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Pescara Jazz, 50 anni per un festival giovanotto al passo coi tempi

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Il Pescara Jazz festeggia il mezzo secolo di vita ma nonostante gli anni, è un giovanotto al passo coi tempi, pur rispettando il suo luminoso passato! Il fondatore Lucio Fumo si ispirò a quello di Nizza, unendo gastronomia e musica. Mezzo secolo di musica di cui dobbiamo essere orgogliosi. Ha abbracciato due generazioni e quindi è sicuramente lanciata verso il futuro. 
Un Festival che abbraccia da sempre la ricerca artistica. 18 concerti in programma con un forte accento sulla forma-canzone come strumento di comunicazione e innovazione dei linguaggi, dei costumi e della storia di una società. Dall’8 luglio al 9 agosto e gran finale con Fiorella Mannoia. In programma big americani come Dee Dee Bridgewater  e Joshua Redman e Italiani come Flavio Botro e Stefano di Battista. La grande sorpresa sarà il giovane Jacob Collier, Cantante, polistrumentalista, producer, fenomeno rivelazione del jazz contemporaneo, una celebrità su YouTube, pupillo di Quincy Jones produttore di Michael Jackson.
Il festival è impegnativo. Un programma visionario con nuovi generi e nuovi talenti. È un grande impatto sociale ma anche economico 
Potremmo dire che il Pescara Jazz è una sorta di luogo identitario del jazz. Riconfermati il Pescara Jazz Club e il Pescara Jazz Messengers per rendere il Festival più attuale ed avvicinare le nuove generazioni Under 35 mediante giovani musicisti scelti tra studenti e neodiplomati dei migliori conservatori e college italiani ed europei, tra i quali c’è il Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara. Al via a settembre la collaborazione con la neonata associazione il jazz va a scuola. Molto importante è il lavoro delle Orchestre che vede tra i protagonisti l’Orchestra sinfonica abruzzese con Michele Corcella e il trio di Enrico Pieranunzi. 
Un eccellente lavoro di squadra. “La musica è un virus se lo becchi non ne esci più. 
La musica è un linguaggio che ci fa volare alto, facendoci lasciare facilmente le miserie terrene. 
Dario Salvatori “La bellezza non ha partizioni, quando ascoltiamo i jazzisti improvvisare, rimaniamo stupiti perché si limitano a leggere le note e a suonare. 
Fabrizio Bosso ha cercato d’improvvisare le note di Brahms e Schubert, la bellezza era talmente tanta che ribadiva il concetto che i confini della musica sono valicabili.

Per tutte le altre informazioni:
www.pescarajazz.it

Elisabetta Ruffolo


Si conclude la Biennale Danza con un ottimo successo di pubblico (+18%)

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Si conclude oggi 30 giugno il 13° Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta.
Terza edizione diretta dalla coreografa canadese Marie Chouinard, il Festival, nell’arco di 10 giorni ha presentato 27 spettacoli di 22 coreografi e compagnie da tutto il mondo. 5 le prime assolute, 9 quelle nazionali e 7 gli interventi creati per il palcoscenico all’aperto; numerosi gli incontri con gli artisti; un ciclo di film: tutto negli spazi dell’Arsenale – Teatro alle Tese, Teatro Piccolo Arsenale, Sale d’Armi, Giardino Marceglia – ma anche al Teatro Malibran e in Via Garibaldi.

Afferma Paolo Baratta: “Il Festival della Biennale ancora una volta si intreccia con il College e la funzione di diffusione di conoscenza di nuovi artisti, nuove esperienze si accompagna all’impegno pedagogico diretto ai giovani artisti.

Il festival si sviluppa su due fronti: 1- richiamare grandi maestri con le loro nuove ricerche; 2 - dar conto del lavoro di nuovi artisti provenienti da diverse parti del mondo e dei nuovi orizzonti ai quali essi tendono.

La Biennale Danza, che è una delle poche strutture del nostro Paese dedicate in modo specifico all’esplorazione e alla presentazione della danza contemporanea, vuole contribuire a una più vasta ed approfondita conoscenza a vantaggio del pubblico e delle nuove generazioni di artisti”.

Il Festival, che ha registrato un incremento del pubblico pari al 18% rispetto all’anno scorso, ha visto sfilare alcune delle figure più importanti e tanti nomi nuovi della scena internazionale. Con i capisaldi William Forsythe e il suo ultimo lavoro A Quite Evening of Dance che sta facendo il giro del mondo, Sasha Waltz con un classico del suo repertorio, Impromptus, Daniel Léveillé con il magistrale Quatuor tristesse. Fra gli artisti delle nuove generazioni erano presenti: Katia-Marie Germain, Bára Sigfúsdóttir, Maria Chiara De Nobili, quest’ultima proveniente dalla scorsa edizione di Biennale College. Fra gli artisti provenienti dalla ricerca più aggiornata: Michelle Moura, Simona Bertozzi, Doris Uhlich, Giuseppe Chico e Barbara Matijević. Infine, inventori di coreografie atipiche come Nicola Gunn, Luke George e Daniel Kok, Nicolás Poggi e Luciano Rosso. E ancora: i premiati di quest’anno - Alessandro Sciarroni (Leone d’oro alla carriera), Théo Mercier e Steven Michel (Leoni d’argento). E i giovani danzatori e coreografi di Biennale College.

A tutti i principali media italiani e Radio Rai (con collegamenti su Radio Tre Suite) si è aggiunta una consistente presenza della stampa straniera quotidiana e specializzata fra cui: The New Yorker, Fjord Review, Dance Magazine, Dance International (USA); Le Monde, Le Figaro, Les Echos, L’Humanité, Danser, Ballroom, Le quotidien de l’art (Francia); El País (Spagna); Publico (Portogallo); Tages Zeitung, Der Tagesspiegel (Germania); Kleine Zeitung (Austria); De Morgen, Radio Klara (Belgio); Danstidningen (Svezia).

Il Festival continua sul web (www.labiennale.org<http://www.labiennale.org/>), dove si possono trovare i momenti salienti: brevi interviste, estratti dagli incontri e trailer di tutti gli spettacoli all’Arsenale e in via Garibaldi.

Constantin Udroiu, Matera e Accettura rendono onore al pittore e intellettuale romeno

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di Goffredo Palmerini - MATERA - Con due significativi eventi a Basilicata e la città di Matera, Capitale europea della Cultura 2019, renderanno omaggio a Costantin Udroiu, il grande ed eclettico pittore ed intellettuale romeno scomparso a Roma nel 2014 che tanto amò questa regione, scoprendola nelle sue singolari bellezze e dedicandole memorabili mostre in borghi e città.
Il primo evento si terrà l’11 luglio 2019 ad Accettura (Matera), magnifico borgo immerso nel Parco delle Dolomiti Lucane famoso per la Festa del Maggio, un’antica tradizione che si svolge ogni anno tra la domenica di Pentecoste e il martedì successivo, quando dalla foresta, trainato da diverse coppie di buoi, viene trasportato un albero di agrifoglio, il più alto, per poi issarlo nella piazza del paese.

Constantin Udroiu, che di Accettura è Cittadino onorario, dedicò a questa antica tradizione un monumentale affresco di 180 mq, realizzato nel 1976 sulla facciata del municipio. Ma al Maggio di Accettura ispirò anche dipinti e xilografie, facendolo conoscere in tutta Italia e in Europa tramite le sue esposizioni d’arte e le sue conferenze. Appunto ad Accettura, l’11 luglio alle ore 17, verrà presentato il volume “Constantin Udroiu – I colori del cuore”, curato da Luisa Valmarin e Ida Valicenti, nell’ambito del Convegno “Udroiu in Lucania”, nel quale saranno relatori Alfonso Vespe, sindaco di Accettura, Luisa Valmarin, moglie dell’Artista e già titolare della cattedra di Lingua e Letteratura romena all’Università La Sapienza di Roma, Francesco Guida, docente di Storia dell’Europa Orientale, Luciano La Torre, presidente dell’Associazione “Arte per la Valle”, Ida Valicenti, ricercatrice presso l’Università di Bucarest, Antonio D’Alessandri, docente di Storia dell’Europa Orientale all’Università di Roma Tre.
Paesaggio abruzzese

Il secondo evento, invece, si svolgerà a Matera, città dove Constantin Udroiu in anni diversi tenne ben 8 mostre d’arte. Il 12 luglio, alle ore 19, sarà inaugurata nella Capitale europea della Cultura la mostra “I colori del cuore”, un’antologica di opere del maestro Udroiu. L’esposizione, allestita presso le sale del Circolo culturale “La Scaletta”, ente nato nel 1959 e dal 1980 riconosciuto Istituto culturale dal Mibac, resterà aperta fino al 21 luglio 2019 nel suggestivo Rione Sassi (Via Sette Dolori, 10). Al vernissage della mostra porteranno il loro contributo Mons. Pierdomenico Di Candia, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina, Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, Luciano La Torre, presidente dell’Associazione “Arte per la Valle”.
Resurrezione

Davvero commendevole, dunque, il tributo che la Basilicata rende in onore di Constantin Udroiu, artista poliedrico che in questa piccola e bella regione italiana realizzò alcune decine di mostre ed altri eventi d’arte, toccandone più volte, dal 1976 al 2008, diverse città e incantevoli borghi, lasciando sempre un’impronta significativa della sua cifra pittorica e della straordinaria personalità di intellettuale, sempre intento a gettare ponti di amicizia e di empatia culturale. In oltre trent’anni questi luoghi della Basilicata hanno conosciuto un Artista e un Uomo che ha profondamente operato nella vita culturale della regione, lasciandovi tracce d’arte e di relazioni umane evidenti e durature. Queste, dunque, le località lucane dove l’Artista ha lasciato un’incancellabile impronta: Matera, Accettura, Montescaglioso, Potenza, Satriano, Melfi, Genzano di Lucania, Bernalda, Metaponto, Montalbano Jonico, Ferrandina. 

Di tali esperienze artistiche e del fecondo intreccio di relazioni amicali coltivato in Lucania dà peraltro ampio conto il volume biografico “Constantin Udroiu – I colori del cuore”, curato da Luisa Valmarin e Ida Valicenti, in corso di stampa, che sarà presentato prossimamente ad Accettura. Il volume, oltre alla dettagliata biografia, annota tutte le mostre tenute dall’artista, in Italia e in altri Paesi d’Europa, riporta alcune note di insigni critici sulla produzione artistica di Udroiu e una selezione ragionata delle opere del pittore nelle diverse tecniche – pittura ad olio, icona, affresco, pittura su cristallo, xilografia, acquaforte e acquatinta –, che pur nella sintesi riescono a dare la percezione dell’eccezionale versatilità dell’Artista, che spaziava dalla pittura sacra, secondo rigorosi canoni dell’arte bizantina, al profano dell’arte figurativa e contemporanea. 
Normandia

Del percorso artistico di Constantin Udroiu, in particolare riferito alla Basilicata, in occasione dell’80° compleanno dell’artista celebrato a Roma il 3 febbraio 2010 presso l’Accademia di Romania, con rara eloquenza parlò il Senatore a vita Emilio Colombo (Potenza, 11 aprile 1920 – Roma, 24 giugno 2013), uno dei Padri della nostra Repubblica nell’Assemblea Costituente, dal 1946 deputato per molte Legislature, più volte ministro, Presidente del Consiglio da 1970 al ’72, parlamentare e Presidente del Parlamento Europeo. In quella toccante cerimonia, che inaugurava una splendida mostra dell’artista, davanti ad emerite presenze accademiche e ad un pubblico qualificato e attento, il Sen. Colombo pronunciò un intenso intervento. Lo fece a nome personale e per conto della sua regione d’origine, la Basilicata. 

Il Presidente Colombo espresse la sua gratitudine a Constantin Udroiu per l’amore che l’Artista nutriva verso la sua terra natale. Un amore talmente profondo per la Lucania da privilegiarla con una significativa messe di lavori monumentali e di eventi espositivi, con rilevanti riscontri culturali che avevano aperto intriganti scenari di dialogo artistico in un’Europa ricca di sfaccettature e di antica sapienza. Dell’Uomo, oltre che dell’Artista, il Presidente Colombo non mancò di tessere le lodi - presenti l’Ambasciatore di Romania, Razvan Rusu, e il direttore dell’Accademia di Romania, Mihai Barbulescu - per la dolorosa esperienza di dissidente politico durante il regime comunista, che lo privò di dieci anni di libertà. “Ma, ora che la Romania è a pieno titolo anche politicamente in Europa, la comunanza tra le culture italiana e rumena fa crescere il richiamo forte alla matrice culturale, alla latinità dei nostri Paesi”, concluse il Presidente Colombo, rivolgendo gli auguri all’insigne ottuagenario. 

Constantin Udroiu era nato a Bucarest il 3 febbraio 1930. Intellettuale di spicco della Romania, studiava Belle Arti all’Università di Bucarest quando, nel 1954, venne arrestato dal regime comunista per dissidenza politica e condannato. Era un testimone vivente dei princìpi di libertà e di democrazia, affermati e pagati a caro prezzo con una condanna a 22 anni di prigione, sofferti con un decennio di dura carcerazione, fino al 1964, quando venne rilasciato a seguito del nuovo clima politico nei Paesi d’oltre cortina, dopo il XX Congresso del Partito Comunista Sovietico. Giunto in Italia per la sua prima mostra all’estero, nel 1971 al Teatro Civico di Sassari, inaugurata dall’allora Presidente della Camera Sandro Pertini, restò nel nostro Paese girando in lungo e largo le vie dell’arte bizantina, specie nel Meridione. Intensa la sua frequentazione dell’Europa – Svizzera, Francia, Spagna, Grecia, Olanda, Portogallo – dove ha portato con grande successo la sua produzione artistica ma anche la competenza accademica, partecipando a seminari e convegni promossi da prestigiosi atenei con proprie comunicazioni. 

