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Giornate Europee del Patrimonio 21 e 22 settembre 2019 sul tema “Un due tre... Arte! - Cultura e intrattenimento”

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Le Giornate Europee del Patrimonio rappresentano l’appuntamento annuale con siti storici, luoghi della cultura, monumenti, beni naturalistici, architettonici, archeologici voluto dal Consiglio d’Europa con l’appoggio della Commissione Europea, sin dal 1991, con la importante finalità di coinvolgere i cittadini, tutti, dei 50 Stati Membri della Convenzione Culturale Europea in un movimento di idee, oltre che in una azione programmatica, in cui il patrimonio culturale dei popoli venga percepito e vissuto come una risorsa condivisa e un bene comune che le generazioni attuali hanno la responsabilità di custodire e salvaguardare per quelle a venire.
Il patrimonio culturale dei cittadini europei è stato forgiato nel corso dei secoli dall’interazione tra le espressioni culturali delle diverse civiltà che hanno popolato il nostro continente dando vita ad una straordinaria varietà di espressioni e manifestazioni che, proprio nella loro diversità, forniscono una direzione unitaria in termini di creazione di valore e di competenze.
Il tema scelto per il 2019 è “Un due tre... Arte! - Cultura e intrattenimento” perché è ormai idea consolidata e condivisa che l’Arte e la Cultura generino dialogo e occasione di incontro fra i popoli ancor prima e forse ancor meglio di qualsiasi altro processo compiuto dalla mente umana. L’idea che sottende la scelta compiuta per l’adozione del tema generale di quest’anno, in tema di patrimonio, è che l’Arte, lungi dall’essere un semplice godimento estetico o un semplice mezzo di intrattenimento, possa e debba, piuttosto, essere uno strumento di esplorazione e di conoscenza che, attraverso una chiara presa di coscienza porta a considerare il sé e l’altro nella identica dimensione di microcosmi che interagiscono in una dimensione di perfetta complementarietà.
In questa cornice valoriale si è perfettamente inserita la proposta progettuale del Club per l’UNESCO di Vibo Valentia che ha colto l’occasione delle Giornate Europee del Patrimonio per tenere a battesimo un importante progetto culturale ideato da Angelica Artemisia Pedatella dal titolo “Lucrezia Borgia: 500 anni di fascino e di mistero; il femminile nell’immaginario collettivo” e la cui direzione artistica è stata affidata a Pasquale Lettieri. Sarà una due giorni interprovinciale con due appuntamenti organizzati a Nicotera, per sabato 21 novembre e a Catanzaro, per domenica 22. Protagonisti del primo appuntamento saranno i piccoli alunni delle classi quarte e quinte dell’Istituto Comprensivo Pagano di Nicotera il cui giovane dirigente scolastico, Giuseppe Sangeniti, ha immediatamente colto l’importanza e la trasversalità dell’offerta formativa riservata ai bambini nicoteresi per l’occasione. Gli stessi, infatti, fruiranno dei laboratori “Coloriamo la musica” proposti da Romolo Calandruccio e Donato Arcuri (esperti di propedeutica musicale) e dell’intermezzo musicale del chitarrista Andrea Marra. Protagonisti degli appuntamenti musicali a Catanzaro saranno, invece, Emanuela Stillitano e Francesco Pagnotta che eseguiranno un repertorio di Mozart e Beethoven scelto con cura e maestria dal direttore artistico Gianfranco Russo. Diversi gli artisti che hanno risposto “presente” all’appello lanciato dal Club UNESCO di Vibo Valentia guidato da Maria Loscrì, chiaro segno che il messaggio divulgato dall’Europa in tema di Cultura, Patrimonio e Arte ha fatto breccia anche in Calabria. Si tratta di Antonella Di Renzo, Vera Console, Antonella Fortuna, Lilly Calello, Antonio Salvatore Maio, Antonio Palamara, Tonino Gaudioso, Celeste Fortuna, Beniamino Giannini, Irene Fazzari, Amalia Alia, Alfredo Campagna, Daniela Sibbio, Grazia Varone, Eleonora Cipolla, Pamela Caligiuri, Nicoletta Macrì, Francesco Minuti, Antonio Pugliano, Rosario De Sarno, Rebecca Giacchi. Decisivo il contributo apportato dagli Assessori alla Cultura interessati dall’evento, Pino Leone per il comune di Nicotera e Ivan Cardamone per il Comune di Catanzaro. Il patrocino all’evento è stato garantito, invece, dal Centro per la Formazione “Platone” di Vibo Valentia, dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e dalla Compagnia Teatrale “ba 17”.                    

Caterina Guttadauro La Brasca  


Rettore, i 40 anni di Splendido Splendente celebrati con un nuovo remix

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Donatella Rettore non ha bisogno di presentazioni: poliedrica figura rock-cantautorale, innovativa in tendenze, immagine ed evoluzione musicale, è un'intensa interprete e figura d’avanguardia, simbolo degli anni '80.
Ha calcato i palchi più importanti d'Italia, dal Festival di Sanremo al Festivalbar, collaborando con artisti del calibro di Caterina Caselli e Claudio Baglioni. Tra i suoi pezzi cult, il 2019 segna il quarantennale di Splendido Splendente. L'artista, negli ultimi decenni, ha saputo sempre andare oltre e osare, sia nel modo di comporre che nel portare in scena la creatività. 

In occasione della celebrazione del 40esimo anniversario di "Splendido Splendente", scritta da Claudio Rego e Donatella Rettore, pubblicata nel formato 45 giri nel 1979, la hit torna in una nuova veste, in uscita il 20 settembre 2019 per Just Entertainment. Una serie di remix realizzati per l'occasione da Relight Orchestra, specializzata nei rifacimenti in chiave dance di grandi classici. Il duo è formato da Robert Eno, storico dj della Riviera Adriatica e da Mark Lanzetta, il violinista elettronico italiano più acclamato all’estero, esibitosi in festival del calibro di Miami WMC e Tomorrowland.  
Dal 2001 Relight Orchestra ottiene grossi consensi internazionali grazie a brani come “Elegibo”, interpretato dalla star brasiliana Margareth Menezes e divenuto un classico della musica latina, con innumerevoli remix e decine di milioni di streaming. I due hanno collaborato con Walt Disney - "Berni, il giovane faraone (2019) - , Rai (L'Eredità) e con artisti di fama mondiale che affidano loro i nuovi arrangiamenti delle proprie hit, come ad esempio i remix dei classici anni '70 “Don’t Let Me Be Misunderstood” e "Gloria” di Santa Esmeralda.
I brani, realizzati in collaborazione con Sergio Cerruti, Joe Vinyle & Sandro Tommasi e Didascalis feat. Andy G. sono un grande omaggio alla carriera della Rettore e a questo successo senza tempo, un cult della musica italiana da riscoprire. 

Opera, Leonardo Capalbo a Fattitaliani: come Don Carlos vorrei sempre esprimere quello che ho dentro. L'intervista

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Una messa in scena atipica ha accompagnato ieri sera il debutto di "Don Carlos" di Verdi tratto dal dramma di Schiller: ha aperto la nuova stagione e segna ufficialmente la nuova era del Teatro dell'Opera di Anversa sotto l'egida del nuovo soprintendente Jan Vandenhouwe. Il racconto prende inizio nel monastero di San Giusto dove Don Carlos - interpretato da Leonardo Capalbo -rievoca eventi e persone, a partire dall'incontro con Elisabeth, che il padre Filippo II gli ha sottratto per ragioni di Stato.

Il regista Johan Simons compie la scelta di lasciare il protagonista sempre sulla scena, anche quando non canta o non è direttamente coinvolto. Dietro si alternano la presenza del coro/della corte e pannelli - a volte astratti, a volte rappresentazioni di luoghi e paesaggi - che richiamano il flusso degli avvenimenti e dei ricordi. Fondamentale l'apporto della visual artist Hans Op de Beeck e la costumista Greta Goiris.
E poi, tanti oggetti sul palco che Don Carlos piazza e sposta continuamente, quasi a significare il vano tentativo di mettere a posto le sue cose, ad acquietare il proprio animo, perennemente in balia del tormento amoroso.
Bella, imponente, densa la musica dell'Orchestra diretta dal M° Alejo Pérez.
Foto di Adam Ulrich
Fattitaliani ha intervistato il tenore italo-americano Leonardo Capalbo

Tre ore in modo continuato sulla scena, anche quando non canti. Secondo te, perché il regista ha fatto questa scelta?
Perché ha cercato il modo per essere veramente dentro il cervello di Don Carlos e di sognare, soffrire con lui, sentire quello che gli altri dicono di "me": per il pubblico è interessante vedere le mie reazioni per capire psicologicamente la vita e la storia del personaggio.

Sposti oggetti sulla scena e ti muovi tanto: Ti aiuta sulla scena avere dei riferimenti fisici da toccare e su cui appoggiarti? 
A volte aiutano, perché posso pensare a volte che questi oggetti sono cose che sono state create da me stesso, che vengono o dall'ansia o da un momento di felicità, a volte risulta anche difficile perché devo fare un po' di tutto e muovermi sempre. Anche se sono seduto o sdraiato a terra o proprio fermo, sono sempre in scena quindi devo stare concentrare tutto il tempo.
Sei il protagonista in un'opera di Verdi, stasera è la prima, la prima di una nuova stagione, la prima di nuovo corso dell'Opera di Anversa. Quante responsabilità...
Un sacco. Sicuramente prima di entrare in scena mi sento nervoso e in tensione, però quando sono in scena e canto ed entro in questo personaggio -che è così scritto divinamente dal M° Verdi- non posso dire che mi sento nervoso: mi sento come Don Carlos.
Che pensi di Don Carlos?
A dire la verità, lo trovo un uomo che sta cercando quello che deve fare con la sua vita e anche il significato della vita e non so se è veramente un uomo credente, ma alla fine si trova in una posizione più solida e con questa regia al mondo di oggi può apparire una cosa molto contemporanea, forte, interessante: forse mi sento di dire che Don Carlos è una persona poco disciplinata.
Nell'opera, oltre all'amore impossibile per la regina, è molto evidenziata l'amicizia con Rodrigo. Facile nel mondo dell'opera essere amici?
Non so se posso dirlo, ma niente è facile: l'amicizia è una bellissima cosa e io sto cercando sempre di frequentare le persone con cui posso veramente avere a che fare.
Sei di origine italiana...?
Io sono nato negli Stati Uniti, ma i miei genitori vengono dalla Calabria, da Acri, provincia di Cosenza.
Mantieni sempre il rapporto con le tue origini?
Sì, certo.
Ci vai sempre?
Non sempre. In Italia sì, spesso: in Calabria è un po' più difficile forse perché è difficile andarci.
Di Don Carlos hai detto che è un uomo alla ricerca: e Leonardo Capalbo? avete dei tratti in comune, a parte l'amore impossibile?
Tutti potremmo trovarci in questa situazione. Io amo e vorrei sempre esprimere quello che ho dentro di me e questa è una cosa che vedo sempre con Don Carlos: lui vuole sempre esprimere tutto di sé. Giovanni Zambito.
Foto di scena: © Annemie Augustijns
Don Carlos ad Anversa fino al 9 ottobre, poi a Gand dal 16 al 30 ottobre.

