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Tutti i benefici derivanti da un allenamento in acqua

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Da un aumento della forza muscolare al bruciare un buon numero di calorie, passando per la riduzione della pressione del sangue e l’attenuazione di stress e stanchezza.
Che sia alla sera, dopo un’intensa giornata al lavoro, o durante il week-end per tenersi in forma, fare sport aiuta il proprio fisico a mantenersi in salute. Farlo in acqua, poi, secondo quanto sostengono gli esperti, porta numerosi benefici.
È quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) in un focus sul rapporto tra acqua e benessere.

Ecco i benefici più importanti secondo Samir Becic, uno dei più rinomati Fitness Trainer al mondo, autore del libro “ReSYNC Your Life: 28 Days to a Stronger, Leaner, Smarter, Happier You”.

Aumento della forza muscolare. L’acqua è un elemento della Natura che scorre e che produce “movimenti” che non possono essere prevedibili: dato che può fluire nelle direzioni più disparate, chi fa esercizio fisico in acqua ottiene un risultato finale, a livello fisico, in cui i muscoli guadagnano in forzaflessibilità ed agilità;

Si bruciano tante calorie. Il corpo umano arriverebbe a bruciare tra le 400 e le 500 calorie, in un’ora di tempo, facendo un certo tipo di esercizio. Quest’ultimo dipende da alcuni fattori, come per esempio il tipo di attività “cardio”, i pesi utilizzati, la temperatura dell’acqua.

Riduzione della pressione del sangue. La pressione dell’acqua funziona anche con il sangue, consentendo a quest’ultimo di circolare in modo più efficace in tutto il corpo umano e riducendo di conseguenza la pressione sanguigna. Allo stesso tempo, poi, continuando con l’esercizio fisico, diminuisce anche la frequenza cardiaca a riposo.

Diminuzione di stress ed ansietà. Guardare dei corpi che fanno del movimento in acqua potrebbe essere una delle attività più rilassanti a cui prendere parte, come anche del resto farlo in prima persona, magari al largo di un’isola mentre si è in vacanza. Da uno studio del 2007, condotto in Polonia, è emerso inoltre che l’allenamento in acqua diminuisce sensibilmente stati d’ansia ed il cattivo umore nelle donne.

Esercizio a basso impatto. Il corpo umano, quando è in acqua, non è soggetto alla forza di gravità: l’impatto che le nostre articolazioni subiscono quando siamo “immersi”, quindi, è meno gravoso rispetto a quello di quando si corre sulla terraferma. Questo vantaggio, inoltre, si rivela molto utile per tutte quelle persone che soffrono, ad esempio, di artrite o di coloro che si trovano in una fase di riabilitazione fisica post-intervento.

La lingua, il potere, la democrazia: quali sono le correlazioni e le distorsioni del “potere della parola”?

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Piccole riflessioni a partire dalla prospettiva di Gustavo Zagrebelsky in “Sulla lingua del tempo presente”di Andrea Giostra

Il saggio di Zagrebelsky, “Sulla lingua del tempo presente”,viene pubblicato da Einaudi nel 2010. Leggerlo dieci anni dopo la sua stesura e pubblicazione, ci apre una visione della lingua nostrae aetatis disvelatrice del modus operandi sistematico che il “potere politico” e il “potere economico” mettono in atto utilizzando la lingua per accrescere e consolidare l’esercizio della persuasione, e per trasformare i cittadini in adepti-follower omogeneizzati, passivi e acritici rispetto a quelle che sono le questioni e le scelte vitali di una società civile finalizzate ad una sana convivenza “democratica”, rispettosa delle differenze e della peculiare natura delle singole persone che vivono una comunità, un determinato contesto (città, regione, stato) sociale. Quello che viene descritto da Zagrebelsky nel 2010, possiamo osservarlo ancora oggi, nel 2020, in un momento di grandi cambiamenti sociali e culturali che stanno investendo la maggior parte dei paesi Occidentali e l’Italiain particolare.

Le virgolette sul termine “democrazia”sono necessarie - all’interno di questo articolo – proprio perché oggi, nel Ventunesimosecolo, parlare di democrazia, di reale “democrazia compiuta” (?), lo si può fare solo se si conosce davvero l’accezione che oggi ha assunto questo termine-concetto, la sua reale applicazione, la valenza sociale, la condivisione di un significato che non sempre – anzi raramente! - è uguale per tutti coloro che lo utilizzano: ogni parte – politica, culturale, ideologica, religiosa - utilizza questa parola con accezioni diverse, talvolta sintoniche talaltra diacroniche, confondendo e rendendo colpevolmente sterile l’originaria e vera matrice del nostro significante. È evidente, da quello che quotidianamente tutti noi assistiamo sui social, nelle TV, leggendo i giornali, come la stragrande maggioranza di coloro che utilizzano il termine “democrazia”, con sorprendete nonchalance e apparente naturalezza, ignorano cosa significhi realmente, qual è stata l’origine della democrazia a partire dal 6° secolo a.C., e come e dove fu esercitata da allora lasciandola in eredità culturale, con le sue imprevedibili mutazioni, alle generazioni a venire fino a giungere a quella attuale.

Per chi dei lettori (non giuristi) fosse interessato ad approfondire la conoscenza della genesi, la storia e lo sviluppo nei secoli della democrazia occidentale, consigliamo, per iniziare, la lettura della voce “democrazia” della Treccani. Poi è ovviamente necessario continuare con lo studio di tutti gli approfondimenti (decine di saggi e di autori) che lo stesso Treccani cita e consiglia ai suoi lettori all’interno della voce “democrazia”, a partire dal “Politico”di Platone (dialogo sulla politica a seguito del suo viaggio in Sicilia tra il 366-365 a.C.) fino a giungere ai più importanti giuristi ed intellettuali italici del Novecento quali CostantinoMortati(“La costituzione in senso materiale”, 1940), Vezio Crisafulli(“La Costituzione e le sue disposizioni di principio”, 1952; “La sovranità popolare”, 1954); e Carlo Esposito(“La rappresentanza istituzionale”, 1940; “La costituzione italiana”, 1954). Un ulteriore e importante supporto conoscitivo lo può certamente dare il nostro contemporaneo Gustavo Zagrebelsky con i suoi scritti e in particolare coi piccoli ma interessanti saggi, facilmente comprensibili anche ai non giuristi e ai non addetti ai lavori, riportati nella bibliografia di questo articolo.

Ma torniamo a “Sulla lingua del tempo presente”!

«L’argomento di questo libro è la lingua del presente - lingua nostrae aetatis - momento sociale e politico (2010 è l’anno in cui fu pubblicato il saggio di Zagrebelsky).La lingua è la manifestazione autentica, non solo l’espressione artificiale di ciò che è colui che parla. Attraverso l’ascolto della sua lingua si può cercare di percepire qualcosa dell’essere che la usa, e che usa quella e non altra lingua. «Il linguaggio come “casa dell’essere”», secondo uno degli oscuri e, al tempo stesso, provocanti motti di Martin Heidegger(“In cammino verso il linguaggio”, Mursia, Milano, 2007): il linguaggio che al tempo stesso introduce gli uni agli altri e separa gli esseri parlanti. Per questo, lo studio della lingua di una certa fase storica è il passaggio inevitabile per la consapevolezza dell’ambiente umano in cui viviamo.» (p. 3). Questo scrive Zagrebelsky nelle prime pagine del suo libro. Volendo sintetizzare le parole di Zagrebelsky, la lingua e l’uso che ne fa il singolo cittadino, rende chiara e trasparente la sua identità sociale e culturale, prima ancora che politica e ideologica. La lingua e il suo uso diventano di fatto gli unici strumenti che possiede l’uomo per avvicinarsi o separarsi da altri uomini, per sentirsi parte identitaria di un gruppo o per differenziarsi da quel gruppo di persone. Da questa prospettiva si comprende bene come la lingua diventi uno strumento formidabile – se la si usa con la distorta finalità di chi detiene il potere - di controllo delle masse, e quindi di rafforzare il potere politico ed economico di chi lo esercita in quel particolare momento storico. «Quello che importa – continua Zagrebelsky -è che effettivamente noi non solo pensiamo in una lingua ma la lingua «pensa con noi» o, per essere ancora più espliciti, «per noi». Nelle dittature ideologiche, la lingua è un formidabile strumento di propaganda e, con riguardo a tale uso, è stata studiata. Lo stesso Klemperer ha seguito la vita della lingua del regime hitleriano, dalla presa del potere alla caduta, nei Diari 1933-1945 (“Testimoniare fino all’ultimo”, Mondadori, Milano, 2000)e ha riassunto le sue analisi nel libro sulla LTI (Lingua Tertii Imperii - “Lingua del Terzo Reich”)» (pp. 4-5). Utilizzare, per esempio, alcune parole ripetutamente ed ossessivamente, ripetendole migliaia di volte, attribuendo una accezione di parte e ideologica, consente di influenzare notevolmente il pensiero di chi soccombe al (neo)significato che il potere deliberatamente vuole attribuire a determinate parole per fini propri e di convincimento del popolo stesso. Joseph Goebbels (potentissimo ministro della propaganda del Terzo Reich) fu il maestro e l’inventore di questa “strategia” persuasiva del popolo attraverso l’uso ossessivo e ripetitivo di determinate parole e frasi: «Ripetere una cosa qualsiasi cento, mille, un milione di volte e diventerà verità». E da questo punto di vista oggi siamo testimoni di come alcune parole vengano utilizzate con una poderosa ed ossessiva coazione a ripetere. A seguire ne analizzeremo alcune per fare qualche esempio contemporaneo. I “significati” che vengono con forza attribuiti a determinate parole, che Zagrebelsky definisce “prestazioni della lingua”, inevitabilmente condizionano il popolo - il suo pensiero, la sua analisi, le azioni (che perdono il “potere” del “libero arbitrio”) - e di conseguenza le sue scelte. «C’è però una non trascurabile differenza, a seconda che queste prestazioni della lingua siano gestite centralmente e con autorità da una qualche burocrazia linguistica, visibile o invisibile, oppure, al contrario, siano lasciate allo sviluppo diffuso e spontaneo dell’uso che quotidianamente ne viene fatto. La lingua, nel primo caso, può essere dotazione del potere, che se ne avvale per rendere omogenee le coscienze e governarle massificandole; nel secondo, può essere strumento di coscienze che elaborano forme comunicative di resistenza all’omologazione.» (p. 7).

In quale delle due condizioni ci troviamo oggi in Italia?
Per il 2010 la posizione che descrive Zagrebelskyè molto chiara. Lasciamo al lettore di queste pagine la libertà di scoprirla leggendo il saggio del nostro autore.
Oggi, nel 2020, dal punto di vista linguistico, che tipo di utilizzo fa il popolo della lingua e quali le perverse deviazioni che utilizza il potere in carica?

