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Edy Angelillo a Fattitaliani: la felicità non ha un tempo, può durare anche un “nanosecondo”. L'intervista

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Al Teatro Manzoni di Roma, fino al 25 novembre, Edy Angelillo e Blas Roca Rey in “L’anno prossimo alla stessa ora” di Bernard Slade. Traduzione di  Nino Marino. Adattamento e Regia di Carlo Alighiero.

San Francisco 1951, sulle note di Only You dei Platters inizia la storia d’amore tra Doris e George. Entrambi sposati e con dei figli, si sono conosciuti per caso, incontrandosi in un Ristorante, vicino al Motel dove poi andranno a fare l’amore. Sono lì perché lei deve andare a fare un Ritiro spirituale dalle Suore e lui per lavoro. E’ un incontro molto casuale, si guardano tra i tavoli e scoppia la scintilla.
Decidono di rivedersi, ogni anno, nello stesso giorno e nello stesso Motel per venticinque lunghi anni. 
il tempo passa e loro cambiano come la moda, la musica e valori come affetto, stima e comprensione. 
Lui le dice “Mi piacevi di più quando leggevi di meno” e lei “prima eri insicuro, titubante ma umano, adesso sei scorbutico”.
Si rendono conto che è sempre più difficile esprimere i propri sentimenti verso le persone che amiamo. Non ci sono più regole ma solo confusione.
L’Angelillo ancora una volta non delude il pubblico, è un personaggio vezzoso che sta al passo dei tempi e sa quello che vuole dalla vita.

L’abbiamo intervistata per fattitaliani.it

A chi ti sei ispirata per il personaggio di Doris? 
A nessuno! Ho letto e riletto il copione ed ho cercato di fare mio questo personaggio che trovo molto divertente. Ha una sua evoluzione, è come una piccola “capretta” a livello di ignoranza ma è un personaggio molto positivo perché si apre al mondo. Parte dal non aver mai letto un libro e poi vuole entrare in politica per diventare Sindaco. È una donna che, pur vivendo negli anni Cinquanta, in un’epoca in cui doveva essere solo casa, famiglia, figli, diventa una donna indipendente, quasi un’antesignana del femminismo. Nel suo ragionamento molto naif, il fatto di andare al Ritiro Spirituale faceva parte delle cose alle quali una donna doveva dedicarsi. Non va per una sua scelta ponderata ma perché è un po’ in balìa degli eventi dalla vita. Un po’ come un animaletto molto istintivo che va dove può trovare nutrimento per la sua anima, per il suo cervello. 
Nel corso della storia c’è una differenza abissale tra Doris e George (interpretato da Blas Roca Rey). Lei si evolve e lui rimane ancorato ai suoi principi. 
È vero, lui è un personaggio un po’ più granitico, ancorato alle convenzioni e ai principi dell’epoca. Lei invece è molto più aperta alle novità, al cambiamento dei tempi, delle mode. Doris mi piace moltissimo. 
Una battuta èla felicità era in una dose di LSD adesso cos’è?”  
Non penso che la felicità abbia un tempo, può durare anche un “nanosecondo” per me la Felicità è una sorta di emozione, come quando ridi con tuo figlio, visiti un posto magnifico, abbracci un’amica. Parlo sempre di momenti. 
Un incontro casuale ma rivedendovi una volta all’anno nello stesso giorno e nello stesso Motel per venticinque lunghi anni… 
È una storia molto divertente e molto originale! Non sono amanti perché ciò significherebbe mentire ognuno al proprio partner. Loro si vedono una volta all’anno, c’è l’attesa del rivedersi. Il loro amore si evolve con i tempi. È un qualcosa che va al di là della passione, dell’amicizia, è qualcosa di più. Infatti loro si raccontano tutto. Lei pensa alla moglie di lui come ad una sua amica, la difende sempre. 
Lui aiuta lei a tornare con il marito. È una storia molto particolare fondata sul fatto che non riescono a non vedersi. È un amore sospeso, quasi irreale. Si incontrano nello stesso posto e nella stessa stanza, quasi come se avessero voluto fermare il tempo. Loro invecchiano, cambiano le mode, la politica, attraversano vari momenti storici, come ad esempio la Guerra in Vietnam. In venticinque anni, il microcosmo rappresentato dalla stanza del Motel, è come una finestra sul mondo che attraverso i loro racconti ci permette di vedere tutto ciò che succede al di fuori, nell’America di quegli anni. La cosa bella è che pur essendo solo noi due in scena, intorno ruotano tanti personaggi come la moglie di lui, il portiere dell'albergo che non si vedono mai ma diventano coprotagonisti della storia.

Elisabetta Ruffolo


GRAND TOUR A VOLO D’AQUILA, PRESENTAZIONE A L’AQUILA IL 5 DICEMBRE: di Hafez Haidar la pagina d’apertura del nuovo libro di Palmerini

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L’AQUILA – Sarà presentato a L’Aquila nell’Aula magna del Gran Sasso Science Institute, il 5 dicembre 2018, il nuovo libro di Goffredo Palmerini “Grand Tour, a volo d’Aquila”, in corso di stampa per i tipi della One Group Edizioni.
Dunque, ancora il Gran Sasso Science Institute (www.gssi.infn.it) l’editore sceglie per la presentazione del volume di Palmerini, testimonianza dell’orgogliosa attenzione verso la più recente Scuola Universitaria Superiore d’Italia. Riconosciuto due anni fa dallo Stato centro di alta formazione scientifica per studi di dottorato, il GSSI dell’Aquila è infatti la settima Scuola universitaria autonoma italiana, insieme alla Normale e alla Sant’Anna di Pisa, IUSS di Pavia, SISSA di Trieste, SUM di Firenze e IMT di Lucca. Un’eccellenza il GSSI che insieme all’Università dell’Aquila esalta la vocazione del capoluogo d’Abruzzo come Città degli studi, della ricerca e dell’alta formazione.

Nel risvolto di copertina così annota Francesca Pompa, presidente delle Edizioni One Group: “Grand Tour a volo d’Aquila, un invito ad attraversare territori, a visitare luoghi e borghi, a scoprire scrigni d’arte, a conoscere persone, a vivere gli avvenimenti fino a sentirsi parte di questo universo in continuo divenire con al centro una città non più semisconosciuta, ma evocata in tutto il mondo e diventata patrimonio universale dopo quanto le accadde nel 2009. E’ l’abilità del vero narratore quella di farti viaggiare, come fa Goffredo Palmerini, attraverso la scrittura che diventa racconto e, pagina dopo pagina, apre a nuovi scenari. Le storie prendono forma e lasciano scorrere immagini che riflettono il tempo di cui sono protagoniste, oggi ma ancor più domani. Infatti, è nel tempo che libri come questo acquistano sempre più valore, quando la memoria diventa patrimonio della propria identità e restituisce, come un fiume in piena, l’apice di una Italia tratteggiata nelle sue peculiarità, nella sua capacità di meravigliare e di essere un’eterna avvincente scoperta”. 

Anche quest’ultima fatica dello scrittore aquilano, un vero ambasciatore della più bella Italia nel mondo, si apre con due straordinari contributi: la pagina di Presentazione dello scrittore e poeta Hafez Haidar, già candidato al Premio Nobel per la Pace ed attualmente al Premio Nobel per la Letteratura, e la Prefazione di Tiziana Grassi, giornalista e scrittrice, per molti anni autrice per la Rai di programmi culturali e di servizio. Con il consenso dell’editore One Group, qui di seguito si riporta il testo integrale della Presentazione, con la quale si apre il volume, scritta da Hafez Haidar, insigne personalità impegnata nel mondo sui temi della Pace e del dialogo tra religioni.

«Goffredo Palmerini, per anni amministratore civico a L’Aquila, è un giornalista poliedrico, versatile ed eclettico, uno scrittore esperto. Un vero missionario della cultura del dialogo, che si adopera incessantemente per tenere vivo il legame degli emigrati italiani (abruzzesi, in primis) sparsi nel mondo con la terra natia. Interessanti ed originali sono i suoi racconti, nei quali descrive con maestria e partecipazione i problemi degli emigrati e la loro lotta per un futuro migliore in una società lontana, spesso ostile, a volte ospitale. Fortunatamente gli sforzi compiuti, giorno dopo giorno, portano cambiamenti positivi, che il nostro scrittore presenta con orgoglio, soffermandosi a descrivere con dovizia di particolari e con occhi attenti i molteplici successi dei suoi conterranei che si sono contraddistinti per le proprie capacità e per l’incredibile spirito d’iniziativa. 

