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Museo Venanzo Crocetti, dal 14 febbraio "Warudo" mostra di esordio dell’artista Rei, a cura di Lorenzo Canova

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Il giorno 14 febbraio 2020 alle ore 18.00, il Museo Venanzo Crocetti presenta Warudo, mostra di esordio dell’artista Rei, a cura di Lorenzo Canova e con un catalogo edito da Gangemi Editore. 
“Un segno scuro e potente che scava le forme per estrarne la luce segreta, l’incontro e la lotta tra il nero e gli altri colori da cui scaturisce lo splendore delle cose e dei volti, evocazioni e culture che si sovrappongono e si fondono in un ciclo coerente di opere: la mostra di esordio di Rei si presenta come un mosaico vitale di suggestioni e di riferimenti legati da una pittura che riesce a unire la sua decisa componente disegnativa a un’intensa ricerca cromatica.
Le indagini di Rei si concentrano infatti su pochi elementi primari e basilari: i volti e la natura, gli sguardi e i fiori che nel suo lavoro assumono una presenza lucente e misteriosa proprio grazie alla sua capacità di usare il disegno per comporre la struttura dei dipinti con una rigorosa e nitida qualità visionaria, in un pensiero costruttivo che riesce a coniugare una severa analisi del colore a un tagliente elemento grafico.
L’opera di Rei nasce dunque da una felice combinazione di riferimenti e di omaggi che il pittore riesce però a declinare in modo del tutto personale, creando una struttura in cui le culture si incontrano in quella ricombinazione dei livelli che è uno dei tratti salienti del nostro presente.
L’artista, come moltissimi altri autori in tutto il mondo, non nasconde difatti il suo amore per il cinema e per il mondo articolato dei fumetti, degli anime giapponesi e dei comics americani, ma riesce ad esaltarlo in quadri dove i Manga incontrano la Marvel, Blade Runner e Corto Maltese. Nella pittura di Rei sono del resto evidenti anche le dichiarate influenze della storia dell’arte, a partire da quelle dei volti di Francis Bacon e delle figure di Egon Schiele, che, non a caso, è un pittore amato e citato da molti grandi fumettisti e illustratori. [...]
I ritratti vengono quindi eseguiti attraverso un metodo che ricorda la composizione digitale delle immagini, mediante una geometrizzazione in cui ogni viso viene sfaccettato e rielaborato come se dovesse poi essere trasformato in una scultura o in un oggetto plastico in 3D. [...]
I quadri di Rei hanno allora la capacità di tendere a un magico, personale e minuzioso realismo, che però viene messo in crisi e contraddetto dalla loro atmosfera enigmatica che sembra rappresentare un universo di sintesi concepito in laboratorio. [...]
Le margherite, i papaveri e i fiori di campo dipinti da Rei mutano così il loro codice genetico, mostrandosi come apparizioni solenni che sorgono dal basso verso l’alto, come le nuove architetture di uno spazio ideato dal pensiero e dalla mano di un’artista, di una terra rinnovata che rivela la sua essenza segreta, sospesa tra la lirica vibrazione di una natura fragile e precaria e l’impero delle luci dominato dai raggi metallici di un sole artificiale.” (dal testo critico di Lorenzo Canova
Alessandro Vitale, in arte Rei, nasce a Roma nel 1977. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2004, considera punti di riferimento l’arte di Egon Schiele e di Francis Bacon. Ha sempre nutrito una grande passione per la cultura e l’arte del Giappone, Paese che visita abitualmente. Ha uno studio a Roma, dove vive e lavora.

INFO
Rei
Warudo

A cura di Lorenzo Canova
Catalogo a cura di Gangemi Editore
Inaugurazione 14 febbraio 2020 ore 18.00 
Museo Venanzo Crocetti
Via Cassia 492 - Roma

Fino al 29 febbraio 2020
Orari: dal lunedì al venerdì 11-13 / 15-19; sabato 11-19

FILIPPO TIMI, "SKIANTO" SU RAI3 DAL 13 FEBBRAIO E DISCO OMAGGIO A BUSCAGLIONE

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Due prime serate su Rai3 - giovedì 13 e 20 febbraio prodotte da Rai3 in collaborazione con Ballandi - e un disco - prodotto dalla Sugar - che reinterpreta i più grandi successi di Fred Buscaglione: questi i due inediti progetti dal nome Skianto realizzati da Filippo Timi, artista eclettico tra i più amati del panorama nazionale.
Ispirato al fortunato spettacolo teatrale del 2014, SKIANTO su Rai3 è in realtà un grande omaggio alla televisione, un’operazione inedita che rilegge, con un linguaggio del tutto originale, due pietre miliari della storia della tv italiana: il Festival di Sanremo e i grandi show del sabato sera degli anni 80.

Filippo Timi debutta in televisione con un spettacolo che gli assomiglia: sorprendente, irriverente, ironico, ma anche elegiaco, un caleidoscopio di elementi che si alternano completandosi. Da una parte la filosofia che sottende a tutta l’arte di Timi, quella dello SKIANTO, ovvero lo stupore che sempre ci coglie davanti alla vita: dalla nascita, all’amore, dalle scoperte più piccole alle più grandi. Da qui il gusto per gli accostamenti spiazzanti, per i colori, per l’ironia, per il gioco, per un mondo variopinto di emozioni, una montagna russa di sentimenti e stati d’animo. Dall’altra l’affetto e il culto per la Televisione con la quale generazioni intere sono cresciute e per le quali rappresenta un membro della famiglia che “si posiziona tra la foto del matrimonio dei tuoi genitori e quella del tuo primo giorno di scuola”.
Da questi ingredienti sono nati due show completamente diversi tra di loro eppur complementari, divertenti e poetici insieme che mescolano musica, monologhi, mise en scène e ballo con trovate originali, fuori dagli schemi eppur immediatamente comprensibili perché giocano con l’immaginario collettivo e con emozioni universali.

Il punto di vista è sempre inaspettato, la diversità sempre intesa come risorsa, uno sguardo nuovo al quotidiano, la possibilità di guardare dove non si vede, di pensare l’inimmaginabile. Tutto ha un suo posto di diritto nel mondo magico e glitterato di Filippo Timi: dalle cose più piccole e inanimate, come un sasso, alle più belle. La sua umanità abbraccia tutto l’universo dando voce a chi una voce non l’ha mai avuta e questo dialogo continuo è insieme frizzante e sorprendente, poetico e nostalgico. Tutto si presta a più letture.

Il 13 febbraio la prima serata è per SKIANTO SANREMO ’67.
In uno studio che ricostruisce quel Festival fatidico, si parte per un viaggio emozionale nel mondo festivaliero aprendo una nuova strada fatta di “se” e di “ma”. A fare da guida Pippo Baudo, una sorta di Virgilio che accompagna Filippo nel magico mondo del Festival, tra ricordi inediti e consigli. Non ci si attiene alla concatenazione dei fatti, ma la fantasia di Timi trascina lo spettatore in un mondo meraviglioso costruito su quello che sarebbe potuto essere e quello che potrebbe essere. Ecco allora che le canzoni, elaborate dal talento di Raphael Gualazzi - qui direttore musicale ed esecutore insieme con la sua band – vivono di nuova vita e creano panorami inediti che mescolano epoche diverse, passando da “Vita Spericolata” a “Non ho l’età” in un battito di ciglia. A dare nuova vita alle canzoni uno straordinario ventaglio di cantanti che si mettono alla prova cimentandosi con arrangiamenti arditi ed emozionali: Petra Magoni, Mario BiondiChina MosesSimona Molinari, Marialuna Cipolla, Serena Brancale e lo stesso Gualazzi. 
 Intorno a quest’ossatura musicale si muove la cifra di Filippo Timi fatta di poesia e di ironia insieme che si diverte a raccontare, incontrare ospiti, interpretare anche ciò che una voce non ha, ma che può fornire un punto di vista inedito del Festival come i fiori, muti – almeno fino ad ora - testimoni di vittorie e cadute, di trionfi e sconfitte e di tutto quel mondo magico che rappresenta Sanremo interpretati dallo stesso Timi e dalle amiche Iaia Forte e Marina Rocco che, insieme a Filippo danno voce ai fiori di Sanremo.

Con Skianto Fantastico Show - in onda in prima serata giovedì 20 febbraio su Rai3 -, lo scenario cambia notevolmente. Siamo negli anni 80, gli anni dei grandi show del sabato sera, dei balletti, dei costumi glitterati, dei colori forti. Ma al punto di vista di Timi si affianca quello di sua cugina Daniella - protagonista dello spettacolo teatrale Skianto -, “nata con la scatola cranica chiusa”: un mondo solo all’apparenza impenetrabile, ma che nasconde meraviglie, dove tutto può succedere e i personaggi della tv si mescolano con quelli reali per creare universi fantastici e comuni insieme.  L’immaginario misterioso di Daniella ci aiuta a dare voce a tutto quello che ci circonda, aprire nuove dimensioni. I punti di vista si moltiplicano e l’impossibile diventa possibile.  Tutto prende vita e, attraverso Timi e i suoi ospiti, scopriamo i pensieri e le emozioni delle Piccole Cose: dalle cianfrusaglie che dimentichiamo nei cassetti, ai sassi che distrattamente calciamo per strada. Ad interpretarle, oltre ad un gruppo di giovani attori, Paolo Calabresi e la splendida Lucia Mascino.
            Anche qui la musica è sempre in pieno stile Skianto con miscele improbabili tra Scialpi e Edith Piaf, Heather Parisi e i Nirvana sapientemente gestiti dalla direzione musicale di Fabio Frizzi. Le canzoni sono interpretate da Petra Magoni che con la sua voce unica, dà nuovi significati alle melodie e naviga con sicurezza tra gli accostamenti azzardati in duetto con Timi e da sola. Canta e “danza” con Filippo in questo Skianto Fantastico anche Ornella Vanoni in una versione inedita. Anche Alba Parietti gioca con Filippo uscendo completamente dalla sua “comfort zone”. Torna sempre in vesti nuove e dissacranti Iaia Forte.
Un mondo che merita una voce: “La voce di chi non ha voce”. Uno show articolato e assolutamente originale che alterna musica e balletti a monologhi, sketch, un caleidoscopio coloratissimo di personaggi e riflessioni sorprendenti che omaggiano e dissacrano insieme l’immaginario collettivo legato al mondo della tv.
Due serate che sono innanzitutto due grandi show, una sorta di compendio fantastico del mondo di Filippo Timi ma anche in un certo senso della storia della televisione ricostruita tramite voci nuove e inaspettate, seguendo un filo emozionale.
Sempre il 13 febbraio - in concomitanza con la messa in onda tv - per Sugar esce SKIANTO, un progetto discografico che è il primo vero tributo completo al grande cantautore, polistrumentista ed attore italiano da parte di uno straordinario attore e artista contemporaneo.
Filippo Timi reinterpreta i più grandi successi di Fred Buscaglione.
Questa la tracklist completa del disco: Guarda che luna, Che bambola, Che notte, Fred’s Scat, Eri piccola così, Supermolleggiata, Ninna nanna del duro, Love in PortofinoTeresa non sparare, Porfirio Villarosa, Supermolleggiata (tip tap version).
Dieci cover uniche prodotte da Massimo Martellotta (Calibro 35), che ha dato ad ogni canzone una vita nuova nel rispetto del meraviglioso materiale che aveva a disposizione.
La musica di Buscaglione ha segnato un’epoca ed un passaggio sociale e culturale: dalla fase della ricostruzione postbellica al boom economico. Il suo linguaggio disincantato, brillante, ironico, divertente e anche un po’ folle, aveva il segno forte del cambiamento e rendeva la sua musica molto più intrigante dello scenario italiano di allora. Le sue canzoni parlavano per la prima volta e con ironia di "bulli e pupe", di New York e di Chicago, di duri spietati, ma sempre in balia delle donne e dell'alcool e dei vizi.
Il personaggio di Fred è molto distante dall’immaginario sofferente e romantico della musica leggera italiana di quei tempi.
Un po’ come i rapper di oggi: dissacranti, di rottura, che si esprimono in maniera molto più diretta e provocatoria. Il personaggio da duro di Fred è però solo una machera che nasconde una forte vulnerabilità che sfocia poi in brani come “Guarda Che Luna”.
Sicuramente l’uscita di SKIANTO è un’occasione da non perdere per conoscere l’arte e il repertorio di questo nostro grandissimo artista, reinterpretato da un performer d’eccezione come Filippo Timi.


