle sonorità indie folk americane, creano un mix sonoro fresco e malinconico, fatto di chitarre gentili e suoni profondi, grazie anche alla creatività di Alessandro Stocchi (chitarra elettrica) e alla splendida voce di Carlotta Gibertoni (cori e basso synth). Nella primavera del 2017 nascono “I problemi di Gibbo” per raccontare attraverso la musica, lo stato d’animo e le contraddizioni della vita di tutti i giorni. Fattitaliani li ha intervistati per la rubrica "L'intervista canzonata": le domande sono state formulate con i titoli del disco.
Partiamo dal nome del gruppo: com'è stato scelto? che significa?
Avevamo l’esigenza di trovare un nome che raffigurasse il nostro modo di vedere il mondo, che rispecchiasse le nostre canzoni e quello che vogliamo comunicare. Gibbo è un personaggio immaginario, non proprio a suo agio nella società moderna dove conta solo apparire, sempre connessa e con tante maschere che nascondono la realtà delle cose.
Secondo voi, grazie a internet in "Tutto il mondo" la musica è cambiata, si è maggiormente "mescolata" in generi e contaminazioni?
Sicuramente il web ha influenzato il modo di ascoltare musica. Tutto è a disposizione, subito, e questo ha fatto sì che il “romanticismo” della ricerca e dell’attesa di un album o della curiosità per un artista si sia andato un po’ a perdere. Ma ci sono sicuramente anche risvolti positivi, soprattutto per chi come noi ha bisogno di farsi sentire, ci sono molte più possibilità. Per quanto riguarda i generi pensiamo che la contaminazione o influenza se così si vuol chiamare, è stata semplicemente più rapida appunto per i motivi di cui parlavamo prima. Si hanno molte informazioni ed è possibile sperimentare nuove strade.

Quanto conta in un gruppo musicale il "Buonumore"? su cosa influisce?
Il buonumore è fondamentale di certo, ma è ancora più determinante la voglia di fare e di mettersi in discussione. Avere un obbiettivo comune e nonostante la strada possa presentare delle difficoltà, raggiungere l’obbiettivo prefissato.
"Sai dirmi perché?"è il vostro primo disco. La domanda del titolo è rivolta a chi? a voi stessi, all'ipotetico ascoltatore o a chi vi ha accompagnato nel percorso?
In questo album sono presenti momenti, incontri e riflessioni che abbiamo vissuto sia direttamente che da semplici spettatori, ma pensiamo che la forza della musica sia nel far ritrovare e fare sentire meno “solo”, chi questi momenti li ha vissuti o li sta attraversando. Nasce da un’esigenza di comunicare e di rendere partecipe l’ascoltatore. La domanda è per tutti. Tutti noi abbiamo ogni giorno dei momenti in cui ci fermiamo a riflettere, ogni volta che vediamo qualcosa che ci sembra folle, che ci fa pensare… sai dirmi perché?
C'è stato un momento nella gestazione dell'album in cui avete avuto la tentazione di "Smettere di fare" musica e lasciar perdere ogni cosa?
Abbiamo incontrato momenti di difficoltà, non lo nascondiamo, ma non abbiamo mai pensato di smettere di fare musica, fa parte del nostro modo di essere e non vediamo l’ora di portarla dal vivo, per rendere partecipe chi ci segue e supporta ogni giorno.
Vedere "Solo rosso"è positivo o pessimista? 
Solo rosso è vedere un cambiamento, spogliarsi delle vecchie parti che ci abitano e andare oltre, anche se questa cosa inizialmente può spaventare. Ogni cambiamento che viviamo è senza dubbio positivo perché porta ad una evoluzione personale.
Se "Superman" avesse il potere di salvare cinque canzoni della storia mondiale della musica, quali salverebbe secondo voi?
Superman in questo caso dovrebbe fare gli straordinari, perché la musica andrebbe salvata tutta, o se no tutta… tanta!!! Ma se proprio dobbiamo scegliere…
Angel- Jimi Hendrix
Gregory Alan Isakov - That moon song
Nicolò Fabi - Costruire
Calexico - Helays in the rains
Lucio Dalla - Com’è profondo il mare. Giovanni Zambito.
Il disegno di copertina è un prezioso regalo di Simone Ferrarini, street artist dal tratto inconfondibile, che gira senza sosta per dipingere i muri di tutta Italia, con le sue opere dal significato profondo.

BIO
Stefano Gibertoni e Daniele Prandi vivono da sempre nelle colline di Reggio Emilia. Dopo varie esperienze con diversi progetti musicali, si accorgono che al loro mondo manca qualcosa e decidono di iniziare a collaborare per scrivere le proprie canzoni. Nella primavera del 2017 nascono così “I problemi di Gibbo”, per raccontare attraverso la musica, lo stato d’animo e le contraddizioni della vita di tutti i giorni. Stefano, voce e chitarra acustica e Daniele, batteria, attratti da sempre dal cantautorato italiano e dalle sonorità indie folk americane, creano un mix sonoro fresco e malinconico, fatto di chitarre gentili e suoni profondi, grazie anche alla creatività di Alessandro Stocchi alla chitarra elettrica e alla splendida voce di Carlotta Gibertoni, ai cori e basso synth. Nasce così il primo progetto discografico, con l’aiuto di Luca Serio Bertolini (Modena City Ramblers) e di Andrea Fontanesi (VoxRecording Studio). Nell’estate 2019 entrano in studio per registrare “Sai dirmi perché?”, l’album d’esordio de “I problemi di Gibbo”, di cui il brano “Come tu mi vuoi” è il primo singolo in uscita il 7 Novembre 2019. Il 10 gennaio 2020 viene presentato il secondo singolo #Buonumore.

SAN VALENTINO, COSA VIVONO E DESIDERANO LE PERSONE CON SINDROME DI DOWN. PRIMA INDAGINE STATISTICA

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I DATI DELL’INDAGINE “ORA PARLO IO!”: IL 46,5% HA UNA VITA AFFETTIVA, TRA CHI È SOLO OLTRE IL 75% VORREBBE VIVERE UN RAPPORTO AMOROSO

Hai una fidanzata o un fidanzato? Solo il 46,5 ha affermato di vivere questa esperienza, tra chi invece non ha una vita affettiva il 68% pensa di poterla effettivamente avere, ma oltre il 75% la desidera. Sono queste alcune delle risposte sull’amore e la vita sessuale che 650 persone con sindrome di Down hanno dato al questionario “Ora Parlo Io!”, la prima indagine nazionale condotta in Italia da CoorDown che permette di scoprire in modo diretto le percezioni e i pensieri di un numero significativo di persone con sindrome di Down di tutte le età. E proprio le domande sulla vita affettiva rivelano quanto sia importante e centrale il tema dell’amore: un'esperienza fortemente desiderata e percepita come possibile, ma che dimostra quanto ancora resti un bisogno insoddisfatto, a causa dei condizionamenti sociali, dalla cultura dominante e anche dai familiari.

Le altre domande poste dal sondaggio “Ora Parlo Io!” fotografano lo scarto che c'è tra quello che le persone con sindrome di Down vorrebbero fare e quello che pensano di poter fare nella realtà. Ad esempio, l’88% di esse pensa che potrebbe sposarsi, ma solo il 66,5% osa esprimere questo desiderio. In effetti, le coppie che si sposano si contano sulle dita di una mano tanto da finire sotto la luce dei riflettori, nell’opinione degli intervistati e rispetto ai loro desideri dovrebbe essere una possibilità alla portata di tutti. Le risposte dimostrano chiaramente che i loro pensieri e le loro aspirazioni sono distanti da quello che pensano i genitori, dalla percezione che ne ha la società e che restano distanti purtroppo anche le opportunità che gli vengono date. I dati ci dicono chiaramente che l’obiettivo di ascoltare pienamente i loro desideri è ancora lontano, ed è nostro compito lavorare per far rispettare le loro aspirazioni e decisioni.

Il tema della vita amorosa e sessuale resta comunque un tabù, molti infatti non hanno risposto alle domande riguardanti il desiderio di fare l’amore e poi di avere figli. È stata infatti registrata una caduta della compilazione proprio di fronte ai quesiti che coinvolgono la sfera più intima. Segnale d’allarme su quanto sia necessario affrontare il tema dell’educazione sentimentale e sessuale, dalla famiglia fino alle istituzioni per sfatare pregiudizi e false credenze sulla sindrome di Down.

L'esperienza italiana di “Ora parlo io!” oggi si amplia e coinvolge la comunità internazionale con il questionario “It’s My Say!”, che CoorDown lancia a livello mondiale e a cui tutti sono invitati a partecipare. Il sondaggio nasce come nuovo strumento di indagine che utilizza il web per dare alle persone con sindrome di Down la possibilità di raccontarsi direttamente attraverso un linguaggio adeguato e accessibile affinché la loro opinione sia espressa in modo libero, non condizionato e soprattutto non mediato da altri sulla percezione della propria esperienza di vita.

Lavoro, scuola, vita sociale e affettività, sport e tempo libero sono le aree di indagine approfondite insieme alle persone con sindrome di Down. Il questionario telematico verrà proposto in modo capillare attraverso le associazioni di tutto il mondo e diffuso sui canali social e web di CoorDown.
Il questionario è disponibile in 6 lingue, insieme ad una versione con i simboli e la sintesi vocale per rendere accessibile a tutti la partecipazione. L’indagine è aperta anche a chi in Italia non lo ha ancora fatto.
Il sondaggio rimarrà aperto alla compilazione fino al 29 febbraio e i risultati della ricerca verranno presentati in occasione della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down, il 21 marzo 2020.