Il caro amico Goffredo riesce a cogliere i benevoli frutti delle vicende degli uomini e delle donne e a mettere in risalto le loro opere di vita e di pensiero. In veste di ambasciatore della propria terra e di convinto sostenitore della necessità del dialogo e della benefica contaminazione culturale tra i popoli, ci presenta un’altra Italia, sorgente di luce e conoscenza per tutti coloro che amano il dialogo e credono nei valori fondanti della pace e dell’amore. Ancora una volta Goffredo si mostra infaticabile viaggiatore alla ricerca di notizie vecchie e nuove, spinto dall’intento precipuo di raccontare con un linguaggio scorrevole ed eloquente le meraviglie della natura e dell’uomo. Grazie ai suoi continui viaggi ed incontri, l’autore ci fa scoprire le bellezze e le ricchezze storiche ed artistiche di città famose, come Boston e New York, e di tanti luoghi incantevoli, autentici scrigni di splendore del Belpaese. Nonostante gli orizzonti completamente diversi, l’Italia rimane nel cuore di chi parte e di chi resta, al contempo punto di partenza e punto di arrivo dei suoi sentimenti.»

Hafez Haidar è scrittore e poeta di origine libanese (Baalbeck, 25 maggio 1953), ma da molti anni cittadino italiano. All’Università di Beirut ha studiato Filosofia greca ed araba. Trasferitosi in Italia, ha studiato all’Università Statale di Milano, dove si è laureato in Lettere Moderne e specializzato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica con il massimo dei voti. Nel 1986, abbandonata la carriera diplomatica, si è dedicato all’insegnamento e alla scrittura, impegnandosi in un’intensa attività tesa a costruire collaborazioni tra popoli e culture, creando occasioni di conoscenza e di dialogo tra Cristianesimo e Islam. Attualmente insegna Lingua e Letteratura araba presso l’Università degli Studi di Pavia. Rilevante l’attività editoriale come romanziere, poeta, saggista e traduttore, ha pubblicato una trentina di libri per Mondadori, Piemme, Rizzoli, Bompiani, Fabbri, Tea, Guanda, Mondolibri ed altri editori. Per la sua attività culturale, mirata a favorire in campo internazionale il dialogo interreligioso e la convivenza pacifica tra popoli di culture diverse, è stato candidato al Premio Nobel per la Pace negli anni 2016 e 2017, e nel 2018 è candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Considerato uno dei maggiori studiosi delle religioni monoteistiche a livello mondiale, è anche il massimo studioso di Khalil Gibran, per le cui opere – e per quelle di altri autori arabi – è stato traduttore e curatore delle edizioni in lingua italiana. La sua traduzione di Le mille e una notte, per la collana Oscar Mondadori, è diventato un best-seller, per molto tempo nelle prime posizioni della graduatoria delle vendite.

A “Il Salotto Albani” una coppia d’eccezione: Lando Buzzanca e la giornalista/conduttrice Francesca della Valle

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Dietro ogni donna (e uomo) di successo, c’è sempre una grande personal stylist. È un lavoro più vecchio di quello che si possa pensare. Maria Antonietta, la moglie del re di Francia Luigi XVI, aveva una persona che le consigliava cosa indossare.

A seguire , in ordine cronologico, fu senz’altro la Fata Smemorina, che a suon di bacchette magiche nell’aria e di sonori “bibedibobedibù” creò per la sua cliente del momento, tal Cenerentola, un look regale, adatto al suo rendez-vous con il Principe Azzurro.

Nella vita reale, lontano da incantesimi, viene in mente la mitica Biki; la sarta più famosa di Milano che negli anni ’50 trasformò un goffo e impacciato soprano di provincia in una diva internazionale che rispondeva al nome di Maria Callas.

E’ cosi che, il 2 dicembre, a partire dalle ore 18,.00, in occasione del periodo natalizio, il Salotto Albani in via Sistina, 44, esalta con Giusy Buda –  Personal Stylist , nelle sue vetrine sfavillanti, modelle animate e vestite a festa.

Molti saranno i personaggi del mondo dello spettacolo, della moda e dell’imprenditoria presenti all’evento.

Coppia d’eccezione Lando Buzzanca e la giornalista/conduttrice Francesca della Valle e con loro,  sensibili al sociale – tanto da aver creato la sit com “ Casa Buzzanca “ che ha come coprotagonista un’attrice di talento con la sindrome di Down – la Onlus Assohandicap di Marino .

Un Salotto prezioso come “Il Salotto Albani” non poteva non ospitare l’arte. E due saranno gli artisti presenti all’evento, la raffinata ed emozionante pittrice Ester Campese, in arte Campey, vincitrice di moltissimi premi soprannominata la “pittrice delle donne” per la sua predilezione nel rappresentare i soggetti femminili ed Enzo Scarlatti “Il pittore della moda” che sa coniugare in maniera eccellete arte e moda con le sue suggestiva ed eclettiche creazioni.

Tra gli ospiti illustri dell’evento vi sarà anche il giornalista Massimiliano Murolo e il Re del regno dei Santi Pietro e Paolo Don Marcello Maria Gentile.

Anche l’arte del cibo è “moda”. Grazie al caffè Lounge “ Colonna58” che delizierà i palati dei presenti.

La magia del cinema, della moda della tv e della disponibilità verso il prossimo, sarà l’essenza di un evento di nicchia nella “Via Felice” della città eterna.

Comunicato Production Buzzanca Della Valle

Giacomo Lariccia, uscito nuovo videoclip di "SENZA FARCI DEL MALE"

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Per il cantautore romano, da alcuni anni a Bruxelles, è il nuovo capitolo di un fortunato percorso che negli ultimi otto anni ha visto l’uscita di quattro dischi (due dei quali finalisti al Premio Tenco) e numerosi concerti in Europa, Sud America e Medio Oriente.
Risultati che fanno di Lariccia uno dei cantautori più meritevoli tra quelli affermatisi al di fuori dei confini italiani. Attualmente Lariccia è impegnato in una tournée che lo sta portando in diverse città della Francia, della Svizzera e del Belgio.

Ora, per suggellare l’inizio della collaborazione con l’etichetta discografica Cello Label (altra meritevole realtà dal dna italiano ma con base in Belgio), ecco la pubblicazione di un singolo, prodotto insieme a Marco Locurcio, che per Lariccia riveste un significato profondo.

“Sentivo l’esigenza di comunicare che il limite più grande all’amore rischiamo di essere noi stessi”, spiega Lariccia. Esigenza che il cantautore covava da tempo, ma che si è tramutata in una canzone solo dopo una lunga gestazione: “Non è stato facile scrivere questo testo - confessa Lariccia - e prima di utilizzare in una canzone la parola “amore” ho aspettato molto. L’amore è infatti l’essenza della nostra vita, il metro più alto con cui possiamo confrontarci”. Vivere a pieno questo sentimento significa anche rischiare, mettersi in gioco totalmente: “Sono convinto che l'amore non sia un sentimento - prosegue Lariccia - ma il frutto di una scelta che un uomo e una donna possono compiere quando sono consapevoli di addentrarsi nel territorio fragile e inesplorato della loro relazione. Un territorio dove corrono il rischio di cadere e rialzarsi, tentare, riuscire o fallire e dove lo scopo è quello di amare senza farsi del male”.

Il brano, in uscita per l'etichetta indipendente belga Cello Label, è disponibile su tutte le piattaforme digitali. 
Youtube - Spotify -Itunes 
Le prossime date del tour europeo

23 novembre 2018
Bordeaux (FR) @Le Rocher de Palmer

8 dicembre 2018
Zurigo (CH) @Miller's

15 dicembre 2018
Lione (FR) Salle Paul Garcin

2 febbraio 2019
Parigi (FR) Tremblay en France

Fattitaliani intervista la camaleontica Resy Kisha: Fare l'attrice ti fa conoscere per ciò che sei come persona al di là del fisico.

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di Laura Gorini - È attualmente in rotazione radiofonica il pezzo “Lamborghini No yo soy” (video) di Resy Kisha feat Morena and Milk and Coffee. La Kisha, modella e attrice, ci racconta durante questa veloce chiacchierata, delle sue ultime esperienze in Tv a livello attoriale.