SKIANTO   in tv è un programma di Filippo Timi, prodotto da Rai3 in collaborazione con Ballandi, scritto da Filippo Timi e Pamela Maffioli, con Rossella Rizzi e Federica Illuminati. La direzione artistica è di Filippo Timi.  Le scene sono di Alessandra D’Ettore. La fotografia è di Marco Patino. La regia di Giovanni Caccamo. La direzione musicale di Raphael Gualazzi (Skianto Sanremo ’67) e Fabio Frizzi (Skianto Fantastico Show). I costumi sono di Simona Lavazza Direttore di produzione Alessandro Restini. A cura di Selma Al Mudarris e Cecilia Feriozzi. Produttore Esecutivo Rai Rita Russomanno. Produttore Esecutivo Ballandi Luca Catalano.W
LUCE interpretata da Raphael Gualazzi
 
LA MUSICA E’ FINITA interpretata da Marialuna Cipolla
 
AMERICA interpretata da Simona Molinari
 
FOLLIA D’AMORE interpretata da Filippo Timi insieme con Raphael Gualazzi
 
SEI BELLISSIMA interpretata da Marialuna Cipolla
 
MEDLEY  interpretata da Filippo Timi insieme con Raphael Gualazzi
 
 
 
Skianto Fantastico Show (in onda il 20 febbraio)
 
 
SMELL LIKE A TEEN SPIRIT interpretata da Petra Magoni
 
LA VOCE DEL SILENZIO interpretata da Ornella Vanoni
 
LIKE A VIRGIN interpretata da Petra Magoni e Ferruccio Spinetti
 
RIEN DE RIEN interpretata da Filippo Timi insieme con Petra Magoni
 
LA BAMBOLA (+ROXANNE) interpretata da Filippo Timi insieme con Petra Magoni 
 
I SOGNI SON DESIDERI interpretata da Petra Magoni
 
CIGARETTE AND COFFEE interpretata da Filippo Timi e Petra Magoni

Palladium, torna la rassegna in 35 mm "Ritorno in pellicola". Il 12 febbraio "Estate romana" di Matteo Garrone

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Dopo il successo dello scorso anno torna al Teatro Palladium “Ritorno in pellicola”, una rassegna a ingresso gratuito dedicata a grandi film della storia del cinema italiano proiettati in 35mm, co-organizzata dall'Università degli Studi Roma Tre con il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale e la rivista di critica cinematografica Quinlan.it.

In un’epoca in cui la pellicola è pressoché scomparsa, travolta dalla rivoluzione digitale, è fondamentale riproporre il vecchio e inossidabile 35mm, riscoprendo il piacere di vedere sul loro supporto originale alcuni dei grandi capolavori del nostro cinema e dando così la possibilità al pubblico, di giovani e non, di assaporare di nuovo la bellezza di questo tipo di visione.
Il primo film che apre la rassegna mercoledì 12 febbraio alle ore 19 è Estate romana, terzo film di Matteo Garrone. Un racconto generazionale ambientato nella Roma alle soglie del Giubileo del 2000. La visione è introdotta da Vito Zagarrio (docente del Dams di Roma Tre), Alessandro Aniballi (critico cinematografico - Quinlan.it) e Daniela Currò (Conservatrice Cineteca Nazionale). Con loro: Salvatore SansoneMassimo Gaudioso Marco Spoletini, rispettivamente attore protagonista, sceneggiatore e montatore della pellicola. La rassegna prosegue l’11 marzo con la proiezione di Morte di un matematico napoletanofilm d’esordio del regista Mario Martone, ospite d’eccezione dell’appuntamento.
Già lo scorso anno, in occasione della prima edizione della rassegna e del Roma Tre Film Festival, sono state proiettati pellicole del calibro di C’era una volta il west di Sergio Leone, Le mani sulla città di Francesco Rosi, Pane e cioccolata di Franco Brusati. Questo grazie al proiettore 35mm che il Palladium, una volta cinema della Garbatella, ha conservato nella sua cabina di proiezione. Si tratta di ribadire il fascino di quello che è stato per la maggior parte della sua storia l'unico modo di fruizione del cinema, un modo che inevitabilmente oggi ha un sapore vintage e cinefilo, ma che allo stesso tempo deve diventare un indispensabile strumento didattico per gli studenti delle arti del cinema e dello spettacolo, oltre che una scoperta per le nuove generazioni. Ritorno in pellicola è anche un omaggio al vecchio sogno del fondatore del Dams, Lino Micciché, che si batteva per il cinema in pellicola e in sala.  Un sogno, pur senza nulla togliere alle intriganti e inevitabili mutazioni digitali, ancora vivo.
Sinossi Estate romana
Rossella, attrice del teatro di avanguardia degli anni Settanta, torna a Roma, dopo anni di assenza dalle scene, alla ricerca di una nuova vita. Spaesata e depressa in una città in caotico fermento per i preparativi del Giubileo del 2000, Rossella vorrebbe riallacciare vecchie amicizie e magari tornare a fare teatro. In casa sua adesso vive l'amico Salvatore, indolente scenografo napoletano che sta lavorando alla realizzazione delle scene di uno spettacolo di teatro-danza con l'aiuto della sua assistente Monica, giovane donna separata con una bambina che la suocera vorrebbe sottrarle e un doppio lavoro per cercare di andare avanti. Inizia così una bizzarra, e a volte faticosa, convivenza tra questi tre artisti.
Daniela Currò, conservatore della Cineteca Nazionale, ha dichiarato: “Il CSC - Cineteca Nazionale porta avanti da anni la missione di diffondere la cultura cinematografica a livello nazionale ed internazionale tramite la proiezione di pellicole d’archivio e film restauratiDiffondere il cinema vuol anche dire anche educare il pubblico all’immagine ed alla sua corretta fruizione: con Ritorno in pellicola la maggiore cineteca d’Italia offre al pubblico la possibilità di rivedere classici del cinema sul medium che li ha originati, la pellicola, e capire, assieme a registi, direttori della fotografia, archivisti e restauratori, la storia di quei film, delle pellicole che li hanno consegnati a noi e perché è importante conservarle e valorizzarle. Nel gergo del restauro cinematografico il “ritorno in pellicola” è la fase in cui le immagini, restaurate digitalmente, vengono riportate su pellicola, l’unico mezzo in grado di garantirne la sopravvivenza nel lungo termine. Con questa iniziativa la Cineteca Nazionale mette a disposizione le preziose copie del proprio archivio per dare al pubblico, ormai abituato alle immagini digitali, la possibilità di effettuare metaforicamente lo stesso percorso, scoprendo il fascino delle copie d’epoca o lo splendore dei restauri 35mm e provando quella che, nel caso dei più giovani, è una nuova esperienza.”
Quinlan.it - Fin dalla sua creazione, oltre sei anni fa, Quinlan.it ha lavorato sia da un punto di vista critico che di ricerca alla valorizzazione della riscoperta della pellicola, dalla preservazione del 35mm alla proiezione pubblica. Una resistenza culturale attiva per la tutela della memoria del cinema e la rivendicazione di una sua perenne attualità. La rivista è dunque lieta di prendere parte a un'iniziativa come quella del Palladium, dove sarà possibile addentrarsi nel concetto di conservazione e permettere agli spettatori di vedere i film sul grande schermo così come sono stati creati, in alcuni casi anche alla presenza degli autori.
12 febbraio 2020 ore 19
Proiezione in pellicola del film Estate romana di Matteo Garrone
 Presentano: Vito Zagarrio (docente Roma Tre), Alessandro Aniballi (critico cinematografico Quinlan.it), Daniela Currò (Conservatrice Cineteca Nazionale).
Ospiti: Massimo Gaudioso (sceneggiatore), Marco Spoletini (montatore)
A seguire: Proiezione in pellicola del film Estate romana di Matteo Garrone

11 marzo 2020 ore 19
Proiezione in pellicola del film Morte di un matematico napoletano di Mario Martone
 Presentano: Vito Zagarrio (docente Roma Tre), Alessandro Aniballi (critico cinematografico Quinlan.it), Daniela Currò (Conservatrice Cineteca Nazionale).
Ospite: Mario Martone (regista)

Teatro Palladium
Piazza Bartolomeo Romano, 8 – Roma - Tel: 06 5733 2772

Celso Albelo torna a La Fenice con il suo emblematico Nemorino

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Il tenore spagnolo torna a interpretare L’elisir d’amore nel teatro veneziano

Dopo i recenti successi ottenuti al Liceu di Barcellona (Doña Francisquita), al Teatro Real di Madrid (Il pirata) e all’Opera di Oviedo (Lucia di Lammermoor), a febbraio Celso Albelo tornerà sul palcoscenico del Gran Teatro La Fenice di Venezia per interpretare cinque repliche di una delle opere che lo ha reso famoso in tutto il mondo: L’elisir d’amore, di Donizetti. Albelo, riconosciuto come uno dei grandi esponenti del bel canto romantico, ha dato vita a Nemorino, protagonista de L’elisir, in città come Madrid, Palermo, Modena, Vienna, Bilbao, La Coruña o Las Palmas de Gran Canaria. “Mi identifico soprattutto con l’ingenuità del personaggio”, ha dichiarato il cantante di Tenerife, “un uomo semplice che si innamora e pecca di candore, ma alla fine raggiunge i suoi obiettivi grazie al suo grande cuore”. Inoltre, l’opera di Donizetti riserva un piccolo gioiello per il ruolo del tenore: “L’aria Una furtiva lagrima è un vero piacere da intepretare, e crea sempre un ambiente magico nel teatro. È uno di quei  momenti musicali che aiutano a creare una relazione intima e diretta con con il pubblico”.
Albelo farà parte al primo cast dell’opera donizettiana il 15, 18, 20, 22 e 25 febbraio in una produzione di Bepi Morassi, con Jader Bignamini alla battuta. Nella replica del 20 febbraio, che rientra nelle date della celebrazione del carnevale, il Teatro La Fenice offre la possibilità di arricchire l’esperienza offrendo un cocktail e l’esibizione di un DJ Set presso le Sale Apollinee del teatro.