Team

Conductor
Alejo Pérez
Direction
Johan Simons
Set and video
Hans Op de Beeck
Costumes
Greta Goiris
Lighting
Dennis Diels
Chorusmaster
Jan Schweiger
Dramaturgy
Jeroen Versteele
Jan Vandenhouwe

Cast

Don Carlos, infant d'Espagne
Leonardo Capalbo
Élisabeth de Valois
Mary Elizabeth Williams
Philippe II, roi d'Espagne
Andreas Bauer Kanabas
Rodrigue, marquis de Posa
Kartal Karagedik
La princesse d'Eboli
Raehann Bryce-Davis
Le Grand Inquisiteur
Roberto Scandiuzzi
Un moine (Charles V)
Werner Van Mechelen
Thibault, page d'Élisabeth
Annelies Van Gramberen
Une voix céleste
Annelies Van Gramberen
Le comte de Lerme
Stephan Adriaens
Un héraut royal
Stephan Adriaens
Orchestra
Symfonisch Orkest Opera Ballet Vlaanderen
Chorus
Koor Opera Ballet Vlaanderen
Coproduction with Opera Wrocławska

AIDA COOPER, uscito nuovo singolo "Quante volte" estratto da "KINTSUGI Amica Mia", omaggio a Mia Martini

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Photo by Diego Tortini
Quante volte è il primo singolo estratto da KINTSUGI Amica Mia di Aida Cooper,nuovo album su etichetta Bandabebè, in cui l’artista rende omaggio a Mia Martini che di questa canzone ha scritto il testo su musica diShel Shapiro.
“Tengo molto a questo brano perché oltre ad essere bellissimo è nelle mie corde ma - dice Aida Cooper-  soprattutto, è un pezzo autobiografico  il cui testo, scritto proprio da Mimì, è intenso, complicato ma allo stesso tempo delicato, proprio come era Lei”
Il brano è supportato da un video, per la regia di Naù Germoglio che dichiara: “Abbiamo girato durante la prima data del LiBertè Summer Tour 2019 di Loredana Bertè. La sfida era quella di riuscire a dare uno stile preciso al video di Aida Cooper durante il primo live del pezzo, senza avere la possibiltà di girare nessuna sequenza in più, quindi buona la prima! Vista la ripresa in notturna con un minimal light design, ho deciso di animare il video con degli effetti caldi e avvolgenti, senza però sovrastare la purezza del brano”.

Quante voltefa parte del disco di Aida Cooper, che vede la direzione artistica di Ivano Zanotti con la supervisione di Loredana Bertèe contiene nove brani scelti dal grande repertorio di Mia Martini (uno dei quali interpretato proprio con Loredana Bertè) e un inedito scritto per Aida da Maurizio Piccoli, storico autore delle sorelle Bertè. Questa la title track dell'album: Quante volte, Spaccami il cuore, Almeno tu nell'universo, Per amarti, Guarirò Guarirò, E non finisce mica il cielo, Danza, Sono Tornata, Donna e l'inedito Un figlio mio.
Kintsugi è l’antica arte giapponese che consiste nel riparare un oggetto di ceramica rotto riunendo i pezzi attraverso l’utilizzo di oro o argento liquidi in modo da esaltare le nuove nervature create. Ogni pezzo riparato diviene così unico ed irripetibile, le crepe sono impreziosite. La metafora del Kintsugi riassume perfettamente l’essenza della resilienza, cercare di fronteggiare in modo positivo le avversità della vita, esibendo orgogliosamente le proprie cicatrici che ci rendono persone uniche, più mature, più forti. Ed è proprio questo il messaggio che Aida Cooper cantante, corista ma soprattutto amica storica di Mia Martini, vuole lanciare intitolando così il suo nuovo album KINTSUGI Amica Mia, con questo gioco di parole volto a sottolineare il legame tra loro due.





comunicazione e promozione

Teatro, Fattitaliani intervista Elisabetta Ruffolo: dal pubblico mi aspetto un giudizio senza remore

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Sabato 21 settembre ore 21 presso il Barnum Seminteatro “SCRITTURARTI IN SCENA” Testi di Fabrizio Belli, Riccardo Centola e Elisabetta Ruffolo.

Elisabetta Ruffolo lascia gli studi di giurisprudenza per iscriversi ad una Scuola di giornalismo e comunicazione televisiva e subito dopo comincia a collaborare per varie testate e con la Rai Regione Calabria con un contratto a termine come Autrice testi radiofonica. 
Caparbia com’è, dopo molti anni decide di finire gli studi di Giurisprudenza con una Tesi sui “Profili Costituzionali del Diritto di Cronaca” e per un decennio porta avanti la professione di Avvocato. Ad un certo punto si sente a un bivio e decide di fare una scelta. Abbandona la professione e decide di scrivere “perché nella vita si deve essere felici”. 


Come nasce l‘idea di seguire un corso di scrittura teatrale? 
Ho letto su Facebook del Corso, l’anno scorso avevo frequentato un paio di lezioni del Corso di Regia ma ero impegnata su altre cose e avevo deciso di lasciar perdere.
Alla prima lezione eri più curiosa o spaventata? 
Essere curiosa è nella mia natura ma dopo un po’ di lezioni ero quasi spaventata. Scrivendo di spettacoli teatrali, pensavo fosse facile scrivere un testo, invece non lo era affatto.  Avrei voluto mollare ad ogni lezione.
Cosa ti ha spinto ad andare avanti? 
Un po’ la mia caparbietà calabra ma anche Gabriele Mazzucco che teneva il corso, mi ha sempre incoraggiato a non mollare. In ultimo ma non secondario ero rapita da ciò che scriveva il mio compagno di corso e sapevo che non l’avrei mai potuto eguagliare, non volevo neanche provarci, ne sarei uscita comunque sconfitta! 
Cosa porti in scena? 
Un caso di Cronaca Giudiziaria che avevo già trattato nella Tesi della Scuola Superiore di Giornalismo e della Comunicazione Televisiva e successivamente in un articolo su Cosmopolitan. 
La storia di Lidia Cirillo che uccise un Capitano del Contingente inglese che l’aveva sedotta e abbandonata. 
Per l’articolo su Cosmopolitan ebbi la fortuna di rintracciare l’Avvocato che l’aveva difesa al processo che mi fece entrare nella storia!
Cosa ti aspetti dal pubblico in sala? 
Applausi o fischi a seconda di quello che merito… Soprattutto che siano sinceri nel giudizio senza nessuna remora! 
Da spettatore che voto ti daresti?Questa è una domanda molto difficile che non farei mai ad un intervistato che ancora non conosce la messa in scena ma che si fida ciecamente di Gabriele Mazzucco che cura la Regia.

Riccardo Centola a Fattitaliani: scrivere per il teatro è faticoso ma terapeutico. L'intervista

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Sabato 21 settembre al Barnum Seminteatro, ore 21 “SCRITTURARTI IN SCENA”. Testi di Fabrizio Belli, Riccardo Centola ed Elisabetta Ruffolo.

Riccardo Centola si è laureato presso l’Università Roma Tre, in Regia e studi storico teorico critici su cinema e audiovisivi. Lavora in Rai come Assistente alla Regia in trasmissioni d’informazione e attualità. 
Mio compagno di corso presso il Barnum Seminteatro credo mi abbia “sopportato” per tutta la durata delle lezioni. 
Scherzo… in realtà mi ha supportato non solo perché mi spingeva a non mollare e devo dire che c’è riuscito ma non ho mollato perché ero affascinata  dai suoi testi.

Sentirete senz’altro parlare a lungo di lui perché ha stoffa da vendere…
Come nasce l’idea di seguire un corso di scrittura teatrale?

Il mio approccio alla drammaturgia è sempre stato indirizzato ad un esito audiovisivo. I miei studi mi hanno portato a soffermarmi sul cinema documentario, quindi su una forma di scrittura inevitabilmente partecipativa e aperta, dipendente dalle situazioni e dalle persone che si sceglie di coinvolgere. Adesso, anche per ragioni professionali, desidero imparare a padroneggiare una forma di drammaturgia classica, anche per affrancarmi da ciò che la realtà ha da offrire. La scrittura teatrale mi sembra aprire la possibilità di utilizzare l’insieme delle proprie esperienze come pezzi di un puzzle di cui si scopre solo progressivamente il disegno. È un esercizio faticoso e a tratti scoraggiante, ma credo che abbia delle proprietà terapeutiche.
Alla prima lezione eri più curioso o spaventato?
Né curioso, né spaventato. Ho scelto di cominciare un corso non tanto perché mi aspettassi di acquisire delle nozioni: per quelle esistono ottimi manuali. Per me il corso è stato una maniera di sabotare il mio senso di insicurezza e inadeguatezza: una sorta di coscienza nera che inibisce e scoraggia ogni spirito di iniziativa con fantasmi di discredito e imbarazzo per la propria supposta incompetenza e totale mancanza di talento. Credo che confrontarsi con gli altri in un ambiente dove ci si sente protetti e guidati sia la maniera più congeniale di zittire la paura diffusa di mostrare la propria interiorità ad un pubblico anonimo.
Cosa ti ha spinto ad andare avanti?
Mi ha fatto andare avanti la soddisfazione di aver acquisito un metodo di lavoro, sostenuta anche dall’osservazione di piccoli progressi nella fluidità con cui affrontavo le varie fasi:dalla stesura dei soggetti allo sviluppo. In particolare ho scoperto un naturale senso di divertimento nell’invenzione dei dialoghi. E poi ultimo, ma non meno importante, la simpatia della mia compagna di corso!
Cosa porti in scena? 
Tra i lavori svolti durante il corso sono stati selezionati due testi. Uno s’intitola Vecchio Frac ispirato dall’omonima canzone di Domenico Modugno. In questo corto teatrale ho provato a immaginare cosa può essere successo all’ora di chiusura in quell’ultimo caffe di cui si spegne l’insegna a mezzanotte. Nel secondo testo, Avanzi, lascio la corda drammatica per confrontarmi con toni più grotteschi e un finale a sorpresa.

Cosa ti aspetti dal pubblico in sala? 
In realtà non avendo curato io la messa in scena non ho idea di quale sarà l’effetto sul pubblico, io stesso sono curioso di scoprire la mia reazione. Ovviamente l’unica speranza è che non resti impassibile.

Da spettatore che voto ti daresti? 
Potrò darmelo solo dopo aver assistito allo spettacolo.

