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La dialettica della Ragione

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La dialettica della Ragione, di Sergio Pandolfo, primo testo della collana maggiore di saggi per Divergenze, è un’introduzione esauriente al Theodor Adorno sociologo, filosofo e musicologo della Scuola di Francoforte, tra i grandi protagonisti dell’avventura del pensiero del Novecento.

È l’uso distorto e ideologico dei mezzi di comunicazione a impedire che si sviluppi nelle masse la capacità dialettica di confrontare i singoli elementi fra loro. È questo uso che Adorno attacca, e non il mezzo in sé, come spesso invece si è creduto. Egli si augurava un mondo riconciliato nel quale il progressoavrebbe preso atto del suo momento regressivo, e in cui i media avrebbero coltivato coscienze critiche capaci di immaginare davvero, piuttosto che di pensare per stereotipi. Un testo valido ancora oggi, o forse oggi più valido che mai. «Tutto quanto oggi si chiama comunicazione, senza eccezione, è solo il rumore che soverchia il mutismo dei bloccati dal sortilegio». Apparato critico a cura del filosofo Marco Vagnozzi.

Divergenze inaugura la collana di saggistica Il simposio con la più completa monografia mai scritta in Italia su Theodor Adorno.
Si tratta di uno dei più grandi pensatori del XX secolo, la cui poliedricità e importanza dei messaggi è più attuale che mai.
Com'è nello stile del marchio, di recente premiato dall'unico organo indipendente per il monitoraggio sull'editoria (oquedit.it),
il volume è realizzato in maniera artigianale, rilegato in filo di refe con legatura a mano; la cover è in cartoncino naturale
di pura cellulosa ecologica certificato FSC, gli interni sono in carta avoriata a grammatura 120 di altissimo pregio.
Il volume contiene anche una bibliografia esauriente di tutte le opere e gli interventi dell'autore, i carteggi, le traduzioni.

Sergio Pandolfo, palermitano classe 1982, vive a Partanna in provincia di Trapani e si forma al liceo classico “G. Pantaleo” di Castelvetrano. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Filosofiche nell’ateneo di Palermo, è appassionato di letteratura e di scacchi.


RON CARTER: esclusiva europea al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo

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In esclusiva Europea per la Fondazione the Brass Group, Ron Carter, una delle leggende viventi della storia del jazz, si esibirà nello storico teatro, Real Teatro Santa Cecilia. Colui che viene definito dalla critica internazionale “Il Mito” sarà accompagnato dall’Orchestra Jazz Siciliana diretta dal Maestro Domenico Riina, nell’ambito della rassegna concertista Brass in Jazz,venerdì 7 e sabato 8 febbraio con doppio turno alle ore 19.00 e 21.30. Ron Carter, contrabbassista statunitense di musica jazz, è considerato un virtuoso del contrabbasso dotato di grande professionalità e di eccezionale padronanza tecnica dello strumento da cui ha distillato sonorità inconfondibili e grande libertà armonica.
E’ stato in tutta la sua carriera un elemento estremamente richiesto per le sessioni di registrazioni, che dettero origine a più di cinquecento album. All'impegno di strumentista, Carter ha abbinato il coinvolgimento nelle attività di formazione musicale di giovani e incarichi nell'ambito accademico. Il suo approccio alla musica iniziò all'età di dieci anni studiando il violoncello ed esibendosi in concerti da camera, e successivamente intraprese la Technical School di Detroit, ma nell'ambiente della musica classica trovò molte difficoltà di carattere razziale e così si dedicò al jazz indirizzandosi verso il contrabbasso. Nel 1956 passò alla Eastman School of Music, restandovi fino al 1959 e suonando nella Philharmonic Orchestra della scuola. Nel 1959 iniziò la carriera professionistica a fianco di Chico Hamilton, e dal 1962 si unì a un gran numero di musicisti jazz; fra di essi, Cannonball Adderley, Jaki Byard, Bobby Timmons, Randy Weston, Mal Waldron, ed Eric Dolphy, col quale spesso registrò suonando il violoncello.Il 1963 è il punto di svolta nella carriera di Carter, che venne reclutato nel quintetto di  Miles Davis e rimase un elemento fisso in quella che viene considerata la più grande sezione ritmica della storia del jazz, restando nella formazione fino al 1968 affiancato da Herbie Hancocock e Tony Williams, tre strumentisti che fusero il rigore tecnico e il virtuosismo con la duttilità armonica. Carter ebbe l'occasione di suonare in Europa dove si unì al pianista austriaco Friedrich Gulda. Nei primi anni settanta, il contrabbassista lavorò a New York assieme a Michel Legrand. Suonò assieme a Hubert Laws, Stanley Turrentine e George Benson fra i tanti, e in quegli anni andò in tournée in Europa e in Giappone, usando talvolta il basso elettrico. Carter andò in tournée con il riformato gruppo che riuniva i vecchi amici del decennio precedente Herbie Hancock e Tony Williams. Nel 1980 Carter si unì al quartetto capitanato da   Sonny Rollins e dopo un anno riformò il sodalizio con Hanckock e Wiliams, con Wynton Marsalis alla tromba; e con questo quartetto andò in tournée in USA, Europa e Giappone.
Inoltre, la Fondazione the Brass Group annuncia l'apertura al pubblico della prova generaledel concerto, prevista giorno 6 febbraio alle ore 21.00. I biglietti della Prova Generale sono disponibili presso il Real Teatro Santa Cecilia al costo di euro 5,00 per il biglietto singolo compreso i diritti di prevendita. E' possibile anche abbonarsi a n.5 prove generali dell'OJS al costo di euro 19,00 compreso i diritti di prevendita, riduzione studenti e docenti universitari e dei Conservatori euro 12,00 compreso diritti di prevendita. Info www.bluetickets.it o tramite i  due punti di prevendita, uno presso il Real Teatro Santa Cecilia(Piazza Santa Cecilia n. 5 – 90133 Palermo – 091\ 88 75 201, 091 88 75 119, dal martedì al sabato a partire dalle 9.30 sino alle 12.30, ed un altro presso Santa Maria dello Spasimo (Via dello Spasimo, n. 15 – 90133 Palermo – 091 77 82 860, 091 77 82 861) dal lunedì al venerdì a partire dalle ore 15.30 alle 19.30. 
Infoline Fondazione The Brass Group: 091 778 2860 - 334.7391972, info@thebrassgroup.it, www.brassgroup.it, fb fondazionethebrassgroup. 

Il quartetto friulano Albacaduca presenta a Fattitaliani il 4° disco "Nigredo". L'intervista

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“Nigredo” (spotify), quarto lavoro scritto e arrangiato dal quartetto friulano, è un LP che segna un ritorno a sonorità hard rock con spruzzate di new wave, un rock concreto ed energico.
Il disco, contenente undici tracce,  tratta di argomenti sociali quali il cinismo distruttivo, la misoginia, il consumismo sfrenato e l’emarginazione degli ultimi, ma lascia spazio anche a viaggi introspettivi. La base ritmica tribale e feroce è accompagnata da suoni di chitarra lunatici e a tratti aggressivi. Il cantato in italiano costruisce spazi melodici corposi e malinconici.
La nigredo è uno dei processi alchemici: rappresenta la fase in cui la materia deve essere decomposta, come passo iniziale nel percorso della creazione; è un ciclo che si chiude, ma che anticipa un nuovo inizio. Il disco è stato mixato e masterizzato da Riccardo Pasini presso lo “studio 73” di Ravenna. L'intervista.
Parlateci del nuovo album. Che impronta avete voluto dargli?
È un album che rispetto ai precedenti è nato in maniera molto più spontanea, improvvisando tutti insieme in sala prove. Abbiamo cercato di asciugare i brani in fase di arrangiamento, limitando la presenza dell'elettronica e puntando ad un risultato più sanguigno. Durante registrazione e mixaggio abbiamo poi cercato di dare al sound un'impronta live e di mantenere la sostanza dei suoni naturali, curando maggiormente la qualità della registrazione piuttosto che la post-produzione. Si può dire insomma che questo sia un album fottutamente rock!
Quali sono i vostri cantanti di riferimento?
Sicuramente le maggiori influenze arrivano dagli anni '90, con qualche sconfinamento negli '80. Dire poi se ci siano dei veri  e propri "ispiratori" della nostra musica è difficile, perché i nostri ascolti sono molto variegati, sia in ambito italiano che internazionale.
Qual è l’esperienza lavorativa che più vi ha segnato fino ad ora?
Partiamo dal fatto che noi siamo una band non professionista, per cui parlare di esperienza lavorativa in ambito musicale è improprio... diciamo che uno dei più bei ricordi che abbiamo della lunga vita della nostra band è un minitour fatto in Bosnia nel lontano 2007. In particolare quello che più ci aveva colpito era l'approccio completamente diverso (molto caloroso ed interessato) del pubblico locale all'ascolto della musica originale, considerando anche il fatto che, cantando in italiano, potevamo non risultare così "appetibili"
Invece quella mai fatta e che vi piacerebbe fare?
Ci piacerebbe riuscire a presentare questo lavoro dal vivo anche fuori dalla regione, cercando di uscire dal nostro "nido". Purtroppo in passato le occasioni che abbiamo avuto di suonare fuori dal Friuli e proporci ad un pubblico totalmente nuovo non sono state molte.
Progetti futuri? un tour?
Sicuramente l'intenzione è quella di presentare quanto più possibile questo lavoro dal vivo. Abbiamo già in programma alcune serate in Friuli per i prossimi mesi. Come detto prima, ci piacerebbe molto anche poterci spostare un po'. Purtroppo è difficile, in primis perché il rock al giorno d'oggi non ha un grosso seguito, e poi perché riuscire ad entrare nei circuiti che gestiscono i concerti live non è assolutamente facile per una band "old school" come la nostra.

Carmela Rizzuti, fotografa, pittrice e restauratrice palermitana | INTERVISTA

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di Andrea Giostra.

Ciao Carmela, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di te quale artista palermitana della fotografia?

Salve Andrea, ti ringrazio per questa intervista. Sono una donna che ha avuto le idee chiare su quello che sarebbe stata la mia professione cioè quello di fare l’artista perché è l’unica cosa che so fare bene e posso essere me stessa. Nasco come pittrice ma lungo il percorso della mia vita decisi di intraprendere altre strade e modi di esprimere la mia arte attraverso l’uso della macchina fotografica, questo perché mi permette di esprimere in maniera diversa e più veloce l’arte visiva attraverso lo scatto.

Chi è Carmela nella sua professione e nella sua vita reale? Come ti descriveresti a chi leggerà questa intervista per dare l’immagine di te quale artista e donna?

Come ho già detto più che fotografa mi definisco un’artista che oggi ha deciso di intraprendere il ruolo di fotografa ritraendo artisti, musicisti, attori, giornalisti e altre persone che fanno parte del mondo della cultura, ma al di fuori dei doveri professionali mi piace usare la macchina fotografica in maniera più creativa ove attraverso degli autoscatti mi ispiro alla bellezza della natura, architettura ecc.…

Come è nata la tua passione per la fotografia, per l’arte in generale, e quale il percorso artistico che hai seguito?

Sono nata e cresciuta a Palermo e fin da piccola ho avuto predisposizioni artistiche. Ho iniziato con il disegno fino ad arrivare alla pittura, ma lungo questo percorso sentivo l’esigenza di fare altro cioè di utilizzare la macchina fotografica come mezzo alternativo per esprimere la mia creatività e così decisi di iscrivermi a un circolo fotografico gestito dal maestro Giuseppe Cilia ove iniziai a imparare le varie tecniche fotografiche sia in studio che in esterna, ma gli studi mi hanno temporaneamente allontanato dalla fotografia perché dovevo concentrarmi su quello che doveva essere la mia professione e così dopo aver fatto l’Accademia delle Belle Arti qui a Palermo me ne andai a Firenze per specializzarmi in restauro dei dipinti su tela e tavola e dopo aver lavorato in questo ambito in varie città d’Italia decisi di ritornare a Palermo per aprirmi uno studio sia di pittura e di fotografia.

Tu Carmela sei fotografa, ma anche pittrice e restauratrice. Come vivi questa triplice identità artistica? Quale posto occupano nella tua vita professionale queste tre dimensioni che si completano ma sono diverse tra loro.

La vivo a fasi alterne perché dipende dalle richieste che ci sono sul mercato, ma professionalmente parlando, e in base a quello che faccio, l’uso e la conoscenza delle altre materie si fondono tra loro agevolandomi sul mio modo di operare permettendomi di lavorare ad ampio uso tecnico e conoscitivo.

Come definiresti il tuo stile artistico? C’è qualche fotografo al quale ti ispiri?