Info:
Web Celso Albelo: www.celsoalbelo.com

Sos Coronavirus, ma si ignora la normale influenza che in Italia sta facendo 8000 morti

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Firenze - Gli anziani a rischio non si vaccinano, accusa l’ex presidente dei geriatri Giulio Masotti, e il bilancio in Italia sarà ancora di 8 mila morti. Eppure si parla solo dell’epidemia cinese

Mentre stampa e opinione pubblica seguono spasmodicamente l’evolversi dell’epidemia di Coronavirus che in Italia conta finora tre contagiati ma nessun contagio e nessuna vittima, un silenzio tombale, è proprio il caso di dirlo, avvolge il decorso della normale influenza stagionale, che anche quest’anno ha già messo a letto 4,2 milioni di italiani provocando un’ecatombe il cui bilancio di fine stagione, secondo le autorità sanitarie, sarà di circa 8 mila morti, dieci volte le vittime finora registrate in Cina.
            “Con le epidemie la prudenza non è mai troppa e bene ha fatto il professor Burioni a ricordarlo”, dice il professor Giulio Masotti, il presidente emerito della Società Italiana di Geriatria che presiede anche il Gruppo Italiano Centri Diurni Alzheimer. “L’isteria causata dal Coronavirus è però paradossale. Si pensa a scappare dalla Cina e dai ristoranti cinesi, mentre ci si dimentica di vaccinarsi contro la normale influenza che, come al solito, ha già fatto molte più vittime e molti più morti. La vaccinazione è infatti il modo più efficace per prevenire le forme gravi e complicate di influenza”.
            Cifre dell’Istituto Superiore di Sanità alla mano, il professor Masotti, dimostra una realtà fin qui inconfutabile. Con la sua équipe sta tenendo d’occhio l’evolversi dell’influenza stagionale e dell’epidemia da Coronavirus anche in vista dell’11° Congresso Nazionale sui Centri diurni Alzheimer (Montecatini Terme, 13 - 14 marzo), e sottolinea un doppio problema. Il primo è che la polmonite da Coronavirus aggredisce soprattutto gli anziani con malattie croniche.
            L’altro problema riguarda appunto la campagna per la vaccinazione contro l’influenza ordinaria, che, secondo dati del Ministero, ha coinvolto appena il 13% dell’intera popolazione e solo poco più della metà degli anziani, non raggiungendo la copertura ottimale del 90% raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). L’influenza sta dunque provocando in Italia e in Europa una nuova evitabile ecatombe purtroppo ignorata, che riguarda soprattutto gli anziani e in particolare le persone con demenza, mentre tutti i riflettori sono puntati sulla Cina e sul festival di Sanremo.
                “Il rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza FluNews Italia”, spiega il dottor Enrico Mossello, coordinatore scientifico del congresso di Montecatini, “ci informa che nella sola quarta settimana di gennaio l’influenza stagionale ha ucciso in media 234 persone al giorno. Come ogni anno, il bilancio finale limitato al nostro Paese sarà appunto di circa 8000 morti a causa dell’insufficiente copertura. Un deficit che, colpevolmente, riguarda anche gli operatori sanitari, compresi quelli delle residenze per anziani, che secondo l’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana si vaccinano in meno di un caso su 5 e possono essere causa involontaria della diffusione del virus tra i loro pazienti fragili”.
            C’è comunque chi ha fatto peggio dell’Italia. Secondo un recente studio di Oms Europa e del Centro Europeo per la Prevenzione e Controllo delle malattie (Ecdc) condotto in 49 Stati membri, in circa la metà è stato vaccinato meno di un terzo degli anziani e in quasi tutti non si è raggiunto l’obiettivo minimo di copertura nelle categorie a rischio.

Pagebook, l'incipit de "L'amica geniale"

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È andata in onda la prima puntata della seconda serie "Storia del nuovo cognome" tratta dall'omonimo libro: vi proponiamo l'incipit de "L'amica geniale" di Elena Ferrante (edizioni e/o 2014, 327 pagine).

INFANZIA
Storia di Don Achille

La volta che Lila ed io decidemmo di salire per le scale buie che portavano, gradino dopo gradino, rampa dietro rampa, fino all'appartamento di don Achille, cominciò la nostra amicizia.
Mi ricordo la luce violacea del cortile, gli odori di una serata tiepida di primavera. Le mamme stavano preparando la cena, era ora di rientrare, ma noi ci attardavamo sottoponendoci per sfida, senza mai rivolgerci la parola, a prove di coraggio. Da qualche tempo, dentro e fuori scuola, non facevamo che quello. Lila infilava la mano e tutto il braccio nella bocca nera di un tombino, e io lo facevo subito dopo a mia volta, col batticuore, sperando che gli scarafaggi non mi corressero su per la pelle e i topi non mi mordessero. Lila s'arrampicava fino alla finestra a pianterreno della signora Spagnuolo, s'appendeva alla sbarra di ferro dove passava il filo per stendere i panni, si dondolava, quindi si lasciava andare giù sul marciapiede, e io lo facevo subito dopo a mia volta, pur temendo di cadere e farmi male. Lila s'infilava sotto la pelle la rugginosa spilla francese che aveva trovato per strada non so quando ma che conservava in tasca come il regalo di una fata; e io osservavo la punta di metallo che le scavava un tunnel biancastro nel palmo, e poi, quando lei l'estraeva e me la tendeva, facevo lo stesso.
A un certo punto mi lanciò uno sguardo dei suoi, fermo, con gli occhi stretti, e si diresse verso la palazzina dove abitava don Achille. Mi gelai di paura. Don Achille era l'orco delle favole, avevo il divieto assoluto di avvicinarlo, parlargli, guardarlo, spiarlo, bisognava fare come se non esistessero né lui né la sua famiglia. C'erano nei suoi confronti, in casa mia ma non solo, un timore e un odio che non sapevo da dove nascessero . Mio padre ne parlava in un modo che me l'ero immaginato grosso, pieno di bolle violacee, furioso malgrado il "don", che a me suggeriva un'autorità calma. Era un essere fatto di non so quale materiale, ferro, vetro, ortica, ma vivo, vivo col respiro caldissimo che gli usciva dal naso e dalla bocca. Credevo che se solo l'avessi visto da lontano mi avrebbe cacciato negli occhi qualcosa di acuminato e bruciante. Se poi avessi fatto la pazzia di avvicinarmi alla porta della sua casa mi avrebbe uccisa.
Aspettai un po' per vedere se Lila ci ripensava e tornava indietro. Sapevo cosa voleva fare, avevo inutilmente sperato che se ne dimenticasse, e invece no. I lampioni non si erano ancora accesi e nemmeno le luci delle scale. Dalle case arrivavano voci nervose. Per seguirla dovevo lasciare l'azzurrognolo del cortile ed entrare nel nero del portone. Quando finalmente mi decisi, all'inizio non vidi niente, sentii solo un odore di roba vecchia e DDT. Poi mi abituai allo scuro e scoprii Lila seduta sul primo gradino della prima rampa. Si alzò e cominciammo a salire.

DODI BATTAGLIA: Tour Teatrale “PERLE – MONDI SENZA ETÀ” il 14 febbraio al Teatro Italia di Roma

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Torna nei teatri "PERLE – Mondi senza età", la tournée che nell'edizione 2018-2019 ha registrato grande affluenza di pubblico e numerosi sold-out, toccando importanti città come Torino, Roma, Milano, Verona.

Nato da un'idea del chitarrista, cantante e compositore Dodi Battaglia"PERLE - Mondi senza età" propone live una serie di brani appartenenti al repertorio più ricercato ed intenso dei Pooh, caratterizzato da liriche intimiste cui l'ambientazione del teatro sa essere il giusto scenario e contribuisce a creare con il pubblico un coinvolgimento particolarmente intenso.
La scaletta del concerto, aggiornata e rivista rispetto alla passata edizione per offrire al pubblico la riscoperta di brani troppo a lungo esclusi dalle performance live, accompagna lo spettatore in una ideale esplorazione dell'emozione toccando temi come l'amore, la società, il rapporto tra uomo e donna, il viaggio inteso come scoperta del mondo e del proprio io, tratteggiando i molteplici aspetti dell'animo e della storia umana.
Alcuni dei nuovi titoli: "Per una donna", "Danza a distanza", "La città degli altri", "Lei e lei", "Comuni desideri", "Dialoghi". Senza dimenticare "Un'anima", il brano firmato con Giorgio Faletti e nato da un provino embrionale inciso dal compianto attore e scrittore: calandosi nelle atmosfere e nelle intense immagini evocate da Giorgio, Dodi ha seguito l'onda emotiva che ne è scaturita ed ha portato a compimento la canzone, nel rispetto di quanto Faletti voleva comunicare e mettendo in gioco a sua volta la propria ispirazione.
Alle intense atmosfere evocate brano dopo brano, si accompagna l'interpretazione di Dodi Battaglia che, impegnato in un vero e proprio dialogo con la propria chitarra, sottolinea le strofe e connota le melodie con i virtuosismi che da anni accendono l'entusiasmo del suo pubblico.
Ad accompagnare Dodi sul palco una band affiatata e rodata negli anni dai numerosi eventi live: Rocco Camerlengo alle tastiere, Beppe Genise al basso, Marco Marchionni alle chitarre, Carlo Porfilio alla batteria, Costanzo Del Pinto e Raffaele Ciavarella i vocalist.

DATA EVENTO: 14 Febbraio 2020 ore 21.00
LOCATION: Teatro Italia, via Bari n.18 - Roma

DODI BATTAGLIA SUL WEB




Le prelibatezze degli chef internazionali arrivano nei ristoranti aziendali, al via la seconda edizione di "Global Chef"

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Il giovane talento della cucina basca Miguel Rodriguez San Martinè il protagonista della seconda edizione di “Global Chef”, iniziativa lanciata da Sodexo Italia per condividere la professionalità dei migliori chef internazionali. Il progetto riguarderà le cucine di aziende dei settori chimico-farmaceutico, fashion e tecnologico di Toscana e Lombardia.

