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Drive me Home di Simone Catania, al cinema dal 26 settembre con Marco D’Amore e Vinicio Marchioni

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Drive me Home nelle sale dal 26 settembre è un film di Simone Catania con Marco D’Amore e Vinicio Marchioni. Una Produzione Inthefilm Indyca con Rai Cinema.

Nasce da un’idea di Simone Catania quando molti anni fa viveva in Inghilterra e aveva voglia di raccontare il sentimento italiano.
E’ la storia di un’amicizia ritrovata, di un sogno realizzato perché uno dei due diceva all’altro “Voglio andare via da sta terra arsa”. 
Antonio (Vinicio Marchioni) e Tino (Marco D’Amore) amici per la pelle, vivono a Blufi, un paesino della Sicilia, ma crescendo comincia a stargli stretto e hanno voglia di andare altrove. Ognuno realizza il proprio sogno, vivono all’estero e si perdono di vista per ben quindici anni. 
Si ritrovano trentenni perché Antonio scopre che la casa della sua infanzia sta per essere venduta all’asta a causa dei debiti che ha accumulato in quegli anni, così decide di raggiungere Tino per farsi aiutare perché entrambi hanno vissuto tra quelle mura la loro spensieratezza di bambini e adolescenti.

Gli ingredienti di questo film sono: amicizia, solitudine, incontro tra culture diverse e fuga e ritorno alla propria terra. È un film in cui si parla di casa intesa come un camion, un ristorantino, una malga, una persona che ti vuole bene. Racconta l’incontro tra due esseri umani! 
La casa da cui si va via ma poi si torna. 
Un film europeo perché si parlano tante lingue. 
È un film che riflette sul concetto d’identità che non può essere circoscritta ad un metro lontano da noi. 
Parla della difficoltà di stare insieme. 
Marco D’Amore: Non bisogna guardare all’orientamento sessuale, alla religione, al colore della pelle. 
È bello conoscere persone diverse ed anche migliori di noi. Bisogna essere curiosi ed accettare l’altro. 
Il Cinema è il mezzo attraverso il quale si racconta una storia. Oggi lo si fa attraverso una tecnologia avanzata che costa molto. È il mezzo che vi fa sorprendere. Se non c’è il mezzo ci si mette dentro la poesia e tant’altro. 
Vinicio Marchioni: il  film si può raccontare parlando di due viaggi: quello creativo del regista e quello emotivo dei personaggi: desideri, sogni, condivisione degli ideali.
Un viaggio con lo zaino in spalla.

Vinicio Marchioni e Marco D’Amore sono fenomenali, frutto non solo di una sinergia che si è creata sul set ma anche perché hanno una provenienza teatrale, un’idea similare di come fare questo mestiere e lo fanno con leggerezza, educazione e impegno.
Elisabetta Ruffolo
  


NUOVI ORIZZONTI DI COOPERAZIONE CULTURALE DALLA MISSIONE A BELGRADO

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Un successo per la delegazione dell’Associazione Verbumlandiart gli incontri tenuti in Serbia

di Goffredo Palmerini
L’AQUILA - Scriviamo questo reportage qualche tempo dopo il nostro rientro della missione in Serbia. Capita, talvolta, d’essere completamente presi dalle vicende che si rincorrono, da non lasciare il tempo della riflessione per riordinare appunti, fatti ed emozioni e trarne un racconto compiuto. Lo facciamo con qualche ritardo, senza tuttavia danno sulla memoria dei fatti, delle persone e dei luoghi.

Sono stati un successo, per la delegazione dell’Associazione Verbumlandiart di Galatone(Lecce), gli incontri tenuti dal 23 al 26 agosto scorso a Belgrado con alcune importanti realtà culturali della Serbia, con le quali da alcuni anni Verbumlandiart intrattiene stretti rapporti di relazione e cooperazione, culminati per le associazioni letterarie serbe in diverse visite in Italia e per l’associazione salentina in precedenti missioni nel Paese balcanico, a Belgrado, Pozarevac, Kostolac e Novi Sad. La delegazione, composta da Regina Resta, presidente di Verbumlandiart, dal vicepresidente Goffredo Palmerini e dalla componente del Consiglio direttivo Mirjana Dobrilla, è stata impegnata in eventi letterari ed incontri istituzionali, nel quadro d’una collaborazione con prestigiose istituzioni culturali della Serbia, già collaudata con la partecipazione serba a diversi eventi in Italia, ultimamente a Roma,  presso la sede della Società Dante Alighieri, in occasione del IV Premio internazionale “La Voce dei Poeti”.

Arrivata il 23 agosto a metà giornata, con il volo Alitalia da Roma, la delegazione è stata accolta in aeroporto da Sabah Al-Zubeidi, direttore del Centro culturale “Mesopotamija” di Belgrado. Giusto il tempo di raggiungere la città e arrivare a casa della poetessa Nadica Ilic per una gustosa conviviale, alla quale hanno partecipato alcuni ospiti tra i quali il poeta Ali Al-Baldawi, proveniente dalla Bosnia Erzgovina, quindi la sistemazione in albergo e già il primo impegno pubblico per la delegazione. Nel cuore istituzionale di Belgrado, nella magnifica sede dell’Unione degli Scrittori, alle 19, si è tenuta la presentazione di due volumi di liriche, entrambi pubblicati dall’editore Zlatomir Jovanovic, in italiano, serbo e lingua romanì.

Dapprima è stata presentata la silloge "Essere solo me stessa" di Regina Resta, con intervento dell’editore e di Goffredo Palmerini, che del volume ha redatto la prefazione insieme al contributo critico introduttivo scritto da Tiziana Grassi. Significativa la presenza del mondo letterario serbo all’evento, che si è svolto nella bella sala auditorium al pianterreno dello storico palazzo. E’ seguita quindi la presentazione della silloge "Cercami nel cuore" di Mirjana Dobrilla, con prefazione di Borisav Blagojevic, poeta insigne ed esponente del mondo letterario serbo, che presente all’evento ha tessuto le lodi all’autrice per la delicata raffinatezza poetica. L’evento si è aperto con una puntuale introduzione della poetessa Lidija Malovic, che ha poi coordinato gli interventi, trapuntati da letture di liriche, nelle tre lingue.

L’indomani 24 agosto, con inizio alle ore 11, presso la grande Aula conferenze di Stari Grad (Città Vecchia), municipio nel cuore storico di Belgrado, la delegazione ha partecipato, ospite d’onore, al Festival internazionale di Poesia organizzato dal Centro Culturale “Mesopotamija” con il patrocinio dell'Ambasciata dell'Iraq in Serbia, sotto la direzione artistica di Sabah Al-Zubeidi. Prima dell’inizio della lunga kermesse poetico-letteraria, la delegazione italiana, in una sala riservata, è stata salutata dal Ministro primo Consigliere dell’Ambasciata irachena, Farook Sadik Haider,accompagnato dall’addetto culturaleHussam Saeed Al-Lamy. La Presidente del Consiglio municipale di Stari Grad, Mila Popovic, ha porto il saluto della città capitale della Serbia. Presenti all’incontro anche Mirjana Nikic, giornalista del quotidiano Politika, Violeta Dimitric e Borisav Blagojevic. Nel corso dell’incontro è stato sottoscritto da Regina Resta e da Sabah Al-Zubeidi un Protocollo di Cooperazione tra l’Associazione Verbumnlandiart e il Centro Culturale Mesopotamija, tenendo conto degli interessi comuni nel campo della Cultura, della Poesia e dell’Arte e dello sviluppo delle relazioni culturali tra i due Paesi.

Ha quindi preso avvio il Festival di Poesia, che ha visto partecipazione all’evento con proprie opere numerosi scrittori e poeti da molti Paesi: Serbia 85, Montenegro 6, Croazia 10, Bosnia Erzgovina 10, Macedonia 10, Slovenia 1, Russia 1, Romania 8, Austria 2, Italia 5, Germania 11, Danimarca 3, Francia 1, Svezia 3, Canada 1, Usa 2, Gran Bretagna 2, Australia 2, Iraq 11, Siria 5, Tunisia 6, Algeria 6, Marocco 4, Giordania 1, Oman 5, Libano 1, Egitto 1, Sudan 1.Le opere vincitrici sono state riportate in una curata antologia. Molti gli autori presenti, dagli Stati balcanici in particolare, ma anche da altri Paesi. A loro hanno dato il saluto, in rappresentanza dell’Ambasciatore dell’Iraq, il Ministro primo ConsigliereFarook Sadik Haider e la Presidente del Consiglio municipale Mila Popovic.

E’ seguita una lunga sequela di declamazioni di liriche, consegna di riconoscimenti ai Poeti vincitori e ai menzionati d’onore, cui ha provveduto la Giuria presente al tavolo della presidenza, composta da Sabah Al-Zubeidi, Zlatomir Jovanovic, Violeta Dimitric, Borisav Blagojevic, Violeta Bozovic. Ha infine concluso la manifestazione l’atto di sottoscrizione, tra Verbumlandiart e l’Associazione degli Scrittori di lingua romanì, di un Patto di Amicizia e collaborazione, firmato dai rispettivi presidenti Regina Resta e Zlatomir Jovanovic. Consistente e dinamica la presenza al Festival letterario di poeti di lingua araba, anche provenienti dai Paesi del Medio Oriente, in particolare con il giornalista e traduttore iracheno Hussein Nhaba, il quale ha manifestato di voler realizzare anche in Iraq un evento letterario, proprio in collaborazione con l’Associazione Verbumlandiart.

Domenica 25 agosto. Era una giornata un po’ velata dalla pioggia mattutina, ma poi si è aperta al bello una calda giornata di sole. La delegazione italiana e diversi ospiti stranieri, guidati da Sabah al Zubeidi e Borisav Blagoievic, hanno visitato alcuni monumenti, ma particolarmente la Fortezza di Belgrado, dalla quale si gode una magnifica vista sulla città e sul fiume Sava laddove confluisce nel Danubio. Imponente e vasta, la Fortezza domina sul corso del fiume e consente di ammirare lo skyline della città che si staglia sul blu tenue del cielo. Il Kalemegdan, così si chiama il complesso della Fortezza, è oggi il più grande parco della città di Belgrado, situato nella municipalità di Stari Grad, proprio nel centro della capitale serba. Dal colle della Fortezza la vista sui due fiumi è eccezionale, come il profilo delle architetture urbane della capitale.

Un po’ di storia della Fortezza. Alla fine del I secolo a.C. i Romani edificarono un castrum alla confluenza del Danubio con la Sava, come accampamento permanente della IV Legione “Flavia”. Il castrum, denominato Singidunum, fu distrutto dagli Unni e ricostruito nel VI secolo per essere nuovamente danneggiato un secolo più tardi dagli Avari e dagli Slavi. Non si conosce con esattezza quando gli Slavi ricostruirono la città: probabilmente tra l’VIII e il IX secolo. Si sa, comunque, che per la prima volta il nome di Belgrado fu menzionato in una lettera di Papa Giovanni VIII del 16 aprile 878, e si ipotizza che derivi dal particolare colore bianco della roccia calcarea di cui è composta la fortezza (beli: bianco, grad: città), diversa dalle rocce più scure dei rilievi circostanti. La fortificazione fu per secoli l'unica area della zona di Belgrado ad essere abitata. L'imperatore Manuele I Comneno, nel XII secolo fece ricostruire le mura romane, e il despota Stefan Lazarevic, che dichiarò Belgrado capitale dello stato serbo, nel XIV secolo fece riparare e rafforzare le strutture difensive della città alta e di quella sottostante, ampliò l’edificio della corte e fece costruire un porto fluviale sulla Sava.