Per dare uno stimolo di riflessione al lettore (certamente non daremo - né siamo in grado di farlo! – nessuna soluzione esaustiva per comprendere il fenomeno attuale) utilizzeremo la seconda parte del saggio di Zagrebelsky dove vengono analizzate una serie di parole in uso in quel periodo storico (2010), e dove vengono sottolineate le distorsioni e, per certi versi, le perversioni politiche finalizzate all’interesse di parte e non certamente all’interesse del paese o del popolo che lo abita. Le dinamiche linguistiche descritte da Zagrebelsky nell’analisi che fa di alcune parole in uso allora le ritroviamo incredibilmente attuali e contemporanee nell’era della politica dei social italiana. Una tra tutte la parola “amore” della quale, ripercorrendola dal nostro saggio, tentiamo di fare un’analisi oggettiva e distaccata dell’uso che se ne fece allora e che se ne fa tutt’oggi in politica. Per fare questo, iniziamo dai fatti decritti e analizzati da Zagrebelsky che parte dal Kèrygma(«Termine che, nel Nuovo Testamento, indica l’annuncio della fede ai non credenti, e quindi la proclamazione della salvezza come inizio del regno di Dio, che si realizza attraverso la parola del Cristo» cfr. Treccani), ovvero, “la discesa in campo” di un notissimo imprenditore milanese che il 26 gennaio 1994 a reti unificate nella sue TV commerciali, annunciò che sarebbe “sceso in campo” per “salvare il paese” dagli incapaci, dai corrotti, dai parassiti prestati alla politica. Uno dei passaggi chiave e più interessanti del suo discorso fu «una frasetta che sembrava buttata lì: “l’Italia è il Paese che io amo”. Così anche l’amore faceva la sua discesa nel linguaggio della politica.» (p. 21). Questa frase ebbe trasversalmente un effetto potentissimo tra gli italiani che videro la TV quella sera. Un effetto tanto potente che il neo Partito Democratico pensò bene di adeguarsi a quel linguaggio, a quelle parole, in una sorta di parafrasi che diceva: «Noi, i democratici, amiamo l’Italia». Da un lato si assistette ad una geniale frase che attrasse prima la curiosità, poi l’interesse e infine la fiducia di milioni di italiani delusi dalla politica esercitata dal potere fino ad allora; dall’altra parte, la superficiale e per certi versi rocambolesca imitazione linguistica della parte avversaria, diede la netta sensazione di una formidabile «tronfia retorica» che effettivamente, più che avvicinare allontanò gli italiani dal partito di sinistra che aveva coniato quelle parole che nelle intenzioni dovevano demolire quelle avversarie. «Questo modo di usare la lingua viola una regola fondamentale che tutti dovrebbero osservare, massimamente in politica, il regno delle differenze: ciò che non potrebbe essere diverso non merita d’essere detto. Questa è l’etica alla quale dovrebbe ispirarsi il parlante che non vuole gettare parole al vento.» (p. 22). A questo punto è curioso e interessante analizzare l’uso e gli effetti che ebbero le stesse parole pronunciate dalle opposte parti politiche: «Le due dichiarazioni d’amore si equivalgono? No, non si equivalgono. La prima (“L’Italia è il paese che io amo”)è una dichiarazione sovrana che proviene da uno che ha già detto che, se avesse voluto, avrebbe potuto continuare una vita felice in sé e per sé. (…) L’Italia, così, diventa la prediletta che, in virtù di questa predilezione, dovrà ricambiare l’amore che tanto gratuitamente le è stato donato. La seconda dichiarazione (“Noi, i democratici, amiamo l’Italia”)è tutt’altra cosa. Non è un atto sovrano. È un atto sottano. (…) La dichiarazione d’amore, in questo caso, suona falsa perché è obbligata, l’amore obbligato cosa è? Può essere un’adulazione interessata. Anche la prima, naturalmente, lo è, ma si presenta in tutt’altro modo, come un dono d’amore, una dedizione gratuita, un atto commovente. Chi potrebbe resistere a cotanto amante, a un simile seduttore? Chi potrebbe, a sua volta, non riamarlo? Ma se non riama? Se l’amore non è corrisposto? Se non c’è corrispondenza a un amore così grande da comportare il sacrificio della propria bella vita, è perché qualcuno odia (pp. 23-24). Fu chiaro in quel tempo e a quel punto – volendo interpretare le parole di Zagrebelsky - che l’uso “distorto” e “opportunistico” della parola “amore”, innescò la genesi di una divisione ideologica tra “coloro che odiano” e “coloro che amano”: l’Italia, gli italiani, la patria, la cultura, le tradizioni, i beni culturali, l’arte, il cibo, la cucina, gli imprenditori, gli artigiani, i giovani, gli anziani, i poveri, … etc… etc…

L’esempio di Zagrebelsky, le dinamiche linguistiche e le differenti percezioni che abbiamo appena riportato sulla parola “amore” nell’uso di allora, possiamo certamente traslarle ad altre parole, ad altri concetti, ad altri significanti in uso oggi in modo ossessivo, quotidiano, ripetitivo e spesso decontestualizzato, che non possono che innescare processi linguistici ideologici divisori più che aggreganti. Quello che possiamo certamente dire è che oggi, in questi giorni e mesi del 2020, assistiamo e ascoltiamo l’uso di parole che effettivamente hanno le stesse ricadute linguistiche e di “appartenenza” che ebbero nel 2010. Un uso che divide una parte politica dall’altra non per i contenuti e per le soluzioni politiche proposte, bensì per il “pericoloso” messaggio che di fatto racchiudono queste parole come le hanno volute le parti che le hanno utilizzate e che le stanno utilizzando. Per comprendere il ragionamento, riportiamo in ordine sparso solo alcune parole, alcuni esempi di uso distorto di questi ultimi anni e mesi, lasciando al lettore l’analisi delle “deviazioni di significato” che appaiono assai evidenti: salvare, diritti, difesa dei confini, difesa del popolo, sicurezza, democrazia, Europa, violenza, incapaci, incompetenti, traditori, manette, galera, odio, nazismo, fascismo, comunismo, xenofobia, violenza, bullismo, etc… etc…

Tutte queste dinamiche, in Italia, fanno il paio con un sub-strato culturale e umano che favorisce l’attecchirsi di scontri violenti e preoccupanti proprio sul linguaggio e sulla lingua. Se è vero come è vero quello che disse nel 2016– e da allora le cose sono peggiorate e non certo migliorate, come dimostrano le recenti ricerche su questo tema dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) - il prof. Tullio De Mauro (1932) (uno dei più grandi linguisti italiani e già ministro della pubblica istruzione dal 2000 al 2001 nel governo Amato II ), che «Il 70% degli italiani non capisce quello che legge (…) 8 italiani su 10 hanno difficoltà a utilizzare quello che ricavano da un testo scritto, 7 su 10 hanno difficoltà abbastanza gravi nella comprensione, e 5 milioni di italiani hanno completa incapacità di lettura. Un nostro diplomato nella scuola media superiore ha più o meno lo stesso livello di competenza di un ragazzino di 13 anni che esce dalla scuola media: i 5 anni di scuola media superiore girano a vuoto e questo determina un bassissimo livello di quelli che entrano all’università. Il risultato è che i diplomati di scuola media superiore in molti paesi hanno livelli di competenza linguistica, matematica, di comprensione, di calcolo ben superiori a quelli dei nostri laureati. Abbiamo bisogno di un buon livello di istruzione per poter trovare le fonti buone per informarci e per utilizzare bene queste informazioni, per utilizzarle criticamente! Questo sarebbe indispensabile per tutti, per un buon esercizio del voto.» Ma se la stragrande maggioranza degli italiani, ben oltre il 70%, ha effettivamente queste difficoltà di comprensione, che tecnicamente vengono definite “analfabetismo funzionale”, ovvero, l’incapacità di passare dalla decifrazione della lettura alla comprensione di un testo anche semplice, allora si comprende bene come sia davvero difficile che queste stesse persone – il 70% dei cittadini del nostro paese, e tra questi un’alta percentuale di laureati e diplomati – possano esercitare un senso critico sulle proposte politiche che vengono fatte e quindi decidere consapevolmente su cosa sia meglio per il loro benessere, per quello della loro famiglia e della comunità di appartenenza. Il consenso politico per una parte piuttosto che per un’altra, e la capacità di creare e di manifestare una propria opinione che sia aderente e rispondente alla realtà dei fatti che si vive quotidianamente, ai propri reali bisogni (primari e secondati, e non certamente ai “bisogni indotti”dal Capitalismo finanziario finalizzato a creare “cittadini consumatori”), diventa davvero difficile e spesso dissonante con la verità. È evidente, da questa analisi, l’incapacità del cittadino che subisce la propaganda e le “accezioni”che il potere dà a determinata parole, di muoversi nella direzione che li conduca al miglioramento delle sue condizioni di vita e favorisca, con le sue scelte ed azioni, il consolidamento del proprio benessere e della comunità di cui fa parte, nonché il rafforzamento della democrazia nell’accezione nobile e “originaria” del termine. In sostanza, “soffrire” di analfabetismo funzionale vuol dire subire acriticamente e passivamente la lingua del potere e rimanerne vittime inconsapevoli. La presunta facoltà di discernere cosa è “bene”da cosa è “male” per sé stessi, per la propria famiglia e per la propria comunità, fra le centinaia di migliaia proposte politiche, di poste di informazioni che volano veloci sui social, su Internet, nelle TV, nelle radio, sulla carta stampata, viene inevitabilmente compromessa, se non azzerata. Conoscere la lingua ed esercitarne l’uso consapevole, attraverso un livello culturale e di conoscenza adeguato – al quale livello si arriva attraverso lo studio serio e disciplinato -  vuol dire innanzitutto essere capaci di fare i propri interessi e quelli della comunità della quale si fa parte, ed al contempo, essere immuni dalle azioni perverse esercitate dal più potente degli instrumentum regni che è l’analfabetismo del popolo: un efficace e straordinario strumento di esercizio del potere utilizzato dai potenti sin dalla notte dei tempi delle civiltà, e anche – ovviamente! - dai potenti contemporanei delle cosiddette “democrazie”.

Andrea Giostra

Gustavo Zagrebelsky

Bibliografia:
Vezio Crisafulli, “La Costituzione e le sue disposizioni di principio”, Giuffrè ed., Milano, 1952
Vezio Crisafulli, “La sovranità popolare nella Costituzione italiana, in Scritti in mem. V.E. ORLANDO, I, Padova, 1957.
Carlo Esposito, “La rappresentanza istituzionale”, 1940
Carlo Esposito, “La costituzione italiana”, CEDAM ed., Padova, 1954
Martin Heidegger, “In cammino verso il linguaggio” (1959), Mursia ed., Milano, 2007
Victor Klemperer, “Testimoniare fino all'ultimo: diari 1933-1945”, Mondadori Ed., Milano, 2000
Costantino Mortati, “La costituzione in senso materiale”, Giuffrè Ed., Milano, 1940
Gustavo Zagrebelsky, “Il diritto mite”, Einaudi Ed., Torino, 1992 (revisionato e ripubblicato nel 2013)
Gustavo Zagrebelsky, “Sulla lingua del tempo presente”, Einaudi Ed., Torino, 2010
Gustavo Zagrebelsky, “Fondata sul lavoro. La solitudine dell’articolo 1”, Ed. Einaudi, Torino, 2013

Treccani:

PIAAC-OCSE | Rapporto Nazionale sulle Competenze degli Adulti:

Fenice a Fattitaliani: dentro di me mi sento ancora una bambina che ha voglia di conoscere il mondo. L'intervista canzonata