Valorizzare la pausa pranzo del collaboratore nel ristorante aziendale e fornire un’esperienza dal valore aggiunto grazie al talento degli chef internazionali Sodexo. Sono questi gli obiettivi della seconda edizione di “Global Chef”, innovativa iniziativa lanciata dall’azienda leader nei servizi della qualità della vita, che per questa occasione arriverà nelle cucine di aziende dei settori chimico-farmaceutico, fashion e tecnologico di Toscana e Lombardia. Protagonista di questa seconda edizione è lo chef Miguel Rodriguez San Martin, giovane talento della cucina basca in Sodexo dal 2016. È per queste particolari caratteristiche che “Global Chef” si presenta come un progetto originale, che Sodexo ha scelto di implementare nel suo programma per sostenere concretamente gli obiettivi di employer engagement delle aziende clienti.

“Il menu che ho ideato per Global Chef si compone di ricette tradizionali della cucina spagnola e in particolare valorizza i piatti tipici della mia regione, i Paesi Baschi – ha spiegato lo chef Miguel Rodriguez San Martin – Ho infatti la fortuna di vivere in uno dei territori della penisola iberica più ricchi sotto il profilo gastronomico, soprattutto per la qualità e la varietà dei prodotti locali, sia di mare che di terra, che mi consentono di realizzare una grande varietà di ricette. Sono convinto che si possa migliorare la qualità della vita partendo dalla tavola ed è per questo che decido di optare sempre per prodotti di stagione e ricette che non alterano le proprietà organolettiche del singolo ingrediente”.

Kiowa, esce "Bloom" 1° album con dieci brani

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10 brani compongono "Bloom" il primo album dei KIOWA, un disco che attinge dalle componenti più psichedeliche del desert rock, senza rinunciare alla dinamicità della vena rock-blues che caratterizza la band. Il tutto servito con le sonorità granitiche ed inesorabili dello stoner rock e del grunge degli anni 90.

TRACKLIST

RIVER BOAT
Il brano che apre il disco, racconta le disavventure di un abitante delle paludi che si trova coinvolto in un rocambolesco inseguimento lungo le rive di un fiume

ORDINARY MAN
Un inno all'uomo ordinario che si ritrova a dover fare i conti con le vicissitudini della quotidianità.
Il pezzo è anche una metafora che racconta il ritorno dei Kiowa dopo un periodo di inattività, nonché primo singolo estratto.

HOBO HIGHWAY
Lo stile di vita di un barbone non è dei più facili e in questa canzone si ironizza sul dualismo tra povertà e libertà dovuta all'assenza di beni materiali.

CHICKEN RIDIN’ SUPERNOVAS
Un quadro impressionista di uno stato emotivo dettato dall'apatia e dall'inerzia, in contrapposizione alla frenesia imposta dalla vita moderna.

GREEN MUSHROOM
Un viaggio lisergico senza fine, un’ode al fungo che termina con un’oscura predizione di pazzia.

RAT KING
La metafora del “rat king”, termine folkloristico riferito ad una serie di roditori legati insieme dalla coda, è un grido di ribellione, un invito a sciogliere la matassa di menzogne e dogmi (le code intrecciate del “rat king) che ci tengono massivamente ancorati in una comune sensazione di disagio esistenziale.

VULTURE’S WING
La morte intesa come la maestosa ala di un avvoltoio che abbraccia la fine dell’esistenza. Questo araldo dell’oltretomba, però, non è qui per spaventare, ma per rassicurarci ed aiutarci ad accettare il trapasso come un elemento di sollievo dopo le estenuanti fatiche dell’esistenza.

WATERPUMP
Narrazione di un viaggio e di un incontro speciale con una persona molto saggia. Tratta la tematica dell’abuso di sostanze, ma senza demonizzarlo, comprendendone la natura e ponendo una mano fraterna sulla spalla di chi deve farvi i conti ogni giorno.

STONE VALLEY
Un landscape sonoro che riproduce l’aridità di una valle di roccia nuda e spietata, mentre il protagonista si ritrova a compiere un metaforico percorso attraverso questo inferno, verso la via di fuga.

SPIDER PIT
Ultimo viaggio siderale di “BLOOM”, nel quale il protagonista viene risucchiato nelle viscere di un buco nero. Nonostante la disperata ed estenuante lotta, viene inesorabilmente trascinato al suo interno.
Indica metaforicamente la potenza dei “loop mentali” che ci tengono ancorati a situazioni di stallo, impedendoci di fuggire, trascinandoci addirittura sempre più giù.


I KIOWA sono una band con inconfondibili influenze stoner, blues, garage e southern dalla provincia di Verona, che dal 2010 calca i palchi del territorio, distribuendo il loro sound senza pietà ad un enorme quantitativo di decibel.

Il gruppo conta alcune partecipazioni e riconoscimenti in contest regionali-nazionali e numerosissimi live nell'area di Verona e province limitrofe e dopo un repentino cambio di line-up, pubblica nel Febbraio 2020 il  primo LP Bloom, anticipato dal singolo Ordinary Man.


Libri, ne le "Vite sbeccate" di Dianora Tinti uomini e donne alla ricerca della loro porzione di felicità. La recensione

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Vite sbeccate” è un romanzo che narra l’intreccio di vite segnate, ognuna a suo modo, da una carenza d’amore e che solo dall’amore potranno essere “restaurate”, riscattate.
Un universo delicato e, a tratti drammatico, popolato da uomini e donne alla ricerca della loro porzione di felicità, nella società odierna, frenetica e convulsa. Ciascuno con il proprio personale fardello da portare, fatto di compromessi e bugie, maschere per sopravvivere alle ferite subìte, condizionamenti familiari, lutti e abbandoni. In questa sua recente prova letteraria, Dianora Tinti brilla per capacità introspettiva illuminando gli angoli più reconditi dell’animo umano. Non si accontenta di esprimere una valutazione superficiale sui singoli personaggi, ma fruga con perizia nel loro passato, alla ricerca di eventi ed esperienze in grado di fornire una spiegazione alle loro azioni attuali, anche a quelle apparentemente più inspiegabili.
Con una prosa scorrevole e coinvolgente, come il pifferaio magico di Hamelin, attira il lettore nelle vite di Viola, Andrea, Federico, Aliènor, Adriana, Angelo, Clelia, Gianluca, dando prova di delicatezza ed empatia. Dianora Tinti sa descrivere perfettamente le vette e gli abissi del cuore, la gelosia, il tormento e l’estasi amorosa, ma anche la paura, il terrore, la prevaricazione, i conflitti e le zone d’ombra dell’animo umano. La narrazione scivola nel thriller quando l’autrice inserisce episodi di violenza consumati ai danni di una giovane donna, percossa da un marito che ne fa il bersaglio della sua gelosia patologica e delle sue frustrazioni, fino a concepire l’idea di ucciderla, quando lei si ribella per riappropriarsi della propria esistenza. Episodi che offrono a Dianora Tinti lo spunto per analizzare le dinamiche psicologiche tipiche di ogni vittima di violenza: dal senso di inadeguatezza a quello di colpa, che spingono a subire e a perdonare oltre ogni limite, fino ad annullarsi. Ed è, infine, con notevole sensibilità che Dianora descrive il rapporto fra le due anziane sorelle, Adriana e Clelia, che non si sono mai conosciute o capite abbastanza, nella loro lunga e privilegiata vita, e che, ormai al crepuscolo, per una serie di eventi, si riscoprono avvicinandosi in maniera fino ad allora inimmaginabile, mostrando finalmente l’una all’altra la propria vera e più umana essenza.
Daisy Raisi

Proscenio, Fattitaliani intervista Lucilla Lupaioli "teatrante" con la malattia del teatro

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Dall'11 al 16 febbraio 2020 all’OffOff Theatre va in scena un mondo al contrario.
L'autrice Lucilla Lupaioli da un'idea di Marco Marciani, trae spunto da questo per il testo teatrale "SIAMOTUTTIGAY", commedia che capovolge la realtà, portando in scena l'eterosessualità raccontata come un'anomalia da guardare con sospetto. In scena: Alessandro Di Marco, Lucilla Lupaioli, Antonio De Stefano, Martina Montini, Armando Quaranta e Maria Antonietta Monacelli, per la regia di Lucilla Lupaioli, intervistata da Fattitaliani per la rubrica Proscenio.
"Siamo tutti gay" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Siamotuttigayè il primo fra i miei testi che posso definire commedia. Gli altri sono più legati alla ricerca, all’esplorazione del mito, o allo sviluppo di tematiche specifiche, o ritraggono più fedelmente la realtà e quindi pur avendo alcune componenti di ironia, momenti in cui si ride, non sono mai vere e proprie commedie come questa. 
Quale linea di continuità, invece, porta avanti?
La mia linea di continuità sta proprio nella volontà e nella necessità di ricercare e di crescere come essere umano e come artista. Questo mi porta a cambiare percorsi, ad affrontare tematiche diverse e anche diversi orientamenti alla scrittura e alla regia.
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
Io appartengo a quella categoria di teatranti che hanno la malattia del teatro, contagiati da qualche virus letale dalla nascita! Purtroppo ho sempre voluto lavorare nel teatro; il mio primo incontro con la magia teatrale è avvenuta quando ero molto piccola, forse 5 o 6 anni, a casa di una mia compagna di classe che aveva un salone grande diviso in due da un gradino che sembrava determinare uno spazio scenico. Lì sopra noi ci esibivamo. O guardavamo gli altri esibirsi. Ed era gioia pura, annullava le differenze, le distanze, era un luogo sicuro dalla cattiveria della realtà.
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Assolutamente sì. Anzi, io mi associo alla posizione del dramaturg che scrive per degli attori specifici, per una compagnia. Quando ho potuto farlo è stato un dono meraviglioso.
È successo anche che un incontro casuale ha messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Spesso un confronto con un collega, un amico, ha portato alla nascita di un testo. Non so se si tratta di casualità, ma sicuramente si tratta di una componente della comunicazione e del confronto con “l’altro” che trovo sempre stimolante ed essenziale. Anche nel caso di Siamotuttigay l’ispirazione viene da un’idea e da una proposta di Marco Marciani, amico e artista.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Il timore è che non venga rispettato il senso profondo di un testo. Io ho avuto la fortuna di vedere in scena i miei testi curati da registi verso i quali nutro fiducia e stima, dove la collaborazione è stata spesso anche l’origine del testo come in passato con Furio Andreotti e, più recentemente con Alessandro Di Marco. 
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "Il buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro" di Galileo Galilei?
La preparazione secondo me è fondamentale ed è vero che la componente comunicativa ed espressiva che si ha attraverso il “fare teatro” può essere un veicolo meraviglioso e unico per insegnare. Insegno Acting da molto anni ormai e sperimento questa bellissima, creativa e costruttiva esperienza quotidianamente. 
 Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Più che un aforisma è una frase guida di Stanislavskij, uno dei più grandi Maestri del teatro del 900, “ama l’arte in te stesso, non te stesso nell’arte”, che accompagna ogni giorno i miei passi e nutre la mia fiducia per l’arte del lavoro dell’attore. 
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro (se non vi recita)?
Sempre, perché è un momento magico in cui lo spettacolo viene alla luce ed è affidato agli attori e a tutto lo staff che lo porta in scena. Non è più tuo, è fuori di te, quasi come un figlio che acquista la sua autonomia e la sua libertà. E sta lì, come è, come lo hai creato ma anche diverso, ricco della vita che ora gli danno anche gli altri.
L'ultimo spettacolo visto a teatro?
Ho visto “Werther a Broadway” di Giancarlo Sepe, un bellissimo lavoro, interessante, ironico e poetico.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? 
Io vorrei Vittorio Gassman perché aveva profondità e sapeva essere leggero e giocoso. Perché aveva forza e sapeva essere fragile. E soprattutto perché avrei voluto dirgli e chiedergli un sacco di cose.
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Il miglior testo in assoluto cambia con gli anni, con le diverse esperienze, con le fasi della vita nelle quali ci troviamo. Per fortuna è impossibile scegliere.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Sono sempre molto felice se viene rilevato il valore del lavoro degli attori e sono grata per le recensioni sul testo che ne evidenziano il cuore. 
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
        Una critica non costruttiva, che non aiuta lo spettacolo a crescere. Una        critica che non dà un vero contributo, che non porta un nuovo sguardo.
Dopo la visione dello spettacolo, che Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Che potessero guardare a ciò che ritengono “diverso” come ad una ricchezza e ad una possibilità di conoscenza, che possano sentirsi più aperti e più includenti verso gli altri. E ovviamente che portassero a casa anche il divertimento, le risate e la gioia di andare a teatro.
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di "Siamo tutti gay"?
Sicuramente alcuni scambi di battute ma in particolare forse i monologhi di Maggie, personaggio che è un po’ il fulcro dello spettacolo, perché sono divertenti, anche grazie al lavoro eccellente di Alessandro Di Marco che la interpreta, e rivelano il senso dello spettacolo e del fare teatro: “Ama, impara ad amare, il resto verrà da sé”. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO
Che cosa succederebbe se il mondo fosse omosessuale e l'eterosessualità fosse una minoranza? La traiettoria verso la comprensione e l’unità è accessibile a tutti, perché ognuno può scoprirsi più vicino all’altro di quanto pensi, più simile o più “altro” di ciò che crede. Ridendo delle nostre umane difficoltàraccontiamo una storia “eroica” di amore, di rivelazioni, di teatro e di nuove famiglie che arricchiscono ed espandono il nostro sguardo sul mondo e sul diritto al rispetto ed alla libertàPresentata con grande successo al Todi Festival 2013, e poi a Roma al Teatro Ambra Garbatella, al Gay Village 2015 e al Teatro Lo Spazio nel 2016“Siamotuttigay” conserva ancora il potere (ora più che mai) per farci riflettere attraverso una risata. In un mondo in cui la discriminazione sembra non retrocedere ma anzi, torna alle cronache con episodi di violenza gratuita, è ancora necessario mostrare al pubblico di riconoscere e comprendere la differenza come un sinonimo di ricchezza.

