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Trieste Film Festival per "FELLINI 100", proiezioni, mostre, ricordi per guardare "da est" al genio di Federico Fellini

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In occasione del centenario della nascita, a Rimini il 20 gennaio 1920, anche il 31° TRIESTE FILM FESTIVAL (in programma dal 17 al 23 gennaio prossimi) partecipa alle celebrazioni di FELLINI 100 promosse dal Mibact.
E lo fa - non poteva essere altrimenti - con una prospettiva che guarda "da est" al genio di Federico Fellini. Nasce così l'idea di un programma di eventi, Fellini East West, che attraverseranno tutto il festival, pensati come un omaggio, certo, ma anche come un contributo alla conoscenza di aspetti ancora poco indagati (incredibile a dirsi, trattandosi di uno degli autori più "studiati" della storia del cinema).

A cominciare da uno dei film meno rivisti, eppure più attuali, di Fellini, E LA NAVE VA (1983), di cui a Trieste si vedrà, in anteprima assoluta e in collaborazione con Cineteca Nazionale - Centro Sperimentale di Cinematografia la copia restaurata da CSC-Cineteca Nazionale con Istituto Luce-Cinecittà. "Siamo felici che, per una fortunata coincidenza di date, il nostro sia il primo appuntamento del 2020 a celebrare Fellini - spiegano i direttori artistici del TsFF Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo - per di più con il suo film che, sin dalle lingue in cui è girato (italiano, serbo, russo, tedesco), ci riguarda più da vicino, come festival e come città. Un film che, nel racconto della fine di una civiltà, ci chiama in causa tutti, con la forza di un'opera profetica".
Evento parte delle celebrazioni “Fellini 100”, promosse dal Mibact e da un comitato organizzatore di cui fa parte CSC-Cineteca Nazionale.

Se l'influenza di Fellini sui cineasti e gli intellettuali (spesso esuli, o destinati a diventarlo) è ben nota, da Polanski a Kundera, meno lo sono i rapporti con la critica, le istituzioni, il "potere". A questo proposito, il catalogo del TsFF offrirà la lettura di un testo inedito di Naum Kleiman, di prossima pubblicazione negli Stati Uniti nel volume "A Companion to Federico Fellini" (John Wiley & Sons): storico del cinema tra i più insigni, non solo in Russia (dove ha creato il Centro Ėjzenštejn), Kleiman ci guida - tra censure, proiezioni clandestine, dibattiti infuocati - alla scoperta di aneddoti inattesi e spesso irresistibili sulle relazioni non sempre facili tra Mosca e Fellini, il cui 8 e 1/2 fu difeso di fronte al Dipartimento ideologico del Comitato Centrale del Partito Comunista da un "avvocato" d'eccezione come Antonello Trombadori.

Che Fellini sia stato uno dei cineasti più amati, e proiettati, anche oltre la cortina di ferro sarà evidente anche da una Mostra piccola ma speciale, realizzata in collaborazione con il Museo Cinematografico di Łódź e allestita nel foyer del Politeama Rossetti, che riunirà dieci straordinari manifesti originali che accompagnarono l'uscita in Polonia di capolavori come La dolce vita o Il Casanova. Autentiche opere d'arte, capaci di reinventare le trame e le suggestioni felliniane fino a trasfigurarle.

Prosaicamente intitolati Intervista al Maestro Federico Fellini, i 14 minuti raccolti da Matej Mináč nel gennaio del 1989 sono un breve documento d'eccezione, e insieme una prova della grande generosità di Fellini: complice il comune amico Juraj Jakubisko, il maestro accettò di incontrare a Roma quel giovane regista della Cecoslovacchia comunista, che a sua volta ebbe non pochi problemi con le autorità del suo Paese per riuscire a non mancare all'appuntamento... La conversazione doveva essere il primo tassello di un ritratto cinematografico più lungo, che Mináč ha inseguito per anni. Finché, di fronte all'impossibilità di finirlo, ha deciso di realizzare una commedia,  Never Give Up, attualmente in produzione, liberamente ispirata al suo viaggio per intervistare Fellini.

A questi appuntamenti si aggiungerà nei prossimi giorni un'altra sorpresa, in anteprima mondiale.

***

Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino (l'edizione "zero"è datata 1987), il Trieste Film Festival - diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo - è il primo e più importante appuntamento italiano dedicato al cinema dell'Europa centro-orientale, che continua a essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell'Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale.

***

Il festival sui social

Facebook: TriesteFilmFest; Instagram: triestefilmfestival; Twitter: TriesteFilmFest

Ennio COLTORTI e Marco METE in Wilhelm Furtwängler. Processo all’Arte di Ronald Harwood. 8 gennaio - 9 febbraio, Teatro Stanze Segrete

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A distanza di 25 anni dalla pubblicazione di Taking Sides, scritto nel 1995 da Ronald Harwood, debutta in prima nazionale al Teatro Stanze Segrete di Roma l’8 gennaio 2020 Wilhelm Furtwängler. Processo all’Arte, tratto dall’opera dell’autore britannico, con l’adattamento, l’allestimento scenico, e la regia di Ennio Coltorti: uno spettacolo filosofico, un’indagine storica unica sul ruolo dell’Arte e dell’impegno.

In scena due “mattatori” contemporanei, eccellenze del doppiaggio italiano, Ennio Coltorti e Marco Mete, affiancati da Tomaso Thellung, Virna Zorzan, Licia Amendola, Federico Boccanera.

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Nessuno è tanto puro da poter giudicare. Ma di fronte a milioni di morti freddamente pianificati? Il titolo originale di questa straordinaria pièce (da cui è stato tratto anche un magnifico film) che mette in scena lo stringente interrogatorio  a cui un inflessibile e volgare maggiore americano alla fine della seconda guerra mondiale, durante il processo di denazificazione, sottopone il più grande direttore d’orchestra di tutti tempi, è “Taking side”: “Prendere posizione”. Si è responsabili di ogni azione, nel bene e nel male. Vale anche per l’artista? Per Caravaggio, Rimbaud, Byron, Marlowe, D’annunzio etc.? O l’artista è al di sopra dei comuni mortali e non può essere giudicato per colpe riguardanti il vivere civile? È recente il caso del grande attore Kevin Spacey. L’autore, abilmente, non dà risposte. Il delicato momento che sta attraversando il nostro paese rende estremamente attuale questo testo che esorta in ogni caso a “Prendere” coraggiosamente “posizione”. Un  inquietante viaggio quasi “artaudiano” nei misteriosi, e a volte mostruosi, meandri dell’animo umano. Un allestimento e una recitazione prettamente “cinematografici”. Uno spettacolo che, anche grazie allo spazio magico di Stanze Segrete, porta lo spettatore “dentro un film”. 

Wilhelm Furtwängler. Processo all’Arte è in scena al Teatro Stanze Segrete di Roma, Via della Penitenza 3, dal 8 gennaio al 9 febbraio 2020, dal martedì al sabato ore 21.00; domenica ore 19.00, domenica 8 dicembre doppia replica ore 16.30 e 19.00. Prezzo biglietti 17 e 13 euro + tessera semestrale obbligatoria 3 euro. Info e prenotazioni: 0649772027,  info@stanzesegrete.it - www.stanzesegrete.it

Grande successo della Befana di Croce Rossa di Roma e Salvamamme con una grande festa con ospiti d’onore cento bimbi di famiglie in difficoltà

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Croce Rossa di Roma e Salvamamme, come da tradizione, hanno organizzato nella Sede di Croce Rossa Italiana, nel cortile di via Ramazzini, una semplice e dolce festa della Befana per cento bimbi di famiglie in difficoltà, ai quali l’augurio di una buona Epifania è stato rivolto dalla vicesindaca di Roma Area Metropolitana, Teresa Maria Zotta, dalla Presidente di C.R.I. Roma, Debora Diodati, e da Maria Grazia Passeri, Presidente di Salvamamme.

Per le famiglie arrivate per festeggiare Calzette della Befana, giocattoli, regali e tanti dolcetti donati da due le Befane in carne e ossa, l’attrice Donatella Rossi e la stilista Annalisa Di Piero. Tanti i personaggi che non sono voluti mancare per rendere onore alla cara vecchietta, da Vincenzo Bocciarelli, in partenza per un nuovo set, a Cinzia Leone, attualmente su Rai 3 nel programma condotto da Serena Dandini “Gli Stati Generali” ed ancora Francesca Ceci, attrice e regista di un nuovo cortometraggio dedicato all’infanzia violata, Paolo Masini, Presidente di Mammaroma e i suoi figli migliori, la communication manages del San Camillo-Forlanini, Maria D’Amico. Un dolce contributo al successo dell’evento lo hanno dato gli chef Dario Saltarelli, che ha donato ad ogni piccolo un panettoncino gourmet, e Bruno Brunori, responsabile eventi della Federcuochi Lazio, che ha offerto uno dei suoi deliziosi primi piatti. Durante l’evento i bambini hanno smontato un grande albero di libri predisposto dai volontari e ne sceglieranno uno da leggere seguendo liberamente la propria ispirazione.

“Una festa che tutti i bambini attendono da tempo e a cui noi di Croce Rossa vogliamo aggiungere un significato in più stando vicini a tante famiglie che vivono situazioni difficili ma che non devono sentirsi sole” – spiega Debora Diodati. “A tanti genitori che attraversano un periodo difficile fa molto bene essere sottratti all’isolamento sociale proprio quando arrivano le festività di fine anno” – sottolinea Maria Grazia Passeri.

La giornata è terminata con tanto divertimento per tutti presso le piste di ghiaccio di “Icepark Auditorium” di via De Coubertin e di altre location, offerte come sempre generosamente dall’imprenditore Andrea De Angelis, che ha accolto i bimbi accompagnati da “Guido Aggiustagiocattoli”.

I Magi nella poesia

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Il Natale è al centro di molte composizioni poetiche e non soltanto nella letteratura religiosa.
Anche poeti e scrittori atei hanno sentito l’esigenza di soffermarsi sul mistero della Natività del Signore, raccontandoci l’immagine, quasi un presepe di parole, e soffermandosi sui personaggi salienti, il Bambino primo fra tutti, Maria, i pastori e infine i Magi. Impossibile fornire una panoramica completa, tanti sono gli esempi.
In occasione dell’Epifania, ci soffermiamo su questi misteriosi personaggi che affrontarono un lungo viaggio pur di vedere e adorare il Signore. E ci limitiamo alla poesia, che attraverso la sua suggestione e la sua musicalità riesce ad arrivare dritta al cuore.
Quella che segue è una scelta dei versi più significativi. Appare estremamente interessante come i Magi abbiano agito sulla sensibilità dei poeti. Alcuni offrono l’incanto della visione e si limitano a mettere in versi “i fatti”. Altri vanno più a fondo e offrono motivo di riflessione. Naturalmente questo è dettato anche dal periodo storico in cui le poesie sono state composte e non sfuggirà come, man mano ci si avvicina ai nostri tempi, le parole si facciano più struggenti, intime, tormentate, piene di domande interiori. In realtà i Magi sono i personaggi che più somigliano all’uomo moderno. La loro sete di conoscenza, il loro cercare, di fronte al fatto che nessuna ragione, nessuno studio, nessuna sapienza possono decifrare il mistero dell’Incarnazione se non con gli occhi della fede.
Il viaggio dei Magi è ambientato in un paesaggio freddo e accidentato che contrasta con il tepore della grotta. Nel buio, rischiarato solo da stelle fredde e la cometa, splende la luce della Nascita.
In quei giorni è avvenuto l’incredibile. Una stella cammina nel cielo e guarda e parla con Maria. Il mondo si è rovesciato. Brillano i broccati e le pietre preziose che rivestono i Magi, ma sono cose che sembrano non avere più valore. I poveri pastori sono i primi ad accorrere, i primi ad aver compreso e soprattutto creduto. I Magi arrivano più tardi, una condizione che conosciamo bene quando spostiamo le statuine del presepe che li raffigurano, ogni giorno un po’ più vicino alla capanna. Ma non c’è rivalsa né vendetta. I Magi sono accolti in quella notte di speranza. Chiunque è benvenuto. Il Bambino ci tende le braccia.

Dialogo tra i Magi e Maria di Efrem il Siro
(Nisibis 306 – Edessa 373)

I magi: “A noi una stella ha annunciato
che Colui che è nato è il re dei cieli.
Tuo figlio ha il potere sugli astri,
essi sorgono soltanto al suo ordine”.

Maria: “E io vi dirò un altro segreto,
perché siate convinti:
restando vergine,  io ho partorito mio figlio.
Egli è il figlio di Dio. Andate, e annunciatelo!”

I magi: “Anche la stella ce l'aveva fatto conoscere,
che figlio di Dio e Signore è il tuo figlio”.

Maria: “Altezze e abissi ne rendono testimonianza;
tutti gli angeli e tutte le stelle:
Egli è il figlio di Dio e il Signore.
Portate l'annuncio nelle vostre contrade,
che la pace si moltiplichi nel vostro paese”.

I magi: “Che la pace del tuo figlio
ci conduca nel nostro paese,
con sicurezza, come noi siamo venuti,
e quando il suo potere dominerà il mondo,
che Egli visiti e santifichi la nostra terra”.

Adoriamo il Messia o  La natività di Nostro Signore di Lucrezia Tornabuoni De' Medici
(Firenze 1427 - 1482)

Venite, angioli santi,
e venite suonando;
venite tutti quanti,
Gesù Cristo laudando
e la gloria cantando
con dolce melodia.
Ecco ‘l Messia.