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È uscito in digitale "Diversi" il primo Ep di Fenice e in contemporanea è in rotazione radiofonica la titletrack e online il videoclip su YouTube.
Giulia Bevilacqua, questo il vero nome dell'artista, ne parla così: “Questo mio primo EP rappresenta un racconto musicale degli eventi più importanti di questi due ultimi miei anni di vita, dal punto di vista della crescita personale. Ho affrontato molte sfide (personali, sentimentali, scolastiche e di adattamento), e da queste ho trovato l’ispirazione per scrivere questo mio primo lavoro. Ogni canzone racconta una storia precisa alla quale sono molto legata. Il disco contiene anche un singolo già pubblicato l’anno scorso (novembre 2019) “Universi paralleli”, che tra tutti è quello che più mi emoziona perché mi ricorda i primi approcci alla scrittura e come in tutte le nuove sfide, le prime ti segnano per sempre e sono difficili da dimenticare”. Per L'intervista Canzonata Fenice ha risposto alle domande che Fattitaliani le ha rivolte utilizzando i titoli dell'ep.
Chi è il "tu" cui è diretto "Mi perdi così": una persona in particolare, l'ascoltatore della canzone o chiunque?
Il tu di Mi perdi cosìè rivolto ad una persona specifica, che ora non fa più parte della mia vita. In quel periodo stavo vivendo una relazione nella quale io mi stavo sempre più allontanando perché stavo capendo piano piano che quella persona non era giusta per me e mi procurava solo dolore e poca  felicità.
Sembriamo guardare sempre con sospetto o avere paura dei "Diversi"... già la connotazione di "Diversi"è negativa... Tu che pensi della rinascita di certi sentimenti ed episodi di avversione e intolleranza?
L’avversità credo proprio che faccia parte della natura dell’uomo, è insita dentro di noi. Quando ci ritroviamo in situazioni destabilizzanti e diverse magari dalla nostra quotidianità tendiamo a scappare e a isolarci. Credo invece che l’unione con il diverso sia essenziale, il diverso può sicuramente apportarci una novità e una freschezza, di cui abbiamo bisogno.
Hai mai pensato anche "Solo per un attimo" di fare un altro mestiere, di dedicarti ad altro?
Come tutte le persone, ho vissuto e vivo ancora momenti di paranoia, credo sia normale. Forse durano massimo un giorno e poi vanno via. Quindi sì, è già successo, ma è stato sempre qualcosa di breve e poco pensato. Realmente non ho mai avuto l’intenzione di mollare tutto.
Tu credi che esistano degli "Universi paralleli"? se sì, come li immagini?
Sicuramente sì, non siamo soli in questo mondo, esistono un sacco di universi che non conosciamo e che probabilmente non conosceremo mai. In altri universi immagino che viva tutto il tempo la musica, che ci sia solo lei come protagonista indiscussa.
Dal primo singolo “Pensavo fossi tu” del 2017 come sei cambiata? in cosa sei rimasta te stessa?
Sicuramente ora come ora rispetto al 2017 sento di aver acquisito maggiore sicurezza personale riguardo tutto ciò che faccio ogni giorno, sto ancora crescendo e maturando giorno dopo giorno, in questi anni ho scoperto tanti lati di me che non conoscevo, e sono curiosa di scoprire cosa mi riserverà il futuro. Di certo dal 2017 non è cambiata la mia ingenuità e spontaneità. Sono cresciuta un sacco, ma allo stesso tempo dentro di me mi sento ancora una bambina che ha voglia di conoscere il mondo e meravigliarsi sempre di più di fronte alle nuove avventure.
Con “Tutto deciso” sei andata ad Area Sanremo: ti interessa la manifestazione? che ne pensi?
Ho sempre seguito Sanremo ogni anno fin da quando ho iniziato ad appassionarmi alla musica, (quindi circa verso i 15 anni) e l’ho sempre considerato come uno dei momenti più belli dell’anno, momenti in cui tutta la famiglia si mette sul divano e si riunisce per guardarlo. Giovanni Zambito.

L’Ep, prodotto da Antonio Chindamo presso Auditoria Records, è composto di 4 brani, scritti da Fenice: “Diversi”; “Mi perdi così”; “Solo per un attimo”; “Universi Paralleli”. (Etichetta Piuma Dischi; Edizioni Cello Communications Network sprl; distribuzione Music Rails - The Orchard).

Note biografiche: Fenice suona il pianoforte e la chitarra, scrive canzoni e racconta la sua adolescenza. Studia canto con Michele Fischietti e Cheryl Porter e nel 2017 pubblica il primo singolo “Pensavo fossi tu” prodotto da Luca Sala. Nel 2018 esce il suo secondo inedito “Tutto deciso” con il quale si presenta ad Area Sanremo. Sempre nel 2018 partecipa al contest televisivo musicale “Mille voci” di Gianni Turco. Nel 2019 partecipa a diverse trasmissioni radiofoniche e si esibisce live in molte piazze italiane come artista di strada. Il 31 gennaio 2020 esce il suo primo EP “Diversi” prodotto da Antonio Chindamo presso Auditoria Records ed entra nella squadra di Piuma Dischi.

GHALI A SANREMO PER PRESENTARE "DNA" L'ALBUM IN USCITA IL 20 FEBBRAIO

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La prima volta di Ghali, sul palco dell'Ariston in qualità di super ospite, è un passo importante nell’affermazione di artista sempre più importante a livello italiano e internazionale; uno showcase da quindici minuti in cui è successo letteralmente di tutto.
Maschere, stuntman, body paint, rivelazioni e colpi di scena, il tutto coronato dalla prima volta in assoluto di Goodtimes, terzo brano estratto da DNA il nuovo album in uscita alle 23.59 del 20.02.20 per Atlantic Warner/Sto Records. Il brano, prodotto da Merk & Kremont, non sarà disponibile fino all’uscita dell’album ma questa anticipazione è l’ultimo dei “reghali” ai fan prima dell’uscita dell’album. Il brano sarà anche la colonna sonora della campagna di comunicazione della Nuova BMW Serie 1.

“La mia prima volta sul palco dell’Ariston è stata indimenticabile. Per me è stata una grandissima emozione ed è stato il modo migliore per presentare questo nuovo progetto che io dal vivo mi immagino come un qualcosa di quasi teatrale. Quello che avete visto sul palco è solo un frammento di quello che vogliamo portare in scena al Fabrique. E' stato magico ma è solo il primo passo di un lungo viaggio! Stasera non ero solo io sul palco ma tutti noi.”

L’esibizione di Ghali è stata un denso susseguirsi di immagini e suggestioni dal sapore teatrale; i brani eseguiti sono stati Cara Italia, Willy Willy, Boogieman (brano al primo posto della classifica FIMI nella settimana di esordio) e Goodtimes. Tutto quello che abbiamo visto nasce da una precisa idea di narrazione; dalla caduta per le scale dell’Ariston (fortemente simbolica dalla volontà di Ghali di rialzarsi sempre) fino alle maschere, il leitmotiv è la volontà di creare uno show a trecentosessanta gradi pieno di significati. 

Le maschere utilizzate in scena, che richiamano la copertina dell’album, sono state realizzate da Valentina Visintin, ideatrice anche della trasformazione di Pierfrancesco Favino in Craxi nel film Hammamet. Ghali ne indossa una nella sua performance senza temere di mettersi a nudo, anzi giocando proprio sulla propria identità e sul DNA che lo riporta sempre a casa: a Baggio, Milano.  Le maschere utilizzate sono anche un modo di dire che solo superando le apparenze si raggiunge la verità accedendo così al vero mondo interiore di ognuno rappresentato in questo caso dal body paint utilizzato sui volti dei figuranti.  

Lo show di Ghali, che abbiamo solo intravisto all’Ariston, attraverserà l’Europa cominciando proprio dalla sua Milano dove si esibirà nelle uniche date italiana al Fabrique di Milano l’8, 9 e 10 Maggio. Il concerto a Milano, è prodotto e organizzato da Live Nation e vede il ritorno di Ghali a una dimensione più intima e personale di live dove sarà libero di sperimentare. Prima degli appuntamenti live Ghali torna ad incontrare i fan durante una serie di incontri firma copie che toccheranno le principali città italiane. Di seguito il calendario degli appuntamenti. 

21/2       TORINO Feltrinelli Piazza C.L.N. 251– ore 18:00

22/2       MILANO Mondadori Piazza Duomo - ore 15:00

23/2       PALERMO Feltrinelli Via Cavour 133 - ore 15:00

24/2       NAPOLI Feltrinelli Stazione - ore 15:00

26/2       BOLOGNA Mondadori Via  Massimo D’Azeglio 34/A - ore 15:00

27/2       VERONA Feltrinelli Via Quattro Spade 2 - ore 15:00

28/2       LUCCA Sky Stone & Songs Piazza Napoleone 21/22 - ore 15:00

  FIRENZE Galleria del Disco c/o Caffe' Letterario Piazza delle Murate - ore 18:30

29/2       ROMA Discoteca Laziale Via Giovanni Giolitti 263 - ore 15:00

1/3         BARI Feltrinelli Via Melo 119 - ore 15:00

2/3         LECCE Mondadori Viale Cavallotti 7/A – ore 15:00

4/3         CAGLIARI Mondadori Via Roma 63 –– ore 15:00

5/3         VARESE Varese Dischi Via A.Manzoni 3 – ore 16:30

AMORE TUTTO LACRIME E SOSPIRI, Shakespeare e i single secondo Enrico Petronio

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Da Romeo e Giulietta fino ad Antonio e Cleopatra l'opera del Bardo è costellata di grandissimi amori. E di grandissime coppie.  E gli altri? I single?
Quelli che a S. Valentino restano a casa con la bocca asciutta? Gli spasimanti rifiutati, i traditi, i single "per scelta" propria... o dell'altro? Enrico Petronio - esploratore shakespeariano altrimenti conosciuto come "lo zio Willy" - dedica una serata speciale a tutti i cuori spezzati, induriti, abbandonati, i prigionieri sospirosi nel proprio orgoglio, tutti i cuori solitari piú lacrimosi, gli scapoloni imperituri, le fuggiasche, i cinici scettici, i sessuomani che non si vogliono impegnare. Perché l'amore non é solo tonnellate di baci Perugina e glicemia poetica, ma anche "un verme che meravigliosamente ti rode dentro".
Tra spasimi, risate, condivisioni e autoriflessioni, nel giorno di San Faustino (e non a caso), ovverosia sabato 15 febbraio, alle ore 19:00 lo zio Willy (mentore dell’omonimo blog che da anni scuote la rete su temi di approfondimento shakespeariano) si districherà per il palco del Caffè Letterario di Roma alla ricerca del sentito (o mentito) amore, solitario e (s)coppiato.
Un evento condito da un’aperi-cena e seguito, per chi volesse rimanere (o reagire in musica ai propri tormenti amorosi interiori) dal concerto dei Breath ‘n Soul.

Sabato 15 febbraio 2020 - Ore 19:00
Caffé letterario
via Ostiense, 95 - 00154 Roma

Ingresso: € 20 (incluso cena a buffet illimitato con un cocktail)
Info e prenotazioni: press@elisabettacastiglioni.it

Maggiori info su https://www.caffeletterarioroma.it/

Evento FB: https://www.facebook.com/events/220005912463446/

CASA SANREMO XIII EDIZIONE, SOUNDIES AWARDS 2020 A “Billy Blu” di Marco Sentieri e “8 Marzo” di Tecla

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La celebrazione di Sanremo70 è stata davvero esplosiva, cambiando persino il modo di vivere il Festival, che è diventato diffuso, aperto alla città, con il progetto “Tra palco e città”, nato dalla partnership tra Consorzio Gruppo Eventi e Rai Pubblicità.  

Teatro AristonCasa Sanremo e Piazza Colombo sono diventate le tre location del Festival, unite tra loro da un red carpet di 300 metri. Musica ovunque.
È in questo contesto celebrativo che si colloca la scelta della giuria di esperti di musica e di cinema dei Soundies Awards, il primo premio nella storia italiana dedicato ai videoclip delle canzoni in gara al Festival, nato cinque anni fa da un’idea di Vincenzo Russolillo.
Sul podio, ex aequo, due video che raccontano la bellezza di Sanremo, con il suo patrimonio paesaggistico e culturale.
Soundies Awards 2020 a “Billy Blu” di Marco Sentieri e “8 Marzo” di Tecla. A consegnare i riconoscimentiil presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e Giovanni Berrino, l’assessore regionale alle politiche dell’occupazione, trasporti e turismo, insieme a Vincenzo Russolillo, Patron di Casa Sanremo, il Sindaco di Genova Marco Bucci, eccezionalmente al Festival per la prima volta e, infine, il maestro orafo Michele Affidato, che ha realizzato i premi.

Soundies Awards 2020 a “Billy Blu”, per la scelta geniale di Marco Sentieri di diventare guida turistica di Sanremo, concentrando in pochi minuti una passeggiata che mostra i simboli della città, dal Casinò al Teatro Ariston, passando per la Chiesa di Cristo Salvatore e il centro storico. Curiosità e aneddoti. Colonna sonora del racconto: “Billy Blu”.
Soundies Awards 2020 a “8 marzo” di Tecla, ambientato a Sanremo, con immagini che mostrano la bellezza mozzafiato della città. Una Sanremo “notturna”, avvolta dalla magia delle luci che brillano, vista dall’alto, grazie a straordinarie riprese aeree, che alternano timelaps a immagini slow motion.    

I premiati delle scorse edizioni: Ex-Otago (2019), Lo Stato Sociale e Mudimbi (2018), Fabrizio Moro e Maldestro (2017)Rocco Hunt e Ermal Meta (2016).

Sul palco della Lounge di Casa Sanremo sono stati premiati dal Presidente Giovanni Toti la piccola Rita Longordo, vincitrice dello Zecchino d’Oro 2019 ed il Maestro Massimo Morini.