Il mio stile fotografico è sul genere surrealismo perché mi piace andare oltre la realtà creando delle composizioni artistiche e creative che si avvalgono di vari elementi naturalistici e stilistici che vengono personalizzati con alcuni filtri in post produzione. C’è una fotografa che adoro si chiama Kirsty Mitchell con la sua serie Wonderland, lei crea abiti di carta e di fiori e realizza dei set scenografici veri e propri che sono quasi fiabeschi.

Chi sono secondo te i più bravi fotografi nel panorama internazionale e nazionale, e perché proprio loro secondo te?

Purtroppo gli unici fotografi che amo sono stranieri tra questi cito Richard Avedone Helmut Newton perché entrambi lavorano nel campo della moda e stravolgono i canoni classici della fotografia rappresentando la femminilità in versioni poco usuali e poco tradizionali come le donne sempre in movimento di Richard Avedon e le donne svestite in atteggiamento da manichino di Helmut Newton.

Chi sono stati i tuoi maestri che vuoi ricordare in questa chiacchierata?

L’unico maestro che mi ha sostenuto nel campo fotografico è Giuseppe Cilia, grazie a lui ho imparato le tecniche di base e mi ha aiutato ad emergere.

Perché secondo te oggi, nel Ventunesimo secolo, l’arte della fotografia e delle arti visive in generale sono importanti?

Oggi viviamo in un contesto ove la cultura è sempre più visuale e vi è una ricerca estetica quasi costante, così con l’avvento del digitale si è aperto un mondo più vasto ma anche competitivo nel campo artistico e di mercato ove ci si può esprimere in varie forme che va oltre la pittura e la scultura, oggi abbiamo le espressioni che vanno oltre la materia e la sostanza che sono i famosi video mapping che coinvolgono lo spettatore come se vivessero in prima persona la storia. Fotograficamente parlando il digitale offre immediatezza del risultato d’immagine con agevolazioni del post produzione ove ci permette di personalizzare e migliorare in modo semplice e veloce cosa che in passato non era possibile.

A proposito dell'arte della fotografia Alberto Moravia sosteneva che: «Il fotografo non guarda la realtà, ma la fotografa. Poi va in camera oscura, sviluppa il rullino e solo allora la guarda.» A quel punto la realtà non c'è più, ma c'è la rappresentazione della realtà che ne ha fatto il fotografo. Se è vero quello che disse Moravia, è come se il fotografo alterasse la realtà creandone una tutta sua, una realtà parallela, virtuale per certi versi, quella che sa creare con la sua arte. Qual è il tuo pensiero in proposito? Cos'è la fotografia per te?

Ognuno di noi usa la fotografia in modo diverso, io creo un mio mondo ove mi posso rifugiare e creare attraverso delle rappresentazioni stilistiche e creative e la faccio mia, altri invece la usano per documentare o narrare un momento di vita come il reportage e su questo Alberto Moravia ha ragione.

Robert Capa, com’è noto uno dei più grandi fotografi del Novecento, diceva spesso che «L’unica cosa a cui sono legato è la mia macchina fotografica, poca cosa, ma mi basta per non essere completamente infelice.» Qual è il tuo rapporto con la tua macchina fotografica? E cosa ne pensi delle parole di Capa?

Sicuramente la fotografia mi aiuta a esprimere e realizzare quelle che definisco “le mie opere d’arti”, è un modo per fare vedere alla gente chi sono e quali sono i miei pensieri attraverso l’arte visto che con le parole è al quanto difficile e questo mi rende più comprensibile agli occhi della gente. Sicuramente Capa compensava le sue insoddisfazioni di vita nella macchina fotografica.

«Le arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto diversi tra loro. Per cui c’è questa tendenza… non si capisce… si può capire il motivo perché probabilmente vogliono un po’ sentirsi tutti artisti, pittori, non si sa perché… L’arte visiva è vivente… l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere. Un’altra cosa nell’arte visiva caratteristica è che non si rivolge in particolare a nessuno spettatore, non c’è una gerarchia di spettatori, ma sono tutti alla stessa distanza dall’opera. Non ci sono gli esperti. Un giudizio di un bambino vale quello di un cosiddetto esperto, per l’artista. Non c’è nessun particolare… Anche perché non esistono gli esperti d’arte. Gli unici esperti, veramente, sono gli artisti. Gli altri percepiscono l’arte, ma non possono essere degli esperti altrimenti la farebbero, la saprebbero fare.»(Gino de Dominicis, intervista a Canale 5 del 1994-95). Parole di Gino de Dominicis, grandissimo genio artistico italiano del secolo scorso. Cosa ne pensi in proposito? Qual è il tuo pensiero a proposito del valore delle arti visive e dell’arte in particolare?
 
L’arte visiva è l’espressione di un linguaggio artistico in diverse forme ove l’artista acquista una propria identità e valore, apprezzare non sempre significa comprendere perché dipende dal nostro modo di percepire e di vedere l’arte e questo sicuramente non ha età.


L’arte è bellezza che viene espressa in diversi modi che può essere nel gesto, nel guardare un paesaggio, nel realizzare un bel dolce, ecc... L’arte della fotografia serve per lasciare un momento di vita che rimarrà nel tempo.

Quando parliamo di bellezza, siamo così sicuri che quello che noi intendiamo per bellezza sia lo stesso, per esempio, per i Millennial, per gli adolescenti nati nel Ventunesimo secolo? E se questi canoni non sono uguali tra loro, quando parliamo di bellezza che salverà il mondo, a quale bellezza ci riferiamo?

Noi viviamo in un mondo superficiale, malato, pieno di brutalità e corruzione e non diamo il giusto valore all’arte e alla cultura in generale, se puntassimo su tutti questi valori il mondo sarebbe migliore e anche il contesto in cui viviamo.

Esiste oggi secondo te una disciplina che educa alla bellezza? La cosiddetta estetica della cultura dell'antica Grecia e della filosofia speculativa di fine Ottocento inizi Novecento?

Non credo che ci sia una materia che educhi alla bellezza ma la ritroviamo nella storia dell’arte ove si parla della bellezza nell’antica Grecia, in quel periodo l’arte oltre ad avere dei precisi canoni classici da rispettare rappresentava anche una costante nella vita dei cittadini, era strettamente collegata alla religione, alla politica, all’etica e ad altri aspetti della vita quotidiana cosa che oggi non esiste più.

Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in proposito?

Sono pienamente d’accordo, non si può vivere senza arte per vari motivi: 1) L’arte ci rende meno soli, questo perché spesso il mondo ci chiede di indossare una maschera allegra, ma sotto la superficie c’è una tristezza che non possiamo manifestare, per non sembrare strani o deboli. L’arte combatte l’ottimismo forzato della società dei consumi. 2) L’arte ci dà equilibrio, in un certo senso. Siamo troppo intellettuali o troppo emotivi, troppo mascolini o troppo femminili, troppo calmi o troppo irrequieti. L’arte che amiamo spesso ci attrae perché ci dà quello che ci manca, controbilancia quello che siamo. Quando siamo commossi da un’opera d’arte forse è perché contiene dosi concentrate di qualità di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.

I tuoi prossimi progetti? Cosa ti aspetta nel tuo futuro professionale che vuoi raccontarci?

Il mio prossimo progetto è quello di esporre all’interno di un museo e la pubblicazione di un mio libro, a giugno esporrò all’interno di una galleria di New York dal 24 al 27 giugno.

Un tuo bel sogno nel cassetto che ti senti di rivelare ai nostri lettori? Cosa ti piacerebbe che accadesse quest’anno 2020?

Un mio sogno nel cassetto è di poter esporre alla Whitney Museum of American Art a New York e di organizzare dei master nel campo della fotografia.

Carmela Rizzuti

Andrea Giostra
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/

Mauro Ottolini e L’Orchestra Ottovolante accompagnano sul palco dell’Ariston Raphael Gualazzi

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Il Maestro Mauro Ottolini e l’intera sezione fiati de L’Orchestra Ottovolante, si trasformano in una vera e propria Marching Band in stile New Orleans, per accompagnare Raphael Gualazzi in gara con il brano "Carioca", per l’intera durata della 70° edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Il brano fa parte del nuovo album di Gualazzi, "Ho un piano", in uscita il 7 febbraio per Sugar.

«La prima volta che ho sentito Raphael Gualazzi cantare e suonare una sua canzone mi sono reso conto che aveva qualcosa di speciale. La sua musica ha nel DNA una forte matrice Blues che ci riporta nel mondo di New Orleans, della musica Cajun. C'è un forte legame tra di noi, il folle amore per il Jazz», commenta Mauro Ottolini.

La piccola orchestra di Mauro Ottolini, che si presenta in questa formazione anche come cantante e trombonista, riunisce 11 eccezionali strumentisti, e rende omaggio alla grande musica italiana che dal dopoguerra ad oggi ha fatto ballare intere generazioni. La band è ispirata alle orchestre dei primi varietà di Rete Uno che fecero diventare noti al grande pubblico musicisti, direttori d'orchestra ed autori come Gorni KramerPippo BarzizzaCarlo Alberto RossiArmando TrovajoliEnnio MorriconeDomenico ModugnoFred BuscaglioneRenato CarosoneTrio LescanoNatalino Otto e molti altri.

Dopo il successo di vendite del primo disco, il Maestro Ottolini torna con un nuovo progetto dal titolo “IL MANGIADISCHI” ricco di evergreen, fra i quali "Il tuo bacio è come un rock” (Adriano Celentano), "Nebbia" (Trio Lescano), "Tu vuo’ fa’ l’americano" (Renato Carosone) e "Love in Portofino" (Fred Buscaglione). Tutti brani, che hanno in comune il sapore latino di rumba, mambo e cha cha cha cha, che richiamano le sonorità dell’orchestra di Xavier Cugat, prima ad apparire in RAI già ai tempi del bianco e nero.

A proposito del nuovo album, Mauro Ottolini afferma: «Esistono canzoni italiane che sono diventate degli standard immortali, brani conosciuti in tutto il mondo. Alcune di queste composizioni sono state interpretate dai più grandi nomi della musica internazionale, Jazz, Pop e incise dai migliori interpreti. Per questo ho voluto nel 2005 costituire questa orchestra che prende il nome da una trasmissione degli anni ‘50 di Antonello Falqui, per rendere omaggio e riuscire ad attualizzare una parte di questo repertorio con arrangiamenti originali in chiave Jazz, Swing, Mambo. In occasione del 60esimo anniversario della scomparsa di Fred Buscaglione, ho voluto realizzare un nuovo disco per un'artista che è nel mio cuore da sempre».

Dal 29 febbraio, la stessa brass band dell’orchestra di Mauro Ottolini accompagnerà Brunori SAS nel tour che toccherà i più importanti palazzetti italiani.

Mauro Ottolini, è considerato uno dei più importanti musicisti italiani. Compositore, arrangiatore, polistrumentista e specialista degli ottoni, si diploma in Trombone e Tromba nel ‘93 con il massimo dei voti al conservatorio di Verona, e qualche anno dopo, una laurea in jazz al conservatorio di Trento. Suona per 12 anni nell’orchestra dell’Arena di Verona, ma poi decide di licenziarsi per seguire la musica che più lo appassiona... il Jazz.
Oltre al trombone come strumento principale, approfondisce il linguaggio di tutti gli ottoni, come il Sousaphone, la tromba, il flicorno, la tromba bassa e l’eufonio. Nel 2012 si aggiudica il premio della critica nazionale "Top Jazz" come "miglior musicista jazz italiano". Viene premiato come compositore e arrangiatore, vincendo più volte riconoscimenti dalla critica. Collabora per vari progetti con il grande trombettista jazz Enrico Rava, e vanta collaborazioni con Kenny WheelerDave DouglasPaolo FresuTrilok GurtuStefano BollaniJan GarbarekFranco D’AndreaCarla BlayFabrizio BossoFrank LacySteve Swallow,Tony ScottHan BenninkMaria SchneiderGary ValenteSean Bergin, e molti altri.
Collabora anche con alcuni grandi nomi della black music mondiale come Grace JonesGino Vannelli, Emy StewartJoe Bowie. Anche in Italia, Ottolini ha avuto il piacere di collaborare con grandi nomi, tra i quali Vinicio CaposselaLucio DallaPatty PravoRossana CasaleAlberto FortisGino PaoliGiuliano SangiorgiNegramaroSubsonicaDaniele SilvestriRaphael GualazziGaetano CurreriMorganRenzo RubinoMalika AyaneSimona MolinariKarimaPetra MagoniRoy PaciMottaBrunori SAS e molti altri.
Ha insegnato alla New York University e tenuto corsi in importanti scuole e conservatori, tra questi il conservatorio superiore di jazz a Parigi, una delle più importanti scuole in Europa. Un incontro molto particolare e ricco di stimoli è stato quello con il trombonista Steve Turre. Grazie a lui, Ottolini impara a suonare le conchiglie marine, con talento e follia, tanto da realizzare un progetto alquanto ambizioso,"Sea Shell" un disco e un cartone animato che sono un atto di rispetto nei confronti dell’universo marino e insieme di denuncia per l’inquinamento ormai insostenibile. Questo progetto, prodotto dall'etichetta Azzurra Music, ha avuto il sostegno di GreenpeaceLegambienteUmbria Jazz ed altri enti.
Per Mauro Ottolini la conoscenza e la ricerca sono la base per creare un sound di qualità e uno stile raffinato ed unico.
Ha tenuto concerti nei più importanti teatri e festival del mondo, tra i quali Umbria JazzCinaBrasilePoloniaFestival Jazz Bankok ThailandiaGermaniaAustriaSvizzeraFrancia, NorvegiaSpagnaPortogallo, e collaborato nella registrazione di oltre 300 dischi, dei quali 30 a suo nome.
Mauro Ottolini è stato nominato “Ambasciatore alla Cultura” in Veneto per UNESCO per il suo contributo artistico e innovativo dato alla musica.
Proprio nel 2019, in seguito al suo lavoro di ricerca sulle conchiglie, "SEA SHELL" musica per conchiglie, viene dedicata al musicista veronese la scoperta di una nuova specie di conchiglia, che il museo malacologico di Cupra Marittima, ha dedicato ad Ottolini dandole in nome di "Turritella Ottolini".