Elisabetta Ruffolo

DA SAN PIETRO DELLA JENCA A COLLEMAGGIO UNA MARCIA DEL PERDONO NEL SEGNO DELL’ACCOGLIENZA E DELLA CULTURA

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di Giuseppe Lalli - L’AQUILA - Poco meno di un mese fa, domenica 25 agosto, organizzata dalla sezione aquilana del CAI e dall’Associazione San Pietro della Jenca, con la collaborazione di altri gruppi associativi locali e con il patrocinio del Comune dell’Aquila, si è svolta l’annuale Marcia del Perdono e della Pace, che ha segnato l’inizio della festa della Perdonanza Celestiniana.
Circa un centinaio i partecipanti alla partenza, molti tenuti a casa dalle condizioni del tempo, che si prevedevano assai incerte e che invece si sono mantenute buone fino alla fine. Chi scrive ha avuto il piacere e l’onore di fungere da guida storico-artistica lungo tutto il percorso, che ai gioielli dell’arte della stupenda valle del Raialeha aggiunto le antiche e suggestive chiese di SanGiustino, a Paganica, e di Santa Giusta, a Bazzano

La carovana, sotto la guida esperta del paganichese Nando Galletti, simpatico, vigile e a tratti, secondo il bisogno, ringhioso cane pastore abruzzese, e allietata da tante simpatiche presenze, come quelle di altri due paganichesi, Raffaele Alloggia, appassionato cultore di storie del suo paese, e Raffaele Vivio, che, col suo immancabile cappello di alpino, non ci ha risparmiato esplosivi scoppi di allegria, ha preso le mosse dalla chiesetta santuario di San Pietro della Jenca. Il piccolo tempio, risalente al XIII secolo, caro alla memoria di Giovanni Paolo II, cui è dedicato, fu chiesa parrocchiale dell’antico omonimo castello. I successivi rimaneggiamenti nel portale e all’interno non ne hanno snaturato il fascino, ben riscoperto da un sapiente restauro degli ultimi decenni. La carovana ha fatto la sua prima sosta nella radura antistante la chiesetta a capanna di SanClemente, che una consolidata tradizione vuole antichissima e legata alla memoria dei primi cristiani, tanto da far ipotizzare la sua edificazione sopra una grotta creduta catacomba dei martiri.

L’occhio esperto nota la forma ogivale dell’elegante finestrella monolitica che si apre sul muro della piccola abside, carattere inconfondibile del primo gotico, che al pari dell’ampia finestra esistente sulla parete sinistra della vicina e sopra citata chiesetta di San Pietro della Jenca, denuncia la presenza di quella cultura cistercense che fu realtà dell’intero territorio del Gran Sasso a partire dal Milleduecento. Dopo una ulteriore breve sosta nel fontanile detto «La fonte dei tre olmi», nella campagna di Assergi, in prossimità di Grotta a Male, in una zona di notevole interesse archeologico che nei primi decenni dello scorso secolo fu oggetto di indagine da parte di AngeloSemeraro, geniale archeologo dilettante e poeta paganichese, siamo giunti nel borgo di Assergi, passando attraverso una porta dell’antico castello e costeggiando le mura bellamente restaurate.

Qui, ad attenderci, sullo sfondo di quella piazza dal sapore leopardiano, c’era la Chiesa di Santa Maria Assunta, con la sua luminosa facciata in levigata cortina a pietra concia, il portale finemente romanico, il leggiadro gotico rosone e il superbo campanile dalla doppia tessitura muraria. All’interno, dove un coraggioso restauro dei primi anni ‘70 del Novecento ha riportato alla luce un delicato pur se a tratti frammentario manto decorativo, si ammirano affreschi di pregio, databili tra il XIV e il primo XVI secolo, alcuni dei quali attribuiti a Francesco da Montereale e Saturnino Gatti, protagonisti di primo piano, insieme a Silvestro dell’Aquila e al grande Cola dell’Amatrice, del Rinascimento aquilano. All’interesse del visitatore si offre inoltre la cripta, con la sua scarna e mistica bellezza, autentico gioiello nel gioiello, antichissima, parlante il linguaggio misterioso del Medioevo. In essa, a fianco dell’altarino, poggiata sopra un interessante duecentesco pluteo di pietra e custodita all’interno di una cassetta di ferro, si scopre l’urna contenente le ossa di San Franco, ricalcata sull’opera, gelosamente conservata in altro luogo, di Giacomo di Paolo da Sulmona. Sull’altro lato, dolcemente adagiata su un cassone di noce che funge da reliquiario, ecco la statua lignea raffigurante una misteriosa donna coronata su cui è fiorito attraverso i secoli un’affascinante racconto popolare (regina del Cielo o regina della Terra?), diretta erede, quanto a stile scultoreo, della cosiddetta scuola francese “Ile de France”, e che potrebbe, da sola, giustificare un’intera sala museale.

Subito dopo, abbiamo consumato un’abbondante e gustosa colazione offerta dall’AssociazioneculturaleInsieme per Assergi” nell’orto attiguo alla casa canonica, con vista sull’amena valle del Raiale. Altra gradita sosta a Camarda e, come da tradizione, rinfrescante “cocomerata” curata dalle associazioni culturali “Il Treo” e “Insieme per Camarda”. A concludere il percorso lungo la valle del Raiale, con i suoi angoli di incontaminata bellezza, immancabile la visita alla chiesetta della Madonna d’Appari, autentica gemma incastonata nella roccia e lambita dalle acque di un gorgogliante ruscello. Nel cinquecentesco portale principale, la lunetta raffigura una Madonna col Bambino. Analogo affresco, ma più bello, compare sul portale laterale, a due passi dal ruscello. A poca distanza, sulla stessa parete, si scopre un antico disegno scolpito nella pietra dal significato profondo: un simbolo pagano dell’eterna lotta tra il bene e il male che la sapienza cristiana, secondo un collaudato costume, rivisita alla luce della Rivelazione.

La piccola fiabesca chiesa, monumento vivente della devozione popolare alla Vergine, riserva al visitatore, appena dentro, un’autentica e insospettata fantasmagoria di colori: dalle volte e dalle pareti emana un profluvio di luce degno di una chiesa rinascimentale fiorentina. Una suggestiva Crocifissione e scene della vita di Maria, forse opere di Francesco da Montereale,affrescano la volta del Presbiterio, mentre in fondo alla parete destra un pregevole dipinto raffigurante una Comunione agli apostoli nell’ultima cena– autorevolmente attribuita al figlio del suddetto Francesco - fa da sfondo ad un’edicola semicircolare con imbotte a cassettoni e archivolto riccamente modanato a ghirlande. Altri affreschi, sulla stessa parete, raffigurano Sant’Antonio e San Bernardino da Siena, molto popolare nelle chiese dell’Aquilano. In fondo alla parete di sinistra, vicino alla porta d’ingresso principale, si ammira l’unico dipinto ad olio presente nel piccolo tempio, una grande e bella tela di fine cinquecento ascritta al pittore aquilano Pompeo Mausonio: Madonna del Rosario, inquadrata nei 15 pannelli dei Misteri, che molto ricorda la Madonna di Pompei. Sulla controfacciata, completa la scena un monumentale ottocentesco organo a canne, tuttora funzionante. Di fronte a tanta bellezza si rimane letteralmente avvinti, e quasi non ci si staccherebbe da questo piccolo angolo dove sembra che natura, fede e poesia si siano date appuntamento.

Dopo una riposante pausa con pranzo nella villa comunale di Paganica offerto dalla locale sezione donatori di sangue del VAS, la comitiva, un po’ ridotta nel numero ma non nell’entusiasmo, ha sostato brevemente di fronte alla Basilica diSan Giustino, antichissima, edificata sull’antico sepolcro del santo cui è dedicata. Ricostruita compiutamente nel periodo romanico, con le sue tre navate, mostra, al pari della sua ancor più vetusta cripta, una scarna e severa bellezza che invita al raccoglimento. In fase di restauro e provvisoriamente chiusa al pubblico per motivi di sicurezza, ne abbiamo potuto pur sempre ammirare lo svettante torrione con campanile della facciata, impreziosito alla base da un’edicola con arco a volta sorretto da eleganti pilastrini tardo-rinascimentali e riproducente, sullo sfondo, un bell’affresco dedicato alla Trinità.

Dopo una merenda nella vicina Bazzano offerta dal Circolo Bocciofilo, abbiamo dedicato l’ultima sosta di interesse culturale alla Basilica diSanta Giusta, antichissima anch’essa, ed edificata, analogamente alla chiesa di SanGiustino, inglobando le antiche piccole basiliche ad corpus sorte sulle ancor più vetuste tombe dei martiri Giusta, Fiorenzo e Felice. Ne abbiamo ammirato la originalissima facciata, che per la ricchezza dei motivi scultorei in stile casauriense, il disegno a griglia delle colonnine e dei cornicioni, l’elegante portale ad arco falcato con colonne ed architrave stupendamente ornati, ne fanno un irripetibile capolavoro dell’architettura romanica abruzzese. Momentaneamente chiusa anch’essa al pubblico per motivi di statica, ne abbiamo potuto immaginare solo con gli occhi della mente l’interno, con la piatta parete di fondo dietro l’altare sfavillante di affreschi tardo-rinascimentali e le pareti laterali, ricche di pitture databili tra il XIII e XV secolo; mentre un ambone, a sinistra dell’altare per chi guarda, florido di sculture, casauriensi anch’esse, del XII secolo, poggia sopra un archivolto sotto il quale c’è l’accesso all’antica cripta, costituita da una monoaula con volte a crociera, e dove figura un altare abbellito da una statua lignea trecentesca raffigurante Santa Giusta.

L’illustrazione della chiesa di Santa Giusta, che ha dato il nome ad uno dei quarti dell’Aquila, ha offerto l’occasione per rievocare la singolare caratteristica urbanistica del capoluogo abruzzese, voluta sul finire del secolo XIII dal genio del capitano militare Lucchesino da Firenze, che, di concerto con il vescovo Nicola da Sinizzo, facendo tesoro dell’esperienza maturata in terra toscana, volle che all’Aquila i castelli fondatori, pur non smobilitando dai loro luoghi d’origine, serbassero una significativa traccia entro le mura della nuova urbe. Ultimo abbondante ristoro a Gignano, frutto della generosità degli animatori del Centro Sociale Anziani e, a seguire, il tratto finale della lunghissima ed esaltante passeggiata, passando lungo il corso di una città, L’Aquila, che mostra, evidenti, i segni della rinascita. All’arrivo, nella stupenda Basilica di Collemaggio, ad attenderci e ringraziarci c’era, in rappresentanza del sindaco dell’Aquila, l’assessore Daniele Ferella, che, nell’accomiatarsi, ha promesso che l’anno prossimo l’amministrazione comunale saprà fare di più e meglio. Il tempo, come si diceva, si è mantenuto buono lungo tutto il percorso. Solo alla fine un accenno di pioggerella che, più che un inizio di temporale, ci è parsa una rinfrescante benedizione del Cielo.

