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Palermo, Attività di recupero per i giovani del circuito penale Malaspina

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"Guida sicura", "Formazione velica" e  “Laboratorio sportivo Pugilato/Muay thai” tra i progetti più innovativi

Il 25 ottobre 2018 si è concluso il progetto Giovani Leader, finanziato dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e realizzato a Palermo presso il Centro per la Giustizia Minorile per la Sicilia, complesso Malaspina, che ha visto aderire oltre 50 giovani (14-21 anni) del circuito penale in carico agli Uffici del Centro di Palermo.
La Conferenza Stampa di chiusura si terrà Giovedì 25 ottobre 2018, alle ore 11:00, presso l’Aula Puglisi dell’Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni di via Francesco Cilea 26 C, e presenterà al pubblico i risultati ottenuti dal progetto.

Il progetto si è sviluppato su diverse Azioni finalizzate al recupero dei ragazzi coinvolti. Tra le iniziative più innovative e significative vanno segnalate:

L’Azione “Guida Sicura”, innovativa a livello nazionale, ha visto partecipare 20 ragazzi, dei quali 11 hanno conseguito la patene di guida B. Per la prima volta in Italia sono stati organizzati dei corsi per conseguire la patente di guida all’interno degli Ufficio di un Centro per la Giustizia Minorile. L’Azione è stata condotta in collaborazione con un’Autoscuola di Palermo e con il coinvolgimento della Motorizzazione Civile di Palermo dove i ragazzi hanno tenuto gli esami per il conseguimento della patente di guida. Va detto che i ragazzi del circuito penale, molto spesso non hanno la possibilità di fare un corso e prendere la patente di guida. Avere conseguito questo obiettivo all’interno di un percorso di recupero e di fine pena, è stato certamente un risultato straordinario e di grande valore sociale e identitario.
L’Azione “Formazione velica”, ha visto partecipare 10 ragazzi che hanno acquisito le competenze e l’esperienza di base per andare in barca a vela e per far parte di un equipaggio velistico, quali quelli della Lega Navale Palermo Centro che ha gestito questa azione.
L’Azione “Laboratorio sportivo Pugilato/Muay thai”, condotto dal Maestro Nicola Caravello, ha visto partecipare 20 ragazzi, ed è stato un laboratorio finalizzato a far apprendere ai ragazzi come scaricare l’aggressività in modo positivo e sportivo, oltre a migliorare il loro autocontrollo e l’autostima.

Durante la conferenza stampa, si alterneranno i seguenti interventi:

Dott. Michelangelo CAPITANO, Centro per la Giustizia Minorile per la Sicilia.
Dott.ssa Adriana RAGUSA, Centro per la Giustizia Minorile per la Sicilia.
Dott.ssa Marinella PATTI, “La Conca d’ Oro” s.c. a r.l., Responsabile del Progetto.
Dott.ssa Ornella LONGO, “Azzurra” società cooperativa sociale, Responsabile Azione “Lavoro, Sport e Legalità”.
Dott. Vincenzo AUTOLITANO, “Lega Navale Italiana–Sezione Palermo Centro”, Responsabile Azione: “Formazione velica” 
Dott. Francesco TUZZOLINO, Associazione “Synapsis”, Tutor Laboratorio “Guida Sicura”.
Dott. Marco Antonio PERNICE, Associazione “Synapsis”, Responsabile “Ricerca Indagine”.
Dott.ssa Gabriella CATANZARO, Responsabile “Monitoraggio e valutazione”.
Maestro Nicola CARAVELLO, Tutor “Laboratorio sportivo Pugilato/Muay thai” 

Enti attuatori:
“La Conca d’Oro” società cooperativa a r.l. (soggetto capofila)
 “Azzurra” società cooperativa sociale
“Lega Navale Italiana – Sezione Palermo Centro”
“Synapsis” Associazione Culturale 


Parigi, Schiele-Basquiat: gemelli diversi in mostra alla Fondazione Vuitton

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di Riccardo Bramante - La Fondazione Vuitton ha organizzato nella sua sede di Parigi una originalissima mostra in cui vengono messe a confronto le opere di due geniali artisti aventi molti punti di contatto, non ultimo quello di essere scomparsi giovani: Egon Schiele, il ragazzo della Vienna “fin de siecle”, e Jean-Michel Basquiat, il giovane della New York underground degli anni Ottanta.

Ne risulta una presentazione simultanea dei due artisti che, non sovrapponendosi, ne mostra gli aspetti essenziali di rottura con le tendenze correnti nelle loro rispettive epoche.

A Schiele sono riservate le sale del piano terra della Fondazione, che raccolgono alcune delle sue prime opere realizzate ancora sotto l’influenza dello Jugendstil più puramente ornamentale, sulle orme di Gustav Klimt che gli aveva fatto conoscere i lavori di Van Gogh e della Secessione viennese: rappresentativa di questo periodo è la tela della “Danae”, che apre la mostra.