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comunicazione e promozione

Monica Capitanio al Festival di Sanremo tra le eccellenze italiane del benessere

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La stimata professionista romana è stata selezionata tra oltre mille candidati provenienti da tutta Europa nello staff dei 20 operatori che lavorano nell'esclusiva area benessere riservata ai protagonisti del Festival

Partecipare all'ospitalità ufficiale del festival di Sanremo può essere una delle tappe più importanti della carriera non solo per chi vive di musica. Sicuramente, è l'ennesima meritata soddisfazione e gratificazione per Monica Capitanio, stimata professionista, una vera eccellenza nazionale nel ruolo di operatrice del benessere. Monica è entrata a far parte della squadra dei 20 professionisti selezionati per lavorare nell’area del relax e del benessere, la Dream SPAce allestita all'interno del Palafiori di Sanremo. Sono state oltre mille le candidature arrivate da tutta Europa per entrare a far parte dello staff di professionisti e lavorare nella Dream SPAce, diretta dal professor Stefano Serra, che è anche l'ideatore del Dream Massage, premiato come miglior massaggio olistico in Italia.  
Entrare a far parte di questa equipe è motivo di meritata gioia e soddisfazione per Monica Capitanio, che ha raggiunto Sanremo con diversi giorni di anticipo sull'inizio del Festival, per portare anche nella città dei fiori la sua esperienza e il suo talento innato. Un premio alla sua competenza, professionalità e ad una capacità universalmente apprezzata nel corso degli anni. 
Insieme a Monica Capitanio, lavorano in questi giorni al festival nell'area benessere Monica Galletti, Giovanna Bisante, Priscilla Bologna, Rita Valentini, Anna Marta D'alessio, Lavdije Musaj, Mara Nativi, Delia Noviello, Mara Balboni, Sandra Petricca, Rita Diez, Milena Dettori, Susanna Innocenti, Ernesto Vescio, Luana Botto', Claudia Bindi e Raffaella Stefanovic.

All'interno di questa Dream Space nei giorni del festival ci sono anche altri addetti ai lavori, tra i quali fotografi, esperti di comunicazione e organizzatori di eventi.
Tra tutte le professionalità all'opera in occasione del 70esimo Festival della Canzone Italiana, una menzione e un plauso speciale vanno a Monica Capitanio, professionista esemplare, vera eccellenza romana e italiana del benessere. 


Firenze, Danieli e De Sio tristi e sole ne "Le Signorine" di Gianni Clementi. La recensione di Fattitaliani

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Gianni Clementi, autore prolifico e sempre attento ad argomenti attinti dalla realtà, rielaborati attraverso i dialoghi per esaltarne il nucleo, ne "Le Signorine" in scena al Teatro della Pergola di Firenze fino a domenica 9 febbraio, con la regia di Pierpaolo Sepe, mette in evidenza le dinamiche fatte di sentimenti contrastanti, paure, retaggi infantili e culturali di una piccola famiglia formata da due sorelle zitelle, le "perfette"Isa Danieli e Giuliana De Sio.

Le due attrici incarnano un modello di relazioni parentali che si basano certo sul legame di sangue, ma anche sulla forza dell'abitudine, sugli interessi pratici in comune, sulla costruzione di uno stile di vita figlio del contesto in cui vivono.
La prima parte dello spettacolo, sebbene incentrata su gag, battute, mimiche che suscitano risate e divertimento, è comunque una sorta di prolessi del secondo atto e del finale che attende lo spettatore. 
Quanta tristezza s'intravede nella gestione che le due sorelle fanno della propria vita. Rosaria (Isa Danieli) e Addolorata (Giuliana De Sio) portano avanti una piccola storica merceria in un vicolo di Napoli, fra mille difficoltà causate dall'invasione dei negozi cinesi che svendono tutto e offrono a 2€ le camicie alla clientela, mentre loro fanno pagare 4€ un semplice bottone.
La sorella maggiore cerca di far quadrare i conti impedendo all'indole spendacciona di Addolorata di strafare: le nega quindi un vestito nuovo per andare a un matrimonio, le rinfaccia di tenere accesa la tv e usare il telefono facendo così lievitare le bollette, rifiuta di acquistare un'aspirapolvere e di utilizzare la lavatrice comprata da un anno.
La prospettiva del carattere vessatorio di una e della personalità della vittima dell'altra si rovesciano nella seconda parte della rappresentazione e realizzano quella presa di coscienza che s'intuisce nella prima. 
Qui, al di là dei risparmi bancari, della condizione fisica precaria di entrambe, della globalizzazione che minaccia la piccola attività commerciale, si ritrae la povertà culturale, la solitudine, l'incapacità a tessere relazioni sociali e umane delle protagoniste, che rispecchiano tanti di noi e il modo di vivere di molti nuclei familiari.
Una storia che ti lascia tanto amaro in bocca. Giovanni Zambito.

Teatro della Pergola
Da martedì 4 a domenica 9 febbraio (ore 20:45, domenica ore 15:45)
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Artisti Riuniti srl presenta Isa Danieli e Giuliana De Sio in «Le signorine» di Gianni Clementi; la voce del Mago è di Sergio Rubini; scene Carmelo Giammello; costumi Chiara Aversano; luci Luigi Biondi; regia Pierpaolo Sepe

Durata: 2h, intervallo compreso.

Biglietti da 13 a 37 euro. Biglietteria Via della Pergola 30, Firenze, 055.0763333, Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30 - biglietteria@teatrodellapergola.com. Circuito BoxOffice Toscana e online

 interpretano «Le Signorine» di Gianni Clementi, una commedia diretta da Pierpaolo Sepe. La voce del Mago è di Sergio Rubini. Un testo irriverente e poetico che evidenzia come la famiglia sia il luogo dove si può dare il peggio di noi, senza il rischio di perdere i legami più importanti.

Libri, “La fine del secolo americano” del giornalista USA George Packer

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di Riccardo Bramante

È recentemente uscito, per i tipi della Mondadori, un libro dal titolo “La fine del secolo americano”; l’autore è George Packer, giornalista del “The Atlantic”, rivista statunitense di cultura, economia e politica estera, ma soprattutto grande amico di Richard Holbrooke, diplomatico e ambasciatore presso l’O.N.U., di cui racconta la vita politica prendendolo come simbolo dell’uomo che ha incarnato i vizi e le virtù di un Paese, gli Stati Uniti, passato, attraverso le guerre “inutili” in Vietnam, Bosnia ed Afganistan, da protagonista su scala globale all’attuale ruolo di comprimario sullo scacchiere internazionale insieme a Cina e Russia.
Ne emerge un quadro impietoso sia dell’uomo Holbrooke sia, soprattutto, del lento declino del potere americano nel corso di quest’ultimo cinquantennio.
Per quanto riguarda Holbrooke si sa che era un uomo dalle ambizioni smisurate, alquanto psicotico, che per quaranta anni lavorò vicino al potere sognando la poltrona di Segretario di Stato senza mai raggiungerla, né con la presidenza Clinton, né con quella di Obama, rappresentando, da una parte, il coraggio e la generosità  ma, dall’altra parte, la arroganza e gli eccessi di un Paese che allora si considerava “Nazione indispensabile” per il mondo intero, come affermava Madeleine Albright, Segretario di Stato durante il secondo mandato di Clinton. Uomo di grandi risorse potenziali e di assoluta lucidità di analisi, Holbrooke viene, comunque, ricordato come l’artefice dell’unica vittoria della diplomazia americana nel dopoguerra, gli accordi di Dayton del 1995 che posero termine alla guerra nei Balcani.
Ma ancora più importante è la ricostruzione fatta da Packer, attraverso la carriera diplomatica di Holbrooke, della lenta fine del cosiddetto “secolo americano” (in realtà poco più di mezzo secolo), in cui la Nazione è passata da prima forza militare al mondo, piena di ottimismo e fiduciosa nei propri mezzi a un inatteso ripiegamento su sè stessa.
Tutto è incominciato -sostiene l’autore- con la caduta del Muro di Berlino e la conseguente fine del bipolarismo che, comunque, assicurava al Paese un ruolo preminente negli equilibri mondiali; sono arrivati, poi, la caduta delle Torri gemelle, la guerra in Iraq, la crisi economica e gli Stati Uniti hanno pian piano iniziato a ritirarsi dal palcoscenico internazionale secondo un processo che non sembra ancora terminato ma che, anzi, con l’attuale presidenza Trump sembra accelerare i tempi, accontentandosi di “gestire” il proprio declino nel nostalgico ricordo di una èlite che ha smarrito se stessa e che ha rinunciato al leggendario “sogno americano”.

La Città dei Gatti, festival dedicato alla cultura felina in occasione della Giornata nazionale del gatto 2020

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Per decisione delle più importanti associazioni feline il 17 febbraio è stata istituita la Giornata Nazionale del Gatto, una giornata ufficiale dedicata a tutti gli amanti del magnifico mondo felino.
Per l’edizione 2020 torna per il terzo anno consecutivo La Città dei Gatti, la grande rassegna dedicata alla cultura felina con mostre, concerti e incontri letterari a tema organizzata a Milano e Roma da UrbanPet in collaborazione con Feliway®, Municipio 4 del Comune di Milano la Fondazione Franco Fossati, Youpet.it, Radio Bau, Medicinema e il Crazy Cat Cafè. La manifestazione ha il patrocinio della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani.

La Città dei Gatti parte in grande stile sabato 15 febbraio, alle ore 16.00, con l’inaugurazione della mostra a ingresso libero COME IL GATTO CON IL TOPO allestita presso WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano (Viale Campania 12). Il tema di quest’anno omaggia l’80esimo compleanno di Tom&Gerry, due protagonisti indiscussi del mondo felino a cartoni animati e fumetti. Partendo dalle loro spassose avventure che per 8 decenni anni hanno tenuto incollati ai televisori generazioni di bambini (e adulti) la mostra propone, attraverso una serie di pannelli e albi originali, le serie animate e a fumetti che hanno trovato nell’eterna rincorsa del gatto al topo uno spunto per mille avventure divertenti: dagli anni Dieci di Crazy Cat, la gatta nera che si innamorava del topo Ignazio prendendo dolorose mattonate in testa, ai digitali Palla di Neve e Stuart Little, passando da classici come Gatto Silvestro e Speedy Gonzales, Topolino e Gambadilegno, senza dimenticare qualche strappo alla regola dove i due sono “amici” come accade negli Aristogatti, film di cui quest’anno ricorre peraltro il 50° anniversario e che sarà protagonista di un appuntamento dedicato con proiezione speciale (sabato 21 marzo presso WOW Spazio Fumetto) con “concerto” finale.
Durante l’inaugurazione della mostra si terrà anche la consegna da parte di Davide Cavalieri, di Radio Bau, del premio Urban Cat Anna Magnani a MARIA VITTORIA BRAMBILLA per il suo impegno verso “tutti” gli animali. 
Il premio Urban Cat verrà assegnato al fumettista TUONO PETTINATO, per il suo romanzo a fumetti Chatwin - gatto per nascita randagio per scelta. Da anni questi riconoscimenti vengono assegnati a quei catofili che hanno messo il loro impegno al servizio della cultura e del benessere dei nostri mici. Con questa iniziativa La Città dei Gatti vuole raccontare il rapporto tra i mici e l'uomo ma anche, e soprattutto, il loro rapporto con la città e la vita urbana di ogni giorno. Per questa ragione, in collaborazione con Feliway®, la dottoressa Sabrina Giussani esplorerà il rapporto tra l’uomo e i gatti e ci aiuterà a capire le ragioni del nostro amore per i gatti permettendoci di scoprire come convivere al meglio con il “padrone” della nostra vita.
I premi UrbanCat e UrbanCat Anna Magnani Roma, saranno assegnati il 17 febbraio, alle ore 17, da Marzia Novelli di Youpet.it presso la Biblioteca Laurentina (Piazzale Elsa Morante).