Sanremo Videoclip Award: Fabrizio Nitti con il video "Una Ragione per Vivere" vince il Premio come Miglior Concept&Storyboard

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Fabrizio Nitti con il video "Una Ragione per Vivere", regia di Serena Merega e con la partecipazione straordinaria dell’attrice Giorgia Wurth, vince il Premio come Miglior Concept&Storyboard del “Sanremo Videoclip Award”. La cerimonia di premiazione si è svolta venerdì 7 febbraio al Rolling Stone di Sanremo durante la settimana del Festival della Canzone Italiana.

Il cantautore genovese sempre con una sguardo attento ai fatti di cronaca come nel brano “Una ragione per vivereEmanuela,” dedicato a Emanuela Loi, poliziotta uccisa a Palermo insieme a Paolo Borsellino e al sociale con il nuovo singolo UN GRIDO NEL VENTO, che richiama l’attenzione sui diritti dei minori di tutto il mondo, commenta così questo importante premio: Mi sarebbe piaciuto cantare questa canzone al Festival di Sanremo quindi vincere un premio ad una manifestazione la cui premiazione si svolgerà sempre nella Città dei Fiori è una grande soddisfazione. Sono contento di essere riuscito nel video a creare una storia dentro la storia della canzone cercando di comunicare che nella vita, nelle sue piccole e grandi cose, nei fatti che accadono nel mondo, c'e' sempre una ragione per vivere e mai nessuna per morire”.
La canzone "Una Ragione per Vivere" (link al video) estratta dal disco Una ragione per essere qui”, invita tutti a valorizzare al massimo la propria vita, in qualunque situazione c'è sempre un motivo per vivere e mai nessuno per morire. Nelle piccole e grandi cose della vita siamo chiamati ad essere potenzialmente protagonisti per un cambiamento della nostra e della vita degli altri attraverso gesti quotidiani o grandi gesti, nel campo della solidarietà, nella ricerca della giustizia, della verità e nell'amore e in tutti i rapporti umani che possono per alcuni lasciare anche un segno importante nella storia del mondo come ad esempio possono essere l' instancabile ricerca della verità in stragi storiche per il nostro paese come le stragi di Bologna e Piazza Fontana.
Fabrizio Nitti, classe 1971 è nato ad Asti e vive a Genova da sempre. Il suo percorso musicale inizia fin dalla tenera età di dodici anni quando comincia a scrivere i suoi primi inediti. Nel 1985 conosce Paolo Agnello con il quale decide di formare un duo e con cui parteciperà, negli anni successivi, a più edizioni al Festival di Castrocaro. Nel 1997 vince l’Accademia di Sanremo, con lo stesso Paolo, portando sul palco il brano Genova con cui partecipa a Sanremo Giovani. L’anno dopo, nel 1998partecipa alla 48° edizione del Festival di Sanremo con il brano I ragazzi innamorati, pubblicato da Sony Music. A due anni dall'esordio sanremese, nel 2000, esce Alkè - in greco, forza - il primo album del duo auto-prodotto su etichetta Discolandia. Nel 2001, Fabrizio si esibisce in concerto presso la Sala Nervi a Città del Vaticano in occasione dell’assegnazione dei riconoscimenti di Artigiano della Pace alla presenza del Santo Padre Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla). E' il 2002 e arriva il Secondo posto al Premio Lunezia nella categoria autori con il brano "Liguria" scritta con Paolo Agnello. Poco dopo, nel 2003, Nitti e Agnello vincono il Premio Città di Recanati con la canzone Un giorno di ordinaria follia. Nel 2004 Fabrizio decide di intraprendere la carriera da solista ma non smetterà mai di collaborare, come autori, con Paolo Agnello. Tra il 2005 e il 2006 partecipa due volte alla Premiazione Umberto Bindi, dedicata alla canzone d’autore, arrivando al secondo posto: la prima volta con il brano Voglio anche te e la seconda con Liguria. Nel 2014 ha interpretato il brano Noi due di Umberto Bindi pubblicato nel disco tributo Il mio mondo solidale, prodotto dall’associazione culturale “La voce delle donne” di RomaIl 2017 vede protagonista Fabrizio nell’album, Una ragione per essere qui, (co-produzione “La voce delle donne”). Un progetto nuovocaratterizzato dagli arrangiamenti del violoncellista e arrangiatore, Stefano Cabrera dei GnuQuartet e del chitarrista Enrico Pinna. Tra le tracce presenti troviamo: Liguria, inno e manifesto d’amore verso la sua terra, Una ragione per vivereEmanuela, dedicato a Emanuela Loi, poliziotta uccisa a Palermo insieme a Paolo Borsellino, Vedrai Vedrai, un prezioso omaggio a Luigi Tenco e E penso a te, in cui Fabrizio è accompagnato dallo storico chitarrista di Lucio Battisti, Massimo Luca. Fabrizio Nitti sta lavorando al suo nuovo progetto album. 






Sanremo 2020, vince Diodato. Gabbani secondo, terzi i Pinguini Tattici Nucleari

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Diodato, con il brano Fai rumore, vince la 70/a edizione del Festival di Sanremo. Al secondo posto Francesco Gabbani, con Viceversa; terzi i Pinguini Tattici Nucleari con Ringo Starr.

Seguono: 4) Le Vibrazioni 5) Piero Pelù 6) Tosca 7) Elodie 8) Achille Lauro 9) Irene Grandi 10) Rancore 11) Raphael Gualazzi 12) Levante 13) Anastasio 14) Alberto Urso 15) Marco Masini 16) Paolo Jannacci 17) Rita Pavone 18) Michele Zarrillo 19) Enrico Nigiotti 20) Giordana Angi 21) Elettra Lamborghini 22) Junior Cally 23) Riki.

Diodato ha vinto anche il Premio della Critica intitolato a Mia Martini, per la sezione Campioni nonché il Premio della Sala Stampa Radio, Tv e Web Lucio Dalla, per la sezione Campioni. 

Rancore per il brano Eden vince il Premio "Sergio Bardotti" per il miglior testo, assegnato dalla Giuria degli esperti. 

A Tosca con Ho amato tutto va il Premio "Giancarlo Bigazzi" per la miglior composizione musicale, assegnato dall'Orchestra del Festival.

Viceversa di Francesco Gabbani si aggiudica il premio TIMMUSIC, attribuito al brano in concorso più ascoltato in streaming sulla piattaforma TIM dedicata alla musica digitale.

Festivalflorio 2020, Favignana: dal 14 al 21 giugno l'ottava edizione

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È giunto all’ottava edizione, record nell’isola di Favignana, il Festivalflorio, la rassegna d'Arte di maggior rilievo dell'Estate Siciliana che, sempre sotto la direzione artistica di Giuseppe Scorzelli, si svolgerà dal 14 al 21 giugno 2020.
Un calendario ricco di proposte, in prevalenza musicali, che non mancherà di soddisfare molteplici interessi culturali e che si rivolge quest’anno sotto il segno del gemellaggio italo-tedesco. “Vivo e lavoro da quasi 4 anni in Germania - afferma Scorzelli - e qui ho avuto la possibilità di conoscere da vicino molti artisti tedeschi, alcuni dei quali hanno le caratteristiche per essere attraenti per un pubblico italiano, come l’anno scorso ha già dimostrato proprio a Favignana il Duo Flac, riscuotendo notevole successo. Ho reputato che questo gemellaggio sia strategico sia per far conoscere Favignana ad artisti internazionali che ne possano raccontare poi in patria, sia ad incrementare nell’isola un nuovo turismo che non sia di massa, ma culturale e rispettoso dell’ambiente. Come di consueto, infatti, il festival è realizzato in collaborazione con l’AMP, l’ente che gestisce e tutela l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi e che, con un’estensione di 53.992 ettari, è la riserva marina più grande del Mediterraneo.”

Il selezionato programma della manifestazione, che si svolgerà tra l’ex Stabilimento Florio, I Pretti Resort e Palazzo Florio, partirà il 14 giugno con il jazz del Kitty Hoff Trio. A seguire, il Duo Plano/Del Negro (15); Ida Pelliccioli e una rassegna di cinema muto (16); Quartetto Michelangelo (17); concerto d’opera La Bohème (18); Lydia Maria Bader (19); il Premio Favignana e Mariella Nava (20). Infine, il 21 giugno, il concerto di chiusura con i Trami Duo.

Il Festivalflorio, presentato il 9 febbraio alla BIT di Milano, quest’anno avrà un’appendice internazionale a Francoforte con una presentazione agli imprenditori tedeschi il 5 marzo, presso la sede del Consolato Italiano. “Abbiamo sempre creduto che la promozione di un territorio sia legata alla cultura e tradizioni di appartenenza - afferma il sindaco Giuseppe  Pagoto - e crediamo fermamente che per la crescita servano eventi come la Borsa Internazionale del turismo e la partecipazione a fiere o convegni anche al di fuori del territorio italiano.  Miriamo ad un’offerta turistica competitiva e di qualità, che tuteli le bellezze paesaggistiche e architettoniche delle nostre ‘perle’;  sono anche fermamente convinto che, per i nostri giovani, il futuro nel campo del turismo sia legato ai mercati europei e il Festivalflorio con la sua internazionalità apre anche questi orizzonti”.

“Il Festival si incastona magistralmente con il tessuto Egadino – continua l’assessore con delega alla cultura Giusi Montoleone  avendo registrato nella scorsa edizione un grande interesse da parte non solo dei mass media ma anche dai turisti e residenti. In tale contesto fu affrontato il tema della Mattanza con la proiezione de ‘Il Castello di Rete’, documentario curato  da  Gianfranco Bernabei. Il festival ha ospitato non solo incontri con giornalisti, su temi di attualità come quello con Luca Abete, ospite di spessore e legato da anni alle Egadi, ma anche appuntamenti di musica jazz, pop, musica lirica, con repertori tradizionali spagnoli, portoghesi, tedeschi. Infine l’arte culinaria, che ha visto docenti di una masterclass sulla cucina egadina le sorelle Guccione, celebri nel mondo gastronomico per piatti presenti nelle guide internazionali”.

Anche quest’anno si terrà un corso di cucina siciliana che vedrà protagonista proprio Maria Guccione, per illustrare e preparare le migliori ricette autoctone (top secret fino all’inizio del corso) che già godono di fama per la ricchezza di aromi (rosmarino, alloro e basilico in primis) integrati con il pesce fresco. Un evento, in collaborazione con l’Associazione Cucina Siciliana e Firriato Winery, che si integra al ricco cartellone musicale ed il cui obiettivo è quello di far conoscere Favignana e le Egadi, tra passato e presente, secondo un’armonia di sapori e racconti che non hanno eguali. Alla Guccione verrà conferito il Premio Favignana 2020 con la seguente motivazione: "per L'impegno profuso in ogni ambito, culturale, enogastronomico, sociale e ambientale, in favore della tradizione egadina".

Infine, per agevolare l’incoming turistico in un’esperienza congiunta di Cultura, Arte, Natura e Cibo, l’Associazione Ata (Associazione Turistico alberghiera Isole Egadi) offre un interessante pacchetto promozionale durante i giorni del festival: prenotando tramite le aziende che aderiscono all’Ata (cfr http://www.egadiwelcome.it/) si possono ottenere riduzioni del 20% sul pernottamento e altri sconti relativi alla Ristorazione. Offerta speciale anche da parte de l Pretti Resort di Favignana (https://www.iprettiresort.it/) che propone soggiorni agevolati con colazione e aperitivo in giardino nelle suggestive Suite Superior.
IL PROGRAMMA
Domenica 14 giugno 2020
Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
KITTY HOFF TRIO

Lunedì 15 giugno 2020
Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
DUO PLANO / DE NEGRO IN CONCERTO

Martedì 16 giugno 2020
Ore 18:30
I PRETTI RESORT
IDA PELLICCIOLI IN CONCERTO

Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
RASSEGNA DI CINEMA MUTO

Mercoledì 17 giugno 2020
Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
QUARTETTO MICHELANGELO IN CONCERTO

Giovedì 18 giugno 2020
Ore 18:30
I PRETTI RESORT
Da definire

Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
CONCERTO D’OPERA LA BOHÈME
Spettacolo a cura del Conservatorio Scarlatti di Palermo

Venerdì 19 giugno 2020
Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
LYNDA MARIA BADER IN CONCERTO

Sabato 20 giugno 2020
Ore 18:30
Palazzo Florio
PREMIO FAVIGNANA

Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
MARIELLA NAVA IN CONCERTO

Domenica 21 giugno 2020
Ore 21:30
Ex Stabilimento Florio
TRAMI DUO IN CONCERTO

Dal 18 al 21 giugno 2020
MASTERCLASS DI CUCINA SICILIANA
In collaborazione con l’Associazione Cucina Siciliana
4 giornate con iscrizione a numero chiuso 

Il Festivalflorio è organizzato da Associazione Kymbala, in collaborazione con il Comune di Favignana e l'Area Marina Protetta Isole Egadi.