Antonella Falugiani, Presidente CoorDown spiega «L’obiettivo di questa indagine è conoscere davvero le opinioni e le decisioni delle persone con sindrome di Down, per poter rappresentare realmente le loro esigenze. Si tratta di dare la possibilità reale alle persone direttamente coinvolte di esprimersi, raccontandosi con l’opportuna consapevolezza e gli strumenti giusti. Dall’esperienza nazionale passeremo a quello internazionale con il coinvolgimento di tutta la rete di CoorDown. L’indagine è del tutto innovativa e sperimentale, anche e soprattutto, nel linguaggio prescelto che sarà accessibile alle persone che hanno diverse competenze cognitive. Nella compilazione del questionario, sarà possibile avere il supporto di immagini e la sintesi vocale, ed è proprio la versatilità dello strumento, utilizzabile da una platea ampia di persone con differenti livelli cognitivi, a dare un valore aggiunto al progetto».

COORDOWN ONLUS
Il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down nasce nel 1987 con lo scopo di promuovere azioni di comunicazione condivise tra le diverse organizzazioni italiane impegnate nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone con sindrome di Down ed è oggi l’organismo ufficiale di confronto con tutte le Istituzioni. Ogni seconda domenica di ottobre, CoorDown promuove la Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down e, il 21 marzo di ogni anno, il World Down Syndrome Day, anche attraverso la produzione di campagne internazionali di comunicazione che in questi anni hanno collezionato un totale di ben 20 leoni, di cui 9 d’oro, al Festival Internazionale della Creatività di Cannes.

SARA BELLISARIO, esce il 14 febbraio il nuovo singolo "ANCORA TU"

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Da venerdì 14 febbraio in radio, sulle piattaforme streaming e negli store digitali “Ancora tu” (PlayAudio/Azzurra Music), il nuovo singolo di Sara Bellisario. Il brano racconta l'altalena di emozioni di una “relazione tira e molla” a metà fra amore e amicizia.

A proposito del singolo “Ancora Tu”, Sara Bellisario commenta: «É una canzone d’amore che ritrae me diciottenne alle prese con un mondo, non nuovo, ma diverso da come l’avessi sempre immaginato. Volevo avere delle certezze da parte di un ragazzo, ma l’unica cosa certa era che mi ero innamorata e tornare indietro era impossibile» - continua la cantautrice - «Pensavo che, davanti a me ci fosse qualcuno che godesse nel vedermi coinvolta per lui, ma di questo mi sono dovuta ricredere. Così, mi sono immedesimata in quel qualcuno che potesse godere “nell’immaginare la sua vita senza me”. Ragionare così, mi ha aiutato a farmi pensare che, comunque vada, “non me ne può fregare”, perché anche se non fosse andata bene, alla fine sarei stata più forte di prima».

Sara Bellisario è una cantautrice italiana, nata il 13 settembre 1999.
Durante le scuole elementari, ha intrapreso il suo viaggio nel mondo della musica partecipando alle varie attività teatrali e musicali del Centro Diurno Minori del suo paese. All’età di undici anni, ha preso lezioni di chitarra e avviato il suo studio nel canto.
Nel periodo adolescenziale si è resa partecipe della band di istituto, dando il meglio di sé nell’organizzazione dei concerti, e si è dilettata in vari concorsi canori. In uno di questi ha avuto l’occasione di sperimentarsi nella scrittura di una canzone.
Nel 2016 ha tenuto il suo primo concerto con i SOUNDtaste in Piazza degli Eroi a Rocca San Giovanni (CH), da lì in poi ha iniziato ad esibirsi live in modo costante, soprattutto nel periodo estivo, con vari gruppi, tra i quali i Panorama Band, gruppo ancora attivo.
Nel 2020 pubblica il suo primo brano “Ancora Tu”, di cui è autrice e compositrice.



SARA BELLISARIO SUL WEB








comunicazione e promozione

San Valentino, i consigli dell'affascinante chef William Imola. L'intervista

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di Laura GoriniLasciarsi trasportare dai propri sentimenti per la preparazione di un piatto, un dolce o una qualsiasi altra sorpresa per una persona che si ama, è la chiave di un successo assicurato.

Lo chef William Imola, particolarmente amato dal pubblico femminile nella sua avvenenza, sta riscontrando ottimi consensi di pubblico e lo sta ammirando per il secondo anno consecutivo a fianco al simpatico e carismatico Flavio Montrucchio nel programma di Real Time Primo Appuntamento.
Imola snocciola per noi di Fattitaliani.itqualche consiglio per prendere per la gola la persona amata, arrivando dritto al suo cuore.
William, per San Valentino puntiamo sul menù di carne o di pesce?
Per il giorno di San Valentino, sopratutto per la cena, consiglio sempre una bella cena a base di gamberi o comunque crostacei perché sono afrodisiaci. Si comincia con un bell'antipasto composto da un cocktail per l'appunto di gamberi, tartine varie al tonno, al prosciutto etc.
Per primo consiglierei un bel risotto ai frutti di mare oppure allo zafferano, mentre per secondo salmone in crosta oppure involtini di carne con melanzane e feta. Consiglio infine un bel dolce che richiami il “tema dell'amore”, tipo una bella torta a forma di cuore, dei biscotti alla cannella, che è comunque afrodisiaca, decorati magari con pasta di zucchero, biscotti alla vaniglia o strisce di sfoglia a forma di cuore con gocce di cioccolato. Un ultimo accorgimento, utilizzate anche spezie come la paprica.
Ma questo menù è indicato più per una nuova coppia o per una coppia già consolidata?
Un menù simile è indicato sia per una coppia già consolidata che per due persone che hanno intrapreso una conoscenza. Non sempre bisogna affidarsi ad uno chef, si può tranquillamente prendere spunto da una bella ricetta già conosciuta o consigliata da qualche amico, parente o qualche bel libro di cucina, mettendoci tanto amore. Del resto, credo che l'amore vinca su tutto, quindi lasciarsi trasportare dai propri sentimenti per la preparazione di un piatto, un dolce o una qualsiasi altra sorpresa per una persona che si ama, è la chiave di un successo assicurato.
Fondamentale però, sopratutto per noi donne, l'allestimento della tavola. Qualche consiglio utile al riguardo?
Per l'allestimento della tavola basta scegliere sempre una mise en place con bei colori accesi ed inerenti all'amore tipo il rosso ed anche il bianco che uniscono la passione all'eleganza e danno quel tocco di particolarità al tutto. Si potrebbe usare un bel centrotavola con dei fiori o magari un bel cuore con le iniziali, un bel secchiello con ghiaccio, champagne (o vino bianco) e petali di rose rosse che userei anche per decorare la tavola. Potete rendere l'atmosfera ancor più magica utilizzando delle candele per illuminare la sala ed un bel profumatore d'ambiente, magari alla vaniglia, per rendere il luogo ancor più dolce.

San Valentino, D'Incau: In Amore non esistono 'Botte di culo' ma empatia

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È in tutte le librerie il “LESSICO DELLA FELICITÀ - 33 PAROLE PER VIVERE MEGLIO”, edito da Baldini + Castoldi.
Un saggio scritto dalla D.ssa Laura D’Onofrio, psicologa e psicoterapeuta a indirizzo analitico e immaginativo e Roberto D’Incau, head hunter, coach, scrittore (autore di Quasi quasi mi licenzioChi lavora non fa sessoIl lato bimbo), fondatore di Lang & Partners, una delle più prestigiose società italiane di consulenza HR. Un libro che parla di Felicità in tutte le sue declinazioni, e quindi anche d’amore senza promettere soluzioni miracolose, ma aiutando il lettore a capirne la natura, puntando sulla consapevolezza della vita e delle dinamiche che la governano. Un bugiardino che spiega, attraverso trentatré parole chiave sulle quali riflettere, come affrontare lo stravagante disturbo che è la vita – lavorativa, affettiva, amorosa o familiare che sia – prima di farne una malattia.
In occasione di San Valentino, gli autori han scelto 4 parole in particolare su cui investire:
  • L’AMORE, UNA PARTITA DI SQUASH - Siamo tutti ostaggio dell’amore. Possiamo pensare all’amore come se fosse una partita di squash. Si è in due davanti a una parete, e la pallina rappresenta tutto ciò che ci può essere in una relazione: sentimenti, problemi, esperienze di vita. Ciò vuol dire che tutto ciò che parte da una componente della coppia a un certo punto sbatte e torna verso l’altro, il quale ha il compito di prendere al volo ciò che arriva e mandarlo indietro di nuovo. La metafora sta nel cercare di non far cadere ciò che lega due persone, nel cercare di raccogliere – o meglio accogliere – tutto e rimandarlo indietro all’altra persona in una forma nuova, con più forza di prima. E cos’è la parete contro cui sbattono i sentimenti? Semplicemente il mondo fuori dalla coppia, ciò che non fa parte della cellula nucleo in cui vive l’amore ma ciò contro cui si scontra quotidianamente. Che può incidere negativamente sulla relazione. Amore è riuscire a riconoscere quello che si era in principio. Non ci si guarda più negli occhi. Guardarsi negli occhi significa guardare insieme chi si è diventati e avere “le palle” di dirsi le cose come stanno. Moltissime coppie hanno finti equilibri, perché non si accetta l’evoluzione, il passare del tempo e le scorie che lascia; è come se ci si fossilizzasse in quello che si era e si avesse paura di dirsi quello che si è oggi. Che è una cosa diversa.
  • COMUNICAZIONE, CONTROLLARE LA RICEVUTA DI RITORNO - L’azione, il fatto di comunicare, cioè di trasmettere ad altro o ad altri. Il meccanismo del comunicare è noto a tutti: ci deve essere qualcuno – siamo in una comunicazione a due – che vuole dare un messaggio e un altro che lo deve ricevere, quindi non fraintendiamo il fatto che la comunicazione sia solo “portare un messaggio”; per una comunicazione efficace ci devono essere due persone, una che parla e un’altra che ascolta e che fa capire che il messaggio è arrivato in maniera efficace. Comunicare non è solo dirsi delle cose, ma essere certi che sia arrivato un messaggio. Alla base della comunicazione c’è proprio questo. Come la ricevuta di ritorno delle e-mail. Per cui se voglio dire qualcosa devo partire da quello che voglio comunicare e fare in modo che l’altro capisca esattamente quello che dico, perché altrimenti, ripeto, do vita al primo fraintendimento che viene messo in campo soprattutto nelle relazioni, e sul quale poi si articolano un sacco di litigi, un sacco di conflitti. E poi impariamo a chiedere. Chiedere è estremamente importante. Chiedere di fare o di non fare, chiedere le motivazioni di una scelta, esprimere i propri bisogni, condividere.