La mostra sarà riproposta in contemporanea a Roma e Villa Cortese (Legnano)
BIBLIOTECA “GIORDANO BRUNO”
Via Giordano Bruno, 47 – (Municipio I) Roma
BIBLIOTECA “LAURENTINA”
Piazzale Elsa Morante, snc – (Municipio IX) Roma 
BANCA CREDITO COPERATIVO BCC Villa Cortese
Piazza del Carroccio, 1, 20020 Busto Garolfo MI

Domenica 16 febbraio, ore 16.00 - UN GATTO... CURA
Fattoria Parco Trotter, via Padova 69, Milano - Ingresso gratuito
La cooperativa Tempo per l’Infanzia propone una prima conoscenza bambini-gatto con i mici della pet therapy, truccabimbi e laboratorio creativo per bambini con Anna Cominotti. 

Lunedi 17 febbraio, ore 21.00 - UN GIORNO DA GATTO
Crazy Cat Cafe, Via Napo Torriani 5, Milano - ingresso gratuito previa prenotazione
Serata di musica e mici! Silvia Fascians, influencer e mamma di Luna micia Soriana. Taglierà il filo del gomitolo per dare il via a “Gli amici di Radio Bau”, a cura di Davide Cavalieri. 

Da Giovedì 20 febbraio, ore 21.00 - GLI AMICI DI RADIO BAU
Crazy Cat Cafe, Via Napo Torriani 5, Milano - ingresso gratuito previa prenotazione
Davide Cavalieri incontra Federica Farini e il suo Astromiao. Il 27 febbraio incontro con Mara Di Noia, medico veterinario con la passione per la cucina e gli ingredienti sani, che ci aiuta a scoprire la dieta giusta per i nostri Mici. Il 12 marzo incontro con Claire Cècile Cena autrice del libro Felix la storia del gatto a trazione anteriore

Sabato 22 febbraio – 19.30 - CONCERTO IN MIAO - Armonie Feline
Wow Spazio Fumetto, Viale Campania, 12 Milano – ingresso gratuito fino a esaurimento posti
Dopo il grande successo riscosso la scorsa edizione torna il CONCERTO IN MIAO dedicato alle armonie feline alla scoperta di come i gatti hanno ispirato grandi compositori come Scarlatti, Mozart, Rossini, Ravel, Webber e altri.
Per celebrare il secolare rapporto tra i gatti e la musica La Città dei Gatti, con il supporto di Feliway®, organizza un concerto singolare che propone un viaggio nella Storia della Musica con brani di compositori come Domenico Scarlatti, Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini, Maurice Ravel e Andrew Lloyd Weber. Un concerto appositamente pensato per presentare tutti assieme questi brani, non sempre notissimi al grande pubblico, con una formula innovativa che prevede anche importanti contributi video oltre che musica eseguita dal vivo.
Introdotti da Enrico Ercole, giornalista musicofilo e catofilo, verranno eseguiti dal vivo i brani del programma partendo dalla “Fuga del gatto” K30 (1738) di Domenico Scarlatti, composizione talmente ardita a livello armonico da alimentare la leggenda di essere stata ispirata al compositore napoletano da una passeggiata del suo gatto sulla tastiera del suo clavicembalo! Si prosegue poi con Wolfgang Amadeus Mozart, con il duetto “Nun liebes weibchen”, scritto per l’amico librettista Emanuel Schikaneder affinché potesse inserirlo in un’opera per cui ha scritto il libretto, “La pietra filosofale”, rappresentata a Vienna nel 1790: un marito trova la moglie trasformata in gatta e, non comprendendone i miagolii, si mette a miagolare lui stesso! Gioachino Rossini non può mancare con il celeberrimo “Duetto buffo dei due gatti” (1825), uno spassoso duettino tutto miagolii e fusa qui trasformato in un’improbabile lezione di canto. Fino alle dissonanze di Maurice Ravel, che nella sua opera “L’Enfant et les Sortilèges” (1925) inserisce un folle detto di gatti che miagolano alla luna imitando le urla dei felini in amore. Ad eseguire i brani dal vivo sono il tenore Danilo Formaggia, il mezzosoprano Manuela Barabino e la pianista Mari Miura. Non mancheranno anche strizzatine d’occhio al repertorio del musical, con la celebre “Memories” da “Cats” di Andrew Lloyd Webber e un finale a sorpresa! Tra un brano e l’altro verranno anche proiettati contributi video da celebri cartoons, perché WOW Spazio Fumetto è pur sempre il Museo dell’Animazione oltre che del fumetto: ecco allora il commovente “Valzer triste” tratto da “Allegro non troppo” di Bruno Bozzetto, su musiche di Jean Sibelius, con uno spaurito gattino grigio che si aggira tra le macerie della sua casa demolita ricordando i giorni felici passati coi suoi padroni, e lo scatenata “Tutti quanti vioglion fare Jazz” da “Gli Aristogatti”. E non solo… 

Da Domenica 23 febbraio, ore 15.30 MICIOLAB 
Wow Spazio Fumetto, Viale Campania, 12 Milano - a pagamento previa prenotazione
Laboratorio di fumetto a tema gatto: i “professori di fumetto” del WOW raccontano come si disegna Lo Stregatto. Il 1 marzo, in occasione del centenario della nascita di Gianni Rodari,  si terrà un laboratorio di disegno dedicato alla rappresentazione a fumetti della celebre filastrocca “Il topo che mangiava i gatti”. Il 15 marzo, laboratorio di disegno con Rosita e la Pimpa

Sabato 29 febbraio, ore 17.30 GATTI E FUMETTI
Wow Spazio Fumetto, Viale Campania, 12 Milano - ingresso gratuito 
Incontro con Tuono Pettinato, autore di “Chatwin” e Adriano Carnevali autore di “SPQR. I guai di Roma vengono da lontano”.

Domenica 8 marzo, ore16.30 - 7 DONNE 7 VITE 7 GATTI
Wow Spazio Fumetto, Viale Campania, 12 Milano - ingresso gratuito
In occasione della Giornata della Donna incontro con 7 donne per scoprire la loro vita con i gatti. Tra le ospiti: Monica Marelli, pittrice e scrittrice, Claudia Rocchini, fotografa e Silvia Gottardi, proprietaria di Vito, il gatto bionico.  In collegamento video da Roma  le psicologa e psicoterapeuta Maria Beatrice Toro.

Sabato 21 marzo, ore 15.30 - ARISTOCATS DAY - Armonie Feline
Wow Spazio Fumetto, Viale Campania, 12 Milano - Ingresso gratuito
Per i 50 anni degli Aristogatti: laboratori, proiezione del film e  “live catmusic” finale a base di improvvisazione jazz, djset e ambient music a cura di Antonio Bologna e del CREA (Centro Ricerche per l’Ecologia Acustica).

Domenica 22 marzo, ore 17.00 – ANTEPRIMA MAFF  
Wow Spazio Fumetto, Viale Campania, 12 Milano  - Ingresso gratuito
Proiezione non stop dei video selezionati per l'edizione Zero del Milano Animal Film Fest e omaggio a Simon's Cat.

Venerdì 27 marzo - dalle 18.15  - KEDI LA CITTÀ DEI GATTI: IL FILM
WantedClan - Via Atto Vannucci, 13 – 3385660374 - Ingresso a pagamento
Proiezione del documentario KEDI La città dei gatti di Ceyda Torun e presentazione del MAFF. 

Sabato 28 marzo, ore16.30 - MAFF - MILANO ANIMAL FILM FEST ZERO
Sala Cinema Ospedale di Niguarda, Polo Nord - ingresso gratuito
Presso la Sala Medicinema di Niguarda, si tiene il numero zero del Milano Animal Film Fest: il festival dedicato ai corti animati con protagonisti i nostri amici animali e noi umani. I vincitori saranno di due tipologie: quelli scelti dalla giuria popolare attraverso la votazione on line e quelli scelti dalla giuria di professionisti. Il festival e realizzato da RaccontaMI, MediCinema, Wow Spazio Fumetto  in collaborazione con Excalibur, la Fondazione Franco Fossati, La Tenda Rossa e Major Language.

Domenica 29 marzo, ore 16,30 - STATI GENERALI DELLA MICIZIA 
Cosa succede a Milano?
Wow Spazio Fumetto, Viale Campania, 12 - Milano Ingresso gratuito  
Incontro con le autorità del territorio e le associazioni che si occupano di MICI. Al termine proclamazione dei vincitori dei contest fotografici in diretta Facebook.

Gli altri eventi

Miao che libro
Tra il 7 e il 29marzo - date da definire - Libraccio Romolo e Bovisa - ingresso gratuito. Presentazioni di novità librarie e incontri con gli autori. Inoltre, in  alcune librerie della catena de Il Libraccio verranno allestite vetrine a tema gatto per promuovere la gattosità cittadina

ROMA - NON SOLO MILANO
Continua il gemellaggio tra Milano e Roma. Inoltre, agli eventi nella capitale, a cura di Marzia Novelli, si sono anche aggiunti una serie di appuntamenti anche a Villa Cortese e Legnano

IL CALENDARIO GLI EVENTI A ROMA 
dal 17 al 29 Febbraio

Lunedì 17 febbraio - ore 17 - STORIE DI UN’AMICIZIA ANTICA
BIBLIOTECA “LAURENTINA” - Piazzale Elsa Morante, snc – Roma (Municipio IX)- Ingresso gratuito
Intervengono: Stefano Argiolas, medico veterinario, responsabile Scientifico Youpet Tv
“SOS gatto in città” e Antonio Sessa, medico veterinario, esperto in comportamento animale “Virtù e vizi dei nostri gatti”
Al termine consegna del premio “Urban Cat” a Carla Rocchi, Presidente dell’ENPA  
In chiusura proiezione del docufilm “Roma: la città dei gatti”, realizzato in collaborazione con Youpet Tv. Introduzione di Marzia Novelli.  
Dal 17 al 29 febbraio la biblioteca ospiterà la mostra “Come il gatto con il Topo”

Venerdì 21 febbraio - ore 17  - A CARNEVALE … OGNI GATTO … VALE
MUSEO CIVICO DI ZOOLOGIA - Via Ulisse Aldrovandi, 18  
Intervengono: Bruno Cignini, zoologo, Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata “L’origine del gatto domestico e il rapporto in città con gli animali selvatici” e Gloria Svampa, zoologa, Museo Civico di Zoologia di Roma  “I parenti selvatici del gatto”
Al termine proiezione del docufilm “Roma: la città dei gatti”, realizzato da Youpet Tv. Introduzione di Marzia Novelli.

Lunedì 24 febbraio - ore 17 -  STORIE DI UN’AMICIZIA ANTICA
BIBLIOTECA “GIORDANO BRUNO”
Via Giordano Bruno, 47 – (Municipio I) Roma - Ingresso gratuito
Intervengono: Cesare Pierbattisti, medico veterinario, Consigliere FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) “Magia e medicina nei nostri gatti” e Bruno Cignini, zoologo, Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata  “L’origine del gatto domestico e il rapporto in città con gli animali selvatici”
Al termine Anna Vincenzoni, Assessore all’Ambiente del Municipio I, consegna il Premio Urban Cat Anna Magnani.
In chiusura proiezione del docufilm “Roma: la città dei gatti” di Youpet Tv. Introduzione di Marzia Novelli.
Dal 17 al 29 febbraio la biblioteca ospiterà la mostra “Come il gatto con il Topo”


IL CALENDARIO GLI EVENTI A VILLA CORTESE E LEGNANO
dal 17 al 29 febbraio - BCC - Piazza Carroccio 1 Villa Cortese
La mostra “Come il gatto con il topo” entra in banca. 