SINOSSI:
Se intorno a noi fossero tutti gay come faremmo capire ai nostri familiari che ci sentiamo attratti da persone dal sesso opposto al nostro? È questa la difficile e paradossale situazione in cui si trovano i figli etero di Maggie (Alessandro Di Marco) e Tessy (Lucilla Lupaioli), coppia lesbica collaudatissima composta da una famosa attrice di teatro e la sua fidata compagna, nonché́ suo ufficio stampa. È il giorno della prima, Maggie come sempre è̀ tesa nel suo camerino e Tessy le sta accanto per rassicurarla. I loro figli (Willy – Antonio De Stefano e Sheila – Maria Antonietta Monacelli) nel frattempo sono presi dal panico, perché non sanno come affrontare il difficilissimo coming out. Decidono quindi di chiedere aiuto a Max (Armando Quaranta) il macchinista – segreto amante di Sheila - la cui eterosessualità viene tollerata solo perché ci troviamo nell'eccentrico mondo del teatro, e Lucy (Martina Montini) la sarta – segreta fidanzata di Willy. Insieme a loro trovano il coraggio di affrontare le due madri, e il camerino di Maggie diventa lo scenario di un rocambolesco ed esilarante tentativo di confessare la verità.

Il ritmo dello spettacolo segue quello della commedia degli equivoci: fraintendimenti, interruzioni, colpi di scena, rivelazioni improvvise ed happy end, ma rivedere questo schema classico alla luce del paradosso è davvero travolgente. Per accentuare e sottolineare come la diversità sia una ricchezza e come l’accettazione e l’accoglienza siano non solo azioni possibili, ma necessarie, il ruolo di Maggie viene interpretato da un attore en travestì: la coppia Maggie e Tessy è una variante di una coppia tradizionale, dove la tradizione vede un uomo accanto ad una donna, ed è al contempo, una coppia non convenzionale che aderisce al più ampio dibattito sul nuovo concetto di famiglia.  I luoghi comuni vengono ribaltati, le scene-tipo attraversate all’incontrario, e quei due poveri ragazzi eterosessuali ci spingono a riflettere sulla convenzione della morale e sul concetto di diversità̀, ma anche e soprattutto sull'identità̀ delle famiglie etero ed omosessuali. Mai prima d'ora, infatti, ci erano state mostrate famiglie gay così conservatrici e tradizionali, protettive e affettuose ma fedeli a un ruolo educativo contro cui tutti - etero e omo - ci siamo prima o poi ribellati.

«SIAMOTUTTIGAY è una commedia che rivoluziona le convenzioni dall’interno, rispecchiando con divertimento e determinazione, il nostro presente fatto di famiglie anticonvenzionali, allargate, omogenitoriali e, ciò nondimeno, famiglie», dichiara l'autrice Lucilla Lupaioli.                               

Associazione Bluestocking

presenta

SIAMOTUTTIGAY

scritto e diretto da Lucilla Lupaioli, da un'idea di Marco Marciani


con:
Alessandro Di Marco, Lucilla Lupaioli, Antonio De Stefano,
Martina Montini, Armando Quaranta Maria Antonietta Monacelli

FONICA & LUCI SIRIO LUPAIOLI | COREOGRAFIE ALBERTO BELLANDI | AIUTO REGIA GUIDO DEL VENTO |
FOTO MARCELLA CISTOLA E SIMONA CASADEI | LIGHT DESIGN GIOVANNA VENZI | SCENE E COSTUMI NICOLA CIVININI 
OFF/OFF THEATRE
Via Giulia 19 – 20 – 21, Roma / DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
Costo Biglietti: Intero 25€; Ridotto Over65 18€; Ridotto Under35 15€;
Dal Martedì al Sabato h.21,00 – Domenica h.17,00
Info e Prenotazioni+39 06.89239515 offofftheatre.biglietteria@gmail.com
SITO: http://off-offtheatre.com/ - FB: https://www.facebook.com/OffOffTheatreRoma/ - IG: https://www.instagram.com/offofftheatre/?hl=it 

Makeup per San Valentino, a cura di Marianna Gueli

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I consigli della make-up artist per essere ancora più belle il giorno della festa degli innamorati!

Mancano pochissimi giorni alla festa degli innamorati, ma quale è il trucco giusto da applicare quel giorno tanto speciale?
A darci consigli validi e accattivanti è la make-up artist Marianna Gueli, che cura da anni una sua seguita rubrica dedicata proprio al make-up sulla rivista nazionale Così.
La Gueli ha scritto appositamente per noi di Fattitaliani.it un bell'articolo con tante idee per essere ancora più belle a San Valentino!
Ciao ragazze! Per prima cosa vi consiglio di osare ma allo stesso tempo rimanere elegante, ecco i segreti per un trucco a prova di bacio.
Per fare questo bisogna sicuramente considerare che il nostro trucco dovrà durare tutta la serata, soprattutto se prevediamo una cena romantica con il nostro lui e soprattutto che il nostro rossetto sia indelebile, ovvero resista a tutti i baci che si spera ci scambieremo durante la serata.
La scelta fondamentale sarà essenzialmente una,  trucco romantico o sensuale?
Sicuramente se è il primo appuntamento, la prima opzione è la migliore per non sembrare troppo aggressive, anche perché gli uomini di solito preferiscono le donne non troppo truccate, se la nostra storia, invece è già rodata, possiamo dare quel tocco di pepe con un bel make-up dai toni accesi e super seducenti.
Se vogliamo stupire il nostro lui con un trucco dolce e sofisticato, puntiamo sullo sguardo realizzando uno smokey eyes leggero nei toni caldi del marrone, ben sfumato e ombreggiato e leggermente illuminato da un ombretto chiaro nella parte interna dell'occhio e sotto l'arcata sopraccigliare. Per le labbra scegliete un rossetto rosato o nude. La base deve essere perfetta, con un fondotinta leggero e longlasting dal finish opaco, e una cipria fissante per opacizzare, da tenere sempre in borsetta. Usate uno spray per fissare il make-up così sarete ancora più luminose.
Se vogliamo sedurre il nostro lui, puntiamo sulle labbra con un rossetto rosso a lunga tenuta e rendiamo lo sguardo più accattivante con una linea di eyeliner ben definito e tanto mascara. Non occorre strafare per apparire diverse dal solito, basta calibrare e dosare il make-up. Se abbiamo delle belle labbra, infatti, è il caso di valorizzarle, idem se il nostro punto forte sono gli occhi. L'importante è controllare di non avere il rossetto sui denti durante la serata o l'eyeliner sbavato. 

L’EMIGRATO SUPERSTITE DEL TITANIC E ALTRE STORIE

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Mostra "Amara terra mia" sulla grande emigrazione italiana fra ‘800 e ‘900 - Atessa (Chieti)

di Antonio Bini -
La vicenda storica del Titanicè presente nell’immaginario contemporaneo nel colossal di James Cameron che vide protagonisti Leonardo di Caprio e Kate Winslet nei ruoli, rispettivamente, di Jack e Rose, espressione di due differenti condizioni sociali. In effetti, accanto a personaggi della aristocrazia britannica, banchieri, industriali, sul transatlantico viaggiavano, stipati in terza classe, numerosi emigranti provenienti da vari paesi, non solo europei, in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Tra i superstiti del viaggio inaugurale del Titanic, partito da Southampton e diretto a New York, c’era anche Luigi Finoli, che faceva rientro a New York, dove era emigrato nel 1899.

Finoli era nato ad Atessa (Chieti) nel 1870 e negli Stati Uniti svolse soprattutto l’attività di commerciante, prima a New York e New Haven e quindi a Philadelphia, una delle città storiche dell’emigrazione italiana in America, dove era presente una consistente comunità abruzzese.  Quel 14 aprile 1912 si salvò dal naufragio, ritenuto il più disastroso della storia, riuscendo ad aggrapparsi ad una scialuppa. Nel 1935 rientrò definitivamente in Italia, morendo nella sua Atessa tre anni dopo.