All Little Lies, CollaterAll è il 1° album della band alternative rock di Sora

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Ecco i brani che compongono il disco.

RAY OF LIGHT
Brano che fa da incipit all'album CollaterAll, presentando toni aggressivi, un'intensa e costante dinamicità e un'accurata ricerca dei suoni e delle parole. Il testo narra un'esasperata ricerca di quel raggio di luce, di quella redenzione che potrebbe non arrivare mai.

APATHIA
Primo singolo estratto dall'album, Apathia è un pezzo energico che si presenta fin dall'inizio dinamico e movimentato, in netta contrapposizione con la tematica affrontata nel testo che racconta l'incapacità dell'autore di affrontare la vita, che lo porta inevitabilmente ad una condizione di apatia.

ANYTIME 
Dalle sonorità intense e decise, invita a non guardare mai indietro e a godere di ogni istante come se fosse l'ultimo. Al suo interno è presente una contaminazione rap, che contribuisce a rendere la traccia incalzante e avvincente.

MY WORLD
Formato da una costante variazione ritmica, si propone di creare nell'ascoltatore una condizione di concitazione generale. Con questo brano l'autore ci fa entrare nella propria dimensione, permettendoci di scrutarla attraverso i suoi occhi.

NOSTALGIA 
Formato da due tempi, inizialmente immerge l'ascoltatore in una dimensione onirica, per poi abbandonarla bruscamente dopo il primo minuto lasciando spazio ad una ritmica prepotente con toni più aggressivi.

WONDERING TIME
Il testo è una riflessione sulla vita, la quale viene paragonata ad un paesaggio scrutato dagli occhi di un viaggiatore e del tempo, che nel suo moto continuo ed eterno non può mai fermarsi. Durante questo percorso le angosce, rappresentate dalla pioggia, trasformano il protagonista in un mostro che incontra la felicità solamente davanti alla presa di coscienza del suo futuro incerto.

YOU 
Ballad dai suoni delicati e dal testo romantico, discostata dalle tematiche presenti all'interno degli alti brani. Nonostante il sentimentalismo, nel brano si ritrova comunque lo spirito dinamico ed energico che contraddistingue la band.

WHO YOU ARE 
Canzone contraddistinta da una coerenza ritmica presente per tutta la durata del brano. E' un invito ad essere sempre sé stessi, non preoccupandosi del giudizio altrui e non vergognandosi delle emozioni provate.

INSOMNIA
Traccia introdotta da toni malinconici e da una ritmica poco movimentata, che acquista dinamicità nel tempo, quasi a voler scuotere l'animo assopito dell'ascoltatore. Il brano ci permette di immedesimarci nell'autore che, in preda all'insonnia, inizia a tirare fuori la propria frustrazione e la voglia di sentirsi libero

I DON'T WANNA CHANGE
Presenta un ritmo incalzante e coinvolgente fin dall'inizio, correlato ai toni aspri delle strofe e del ritornello. Il testo sprona ad esprimere liberamente la propria personalità, per poi concludersi con la consapevolezza di poter affrontare il mondo esterno soltanto grazie alle proprie forze.

Gli All Little Lies sono una band alternative rock proveniente da Sora, in provincia di Frosinone. Il loro è uno stile energico, tendente alla ricerca continua di originalità ed eterogeneità, contaminato da più generi musicali.
Inizialmente composto da Gioele Nardozi (chitarra) e Lucio Troiani (batteria), il gruppo raggiunge la sua formazione attuale con l'ingresso di Stefano Boccia (basso), Silvio Trombetta (chitarra) e Milena Cervi (voce). Nel giugno 2018 iniziano la registrazione del loro primo album CollaterALL, cui seguirà l'ingresso del nuovo chitarrista Cristian del Vecchio a sostituzione di Silvio Trombetta e da cui viene estratto il primo singolo Apathia  il 7 giugno dell'anno successivo e accompagnato da un videoclip ufficiale.
Il 3 gennaio 2020 CollaterAll esce ufficialmente su tutte le piattaforme digitali e in copia fisica.


www.facebook.com/alllittlelies 
www.facebook.com/sorrymom.it
www.sorrymom.it 

Proscenio, Donatella Tomaselli a Fattitaliani: L'ispirazione è un soffio portato dal vento. L'intervista

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Il 14, 15 e 16 febbraio 2020 approda al Teatro Portaportese la  divertente ed ironica commedia musicale GLI ANGELI DEL PIANEROTTOLO, scritta e diretta da Donatella Tomaselli, ospite di Fattitaliani per la rubrica Proscenio. L'intervista.

"Gli angeli del pianerottolo" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
C'è un elemento nuovo, l'imponderabile, il metafisico che si affaccia nel quotidiano, anche nella vita di chi sembra esserne lontano.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti?
Penso che l'ironia sia il filo conduttore che si ritrova in tutti i miei lavori, ma anche la gioia di vivere, di andare avanti affrontando le inevitabili difficoltà della vita con uno spirito ironico e autoironico. Gli Angeli del pianerottoloè nato come un prosieguo di un altro mio lavoro, La Fortuna bussa anche tre volte, pur essendo narrativamente del tutto autonomo, dove si ritrovano già questi elementi.
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro?  
Sono una figlia d'arte, i miei genitori facevano teatro e ne ho sempre respirato l'aria fin da piccola. Ho cominciato mettendo in scena favole con i burattini artistici che creavo, poi una volta mi chiesero di scrivere qualcosa per adulti e così tutto è cominciato.
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Mi è successo qualche volta per un attore, che per il suo modo di rendere un personaggio, mi sembrava perfetto per il mio.
È successo anche che un incontro casuale ha messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
L'ispirazione è un soffio portato dal vento, può venire da qualunque parte.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Credo che un autore abbia un suo linguaggio esteriore, diciamo narrativo, e un altro sottinteso. Ecco io credo che sia questo il timore, che si tradisca quello sottinteso.
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "L’atto d’amore che si compie in teatro fra scena e pubblico non sopporta contraccettivi" di Mario Scaccia?
In una percezione ottimistica della realtà, sono abbastanza d'accordo e in ogni caso dal momento che tanto l'autore che gli attori si donano al pubblico, tutto questo si traduce in un sentimento di amore reciproco.
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale... 
Il teatro è fantasia, la fantasia che è dentro di noi e che spesso ci dimentichiamo di avere.
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro se non vi recita?
Sempre, è come veder nascere una tua creatura.
L'ultimo spettacolo visto a teatro?
Il viaggio di Ecuba, uno spettacolo intenso, difficile e coinvolgente.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
James Stewart, la sua aria ingenua che trasuda intelligenza mi è sempre piaciuta e sarebbe perfetto per iun personaggio del mio prossimo lavoro.
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
L'assoluto in questo caso è molto relativo, L'opera da tre soldi, ma anche Tre sull'altalena e poi tanti altri, penso che ogni testo può essere migliore per una diversa specificità.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Di aver portato in scena un lavoro non banale, che faccia sorridere e riflettere.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
Essere tacciata di banalità.
Dopo la visione dello spettacolo, che Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Un sorriso,che rimanga nel cuore,e un invito a guardare la vita da diverse angolazioni..
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di "Gli angeli del pianerottolo"?
La scena finale. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO
Armando è un commediografo dalle incerte fortune, separato dalla moglie, che si trova costretto ad ospitare Manuel, piantato e messo fuori casa dalla sua ragazza. La convivenza si rivela però piuttosto turbolenta, anche perché Manuel ritrovandosi oltre che scorato sentimentalmente, anche disoccupato, cerca di coinvolgere l'amico per essere aiutato a trovare un lavoro.
Anche Amalia, imprenditrice dotata di iniziativa e di una certa fantasia artistica,deve inventarsi un lavoro  e così mette su un'agenzia un po' particolare, La Variety & Food, vendendo pacchetti di biglietti per spettacoli teatrali più cena, consegnata a domicilio da affascinanti fattorini se il cliente è una donna, e da seducenti ragazze se il cliente è un uomo. E così, non trovando di meglio, Manuel si traveste da donna per essere assunto in questa originale agenzia.La vicenda si complica quando la figlia di Amalia, Luisella,in veste di fattorina, deve consegnare una cena a casa del suo ex marito, Armando. La nuova compagna di Armando Ada, trovandosi casualmente in casa sua, conosce Manuel, travestito da donna e lo scambia per la donna delle pulizie. Che cosa c'entrano gli Angeli in tutto questo? Lo scoprirete insieme a noi a teatro. 
GLI ANGELI DEL PIANEROTTOLO
testo e regia Donatella Tomaselli
con
Jano di Gennaro
Andres Suriano
 Lavinia Coniglio
 Dalila Aprile
 Donatella Tomaselli
con la collaborazione di Daniele Denecs

TEATRO PORTAPORTESE
 Via Portuense 102 - Roma Tel.065812395
 BIGLIETTI 
INTERO 15,00 EURO (13,00 EURO +2,00 DI TESSERA)
RIDOTTO 12,00 EURO (10,00 + 2,00 DI TESSERA)

Jessica Pratt, star del Gala Rossini del Teatro Real in Germania

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Come nel tour al Savonlinna Festival (Finlandia) nel 2017 con I Puritani di Bellini, il Teatro Real di Madrid ha ancora una volta scelto Jessica Pratt come solista per la sua visita, questo mese, all’Alfried Krupp Saal della Philharmonie di Essen (Germania), per un Gala lirico rossiniano il 5 marzo con l’orchestra del Teatro Real.
Pratt eseguirà arie e duetti (accompagnata dal tenore spagnolo Xabier Anduaga) delle opere SemiramideOtelloMatilde di ShabranL’Italiana in AlgeriIl Barbiere di SivigliaLe Comte Ory e Guillaume Tell. Nel breve tour, l’orchestra del Real sarà diretta dal direttore musicale del teatro di Madrid, Ivor Bolton, che è anche Artist in Residence dell’auditorium della città tedesca. La Essen Philharmonie sottolinea la presenza del soprano australiano nel comunicato di promozione del concerto: “acclamata dalla Scala al Met di New York, viene paragonata a Joan Sutherland ed è ospite regolare del Rossini Festival di Pesaro. Ha 12 opere del compositore italiano nel suo repertorio“.
Pratt si unisce al tour del Teatro Real dopo aver ottenuto un grande successo con la sua “esemplare” Lucia di Lammermoor a Bilbao e a Oviedo. Sempre con Lucia ha concluso la stagione passata al Palau de Les Arts di Valencia, prima del suo ritorno, nell’estate del 2019, al Festival di Pesaro per riprendere l’opera ormai dimenticata di Rossini Demetrio e Polibio. Jessica Pratt ha iniziato la stagione 2019-2020 con un vero tour de force interpretando Olympia, Antonia, Giulietta e Stella de Les contes d’Hoffmann di Offenbach, una pietra miliare nella sua carriera. Ha anche cantato I Puritani all’Opéra di Marsiglia, un titolo che riprenderà, nel mese di maggio, al Teatro San Carlo di Napoli prima di cantare La Traviata (Verdi) a Las Palmas de Gran Canaria e Lucrezia Borgia (Donizetti) all’Opera Australia.