I CONTEST FOTOGRAFICI
Dopo il successo del 2019 anche nel 2020 saranno riproposti i contest fotografici, SelfieCat e La Città dei Gatti. Dal 29 febbraio al 21 marzo tutti i partecipanti potranno inviare le loro opere via mail a questi indirizzi lacittadeigatti@lacittadeigatti.it e selfiecat@lacittadeigatti.it. Tra tutto il materiale inviato verranno selezionate le 12 opere vincitrici che saranno pubblicate nel calendario de La città dei gatti 2021. Una selezione delle opere migliori sarà pubblicata anche sulle pagine Gatto Magazine. Tutte le indicazione per partecipare ai contest si trovano sul sito lacittadeigatti.it

17 FEBBRAIO - LA GIORNATA NAZIONALE DEL GATTO - 30 anni di storia 
Per comune decisione delle maggiori associazioni feline, dopo tanto discutere, si è stabilito che la giornata mondiale del gatto debba essere il 17 febbraio. Difficile non cedere alla tentazione di chiedersi “ma perché proprio questo anonimo giorno?”. Diverse le ipotesi: febbraio è il mese dell’Acquario, dominato da Urano, protettore di quegli spiriti liberi che, come i gatti, non amano sentirsi oppressi da regole troppo rigide. Il giorno 17, anche se non cade di venerdì, richiama quelle atmosfere arcane e superstiziose a cui il gatto è inevitabilmente legato da secoli. 
Qualche intellettuale raffinato ha però cercato un’altra interpretazione: in numeri romani il 17 si scrive XVII, che anagrammato diventa “VIXI”, cioè “vissi”, “sono vissuto e sono morto”, vale a dire il motto di coloro che hanno il beneficio di vivere sette vitee poter dire di essere morti più volte.
Secondo alcuni la scelta del giorno 17 sarebbe invece da interpretare così: 1 volta morirò e 7 vivrò. Una teoria, quest’ultima, comprovata dal fatto che nei paesi nordici il numero 17 porta fortuna proprio perché significa “vivere una vita per sette volte”. C’è invece chi sostiene che la scelta del giorno si debba nel all’iniziativa della giornalista Claudia Angeletti, che nel 1990 si adoperò per creare questa ricorrenza. Sia come sia, ricordiamoci, il 17 febbraio, di fare gli auguri al nostro micio... magari aprendo una di quelle scatolette golose che gli piacciono tanto.

FELIWAY® - UN PARTNER MOLTO SPECIALE
Feliway®, la linea di prodotti di Ceva Salute Animale che risponde alla necessità quotidiana sentita da tanti proprietari di gatti di rendere più felice il proprio amico a quattro zampe e convivere in piena armonia, non poteva non essere il nostro partner privilegiato.
Feliway produce un messaggio naturale di benessere, noto scientificamente con il nome di feromoni, che ha dimostrato efficacia nel portare serenità nei gatti. Marcature urinarie, graffiature, convivenza agitata con altri gatti, trasporto e viaggio sono tra le tante situazioni in cui Feliway viene in aiuto ai gatti e ai loro proprietari.
Per scoprire come rendere felice il vostro gatto seguite il sito www.lacittadeigatti.it, dove troverete tutti i prossimi appuntamento con etologi e veterinari che ci aiuteranno a capire il vostro gatto. Informazioni, test, consigli li potete anche trovare nel sito feliway.it

LE VOCI UFFICIALI DE LA CITTÀ DEI GATTI
Youpet.it, la tv web dedicata gli animali e Radio Bau, la web radio che miagola e abbaia, ideatori con Urban pet de La città dei gatti, dal 17 febbraio al 29 marzo, saranno le voci ufficiali dell'evento. A supportarli ci saranno anche Gatto Magazine, sul mercato da quasi vent'anni, e il portale amicidicasa.it, che seguiranno day by day ogni evento.

Urbino e la sua università nella canzone di Mimmo Carrino, il professore

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di Roberto De Giorgi - TARANTO - Nostalgia canaglia dovrebbe essere il titolo sotto pelle di questo articolo. Il professore, come lo chiamano gli avventori del Bar78 di Via Oberdan a Taranto, è Mimmo Carrino, tarantino doc che ha studiato a Urbino dal 1973 al 1981, laureandosi e restando a insegnare nelle Marche fino alla pensione.

Mimmo ha voluto fare un regalo alla città di Urbinoalla sua antichissima università con una canzone: «Urbino...quelli che una volta erano all'Università». Non ha dimenticato di essere non solo un professore di disegno, ma anche un artista della musica. Lui è stato nei Glom, un gruppo musicale tarantino degli anni Sessanta, quando i giovani mangiavano cassette musicali e partivano all'arrembaggio le prime radio indipendenti. 
Il mio ricordo personale è legato all’inaugurazione della nuova chiesa di San Pio X, nel quartiere Italia-Montegranaro, quando d’accordo con Dario Palmisano, il parroco quarantenne che leggeva Nietzsche, si organizzò la prima Messa beat, con la presenza dell’Arcivescovo Mons. Motolese. Unica e irripetibile, come unici sono i protagonisti di quell’evento e di quegli anni, dei quali alcuni sono andati via per sempre.
Abbiamo chiesto a Mimmo, com’è nata questa canzone?
 “Tornando ad Urbino dopo tanti anni, sono stato avvolto da ricordi indimenticabili. Passeggiando per le stradine, sono stato coinvolto nelle emozioni tanto, da scrivere e comporre una canzone dal titolo: Urbino…quelli che una volta erano all'Università. Il testo e la partitura del brano sono stati regolarmente depositati alla SIAE. La registrazione originale, non ancora ultimata, sarà disponibile quanto prima. La potrò condividere o con tutti gli amici del mondo del web o con tutti quelli che vorranno emozionarsi con me e con la mia chitarra la prossima estate in piazza ad Urbino.”
Ora la partitura è ultimata e ve la facciamo ascoltare. Con l’auspicio che tutti gli ‘urbinati’, soprattutto quelli che sono stati all’Università “Carlo Bo” si riconoscano nelle note del 'professore’. Buon Ascolto!
La canzone si può ascoltare nel seguente link:

Abandonalism, il fascino di luoghi e oggetti dimenticati diventa un fenomeno di tendenza mondiale e contagia i social

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“C’è bellezza ovunque, ma non tutti sanno vederla”: mai come quest’anno una delle massime di Confucio più citate sembra essere così attuale.
All’alba del nuovo decennio ispirazione fa rima con abbandono, si consolida il trend dell’Abandonalism che coinvolge architetti, designer, star, artisti e non solo, portati ad ascoltare le storie che oggetti e luoghi dimenticati hanno da raccontare. Una tendenza iniziata, secondo la CNN, nel 2014 con la mostra Ruin Lust andata in scena alla Tate Gallery di Londra e che oggi contagia diversi settori, persino quello turistico. Come riporta The Washington Post, infatti, dal Canada alla Germania, uno dei must del momento è concedersi una visita in una fabbrica abbandonata e, d’accordo con il magazine Time, crescono esponenzialmente anche le vacanze con destinazione Chernobyl. La passione per i luoghi in rovina colpisce anche il popolo dei social dove l’account Instagram Beautiful Abandoned Places, che ritrae meravigliosi luoghi abbandonati, è seguito da ben 1,6 milioni follower tra i quali spiccano Chiara Ferragni, Steve McCurry, Giorgia Palmas e Lexie Limitless, la persona più giovane ad aver visitato ogni Paese del mondo. Inoltre, l’hashtag #abandoned conta addirittura 7,2 milioni di post, mentre #ruins e #abandonedplaces collezionano rispettivamente 3 e 3,7 milioni di post. Svariati anche i canali YouTube consacrati a questo tema come Exploring with Josh che raggiunge quota 3,85 milioni di iscritti e The Proper People che sfiora i 900mila. Neppure modaristorazione e matrimoni sono immuni al misterioso fascino dell’abbandono, con sfilate, cene e ricevimenti che prendono vita in luoghi sottratti all’oblio e strappati al declino. È quanto emerge da uno studio condotto da Espresso Communication per Galleria Battilossi su oltre 30 testate internazionali dedicate a lifestyle e tendenze nei campi della moda, del food, dell’arredamento e dell’arte. Un trend al quale si ispirano anche designer come Maurizio Battilossi, fondatore della Galleria Battilossi: “Alla base del mio lavoro c’è l’idea che la sublime raffinatezza non stia soltanto nella perfezione, ma che possa essere trovata anche in oggetti semplici che mostrano i segni del tempo, come una lamiera corrosa. I disegni astratti della nostra linea di tappeti Eclectica, ad esempio, si ispirano a superfici artificiali che si incontrano nella quotidianità. Credo che per disegnare un tappeto contemporaneo, in grado di esaltare interni ricercati e reinventare lo spazio che lo circonda, sia fondamentale muoversi sul sottile confine fra passato e futuro e che nulla, come un oggetto abbandonato, preda del tempo e in continua trasformazione, racchiuda questo concetto”.

Ma a cosa si deve questa ammirazione per luoghi e manufatti abbandonati? Come spiega la BBC, davanti a un luogo in rovina si genera un misto di paura e nostalgia, ma anche un brivido d’eccitazione. Secondo Sonia Paone, docente di sociologia urbana all’Università di Pisa: “Le rovine hanno sempre avuto un fascino perché alludono alla transitorietà dell’opera umana, all’inesorabile trascorrere del tempo, alla caducità delle cose. Oggi la tragicità cosmica di una natura che potrebbe riprendere il sopravvento fa sì che le rovine del tempo presente siano fonte di ispirazione”. Ed è così che tanti disegnatori scelgono come punto di partenza per le proprie creazioni il ferro arrugginito o altri oggetti considerati di scarto. Lavori che danno vita a interni rustrial, una sintesi dello stile industriale e di quello rustico, spiega Newshub, simile a quello degli appartamenti newyorkesi caratterizzati dall’utilizzo di mattoni a vista e ferro. Per le mura di casa spazio anche al cemento, lasciato rigorosamente grezzo, ma in chiave green: come racconta The Telegraph, infatti, è disponibile un nuovissimo tipo di questo materiale più sostenibile, realizzato con un misto di sabbia e batteri.

Anche nel mondo della moda, i brand si lasciano ispirare sempre più spesso da location abbandonate o ex aree industriali utilizzandole come set per le sfilate: teatri ricoperti di graffiti ormai infestati da erbacce come racconta Harper’s Bazaar, fabbriche di panettoni, garage di edifici residenziali e persino aeroporti come riporta il francese Le Figaro, fanno da palcoscenico alle ultime collezioni d’alta moda da Milano a New York. I luoghi abbandonati non sono solamente set utilizzati qualche giorno e poi lasciati nuovamente al loro destino, ma anche una solida base per progettare e inventare nuovi spazi a misura d’uomo: ne sono un esempio la newyorkese High Line, una ferrovia sopraelevata in disuso dagli anni ’80 diventata poi un parco lineare come spiega NBC o il tratto di binari che univa le città francesi di Rosheim e Saint Nabor, trasformato in un cammino lungo 11 chilometri che permette di riscoprire paesaggi dimenticati e lasciarsi sorprendere da nuovi punti di vista. Altri esempi sono edifici come la Tate Modern o la Fondazione Prada dove la nuova destinazione d’uso e il passato dell’edificio sono strettamente legati e trasportano i visitatori in un luogo unico e fuori dal tempo. Persino i matrimoni non sono esenti da questa “febbre del vissuto” come racconta il Daily Mail, secondo il quale uno dei trend più in voga nel settore sarebbe l’urban wedding che si contraddistingue soprattutto per la scelta di location come magazzini in disuso o vecchi granai.

E sulla tavola, come si traduce questa passione per l’abbandono? Come spiega The Guardian, riappropriandosi di sapori dimenticati come quello della frutta matura al punto giusto, preferendo quella coltivata nel proprio orto, rispettando i ritmi della natura, a quella in vendita sugli scaffali dei supermercati. La riscoperta di antichi sapori è stata al centro anche della kermesse culinaria Madrid Fusión dove, riporta il quotidiano spagnolo El Español, gli chef hanno riaffermato l’importanza di ritrovare la semplicità nei piatti tradizionali, lasciando per un po’ da parte le complesse tecniche della nouvelle cuisine. In linea con questo trend ci sono poi i ristoranti che sorgono all’interno di ex lavanderie, cristallerie e persino in complessi industriali. Ovviamente nemmeno l’arte contemporanea poteva sottrarsi al fascino dell’abbandono con opere che dialogano con lo spettatore conferendo una nuova connotazione agli oggetti abbandonati. È il caso, come riporta Montreal Gazette, del collettivo canadese Garbage Beauty che trasforma gli oggetti abbandonati per strada: un’asse di legno gettata al fianco di vassoi di plastica, ad esempio, grazie alla scritta “la table est mise” (la tavola è apparecchiata) diventa, sin dal primo sguardo, un tavolo sul quale qualcuno ha appena mangiato. Significativo anche il lavoro dell’artista Jane Perkins che utilizza rifiuti per dare vita a celebri opere come Ragazza col turbante o Notte stellata.