Durante il periodo della dominazione ottomana, iniziata nel 1521, fino a tutto il XVII secolo non furono fatte grandi opere, mentre nel XVIII secolo, la fortezza fu ricostruita e distrutta per tre volte. Durante l'occupazione austriaca (1717-1739) assunse un’importantissima funzione difensiva e fu tra le più possenti fortificazioni europee. Dopo la vittoria dei serbi nella seconda rivolta contro i turchi e la liberazione di Belgrado, l’importanza della fortezza diminuì. Nel 1869 iniziarono i lavori per la trasformazione dell’area circostante la fortezza in parco: nel 1891 furono create strade percorribili nell’area pianeggiante ai piedi della rocca e furono piantati numerosi alberi.

Capitale della Serbia, Belgrado ha oggi circa un milione e 700.000 abitanti con la sua area metropolitana. Ѐ una delle città più antiche d’Europa e un importante nodo di trasporti dove s’intersecano le reti di comunicazione tra l’Europa orientale e occidentale. Vi si incrociano, infatti, le strade europee E70 ed E75, l’intreccio di corridoi paneuropei 7 e 10, il collegamento con le principali direttrici ferroviarie, l’aeroporto internazionale “Nikola Tesla” e due fiumi internazionali navigabili. La città è infatti situata sui due grandi fiumi, la Sava e il Danubio, dalle cui acque è circondata su tre lati. Proprio per questa sua posizione è stata giustamente chiamata “il cancello dei Balcani” e “la porta d’Europa”. Belgrado è amministrativamente divisa in 17municipi, di cui 10 centrali e 7 suburbani. La città, che nelle periferie ha un’edilizia spesso degradata da impronte architettoniche che richiamano il regime comunista, nel centro sta rinnovandosi sia nella cura degli arredi urbani che nel restauro degli antichi palazzi, mentre nelle aree esterne svettano ardite moderne architetture.

Qualche palazzo porta ancora le ferite dei missili “chirurgici” delle forze Nato, durante la guerra civile nell’ex Jugoslavia che tra il 1991 e il 1995 fece decine di migliaia di morti in una terribile lotta fratricida, e poi in quella con il Kosovo fino al 1999. Il palazzo è rimasto così, con le sue ferite, come un monumento dilaniato dagli orrori d’una guerra che la Serbia attuale vuole gettarsi alle spalle, ripudiando i germi del nazionalismo e della violenza etnica che la Corte penale internazionale dell’Aja ha duramente sanzionato nei responsabili di quella immane tragedia, condannati per crimini contro l’umanità. Oggi la Serbia e la sua capitale Belgrado investono sulla conoscenza, sulla cultura, sull’innovazione tecnologica e sullo sviluppo industriale e delle infrastrutture. Proprio qualche settimana fa è stato infatti inaugurato un tratto della E763, la prima autostrada che sarà realizzata interamente con investimenti stranieri, in questo caso della Cina la cui visione di futuro è impostata nei prossimi decenni proprio nel campo delle reti infrastrutturali, basti pensare alla Via della Seta che riguarda anche l’Italia.

Si diceva dell’investimento nella cultura in Serbia. Così evidente proprio nella capitale. A conferma dell’importanza di Belgradonel mondo culturale sono i numerosi eventiinternazionali con manifestazioni teatrali, cinematografiche, musicali, e i festival. Molti i congressi e le fiere, mondiali e nazionali. Il Sava Centar rappresenta uno dei complessi congressuali e culturali più attraenti in questa parte d’Europa. La Fiera di Belgrado Beogradski Sajam accoglie ogni anno oltre 40 fiere internazionali. Numerosi gli stadi e gli impianti sportivi nella capitale dove si tengono eventi sportivi mondiali ed europei. 

Questo si osserva girando per Belgrado, per il tempo che ci è concesso, anche riguardo al grande Parco pubblico adiacente alla Sava e ai grandi giardini nel centro della città, assai curati. L’ho fatto, nei ritagli di tempo, un giro a piedi nel cuore della città, a Stari Grad, che per buona parte è pedonalizzata. Ero ben sistemato in un grazioso B&B, la camera sopra un buon ristorante, in via Marsala Birjuzova. A un centinaio di metri c’è la grande arteria centrale della città sulla quale affacciano negozi di classe, l’imponente e lussuoso albergo Moskva. Ma non era questo che mi interessava vedere, ma la Chiesa di San Sava che sulla sinistra, un chilometro più avanti, s’erge nella sua maestosità. E’ la più grande chiesa ortodossa del mondo. L’avevo già visitata due anni fa, ma merita d’essere rivista se non altro perché è un cantiere aperto, i cui lavori iniziarono nel 1935. Un po’ come la Sagrada Familia a Barcellona, chiesa cattolica cominciata circa un secolo e mezzo fa, il tempio di San Sava è il formato ortodosso di un’altra grande “fabbrica”. Che è un orgoglio per la città e una singolarità di Belgrado. Con la sua mole domina la città, posta al centro dello stesso asse che partendo dalla Fortezza raggiunge il grattacielo Beogradanka.

Il tempio è a pianta centrale, sulla quale si erge una cupola sorretta da pennacchi. Ai quattro lati corti della struttura, a croce greca, si aprono altrettante absidi sormontate da semi-cupole. Gli spazi sottostanti le semi-cupole sono divisi dalla navata centrale attraverso arcate che sorreggono le gallerie. E’ una chiesa possente ed imponente, con la superficie interna che supera gli ottomila metri quadrati, mentre l’altezza, alla sommità della croce posta sopra la grande cupola, è di 79 metri. Può contenere fino a 10 mila fedeli. La cripta è un tripudio di ori, nelle decorazioni neobizantine che l’impreziosiscono. Decorata a mosaico, la cripta contiene il tesoro di San Sava e la tomba del despota Stefan Lazar Hrebeljanovic. L’esterno è rivestito interamente in marmo travertino bianco. L’interno è attualmente incompleto. La decorazione è in travertino scolpito con motivi floreali e nel registro inferiore in marmi policromi a motivi geometrici. Le gallerie sono sorrette da colonnati in porfido verde, sovrastati da travertino con un fregi finemente lavorati. Sul lato orientale delle navate laterali ci sono due cappelle, una sola è attualmente completata. Vi è presente un presbiterio sormontato da una volta affrescata, decorato con alcune belle icone pittoriche.

La cupola centrale, che all'interno misura 30 metri di diametro, sarà decorata con la figura del Cristo Pantocrator. La chiesa impressiona per la sua grandezza e magnificenza. Quando sarà completata s’offrirà in tutta la sua bellezza. All’esterno, tutto intorno, c’è un grande parco e, davanti l’ingresso principale della chiesa, due grandi fontane a vasca con getti d’acqua. Le parole, tuttavia, non riescono a descrivere le emozioni che si provano entrando nel tempio di San Sava. Ed è stato un modo per verificare i progressi del cantiere, che molti anni ancora ha davanti per veder completata l’opera. Come pure nella città, almeno in centro, si nota una riqualificazione urbana di pregio, nella scelta delle pavimentazioni lapidee e dei decori, che risaltano le architetture più ricercate dei palazzi, dei monumenti, delle quinte urbane. Ho lasciato la città il 27 agosto mattina, per rientrare in tempo all’Aquila per la Perdonanza Celestiniana, il più antico giubileo della storia istituito da Papa Celestino V ben 725 anni fa. Mentre il taxi mi portava all’aeroporto, che si trova ad una ventina di chilometri dal centro della città, osservavo ai lati dell’ampia arteria stradale la teoria di campi di mais ancora verdi e gli alberi frondosi con il graduale cambio dei colori per l’autunno incipiente.

Vincenzo Incenzo, dalla Mostra del Cinema di Venezia le immagini del nuovo video "PRIMA DI QUALUNQUE AMORE"

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È online il videoclip di Vincenzo Incenzo PRIMA DI QUALUNQUE AMORE (dall’album CREDO, prodotto da Renato Zero), con le immagini del cortometraggio I SOGNI SOSPESI, di Manuela Tempesta, progetto che affronta il mai troppo discusso tema della VIOLENZA SULLE DONNE e che ha colpito dritto al cuore alla 76 esima Mostra del Cinema di Venezia.

La Canzone e il pluripremiato Cortometraggio  (tra i riconoscimenti il prestigioso Premio Visconti) si affiancano dunque in una campagna importante in difesa delle donne, con parole e note in simbiosi con immagini intense, che raccontano la storia di Marlène (Melania Dalla Costa, che è anche produttrice del progetto), bellissima e inquieta artista francese, che tira fuori il suo dolore e la sua rabbia per la violenza subita in un processo catartico, dipingendo nuda una tela appesa in un casolare immerso nel bosco. Con lei la sorella Sophie (Francesca Luce Cardinale); le due vivono nascoste dall’aggressore, in attesa di una nuova luce.
“Il corto parla di donne coraggiose, racconta la regista. Quando ho ascoltato PRIMA DI QUALUNQUE AMORE, ho pensato che prima di amare una persona, e quindi alla base di ogni amore, dovrebbe esserci solo una cosa: il rispetto. Qualsiasi sentimento dovrebbe basarsi proprio sul rispetto e non sulla sopraffazione e sull’ annientamento dell’altro.”
Vincenzo Incenzo aggiunge “Credo moltissimo nella fusione dei linguaggi artistici, e la musica, come il cinema, vive di ritmo, colore, dinamiche, figure e sfondi. Manuela è una regista straordinaria, le sue immagini sono sassi lanciati contro l’anima. Affiancarmi a lei in questo progetto sociale contro il femminicidio mi onora; la libertà delle donne, ancora oggi è una libertà troppo spesso non prevista”.

VINCENZO INCENZO nasce a Roma da famiglia di musicisti.
Dopo la laurea al Dams inizia il suo percorso di autore, arrivando a scrivere e a collaborare con alcuni dei più grandi artisti del panorama musicale italiano: Renato Zero, Armando Trovajoli, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, Premiata Forneria Marconi, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Al Bano, Tosca e tanti altri. Nel corso degli anni, molte anche le sue presenze come autore al Festival di Sanremo: tra le altre “Cinque Giorni” (Michele Zarrillo), “Che sarà di me” (Massimo Di Cataldo), “L’elefante e la farfalla” (Michele Zarrillo), “L’acrobata” (Michele Zarrillo), “Il passo silenzioso della neve” (Valentina Giovagnini), “Un altro amore no” (Lorella Cuccarini), “L’alfabeto degli amanti” (Michele Zarrillo) e “Nel perdono” (Al Bano).

Per il teatro scrive i testi dello spettacolo musicale “Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo”, versione italiana dell’opera di Gérard Presgurvic, prodotta da David Zard, e collabora con Renato Zero alla scrittura e alla regia di “Zerovskij, solo per amore”, presentato anche in versione cinematografica. Scrive e dirige i musical “Diana & Lady D” e “Rosso Napoletano”; scrive il libretto e le liriche di “Dracula Opera Rock” su musiche della PFM, prodotto da David Zard. Cura la versione italiana delle canzoni di Cole Porter in “Vacanze romane”, riconosciuta come versione ufficiale dalla Cole Porter Society. Scrive canzoni per lo spettacolo di Alessandro Siani e Christian De Sica “Il principe abusivo”. Nel 2014, è direttore artistico della mostra “ZERO” dedicata a Renato Zero.