Pastor, pien di ventura
che state qui a vegghiare,
non abbiate paura:
sentite voi cantare?
Correte ad adorare
Gesù con mente pia.
Ecco ‘l Messia.

Vo ‘l troverete nato
tra ‘l bue e l’asinello,
in vil panni fasciato
e già non ha mantello:
ginocchiatevi a quello
ed a santa Maria.
Ecco ‘l Messia.

I Magi son venuti,
da la stella guidati,
coi lor ricchi tributi,
in terra ginocchiati
e molto consolati,
adorando il Messia,
e la Madre Maria.

I tre Santi di Heinrich Heine
(Düsseldorf  1797 – Parigi 1856)

I tre santi Re Magi d'Oriente
chiedevano fermandosi in ogni città:
"O donne, o fanciulle, sapreste dirci
la strada per Betlemme dove va?"
Né giovani né vecchi lo sapevano
e essi riprendevano il tragitto,
ma una cometa dalla chioma d'oro
or li guidava come una lanterna.

La stella sulla capanna di Giuseppe
alfine si fermò e i santi tre re Magi

alla soglia si poterono affacciar;
muggiva il bue, piangeva il bambinello,
e i Re Magi cominciarono a cantar.

Mattino di Arthur Rimbaud
(Charleville 1854 – Marsiglia 1891)

Non ho forse avuto una volta una giovinezza amabile, eroica, favolosa, da iscrivere su fogli d'oro, - troppa grazia! Per quale delitto, per quale errore, ho meritato la mia attuale debolezza? Voi che pretendete che le bestie scoppino in singhiozzi di dolore, che i malati disperino, che i morti facciano brutti sogni, cercate di raccontare la mia caduta e il mio sogno. Quanto a me, non so spiegarmi meglio del mendicante coi suoi continui Pater e Ave Maria. Io non so più parlare!

Eppure, oggi, credo d'aver finito la relazione del mio inferno. Era proprio l'inferno; l'antico, quello di cui il figlio dell'uomo aprì le porte.

   Dallo stesso deserto, la stessa notte, sempre i miei occhi stanchi si risvegliano alla stella d'argento, sempre, senza che si commuovano i Re della vita, i tre magi, il cuore, l'anima, lo spirito. Quando andremo, al di là dei lidi e dei monti, a salutare la nascita del nuovo lavoro, la saggezza nuova, la fuga dei tiranni e dei demoni, la fine della superstizione, ad adorare - per primi! - Natale sulla terra!

 Il canto dei cieli, la marcia dei popoli! Schiavi, non malediciamo la vita.

I re Magi Gabriele D'Annunzio
(Pescara 1863 – Gardone Riviera 1938)

Una luce vermiglia

risplende nella pia

notte e si spande via

per miglia e miglia e miglia.

O nova meraviglia!

O fiore di Maria!

Passa la melodia

e la terra s'ingiglia.

Cantano tra il fischiare

del vento per le forre,

i biondi angeli in coro;

ed ecco il Baldassarre

Gaspare e Melchiorre,

con mirra, incenso e oro.

I Magi di William Butler Yeats

(Dublino 1865 – 1939)

Or come un tempo

nell’occhio della mente io scruto,

nei loro freddi abiti dipinti,

inappagati e scialbi;

nel blu profondo appaiono del ciel

e poi scompaiono

coi loro volti antichi,

scarniti come pietre dalla pioggia

a lungo tormentate,

coi loro elmi argentei

di luogo in luogo erranti,

coi loro occhi fissi

perennemente in cerca,

mai paghi pel travaglio del Calvario

imperscrutabile mistero

su questo suol brutale.

Canzone dell’Epifania di Angiolo Silvio Novaro
(Diano Marina 1866 – Oneglia 1938)

Pastorelli, pastorelli

che passate prati e ruscelli

con in braccio la cornamusa

e gioia sul viso diffusa,

dove andate così snelli?

Udiste, forse, qualche dolce nuova

che il cuore vi muova?

E voi re magi dalla ricca sella

che camminate dietro la stella

portando un sacco di doni,

e parete così buoni

con la barba e l’occhio mite,

chi cercate? Dite, dite,

e i tesori a chi l’offrite?

Oh, se andate a Betelemme

con quel càrico di gemme

deh, pigliatemi con voi!

Ch’io lo veda il Fanciullino

fasciato nel pannolino

tra l’asino e il bue suoi

che gli fumano vicino!

Dentro l’umile capanna

con la Vergine Maria

Sant’Elisabetta e Sant’Anna

San Giuseppe e Zaccaria

inginocchiato io stia

contemplando il buon Gesù

custodito da lassù!

Mentre voi cari pastori

soffiate negli otri sonori,

e voi serviti dai valletti mori

aprite, re magi, i tesori,

devotamente io l’adori

e piegato a lui leggiero

gli abbandoni il cuore intero.

La stella di Edmond Rostand
(Marsiglia 1868 – Parigi 1918)

Persero un giorno la stella.
Com'è possibile perdere la stella?
Per averla fissata troppo a lungo...
I due re bianchi,

ch’erano due sapienti di Caldea,
col bastone tracciarono sul suolo grandi cerchi.
Si misero a far calcoli, si grattarono il mento...
Ma la stella era scomparsa

come scompare un’idea,
e quegli uomini, l'anima dei quali
aveva sete di essere guidata,
piansero drizzando le tende di cotone.
Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,

disse a se stesso: "Pensiamo alla sete

che non è la nostra.
Occorre dar da bere, lo stesso, agli animali".
E mentre reggeva il suo secchio,

nello spicchio di cielo
in cui si abbeveravano i cammelli

egli scorse la stella d’oro che danzava silente.

Epifania di Francis Jammes
(Tournay 1868 – Hasparren 1938)

“Non ho come i Magi

che sono ritratti nelle immagini

dell'oro da donarti”.

"Dammi la tua povertà”.

"Non ho nemmeno, Signore,

la mirra dal buon profumo

e neppure l'incenso in tuo onore”.

"Figlio mio, dammi il tuo cuore”.

Quanto manca a Betlemme? di Frances Blogg Chesterton
(1869 Bloomsbury – 1938 Beaconsfield)

Quanto manca a Betlemme?
Siete quasi alla meta.
Troveremo una stalla
sotto una stella cometa?
Il bimbo appena nato
potremo visitare?
Levando il chiavistello
ci lasceranno entrare?
L’asino, il bue, le pecore potremo accarezzare?
Gesù Bambino che dorme potremo contemplare?
Se lo accarezzeremo si sveglierà?
Saprà che siam venuti apposta fino qua?
I Re ricchi doni
e noi invece nulla,
solo sorrisi e lacrime offriamo alla tua culla.
Per tutti i bimbi stanchi pianger Maria dovrà.
Disteso sulla paglia il bimbo dorme già.
Dio in braccio alla madre,
bambini nel capanno
dormono come dorme chi ha il cuore senza affanno!

I santi re magi di R. Maria Rilke
(Praga 1875 – Montreux 1926)

Un giorno, quando al limitare del deserto

si dischiuse la mano del Signore,

come un frutto aperto al tempo estivo

annuncia il nocciolo che ha dentro,

accade un prodigio: da lontano

s'incontrarono e si scambiarono saluti

tre re e una stella

Tre re di lunga strada

e la stella che ovunque sovrastava

si mossero concordi (pensa!):

un re alla destra e uno alla sinistra,

alla volta di uno stabbio silenzioso.

Che cosa non portarono con sé

alla stalla di Betlemme!

Echeggiava vasto intorno ciascun passo

e colui che un morello cavalcava

comodo sedeva nel velluto.

Chi andava alla sua destra

era un uomo rivestito tutto d'oro,

e che stava alla sinistra cominciò -

in gesti ripetuti tintinnando,

uno squillo e un altro squillo facendo risuonare -

 da un oggetto argenteo a forma tonda,

a spandere un azzurro fumo intorno.

Rise, allora, la stella sopra loro,

e corse avanti e si fermò alla stalla

e disse a Maria:

Un pellegrinaggio io ti sto portando

da grandi lontananze a questo luogo.

Tre re molto potenti,

pesanti d'oro e di topazi -

e scuri, torbidi nel loro paganesimo:

ma non ti spaventare più del giusto.

Tutt'e tre hanno in casa

dodici figlie e nessun figlio,

e ti pregano così di dare il tuo

come un sole al blu del loro cielo,

come gioia calda al loro trono.

Ma non devi credere davvero

che il tuo figlio abbia il destino

di diventare un principe brillante,

e neppure uno sceicco dei pagani.

Pensa, il cammino è vasto,

Vagano da tanto, come pastori,

e nel frattempo il loro regno

come un frutto maturo cade

a Dio sa chi nel grembo.

E mentre qui, come vento caldo d'occidente,

alita il bue nel loro orecchio,

già tutti forse son poveri,

oppure come senza testa.

Fa’ luce tu col tuo sorriso

per questo sul confuso

mondo ch'essi sono, offri tu

il tuo viso verso oriente, e il tuo bambino;

là è disteso in linee azzurre

ciò che ognuno di loro vuole darti:

il paese di Smeralda e di Rubinia.

 e la valle del Turchese.

Il Viaggio dei Magi di T. S. Eliot
(Saint Louis 1888 – Londra 1965)

Fu un freddo avvento per noi,
Proprio il tempo peggiore dell’anno
Per un viaggio, per un lungo viaggio come questo
Le vie fangose e la stagione rigida
Nel cuore dell’inverno.
E i cammelli piagati, coi piedi sanguinanti, indocili
Sdraiati nella neve che si scioglie.
Vi furono momenti in cui noi rimpiangemmo
I palazzi d’estate sui pendii, le terrazze,
E le fanciulle seriche che portano il sorbetto.
Poi i cammellieri che imprecavano e maledicevano
E disertavano, e volevano, donne e liquori,
E i fuochi notturni s’estinguevano, mancavano ricoveri,
E le città ostili e i paesi nemici
Ed i villaggi sporchi e tutto a caro prezzo:
Ore difficili avemmo.
Preferimmo viaggiare di notte,
Dormendo solo a tratti,
Con le voci che cantavano agli orecchi, dicendo
Che questo era tutta follia.

Poi all’alba giungemmo a una valle più tiepida,
Umida, sotto la linea della neve, tutta odorante di vegetazione;
Con un ruscello in corsa ed un molino ad acqua che batteva il buio,
E tre alberi contro il cielo basso,
E un vecchio cavallo bianco al galoppo sul prato.
Poi arrivammo a una taverna con l’architrave coperta di pampini,
Sei mani ad una porta aperta giocavano a dadi monete d’argento,
E piedi davano calci agli otri vuoti.
Ma non avemmo alcuna informazione, e così proseguimmo
Ed arrivati a sera non un solo momento troppo presto
Trovammo il posto; cosa soddisfacente voi direte.

Tutto questo fu molto tempo fa, ricordo,
E lo farei di nuovo, ma considerate
Questo considerate
Questo: ci trascinarono per tutta quella strada
Per una Nascita o per una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
Ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo detto nascita e morte
Ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
Come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
Ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,
Fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.
Io sarei lieto di un’altra morte.

La stella di Natale di Boris Pasternak
(Mosca 1890 - 1960)

Era inverno.

Soffiava il vento della steppa.

E tremava il neonato nella grotta

sul crinale della collina.

Il fiato del bue lo riscaldava.

Animali domestici stavano nella grotta,

sulla mangiatoia aleggiava un tiepido vapore.

E lì accanto, mai scorta fino allora,

più discreta d'un lucignolo

alla finestra d'un capanno,

riluceva una stella sulla via di Betlemme.

Una gran folla si assiepava presso la collina.

Albeggiava. Comparivano i tronchi dei cedri.

E a loro: "Chi siete?" chiese Maria.

Noi, stirpe pastori e messaggeri del cielo,

siamo qui per cantare lodi a voi due.

“Non si può, tutti insieme.

attendete sulla soglia”

Albeggia. Dalla volta celeste l'alba scacciava,

come granelli di polvere, le ultime stelle.

E dalla gran folla solo i Magi

Maria lasciò entrare nella grotta.

I Magi, nell'ombra, in quella stalla buia

bisbigliavano, trovando a fatica le parole.

A un tratto qualcuno, nell'oscurità,

con la mano trasse un po' a sinistra

dalla mangiatoia uno dei tre Magi;

e quello si volse: dalla soglia, come fosse in visita,

alla Vergine guardava la stella di Natale.

Il presepe di Salvatore Quasimodo
(Modica 1901 – Napoli 1968)

Natale. Guardo il presepe scolpito
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.

Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.

Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure in legno ed ecco i vecchi
del villaggio e la stalla che risplende
e l’asinello di colore azzurro

Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Sonetto d’Epifania di Giorgio Caproni
(Livorno 1912 – Roma 1990)

Sopra la piazza aperta a una leggera
aria di mare, che dolce tempesta
coi suoi lumi in tumulto fu la sera
d’Epifania! Nel fuoco della festa
rapita, ora ritorna a quella fiera
di voci dissennate, e si ridesta
nel cuore che ti cerca, la tua cera
allegra – la tua effigie persa in questa
tranquillità dell’alba, ove dispare
in nulla, mentre gridano ai mercati
altre donne più vere, un esitare
d’echi febbrili (i gesti un dì acclamati
al tuo veloce ridere) al passare
dei fumi che la brezza ha dissipati.

Naufraghi sempre in questo infinito,
eppure sempre a tentare, a chiedere,
dietro la stella che appare e dispare,
lungo un cammino che è sempre imprevisto.

Magi, voi siete i santi più nostri,
i pellegrini del cielo, gli eletti,
l’anima eterna dell’uomo che cerca,
cui solo Iddio è luce e mistero.