Ma ben presto Schiele si allontana da questo stile per pervenire ad un tratto tutto suo caratterizzato dalla distorsione dei corpi, dalla ricerca dell’introspezione dei personaggi ritratti e, in generale, da un senso tragico che emana da tutte le sue opere successive; indicativi al riguardo, tra quelli esposti, sono soprattutto i dipinti “Autoritratto con lanterna cinese”, “Ritratto di Edith Schiele”, moglie del pittore e il “Nudo femminile in piedi con tessuto blu”, tutte opere provenienti da diversi Musei d’Europa e degli Stati Uniti.

L’esposizione prosegue poi nei piani superiori con circa 120 opere di Basquiat che, come scrive il curatore della mostra Dieter Buchhart, ne ripercorrono la sua breve e pur intensa carriera iniziando dal famoso dipinto “Car Crash” del 1980, che ne ricorda l’incidente di cui fu vittima a soli otto anni per proseguire con le serigrafie, i collages ed assemblaggi successivi “che ne mettono in luce il suo inimitabile tocco, la sua utilizzazione di frasi e di locuzioni fino al ricorso alla poesia hip hop” con cui Basquiat rivoluziona la pratica del disegno e lo stesso concetto di arte, aprendo la strada alla fusione tra le più diverse discipline ed idee, anticipando in qualche modo la società Internet e le nostre attuali forme di comunicazione e pensiero.

Particolarmente significative, al riguardo, sono una dozzina di opere che esprimono la rabbia e la contestazione nei confronti di una cultura in cui risaltava l’assenza di artisti neri, rabbia e contestazione che si concretizza nella raffigurazione di grandi personaggi afro-americani come i pugili Sugar Ray Robinson, Joe Louis e Cassius Clay.

Da ricordare anche una serie di opere nate dalla collaborazione con Andy Warhol iniziata nel 1982 con il ritratto “Dos Cabezas” e proseguita con un insieme di disegni e serigrafie realizzate a quattro mani, fino a giungere alla sua ultima opera che chiude la mostra “Riding with Death” eseguita solo qualche giorno prima della sua morte avvenuta per overdose nell’agosto 1988.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 14 gennaio 2019.

Fattitaliani Intervista Gianluca Pomo, scrittore dall'anima eclettica: la creatività porta alla lungimiranza

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di Laura Gorini - Ama definirsi propositivo, testardo, concreto e pragmatico Gianluca Pomo.