Army torna con "Nel cuore di qualcuno": una parte di me è artista nel profondo. L'intervista di Fattitaliani

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Armando Fusco in arte Army torna con nuovo singolo Nel cuore di qualcuno, scritto da lui e arrangiato da un suo fidato collaboratore Francesco Aiello di Poggiomarino.
Il cantante, che vive tra Napoli e Avellino, rivela ancora una volta le sue doti di trasformista della musica, scegliendo ora sonorità reggaeton e in generale uno stile più acustico rispetto alla sua precedente produzione decisamente pop (Vanità, Amore nero, La mela…). Army è un cantautore indipendente che, nonostante notevoli riscontri iniziali come passaggi radiofonici su Rai Isoradio e addirittura una lettera di Mina a lui dedicata sulle pagine del giornale Vanity Fair, coltiva la passione per la musica in maniera del tutto personale, collezionando dischi, suonando la tastiera, ed esibendosi dal vivo di rado. Le sue canzoni sono sempre state introspettive e anche questa racconta il desiderio di entrare nel cuore di qualcuno e abbandonare una dimensione egocentrica che ormai gli sta stretta. A cinquant’anni suonati, Armando o Army ha ancora voglia di dare sfogo al suo estro artistico che non segue regole né logiche di mercato… avviene quando avviene. Fattitaliani è tornato a intervistarlo.
Essere indipendenti è sinonimo di autonomia ma anche di "solitudine" artistica: è così?
No, non per forza: nel mio caso è una scelta, vivo la musica in modo molto intimo, ho voluto condividerla negli anni perché ne ho avuto la possibilità avendo conosciuto molte persone che sono professionisti o amanti del settore per cui ho approfittato. Se oggi sei giovane e vuoi fare questo mestiere devi fare una lunga gavetta a meno che non riesci a entrare nei Talent Show che conosciamo dove tutto diventa più facile ma alla fine si è solo, per me, nelle mani di tanta gente che non sempre ha interesse alla tua maturità artistica e a un certo punto ti abbandona. Però appunto, quando si ha vent’anni, perché non provarci? Poi oggi ci sono i Social che ti aiutano nel diffondere la musica o a crearti un personaggio, perché non approfittarne? Questi sono i nostri tempi, la scena è cambiata ma la sostanza no, se sei bravo duri.
Sei presente e interagisci sui social in maniera attiva: la realtà di Facebook può essere fonte di ispirazione?
Sono presente perché sono solo e il virtuale mi fa sentire meno solo, fino a un certo punto però perché le persone vanno conosciute dal vivo e molti non vogliono; per questo bisogna sempre fare attenzione con chi si dialoga, non sappiamo mai quali sono le sue vere intenzioni.. io lo sto capendo dopo più di dieci anni di frequentazione e vorrei sparire ma se il mondo oggi comunica così sarebbe anche ingiusto starne fuori. Comunque, ripeto, dei Social oggi mi fido poco, mi fido poco della gente in generale.
A livello personale la composizione, l'interpretazione e la pubblicazione di "Nel cuore di qualcuno" corrisponde a quale esigenza in particolare?
La voglia di esserci ancora e la consapevolezza che una parte di me è artista nel profondo; ogni tanto devo scrivere, raccontarmi, cantare, disegnare; tutte le cose insomma che ho sempre fatto sin da piccolo ma solo per passione perché nella vita io sono un laureato in Giurisprudenza che continua a studiare la materia e vuole lavorare nel sociale. Stavolta racconto di volermi avvicinare davvero a qualcuno, qualcuno che possa amarmi in modo sano, senza troppe pretese, del resto ho cinquant’anni e le storie tormentate non mi interessano più.. ho voglia di serenità, ho sofferto molto in questi ultimi anni.
Pensato di girare un video?  
Oggi i video sono quasi indispensabili ma costano tanto e sono dell’idea che se vuoi farli bene devi investire; per ora nessun video.

Antonella Biscardi: scrivo per creare emozioni. L'intervista alla scrittrice e produttrice

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«Nel mio libro c’è un invito a rallentare, un po' come andare in bicicletta, con il vento fra i capelli e camminare lenti verso la vita, guardandola, accogliendola, non divorandola … nasce dal desiderio di comunicare positività, dolcezza e amore. I miei hashtag sono: #felicità #amore #tradizioni #ricordi #vita #pezzidinoi»

di Andrea Giostra
Ciao Antonella, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Piacere di scambiare quattro chiacchiere con voi, sono Antonella, chiedetemi cosa può interessarvi di me.
Recentemente, l’8 settembre scorso, sei stata a Sciacca in occasione dell’evento letterario “IN… chiostro” in compagnia del tuo editore siracusano Carlo Morrone per presentare il tuo libro di racconti “Pezzi di noi”. Come è andata questa trasferta siciliana? Cosa ti porti a Roma dalla Sicilia? 
La Sicilia nel cuore, tanti nuovi incontri e amici. La Sicilia è solare, accogliente, forte. Ci vengo sempre volentieri e la lascio certa di ritornarci presto. 
Chi è Antonella nella sua passione per l’arte della scrittura? 
Io scrivo di getto. Sentimenti, emozioni, il quotidiano nella meraviglia e nella tristezza. Tutto ciò che viviamo lo considero un arricchimento, vivere cercando di essere sé stessi di realizzare i propri sogni è un po’ la “mission” di ciò che scrivo.
Come nasce il tuo libro e di cosa parla? Cosa dovranno aspettarsi i lettori di questa raccolta di racconti? 
L'ho indicato prima dicendo che vorrei creare emozioni. I racconti sono momenti della nostra vita, vissuti in un modo, ma che possono essere interpretati in tanti modi. Come dire, da un racconto ogni lettore costruisce il proprio. Come è la vita, ognuno vede e sente le cose in modo differente. E poi c'è un invito, a rallentare, un po' come andare in bicicletta, con il vento fra i capelli e camminare lenti verso la vita, guardandola, accogliendola, non divorandola. Corriamo troppo, quasi non gustiamo più. E poi in risposta a come nasce il libro, aggiungo solo che nasce dal desiderio di comunicare positività, dolcezza e amore. I miei hashtag sono: #felicità #amore #tradizioni #ricordi #vita #pezzidinoi.
Qual è stato il tuo percorso artistico letterario? 
Il percorso lo avevo scritto nel DNA, scrivo da sempre, dal diario da bambina chiuso con il lucchetto per non farlo leggere. Mamma insegnante, papà giornalista, zio studioso di Vicenzo Cuoco e letterato, insomma a casa si respirava cultura. 
Stai lavorando ad un nuovo romanzo?
Non smetto mai di scrivere, forse uscirà un altro libro. 
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle qualità? 
Sicuramente deve trasmettere emozioni, deve far vivere al lettore ciò che racconta e trasportarlo in quel mondo. Sia se si scrive un saggio che un romanzo. Si è secondo me scrittori quando si riesce a trasmettere qualcosa, ad arricchire il lettore.
Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
Le tradizioni sono qualcosa che stanno velocemente andando via. Scrivere e leggere è trattenerle. 
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi? 
La lista sarebbe infinita, leggendo il mio libro ce ne sono citati tanti che hanno formato la mia vita, che l'hanno guidata e arricchita. Scrittori e poeti di tutte le epoche, scrittori dell'anima, da Gibran a Coelho, da Neruda a Hesse. 
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori. 
Il profeta di Gibranè sempre sul mio comodino. Siddharta di Hesse, Il guerriero della luce di Coelho. 
Secondo te perché un romanzo, un libro abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale e accattivante per chi legge)? 
Il successo di un libro dipende dalla pubblicità e dalla distribuzione. Oggi tutto è immagine e capacità di promuoverla. Detto questo un libro per me ha valore se storia e linguaggio sono comprensibili e avvolgenti, se emozionano.
È importante non dimenticare da dove veniamo, chi siamo e guardare avanti con positività e speranza nel meglio. L'arte è una manifestazione che rimane nel tempo, è necessaria per non dimenticare epoche e situazioni. 
In Italia si pubblicano ogni anno circa 60-65 mila nuovi titoli, la media ponderata di vendita di ogni nuovo titolo è di circa 50 copie, mentre chi legge effettivamente l’opera letteraria acquistata non supera il 10%, il che vuol dire che delle 50 copia vendute solo 5 copie vengono effettivamente lette da chi acquista in libreria o nei distributori online. Partendo da questo dato numerico, che per certi versi fa impressione e ci dice chiaramente che in Italia non si legge o si legge pochissimo, secondo te cosa si dovrebbe fare per migliorare questa situazione? Cosa dovrebbero fare gli editori, gli scrittori e gli addetti ai lavori in generale per far aumentare il numero dei lettori e degli appassionati ai racconti e alle storie da leggere?
C'è rimedio alla tecnologia? C'è rimedio al progresso? Ricordate che si scriveva con il pennino e l'inchiostro? Poi con la penna a sfera, poi con la macchina da scrivere, poi con il pc, ora direttamente dallo smartphone o si detta. Cosa voglio dire? Che per me è inesorabile la fine nel giro forse di un decennio del libro cartaceo, di quell'adorabile carta da odorare, scarabocchiare, riempire di sabbia, di macchie, di vissuto. Leggeremo tutti in formato elettronico o in qualche altra diavoleria, come in parte accade oggi... E allora? scriviamo, scriviamo tanto, pubblichiamo il più possibile per lasciare il ricordo di questi nostri tempi. 
Una domanda molto difficile Antonella: perché i lettori di questo magazine dovrebbe comprare e leggere il tuo libro? Cosa diresti loro per convincerli a comprare e a leggere “Pezzi di noi”? 
Non mi piace cercare di convincere, “seguite l'istinto”, questo direi.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti?
Tanti progetti, non potrei vivere senza. Te li svelo alla prossima intervista.

Antonella Biscardi

Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it

DANIELA MASTRANDREA PRESENTA “N U M A”, IL SUO 3° SINGOLO DELL’ANNO

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Esce oggi 21 settembre 2019 in concomitanza con l’equinozio d’autunno N U M A, il terzo singolo dell’anno della pianista compositrice Daniela Mastrandrea.
Perché “NUMA”… NUMA chi, cosa?!? Numa Pompilio II re di Roma, Numa comune dell’Iowa, Numa personaggio dell’Eneide, Numa Shōzō scrittore di fantascienza giapponese, oppure acronimi vari come Non-Uniform Memory Access (architettura di memoria sviluppata per i sistemi multiprocessore) o National Underwater & Marine Agency (fondazione che si occupa nel recupero e l'identificazione di relitti marini di rilevanza storica)… Nulla di tutto ciò!!!
Numa è in realtà il nome di un piccolo e simpatico chihuahua che ha l’abitudine  e s t e n u a n t e  di seguire la sua padroncina Daniela. Il brano è nato per gioco, relazionando le vocali del nome Daniela alle note musicali… presto detto!!! A è diventato FA, I SI, E RE e A LA!!!

ACQUISTA & ASCOLTA ▶️ https://lnkfi.re/NUMA
 
GUARDA IL VIDEO ED ISCRIVITI AL CANALE ▶️ https://youtu.be/W2_CDXNmGPg


Daniela Mastrandrea è nata nella meravigliosa città d’arte di Gravina in Puglia nel 1981. A 7 anni comincia lo studio del pianoforte e a 9 anni compone i suoi primi pezzi. Nel 2003 si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di musica “Nino Rota” di Monopoli sotto la guida della prof.ssa Gabriella Bassi, affiancando gli studi di composizione.  
È vincitrice di diversi concorsi Internazionali di Composizione.
Nel 2017 vince la 1ª edizione del Web Talent V.I.T.A. promosso da Believe Digital e Zimbalam Italia, aggiudicandosi una produzione discografica. Nel 2018 le viene conferito il Premio Argojazz come Miglior Lavoro Musicale per la 15ª edizione del Festival Argojazz 2018. Nel 2019 è premiata dalla Fondazione Estro Musicale (Milano) con il suo brano "La Besana” e, nello stesso anno, “Semplicemente te” viene scelto per il film "Le avventure di Mr Food & Mrs Wine" del regista Antonio Silvestre.
Nel 2005 il suo primo CD per piano solo “Volo di Gabbiani”, che raccoglie musiche da lei composte tra gli 11 e i 18 anni. Nel 2016 il suo CD dal titolo “Fluide Risonanze” da lei composto, arrangiato ed eseguito in quartetto (flauto, violino, violoncello e pianoforte). Nel 2017 il suo SINGOLO dal titolo "GAME OVER" da lei composto ed eseguito per pianoforte solo. Nel 2018 “Lo Specchio", il suo lavoro per pianoforte solo. Nel 2019 i suoi singoli "RENDEZVOUS", “Claudine & Jean-Pierre”, “NUMA”.
Nel 2018 si esibisce per la XXIII edizione del Festival Time Zones e per la XV edizione del Festival Argojazz presentando il suo ultimo lavoro "Lo Specchio". Nello stesso anno collabora alla stesura dell'"Inno dei desideri", sigla del XIII edizione del Festival di letteratura per ragazzi Tuttestorie, curandone l'arrangiamento per archi.
I suoi brani e orchestrazioni sono eseguiti da diverse orchestre e formazioni nel mondo: 8 marzo 2017 Auditorium “Cesare Pollini” Padova I Solisti Veneti diretti dal M°Claudio Scimone eseguono in prima assoluta La Sorgente, una sua composizione per orchestra d’archi, oboe e fagotto; 04 luglio 2018  al Schloß Schönbrunn di Vienna la pianista Monique Cìola esegue Luci e Ombre, una sua composizione per pianoforte solo. Numerose le sue attuali collaborazioni.