  • DESIDERIO, EVITARE L’EFFETTO “MELASSA TOTALE”! - Lo dicono gli scienziati, abbiamo una quantità di desiderio finita, che però è possibile rigenerare. È come se noi avessimo un caminetto sempre lì. Però ogni caminetto si spegne: noi ci possiamo mettere tutta la legna che vogliamo, ma se non utilizziamo il soffietto per arieggiare e riattizzare il fuoco, il caminetto si spegne. Il rapporto è monogamico, esclusivo o quello che abbiamo scelto che sia, però c’è un 10 percento da mantenere segreto. Uno spazio proprio, individuale. Nella coppia non bisogna mettere tutto, altrimenti si perde lo spazio del desiderio, che può nascere quando qualcosa viene sentito come se non ci appartenesse ancora appieno. Ci manca e allora noi lo desideriamo. Se saturiamo sempre tutto, il desiderio non ci sarà. Avere uno spazio proprio è fondamentale per mettere a fuoco se stessi. Restare con sé stessi. Non c’è nulla di sbagliato, perché la coppia non deve annullare l’individuo. Non è che appena varchiamo insieme la soglia del nostro nido d’amore diventiamo un tutt’uno con l’altro. Non esiste la ricetta perfetta, non esiste la situazione ideale, ma nemmeno una situazione di melassa terrificante e di noia totale. Ogni tanto ci vuole un colpo di eccentricità.

  • EMPATIA, NON ESISTONO LE “BOTTE DI CULO” - L’empatia è una fenomenale competenza relazionale; significa però che possiamo capire il punto di vista dell’interlocutore. Questo vale tantissimo in un primo appuntamento, in un colloquio di lavoro, in una tentata vendita: sai poco o nulla del tuo interlocutore ma devi riuscire a entrare quanto prima nel mondo della persona che hai di fronte e a cogliere il suo bisogno. Per questo l’empatia è una competenza anche professionale: nel lavoro quando si è vincenti? Quando si esce da un colloquio in una condizione di win-win. Entrare in empatia significa capirsi, mettersi nei panni dell’altro, comprenderne le esigenze. Troppo spesso giudichiamo i successi altrui come “botte di culo”. Non è fortuna, è solo che sono stati in grado di capire chi avevano di fronte meglio di noi. Di entrarci in empatia. Anche nelle relazioni personali l’empatia è molto importante perché a volte le incomprensioni nascono dal non cogliere il punto di vista dell’altro, nel senso più profondo”. Di fronte alle persone che si amano è cruciale capire il loro punto di vista, cercare di entrare nei loro panni e cogliere quali siano le ragioni che li portano a fare o non fare determinate cose.

  • APPROFONDIMENTO: IL LESSICO DELLA FELICITA’, LE 33 PAROLE MAGICHE:
Quando qualcosa non funziona e non ci rende felici spesso il primo impul­so è quello di un cambiamento radicale con l’intento di ritrovare la tranquillità e, perché no, una situazione di maggior benessere. Non ci si rende conto immediatamente del costo in ter­mini di fatica e di stress che gli stravolgimenti radicali delle vite lavorative e personali portano, almeno fino a quando non ci si ritrova immersi.
Perché allora non valutare anche la possibilità di restare cambiando il proprio modo di leggere le situazioni, di rapportarvisi, capire cosa si mette in campo in primis per poi abbracciare anche il punto di vista dell’altro. A volte non possiamo modificare né tantomeno evitare situazioni spiacevoli al lavoro, nella coppia, in famiglia. 
Ma cos’è poi la felicità, se non un modo diverso di vedere le cose? Di trarre godimento da ciò che accade e da ciò che possiamo realizzare? Come? Con le 33 parole del “Lessico della Felicità”.
Amore, Ansia, Apprezzamento, Aspettativa, Autostima, Cambiamento, Competenza, Competizione, Comunicazione, Conflitto, Crisi, Denaro, Desiderio, Diversità, Dovere, Emozione, Empatia, Equilibrio, Fallimento, Fatica, Figli, Immaginazione, Insoddisfazione, Invidia, Lato bimbo, Motivazione, Noia, Paura, Piacere, Sincerità, Stress, Tenacia, Tradimento

MILANO, ASSUNTA MADRE APRE IL BISTRÒ PER PRANZO

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Il 2020 sarà un anno di gustose novità per Assunta Madre.
La prima riguarda il ristorante di Milano che, dal 18 febbraio, aprirà anche per il pranzo, dalle 12:00. L'area bistrò comprenderà il nuovo dehor esterno e il Privé all'ultimo piano. Dal lunedì al venerdì dalle ore 12:00 alle ore 15:00 sarà possibile gustare un pranzo di lavoro veloce o rilassante in perfetto stile Assunta Madre.
Il menù rispetterà l'anima del locale, famoso per i suoi raffinati piatti a base di pesce freschissimo. 
Tra i piatti speciali le Tagliatelle di calamari con zucchine e arancia, filetto di branzino su vellutata di zucchine con caponatina di verdure ma non mancheranno le trofiespigola e limone e lo speciale fritto misto Assunta Madre. 
A dirigere le brigate nelle cucine è sempre lo storico Chef Franco Bloisi. Ricordiamo che Assunta Madre è un progetto di assoluta eccellenza nel panorama della ristorazione italiana, un fiore all'occhiello per la tradizione gastronomica. Quello che lo distingue è, infatti, la qualità della materia prima, per quanto riguarda il pesce e la selezione dei migliori vini, italiani ed esteri. 
Da segnalare il suo stile inconfondibile anche nell'arredo, raffinato e adatto per ogni occasione: non a caso è da sempre frequentato e apprezzato da imprenditori, sportivi, personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. 
Assunta Madre a Milano – Via Vittorio Pisani 2 

PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA MARIA DICORATO I° edizione, scadenza 30 aprile 2020

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di Caterina Guttadauro La BrascaHa avuto avvio la I edizione del “Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Maria Dicorato. Il Premio è indetto da Pro(getto)scena Edition in ricordo di Maria Dicorato.


Il Premio, aperto ad Autori italiani e di nazionalità estera, ha il Patrocinio Culturaledella “Camerata dei poeti di Firenze - Sezione Internazionale”. Il sodalizio intellettuale, nato nel 1930, è impegnato a promuovere, sviluppare e perseguire finalità culturali inerenti il campo artistico e letterario.

Presidente di Giuria è una figura di grande caratura culturale e umana, il professor Hafez Haidar, insigne scrittore, saggista, critico, Cavaliere della Repubblica Italiana, esperto di Lingua Araba all’Università di Pavia. E’ stato Candidato al Premio Nobel per la Pace nel 2017 e due volte a quello per la Letteratura. E’ suo compito individuare i vincitori per ogni sezione e assegnare “Premi Speciali” ad opere giudicate di particolare interesse.

È affiancato da una prestigiosa Giuria, composta da Guaman Jara Allende, Riccardo Busetto, Gaia Greco, Caterina Guttadauro La Brasca, Roberta Daniela Miotto, Marina Pratici, Donatella Rampado, Rodolfo Vettorello.

La Giuria si riserva la facoltà di assegnare premi speciali. Le deliberazioni della Giuria sono insindacabili e inappellabili.

I vincitori verranno avvisati tramite mail, saranno premiati pubblicamente durante la Manifestazione di Premiazione che si terrà presso Palazzo Cusani, via Brera 13/15 Milano.

Durante tale manifestazione verranno letti poesie e brani tratti dalle opere premiate. Si svolgerà inoltre una performance di “Poetry Slam”; i partecipanti avranno a loro disposizione un tempo massimo di tre minuti e si sfideranno davanti a un pubblico che ne decreterà il vincitore tramite votazione segreta.