Apprendiamo queste notizie da un pannello, corredato da una rara foto del superstite, della mostra “Amara terra mia”, sulla grande emigrazione italiana fra '800 e '900, organizzata dalla Fondazione MuseAte, con il patrocinio del Comune, ed esposta nel Palazzo Ferri di Atessa, in Corso Vittorio Emanuele, n. 116.   Un lavoro accurato, ben sviluppato da un team che ha operato con passione e dedizione, composto dalla presidente della Fondazione, Adele Cicchitti e da Anna D’Antino, Nicola Ciliberti, Anna Pia Apilongo e Mario Fornarola.

La mostra fornisce uno sguardo generale sull’emigrazione italiana, con finalità soprattutto didattico-formative, al fine di avvicinare, in particolare, le giovani generazioni ad un fenomeno complesso che non sempre è sufficientemente conosciuto e soprattutto studiato, proprio in una terra che ha storicamente rappresentato una delle aree di provenienza dei maggiori flussi in uscita rispetto alla popolazione residente, sin dal periodo post-unitario. Probabilmente ciò è dovuto anche al desiderio di rimuovere quegli aspetti della vita sociale inscindibilmente legati allo stato di miseria che costituì la causa fondamentale dell’esodo. Un oblio che sembra saltuariamente interrotto solo dalla riscoperta di personaggi di successo o in coincidenza con visite di discendenti che si sono particolarmente affermati, come avvenuto nel recente caso di Mike Pompeo, primo segretario di stato USA di origini italiane.   

Il picco nelle uscite fu raggiunto all’’inizio del ‘900. Un fenomeno che, nello specifico dell’Abruzzo, fu descritto in modo inequivocabile come “l’improvviso erompere di una corrente migratoria così gagliarda e nutrita da rendere l’immagine di un fiume in piena” (cfr. Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e della Sicilia, Roma, 1909).  In effetti nel solo periodo 1901-1910 lasciarono la regione, allora unita al Molise, ben 417.775 persone, considerando la sola emigrazione transoceanica. Anche la scrittrice inglese Anne MacDonell, nel suo racconto di viaggio riscontrò con curiosità che “la più comune decorazione sui muri dei paesi abruzzesi è l’avviso delle linee transatlantiche per emigrare» (In the Abruzzi, London, 1908).

Per altro verso Pascal D’Angelo, nel suo romanzo autobiografico Son of Italy, pubblicato a New York nel 1924, scrisse non senza amarezza che “Un tempo non c’era scampo... oggi la via d’uscita esiste e si chiama America”. In questi ultimi anni il flusso migratorio in uscita è peraltro ripreso, sia pure con caratteristiche diverse rispetto al passato e con riflessi sempre più evidenti relativamente allo spopolamento delle aree interne.

Una serie di immagini, documenti, pubblicità delle compagnie di navigazione, biglietti di viaggio, passaporti e permessi, illustrano il “rito” della partenza, con il distacco dalla propria terra e spesso dalle proprie famiglie verso destinazione prevalentemente sconosciute. Oltre al naufragio del Titanic, ricordiamo il pannello che ricostruisce il dramma della nave Utopia, partita da Trieste e colata a picco nei pressi di Gibilterra il 17 marzo 1991, nella quale persero la vita molti emigranti italiani, tra cui 15 provenienti da Fraine, piccolo paese della provincia di Chieti e 14 partiti da Carovilli, in provincia di Isernia. Varie immagini ricostruiscono il passaggio obbligato di Ellis Island, una volta giunti a New York.

Un’interessante ricerca, esposta alla riflessione dei visitatori, riepiloga pregiudizi, etichette e luoghi comuni, intrisi di ostilità, razzismo e addirittura d’odio, che caratterizzavano “l’accoglienza” e la vita degli italo-americani.  Una vita assai difficile, che indusse gli italiani e soprattutto quelle comunità provenienti dalla stessa aerea a legarsi attivamente, dando forma a strutturate modalità di solidarietà, come nel caso della “Società di Mutuo Soccorso degli Atessani di Philadelphia”, fondata nel 1906, la cui storia è ricostruita in uno specifico pannello, mentre in un altro si espongono alcuni documenti della raccolta dei fondi per le feste patronali in paese.

Ma la Società raccolse generosamente fondi anche in occasione del terremoto di Messina (1908) e quello della Marsica (1915), mantenendo in ogni occasione forti legami con l’Italia. Negli anni trenta facevano parte della Società oltre 300 famiglie, tra cui quella di Roberto Carlo Venturi, padre di Bob Venturi, uno dei più prestigiosi architetti americani del ‘900, scomparso nel 2018 e pure legato alla terra di origine del padre.

Una sezione interessante riguarda le rimesse degli emigranti, che ebbero un ruolo fondamentale per il sostegno delle famiglie rimaste in Italia, attraverso l’esposizione di documentazione bancaria sui trasferimenti in denaro da Argentina, Stati Uniti, ecc. In proposito occorre sottolineare l’importanza dei documenti provenienti dall’archivio di Duilioe Mario Fornarola, costruito pazientemente nel corso del tempo e comprendente atti a partire dalla fine dell’800, come circolari ministeriali, ricerche di personale, istruzioni limitative dei visti per gli Stati Uniti, ma anche giornali e riviste d’epoca, foto di famiglia e cartoline spedite ai familiari rimasti in Italia.

Alcune informative ministeriali permettono, in particolare, di comprendere i meccanismi della divulgazione di notizie sulla disponibilità di lavoro all’estero come, ad esempio, alcune che mettevano in guardia le autorità locali (1884) sulla presenza di “speculatori”, tra gli agenti locali delle compagnie di navigazione per l’orientamento di emigranti verso l’America e l’Australia, o come l’appello (1889) in cui si partecipava l’interesse ad arruolare di 2000 operai per la costruzione della ferrovia Salta-Jujuy, nel nord dell’Argentina, espresso dall’impresa di John Jackson, che aveva inviato in Italia un suo rappresentante, il quale avrebbe assicurato l’anticipo della metà delle spese della traversata, venendo incontro al problema che molti incontravano nel raccogliere i denari necessari per l’acquisto del biglietto.

Al tempo stesso, l’informativa assumeva caratteri contraddittori, laddove di fatto sconsigliava apertamente di aderire all’offerta, poiché i lavoratori sarebbero stati impegnati a lungo in “aree tra le meno salubri” dell’Argentina, sottoscrivendo contratti con vincoli temporali che avrebbero impedito di venir meno al rapporto di lavoro.  

Qualche considerazione è necessaria, infine, sul titolo della mostra - “Amara terra mia” - che per molti richiama quello della canzone che Domenico Modugno riprese dalla tradizione popolare abruzzese. Il canto, riproposto recentemente anche da Ermal Meta, era originariamente diffuso soprattutto tra le raccoglitrici di olive dell’area frentana come Addije, addije amore”, ricordando, appunto, storie di sofferenza e di separazione comuni a generazioni di emigranti.

La mostra, allestita nel PalazzoFerri di Atessa - che in altre sale ospita anche la straordinaria collezione di opere di Aligi Sassu-è visitabile fino al 28 marzo 2020, nei giorni di sabato e domenica, dalle ore 18 alle 20, con ingresso libero. Visite di gruppi in altri giorni sono possibili dietro prenotazione.

GionnyScandal dedica il nuovo singolo "Se ci sei tu" a chi ha avuto la fortuna di innamorarsi

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Da Venerdì 14 Febbraio sarà disponibile su Spotify, ITunes e su tutte le principali piattaforme digitali “Se ci sei tu “, il nuovo singolo di GionnyScandal, uno dei maggiori esponenti della nuova generazione rap in grado di mixare sapientemente in un tutt’uno davvero inedito elementi rap, pop, Trap, Emo e sorprendenti melodie vocali. 


Dopo l’ottimo riscontro del suo ultimo album “Black Mood” e sulla scia del successo di hit virali che hanno ricevuto milioni di streaming “Se ci sei tu” è il primo singolo che inaugura a sorpresa il 2020 in musica di GionnyScandal, idolo di moltissimi giovani amanti del rap di casa nostra.

Il brano, scritto dallo stesso Gionata Ruggieri e prodotto da Sam Lover, è una canzone che riflette direttamente l’esperienza dell’artista relativamente alla sua ultima relazione sentimentale. Un inno puro e sincero dedicato all’amore in tutte le sue forme, quell’ amore salvifico che ci torna a far star bene e sorridere anche nei momenti più bui.

“Se ci sei tu - dichiara GionnyScandal – vuole essere una dedica a tutte quelle persone che hanno avuto la fortuna almeno una volta nella vita di innamorarsi di qualcuno o di qualcosa. Questa canzone è per tutti quelli che hanno a fianco a loro la persona di cui hanno bisogno per sorridere e andare avanti.  “Se ci sei tu” è tutto quello che non ho mai avuto il coraggio di dire alla mia ex ragazza, sono una persona che ha spesso bisogno di avere qualcuno accanto per non abbattermi e quando lei c’era mi sembrava davvero tutto meno brutto, lei mi amava per quello che ero con i miei mille difetti e i miei pregi. Seppur può sembrare scontato è proprio la forza dell’amore che riesce a salvarci, facendoci superare ostacoli e momenti difficili. Amore non solo nei confronti degli esseri umani ma anche verso tutto quello che ci dà la grinta per guardare avanti ogni giorno con la consapevolezza di non essere soli”

La canzone è una fresca esplosione di elementi diversi in cui sonorità pop s’intrecciano perfettamente con il rap e la Trap, senza dimenticare il tema love, le emozioni e i sentimenti con il quale GionnyScandal ha da sempre abituato la sua fan base. Grazie ad un sound coinvolgente e ad un ritornello diretto e vincente che rimane nelle orecchie sin dal primo ascolto “Se ci sei tu” è un brano di grande impatto che ben rispecchia il personale percorso del giovane artista confermando la sua egregia versatilità nel muoversi in diversi range, spaziando tra diversi stili e generi musicali.
Un’ atmosfera avvolgente lascia spazio ad un ritornello incalzante per una ballad intrisa di poesia e sentimento che ritrae una fotografia sincera di un amore vero, quell’ amore incondizionato in grado di superare ogni barriera e confine.
“Se ci sei tu il mondo è un po’ meno brutto … perché prima eri niente e adesso sei tutto…ciò che mi serve ….  e passo tra un po’… scappiamo da qui, dove non lo so , basta che sei qui””

Canali ufficiali GionnyScandal

Welcome to Pasolinia di Paolo Alessandri dal 13 al 16 febbraio al Teatrosophia

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Welcome to Pasolinia, la cui drammaturgia è curata da Paolo Alessandri, liberamente ispirato a “Il bicchiere della staffa” di Pinter sarà in scena a Teatrosophia di Roma dal 13 al 16 febbraio. Sul palco del teatro diretto da Guido Lomoro, Ramona Genna e Marta Iacopini dirette da Adriano Evangelisti.

Un 'Ordine Nuovo'è finalmente stato stabilito. Tutto è ormai compiuto affinché il mondo guadagnasse la propria Salvazione. Dio ha mosso la sua mano nel cuore dell'Uomo e, soprattutto, dei suoi governanti. L'Ordine Nuovo è armonia. E' fine dell'eccesso. Messa al bando di ogni forma di egocentrismo, di qualsivoglia infantile personalismo.