Resy, quando e in che modo ti sei avvicinata al mondo dello spettacolo?
E' circa dieci anni che frequento il mondo dello spettacolo. Ho mosso i primi passi in esso presentando vari show e solo in un secondo momento mi sono avvicinata all' universo cinematografico grazie a una partecipazione al concorso di bellezza e di talento Miss Cinema:tramite esso ho vinto una borsa di studio presso la prestigiosa scuola di Cinema e di TeatroActing Shot-It.
Come sei approdata sul set di “Non dirlo al mio capo 2” e di “Don Matteo 11”?
Partecipando ad un provino. Con un po' di fortuna sono stata presa per un piccolo ruolo come segretaria. Sai, ero molto emozionata! Mentre ero sul set di “Non dirlo al mio capo 2”cercavano una ragazza con le miei stesse tipologie per la fiction “Don Matteo 11”. Mi sono presentata e mi hanno presa pure lì.
Che esperienze sono state per te, Resy?
Lavorare come prime esperienze dopo la scuola con dei professionisti come Nino Frassica,Vanessa Incontrada e Lino Guanciale etc, è stato un onore oltre che una grandissima emozione per me.
Tu sei sia modella sia attrice. A livello professionale quali differenze sostanziali ci sono tra le due professioni?
C'è molta differenza. Fare la modella o fotomodella è un bellissimo lavoro ma per farlo fai leva sul fattore fisico. Invece fare il lavoro dell'attrice è ben altro: difatti per svolgerlo bene lo studio è fondamentale, e soprattutto ti fai conoscere per ciò che sei come persona al di là del fisico.
Ma perchè- secondo te- oggi quasi tutti i giovani vogliono sfondare in Tv e al Cinema?
Io credo che la colpa sia della nostra società. Sembra tutto focalizzato sulla fisicità e sul successo in Televisione e nel Web, oltre che nel Cinema.
Ma il vero successo che fa differenza al mondo d'oggi lo possiede chi studia, chi è laureato e chi ha le idee chiare per un futuro, oltre che un lavoro che ti realizza. Insomma: ok il Cinema, ok la Tv ma con criterio!

credito foto: Michele Simolo

Gent, Fattitaliani intervista Sidi Larbi Cherkaoui, regista e coreografo di "Satyagraha" di Philip Glass: ovazione meritatissima.

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L'opera di Gent segna un altro bel colpo con "Satyagraha" di Philip Glass.
Dopo più di tre ore di rappresentazione, il pubblico entusiasta ha riservato una meritata standing ovation al regista e coreografo belga Sidi Larbi Cherkaoui, al direttore d'orchestra Koen Kessels, a tutti gli artisti, cantanti e danzatori in scena. Philip Glass mostra nell'opera come le idee di Gandhi possano cambiare il mondo e lo spettacolo prende vita attraverso tre momenti narrativi diversi, ciascuno ispirato a tre figure distinte: Lev Tolstoj, Rabindranath Tagore e Martin Luther King.
Un'opera complessa da realizzare ma anche da capire dato che cantata in sanscrito: eppure, qui il linguaggio va oltre la barriera di lessico e suoni; l'arte attraversa i corpi degli spettatori e li rende emotivamente partecipi a ciò che si svolge sul palco. Merito delle grandi trovate di Sidi Larbi Cherkaoui, di un coro strepitoso diretto da Jan Schweiger, dei cantanti che si sono prestati con disinvoltura alle indicazioni del regista, dello scenografo Henrik Ahr e del costumista Jan-Jan Van Essche, degli eccezionali danzatori. Fattitaliani ha intervistato Sidi Larbi Cherkaoui.
Essere anche regista oltre che coreografo comporta più vantaggi o svantaggi?
Il vantaggio è che essendo coreografo posso ascoltare la musica come se effettivamente fosse una danza, perché credo che la musica di Philip Glass ispiri molto i coreografi e trasmette la voglia di scrivere una danza e accanto a ciò c'era l'aspetto della regia in relazione al personaggio di Gandhi e il suo entourage e come fare per mostrare fino a che punto lui fosse sostenuto da un insieme di persone durante la sua vita che ha permesso che lui fosse un uomo così grande, grazie a chi lo circondava. Avevo dunque desiderio di mettere in scena come queste persone lo aiutino e quello che amo molto in è che gli elementi nella storia sono elementi dove si avverte la fragilità e allo stesso tempo la forza di Gandhi: quindi, in un certo senso, è propiro al suo essere fragile che lui diventava forte. Cosa che ho trovato importantissima.
Lei stesso ha potuto conoscere meglio Gandhi attraverso questa opera?
Sì, è stato interessante parlare con delle persone che conoscevano più cose della sua vita: non era un uomo perfetto, con aspetti complessi, dunque io -un po' come Philip Glass- mi sono basato sull'ispirazione che Gandhi aveva come se lui fosse un veicolo di una filosofia ancora più duratura della sua stessa vita. Quando si guarda o ascolta l'opera, i testi provengono da un'epopea molto antica, sono dei miti e lui diventa veicolo di una filosofia pacifista ma anche militante e attiva, che trova una maniera per resistere all'oppressione attraverso il proprio vissuto, battendosi per il suo popolo e tutto questo ha ispirato persone come Martin Luther King, che ad un tratto hanno capito un'altra maniera di resistere all'oppressione.
Un elemento che mi ha molto colpito è l'immediato movimento che accompagna la messa in scena fin dall'inizio e inoltre tutti gli elementi corrispondono perfettamente fra loro: gli artisti, i danzatori, la musica, i costumi, perfino il palco. Quanto ha sofferto nel concepire quest'opera?
(ride, ndr) È stata molto intensa come creazione: c'è stata una versione prima a Bâle; è stata Laura Berman che mi aveva invitato a crearla. In effetti, è una co-produzione con la Komische Oper Berlin, dunque con Barrie Kosky, e da lì siamo arrivati a Gand. Insomma, è tutto un processo a reimparare tutti gli elementi per una nuova opera, un nuovo contesto e ogni volta impariamo di più: piccoli dettagli sono più giusti oggi perché si ha avuto il tempo per riflettere, abbiamo visto come ha funzionato a Bâle. È uno spettacolo costantemente in movimento.
Una settimana fa Fattitaliani ha visto a Parigi "Shell Shock" (recensione) con le sue coreografie. Quando ha pensato di passare anche a fare il regista?
Ho avuto la fortuna di lavorare con Alain Platel, coreografo e regista, quindi dagli inizi della mia carriera ho imparato a riflettere più come regista che come coreografo. I contatti con drammaturghi e tante connessioni col teatro mi hanno molto aiutato: ho lavorato anche con Damien Jalet che ha studiato più regia che coreografia. Sono stato fortunato ad essere circondato da persone che capiscono il teatro e coreografia e teatro insieme, che è un potenziale per fare l'opera. L'opera è un po' la sintesi di tutte queste arti.
Il fatto di non comprendere il sanscrito, la lingua dell'opera, ha paradossalmente prodotto l'effetto di concentrarsi e gustare tutto della messa in scena: lei aveva pensato a questo aspetto?
Sì. Molto spesso, prima di creare un'opera, io lavoro su musiche antiche di diverse culture (coreana, giapponese, corsica). Ho l'abitudine di lavorare su musiche e canti venuti d'altrove che il pubblico non comprende. Come in questo caso, abbiamo potuto accompagnarlo dentro un'emozione senza essere tutto il tempo appresso alla parola. La musica è ripetitiva e le parole ritornano come dei mantra, una sorta di filosofia che si cerca di imparare, che forma dei cicli ripetitivi, preghiere che si imparano, ritornano fino a quando non le si comprende. Giovanni Zambito.
Foto Opera: © Koen Broos

"Satyagraha" di Philip Glass

Team

Conductor
Koen Kessels
Director and choreography
Sidi Larbi Cherkaoui
Set
Henrik Ahr
Costumes
Jan-Jan Van Essche
Lighting
Roland Edrich
Chorusmaster
Jan Schweiger

Cast

Gandhi
Peter Tantsits
Ms. Naidoo
Tineke Van Ingelgem
Ms. Alexander
Raehann Bryce-Davis
Kasturbai
Rihab Chaieb
Prince Arjuna
Denzil Delaere
Lord Krishna
Justin Hopkins
Ms. Schlesen
Mari Moriya
Mr. Kallenbach
Robin Adams
Parsi Rustomji
Justin Hopkins
Orchestra
Symfonisch Orkest Opera Vlaanderen
Chorus
Koor Opera Vlaanderen
Dancer

Stephanie Amurao
Nick Coutsier
Jason Kittelberger
Georgios Kotsifakis
Joseph Kudra
Elias Lazaridis
Nicola Leahey
Josepha "Princess" Madoki
Robbie Moore
Shintaro Oue
Oscar Ramos
Kazutomi "Tsuki" Kozuki
Kei Tsuruharatani
Patrick Williams Seebacher (Two Face)
Pol Van den Broek
Ema Yuasa
Coproduction with Theater Basel and Komische Oper Berlin

Gianluca Corrao, "Il traguardo" il nuovo video del cantautore

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Dopo l'album "Parte di me", uscito nel 2017, ecco dal 26 Ottobre nelle radio italiane "Il Traguardo", il singolo, già disponibile nei principali digital store, che segna il ritorno dell' artista genovese Gianluca Corrao.
Questa volta la produzione è stata affidata a Francesco Ciccotti, noto producer che ricordiamo anche come autore per Francesco Guasti al Festival di Sanremo.
"Il traguardo" parla di tutte le volte in cui ci prefissiamo un obiettivo, dimenticandoci di quanto, l'unica cosa importante sia correre tenendo la mano delle persone che amiamo. Parla di famiglia, di speranza, di sincerità.