Ossessionato dalla lettura di libri, riviste e quotidiani, dopo alcune esperienze di autore, ha pubblicato il suo racconto "Come l' antenna tra le nuvole" all' interno della raccolta " La vita vista da qui", edita da Morellini Editore, che raccogli i racconti dei partecipanti a uno splendido corso di scrittura creativa tenuto dalla scrittrice genovese Sara Rattaro che ha pubblicato lei stessa un suo racconto inedito all' interno dell' antologia.
Gianluca, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Gianluca, 34 anni, propositivo e testardo, concreto – talvolta fin troppo – e pragmatico. Lavoro nel campo energetico ma amici e moglie mi dicono io abbia un’anima piuttosto eclettica. Cantavo e scrivevo canzoni, sono amante della fotografia, dei viaggi qua e là per il mondo e sono ossessionato dalla lettura di libri, riviste, quotidiani e tutto ciò che pone l’accento sul valore della parola.
Credi che la parola, il Logos, oggi abbia davvero valore o che spesso sia usata a sproposito?
Il problema nasce proprio dal fatto che la parola ha sempre un grande valore ma anche un grande potere. Pertanto se abusata senza raziocinio è pericolosa o quantomeno fuorviante. Molteplici guerre o discriminazioni sono nate a causa di un errato modo di fare propaganda piuttosto che per atti scellerati o violenti. E anche oggi è la stessa parola mal utilizzata che spesso pretende di costruire una novità, uno scoop, che spesso finisce per rivelarsi una “fake news”. La parola però ci concede anche un utilizzo asciutto, profondo, adatto, lodevole, talvolta geniale. E allora sì che in quel caso è solo un meraviglioso supporto alla vita. 
Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
In realtà no, anche se le prime esperienze da autore sono state positive e quindi non ci poniamo limiti, dai, un po’ di sano ottimismo! 
Tu ci hai rivelato poco fa di avere già sulle spalle delle esperienze di autore... Ce ne vuoi parlare? Che ricordi hai di quel periodo?
Si inizia sempre con umiltà, immaginando che quanto tu scrivi possa essere un regalo per te più che per gli altri. Poi, se si è fortunati, si incontra qualcuno che punta su di te, appunto sulle tue parole, e ti concede di offrirle a un pubblico. Così è stato per me per la mia prima pubblicazione in cartaceo e in ebook; ho trovato un editore coraggioso che ha investito sul mio libro che si intitola "Viaggio dunque sono". Si tratta in sostanza di un romanzo in cui il protagonista ricerca nei viaggi in giro per il mondo – ne racconto cinque -  quella compensazione necessaria a causa della fine di una importante storia d’amore.
Una grande emozione ricevere in mano per la prima volta un mio libro, così come presentarlo ad alcune tra le più importanti fiere italiane e in un angolo dedicato anche al Salone del Libro di Torino. E ancora è di grande impatto vedere per la prima volta il mio volto su un giornale per “questioni letterarie” o online su una delle testate più popolari del web. Ricordi indissolubili e sorrisi sopresi.
Ma parliamo per una attimo di te come lettore: qual è stato lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi, chi è?
Ero un mangiatore di gialli da piccolo quindi direi Agatha Christie. Oggi ce ne sono svariati che mi piacciono particolarmente ma punterei l’accento sulla recente scoperta di un Paolo Sorrentino (sì, il regista!) scrittore che trovo personalmente notevole.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Ho sempre scritto. Nei temi alle scuole elementari scrivevo sempre più dei miei compagni e mi hanno premiato uno di questi in quarta elementare. Poi ho scritto canzoni e testi, lettere in grande quantità per motivazioni professionali, racconti e romanzi ora. Non credo sia mai nata la passione, mi permetto di dire che si trattava di qualcosa di latente, è sempre stata parte di me. 
Che cosa provi quando scrivi?
Quando scrivo immagino una vita parallela, una straordinaria finzione emotiva. Però ammetto che la vera emozione la provo rileggendomi e correggendomi, mi pare più naturale e motivo d’orgoglio, nel mio piccolo.
Ma che cosa ti ha spinto a partecipare a un corso di scrittura creativa?
Perché parto dal presupposto che chi partecipa sappia scrivere ma spesso non sappia narrare, la scrittura creativa aiuta a narrare mentre la creatività immagino debba essere stimolata. Per me è stato così.
Che cosa significa essere creativi?
Creare piccole storie su tutto ciò che vediamo con i nostri occhi, anche nel percorso da casa verso il nostro posto di lavoro.
E come si può applicare a tuo avviso la creatività nella vita quotidiana? Si può davvero farlo?
Immaginando. Ho la sensazione che, se usata con raziocinio, la creatività porti alla lungimiranza, al guardare sempre un po’ più in là del nostro naso.
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto contenuto nell'antologia "La vita vista da qui"?
Da episodi di vita vissuti. Ho ricreato uno spaccato in cui il vero nemico del protagonista non fosse la disgrazia, la sciagura, l’attentato ma fosse se stesso. I suoi errori, i suoi atti disdicevoli. Volevo provare a raccontare una storia da nuovo ma che raccontasse momenti di straordinaria quotidianità.
Con quali parole lo descriveresti?
Umano, dal ritmo incalzante. Una storia di ingiusta speranza.
Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?
È sempre una grande emozione. Non è la prima volta nel mio caso- come ho già detto prima- che prendo tra le mie mani un mio libro pubblicato ma farlo per Morellini e soprattutto per un libro di inequivocabile valore è davvero una grande emozione.
Sei amante anche delle nuove tecnologie e apprezzi anche gli e-book?
Leggo talvolta anche in e-book ma no, amante lo sono solo del libro cartaceo, non c’è dubbio! 
E ora, dopo questa nuova pubblicazione che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo altro?

Eccome. È un periodo particolarmente creativo. Uscirà nei prossimi mesi il mio secondo romanzo, sto terminandone un terzo e intanto mi sto cimentando in generi diametralmente opposti rispetto al romanzo. Insomma, sono fortunato. Pare che scrivere non mi dispiaccia proprio…

Fattitaliani intervista Maria Teresa Trucillo, un giovane talento letterario che ama i classici: Quando scrivo è l' unico momento in cui mi ascolto davvero

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di Laura Gorini - Si definisce logorroica quando le conversazioni toccano argomenti che trova interessanti oltre che una donna curiosa, la giovane scrittrice Maria Teresa Trucillo.

Il suo racconto "Unica"è stato pubblicato nella raccolta "La vita vistada qui" (Morellini Editore) che raccoglie oltre al suo altri otto racconti: sette di altri scrittori in erba come lei e uno che reca la firma della celebre scrittrice genovese Sara Rattaro che ha tenuto con loro un accattivante corso di scrittura creativa. Ed è stato proprio in seguito ad esso che avvenuta a distanza di mesi la pubblicazione del volume.

 Maria Teresa, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Il mio nome racchiude l’eredità familiare delle mie due nonne, Maria e Teresa. Sono sinologa e amo leggere più di quanto ami scrivere. Tendo alla logorrea nelle conversazioni che toccano argomenti che trovo interessanti. E -purtroppo- sono così curiosa da trovare interessanti la maggior parte degli argomenti.

Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
Credo sia un sogno così grande da non permettermi di pensarci seriamente senza farmi male.

Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi?
Bianca Pitzorno (anche se a lei non piacerebbe essere etichettata come “scrittrice per l’infanzia) in ex aequo con Roal Dahl. Oggi continuo a leggere tanto e le mie preferenze variano contestualmente al periodo di vita; ultimamente ho letto “Un eroe dei nostri tempi” di Lermontov e mi è piaciuto tantissimo. In generale, comunque, ho un debole sempreverde per i grandi classici di almeno 500 pagine e due secoli di vita.

Come è nata la tua passione per la scrittura?
Leggendo. E una volta capito che un 10 in italiano pareggiava un 5 in matematica.

Che cosa provi quando scrivi?
È l’unico momento in cui mi ascolto davvero.

Perchè partecipare a un corso di scrittura creativa?
Perché la scrittura è un’attività sostanzialmente solitaria, ma senza un confronto preliminare rischia la sterilità. Il corso per me è stata l’occasione di stimolare la parte più timida che ho dentro e riuscire a non darmi per scontata.

Che cosa significa essere creativi per te?
Credo significhi trovare delle forme espressive comuni per mostrare qualcosa di diverso o potenzialmente tale. È una questione non solo di sensibilità, quanto di tecnica e intelligenza. E di giusta fruizione.

Ma come si può applicare la creatività nella vita quotidiana?
Per fortuna le infinite variabili della vita quotidiana spingono tutti ad essere creativi, dall’escogitare nuove strade per raggirare dei nodi di traffico a interpretare anche il più noioso dei lavori come se fossimo protagonisti di un film.

A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto contenuto nell'antologia "La vita vista da qui"?
Volevo esplorare la sopravvivenza morale dell’essere donna in un mondo di uomini; e la mia Roma immaginata è solo una metafora colorita del quotidiano reale.

Con quali parole lo descriveresti?
“Unica” non è un racconto accogliente, né dolce: ma è proprio l’ambientazione distopica a spingere i personaggi a un riesame delle loro certezze.

Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?
Mi ha fatto pensare a una persona speciale e mi ha scaldato il cuore.

Sei amante anche delle nuove tecnologie e apprezzi anche gli e-book?
Sì, credo che tutti i mezzi di comunicazione abbiano delle collocazioni specifiche, anche gli e-book.

E ora, dopo la pubblicazione del  tuo racconto "Unica" che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo altro?
Nell’intimo della mia cameretta sì, sto scrivendo. Ma proverò a farlo uscire allo scoperto solo quando avrò trovato qualcosa da dire.


Fattitaliani intervista Laura Cesareo, la scrittrice che ama viaggiare: scrivere è liberare la propria anima

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di Laura Gorini - Ama scrivere ed esprime voglia di vivere da tutti i pori Laura Cesareo che ha appena pubblicato il suo racconto "Non dimenticarti di me" all' interno dell' antologia "La vita vista da qui" (Morellini Editore) nella quale si possono leggere anche racconti di altri sette scrittori, partecipanti a uno splendido corso di scrittura creativa che ha avuto una maestra d' eccezione: la scrittrice genovese Sara Rattaro che ha anch'essa donato un suo splendido racconto al progetto.

Presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Mi chiamo Laura Cesareo, ho 38 anni, un marito e due figli. Amo l’avventura e i viaggi, detesto con tutta me stessa la monotonia e la routine. Adoro le sorprese e i colpi di scena. Il mare e il cielo sono il mio habitat naturale.
Anche scrivere rappresenta un modo per viaggiare?
Assolutamente sì! Il libro ti porta in luoghi inesplorati. Non parlo solo di luoghi geografici, ma anche di luoghi mentali. Esso ti aiuta ad uscire dalla rigidità, dai luoghi comuni. Come scriveva Proust “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
Certo che ci ho pensato. Sarebbe la realizzazione di un sogno meraviglioso. Sicuramente per ora è già fantastico raccogliere questi piccoli frutti.
Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi? Da mamma, quali libri ami consigliare ai tuoi figli?
I libri della mia infanzia sono stati “Il Piccolo Principe” e “Il Barone rampante” e questa scelta già la dice lunga sulla mia anima. Ai miei figli lascio libera scelta, anche se ovviamente hanno avuto l’obbligo di leggere i miei due “must dell’infanzia”.
Tornando a me, ricordo con dolcezza le serate sotto il piumone di qualche anno fa quando leggevo loro “Canto di Natale” di Dickens, è stato a dir poco meraviglioso: la lettura unisce molto. Oggi amo leggere qualunque cosa. Anche se, devo ammetterlo, se un libro non mi prende, pur sforzandomi, non riesco a leggerlo. La lettura è un piacere, se il cuore non mi palpita dopo le prime pagine, significa che il libro non è per me. In generale prediligo le scrittrici. Le donne hanno un modo di scrivere che più mi intriga. La scrittrice che sento mi appartenga di più è senz’altro Sara Rattaro e aver perseguito questo progetto con lei è stato a dir poco sensazionale.
Che insegnante è stata per te? Qual è stato il più prezioso insegnamento che ti ha dato?
Sara è eccezionale, sia come docente, sia come persona. È in grado di farti innamorare delle sue lezioni. Quando parla di scrittura le brillano gli occhi. Questo è essenzialmente la magia e la forza della sua professionalità: trasmettere la passione di ciò che fa.
Una passione che tu possiedi indubbiamente per la scrittura. Ma come è nata?
Credo che la scrittura sia nata con me. Scrivo da sempre. Da piccola scrivevo finti articoli da leggere al telegiornale. Ho scritto storie per i miei bambini. Ho collaborato per diversi settimanali locali, ho redatto discorsi per politici locali e ho persino scritto necrologi. Inoltre scrivo lunghissimi post su Facebook.
Hai nominato Facebook... Mi sembra di intuire che hai un buon rapporto con i sociali, o mi sbaglio? Come si può usarli- secondo te- in maniera intelligente?
I social sono un’arma potentissima dal momenti cge arrivi direttamente o indirettamente a centinaia, persino migliaia di persone. Il mio rapporto con i social è un rapporto molto positivo. Adoro commentare e promuovere libri o film che ritengo interessanti. Mi arrogo il diritto di commentare frasi o fatti di cronaca. Ovviamente bisogna sempre avere la consapevolezza che essi non sono dei diari, ove liberare i propri sfoghi. Occorre tener presente che ciò che si scrive non deve ledere gli altri. Essenzialmente per usarli correttamente credo sia necessario rispetto per se stessi e anche per gli altri, esattamente allo stesso livello.
Ne deduco che sei anche una grande amante delle nuove tecnologie... A livello letterario, apprezzi anche gli e-book?
Non amo particolarmente gli e-book. La carta stampata mi dà quel qualcosa che nessuna tecnologia saprà mai darmi.
Che cosa provi quando scrivi?
Scrivere è liberare la propria anima. È dare sfogo alle proprie emozioni e sensazioni. Quando scrivo mi si apre davanti un mondo che a volte neppure io conosco.
Perchè partecipare a un corso di scrittura creativa?
La motivazione è insita nella mia personalità. La volontà di non adagiarsi mai, di mettersi sempre in gioco, di trovare nuove sfide che stimolino la vita.
Ricordo che lo scorso mese di gennaio navigando in internet vidi che era aperta questa selezione per ricercare dieci persone da ammettere al corso “La fabbrica delle storie”. Un corso tenuto da Sara Rattaro presso la casa editrice Morellini. Provai ad inviare una mia biografia e un breve racconto, consapevole che in molti avrebbero inviato la propria candidatura. Essere scelta fu per me una grande sorpresa e un grande privilegio.
Come è un privilegio essere creativi... Ma che cosa significa esserlo?
Essere creativi significa ricercare e tirar fuori, “far emergere”, quella peculiarità che ci caratterizza, che ci rende diversi dagli altri. Si può essere molto creativi anche con cose molto semplici.
E come si può - secondo te- applicare la creatività nella vita quotidiana?
Sembra banale, ma credo che se ognuno vivesse come se quel giorno fosse il primo, l’ultimo e l’unico giorno, troverebbe spunti di creatività magnifici. Purtroppo la quotidianità e l’abitudine lavorativa ci portano ad essere routinari. Bisogna sempre scavare dentro il proprio temperamento e mettere in pratica ciò che ci viene in mente, senza rimandare troppo, non si sa se ci sarà data un’altra occasione.
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto contenuto nell' antologia "La vita vista da qui"?
Questa storia l’avevo dentro di me. Cresceva ogni giorno dentro di me e andava scritta. A parlarmi non erano tanto i personaggi, quanto le emozioni e i sentimenti degli stessi.
Con quali parole lo descriveresti?
Un racconto che parla di amore. E l’amore è vita. Un racconto che ti prende per mano e ti accompagna in un cammino tutt’altro che facile all’interno di episodi raccapriccianti messi in atto dalla crudeltà umana. Una storia che parla di vittime innocenti e di sopravvissuti. Sopravvissuti che vivono di sensi di colpa, ma anche di un grande desiderio di riscatto. Un impegno a vivere anche per chi non ce l’ha fatta.
Sii sincera: ch effetto ti ha fatto vederlo stampato?
Bellissimo. Un’emozione unica.
E ora, dopo questa pubblicazione che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo altro?
Ho delle idee in testa, ho dei sentimenti forti nel cuore: li sto ascoltando. Credo che a breve si concretizzeranno nero su bianco.