Il futuro, ora, è green. Il futuro, oggi, è sostenibile. Ora che il progresso è stato finalmente domato, razionalizzato, il Pianeta è salvo. Parole come crimine e violenza, guerra e prevaricazione, instabilità e inquinamento, disuguaglianza e povertà, insubordinazione e anarchia, omosessualità e perversione, non sono più nel nostro vocabolario. Poiché il Governo si è fatto espressione di una nuova coscienza globale, etica e giusta, armonica e moderata, e i cittadini sono sereni.

Quasi tutti.

Ma Dio darà a noi la forza di completare l'Opera. Di eliminare le ultime, insignificanti, mele marce: la nostra casa era in fiamme, e noi abbiamo spento l'incendio.



Teatrosophia

via della Vetrina 7

dal 13 al 16 febbraio 2020

ore 21.00 / domenica ore 18.00

Biglietto13 € + 3€ (tessera associativa teatro)

Tel: 06 68801089 / 375 5488661 

Mail: info@teatrosophia.com

Sito: www.teatrosophia.com

Fb:https://www.facebook.com/teatrosophia2018/


SAXAPPEAL, il 15 febbraio concerto-spettacolo con Attilio Berni al Museo del Saxofono

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Sabato 15 febbraio 2020 avrà luogo al Museo del Saxofono di Fiumicino il quarto grande evento della stagione musicale in corso: SAXAPPEAL, un concerto-spettacolo che vede protagonista il padrone di casa, il direttore del Museo Attilio Berni.
Un evento che raffigura e delinea lo stereotipo per eccellenza dell'erotismo musicale, Sax ed Eros. Un connubio indissolubile che diviene il tema di un avvincente concerto-racconto ricco di musiche sensuali ed accattivanti, aneddoti, curiosità, fotografie, filmati ed incredibili strumenti per narrare le avvincenti metamorfosi del più sexy degli strumenti musicali. Durante il concerto verrà esibito e suonato il sax tenore Selmer del celebre saxofonista degli anni ’70 Gil Ventura recentemente donato al Museo del Saxofono.

Attilio Berni, saxofonista, diplomato in clarinetto al Conservatorio di Musica "S. Cecilia" di Roma nella classe di Vincenzo Mariozzi, dal 1993 svolge una intensa attività di ricerca storica ed organologica sul saxofono e sugli strumenti a fiato.  Ha collaborato con la L.A. SAX di Los Angeles e la Roling’s. È membro dell’Association des Collectionneurs d’Instruments à Vent di Parigi ed è testimonial delle fabbriche EPPELSHEIM (Germania) e J’ELLE STAINER (Brasile).
Molteplici le collaborazioni cinematografiche e televisive tra le quali: “La leggenda del pianista sull’oceano” di G. Tornatore, “The Talented Mr. Ripley” di A. Minghella, “The Blue River” di P. Scharnk, “The Gangs of New York” di M. Scorsese, “Speciali” televisivi sugli strumenti musicali vintage e la propria collezione prodotti per La7, Jazz Channel e RAI.
Ha organizzato mostre e conferenze nei Conservatori di Musica di Roma, Bari, Lecce, Avellino, L’Aquila, Salone della Musica Classica e Jazz di Ferrara, Sala Anselmi di Viterbo, Perugia Classico, Scuderie Aldobrandini di Frascati, Palazzo Valentini di Roma, Accademia delle Belle Arti di Lecce, 15° World Saxophone Congress di Bangkok, Sale Grifoni di Cerveteri, Jazzit di Collescipoli, Castello Reale di Moncalieri, MIM di Bruxelles, Villa Gugliemi a Fiumicino, Musica Antiquaria a Cesena, Forma e Poesia  Jazz Festival di Cagliari, 18° World Saxophone Congress di Zagabria.
Si è esibito in alcuni dei teatri più prestigiosi italiani ed europei: MIM Theatre di Bruxelles (Belgio), Tagliacozzo (Festival di Mezza Estate), Potsdam (Germania), Valladolid (Spagna), Opéra di Bordeaux, Abbazia di St. Michel en Thierache (Francia), Casa del Jazz, Auditorium della Conciliazione, Castello di Moncalieri e Parco Auditorium della Musica (Italia), Teatro Lisinski di Zagabria (Croazia).

Note sul Museo del Saxofono
Lo strumento musicale più “endoscopico”, quello che, più di ogni altro entra nel corpo del musicista e ne amplifica, non solo le cavità organiche, ma soprattutto le passioni, gli umori… quelle emozioni da sempre soffiate nel più saxy degli strumenti musicali. Non solo ottone ma l’estensione dell’anima di chi lo suona! A lui Attilio Berni, il più grande collezionista di saxofoni al mondo, ha voluto dedicare un tempio museale, unendo storia, scienza ed edutainment aperto a tutti, anche in orario straordinario (fino alle 24:00). Un’iniziativa tesa a promuovere ed avvicinare giovani, appassionati e cittadini alla musica dal vivo ed alla settima arte celebrando una location unica al mondo ed uno strumento senza eguali. Nel Corso della serata i visitatori potranno visitare la mostra fotografica “Fellini un visionario sul set” a cura del Comune di Fiumicino e della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. Un’iniziativa tesa a promuovere ed avvicinare giovani, appassionati e cittadini alla musica dal vivo ed alla settima arte celebrando una location unica al mondo ed uno strumento senza eguali…

VITTORIO DE SCALZI, ospite della rassegna musicale "Lazise - Canzoni D'Autore 2020"

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Domenica 16 Febbraio Vittorio De Scalzi sarà ospite del penultimo appuntamento di “Lazise - Canzoni D’Autore” in programma fino al 22 Marzo presso la Dogana Veneta (Piazzetta A. Partenio,13).

La rassegna, realizzata grazie al contributo del Comune di Lazise attraverso l’Assessore alle Manifestazioni Elena Buio, e organizzata da Azzurra Music, non è solo “musica” ma anche “solidarietà”. Durante ogni concerto sarà presente un’associazione benefica del territorio, che informerà sul proprio operato e raccoglierà fondi per la propria causa.

«Dopo il concerto di Massimo Luca, Francesco Baccini e Mario Castelnuovo, si sta avvicinando la fine di questa seconda edizione e con Azzurra Music e il Comune di Lazise speriamo di tornare a fare musica in questa magica cornice della sponda orientale del Lago di Garda», commenta Marco Rossi AD di Azzurra Music

Il concerto di Vittorio De Scalzi  avrà inizio alle ore 17.30. L’ingresso è GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO DEI POSTI DISPONIBILI, con offerta libera a sostegno della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica.

La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica – Onlus (FFC) promuove, seleziona e finanzia progetti avanzati di ricerca per migliorare la durata e la qualità di vita dei malati e sconfiggere definitivamente la fibrosi cistica. Riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) come ente promotore dell’attività di ricerca scientifica sulla malattia, si avvale di una rete di 900 ricercatori e del lavoro di oltre 140 Delegazioni e Gruppi di sostegno distribuiti in tutte le Regioni italiane, con 10.000 volontari che raccolgono fondi e fanno informazione sulla malattia. (www.fibrosicisticaricerca.it)

Domenica 22 marzo ore 17.30, Eugenio Finardi chiuderà la rassegna “Lazise - Canzoni D’Autore”, dedicata ai protagonisti della canzone d’autore.

Vittorio De Scalzi è un cantante, polistrumentista e compositore italiano, noto per aver fondato il gruppo musicale rock progressivo New Trolls, attivo dal 1967 al 1997.
Fondatore del complesso I Trolls insieme a Pino Scarpettini, De Scalzi incide con esso il 45 giri Dietro la nebbia. Nello stesso anno debutta come solista, in un disco realizzato per l'etichetta discografica ARC, dal titolo “Vietato ai maggiori di pochi anni”, in cui esegue “Norwegian Wood” dei The Beatles e “Take a Heart”, utilizzando lo pseudonimo Napoleone.
Nel 1967, terminata l'esperienza de I Trolls, costituisce i New Trolls, gettando le basi per una proficua carriera, caratterizzata sin dall'inizio dall'intento di concentrarsi su un repertorio originale. Componenti del complesso oltre a De Scalzi sono Nico Di Palo (chitarre), Gianni Belleno (batteria), Giorgio D'Adamo (basso) e Mauro Chiarugi (tastiere). Nello stesso anno la band apre i concerti della tournée italiana dei The Rolling Stones e suona in jam session con musicisti come Stevie Wonder.
Contemporaneamente De Scalzi si impegna nel lavoro di ricerca sulla musica tradizionale genovese, scrivendo in quegli anni canzoni dialettali parte del patrimonio culturale della sua città. Con la collaborazione di Fabrizio De André e del poeta Riccardo Mannerini, compone i brani del primo album dei New Trolls, il concept album “Senza orario senza bandiera”, di cui Mannerini è autore dei testi e il musicista arrangiatore e produttore.
Vittorio De Scalzi è autore di molte canzoni di successo della band (da “Visioni” a “Una miniera”, a “Quella carezza della sera”). Ha composto anche canzoni per Mina e per Ornella Vanoni. Tra i brani scritti per altri interpreti, quelli contenuti nell'album Tutti i brividi del mondo” di Anna Oxa.
In qualità di tastierista e cantante dei New Trolls, De Scalzi ha partecipato a sette edizioni del Festival di Sanremo. Nell'edizione del 1996 la band partecipa in coppia con Umberto Bindi interpretando la canzone “Letti”, di cui quest'ultimo è autore con Renato Zero.
Un altro filone importante è rappresentato dal Suonatore Jones, un tour perlopiù incentrato sulle sue collaborazioni con l'amico e collega conterraneo Fabrizio De André. La relativa scaletta contiene la riproposta dell'album “Senza orario senza bandiera”, scritto con De André e Riccardo Mannerini, più altri brani dei New Trolls e alcuni brani originali dello stesso De André, che nella sua prima tournée (1975-1976) era stato supportato da una band composta da alcuni componenti dei New Trolls (Ricky Belloni, Gianni Belleno, Giorgio D'Adamo e Giorgio Usai).
Nel 1973 De Scalzi ha partecipato al disco collettivo “L'Arca”, le due canzoni da lui cantate sono state pubblicate poi nel singolo “Le api” a nome Vittorio dei New Trolls & The Plagues (nel lato B La foca canta anche Franco Gatti dei Ricchi e Poveri).
Nel 2001, in qualità di solista, supportato dall'Orchestra Filarmonica di Torino diretta da Maurizio Salvi, ha realizzato un primo album dal vivo dal titolo “Concerto grosso”. Il disco, costituito da brani di repertorio dei New Trolls è stato distribuito in allegato al quotidiano La Stampa.
Nel 2008 ha inciso un disco realizzato interamente in dialetto genovese, “Mandilli”, pubblicato da Aerostella (l'etichetta di Franz Di Cioccio) distribuito da Edel Music.
Nel 2011 ha pubblicato l'album “Gli occhi del mondo”, realizzato mettendo in musica, con la collaborazione di Marco Ongaro, alcune poesie di Riccardo Mannerini. L'anno seguente fa parte del supergruppo Artisti Uniti per Genova per il progetto benefico “Ora che”, brano scritto da Max Campioni, arrangiato da Lauro Ferrarini, prodotto da Verdiano Vera e realizzato per raccogliere fondi per l'alluvione di Genova del 4 novembre 2011, che insieme a Vittorio De Scalzi vede la partecipazione di numerosi musicisti e cantanti della scena musicale genovese.
De Scalzi è inoltre membro fondatore e componente del gruppo Slow Feet Band con cui ha pubblicato l'album Elephant Memory.