Epifania di Mario Luzi
(Castello di Firenze 1914 – Firenze 2005)

Notte, la notte d’ansia e di vertigine 
quando nel vento a fiotti interstellare, 
acre, il tempo finito sgrana i germi 
del nuovo, dell’intatto, e a te che vai 
persona semiviva tra due gorghi 
tra passato e avvenire giunge al cuore 
la freccia dell’anno... e all’improvviso 
la fiamma della vita vacilla nella mente. 
Chi spinge muli su per la montagna 
tra le schegge di pietra e le cataste 
si turba per un fremito che sente 
ch’è un fremito di morte e di speranza.

In una notte come questa, 
in una notte come questa l’anima, 
mia compagna fedele inavvertita 
nelle ore medie 
nei giorni interni grigi delle annate, 
levatasi fiutò la notte tumida 
di semi che morivano, di grani 
che scoppiavano, ravvisò stupita 
i fuochi in lontananza dei bivacchi 
più vividi che astri. Disse: è l’ora. 
Ci mettemmo in cammino a passo rapido, 
per via ci unimmo a gente strana.
Ed ecco 
Il convoglio sulle dune dei Magi 
muovere al passo dei cammelli verso 
la Cuna. Ci fu ressa di fiaccole, di voci. 
Vidi gli ultimi d’una retroguardia frettolosa. 
E tutto passò via tra molto popolo
e gran polvere. Gran polvere.

Chi andò, chi recò doni 
o riposa o se vigila non teme 
questo vento di mutazione: 
tende le mani ferme sulla fiamma, 
sorride dal sicuro 
d’una razza di longevi. 

Non più tardi di ieri, ancora oggi.

Epifania di David Maria Turoldo

(Coderno 1916 – Milano 1992)

Eran partiti da terre lontane:

in carovane di quanti e da dove?

Sempre difficile il punto d’avvio,

contare il numero è sempre impossibile.

Lasciano case e beni e certezze,

gente mai sazia dei loro possessi,

gente più grande, delusa, inquieta:

dalla Scrittura chiamati sapienti!

Le notti che hanno vegliato da soli,

scrutando il corso del tempo insondabile,

seguendo astri, fissando gli abissi

fino a bruciarsi gli occhi del cuore!

Raccontino per il 5 gennaio di P. Gherardo Del Colle

(Cesino 1920- Pontedecimo 1978)

A sera, terminate le preghiere
della vigilia dell'Epifania,
il nonno favoleggia al nipotino
persuadendolo al sonno: "Se profondo
sarà il tuo sonno fino a domattina,
anche qui - anche qui
alla nostra casina -
sosteranno nel cuore della notte
i tre Magi d'Oriente che ogni anno
di questi dì
si mettono in cammino per il mondo
ricercando Gesù....".
Il nipotino
non piagnucola più. Dorme. E già sogna
i tre Magi d'Oriente sopra enormi
cammelli; e un agitarsi di mantelli
e di vessilli e di cimieri: frotte
di cavalieri ed uno stuolo immenso
di servitù con mobili ed anella
tempestate di gemme; ed una stella
che riluce lassù: la bella stella
che riporta a Betlemme
i buoni Magi e i loro buoni doni 
d'oro
e di mirra e d'incenso per Gesù...
E continua a dormire il nipotino,
e continua a sognare. Ed il nonnino
ricolma via via
di lucenti regali
le scarpettine esposte ai davanzali
nella vigilia dell'Epifania.

L’incantato della stella di Roberto Mussapi

(Cuneo 1952)

Fu un lungo viaggio, duna su duna, per gli scribi.

Per me fu breve, breve in confronto

all’immobile mappa delle stelle.

Sapevo che il nostro destino era la pista,

o uscirne, perdersi nelle sabbie,

lentezza era lo sguardo degli astri,

che ho conosciuto, studiandone posizione e luce.

I segni del cielo, le rotte eterne,

e noi scivolanti come onde verso una morte lieve

come la carezza di una donna al tramonto.

Conoscevo la perfezione celeste e il breve respiro

umano che si estingue dopo un atto d’amore.

La vita, svanire prima dell’orizzonte.

Ho conosciuto il cosmo e le teorie caldaiche,

le pietre che sfiammano del ricordo di Venere,

i disegni del cielo gelosamente custoditi nei tappeti.

Poi la grotta e fu buio e respiro

animale e povere membra, e una lontana

oscurità rasoterra, più lontana delle stelle,

io non guardai dentro, io provai pena

del tanfo, del povero calore di corpi raccolti.

E uno ne guardai che mi passava accanto,

con gli occhi fissi rapiti da una stella.

Bruno, sporco, con le spalle chiuse da idiota

beveva la luce come eternamente,

eternamente io lo ricorderò, lo racconto.

Perché non fu riflesso ma scontro,

tra quella luce a me nota e un’altra oscura

che in modo assoluto lo incatenava al cielo.

Che luce, che fonte, che pietra stupefacente

orientò lo sguardo e il corpo e il suo destino nel mondo?

Perché io ero già in lui e lo scrutavo

come avevo scrutato gli enigmi celesti,

e non conosco la luce del profondo,

il fiato della caverna ventricolare e del buio

e la mappa disegnata e persa nella sua ignota esistenza.

Che strada, che pista, che dune alzate dal vento

portano a quel segreto entro te stesso?

Dov’era la luce, in alto o in basso?

E io come farò a non perdermi

per esplorare un nuovo universo

quando ti seguirò nel buio del tuo mondo interno,

su quali punti orienterò il mio viaggio

cercando la rotta oscura che proiettò il tuo sguardo,

tu, pezzo di terra,

fangoso simile, fratello?

Maria Milvia Morciano -  Città del Vaticano, Vatican News, 5 gennaio 2020.

La Befana, immagine di una bontà che ama e rispetta i piccoli del mondo

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Nella tradizione cristiana, l’immagine della Befana, una donna anziana espressione della bontà rivolta soprattutto ai piccoli, è strettamente collegata a quella dei Magi.
La leggenda narra che in una fredda notte d’inverno Baldassare, Gasparre e Melchiorre, avendo perso la strada verso Betlemme, dove avrebbero dovuto incontrare Gesù Bambino, chiesero informazioni ad una vecchietta, che fu loro disponibile. I Magi, allora, invitarono la donna a seguirli, ma la vecchietta rifiutò. Successivamente lei si pentì del rifiuto ed allora, preparato un sacco pieno di doni, si mise a cercarli. La vecchietta iniziò a bussare alle porte delle case, donando ad ogni bambino quanto aveva nel sacco, nella speranza di incontrare Gesù Bambino.

La Befana ancora oggi!
C’è una Befana che ancora oggi e nei giorni che precedono la festa dell’Epifania percorre le strade e bussa alle porte delle case per incontrare la bontà dei piccoli del mondo, offrire doni ed alimentare i sogni dei bambini che credono nel passaggio di questa anziana donna, in quanto portatrice di doni. La tradizione della Befana è tipica dell’Europa centrale e risulta essere sconosciuta in particolare nei Paesi dell’est Europa.

La Befana in viaggio verso la Moldavia
Quest’anno la Befana si è messa in viaggio ed ha intrapreso un lungo cammino verso est, in particolare la Moldavia. Una Befana partita dal sud dell’Italia, dalla cittadina di Monteroni, nella provincia di Lecce, dove la tradizione racconta l’esistenza della “casa della Befana” e la presenza di una vecchietta, riconosciuta come tale. La vecchietta, carica di doni, ha intrapreso il viaggio, evitando l’uso della tradizionale scopa, cosi come raffigurata nell’immaginario collettivo, e preferendo i più sicuri e certi mezzi moderni. Ha preso con sé doni, tradizioni, valori, e soprattutto un carico di speranza da condividere.

I doni della Befana ad anziani e bambini
Una volta giunta a Chişinău, capitale della Moldavia, la Befana ha iniziato il suo cammino, bussando cuore dopo cuore, offrendo doni sia materiali che morali. L’iniziativa è stata organizzata dalla diocesi di Chişinău e dalla Fondazione “Regina Pacis”, con l’obiettivo di condividere una tradizione ricca di bontà e fino ad ora sconosciuta alla popolazione locale. La Befana ha incontrato gli anziani della mensa “Papa Francesco” ed i bambini radunati dalla comunità cattolica e provenienti da situazioni di grave disagio sociale. Ha suscitato stupore ed interesse, attenzione e curiosità, ma è stata proprio l'offerta dei doni che ha immediatamente abbattuto ogni timore ed aperto il cuore all’amicizia. La Befana ha portato un messaggio ed è stato questo il vero regalo, quello dell'attenzione rivolta ad anziani e bambini, che sono i soggetti maggiormente fragili nell’est Europa. Oltre al dono, che certamente non è mancato, c’è stato il contatto umano con una figura della tradizione, che parla di bontà ed amore.

La festa dell’Epifania in Moldavia
La presenza della Befana giunta dall’Italia è stata un modo per riaffermare anche la festa della Epifania, perché, come ha sottolineato don Giuseppe Spedicato, promotore in Italia della Casa della Befana: “questa donna con il suo stile legato alla tradizione passata è portatrice di valori, come quello della famiglia e della solidarietà umana”. Sulla stessa linea il vescovo di Chişinău, monsignor Anton Cosa, nel rivolgere un suo saluto ai bambini che attendevano la Befana: ”Questa è una tradizione italiana – ha affermato - che parla di bontà, speranza, amicizia, che sono i doni più belli che il Natale ci possa trasmettere, e la vecchia nonnina ne è il simbolo”.

Una Befana che incontra gli ultimi
Gli anziani della mensa di Chişinău hanno inizialmente osservato con stupore l’anziana, con loro in fila per ricevere un pasto caldo, ed hanno pensato ad una donna  bisognosa di aiuto. Lo stupore si è trasformato in gioia, quando la Befana ha iniziato a distribuire doni ed arricchire il cuore. Hanno così colto un’attenzione nei loro confronti, un concreto gesto di bontà, un affetto venuto da lontano per esprimere vicinanza e solidarietà. Non è certamente poco per chi è abituato, come nel caso degli anziani della mensa, a ricevere solo indifferenza e distacco. Più ricco di entusiasmo l’incontro con i bambini, giunti numerosi e soprattutto senza sapere cosa li attendesse. L’ingresso della Befana ha ammutolito i piccoli, che hanno osservato questa anziana donna, mal vestita e ripiegata su sé stessa, che tirava alle sue spalle due enormi sacchi, senza tralasciare la tradizionale scopa. L’apertura dei sacchi e la visione dei doni ha illuminato gli occhi dei piccoli, i quali, dopo aver ascoltato le parole della Befana, si sono messi in coda per ricevere i regali. Non è mancata la sorpresa del dolce, il tipico “pasticciotto leccese”.

L'augurio di una Befana moldava
La presenza della Befana voluta in Moldavia è stata un messaggio chiaro di solidarietà ed affetto di una Chiesa che difende in valori del Vangelo, afferma la bontà e l’amore fraterno, tende la mano a chi a non ha nulla, offre una festa per ridare speranze e rompere le barriere dell’isolamento e della solitudine. La Befana ha fatto rientro in Italia, ma ha lasciato una presenza indimenticabile ed ha aperto una strada da continuare a percorrere, perché il prossimo anno è giusto che ci sia una Befana moldava.
Vatican News, 5 gennaio 2020.

Sogno di una notte d'inverno

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di Giuseppe Lalli - C'era un bambino di sette anni di nome Marioche viveva in un piccolo villaggio di montagna, una montagna che rassomigliava molto al Gran Sasso.
Del resto le montagne, in fondo, si rassomigliano tutte, come i visi dei bimbi appena nati e quelli delle persone molto vecchie. Viveva con la madre e con la vecchia nonna. Il papà non l'aveva mai conosciuto, perché era morto quando lui era appena nato, vittima di un incidente sul lavoro in una miniera del Belgio.

Aveva sentito parlare, a scuola dalla maestra, di una buona vecchietta chiamata “la Befana” che tutti gli anni, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, quando tutti dormivano e il paese era avvolto in una coltre di neve, andava a cavallo di una scopa a consegnare regali a tutti i bambini, buoni e meno buoni, avendo solo cura, per quelli un po' meno buoni, di aggiungere un pezzetto di carbone nella calza che trovava appesa accanto al focolare. Mario aveva appreso dalla mamma che la Befana custodiva tutti i doni da dare ai bambini in un immenso magazzino, fatto di molte stanze, situato sotto una grande montagna, come quella che Mario vedeva tutte le mattine attraverso i vetri della sua cameretta.

Come nell'anno precedente, Mario aveva chiesto alla vecchietta che gli portasse in regalo una bella bicicletta; ma come l'anno precedente era rimasto deluso, perché la mattina del 6 gennaio nella calza aveva trovato solo dolcetti e frutta. La madre gli aveva spiegato che la Befananon sempre poteva accontentare tutte le richieste che i bambini scrivevano nelle loro letterine, aggiungendo che questo lo avrebbe capito meglio quando sarebbe stato grande. «Ma perché - aveva chiesto Mario un po' risentito – la Befana non ha nel suo magazzino tutti i doni che i bimbi chiedono?». E la madre allora gli narrò la storia di quella strana vecchia.