Per quanto riguarda Maria Dicorato, l’ispiratrice di questo Concorso a cui auguriamo lunga vita,ci piace sottolineare che parliamo di donna di grande spessore letterario e umano, che ha ottenuto vari riconoscimenti per il suo operato nell’ambito della cultura e del sociale.
Tra questi nel 2017 “l’Ambrogino d’oro per la cultura”, massimo riconoscimento della città meneghina, che viene consegnato a eminenti personalità nel giorno di Sant’Ambrogio, patrono di Milano.
E’ stata operatore culturale del Circolo degli Ufficiali di Milano, sede attualmente del 3° Corpo d’Armata e dei membri della NATO; membro storico dell’Associazione benefica pugliese; membro del Consiglio della “Tazzinetta Benefica”, associazione nata a Milano nel 1893 con lo scopo di assistere i poveri della città. Associazione che ha ricevuto riconoscimenti da Prefetti, dall’Arcivescovo di Milano, da Presidenti della Repubblica, e da due Papi: Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Fece parte della Direzione dell’Associazione culturale della Basilica di San Carlo, a Milano, come pure fu collaboratrice della Biblioteca Ambrosiana. Nel 2018 ha ottenuto il Premio Award al merito per il suo impegno culturale dalla FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti, Professioni e Affari); nel 2019 sempre dalla FIDAPA ha ottenuto il “Premio Donna” come operatrice di cultura nell’ambito della società milanese.
Auguriamo Buon Lavoro a tutto lo Staff Dirigenziale ed Operativo.
Caterina Guttadauro La Brasca

Per ulteriori informazioni scrivere a segreteria@progettoscenaedition.it

Opera, Maria Sbogova-Komarova a Fattitaliani: oggi è necessario rappresentare personaggi veri. L'intervista

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Cresce l’attesa a Noto per il primo grande appuntamento operistico della nuova stagione lirico-sinfonica del Teatro comunale Tina Di Lorenzo, promossa dal Comune di Noto in sinergia con il Mythos Opera Festival. Il 16 febbraio alle ore 18 andrà in scena Vi racconto La Traviata, con le più importanti e celebri arie dell’opera di Giuseppe Verdi, intervallate da racconti ed aneddoti. In scena un cast internazionale di grande livello. Fattitaliani ha intervistato Maria Sbogova-Komarova che veste i panni di Violetta.

Confrontarsi con un personaggio così popolare, cantato da grandi artiste della lirica mette più soggezione o al contrario incoraggia a dare il meglio di sé?
Sicuramente incoraggia. Ti costringe a cercare le sfumature diverse, approfondire la storia, leggere tanta letteratura collegata a questa opera e a quei tempi e alla fine trovare la tua Violetta. Nel teatro d'opera di oggi vedo la necessità di rappresentare personaggi veri.
Possibile dare qualcosa di sé stessi a un ruolo così amato e universalmente conosciuto?
Necessario, per rendere vivo e unico il personaggio e l'opera intera.
Il fatto che sia un "racconto" piuttosto che l'opera integrale potrebbe appannare un po' la resa?
Sono certamente due proposte diverse. È innegabile che l'opera ha una sua magia. In compenso alcuni interventi spiegativi come previsto nel nostro spettacolo, rendono opera di G. Verdi fluibile per tutti e possono avvicinare il publico meno abituato al opera lirica.
Quali sono i momenti più difficili nel personaggio di Violetta?
Durante tutta l'opera Violetta ha una grande tensione e una grande trasformazione, dove per la prima volta si innamora e non capisce cosa sta succedendo, quando decide di cambiare la sua vita e lasciarsi andare con Alfredo, quando decide di sacrificarsi per la reputazione della sua famiglia. Questo richiede una estrema sensibilità e sincerità, senza, non vedo il motivo a raccontare questa storia.
Secondo Lei, oggi Violetta che donna potrebbe rappresentare?
Violetta è una donna passionale che sacrifica se stessa in nome dell'amore. Ha un carattere molto forte. Mi vengono in mente tante donne che in nome dell'amore verso il proprio uomo e gli altri sacrificano se stesse. Nei nostri tempi la vedrei come il prossimo capitano della Sea Watch.
C'è un passaggio, un'aria in cui potrebbe identificarsi in Violetta?
Credo il duetto con il padre Giorgio Germont. Dove lei è fragile e forte nello stesso tempo. Sta in ascolto verso di lui ed è molto comprensiva e generosa alla fine. Ci sono i momenti dove vedo me o vorrei essere come lei.
Prossimi progetti?
Continuo a lavorare nel ambito operistico. Prossimamente In collaborazione con il festival Reggia di Colorno, festival Valle d'Itria, Festival delle Nazioni, Teatro d'Opera di Varna. Si pianifica anche il tournée in Russia per popolarizzare Opera Italiana.

LO SPETTACOLO
Protagonisti saranno Maria Sbogova  Komarova nei panni di Violetta; Oswaldo Iraheta in quelli di Alfredo Germont e Zhuo You Guo nel ruolo di Giorgio Germont. Tutti artisti internazionali, selezionati nel corso delle audizioni organizzate dal Mythos Opera Festival a Napoli, Roma, Milano e Berlino. Ad accompagnare gli artisti al pianoforte sarà il maestro Gianfranco Pappalardo Fiumara, eccezionale interprete bachiano e vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali. La voce narrante, invece, sarà quella del tenore Roberto Cresca, direttore artistico della rassegna musicale. “Il 16 febbraio riporteremo la grande lirica nel gioiello cittadino di Noto in una formula tutta nuova che abbiamo chiamato ‘Vi racconto La Traviata’ – spiega Roberto Cresca - Sarà una sorta di spettacolo guidato, con un narratore che racconterà man mano la vicenda e con i solisti che canteranno le parti principali dell’opera, arie, duetti e terzetti, in modo da rendere il melodramma più fruibile anche a coloro che non sono avvezzi all’opera lirica o che non sono mai stati all’opera. Un modo per avvicinare più persone possibili a questa forma di spettacolo, inventata in Italia nel 1599 dalla Camerata de Bardi, che rappresenta il made in Italy per eccellenza. Un prodotto di cui noi italiani dobbiamo andare fieri e che tutto il mondo ci invidia. Iniziamo con La Traviata _ prosegue il direttore artistico -  che è l’opera lirica più rappresentata al mondo, la più famosa, capolavoro di Giuseppe Verdi, parte della trilogia popolare insieme a Rigoletto e a Il Trovatore. In scena ci saranno voci di grandissimo livello, cantanti internazionali. Infatti avremo non solo voci italiane ma, tra gli altri, anche artisti russi, statunitensi, giapponesi. Voci internazionali per un prodotto internazionale. Questa stagione operistica – conclude Cresca - rappresenta anche una sorta di sfida e di esperimento per il teatro di Noto, che merita spettacoli di grandissimo livello”.  

San Valentino, per 1 innamorato su 3 il regalo ideale è la rimozione del tatuaggio dell'ex

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Litigano per il timore che l’amato pensi ancora all’ex: gli innamorati chiedono al partner di eliminare qualsiasi indizio che riconduca alla vecchia fiamma. Dal tatuaggio (58%) alle foto-ricordo sui social (51%), ecco la vera prova d’amore che gli innamorati intendono regalare (e regalarsi) questo San Valentino. 

Si lamentano del poco tempo che gli viene dedicato, del calo della passione e del feeling, ma soprattutto non sopportano qualsiasi segno che riconduca alla precedente storia d’amore. Oltre un innamorato su due (54%) ammette di litigare frequentemente con il proprio partner. Cosa desta maggiore sospetto, rischiando di minare la fiducia di coppia? I tatuaggi dedicati all’ex (58%), le foto sui social con il precedente partner (51%) e gli oggetti ancora in bella vista in casa risalenti alla vecchia storia (43%). Cosa regalare a San Valentino per ritrovare il feeling? Dopo il classico gioiello (32%), l’intervento di rimozione del tatuaggio (29%) risulta a sorpresa il regalo più gettonato in vista del 14 febbraio.

È quanto emerge da uno studio promosso da Renaissance Trend Lab condotto su circa 1400 italiani tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni, realizzato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, per capire quali siano le difficoltà maggiori che le coppie incontrano nella quotidianità e come intendano affrontarle in vista di San Valentino.

Rimuovere il tatuaggio dell’ex è anche un gesto ed un messaggio per l’attuale partner – afferma il Dott. Paolo Sbano, dermatologo presso l’Ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena – a volte richiede tali interventi chi ha di recente concluso una storia d’amore e vuole eliminare un tatuaggio che, seppur non abbia un chiaro legame affettivo, viene associato comunque all’ex compagno. Molto frequentemente le persone che richiedono di rimuovere il tatuaggio arrivano presso il mio studio accompagnate dal nuovo partner, proprio per dimostrare la volontà di rimuovere qualsiasi traccia della relazione precedente.”