San Valentino, per 1 italiano su 2 il bacio della mattina batte la cena a lume di candela

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È il modo migliore per iniziare la giornata con il sorriso, ma anche ciò che fa capire agli innamorati di avere al proprio fianco una persona speciale. Ecco perché, a San Valentino, la coppia preferisce il “bacio del buongiorno” piuttosto che la classica cena al ristorante.

“Le persone starebbero meglio la mattina se ricevessero un bacio sul naso”. Sul naso, sulla bocca, sulla guancia o sulla fronte: non importa dove, ma quello che disse Charles Monroe Schultz, il fumettista americano celebre per aver creato le stripes dei Peanuts, è ancora molto attuale. Lo stare assieme alla sera, accoccolati sul divano (24%), andare al ristorante per una romantica cena a lume di candela (12%). Non è questo, sorprendentemente, che gli italiani vogliono a San Valentino, bensì il “bacio del buongiorno”, apprezzato da una coppia su 2 (48%).

È quanto emerge da uno studio di Baci Perugina condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 500 coppie italiane attraverso un monitoraggio dei principali social network, forum, blog e community lifestyle internazionali per sondare quali siano i gesti più amati dagli innamorati in occasione di San Valentino.

Un bacio, l’atto d’amore più puro e sincero che possa esistere, può portare inoltre a numerosi benefici per il corpo e la mente. Scambiarsi un’effusione amorosa, infatti, com’è stato documentato più e più volte, attiva il sistema di “ricompensa” del cervello rilasciando neurotrasmettitori come l’ossitocina (definita come “ormone dell’amore”), la vasopressina ed altri utili a mantenere alto e sereno l’umore dell’individuo. Secondo la “Teoria dello scambio di affetto”, menzionata in uno studio del 2009 pubblicato sul Western Journal of Communication, il bacio è direttamente correlato, secondo i ricercatori, all’abbassamento del cortisolo, un ormone che produce lo stress durante il giorno. Secondo altri autori, che nel 2013 hanno condotto uno studio sul comportamento sessuale, il bacio romantico potrebbe rafforzare il sentimento di attaccamento alla persona che si sta baciando, aumentando la sensazione di soddisfazione della relazione che si sta vivendo.

Le coppie hanno in programma di festeggiare San Valentino? La quasi totalità degli intervistati (58%) ha risposto affermativamente, mentre soltanto il 42% del campione ha detto di no in quanto “San Valentino non è soltanto oggi, ma anche tutto il resto dell’anno” (72%); “al mio partner non piace celebrare la ricorrenza” (17%); “non siamo soliti festeggiarlo” (11%).

Che cos’hanno in programma di fare le donne? Quattro intervistate su 10 (42%) vogliono andare fuori, in un ristorante, per una romantica cena a lume di candela mentre il 31% preferisce restare a casa, mangiare qualcosa e vedere il proprio film preferito in compagnia dell’amato. Poco più di un’italiana su 5 (22%), invece, ha già prenotato un week-end lungo, dato che San Valentino quest’anno cade di venerdì, alle terme per trascorrere tre giorni all’insegna dell’amore e del relax. Il restante 5%, infine, confessa di non fare nulla in particolare, in quanto “mi basta stare assieme alla persona che amo”.

Che cos’hanno in programma di fare gli uomini? Quasi 2 italiani su 5 (39%) hanno pianificato una cena al ristorante seguita da una notte “solo coccole e amore”, contro il 27% di quelli che “vado a prenderla dove lavora e, come sorpresa, la accolgo con un mazzo di fiori”. Il 22% del campione intervistato, invece, dichiara di farsi trovare a casa per cucinarle i piatti preferiti. Il restante 12%, infine, confessa di aver prenotato un fine settimana in una città romantica, o in Italia o in Europa.

“Al giorno d’oggi – commenta Lucio Meglio, docente di Sociologia presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale – la riscoperta del contatto fisico, come per esempio il ‘bacio del buongiorno’ che si scambiano gli innamorati, si contrappone ai gesti virtuali che troppo spesso condizionano la vita dei partner. Si preferisce, infatti, guardare prima lo smartphone e poi salutare con un gesto d’amore la propria anima gemella: prediligere il bacio, che non è nient’altro che un semplice contatto a fior di labbra, significa creare un legame intenso con il proprio partner. Oltre al valore sentimentalestudi scientifici hanno dimostrato che esistono numerosi vantaggi fisiologici: dal rafforzare il nostro sistema immunitario al ridurre i livelli di stress, passando per la capacità di contrastare le rughe, dato che baciare una persona mette in azione ben 34 muscoli facciali”.

Ma qual è il regalo più bello che ogni persona desidera ricevere a San Valentino? Qui le coppie interpellate si sono rivelate particolarmente dolci e per nulla legate al lato “materiale”. Ben 1 coppia su 2 (48%), infatti, confessa che non c’è cosa più bella del “bacio del buongiorno” che faccia iniziare la giornata nel migliore dei modi. Il 24%, inoltre, continua su questo filone in quanto considera particolarmente romantico “lo stare assieme, la sera, in casa, accoccolati sul divano guardando un film d’amore”. Il 16%, invece, non rinuncia all’intramontabile scatola di cioccolatini, conto il restante 12% che attende l’invito a cena nel proprio ristorante preferito.

E perché proprio il “bacio della mattina”? Per più di 7 coppie su 10 (72%) “è il modo migliore di cominciare la giornata con il sorriso”, mentre il 61% sostiene che “non ci sia altro, al mondo, di più dolce”. Il restante 43%, infine, collega il gesto al fatto che “mi sono svegliato con al fianco una persona speciale, che è entrata o, spero, entrerà nella mia vita per sempre”.

“Le giornate del Cinema Lucano” cambiano nome: nasce "Marateale - Premio internazionale Basilicata"

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Tante le novità annunciate durante l’incontro “Maratea: patrimonio di storia e cultura, un set di cinema ed eventi” tenutosi domenica scorsa a Milano nell’ambito del BIT - Borsa Internazionale del Turismo che ha visto al centro del dibattito il rapporto tra Maratea e il cinema.

La prima anteprima svelata durante l’evento, moderato dalla conduttrice Carolina Rey e che ha visto i saluti di apertura del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, ha riguardato la prossima edizione de “Le giornate del cinema lucano a Maratea – Premio Internazionale Basilicata" che a partire dall’edizione 2020 cambia nome: "Marateale - Premio internazionale Basilicata" sarà la nuova dominazione.
Testimonial dell’incontro, la cui organizzazione è stata curata dall’assessore al Turismo del Comune di Maratea, Valentina Trotta, gli attori Paolo Ruffini e Sandra Milo: i due artisti hanno speso bellissime parole per Maratea e tutto il territorio lucano, definendolo un luogo familiare.
Siamo orgogliosi della nostra importante rassegna cinematografica internazionale, che si terrà dal 21 al 26 luglio 2020 e che ha visto nella scorsa edizione, tra i tanti illustri ospiti, la partecipazione di Richard Gere” ha commentato  il sindaco di Maratea, Daniele Stoppelli, che ha aggiunto: “Anche per quest’anno e per gli anni a venire, in sinergia con la Regione Basilicata, l’Apt, gli operatori turistici e le associazioni presenti sul territorio, stiamo lavorando alla programmazione turistica di Maratea, al fine di realizzare un’offerta sempre più rispondente alle esigenze del mercato“.
Tra gli interventi quello del presidente del Consorzio Turistico Maratea, Biagio Salerno, del presidente della pro loco di Maratea La Perla, Pierfranco De Marco, della presidente dell’Associazione Cinema Mediterranea, Antonella Caramia, del direttore Apt Basilicata, Antonio Nicoletti, e del presidente UMPLI Nazionale, Antonino La Spina.
Ampio il parterre di volti noti e addetti ai lavori del mondo della settima arte: Alberto Barbera, direttore del Festival del Cinema di Venezia, Michela Scolari, produttrice, e Vittoria Bianchini, attrice che sarà nel cast del prossimo film di Terry George che si girerà anche in Basilicata.

San Valentino, 1 italiano su 2 si sente più compreso dal pet che da famiglia e amici

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Il 51% ritiene persino che gli amici a quattro zampe siano una sorta di surrogato dei rapporti tra gli essere umani, il 75% dimostra massima attenzione negli acquisti a loro dedicati e il 13% non si dimentica di un regalo speciale per il compleanno

Chi l’ha detto che San Valentino si festeggia solo tra essere umani? In fin dei conti l’amore degli italiani dimostrato nei confronti degli amici a quattro zampe è confermato dai numeri: l’Italia è tra i Paesi con il maggior numero di animali da compagnia – più di 14 milioni solo tra cani e gatti – , l’81,8% ritiene che gli amici a quattro zampe siano esponenti a tutti gli effetti del nucleo familiare e il 59,5% dei proprietari di cani e gatti li vorrebbe persino nello stato di famiglia (come riportato dal Rapporto Assalco Zoomark 2019).
Quello che ancora non si sapeva è fino a che punto questo amore fosse forte: a metterlo nero su bianco è lo studio condotto da Swg e Ca’ Zampa, il primo Gruppo in Italia di Centri che offrono tutti i servizi legati al benessere degli animali domestici: il 17% degli intervistati ha ammesso di sentirsi più compreso dai propri animali, rispetto a figli, amici e genitori.  Un italiano su 2 (51%) ha addirittura affermato che i pet sono un sorta di surrogato delle relazioni parentali e amicali, soprattutto tra i giovanissimi della Generazione Z (71%) e tra gli abitanti dl Nord Est (57%).
“Un pet è capace di trasmettere un affetto così forte - spiega Marco Maggi, Medico Veterinario Coordinatore servizi veterinari di Ca’ Zampa - che è facile entrare in totale simbiosi con lui. L’interazione che si sviluppa è ovviamente differente a quella che tra uomini, ma è molto forte. È fatta di sguardi, di gesti e di una routine quotidiana che rendono il rapporto uomo-pet molto complice. Senza dimenticare che i pet sono dei dispensatori naturali di serenità. Sono da evitare gli eccessi, che non fanno bene né al proprietario né all’amico a quattro zampe. Quello che è importante, al fine di farlo stare bene e far stare bene la famiglia che lo accoglie, è pensare al suo benessere in forma completa, nella logica di una medicina proattiva che mira alla prevenzione”.

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