Trend il nuovo programma di intrattenimento in onda su La5 dal 15 febbraio

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Debutta su La5 Trend, il nuovo programma di intrattenimento dedicato alle ultime tendenze.
In onda a partire dal 15 febbraio, tutti i sabati alle 11.00, condotto da Anthony Peth con due opinioniste d’eccezione Silvana Giacobinie Francesca  Rocco, insieme porteranno il pubblico alla scoperta di vecchi e nuovi trend. Prodotto dalla casa di produzione N&M Management, da un’idea di Mariaraffaella Napolitano, ogni sabato si alterneranno nella splendida cornice di un loft vip appartenenti al mondo della musica e dello spettacolo che daranno la loro opinione sullo stile del passato e sui mutamenti della contemporaneità.

GENNAIO più CALDO DI SEMPRE in Europa e ora torna l’ANTICICLONE MANGIA-INVERNO

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Edoardo Ferrara di 3bmeteo.com: “Gennaio chiude con caldo record in Europa e dopo la toccata e fuga dell’Inverno sull’Italia, ora torna l’anticiclone con temperature in rialzo e inquinanti in aumento. Nella prossima settimana da monitorare una potente tempesta su mezza Europa”

GENNAIO 2020, IL PIÙ CALDO DI SEMPRE IN EUROPA – Continua il trend al riscaldamento globale: il gennaio 2020 è risultato il più caldo mai registrato parimerito a quello del 2016. Per quanto riguarda l’Europa, è stato il più caldo di sempre da quando si effettuano le misurazioni ( superando di 0.2°C il precedente record del gennaio 2007 ), con una temperatura complessiva superiore di 3.1°C rispetto alla media trentennale 1981-2010. In particolare il comparto europeo nord orientale e la Russia hanno sofferto temperature sopra la media anche di oltre 6-8°C. “Per la Russia e soprattutto per la Siberia il gennaio attuale è simile al gennaio 2007” – spiegano da 3bmeteo.com – “Mosca non ha visto un giorno con temperature sotto la norma sia nei valori minimi che in quelli massimi e la sua temperatura media, mai negativa, è risultata di 9°C sopra la media. Città come Oslo, Stoccolma, Helsinki e Copenaghen hanno registrato temperature massime sopra lo zero per ogni giorno del mese. Con la sola eccezione di Oslo che ha visto la neve il 31, tutte le altre città sono state totalmente prive di neve misurabile per la prima volta in assoluto in gennaio”
SULL’ITALIA DOPO LA SVENTAGLIATA FREDDA TORNA L’ANTICICLONE ‘MANGIA-INVERNO - “archiviata l’irruzione fredda di mercoledì, che ha riportato aria d’Inverno e neve a quote basse su alcune zone del Centrosud, ora rimonta l’anticiclone e la stagione invernale tornerà ad assopirsi” – conferma il meteorologo di 3bmeteo.com Edoardo Ferrara – “fino al weekend sole prevalente con al più qualche nube residua al Sud e addensamenti tra Toscana, Liguria e Piemonte. Domenica nubi in ulteriore aumento al Nord ( specie Pianura Padana ) e in generale lungo le regioni tirreniche, ma con precipitazioni al più deboli ed isolate. Le temperature saranno in nuovo inesorabile aumento e tornerà altresì a peggiorare la qualità dell’aria nei grandi centri urbani e in generale sulla Pianura Padana.”
PROSSIMA SETTIMANA POTENTE TEMPESTA SU MEZZA EUROPA, ITALIA LAMBITA – “Tra domenica e martedì mezza Europa verrà investita da una potente tempesta atlantica. Dapprima Isole Britanniche, Francia, Olanda, Belgio, quindi anche Germania, Danimarca, Scandinavia e successivamente gli Stati orientali saranno interessati da piogge, rovesci ma soprattutto forti venti di Ponente, con raffiche anche di oltre 100km/h, possibili danni e disagi. L’Italia verrà appena lambita con una ventilazione a tratti sostenuta da Ovest, nuvolosità irregolare al Nord e sui versanti tirrenici ma con poche piogge e in un contesto climatico ancora relativamente mite per il periodo. ” – concludono da 3bmeteo.com

Guarire di Erica Muraca, regista trasformazionale: creo per cambiare il punto di vista degli spettatori. L'intervista

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GUARIRE come tornare al mondo quando la vita ci fa morire un po’, uno spettacolo trasformazionale di Erica Muraca. Riportiamo alcuni passaggi di un'intervista rilasciata ad Andrea Giostra.

Debutto del quinto spettacolo trasformazionale di Erica Muraca dal titolo GUARIRE che parla di una storia vera, una storia intima, personale. Durante i mesi della malattia del padre, Erica conosce e sperimenta varie tecniche di guarigione spirituale per sostenere il padre durante le varie fasi della malattia. Sceglie poi le più efficaci e decide di farci uno spettacolo teatrale per portare al pubblico l’esito delle sue ricerche fino a questo momento facendo conoscere quello che più ha funzionato in questo ultimo anno per lei, per il padre, per le persone che ama che hanno dovuto affrontare diverse difficoltà. Un documentario teatrale che a tratti sfocia in un rituale collettivo creato ad hoc per i partecipanti. 
In scena la comunione di arti che caratterizza gli spettacoli di Erica Muraca: prosa, video, musica, danza. Un perenne contatto con il pubblico tra la stessa Erica Muraca, in scena, unica protagonista, con lo scopo di portare alle persone qualcosa di vero, qualcosa di unico ma soprattutto qualcosa che possa essere efficace anche per chi assiste, per le loro storie, per le loro vite. 
Nel tuo sito ufficiale ti definisci una “Registra Trasformazionale”. Vuoi spiegare ai nostri lettori cosa significa esattamente?
Mi definisco Regista Trasformazionale perché non mi occupo solo dell’arco di trasformazione dei personaggi della storia ma anche e soprattutto di quello del pubblico. Tutto quello che creo ha lo scopo di cambiare il punto di vista degli spettatori sulla realtà circostante e, di conseguenza, il loro approccio alla vita. Il mio obiettivo è di farli uscire dalla sala con la convinzione che anche loro possono cambiare vita e possono farlo da subito. Utilizzo tecniche che appartengono al mondo del life e spiritual coaching (da qui il termine ‘trasformazionale’) nella struttura, nella scrittura e nei contenuti del film. In molte creazioni esplicito anche quali tecniche utilizzo e come e in questo modo le passo direttamente al pubblico. Attraverso quello che creo mostro al pubblico come rompere la quarta parete della vita, quella cioè che divide il possibile dall’impossibile e rendere possibile tutto.
Qual è stato il tuo percorso artistico che ti ha condotto dove sei ora professionalmente?
È stato un percorso artistico molto vario. Tanti anni di danza e coreografia che oggi m’ispirano nel montaggio video, nel gioco con i contrasti immagini-musica, nel creare composizioni a effetto e nel prediligere un girato fatto di movimento, anche azzardato, della camera. Poi il teatro, da attrice prima e da regista poi, con la sua profondità e con il suo bisogno di contatto con il pubblico mi ha insegnato ad avere un rapporto di onestà e di rispetto con lo spettatore: è lui che rende possibile l’esistenza dell’atto scenico, ha pagato un biglietto per salire su un mezzo che possa condurlo a una verità e a te, che stai in scena, spetta di trasportarlo. Poi il teatro sociale, il master in drammaterapia e i percorsi di crescita personale e spirituale hanno reso possibile la mia espansione al mondo del cinema: tutto quello che creo nasce da un’urgenza, da un bisogno di prenderlo per mano quel pubblico e di trascinarlo con me in un luogo dove le speranze diventano realtà, dove il paradiso esiste ed è già qui, dove la vita ti porta esattamente dove vuoi tu. E solo il cinema può rendere visibile questa trasformazione e questo nuovo modo di vivere nel mondo.
Chi sono i tuoi modelli e chi sono stati i tuoi maestri?
In primis, il Fritz Lang di Metropolis. Questo film mi ha segnata e per certi aspetti, sconvolta. Qui ci ho visto, per la prima volta, il genio. Non sto parlando solo della regia o della musica: sto parlando dell’urgenza di narrare un disagio interiore e di riuscire a rifletterlo, come uno specchio, nella realtà circostante. Poi il cinema neorealista con la sua verità e il bisogno di stare con la gente, di raccontare la gente. Lì, ho trovato una dimensione sociale che mi appartiene. Un cinema fatto dalle persone, per le persone. In questo caso è difficile scegliere un regista ma, influenzata da un incontro pubblico tenuto da Martin Scorsese qui a Roma qualche mese fa in cui elencava i suoi autori preferiti, direi che ci sono ottime motivazioni per preferire, su tutti, lui: Pierpaolo Pasolini. Poi Terrence Malick, con il suo stile riflessivo, filosofico e spirituale che appartiene anche ai miei lavori. Le opere di Malick le ho scoperte dopo aver esordito con il mio primo cortometraggio: in quell’occasione mi è stato detto che forse avrei potuto apprezzare l’Albero della Vita, e così è stato. In generale amo molto le storie vere e i biopic. Amo coniugare una certa ‘necessità’ di fare cinema (come se quest’ultimo diventasse, a un certo punto, una protesi dell’anima) e scelte tecniche e stiliste azzardate.
Perché secondo te oggi il cinema e il teatro sono importanti?
Sono fondamentali per trasformare la realtà e ridare alle persone quel potere personale che sentono di aver perso.
Guarire
Drammaturgia Regia ed Editing Video di Erica Muraca
Costumi e oggetti di scena di Yana Harizanova
Grafica locandina Mike Palermo
Musiche d’autore dal vivo (unicamente per la replica del 16 febbraio ore 18) di Livio Livrea
Parte dell’incasso sarà devoluto a Ohana Wordwilde Family
Ohana Worldwide Family si prende cura di quelle persone che hanno un Sogno ma non sanno come realizzarlo e hanno perso la Speranza di farlo.

TEATRO PORTAPORTESE
 Via Portuense 102 – Roma Tel.065812395
 BIGLIETTI 
INTERO 15,00 EURO (13,00 EURO +2,00 DI TESSERA)
RIDOTTO 12,00 EURO (10,00 + 2,00 DI TESSERA)

Betta Cianchini e il racconto street-Art de "I muri di Roma mi parlano-2"

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Dopo la prima fortunatissima presentazione, Betta Cianchini porterà sul Palco del Monk: "I MURI DI ROMA MI PARLANO-2”. 

Così la stessa Cianchini: “Un racconto-street-Art che nasce proprio dall’incanto e dal dissacrante stupore che mi colpisce quando mi imbatto nelle scritte sui muri di Roma. Ci sono scritte che stimolano come un compendio filosofico in vernice, come una selezione a muro di ricerche sociologiche, altri spaziano da un “memento esistenziale a una massima religiosa. Ormai li studio, li ricerco, cerco la scritta giusta da intercettare per cambiare la giornata, insomma sono il mio inciampo visivo emozionale. Il mio pronto intervento psicologico stradale, il mio coach emotivo. Risparmio i soldi della strizza cervelli e mi fa bene camminare. Invito tutti voi a lasciarvi andare di fronte ai muri romani e alle loro perle di saggezza scritte, dipinte e gagliardamente e spavaldamente pronte sui muri della nostra città. 
Avevano ragione Simon & Garfunkel: “the word of the prophets are written in the subway walls...” 
Raccolgo le scritte, le presento, ne colgo la profondità, la solitudine, la matrice sovversiva o il sarcasmo, l’amarezza, la poesia e la restituisco, (senza sporcare!) ne sottolineo l’essenza emotiva, insomma le impacchetto in una visione / visuale tutta mia. 
Come non cogliere la poesia esistenziale della visione intimista e distorta a Tiburtina: “Si tutto c’ha un senso, sto contromano”. 
Lo smarrimento sulla Metro B, Piramide: “Io e te quattro metri sopra il cielo, perché a tre metri stanno molta gente”. 
E un plauso al genio che accanto alla scritta Lepanto, con sagace pazienza ha aggiunto FOLE. Le panto-fole. E ti senti a casa in città. 
E ancora, a Vitinia un sussulto al cuore, il muro come terapia introspettiva: la sensibilità di chi a un cartello “Non sostare”, ha aggiunto, fiero paladino di uno sturm und drang nostrano: “al mondo”. 
Roma, meraviglia di città. Il Trullo la sa dire bene: “Tor Bella c’ha la bamba, a chiesa c’ha i segreti, Majana c’ha la banda, er Trullo c’ha i poeti”. Er Bestia. Chiudo normalmente il pezzo con una massima che mi ha insegnato Roma Sud: “Bisognerebbe tentare di essere felici… non fosse altro che per dare l’esempio”. Perché, un sapiente muro di Decima insegna: “La retta via esiste solo in geometria”. 
Dalla Polizia stradale alla Poesia stradale, la strada è breve.