Daniela Mastrandrea
e-mail: info@danielamastrandrea.it
website: www.danielamastrandrea.it

www.facebook.com/danielamastrandrea.it 

In libreria “A CRUNA Antologia di Rosari Siciliani” di Sara Favarò, nuova edizione rivista e ampliata

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L’antologia, unica di genere al mondo, contiene centinaia di rosari in siciliano con traduzione in italiano.
Rosari, in gran parte ignoti alla fede ufficiale, definiti popolari perché espressi in siciliano, ma che non devono intendersi tali con riferimento alla loro creazione, ma alle fasi successive che sono la conoscenza e l’acquisizione da parte del popolo e la conseguente divulgazione orale. Rosari che, quasi sempre, sono il frutto dell’elaborazione strategica da parte del clero siciliano che si serviva di metrica e linguaggio popolare per catechizzare i fedeli. È sorprendente constatare come tanti rosari, in apparenza semplici, oltre a contenere messaggi di tipo biblico, sono fonte di sapere numerologico, divinatorio, propiziatorio, simbolico e si prestano a piani di comprensione diversi, a seconda della cultura di chi li fa propri.

Rosari in cui la preghiera viene offerta in cambio di una grazia, un miracolo; rosari divinatori per conoscere l’esito di un evento; rosari per essere protetti dalle forze del male; rosari propiziatori affinché si verifichi qualcosa, e poi novene e tante altre invocazioni, finanche ai morti decollati, uccisi, impiccati, ai penitenti del purgatorio, contro il mal tempo, per fare piovere ecc.  che hanno la struttura propria del rosario, pur non essendo rivolti alla Madonna, a Cristo, ai Santi, alla SS. Trinità.

L’Antologia è frutto di ricerche su campo dell’autrice che ha documentato i rosari in diversi paesi e città della Sicilia, in una ricerca su campo, iniziata negli anni ’80,  e in costante evoluzione.

L’odierna pubblicazione rivista e ampliata, è edita da Di Girolamo ed è inserita nella collana “Promemoria”, la precedente era uscita nel 2009 per i tipi di Città Aperta.

Il  testo è arricchito dalle partiture musicali dei “rusari cantati” trascritte dal M° Giovanni Pecoraro.

Musica, Vasco Barbieri: “A little bit of present”, reazione ad un momento di crisi

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È online il video di “A LITTLE BIT OF PRESENT, il nuovo singolo del cantautore romano VASCO BARBIERI. Il video è visibile al seguente link: youtu.be/Tsu9RhJwQ8gIl brano (Maqueta Records / distribuzione Artist First) è attualmente in radio ed è disponibile sulle piattaforme di streaming e digital download (VascoBarbieri.lnk.to/ALBOP).


Nel video di “A little bit of present” (scritto e diretto da Sibilla Barbieri e Andrés Arce Maldonado, produzione La Siliàn per Maqueta Records), VASCO BARBIERI è un sognatore sensibile che deve rapportarsi con una società chiusa, spaventata dalle differenze socio-culturali e che tende a vivere “in branco” (rappresentata dai conigli del videoclip). Il cantautore riesce a trovare, grazie al linguaggio universale della musica, un canale di comunicazione con gli altri, senza necessariamente “sposare” il loro modo conformista di affrontare la vita.

«“A little bit of present” nasce come reazione ad un momento di crisi dopo l’università. Ero circondato da un mondo estremamente più vasto e complesso di quello che conoscevo. Nel comporre questa canzone, mi consolavo con il pensiero che l’inquietudine è un sentimento condiviso e che se sfruttata in maniera costruttiva può diventare un motore inarrestabile – racconta Vasco – Questa canzone mi ha ridato la forza di accettare la mia follia e la mia differenza e mi ha ridato il coraggio di ballare “fra e con” i miei fantasmi. Perché, in fin dei conti, siamo tutti parte di uno stesso mondo!».

Il brano, dalle sonorità pop, ha per il cantautore una funzione quasi catartica: dando voce alle sue preoccupazioni, attraverso la musica impara ad accettarle e non temerle, avvicinandosi con più fiducia al mondo esterno che in fondo condivide con lui le stesse insicurezze.
A LITTLE BIT OF PRESENT è scritto e composto da Vasco Barbieri, prodotto da Sibilla Barbieri per Maqueta Records con la Direzione Artistica di Fernando Alba, arrangiato e mixato da Francesco Santalucia e masterizzato da Emanuele Bossi.

La prima volta Vasco Barbieri nasce il 6 agosto 1985 a Roma, la seconda dopo un coma che lo riporta allo stato iniziale, il 30 aprile 1993. A 7 anni ritorna a casa dopo il trauma con gravi danni alla vista, si avvicina al pianoforte e senza aver mai suonato prima esegue ad orecchio una canzone: da quel momento Vasco fa della musica il suo strumento principale per esprimersi e costruire il proprio mondo. A 9 anni la famiglia decide di mandare Vasco in America per un’esperienza all’interno di una Summer Music School in Ohio, dove si avvicina per la prima volta al mondo accademico della musica classica. In età più adulta, studia 3 anni presso l’Actor Studio di Roma, dove arriva alla convinzione che la realtà sociale, come nel teatro, si componga di un gioco di ruoli e di maschere. Nel 2013 consegue una laurea in Filosofia e si appassiona all’informatica: apre Il Pianoforte Intuitivo, un blog sulla musicoterapia e sulle potenzialità della musica in ambito fisico, psicologico e biologico. In questo periodo il cantautore si esibisce in numerosi locali della scena romana, e proprio durante uno dei suoi live viene notato dalla Maqueta Records, che decide di investire su di lui e sostenerlo nella registrazione dei suoi brani.

Foto di ph. by Mohammad HZ

Augusto Re, Quindi questo è un addio?: in radio dal 23 settembre il nuovo singolo del cantautore ravennate

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Augusto Re è il principe delle idee di contrasto: una mente che si mantiene equilibrata, nonostante stia sempre sul confine fra "finito e reale".
È lì che Augusto vive, va e torna...facendo il pendolare fra il dove sta e il dove potrebbe essere "l'altra destinazione" all'unisono, in quel preciso momento. Questo tratto dominante della sua personalità prende forma di conseguenza nella sua musica col risultato di creare con originalità atmosfere contemporanee, nel rispetto dei tempi.

In Quindi questo è un addio? Augusto Re analizza l’epilogo di un sentimento, fermo al bivio fra ricordi certi e incerti.

Edizioni (IMPERO)

Siberia, "Ian Curtis" 1° brano da “TUTTI AMIAMO SENZA FINE” il nuovo album in uscita il 29 novembre

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Su tutte le piattaforme digitali “IAN CURTIS”, il primo brano dei SIBERIA. La canzone anticipa la pubblicazione del terzo album “TUTTI AMIAMO SENZA FINE” prodotto da Federico Nardelli, in uscita il 29 novembre per Sugar in collaborazione con Maciste Dischi.

Il brano racconta in maniera inedita la figura iconica della new wave musicale Ian Curtis: lontano dall’oscurità e dalla cupezza a cui di solito viene accostato, modello vivo e romantico nella vita di un adolescente che inizia a scoprirsi, identificarsi ed innamorarsi.
“È un brano autobiografico” racconta Eugenio Sournia, autore e voce della band, “Ho capito che avrei voluto suonare quando ho ascoltato per la prima volta i Joy Division. Ian Curtis è una figura talmente forte che spinge a dire: voglio scrivere la mia storia. L’ho scoperto in adolescenza, nello stesso periodo delle prime cotte. Per questo ho deciso di accostare Ian Curtis alla scoperta dell’amore. La musica è uno degli elementi che, soprattutto in adolescenza, spinge a invaghirsi dell’altro, perché esiste una concreta inscindibilità tra musica ed esperienza amorosa, che va naturalmente a influire nella vita di ciascuno, sulle scelte amorose e sulle prime infatuazioni”.
“Ian Curtis” è il primo inedito del terzo album dei Siberia “TUTTI AMIAMO SENZA FINE” in uscita il 29 novembre per Sugar in collaborazione con Maciste Dischi. Un album dall’atmosfera fresca e spensierata che ad un ascolto più attento lascia spazio ad una interpretazione dell’amore sfaccettata, da una visione più spirituale ad una più carnale. Piacere, colpa, desiderio, coscienza, libertà e moralità: il dualismo dei Siberia prende forma nella creatività grafica realizzata da Mine Studio.  

I Siberia sono: Eugenio Sournia (voce), Cristiano Sbolci Tortoli (basso), Luca Pascual Mele (batteria) e Matteo D'Angelo (chitarra). I Siberia nascono a Livorno e prendono il nome dall'immaginario evocato dal libro di Nicolai Lilin “Educazione siberiana”.

SUGAR

Ad Alejando Gastón Jantus Lordi de Sobremonte l'onorificenza di Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

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Il presidente e segretario generale della World Organization for International Relations (www.woirnet.org), Alejando Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, in considerazione della sua figura morale, delle sue particolari benemerenze e dell'impegno nel perseguire finalità umanitarie e filantropiche, è stato promosso al grado di Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Il diploma di conferimento dell'onorificenza è stato consegnato questa mattina da S.A.R. il principe Vittorio Emanuele di Savoia, Gran Maestro degli Ordini Dinastici della Real Casa, durante una cerimonia che si è tenuta oggi presso l'Hotel Hyatt "Palais de la Méditerranée" di Nizza.

Al presidente della Woir, già membro dal 1999 dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro con il grado di Cavaliere, è stato ora concesso un avanzamento di grado con il quale vengono nuovamente riconosciuti «il suo spessore umano, le sue qualità professionali ed i risultati conseguiti, grazie alla competenza e dedizione con cui ha sempre svolto il suo dovere, divenendo un sicuro punto di riferimento per la comunità internazionale».

«La nuova nomina è occasione per rafforzare ancora una volta il dialogo con la Santa Sede (www.vatican.woirnet.org) a cui da sempre la Woir riconosce un ruolo importantissimo nell'affrontare i grandi problemi del pianeta e dell'umanità» spiega l'organizzazione in una nota.