Breadstick Day, i social e gli esperti della tavola celebrano la tradizione italiana dei grissini: un must per 7 italiani su 10

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Da Napoleone Bonaparte, che non badava a spese per farsi inviare quintali di “Petits bâtons de Turin”, al Re Carlo Felice, che sgranocchiando disturbava la platea del Teatro Regio, passando per Luigi XIV, che redarguiva i cuochi di Versailles incapaci di imitarli fino a Vittorio Amedeo II, che guarì grazie a loro. Fin dal Rinascimento il successo dei grissini è stato inarrestabile e oggi milioni di persone in giro per il mondo non possono farne a meno: per celebrarli negli Stati Uniti è stato perfino fondato il Breadstick Day.
Una popolarità così forte da spingere il celebre Jimmy Fallon a farsi accompagnare da Post Malone a provare l’all you can eat di grissini proposto da una catena di ristoranti americana, come riportato da People. L’amore delle celebrities per i grissini non si ferma qui: il Daily Mail ha pubblicato una foto di Jessica Biel mentre sta per divorare un grissino nel corso degli ultimi Critics' Choice Awards a Hollywood, mentre nel corso dei mondiali di Russia è diventato virale un video riportato dal Mirror che ritrae il bomber inglese Alan Shearer che canta “All night long” impugnando un grissino. Tra i prodotti della cucina italiana più celebri e diffusi all'estero, il grissino è amato dal 68% degli italiani, che non possono resistergli a casa (66%) come al ristorante (74%), soprattutto per aperitivi (79%) e cene (76%). Tra gli abbinamenti più apprezzati quelli con salumi (81%), formaggi (69%) e salse (58%), mentre la qualità più ricercata in un grissino è la croccantezza (77%).

È quanto emerge da un’indagine promossa da Espresso Communication per Vitavigor, storico marchio dei grissini di Milano che ha scelto di celebrali chiedendo di condividere sui social il proprio abbinamento preferito con l’hashtag #BreadstickDay, su circa 2000 italiani tra i 18 e i 55 anni attraverso un monitoraggio online su social, blog, forum e community, coinvolgendo un panel di 20 esperti tra docenti, nutrizionisti e chef stellati, per capire le ragioni del loro successo. “L’amore per il grissino non ha confini, anche a Milano ci siamo specializzati nella sua produzione – spiega Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – Da 60 anni i nostri prodotti sono amati da grandi e piccini in tutto il mondo, dal Canada all’Australia, tanto che perfino i personaggi Disney della famiglia di Topolino hanno scelto di arrivare sui nostri Vitastick”.

Ma quali sono le ragioni culturali della popolarità dei grissini? “Se dobbiamo individuare le ragioni dell'amore degli italiani per il grissino l'unica risposta possibile è: perché è italiano, ed è percepito come tale – spiega Antonella Campanini, docente di Storia della cucina e delle Culture alimentari presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Cuneo – Non abbiamo tuttavia certezze storiche risalenti alla sua creazione. Molti studiosi ritengono che l’inventore sia un fornaio piemontese, Antonio Brunero; non c'è però concordia sulle ragioni dell'invenzione. C'è chi ritiene che sia stato creato per favorire la digestione di un rampollo di casa Savoia dalla salute cagionevole; altri pongono l'accento sulla necessità di essere sicuri che il pane, in un periodo di peste, fosse sufficientemente cotto per scongiurare il propagarsi dell'epidemia. In ogni caso ci troviamo nell'Italia del XVII secolo. Una storia comprovata del grissino però non è ancora stata scritta”.

“Da specialità creata ad arte nella corte dei Savoia, i grissini sono diventati in tutta Italia sia una ricercata variante del pane, irrinunciabile per i ristoranti, sia nell'alimentazione e nella spesa ordinaria delle famiglie, a partire dall'epopea dei supermercati negli anni '60 come sostituto del pane fresco – rivela Tommaso Lucchetti, docente di Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma – Si seguiva così come alternativa quel repertorio da sempre esistito dei prodotti da forno asciutti e senza mollica, dalle gallette ai biscotti, che venivano distribuiti lungo i secoli come vitto conservabilissimo a lungo per i soldati e per la gente di mare, che necessitava di provviste a lungo termine. Per decenni, dalla fine dell'800, la croccantezza di questo pane anomalo ed esotico, con l'aurea di suprema nobiltà della Real Casa e dei suoi dintorni, era già di per sé garanzia di speciale accuratezza ed attenzione verso i convitati”.

Il grissino è amato quindi da gran parte degli italiani, ma come viene gustato? Se l’abbinamento più apprezzato è quello con i salumi (81%), molto gettonati sono anche gli accostamenti con formaggi (69%), salse (58%), creme spalmabili (55%), vini e drink (36%), carni bianche o rosse (33%), verdure (28%), pesce (15%), sottoli e sottaceti (13%), ma anche da soli (44%). Dal pranzo (54%) alla cena (76%), fino ai momenti dello snack a metà mattina o metà pomeriggio (64%) e all’aperitivo (79%) il grissino è apprezzato durante tutta la giornata. Nella lotta tra la varietà più classica e quella insaporita, ad esempio da rosmarino, impasti speciali e spezie, prevale ancora il gusto classico, con percentuali rispettivamente del 54% e 46%. Tra le qualità più ricercate in un grissino infine spicca la croccantezza (72%), seguita da gusto (66%), ingredienti naturali (57%), la leggerezza o scarso contenuto di grassi (49%) e l’assenza di additivi chimici e OGM (40%).