Betta Cianchiniè schizofrenicamente attrice/autrice/dialoghista/Speaker Radio Rock Co-autrice del fortunatissimo Format “Dignità autonome di prostituzione” (che condivide con L. Melchionna regista dello stesso) Vincitrice Premio Siae 2008 con La storia di Anya (la prima storia raccontata in macchina) e Premio Golden Graal migliore attrice. Premio RadioRai2 Festival Nazionale di Cabaret di Modena (Attori di Prosak). 2007 secondo premio Festival Nazionale di Cabaret di Grottammare. 2014 3° posto del Festival Nazionale di Cabaret di Modena. 2011 Premio nazionale Donna Mostra Donna con Post Partum LEI. I suoi testi sono stati scelti negli incontri motivazionali nel carcere femminile di Rebibbia. Il suo Format: FEROCIA - STORIE DI DONNE-FATECI SMETTERE QUESTO SPETTACOLO nel novembre 2018 viene scelto come spettacolo a MONTECITORIO per 100 ragazzi di istituti romani. 25 Nov. 2014 Roma Capitale sostiene il suo Progetto “15 storie in 15 Municipi” (15 sue storie nelle fermate Metro, Anagrafe, Municipi, strade, Centri Commerciali) e riceve il prestigioso premio nazionale alla cultura Paolo Borsellino. FEROCIA è selezionato e in scena al Napoli Teatro Festival (giugno 2017). Crede nella crasi tra le Arti soprattutto tra scultura e Teatro; nel 2018 porta al Teatro India- con lo scultore Alan Bianchi il Format “Un Cuore Blu”. Una performance sul femminicidio - interpretata da Tiziano Panici - nella scultura di 4 metri costruita dall’artista BeeAnkee. Ideatrice del Format LA NOTTE ROSSA CONTRO LA VIOLENZA (referenti delle istituzioni e giornalisti leggono le sue storie e le testimonianze raccolte per le strade). Tantissime le presenze come attrice nelle più importanti Kermesse culturali. La sua cifra ha l’acidità ironica e corrosiva che caratterizza certe vite umane e che predilige scelte di felicità e di coraggio. Diventata miope per esser stata dialoghista TV per lungo tempo. Molto irrequieta, agisce da "rossa" ma pensa da “mora”. A volte può sembrare bionda (è un alibi!) Il suo copione più difficile ha 11 anni e si chiama Jaco. Si occupa da anni con lo scultore BeeAnkee di formazione aziendale. Sostenitori della condivisione dell’incanto e della bellezza poetica come arma bianca. La loro è una ricerca di risveglio collettivo, emozionale e soprattutto visivo. Perché la sensibilità ancora esiste. Va solo istigata!

Celiachia: oltre 600mila i pazienti italiani. Milano capitale della "Gluten Sensitivity"

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Che cosa è il glutine?
Che cosa è la celiachia e quali sono i numeri dei soggetti colpiti nel mondo? Chiarire le distinzioni tra sensibilità al glutine e al grano e puntare alla trasmissione di un forte messaggio di consapevolezza sulla malattia celiaca. Questi alcuni degli obiettivi che animano gli organizzatori del Convegno Nazionale Celiachia e altri disordini Glutine Correlati: Update 2020, che si tiene a Milano giovedì 6 e venerdì 7 febbraio 2020 all'Università degli Studi di Milano, presso il Centro Congressi Casa Cardinale Ildefonso Schuster, in via Sant'Antonio, a pochi passi dall'ingresso della Statale.
IL CONGRESSO - Nella cornice di Casa Cardinale Schuster, promosso dal Centro per la prevenzione e diagnosi della malattia celiaca della Fondazione IRCCS Cà Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano, il Convegno, con il Patrocinio della Regione Lombardia, è diretto dal Prof. Maurizio Vecchi (prima foto) Docente di Gastroenterologia all’Università di Milano e dal dott. Luca Elli (seconda foto), Resposabile Centro Celiachia, Fondazione IRCCS Cà-Granda di MilanoLa dieta priva di glutine e a bassi Fodmap (Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols), la malattia celiaca refrattaria e le possibili terapie per un corretto approccio sono i temi al centro della speculazione degli oltre 550 specialisti tra gastroenterologi, internisti, biologi, nutrizionisti, dietisti, psicologi e infermieri e operatori sanitari che partecipano a questa iniziativa di alto valore scientifico e divulgativo con l'intento di fare chiarezza.
LO SCENARIO - Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dei pazienti con malattia celiaca e disordini glutine correlati. Contestualmente vi è un susseguirsi di pubblicazioni scientifiche che hanno radicalmente cambiato sia la fase diagnostica che di controllo di questo tipo di patologie. Per queste ragioni vi è una intensa richiesta di aggiornamenti tecnici e puntuali riguardo questo tipo di disordini e la loro gestione da parte dei diversi specialisti coinvolti. Lo scopo di questo convegno è quello di fornire un aggiornamento riguardo le ultime novità scientifiche e fornire gli strumenti conoscitivi per una loro integrazione nella quotidianità clinica.
"I numeri della celiachia parlano da soli: 600mila i casi evidenziati dagli screening, pazienti in cospicuo aumento e sommerso in costante impennata - sottolinea il Prof. Maurizio Vecchi, Direttore del Convegno e direttore dell’Unità operativa di gastroenterologia del Policlinico del capoluogo lombardo - Sono infatti oltre 400mila i pazienti che oggi rappresentano la porzione nascosta di questa malattia autoimmune “accesa” dal glutine e segnata da difficoltà diagnostiche. Un quadro che la scienza sta modificando: sia per la definizione precoce della patologia, sia per il controllo della stessa. A fronte dell’incremento della malattia celiaca - prosegue Vecchi -assistiamo a una forte spinta scientifica che sta radicalmente cambiando sia la fase diagnostica che di controllo di questo tipo di patologie. Da qui, l’intensa richiesta di aggiornamenti tecnici: serve più conoscenza e un approccio multidisciplinare per gestire al meglio la malattia celiaca nella quotidianità clinica”.
CACCIA AL SOMMERSO “La malattia celiaca - spiega il professor Vecchi - può essere contraddistinta da paradigmi aspecifici e asintomatici. Da qui, il problema delle diagnosi sfuggenti. Alle prime avvisaglie sospette - come diarrea persistente e gonfiori addominali costanti, anemia e difficoltà di assorbimento delle vitamine – ci si dovrebbe sottoporre al test. La celiachia è forse l’unica malattia che, attraverso dei marcatori sierologici, ci permette di arrivare a una diagnosi certa al 99%. La lotta al sommerso parte proprio da qui, dall’aderenza al test. Soprattutto per tutti quei soggetti geneticamente predisposti”.
DIETA GLUTEN FREE E NUOVE OPZIONI TERAPEUTICHE - Dalla celiachia non si guarisce. “Ma ci si può convivere bene – continua il professor Vecchi - Se fino ad ora l’unica terapia disponibile è la dieta libera da glutine, sono in corso ricerche che mirano ad alleggerire il peso di una quotidianità alimentare rigida e con un peso economico rilevante. Oggi si sta infatti tentando di modificare la risposta immune dei pazienti e di manipolare il glutine assunto. E a breve arriveranno in tal senso sperimentazioni cliniche sull’uomo. Un panorama in continua evoluzione che richiede aggiornamenti attivi, come quelli che offriamo con il convegno”.
LA CULTURA ALIMENTARE DEL “SENZA" - Per ogni italiano che soffre di celiachia certificata ce ne sono almeno 30 che consumano alimenti privi di glutine pur senza averne bisogno, con un possibile rischio per la salute e una spesa “inutile” - secondo le ultime stime - pari a complessivi 105 milioni di euro“Le cosiddette intolleranze che seguono le mode - conferma il clinico - non sono scientificamente provate. E si rischia la confusione. Ci si deve invece concentrare su chi, pur non presentando marcatori genetici e sierologici attinenti la celiachia, sta male se assume cibi con glutine. Si tratta di disturbi glutine correlati dove il limite psicologico e quello organico può essere davvero molto sottile e difficile da individuare. Un campo, compreso quello che mette in relazione l’alterazione del microbiota intestinale con l’insorgenza della celiachia, ancora tutto da esplorare e che merita più attenzione”.
I NUOVI TEST DI MONITORAGGIO - Che l’aderenza alla dieta priva di glutine rappresenti un ostacolo nella gestione della malattia da parte del paziente è ben concepibile. Tant’è che, fino ad oggi, ha rappresentato uno scoglio anche per i clinici. Ora però gli specialisti hanno a disposizione un nuovo strumento. “Si tratta di un test – conclude il professor Vecchi – che è in grado di dirci il livello di detezione del peptide del glutine nelle urine e nelle feci dei pazienti. E, dunque, ci permette il monitoraggio reale e costante della malattia, apportando laddove necessario le giuste correzioni. Ma anche di scoprire se il paziente ha assunto in modo volontario o meno sostanze proibite. La gestione della patologia passa anche da qui, da quelle azioni di controllo in grado di prevenire danni istologici intestinali”.

Libri, "Un passo più in là" di Mario Antobenedetto: la storia di Ivan, alla ricerca del perdono. La recensione

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Un passo più in là è la storia di un giovane uomo che deve ritrovare sé stesso dopo aver smarrito la strada, e forse anche parte della sua anima.
Lo scrittore Mario Antobenedetto presenta il personaggio di Ivan, che decide un giorno che ne ha abbastanza del dolore, e che forse l’unica soluzione è scappare, è dimenticare. Ma i ricordi sono più forti, e il dolore è tenace. Ivan esce dalla sua “comfort zone” e si rinchiude in un isolamento forzato lontano dalla realtà e dalle persone che ama e che lo amano. Nella rigidità dell’inverno nei boschi delle Dolomiti cerca di perdere la sua umanità, riuscendo solo a perdere il sorriso. Chiamato dagli abitanti del luogo “serious man”, Ivan si trascina nella sua vuota esistenza soddisfacendo solo i bisogni primari e limitando i rapporti interpersonali al minimo, nel disperato tentativo di silenziare i sensi di colpa che urlano dentro di lui. Un passo più in là è un romanzo introspettivo raccontato per flashbacks, in cui si scopre la dolorosa storia del protagonista, fatta di errori e di mancanze. Una storia in cui in un attimo la vita di Ivan viene stravolta, e poi sembra non sia sufficiente un’esistenza intera per cancellare le colpe, per accettare la propria natura nelle sue luci e nelle sue ombre, e infine rialzarsi. La vicenda di Ivan ricorda quanto coraggio occorra per vivere, quanto sia importante essere presenti a noi stessi ed essere responsabili di tutto ciò che realizziamo nella nostra esistenza.«Dimmi da cosa stai scappando ragazzo», afferma un personaggio secondario del romanzo, ed è proprio dalla responsabilità che Ivan fugge, dalla consapevolezza di essere l’artefice del proprio amaro destino, e di essere stato in parte causa anche del fato di colei che aveva giurato di amare e di proteggere. E tra le vette innevate che sono state per due anni la sua solitaria casa - che sanno ascoltare, difendere e anche punire quando necessario - egli comprende alla fine che le cose importanti vanno preservate, e che la felicità va conquistata passo dopo passo. Perché a volte è più semplice abbandonarsi al dolore che imparare a sorridere. E attraverso la vicenda di Ivan l’autore riflette sulla controversa natura umana: su quanto a volte, seppur inconsciamente, si provoca dolore a noi stessi e agli altri, su quanto sia poi duro convivere con il rimorso e su quanta forza serva a perdonare e soprattutto a perdonarsi.


Titolo: Un passo più in là
Autore: Mario Antobenedetto
Genere: Narrativa contemporanea
Casa Editrice: Edizioni A.Car
Pagine: 290
Prezzo: 16,50
Codice ISBN: 978-88-649-02-340

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BOBBY SOLO ospite al 70° Festival di Sanremo. Dal 7 febbraio esce il singolo "IL GARAGE STA ANDANDO A FUOCO" in duetto con Veronica Marchi.