“L’amore non è bello se non è litigarello” recita un vecchio proverbio, ma quanto litigano gli innamorati italiani? Quasi uno su tre (30%) ammette di avere spesso incomprensioni con il partner, che diventano una costante per il 24% delle coppie. Ma quali sono i principali motivi di queste discussioni? Quasi 7 innamorati su 10 (67%) temono che l’altro stia ancora pensando al suo/a ex, mentre il 61% si lamenta del poco tempo che gli viene dedicato. Il 57% gradirebbe una maggiore cura dell’aspetto fisico del partner, mentre il 47% lamenta un calo della passione che porta inevitabilmente a dubbi e perplessità di coppia. Ma quali sono i segni che portano a sospettare ancora dell’ex? Al primo posto troviamo la presenza di tatuaggi legati alla precedente storia d’amore (58%), seguiti da foto e ricordi “virtuali” presenti sui rispettivi profili social (51%) e da regali/oggetti presenti in casa e riconducibili alle esperienze amorose passate (43%).

Anche le celebrities internazionali non sono immuni dalle gelosie di coppia a causa dei rispettivi ex e tendono ad eliminare qualsiasi segno delle storie precedenti, anche sulla propria pelle. La cantante Britney Spears si è fatta rimuovere dalla pelle il disegno di un paio di dadi rosa, tatuaggio che aveva in comune, in versione blu, con l’ex Kevin Federline. Rimozione tatuaggio via laser anche per la cantante Katy Perry una volta terminato il matrimonio con l’ex marito Russell Brand, con cui condivideva lo stesso tipo di tatuaggio.

“Con la giusta pazienza il tatuaggio può essere cancellato grazie al laser a picosecondi, – spiega il dott. Valerio Pedrelli, Medico specializzato in medicina estetica presso la clinica Laserplast di Milano – questa tecnologia è in grado di polverizzare l’inchiostro e renderlo così più facilmente eliminabile dal sistema immunitario. Per completare il ciclo di trattamenti occorrono tanta pazienza e molte sedute, che possono richiedere anche un anno e mezzo. Il tatuaggio che mi è capitato di eliminare con più frequenza è il simbolo dell’infinito, seguito dal nome o dall’iniziale dell’ex compagno/a.”

Quali sono i tatuaggi che più infastidiscono il partner? Al primo posto il segno più evidente dell’ex: l’iniziale o il suo nome completo (36%), spesso tenuto strategicamente nascosto in attesa di rimuoverlo o di sostituirlo con un altro tatuaggio. A seguire la frase o dedica d’amore (28%) riconducibile alla vecchia relazione e il disegno che richiama il nomignolo con cui veniva indicato il precedente partner (22%). Cosa regalare a San Valentino, quindi, per ritrovare il feeling di coppia e lasciarsi alle spalle tutte le incomprensioni? Se c’è ancora chi va sul sicuro decidendo di voler rinnovare la propria promessa d’amore con un diamante (32%), sorprende che il 29% quest’anno decida di regalare al partner (e allo stesso tempo regalarsi) un intervento di rimozione del tatuaggio, per eliminare una volta per tutte i segni del passato. Il 23%, invece, deciderà di ritrovare l’armonia perduta allontanandosi e trascorrendo un week end fuori porta con il proprio partner.

Musica, TSBluesone presenta l'album 'Na Spiranza a Fattitaliani. L'intervista

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Mai come in questo caso la biografia di un artista svela le coordinate musicali del disco. Antonio Spina (aka TS_Blues)è immerso nella musica fin da piccolo, grazie al padre batterista che gli trasmette l'amore per il rock anni '70.
Un viaggio in America, attraversando città come Chicago, St Louis, Nashville, Memphis e New Orleans inizia a cambiare il suo modo di sentire e vivere la musica. E bam... Il blues gli entra nelle vene. Nel 2016 incontra Daniele Grasso (NiggaRadio, Diego Mancino, Afterhours, Cesare Basile, ecc..): un primo scambio di idee dà ad Antonio la consapevolezza delle proprie capacità e, imbracciato il dobro e accompagnato dall'armonica, inizia con Daniele Grasso per Dcave records, un viaggio alla riscoperta del blues, della contaminazione elettronica e della tradizione popolare Siciliana, per dare un 'suono' alle sue canzoni, che attraverso una strana commistione tra l'italiano e il dialetto si riempiono di colori mediterranei. L'intervista.

Parlaci del nuovo album 'Na Spiranza. Che impronta hai voluto dargli?
Il lavoro svolto insieme a Daniele Grasso è stato finalizzato a creare una miscela di blues e tradizione siciliana, il tutto condito da una forte componente elettronica. È un disco che racchiude la sintesi di molte esperienze di vita personali concentrandosi sulle reazioni a queste ed a cosa queste reazioni hanno portato o porteranno.Un continuo contrasto tra l'uscire indenne da determinate situazioni o non uscirne proprio.
Quali sono i tuoi cantanti di riferimento?
Fin da piccolo sono stato, grazie a mio padre, bombardato di classic rock, dai Led Zeppelin ai Pink Floyd agli Aerosmith e via dicendo. Nella primissima età adolescenziale durante una serata in famiglia, quasi per caso, mi capitò di ascoltare una raccolta di Jimi Hendrix. Da lì... un mondo! Ho iniziato una frenetica ricerca di tutto ciò che era o aveva a che fare con il delta blues e non solo. In generale tutta la musica nera e tutto ciò che da li discende è il mio riferimento principale.
Qual è l’esperienza lavorativa che più ti ha segnato fino ad ora?
L'esperienza lavorativa che più mi ha segnato deve ancora arrivare, la sto aspettando. Sono circa 15 anni che vado in giro a suonare per piccoli locali, ho avuto svariate esperienze musicali sia in ambito di musica inedita che in band con cui suonavo cover hard rock,stoner e blues. Da tre anni suono in un duo country-blues con la mia compagna. Siamo riusciti fortunatamente e con molta soddisfazione a collezionare un bel numero di concerti, anche in giro per l'Italia.
Invece quella mai fatta e che ti piacerebbe fare?
È la stessa che più mi ha segnato ma che sto ancora cercando. (sorride)
Progetti futuri? Farai un tour?
Si. Stiamo programmando un tour su e giù per l'Italia. Cercherò di portare il progetto da più parti possibili, come è giusto che sia.

Sara Favarò "una donna che ama scrivere, cantare, ricercare e recitare". Intervista alla scrittrice, giornalista, attrice, saggista

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«L’arte di scrivere è un dono elargito a chi comprende e accetta di essere “tramite” … scrivere un libro … necessita di tempo e di quel silenzio interiore necessario per ascoltare la voce dell’intuito» di Andrea Giostra.