Vincenzo Incenzo è anche autore di libri: “La partitura infernale, eventi sonori nelle bolge dantesche” (Fonopoli), “Il Sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano” (LietoColle), “Cinema mundi” (LietoColle), “La canzone in cui viviamo” (No Reply), “Valentina Giovagnini tra vita e sogno” (Zona), “#Romeo&Giulietta nel Duemilaniente” (No Reply), “ZERO” (Tattica). Tra i vari riconoscimenti riceve due volte il Premio Lunezia, il Premio SIAE Autori, il Premio Giffoni Film Festival e il Premio Internazionale di Poesia Alfonso Gatto

VISIONI CORTE FILM FESTIVAL: dal 21 al 28 settembre a Gaeta la rassegna dei corti d'autore internazionali

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(sfoglia il catalogo) Sarà in programma dal 21 al 28 settembre a Gaeta l’ottava edizione del Visioni Corte International Short Film Festival, la rassegna creata da amanti del cinema e indirizzata a tutti gli autori e i registi di cortometraggi indipendenti, non legati a grandi case di distribuzione, che ha l’obiettivo di far conoscere e diffondere il talento, abbracciando al contempo ambiti diversi, per consentire libertà di interpretazione e creatività.

La manifestazione, diretta da Gisella Calabrese, ha ottenuto per il terzo anno consecutivo  l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e gode del contributo della Direzione Generale Cinema del Mibac, riconoscimenti rilasciati per l’alta valenza culturale dell’evento.
Riconfermata la partnership con il Cinema Teatro Ariston di Gaeta – dove si svolgeranno tutte le proiezioni – mentre si aggiunge una nuova e molto prestigiosa collaborazione, quella con il CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e Cineteca Nazionale, con cui verrà organizzata una speciale mostra multisensoriale dedicata a Sergio Leone nel trentennale della scomparsa, che sarà inaugurata il 21 settembre alle ore 19 presso l’ex ospedale medievale Ipab – SS. Annunziata.

A Sergio Leone, di cui ricorrono anche i 90 anni dalla nascita, sarà dedicato l’intero festival, oltre ad una serata speciale, domenica 22 settembre alle ore 19 presso lo Yacht Restaurant di Gaeta, con la presentazione dell’ultimo libro di Italo Moscati a lui dedicato: “Sergio Leone - Quando i fuorilegge diventano eroi” (Castelvecchi).

Tra i 1.216 cortometraggi giunti quest’anno da ben 55 nazioni, saranno 71 i film selezionati in gara e 31 i Paesi del mondo a partecipare. Come sempre, altissima qualità ed emozioni intense accompagneranno queste giornate di grande cinema internazionale, articolate in 5 sezioni: la fiction (italiana e straniera, in cui è confluito anche il film musicale), l’animazione e il documentario, e una nuovissima categoria in aggiunta, CortoVirtual, incentrata sui nuovi cortometraggi pensati e realizzati per la realtà aumentata a 360 gradi, fruibili con gli Oculus, visori speciali che permetteranno allo spettatore di vivere un’esperienza assolutamente reale all’interno del film.
“Proprio perché esistono tanti modi di raccontare una storia con la telecamera – afferma Gisella Calabrese -  noi crediamo nella pluralità espressiva e nella sua forza. Le varie categorie in gara ci permettono di dare spazio anche a chi, di solito, trova poche possibilità per esprimersi in manifestazioni analoghe, ma con un occhio sempre attento ai progetti più particolari e ambiziosi”.
Le opere in concorso saranno proiettate da lunedì 23 a venerdì 27 settembre, a partire dalle ore 20, al Cinema Teatro Ariston di Gaeta, città che ha servito ambientazioni di lungometraggi e serie internazionali, come Bloodmoon, la nuova creazione della HBO, prequel dello straordinario successo de Il Trono di Spade e in uscita per il prossimo anno. “La nostra città – continua Gisella Calabrese – si presta molto ai set cinematografici, a partire dalla storica sala che ospiterà i corti: è per questo che abbiamo deciso di continuare questo percorso offrendo ai nostri ospiti, artisti e pubblico presente al festival, l’opportunità di scoprire altri luoghi filmici a Gaeta con visite guidate a tema. Siamo certi che le bellezze gaetane, gli incantevoli scorci, le prelibatezze culinarie e i molteplici itinerari troveranno l’apprezzamento di tutti i partecipanti che interverranno.”
In tale ambito, sarà l’Associazione I Tesori dell’Arte a organizzare quotidianamente itinerari alla ricerca di set più famosi della città: l’iniziativa, gratuita, e a numero chiuso, prevede una prenotazione obbligatoria al numero 389.8256341 o alla mail produzione@tesoriarte.it.
Nell’ambito dei cortometraggi in competizione, si segnalano il vincitore del Premio Oscar 2019 “SKIN” di Guy Nattiv e ben 8 premiere nazionali, con tematiche che spaziano dalla guerra alla diversità, dal bullismo al razzismo, dalla violenza all’eutanasia, ma non mancano divertenti guizzi di fantasia, comicità e originalità anche nella rappresentazione dei sentimenti più delicati.
I vincitori delle singole categorie e le menzioni speciali saranno comunicate sabato 28 settembre, a partire dalle ore 20.45 all’interno del Gran Galà di premiazione, che quest’anno vedrà madrina e ospite d’onore l’attrice partenopea Tosca D’Aquino.
Tra gli eventi collaterali in programma anche una matinée con gli studenti delle scuole del Golfo, in occasione della proiezione del film “L’eroe” di Cristiano Anania, e relativo dibattito col regista mercoledì 25 settembre 2019 alle ore 10 al Cinema Teatro Ariston, e il convegno aperto al pubblico dal titolo “Crime stories: tra fiction e realtà nel mondo dell’audiovisivo”, con la partecipazione della criminologa Immacolata Giuliani, lo psicoterapeuta Fabrizio Mignacca, il giornalista Ercole Rocchetti (inviato di “Chi l’ha visto”), la genetista forense Marina Baldi e l’antropologa forense ed ex capitano del nucleo speciale RIS Roma Chantal Milani. L’evento, moderato dal giornalista e scrittore noir Gian Luca Campagna, avrà luogo venerdì 27 Settembre alle ore 18 a Palazzo De Vio.
VISIONI CORTE
Sito ufficiale:
Twitter: @VisioniCorte

Aurora Marcillo a Fattitaliani: I CONNETTORI NELLA CATENA DELLA PACE CONQUISTANO IL MONDO. L'intervista

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Oggi FATTITALIANI incontra Aurora Marcillo nella sua veste di Ambasciatrice di Pace, esponente di spicco dell’Associazione degli Eslabones de la Cadena de la Paz

Aurora, cosa sono gli Eslabones e come sono nati?
Da un pensiero quasi impossibile sono nati i Connettori nella catena della pace, dal sogno di portare in tutto il mondo il messaggio della Pace, diritto di ogni uomo e per riconoscere questo merito a tutte quelle persone che dedicano la loro vita per trasformare in meglio quella degli altri.
Rubén e Laura Contreras (nella foto sotto) sono difensori dei diritti umani e promotori della pace.
Hanno iniziato i lavori piano piano e nel loro cammino hanno trovato persone incredibili, di tutti i ceti sociali che hanno dedicato molto del loro tempo ad aiutare i più deboli.
I connettori nella catena della pace non sono persone impeccabili o perfette. Non sono grandi professionisti, ma grandi esseri umani caratterizzati dall’amore per gli altri.
Attualmente, nel Centro di Formazione e Ricerca Internazionale sui Diritti Umani ci dedichiamo alla formazione di promotori della pace.
D.Chi sono i promotori di pace?  Sono coloro che sanno    riconoscere come lavorare per espandere i valori alla società. Devono sapere come sopportare la violenza e trasformarla in bene. I connettori nella catena della pace sono ricercatori di pace, promotori e sviluppatori.
Chi ha bisogno della pace? Coloro che non la possiedono, persone che affrontano profondamente il dolore, l'ingiustizia, l'oppressione e sono in grado di mettere a frutto la loro sofferenza per sviluppare un piano di trasformazione per gli altri.
La società cresce quando ci sono esseri umani che seminano valori.
D. Questo riconoscimento molto apprezzato cosa premia?
I connettori nella catena della pace sono onorati con questo Premio che sancisce il loro valore come esseri umani che lavorano con grande responsabilità per la pace.
Ci piace parlare e insegnare ad osservare l’essere umano" dietro l'uniforme, dietro l'istituzione, e abbracciare i suoi sforzi e la sua missione.
Questo Premio della catena della pace, come ho detto prima è nato da un sogno oggi fatto realtà.
D. In quali Nazioni siete stati per divulgare questo scopo?
Siamo stati in: Italia, Spagna, Bulgaria, Argentina, Venezuela e altri luoghi di interessi. Ad Ottobre lo faremo nel comune di Santa Rosa in Ecuador, nomineremo il primo municipio come Ambasciata per un mondo migliore.
Ad organizzare l’evento è Flor Bravo, Responsabile nei Connettori della Pace Equador.
Questa sfida ci rende sempre più felici per questo premio, poiché nella Provincia del Chaco, in una scuola rurale che ha una stanza con la bandiera della catena della pace, i bambini reciteranno una poesia, impegnandosi a esercitare questi valori.
Prima di iniziare con i premi, avevamo pensato che ci sono persone che fanno il male e che ci saranno sempre, ma è anche vero che le persone che facciamo il bene siamo di più! Il nostro sogno è che possiamo essere sempre di più   e per chiudere questo articolo vorrei dire grazie di cuore a Caterina Guttadauro per accoglierci sempre con la sua bontà infinita e amore per ricordare a tutti che noi abbiamo coraggio, e tenacia per continuare nel cammino lasciando il nostro piccolo contributo! Fare del bene!!   Vorrei invitarvi tutti a essere PROMOTORI DI PACE E COLLABORARE CON NOI PER LASCIARE UN MONDO MIGLIORE.
E’ quello che ognuno di noi deve imparare a fare cara Aurora ricordando che per avere la pace bisogna darle un’anima e l’anima della Pace è l’Amore. Grazie per quello che fate.
Caterina Guttadauro LaBrasca

Tempesta d'amore, la morte di Romy e l'addio commovente di Paul

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Sturm der Liebe, tradotta letteramente con Tempesta d'amore, è senza dubbio la soap opera più "simpatica" tra quelle trasmesse in Italia: ogni sera i suoi fedeli follower l'aspettano su Rete 4.
In Germania, su Das Erste, proprio oggi è andata in onda una puntata struggente, resa ancora più tale intanto dalla lingua originale e poi dalla convincente interpretazione degli attori.


La scena delle nozze
Romy, appena 24 ore dalle nozze con l'amato Paul, muore per problemi cardiaci e il neosposo non riesce a darsi pace.
I protagonisti, circondati da comparse ottimamente istruite sul da farsi, danno l'estremo saluto alla sfortunata giovane consorte.
L'attrice Désirée von Delft"muore" in maniera superba (se possiamo dire così) mentre Sandro Kirtzel dà voce al dolore inconsolabile di Paul, che non riesce nemmeno a pronunciare l'estremo saluto all'amata.
Una storia d'amore dal finale tragico ma ben congegnata dal punto di vista narrativo anche perché ci si aspetta sempre un colpo di scena che ribalti la situazione e invece Romy esce davvero di scena.

DIABOLIK ED EVA KANT CONTRO IL BULLISMO, un albo davvero speciale

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Dal 1° ottobre Diabolik sarà in edicola con l’inedito “Violenza di classe”, un albo particolare dedicato a un tema di grande attualità: il bullismo nelle scuole.
Eva Kant, la compagna di Diabolik, si trova ad affrontare tre bulli entrando in contatto con questa realtà purtroppo molto presente nelle scuole italiane. In occasione dell’uscita dell’albo, con una pagina speciale, viene anche annunciata la collaborazione con la cooperativa sociale Pepita Onlus, realtà da anni impegnata nella lotta contro ogni forma di bullismo nelle scuole elementari, medie e superiori d’Italia. Attraverso un mezzo efficace come il fumetto, a cui i ragazzi sono molto vicini, si vuole veicolare un messaggio importante che aiuti a comprendere quanto sia importante isolare i bulli e reagire chiedendo aiuto. Gli esperti di pepita Onlus, durante i loro interventi nelle classi di tutta Italia, porteranno l’albo di Diabolik utilizzandolo come spunto di riflessione per approfondire le tematiche dedicate al bullismo.
Negli anni, episodi di Diabolik sono stati dedicati a argomenti “sociali” come la droga, la prostituzione, la violenza sulle donne, l’omofobia... ma è la prima volta che, dopo oltre ottocentocinquanta avventure, si affronta il tema del bullismo. Tema attuale, indubbiamente, ma non semplice da inserire nel contesto classico del Re del Terrore fatto di colpi milionari, fughe rocambolesche, trucchi mirabolanti. 