Gran maestro dell’arte bizantina, Constantin Udroiu è stato uno dei più fecondi artisti della diaspora romena che ha mantenuto, nella sua produzione artistica, un posto centrale all’icona bizantina e alla propria romenità. Tra le sue mostre personali, oltre 200, moltissime in Italia, le più significative all’estero sono state allestite a Parigi, Lutry, Avignon, Amsterdam, Bordeax, Carpentras, Atene, Barcellona, Lisbona e, dopo la caduta del regime comunista in Romania, a Targoviste e Cluj Napoca. Le sue opere, contrassegnate da un tratto inconfondibile e dall’accesa brillantezza dei colori, sono esposte nei musei di molte città in Romania, Francia, Portogallo e Italia, e in numerosissime collezioni pubbliche e private, in diversi Paesi del mondo. 
Madonna del Terremoto

Le sue icone e gli affreschi monumentali rivelano la bellezza e la spiritualità profonda presente in questa difficile arte secolare, le cui tecniche ed i rigorosi canoni solo a pochi grandi Artisti è dato conoscere e disporne la padronanza. D’altronde l’arte di Constantin Udroiu partiva da un principio chiarissimo: “Considero il Bizantino Rumeno come il principale punto di partenza per un pittore rumeno. Sono infatti legato intimamente alla tradizione culturale del mio paese. L’arte senza un obiettivo è un postulato illusorio che non accetto. La metafora si sostituisce alla concretezza nell’ordine delle astrazioni; è lo strumento che riflette istantaneamente il concreto”. La Romania democratica lo ha risarcito delle sofferenze della lunga detenzione e del successivo “esilio” dal suo Paese durato fino alla caduta del regime nel dicembre 1989, con una rilevante considerazione artistica e personale, manifestata con la presenza dell’Ambasciatore in tutte le mostre che ha tenuto in Italia. Era membro del Senato dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna. E’ scomparso il 26 aprile 2014, a Roma, dove dal 1975 viveva con la moglie Luisa Valmarin.

The Jab, il 5 luglio esce "Bianca" nuovo singolo del duo piemontese

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Venerdì 5 luglio esce “BIANCAil nuovo singolo del duo piemontese THE JAB!

Già disponibile in pre-save su Spotify (thejab.lnk.to/Bianca_Pre), il brano anticipa l’uscita del loro primo album d’inediti.

«Bianca” è la prima canzone che abbiamo scritto con la formazione attuale  racconta il cantante e chitarrista Alessandro De Santis  Parla di un sentimento, scaturito da un incontro fortuito con una ragazza (chiamata Bianca, appunto) e descrive in chiave ironica l’impossibilità di farla uscire dalla mia testa».

Il brano è scritto, composto e prodotto da Alessandro De Santis e Mario Francese, mixato da Raffaele “Raffa” Stefani (Fm studio - Monza) e masterizzato da Andrea De Bernardi (Eleven Mastering).

Foto di Luna Perri
The Jab sono Alessandro De Santis (voce, chitarra) e Mario Francese (tastiere, producer). La prima formazione della band nasce a Ivrea nel novembre del 2013, fondata da Alessandro. Mario entra a far parte della band 3 anni più tardi.  Dopo un esordio nei locali e nei festival del torinese, i The Jab pubblicano "Regina", loro primo singolo che riscuote un discreto successo e porta la band alla vittoria del LigaRockParkContest e alla conseguente apertura del concerto di Luciano Ligabue al parco di Monza (Liga Rock Park) nel settembre 2016. Dopo la pubblicazione di un altro singolo e un’intensa attività live, nell'aprile 2017 il gruppo, allora composto da 5 elementi, si scioglie. Il progetto The Jab rimane in mano ad Alessandro e Mario. A settembre, dello stesso anno, la band viene chiamata ai provini di Amici di Maria De Filippi, supera i primi step e riesce ad aggiudicarsi un posto nella scuola. Dopo l'esperienza televisiva, i The Jab pubblicano i singoli "Costenzo", "Vaniglia" e “Lei”, che ad oggi contano oltre 500.000 streaming su Spotify e diversi inserimenti in playlist editoriali. A marzo 2019 aprono il concerto di Irama al Teatro della Concordia di Venaria RealeAttualmente i THE JAB sono impegnati con la pubblicazione del loro disco d’esordio, di prossima uscita.

Romanzi da leggere a puntate online. 28^ puntata, “Il sosia” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij

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a cura di Andrea Giostra - La 28^ puntata dei Romanzi da leggere online è dedicata al sesto capitolo de “Il sosia” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij In copertina: Giorgione (Castelfranco Veneto 1478 - Venezia 1510), Doppio ritratto”, 1502, cm. 80x75, olio su tela.

IL SOSIA | Poema pietroburghese

Capitolo 6°.