Ciao Sara, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? 
Con un saluto 
Chi è Sara nella sua professione e nella sua passione per l’arte della scrittura? 
Una donna che ama scrivere, cantare, ricercare e recitare. 
Ci parli delle tue opere e pubblicazioni? Quali sono, qual è stata l’ispirazione che li ha generati, quale è il messaggio che vuoi lanciare a chi li leggerà?
Dal 1980 ad oggi ho pubblicato 66 libri. Narrativa, poesia, saggi e, poiché sono anche giornalista, ho al mio attivo centinaia di articoli. La mia prima pubblicazione è stata voluta dal mio mentore Ignazio Buttitta (con lei nella foto accanto) che, con il pittore Pippo Madè, pubblicarono a loro spese il mio primo libro di poesia: Chista sugnu! Ero la sua allieva prediletta e mi introdusse nelle scuole, piazze e circoli culturali, facendomi recitare con lui le mie poesie. Talvolta andavamo in giro per Sicilia e Calabria ai festival dell’Unità e con noi c’erano sempre altri artisti come Rosa Balistreri, Ciccio Busacca, Fortunato Sindoni, talvolta Otello Profazio, ed è da questi “mostri sacri” del canto popolare che ho appreso ritmi, modulazioni vocali, canti. Personaggi tutti che hanno avuto un ruolo fondamentale per la mia crescita nel campo del canto e della poesia. Come è naturale che sia, tanti altri stimoli mi hanno indotto ad essere ciò che sono. Sono nata in un piccolo paese, Vicari, da dove sono andata via a 11 anni. Da allora vivo a Palermo ed è stato proprio l’allontanamento dal paese di provincia con le sue tradizioni, usi, costumi che mi ha fatto capite come tutto quel patrimonio, che in città era ormai perduto, occorreva che fosse documentato e donato a chi, non ha avuto il bene di conoscerlo, con il rischio concreto di perdere per sempre il proprio passato. Ho condotto ricerche in tutta la Sicilia ed ho creato un mio archivio di cultura immateriale che è sempre in crescita e, per quanto siano molti i libri che ho pubblicato, sono sicuramente di più quelli che attendono di esserlo. Per quanto attiene la narrativa mi occupo di letteratura per l’infanzia scrivendo testi ma anche dirigendo due collane dirette ai giovanissimi lettori per la casa editrice Ex Libris di Palermo. Amo scrivere anche per gli adulti e uno dei miei romanzi Le porte del Sole”è stato premiato nella terna vincente del premio letterario “Racalmare Leonardo Sciascia”. Per scrivere il mio ultimo romanzo storico “Che Dio stramaledica gli Alleati” sono andata in Australia, a Melbourne, per incontrare il protagonista di quella che, purtroppo, è una storia vera. Un altro mio libro “Il coraggio delle donne”, che narra le vicende di ordinario e di straordinario coraggio di vivere di 15 donne siciliane, è stato spunto per diverse trasmissioni televisive sia della RAI che delle reti Mediasete digitale terreste di canale 5. Sono autrice di un soggetto cinematografico per uno short film contro la violenza sulle donne, che ha ricevuto riconoscimenti in tutta Europa. Scrivo testi teatrali che rappresento con la mia compagnia musicale e teatrale “Gruppo Arte Sikelia”. Ho anche fondato con mio fratello Giovanni, nel 1979, un gruppo artistico musicale “Sikelia” con il quale abbiamo fatto tournée oltre che in Italia anche in Canada, Germania, Australia, portando in giro le canzoni scritte da me, musicate da mio fratello e arrangiate in comunione da tutti i musicisti del gruppo, provenienti da diverse esperienze musicali dal Pop psichedelico, al blues, al rock, alla musica leggera. Siamo stati antesignani di un nuovo sound definito folk in progress. Cosa questa che a quei tempi era all’avanguardia e non è stato facile farlo accettare a chi riteneva che folk fosse solo canzonette con inappropriati “trarallalleru”come per la canzone siciliana più offesa ed oltraggiata di tutto il panorama siciliano: Vitti na crozza.    
Qual è la tua formazione accademica e professionale? Come hai maturato l’arte di scrivere racconti, storie, saggi…? 
Sono fermamente convinta che, al di là di ogni formazione accademica e professionale, l’arte di scrivere sia un dono elargito a chi comprende e accetta di essere “tramite”. Un ponte attraverso il quale transita qualcosa che è in noi e, al contempo, al di sopra delle nostre comprensioni coscienti, per arrivare a chi di quel messaggio necessita. Essere portavoce di sentimenti, percezioni, conoscenze, stimoli che invogliano a guardare “oltre”, nel percorso necessario del processo evolutivo del creato, che è “crescita” individuale e collettiva dell’essere umano. Importante è accettare il proprio ruolo, sia per chi è religioso, a disposizione del volere divino e, oppure, semplicemente dell’energia cosmica che è essa stessa vita e che di questa vita si nutre, gode, produce. La coscienza di essere “tramite” si trasforma in bisogno transpersonale di “donare”. Condividere è un gesto d’amore, di donazione di sé, delle proprie “conoscenze” che trova esempi nella storia di tutti i tempi. Un processo di evoluzionismo cosmico, e non posso non pensare al grande Pierre Teilhard de Chardin, che ha individuato per il percorso spirituale della Specie. 
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle? 
Siamo tutti tessere dello stesso mosaico, ma è la capacità di intuito che ci è stata donata che fa la differenza. 
Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura? 
È importante essere testimoni di sé del proprio tempo. Scrivere un libro, a differenza dell’informazione veloce dei social di internet, necessita di tempo e di quel silenzio interiore necessario per ascoltare la voce dell’intuito di cui ho già detto. Un libro va pensato, scritto, realizzato, divulgato, distribuito, necessita di quei tutti quei tempi che solo in apparenza possono sembrare morti, ma che di fatto sono un insieme di molliche che, quando si aggregano, formano una fetta di pane, le informazioni veloci che necessitano di rinnovamento continuo sono come tante molliche che se si sbriciolano per terra, destinate a disperdersi nel tempo. 
Foto di Enzo Lo Coco
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi? 
Non so se per pregio o per difetto ma non ho modelli. Autori preferiti che amo leggere e talvolta rileggere, tanti. Primo tra tutti “Il piccolo principe” che va letto e riletto secondo la propria capacità di comprensione che varia con il variare della nostra maturità. 
Charles Bukowski a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai alla moda in questi ultimi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere e diventare grandi scrittori? 
Il mio pensiero è precisamente uguale a quello di Bukowski se indirizzato a certi concorsi banditi da imbonitori di turno, editori accalappia scrittori a pagamento, sedicenti intellettuali o critici letterari di cui mai nessuno ha letto un rigo, concorsi che dovrebbero sostituire i loro nomi in “Premio dei vieni qui bello che ti do una medaglia d’oro di pura plastica e tu mi paghi iscrizione, diritti di segreteria ecc.…”. Nulla togliendo ai “veri” premi che sono cosa ben diversa. Spesso, inoltre, si scopre che dietro grandi autori, si celano writers di professione. Ci sono pure i “grandi scrittori” di poco o di nessun valore, ma pubblicati da grande case editrici che investono soldi per pubblicizzare il proprio autore. Chiaramente esistono davvero i grandi scrittori, ma non a tutti è dato avere in vita il giusto riconoscimento. Basti citare lo scrittore americano Herman Melville autore di Moby Dick, la poetessa Emily Dickinsone che dire di Franz Kafka o del recentissimo caso di grande successo editoriale della Trilogia Millennium dello svedese Stieg Larsson morto nel 2004 e che solo dopo è diventato famosissimo ed è tradotto in 40 lingue. 
La maggior parte degli autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un film diretto da un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre fai il mix.» (tratto da “La guerra del Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21 giugno 1987). Cose ne pensi di quello che dice Kubrick? Pensi che le tue storie sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui parla il grande regista newyorkese? E se sì, quali sono secondo te? 
Kubrik leggeva ed è anche per questo che era un “grande”. 
«Quando la lettura è per noi l’iniziatrice le cui magiche chiavi ci aprono al fondo di noi stessi quelle porte che noi non avremmo mai saputo aprire, allora la sua funzione nella nostra vita è salutare. Ma diventa pericolosa quando, invece di risvegliarci alla vita individuale dello spirito, la lettura tende a sostituirsi ad essa, così che la verità non ci appare più come un ideale che possiamo realizzare solo con il progresso interiore del nostro pensiero e con lo sforzo del nostro cuore, ma come qualcosa di materiale, raccolto infra le pagine dei libri come un miele già preparato dagli altri e che noi non dobbiamo fare altro che attingere e degustare poi passivamente, in un perfetto riposo del corpo e dello spirito.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905). Qual è la riflessione che ti porta a fare questa frase di Marcel Proust sul mondo della lettura e sull’arte dello scrivere? 
Marcel Proust si preoccuperebbe di ben altri stimoli se vivesse oggi. Penso che il pericolo maggiore per la dispersione della coscienza del Sé, stia nel concreto pericolo che la globalizzazione possa trasformarsi in omologazione culturale. Questo è il pericolo dei nostri tempi.
Una domanda difficile Sara: perché i lettori di questa intervista dovrebbe comprare e leggere i tuoi libri? Dicci qualcosa che possa convincere i nostri lettori a comprare e leggere qualcuno dei tuoi libri. 
Non c’è un motivo singolo o unitario per farlo. Se qualcuno, attraverso ciò che scrivo, si identifica in sentimenti, modo di approcciarsi alla vita, tematiche di cui tratto, dalle storie vere e attuali, ai temi sociali e alla storia vista da parte dei “vinti” e non quella ufficiale dei “vincitori”, se qualcuno, leggendo le mie poesie, si ritrova nei sentimenti che abitano il mio spirito – come abitano quello di tanti che magari non hanno però la forza per tirarli fuori -, se qualche altro ama andare alla riscoperta delle proprie tradizioni culturali, allora sì che potrebbe comprare i miei libri, nel caso contrario è meglio che risparmi i suoi soldi. 
Frase validissima. Molti studiosi hanno tentato di dare un padre alla famosa affermazione di cui non si conosce l’autore. Quello che è importante è il fatto che, chiunque esso sia, resta la validità del messaggio di cui un uomo è stato “tramite”, affinché chi legge possa riflettere. 
Non può esistere una definizione di “bellezza” uguale per ogni generazione. Chi crede di essere il detentore delle verità assolute è detentore di niente. Piuttosto ci sono delle opere che passano indenni le valutazioni del concetto di bellezza dei vari periodi storici e usi generazionali. E penso a“La pietà” di Michelangelo, al “Davide”di Donatello, alla “Gioconda” di Leonardo da Vinci, alla “Natività”- purtroppo trafugata - di Caravaggio, solo per citare alcuni grandi esponenti del “bello” che travalica il concetto di bellezza “generazionale”.
Esiste oggi secondo te una disciplina che educa alla bellezza? La cosiddetta estetica della cultura dell'antica Grecia e della filosofia speculativa di fine Ottocento inizi Novecento? 
Credo che talvolta ci illudiamo di essere “inventori” di concetti e poi “scopriamo” che un determinato pensiero era stato espresso. Una ricorrenza ciclica dove tutto si ripete, pur se con forme e parole diverse, adeguate al periodo storico di riferimento. 
Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere e tre libri da leggere assolutamente, quali consiglieresti e perché proprio questi? Cosa hanno di particolare secondo te? 
Per i film sicuramente due datati: Hair, The wall e, più recente, Bohemian Rapsody. I libri oltre al già citato “Il Piccolo Principe” di Antonine de Saint-Exupery, “Diceria dell’untore” di Gesualdo Bufalino, “Cento anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez. 
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando in questo momento e dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?
Sto lavorando a tre nuovi progetti teatrali-musicali, quattro nuovi libri che usciranno entro il 2020 e un progetto discografico. Intanto il 14 febbraio alle 16:00 si svolgerà il quinto reading di poesie FUIS, organizzato da me, e sarà presentata l’antologia poetica di autori vari, che ho curato, “Mio fratello questo sconosciuto”, il 25 marzo debutta al teatro “Il Convento” di Palermo il mio lavoro teatrale-musicale “Sicilia in scena”. Dal 31 gennaio inizio un corso sull’arte dell’albo illustrato alla libreria Carabà[AG1] e poi…. ne parliamo dopo marzo. 
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori? 
Voglio concludere con una delle tre parole più belle del mondo: GRAZIE!