«C'era una signora molto anziana, – prese a raccontare – un po' stravagante e un po' maga, che viveva in una casetta un po' malconcia, vicina a un bosco, poco distante da un villaggio di montagna simile a quello nostro. Usciva tutte le mattine a raccogliere la legna da ardere, e poi sedeva vicino al focolare in compagnia del suo gattino. Non vedeva mai nessuno, e nessuno mai la cercava. Ma una fredda sera di gennaio sentì bussare alla porta. Esitò molto prima di aprire, ma poi si fece coraggio e aprì l'uscio. E chi si vide davanti? Tre signori che erano appena scesi dai loro cammelli. Erano molto ben vestiti e dissero di essere dei Re Magi. «Come quelli che abbiamo visto al presepe in Chiesa?» chiese Mario. «Sì, certo: erano proprio quelli», rispose la madre. «Chiesero alla vecchietta, con un tono di voce molto gentile, di indicare loro la strada per Betlemme, dove sapevano che era nato un bambino di nome Gesùa cui intendevano portare i loro doni.

Chiesero anche a Befana (così si chiamava la strana vecchietta) di accompagnarli. Befana indicò loro la strada che conduceva a Betlemme, ma non se la sentì di seguirli: faceva troppo freddo, e temeva per la sua già malferma salute. Appena quegli strani signori furono partiti, Befana si pentì di non essere andata a conoscere un bambino che pensò dovesse essere molto straordinario, se dei ricchi re si erano mossi da molto lontano per rendergli omaggio. Cercò allora di raggiungerli, ma non riuscì a trovarli.

Decise allora di dar fondo a tutte le sue risorse di maga e fece apparire all'istante un'immensa quantità di giocattoli, che cominciò a distribuire a cavallo di una scopa in tutte le case dove stava un bambino, nella speranza che almeno uno di essi fosse Gesù. «E da allora - concluse la mamma di Mario - la Befana, la notte tra o 5 e il 6 gennaio, continua a distribuire i regali, che nel frattempo ha raccolto in un grande magazzino sotto una grande montagna. Ma non sempre può accontentare i bimbi, perché non le sono rimasti molti giocattoli, e forse non ha le biciclette, che sono giocattoli moderni. Può darsi che riuscirà a fabbricarne una l'anno prossimo».

Il racconto della mamma aveva alquanto rassicurato Mario. C'era, per la verità, oltre alla povertà, un altro più serio motivo che aveva sconsigliato alla buona donna di non comprare una bicicletta a Mario. Al bimbo, già da tempo claudicante, era stata diagnosticata una grave malattia ad una gamba, che si temeva dovesse comprometterne a breve l'uso. Di lì a poco il bambino seppe di doversi sottoporre ad un'operazione chirurgica in un ospedale molto lontano. La mamma, nei giorni che precedettero l'intervento, disse a Mario di star tranquillo e di pregare la Madonna, che avrebbe fatto andare tutto bene. Dopo l'operazione, perfettamente riuscita, il bambino dovette trascorrere un lungo periodo di cure, e continuare poi, una volta tornato a casa, una lunga riabilitazione. In tutto questo periodo, Mario, divenuto un ometto, non si perse d'animo. Le cure e il lungo esercizio riuscirono a salvare la gamba, anche se rimase sempre un po' claudicante.

Aveva spesso sognato i Re Magi e la Befana. Diventato giovane, si sposò ed ebbe un figlio, che chiamò Francesco. Aveva sei anni Francesco quando il papà lo vide scrivere, il pomeriggio del 5 gennaio, una letterina alla Befana in cui le chiedeva di portargli una bicicletta. «Francesco – gli disse – ti voglio dire una cosa molto importante. Per quest'anno non chiedere alla Befana di portarti una bicicletta: quella te l'ho già comprata io, come piace a te». E aggiunse, all'indirizzo del bambino, che lo guardava stupito e raggiante: «Scrivi, solo per quest'anno, che ti porti tre sacchetti, con dentro tre regali che ti serviranno per tutta la vita: SOGNI, PAZIENZA, CORAGGIO».

Francesco guardò Mario senza dire niente, poi aggrottò le sopracciglia, strinse la boccuccia, e prese a scrivere, molto lentamente: S-O-G-N-I.... E' una storia, questa, che ho sentito raccontare da un bambino che mi è venuto in sogno una di queste notti, e che mi è parso di aver sempre conosciuto. Mi sono svegliato che ancora non era l'alba. Una luce fioca sbucava dalle tapparelle della finestra. Nella stanza ancora buia, mi è sembrato di udire un leggero fruscìo d'ali, e poi nulla più... Mi sono riaddormentato.

Rhapsody, La grande classe di Alain Altinoglu con l'Orchestra Sinfonica e il Coro de La Monnaie conquista Bozar

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Con Rhapsody, con l'Orchestra Sinfonica e il Coro de la Monnaie, Alain Altinoglu ha inaugurato a Bozar l'anno musicale brussellese con un travolgente programma americano: il Symphonic Dances of West Side Story - il leggendario musical di Leonard Bernstein - il famoso Rhapsody in Blue di Gershwin, Promenade Overture di John Corigliano, e varie opere di Aaron Copland, con il plus di un inaspettato e vitalissimo intermezzo jazzfriendly.

Quando scrivi delle righe che altri leggeranno oggettività di giudizio e misura sono due ingredienti essenziali quanto il sigaro, Proust e una vecchia giacca di tweed lo sono in una uggiosa giornata autunnale in campagna! ...ma l'autunno è passato, siamo in uno sfavillante inizio d'anno e semel in anno licet....ergo per una volta cerchiamo di mantenere salda la lucidità del giudizio ma accantoniamo con piacere la misura  e diciamo liberamente quello che pensiamo del nostro Rapsody concert di ieri sera: Orchestra e coro in robusta forma - come sempre - ma la scintilla vitale è stato il direttore d'orchesta, il grande Alain Altinoglu! 
Appassionato, fremente, palpitante, coinvolgente, luminoso, generoso, entusiasta, vivace, scintillante, impetuoso, passionale, veemente, inarrestabile, munifico, prorompente, fortissimo, trascinante, travolgente, irrefrenabile, sfavillante, incontenibile nella sua vitalità musicale! Esageriamo? Credo proprio di no! Altinoglu ha il dono  - attraverso la sua bacchetta guidata da una razionalità musicale alta e da una sensibilità intelligente, attraverso i suoi gesti, attraverso i movimenti del suo intero corpo - di trascinare l'orchestra a trasmettere la musica - e la sua passione per la musica - anche all'ascoltatore più distratto regalandogli una esperienza fortissima, travolgente, che non si dimentica! La sua visione nitida arriva integra allo spettatore e ne cattura attenzione e ne sveglia la passione; è un carisma che fa del bene al mondo della musica.
Non so cosa scriveranno i critici dall'udito fine, ma certamente il pubblico di Bozar era entusiasta, grato per le emozioni e conquistato dal talento: assai giustamente! Alain Altinoglu ci ha mostrato che le orchestre possono essere cavalli meravigliosi, ma che sono il talento e la classe del cavaliere che li porta alla vittoria!  Giovanni Chiaramonte.

ALAIN ALTINOGLU
RHAPSODY

Direction musicale & piano ALAIN ALTINOGLU
Chef des Choeurs CHRISTOPHE TALMONT

ORCHESTRE SYMPHONIQUE DE LA MONNAIE
CHOEURS DE LA MONNAIE

PROGRAMME

JOHN CORIGLIANO
Promenade Overture (1981)

AARON COPLAND
Ching-a-Ring Chaw (1952)
Simple Gifts (1950)
At the River (1952)
I Bought Me a Cat (1950)

GEORGE GERSHWIN
Rhapsody in Blue (1924)

(Entracte)

LEONARD BERNSTEIN
Symphonic dances from West Side Story (1957)

D La principessa Diana e la palpebra di Dio con Paola Giorgi dal 9 gennaio al Brancaccino

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Lo spettacolo racconta l’icona di Lady Diana Spencer nelle sue vicende umane, esistenziali e sociali, dando voce alla sua figura in una sorta di memoriale post-mortem in cui la Principessa, ripensando alla propria vita, narra di sé, dei suoi amori e dolori, dei suoi affetti più cari perduti.

Nel monologo, Lady D. dialoga con voci che sente giungere dal regno dei vivi: quelle dei due figli William e Henry, quella della Regina Elisabetta, quella del suo ex-consorte Carlo. Mentre racconta di sé, l’immagine di Lady D. si sovrappone a quella di alcune eroine della mitologia classica – Medea, Arianna, Antigone e Artemide – e il testo del monologo si interseca con estratti da Euripide, Ovidio, Sofocle, Seneca.
Quello che lo spettacolo restituisce è il ritratto, fiabesco e psicologico a un tempo, di una delle figure di donna più amate, controverse e celebri del Novecento. Un ritratto dal sapore “neo-shakespeariano”, che getta una luce originale e commossa su uno spaccato della recente storia inglese ed europea.

Ho sempre ammirato Lady Diana Spencer, quella sua impronta di donna libera e ho sempre desiderato portarla in scena. Non mi interessa il gossip, mi interessano le tante sfaccettature di una donna di nobile famiglia, coraggiosa, anticonvenzionale, elegante, moglie, ma soprattutto madre.
C ’è un punto di contatto forte tra me e Lady Diana, una esperienza comune, il disturbo del comportamento alimentare, che si è manifestato con la bulimia in lei, con l’anoressia in me; ma ancora più forte c’è la consapevolezza di averlo superato. Entrambe.
E questa consapevolezza mi ha fatto andare oltre nella scoperta di Diana. Quando penso a Diana penso ad Antigone, al suo atto di insubordinazione, al suo essere idealista e romantica e decisa ad affermare il primato della libertà. Con questa suggestione mi sono rivolta a Cesare Catà, uno scrittore profondo, coltissimo, sportivo, tenero e folle che ha fatto sbocciare la mia idea di Diana connettendola alle vicende di Medea, di Artemide, di Arianna; creandone un mito che Cesare ci permette di conoscere attraverso la sua palpebra di Dio.
Un lavoro così intimo e potente non potevo che affidarlo alle mani di Luigi Moretti, amico, collega ma soprattutto grande regista di profonda sensibilità e raffinatezza.
D la principessa Diana e la palpebra di Dio, è la storia di una Donna, con tutta la meraviglia che questo termine racchiude.
Foto di adrianomaffei
Paola Giorgi
BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Biglietto: 18,00 € 
Prevendita su Ticketone.it e presso i punti vendita tradizionali
BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO
Via Merulana, 244 | tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it


Vogue Italia sceglie l'arte per essere green: sette artisti firmano le cover

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di Ester Campese - Yoshitaka Amano, illustratore e character designer giapponese, in questi giorni più di sempre fa notizia, in quanto ha realizzato la copertina del nuemro di gennaio 2020 della patinata e prestigiosa rivista di moda Vogue Italia.

Yoshitaka Amano ha infatti realizzato, in grafica artistica, il modello di Gucci indossato dalla bellissima modella Lindsay Wixson-Young, da lui reinterpretato.
Ma l'artista nipponico non è l'unico ad aver abbracciato questo progetto, infatti anche l'italiano Milo Manara ha realizzato una sua cover. Nel progetto anche il pittore e fotografo statunitense David Salle, l’artista italiana specializzata in performance Vanessa Beecroft, la pittrice mozambicana Cassi Namoda, la pittrice francese Delphine Desane, e l’italiano Paolo Ventura.

La scelta di non utilizzare, in questo caso, servizi fotografici, ma di ricorrere a disegni ed illustrazioni, sia per le cover che per gli articoli, è stata dettata, come ha spiegato Emanuele Farneti, direttore di Vogue Italia, per una ben precisa scelta green. Inoltre l’unico servizio fotografico incluso nel numero, di gennaio, è stato realizzato da due giovani fotografe di 17 anni scelte perché «sono gli occhi del domani prestati al nostro presente».

Vogue Italia è già nota nel mondo per temi che sollecitava attraversi la moda prendendo anche posizioni forti su temi sociali e ambientali e Farneti, al timone della rivista dal gennaio del 2017, ha continuato su questa scia, scegliendo l'arte in questa circostanza, ed ha così spiegato che per fare un servizio fotografico sono ingenti sia gli investimenti e gli impatti anche sulla natura, basti pensare a spostamenti aerei (carburante) studi e set fotografici (energia elettrica) decine e decine di persone coinvolte nello staff (cibo, imballi e residui). Inoltre, ha spiegato sempre Farneti, la somma che sarà risparmiata verrà destinata a Venezia e precisamente al restauro della Fondazione Querini Stampalia Onlus seriamente danneggiata lo scorso novembre dal fenomeno dall'acqua alta.

Come a ribadire che l'arte e la moda sono un efficace connubio anche solidale e green e certamente meno inquinante, una scelta che fa "finalmente" tendenza.

L’Associazione Nazionale Italiani nel Mondo (ANIM) si rinnova: nuove attività e tante iniziative

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BARI - L’Associazione Nazionale Italiani nel Mondo - ANIMAPS, nasce dalle esperienze di associazioni internazionale e orarilancia la sua attività a favore della collettività locale, regionale, nazionale e internazionale potenziando la i servizi, la comunicazione, la scuola, università e formazione, l’informazione, e gli interventi a favore dei diritti, della cultura, anche attraverso la costituzione di una rete associativa e presenza politica.

A dare l’annuncio è il suo presidente dr. Antonio Peragine che ribadisce che l’associazione, sin dalla sua nascita nel 2008, si è sviluppata in campo regionale, nazionale e internazionale con un proprio organo di informazione denominato ‘Radici’, www.progetto-radici.it, il giornale dedicato agli italiani all’estero. Dopo l’aggiornamento statutario e organizzativo dell’associazione, il dr. Peragine ha provveduto al coinvolgimento nel direttivo di professionisti della società civile, culturale, imprenditoriale, formativa e sportiva.