L'indomani, alle otto in punto, Goljadkin si svegliò nel suo letto. Subito tutti gli eventi straordinari del giorno prima e quella incredibile e selvaggia notte con le sue quasi impossibili avventure comparvero di colpo, tutti insieme, nella loro spaventosa pienezza, alla sua immaginazione e alla sua memoria.
L'odio così esasperato e infernale da parte dei suoi nemici e, in particolare, l'ultima manifestazione di quell'odio agghiacciarono il cuore di Goljadkin. Ma contemporaneamente tutto era così strano, incomprensibile, assurdo e gli sembrava così lontano da ogni possibilità, da non potersi decidere a credere a tutta quella faccenda; Goljadkin stesso sarebbe stato persino disposto a ritenerla un vano delirio, uno squilibrio momentaneo della sua mente, un ottenebramento dell'intelletto, se, per sua fortuna, non avesse saputo, dall'amara esperienza quotidiana, fino a che punto l'odio può a volte trascinare un uomo, fino a che punto può arrivare l'accanimento di un nemico che voglia vendicare il suo onore e il suo amor proprio. Per di più, le membra indolenzite di Goljadkin, la testa annebbiata, le reni spezzate e un maligno raffreddore testimoniavano con evidente chiarezza e sostenevano tutta la verosimiglianza di quella passeggiata notturna e, in parte, di tutto quanto era accaduto durante quella passeggiata. E poi, infine, Goljadkin stesso sapeva benissimo che quelle certe persone stavano complottando da un bel pezzo qualche cosa e che, là con loro, c'era qualcun altro. Ma che fare? Dopo averci riflettuto sù un po', Goljadkin prese la decisione di starsene zitto, di rassegnarsi e di non protestare per quella faccenda fino a quando non si presentasse un momento più opportuno. "Sì, forse hanno solo avuto l'intenzione di spaventarmi e, quando vedranno che io me ne sto zitto, non protesto, mi rassegno docilmente e sopporto con umiltà, forse faranno marcia indietro, spontaneamente, anzi saranno i primi a fare marcia indietro." Ecco quali pensieri giravano per la mente di Goljadkin mentre, stirandosi nel letto e sgranchendosi le membra rotte, aspettava, come al solito, che Petruska facesse la sua comparsa in camera.
Aspettava già da un quarto d'ora; sentiva che quel poltrone di Petruska si affaccendava, là dietro il tramezzo, attorno al samovàr, ma intanto in nessun modo si decideva a chiamarlo. Diremo di più: Goljadkin, ora, temeva perfino un po' l'incontro con Petruska. "Sa Iddio," pensava "sa Iddio cosa dirà quel lazzarone di tutta la faccenda. Adesso se ne sta là zitto zitto, ma è un furbacchione, quello..." Finalmente la porta cigolò e comparve Petruska col vassoio tra le mani. Goljadkin lo guardò di traverso, con una certa timidezza, aspettando impaziente ciò che sarebbe successo e se Petruska si sarebbe finalmente deciso a dire qualcosa a proposito delle note circostanze. Ma Petruska non disse nulla, anzi sembrò molto più taciturno, più arcigno e più irritato del solito e guardava tutto di traverso; in complesso era evidente che era molto scontento di qualche cosa; non rivolse al padrone neppure uno sguardo, il che, diciamolo tra parentesi, ferì non poco Goljadkin; mise sul tavolo tutto quello che aveva portato, si girò e uscì, senza aver aperto bocca, per andare dietro al tramezzo.
"Sa, sa, sa tutto, quel fannullone!" borbottava Goljadkin mentre beveva il tè. Il nostro eroe, però, non chiese niente al suo domestico, nonostante che Petruska fosse in seguito entrato e uscito diverse volte dalla camera per svariate incombenze.
Goljadkin si trovava dunque in uno stato d'animo piuttosto agitato. Sentiva un senso di raccapriccio all'idea di dover andare ancora al suo ministero. Aveva il vivo presentimento che sicuramente là qualcosa non sarebbe andata bene. "Be', ora ci andrò" pensava, "ma se là mi imbattessi in chissà che cosa? Non sarebbe meglio, per ora, pazientare? Loro sono là... ci restino finché vogliono; io oggi me ne resterò qui ad aspettare, a raccogliere tutte le mie forze, mi rimetterò un po' in sesto, rifletterò più comodamente su tutta questa faccenda e poi
sceglierò il momento giusto per piombare come una tegola sulla testa di tutti quelli là e non darò nell'occhio a nessuno." Così rimuginando, Goljadkin fumava una pipa dietro l'altra; il tempo volava; erano già quasi le nove e mezzo. "Ecco, ormai sono già le nove e mezzo" pensava Goljadkin, "e arriverei in ritardo. E poi, oltre a tutto, sono malato; malato, si capisce, senz'altro malato; e chi potrebbe dire che non lo sono? che me ne importa! Mandino pure a verificare, venga pure l'usciere; che me ne importa, in realtà? Ho mal di schiena, ho la tosse, sono raffreddato; no, in conclusione, non posso andare, con questo tempo, e poi, non è assolutamente possibile; posso ammalarmi, e poi magari morire; in questi momenti c'è una tale mortalità...". Con questi ragionamenti Goljadkin tranquillizzò del tutto la sua coscienza e si giustificò anticipatamente di fronte a se stesso per la lavata di capo che gli avrebbe rifilato Andréj Filìppovic' per negligenza nel servizio. In genere, in tutte le circostanze simili, il nostro eroe amava giustificarsi ai propri occhi con vari inappuntabili argomenti e calmare così i suoi scrupoli. Così ora, calmatili del tutto, prese la pipa, la riempì e non appena si fu messo a fare proprio per benino la sua fumata, ecco che si alzò di scatto dal divano, sbatté via la pipa, si lavò energicamente, si rase, si lisciò i capelli, si infilò la divisa e tutto il resto e andò volando al dicastero.
Goljadkin entrò mogio mogio nel suo reparto, nella trepidante attesa di qualcosa di molto poco bello; attesa vaga e inconscia quanto si vuole, ma lo stesso sgradevole; mogio mogio, prese il suo solito posto vicino al capufficio, Antòn Antònovic' Setoc'kin.
Senza guardare niente, senza lasciarsi distrarre da niente, si mise a esaminare il contenuto delle carte che gli stavano davanti.
Decise e si ripromise fermamente di tenersi il più possibile in disparte da tutto quello che potesse provocarlo, da tutto quello che avrebbe potuto comprometterlo; per esempio, dalle domande indiscrete, dagli scherzi o dalle allusioni sconvenienti di qualcuno a proposito degli eventi della sera prima; si ripromise perfino di fare a meno delle solite cortesie con i colleghi d'ufficio, come domande sulla salute eccetera eccetera. Ma era anche evidente che non poteva restarsene così; era impossibile.
L'inquietudine e l'ignoranza a proposito di un qualche argomento che lo interessasse da vicino lo tormentavano sempre più che l'argomento stesso. E ecco perché, nonostante la parola data di non intromettersi in niente, qualsiasi cosa si facesse, e di tenersi completamente in disparte in tutto, Goljadkin di tanto in tanto, di nascosto, alzava pian piano la testa e di sottecchi guardava a destra e a sinistra, scrutava i visi dei colleghi e da quelli si sforzava di capire se non ci fosse per caso qualcosa di speciale che lo riguardasse e che, per non so quale riprovevole scopo, gli fosse tenuta nascosto. Immaginava che esistesse un sicurissimo legame tra tutti gli avvenimenti della sera precedente e quello che si svolgeva ora intorno a lui. Finalmente, spinto dalla sua angoscia, cominciò a desiderare che tutto si risolvesse nel modo che Iddio voleva, ma purché fosse presto, anche con un guaio: pazienza! Ma fu proprio qui che il destino colse Goljadkin:
non aveva avuto tempo di dare concretezza al suo desiderio che i suoi dubbi furono improvvisamente risolti, ma in modo molto strano e impensato.
La porta che dava nell'altra stanza di colpo scricchiolò con dolce timidezza, come per avvertire che la persona che stava per entrare era una qualsiasi, e una certa figura, del resto ben conosciuta a Goljadkin, apparve timidamente proprio davanti al tavolo dietro al quale stava seduto il nostro eroe. Lui non sollevò la testa, no; osservò quella figura solo di sfuggita, col più rapido dei suoi sguardi, ma ormai aveva riconosciuto tutto, capito tutto, fin nei minimi particolari. Si sentì avvampare per la vergogna e sprofondò tra le carte quella sua malcapitata testa, con lo stesso preciso scopo con cui lo struzzo, inseguito dal cacciatore, nasconde la sua nella sabbia infuocata. Il nuovo venuto si inchinò ad Andréj Filìppovic' e subito dopo risuonò una voce formalmente affettuosa, quella tipica voce con cui i superiori di tutti gli uffici parlano ai dipendenti da poco in servizio.
"Sedetevi qui" disse Andréj Filìppovic', indicando al novellino il tavolo di Antòn Antònovic', "ecco, qui, di fronte al signor Goljadkin, vi daremo subito del lavoro da sbrigare." Andréj Filìppovic' concluse il discorsetto con un rapido gesto di cortese esortazione al nuovo venuto, poi subito si immerse nel contenuto di diverse carte che stavano in un mucchio davanti a lui.
Goljadkin alzò finalmente gli occhi e se non fu preso da uno svenimento lo si dovette solo al fatto che, fin dall'inizio, aveva presagito tutta la faccenda, fin dall'inizio era stato preavvertito di tutto, avendo letto nell'anima del nuovo venuto.
Il primo gesto di Goljadkin fu di dare una rapida occhiata intorno, se non ci fosse lì qualche pissi pissi, se non cominciasse a circolare a quel proposito qualche barzelletta di cancelleria, se qualche viso non si fosse sformato per lo stupore e se qualcuno, per lo spavento, non fosse caduto sotto il tavolo.
Ma, con la più grande meraviglia di Goljadkin, in nessuno ci fu niente di simile. Il comportamento dei signori colleghi e compagni colpì Goljadkin. Gli sembrava che questo contegno fosse al di là di ogni senso comune. Goljadkin addirittura si spaventò di un silenzio così fuori dal normale. La sostanza dei fatti parlava da sola: era una cosa strana, assurda, mostruosa. C'era proprio di che agitarsi. Tutte cose, queste, si capisce, che frullarono soltanto nella testa di Goljadkin. Cuoceva a fuoco lento. E ce n'era ben donde, del resto. Colui che adesso stava seduto di fronte a Goljadkin era il terrore di Goljadkin, era la vergogna di Goljadkin, era l'ossessione di ieri di Goljadkin, era, in una parola, lo stesso Goljadkin; ma non quel Goljadkin che stava ora seduto sulla sedia con la bocca spalancata e con la penna rigida in mano; non quello che era impiegato in qualità di aiuto del proprio capufficio; non quello a cui piaceva scomparire e dileguarsi tra la folla; non quello, infine, la cui andatura diceva a chiare note "non toccatemi, io non vi toccherò", oppure "non toccatemi, vedete bene che io non vi tocco". No, questo era un altro Goljadkin, assolutamente un altro, ma nello stesso tempo identico al primo: la stessa statura, la stessa figura, vestito allo stesso modo, con la stessa calvizie; in una parola, niente, assolutamente niente era stato trascurato per avere una somiglianza perfetta, tanto che, se si fossero presi e messi uno accanto all'altro, nessuno, letteralmente nessuno, avrebbe osato dire chi fosse realmente l'autentico Goljadkin e chi il falso, quale il vecchio e quale il nuovo, quale l'originale e quale la copia.
Il nostro eroe, se è consentito un paragone, si trovava ora nella condizione di un uomo alle cui spalle un monello si è divertito a puntargli contro, per scherzo, uno specchio ustorio. "Ma che è questo, un sogno o no?" pensava, "è il presente o la continuazione del passato di ieri? Ma come mai? Con quale diritto si fanno queste cose? Chi ha assunto un simile impiegato, chi ha dato il diritto di farlo?". Goljadkin provò a darsi un pizzicotto, provò a pensare persino a darlo a un altro... No, non era un sogno, e basta. Goljadkin si sentiva madido di sudore, sentiva che gli stava capitando un fatto senza precedenti, mai visto fino ad allora, e per questo, appunto, per colmo di sventura, anche sconveniente, poiché Goljadkin capiva perfettamente tutto il discapito che gli derivava dal trovarsi, come primo esempio, in un così buffo pasticcio. Infine cominciò addirittura a dubitare della propria esistenza e, pur essendo in anticipo pronto a tutto e desideroso che si risolvessero, in qualunque modo, i suoi dubbi, tuttavia la sostanza stessa del fatto rendeva di per sé naturalmente plausibile la sorpresa. L'angoscia lo opprimeva e lo tormentava. In certi momenti perdeva addirittura il senno e la memoria. Rientrato in sé dopo uno di quei momenti, si accorse che, in modo meccanico e incosciente, faceva scorrere la penna sulla carta. Non fidandosi di se stesso, cominciava a ripassare tutto quello che aveva scritto, e non ci capiva niente. Finalmente l'altro Goljadkin, che fino a quel momento era rimasto tranquillamente seduto, si alzò e, attraverso la porta che conduceva in un'altra sezione, scomparve per fare qualche faccenda. Goljadkin si guardò intorno: niente; tutto tranquillo.
Si sentiva soltanto lo scricchiolio delle penne, il fruscio dei fogli girati e il parlottare negli angoli più lontani dal punto in cui sedeva Andréj Filìppovic'. Goljadkin guardò Antòn Antònovic' e, poiché molto probabilmente l'aspetto del nostro eroe corrispondeva perfettamente alla sua situazione e si armonizzava con tutto il senso della faccenda e, di conseguenza, pareva sotto certi aspetti piuttosto fuori dell'ordinario, il buon Antòn Antònovic,' posata la penna da una parte, si informò con insolito interesse della salute di Goljadkin.
"Io, Antòn Antònovic', grazie a Dio..." disse, inciampando, Goljadkin. "Io, Antòn Antònovic', sto perfettamente bene; io, Antòn Antònovic', al presente non c'è male" aggiunse un po' indeciso, non fidandosi ancora del tutto del più volte da lui menzionato Antòn Antònovic'.
"Ah! mi sembrava che foste un po' indisposto; del resto non ci sarebbe niente di straordinario, ma speriamo di no! In questi tempi ci sono sempre tante epidemie... Sapete che...""Sì, Antòn Antònovic', conosco l'esistenza di queste epidemie...
Io, Antòn Antònovic', non è che..." proseguì Goljadkin, fissando lo sguardo su Antòn Antònovic', "io, vedete, Antòn Antònovic', non so neppure come voi, voglio dire, cioè, da quale lato voi dobbiate prendere questa faccenda, Antòn Antònovic'...""Che cosa? Io vi... sapete... io confesso che non vi capisco bene; voi... sapete, voi... spiegatemi meglio sotto che punto di vista vi trovate imbarazzato" disse Antòn Antònovic', sentendosi a sua volta un po' imbarazzato nel vedere che Goljadkin aveva persino le lacrime agli occhi.
"Io, davvero... qui, Antòn Antònovic'... qui c'è un impiegato, Antòn Antònovic'...""Su, su... Continuo a non
capire.""Voglio dire, Antòn Antònovic', che qui c'è un nuovo impiegato.""Sì, c'è: è un vostro omonimo.""Come?" grida Goljadkin.
"Un vostro omonimo, dico: si chiama anche lui Goljadkin. Non è per caso vostro fratello?""Non ne ho fratelli, Antòn Antònovic'.""Uhm! Ma che dite? Mi era sembrato che fosse un vostro stretto parente. Sapete, c'è una tale somiglianza..." Goljadkin rimase paralizzato dallo stupore e per un po' la lingua gli si bloccò. Trattare così alla buona una cosa così mostruosa, mai vista, una cosa veramente rara nel suo genere, una cosa che avrebbe colpito anche il più disinteressato degli osservatori, parlare di una semplice somiglianza, mentre era proprio come avere davanti uno specchio!
"Sapete che cosa vi consiglio, Jakòv Petrovic'?" prosegui Antòn Antònovic'. "Andate da un medico e sentite il suo parere. Voi avete una cert'aria proprio di non star bene. Specialmente gli occhi... sapete, specialmente gli occhi hanno un'espressione particolare.""No, Antòn Antònovic', io, certamente, sento... cioè, io vorrei chiedervi, come mai quest'impiegato?""Cioè?""Cioè, non avete, Antòn Antònovic', osservato in lui qualcosa di particolare, un qualcosa di troppo espressivo?""Cioè?""Cioè, io voglio dire, Antòn Antònovic', una somiglianza troppo accentuata con qualcuno, per esempio con me. Proprio adesso, Antòn Antònovic', avete parlato di una qualche somiglianza di tratti, avete fatto, così di sfuggita, un'osservazione... Sapete che a volte i gemelli sono così, cioè perfettamente uguali come due gocce d'acqua, tanto che è impossibile distinguerli? Bene, proprio questo voglio dire.""Sissignore" disse Antòn Antònovic', dopo aver riflettuto un po' e come se per la prima volta fosse stato colpito da una simile osservazione. "Sissignore! Giustissimo. E' una rassomiglianza che colpisce veramente e voi avete fatto un'osservazione giustissima, poiché realmente vi si può scambiare l'uno per l'altro" continuò, spalancando sempre più gli occhi. "E sapete, Jakòv Petrovic', è una somiglianza prodigiosa, fantastica addirittura, come si dice talvolta, e cioè è perfettamente come voi... L'avete notato? Jakòv Petrovic'? Io volevo chiedervi spiegazioni, lo confesso, sulle prime non ci avevo fatto abbastanza caso. E' un miracolo, un vero miracolo! Eppure, Jakòv Petrovic', voi non siete neppure nativo di qui, dico io!""No, signore.""E nemmeno lui, sapete, è di qui. Forse delle vostre stesse parti.
Vostra madre, mi permetto di chiedervi, dove abitava per lo più?""Avete detto... avete detto, Antòn Antònovic', che lui non è di qui?""Sì, l'ho detto; non è di qui. E veramente come è strano, anche questo!" proseguì il ciarliero Antòn Antònovic', per il quale era una vera festa mettersi a cianciare di qualcosa. "In realtà è una cosa che suscita curiosità; eppure, gli passi spesso vicino, lo sfiori, lo urti, magari, ma non te ne accorgi. Del resto, non turbatevi. Sono cose che capitano. Vi dirò, ecco, che la stessa cosa successe a una mia zia da parte di madre; anche lei prima di morire vide il suo sosia...""Nossignore, io... Scusate se vi interrompo, Antòn Antònovic', io, Antòn Antònovic', volevo sapere come mai quest'impiegato, cioè a quale titolo si trova qui...""Al posto del defunto Semjòn Ivànovic', posto rimasto vacante; era rimasto un posto vuoto e così hanno messo lui. Ecco, vedete, quel caro Semjan Ivànovic', buon'anima, tre bambini, dicono, ha lasciato... uno più piccolo dell'altro. La vedova è caduta in ginocchio ai piedi di sua eccellenza. Dicono però che i soldi li nasconda: ha del denaro, ma lo nasconde...""Nossignore, io, Antòn Antònovic', io, ecco, ancora di quella circostanza, dicevo...""Cioè? Ah, sì! Ma perché ve ne occupate tanto? Vi ripeto: non turbatevi. Tutto ciò è in parte provvisorio. Ebbene? Voi siete fuori causa; tutto ciò l'ha combinato Iddio in persona, è stata la sua volontà, e lamentarsene è peccato. In questo è evidente la sua saggezza. E voi qui, Jakòv Petrovic', a quanto capisco, non siete colpevole per niente. Ci sono forse pochi prodigi al mondo? Madre natura è generosa; ma di questo non si chiederà certo conto a voi, non dovrete risponderne voi. Ecco, per esempio, avete sentito dire, spero, che quelli sì... ecco, i fratelli siamesi, sono attaccati insieme per il dorso e vivono, mangiano e dormono sempre insieme: e guadagnano, dicono, un mucchio di soldi.""Permettete, Antòn Antònovic'...""Vi capisco, vi capisco! Sì! Ma che c'è? Niente! Io dico, secondo il mio giudizio, che qui non c'è niente che debba turbarvi.
Ebbene? È un impiegato come un altro e sembra che sia un buon lavoratore. Dice che si chiama Goljadkin, non è di queste parti, dice, e è consigliere titolare. Si è spiegato personalmente con sua eccellenza.""Ah! E lui?""Niente, signore; dicono che ha dato spiegazioni esaurienti, che ha presentato delle buone ragioni. Ha detto: le cose, eccellenza, sono così e così, beni di fortuna non ne ho e desidero prestare servizio in particolare sotto la vostra lusinghiera direzione...
e, sapete, ha esposto con abilità tutto quanto serviva. È un uomo intelligente, credo. Be', si capisce che si era presentato con una raccomandazione: senza di quella, si sa, non è possibile...""Ma da parte di chi... voglio dire, cioè, chi propriamente si è immischiato in questa vergognosa faccenda?""Sissignore. Dicono che fosse una raccomandazione buona: sua eccellenza, dicono, ne ha anche riso con Andréj Filìppovic'.""Ne ha riso con Andréj Filìppovic'?""Sissignore; ha riso soltanto così... e ha detto che sta bene, e che lui da parte sua non è
affatto contrario, purché presti servizio fedelmente...""Be'?... e poi... andate avanti, signore. Voi mi ridate animo, Antòn Antònovic'; vi supplico, signore, andate avanti...""Permettete, io di nuovo vi... Be'! sì... Be', ma non c'è niente; è una circostanza che non ha niente di straordinario: voi, vi dico, non turbatevi, in tutto questo non si può trovare niente di misterioso.""Nossignore. Io, cioè, voglio chiedervi, Antòn Antònovic', se sua eccellenza non ha aggiunto altro... a proposito di me, per esempio?""Cioè, come sarebbe a dire? Sissignore! Be', no... niente; potete stare perfettamente tranquillo. Sapete, naturalmente, si capisce, si tratta di un affare abbastanza strano e all'inizio... ma ecco, io, per esempio, all'inizio non ci avevo quasi fatto caso. Non so proprio come mai non me ne sia accorto fino a che voi non me lo avete fatto ricordare. Ma, del resto, potete stare perfettamente tranquillo. Non ha detto niente, assolutamente niente di speciale" aggiunse il buon Antòn Antònovic', alzandosi dalla sedia.
"Così, ecco, io, Antòn Antònovic'...""Ah, ma voi scusatemi, signore. Non ho fatto che ciarlare di quisquilie e ecco che qui c'è un affare importante, urgente.
Bisogna prendere informazioni.""Antòn Antònovic'!" risuonò la voce cortesemente invocante di Andréj Filìppovic'"sua eccellenza vi desidera.""Subito, subito, Andréj Filìppovic', vado immediatamente." E Antòn Antònovic', preso un mucchio di carte, si precipitò prima verso Andréj Filìppovic', e poi nello studio di sua eccellenza.
"Ma com'è dunque, questa storia?" pensava intanto Goljadkin; "ecco che razza di giochetti si fanno qui da noi! Ecco che venticello soffia da queste parti... Non c'è male: dunque, sembra che la faccenda abbia preso una piega favorevolissima," diceva tra sé e sé il nostro eroe, stropicciandosi le mani e, per la gran contentezza, senza nemmeno sentire la sedia sotto di sé. "Così la nostra faccenda è una comunissima faccenda. Così tutto finisce in un'inezia, si risolve in una cosa da niente. E in verità nessuno dice niente, nessuno osa fiatare; i malandrini, se ne stanno seduti, intenti agli affari loro. Benone, benissimo! Io voglio bene a una brava persona, gliene ho sempre voluto e sono pronto a stimarla... D'altra parte, però, c'è questo, che, a pensarci su, questo Antòn Antònovic'... ho quasi paura a fidarmene: è un po' troppo bianco di capelli e mi sembra che la vecchiaia l'abbia rimbambito alquanto... La cosa più importante, in ogni modo, e più straordinaria è che sua eccellenza non abbia detto niente e che abbia lasciato perdere: ottima cosa, questa! Non posso che applaudire! Soltanto quell'Andréj Filìppovic', però, che c'entra qui con le sue risatine? Che gliene importa a lui? Vecchio imbroglione! Ce l'ho sempre tra i piedi; cerca sempre di attraversarti la strada come un gatto nero e continua con dispetti e ripicche, dispetti e ripicche..." Goljadkin tornò a dare un'occhiata in giro e si sentì rianimato dalla speranza. Però, continuava ad avere l'impressione che, nonostante tutto, un pensiero lontano, un pensiero non buono, venisse a turbarlo. Gli venne persino l'idea di avvicinarsi lui stesso agli impiegati con una scusa o con l'altra, di anticiparli di corsa, come una lepre, e perfino (in un modo qualunque o all'uscita dall'ufficio o avvicinandoli con qualche motivo di servizio) tra una parola e l'altra accennare, così vagamente:
signori così e così... è veramente una rassomiglianza stupefacente, una coincidenza stranissima, uno scherzaccio, addirittura... Ossia scherzarci sopra lui per primo e sondare così la profondità del pericolo. "Perché si sa che è l'acqua cheta che rovina i ponti..." concluse mentalmente il nostro eroe.
Del resto, tutto questo il nostro eroe lo pensò soltanto: in compenso cambiò idea presto. Capiva che quello avrebbe significato mettere il carro davanti ai buoi... "Il tuo temperamento è questo!" si diceva, battendosi un colpetto sulla fronte con la mano, "cominci subito a rallegrarti... sei già tutto contento! Sei un'anima troppo ingenua! No, Jakòv Petrovic', è molto meglio che noi due abbiamo pazienza, è meglio che abbiamo pazienza e aspettiamo!" Ciononostante, come si è appena detto, Goljadkin si sentiva già rinascere alla speranza, quasi fosse risuscitato alla vita. "Non c'è male!" pensava, "mi sento proprio come se mi fossi scaricato dalla schiena otto o dieci quintali! Ma, vedi un po' che combinazione! 'Eppure lo scrigno si apriva tanto facilmente!'(1) Krylòv ha ragione, ha proprio ragione, se ne intende... è una testa fina quel grande scrittore di favole! E in quanto a quello là, presti pure il suo servizio, lo presti pure, alla sua salute!
purché non imbrogli nessuno e non rompa l'anima a nessuno; faccia il suo servizio e io sono d'accordo, e approvo!" Intanto le ore passavano, volavano e, mentre meno te lo aspettavi, suonarono le quattro. L'ufficio fu chiuso; Andréj Filìppovic' prese il cappello e, come si conviene, tutti seguirono il suo esempio. Il signor Goljadkin si trattenne ancora un po', giusto giusto il tempo necessario, e volutamente uscì dopo tutti gli altri, proprio per ultimo, quando tutti si erano sparpagliati per diverse direzioni. Uscito in strada, si sentì come in paradiso, tanto che sentì persino il desiderio di fare un giretto e di passare per il Nevskij. "Guarda un po' il destino!" pensava il nostro eroe. "Un inatteso capovolgimento di tutto quanto. Il tempo si è rasserenato, c'è il gelo e appaiono le slitte. E il gelo si addice veramente al russo, col gelo il russo va perfettamente d'accordo! Mi piace l'uomo russo. E c'è anche un po' di neve, la prima infarinatura, come direbbe un cacciatore; ecco, se su questa infarinatura ci
fosse una lepre!... Che peccato! Ma, però, non c'è male!" Così si manifestava l'entusiasmo di Goljadkin e intanto qualcosa continuava a frullargli per la testa: angoscia, no, non era... ma a tratti sentiva una tale stretta al cuore da non sapere come confortarsi. "Del resto, aspettiamo un giorno, e poi ci rallegreremo. Infine, che cos'è questo? Suvvia, ragioniamo, vediamo... Su, mio giovane amico, lasciamo ragionare... lasciamo ragionare! Be', è un uomo come te, prima di tutto, assolutamente come te. E dunque? se c'è un uomo così, è forse una ragione perché io pianga? Che importa a me? Io me ne sto in disparte; io faccio un fischio e basta! È così e basta! Faccia pure il suo servizio, lui! Be', è un prodigio e una stranezza, dicono là, come i fratelli siamesi... Ma perché, poi, siamesi? Loro sono gemelli, poniamo, ma anche i grandi uomini a volte erano presi per originali. Anche la storia ci insegna che al famoso Suvarov piaceva rifare il verso del gallo... Be', tutto questo lo faceva per politica; e i grandi condottieri... sì, del resto, perché i condottieri? Ecco, io me ne sto per conto mio, e basta, e non voglio conoscere nessuno, e nella mia innocenza disprezzo i nemici. Non sono un intrigante e di questo ne vado orgoglioso.
Sono onesto, retto, pulito, cortese e mitissimo di animo..." Di colpo Goljadkin si fermò e cominciò a tremare come una foglia e per un momento chiuse perfino gli occhi. Nella speranza, però, che l'oggetto della sua paura fosse una semplice illusione, li riaprì infine e timidamente lanciò una rapida occhiata alla sua destra.
No, non era un'illusione! A fianco a lui sgambettava il suo conoscente del mattino, sorrideva, lo guardava in viso e sembrava in attesa dell'occasione buona per attaccare discorso. Il discorso però non veniva. Percorsero entrambi, così, una cinquantina di passi. Tutti gli sforzi di Goljadkin erano rivolti a intabarrarsi il più possibile, nascondendosi nel pastrano e calzando il cappello sugli occhi, fino al massimo possibile. Per colmo di offesa, il pastrano e il cappello dell'amico erano proprio identici ai suoi, come se fossero stati tolti di dosso a Goljadkin in quel preciso istante.
"Egregio signore" disse finalmente il nostro eroe, facendo uno sforzo per parlare a voce bassa e senza guardare il suo amico, "mi pare che noi andiamo per strade diverse... ne sono addirittura sicuro" disse, dopo una pausa. "Infine sono certo che mi avete compreso perfettamente..." aggiunse con voce abbastanza severa, come conclusione.
"Io vorrei" disse finalmente l'amico di Goliadkin, "io vorrei...
voi certamente mi scuserete, generosamente... io non so a chi rivolgermi qui... le mie circostanze... io spero che voi scuserete la mia audacia... ho avuto persino l'impressione che voi, stamattina, spinto dalla compassione, aveste un po' d'interesse per me. Da parte mia, ho sentito fin dal primo sguardo un'attrazione verso di voi, io..." E qui Goljadkin augurò mentalmente al nuovo collega di sparire sotto terra.
"Se osassi sperare che voi, Jakòv Petrovic', mi voleste benignamente ascoltare...""Ma noi... noi qui... noi... sarebbe meglio andare a casa mia" rispose il nostro Goljadkin, "noi ora passeremo dall'altra parte del Nevskij, là ci troveremo più comodi e poi per il vicolo... è meglio che prendiamo per il vicolo.""Bene, signore. Prendiamo pure per il vicolo" disse timidamente il dolce compagno di strada di Goljadkin, come se, rispondendo con quel tono, volesse far capire che lui, manco a pensarlo! non poteva fare delle difflcoltà e che, nella condizione in cui si trovava, era prontissimo a accontentarsi di un vicolo. Per ciò che riguarda Goljadkin, non capiva assolutamente quello che gli stava capitando. Non credeva a se stesso. Non si era ancora ripreso dallo sbalordimento.