Ma quali sono le peculiarità dei grissini a livello biologico e nutrizionale? “Oltre ad essere ingrediente di antipasti e aperitivi, i grissini sono alternativi alimenti spezza-fame, se possiedono però alcune caratteristiche nutrizionali – sottolinea la dott.ssa Valentina Schirò, biologa nutrizionista specializzata in scienza dell’alimentazione – In genere possiedono un elevato valore energetico per la presenza di grassi come lo strutto. Per non eccedere nell’introito calorico e per tutelare la salute sarà opportuno scegliere quelli con olio extravergine di oliva e farine non OGM, meglio ancora se integrali: la presenza delle fibre favorisce infatti un maggior senso di sazietà. Altro aspetto importante dev’essere l’assenza di olio di palma e grassi idrogenati e un contenuto discreto di sale”. Per il dott. Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista presso l'Università Campus Biomedico di Roma, invece “Il grissino, oltre a rappresentare un alimento della tradizione italiana alimentare e culturale, costituisce uno dei modi migliori di introdurre la fonte più importante di energia, ovvero i carboidrati complessi. Nutrienti ed energetici dunque, ma non solo: basti pensare alla quantità di sali minerali e proteine vegetali, circa il 13% ogni 100g. Se si scelgono quelli integrali si garantisce, inoltre, anche un buon apporto di fibra. Attenzione però a verificare l'utilizzo di olio di oliva tra i grassi aggiunti per assicurare la presenza di acidi grassi salutari e all'apporto calorico superiore a quello del pane”.

Il grissino inoltre è consigliato anche dagli chef stellati. Viviana Varese, chef di Alice Ristorante di Milano titolata con una Stella Michelin propone dei grissini realizzati solo con farina, lievito, zucchero, olio e sale per accompagnare la propria celebre ceviche: “Dopo aver marinato le cipolle al lampone e cristallizzato la menta, passare i datterini in una macchina passa-pomodoro e regolare di sale – spiega la chef Varese – Frullare e setacciare metà dei lamponi per ottenere una salsa. Porre l’altra metà in un abbattitore rapido di temperatura o in un freezer; una volta congelati schiacciarli con l’aiuto di un batticarne per sgranarli. Pelare la yucca, tagliare delle fettine di 1 mm di spessore e friggere in olio di semi di girasole. Tagliare la ricciola in cubi da 1.5 cm per lato, aggiungere il peperone, il peperoncino rocoto e 20g di cipolla tritati finemente. Condire con succo e buccia di lime, rum, sale, olio e la menta in foglie grandi tagliata a julienne. Versare 2 cucchiai di passatina di datterini sul fondo di un piatto. Aggiungere 4/5 gocce di salsa di lamponi, la ricciola condita e la cipolla marinata. Completare con menta fresca, menta cristallizzata e lampone ghiacciato”.

Ma non è tutto, i grissini si sposano perfettamente anche con la degustazione dei vini: “I grissini sono immancabili nella degustazione del vino – rivela Francesca Negri, giornalista, autrice del libro “Vino pret-à-porter” e blogger di Geishagourmet.com – Suggerisco l’accostamento con un Critone della cantina Librandi (Calabria), che prende il nome dell’allievo prediletto di Socrate, è un uvaggio di Chardonnay (90%) e Sauvignon Blanc (10%). Leggero, minerale, fresco e sapido, ma anche profondo e persistente è perfetto per l’aperitivo e in abbinamento ai nostri grissini, a formaggi freschi e anche a pesce crudo. In alternativa li accosterei a dell’Anna della cantina Tiefenbrunner (Alto Adige): 100% Pinot Bianco, che presenta un intenso bouquet floreale con sentori fruttati che ricordano mele mature. In bocca è possente e ben proporzionato, il finale lungo e persistente, vellutato, fresco e vivace. Perfetto con piatti di pasta, insalate di pollo e tartare”.

La food blogger Elisa Ceccuzzi di Kittyskitchen.it invece propone di utilizzare i grissini come panatura: “Pensando ai grissini mi viene in mente la possibilità di utilizzarli per panature croccanti, basta prendere un filetto di fassona tagliato bello spesso, passarlo nell’uovo e successivamente nei grissini tritati grossolanamente, poi fare un secondo passaggio in uovo e grissini e friggere nel burro. La carne rimane rosata al centro, un piatto molto gustoso che mi sovviene subito quando penso ai grissini. Immancabili poi agli aperitivi i grissini avvolti con prosciutto, reminiscenze dei buffet di quando ero bambina”.