Mario Gomboli, direttore responsabile di Diabolik, ha dichiarato: “Dovevamo trovare il taglio giusto per una storia dedicata al bullismo, perché Diabolik vive nel nostro mondo popolato da ricconi, narcotrafficanti e criminali ma anche, appunto, da bulli. Ci siamo impegnati a inventare un episodio in cui elementi tradizionali si sovrapponessero a una situazione difficile all’interno di una scuola in difficoltà. Evitando moralismi e buonismi e contemporaneamente giocando sul carattere di Eva, protettiva nei confronti dei deboli vessati dai prepotenti. Senza comunque mai dimenticare il pragmatismo criminale della diabolika coppia”. 

Per fare la sua parte nel complesso piano criminale di Diabolik, Eva Kant è impegnata a sostituire, in qualità di supplente, una professoressa di liceo. Nella quinta D, per la precisione: una classe “difficile”, frequentata da un terzetto di bulli impuniti. Pur abituata alla violenza, la compagna del pragmatico Re del Terrore è dapprima sconcertata dal comportamento dei tre ragazzi e di chi li protegge per paura o ignavia. Ma quando Eva si illude di aver trovato modo di frapporsi tra i bulli e la loro vittima, e contemporaneamente sfruttare a suo vantaggio la situazione, entra in gioco una variabile impazzita che metterà in pericolo la sua vita.

Violenza di classe
Soggetto: M. Gomboli e T. Faraci
Da un’idea di T. Pistoia
Sceneggiatura: T. Faraci
Disegni: P. Cerveglieri, G. Montorio e L. Merati
Copertina: M. Buffagni


TUTTE LE USCITE DI OTTOBRE 2019

Inedito 1/10/2019
Violenza di classe
Eva non è certo impreparata ad affrontare episodi di violenza... 
ma quando questa si manifesta come brutale bullismo persino lei, 
per un momento, resta spiazzata. Ma solo per un momento.
Soggetto: M. Gomboli e T. Faraci
Da un’idea di T. Pistoia
Sceneggiatura: T. Faraci
Disegni: P. Cerveglieri, G. Montorio e L. Merati
Copertina: M. Buffagni

R 700 10/10/2019
Anno XLIV (2005) n. 6
Settecento gocce di sangue
Un antico tappeto è solo un reperto archeologico. Ma se nella sua trama sono incorporati settecento rubini purissimi, diventa anche di inestimabile valore e potrebbe attirare l’attenzione di Diabolik. Cosa che gli archeologi vorrebbero evitare.
Soggetto: M. Gomboli 
Sceneggiatura: T. Faraci
Disegni: S. e P. Zaniboni
Copertina: S. e P. Zaniboni

Swiisss 305 20/10/2019
Anno XIV (1976), n. 1
Nella spirale del delitto
Ermanno Vallè ha perso la memoria; una voragine di cinque anni ha inghiottito i suoi ricordi. E con loro è andato perso anche il nascondiglio dei tesori di famiglia... ma Diabolik è deciso a far riaffiorare quelle memorie.
Testi di A. e L. Giussani
Disegni: F. Paludetti e B. Fiumali

SER KEY, DALL’ALBA: in radio dal 20 settembre il 1° singolo del rapper che racconta il difficile territorio foggiano

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Un progetto musicale di sensibilizzazione volto ai giovani attraverso il linguaggio dei giovani.

(video) Carmine Vecchione, classe 1995, si avvicina alla musica rap sin dall’adolescenza, cimentandosi con il freestyle grazie al coinvolgimento di alcuni amici. La comprensibile presunzione dell’adolescenza tuttavia, non gli ha fatto perdere di vista le sue consapevolezze.
Raggiunta una certa maturità canora ed anagrafica decide di fare sul serio con il rap, lanciando il singolo “Dall’alba”, brano che ha subito riscosso un discreto successo nel territorio di Foggia e provincia, catturando l’attenzione di tutte le testate giornalistiche locali. Il 12 agosto è stato chiamato ad esibirsi al Vieste Summer Festival, aprendo il concerto dei colleghi Luchè e Geolier. Il 17 novembre 2019 parteciperà al contest “Promuovi la tua musica” che si terrà al "Nuovo Teatro Posillipo” di Roma. 

Why Not Loser, il nuovo singolo è "Insane"

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Insane, uno dei brani più introspettivi del repertorio dei Why Not Loser, parla della continua guerra interna che spesso si vive quando ci si trova di fronte al dover prendere delle scelte che posso anche essere sbagliate.

Questa continua lotta finisce con un’autocritica a sé stessi: non sempre si impara dai propri errori e di conseguenza ci si auto giudica, costringendoci in qualche modo a vivere continuamente un conflitto interiore.
Tentativi di essere persone migliori, giuste ed equilibrate, che quotidianamente falliscono quando si scontrano con l’altra parte, quella oscura, maligna ed egoistica.
Pensieri a volte “Insani”.

Why Not Loser sono una band Punk-Rock, nata nel Gennaio del 2008 nei dintorni di Treviso.
Solo sei mesi dopo, nel Giugno 2008 registrano "Loser Punk" il loro primo demo. A Gennaio 2009 entrano in sala di registrazione presso il Living Room Studio di Mantova per dar vita al loro primo album dal titolo "Born To Be A Loser", che esce ufficialmente nei negozi in Aprile per l'etichetta indipendente Oxygenate Production. Nell'album è presente la canzone "Non Cambierà" che vede la collaborazione con Ettore e Stefano delle Cattive Abitudini, ex Peter Punk.
I riscontri da parte della critica sono positivi e l'album riceve buone recensioni da riviste come Rock Sound, Rumore, Rock Teen e su diverse webzine italiane ed estere. La band inizia così a condividere il palco con gruppi storici della scena italiana, come Linea 77, Pornoriviste, Punkreas, Los Fastidios, The Fire, Cattive Abitudini, Marsh Mallows, Moravagine e molti altri.
Dopo due anni di live in tutta Italia e un tour in Austria e Germania, la band nel Gennaio 2011 torna in studio presso il Rocker Studio a Sesto San Giovanni (MI), per registrare il secondo album "4 Mistakes", prodotto da Oliviero 'Olly' Riva che, oltre a seguire e registrare la band in studio, partecipa all'arrangiamento dei brani.
Nel 2012 la band da un "arrivederci" alla scena musicale ma, nel 2017 torna in studio presso Artesonika di Pordenone per registrare nuovi pezzi e preparare nuovi live.
Così, nel Luglio 2018 esce il loro primo nuovo singolo dal titolo "Reunion" accompagnato dal rispettivo video.  

Circa un anno dopo, lavorando alla colonna sonora del film indipendente “Hanno Ucciso l’Uomo Ragno” nasce invece il singolo “I’ve Got”, di cui viene girato un videoclip ufficiale dal promettente regista dello stesso lungometraggio, Paolo Pandin.
La canzone, inoltre, fa vincere al film tra i vari premi, anche il “Best Original Music” all'Apulia Web Fest.
Settembre 2019 è il mese della rinascita: dopo un cambio di chitarrista, esce il nuovo singolo Insane, con una nuova immagine per la band.
I Why Not Loser sono ufficialmente sponsorizzati ATTICUS CLOTHING.

Luciano Salce - L'ironia è una cosa seria, mostra dal 25 settembre a Palazzo Firenze, Roma

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Trent'anni fa ci lasciava Luciano Salce, uno tra i più grandi esponenti del mondo dello spettacolo e della cultura italiana del secolo scorso. Il suo sguardo ironico sulla realtà, la sua acutezza satirica, l'eleganza espressiva, la capacità di sintetizzare con pochi tratti vizi e virtù della “gens italica”, verranno ricordati nella mostra Luciano Salce - L'ironia è una cosa seria

Curata da Emanuele Salce e Andrea Pergolari, la mostra si terrà dal 25 settembre al 6 ottobre a Palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri di Roma. L'intento degli autori è quello di raccontare la vita e la carriera di Luciano Salce, il suo eclettismo artistico, l’autoironia che ha governato un’esistenza non sempre facile. Le lettere dalla prigionia, la corrispondenza con amici e colleghi, l’elaborato diario privato dei tempi d’Accademia, saranno solo alcuni dei tanti documenti inediti proposti che concorreranno a dare l’esatta misura dell’intelligenza e della discrezione di un uomo che si è posto con pudore e riservatezza anche nel privato. 
Il percorso biografico ed artistico di Salce verrà raccontato con approfonditi materiali provenienti dal Fondo Luciano Salce, tramite incontri tematici e con il supporto di materiali fotografici, audio e video d’archivio. La mostra è ospitata dallaSocietà Dante Alighieri, nella sua sede di Palazzo Firenze a Roma; con il contributo di Banca Cambiano, Invest Banca e quello del Centro Sperimentale di Cinematografia;con il patrocinio dell'Accademia d'Arte Drammatica, del Comune di Roma e con la collaborazione di RaiTeche e dell'Istituto Luce.
Poliedrico e caustico in ogni sua espressione artistica, Luciano Salce mostra sempre più la modernità del suo linguaggio e la capacità di riflettere al meglio la cultura italiana. Se il poeta francese Baudelaire prevedeva che il Novecento sarebbe stato il “secolo del riso”, Luciano Salce ha confermato e confutato, nello stesso tempo, questa profezia partecipe, con le sue armi satiriche, della demolizione delle ideologie imperanti e vittima del suo distacco ironico-critico da ogni forma di pensiero dominante.
Presenza incessante eppure discreta, come autore e attore, negli spettacoli più rappresentativi dell’Italia del secondo dopoguerra, Luciano Salce è stato quasi sempre un passo più in qua (o più in là) rispetto ai suoi tempi. Trasferitosi in Brasile su invito del suo amico Adolfo Celi, per mettere in scena commedie di Anouilh, Williams e Campanile, mentre in Italia vigeva il neorealismo; ha proposto, con il gruppo dei Gobbi (con gli amici Bonucci, Caprioli e Valeri), un moderno modo di fare cabaret nei tempi in cui imperavano il teatro di varietà, di rivista e d’avanspettacolo; s’è rivolto alla televisione quando questo mezzo di comunicazione era ancora visto dagli intellettuali come un modo d’espressione subalterno; conversatore pettegolo e impagabile, s’è divertito a giocare con la radio, quando cinema e televisione avevano già sommerso le sue funzioni amplificatrici. È soprattutto nel cinema, dove può essere considerato uno dei maestri della commedia all’italiana, che oggi fa risplendere il suo spirito anarchico, acuminato e beffardo, la volontà di satireggiare su tutto, l’eleganza e la modernità del suo linguaggio espressivo. Oltre quarant’anni di carriera, senza mai dimenticare la passione per la scrittura, drammaturgica e narrativa (fu anche paroliere per Tenco e Morandi), vissuti con la ritrosia timida e pungente di un uomo caustico e fuori dagli schemi ideologici correnti.
Attraverso trentanove pannelli espositivi si ripercorreranno la vita e la carriera di Luciano Salce. Foto, recensioni, articoli, locandine, copioni, lettere tutto concorrerà a raccontare, secondo il filo logico dell’ironia, una figura intellettuale centrale per ricostruire una storia della cultura italiana del Novecento: una storia che lega Cinecittà e la Rai Tv, via Asiago e l’Accademia d’Arte Drammatica, Vittorio Gassman e Luigi Squarzina, Ugo Tognazzi e Antonello Falqui, Mina e Monica Vitti, Lelio Luttazzi e Sergio Corbucci, Paolo Villaggio, Franca Valeri, Fantozzi, i Gobbi, la seconda guerra mondiale, i campi di prigionia in Germania. Tutti materiali che verranno donati alla biblioteca Chiarini del Centro Sperimentale di Cinematograifa e saranno disponibili sul sito www.lucianosalce.it.