"Al termine di ogni strada esiste un traguardo ma ognuno è libero di scegliere il proprio".

Molto attivo sui social, Gianluca Corrao vanta anche migliaia di visualizzazioni in tutti i suoi videoclip, questo a confermare il grande seguito del cantante ligure.

VIDEO

Gianluca Corrao - Il traguardo

Link https://youtu.be/F-rBqm-4Sk8

GIOVANNI ANZALDO IN SCENA CON “THE DEEP BLUE SEA”, ACCANTO A LUISA RANIERI, DIRETTO DA LUCA ZINGARETTI

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L’attore di origini piemontesi Giovanni Anzaldo continua a dividersi tra cinema e teatro e, dopo essere stato diretto diretto dai più importanti registi come Paolo Virzi, Giovanni Veronesi e Valerio Mieli, è pronto a misurarsi con una nuova attesissima avventura sul palcoscenico: è tra gli interpreti  di “The Deep Blue Sea”,che sarà in scena nella prestigiosa cornice del Teatro Argentina di Roma, da martedì 20 novembre fino a domenica 2 dicembre.
I ruoli scelti da Anzaldo nel corso della sua carriera sono sempre stati molto complessi, con un vissuto travolgente e non ne è da meno il personaggio che lo vedrà interagire con Luisa Ranieri, in questo suo ultimo progetto diretto da Luca Zingaretti.

The Deep Blue Sea è una straordinaria storia d’amore e di passione; una riflessione su cosa un uomo o una donna sono capaci di fare per inseguire l’oggetto del loro amore.
È una pièce sulle infatuazioni e gli innamoramenti che sconvolgono mente e cuore; l’amore folle che tutto travolge, a cominciare dal più elementare rispetto di se stessi. Cosa siamo capaci di fare per inseguire l’oggetto del nostro amore? E com’è possibile che, pur di raggiungerlo, siamo disposti a sacrificare qualunque cosa? E’ una storia di strade perse e ritrovate, di fatalità e indeterminatezze che risolvono, ma, soprattutto, una storia sulla casualità delle vite umane. Rattingan disegna personaggi di potenza straordinaria e forza assoluta. In mezzo a loro emerge, come una regina, la protagonista femminile Luisa Ranieri, nei panni di Hester Collyer Page, che incarna l’essenza stessa della capacità di amare, resistere e rinascere delle donne. La storia, che si svolge durante l’arco di un’unica giornata, inizia con la scoperta, da parte dei suoi vicini di appartamento, del fallito tentativo di Hester Collyer di togliersi la vita con il gas. La donna ha lasciato il marito, facoltoso e influente giudice dell’Alta Corte, perché innamorata del giovane Freddie Page, interpretato da Giovanni Anzaldo, un contadino, ex pilota della Raf, ormai dedito all’alcool. La relazione, nata sull’onda della passione e della sensualità, si è, però, andata raffreddando. Le difficoltà economiche, visto che Freddie è da tempo disoccupato, e le differenze di età e ceto hanno logorato il rapporto, lasciando Hester sfinita e disperata.

Foto di di Fabrizio Cestari

The Deep Blue Sea
di Terence Rattigan

Regia Luca Zingaretti
con Luisa Ranieri
e con in o. a. Maddalena Amorini, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani
Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa, Giovanni Serratore

Scene Carmelo Giammello
Costumi Chiara Ferrantini
Musiche Manù Bandettini
Luci Pietro Sperduti



TEATRO TORDINONA, LA COMPAGNIA ENTER PRESENTA “OTTO SESSANTA E FAMIGLIA” DAL 22 AL 25 NOVEMBRE 2018

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Un intelligente, divertente e a tratti esilarante omaggio al Sessantotto. La Compagnia Enter presenta dal 22 al 25 novembre  2018 al Teatro Tordinona la commedia di Serena Renzi “OTTO SESSANTA E FAMIGLIA”, con Luca Milesi, Ilario Crudetti, Maria Concetta Liotta e Serena Renzi, regia di Luca Milesi.

“Che cos’è il famoso ‘68’? cosa ci ha lasciato? - afferma il regista dello spettacolo Luca Milesi- ma soprattutto lo abbiamo capito? Domande a cui non c’è una sola risposta, ma per fortuna c’è lui: il signor Otto Sessanta!
Dubbi, sconcerti, riflessioni, ossessioni ed eredità del periodo “rivoluzionario”, riviste attraverso gli occhi di un impigrito autista dell’atac a Roma che incarna ciò che è rimasto di quel periodo. Sembra sconfitto, il signor Otto Sessanta, proprio nei suoi cinquant’anni e la sua famiglia di certo non gli solleva lo spirito.
La moglie, con ansia da prestazioni e nevrosi multiple, lo incolpa di tutto e allo stesso tempo non può dimenticarlo e DEVE festeggiarlo ad ogni costo.
L’amico parassita, che trova il modo di adeguarsi ai tempi e vorrebbe convincerlo ad “aggiornarsi”.
L’amante, femminista ad oltranza, che vive di monologhi deliranti all’insegna del “maschio sporco sciovinista”
Il figlio virtuale, che ha preso troppo alla lettera il 18 politico.
Sullo sfondo la città di Roma che fu teatro di tante battaglie, con le sue eterne buche arrabbiate.
Così Otto, alla guida del suo 280, compie lo zig zag quotidiano fra apparizioni rivoluzionarie e le stramberie di tutta quella gente che, dopo aver frainteso il suo pensiero, ora non perde mai occasione per incolparlo di tutti i mali del mondo.
Ma è pur sempre il suo compleanno e bisogna per forza festeggiarlo… e non si dica che noi italiani non celebriamo le ricorrenze importanti (anche se non ne ricordiamo più il motivo)!
Un testo che vuole essere sarcastico, scanzonato e senza paura di ironia e autoironia, che vuole toccare col sorriso un decennio dalle potenzialità forse ancora inespresse”.


Ufficio stampa brizzi comunicazione 3345210057

"OTTO SESSANTA & FAMIGLIA"
di Serena Renzi, regia Luca Milesi.
Con 
Ilario Crudetti
Maria Concetta Liotta
Luca Milesi
Serena Renzi

Teatro Tordinona, Via degli Acquasparta n.16 (Centro. Lungotevere zona P.zza Navona)
Tel: 067004239
Intero euro 15 + 3 tessera
Ridotto euro 10 + 3 tessera
Da giovedì a sabato ore 21
Domenica ore 18.00

DANIELE PECCI NE “IL FU MATTIA PASCAL” AL TEATRO TOR BELLA MONACA DAL 23 AL 25 NOVEMBRE, REGIA DI GUGLIELMO FERRO

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Un week end da non perdere quello dal 23 al 25 novembre al Teatro Tor Bella Monaca.
Daniele Pecci porta in scena IL FU MATTIA PASCAL, regia di Guglielmo Ferro. Di Luigi Pirandello, adattamento Daniele Pecci e Guglielmo Ferro, con Daniele Pecci, Rosario Coppolino e con Giovanni Maria Briganti, Adriano Giraldi, Diana Höbel, Marzia Postogna, Vincenzo Volo. Costumi Francoise Raybaud, musiche Massimiliano Pace. Arca Azzurra Teatro, La Contrada Teatro Stabile di Trieste e ABC Produzioni.
Mattia Pascal vive a Miragno, immaginario paese della Liguria. Il padre, intraprendente mercante, ha lasciato alla famiglia una discreta eredità, che presto va in fumo per i disonesti maneggi dell’amministratore, Batta Malagna. Per vendicarsi, Mattia ne compromette la nipote Romilda, che però poi è costretto a sposare, ritrovandosi anche a convive re con la suocera, che lo disprezza. La vita familiare è un inferno, umiliante il modesto impiego nella Biblioteca Boccamazza. Mattia decide allora di fuggire per tentare una vita diversa. A Montecarlo, dove vi ce alla roulette un’enorme somma di denaro, legge per caso su un giornale della sua presunta morte. Ha finalmente la possibilità di cambiare vita. Col nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si stabilisce a Roma come pensionante in casa del signor Paleari. S’innamora della figlia di lui Adriana e vorrebbe proteggerla dalle mire del losco cognato Terenzio. Ma si accorge che la nuova identità fittizia non gli consente di sposarsi, né di denunciare Terenzio, perché Adriano Meis per l’anagrafe non esiste. Architetta allora un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tor nato a Miragno dopo due anni nessuno lo riconosce e la moglie è ormai risposata e con una bambina. Non gli resta che chiudersi in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla tomba del Fu Mattia Pascal.

venerdì 23 e giovedì 24 novembre ore 21
domenica 25 novembre ore 17.30


BIGLIETTI
intero 10,50 Euro
ridotto 8,50 Euro

IL SALTO NEL FUOCO

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Nella prima giornata di collocamento del Btp indicizzato all’inflazione sono stati raccolti solo 481,3 milioni di euro. In altre occasioni in un giorno sono stati raccolti fino a 16,8 miliardi.