NOTE:
(1) Verso di Ivan Krylòv (1768-1864), famosissimo autore di favole.


Per leggere le puntate precedenti, clicca qui:

Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Andrea Giostra


Alfio Bardolla Training Group espande la propria offerta formativa grazie ad un accordo con Giacomo Bruno per lanciare il nuovo ramo Internet Royalty

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ABTG SPA, la società leader in Europa nella formazione finanziaria, nell’ambito di rafforzare il bouquet di prodotti della propria offerta formativa, ha sottoscritto un accordo di licenza per sviluppare un nuovo ramo Internet Royalty con Giacomo Bruno, editore, autore e formatore con 20 anni di esperienza sul campo. Ovvero un set di corsi e coaching per riuscire a costruire un business on line e guadagnare attraverso i multipli canali internet.

“L’educazione finanziaria che 14 anni fa abbiamo portato in Italia si basa sul concetto di entrate multiple di denaro, per questo abbiamo corsi nei 3 rami principali: immobiliare, trading, aziendale.” dice Alfio Bardolla, fondatore di ABTG “Oggi siamo lieti di annunciare il 4° ramo Internet Royalty, che rappresenta una gamba essenziale per raggiungere la libertà finanziaria. Questa nuova area sarà guidata da Giacomo Bruno, che abbiamo scelto perché è un formatore capace, un imprenditore di riconosciuta autorevolezza nell’ambito dell’editoria. Siamo certi che saprà contribuire fortemente allo sviluppo dell’azienda, anche all’estero”.
ABTG stima un apporto positivo del fatturato pari a 520.000 euro, aggiuntivi rispetto ai piani di crescita comunicati. L’accordo, prevede l’utilizzo e la commercializzazione esclusiva dei marchi di proprietà di Giacomo Bruno e lo sviluppo di ulteriori contenuti formativi in licenza esclusiva per ABTG.
“Alfio Bardolla è il numero1 nel mondo della formazione” afferma Giacomo Bruno, Presidente di Bruno Editore “e per me è un onore realizzare con lui questo progetto. Oggi grazie a questo accordo i clienti ABTG avranno l’opportunità di creare un business nel settore più in crescita di tutti i tempi, quello dell’internet marketing. Inoltre permetterà all’evento Numero1™ di crescere molto più rapidamente e dare ulteriore visibilità al progetto editoriale di Bruno Editore. Negli ultimi anni abbiamo pubblicato oltre 600 libri, tutti diventati Bestseller, dando grande visibilità ai nostri Autori e aiutandoli a raggiungere 2.000.000 di lettori. Il nostro obiettivo è arrivare a 10.000.000 di lettori nei prossimi 5 anni.”
Bruno Editore, la casa editrice che ha portato gli ebook in Italia nel 2002, guidata da Giacomo Bruno e Viviana Grunert, rimarrà indipendente e diventerà fornitrice di servizi di pubblicazione per ABTG.
La presentazione del nuovo ramo Internet Royalty è prevista durante l’evento Wake Up Call del 27/28/29 Settembre 2019 a Rimini

Giacomo Bruno, classe 1977, ingegnere elettronico, è stato nominato dalla stampa “il papà degli ebook” per aver portato gli ebook in Italia nel 2002, con la sua casa editrice Bruno Editore, 9 anni prima di Amazon e degli altri editori. È Autore di 26 bestseller sulla crescita personale e Editore di 600 libri sui temi dello sviluppo personale e professionale. È considerato il più noto “book influencer” italiano perché ogni libro da lui promosso o pubblicato diventa in poche ore Bestseller n.1 su Amazon. È seguito dalle TV, dai TG e dalla stampa nazionale. Blog & Press: www.giacomobruno.it - Info: www.brunoeditore.it

Alfio Bardolla, classe 1972, imprenditore, autore di best-seller sulla finanza personale, è considerato il Financial Coach n.1 in Europa. È infatti fondatore e master trainer della Alfio Bardolla Training Group, (https://www.alfiobardolla.com) azienda leader in Europa di formazione finanziaria personale. Ha inoltre fondato aziende operanti in svariati settori nel territorio italiano e europeo e dal 2016, è membro di Endeavor (https://endeavor.org), associazione no-profit volta ad identificare e supportare gli imprenditori a più alto potenziale. È seguito dalle TV, dai TG e dalla stampa nazionale.

Alfio Bardolla Training Group S.p.A. è la prima società di formazione finanziaria personale quotata in borsa. In particolare ABTG organizza e promuove corsi di formazione e attività di coaching in tema di psicologia del denaro, investimenti immobiliari, trading finanziario e creazione e sviluppo del business. L’offerta formativa è completata dai libri e contenuti multimediali commercializzati dall’Emittente. Per maggiori informazioni si rinvia al sito internet della Società (http://www.alfiobardolla.com). L’azienda, che ha sede a Milano ed è presente anche in Spagna e UK, conta ad oggi circa 100 collaboratori e oltre 40.000 clienti. Da luglio 2017 è quotata presso Borsa Italiana, nel segmento AIM.