SaraFavarò

Andrea Giostra

Foto di copertina: Gioacchino Turdo

Proscenio, Emiliano Metalli a Fattitaliani: il ricordo, luogo ideale del racconto drammatico. L'intervista

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Oggi la rubrica di Fattitaliani Proscenio ospita Emiliano Metalli il cui spettacolo "Carlos, l'ultima volta" debutta sul palcoscenico dello Spazio 18b dal 20 al 23 febbraio, diretto dallo stesso Metalli con Mauro Toscanelli.

"Carlos, l'ultima volta" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Più degli altri si attarda nella dimensione del ricordo e della sospensione del tempo, che è per me un "luogo" ideale del racconto drammatico. Ancor più se mi confronto con una storia vera, come quella di Carlos Gardel.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c'è)?
Non ci avevo mai riflettuto, ma credo che ancora il ricordo sia il filo rosso che lega insieme i testi che ho scritto, non molti e non tutti rappresentati. Anche la storicità dei personaggi cui do la parola, cioè quelli realmente esistiti o altri di invenzione ma correlati ad essi, è un'altra costante. Scavo nelle biografie e riempio i vuoti.
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
Alle scuole elementari, per gioco. Poi al liceo, un po' per farmi nuovi amici e un po' per cercare di superare alcune insicurezze. E all'Università è diventato, insieme alla Musica, oggetto di studio e di ricerca.
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
All'inizio era più frequente, ora cerco di evitarlo e preferisco pensare a un personaggio in senso universale: mi piace poi stupirmi per ogni singola declinazione degli attori che lo incarnano.
È successo anche che un incontro casuale ha messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
A volte, ma di solito tutto nasce dalle ricerche, dalle letture, da una curiosità causale.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Che sia tradito il senso più intimo del testo. Ma capita e va accettato. In una intervista a Dacia Maraini le proposi una domanda simile e lei mi rispose: "Qualche volta sono stata tradita nelle mie idee e mi è dispiaciuto. In questo caso chiedo per lo meno che lo spettacolo sia bello. Se anche questo non avviene, mi sento due volte tradita." Ecco, la condivido!
E quando la regia è a quattro mani, come per "Carlos"?
Lì è più semplice difendere la propria creazione, ma non mancano i ripensamenti o la necessità di venirsi incontro.
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "Mi sento più vivo in un teatro che in qualunque altro posto, ma quello che faccio in teatro l’ho preso dalla strada" di Al Pacino?
In parte. Ho la fortuna di sentirmi libero quasi sempre. A volte ho pagato questa mia libertà, altre volte mi è arrivata come una boccata di ossigeno e ora faccio fatica a rinunciarvi.
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
"La commedia è stata un grande successo, ma il pubblico era un disastro." perché bisogna sempre trovare un lato divertente per sdrammatizzare anche gli insuccessi. Fanno parte del percorso.
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro? 
Se posso sì, perché sono curioso di vedere il risultato.
L'ultimo spettacolo visto a teatro? 
Ne vedo molti. Mi è rimasto nel cuore "Angels in America" che ho visto a Milano. Ma mi capita di assistere spesso a spettacoli splendidi dai grandi ai piccoli teatri e di ammirare il coraggio di chi li realizza, sia per i testi o gli allestimenti, ma soprattutto per la voglia di affrontare un mestiere così difficile.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
Vorrei lavorare con Elsa Merlini, Tina Lattanzi o Rina Morelli per osservarle dal vivo dare vita ad alcune figure di donne che ho immaginato: Donna Olimpia, Letizia Bonaparte o altre. 
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Difficile a dirsi. Ogni epoca ha un suo capolavoro: farei un torto a molti se dicessi l'Orestea. Ma forse quello è il primo capolavoro del teatro.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Hai trovato le parole migliori.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
Sei stato banale. Detesto la banalità.
Dopo la visione dello spettacolo, che Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
La voglia di ascoltare Carlos Gardel e di scavare nei propri ricordi. E poi di tornare allo Spazio 18 B che ci ha accolti con grande affetto e professionalità!
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di "Carlos, l'ultima volta"?
"Apro gli armadi e vorrei caderci dentro, come in una tomba": è la voglia di non lasciar andare le persone che amiamo o che abbiamo amato e ora non ci sono più. Dovremmo arrenderci al fluire, ma è difficile! Giovanni Zambito.
LO SPETTACOLO
La vita è complessa. A volte si immobilizza, disperatamente avvinghiata a un fotogramma muto. Più spesso fluisce come una strada affollata di Buenos Aires, carica di sentimenti e corpi che si dimenano al di sotto delle regole sociali. O, come in questo caso, stritolati dalle melodie del tango.
In ogni versione di una storia non c'è verità che non trovi luce nel suo opposto, apparentemente menzognero. E l'una e l'altro mutano col tempo, come i volti delle persone che ci sono accanto, almeno fino a quel fatidico 24 giugno del 1935, ma possono arrivare anche ai nostri giorni.
Nell'attesa, Alfredo ama un uomo che non potrebbe amare, mentre Juan tradisce un'amicizia di cui solo troppo tardi intuisce la profondità. Attraverso questo tango di dialoghi solitari, l'uno e l'altro cercheranno un ordine ai loro pensieri e alle azioni compiute, mentre sullo sfondo giganteggia la figura del "morocho de Abasto", Carlos Gardel, che ha segnato l'esistenza di entrambi.
El rey del tango è l'assente protagonista di "Carlos, l'ultima volta" .
INFO:
Spazio 18/B
Via Rosa Raimondi Garibaldi, 18B, 00145 Roma RM
20-23 febbraio 2020
con 
Mauro Toscanelli 
Orazio Schifone
la voce della madre di Carlos è di 
Masaria Colucci 
Musiche e tracce sonore tratte dalle registrazioni storiche di Carlos Gardel
Dal giovedì al sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
BIGLIETTI
INTERO: 15€ RIDOTTO: 12 €
SPECIALE 10€: Insegnanti, UNDER 18.

Libri, “Parola? Presente!” di Gelsomina Perilli e le ipocrisie della società odierna. La recensione

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Autenticità: ecco la prima impressione che si ricava leggendo “Parola? Presente!” di Gelsomina Perilli, scrittrice e poetessa lucana di nascita, lombarda d’adozione.
Tramite gli aforismi contenuti in questa raccolta, Gelsomina, infatti, svela il suo punto di vista sulla società odierna e le sue ipocrisie. Ne ha un po’ per tutti e, con vena dissacratoria, scaglia i suoi pungenti strali contro gli uomini in giacca e cravatta, la legge, i ricchi, la politica, gli statisti, ma anche le famiglie falsamente unite, le coppie di innamorati, la religione, e lo fa ben consapevole che, per dirlo usando un suo aforisma, “Pensare nuoce gravemente alla salute, degli altri”. A guidare la sua penna è un’intima esigenza di verità, di autenticità appunto, perché un artista vero è innanzitutto uno spirito libero, allergico a regole e gerarchie, che ha come unico metro di valutazione la sincerità, e, come lei stessa scrive, in ultima analisi, “nient’altro è che una pecora nera, con la cresta e le scarpe slacciate”.
Le massime contenute in “Parola? Presente!” sono interpretative. In alcune di esse il lettore si perderà come in un rompicapo, in altre si identificherà, altre ancora apriranno, tutte insieme, le porte dell’anima e, frugando nei cassetti della memoria, spargeranno sale su ferite abilmente occultate e ancora aperte. Gelsomina Perilli, ricorrendo alla stessa sincerità priva di compromessi che riserva agli altri, in alcuni aforismi, rivolge i suoi strali anche contro sé stessa dando prova di possedere una buona dose autoironia, parente stretta dell’intelligenza e dell’umiltà. La sua è una voce fuori dal coro, che non fa sconti, acqua limpida in un contesto sociale dove l’apparenza conta più della sostanza, la furbizia è apprezzata più dell’intelligenza e la menzogna è pane quotidiano.
Daisy Raisi