Che succede? Ricapitoliamo insieme, che non fa male:

I famosi "mercati" non sono "gli gnomi cattivi che ce l'hanno con l'Italia": siamo noi. E cioè io, voi, la zia Ciccina e tutti quelli che cercano di gestire al meglio i propri soldi: molti o pochi, spesso pochissimi e risparmiati con fatica. 

La gente sceglie un idraulico, un medico, un avvocato, un'agenzia di viaggi o una banca basandosi sulla fiducia, no? Allo stesso modo, compra i Btp italiani o i Bund tedeschi o i Bonos spagnoli in funzione della solidità del Paese che li emette. Se la fiducia in un Paese cala, il tasso offerto (o se preferite il famoso "spread" che, senza entrare nei dettagli, è più o meno la stessa cosa) deve essere maggiore, perché la gente diventa riluttante a comprare il debito di quel paese, e per allettarla bisogna offrire condizioni migliori degli altri. Purtroppo il paese che colloca il suo debito a tassi più alti, come l'Italia, deve poi usare le proprie risorse economiche per pagare gli interessi anziché per fare ponti e strade, e fornire ai cittadini istruzione, sanità, servizi sociali.

E quindi la fregatura la prendono i cittadini; e non solo quelli che hanno i soldi (ma non quelli che ne hanno tantissimi, perché loro sanno come metterli in salvo); ma, principalmente, quelli meno abbienti, perché soprattutto su di loro si scaricheranno i risparmi sulla sanità pubblica, sulle scuole e sui servizi sociali. E se lo Stato non spenderà in attività produttive, e anzi aumenterà le tasse per ripagare i debiti, il lavoro mancherà ulteriormente. Non solo perché lo Stato non investirà, ma anche perché l'aumento delle tasse scoraggerà chi ha un reddito dallo spendere; ci penserà due volte prima di andare in pizzeria, comprare un vestito o un paio di scarpe, e questo porterà alla riduzione dei posti di lavoro nelle pizzerie, nei negozi eccetera. La mancanza di lavoro appesantirà i conti del sociale e delle famiglie che si troveranno sulle spalle componenti disoccupati. Un avvitamento inarrestabile e autoalimentato.   

Quali sono i segnali di cui avere paura?

Lo spread che cresce, naturalmente. E quando i mercati, nonostante lo spread aumentato, comincia a non comprare più il debito. ESATTAMENTE QUELLO CHE È AVVENUTO IERI.

E adesso che succederà? Ovvio: a meno che, per un miracolo, l'Italia cominci a ispirare fiducia facendo marcia indietro sulle impossibili spese promesse, ci toccherà aumentare ancora i tassi. E fino a che punto potremo sostenerli? Beh... 

...Avete presente l'Argentina?

Amici miei, qui non si tratta più di scherzare col fuoco:  mi sa che ci stiamo saltando dentro.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

INES TROCCHIA TRA LE MODELLE ITALIANE PIÙ SEGUITE SUI SOCIAL

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La popolarità di Ines Trocchia è in crescita. Sempre più richiesta da fotografi e riviste patinate di tutto il mondo, è anche una delle modelle più seguite sui social, in particolare su Instagram.
Un bel successo, che conferma il suo status di influencer, apprezzata dal pubblico maschile che non può fare a meno di rimanere incantato dalla sua prorompente bellezza, ma anche da quello femminile che ama la sua spontaneità.
“Sono felice di sentire tutto questo sostegno e farò sempre il possibile per rimanere in contatto con le persone che mi seguono e mi supportano, infatti per quello che riesco cerco di rispondere ai messaggi e commenti”.
Intanto Ines continua ad avere un rapporto privilegiato con la tv e il mondo del calcio. Recentemente è stata nuovamente ospite di Tiki Taka (la celebre trasmissione calcistica di Italia 1 condotta da Pierluigi Pardo, che le è anche dedicato un video con le sue foto più belle), dove ha avuto modo di parlare ancora una volta della sua squadra del cuore ovvero l'Inter.

Chi è Ines Trocchia

Nata a Nola (in provincia di Napoli) 23 anni fa, è modella e conduttrice.

Dopo essersi diplomata al Liceo Scientifico, inizia a lavorare nel mondo della moda diventando il volto di alcuni brand.

A 19 anni decide di trasferirsi a Milano, dove non si limita a posare per varie riviste internazionali, ma esordisce anche in tv con “In Forma”, programma di Canale 5 condotto da Tessa Gelisio (2014).

Nel 2015 partecipa a “Sapore di Mare”, in onda su Rai 1, per poi avvicinarsi allo sport. Tra il 2017 e il 2018 è infatti present nei programmi dedicati al Calciomercato, sia su Rai Sport e Rai 2 che su Sportitalia, oltre che a Tikitaka su Italia 1.

Sempre molto ricercata come modella, è stata definita da PlayBoy Italia “una bellezza da copertina”, mentre l'edizione messicana di Maxim l'ha incoronata “nuova Pin Up italiana”. Invece il mensile FHM Spagna le ha dedicato un servizio di ben sei pagine dal titolo “Ai tuoi piedi, Ines”.

Ha poi posato anche per GQ Italia e Messico, Maxim Australia, Playboy Portogallo (dove ha ottenuto la copertina) Panorama, ForMen, Esquire (nelle edizioni di Singapore e Malaysia) e persino Sport Illustrated (solo per citarne alcune).

È stata scelta come testimonial da diversi brand: da Pin Up Star (costumi da bagno) a Rocco Barocco, da Chateau d'ax alla nota linea di capelli Cotril.

YDALIA SUAREZ, L'EP DAL SUONO LATINO

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Quando diversi anni fa la cantante ed attrice cubana Ydalia Suarez lasciò l’Italia , lo fece con la promessa che sarebbe tornata.

Oggi a distanza di molti anni Ydalia mantiene quella promessa e si ripresenta al pubblico italiano con un nuovo singolo dal titolo MARRON GLACE’, con un nuovo spettacolo live
Sinceramente durante questi anni di lontananza dall’Italia in una occasione l’abbiamo rivista ed è stato quando sotto la guida del regista Claudio Fragasso è stata chiamata per prendere parte come protagonista femminile nel film “ LA GRANDE RABBIA “.
 La sua carriera di cantante ha visto in questo ultimo periodo raccogliere consensi in Sud America ed ovviamente nella sua terra d’origine “ CUBA “, ma non per questo ha dimenticato l’Italia che considera la sua seconda patria.
Dotata di una sensualità innata e di una carica emotiva inesauribile con il suo nuovo brano “ MARRON GLACE’ “ in cui si avvale della partecipazione di “MOTIVOLOKO “ ,progetto del dj e musicista torinese Anthony Louis (che ha arrangiato il brano nei suoi studi della MILKREC) promette di allietarci il periodo invernale  con atmosfere e ritmiche caraibiche ma non solo …
Ydalia è impegnata in studio per la realizzazione di un E.p. dal sapore latino ma ricco di contaminazioni stilistiche musicali .

Link video: https://www.youtube.com/watch?v=QBmPSqvqgR8

LIGGENNI, nuovo album di Mimì Sterrantino e Marco Corrao: 8 inediti per 8 leggende del messinese

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Principesse, mostri, diavoli, licantropi, sirene e elefantini bianchi. Questo è “Liggenni” il nuovo disco di di Mimì Sterrantino e Marco Corrao, musicisti e cantautori del messinese, uno dell’area jonica e l’altro di quella tirrenica.

Otto inediti per otto leggende che arrivano proprio da questa terra crocevia di due mari e due anime, che raccontano la Sicilia tra esoterismo, misticismo e paganesimo. I brani attingono a storie della tradizione scritta ma soprattutto a quella orale, quelle che ancora oggi i nonni raccontano.