RomAfrica Film Festival, quinta edizione dall'11 luglio

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RomAfrica Film Festival taglia il suo quinto traguardo e continua a raccontare l’Africa attraverso il suo cinema e a portare a Roma il meglio della sua produzione cinematografica continentale.
L’11 luglio all’Accademia d’Egitto ci sarà un esordio musicale proposto dalla Cairo Opera House in collaborazione con il Teatro San Carlo di Napoli. Seguirà la proiezione del  film Hepta- Sette stadi d’amore del Regista egiziano Hadi El Bagoury che sarà poi replicato il giorno dopo alla Casa del Cinema a Villa Borghese, tradizionale sede del Festival che ospiterà le tre successive giornate. Sia nel teatro all’aperto che all’interno, dalle ore 15 a mezzanotte, saranno proiettati i film. L’ingresso è libero, fino ad esaurimento posti.
Filo conduttore della Kermesse è la donna africana.
RomAfrica Film Festival è un evento che cerca di cambiare la narrativa sugli emigrati afro discendenti (Artisti, Autori, Registi, Maestranze).  L’Africa c’è ed è molto importante che ci sia!
Il Direttore generale Domenico Petrolo ha mostrato grandi soddisfazioni per un mondo che si sta affacciando. Ci sarà anche un Circuito Indi. 
Luciano Sovena Presidente Roma Lazio Film Commission ha  menzionato la Scuola di Arti Cinematografiche a Casablanca, una volta diplomati, i ragazzi trovano subito lavoro. Il 13 luglio nella Sala Deluxe sarà proiettato SOFIA (Marocco 2018) - Premio per la miglior sceneggiatura a Meryem Benm’ Barek al festival di Cannes 2018 sezione “Un Certain Regard”. Lo stesso giorno ci saranno le produzioni di giovani italiani afrodiscendenti, a cura del Collettivo N realtà artistica, sociale e cinematografica impegnata affinché l’odierno mondo variegato venga rispettato nelle produzioni cinematografiche. Domenica 14 luglio, una Commissione premierà i migliori Corti della Sezione Collettivo N, con un riconoscimento speciale messo a disposizione dalla Rai che anche quest’anno, sosterrà il Raff.

Per tutte le altre informazioni:info@romafricafilmfest.com

Elisabetta Ruffolo

ROSANNA OBERBIZER DEBUTTA CON IL ROMANZO “IL GIORNO IN CUI SEGUIMMO LE API”

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La scrittrice milanese Rosanna Oberbizer debutta con il suo primo romanzo “Il giorno in cui seguimmo le api”.

Il libro racconta la storia di Tommaso, che ha 13 anni e vive in una grande città. Intelligente e un po’ timido, coltiva un sogno: per una volta, vorrebbe sentire su di sé gli sguardi ammirati dei compagni di classe, mentre racconta una storia avvincente alla festa di Halloween.
È un ragazzino razionale, quindi procede con metodo. Comincia a navigare su Internet alla ricerca di ispirazione, fino a quando non si imbatte in una leggenda sorprendente, ambientata nella cittadina di mare dove trascorre l’estate da quando è nato. In un attimo i piani cambiano: l’occasione è diventare protagonista di una vera avventura e, a confronto, limitarsi a raccontarla non è così emozionante.
C’è un mistero da risolvere, una grotta da esplorare, un segreto da svelare. Per tutto questo, coinvolge gli amici di sempre, quelli di ogni estate. Con Filippo, Andrea e Stefania, Tommaso affronta molte sfide, imparando ad ascoltare, condividere e ammettere che, in ogni avventura che si rispetti, non tutto può essere programmato.

L’idea del libro nasce in un pomeriggio di luglio di alcuni anni fa, osservando un gruppo di ragazzini intenti ad architettare grandi spedizioni e avventure su una spiaggia della Liguria” - racconta Rosanna Oberbizer - “La visione ha evocato molte suggestioni: il tempo dilatato e apparentemente infinito delle estati di quando ero piccola, le giornate che prendevano ritmi del tutto inusuali, la paura di mettersi in gioco e il desiderio di essere riconosciuti, l’odore buono del sole sulla pelle. Tutto il resto è nato da sé”.

Vi è venuta voglia di leggere “Il giorno in cui seguimmo le api”? Prima questa emozionante storia deve vincere una piccola ma preziosa sfida: portare a termine, con un bel 100%, la sua campagnacrowdfunding.
Il romanzo, infatti, è stato selezionato dalla casa editrice bookabook che ha scelto (con successo) un nuovo modo di fare editoria: sono proprio i lettori, infatti, a scegliere le storie che diventeranno libri attraverso una raccolta crowdfunding sui preordini.
Se infatti “Il giorno in cui seguimmo le api” raggiungerà i 200 preordini entro il 15 agosto potrà entrare in catalogo.
Intanto un primo obiettivo è già stato raggiunto: tutti quelli che effettuano il preordine hanno la garanzia di ricevere la propria copia, qualunque sia l'esito della campagna.
Nota importante: per tutti i preordini effettuati tra il 1 luglio e il 15 agosto (in versione cartacea o ebook), l'autrice si impegna a donare 1 euro all'Associazione Gaslini Onlus.

CHI È ROSANNA OBERBIZER
Nata e vissuta a Milano, lavora come copy strategist in un'agenzia di comunicazione digitale. Un percorso costruito sul delicato equilibrio tra la passione per il linguaggio e una leggera fissazione per i numeri che, nell'evoluzione dell'attuale mercato digitale, si rivela un discreto colpo di fortuna.
Da sempre affascinata da ogni forma di affabulazione, legge dall'età di 5 anni e scrive da quando, a 7, scopre una Olivetti Lettera 32 in casa. Da lì in poi, si innamora della sensazione di potersi esprimere attraverso un elemento di mediazione, che invece di ridurre la potenza del messaggio, gli regala una nuova vita.

Crowdfunding “Il giorno in cui seguimmo le api”: https://bookabook.it/libri/giorno-cui-seguimmo-le-api/

Seguite Rosanna Oberbizer anche su
Blog – www.popstory.it


Alejandro Fasanini, "Contemporary Tango Trilogy"è una dichiarazione d’amore alla vita. L'intervista di Fattitaliani

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Tre ore di musica, 37 composizioni originali in "Contemporary Tango Trilogy", una trilogia che vede la luce dopo tanti anni di lavoro, per l'esattezza a vent'anni di distanza dal suo  primo disco di tango “Reo que confiesa”  con il quale vinse una menzione d’onore nel “Certamen Hugo del Carril” della città di Buenos Aires. Il compositore Alejandro Fasanini ne parla a Fattitaliani. L'intervista.

Partiamo dall'evento-presentazione del disco che avrà luogo nelle Marche, come si svolgerà?
Una grande festa: la trilogia di tango contemporaneo e l'Orchestra "Hijos ilegítimos de Astor", composta da ottimi, anzi direi magici musicisti italiani, sono nate vent'anni fa, quando arrivai in Italia. Gli italiani mi hanno aperto il loro cuore e mi hanno accolto! In tutti questi anni ho incontrato persone meravigliose: inizialmente come pubblico, nei concerti, poi, a poco a poco, con molti di loro è nata una relazione personale, credo per amore di questa musica. Per questo motivo mi sembra bello organizzare questa festa, e invitarli alla nascita di "Contemporary Tango Trilogy" che dopo questi vent'anni di gestazione è finalmente terminata, articolata in tre dischi: "Tentación-Intuición-Contemplación" 37 composizioni, tre ore di musica.  
Quanto "Contemporary Tango Trilogy" racchiude e riassume la tua carriera e la tua musica?
Nel 1999 viene pubblicato il mio primo disco di Tango, "Reo que confiesa". Fondamentalmente, un disco di canzoni in lingua spagnola. In quello stesso anno sono venuto in Italia e ho capito che le mie parole, la mia lingua, non funzionavano più qui. Così ho cominciato a comporre soltanto strumentalmente. La distanza da Buenos Aires, mia città natale, e la mia permanenza in Italia sono stati protagonisti. Nel primo disco della trilogia, "Tentación Tango", Buenos Aires è molto presente; poi, gradualmente, la cultura italiana, e con questo mi riferisco ai suoi dettagli, e sempre torno alle persone, alla loro intensità, al loro modo spontaneo e ai loro desideri, mi ha contagiato completamente. Quindi, in sostanza, è avvenuto un processo che sono riuscito a vivere attraverso la musica. "Contemporary Tango Trilogy"è per me un battesimo e, allo stesso tempo, una dichiarazione d’amore alla vita.  
Quando ti sei avvicinato per la prima volta alla musica? Racconta... 
Ho avuto la fortuna di studiare musica dall’asilo e poi per tutta la scuola elementare; dopo di ché sono entrato in conservatorio. Ma non ho mai smesso di studiare: gli ultimi tre anni, per esempio, mi sono trasferito a Madrid per studiare con il Maestro Luis de Pablo, una persona e un’artista meraviglioso. Trovare Maestri nella vita è qualcosa che amo.
E la prima volta da professionista?
Ero giovane e il mio primo strumento è stato il sassofono tenore, quindi ho fatto qualche concerto suonando standards di Jazz a Buenos Aires.
Parlaci anche di te, delle tue origini...
Ho iniziato a vivere da solo già da molto giovane per le strade di Buenos Aires, cose della vita. Forse in quegli anni è stato un po’ difficile ma anche lì ho trovato persone meravigliose che sono diventate la mia famiglia, quelle persone che chiamiamo amici! Anche suonare mi teneva in vita. 
E il tuo rapporto con l'Italia?
Il mio rapporto con l'Italia: Un sabato, ballando in una milonga a Buenos Aires, conosco una donna italiana, delle Marche. Siamo stati un mese insieme e poi lei è tornata nella sua terra, qui in Italia. Abbiamo continuato a sentirci via email e dopo qualche mese sono venuto a trovarla. La cosa particolare è che non sono mai più tornato a Buenos Aires e non saprei dire il motivo preciso. Comunque, una bella storia d'amore che è durata per qualche anno.
A livello musicale, attorno a te vedi dei movimenti e delle proposte interessanti e che stimolano ulteriormente la creatività?
Credo sia più che interessante che un compositore sappia, ascolti, cosa stanno facendo i suoi contemporanei. Lo stimolo principale lo ricevo da persone come "Irena Sendler", "Berta Cáceres""Masanobu Fukuoka", fino "Ipazia di Alessandria"; grazie alla loro vita ho composto, e ho dedicato a loro alcune delle mie composizioni. Ma fonte di ispirazione sono anche i fatti, come la strage di Beslan, per esempio: ho composto una ninna nanna dedicata ai 186 bimbi morti. In questo caso, il mio compito attraverso l'arte è di evitare che si ripetano pazzie come queste.
Che cosa ti auguri che si possa provare ascoltando la tua musica?
Ogni manifestazione di vita è sacra e ha una sua sensibilità; se la mia musica può aiutare a considerare questa idea, già per me sarebbe una gioia. Giovanni Zambito.

Orchestra "Hijos ilegítimos de Astor" 
Alejandro Fasanini: Compositore, direttore
Daniela Ferrati: Pianoforte 
Giampaolo Costantini: Bandoneón (Tentación, Intuición)
Gianni Iorio: Bandoneón (Contemplación)
Francesca Giordanino: Violino (Tentación)
Francesco Bonaccini: Violino (Intuición, Contemplación)
Aurelio Venanzi: Viola
Andrea Agostinelli: Violoncello
Riccardo Bertozzini: Chitarra
Ivan Gambini: Percussione 
Gianluca Ravaglia: Contrabbasso (Tentación)
Giacomo Dominici: Contrabbasso (Intuición, Contemplación) 
Valeria Visconti: Voce

Per ascoltare e altre informazioni:

Alejandro Fasanini
Compositore e Lic. in Psicologia Sociale
Nasce a Buenos Aires, Argentina.
Studia presso il Conservatorio “Julian Aguirre”, la Scuola di “Musica Popular Avellaneda” e la Scuola di Musica “Sebastian Piana”, tutte istituzioni di Buenos Aires.
Si perfeziona in armonia e composizione con i Maestri Rodolfo Alchoruon (chitarrista di Eduardo Rovira) e con Juan Carlos Cirigliano (Pianista di Astor Piazzolla). 
Studia in Spagna composizione contemporanea con il maestro Luis de Pablo.
Studia nell’Accademia Nazionale del Tango con i professori: Ricardo Ostuni, Horacio Ferrer, José Gabello, Hector Negro e Oscar del Priore.
Parallelamente alla formazione musicale inizia a studiare il tango come ballerino presso la “Scuola di movimento di Tango Argentino”, perfezionandosi in seguito nella tecnica del “Tango Danza” con Rodolfo Dinzel.
Nel 1999 pubblica il suo  primo disco di tango: “Reo que confiesa”  con il quale vince una menzione d’onore nel “Certamen Hugo del Carril” della città di Buenos Aires.
Già in Italia studia psicologia social nella “Escuela de prevención José Bleger”, psicoanálisis operativa,  “concepción operativa de grupo”. Terminati gli studi incorpora la tecnica acquisita nelle sue attività pedagogici e artistiche.
Per 25 “años” dà lezioni di tango (10 in Buenos Aires e 15 in Italia) lavora come musicalizador in tantissime milongas d’Italia. È direttore artistico del “Festival di tango di Pesaro” e realizza durante tutti questi anni spettacoli e concerti in Italia e Europa.
In Italia vince il “Festival della canzone italiana” con una delle canzoni del disco “Alelí” cantato da Valeria Visconti, presidente di giuria Gianni Bella.
Forma l’orchestra “Hijos ilegítimos de Astor” con la quale pubblica la “Contemporary Tango Trilogy" e vince “Il festival delle orchestre di Roma”.