L’Assemblea, svoltasi nello scorso mese di dicembre, ha provveduto alla cooptazione, tra l’altro, di professionisti ed esperti del mondo civile, della cultura, dell’imprenditoria, del commercio, dei diritti civili, dello sport, della sanità, della tutela ambientale, dell’immigrazione per imprimere una accelerazione all’attività dell’Associazione nelle persone del dr. Giuseppe Margiotta (Imprenditoria e commercio), dr. Giuseppe Larenza (commercialista), ing. Vincenzo Drimaco, dr. Riccardo Guglielmi (giornalista medico-scientifico), avv. Enzo Varricchio (Cultura), dr. Domenico Colletta (Sport), dr. Giacomo Marcario, dr. Antonio Dell’Aquila, prof. Donato Arciuli, (diritti del Cittadino) dr. Habib  Kouadio (Marketing), dr. Canio Trione (economista).

Inoltre, è stata nominata la dr. Adriana Domeniconi responsabile AMIN per la regione Basilicata, il giornalista dr. Lorenzo Lorusso per il Friuli Venezia Giulia, la sig.ra  Roberta Bari per Pechino (Cina), il dr. Osman Uded, presidente dell’Unione Cooperative Somale per la Somalia, il dr. Carlos Villino per il Venezuela, l’avv. Giuseppe Trizzino per la Sicilia, dal nord al sud per programmare nuove attività per la collettività italiane nel mondo, per i rimpatriati, per i cittadini stranieri in Italia, senza trascurare che sono pronte anche le nomine dei responsabili ANIM per le altre regioni italiane il tutto per essere al servizio degli italiani, non servirsene.

Gli obiettivi dell’ANIM, spiega Peragine, "sono quelli di crescere ancora di più in campo mondiale, contribuendo a proporre nuove idee ed eventuali soluzioni ai problemi di sempre degli italiani nel mondo e dell’immigrazione straniera in Italia. Lo scopo dell'associazione, tra l’altro, è quello di avere un impatto significativo nelle politiche di cooperazione allo sviluppo, culturale, sociale, formativo e di aiuto umanitario, nazionali, internazionale ed europee. L'associazione si impegna a lavorare per la promozione di uno sviluppo umano sostenibile. In tale ambito - continua il dr. Peragine -, il lavoro dell'Associazione si ispirerà a principi e direttrici dei grandi vertici mondiali delle Nazioni Unite, nonché agli orientamenti e alle politiche dell'Unione Europea sulla cooperazione internazionale e sul fenomeno migratorio".

Nelle intenzioni del dr. Peragine e dei componenti l’associazione vi è l’approfondimento del dibattito sui valori dell’uguaglianza tra i cittadini, dei valori delle radici storico-politiche e culturali dell’Italia, con la collaborazione nazionale e internazionale al fine di svolgere attività volte ad avere un impatto significativo nelle politiche di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario, e gestire attività di interesse turistico, sociale, culturale, religioso, archeologico e sanitario.

Tra gli obiettivi di primaria importanza vi sono la formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione del bullismo, del cyberbullismo e al contrasto della povertà educativa; attuare una riqualificazione dei beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata; la realizzazione di attività  di formazione professionale, aggiornamento, perfezionamento, stage, e informazione rivolte a diversi beneficiari, in particolare, giovani, donne, immigrati, nell’ambito di progetti locali, nazionali e comunitari; promuovere l’organizzazione e la realizzazione di tutti quei servizi che permettono l’inserimento nella società civile della gente immigrata. L’associazione ha tra i suoi scopi statutari il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità italiane residenti all’estero; la promozione della lingua e della cultura italiana; la cooperazione negli interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale; la formazione universitaria e post universitaria.

L’ANIMprodurrà e diffonderà propri studi e ricerche, nonché materiali didattici, opuscoli, libri, riviste, audiovisivi, cd, giornale stampati e on line, web tv e quanto riterrà utile agli scopi dell'Associazione stessa, attraverso il suo giornale telematico Radici, www.progetto-radici.it, redazione@progetto-radici.it, dedicato agli italiani nel mondo e ai rimpatriati. L’ANIM ha inoltre, tra le finalità, quella di assistere le popolazioni immigrate, i nomadi, gli apolidi, i richiedenti asilo e i rifugiati politici nonché tutti coloro che arrivano in Italia per motivi di lavoro, salute, studio. Ha peraltro stipulato un accordo di collaborazione con l’Enac, Ente Nazionale Attività Culturale, per una maggiore incisività sul territorio nazionale. Al fine di essere presente su tutto il territorio italiano, riferisce il dr. Peragine, l’ANIM ha creato Dipartimenti nei diversi settori, ciascuno affidato a un responsabile:

Responsabile della Cultura
Si occupa, nell'ambito dell'associazione, della problematica culturale, umanistica, scientifica e tecnologica degli italiani all'estero e ne segue gli sviluppi; redige testi ed avanza proposte per la conservazione e la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo.

Responsabile dell’Organizzazione con delega alle Attività Commerciali
Il Responsabile dell’Organizzazione coadiuva la messa in atto dei Progetti approvati dal Consiglio Direttivo, li sviluppa con i Coordinatori Area Estero, ne segue l’attuazione, le tempistiche ed i reporting finali. Ha inoltre la delega alle Attività Commerciali per la diffusione del Made in Italy, per lo sviluppo di rapporti commerciali (export) tra le Imprese Italiane e gli Operatori Esteri e la promozione e la valorizzazione per il Turismo in Italia. Potrà inoltre, organizzare eventi eno-gastronomici per la diffusione della Cucina italiana, partecipare a Fiere e Stand commerciali dell’Associazione e segnalare alle Autorità Competenti in Italia eventuali Prodotti Tipici Italiani e/o Made in Italy contraffatti, che venduti all’Estero senza nessun tipo di controllo, danneggiano le Aziende di riferimento e l’immagine del Tricolore Italiano.

Responsabile alle Attività Imprenditoriali
Ha il compito di curare i rapporti con gli Imprenditori Italiani, per lo sviluppo e la creazione di nuovi Siti industriali e/o Commesse (all’estero), eventualmente anche con Partner stranieri (per la creazione di Società miste), oltre lo svolgimento di tutte le Attività imprenditoriali tese allo sviluppo dell’Impresa italiana all’estero, promuovere incontri con imprenditori esteri.

 Responsabile dei Rapporti con le Istituzioni
Il Responsabile dei rapporti con le Istituzioni cura in particolare le relazioni con gli organi legislativi o governativi pubblici, comunitari, nazionali, regionali o locali. Svolge opera di rappresentanza degli interessi dell’associazione presso le Istituzioni pubbliche e private.

Responsabile Istituzioni Scolastiche, in Italia e all’Estero
Si occupa prevalentemente di monitorare, aggiornare e proporre all’Associazione, notizie utili ed iniziative inerenti alla rete scolastica italiana all’estero. Lo scopo è valorizzare e sviluppare nelle giuste sedi, l’attuale rete scolastica italiana all’estero, le cui finalità prevalenti sono:
- la promozione e diffusione della lingua e cultura italiana presso le comunità italiane all’estero;
- il mantenimento dell’identità culturale dei figli dei connazionali e dei cittadini di origine italiana, anche di seconda e terza generazione;
- il mantenimento e potenziamento dei corsi di lingua e cultura italiana, rivolti ai nostri connazionali all’estero;
- gemellaggi tra scuole;
-proporre progetti di cooperazione, stage e tirocini in Italia e all’estero.
Responsabile della Comunicazione e Stampa
Cura i rapporti con la Stampa italiana ed estera (in tutte le sue molteplici connotazioni, carta stampata, giornali on line, radio, televisioni, blog, etc.). Sovrintende al lavoro dei vari portavoce locali e supervisiona tutte le notizie, con diritto di approvazione o di veto, (a volte in concorso con il Segretario Generale e/o il Presidente), di tutti i comunicati dell’Associazione in uscita. Promuove, in collaborazione con gli altri Responsabili di Settore, l’immagine dell’Associazione nel mondo, patrocinando manifestazioni culturali, eventi sociali, sportivi, politici e valorizzando il Made in Italy. Gestisce il Sito Web ufficiale dell’Associazione, dirige il giornale on-line e coordina tutte le attività di comunicazione in Italia ed all’Estero.

Responsabile ai Rapporti con Associazioni e Patronati
Il Responsabile ai rapporti con le altre Associazioni e Patronati, si occupa oltre che a rappresentare l’Associazione nei confronti di tali realtà associative, di valutare, proporre e decidere, eventuali partenariati e collaborazioni in occasioni di progetti relativi agli scopi dell’Associazione e la partecipazione ed appoggio ad iniziative e/o eventi organizzati da altre Associazioni e/o Patronati e l’adesione ad eventuali Fondazioni, Federazioni e/o Confederazioni.

Responsabile alle Politiche Giovanili
Si occupa di tutto quanto è inerente ai giovani, curando in seno all’Associazione la creazione di attività, scambi culturali ed ogni altra iniziativa utile a valorizzare tutto ciò che è proprio del mondo giovanile e gli scopi dell’Associazione.

Responsabile del Dipartimento Donne
Si occupa di promuovere le pari opportunità per le donne in tutti i campi, combattendo le discriminazioni e valorizzando lo spirito d’iniziativa, la creatività e l’identità femminili. Incentivare la collaborazione tra le donne dell’Associazione e le altre Associazioni italiane ed estere, allo scopo di promuovere iniziative, studi, formazione e convegni su problematiche che in particolare coinvolgono le donne e le tematiche a loro collegate, in particolar modo in merito ai problemi della maternità, della famiglia, del diritto alla vita. Interagisce con gli altri Responsabili di settore del Consiglio Direttivo, coordinandosi nelle attività, programmi ed iniziative.

Responsabile Consulta della Famiglia
E’ costituita in seno all’ANIM la Consulta delle Politiche Sociali, della Famiglia e della Solidarietà sociale. La Consulta si occupa di problematiche della famiglia, e secondo lo statuto, è un organismo propositivo e consultivo sulle problematiche familiari, nonché centro di partecipazione, di aggregazione, di analisi e confronto con le realtà sociali operanti nel territorio comunale, regionale e nazionale. Campi di intervento sono tra gli altri: 1) Affido familiare; 2) Eventi, gite e vacanze del Turismo sociale; 3) Spazio Famiglie; 4) Tutela dei Minori.

Responsabile Viaggi e Turismo
Organizza per i propri soci i viaggi di studio, turismo sociale, turismo sostenibile, turismo sanitario, religioso, enogastronomico, organizza vacanza in Italia e all’estero. Ogni Responsabile di Dipartimento rappresenta l’Associazione in tutte le sedi opportune - pubbliche, private ed istituzionali - e di assumere le decisioni inerenti le proprie competenze, sempre in linea con gli scopi statutari, potendo stipulare eventuali accordi e/o protocolli pubblici e/o privati tesi a favorire le attività, gemellaggi e quanto sia utile allo sviluppo e crescita dell’Associazione. L’Associazione è sempre aperta a nuove collaborazioni dentro e fuori dell’Italia, sempre al servizio degli italiani.



Il fumetto Grunda l'angelo dalle ali rotte il 10 gennaio all'Auditorium Parco della Musica

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Il 10 gennaio 2020 ore 18,30 presso l'Auditorium Parco della Musica, via P. Coubertin 30, spazio IcePark, Emanuela Del Zompo insieme alla giornalista Federica Pansadoro e al Presidente Onorario dell'Associazione Edela, Dott.ssa Roberta Beolchi (associazione a sostegno degli orfani del femminicidio), presenta Grunda l'angelo dalle ali rotte. Ospite dell'evento l'attrice Roberta Garzia, interprete del cartoon.

Il fumetto, già presentato al festival di Venezia, Berlino e Roma, vuole essere uno strumento di formazione per gli adolescenti e per le scuole: comunicare attraverso le immagini e le avventure di Grunda, un angelo pasticcione che nel tentativo di riconciliare le coppie non riesce ad evitare il fenomeno del femminicidio, ed ogni violenza spezza sempre di più le sue ali. Da qui, però, il personaggio subirà un’evoluzione e qualcosa nella sua missione cambierà.

«L’idea di un fumetto per le scuole - ha spiegato l’autrice e interprete Emanuela Del Zompo - nasce per far capire che quando sia ama non si possiede e non si ferisce l’altra persona, tanto nei giovani quanto negli adulti. C’è molto di me in Grunda, siamo come due sorelle gemelle nate da madri diverse. Per questo motivo mi sono sentita a mio agio e la sua interpretazione è stata spontanea. Il progetto è stato completamente autoprodotto e ad oggi non sono stata supportata dalle istituzioni. Il mio desiderio è far arrivare una copia del fumetto a tutte le scuole perché Grunda sia un messaggio di prevenzione e di supporto per far capire ai giovani che l’amore va vissuto libero senza forzature senza costrizioni, senza pesi e senza pretese. Il possesso o l’ossessione sono solo illusioni di un sentimento sbagliato che in casi estremi porta al femminicidio, in altre forme agisce psicologicamente nel quotidiano. Le donne hanno tanto da imparare per tutelare sé stesse».

In vendita su www.amazon.it e www.amazon.de (versione tedesca).

L’Associazione Edela è una Associazione no profit che opera su tutto il territorio nazionale a TUTELA E SOSTEGNO DEGLI ORFANI DEL FEMMINICIDIO E DELLE FAMIGLIE AFFIDATARIE. Dopo diversi anni di studi, incontri diretti con i bambini, orfani maggiorenni e nonni, è maturata la convinzione di scendere in campo per dare un concreto e diretto supporto a quanti si ritrovano privi di alcuna garanzia circa il proprio quotidiano e soprattutto circa il futuro.