Programma della mostra: Due saranno gli incontri tematici: Luciano Salce: l’uomo ed il regista cinematografico e L'Altro Salce che si concluderanno con un evento a cui prenderanno parte artisti ed amici.Il calendario sarà così strutturato: 
Serata d’inaugurazione (25 settembre 2019 h 18.00)Presentazione di Luciano Salce: l’uomo e il regista cinematograficoMario Sesti coadiuvato da Valerio Caprara, Domenico Monetti, Andrea Pergolari ed Emanuele Salce, modererà la serata inaugurale, introdotta da un breve filmato di sequenze significative del cinema di Luciano Salce. Dagli studi al collegio Mondragone alla prigionia nel campo di concentramento tedesco; la falsa notizia della sua adesione a Salò; e poi il suo importante percorso registico nella commedia cinematografica italiana; il rapporto con gli attori Tognazzi, Vitti e Villaggio; la creazione della maschera di Fantozzi. Tutto questo alla presenza di numerosi ospiti del mondo dello spettacolo.
L’altro Salce (2 ottobre 2019 h 18.00) Moderata da Franco Cordelli, insieme ad altri illustri ospiti,parlernno delle multiformi espressioni artistiche di Luciano Salce: le esperienze in teatro, radio e tv; la formazione in Accademia d’Arte Drammatica, il lungo apprendistato teatrale, la passione per il teatro francese, la costituzione con Caprioli, Bonucci e Valeri del Teatro dei Gobbi; l’arrivo in Brasile all’inizio degli anni ’50; la rifondazione del teatro brasiliano e la fondazione del Teatro Brasileiro de Comedia; il successo televisivo degli anni ’60 come ospite di Studio Uno; i programmi satirici radiofonici degli anni ’70:Formula Uno,I malalingua,Blackout.
Serata finale (6 ottobre 2019 h 17.00) Gianluca Guidi condurrà la serata finale della Mostra. Una festa/evento in cui amici e artisti renderanno omaggio a Salce attraverso interventi, letture e improvvisazioni, citazioni e ricordi: impreziosita dalla musica dei suoi film e delle sue canzoni, dirette dal Maestro Fabio Frizzi. 


Luciano Salce. L'ironia è una cosa seria25 settembre / 6 ottobre 201925 settembre h.18.00/20.00dal 26 settembre h10.00/h19.00Palazzo Firenze RomaPiazza di Firenze 27, RomaIngresso libero Info mostralucianosalce@gmail.comUna mostra a cura di: Emanuele Salce e Andrea Pergolari
Ideazione scenografica: Enrico Serafini
Grafica: Daisy Iacuzzi
Uff stampa: Rocchina Ceglia
Produzione: Sycamore T Company 
Con il contributo di: Società Dante Alighieri, Banca Cambiano, Invest Banca, Centro Sperimentale di Cinematografia
Con il patrocinio di: Accademia di Arte Drammatica, Comune di Roma
Con la collaborazione di; Istituto Luce Cinecittà, RaiTeche 
Archivi fotografici: Fondo Luciano Salce, Centro Sperimentale di Cinematografia, Archivio Fotografico Giancolombo, Archivio Cicconi, Reporters Associati & Archivi, RaiTeche, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, Isituto Luce Cinecittà. Mondadori Portfolio Archivio Appetito
Foto di: Pietro Pascuttini, Osvaldo Civirani, Pierluigi Praturlon, Angelo Frontoni. Antonio Casolini. David Cagnazzo, Rosario Assenza, Francesco Alessi, Nino Serafini, Marisa Rastellini, Rino PetrosinoMario Notarangelo, Angelo Deligio, Cavallari, Palleschi, Attenni, Ghibli foto, Emilio Colella, Ermanno Consolazione, Claudio Patriarca, Enzo Falessi, Jens Peter Bloch, Baldi Schwarze

Si ringraziano:Arianna Pascuttini, Cinzia Storari, Paola Stramazzi, Anna Palombini, Maria Pia Ammirati, Emanuela Gregori, Viridiana Rotondi, Alessandro Andreini, Vincenzo Aronica, Maria Cristina Mannoni.
NOTE LEGALI SU COPYRIGHTPer quanto ci è stato possibile abbiamo cercato di risalire al nome degli autori di tutte le foto pubblicate in questa mostra, per darne doverosa segnalazione. Altre volte invece, pur avendo ritrovato il nome dell’autore non ci è stato possibile rinvenirne un recapito personale o degli eredi. Ed è pertanto con vivo rammarico che chiediamo scusa di eventuali errori, lacune od omissioni, dichiarandoci fin d’ora disposti a revisioni in sede di ristampa e al riconoscimento dei relativi diritti ai sensi dell’art. 7 della legge n. 633 del 1941

La città chiusa di Ozërsk e "La memoria degli alberi" al Théâtre National di Bruxelles. La recensione

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Notizie di incidenti nucleari arrivano da ogni parte del mondo così come le conseguenti paure sulle contaminazioni che infestano ambienti, cose, animali e... persone. C'è un luogo in Russia di cui si sa poco proprio per la sua natura di "città chiusa", Ozërsk.

La sua condizione dipende dalla vicinanza allo stabilimento di Majak, una delle fonti del plutonio sovietico durante la Guerra Fredda, e ora un impianto russo per il trattamento di rifiuti nucleari e il riciclaggio di materiale nucleare proveniente da armi nucleari fuori uso.
Al Théâtre National di Bruxelles una coraggiosa opera di Fabrice Murgia porta lo spettatore a prendere consapevolezza non solo della sua esistenza ma anche delle condizioni di vita dei suoi abitanti, tramite testimonianze video e la straordinaria interpretazione di Josse De Pauw.
Lo spettacolo "La memoria degli alberi"è il terzo capitolo di un viaggio -Ghost Road- che l'autore e regista ha intrapreso sulla narrazione di luoghi inusitati, poco noti, nascosti o dimenticati.
Il protagonista, da solo sulla scena, coadiuvato in alcuni momenti da un gruppo di ragazzini, racconta come si vive in un posto che ufficialmente non esiste, celando il segreto del progetto nucleare e degli effetti devastanti di chi vi respira, utilizza l'acqua del lago, si nutre dei suoi pesci.
Una storia così assurda da sembrare fiction, pura invenzione letteraria e che invece ti attanaglia e quasi ti soffoca per il terribile contenuto. 
La scelta di fornire a ciascuno spettatore le cuffie aumenta l'effetto drammatico: i suoni, i rumori, la tosse del personaggio, i suoi passi, la pioggia... tutto passa e viene percepito in maniera più intensa e diretta, una sorta di 3D in audio. Le scelte di Murgia e Dominique Pauwels vanno tutte verso questa direzione.
Se qualcuno alla fine nutre ancora dei dubbi sulla veridicità di quello che è stato appena narrato, ecco la testimonianza di un'esiliata, Nadezda Kutepova, che racconta la verità, le malattie, il mutismo, le minacce.
In scena fino al 22 settembre 2019.
Josse De Pauw


Il M° Riccardo Frizza a Fattitaliani: cerco sempre di perseguire la fedeltà al testo musicale. L'intervista

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Grande successo personale per il Maestro Riccardo Frizza all'Opéra Bastille di Parigi per la sua direzione de "I Puritani": il pubblico lo applaude ripetutamente e a lungo così come tanto entusiasmo è riservato all'Orchestra, al Coro e all'intero cast della riuscitissima messa in scena di Laurent Pelly (recensione). Il Maestro  Frizza è anche direttore musicale del Festival Donizetti di Bergamo, che si svolgerà dal 12 novembre al 1° dicembre, sotto la direzione artistica di Francesco Micheli. L'intervista di Fattitaliani.
Maestro, intanto complimenti per la direzione musicale de "I puritani" all'Opéra Bastille di Parigi: su quale aspetto la musica di quest'opera belliniana appare particolarmente insidiosa?
L'aspetto più insidioso di tutta l'opera belliniana e del Bel Canto è fare in modo che il direttore d'orchestra sia la persona che appaia di meno. Ovviamente c'è tanto lavoro di preparazione e coordinamento, ma al momento dell'esecuzione, il direttore va dimenticato per rendere al meglio il tutto. Quando interviene troppo, vuol dire che non si è raggiunta quella piena relazione artistica fra buca e palcoscenico.
L'impronta che un regista dà alla messa in scena può in qualche maniera influenzare anche la direzione dell'Orchestra? Il caso de "I Puritani" di Pelly per esempio...
Sì, si sente molto l'influenza delle mises en scène. Molto dipende dalla posizione sul palcoscenico, il fatto che ci sia più o meno distanza fra i cantanti e la buca. Nel caso de "I Puritani" di Pelly non aiuta il palco quasi vuoto, di fatto manca una scenografia, ma l'acustica della Bastille è molto buona e si è riusciti a trovare un equilibrio fra voci e orchestra.
Lei come direttore d'orchestra ha una cifra riconoscibile, uno stile personale?
Tocca al pubblico dare questo giudizio. Da parte mia c'è una linea intepretativa da portare avanti: nei miei quasi vent'anni di carriera credo di avere metabolizzato il linguaggio e di proporlo al pubblico secondo la mia sensibilità. Se è ben recepito, mi fa piacere, ma non posso regolarmi in base alle esigenze di chi ascolta: io interpreto un testo scritto. Essere conoscitori della filologia musicale e di musicologia può aiutare: credo però che un musicista abbia una sensibilità più profonda di qualsiasi studioso, musicologo o filologo. D'altronde la musica deve evocare sentimenti.
Quale insegnamento sin dall'inizio della sua carriera tiene sempre presente?
Il mio approccio all'opera non è arrivato prestissimo. Ho imparato molto dai grandi cantanti con cui ho avuto l'onore di lavorare: non ho avuto un maestro che mi abbia insegnato i segreti di come si dirige un'opera. Ho imparato sbagliando e migliorando e oggi il mio lavoro è il frutto di un'esperienza cumulata negli anni. Ho sempre portato avanti un aspetto, quello di perseguire la fedeltà al testo musicale. Ho cercato sempre di capire lo stato della musica scritta dall'autore e comprendere quello che è intorno alla partitura e al suo processo compositivo.
Ci può raccontare qualcosa di più sul suo primo approccio all'opera?
Ero molto giovane e ho diretto "Le convenienze ed inconvenienze teatrali" di Donizetti: avevo 17 anni e non avevo idea di cosa fosse dirigere un'opera. Intorno ai 30 anni con "Così fan tutte" ho cominciato la mia carriera. All'inizio è stato uno shock perché non ero un conoscitore delle voci: finché non si capisce il funzionamento dello strumento-voce è difficile approcciarsi correttamente all'opera.
Parlando del Festival Donizetti, ci parli delle opere scelte per l'edizione di quest'anno... secondo quale criterio sono state selezionate?
In base alle scelte dettate dal progetto che Francesco Micheli sta perseguendo, il Progetto Donizetti 200, cioè la presentazione di opere che compiono 200 anni. Quest'anno è la volta di "Pietro il Grande" composta nel 1819: Donizetti era giovanissimo e l'influenza rossiniana era predominante. Presenteremo inoltre "Lucrezia Borgia" nell'edizione critica della partitura curata da Roger Parker con pagine nuove e inedite, aggiunte da Donizetti e tolte negli anni da altri interpreti. Per quanto riguarda "L’ange de Nisida", invece, si tratta di un'opera che Donizetti aveva composto per un teatro parigino finito in bancarotta e di cui ha utilizzato parte del materiale per "La Favorite". Grazie al lavoro di Candida Mantica è stata ricostruita la partitura che era stata smembrata e l'opera verrà messa in scena per la prima volta in assoluto.
Anche se si trattano di prime opere, in esse sono già ravvisabili caratteristiche e tratti di Donizetti?
Assolutamente. Anche nelle prime opere si capisce la grandezza, il gusto e l'estetica di Donizetti, anche se vi predomina l'influenza classica e rossiniana. All'interno si notano le linee melodiche e le idee dell'autore.
Più facile dirigere un'orchestra o un Festival?
Sono due cose diverse ma entrambe divertenti. Sul podio si è più interpreti, al Festival ci si fa carico di tante scelte musicali. Mi sto molto impegnando sulla nascita di un'orchestra con strumenti originali dell'epoca donizettiana, dei primi trent'anni dell'Ottocento, periodo in cui gli strumenti a fiato erano in via di sviluppo e raggiungevano grandi possibilità virtuosistiche ed esecutive. L'Orchestra che ha il nome de "Gli Originali" ci piace dedicarla a Simone Mayr, bergamasco d'adozione, maestro di Donizetti.
Come ha visto cambiare negli anni il rapporto fra pubblico e Opera?
Non ho notato grandi cambiamenti: vedo che ultimamente ci sono molti giovani che si avvicinano. È confortante. Il pubblico si entusiasta a proposte nuove ed eleganti allo stesso tempo: le provocazioni fine a sé stesse, senza capo né coda,  non sono apprezzate né dai giovani né dal pubblico maturo. Oggi si viene catturati anche dal livello di recitazione dei cantanti che prima magari non esisteva o era oscurato dalle imponenti scenografie. Giovanni Zambito. 