L'ESTATE DELLA SCUOLA CHE NON VA IN VACANZA: ORGANICI, TRASFERIMENTI, MISURE AMMINISTRATIVE E DI GESTIONE

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Turi: sul personale della scuola un ritardo inaccettabile, a cui porre fine adottando provvedimenti pronti e attesi

E' vero che le scuole sono chiuse e non ci possiamo mobilitare, ma siamo pronti a iniziative di denuncia a difesa della qualità del sistema.

Siamo entrati nel periodo estivo e le scuole sono chiuse: ma non è vacanza per tutti.
L'estate rappresenta per la scuola il momento propedeutico ai tanti adempimenti di sistema, organizzativi, amministrativi, per il nuovo anno scolastico.
Va messa a punto tutta l'attività di gestione del personale, oltre un milione di addetti, che fanno riferimento al sindacato, che certo non si sottrae.

Perché questa azione di preparazione abbia i suoi effetti positivi occorrono norme di riferimento chiare ed esplicite.  Dobbiamo registrare invece - si legge nel documento messo a punto dalla segreteria nazionale Uil Scuola - che l'ingente mole di lavoro, documenti, intese, confronto, contrattazione, con il ministro prima e con il Governo poi, registra uno stallo pericoloso che potrebbe portare all'avvitamento e ad una rovinosa sciagura.

Precari: il provvedimento è pronto ma non viene presentato
Da oggi gli incarichi annuali di  55 mila precari sono scaduti, e da domani saranno costretti all'assistenza delle NASPI, sapendo che a settembre torneranno a scuola, con la reiterazione di contratti precari. Non pratiche burocratiche ma persone per le quali il tempo di una decisione è fondamentale. Registriamo, invece, un rilevante ritardo nell'attuazione dell'intesa di Palazzo Chigi.

Dopo lunghe trattative, si è giunti ad una proposta che avvia una fase positiva che porterebbe a ridurre l'effetto del precariato dando le giuste e giustificate gradualità ad aspettative e diritti. Un provvedimento che lega il PAS e il concorso riservato per i docenti di terza fascia e per i facenti funzione dei DSGA che attende di essere presentato. Serve una legge e le leggi le fa il Parlamento.

Questo stallo, sta facendo eccitare gli animi delle persone coinvolte che hanno mille ragioni per sentirsi sfiduciati e stanchi di una politica litigiosa e incerta che scarica su di loro le proprie incapacità.

Concorso DSGA: il flop di una scelta sbagliata
Ne avevamo previsto il totale fallimento che, poi c'è stato. Una pretesa assurda, quella di mettere tutti nelle prove di preselezione, anche coloro che vantano anni di servizio e che il prossimo anno si troveranno a dover fare di nuovo in condizioni di vero e proprio sfruttamento.

Insieme agli altri sindacati ci prepariamo a chiedere e rivendicare gli impegni assunti al massimo livello di governo e non è difficile prevedere iniziative, anche forti, come non accettare più incarichi di facenti funzioni della figura del DSGA, non svolgere alcuna attività di collaborazione volontaria. Sistema che è stato, in questi anni, la base che ha fatto funzionare le scuole.

È vero le scuole sono chiuse e non ci possiamo mobilitare - commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi- ma settembre è alle porte e sarebbe il caso di arrivarci con soluzioni precise ai problemi e non con proclami ideologici.  Del disagio e delle legittime aspettative delle persone, ci facciamo carico direttamente in ogni confronto con il Miur, che resta costante più sul piano amministrativo che su quello della decisone politica.

Cinema, Boom al box-office per il film "Daitona" di Lorenzo Giovenga

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Parte col botto l'avventura sul grande schermo del film "Daitona", che in soli tre giorni di programmazione ha superato abbondantemente le 500 presenze, nonostante il periodo estivo che da sempre allontana il pubblico dalle sale.
L’ennesima sfida vinta per il regista Lorenzo Giovenga, la sceneggiatrice Valentina Signorelli e il protagonista Lorenzo Lazzarini. Una duplice soddisfazione per i tre giovani professionisti che hanno fondato Daitona SRL, casa di produzione della pellicola che vede nel cast Ornella Muti, Luca Di Giovanni, Pietro De Silva, Lina Bernardi, Noemi Guglietta e tanti altri.

La prima ufficiale del film, avvenuta venerdì giovedì scorso al Cinema delle Provincie di Roma, è stata letteralmente presa d’assalto da fotografi, giornalisti e amici vip. Tra questi: l’attrice e influencer Jenny De Nucci, l’attore Filippo Contri, la fashion influencer Katiuscia Cavaliere, l'attrice Karin Proia, il patron de "Le Giornate del Cinema Lucano a Maratea - Premio Internazionale Basilicata" Nicola Timpone e molti altri.

Scroscianti applausi ed enormi consensi, al termine della proiezione, per gran parte del cast seduto nelle prime file. Gran finale da Hèco, per festeggiare all’imminente tour nei cinema e nei Festival di tutta Italia e non solo...

Spoleto, l’opera lirica di Silvia Colasanti “Proserpina” apre il 62° Festival dei Due Mondi

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di Riccardo Bramante - Si è aperta la 62° edizione del Festival dei Due Mondi a Spoleto con l’esecuzione, al Teatro Nuovo “Giancarlo Menotti”, dell’opera lirica di Silvia Colasanti “Proserpina” tratta dall’omonimo dramma della poetessa inglese Mary Shelley per la regia di Giorgio Ferrara che, come è noto, è anche il Direttore artistico del Festival stesso.

Il lavoro racconta la storia del rapimento di Proserpina da parte di Plutone, re degli Inferi, e dell’intervento di Giove, padre di Proserpina, che impone a Plutone di lasciarla tornare sulla terra dalla madre Cerere in primavera ed in estate, dando luogo, appunto, all’alternanza delle stagioni.

Ma, al di la del mito, ciò che domina tutta l’opera è il rapporto psicologico madre-figlia che già si trovava nel dramma della Shelley e che la Colasanti ha interpretato con slanci musicali di grande intensità e con una partitura in cui tale rapporto risalta in ogni momento.

E se il “Minotauro”, presentato dalla Colasanti lo scorso anno era stato un lavoro complesso che ne aveva evidenziato le sue grandi capacità creative, con “Proserpina” la giovane compositrice raggiunge la piena maturità con una scrittura trasparente che si accende ora in fiammate ora in malinconici abbandoni in cui possono riconoscersi le radici della tradizione operistica del Seicento e Settecento reinterpretata secondo gli stilemi del presente.

Particolarmente indicativo è anche il fatto che l’opera presenta una partitura tutta al femminile: dei sette personaggi, sei sono donne e l’unico uomo è Ascalaphus, un demone a cui la partitura riserva solo poche ma incisive battute.

Estremamente toccante è, nel secondo atto, il lungo dialogo tra madre e figlia (Cerere, interpretata dalla soprano Sharon Carty, e Proserpina , Disella Larusdòttir) che la stessa Colasanti, nel libretto di sala, definisce il “suono dell’addio”, in cui la protagonista con consapevole maturità la decisione di Giove di trattenerla sei mesi sullaterra con la madre e sei mesi sposa di Plutone e sovrana degli Inferi a simboleggiare il continuo alternarsi della vita e della morte.

Da non dimenticare, infine, il grande contributo al successo dato dalla Orchestra Giovanile Italiana che, sotto la direzione del maestro Pierre Andrè Valade, ha trovato l’ispirazione necessaria per eseguire con estrema baldanza la difficile partitura convincendo il pubblico presente che ha tributato alla fine un lungo applauso a tutti gli interpreti.  

Baciamolemani, la cover di "Donatella" e un repertorio in continua evoluzione. L'intervista di Fattitaliani

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Fra le canzoni candidate ad essere tormentone estivo 2019 c'è "Donatella" di Rettore (video): sì, proprio il tormentone dell'estate 1981, che a distanza di trentotto anni viene riproposto dai Baciamolemani (video), tropical band nata e residente a Ragusa, un tributo -hanno dichiarato- ad un personaggio istrionico come la Rettore che ci ha permesso di tornare anche al nostro primo amore musicale: lo ska.”: il risultato è sorprendente. Fattitaliani li ha intervistati.

Perché vi chiamata Baciamolemani?
La scelta del nome del gruppo è stata fatta alla "vecchia maniera". Abbiamo infatti deciso di omaggiare uno dei nostri dischi preferiti, il primo di Roy Paci & Aretuska che si intitolava appunto "Baciamolemani". In effetti potrebbe facilmente richiamare cliché negativi ma lo abbiamo scelto anche prendendo in giro gli stereotipi sulla Sicilia vista dal mondo oltre lo Stretto.
Com'è nata l'idea della cover di "Donatella"? 
Quando iniziamo a produrre nuova musica, ci immergiamo sempre in ascolti variegati. Una sera “Donatella” è venuta fuori in un dj set post concerto ed è stato di colpo come sentirla per la prima volta. Si sposava perfettamente con la nostra energia e ci ha ammaliato con la sua anima glam, british e a tratti addirittura punk.
Non è la prima cover del brano o di canzoni di Rettore: secondo voi, che cosa rende il suo repertorio così attuale e adatto a nuove letture? 
Probabilmente ciò che rende una canzone sempre attuale è il suo potere di entrare nell’immaginario comune nella sua essenza. Noi ci siamo ritrovati perfettamente in “Donatella” e nel suo modo istrionico di volere esprimere un cambiamento, un’evoluzione, una rivoluzione, togliendosi di dosso vecchie etichette. Quando un’artista riesce a centrare in maniera così nitida un’idea racchiudendola in una canzone, si è probabilmente guadagnato l’immortalità.
Di recente, Rettore ha espresso pubblicamente il suo apprezzamento verso di voi... Vi siete anche sentiti? 
È stato un onore ricevere un apprezzamento così diretto e sincero. Abbiamo avuto qualche piccolo scambio di battute… e chissà che il futuro non ci riservi anche un incontro!
Che ci dite del vostro repertorio? 
Il nostro repertorio è sempre in continua evoluzione. In 13 anni di attività abbiamo realizzato tre dischi e calcato i palchi di 5 diversi paesi europei. Abbiamo cominciato con lo ska, passando poi per la world music fino ad arrivare al surf, al rock-pop e ai racconti di stampo cantautoriale. Ci piace riportare le esperienze che la musica e i viaggi ci hanno fatto vivere, sempre a “ritmi alti”, divertendoci e facendo divertire.
Quanto e come la vostra bella terra è presente a livello di ispirazione e creazione? 
La nostra terra è sempre punto di partenza e di arrivo della nostra musica e delle nostre vite. Abbiamo viaggiato tanto ma restiamo pur sempre gente di provincia. Amiamo le maschere, la vita in piazza e la certezza di ritrovare sempre tutti al loro posto, pronti ad andare quotidianamente in scena. A noi non resta che goderne da osservatori, anche se la lontananza geografica dalle grandi città ci penalizza non poco.
Facile oggigiorno emergere per una band come voi? a parte i talent show, ovviamente 
Non è facile in primis proprio per il fatto di essere una band (oltretutto numerosa). È finita l’era dei garage insonorizzati coi cartoni delle uova ed è iniziata quella dei producer, dei programmi, delle basi. Noi continuiamo solo a fare quello che ci piace seguendo il nostro istinto. Dai talent ci teniamo alla larga come avrebbe dovuto fare Pinocchio col paese dei balocchi. È penoso vedere tanti giovani farsi umiliare da giudici “Mangiafuoco” dai curriculum discutibilissimi, solo per un giro di giostra in televisione e per il piacere di un pubblico affamato di casi umani e non di musica.
Che cosa avete in cantiere per i prossimi mesi?
Per i prossimi mesi abbiamo in programma tanti concerti tra l’Italia e la Spagna. Un nuovo disco è già in lavorazione e saranno parecchie le idee a cui metteremo mano. Nel frattempo abbiamo conosciuto Donatella…e chissà che prima o poi non ci si conosca anche con Miss Rettore! Giovanni Zambito.
 Federica Vero - photography
Donatella
È tempo di uscite discografiche estive e i Baciamolemani hanno deciso quest’anno di rendere omaggio a Donatella Rettore, reinterpretandone la hit degli anni ’80 “Donatella”. La canzone è frutto di una collaborazione tra il gruppo, il Buddy Sound Studio di Antonio Spina dove è avvenuta la registrazione e la Bald Bear Production che ne ha prodotto un video reportage dal vivo in studio. 
“È stato divertente e adrenalinico registrare questa canzone tutti insieme in presa diretta, senza artifici o sovraincisioni, proprio come si faceva una volta. Non c’era modo migliore per esprimere l’energia che continua ad accompagnarci da 13 anni sui palchi di mezza Europa. Per farlo abbiamo scelto di fare un tributo ad un personaggio istrionico come la Rettore e di tornare anche al nostro primo amore musicale: lo ska.”
Non si è fatto mancare l’apprezzamento della stessa Rettore che ha ripubblicato il video sui suoi profili social meravigliandosi di “sentire dei musicisti così bravi divertirsi e pestare come le iene.”.
Appena rientrati da Madrid dove sono stati protagonisti dell’evento “Passione Italia” insieme ad Umberto Tozzi, i Baciamolemani sono adesso pronti a partire per il tour estivo che verrà svelato nei prossimi giorni e che toccherà l’Italia e ancora una volta la Spagna; nel frattempo, la loro versione di “Donatella” è su tutte le piattaforme digitali come Spotify, iTunes e Amazon. L’artwork è stato realizzato dall’illustratrice siculo-statunitense Carla Dipasquale.