In Italia, viene uccisa una donna ogni 72 ore. Un fenomeno − stando ai dati ufficiali della Polizia di Stato − che è ancora allarmante, sebbene il numero delle donne uccise si sia ridotto di poche unità rispetto agli anni precedenti. Nei primi nove mesi del 2018, infatti, il numero delle vittime di genere femminile è calato di 3 unità (dai 97 casi dello stesso periodo del 2017 a 94); ma solo in 32 casi si può propriamente parlare di femminicidio, cioè quelli in cui una donna viene uccisa in ragione del proprio genere. Nel 2017, sono state uccise 149 donne, nel 2018 il numero si è fermato a 123.

“Questo rende necessario una riflessione sui “Figli” del Femminicidio e cioè i bambini, protagonisti passivi e silenti di un delitto terribile – spiega il Presidente Onorario dell’Associazione Edela, Roberta Beolchi – Le cronache non ne parlano, perché spesso si tratta di minorenni e la stampa focalizza l’attenzione sulla donna uccisa e sul suo carnefice, trascurando quindi, la stretta associazione tra “donna e madre”. Dal momento dell’efferato crimine, nulla si conosce del futuro affettivo ed economico dei bambini divenuti immediatamente ORFANI”.

“I bambini subiscono passivamente dinamiche terribili di possesso, uccisione, solitudine e dopo la tragedia si trovano senza la loro Mamma uccisa, e senza il padre, in carcere a scontare la pena. I Figli del Femminicidio, oltre a essere vittime, devono attraversare percorsi dolorosi per la loro psiche. Tribunali, servizi sociali, famiglie affidatarie o adottive è l’iter che purtroppo questi bambini devono seguire”.

“…Orfani la cui elaborazione del lutto sarà complessa e controversa, dovranno elaborare la perdita di una madre e allo stesso tempo la perdita del padre, per “altre” ragioni, dalla difficile, se non impossibile comprensione”.

“Tremano, si isolano, hanno incubi, disturbi dell’attenzione a scuola, aggressività improvvisa e balbuzie, psoriasi. Si sentono sciagurati, hanno continui flashback, si colpevolizzano. Sono bambini protagonisti di un’atrocità senza confini, deprivati di amore e di quell’indispensabile “base sicura” su cui fondare la futura forza psichica”.

www.associazioneedela.com

Modigliani e i ciociari

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Dopo l’anno testè concluso dedicato in tutto il mondo alla commemorazione di Leonardo del quale, si ricordi, Amleto Cataldi, lo scultore di Roma, ha realizzato una imponente scultura in bronzo collocata proprio nell’isoletta formata dalla Loira ad Amboise di fronte al castello di Francesco I dove si trovano le spoglie,  ricorre tra breve il centenario  della fine di un altro massimo artista della civiltà occidentale, Amedeo Modigliani, morto in miseria e  disperazione nell’ospedale dei poveri di Parigi,  il 24 febbraio 1920: due giorni dopo, si assiste all’acme della tragedia: la compagna Jeanne, disperata per la fine dell’amato, si butta giù dal quinto piano con un bimbo in corpo (intervista alla scrittrice Anna Burgio, autrice del libro "Di schiena" che parla della vita di "Jeanne Hébuterne senza Modigliani").
Ora Jeanne e Amedeo riposano finalmente tranquilli e rilassati, assieme, uno affianco all’altro, nel cimitero  Père Lachaise: quando a Parigi, ci si ricordi! Il destino fatale volle che l’artista si spegnesse tre giorni prima della inaugurazione della mostra sulla ‘pittura moderna’, la prima del genere, mondiale, organizzata da Paul Guillaume che  si aprì infatti  il 27 febbraio 1920 nella  celebre  Galleria Devambez:  segnò il successo e l’inizio della  ascesa mondiale di Modigliani! Ma troppo tardi, per lui.  Nella mostra assieme a poche opere di Picasso, di Matisse, una di de Chirico, erano esposte dodici sue tele: Paul Guillume era un noto  gallerista  parigino, il primo protettore e divulgatore delle opere dell’artista, il ‘novo pilota’ come si legge sul ritratto fattogli da Modigliani.
La beffa feroce e disumana è che le opere di Modigliani sono oggi le più costose al mondo e le più ricercate: nel 2018 uno dei suoi ineguagliabili nudi di donna fu venduto ad un’asta per circa 158 milioni di dollari e una sua testa in pietra degli inizi del 1900 quando appena arrivato a Parigi e che aveva finito di scolpire in quel momento, fu acquistata da Augustus John, un artista inglese in viaggio di nozze, che la pagò così tanto che il povero Modigliani con quei soldi comprò, si racconta, un fiasco  di vino: un paio di anni fa quella testa dagli eredi dell’artista fu  venduta  all’asta per  circa 77 milioni di sterline!
E che cosa tra Modigliani e la Ciociaria? Più di quanto si immagini. Infatti è sicuro e certo  e storicamente inevitabile, che qualsiasi trattazione sull’artista e la sua vicenda terrena sui fatali,  fondamentali anni parigini, non può omettere  di citare e soffermarsi anche sulla sua relazione con un’altra donna: Rosalie! Chi era Rosalie? una modella, ai suoi tempi affascinante, ora ormai in un’altra fase della esistenza,  Rosalia Tobia,  con addentellati anagrafici  in  Picinisco di Valcomino, come il cognome attesta: negli anni belli, modella amata specie da Bouguereau, che ha letteralmente eternato in numerose sue opere: poi, passati i fulgori della giovinezza, aprì una crèmerie, una piccola trattoria,  alla Rue Campagne Première 3  a   Montparnasse,  specializzata in pasti  e vini italiani: divenne  ritrovo dei lavoratori della zona  ma soprattutto  di artisti e poeti: Jacob, Apollinaire, Ungaretti in viaggio di nozze, Foujita, Kiki...quando, e non raramente, Modigliani veniva raccolto per la strada ubriaco, magari su una panchina  sotto la pioggia o al freddo invernale, qualche amico pietoso che lo conosceva, lo trasportava  regolarmente da Rosalie che lo adagiava su una coperta in uno sgabuzzino fino al risveglio: e per lui era sempre disponibile, gratuitamente, un piatto di tagliatelle e un bicchiere di vino. E così tante volte.  Modigliani era ospite assiduo di Rosalie, quasi sempre in compagnia delle sue donne del momento e non di rado  pagava i  pasti con disegni che Rosalie, coltivata  nella scuola verista e realista di Bouguereau, non capiva e chiamava:  ‘scarabocchi’ pur accettandoli e… si immagini l’uso che ne potesse fare! E così avvenne, così fu! Grande perciò fu il suo rammarico allorché immediatamente dopo la esposizione di cui sopra, mercanti e collezionisti, consapevoli dei loro rapporti,  facevano la processione alla sua crèmerie per comprare disegni ed opere dell’artista ma nulla trovavano.
Rosalie amava maternamente il bel Amedeo e ne comprendeva le difficoltà e i disagi. Qui si incontrava sovente con Utrillo, amico e confidente e lunghe erano le conversazioni tra i due artisti in compagnia di qualche fiasco di italico succo, con grandi timori di Rosalie per il pagamento. L’esistenza di Modigliani fu precaria e penosa: la sua scultura prima, la sua  pittura dopo, non erano apprezzate né capite,  quindi difficili a far circolare. E  ardua la sua esistenza, all’insegna della incertezza e della indigenza: lo si vedeva spesso in giro per i locali pubblici di Montparnasse, il quartiere parigino degli artisti,  con un mazzo di disegni in mano a cercare di venderli, in cambio di una bevanda o di qualche franco, a volte iniziava a cantare brani di opere o a declamare versi e poesie: altre volte  tirava fuori da una tasca un giornale sdrucito e si estasiava davanti a  quella immagine ivi stampata recitando e interpretando, estasiato: era il famoso ciociarellodipinto da Cézanne, “Le garçon au gilet rouge”!
                                                                                                           Michele Santulli
  

Un puro Leopardiano, Alberto Folin a Fattitaliani: ecco perché i giovani s'innamorano di Leopardi. L'intervista

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Il Prof. Alberto Folinè uno dei più grandi studiosi di Leopardi in Italia, è membro del Comitato Scientifico Del Centro Nazionale di Studi Leopardiani e Vicepresidente del Centro Mondiale della Cultura e della Poesia G. Leopardi.
 Folin ha insegnato Ermeneutica Leopardiana all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ed è stato nominato dal Ministero della Cultura Membro del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Bicentenario della Composizione dell’Infinito (1819-2019).
Sempre con l’Editore Marsilio, il Professore ha pubblicato: “Leopardi e la notte chiara”, “Pensare per affetti. Leopardi , la natura, l’immagine”, “Leopardi e l’imperfetto nulla”, “Leopardi e il canto dell’addio”.
Chi scrive ha avuto ad Erice, nell’ambito delle tre giornate Letterarie del Concorso L’Anfora di Calliope, la possibilità e l’onore di sedere al suo fianco ed assistere ad un suo intervento su vari interrogativi che i giovani si pongono con la frequentazione dei versi di questo grande ed amato Poeta.
Il libro di riferimento è il “Celeste Confine. Leopardi e il mito moderno dell’infinito” ultimo saggio del Professore sempre editato da Marsilio, ora arruvato, in soli sei mesi, alla terza edizione.
D. Professore, a parer suo, data la frequentazione con i giovani, perché quando in età scolastica ci affacciamo sul mondo Leopardiano consideriamo difficile questo approccio ma ci innamoriamo di questo Poeta?
R. Sulla base della mia esperienza di lettore, oltre che di docente, posso dire che la “difficoltà” cui lei fa riferimento deriva molto spesso da un eccessivo tecnicismo che una certa tendenza della critica privilegia nel far accostare i giovani non solo al verso leopardiano, ma anche alla poesia in generale. So bene che molti studiosi guardano con diffidenza all’emotività “adolescenziale” con cui fin dalla scuola media, molti ragazzi leggono alcuni testi di Leopardi (si pensi, oltre che all’Infinito, a Alla Luna, o a La sera del dì di festa) anche assai complessi, con un’empatia istintiva priva di consapevolezza critica  e/o letteraria, ma inviterei questi studiosi a riflettere che è stato proprio Leopardi a comprendere come la poesia moderna può essere attuale solo a condizione di “fingersi” antica, ossia cercando di cogliere la sensibilità moderna, attraverso una “finzione”: fingersi antichi per rapprentare il mito (l’Illusione) come ultima possibilità di essere ancora vivi in un mondo dominato dal deserto delle idee e dall’oblio dell’immaginazione. È proprio questa operazione, che presuppone una padronanza della lingua straordinaria, a far scattare nei giovani questo istintivo “innamoramento”. Certo, tale empatia non basta ed è il primo livello da cui partire per scoprire nella   poesia leopardiana tutto il senso della scrittura poetica moderna (operazione molto complessa). Ma perché svilire questo trasporto immediato, che ha indubbiamente una sua autenticità innervata in un’esperienza esistenziale irripetibile (quella del primo affacciarsi alla luce del mondo)?                                                                           
D. Ci può fare un Distinguo tra l’Uomo e il Poeta?
R. Ritengo che distinguere l’uomo dal poeta sia un’operazione artificiosa. Solo il “letterato” di professione  (il quale cioè usa la poesia come “mezzo” per altri scopi che non siano quelli del puro interrogare il senso della propria presenza al mondo) sente l’esigenza di costruirsi artificialmente la veste di “poeta”. Ma il vero poeta non ha bisogno di una veste. La sua espressione lirica nasce da un’assoluta necessità di linguaggio (e di canto).
D. L’Infinito è una poesia consolatoria? Se si, perché?
R. Anche recentemente è stata avanzata l’ipotesi che la composizione de L’infinito, ubbidisca in qualche modo alla necessità per Leopardi di costrursi un fàrmakon, cioè una “consolazione” rispetto alle delusioni cui va incontro in quel fatidico 1819: il fallimento della sua tentata “fuga” da Recanati, l’oftalmia che lo costringe alla cecità per diversi mesi, l’amarezza nel constatare di aver passato l’età adolescenziale in uno studio “matto e disperatissimo” che - a suo avviso - gli avrebbe rovinato la parte più bella e feconda della giovinezza. Io non sono d’accordo con questa interpretazione. Non dobbiamo dimenticare che nel 1819 Leopardi ha solo 22 anni, è poco più di un adolescente. Ma ha già accumulato nella sua mente prodigiosa un’esperienza intellettuale irripetibile, che egli coniuga con la freschezza conoscitiva della sua età: lo stupore di fronte all’apparire delle cose, alla bellezza incantata della natura e alla sensualità dell’amore.  La lingua greca è diventata per lui una specie di “lingua materna”. Giacomo pensa e vedecome gli antichi greci, e cerca di cogliere il sublime che anima la poesia di Saffo, di Teocrito e di Anacreonte, di Esiodo e, soprattutto, di Omero, in forma moderna. Sa, però, che la modernità ha distrutto la persuasione con cui gli antichi vedevano la natura vivente, distruggendo irreversibilmente - con la conoscenza scientifica - le figure metaforiche del mito (ossia le “illusioni”). Ma sa anche che il mito è ineliminabile nella vita dell’uomo. L’infinito, questo capolavoro assoluto della lirica di tutti i tempi, può essere letto anche come apertura dell’io verso il linguaggio inteso in quanto “parola pura”. La poesia, d’ora in poi, potrà parlare solo  dell’io, della sua coscienza e del suo inconscioseparati da una linea sottile.
D.  Questo Idillio si può definire una grande avventura spirituale?
R.: Certamente. È il racconto dell’io che si trova di fronte alla domanda fondamentale: perché le “cose” e non il “nulla”? Quale confineo ultimo orizzonte disgiunge e congiunge il visibile dall’invisibile che noi tutti siamo?
D. Lo spazio infinito, il tempo, il silenzio contenuti nella Poesia sono strumenti che possono aiutare l’uomo a superare  i propri limiti?
R.: Ogni volta che l’uomo cerca di superare i propri limiti si verificano disatri: guerre, stragi inaudite, orribili violenze (anche con il silenzio e con l’idea dell’infinito). Io credo che la poesia abbia una funzione esattamente contraria: far accettare all’uomo la propria finitezza. Non è esattamente questo il senso della “lenta ginestra” che  - di fronte alla violenza del vulcano (e cioè all’enigma dell’essere) -  china il capo “non renitente” in un gesto di sublime sprezzatura, accettando “eroicamente” la propria irriducibile “fragilità”?. Solo il riconoscimento e l’accettazione di questa “fragilità” potrà portare alla fratellanza fra gli uomini, che è così lontana dai giorni del nostro inquietante presente.
D. Non è errato, a parer suo, definire Leopardi un irriducibile “pessimista”?
R. Sì, lo è. Leopardi non è affatto un “pessimista”. O meglio, lo è è rispetto a coloro che pensano alle “magnifiche sorti e progressive” senza nessuna possibilità di fondare questa convinzione su basi certe e scientificamente dimostrabili . Non si tratta di pessimismo o ottimismo. Si tratta di realismo. Vorrei citare a questo proposito una frase tratta dallo Zibaldone, ricordata anche recentemente su Facebook dalla contessa Olimpia Leopardi: “Quella vita ch’èuna cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura”. Le sembra un messaggio pessimista?
D. Perché Leopardi è stato poco conosciuto fuori dall’Italia?
R: Già nell’Ottocento, un filosofo come Friedrich Nietzsche, assieme ad altri studiosi (soprattutto francesi e tedeschi) avevano compreso la grandezza di Leopardi. Tuttavia, è assolutamente vero che c’è stata, e contìinua a  esserci , una sottovalutazione nel mondo della grandezza di questo poeta-filosofo. Oggi però, grazie all’attività el Centro Nazionale di Studi Leopardiani, il nome di Leopardi si diffonde sempre più, con saggi critici e traduzioni. Il motivo di questo ritardo, a  mio avviso, sta soprattutto nella specificità del pensiero e della filosofia italiani, che - per motivi che sarebbe troppo lungo qui spiegare - sono refrattari alla sistematicità e all’organicità nei confronti del potere politico.
Grazie Professore per il suo illuminato parere su questo Grande, non solo Poeta ma anche Uomo,per averlo sempre, con le sue parole, reso più accessibile a tutti noi, per parlarne anche con umiltà,lasciando a chi ascolta la possibilità di darsi delle risposte.
Non esistono, comunque, verità assolute perché come dice questo “immenso” Poeta:Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze… Perché non cerca la fine, ma va verso l'infinito."
Caterina Guttadauro La Brasca