Peppe Millanta, artista, scrittore, sceneggiatore, musicista. L'intervista

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«Sono un entusiasta. Uno capace di emozionarsi. Uno che crede che una buona storia sia sempre un ottimo salvagente.»

Intervista di Andrea Giostra.

Ciao Peppe, benvenuto e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?

Innanzitutto con un ciao, e con un ringraziamento a te per questo invito.

Peppe Millanta è il nome d’arte che hai scelto da giovane. Vuoi raccontarci come nasce questa storia del nome d’arte e, se vuoi, dirci il tuo vero nome?

È un nomignolo che mi davano quando “millantavo” di fare l'avvocato: ero in uno studio a Roma come praticante, e nel frattempo mi capitava di suonare per strada. Quando mi hanno “scoperto”, per evitare di essere buttato fuori, cambiai il mio nome sui social per non farmi beccare di nuovo con foto “compromettenti”. Da lì “Peppe Millanta”, che a poco a poco ha superato il nome anagrafico. Più che un nome d'arte, un nome in codice, anche perché, diciamoci la verità, se avessi dovuto scegliere un nome d'arte me lo sarei scelto molto ma mooolto più figo!

Chi è Peppe nella sua passione per l’arte della scrittura, del teatro e della musica?

Un entusiasta. Uno capace di emozionarsi. Uno che crede che una buona storia sia sempre un ottimo salvagente.

Qual è stato il tuo percorso artistico e letterario? I tuoi maestri che vuoi ricordare?

Ne ho avuti tanti. Heidrun Shleef, Stefano Benni, Ugo Chiti, Michele Zatta. Ma molti sono stati anche i maestri “virtuali”, sui cui lavori mi sono formato.

Nel 2018 con Neo edizioni hai pubblicato il tuo romanzo d’esordio, “Vinpeel degli orizzonti”, che ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi letterari. Come nasce questo romanzo e quali sono stati i riconoscimenti che ti hanno fatto più piacere e perché?

Non so da dove nasce, precisamente, un romanzo. Credo che, almeno all'inizio, si tratti della somma di alcune ossessioni, che a poco a poco prendono forma e significato. Il premio più bello forse è stato il John Fante Opera Prima assegnatomi da Francesco Durante, non per motivi di importanza ma perché ha segnato uno spartiacque anche a livello personale con molti dei miei legami affettivi. Sicuramente il recente Premio Cuneo, la candidatura al Premio Strega Ragazzi, la selezione per il Campiello Opera Prima, il Premio Alda Merini e il secondo posto al Premio Kihlgren sono stati momenti esaltanti, insieme a tutti gli altri premi e piazzamenti.

Di cosa narra e qual è il messaggio che vuoi lanciare a chi legge “Vinpeel degli orizzonti”?

Messaggi non ne ho, lo ammetto. Ho solo domande e pochissime risposte. È la storia, bizzarra e il più possibile dolce, di una incomunicabilità, di due affetti che paiono non incontrarsi mai, e di quanto a volte le parole che ci si incastrano dentro siano capaci di cambiare il nostro destino, anche se non è mai troppo tardi per tentare ancora.

Vuoi parlarci di qualcun altro dei tuoi lavori artistici?

Ho scritto per lo più di teatro in passato. O racconti. Per il teatro, in particolare, un corto dal titolo “Rukelie” che si è aggiudicato numerosi premi, che parlava della storia di Johann Trollmann, un pugile sinti. E poi c'è la musica. Ho girato e continuo a girare le piazze con un progetto di world music che si chiama “Peppe Millanta & Balkan Bistrò”.

Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?

Giudizio del tutto soggettivo, ma la cosa che più apprezzo è la fantasia. Chi è capace di creare un mondo, a livello di trama e a livello linguistico, che sappia sorprendermi. Apprezzo chi mi sa stupire, chi mi fa dimenticare chi sono mentre leggo. Sicuramente la dote maggiormente necessaria, oggi come oggi, è la testardaggine, la necessità di non arrendersi mai di fronte ai “no” che in questo campo sono tanti, e ai quali tocca imparare a fare il callo.

Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi?

Sicuramente Marquez, Buzzati, Saramago, Cortazar. Mi piacciono molto i francesi, come Queneau o Boris Vian. E poi la letteratura americana. L'incontro con Faulkner mi spiazzò totalmente. Ma pesco molte suggestioni anche da registi come Fellini, o da sceneggiatori come Zavattini, per non parlare della musica: Chico Buarque per me è uno dei migliori narratori di sempre. 

Se dovessi consigliare ad un amico tre libri da leggere questa estate, quali consiglieresti, ed in particolare quali autori secondo te andrebbero assolutamente letti?

Rispondo sapendo che già domani la mia risposta sarebbe stata diversa. Per questa estate consiglierei “Uomini e topi” di Steinbeck. “Rullo di tamburo per Rancas”di Manuel Scorza e qualche racconto di Buzzati come contorno.

Cosa pensi dei corsi di “scrittura creativa” assai alla moda in questi ultimi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere e a diventare un vero scrittore?

Premetto che non so cosa sia un “vero” scrittore. Per quanto riguarda i corsi di scrittura, ho una scuola che si chiama Scuola Macondoall'interno della quale vengono svolti molti corsi dedicati alla scrittura. I pittori andavano “a bottega”. Ci sono i conservatori, le Accademie di Belle Arti. Non so perché per la scrittura si faccia questo distinguo, come se basti saper scrivere per poter essere potenzialmente già uno scrittore. È come dire che siccome sappiamo parlare e muoverci nello spazio, siamo tutti attori. Io ho seguito parecchi corsi, mi sono confrontato con numerosi maestri e ne sono uscito arricchito, ma soprattutto maggiormente consapevole. È vera la questione del talento che non si può insegnare. Ma credo sia vero anche che il talento, senza alcuna consapevolezza, non ti faccia arrivare troppo lontano. Poi resta il fatto che il miglior modo per imparare a scrivere bene sia leggere, ma questo è un altro paio di maniche. 

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.»(Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa pensi di queste parole di Bukowski? Secondo te, Peppe, cos’è più importante quando si scrive una romanzo, un racconto, una poesia, la scrittura (come è scritta, ovvero il linguaggio utilizzato) o la storia (quello che si narra)?

Sarò banale: entrambe le cose, ma non in egual misura. A me piacciono le storie, e sono convinto che una buona storia vinca sempre sul bello stile. La cronaca non è scritta bene. Ci vengono descritti dei fatti in ordine cronologico. Eppure è capace di appassionarci. Una buona storia è la base. Il bello stile, la scrittura, il linguaggio, è ciò che la può rendere unica. Leggo spesso di questa dicotomia, ma credo sia sterile. Un bel linguaggio senza una storia solida dietro è un mero esercizio stilistico. Un libro del genere lo puoi al massimo “stimare”, ma non te ne innamorerai mai. Di una bella storia, capace di emozionarti, invece sì. Ecco perché la storia vincerà sempre sullo stile, ma i grandi sono capaci di miscelare entrambe le cose.

La maggior parte degli autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un film diretto da un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre fai il mix.» (tratto da “La guerra del Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21 giugno 1987). Cose ne pensi di quello che dice Kubrick? Pensi che le tue storie sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui parla il grande regista newyorkese? E se sì, quali sono secondo te?

Oddio, è una domanda imbarazzante! Non so se le mie storie siano capaci di fare una cosa del genere. Me lo auguro. Quando scrivo cerco di arrivare lì, ma non so se ci riesco.



Certo che sì! Arte e bellezza servono sempre. Non credo che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma penso che ci sia una depressione di fondo che è controproducente. C'è molta tristezza e autocommiserazione nell'arte, quando l'arte dovrebbe caricare le persone, dotarle di speranza, sogni, desideri. Dovrebbe accendere gli animi, soprattutto in un periodo come questo. Invece spesso mi sembra che si vada nella direzione opposta, come se si volessero stemperare gli entusiasmi, come se l'artista ferito cerchi di imporre le proprie cicatrici a tutto ciò che gli è intorno. Pensiero mio, magari mi sbaglio, ma credo che l'arte – che dovrebbe produrre bellezza – serva proprio a scardinare questi meccanismi di tristezza diffusa, anziché alimentarti. Dovrebbe ripeterti che sei una cosa meravigliosa e non che non conti nulla.  

Adesso una domanda difficile Peppe: perché i lettori di questa intervista dovrebbe comprare e leggere i tuoi libri? Cosa diresti loro per convincerli ad acquistare e a leggere “Vinpeel degli orizzonti”,o gli altri tuoi lavori?

Secondo l'oroscopo chi acquista quattro copie del libro va incontro a sei mesi di fortuna sfacciata!

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti artistici?

Sono in chiusura di un libro a fine mese e sto pianificando quelli successivi. Nel frattempo mi muovo tra concerti, progetti di sceneggiatura, e la Scuola Macondo.

Dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?

Tramite la pagina Facebook, Instagram, oppure il sito web www.peppemillanta.it.

Per finire, Peppe, immaginiamo che tu sia stato inviato in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano centinaia di alunni. Lo scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?

Mi è capitato spesso di andare nelle scuole. Generalmente parlo di tre cose: di quanto le storie determinino e condizionino le nostre esistenze; di quanto chi è capace di raccontarle sappia manovrare il mondo; e di quanto chi sappia leggerle riesca a non farsi manipolare. Le storie, oggi più che mai, sono in ogni cosa: sui social, nei videogames, nelle serie tv. I ragazzi di oggi sono immersi in molte più storie rispetto a noi. E questo è un bene, a patto di sapersi orientare al loro interno. Per quanto riguarda la lettura dei più giovani, non credo che continuare a ripetere loro che leggere è importante li porterà a crederci: io, all'età loro, facevo esattamente il contrario di quello che mi veniva suggerito, e credo sia giusto così. Ciò di cui abbiamo bisogno sono i modelli più che le ramanzine, o le costrizioni scolastiche. 