BACIAMOLEMANI
I  Baciamolemani sono una tropical band nata e residente a Ragusa, Sicilia. Nei loro 13 anni di attività hanno realizzato 3 album e hanno effettuato oltre 400 concerti a cavallo tra 5 diversi paesi europei (Spagna, Francia, Belgio, Olanda e Regno Unito), attraverso uno show che abbraccia svariati generi musicali: dal calypso al surf, dal rock alla rumba, dall’elettronica a racconti di stampo cantautoriale. Un melting pot di stili per un’estate ambulante. Una continua evoluzione musicale sempre fedele alla melodia italiana e al teatro canzone.

Marionette, che passione!,Carullo e Minasi rileggono il capolavoro di Rosso di San Secondo

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Da sabato 6 a giovedì 18 luglio (ore 21,15) per“Estate a Castello Ursino“, la rassegna promossa dal Teatro Stabile di Catania in collaborazione con il Comune presenta "Marionette, che passione!": Carullo e Minasi rileggono il capolavoro di Rosso di San Secondo. Insieme alla pluripremiata coppia di attori-autori-registi, agiscono in scena Gianluca Cesale, Manuela Ventura, Alessandra Fazzino, Ciccio Natoli

CATANIA - "Marionette, che passione!": un titolo che suona già come un invito. Parliamo del capolavoro teatrale  di Pier Maria Rosso di San Secondo, che nel 1918  ragionava qui  di amore tradito in chiave tragicomica, grottesca, quasi surreale. Il suo ingegno avrebbe meritato più fortuna, ma non è mai troppo tardi per  riscoprire il grande talento del drammaturgo e giornalista nisseno. Che invece - pur sostenuto all'epoca da Pirandello, ma offuscato proprio dalla stella del Girgentano - rimane un  autore che attende ancora oggi di essere rivalutato. Lo fa il Teatro Stabile di Catania proprio con una nuova produzione delle "Marionette", puntando sull’originale rilettura a firma della premiata “ditta” Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, in coppia sulla scena e nella vita. Di Reggio Calabria lui, di Messina lei, determinati ad unire Scilla e Cariddi, rappresentano un unicum nell'attuale agone teatrale, nel quale si sono segnalati per "l'alto spessore di pensiero" unito alla cifra ironica della loro "personalità  tracimante", come è stato scritto dalla critica più autorevole.

Lo spettacolo costituisce il secondo dei tre titoli che compongono la rassegna “Estate a Castello Ursino”, realizzata dallo Stabile in collaborazione con il Comune di Catania, allo scopo di promuovere la drammaturgia siciliana, a partire dal Secolo Breve ai giorni nostri. «La rassegna – sottolinea il direttore del TSC Laura Sicignano – s’inserisce in un più ampio progetto pluriennale del Teatro, volto a sostenere autori viventi o autori siciliani moderni e poco frequentati, attraverso la produzione delle loro opere. Gli artisti coinvolti sono ad alta percentuale siciliana: soprattutto giovani e con esperienze di livello nazionale, nell'auspicio di riportare in patria, almeno per un po', "cervelli fuggiti", per contaminare la tradizione con influssi contemporanei e vivaci. Per un teatro d'arte siciliano e innovativo: che significa anche ironico, creativo, sorprendente».

"Marionette, che passione!" sarà in scena nella splendida Corte medievale del maniero federiciano dal 6 al 18 luglio, tutte le sere, escluso il lunedì, alle ore 21,15. Come si è anticipato, l’allestimento è affidato per la regia all’affiatatissimo tandem Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, che saranno anche tra gli interpreti della pièce. Accanto a loro, da segnalare la presenza dell’attrice catanese Manuela Ventura, da diverse stagioni protagonista di spettacoli teatrali e fiction di successo, che rientra dopo anni nella compagine del TSC, e Alessandra Fazzino, danzatrice, attrice e coreografa siciliana, che ha collaborato con Emma Dante e Marco Baliani e al cinema con Emanuele Crialese. Completano il cast gli emergenti Gianluca Cesale e Ciccio Natoli; scene e costumi sono di Cinzia Muscolino, regista collaboratore Roberto Bonaventura.

Una nuova sfida per Carullo e Minasi, costituitisi in Compagnia già dal 2009 e protagonisti di un "teatro miniaturizzato" che, dietro la dimensione del gioco-giocattolo, rivela un saldo impianto filosofico, in grado di trascorrere dai dialoghi platonici alle "Operette morali" di Leopardi a Kantor e via dicendo. Un percorso arricchito da uno straordinario palmares: Premio Scenario per Ustica 2011, Premio In Box 2012, Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2013, Vittoria ai Teatri del Sacro 2013 e 2015, Premio di Produzione E45 Napoli Fringe Festival 2013, Premio di produzione “Forever Young 2015/2016” de La Corte Ospitale, Premio ANCT 2017 - Associazione Nazionale Critici di Teatro.

«Si è voluto esaltare – si legge nelle note di regia vergate sempre in duo per "Marionette che passione!"– il dissidio tra i tratti comici e gli accenti disperati che convivono nella drammaturgia di Rosso di San Secondo, in modo da dare libero accesso ad ambienti surreali. Viene così creata una sospensione temporale, un non precisato spazio abitato da goffe e stanche maschere, incapaci di costruire ragionevoli relazioni con l’altro, ma soprattutto con il proprio tormento. La scelta registica ha seguito le atmosfere del “varietà”. Infatti, lo spettacolo nel suo sviluppo appare come un foglio che, dispiegandosi, lascia fuggire animelle impazzite, in un gioco che fa sporgere attori e personaggi sull’imprevedibile, sulla possibilità, sulla speranza.»

La Compagnia Carullo-Minasi intende in tal modo approfondire il tema dell’apparire nel meraviglioso testo Marionette, che passione. In piena sintonia con la propria poetica, che segue la linea interpretativa della costruzione della forma e del suo disfacimento, hanno individuato il centro focale dell’analisi nella materia del teatro, o meglio nella capacità di quest’arte di avviare ad un percorso di riconoscimento di sé. «Alla storia narrata da Rosso di San Secondo - spiegano -  abbiamo sovrapposto il dichiarato gioco di sei attori che, attraverso il proprio agire scenico, evidenziano la disperazione del dovere o volere “stare sulla scena. Tre donne e tre uomini interpretano anche più personaggi la cui caratteristica comune è di non avere un nome ma un buffo costume o attrezzo che spicca in modo prominente sulla scena, immediatamente dichiarando al pubblico d’essere ancorati a quell’unico crudele elemento che ne racconta l’intero destino. L’attore viene insomma condizionato e manipolato dall’elemento scenico che lo rappresenta, fino a fare tutt’uno con esso, anzi fino a trasformarsi nella marionetta che per lui costituisce, appunto, l’unica passione che ancora lo tiene in vita e che, contemporaneamente, lo rende vittima di se stesso. L’obiettivo è stato quello di costruire un quadro univoco dove attori, oggetti e testo stessero sullo stesso piano, tramutandosi in un corpo unico al servizio dei temi portanti dell’opera: la ricerca costante di un’identità e dell’amore.»

Con l’ironia e il sarcasmo che da sempre caratterizzano la poetica degli spettacoli della Compagnia Carullo-Minasi: «Quella di Marionette, che passione! è una messa in scena tragicomica, un gioco triste come il gioco antico del teatro che tutto tiene e tutto fa fuggire via, nella fatua apparizione destinata a morire nell’attimo in cui appare.»

Simone Valeo "Vai a Dubai'è il 3° disco, storie e canzoni “civili” di denuncia

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Uscito nell'aprile 2019, il disco ‘Vai a Dubai’ è scritto, arrangiato e prodotto da Simone Valeo. Il terzo disco di Simone è swing immerso nell'esperienza del cantautorato italiano (Janacci, Gaber, Dalla i riferimenti) con tinte europee ed extraeuropee.
Ritmi, melodie e ritornelli che ti rimangono nella testa. 11 tracce dove è sempre la realtà il punto di partenza per raccontare, con ironia e sagacia, storie e canzoni “civili” di denuncia (la violenza sulle donne, la deriva fascista, il diritto all'accoglienza questi alcuni dei temi trattati nei suoi brani). L’artwork di copertina vede la fotografia realizzata da Tommaso Vecchi mentre la grafica è curata da Giovanni Mainardi. La copertina racconta che ormai viviamo stretti tra la cruda realtà dei «gilet gialli» e il sogno della fuga, rappresentato da Simone, in stile ‘Bruce Willis’ con chitarra, cane e valigie, diretto verso un altrove per evadere da una situazione sociale stagnante. Ma non è certo Dubai la sua meta preferita, luogo - logo di cui si serve per ribaltare il senso del testo.

Il cantautore Simone Valeo, classe 1962, emiliano. Diplomato in canto pop al ‘Conservatorio Arrigo Boito' di Parma dove Rossana Casale e Susanna Parigi sono state le sue insegnanti. Insegna musica e tecnica vocale ai giovani talenti parmigiani. Valeo ha all'attivo tre dischi e un ep: ‘Nuoce gravemente alla salute’ (Psycho Records, 1996), uno dei primi dischi di hard rock italiano, prodotto da Massimo Riva, autore e chitarrista di Vasco Rossi e della Steve Rogers Band. ‘Sto cercando il sole’ (Sugar, 1998) prodotto da Caterina Caselli. ‘Pioggia di polvere’ (Discopiù, 2003) di genere pop elettronico, prodotto con la band Links e arrivato ai vertici delle classifiche radiofoniche. Nell’Aprile 2019 ha pubblicato e autoprodotto un nuovo album, di genere swing, dal titolo ‘Vai a Dubai’. Ha girato l’Italia in lungo e in largo. Si è esibito inoltre tra Spagna e Germania. Simone vanta collaborazioni live con diversi gruppi, tra cui i Ladri di Biciclette. Simone Valeo ha cantato e suonato in tantissimi club e partecipato a tour teatrali, tra cui il fortunato musical comico ‘Il risveglio di Re Tamarro’ (Bologna, 2001), scritto e diretto da Daniele Sala e Francesco Freyrie (autore di Maurizio Crozza), al fianco dei cabarettisti Vito, Malandrino e Veronica, I Gemelli Ruggeri. Non manca l’esperienza televisiva come corista in diversi programmi, tra cui ‘Strano ma vero’ (Italia 1, 2000), condotto da Gene Gnocchi, Cristina Parodi e Filippa Lagerbäck.

LORD, presentano il nuovo singolo “You Got It?” disponibile dal 2 luglio in radio e negli store digitali.

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You Got It?” è il secondo singolo dei LORD. Come “Get My Feeling”,  il precedente, contiene tutti gli elementi chiave della G.D.M., acronimo di Guitar Dance Music, il nuovo genere musicale creato da Luca Rustici, Osvaldo Di Dio e DJ Val S, i tre componenti dei LORD. L’energia del brano è trascinante e cattura già dal primo ascolto: il botta e risposta “You got it? I got it!” fa da apripista ai fraseggi chitarristici di Di Dio prima e Rustici dopo, intervallati dagli scratch di DJ Val S. Un brano tutto da ballare che non potrà mancare nella vostra playlist dell’estate!

LUCA RUSTICI Produttore, autore, arrangiatore, chitarrista, sound engineer, che nella sua carriera ha venduto più di 10 milioni di dischi, muove i primi passi nel mondo musicale nei primi anni ’80. Nel percorso della sua carriera, da all’ora  ai giorni nostri, Luca Rustici può vantare la collaborazione con una serie di artisti di fama internazionale: Andrea Bocelli, Zucchero, Mina, Celentano, Claudio Baglioni, Marco Mengoni, Gio Sada, Massimo Di Cataldo, Negramaro, Rino De Maria, Piero Pelù, Laura Trent, Juri Magliolo, Mark Cucchelli, Gianni Morandi, Gazosa, Komminuet, Alessandro Safina, Francesco Renga, Jose Luis Perales, Aranza, Paulina Rubio, Alejandra Guzman, Lorca, Tisuby e Georgina, Malanga, Duo Dinamico,  Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Nino Buonocore, James Senese, Gianna Nannini, Loredana Berte', Rita, Noa, Mietta, Andrea Mingardi, Antonino, Lina Sastri, Enzo Gragnaniello, Edoardo Bennato, Nana Vasconcelos, Gianluigi Di Franco, Yaire, Antonio Hidalgo, Ivana Spagna, Nino D'Angelo, Gigi D'Alessio, Pietra Montecorvino, Roberto Murolo, I Muvrini, Antonio Onorato, Gigi Finizio, Serena Autieri, Marcello Pieri, Audio 2, Articolo 31, D.J.Flash, Kay Bianco, Cafe' Latino, Kingstone Club, Jerome Stocks, Clio & Key. Nel 2004 fonda la L’n’R Productions (Label e Publishing) producendo e portando al successo vari artisti tra cui Ania, vincitrice della 59° edizione del Festival di Sanremo, nella sezione Giovani. Nel 2010 pubblica l’album “A Flower Into The Power” con la partecipazione dell’Orchestra San Carlo.
OSVALDO DI DIO Musicista e produttore di successo, è stato in tour con Franco Battiato, Eros Ramazzotti, Cristiano De André, Alice, Mario Venuti, Lorenzo Fragola, Paolo Vallesi e tanti altri. Nel corso della sua carriera ha suonato con Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Claudio Baglioni, Gianna Nannini, Biagio Antonacci, Elisa, Ornella Vanoni, Giorgia, Mauro Pagani, Nina Zilli, Alessandra Amoroso, Tullio De Piscopo, Emma Marrone, Giuliano Sangiorgi, Cher, Paolo Fresu, Sergio Sylvestre, Paola Turci, Luca Carboni. Collabora in qualità di arrangiatore, songwriter e chitarrista con gli Sphere Studios di Los Angeles. Ha pubblicato tre album a suo nome: Better Days (2015), ODD Live! (2017), Tex Mex Sex (2018). Quest'ultimo vede la partecipazione di Chris Kimsey, produttore e fonico di Rolling Stones, Led Zeppelin, B.B.King ed è stato n.1 nelle classifiche di iTunes e Amazon.
DJ VAL S. Disk Jokey e produttore, inizia la sua carriera nel 1994 ispirandosi a DJ come Kool Herc, Grandmaster Flash, Grand Wizard Theodore, Frankie Knuckles, David Morales. Da quest’ultimo la passione per la realizzazione dei remix, da James Brown ai più recenti Adele, Coldplay, Drake, Ed Sheeran, Nicki Minaj Justin Bieber, DJ Khaled trasmessi sulle radio nazionali. Programmatore storico musicale di Hip Hop TV e docente al Sae di Milano. Ha lavorato nei locali più prestigiosi d’Italia e anche all’estero. Attualmente lavora all’Hollywood di Milano e collabora con i format Hip Hop più importanti d'Italia, tra cui “OneTwoOneTwo” di Radio DeeJay.