Musica, Angelo Seretti a Fattitaliani: vado avanti senza l'aiuto di produttori o manager. L'intervista

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Angelo Serettiè un cantante friulano conosciuto sia in Italia che all'estero, che canta in 5 lingue. Il suo ultimo singolo ''Fuga dal pianeta terra'' - Bobby Solo è l'autore della musica, mentre Andrea Bellentani ha scritto il testo- è caratterizzato da sonorità nuove che incrociano il blues con il pop ed è entrato fra i primi 20 brani più trasmessi della classifica ''euro indie music''. Recentemente è uscito il video. Fattitaliani lo ha intervistato.

Com'è nata la canzone? E la collaborazione con Bobby Solo?
Conosco da molti anni Bobby Solo con lui è nata una bella amicizia cosi spesso ci frequentiamo anche al di fuori del mondo dello spettacolo. Qualche tempo fa parlando di nuovi brani lui mi propose una canzone che aveva scritto ma era rimasta nel dimenticatoio. Appena ascoltata rimasi veramente entusiasta perchéla musica e le parole erano veramente profonde ed attuali, con tematiche socio ambientalistiche molto profonde senza però essere prepotenti lasciando cosi lo spazio al pensiero personale. Abbiamo poi rivisto l'arrangiamento con l'aiuto anche di Massimo Passon della ''Master Studio'' di Udine.
Ti ritrovi nel significato del brano, ti riconosci nel tuo contenuto?
Mi ritrovo molto nelle parole espresse nel brano perché ci aiutano a pensare a ciò che siamo e dove arriveremo se non ci diamo tutti da fare per migliorare questo mondo che ci ha accolto dandoci molto.
Secondo quale criterio stai portando avanti la tua carriera?
Sto portando avanti la mia carriera con grande passione ma non senza difficoltà, infatti sono autoprodotto ciò significa che non ho l'aiuto di produttori o manager. Quindi ogni risultato che ottengo è veramente dovuto unicamente al mio lavoro e a qualche persona che mi aiuta in maniera disinteressata.
Ci sono dei luoghi e delle persone che più di altri ti ispirano e ti incoraggiano a continuare?
A volte mi ritrovo nella campagna friulana dove posso lasciare liberi i pensieri e trovare nuovi spunti ed ispirazione per nuovi progetti musicali. Il silenzio e la pace che ritrovo in quei momenti mi danno forza ed ispirazione.
Prossimi progetti?
Ho già alcuni brani quasi pronti che mi vedono anche nelle vesti di autore anche se mi ritengo semplicemente un'interprete. Credo che in qualsiasi campo bisogna conoscere i propri limiti per poterli superare e migliorarsi, senza mai fare il passo più lungo della gamba. I risultati che sto ottenendo con la musica per me sono molto importanti e ne sono fiero. Vorrei quindi spronare i ragazzi che amano la musica a darsi da fare perché la musica può dare molto e a tutti, basta credere in ciò che si fa. Giovanni Zambito.

Empedocle, Terra

L'italia e l'Africa di Zalone

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Credo di non avere mai fatto una vera recensione di un film, e non comincerò adesso per non farmi ridere dietro dai critici. Ma Tolo Tolo, il film con Checco Zalone, l'ho visto e volevo parlarvene così, alla buona, perché di questo film si è detto tutto e il contrario di tutto.
Eppure è chiaro: sotto la superficie sottile della comicità tipica di Zalone, è un film profondamente antirazzista. Donne e uomini bianchi danarosi, anziani e rifatti, che si comprano il sesso di gigolò bianchi e di prostitute nere – i primi lo vendono per vivere nel lusso, le altre per vivere e basta; imprenditori italiani "modello paradiso fiscale" che sorseggiano drink in un resort africano a cinque stelle mentre si vantano di aver corrotto l'assessore tal dei tali, serviti da camerieri neri più colti di loro che adorano una Italia ideale – quella dell'arte e della storia – verso la quale i ricchi ladroni non nutrono alcun interesse; e così via. Lo stesso Zalone impersona un italianetto evasore, consumista e vuoto – uno che, per capirci meglio, impazzisce dietro costose creme di bellezza per avere le quali sacrificherebbe chissà cosa; un ometto perfettamente in sintonia con questa Italia, che lui cerca ossessivamente di fregare e da cui tenta – altrettanto ossessivamente – di non essere fregato; un quaquaraquà che sente sotto pelle il richiamo del "virus" fascista, dormiente – ma che ogni tanto si risveglia – in molti italiani. Lungo la strada che lo riporta avventurosamente nell'Italia da cui è fuggito, confuso fra i migranti, prima su un camion, poi in una prigione libica e infine su un barcone, il confronto nero-bianco, africano-italiano è continuo, e alla fine si esce dal cinema col sospetto che l'Italia abbia tutto da guadagnare a diventare un po' più nera; anzi molto più nera. A meno che non facciamo l'ultima porcheria: contagiare i nuovi arrivati con i nostri vizi.
Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è nato nel 1946 a Palermo. Ha vissuto nel capoluogo siciliano, a Catania, Teheran e Il Cairo, e adesso risiede a Roma. Ha pubblicato Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non, e i gialli La pietra al collo, Il morto con la zebiba (ripubblicato nella collana Noir Italia de IlSole24Ore), Il marchio sulle labbra, Assassinio alla Targa Florio e La difesa del bufalo, gli ultimi tre con Dario Flaccovio Editore. Con la stessa casa editrice ha pubblicato anche la raccolta di racconti Uno sì e uno no. Il suo ultimo libro, dedicato ai lettori più giovani, è Dieci piccoli gialli edito da EL/Einaudi Ragazzi. Barbieri è stato premiato, fra l’altro, al Giallo Garda, al Città di Cattolica, al Città di Sassari, all’Efesto-Città di Catania, allo Scerbanenco@Lignano e, per due volte, all’Umberto Domina. Cura una rubrica con Malgradotutto e collabora con diverse testate web fra le quali fattitaliani.it e MetroNews, il quotidiano delle metro di Roma, Milano e Torino. 

David Bowie, a Roma in mostra 30 opere realizzate ad aerografo e tecnica mista

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Un’esposizione di trenta opere ispirate all’Uomo delle Stelle e realizzate dagli artisti di AIR  (Aerografisti Italiani Riuniti) sarà il fiore all’occhiello della David Bowie Glam Night by BowieNext, il primo grande evento romano dedicato a David Bowie che si terrà l’11 gennaio 2020 a Roma al Largo Venue (Via Biordo Michelotti, 2).
Dalle ore 20,30 alla chiusura della serata, sarà possibile ammirare, in alcuni spazi dedicati all’esposizione, le opere artistiche create dagli artisti di AIR – Aerografisti Italiani Riuniti con le opere dei maestri RENATO CASARO –  il più famoso artista al mondo nell’illustrazione cinematografica e autore della locandina italiana del film FURYO e MARIO ROMANI – illustratore della copertina di un volume sulla vita di Madonna.

In occasione dell’evento DAVID BOWIE GLAM NIGHT dell’11 gennaio al LARGO VENUE alcuni artisti di AIR daranno vita ad una mostra di opere ispirate alla vita artistica e musicale di DAVID BOWIE, raccontando attraverso i colori il suo indimenticabile percorso. Saranno esposte circa 30 opere realizzate ad aerografo e tecnica mista, e durante la serata alcuni artisti di AIR si esibiranno live nella realizzazione di ritratti di David Bowie e di un body painting. Gli artisti AIR che ad oggi, con entusiasmo, hanno dato la loro adesione, provengono da tutta Italia e sono:  Enrico Bertagnoli (Verona): Catia Trovarelli (Perugia); Cristina Taverna (Torino); Danilo Vadori (Torino); Francesca Cinquegrana (Latina); Giorgio Guazzi (Modena); Mario Romani (Ravenna); Arianna Fugazza (Ferrara); Deborah Trentin (Trento); Katia Gentile (Bari); Mita Procopio (Milano); Fabia Frozza (Treviso); Alessandro Cosentino (Roma); Frank Fabio Franchini (Voghera); Claudio Mazzi (Modena); Mike Tamas (Budapest, Ungheria); Albertina Lodi (Modena);Elisa Ruberti (Verona); Maria Principessa (Rieti)
Albertina Lodi

David Bowie Glam Night @ Roma, 11 gennaio 2020
Largo Venue- Via Biordo Michelotti 2, Roma (Prezzo Biglietto: 15 euro)

 Programma

ore 21.00 (SALA GRANDE): BOWIENEXT TALK
Proiezione di outtakes e spezzoni non andati in onda del film di Rita Rocca BOWIENEXT (Italia, 2018)
Talk con: Rita Rocca (regista RAI, Bowienext), Dana Gillespie (musicista), Dario Salvatori (giornalista e conduttore radio-tv), Francesco Donadio (Classic Rock Italia), Andy Bluvertigo (muiscista) e Maurizio Baiata (giornalista, Ciao 2001, Classic Rock).

(di seguito in SALA GRANDE): DANA GILLESPIE SHOWCASE – per la prima volta in tutta la sua carriera a Roma, la storica amica/sodale di David Bowie dai tempi della Swingin’ London e fino all’esplosione di Ziggy Stardust, proporrà un set composto da canzoni dell’epoca Glam (tra cui “Andy Warhol”, regalatale da Bowie subito dopo averla composta)

ore 22.30 (SALA GRANDE): ANDY & LIVE BAND “DAVID BOWIE SHOW” – Andy Bluvertigo, al secolo Andrea Fumagalli, co-fondatore con Morgan dei Bluvertigo, darà vita a uno spettacolo che è un tributo alla memoria di uno dei pilastri della musica rock contemporanea, ma anche un artista a 360 gradi, mimo, attore, icona pop. Andy & Live Band riporteranno in vita Bowie con uno show variopinto, intenso, multidisciplinare. Sul palco con Andy si esibiranno i danzatori della Lindsay Kemp Company.

Ore 24.00 (SALA GRANDE): GLAM ROCK PARTY – il dj Fabio Luzietti (Radio Sonica) farà ballare i presenti fino a tarda notte con un dj set ispirato ai primi anni 70, l’epoca di Marc Bolan, David Bowie, Gary Glitter, Suzi Quatro, Slade e Roxy Music, dei lustrini e delle paillettes. 

PER TUTTA LA SERATA: ESPOSIZIONE A CURA DI AIR –Aerografisti italiani Riuniti – Mostra di opere dedicate a David Bowie realizzate dagli artisti dell’aerografo. Live Painting e Body Painting. E una sorpresa speciale realizzata dai maestri del cake design.