Tutto questo fa di “Liggenni” un’operazione documentale sospesa tra passato e presente: dal passato prende la tradizione del racconto, quella dei cantastorie, dal presente l’approccio musicale. Sì, perché l’approccio compositivo si discosta volutamente dallo stilema classico siciliano andando ad incontrare sonorità blues e country. Il risultato è una perfetta fusioni di mondi folk, dove mandolino, tamburello siciliano, chitarra battente,  percussioni africane e fiati della bande di paese convivono con la chitarra acustica e il banjo. "In fondo – scrive nella sua prefazione all’opera l’etnomusicologo Mario Sarica - quest’ultimo non è così lontano dalle sonorità dell’antico e dimenticato colascione siciliano (liuto a manico lungo di origine turca)”.

Sempre Mario Sarica, che delle tradizioni è custode e studioso (essendo anche fondatore e curatore scientifico del Museo Cultura e Musica Popolare dei Peloritani, nato per  ricostruire la lunga e complessa vicenda organologica dello strumentario musicale popolare),  identifica in questo lavoro di Sterrantino e Corrao proprio l’innovazione della cultura musicale classica. “Il loro approccio alla materia poetico-musicale siciliana – scrive, raccontando questo disco - evita il “già detto” e “ascoltato”, per riscoprire e rivitalizzare lo spirito creativo e affabulante dell’antica parola siciliana nella forma narrativo-musicale della leggenda. Nel loro cantare e suonare siciliano, a me pare di cogliere una purezza di spirito rara, che irradia un luminoso blues dai colori siciliani”.

Il disco esce in distribuzione digitale e in vinile a tiratura limitata.

                                              

LIGGENNI traccia dopo traccia (guida all’ascolto)

 1)    A principissa

Si narra di una Principessa mediorientale di nome Sicilia, costretta a lasciare la propria terra per sfuggire ad una maledizione lanciata dal mostro Greco-Levante che l’avrebbe uccisa all’età di 15 anni. Per salvarle la vita, il padre la mise su una barca e l’affidò al mare. Approdata su un' isola semi-deserta, incontra un ragazzo,  unico superstite di una grave epidemia che aveva sterminato la popolazione, ed insieme ripopolano quella terra che in onore della principessa fu chiamata proprio Sicilia.



2)    Mori senza cruci

Questa più che una leggenda è la descrizione dell'antico rito pagano della "ammazzatina du porcu". Racconta il paesaggio bucolico del 600 siciliano con i suoi personaggi: c’è Za Pina a surda, Don Sarinu, Turi u zoppu… figure tipiche delle campagne nebrodensi che sembrano uscite dai film di Ciprì e Maresco.

Ma cosa succede? Il maiale che non ha paura dell'uomo che va per ucciderlo, gli chiede: “Dimmi chi è, chi ti ha portato fin qui. Dimmi chi sei…”. Ma lui lo sa, il suo destino è quello di subire una macabra esecuzione; morire senza una croce, perché ad accompagnarlo verso la fine saranno solo riti pagani e propiziatori.

3)    Gli schiavi del Sirina

Racconta di fantomatiche sirene che risalendo il torrente Sirina, nel territorio di Castelmola, rapivano i giovani siciliani richiamati dal loro canto in un abbraccio mortale. I giovani che si addentravano nella vallata non avrebbero più fatto ritorno a casa.



4)    Rusulè

E’ la leggenda di un’assassina di nome Rosalia, Rusulè in siciliano, una vecchina vestita di stracci, che usciva di notte dal bosco incantato della SIRETA, territorio di NASO piccolo paese della provincia Tirrenica di Messina, con una falce in mano ad uccidere qualunque essere vivente le capitasse a tiro. 

5)    A truvatura

“A truvatura”, in siciliano il TESORO ed in particolare il tesoro di Monte Scuderi, tra Rocca Lumera e Fiume Dinisi nella provincia Jonica messinese. La leggenda racconta come arrivare al tesoro, dei riti da compiere per far sì che venga alla luce.

Si dice che la storia sia nata in seguito a casuali ritrovamenti di scrigni risalenti probabilmente alle dominazioni arabe del 900, quando, in preda al terrore delle razzie, i paesani nascondevano i loro averi sotterrandoli nelle campagne.



6)    A rutta du diavulu

Una grotta nel comune di Galati Mamertino che sembra essere la porta dell' inferno. Mai passare davanti alla grotta senza un po’ di acqua santa in tasca.

Questa storia viene  raccontata ai bambini per dissuaderli dallo scappare di casa nelle ore notturne. Nella zona tra Galati Mamertino e Longi, nel cuore del Parco dei Nebrodi, esiste una Grotta da sempre conosciuta con il nome de "La Grotta del Diavolo": si narra che un mostro con gli occhi gialli, tre monconi, due denti aguzzi, uscisse dalla grotta ogni notte in cerca di donne e bambini da catturare e portare nel regno di Satana. Una notte, durante le feste di Natale, il mostro uscì dalla grotta e rapì il bimbo che in uno dei classici presepi viventi siciliani impersonificava Gesù. Un giovane del paese si calò nella grotta con un coltello per salvare il bambinello.

Come finì la storia non si può dire, è solo dato sapere che Saruzzu, questo il nome del salvatore,  era molto coraggioso e non aveva paura nemmeno del Diavolo.



7) I lupinari

I Lupinari sono i lupi mannari di Castelmola nella contrada di Lupinaria nome di un piccolo borgo vicino Taormina. Il brano narra di scorribande notturne ed uccisioni misteriose nei primi dell' 800.

Tante le versioni dei racconti su questi  stregoni mutaforma. Nella versione di Castelmola si tratta di strani personaggi originari della Contrada Luppinaria che pare si tramutassero in grossi porci nelle notti di plenilunio e che scendessero al centro del paese seminando il panico tra gli abitanti che, per farli ritornare alle sembianze umani, dovessero pungerli con un bastone di castagno chiamato “ugghiata”.



8) U jancu lifanti

La leggenda è quella di un elefantino bianco che ritrovava i bambini dispersi, rapiti da contrabbandieri senza scrupoli per poi essere utilizzati come schiavi nelle miniere o nei campi da arare. E’ una storia di tradizione orale che in genere si raccontata ai piccoli per farli addormentare.

Si narra che all'inizio dell'800 una presenza benevola si aggirasse negli antichi borghi sparsi tra i comuni di Naso e San Marco d'Alunzio. Era quella “du Jancu Lifanti”, l'elefante bianco. In Sicilia il mito dell' elefante nano presente sull'Isola trova riscontro, oltre che nelle storie tramandate oralmente, anche nel ritrovamento di alcuni fossili di elefante.

La leggenda parla del piccolo Micu, Domenico, un bimbo di poco più di un anno di età, disperso tra le campagne nei pressi dei borghi antichi. Tutti lo cercarono invano, ma l'elefantino bianco era riuscito a trovarlo ed a riportarlo a casa.  



CREDITI

Mimì Sterrantino: voce, mandolino, banjo tenore, chitarra classica,

chitarra battente, tromba, marranzano

Marco Corrao: voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, slide, ukulele

Davide Campisi: tamburi a cornice, percussioni

Flavio Gullotta: contrabbasso, piano

Ospite

Daniele Zappalà: fiati (A Principissa)

Arrangiamenti di Mimì Sterrantino e Marco Corrao

Registrato presso RecOnBlack Studio S. Teresa di Riva (Me) nel febbraio 2018

Mixaggio e mastering di Ottavio Leo

Foto di Andrea Nunzio

Disegno di copertina di Mimì Sterrantino

Progetto grafico di Giampaolo Nunzio

Veneretta Records.

Sponsored by Mare d'Amare, Capo d'Orlando Marina, Crossroad Club.



BIOGRAFIE

Domenico Sterrantino, detto Mimì, nasce nel gennaio del 1984 sulla sponda di un ghiacciato fiume della Svezia del nord, ma solo dopo pochi mesi si trasferisce sulla calda costa della Sicilia orientale a Castelmola, ridente paesino arroccato sopra Taormina. Dal padre, cantautore folk, assorbe la passione per la musica e per la chitarra: dalla madre, svedese, prende quel tocco cosmopolita che gli permette di affiancare alla passione per la musica dei cantautori folk siciliani, l'amore per la musica internazionale. Passa ore ed ore ad ascoltare di tutto: dal rock al balcanico, dai canti popolari al blues, dalla world music ai cantautori italiani e americani. A diciannove anni inizia a comporre brani suoi, rielaborando le influenze musicali in maniera originalissima, dando vigore alla sua composizioni con la sua voce calda e profonda.

I suoi brani vibrano dello spirito contestatario della migliore tradizione cantautoriale italiana, della poesia dei grandi, della magia creativa di una mente pura schierata contro gli obbrobri della società contemporanea e di mondi e avventure fantastiche.     