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BOBBY SOLO ospite del 70° Festival di Sanremo, da venerdì 7 febbraio arriva in radio e sulle piattaforme digitali con il nuovo singolo "IL GARAGE STA ANDANDO A FUOCO" in duetto con Veronica Marchi.

Con questa canzone i due cantanti non interpretano la classica e scontata storia d’amore tra l’uomo maturo e la giovane donna, bensì presentano due artisti accomunati dalla voglia di esplorare nuovi territori e generi musicali.

«La voce di Veronica ha arricchito moltissimo la canzone! Si tratta in assoluto della mia prima esperienza in duetto con una voce femminile e sono molto contento del risultato», commenta Bobby Solo.

A proposito della canzone, Veronica Marchi dichiara: «Appena ho sentito il brano ho subito pensato che sarebbe stata per me una preziosa occasione per andare oltre i miei limiti e sperimentare qualcosa di nuovo, il sound è lontano dal mio mondo ma la saggezza e la dolcezza di Bobby mi hanno portata sulla strada giusta senza dire una parola. Sono onorata di far parte di questo progetto».

L’operazione è supportata e presentata da Azzurra Music assieme al produttore Francesco Micocci. Il brano scritto da Varo Venturi (già compositore/autore del brano “Amore disperato” portato al successo da Nada) è ispirato ad un genere poco diffuso in Italia che sta divenendo molto popolare negli Stati Uniti, una nuova branchia del country denominata “Southern Gothic Dark Country” una specie di “Blues delle paludi”, che potremmo definire la parte “cupa”, malinconica del country.

Bobby Solo, pseudonimo di Roberto Satti è un cantautore, chitarrista e attore italiano.
All'inizio degli anni ’60 si trasferisce a Milano, dove  viene notato da Vincenzo Micocci, che gli propone un contratto per la Dischi Ricordi e lo fa debuttare nel 1963 con il primo 45 giri, contenente "Ora che sei già una donna" e "Valeria". Nel 1964 partecipa al Festival di Sanremo cantando in coppia con Frankie Laine il brano "Una lacrima sul viso", scritta da Mogol e composta da Bobby Solo. Non vinse ma la canzone ebbe subito un gran successo ottenendo in pochi mesi 2 dischi d'oro per 2 milioni di copie vendute. Ciò spinge la Dischi Ricordi a pubblicare il primo album dal titolo "Bobby Solo", stampato anche all'estero, tradotto e cantato in diverse lingue. Sempre nel 1964 con il brano "Credi a me" vince anche la prima edizione del Festivalbar.
Il 1965 gli porta la prima vittoria a Sanremo, con "Se piangi se ridi", eseguita anche dai New Christy Minstrels, la canzone ripete il successo di "Una lacrima sul viso", arrivando in prima posizione nella classifica dei singoli. Nello stesso anno partecipa  all'Eurovision Song Contest - tenutosi a Napoli, con lo stesso brano sanremese, classificandosi al quinto posto - e a Un disco per l'estate 1965 - con “Quello sbagliato”, canzone scritta da Alberto Testa e Flavio Carraresi, classificandosi al sesto posto, ma al primo nella classifica di vendita dei singoli.
Il successo torna con "Non c'è più niente da fare", pubblicata nel dicembre 1966, entra in classifica l'anno dopo, anche grazie al fatto di essere scelta come sigla della trasmissione TuttoTotò; partecipa con successo al Cantagiro 1967; il brano sul retro, “Serenella”, è di Mogol e Carlo Donida (inciso anche dai Dik Dik e da Luigi Tenco, ma pubblicato solo nel 1986). Tra gli altri suoi successi, da ricordare "San Francisco" (1967), versione italiana dell'omonimo brano cantato da Scott McKenzie"Siesta" (con cui partecipa al Cantagiro 1968), "Una granita di limone" (1968) e "Domenica d'agosto" (1969). Sempre nel 1969 nuova vittoria a Sanremo in coppia con Iva Zanicchi con il brano "Zingara", primo in classifica di vendita, per 2 settimane. Nello stesso anno partecipa alla realizzazione del programma televisivo "La filibusta" interpretando un pirata Nel 1980 tona con "Gelosia", con cui partecipa al Festival di Sanremo; successo replicato l'anno successivo, con "Non posso perderti" e nel 1982 con "Tu stai". Bobby Solo ha avuto anche un notevole successo sui mercati tedesco, francese e spagnolo, con versioni in quelle lingue dei suoi successi. Nel 1989 vince con "Una lacrima sul viso", la trasmissione musicale C'era una volta il Festival. Nel 1992 è interprete con Rossana Casale, della colonna sonora della versione italiana di "Eddy e la banda del sole luminoso", film animato di Don Bluth.
Nel 2003 torna al Festival di Sanremo con "Non si cresce mai", in duetto con l'amico Little Tony. Riprende l'attività dal vivo in cui presenta, oltre ai suoi successi, anche molte cover di Elvis Presley, Little Richard, Chuck Berry e altri brani di rock'n'roll, come "Be bop a lula", "Blue suede shoes", "Tutti frutti", "Rip it up".
Tra il 2001 ed il 2006 registra 5 dischi con la casa discografica Azzurra Music: "That's Amore" (2001), "Let's Swing" (2003), "Homemade Johnny Cash" (2004), "The Songs of John Lee Hooker" (2005), "Christmas with Bobby Solo" (2006). Collabora con i Marta Sui Tubi cantando nel brano "Via Dante", singolo estratto dall'album “C'è gente che deve dormire” del 2005.Il 10 aprile 2009 esce "Easy Jazz Neapolitan Song" (Sifare Edizioni Musicali), prodotto dal pianista e arrangiatore Francesco Digilio. Sempre nello stesso anno esce un altro suo lavoro discografico dal titolo "On the Road", un CD promozionale che lo vede ritornare al genere rock and roll, con brani scritti in collaborazione con i bolognesi Andrea Raspolini, Andrea Zappoli e Luca Bongiorni, edito da ARIEL Edizioni Discografiche di Forlì. Nel novembre 2011 esce l'album natalizio "Bobby Christmas" (Sifare Edizioni Musicali), arrangiato e prodotto da Francesco Digilio. Il 9 settembre 2013 esce in digitale, per l'etichetta ThisPlay Music, il singolo "Una Nuova Lacrima", brano rap, con la prima "partecipazione" discografica del piccolo Ryan. Il 14 febbraio 2014 esce "Muchacha", un EP di 4 tracce, dedicato al mondo della musica da ballo, prodotto ed edito da Montefeltro Edizioni Musicali, più il videoclip del cha cha cha Muchacha. Il 18 marzo 2015 pubblica "Meravigliosa vita" il trentasettesimo album che celebra i suoi 50 di carriera, pubblicato dalla Clodio Management S.r.l.s. Il disco contiene 13 brani, dei quali 9 inediti (di cui 3 firmati da Mogol) e 4 riletture in chiave blues di altrettanti "classici" dell'artista: "Se piangi se ridi", "Non c'è più niente da fare", "Una lacrima sul viso" e "Gelosia". Nel 2017 pubblica "Russian Ladies", cantata insieme a George Aaron.
Nel 2018 si esibisce al Festival di New York  con il brano “Conta su me” insieme a Rita Manelli (ex vincitrice Festival di New York del 2017).


Classe '82, Veronica Marchi è una cantautrice, polistrumentista, vocal-coach e produttrice veronese.
Inizia a cantare all’età di quattro anni, studia pianoforte classico e a nove anni scrive la sua prima canzone. Mescola gli studi classici al palcoscenico, mentre grandi nomi della musica internazionale e italiana ne accompagnano la crescita artistica: da Alanis Morissette a Carmen Consoli, da Jeff Buckley a Rino Gaetano, da David Bowie a Lucio Battisti. Capace di saltare dal pop all’indie folk, i suoi live si contraddistinguono per eleganza, delicatezza e autenticità artistica. Apre i concerti di molti grandi della musica italiana, tra cui Niccolò FabiCristina DonàEugenio FinardiNina ZilliAntonella Ruggiero e Davide Van de Sfroos. Dal 1998 inizia ad esibirsi nei locali con diverse formazioni fino ad arrivare al più importante sodalizio, quello con la violinista e polistrumentista Maddalena Fasoli, con cui collabora tutt’ora. Nel 2004 conosce anche il chitarrista e polistrumentista Andrea Faccioli. Il 2005 è l’anno del suo debutto discografico con l'omonimo album prodotto da Luigi Pecere (La Matricula/Venus). Arrivano anche i primi riconoscimenti come la vittoria del premio “Rai demo 2005” e la prima edizione del Premio “Bianca D’Aponte 2005”.
Nel 2006 si aggiudica la terza edizione del premio “L’artista che non c’era” e la vittoria della prima edizione del concorso “Songwriters”. Nel 2007 esce “Saldi di primavera”, primo singolo che anticipa l’uscita del nuovo album. A luglio vince il “Giffoni Music Concept 2007”.  Nel 2008 pubblica il secondo album “L’acqua del mare non si può bere” (LaMatricula/Venus).  Nel 2010 è a Cracovia (Polonia) come unico artista italiano del “Leonard Cohen Event 2010”. Nel 2011 Veronica entra nuovamente in studio con Maddalena FasoliAndrea Faccioli e Nelide Bandello.Nel 2012 esce il terzo album “La guarigione” (Cabezon/Audioglobe), che vanta la prestigiosa collaborazione artistica di Dario Caglioni. Nel giugno 2014, dopo una fortunata campagna di raccolta fondi su Musicraiser, pubblica il suo primo album da interprete “coVer”, un disco che racchiude 16 anni live in acustico. Ad ottobre è in tour tra Repubblica Ceca e Polonia. Nel 2015 è a Dijon (Francia) per “Italiart Festival”. Sempre nello stesso anno co-produce e scrive i brani dell’EP d’esordio di "Sole" (con Fabio Campedelli, Wea) raggiungendo i Bootcamp di X Factor 9. Nel 2016 impressiona giudici e pubblico ai casting di X Factor 10 con la sua personalissima cover del brano dei Foo Fighters “Walk”, di cui pubblica anche il video. Entra nella squadra di Manuel Agnelli, superando i Bootcamp e approdando infine agli Home Visit. Conclusa l’esperienza del talent di Sky, si dedica a preparare “Io e Veronica Tour”, durante il quale si esibirà nei teatri delle maggiori città del Nord Italia.  Nel 2017 parte una fortunata collaborazione con Stefano Giungato che produce artisticamente il suo quarto disco.
Nel maggio del 2018 esce "Capita" primo singolo estratto da “Non sono l’unica”, il nuovo album pubblicato nel settembre dello stesso anno.


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Disarmo, nel singolo "Pillole 2D" le Instagram stories diventano una canzone

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15 secondi per mostrare al mondo “con chi esci, cosa indossi e cosa c’hai nelle playlist”.
Le storie di Instagram sono le pillole 2D che tutti i giorni il protagonista del nuovo singolo dei Disarmo manda giù malinconicamente per non perdere l’ultimo appiglio con la quotidianità di una persona uscita dalla sua vita sentimentale, ma che continua a ricercare in quella digitale dei social. Un brano della miglior scuola dell’indie triste nostrano, che si svolge come una sequenza di 3 minuti e 30 di stories fatte scorrere sullo schermo del proprio telefono.

“Pillole 2D come metafora delle stories Instagram. Quindici secondi che spesso racchiudono stralci di vita quotidiana, fatta a volte anche di cose banali, ma che in alcuni casi restano l’unico istante di contatto tra due persone che una volta si vedevano nello stesso momento e nello stesso posto e ora non più.”
Il video ufficiale di Pillole 2D dei Disarmo è stato realizzato in modo piuttosto originale e in tema col brano: se le "pillole 2D" di cui si parla nella canzone sono le Instagram stories, il video del brano è infatti realizzato proprio attraverso le IG stories della protagonista, viste all'interno di un telefono che fa come da "cornice" del video.

BIO
Disarmo è un progetto nato come band nel 2015. Dalle origini electro-rock, abbandonando i sintetizzatori, il progetto si evolve lentamente verso la canzone d’autore caratterizzata da sonorità indie e ritmiche hip hop. Tra i vari cambi di componenti e sperimentazioni sonore, la band si consolida nella collaborazione tra il cantautore polistrumentista Claudio Luisi con il bassista Lee Boyes. Nel 2017 i Disarmo vincono lo Standing Ovation Contest aggiudicandosi l’esibizione al concerto di Vasco Rossi dell’1 luglio al Modena Park; nell’estate del 2017 partecipano a Collisioni Festival dove vengono notati da Red Ronnie che li seleziona per la seguente edizione di Fiat Music, iter che li vede aggiudicarsi la finale sul palco Ariston e il premio della critica Fonoprint.


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