Proprio alla Santa Sede è legato l'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, che nasce ufficialmente con le Bolle Pontificie "Christiani Populi" e "Pro Commissa Nobis" promulgate da Papa Gregorio XIII rispettivamente il 16 settembre ed il 13 novembre 1572, con le quali si davano disposizioni per ripristinare l'Ordine Militare Religioso di San Maurizio, fondato nel 1434 dal Duca Amedeo VIII di Savoia, ponendolo prima sotto la Regola di San Benedetto della Congregazione Cistercense e poi sotto quella di Sant'Agostino e fondendolo con l'Ordine Militare e Ospitaliero Gerosolimitano di San Lazzaro, fondato nell'XI Secolo.

L'Ordine di San Lazzaro è uno dei 4 più antichi Ordini Crociati, insieme a quello di San Giovanni (attuale Sovrano Militare Ordine di Malta), ai Cavalieri Templari e ai Cavalieri Teutonici. Tra gli scopi principali dell'Ordine vi è ancora oggi l'esercizio dell'accoglienza ospedaliera.

Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro dal 1999 per motu proprio di S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, Ufficiale dell'Ordine al Merito di Savoia dal 2001, Cavaliere dell'Ordine della Croce del Belgio dal 2018 e Cavaliere dell'Ordine della Corona del Regno di Georgia dal 2019, il N.H. don Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte è anche Medaglia d'Oro della Fédération Française du Bénévolat Associatif.

L'insignito ha continuato a mantenere viva, anche in qualità di Capo dell'Illustrissima Casa Jantus Lordi de Sobremonte (www.icjlds.org) e dell'omonima associazione senza fini di lucro nata per volontà di donna Emilia Lordi-Jantus, la missione portata avanti dalla sua amatissima Madre, ispirata da principi di virtù e onore, dall'amore per il prossimo e dai più alti valori della cultura Cristiana.

LA WOIR
Fondata nel 1978 per iniziativa di Emilia Lordi-Jantus, già funzionaria dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) e del Programma Alimentare Mondiale (WFP), per contribuire in maniera indipendente allo sviluppo e all'applicazione delle Relazioni Internazionali ed a preservare così l'armonia nel mondo, la World Organization for International Relations (WOIR) è un'organizzazione internazionale che si propone di sostenere gli sforzi volti ad eliminare i motivi di conflitto tra le nazioni, promuovere la cooperazione internazionale ed operare al servizio della causa della pace e della difesa dei diritti umani. La WOIR è accreditata presso il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite come organizzazione internazionale non governativa (OING). Info: www.woirnet.org (AJ-Com.Net). AJ/LL 21 SET 2019 09:00 NNNN

Livorno, mostra "Immaginare Leonardo" presso il Castello di Sonnino

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Promossa da Progetto Editoriale, con il patrocinio dei Comuni di Livorno e Cecina, dell’Associazione Internazionale di via Margutta e della Camera di Commercio Maremma e Tirreno, è stata presentata la mostra Immaginare Leonardo, presso il Castello di Sonnino, nella ricorrenza del Cinquecentenario della scomparsa del Maestro Vinciano.
L’esposizione ad ingresso gratuito, sarà itinerante, di cui una tappa particolarmente significativa sarà a Roma ad ottobre presso la Galleria Vittoria di via Margutta. La mostra si caratterizza attraverso oltre trenta opere di noti artisti italiani insieme ad esponenti significativi della Nuova Scuola Romana, i quali si sono ispirati alla figura e all’opera di Leonardo e alla sua straordinaria attualità, non solo per coloro che lo amano ma anche per le nuove generazioni, in considerazione del  fascino indiscusso di “genio del passato e del presente”. Pittore, architetto, scultore, scrittore, teorico dell’arte, scienziato e ingegnere, ideatore di una nuova maniera, ricercatore in ogni campo, prosatore originalissimo e spirito di creatività senza tempo.

Collegare Leonardo a Livorno è frutto di un viaggio immaginario. Non sappiamo infatti se vi sia mai stato, ma la famiglia Medici, il suo legame con il Maestro e il rapporto della stessa con la città, trasformatasi poi nel più ricco porto franco della Toscana, costituiscono un formidabile collante di originale valenza nazionale.

E’ importante evidenziare due aspetti difficilmente riscontrabili insieme per contemporaneità e rilievo:

Il primo è senz’altro Leonardo stesso con la riproposizione e la contemporanea attualizzazione della sua figura nella ricorrenza del 500° della scomparsa. Una dimensione quella del Maestro che si apre a nuove analisi, indagini, interrogativi e valutazioni nella rappresentazione a noi più prossima di uno dei massimi precursori del pensiero moderno, nel ruolo del tutto inedito di primigenio intellettuale europeo. Un’attualità quindi, reale e non retorica, del pensiero e dell’opera di Leonardo da Vinci.

Il secondo aspetto caratterizzante è nondimeno il luogo che ospita l’evento e la sua storia. E’ molto interessante evidenziarlo poiché Leonardo non è mai stato presumibilmente a Livorno, ma qualora si sarebbe certamente interessato alle opere di ingegneristica, ai canali in costruzione, all’idraulica necessaria, all’organizzazione del sistema portuale, nonché alla regolamentazione delle acque ed al loro impatto ambientale. Probabilmente Leonardo sarebbe stato attirato dal Forte Mediceo sulla scogliera di Quercianella, che viene edificato più o meno negli stessi anni, per poi trasformarsi nel tempo nel Castello dei nostri giorni. Il Castello di Sonnino a picco sul mare racchiude in sé una storia ai più sconosciuta ed antica, oltre a custodire in una grotta naturale il sarcofago in marmo delle Apuane con le spoglie del Barone Sidney Sonnino, protagonista della politica italiana fra la fine del XIX secolo e gli inizi del ‘900. Un sito mozzafiato, una prua che penetra nel Mar Tirreno, diventando esso stesso elemento primario di caratterizzazione del paesaggio.
La mostra, curata da Tiziana Todi, con Leonardo protagonista assoluto, si avvale a corredo di un elegante catalogo edito da Progetto Editoriale Editions, nel quale sono riportate tutte le opere in esposizione nonché le schede descrittive degli artisti per così dire “leonardiani”:

Chiara Abbaticchio, Xante Battaglia, Tiziana Befani, Sonia Bellezza, Stefania Catenacci, Amalia Cavallaro, Francesca Cervelli, Claudio Cignatta, Alessandro Cignetti, Daniele D’Amico, Sonia De Rossi, Roberta Di Sarra, Daria Faggi, Daniela Foschi, Giuseppe Frascaroli, Paolo Gallinaro, Nicoletta Gatti, Micaela Giuseppone, Maria Rita Gravina, Angela Palese, Tommaso Pensa, Eleonora Pepe, Daniela Poduti Riganelli, Gualtiero Redivo, Marco Rossati, Fabio Santoro, Rosamaria Salkin Sbiroli, Renata Solimini, Claudio Spada e Rodolfo Villaplana.

Oltre ai tanti autorevoli ospiti, va segnalata la partecipazione di Philippe Daverio quale protagonista d’eccezione al dibattito organizzato per la circostanza. Uno degli aspetti che lega Daverio a Leonardo è certamente una milanesità differita, tra le arti e il pensiero, ma in particolar modo nell’ambito di un’architettura concettuale e di intenti di cui Milano ne rappresenta da sempre un emblema geniale.

All’inaugurazione di ieri è seguito il convegno Leonardo a Livorno. Tra i relatori Tiziana Todi, Direttrice della Galleria Vittoria in Via Margutta a Roma, parlerà del rapporto fra arte rinascimentale, arte moderna e contemporanea, Giosué Allegrini, Capo Ufficio Storico della Marina Militare Italiana e noto critico d’arte, racconterà invece di Leonardo, nelle suggestioni dovute alla costruzione della città di Livorno sulle acque, rappresentando contemporaneamente il tramite ideale tra antico e moderno. Philippe Daverio, storico dell’arte, docente, saggista e narratore televisivo ci porterà alla scoperta di un Leonardo sconosciuto e misterioso, fin dalle profondità del suo pensiero oltre ogni più ragionevole confine. Concluderà Francesco Malvasi, Direttore Artistico di Progetto Editoriale, che illustrerà invece le ragioni stesse del lungo impegno della Casa Editrice relativamente al pensiero ed all’opera del Maestro che ha dato vita nel tempo ad una significativa politica editoriale di riferimento. Illustrerà altresì le ragioni della scelta di Livorno, spaziando fra la Toscana e Milano, in una proiezione europea e nello scorrere di un percorso culturale che di fatto ci accompagna da Leonardo, dal Rinascimento tra le varie epoche fino ai nostri giorni.

Intervista a Stefano Mordenti, papà rock: Diventare padre è un'emozione talmente grande che è difficile spiegarla solo con le parole

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di Laura GoriniStefano Mordenti, rocker toscano dal carattere solare e dal cuore grande, è cresciuto ed è tornato a far parlare di sé e della propria musica con “A piedi nudi corri”, un pezzo dedicato espressamente alla figlia Stella.
Il video, a poche ore dal suo caricamento sul suo canale ufficiale Youtube ha potuto contare su un altissimo numero di visualizzazioni oltre che su accattivanti e positivi commenti sui vari Social Network dell'artista. A breve poi Stefano, insieme alla sua band, sarà fra i protagonisti di Sanremo Rock.
Stefano, bentornato! Che cosa hai fatto di bello negli ultimi anni? Avevi forse pensato di accantonare la musica?
Grazie mille Laura, mi fa piacere rincontrarti! Beh in questi ultimi anni non ho mai smesso di creare canzoni, tant'è che quattro anni fa è nata la canzone più bella della mia vita: si chiama Stella. Da quando sono diventato padre, lei è diventata la mia musa ispiratrice e la voglia di far musica non è diminuita, anzi con lei è diventata ancora più forte.
A proposito, che cosa ha significato per te diventare padre?
Diventare padre significa avere delle grandi responsabilità perché ad un tratto ti trovi ad affrontare una nuova vita, con accanto un cuore nuovo che impari piano piano ad ascoltare, ad accudire, a proteggere e a far crescere insieme a te.
Diventare padre è un'emozione talmente grande che è difficile spiegarla solo con le parole.
Quali sono i più bei insegnamenti che stai dando a tua figlia?
Viviamo in una società cinica, che rispetta poco le regole e rispetta poco il prossimo. Una società che scappa dai problemi anziché affrontarli. Una società che nasconde la mano anziché tenderla. Non voglio generalizzare, perché ci sono splendide realtà che lavorano tutti i giorni, in silenzio, senza chiedere nulla o poco in cambio. Penso ad esempio all'associazionismo e al volontariato. Oggi ancor più di prima c'è bisogno di una società in cui vincano la solidarietà, la coesione, il  rispetto per sé stessi e per gli altri. Sto insegnando questo a mia figlia: a non odiare, ad amare, a correre libera ma rispettando gli altri.