Peppe Millanta

Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it

Premio Nazionale Liolà 2019 XX edizione. Lo scrittore palermitano Andrea Giostra insignito dell’onorificenza di “Accademico di Sicilia”

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Mercoledì 18 settembre 2019 alle 20:30 a Palermo, nella splendida cornice del Complesso Monumentale dello Spasimo, in occasione del Premio Nazionale Liolà 2019 XX Edizione omaggio a Luigi Pirandello, sono state insignite le onorificenze di Accademico di Sicilia ad 11 personalità di grande valore morale, culturale, sociale e professionale.
I premiati sono stati: Anna Maria Deodato (scrittrice di Palmi RG), Francesco Firpo (agronomo di Palermo), Cettina Giannetto (medico genetista forense di Messina), Rosario Giardina (dirigente Poste Italiane di Palermo), Andrea Giostra (scrittore, cultore della cultura e delle tradizioni siciliane di Montelepre PA), Domenica Iero (biologa, nutrizionista, poetessa e scrittrice di Messina), Francesco Mercadante (docente universitario di Trapani), Alessandro Vitale (direttore Uff. Poste Italiane di Palermo), Giuseppe Vitale (docente di teologia di Palermo), Anita Vitrano (poetessa di Palermo).
Lo scrittore Andrea Giostra, dopo aver recentemente ricevuto il prestigioso “Premio Letterario CUNTEST” attribuito a Raffo (Petralia Soprana PA) il 25 agosto 2019 da Mario Incudine, direttore artistico dell’evento “Cuntu e riCuntu Raffo Music Festival”, viene insignito a Palermo, dall’Accademia di Sicilia, diretta e fondata da Tony Marotta, e dal Comune di Palermo Assessorato alle Culture, dell’onorificenza di Accademico di Sicilia per la sua attività di scrittore di novelle e di racconti della Sicilia che vanno dal dopo guerra ai giorni nostri. Una Sicilia portatrice di forti e solide tradizioni culturali e di costume che rischiano di perdersi sommersi dal globalismo culturale e dalle nuove forme di comunicazione internautica e social che inevitabilmente emarginano le generazioni più anziane portatrici di questi sani valori e dell’antica cultura siciliana.
Premio Nazionale Liolà XX Edizione
Il Premio Nazionale Liolà XX Edizione, in omaggio al Nobel per la Letteratura Luigi Pirandello, rientra tra gli eventi organizzati dall’Accademia di Sicilia in collaborazione con il Comune e l'Assessorato alle Culture di Palermo. Quest’anno l’evento si è tenuto nella splendida cornice del complesso monumentale dello Spasimo di Palermo, con inizio alle 20:30 e conclusione alle 22:30 circa. La serata artistica è stata presentata da Totò Borgese ed ha visto la direzione artistica di Tony Marotta. Segreteria organizzativa Marco Lombardo, fotografia Morena Giuffrida Marotta, consulente esterno Filippo Alioto.
Nel corso dell’evento sono stati consegnati i seguenti Premi LiolàAngelo Abbate per la letteratura, già Comandante in 2° della Capitaneria di Porto di Palermo, poeta; Pippo Balistreri per le attività artistico-culturali, Direttore di Palco, Organizzatore di scena, Consulente Tecnico delle tv italiane; Laura Bargione per l'impegno sociale, Imprenditrice; Salvatore Birriolo per le scienze mediche, Docente di Ottica Oftalmica; Totò Borgese per l'arte teatrale, attore, autore, conduttore e cabarettista; Ignazio Calogero per le attività turistiche, sociali e culturali, Presidente e Fondatore dell’Associazione Italiana Professionisti del Turismo e Operatori Culturali e Direttore del Centro Studi Helios; Domenico Ghegghi per la musica lirica, tenore; Deborah Serina e Le Rose D'oriente gruppo di danza; Magda Loriano per la Musica leggera, cantante pop; Clara Polito per la musica lirica, soprano; Francesco Rigano per le scienze mediche, medico, chirurgo plastico; Salvatore Scinaldi per l'arte musicale, pianista; Riccardo Termini per la musica strumentale, flautista; Michele Vilardo per la letteratura, docente di teologia, scrittore e poeta.
Accademia di Sicilia
L'Accademia di Sicilia, succedanea dell'Associazione socio-culturale Primosole fondata nel 1985 ed oggi casa editrice Primosole, nasce a Palermo l'11 Febbraio 1997 da un gruppo di studiosi che, aderendo all'invito di Tony Marotta, decisero di costituire un sodalizio che avrebbe dovuto avere scopi prettamente culturali, artistici, sociali e scientifici. L'Accademia di Sicilia ebbe subito il consenso dei più prestigiosi nomi delle Lettere e delle Arti della Sicilia e non solo, i quali diedero la loro disponibilità a collaborare con Marotta per la realizzazione di straordinari eventi quali: convegni, seminari e conferenze di carattere letterario, scientifico e sociale, nonché l'organizzazione di importanti manifestazioni. L’Accademia di Sicilia da allora svolge un’intensa attività culturale e artistica che la vede impegnata in diversi e prestigiosi eventi di respiro internazionale. Tra questi vanno certamente ricordati: Il Premio Internazionale di Sicilianità Pigna d’Argento fondato nel 1986; il Premio Internazionale Universo Donna fondato nel 1998; il Premio Nazionale LIOLÀ in omaggio a Luigi Pirandello fondato nel 1999; il Concorso Lirico Internazionale Città di Palermo fondato nel 1999; il Premio Oscar del Mediterraneo fondato nel 2003; il Premio Satiro Bronzeo fondato nel 2003; il Premio Alessandro Scarlatti fondato nel 2016; il Concorso Internazionale di Poesia Morgantina fondato nel 2019.

SARA MANFUSO, LA SUE SEXY CURVE IN DIFESA DELLE MINISTRE DONNE

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Abito rosso fuoco, scollatura profonda e spacco!
Sara Manfuso (presidente di#iocosi) ospite di Quarta Repubblica su Rete 4 di Nicola Porrosi fa testimonial della solidarietà nei confronti delle neoministre Bellanovae De Micheli per le accuse sessiste rivolte in questi giorni la prima per l’abito usato durante il giuramento del nuovo governo, la seconda per la scollatura che ha portato gli haters a paragonarla a una prostituta!

Dice così a Daniele Capezzone, uno che non si è certo contenuto delle battute sulle titolari dei dicasteri in questione: <<Il linguaggio esprime un pensiero, non vogliamo epurare nessuno dai salotti tv come suggerisce Calenda, e mettere il bavaglio alla libertà delle idee, ma da Capezzone non ci aspettiamo il commento da massaia, con grande rispetto per la categoria!>>.

Vittorio Sgarbi presente in studio indignato per il trattamento riservato a Capezzonee al suo tweet, prime pagine da giorni mettendolo alla gogna, ricorda cosa è accaduto in Raiin merito alle parole rivolte alla figlia di Salvini!E grida <<vergogna!>>.

Insomma la Tv ormai è considerata il salotto della politica, e la politica un po' avanspettacolo. Benvenuti signori nell'era 4.0 della nostra Repubblica.

Sabrina Lembo e il libro "Anche io ho denunciato": presentato con Maria Grazia Cucinotta

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“Se non ci vedono ridotte sulla sedia a rotelle per colpa di un uomo, non ci credono mica. Nessuno ci presta attenzione. Eppure, la violenza psicologica fa più male di un pugno. E’ l’inizio di un calvario che può sfociare, poi, in violenza fisica e tragica, con la morte, ma può anche andare peggio. Può continuare per sempre, in silenzio, senza che nessuno sappia mai nulla”. (Sabrina Lembo) 

Con queste frasi, l’autrice -Sabrina Lembo - ha sintetizzato l’incontro della presentazione del suo ultimo libro “Anche io ho denunciato”. 
L’evento si è svolto il 13 settembre 2019 presso Palazzo Falletti a Roma – insieme all’attrice Maria Grazia Cucinotta e della sua Associazione Vite senza paura, Antonio Calabresi (Comandante del Nucleo Operativo Radiomobile Provinciale Lazio) e Katia Pietrobelli (Attrice e ideatrice del metodo Theatrenergy), che ha moderato l’atto. Il libro racconta il dramma realmente vissuto da donne e non solo, che subiscono violenza psicologica, prima ancora che fisica, e la difficoltà che incontrano nel denunciarlo. Scritto in lingua italiana e spagnola, sotto forma di sceneggiatura, e volutamente pubblicato sul canale Amazon, il testo vuole essere un simbolo di riscatto e di incoraggiamento per coloro che restano soli, spesso sentendosi abbandonati e non creduti da nessuno. Il testo, liberamente reinterpretato, è basato su fatti realmente accaduti a personaggi esistenti: le storie di Francesca, Sabrina, Giovanni si intrecciano attorno all’inquietante decisione della denuncia, dopo aver compreso di non avere colpa alcuna delle azioni aggressive e viscide subite per mano dello stesso uomo, una persona apparentemente “per bene”, che gode di rispetto nell’opinione pubblica “.Questo libro- afferma l’autrice - è il miglior gesto d’amore che potessi fare verso chi ha subito violenza, ma anche per chi ne ha fatto ricorso. Se si riesce a leggere il testo con un occhio diverso, lontano dai giudizi, con uno sguardo elevato di amore, anche chi ha usato violenza si riconoscerà nell’insegnamento di perdono e di correzione che questo libro vuole dare. Denunciare un sopruso è doveroso e necessario, tanto per chi lo subisce, quanto per chi lo opera ” . Le parole di riscatto sono dunque, non solo dei personaggi che hanno subito violenza, ma anche di chi vigliaccamente ricorre a un comportamento aggressivo, una sottile violenza psicologica, volta a decostruire l’altro. Nella stessa occasione è stato presentato anche il progetto che dà il nome al libro stesso: “Anche io ho denunciato” si propone di creare una rete internazionale di contatti, non solo in Italia, ma anche in Paesi, quali la Spagna e il Sud America, fortemente sensibili alla tematica, che- partendo dalla onlus Vite senza paura di Maria Grazia Cucinotta e dal team di esperti che vi lavora, unisce altre associazioni, enti, scuole, professionisti del settore, disposti ad aderire all’iniziativa in termini di divulgazione e di formazione nel proprio ambiente, attraverso la lettura e/o messa in scena del testo, interazione con la onlus per ogni aspetto di supporto legale e psicologico necessario. La violenza si combatte con la formazione al rispetto, un delicato processo che coinvolge prima di tutto le madri e i padri di chi ha fatto ricorso alla violenza. 
Questo l’obiettivo ultimo e più ambizioso di Anche io ho denunciato: creare una coscienza comune al rispetto della persona. Molti già gli enti e le scuole che hanno aderito all’iniziativa. Anche io ho denunciato è un progetto senza fini di lucro dell’Associazione culturale Un lembo di… di Sabrina Lembo e il patrocinio dell’Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità solidale di Roma Capitale, in collaborazione con più enti che hanno accolto l’iniziativa tra cui: l’Associazione onlus “Vite senza paura” di Maria Grazia Cucinotta, Unione Lettori Italiani,. : Universidad Autonoma de Colombia, Istituto Teodosio Rossi di Priverno, Fidapa sezione di Roma e Fidapa di Campobasso, Colegio Logos de Madrid Parte dei proventi del libro Anche io ho denunciato, acquistabile su Amazon, è destinato all’Associazione “Vite senza paura” - www.vitesenzapaura.org 

Sabrina Lembo di origini molisane è scrittrice, recencionista critica e traduttrice di numerosi testi dallo spagnolo all´italiano e viceversa. Ha lavorato per il Premio Grinzane Cavour, dove è entrata in contatto con i maggiori intellettuali contemporanei, è da anni impegnata in attività e progetti internazionali per la promozione della cultura, unendo l’ambito culturale all’amore per la terra e per le proprie tradizioni. Imprenditrice nel settore oleario, è vincitrice del Premio Giovane Imprenditoria Femminile 2019 per la regione Molise. Ha collaborato con l´Università degli studi di Roma Tre e con l’Università degli studi di Cassino, dove ha insegnato letteratura spagnola. E´autrice del testo Llanto por Ignacio Sánchez Mejías di Federico García Lorca. Traduzioni a confronto, (Aracne, 2013) e in ambito poetico delle raccolte Sentire (Pagine, 2014), Froitos do tempo (Edicións Embora, 2015) AttraVerso (Perrone, 2015), Tra cielo e fango (Erudita, 2017).