17 FEBBRAIO, FESTA DEL GATTO: I 7 MITI DA SFATARE

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Sono più di 7.3 milioni in Italia, superando persino il cane tra i pet più amati nelle famigli e da vent’anni è stata istituita una giornata a loro dedicata, con cui celebrare il loro spirito libero.
Sono i gatti, per i quali lunedì 17 febbraio ricorre la loro festa. Su di loro ricorrono da tempo dei “falsi miti” che spesso non rispecchiano le sue reali caratteristiche. Per questa ragione, gli esperti di Ca’ Zampa, il primo Gruppo in Italia di Centri che offrono tutti i servizi legati al benessere degli animali domestici, hanno stilato i 7 miti legati alla loro cura, come le sue leggendarie 7 vite, da sfatare.
“Il gatto è tra gli animali da compagnia più diffusi, basti pensare che, come dimostrato dal Rapporto Assalco Zoomark 2019, ad averlo in casa è più del 18% delle famiglie - spiega Marco Maggi, Coordinatore dei Servizi Veterinari di Ca’ Zampa -. Ma si conosce poco della sua cura: a dispetto di quanto comunemente si pensa, va seguito con molta attenzione in modo da garantirli un completo benessere. Per fare questo è opportuno ragionare in termini di prevenzione, così come si fa per la salute umana.  Basti pensare che 1 gatto su 5 soffre di patologie legate al tratto urinario e per prevenire è sufficiente attuare piccoli accorgimenti, come l’adozione di una corretta dieta e l’analisi delle urine almeno 1 o 2 volte all’anno”.
1.       I gatti che vivono in casa non corrono rischio di prendersi malattie
Anche se il gatto è domestico e teoricamente ha meno probabilità di prendersi pulci e zecche rispetto agli animali che stanno all’aperto, non si può considerare completamente al sicuro. Poiché è sua abitudine rilassarsi sui davanzali e andare a curiosare in aree della casa che possono comportare dei rischi, come balconi, terrazze e garage e il riscaldamento. È quindi importante proteggerli durante tutto l’anno.
2.       Il gatto è un animale poco impegnativo
È vero che i gatti sono per loro natura indipendenti e spesso non mostrano i sintomi delle malattie, ma tutto questo non deve trarre in inganno. I loro nemici principali sono boli di pelo e parassiti. È quindi importante spazzolarli frequentemente, procurarsi l’erba gatta per liberarsi dal pelo che ingeriscono.
3.       Per il gatto basta una visita all’anno di controllo
Solo 1 proprietario su 4 fa visitare regolarmente il proprio gatto dal veterinario. 3 o 4 si fermano alle prime     visite e vaccinazioni, quando i gatti sono cuccioli. È importante recarcisi almeno 2 volte all’anno. Ma soprattutto, è bene abituarsi a costanti controlli: gli esperti consigliano un controllo delle urine almeno 1 o 2 volte all'anno, sia nei gatti maschi sia femmine. La sabbia è un sistema di controllo domestico che evita lo stress dell'analisi delle urine che prevede quasi sempre la sedazione. Questo è un plus importante.
4.       Ama la solitudine 
Non tutti. Può capitare che alcuni gatti non amano stare da soli per lungo tempo e per questo mostrano segni di ansia e agitazione quando sono lontani da qualcuno con cui hanno instaurato un forte legame. Lo si capisce da alcuni segnali: se piangono quando si sta per uscire di casa oppure se mostra irrequietezza con alcuni oggetti. Le conseguenze? Mancanza di appetito e difficoltà ad urinare.

5.       Il suo radar è il naso
A fare da potente sensore degli odori è la bocca. I gatti hanno una ghiandola posta sotto il palato, dietro gli incisivi superiori. Quando sono intenti ad annusare qualcosa, sembra che tendano a spalancare la bocca.
6.       Quando fa le fusa vuole le carezze
È un pensiero comune ritenere che le sue caratteristiche fusa siano solo un segnale di benessere: a volte invece manifestano un senso di malessere e disagio dovuto ad un momento di ansia e di dolore fisico.
7.       Vede al buio
Pur essendo degli animali notturni, i gatti non riescono a vedere nel buio più totale, ma hanno bisogno di una minima fonte di luce. I loro occhi hanno un elevato numero di fotorecettori, detti bastoncelli, che in condizioni di oscurità gli permettono di assorbire una grande quantità di luce. Viceversa, la pupilla si restringe quando il fascio luminoso è abbagliante. E’ per questo che i gatti possono vedere al buio circa 6-8 volte meglio  degli essere umani.

Per maggiori informazioni: www.cazampa.it
Foto: Cecilia Chiaramonte

Racconto d'amore con Pino Calabrese e Claudia Conte, il 15 febbraio a Roma

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Una serata - evento con Pino Calabrese e Claudia Conte (intervista) per cercare di capire di cosa parliamo quando parliamo d’amore, uno dei sentimenti più sfuggenti e difficili da catalogare.
L’amore infatti alla fine resta essenzialmente un arcano, anche se tutti lo hanno vissuto almeno una volta.  Come cercare di risolvere, allora, questo insondabile mistero? Forse possono essere di aiuto le parole di poeti scrittori e artisti che l’amore lo hanno sperimentato e tradotto in versi, lettere o pagine memorabili.
“Racconto d’amore”, a cura di Angela Prudenzi, lascia dunque parlare chi a esso ha eretto memorabili quanto impalpabili monumenti fatti di sillabe, consonanti, punti, parentesi, frasi.  Un percorso che ricostruisce alcune delle tante facce di questo sentimento grazie a un lessico amoroso preso in prestito tra gli altri da Alda Merini, Tolstoj, Dorothy Parker, Keats, Catullo, Carver. E lo fa con rispetto, e sottovoce, perché come chiede Shakespeare: “Se parli d’amore, parla piano”.

L’evento è organizzato da Andrea Petrangeli e Paride Aveani.

Prima dello spettacolo, per festeggiare l’amore e non solo, una degustazione di vini e dolci offerti da Tiramisù Alberto Bottazzini di Ristoservice e Domicilio srl del Gruppo Gioia Spa, direttore commerciale Fabrizio Crescenzi.

Libri, "Al limite del sogno" di Carlotta Amerio: romanzo molto profondo e attento alle problematiche d'attualità. La recensione

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Che cosa è più pericoloso al giorno d’oggi: la droga o lo smarrimento della psiche? È questo l'interrogativo che si deposita nella mente del lettore dopo la lettura del romanzo di Carlotta Amerio "Al limite del sogno", pubblicato nella serie "Il lato inesplorato" dalla casa editrice "96, Rue de la Fontaine Edizioni".
La giovane Autrice ci introduce in un mondo del tutto particolare: quello degli studenti di storia dell'arte, sedicenti artisti: "ognuno all'inseguimento di un sogno, con i piedi tutt'altro che ben piantati per terra". È da qui che parte l'onirico che trasforma l'esistenza di Giulia, protagonista del romanzo, in un disastrosa e insopportabile sofferenza. Nel vortice degli eventi lei finisce contro la sua volontà, inseguendo anch'essa un sogno che, però, non è, o non sembra, in alcun modo collegato con l'incubo in cui gradualmente si trasforma 
Giulia ha una storia con Davide che via via la abbandona perché i sogni che la ragazza fa, turbano non solo lei, ma anche lui e ben presto diventano un ostacolo fra lei e il fidanzato. Qual è la natura di questi sogni e riuscirà Giulia mai a uscire dal loro oscuro tunnel?
La narrazione è un intreccio molto ingarbugliato di una violenza subita nell'infanzia, i ricordi e immagini che si formano nella mente (lucida o malata?) della protagonista in base al suo tormentato vissuto. Non è solo il passato con cui deve fare i conti. La realtà che le si va a creare attorno è un volo in picchiata che arriva a rasentare la follia, la rabbia e la voglia di uccidere. La via d'uscita, continuamente cercata, invece, non si presenta mai, finché non arriva inaspettatamente, come un colpo di scena, con l'ospedalizzazione di Giulia che spera, così, di riprendersi dal suo malessere.
La droga è un pericolo evidente, mentre la violenza, soprattutto quella "inesistente", domestica, quella di cui a volte perfino una parente può essere complice, è una ferita che si infligge a chi la subisce. È un marchio che gli segnerà a vita il corpo, l'anima e la mente. È un pericolo subdolo, latente, dal quale non è facile poi trovare la via di uscita. Perché, anche in ospedale, dopo il momento di una breve felicità finalmente trovata dalla protagonista, "i sogni possono ricominciare". 
Un romanzo molto profondo e attento alle problematiche d'attualità. Carlotta Amerio colpisce con lo stile che usa e con l'imprevedibilità della sua singolare narrazione. Affascinare con peripezie raccapriccianti non è semplice, ma l'Autrice ci riesce alla perfezione. Un thriller psicologico che scava a fondo nell'anima umana. Da non perdere.  Olga Matsyna 


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Andrea Casta e il suo archetto luminoso approdano allo stadio Olimpico di Roma per lo show pre-partita di Lazio-Inter

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Domenica, 16 febbraio, la corsa scudetto si infiammerà con il big match serale tra Lazio e Inter e anche lo show pre-partita riserverà due special guest musicaliBriga, cantautore e rapper romano grande supporter della Lazio, e Andrea Castaviolinista bresciano di adozione romana, ospite “diplomaticamente” perfetto per l’occasione non essendo supporter di nessuna delle due squadre.

Alle 20,45, prima dell’inizio della partita, i due artisti si esibiranno davanti ai 60.000 spettatori di uno Stadio Olimpico già sold-out, Briga canterà alcuni dei suoi successi, seguito da Andrea Casta che suonerà in campo con il suo celebre archetto luminoso su alcuni brani dance molto conosciuti, scelti per essere spesso utilizzati dai tifosi durante le partite.
Con il suo violino elettrico Casta è l’entertainer italiano più richiesto a livello internazionale e, grazie alla sua anima di infaticabile globetrotter ha raggiunto 27 nazioni, realizzato 200 concerti all’anno con oltre di 1 milione di spettatori dal vivo e 200mila followers sui social network diventando portavoce dello stile italiano nel mondo. Il musicista è stato vincitore come Best Performer della 7 edizione dei Dance Music Awards, unico premio italiano destinato alla musica dance, collabora con i più importanti dj italiani e internazionali, ed è attivo nella discografia con The Space Violin Project, un concept album e racconto sonoro che unisce fantascienza e musica con un linguaggio nuovo che, nei video, crea contaminazione tra illustrazione ed immagini reali.
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