Un caro amico un giorno mi ha detto che diventare padre ti aiuta a crescere e a maturare. E' stato così anche per te?
E' esattamente così. Quel cuoricino che batte accanto a te ti insegna tanto, ti insegna tutto, ti cambia la vita in meglio e ad un tratto diventi grande insieme a lui. A volte sbagliando pensiamo che solo perché adulti siamo noi a dover insegnare ai bambini e non loro a noi. In realtà i bambini ci fanno vedere il mondo con occhi diversi e dovremmo far tesoro del loro punto di vista, perché i bambini sono il nostro futuro e la nostra luce nelle giornate più buie.
Credi che ciò si possa trovare anche nella tua musica?
La mia luce, la mia Stella, il mio cielo, il mio mondo... Penso a mia figlia Stella e alla canzone che le ho dedicato dal titolo "A piedi nudi corri" e al video appena pubblicato che la vede protagonista.
Tutto questo sì, si trova nella mia musica.
 Con quali parole descriveresti le tue nuove canzoni?
Le mie canzoni sono tendenzialmente di genere pop, ma ci sono anche canzoni più rock e altre dove è l'elettronica a vincere oltre a canzoni più cupe, vicine al genere Dark. Diciamo che mi piace molto sperimentare nuovi generi e nuove sonorità. Nella musica mi piace la trasformazione. 
Secondo te che cosa ha convinto in particolar modo del tuo nuovo singolo?
Ho ricevuto molti complimenti per la canzone “A piedi nudi corri” e molte visualizzazioni su Youtube. E' un singolo che racconta il grande amore della mia vita:
gli ascoltatori credo siano stati convinti dalla mia sincerità ed hanno apprezzato l'atmosfera speciale che questa canzone ha trasmesso.
In che situazione è nato?
E' Stella che ha fatto "nascere" il brano. Io ho solo descritto con le parole e tradotto in  musica il suo "girovagare" in casa senza calzini, "a piedi nudi" appunto.
Puoi raccontarci qualche curiosità al riguardo?
Vale un po' per tutte le canzoni che scrivo: quando sono ispirato le scrivo (testo e musica) in pochi minuti. Perché, come diceva un grande della nostra musica (Vasco Rossi), le canzoni "nascono da sole, vengono fuori già con le parole" e poi se passano, non ritornano mai più.
Se ti dico Sanremo Rock, che mi dici?
Guarda Laura, quando si dice che le cose accadono per caso. Una sera mentre navigavo su internet, non ricordo bene da dove ci sono arrivato, mi sono ritrovato sul sito ufficiale di "Sanremo Rock" dove ci si poteva candidare gratuitamente alla verifica di idoneità di Sanremo Rock, appunto. Devo dirti che prima sono andato via dal sito pensando: "Non ho mai fatto un concorso, non mi sono mai proposto a nessuno, non vedo perché lo debba fare adesso...".
Poi è stata probabilmente Stella con la sua canzone che dentro di me diceva: "Vai Babbo, provaci!"
E' stata una grande emozione quando ho ricevuto la mail dalla Segreteria Ufficiale dove mi si informava che la commissione di Sanremo mi aveva selezionato per partecipare alle finali regionali Toscane della 33^ edizione perché “il materiale è stato definito di spessore artistico, culturale molto elevato, ed originale...”
Grazie a questo evento che si terrà a Dicembre (a breve uscirà la data ufficiale) al Santomato Live di Pistoia, ho messo su una nuova band composta da persone meravigliose che tengono molto al progetto e che sperano insieme a me di arrivare in finale, al Teatro dell'Ariston.
Ti prometto Laura che ce la metteremo tutta per arrivarci e faremo del nostro meglio.
Che vincano la musica e l'amore, sempre.
Un abbraccio.


Seby Mangiameli, grande successo per la tappa capitolina del concerto "Il Viaggio"

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È stato uno dei concerti più emozionanti, quello del cantautore Seby Mangiameli, lo scorso 21 settembre al Teatro Arciliuto per la tappa romana del suo tour "Il Viaggio". 
Emozioni reiterare sin dall’opening la cui presentazione è stata fatta dalla prestigiosa presenza di Radio Italia anni 60 rappresentata per l’occasione dallo spumeggiante Dj Lele San e fino alla toccante dedica che il cantautore ha voluto fare a Massimo Benenato (intervista) figlio dell’indimenticabile Franco Franchi, presente tra il pubblico in sala, accompagnato dalla moglie. Vibrazioni emozionanti all’incipit di “E Vulannu Vulannu Vulannu” brano del 1974 che fu la sigla finale del film "Farfallon" con appunto Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Altro momento toccantissimo l’introduzione del brano “il volo della farfalla” titolo tratto dal libro dell’amica Adriana Faranda, il cui testo è stato co-scritto con Alexandra Rosati, figlia di Alessandra.

Molti i nomi illustri del mondo della musica e spettacolo presenti in sala, venuti ad omaggiare ed ascoltare il concerto di Seby Mangiameli ed i Tedranura, tra cui Vito Vignola, musicista e compositore, la cantautrice Maria Federica Selvi, la principessa e musicista Stella Camelia Enescu, ma anche il pubblico e i fans del cantautore che da diverse località italiane si sono radunati a Roma per questa occasione per incontrare il loro beniamino.

Simpatico vedere il pubblico ticchettare con i piedi a ritmo di musica, ora dolce e melodica, ora allegra, ma sempre pienamente coinvolti in un flusso emozionale davvero intenso, quasi travolgente.

La band, fortissima, per questa tappa oltre al front man Seby Mangiameli, voce e chitarre, è stata composta da Rachele Amore, voce, chitarra e percussioni ed il Maestro Salvo Amore alle chitarre.

La tournèe "Il Viaggio"è stato il cult di questa estate riscuotendo in tutta Italia notevoli consensi sia di pubblico che apprezzamenti ripetuti da parte dalla stampa.

Le sorprese e le riprove continuano anche in questa stagione autunnale confermando Seby Mangiameli un riferimento più che valido nel panorama del cantautorato colto italiano attuale ed un possibile erede di De Andrè. La musica che propone l'artista è infatti di altissimo livello, sia nei testi che nelle splendide musiche raccolte nel CD “Il Viaggio” co-prodotto con l’amico Giuseppe Matarazzo, opera in cui convergono numerose influenze che vanno dai suoni mediterranei fino all'etno-folk-jazz.  Si sente infatti forte l’influenza della canzone d’autore in tutte le 12 tracce del CD "Il Viaggio".

Non è mancata in chiusura l’omaggio alla sua amata Sicilia, con il brano “Sicilia Omnia est”, gradevole romanza musicata e “Signora di Nivi” in dialetto ed omaggio all’Etna. Inevitabile il bis richiesto anzi preteso a più voci concesso con il brano “Amami”.

Credito Foto - Leonardo Parisi – Lp Studio

Palermo. “Una pizza per un sorriso” a Brancaccio in ricordo di Don Puglisi

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Ieri mattina, presso il Centro Padre Nostro di Brancaccio, “Una Pizza per un Sorriso" per onorare il ricordo e l'opera di Don Pino Puglisi, barbaramente trucidato dalla mafia 26 anni fa.

Presenti una delegazione di maitres palermitani, in rappresentanza dell'Associazione A.M.I.R.A., il presidente onorario Carlo Hassan e il vicepresidente Mario Di Cristina, in compagnia degli allievi dell'Istituto Alberghiero Piazza, chef, pasticcieri, pizzaioli, nonché  i bimbi di Brancaccio.  
Tra gli organizzatori  la dottoressa Alessandra Giannola, presidente nazionale dell' A.N.A.S., il dottor Francesco Costanzo, Maurizio Artale e il noto Maestro Lorenzo Aiello.

Nella foto gli chef Alessandro Petrillo e Giovanni Parisi.

Fotografia, Isabella Balena a Fattitaliani: l'immagine può essere la sintesi di molti ragionamenti o discorsi. L'intervista

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Fotoreporter per molti anni, Isabella Balena ha lavorato con alcuni dei principali periodici italiani e esteri. Da alcuni anni cerca di approfondire tematiche legate alla storia contemporanea e alle dinamiche sociali. Ritiene che la fotografia trova la sua essenza quando riesce ad essere “voce e sguardo” di una comunità, altrimenti invisibile. È stata fra i protagonisti al Cifa di Bibbiena nella mostra fotografica “Il Mondo nell’obiettivo. I fotografi delle Ong” curata da Claudio Pastrone in collaborazione con Giovana Calvenzi e Giuseppe Frangi con il progetto "Effetti collaterali". Fattitaliani l'ha intervistata.
Quali elementi hai tenuto costantemente presenti nel tuo percorso umano e professionale?
L’attenzione e il rispetto verso gli altri. Non scendere a troppi compromessi.
Ci puoi raccontare la storia del progetto "Effetti collaterali"?
Effetti collaterali nasce dalla richiesta di affrontare il tema della violenza, sulle donne ma non solo, in maniera non vittimistica. L’incontro con la ong WeWorld che lavora in Italia e nel mondo principalmente con donne e bambini, ha dato la spinta alla realizzazione del progetto. Quindi abbiamo scelto una serie di figure femminili significative che hanno combattuto vari tipi di violenza dando loro volto e voce.  
Come vivi le recenti notizie sulle ONG spesso trattate con toni polemici e violenti?
Le ong hanno un ruolo importante poiché si posizionano in quegli interstizi sociali dove vi sono carenze strutturali e bisogni non solo primari. L’ambiguità a volte consiste nel fatto che vanno a sopperire a carenze delle quali in verità dovrebbero occuparsi i Governi. Ma demonizzarle mi sembra solo una posizione politica.

Quanto e quando riesci a registrare e immortalare un evento controllando eccessivo coinvolgimento ed emozione?
L’emozione non sempre la controllo ma non me ne faccio un problema. Perché controllarla se una cosa ti emoziona? Piuttosto invece tenere sotto controllo una situazione è importante, soprattutto se è critica. Intendo non lasciarsi innervosire o impaurire, può essere d’aiuto.
Quanto dà in più o di diverso una fotografia rispetto a un articolo, un editoriale, un saggio?
L’immagine è diretta, di facile comprensione e può essere la sintesi di molti ragionamenti o discorsi. Naturalmente deve essere una foto degna di questo nome.
Ci sono altri soggetti che ami particolarmente ritrarre?
Non sono una ritrattista in verità, la mia vocazione è il fotoreportage. Sono più brava a cogliere l’attimo fuggente che non a mettere in posa. Nel ritratto cerco l’attimo di sintonia con la persona e in quel momento avviene la “foto giusta”, Come nel reportage del resto.
Sei d'accordo con questa citazione? ti piace? perché? "Il colore dedrammatizza… il bianco e nero è più carico di sensi." (Jean Baudrillard)
Sono d’accordo in parte. Il bianco e nero è certo più drammatico anche perché rende le immagini iconiche, fuori dal tempo. Ma anche il colore ha il suo valore intrinseco e certamente vi sono immagini che non potrebbero essere che a colori, Vi sono fotografi che lavorano solo sul colore e sulla sua espressività. Giovanni Zambito.