Garibaldi, uscito “Ballo balcano” 1° singolo del cantautore ligure

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Da oggi disponibile su tutte le piattaforme digitali “Ballo balcano”, il primo singolo del cantautore ligure Garibaldi in uscita con l’etichetta Aisha.

Un viaggio introspettivo quello di Garibaldi, nome d’arte di Simone Alessio, che porta il nome di “Ballo balcano” che l’artista racconta così: ”E’ un brano nato dall’esigenza di descrivere la determinazione e la voglia di tutte quelle persone che inseguono i propri sogni non curandosi del giudizio degli altri, eludendo qualsivoglia schema mentale e seguendo senza distrazioni la strada d’avanti a se.”
“Ballo balcano”, brano che unisce il cantautorato italiano alle sonorità balcaniche, è stato realizzato all’Aisha Studio di Milano con la produzione artistica interamente affidata a Umberto Iervolino, noto nel circuito discografico per aver prodotto Artisti del calibro di Francesco Renga, Gianluca Grignani e molti altri.
Il singolo verrà accompagnato da un videoclip che sarà pubblicato prossimamente sul canale ufficiale dell’Artista.

BIOGRAFIA
Simone Alessio nasce a Imperia il 1 marzo 1989. Fin da bambino ascolta grandi cantautori italiani come Fabrizio De Andrè, Antonello Venditti, Lucio Dalla e tanti altri.
Nel febbraio del 2017 esce il suo primo singolo ufficiale dal titolo “Mi e Ti” in dialetto ligure accompagnato da un video musicale, il brano riscuote da subito un grande successo mediatico che lo porta a fare dapprima varie interviste su TV e Radio Regionali e in seguito in media nazionali.
Tra aprile e maggio 2017 esce il secondo singolo e video musicale  “Traccia di te”, il brano riscuote un buon successo e gli permette di arrivare alle semifinali di Area Sanremo, nel frattempo il brano “Mi e Ti” diventa sigla ufficiale di “Olio Oliva” una importante manifestazione del settore dell’alimentare che celebra l’oliva Taggiasca nel mondo. 
A gennaio 2018 esce il singolo “MusicAmore” e viene presentato insieme al video musicale in Comune di Diano Marina.
Il brano riscosse un gran successo in rete e  e vince “il premio della Critica” al Festival Nazionale della Melodia.
Da luglio 2018 incomincia la sua collaborazione con Umberto Iervolino che sposa il progetto "Garibaldi".
Il 20 settembre 2019 uscirà "Ballo balcano" primo singolo del disco "Progetto Garibaldi" 

L'attore romano Matteo Nicoletta debutta col progetto musicale "Olio di palma"

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Stasera, venerdì 20 Settembre, alle ore 20.00 Matteo Nicoletta debutta al Roma Creative Contest con il progetto musicale Olio di Palma, un’idea nata con l’amico Massimiliano Aceti per celebrare la cinica leggerezza che gli gira nella testa. L’attore romano farà il suo esordio come cantautore alla prima serata spettacolo del Festival Internazionale di Cortometraggi (IX edizione) dando libero sfogo alla creatività con canzonette irriverenti, monologhi pungenti e stornelli dissacranti.

Tra ironia, musica e poesia saranno sul palco con lui: Andrea Di Pasqua alla chitarra, Andrea Colicchia al basso e Alessio Brugiotti alla batteria.    
“Siamo consapevoli che lo scherzo più divertente è prendersi sul serio. Non siamo cantautori tormentati che non riescono a trovare la loro dimensione in questo mondo. Non ci sentiamo geni incompresi. I nostri testi non sono figli della nostra sofferenza. Anzi, siamo in totale presa bene - spiegano - ingenui come i bambini e cinici come gli anziani amiamo affrontare temi poco impegnati cercando di non impegnarci troppo.”
Matteo è attualmente in TV: nei panni di Dario, il fedelissimo amico del protagonista, nell’irriverente serie comedy “Romolo+Giuly. La guerra mondiale italiana 2” (in onda fino a lunedì 14 ottobre su Fox, canale 112 di Sky) e sarà il protagonista assoluto di “Giochi da matti” su Blaze (canale 124 di Sky) da venerdì 11 ottobre alle ore 22.15. Con il suo piglio sarcastico e originale andrà alla scoperta di nuovi folli sport per creare delle olimpiadi alternative in un viaggio itinerante tra Scozia, Galles, Inghilterra, Germania e Finlandia. 
Per informazioni sul Roma Creative Contest: 

Nella foto: Matteo Nicoletta, BLAZER SIMONE PIERI

Ascoli Piceno, 40° Festival “Nuovi Spazi Musicali” diretto e organizzato dalla compositrice Ada Gentile

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ASCOLI PICENO - Prenderà il via l’8 ottobre ad Ascoli Piceno la 40^ edizione del Festival di musica contemporanea “Nuovi Spazi Musicali” curato dalla compositrice Ada Gentile.
La rassegna si articolerà in 4 concerti che si terranno l’8, l’11, il 15 ed il 18 ottobre al Foyer del Teatro Ventidio Basso ed in un “Omaggio a Salvatore Quasimodo” che si terrà in Prefettura, il 13 ottobre alle ore 17:30, in occasione del 60° anniversario del conferimento del Premio Nobel per la Poesia al grande poeta siciliano, con la partecipazione straordinaria del figlio Alessandro e di Ivana Manni.

Il concerto di apertura, come sempre, è dedicato a due nuove “operine tascabili” commissionate per l’occasione al compositore romano Stefano Cucci - già noto al pubblico ascolano per la sua collaborazione con il M° Ennio Morricone - ed al compositore veronese Andrea Mannucci. L’esecuzione sarà affidata all’Ensemble in residence del Festival (formato da quattro eccellenti musicisti guidati dalla pianista Sabrina Gentili), al soprano Annalisa Di Ciccio, al basso Stefano Stella (che ritorna ad Ascoli dopo un anno di assenza) ed all’attrice Pamela Olivieri. 

Il secondo concerto è affidato all’ UMBRIA ENSEMBLE” (formato dalla flautista Claudia Giottoli, dal violista Luca Ranieri, dalla violoncellista M. Cecilia Berioli e dalla pianista Lucrezia Proietti) ed è dedicato a San Francesco, con brani dei compositori Marcello Panni, Fabrizio De Rossi Re, Victor Carbajo e la prima esecuzione di due nuove opere commissionate per l’occasione alle compositrici Silvia Bianchera ed Alessandra Bellino. La voce recitante sarà quella di Monica Salinelli. A questo evento parteciperà anche il prof. Stefano Papetti. 

Il terzo appuntamento è con il pianista Erik Bertsch, di origini olandesi, che proporrà opere di Ravel, Kùrtag, Wagner/Liszt, Skrjabin ed un nuovo pezzo del compositore milanese Sergio Lanza. Il concerto di chiusura del 18 Ottobre, dal significativo titolo “An electric experience”, sarà tenuto dal notissimo Duo ALTERNO (formato dal pianista Riccardo Piacentini e dal soprano Tiziana Scandaletti, entrambi docenti al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano) che proporrà all’ascolto brani di Luciano Berio, Ennio Morricone, Ada Gentile, Katy Berberian e dello stesso Piacentini. Il Festival è stato realizzato con il supporto del Comune di Ascoli Piceno, della Regione Marche, della Fondazione Carisap e della SIAE. L’ingresso sarà libero a tutti i concerti che verranno registrati da Radio CEMAT, che li manderà in onda in streaming in 23 Paesi. 

Alessio Catozzi, il disco “Everything is not like it seems” e il progetto solista "Human Being". L'intervista

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Il lavoro nasce da sé, blocchi di vita pronti per essere scolpiti. È un promemoria, è dolore. Ma allo stesso tempo voglia di non arrendersi, di amore. Ci sono cose che vanno fatte nonostante tutto e nonostante tutto siamo noi a fare sì che le cose vadano per il verso giusto. È un percorso attraverso sette tracce, un toccare alcuni aspetti per poi farli convergere verso un unico punto. Un pro memoria, appunto: noi siamo esseri Umani.
Human Beingè il progetto solista di Alessio Catozzi, un musicista, produttore e suonatore di piano. Un suonatore di citofoni e un suonatore di vita. Produttore artistico dei Droptimes ed ora impegnato in questo nuovo percorso. “Everything is not like it seems” è il suo primo lavoro discografico (CD 2019). Masterizzato da Giovanni Versari.
Parlaci di “Everything is not like it seems”. Che impronta hai voluto dargli?
Ho cercato di dargli, così come ho sempre fatto, un’impronta positiva. In questo caso, sia nel singolo che un po' in tutto il disco, ho contrapposto esperienze personali negative ad atteggiamenti positivi che mi hanno aiutato a superare le prime. L’obiettivo è quello di ricordarmi di mantenere quegli atteggiamenti e, magari, di suggerirli anche a chi mi ascolta.
Quali sono i tuoi cantanti di riferimento?
Sono principalmente uno strumentista ed ho sempre preferito delegare ad altri il ruolo di cantante. Quindi, pur ammirandone molti, non ho dei riferimenti in particolare. In questo disco, per una serie di motivi,  ho cantato per necessità ma, alla fine, devo ammettere di essermi divertito. In fondo la voce, che ho sempre considerato uno strumento al paro degl altri, ha sempre quelle sue possibilità, soprattutto espressive, ineguagliabili.
Qual è l’esperienza lavorativa che più ti ha segnato fino ad ora?
Il produttore artistico per un'etichetta discografica. Lavorare con ragazzi più giovani e con generi musicali diversi da quelli di mia propensione, mi ha permesso di condividere le mie esperienze e, allo stesso tempo, d’imparare molto. Certo non sono mancati aspetti meno creativi che mi hanno lasciato un po' perplesso ma, in generale, è stata un’esperienza molto gratificante.
Invece quella mai fatta e che ti piacerebbe fare?
L’ereditiero milionario. Non tanto per non fare niente, ma quanto per non vedere più quei ricatti più o meno espliciti che nell’era contemporanea, quella dei diritti acquisiti per intenderci, spesso subisce chi non ha le spalle sufficientemente coperte.
Progetti futuri? Farai un tour? 
Per il futuro, partendo dal presente, l’obiettivo è quello di fare scelte consapevoli. Se questo, poi, mi porterà a fare un tour, per il momento, non lo so. Lo spero molto ma ci sono alcuni aspetti, che solo in parte dipendono da me, da tenere in considerazione. Ecco, per citare il testo di un cantante nostrano che mi ha sempre colpito e che è Rino Gaetano chi vivrà, vedrà.
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