Copertina: Mario Romani

Motel presenta i primi due singoli "Aria” e “Labirinto Instabile”

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"Aria” e “Labirinto Instabile” sono i primi due singoli di Motel (al secolo Antonio Merola).

Aria” è un brano che nasce per un desiderio ben preciso, è una richiesta diretta all'inconscio, un semplice bisogno di libertà. È un viaggio proiettato nel futuro ma con lo sguardo al passato pieno di limiti, angosce, domande irrisolte. Attraverso una figura femminile ci si interroga sui fallimenti passati, sul dolore, fino ad esorcizzare il tutto alla ricerca di nuova linfa, di "aria", di vita.

Di “Aria” è già disponibile il videoclip ufficiale diretto e montato da Andrea Turco. La storia, ideata da Motel, rappresenta il tempo che lentamente si consuma. Tre elementi fondamentali a darne l'idea: una sigaretta, un bicchiere di whisky e delle polaroid. La sigaretta accesa, il bicchiere pieno e le foto sul tavolo sono all'inizio di ogni scena. Nei vari frame compaiono diversi personaggi come se ogni singola scena appartenesse ad ognuno di loro. Più il brano va avanti e più sigaretta e whisky si consumano lentamente su di un tavolino, su cui, nel frattempo, sono state lanciate le foto di tutti i protagonisti. Nelle ultime scene Motel spegne la sigaretta, beve l'ultimo sorso di whisky e getta a terra tutte le foto. 

"Labirinto instabile" invece è un percorso psicologico, un giro turistico nella mente di Motel. Tragitti contorti, confini mutabili, si scontrano tra loro creando equilibri precari e vortici pericolosi. È il ricordo di un qualcosa che si è perso, con rabbia, pazzia, una lettura della mente attraverso il difficile labirinto che ognuno di noi si costruisce.

Antonio Merola, in arte Motel, è un cantautore e autore della provincia di Lecce, che si è trasferito a Roma per studiare musica. Dopo aver preso parte a molteplici realtà musicali romane decide di dedicarsi alla sua musica. Quello di Motel è un progetto pop/rock basato sull’espressione dei sentimenti più intimi con l’intento di smuovere gli animi di chi lo ascolta.

Garibaldi, “Il senso della vita”, il 2° singolo del cantautore ligure dal 10 gennaio su tutte le piattaforme digitali

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Da venerdì 10 gennaio sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali “Il senso della vita”, il secondo singolo del cantautore ligure Garibaldi in uscita con l’etichetta Aisha.

“Il senso della vita” vuole essere il nuovo viaggio di Garibaldi, nome d’arte di Simone Alessio, che nel suo attuale lavoro discografico affronta, la storia di un uomo che, ormai vecchio, seduto ad un tavolo di un bar decide di scrivere una canzone dove poter mettere a parole l’intera sua esistenza, affrontando così, la tematica centrale del brano ‘l’essenza del vivere’.

Garibaldi descrive così il suo progetto: ”Ho voluto scrivere di un viaggio, molto intimo, di un uomo che nel ciclo finale della sua vita, trovatosi di fronte ad un foglio bianco, si accorge, in quel momento e solo in quel momento, di aver raccontato una storia talmente frenetica e veloce da non essere riuscito ad apprezzarla come avrebbe voluto.” - continua l’Artista - “Poco dopo averla scritta l’uomo termina la sua vita terrena, lasciando gli affetti e tutto quello per cui aveva lottato fino a quel momento, lasciando, così, una personale traccia del suo ‘senso della vita’ alle persone che decideranno di leggerla”.

Il senso della vita”, unisce il cantautorato italiano alle sonorità balcaniche, è stato realizzato all’Aisha Studio di Milano con la produzione artistica interamente affidata a Umberto Iervolino, noto nel circuito discografico per aver prodotto Artisti del calibro di Francesco Renga, Gianluca Grignani e molti altri.

Il singolo verrà accompagnato da un particolare videoclip che ripercorrerà l’intero percorso di vita del personaggio del brano e sarà pubblicato prossimamente sul canale ufficiale dell’Artista.

Che fatica il senso della vita
BIOGRAFIA
Simone Alessio nasce a Imperia il 1 marzo 1989. Fin da bambino ascolta grandi cantautori italiani come Fabrizio De Andrè, Antonello Venditti, Lucio Dalla e tanti altri.

Nel febbraio del 2017 esce il suo primo singolo ufficiale dal titolo “Mi e Ti” in dialetto ligure accompagnato da un video musicale, il brano riscuote da subito un grande successo mediatico che lo porta a fare dapprima varie interviste su TV e Radio Regionali e in seguito in media nazionali.

Tra aprile e maggio 2017 esce il secondo singolo e video musicale  “Traccia di te”, il brano riscuote un buon successo e gli permette di arrivare alle semifinali di Area Sanremo, nel frattempo il brano “Mi e Ti” diventa sigla ufficiale di “Olio Oliva” una importante manifestazione del settore dell’alimentare che celebra l’oliva Taggiasca nel mondo. 

A gennaio 2018 esce il singolo “MusicAmore” e viene presentato insieme al video musicale in Comune di Diano Marina.

Il brano riscosse un gran successo in rete e  e vince “il premio della Critica” al Festival Nazionale della Melodia.

Da luglio 2018 incomincia la sua collaborazione con Umberto Iervolino che sposa il progetto "Garibaldi".

Il 20 settembre 2019 è uscito "Ballo balcano" primo singolo del disco "Progetto Garibaldi". 

La grotta del Mutamembra di Tiziana Lucattini a Centrale Preneste Teatro domenica 12 gennaio

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Per la rassegna Infanzie in gioco 2019/20 a Centrale Preneste Teatro (Via Alberto da Giussano, 58), domenica 12 Gennaio alle ore 16.30 va in scena La grotta del Mutamembra di Tiziana Lucattini.
Il lavoro è il frutto della Residenza Giovani Centrale Preneste 2019 e unisce l’estro di un giovane autore, Gabriele Traversa, a due brillanti e sapienti attori, Fabio Traversa e Tommaso Lombardo. "Competizione e smargiasserie" da un lato e "bellezza e cuore gentile" dall'altro. Quale bambina o bambino non ha incontrato, sul suo cammino di crescita, questa contrapposizione dolorosa? C'è un mondo là fuori che, se sei gentile e sensibile, se ne approfitta. Ed ecco Vinnie, categoria cuori gentili, un folletto del bosco vittima di scherzi e prese in giro, umiliazioni e furti da parte di cavalieri, fatine e contadini. Oggi si direbbe vittima di bullismo. Un giorno sul suo cammino incontra Sir Parson, un Cavaliere dispettoso e gradasso che millanta forza e invincibilità, sempre alla ricerca di nuove sfide. Così Vinnie gli propone un viaggio speciale per andare a sconfiggere il fantomatico e terribile Mutamembra.
Adatto a tutto il pubblico. Per info e prenotazioni: 06 27801063 o info@ruotalibera.eu

La grotta del Mutamembra
Residenza Giovani Centrale Preneste 2019
Testo e aiuto regia: Gabriele Traversa
Con Tommaso Lombardo e Fabio Traversa
Regia: Tiziana Lucattini
Disegno scene: Orsola Damiani
Realizzazione: Francesco Persico
Costumi: Antonia Dilorenzo
Luci: Andrea Panichi Izzotti
Brani musicali scelti dall’autore
Promozione: Serena Amidani, Paola Meda

Centrale Preneste Teatro Via Alberto da Giussano, 58 - Roma
Domenica 12 Gennaio alle ore 16.30
Biglietto unico: 6.00 € (prenotazione consigliata)
Per info e prenotazioni: 06 27801063 (lun./ven. ore 10.00/17.00 - domenica dalle ore 11.00) o info@ruotalibera.eu
Sito Scuola di Teatrowww.lapietraparlateatro.it

ROCKETS, uscito il nuovo singolo "GET IT ON" (feat. Fabrice Pascal & Axel Cooper)

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In radio, sulle piattaforme digitali e negli store “Get It On” (Azzurra Music) il nuovo singolo dei Rockets, che vede il featuring di Fabrice Pascal & Axel Cooper. Il brano è estratto da “Wonderland”, un concept album dedicato ai bambini che rappresentano il futuro e la salvezza.

Fabrice Quagliotti, leader dei Rockets, commenta così il singolo: "Racconta di un'incontro in un club tra un ragazzo ed una ragazza... Scatta, la scintilla, e la voglia di andare oltre a quell'incontro e di approfondire. Doppio senso. Una persona guardandosi un paesaggio, si rende conto di quanto è bello. Scatta la consapevolezza di quello che succede e vuole cercare di  approfondire per capire come migliorare il nostro mondo".

Il nuovo lavoro discografico è un “viaggio nel tempo”, fatto di contaminazione di oltre 50 anni di stili e sapori musicali, dai 10cc ai Supertramp,da David Bowie a Vangelis,da Bob Marley ai Men At Work fino ad arrivare agli Imagine Dragons.

Questa la tracklist del disco: “Wonderland”, “Kids From Mars”, “Heaven”, “We are one”, “Strange people”,“Rock’n Roll Loser”, “Get It On” (feat. Fabrice Pascal & Axel Cooper), “Nuclear Fallout”, “The One”, “Doot Doot”, “Wonderland” (feat. Fabrice Pascal & Axel Cooper).

La copertina dell’album è stata disegnata da Leonardo Festa (FL Graphic) e Francesca Pastore (ElècktrArt).

Rockets sono un gruppo francese, inventore dello “Space-Rock”e dei raggi laser durante i concerti, che ottenne il maggior successo in Italia e Russia tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta con brani “Future Woman”“Space Rock”“One More Mission”“Electric Delight” e la reinterpretazione di “On the Road Again” e “Galactica”, che permise loro di vincere il Telegatto come miglior gruppo straniero in Italia.
Il gruppo si consolidò a partire dal 1978 nella formazione composta da Le BartzL'Her, QuagliottiMaratrat e Groetzinger. Le sonorità sperimentali e ricercate e il look spaziale, argenteo e alieno segnarono il successo dei Rockets.
Dall'estate del 1978 in poi il gruppo sarà presente in pianta stabile in Italia, grazie al produttore Maurizio Cannici, manager della CGD-Messaggerie Musicali, storica etichetta italiana che li notò durante una loro esibizione in una discoteca di Cannes. Il gruppo arrivò subito in TV partecipando a trasmissioni quali “Stryx” e “Arrivano i mostri”.
Nel 1979 uscì il loro disco di maggior successo“Plasteroid”,caratterizzato da suoni più ricercati e percussivi; l'elettronica è quanto di meglio offrisse la tecnologia di quel tempo (gli strumenti digitali non erano ancora disponibili e si lavorava solo in analogico). L’album registrò oltre 1 milione di copie vendute ottenendo il disco d'oro e di platino.
Tra il 1979 e il 1980 pubblicarono “Live” il primo ed unico album dal vivo e “Sound of the Future”, una compilation con un paio di brani inediti.
Nella primavera 1980 uscì “Galaxy”, un disco molto ambizioso, dove il gruppo riversò tutte le proprie energie e potenzialità, quasi a voler fare una sorta di monumento musicale a se stesso.
Il successo commerciale rimase costante anche per questo album, tuttavia era chiaro come questo lavoro discografico rappresentasse la fine di un'era. L'elettronica era solo per pochi eletti e le sonorità musicali stavano cambiando. Infatti, dopo la pubblicazione degli album “π 3,14”“Atomic”“Imperception” e “One Way”, nel 1986 la band si sciolse.
Dopo un lungo silenzio, nel 1992 il produttore Claude Lemoine richiamò il tastierista Quagliotti, il chitarrista Maratrat e il cantante Sal Solo per produrre “Another Future”, un album dove verrà sfruttata la nuova tecnologia digitale e il sampling, affiancandogli i nomi di alcuni musicisti di studio, tra cui Nick Beggs, ex bassista dei KajagoogooMike "Clip" Payne, cantante e percussionista che collaborò con Prince, e altri.
Nel giugno 2007 fu pubblicato da Quagliotti in tiratura limitata il cofanetto “The Silver Years”, che riproponeva per la prima volta su CD i primi 7 album dei Rockets, dall'omonimo LP del 1976 fino ad “Atomic” (1982), comprendendo anche “Live” uscito solo in Italia nel 1980 e alcune bonus track, tra cui due brani inediti del 1980 che avrebbero fatto parte del "disco fantasma", mai uscito dopo il clamoroso successo di “Galaxy”.
Il 3 aprile 2009 venne pubblicato un secondo cofanetto “A Long Journey”, contenente per la prima volta i video storici, alcune parti di concerti e 5 CD di rarità/live/demo.
Nell’ottobre 2012 uscì il singolo “World on Fire”. La band si esibirà in Russia con live e showcase di grande successo.
Il 30 settembre 2014 pubblicarono “Kaos” distribuito dalla Warner con etichetta affidata a Roby Benvenuto e Smilax, dove spiccavano ancora le sonorità space/electropop. L'album conteneva 12 brani inediti di cui 3 strumentali. Uscì anche il videoclip del singolo “Party Queen” featuring Muciaccia.
Il 2018 segna l’inizio della collaborazione con il nuovo management curato da Mauro D’Angelo con il quale la band produce il nuovo lavoro discografico “Wonderland” (Azzurra Music), pubblicato il 24 maggio 2019.
Attualmente il gruppo è formato da Fabrice Quagliotti (tastiere/vocoder), John Biancale (voce), Rosaire Riccobono (basso), Gianluca Martino (chitarra) ed Eugenio Mori (batteria).







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