EFFETTI COLLATERALI - quando le donne non si danno per vinte Il progetto fotografico di Isabella Balena per WeWorld Onlus: 17 ritratti di donne donne che hanno deciso di non tacere, di non arrendersi, di contrastare con il loro esempio violenza e stereotipi di genere. 
‘EFFETTI COLLATERALI quando le donne non si danno per vinte’, è il progetto di comunicazione realizzato per WeWorld Onlus da un’idea della fotoreporter Isabella Balena, che si sviluppa attraverso una serie di ritratti di donne che hanno deciso di non tacere, di non arrendersi, di contrastare la violenza e gli stereotipi di genere su vari fronti. Donne che hanno subito violenza o che ne sono state testimoni, donne oggetto di stereotipi, donne combattive e in prima linea sui fronti della legge, della politica, della cultura, dello sport per migliorare la propria esistenza e per favorire l’empowerment femminile e della propria comunità.  Il sistema le vorrebbe passive, inermi, indifferenti e senza voce: queste donne hanno saputo combattere e ottenere conquiste, veri e propri effetti collaterali, conseguenze positive di battaglie che da personali sono diventate universali. Queste donne hanno volti, occhi, anime e storie da raccontare, sono eroine della quotidianità, alcune note, altre meno: tutte hanno deciso di farsi fotografare, di metterci la faccia, accettando di essere parte della costruzione di un messaggio destinato a tutta la comunità. 
“Questo porgetto con WeWorld Onlus nasce dal desiderio di veicolare, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un messaggio di posiitività. La positività data dall’esempio e dal carattere combattivo di figure femminili che, dopo violenze, dolori o semplicemente per vocazione sociale e politica, hanno scelto di non avere un atteggiamento passivo ma, di metterci la faccia, il corpo, i pensieri per cambiare il mondo.  Gli EFFETTI COLLATERALI di una violenza in senso lato, fisica o psicologica o accaduta a qualcuno di prossimo - una madre, un figlio o un fratello - si trasformano, in queste donne, moderne Lisistrate, Antigoni o Marianne, in resistenza, passione, lotta civile. La richiesta di verità e giustizia passa attraverso la loro voce, i loro volti, i loro corpi in una lotta che, non più individuale, si fa battaglia sociale e conquista culturale per tutta la comunità, per dare alle generazioni future, alle giovani bambine e ragazze, ai giovani uomini, strumenti di lotta e di pensiero non convenzionali e fuori dagli stereotipi”. Isabella Balena 
Le donne fotografate:  
1. Lucia Annibali Avvocato, Vittima di una aggressione con l’acido avvenuta il 16 aprile 2013, ha riportato ustioni devastanti al volto e alla mano destra. Dall’ottobre 2016 al marzo 2018 è stata Consigliera per le Pari opportunità della Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nell’ambito di tale attività, ha coordinato e redatto le linee guida nazionali in tema di soccorso e di assistenza sociosanitaria alle donne che subiscono violenza, ha collaborato alla stesura del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017/2020 e alla campagna di comunicazione per il numero nazionale antiviolenza e antistalking 1522, #sbloccailcoraggio. Eletta nelle fila del Partito Democratico alla Camera dei Deputati, è membro della Commissione Giustizia e della Giunta per le Autorizzazioni.                            
2. Associazione Esposti Amianto Nasce nel 1994 per iniziativa di un operaio esposto, Duilio Castelli, con l'intento di informare i lavoratori sui pericoli legati all'impiego dell'asbesto - nel territorio del monfalconese, soprattutto nell'ambito della cantieristica navale - e di aiutarli a rivendicare i propri diritti. Dal 1998 l'AEA si è battuta in particolare affinché per i circa 2000 morti che si sono avuti a causa dell'amianto fra le Province di Gorizia e Trieste si celebrasse un processo penale nel quale fosse accertato se per quei decessi i vertici aziendali fossero responsabili. 
3. Valentina Belvisi  Era il 15 gennaio 2017 quando Luigi Messina uccise Rosanna Belvisi, con 29 coltellate.  Da allora, Valentina sua figlia si batte perché il padre sconti la sua pena senza nessuna riduzione. 
4. Emma Bonino è una politica italiana. È stata Ministro degli affari esteri della Repubblica Italiana nel Governo Letta dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014. È una delle figure più importanti del radicalismo liberale italiano dell'età repubblicana. Dopo essere stata eletta negli anni settanta e ottanta del XX secolo per varie legislature deputata alla Camera e al Parlamento europeo, ricopre la carica di commissario europeo dal 1995 al 1999, per poi nel 2006 essere Ministro del commercio internazionale e delle politiche europee nel Governo Prodi II, e successivamente vicepresidente del Senato della Repubblica dal 6 maggio 2008 al 15 marzo 2013. Oltre ad aver ricoperto importanti cariche nel Partito Radicale, è stata membro del comitato esecutivo dell'International Crisis Group, ideatrice e promotrice della Corte penale internazionale, professoressa emerita all'Università Americana del Cairo, delegata per l'Italia all'Onu per la moratoria sulla pena di morte, nonché fondatrice dell'organizzazione internazionale Non c'è pace senza giustizia per l'abolizione delle mutilazioni genitali femminili. Nel 2011 è l'unica italiana inclusa dalla rivista statunitense Newsweeknell'elenco delle "150 donne che muovono il mondo.  
5. Anna Maria Busia di professione avvocato, da tempo attiva nel campo della tutela delle donne vittime di abusi domestici. Si deve a lei la bozza di legge che tutela gli orfani di femminicidio passata al Senato nel dicembre 2017 ed entrata in vigore il 16.02.2018. Il testo della legge parte da una vicenda, quella di Vanessa Mele, ragazza la cui madre fu uccisa a Nuoro il 3 dicembre del 1998 da un colpo di pistola alla tempia sparato dal padre. L’uomo fu condannato a 14 anni e 6 mesi con il rito abbreviato, ottenendo la libertà dopo 8 anni grazie all’indulto. Una volta uscito dal carcere l’uomo chiese di incassare la pensione di reversibilità della moglie uccisa, ai danni della figlia. Ne è nata una battaglia legale, di Vanessa e della stessa Busia col suo team di avvocatesse, che solo nel 2017 è riuscita a ottenere quel che le spettava, ovvero la casa e la pensione di reversibilità. 
6. Ilaria Capua virologa italiana di fama internazionale e definita dalla stampa specializzata “mente rivoluzionaria”, è conosciuta per aver codificato nel 2006 la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 (la famigerata aviaria) e, anziché depositarlo in un database limitato, lo ha condiviso coi centri di tutto il pianeta, sfidando e ribaltando il sistema. Entra in Parlamento nel 2013 nella lista di Mario Monti, Scelta Civica. Appena un anno dopo viene travolta dalla pubblicazione di estratti di un'indagine giudiziaria sul settimanale l'Espresso. L'indagine segreta (a lei) e successivamente rivelatasi infondata, riguardava reati, quali traffico internazionale di virus e procurata pandemia, ipoteticamente accaduti oltre dieci anni prima, alcuni dei quali punibili con l'ergastolo. Il 5 luglio 2016, circa due anni e mezzo dopo l'uscita dell'articolo dell’Espresso e la gogna mediatica, Ilaria Capua è stata prosciolta da tutti i capi d'accusa " perché il fatto non sussiste ". Il 28 settembre 2016 si è dimessa dalla Camera dei Deputati. Oggi è full professor e dirige il One Health Center of Excellence all'Università della Florida.
7. Ilaria Cucchi  Romana, classe 1974. Nota a tutti per la drammatica vicenda del fratello, Stefano. Dalla morte del fratello, il 22 ottobre 2009, Ilaria diventa simbolo della lotta contro gli abusi delle forze dell’ordine in carcere. Una lotta durata 9 lunghissimi anni quando, finalmente, nell’ ottobre del 2018, un carabiniere ha confessato e ammesso il pestaggio di Stefano. 
8. Elisa di Francisca  Schermitrice italiana, specializzata nel fioretto. Campionessa olimpica ai Giochi della XXX olimpiade di Londra 2012 sia nell'individuale sia nella gara a squadre, ha vinto la medaglia d'argento ai Giochi della XXXI Olimpiade di Rio de Janeiro nel 2016 nella prova individuale. Vincitrice della Coppa del Mondo nel 2011 e nel 2015, è stata sei volte Campionessa Mondiale e dieci volte Campionessa Europea tra individuale e prova a squadre, nonché vincitrice della medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo di Mersin 2013 sempre nell'individuale. È considerata come una delle più forti schermitrici italiane di sempre. È tesserata per il Gruppo Sportivo Fiamme Oro. Insieme al suo compagno Ivan Villa, ha un bambino di nome Ettore. È testimonial di WeWorld Onlus. 
9. Matilde D’Errico Autrice televisiva e regista. Ha ideato trasmissioni e format per i principali network. Fra i format ideati e realizzati: “Amore Criminale” (Rai 3), “Sopravvissute” (Rai 3), “Citta Criminali” (La7), “Liberanti” (Foxcrime), “Reparto Trans” (Foxcrime), “Residence Bastoggi” (Rai3), “Questioni di famiglia” (Rai3). 
10. Madri della Terra dei Fuochi Le mamme della Terra dei fuochi sono le donne del napoletano, da Caivano a Villaricca, da Casaluce a Casalnuovo, Afragola o Gricignano di Aversa, donne che hanno perso i loro figli per tumori e che oggi combattono per ridare dignità e sicurezza a un territorio martoriato dai rifiuti e dalla camorra.  
11. Roberta Fiore Operatrice WeWorld Onlus Scampia, psicologa e psicoterapeuta familiare in formazione.  
12. Donne Spazio WeWorld Scampia  Anna, Beatrice e Marianna, donne di Scampia, rinate anche grazie al lavoro quotidiano di WeWorld Onlus per restituire loro la fiducia in se stesse e nel cambiamento anche di fronte al disagio delle periferie più difficili. 
13. Ivana Galli  Segretaria Generale della (Federazione Lavoratori Agro Industria) Cgil Nazionale, incarico che copre dal 2016, dopo essere stata dal 2008 Segretaria Nazionale Flai Cgil. In precedenza, sempre nella Cgil, è stata Segretaria Generale Cgil del Comprensorio Pomezia-Castelli, Segretaria Organizzativo Cgil Pomezia, Segretaria Generale Flai Cgil Pomezia, Segretaria Flai Cgil Roma, Segretaria Regionale Fillea Cgil, Funzionario Patronato Inca Cgil Nazionale, Coordinatore Inca Pomezia Castelli, Funzionario Inca Frascati. Con vari ruoli e funzioni Ivana Galli ha svolto una lunga attività al fianco dei lavoratori e in difesa dei loro diritti, con una particolare attenzione verso la condizione delle donne lavoratrici in agricoltura. 
14. Agitu Ideo Gudeta Nata ad Addis Abeba, a 18 anni vince una borsa di studio e studia sociologia all’Università di Trento. Tornata in Etiopia, nel 2010 scappa dal suo paese per non essere arrestata per la sua resistenza contro il landgrabbing.In Trentino inizia una nuova vita, fondando un’azienda di prodotti biologici. 
15. Alessandra Kustermann Laureata in Medicina e Chirurgia, specializzata in ostetricia e ginecologia. Dal 2009 Direttore Ginecologia e Ostetricia Unità Operativa Complessa Pronto Soccorso e accettazione ostetricoginecologico e Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD), dal 2017 anche dei Consultori Familiari della Fondazione IRCCS CA' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Nel 1996 da vita al primo centro antiviolenza pubblico in Italia per l'assistenza alle vittime di Violenza Sessuale e Domestica: SVSeD.   16. Giusi Nicolini  Attivista e politica italiana. Dal 2012 al 2017 sindaco del comune di Lampedusa e Linosa. La sua vittoria ha rappresentato una rivoluzione in molti sensi: unica donna fra i cinque candidati sindaco, con un passato di attivista ambientalista e antimafia. Appena eletta, invia al governo italiano una lettera urgente sulla questione dei profughi. Poco dopo il tragico naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa con oltre 300 morti, ha pronunciato un discorso al vertice UE nel 2013 in cui si chiedeva una nuova legge europea in materia di asilo e di immigrazione. Nel 2017 si ricandida a sindaco, ma non viene rieletta. 
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