Info:
Web Celso Albelo: http://en.jessicapratt.com/

Achille Lauro: La condizione essenziale per essere umani è essere liberi

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Miei cari, vorrei ringraziarvi per l’attenzione e la cura che ci avete dedicato a questo nostro folle progetto Sanremese.
Non trovo miglior modo oggi per farlo se non affidando al mio racconto personale quello che avete ascoltato e quello a cui avete assistito. Continuerò sempre a rendervi partecipi della mia creatività e del mio percorso perché voi ne fate parte.
Ho sempre contaminato un genere con l’altro, cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare.
Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Una piece teatrale lunga 4 minuti.
Me ne frego è un inno alla libertà sul palco più istituzionale d’Italia. La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla propria “zona di comfort” il posto in cui accadono i miracoli.
Me ne frego è un inno alla liberta di essere ciò che ci si sente di essere.
Me ne frego, vado avanti, vivo, faccio: questo è il messaggio che ho voluto dare con la canzone, è questo è il vero senso della scelta dei personaggi che io, il mio coodirettore creativo Nicoló Cerioni e il mio manager e responsabile progetto Angelo Calculli abbiamo pensato di portare sul palco dell’Ariston. Menefreghisti positivi, uomini e donne liberi da qualsiasi logica di potere.
Un Santo che se ne è fregato della ricchezza e ha scelto la “libera” povertà, un artista che se n’è fregato dei generi e delle classificazioni sessiste, una Marchesa che, a dispetto del suo benessere, ha scelto di vivere lei stessa come un’opera d’arte, diventando una mecenate fino a morire in povertà e una regina che ha scelto la morte, evitando di curarsi abdicando, pur di restare a proteggere e vivere per il suo popolo.

La condizione essenziale per essere umani è essere liberi. 

Lauro

QUERCE ABBATTUTE… CRISTI IN CROCE

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Abbiamo già descritto giorni addietro la devastazione vera e propria sotto gli occhi di tutti passando per la Via Casilina tra Arce e Colfelice, sul lato sinistro della strada: hanno abbattuto cento querce, grandi e piccole, alcune di  quasi tre metri di circonferenza: é restato il deserto, e la immondizia, basta osservare. Come si sia potuto pervenire  a tale ferocia e barbarie, non saprei a chi chiederlo, certamente non ai cosiddetti politici di questa provincia che sono la causa diretta e indiretta, per di più impuniti! di tutto quanto avviene.
Le istituzioni gestiscono con efficienza loro stesse e i loro interessi: il resto  poco o per niente conta. Tutto il mondo si preoccupa e programma e realizza per proteggere la natura e l’ambiente dai cataclismi naturali e maggiormente dalla insensibilità di tanti bipedi. E qui  in provincia di Frosinone  non se ne smentisce il tristo profilo di… civiltà  e cultura! Infatti  se si passa in questi giorni sulla Via Casilinada Arce si entra in territorio di Colfelice, si assiste ad uno spettacolo che è arduo definire: lo faccia l’osservatore stesso: sul lato sinistro della Casilina, come detto più sopra, hanno raso al suolo almeno cento querce, grandi e piccole e desertificato il territorio, sul lato destro invece   si distendono a terra appena abbattute, almeno sei querce secolari!  Sembrano dei cristi in croce! Un golgota, frusinate. Un cimitero! Alberi sani, generosi: ammazzati!
Nessuna motivazione si può addurre per giustificare tale gratuito e immotivato sterminio criminale in una società civile, oggi. Si risponderà: siamo a Colfelice, in provincia di Frosinone: qui tutto è possibile: infatti guardandosi attorno, ci si rende conto: effettivamente tutto è possibile: terreni preziosi divenuti cemento armato! Scheletri e vecchi casali abbandonati, chissà quanto abusivismo.  In questi ultimi anni tutto il mondo sta adoperandosi, e realizzando, per la protezione dell’ambiente e del paesaggio, beni primari come l’acqua e l’aria, messi in pericolo dall’inquinamento umano e dagli incendi, quest’anno è perfino l’anno della protezione delle piante da parte della FAO: e in provincia d Frosinone?  In senso opposto!   è divenuto motivo generalizzato di godimento e di efficienza quello di abbattere e capitozzare alberi e non solo lungo la Casilina: è diventata quasi una libidine, quasi la cancellazione perfino della memoria degli alberi: colpisce la efficienza quasi hitleriana nello sterminio. Magari almeno la metà di tale efficienza da parte degli addetti alla pulizia delle strade! Quanto deve più di tutto suscitare timori e apprensione non tanto e non solo la insensibilità di coloro preposti al controllo e all’ordine, bensì  il fatto che la comunità dei cittadini non vede e non sente, assiste abulica e ignava e inerte. E questa è la fortuna vera e autentica dei malfattori e scaldasedie. E’ fonte di timore anche il fatto che la stampa e i media locali siano così sensibili a incidenti e ammazzamenti e invece zero partecipazione e attenzione per questi fatti veramente criminali: è come se avessero timore di dispiacere e disturbare, a qualcuno.
                                                                                                          Michele Santulli


Damiana Fiorentini, creatrice di gioielli: vere e proprie opere d'arte. L'intervista

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Quando è nato il suo  brand? 
Tutto è nato dalla mia passione per i viaggi che ho da quando ero ragazza. In ogni paese straniero dove sono andata mi ha sempre attirato guardare l'artigianato locale anche per quanto riguarda la bigiotteria e gioielleria. In uno di questi ultimi viaggi all'estero, nel 2017, ho iniziato a disegnare, quasi per gioco, alcune collane ispirate dalla particolarità di alcune donne incontrate e che mi hanno trasmesso emozioni.  
A che tipologia di donna è rivolto? 
La donna a cui mi rivolgo è una donna estrosa, piena di vita, dalla spiccata personalità, che ama osare anche con accessori vistosi.  
Sono vere e proprie opere d'arte, qualche consiglio per valorizzarle al meglio ...
Devono essere indossate con capi semplici in quanto già la collana da sola è un abito. Anche un paio di blue jeans ed una camicetta rendono il look sportivo con un tocco di eleganza... e non si passa inosservate! 
Come vengono realizzate?  
Vengono realizzate tutte a mano, pezzi unici. Ogni collana è diversa dall'altra, sia nelle sfumature di colori che nella fattura. I materiali utilizzati sono di pregio come perle, madreperla, pietre dure e cristalli.
Molti personaggi del mondo dello spettacolo le indossano, ci può dire dei nomi? 
Vladimir Luxuria ha apprezzato da subito il mio stile, ed ha indossato le mie creazioni in diverse trasmissioni televisive. Posso citare oltre a Vladimir, Gloria Guida, Demetra Hampton ed Orietta Berti che dovrei incontrare presto.
Chiunque voglia altre informazioni le può trovare sul mio sito ufficiale https://www.damianafiorentinigioielli.com o sui miei profili social.

Oscar 2020, da Parasite a Phoenix-Zellweger: tutti i premi

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Parasite del sudocreano Bong Joon Ho vince gli Oscar come miglior film, miglior film internazionale, per la regia e per la sceneggiatura originale.
Joaquin Phoenix miglior attore per Joker di Todd Phillips, Renee Zellweger miglior attrice per Judy.
Premiati Brad Pitt e Laura Dern come non protagonisti.
A 1917 di Sam Mendes tre statuette per il sonoro, la fotografia e gli effetti speciali. Per Joker il riconoscimento per la migliore colonna sonora originale. Vincono anche gli Obama, produttori del miglior documentario 'American Factory' dalla loro Higher Ground. Sul red carpet, l'omaggio di Spike Lee a Kobe Bryant: uno smoking color viola e oro con il 24 sulla giacca.

Oscar per il miglior attore non protagonista a Brad Pitt per C'era una volta a...Hollywood di Quentin Tarantino. "Il cinema sarebbe triste senza di te. "Sei originale, davvero unico"". E' rivolto a Quentin Tarantino il discorso di ringraziamento di Brad Pitt dopo aver ricevuto l'Oscar come miglior attore non protagonista per C'era una volta a...Hollywood. "Quentin, tu cerchi sempre il meglio delle persone - ha continuato -. E ora dobbiamo cominciare a dimostrare il nostro affetto per i nostri stuntman". "Quest'Oscar è per i miei bambini, faccio tutto per voi, vi adoro", ha concluso Pitt che porta a casa la sua seconda statuetta in carriera, dopo quella vinta come produttore di 12 anni schiavo, la prima come attore.
L'Oscar per la migliore attrice non protagonista va a Laura Dern per Storia di un matrimonio. "E' un onore essere qui", ha detto Laura Dern ringraziando l'Academy per l'Oscar come miglior attrice non protagonista in Storia di un matrimonio di Noah Baumbach.. L'attrice ha ringraziato regista e attori del film, distribuito da Netflix, ma in particolare ha voluto rendere omaggio ai genitori, definiti i suoi "supereroi". Questo Oscar è "il miglior regalo di compleanno che si possa ricevere", ha detto la Dern, nata proprio il 10 febbraio del 1967. L'attrice era alla sua terza nomination.
1917 di Sam Mendes vince nelle categorie miglior sonoro (a Mark Taylor e Stuart Wilson) e  per la migliore fotografia (a Roger Deakins).
L'Oscar per il miglior cortometraggio documentario va a Learning to skateboard in a warzone (if you're a girl) di Carol Dysinger e Elena Andreicheva.
L'Oscar per il miglior montaggio sonoro va a Donald Sylvester per il film Le Mans '66 - La grande sfida (Ford v Ferrari)
Toy Story 4 di Josh Cooley ha vinto l'Oscar come miglior film d'animazione.
Hair Love, regia di Bruce W. Smith, Matthew A. Cherry e Everett Downing Jr. ha vinto l'Oscar come miglior corto d'animazione
Oscar per la migliore sceneggiatura originale a Bong Joo Ho e Han Jin Won per Parasite. "Questo va alla Corea del Sud". E' la dedica di Bong Joon-ho. "Grazie a mia moglie che è sempre fonte di grande ispirazione - ha detto - e grazie a tutti gli attori che hanno dato vita a questo film". Sei le nomination per Parasite.
L'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale va a Taika Waititi per Jojo Rabbit.
The Neighbors' Window, regia di Marshall Curry, vince l'Oscar per il miglior cortometraggio
L'Oscar per la migliore scenografia va Barbara Ling (production design) e Nancy Haigh (set decoration) per C'era una volta a...Hollywood di Quentin Tarantino.
Oscar per i migliori costumi a Jacqueline Durran per Piccole Donne di Greta Gerwig. Per la costumista si tratta della seconda statuetta dopo quella vinta nel 2013 per Anna Karenina
Emozione per l'omaggio a Kobe Bryant sul red carpet degli Oscar da parte di Spike Lee, che indossa uno smoking color viola e oro con il numero 24 applicato sulla giacca. Lee, un fan del basket, nel 2009 ha diretto il documentario "Kobe: Doin' Work" sulla celebre etica del lavoro della star dei Lakers morto tragicamente due settimane fa in un incidente di elicottero. "Tributo, onore, omaggio", ha detto il regista: "Manca a tutti". (Ansa.it)

Modena: è morta Mirella Freni. Attività per Italiano LS

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Abbiamo "didattizzato" una notizia recente, che parla della morte della grande artista Mirella Freni. Le attività previste sono adatte a un uso differenziale.