Discografia:

Mimì Sterrantino (EP) 2007

Spengo il televisore - Mimì Sterrantino & Gli Accusati 2012

Un lupo sul divano - Mimì Sterrantino & Gli Accusati 2015

L'Amedeo + Il baule - Mimì Sterrantino & Gli Accusati (Singolo + bootleg) 2016

La ricerca del Blues - Mimì Sterrantino & Gli Accusati 2017

Liggenni - Mimì Sterrantino e Marco Corrao 2018



Marco Corrao, classe '81, cantautore, musicista e produttore artistico, nasce musicalmente in Sicilia alla fine degli anni 90. Ha collaborato con artisti come Eugenio Finardi, Moni Ovadia, Giuseppe Milici, Francesco Cafiso, Giorgio Rizzo, Michele Gazich, Pippo Guarnera.

Ha all'attivo 4 dischi ed un 5° in uscita prodotto da un tandem Italo-Americano con a capo Gabriele Giambertone e Jono Manson. Nel 2013 con i Delta Moon in un tour negli USA. Sempre nel 2013 diventa direttore artitico del Capo d'Orlando Blues Festival di cui ancora oggi cura le line up artistiche. Produce l'album Ciricò di Sara Romano, vincitore del Premio Ciampi. Collabora attivamente con Istituto Luce e con il regista sardo Giovanni Zoppeddu. È stato ospite della Festa del Cinema di Roma 2018 per la  produzione della colonna sonora del  DocuFilm Diario di Tonnara (Luce Cinecittà) insieme al compositore Gabriele Giambertone.  Ha prodotto, sempre nel 2018, uno spettacolo per RAI SICILIA, “Un brano a Testa 2.0” dedicato al cantautore Gianmaria Testa; il nuovo lavoro della cantautrice Sarà Roma Saudagoria in uscita nel 2019 e la colonna sonora del Film Bulli e Pupe (Luce Cinecittà/Titanus) di Steve della Casa e Chiara Ronchini ospite al Torino Film Festival 2018.

Palermo, il 29 novembre Lectio Magistralis di Italo Tomassoni per il ventennale della scomparsa del maestro Gino De Dominicis

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PALERMO. Il Polo Museale regionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, è lieta di ospitare Italo Tomassoni per una Lectio Magistralis che celebra il ventennale della scomparsa di Gino De Dominicis, promossa da Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018. 

Il Museo Riso di Palermo intende celebrare un grande artista italiano contemporaneo, forse il più grande artista della seconda metà del ‘900, Gino De Dominicis, ricordandolo a 20 anni esatti dalla sua scomparsa. A tal fine ha invitato Italo Tomassoni, quale interprete voluto e riconosciuto dal Maestro, autore di innumerevoli pubblicazioni su di lui e del ricco Catalogo Ragionato pubblicato da Skira nel 2011 con il quale ha posto la prima testimonianza storiografica organica e completa sull'opera del Maestro. Gino De Dominicis ha attratto e continua ad attrarre l'attenzione degli storici, dei critici e degli appassionati per la qualità altissima delle sue opere, il senso del mistero che ogni sua traccia trasmette e la complessità di penetrare il segreto profondo del suo messaggio.
Egli ha aperto varchi inauditi alla percezione del mistero della vita e del mondo ponendosi sospeso tra le altezze di un messaggio cosmico e l'oscurità infera del pianeta ove si è trovato ad abitare.
Nella sua lectio magistralis, Italo Tomassoni, profondo conoscitore storico dell’uomo, dell’artista e delle sue opere, ne traccerà al Museo Riso un profilo oltre la leggenda che aiuterà a conoscere da vicino un’autentica rivelazione della storia dell’arte.  

INFO

Sede: Palazzo Belmonte Riso
Corso Vittorio Emanuele, 365 - Palermo

giovedì 29 novembre – ore 17,30 Sala Kounellis


Artisti di strada

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Oggi avevo voglia di centro, anzi di Centro città. Mi sono così ritrovata in via Rizzoli, una via storica bolognese, sempre  pulsante di varia umanità e mezzi.

I negozi cominciano a vestirsi del rosso natalizio, le vetrine propongono magie con le loro palle innevate, strenne natalizie senza tempo, simboli di questa Festa che coinvolge grandi e bambini. 
I marciapiedi sembrano lottizzati da persone che ti tendono la mano, esibendo talvolta dei  cuccioli che suscitano la tenerezza e la pena dei passanti.
Alla fine della strada una vecchia latta, trasformata in un occasionale braciere, sta arrostendo le castagne, vendute in cartoccini il cui profumo stimola la gola e la salivazione.
Ad un tratto mi ritrovo in mezzo ad un crocicchio di gente ferma, ad osservare un giovane uomo, accovacciato che lavora di fino ad un cane, per la precisione un labrador, con accanto il suo cucciolo.
E’ davvero un’opera d’arte, curata nei particolari minuziosamente al punto che, come me, tanti altri avvicinandosi hanno creduto veri i due cani.
Colpivano gli occhi, lo sguardo dei due animali che dolci e buoni, sembravano guardarci con umana verità.
Mi avvicinai per vedere meglio e mi accorsi che la materia prima era la sabbia, che stava dando vita ad un capolavoro.
Ammirata e meravigliata, mi avvicinai al ragazzo che non parlava molto l’italiano, era dell’est Europa e non chiedeva nulla se non la nostra attenzione. Nessuno parlava e lui era incurante anche dei rumori del traffico o dei commenti che, inevitabilmente, suscitava l’opera che stava ultimando.
Non riuscii a non chiedere:« Come fai a portarlo con te, stasera?» 
Mi rispose:« Lo disfo per rifarlo domani altrove.»
Rimasi allibita. Tanto lavoro, esposto per ore ed ore al freddo pungente per essere disfatto!
Si, riflettei dopo, non aveva bisogno né di foto né dell’originale, l’arte era dentro di lui e riprodurla ogni giorno era il suo più piacevole compito.
Feci una foto con il mio cellulare mentre altri seguivano il mio esempio e mettemmo dei soldini nel piatto che era accanto ad Igor, questo era il suo nome, in segno di ringraziamento per avere deliziato i nostri occhi ma soprattutto fatto scaturire delle importanti riflessioni.
Ho capito che l’Arte non è solo quella che si espone nelle griffate gallerie, quella che è vista da intenditori e incomprabile dalla maggior parte di noi.
In quel pezzetto di strada, invece, prendeva vita una vera scultura, grazie alle mani capaci di lavorare la sabbia, quella che è stata per quasi tutti noi la materia prima dei nostri castelli da bambini, al mare.
Il talento di Igor non si paga, lo espone a tutti e questa sua grande generosità si rinnova tutti i giorni, con opere che nascono all’alba e muoiono al tramonto.
Egli vive di ciò che ama e sa fare e i suoi soggetti arrivano a tutti, senza limiti di età, di classe sociale e di prezzo. Igor è un vero artista, perché con il suo lavoro testimonia una grande verità, che l’Arte è di tutti.

Caterina Guttadauro La Brasca

Palermo, Paolo Battaglia La Terra Borghese e Tommaso Romani aprono i lavori del Gotha culturale nel capoluogo siciliano

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La sala Novecento del Joli, elegantissima residenza liberty in pieno centro a Palermo, ospiterà venerdì 23 novembre alle 16:30 i massimi esponenti della cultura palermitana moderati da Joey Borruso.
Il convegno degli intellettuali siciliani metterà in luce l’opera artistica del milanese Edoardo Dispenza dibattendo i contributi critici pubblicati dallaFondazione Thule in un volume al centro dell’attenzione generale. “L’opera di Dispenza– ha osservato Paolo Battaglia La Terra Borgese – non può essere considerata solo come documento di costume ma deve far pensare oltre l’attività figurata. È vero, peraltro, che quella realtà, nella sua scapigliatura, è ricreata in ogni dettaglio con perfetta aderenza al particolare, che gli oggetti, le persone, gli atteggiamenti esteriori sono propri di ogni soggetto a cui si riferiscono, e ne riflettono il carattere, la spiritualità ed anche l’atmosfera, ma è altrettanto vero che la sua opera ha in sé radicato un significato umano, morale e poetico che, come si conviene all’arte, trascende i limiti di tempo e di spazio della stessa realtà da cui promana, e, nel nostro caso, promana con aulica precisione pittorica. Lo si vede con esattezza chirurgica in due opere aimè non presenti in mostra e non riprodotti su questo libro curato egregiamente da Pietro Silano, una è ‘Ciclista’ e l’atra è ‘Ritmi moderni’. Da questi due inchiostri acquerellati(immagini reperibili nel web, n.d.r.) balzano autorevoli, evidenti e peculiari, qualità, doti e competenze tecniche ed estetiche: Dispenza, autentico, senza far passare lo strass per diamante, rivela una grande abilità in disegno, anatomia, proporzione, prospettiva, nella luce e nel colore, nel movimento dei corpi, nella rappresentazione dell’aria e dell’equilibrio e perfino nel dipingere la forza di gravità. È capace di pitturare le intenzioni del pensiero ed il pensiero assorto, relazionandoli mirabilmente in ogni particolare di tutto il dipinto, anche quando questo sia scevro di figura. Al riparo da ogni allitterazione per slanciare un personale tonalismo pittorico Edoardo Dispenza accoglie nelle sue figurazioni elementi pregnanti e attivi senza lasciarsi trascinare nell’eccesso del colore, e vi è un’assonante precisa alle colorazioni in ogni singola opera. Credo si tratti di un autodidatta – senza alcuna connotazione limitativa – tutt’altro! nel senso che trasmette capace le sue profonde emotività senza averle affidate alla scuola di alcuno. E, a leggere bene, si trova tra le opere un apprezzamento ripetuto più volte per un certo impastato d’amore per la sua terra di origine e per le sue antiche tradizioni, dove Dispenza traduce visibilmente, tattilmente, un sentimento dalle molte denotazioni che ne determinano il significato.”