REC media comunicazione e promozione

AL VIA IL "GELATO SOSPESO", I CONI "SOLIDALI" CON IL GUSTO DEL SORRISO DI UN BAMBINO

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Non c’è niente di più dolce che colorare con variegati gusti di gelato i pomeriggi estivi di tanti bambini! Al via l’ormai famosissima iniziativa di Salvamamme, “il gelato sospeso”, che s’ispira alla tradizione napoletana del “caffè sospeso”, al quinto anno di grande successo con migliaia di condivisioni su tutti i principali social che, fino al 31 ottobre 2019, accoglierà e rinfrescherà il mondo dei bambini e di tutte quelle famiglie costrette a rinunciare alla richiesta più semplice che può arrivare da un figlio.
L’iniziativa prevede che nelle gelaterie che esporranno la locandina del Gelato Sospeso, ognuno possa lasciare un gelato pagato ad un bambino meno fortunato. Si prende un gelato e se ne pagano due lasciandone appunto uno "sospeso" che sarà per la famiglia in difficoltà economica. Cosa si riceve in cambio? Il pensiero positivo di aver fatto del bene a genitori che neanche si conosce. Con questo semplice gesto di solidarietà sarà possibile donare, non solo un buon gelato, ma anche un meraviglioso sorriso e un momento da ricordare e vivere tutti insieme.
Come ogni anno, dalla sua attivazione, la campagna ha ottenuto la fiducia costante di molte gelaterie e del gruppo Grom, che in questa occasione rilancia la gustosa iniziativa in tutti i suoi punti vendita d’Italia. Ma più siamo e meglio è, aderire è semplicissimo: dal sito e dai social di Salvamamme è possibile scaricare gratuitamente le locandine da esporre nei punti vendita. Ogni esercizio commerciale aderente è tenuto a comunicare la propria adesione al Salvamamme, che creerà una mappa di adesione in tutta Italia e, perché no, anche fuori dal nostro bel Paese e la inserirà sul sito web della campagna. In questo modo l’elenco delle gelaterie aderenti verrà continuamente aggiornato e sarà consultabile sul sito www.gelatosospeso.it. Una volta effettuata l’adesione ci sono poche istruzioni da seguire: ogni punto vendita dovrà predisporre un vaso trasparente nel quale chi vuole potrà mettere l’offerta per il gelato sospeso; solo al momento della consegna del gelato alla famiglia che lo riceverà, la gelateria dovrà emettere un regolare scontrino.
Per comunicare l’adesione o per altre informazioni contattare il numero 0635403823 – email info@gelatosospeso.it o social network. E se a fine campagna, ci saranno fondi inutilizzati in gelato, si potrà devolverli al progetto Salvamamme dà la Pappa: un programma che prevede di aiutare 10mila bambini a livello nazionale, che ha bisogno di integrare la propria nutrizione. Share #gelatosospeso Share #estate2019

Ghali, da piccolino avevo paura degli spaventapasseri. Nuovo video di "Turbococco"

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Dopo aver presentato e commentato via chat in anteprima il video con gli iscritti del suo canale è ora disponibile il nuovo video di Turbococco.  Una sorta di film, diretto da Giulio Rosati e ACID Enrico Maspero, con cui Ghali esorcizza le sue paure. Guarda il video: https://youtu.be/1NkRCCIH3fI

“Da piccolino avevo paura degli spaventapasseri, ancora adesso attraverso i parchi correndo quando sono da solo, credo nel paranormale e in tutte le creature che la mia mente sviluppa soprattutto la notte.  Ancora salgo le scale correndo ed evito gli specchi quando interrompo il sonno per andare in bagno. Me la sto facendo sotto”

Ghali, infatti, è travestito da spaventapasseri e canta sopra ad un grattacielo. Lasciandosi cadere verso terra, dalle finestre, intravede scorci delle vite descritte nel suo brano con tutte le loro complessità. Il video mostra anche la giocosità del suo protagonista e il desiderio ostinato di proteggere il bambino che in sé.
Il brano è uscito insieme ad Hasta La Vista per raccontare due realtà diverse che coesistono in Ghali. Turbococco rappresenta l’anima più popolare e allegra dell’artista ed è stato realizzato in Italia mentre Hasta la vista a Los Angeles; due luoghi e due anime che si fondono in questo lavoro e che ritroveremo nell’album in uscita in autunno.
Quest’estate Ghali sarà protagonista nei più importanti festival Europei, riaffermando l’ingresso di Ghali in quella ristretta cerchia di artisti italiani capaci di esportare la loro arte oltre i nostri confini.

                                                                                                                                 5 Luglio Wireless Festival Alter Rebstockpark, Francoforte, Germania

20 Luglio Lollapalooza Hippodrome ParisLongchamp, Parigi, Francia

23 Luglio POW WOW, Pag, Croazia

27 Luglio Tomorrowland Festival, Boom, Belgio

IV Festival del Teatro Classico a Formia dal 13 luglio al 3 agosto 2019. Si comincia con "Iliade" regia di Blas Roca Rey

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Grande attesa per il prestigioso “Festival del Teatro Classico”, con la direzione artistica di Vincenzo Zingaro, in scena a Formia, nella sua IV edizione, dal 13 luglio al 3 agosto 2019.
Quattro significativi appuntamenti con i capolavori del Teatro classico, con la presenza di artisti di grande rilievo, prenderanno vita nel meraviglioso scenario dell’area archeologica di Caposele. Il Festival, prodotto dal Comune di Formia, con la collaborazione della Compagnia teatrale “CASTALIA” di Roma è gemellato con il “Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2019” e con il Teatro ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico). “Bellezza dona bellezza – dichiara l’Assessore alla Cultura del Comune di Formia, Carmina Trillino – Il Festival del Teatro Classico è un appuntamento importante per Formia. Le parole immortali di Euripide, Sofocle, Omero, Plauto, risuonano nei luoghi che narrano la nostra storia e la nostra città. Riconoscenza verso il direttore artistico Vincenzo Zingaro per il dono di bellezza in bellezza infinita.”

Primo appuntamento sabato 13 luglio, alle ore 21,30 con “ILIADE” di Alessandro Baricco, regia di Blas Roca Rey. Con Blas Roca Rey e Monica Rogledi; e con Pino Gangialosi (pianoforte e fagotto), Fabio Battistelli (clarinetto), Marwan Samer (voce e oud). Achille, Ettore, Andromaca, Elena, Ulisse, prendono vita in una narrazione emozionante tra lotte, duelli, amori e odii, in una cornice dalla quale Baricco ha escluso gli Dei. Restano uomini e donne, guerrieri e regine, vittime e carnefici, vittoriosi e sconfitti, che si fronteggiano senza esclusione di colpi. Un fiume violento e disperato, poetico e toccante, raccontato dal palcoscenico della madre di tutte le guerre: Troia. 

Secondo appuntamento, sabato 20 luglio, alle ore 21,30 con “RUDENS” di T. M. Plauto. Adattamento e Regia Vincenzo Zingaro. Con Ugo Cardinali, Piero Sarpa, Rocco Militano, Fabrizio Passerini, Annalena Lombardi, Laura De Angelis. Una delle commedie più affascinanti di Plauto, in virtù della sua inconsueta ambientazione marina, da cui Shakespeare prese spunto per la sua celebre opera “La Tempesta”. RUDENS è uno splendido esemplare in cui intravedere il passaggio dalla Commedia greca alla Commedia latina e a quella moderna, fino alla Commedia musicale, di cui Plauto è stato il precursore. Lo spettacolare e divertente allestimento di Vincenzo Zingaro, proprio in forma di Commedia musicale, restituisce tutti gli aspetti del teatro plautino, in un “gioco attoriale” che recupera il filo che dal mondo classico si dipana fino a noi, enfatizzando tutti gli aspetti fantastici dell’opera. Una favola divertente per un pubblico di qualsiasi età, nell’allestimento di un regista e di una Compagnia fra i più rinomati nella rappresentazione di commedie classiche.

Sabato 27 luglio, alle ore 21,30 andrà in scena “ECUBA” di Euripide. Adattamento e Regia Giuseppe Argirò.
Con Francesca Benedetti, e con (in o. di apparizione) Maria Cristina Fioretti, Viola Graziosi, Maurizio Palladino, Graziano Piazza, Elisabetta Arosio, Sergio Basile, Gianluigi Fogacci. Francesca Benedetti è un’icona della storia del Teatro italiano. Vincitrice del prestigioso Premio LE MASCHERE DEL TEATRO ITALIANO 2018, in 60 anni di carriera, ha interpretato i più importanti ruoli femminili del Teatro classico e contemporaneo, e ispirato i più grandi registi italiani da Missiroli a Castri, da Cobelli a Ronconi a Strehler. La straordinaria attrice si cimenta nel ruolo della regina di Troia. Ecuba incarna una sofferenza senza fine, consumata in una disperata solitudine. Troia è caduta e le donne attendono la sorte riservata ai vinti. Ecuba, custode della stirpe troiana, si scopre capace di vendicare la sopraffazione, in uno scenario dove vittime e carnefici sono accomunati dall’insensata follia della guerra. Un evento da non perdere, con un cast d’eccezione!

Ultimo appuntamento, Sabato 3 agosto alle ore 21,30 con “EDIPO - IL MITO” da Sofocle, Tucidide, Seneca, Dürrenmatt, Cocteau. A cura di Andrea Baracco. Con Glauco Mauri e Roberto Sturno; e con Giovanni Zappalorto (pianoforte) e Francesca Salandri (flauto). Un appuntamento speciale con due eccellenze del Teatro: Glauco Mauri e Roberto Sturno, in un percorso intenso ed emozionante per approfondire il mito immortale di Edipo. Mito antico e profondamente radicato nella cultura occidentale, fonte di ispirazione della poesia e della letteratura di ogni tempo. Edipo è parricida, ma è vittima del fato; la sua onestà intellettuale e morale lo porta a cercare ostinatamente la verità. Alla fine del suo lungo cammino, egli comprende se stesso, la luce e le tenebre che sono dentro di lui. Il mito di Edipo, nelle sue riscritture nei secoli, rivive attraverso l’ineguagliabile interpretazione di Glauco Mauri, uno dei più grandi attori italiani di tutti i tempi. 

Info: Comune di Formia – Uff. Cultura 0771/ 778614. BIGLIETTI: € 10,00 in PREVENDITA presso IAT (Palazzo Comunale, via Vitruvio 196 - 0771/778486) dal Lun. al Sab. ore 9,00/13,00; Mart. Ven. e Sab. anche ore 15,00/17,30; € 15,00 la sera dello spettacolo al BOTTEGHINO (ore 20.30). In caso di pioggia lo spettacolo verrà rappresentato al Teatro REMIGIO PAONE. 

Baby gang, al cinema dal 17 luglio il Neorealismo pasoliniano di Stefano Calvagna

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(trailer) Distribuito da Lake Film, arriva nelle sale il 17 Luglio 2019 Baby gang, nuovo lungometraggio diretto dal “lupo solitario” del cinema italiano Stefano Calvagna.

Ambientato in una cruda e attualissima Roma, un film che punta l’obiettivo della macchina da presa su una baby gang che vuole prendere il controllo del quartiere e fare soldi, intrecciandone le vite dei componenti con quelle dei coetanei che svolgono, invece, una vita da normali sedicenni.

Ispirato a fatti reali relativi alla criminalità e alla prostituzione minorile, fenomeni purtroppo in costante aumento in Italia, è un’opera che affronta un percorso nella psicologia e nelle storie dei ragazzi che vivono intorno a noi.

Ma la particolarità di Baby gang risiede nella maniera atipica in cui è stato realizzato, in quanto, con lo sguardo dichiaratamente rivolto al Neorealismo di Pier Paolo Pasolini, i processi produttivi e di regia sono stati affrontati prendendo come protagonisti veri e propri ragazzi di strada – non attori – che, oltretutto, hanno recitato l’intero lungometraggio senza copione, basandosi in maniera esclusiva su una storyline descritta giornalmente da Calvagna stesso.

Daniele Lelli, Raffaele Sola, Gianluca Barone, Francesco Lisandrelli, Gianmarco Malizia, Domiziana Mocci, Chiara De Angelis, Giulia Sauro e Sabrina Sotiryiadi sono i giovani esordienti protagonisti di Baby gang, accanto ai quali troviamo Calvagna, David Capoccetti, Claudio Vanni e Andrea Autullo, interpreti della sua precedente fatica Cattivi & cattivi, e, in una simpatica partecipazione, Veronica Graf del Grande Fratello 13.
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