È morta Mirella Freni, una delle più grandi cantanti liriche di tutti i tempi. Il celebre soprano si è spenta dopo una lunga malattia nella sua abitazione modenese, circondata dall’affetto dei famigliari e degli amici più cari. Avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 27 febbraio. L'annuncio della morte è arrivato intorno alle 19 dell'8 febbraio con una nota della famiglia che parla di una morte giunta serenamente, al termine di un lungo periodo di malattia.
Nata a Modena il 27 febbraio 1935, la Freni debuttò, non ancora ventenne, il 3 febbraio 1955, interpretando il ruolo di Micaela in Carmen, nel Teatro Comunale della sua città. Da quel momento iniziò la parabola ascendente che laportò a calcare le scene dei principali teatri del mondo.
La sua vocalità si è evoluta nell’arco di oltre cinquant’anni di carriera, permettendole di spaziare dal repertorio di soprano leggero, mozartiano, a quello di lirico puro per maturare poi col tempo in ruoli drammatici o addirittura veristi. Mirella Freni è una delle personalità artistiche più rappresentative del teatro d’opera mondiale.
Impossibile elencare tutte le produzioni che l’hanno vista protagonista preferita dai direttori d’orchestra e dai registi più famosi del nostro tempo …
Vanta una vastissima produzione discografica e numerose registrazioni radiotelevisive e cinematografiche. Ancora all’apice della carriera, nel 2005, decide di abbandonare le scene per dedicarsi all’insegnamento del canto lirico. Ha ricevutonumerosi riconoscimenti: Cavaliere di Gran Croce dello Stato italiano, le insegne della Legion d’Onore in Francia, l’onorificenza di Kammersaengerin in Austria e Germania, il sigillum magnum dell’Ateneo di Bologna, la nomina ad accademica effettiva di Santa Cecilia, i sindaci di Miami e New York le hanno consegnato le chiavi delle città, l’università di Pisa le ha conferito la Laurea honoris causa in lingue e letterature straniere; l’Oscar della lirica a Verona, il Midem Classical Awards a Cannes.
Nel 2005 il Metropolitan di New York ha organizzato un gala per celebrare i suoi quarant’anni dal debutto in quel teatro e i cinquant’anni di carriera. Nel 2015 il teatro alla Scala di Milano e il Teatro Pavarotti di Modena hanno dedicato una serata in suo onore, in occasione dell’ottantesimo compleanno.
Commosso il ricordo del sindaco Gian Carlo Muzzarelli. “Se ne è andata una voce splendida di Modena, una donna, un’artista e un’amica, che ha portato a testa alta il nome della nostra città nel mondo e l’ha fatto risuonare degli applausi tributati alla sua arte straordinaria”.
“Modena e i modenesi - ha aggiunto il sindaco - la ricordano e la ricorderanno come merita. Abiterà ancora con noi, qui dove è nata e ha scelto di vivere, quidove ha dato tanto e ha insegnato a giovani talenti dal mondo. Qui, dove il Teatro Comunale la vide protagonista memorabile di tante opere, tra le quali l’indimenticabile Bohème cantata con l’amico di sempre Luciano Pavarotti nel 1967. Mirella ha contribuito in modo straordinario, in una lunga e prestigiosa carriera, a tenere vivo il legame tra la città e l’arte, e di questo tutti la ringraziamo”.
Gazzetta di Modena, 9 febbraio 2020.


Attività.
1.    Hai mai sentito parlare di Modena? Perché?
______________________________________________________________
2.    “Freni” in questo caso è il ____________dell’artista. Ma ha anche un altro significato. Quale? ______________________________________________
3.    Scrivi altri modi per dire “è morta” (uno lo trovi nell’articolo): ______________________________________________________________
4.    Che vuol dire l’aggettivo “liriche” (riga 1). Se non lo sai, aspetta di leggere l’intero articolo e poi lo scrivi qui: __________________________________________
5.    È morta all’improvviso, in modo inaspettato? V o F? giustifica la tua risposta
______________________________________________________________
6.    Che verbo è “Avrebbe compiuto” ________________________
7.    Completa la frase “Avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 27 febbraio..._____________________________________________________”
8.    È morta intorno alle sette di sera dell’8 febbraio? V o F? giustifica la tua risposta
______________________________________________________________
9.    Non ha sofferto al momento della morte: V o F? giustifica la tua risposta
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10.La Freni ha cantato solo opere di Mozart: V o F? giustifica la tua risposta
______________________________________________________________
11.Che vuol dire “elencare” (riga 15)?
12.Ha abbandonato le scene perché non aveva più successo? V o F? giustifica la tua risposta_____________________________________________________
13.Che cosa vuol dire ricevere/conferire la Laurea honoris causa? Riga 24.

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14.Cosa vuol dire “sindaco”? (riga 30) 
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15.Il sindaco conosceva di persona l’artista? V o F? giustifica la tua risposta

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16.Secondo te, che significa l’espressione “a testa alta” (riga 31)?

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17.Scrivi il nome sostituito dai seguenti pronomi:
a.    la (riga 9)=
b.    l’ (riga 32)=
18.Che verbi sono “debuttò” (riga 7), “iniziò (riga 9), “portò” (riga 9) e “vide” (riga 36). Scrivili in un altro tempo =
19.A quale posto si riferisce l’avverbio “qui” (righe 35-36)=
20.Che cosa significa “col” (riga 13)=
21.Scrivi l’infinito di “spenta” (riga 2), “giunta” (riga 5), “ricevuto” (riga 19), “commosso” (riga 30)_____________________________________________

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San Valentino, il cacao è il cibo che accende l'amore: la scienza spiega il perché

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Il cioccolato è il regalo per eccellenza scelto dagli innamorati per San Valentino. Ma quali sono i motivi storici e scientifici legati al suo successo in amore?

Oggi il cacao è riconosciuto come un superfood che apporta preziosi nutrienti, in particolare benefici per il sistema cardiovascolare. In passato però il cacao era ritenuto un potente afrodisiaco ed è questa una delle ragioni per cui il cioccolato è il regalo dell’amore per antonomasia. La leggenda comincia nel 1500 in Messico dove l’imperatore azteco Montezuma per avere più vigore nel suo harem, beveva 50 tazze al giorno di xocoatl, l’antenata della cioccolata. La reputazione afrodisiaca del cacao si diffuse poi in Europa grazie all’uso euforizzante della bevanda durante le feste alla corte del Re Sole. E in Italia? Il grande seduttore Giacomo Casanova usava la cioccolata per disinibire le sue amanti e regalare istanti paradisiaci di piacere. Persino il vate Gabriele D’Annunzio, rinomato amatore, consumava cioccolato per i suoi poteri afrodisiaci prima dei suoi incontri amorosi. Ma il cacao è realmente un afrodisiaco? La risposta della scienza è negativa, però il cacao fa qualcosa di ancora più interessante: promuove la brain chemistry” dell’amore. Per cominciare il cacao va dritto al cuore del piacere sessuale aumentando i livelli di serotonina, l’ormone del buon umore, che promuove l’eccitamento sessuale e il desiderioPoi grazie alla feniletilamina stimola la produzione di endorfine, responsabili dello stato di euforia che si prova durante l’orgasmo o un’intensa attività fisica. La feniletilamina inoltre potenzia l’attività della dopamina, legata all’eccitamento sessuale e alla gratificazioneInfine il cacao è l’unico alimento in natura che contiene l’anandamide, la molecola della beatitudine, una sostanza prodotta anche dalle nostre cellule cerebrali che agisce sui meccanismi della soddisfazione e del piacere. Il cioccolato quindi è fonte di piacere non solo per il nostro palato, ma anche per la nostra mente. Ma quanto possiamo mangiarne? A causa dell’alto contenuto calorico, la scienza consiglia di limitarne il consumo a solo 6 grammi al giorno, circa un quadratino di cioccolato rigorosamente fondente. 
Per gli amanti del cioccolato oggi però c’è una buona notizia, la startup italiana Live Better ha ideato un modo smart per poterne consumare di più: Chokkino, il primo e unico espresso di puro cacao, da gustare al bar oppure tra le mura domesticheChokkino è come un caffè, ma 100% cacao. Visto che una tazzina contiene solo 19 calorie, questa ingegnosa startup italiana ha trovato il modo di far consumare cacao senza più sensi di colpa. Ultima curiosità: grazie all’ossido nitrico il cacao aumenta la vasodilatazione, migliorando l’apporto di sangue e ossigeno a tutti i nostri organi. Cos’altro agisce aumentando la vasodilatazione? La famosa pillolina azzurra: il Viagra. D’altro canto Chris Kilham, il grande ricercatore di piante medicinali definito dalla CNN “l’Indiana Jones della medicina naturale” ci spiega che “in natura ci sono molte sostanze che aumentano la libido e la funzione sessuale, ma solo il cacao promuove la chimica mentale dell’essere innamorati”.

Proscenio, Tiziana Foschi a Fattitaliani: la scatola dello spazio scenico mi affascina da sempre. L'intervista