Contributi di: Maria Patrizia Allotta, Gonzalo Alvarez Garcia, Giuseppe Bagnasco, Maurizio Massimo Bianco, Anna Maria Bonfiglio, Massimo Bonura, Francesco Maria Cannella, Antonino Causi, Crocus, Arturo Donati, Rita Elia, Giuseppe Fumia, Pasquale Hamel, Serena Lao, Vittorio Lo Iacono, Giovanni Matta, Vito Mauro, Giuseppe Pappalardo, Nicola Romano, Antonino Russo, Giovanna Sciacchitano, Giulia Sommariva, Giovanni Taibi, Maria Concetta Ucciardi.

I cento anni di Palazzo Montecitorio

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di Riccardo Bramante - Esattamente cento anni fa, il 20 novembre 1918, si tenne nel nuovo emiciclo rinnovato di Palazzo Montecitorio la prima seduta del Parlamento italiano alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando.
Una cerimonia commemorativa dell’evento è stata tenuta per l’occasione alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da mercoledì 21 fino al 25 gennaio il Palazzo sarà sede di una grande rassegna di arte, foto e storie parlamentari che ripercorreranno questi cento anni, visitabile anche dal pubblico.

Perché veramente complessa è la storia di questo Palazzo, iniziata nel 1653, con il progetto di Gian Lorenzo Bernini che ebbe l’incarico dal Pontefice Innocenzo X di costruire una residenza per la nobile famiglia romana dei Ludovisi su una periferica altura, il “Mons acceptorius”, così chiamato perché costituito per la gran parte dai materiali di risulta provenienti dai lavori del vicino Campo Marzio romano.

Ma i lavori furono presto interrotti e ripresero solo quasi venti anni dopo ad opera dell’architetto Carlo Fontana che ne modificò notevolmente il progetto originario conservandone solo la originale facciata convessa. Il Palazzo divenne in quel periodo sede della Curia Pontificia e del Dazio dello Stato Pontificio.

Con l’avvento del Regno d’Italia il Palazzo fu espropriato per essere destinato ad ospitare, appunto, la Camera dei Deputati. Fu peraltro necessario apportare altre notevoli modifiche che furono eseguite dapprima dall’ ingegnere Paolo Comotto e poi, vista la cattiva riuscita, si decise di affidare l’intero progetto all’architetto Ernesto Basile, esponente di primo piano del “liberty” italiano che costruì addirittura un nuovo edificio alle spalle dell’originale mantenendo sempre la parte frontale dell’edificio berniniano ma riducendo il cortile interno e le ali del Palazzo in modo da dare spazio ad un nuovo fabbricato al cui interno fu collocata l’Aula dove ancora oggi si svolgono le sedute del Parlamento.

Per gli interni il Basile si avvalse della collaborazione di ingegneri ed artisti tra i quali sono da ricordare Leonardo Bistolfi e Domenico Trentacoste che eseguirono diversi gruppi marmorei nella nuova parte posteriore del Palazzo, nonché di Aristide Sartorio autore del fregio allegorico dedicato alla storia del popolo italiano, composto da 50 tele realizzate con la tecnica dell’encausto, che riveste tutta la parte superiore dell’aula per una lunghezza di 110 metri.

A Giovanni Beltrami si deve, invece, lo stupendo “Velario” in vetro colorato e in stile liberty che illumina, come un lucernario, l’intera aula, mentre lo stesso Basile edificò il grande salone, oggi chiamato “Transatlantico” perché arredato con i tipici mobili propri delle grandi navi del primo Novecento.

Ma il Palazzo Montecitorio raccoglie anche una enorme quantità di dipinti e sculture nonchè opere d’arte moderna e contemporanea donate direttamente dagli artisti o acquisite a partire dagli anni Trenta; un vero museo, dunque, che vale la pena visitare.

Musica, Army torna col singolo "Un'anima sola"... delusa dalla realtà ma pronta a rimettersi in gioco

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Torna Armando Fusco, in arte Army, con un nuovo singolo inedito che esce in questi giorni intitolato UN'ANIMA SOLA, di cui è anche autore: l'arrangiamento è a cura di Mauro Perrotti alias DJ MAURO FIRE, un DJ molto quotato. 

"Si tratta - dichiara il cantautore a Fattitaliani -  di un brano elettropop nel quale descrivo la mia anima solitaria, delusa dal reale ma pronta a rimettersi in gioco... sono stati anni fiddicili questi ultimi per me: ho perso in sei mesi entrambi i genitori e faccio difficoltà a trovar lavoro nonostante abbia ripreso a studiare, ho fatto dei Master importanti".
E continua: "La musica, l'arte mi fanno molta compagnia, allietano le mie giornate. Colleziono sempre molta musica, sono un nostalgico però, amo le sonorità degli anni '80 con cui sono cresciuto e continuo a pensare che artisti a tutto tondo come Loretta Goggi, la Carrà o Mina non ce ne sono più. 
Parlo spesso di solitudine perché in fondo sono un essere molto concentrato su me stesso, molto introverso e amo stare in mezzo alla Natura sempre.. la gente mi piace poco, ho sempre avuto problemi a relazionarmi, sono troppo autentico per accettare la falsità e questo lo descrivo anche nel mio nuovo pezzo. 
Ma bisogna crescere e imparare a fare tutto nella vita, anche accettare il prossimo vicino e se non ci piace imparare a stare da soli".

MASSIMO DI CATALDO, il 23 dicembre live all’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA di ROMA con l'inedito spettacolo "TALE E...NATALE"

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MASSIMO DI CATALDO, tra i protagonisti della trasmissione tv “Tale e Quale Show”, ha deciso di fare in anticipo un regalo di Natale a tutti i suoi fan!
Domenica 23 dicembre, alle ore 18.00, si esibirà all’Auditorium Parco della Musica di Roma (Teatro Studio Borgna) con l’inedito spettacolo “TALE E…NATALE”. Un’occasione unica per ascoltare dal vivo le canzoni interpretate nel corso dello show televisivo di RaiUno e ripercorrere la carriera di un artista che ha scritto pagine importanti della musica italiana!

Dal suo primo brano, “Io sto sbroccando per te”, che gli è valso la finale al Festival di Castrocaro del ’93, passando per gli immancabili successi musicali “Come sei bella”, “Che sarà di me”, “Con il cuore” e, non da ultimo, “Se adesso te ne vai”, che nel ’96 ha consacrato il debutto di Di Cataldo nella sezione Big del Festival di Sanremo. Una carriera costellata di premi e riconoscimenti, come i tre dischi di platino per l’album “Anime” e il disco d’oro per “Dieci”.

Massimo Di Cataldo sarà accompagnato anche in quest’occasione dalla sua rodata rock band, che ha condiviso con il cantautore i palchi più importanti d’Italia e non solo.

Tra gli ospiti della serata Andrea Agresti, Antonio Mezzancella, Guendalina Tavassi, Raimondo Todaro e Matilde Brandi, suoi compagni di viaggio nell’esperienza televisiva Rai di “Tale e Quale Show”. E ancora, molte sorprese a scaldare il cuore del pubblico affezionato, che dalla metà degli anni ’90 è cresciuto in compagnia della sua musica.

Sito ufficiale: WWW.MASSIMODICATALDO.NET


MASSIMO DI CATALDO “TALE E…NATALE”
ROMA, AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA (Teatro Studio Borgna)

23 dicembre 2018 - ore 18.00

 

Ingresso: € 15.00 + d.p.

Circuito di prevendita: Ticketone.it
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