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Sarà in scena al Teatro Della Cometa dal 19 febbraio al 1° marzo "Neanche il tempo di piacersi" di Marco Falaguasta, Alessandro Mancini, Tiziana Foschi; protagonista è Marco Falaguasta. La regia è di Tiziana Foschi, intervistata da Fattitaliani.
Secondo la sua personale esperienza, curare la regia e recitare al tempo stesso facilita le cose o le complica? 
Penso che inizialmente essere sul palco ed essere anche la regia addirittura velocizzi l'azione scenica perché tu sai cosa vuoi, ti muovi e fai muovere con te gli altri attori più velocemente, poi arriva un momento in cui tutto crolla nel senso che hai bisogno di vederti da fuori e lì è un problema. Credo che ad un certo punto ci sia un gradino imortante da salire. Io preferisco o essere alla regia o fare l'attore: chi è più bravo di me preferisce tutti e due.
Più facile dirigere un testo classico o contemporaneo?
Io penso che dirigere un testo sia classico che contemporaneo richiede comunque una preparazione. Sinceramente, è forse più difficile dirigere un testo classico, perché la preparazione deve essere più profonda e la conoscenza più accurata. La contemporaneità, in fondo, la viviamo e anche molto la conosciamo, quindi forse è più facile la contemporaneità perché siamo dentro l'enciclopedia del nostro tempo.
Quali accorgimenti prendere per evitare di "tradire" le intenzioni dell'autore nella messa in scena di un suo testo? 
Io non ho questa decennale esperienza da regista: è una cosa nata cinque-sei anni fa e mi è piaciuto continuare a farla. Forse perché negli anni, secondo me, sono diventata molto brava come pubblico e quindi mi piace molto guardare da fuori una messa in scena, avere la fantasia per potere inventare queste pareti sempre uguali dello spazio scenico e questa scatola mi affascina da quand'ero piccola. Forse bisogna, come faccio io, mettersi d'accordo con l'autore, parlarne molto, confrontare i propri pensieri e arrivare a una visione delle parole in modo che non tradiscano il senso, perché le parole raccontano in un modo e i gesti in un altro e la visione scenica ancora in un altro. Io non ho mai avuto problemi con Marco: abbiamo sempre parlato molto e ero molto attenta a capire quello che lui voleva uscisse da questo testo. Lui è stato sempre molto fiducioso nelle mie invezioni sceniche: ci siamo sempre trovati e continuiamo a trovarci.
Per "Neanche il tempo di piacersi" su cosa avete lavorato in particolare con Marco Falaguasta?
Fondamentalmente questo spettacolo è una stand-up comedy, con un tracciato narrativo molto importante che lo identifica come stand-up di un certo tipo, anche molto teatralizzata anche perché abbiamo un ambiente scenico preciso: Marco è dentro una metropolitana, sta aspettando l'ultima corsa e lì le chiacchiere, le elucubrazioni, le sue riflessioni sul mondo contemporaneo che vive ogni giorno e quindi sì, abbiamo lavorato sulle manie, le dinamiche della società, del sentirsi inadeguati a volte, soprattutto per i figli forse perché è andato tutto velocemente e non abbiamo avuto il tempo di piacersi, di far sì che quell'immagine che proponevamo da educatori fosse quella giusta. A un certo punto tutti i linguaggi si sono velocizzati, la tecnologia ci ha rubato le frasi quelle tipiche dei genitori "te lo dico io, credimi"... e invece, no, vado su Google: ci abbiamo un contradditorio continuo, quindi abbiamo cercato la parte comica e poetica della vita quotidiana.
Com'è avvenuto il suo primo approccio con il teatro? Racconti...
Ho frequentato tre anni l'Accademia "La Scaletta" a Roma. Poi Carlo Croccolo mi ha scelto per uno spettacolo teatrale durante il secondo anno di scuola, ho continuato la scuola e poi è avvenuto l'incontro con l'allora Allegra Brigata che poi è diventata Premiata Ditta.
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro?
Purtroppo, questa è la prima volta in cui non potrò assistere alla prima di Marco perché sono in scena anch'io, sono in tournée come attrice con Cesare Bocci e quindi quella sera lì sono in scena. Farò l'allestimento il giorno prima alla Cometa di Roma e poi sarò in contatto telefonico in trepidante attesa di quella "è andata bene!": spero tanto, ma credo di sì.
L'ultimo spettacolo visto a teatro? 
"Nemico del popolo" di Ibsen con il grandissimo Massimo Popolizio e la superlativa Maria Paiato e anche molti altri attori: loro sono due amici storici e soprattutto Maria è la mia attrice preferita. Testo meraviglioso, una messa in scena veramente importante: nella regia Popolizio sta cominciando a fare grandissimi passi avanti.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
Dai tempi della scuola ho amato tantissimo Turi Ferro, attore siciliano bravissimo che ha segnato un'epoca con Randone, Albertazzi, Gassman, eccetera, eccetera. Ma lui è meno celebrato, meno ricordato e questo mi dispiace moltissimo. In scena era così naturale: questa recitazione naturalistica va di moda adesso, magari per essere più naturali alcuni usano il dialetto, per sporcare appunto la battuta, per essere più facilitati a essere più diretti. Lui invece era naturale nella recitazione: sul palco metteva delle pantofole ideali, per cui lo vedevi nel suo cosmo, il suo spazio naturale, la casa più casa, che più casa non si può. Quindi, Turi Ferro in assoluto, e se dovessi essere mai una regista cinematografica ... Vittorio Gassman che mi faceva impazzire al cinema: superlativo, bravissimo.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Sarebbe quella per cui il critico dice "Tiziana Foschi non ci ha certo lasciati indefferenti" ed è un po' quello che mi sta succedendo con lo spettacolo "Pesce d'aprile" che sta marciando da due anni su tutti i palchi di tutta Italia, quindi me la sto portando dietro questa cirtica: mi fa emozionare. Comunque, in teatro non bisogna ridere, bisogna uscire con un cosa addosso, che può essere una risata costruita in un certo modo, un racconto che può essere un'emozione, un dramma: non bisogna rimanere indifferenti su quella poltrona; deve succedere qualcosa, sennò uno sta a casa.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
Non vorrei che il critico dicesse che è rimasto totalmente indifferente alla mia presenza sul palco. Quindi, nel bene e nel male, qualcosa deve succedere perché se tu lavori vuol dire che sudi, pensi, agisci e metti in opera -come giustamente un artigiano deve fare- il tuo lavoro.
Dopo la visione dello spettacolo, che Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Quello che vorrei portarmi io: una bella serata di divago, emozionante, travolgente, dove ho capito tante cose, dove rifletto: insomma, portarmi a casa un senso di vita. Io quelle due ore non ho buttato via la mia vita, neanche il biglietto eh.
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di " Neanche il tempo di piacersi"? 
Diciamo non c'è una vera storia in "Neanche il tempo di piacersi": c'è un tracciato narrativo essendo una stand-up comedy. Ci sono una serie di discorsi che Marco apre con il pubblico abbattendo la quarta parete, apre e sembra volerli scarnificare e chiedere anche consigli al pubblico, su come agire in certe situazioni di questo tempo. In realtà il tracciato racconta soprattutto il rapporto genitoriale: questo papà che deve spendere il tempo, andare improvvisamente lentissimo, in contrasto con la vita del quotidiano che è tutto veloce e tutto ingloba: lui si ritrova ad andare a prendere sua figlia a una festa alle tre del mattino. Inventa, quindi, le cose più assurde per perdere tempo e arrivare fino alle tre, non addormentarsi: è divertente e tenero e dolce questo tracciato; c'è molto amore genitoriale, anche un po' di rabbia e domande: è giusto che in qualche modo i nostri figli non abbiamo le nostre regole cui noi dovevamo attenerci? Marco si fa un sacco di domande durante lo spettacolo e sono un po' le stesse domande di noi tutti della stessa generazione con i figli adolescenti e quindi tale tracciato è molto sentito. Questo è il significato che potrei sintetizzare. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO
Noi che siamo stati ragazzi spensierati e felici negli anni 80, gli anni del boom economico del quale non sapevamo niente ma ne respiravamo l'ottimismo e la positività, siamo diventati genitori in questi tempi pieni di incertezze, instabilità ma anche di progresso e connettività. Cosa ci portiamo dietro di quegli anni, quanto è rimasto in noi di quello sguardo positivo con il quale aspettavamo il futuro? Come le nuove tecnologie e procedure che i nostri figli utilizzano con disinvoltura, si sono inserite e hanno condizionato le nostre abitudini e il nostro modo di vivere la quotidianità? 
Quante volte ci siamo scoperti a pensare che eravamo meglio noi, con le nostre telefonate dal fisso o dalla cabina telefonica (quando cercavamo un po' d'intimità ed eravamo riusciti a trovare i gettoni necessari), le feste il sabato pomeriggio a casa con i genitori che controllavano che tutto filasse liscio, le nostre interminabili partite al subbuteo, gli occhialetti dell'intrepido, i giornaletti e le videocassette porno riposte nei nascondigli più improbabili. Noi che per comprare parlavamo con il commesso e non con il corriere. Però, magari, un secondo dopo, ci scopriamo a usare le app per noleggiare la macchinetta del car sharing o a rinnegare la moca per farci il caffè più rapidamente con la cialda. 
È complicato essere obiettivi con i nostri figli che giocano on line, che ci superano quanto a velocità di esecuzione e capacità di avvalersi della tecnologia per interagire, prenotare alberghi, cene, cinema, teatri ... noi che, tutto sommato, siamo un po' permalosi quando ci sentiamo dire dai ragazzi che non siamo abbastanza "social" perché pubblichiamo male, troppo, troppo poco con hashtag sbagliati. Noi che cominciamo a diventare sbagliati. Si, proprio così. È complicato ammettere che le nostre abitudini, soprattutto di pensiero, stanno diventando vecchie. È complicato accettare che dobbiamo essere noi ad avanzare verso loro e non pretendere che siano loro a tornare indietro verso noi.
Quando ci dicono che questi erano gli stessi discorsi che facevano i nostri padri e prima ancora i nostri nonni, non ci stiamo. Non è possibile che anche noi siamo rimasti vittima dello stesso meccanismo. Noi, i ragazzi degli anni 80, con quel sorriso sempre stampato sul viso, vestiti in quella maniera così colorata, con i capelli cotonati, le spalline alle giacche e il giubbotto di pelle alla Fonzie, noi non ci saremmo dovuti cadere! Noi, no.
E invece eccoci qui a commentare e lamentarci di una burocrazia sempre più arrogante e antagonista e di una società che consuma tutto talmente tanto velocemente che quello che avevamo comprato ieri è già vecchio, da buttare e da sostituire. Insomma a fare pensieri da cinquantenni, ma com'è possibile, che proprio noi ... siamo diventati cinquantenni. Eppure, se ci fermiamo un attimo e facciamo i conti, tutto torna.
Allora tanto vale ridere di noi, cosi, forse, si rimane un po' più giovani.

Durata 90 minuti senza intervallo
Mettetvi comodi e seguite la Cometa, vi aspettiamo nella nostra casa, nel Salotto Buono di Roma. #seguilacometa #teatrocometa #ilsalottobuonodiroma #nonditechenonveloavevodetto #mettetevicomodi

Teatro della Cometa  - Via del Teatro Marcello, 4 – 00186
Orario prenotazioni, vendita biglietti e info per apericena:  dal martedì al sabato, ore 10:00 -19:00 (lunedì riposto), domenica 14:30 – 17:00 - Telefono: 06.6784380
Orari spettacolo: dal martedì al venerdì ore 21.00. Sabato doppia replica ore 17,00 e ore 21,00. Domenica ore 17.00. Costo biglietti: platea 25 euro, prima galleria 20 euro, seconda galleria 18 euro.
Riduzioni per lettori di MEDIA&SIPARIO, CULTURAMENTE, SALTINARIA, QUARTA PARETE, IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO
Teatro Della Cometa

19 FEBBRAIO | 1° MARZO 2020

Nicola Canonico Per La Good Mood presenta

NEANCHE IL TEMPO DI PIACERSI

di Marco Falaguasta, Alessandro Mancini,Tiziana Foschi

con Marco Falaguasta 

regia di Tiziana Foschi

San Valentino, per una coppia su 2 più romanticismo e meno sesso

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Sempre più coppie, per la festa degli innamorati, vogliono recuperare quel romanticismo che, con il passare del tempo, sta andando a spegnersi. Per riscoprire il piacere dello stare insieme, in cima ai desideri degli italiani il week end romantico alle terme prevale sulla passione di una notte. 

Altro che notti infuocate e cene afrodisiache, una coppia su 2 (49%) a San Valentino sogna più amore e meno sesso. Dalla mancanza di dialogo (42%) al poco romanticismo presente nel rapporto (31%), passando per l’incapacità di risolvere i problemi che si creano (24%): sono queste le principali difficoltà che le coppie italiane stanno vivendo. Passione e desiderio lasciano, dunque, spazio al piacere più romantico dello stare insieme. E quale migliore occasione se non San Valentino? Con il fatto che quest’anno, poi, la festa degli innamorati cade di venerdì, molte coppie ne approfittano per concedersi un fine settimana alle terme (49%) al fine di trascorrere dei giorni tra intimità e romanticismo (66%) ed evadere dallo stress della routine quotidiana (51%).

È quanto emerge da uno studio di In a Bottle (www.inabottle.it), condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis), su circa 300 coppie italiane attraverso un monitoraggio dei principali social network, blog, forum e community lifestyle internazionali per capire che cosa sognano a San Valentino.

Quali sono le principali difficoltà che vivono le coppie al giorno d’oggi? Il 42% delle coppie monitorate sostiene che, a mancare, sia il dialogo mentre il 31% afferma essere venuto meno il romanticismo che c’era un tempo. Il 24% ritiene che “i problemi non vengano affrontati in maniera costruttiva”. Il 16%, infine, pensa che all’interno della coppia si sia creato troppo appagamento che rende meno stimolante la vita a due. Per questo, per quasi una coppia su 2 (48%) è necessario ritrovare il romanticismo che nel corso degli anni è andato un po’ a perdersi, mentre il 38% vorrebbe ritrovare passione e complicità con il partner. Infine, il 14% ricerca maggiore armonia e tranquillità

Ma le coppie italiane, quindi, si sentono ancora affiatate? Solo il 19% dichiara di sapersi ancora sorprendere, mentre il 38% ritiene che “per quanto riguarda le cose più importanti la pensiamo ancora allo stesso modo”. Ben il 44%, invece, ammette che “qualche anno fa lo eravamo di più”.


Quali sono i piani per festeggiare San Valentino? Una coppia su 2 (49%), in occasione della festa degli innamorati, ha deciso di prenotare un lungo week-end alle terme complice il fatto che “quest’anno cade di venerdì”; mentre 3 su 10 (32%) preferiscono concedersi una cena a lume di candela nel ristorante preferito del partner. Oltre a queste soluzioni, sono molto apprezzate anche quelle più semplici e genuine: il 16% del campione preso in esame, infatti, ha confessato di voler organizzare una cena a casa, dilettandosi a cucinare le portate a quattro mani gustandole poi in compagnia della serie tv preferita.  Il restante 3%, infine, ha dichiarato di non fare nulla per San Valentino.

Perché sono state scelte proprio le terme? Secondo la grande maggioranza delle coppie (66%) è “un modo diverso per trascorrere un po’ di giorni tra intimità e romanticismo”, contro il 51% che le considera una buona soluzione “per evadere dallo stress della vita lavorativa e di città”. Più di 3 coppie su 10 (34%), inoltre, vorrebbero “riaccendere alcuni desideri nascosti”, contro il 17% di coloro che vorrebbero riscoprire “i lati sopiti del proprio carattere”.



Che cosa si augurano di ricevere le coppie degli innamorati? Il 37% non desidera nulla di materiale, se non “recuperare soltanto un po’ di romanticismo che si è perso negli ultimi tempi”. Più di 3 coppie su 10 (34%) vorrebbero invece “ritrovare la passione e l’intesa che hanno caratterizzato i primi anni della loro frequentazione” contro il 29% di chi vorrebbe “provare qualcosa di nuovo, diverso dall’ordinario, una sorta di ‘fuga’ dalla noia di tutti i giorni”.
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