Nicola Vizzini a Fattitaliani: “Oltre alla televisione mi dedicherò anche al cinema”. L'intervista

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Passione, talento, determinazione ed entusiasmo. Sono questi i punti di forza di Nicola Vizzini, poliedrico produttore della CNS Group che dopo aver ottenuto un grande successo su AliceTv con il programma “Il boss delle pizze” racconta tutti i suoi prossimi progetti a Fattitaliani.

Nicola, quale pensi sia stato il segreto del successo de Il boss delle pizze?
Il successo penso sia dovuto al fatto dell’aver creato un programma che parla a 360 gradi della pizza, dei pizzaioli e soprattutto delle caratteristiche dei prodotti che si usano.
Secondo te come mai c’è così tanto interesse intorno al mondo della pizza?
A mio avviso è legato al fatto che la pizza, oltre ad essere buona è un piatto completo. Non a caso, sia nei ristoranti che nelle pizzerie, è una delle più richieste oltre che più amata in assoluto al mondo.
È prevista una seconda edizione del programma?
Sì, è prevista. In questo periodo stiamo lavorando con cura e concentrazione per migliorare e perfezionare il nostro progetto sempre di più. Ma, come potrete immaginare, è ancora tutto top-secret.
C’è qualcuno, in particolare, con cui in futuro ti piacerebbe collaborare?
In realtà, non c’è un nome in particolare. Ogni volta che guardo al futuro e ai vari progetti televisivi che cercherò di vedere concretizzati, spero sempre di poter collaborare con chi ha voglia di fare squadra.
E sul fronte cinematografico cosa bolle in pentola?
Sì, c’è un progetto legato al grande schermo che spero si possa realizzare al più presto.
Il tuo sogno nel cassetto?
Realizzare, appunto, un grande film per il mercato cinematografico e credo che prima o poi ci riuscirò.

Milano, “TWO CONTINENTS” Mostra d’Arte di MALÙ CRUZ PIANI, MARINA KAMINSKY e LÈIA SGRO

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Due continenti che si uniscono nel cuore di Milano in una mostra tutta al femminile. In esposizione gli ultimi lavori delle tre artiste in una perfetta simbiosi. 

Un inno alla sorellanza e all'apertura intellettuale sincera e schietta.
l “RACCOGLITORE DI PENSIERI”, così si chiama il nuovo progetto dell’artista MALÙ CRUZ PIANI che mette in luce come pensieri e emozioni si mescolino tra di loro portando all’atto creativo, di cui i vasi diventano metafora. 
Apprezzata dalla critica specialistica, da collezionisti e da storici dell’Arte Contemporanea, Malù Cruz Piani restituisce nelle sue opere in bronzo o ceramica Raku, le infinite possibilità di composizione e di contrapposizione di luce e ombra, di scabro trattamento della superficie scultorea, tattilità e materialità.


MARINA KAMINSKY ha camminato a lungo per formulare la domanda giusta, girovagando dentro il caos che caratterizza la realtà contemporanea per mettere ordine nella sua mente e dare spazio alla fantasia.
“Immaginary city” nasce così : concepita a Milano, coltivata a Savona , partorita a Gerusalemme e poi di ritorno a Milano. 
Con ”IMAGINARY CITY”  Marina Kaminsky abbandona la centralità del colore per affermare il concetto,  che attraverso la destrutturazione dell’oggetto, suggerisce panorami immaginari in cui nascondersi o in cui trovare un posto e accomodarsi per guardare il mondo con benevola ironia. 


“IL FIORE DELLA VITA” di LÉIA SGRO, artista plastica e designer di     gioielli, ha un occhio particolarmente sensibile sull'universo che la circonda. Avendo vissuto in città come Londra, Vienna, Boston, Tokyo, Madrid, Roma, Rio de Janeiro e São Paulo. Ogni pezzo, Léia Sgro, punteggia e completa uno stile unico. Formata in un design di gioielli dal famoso Hiko Mizuno College of Jewelry - Tokyo, Leia comprende e interpreta ciascuno dei suoi pezzi. Dal design alla scultura e alla fusione del metallo, l'artista stampa la sua energia e il suo talento in creazioni che trovano materializzazione in tecniche tradizionali come la scultura in cera, orafi, assemblaggio fatto a mano e l'uncinetto in filo d'argento. Arti che dall'emergenza dei nuovi tempi sono andate perdute. 

                            
                                              Vernissage

                                    giovedì 8 novembre h.19- 21
                                            Atelier M.K.in Blu 
                       Via Santa Maria Valle,4 (angolo via Stampa)
                                              20123 Milano

                Mostra visitabile il venerdì 9 novembre h.15-19,30
                               Info: kaminskymarina@gmail.com


IIC Bruxelles, lunedì 29 ottobre proiezione film "Il contagio" di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini

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Prenota qui. Costo 5€.

n una palazzina della periferia romana si agitano le vite di Marcello e Chiara, di Mauro e Simona, di Valeria e Attilio, di Flaminia e Bruno e del boss di quartiere Carmine. Un intreccio che vede mescolarsi amore e sesso a pagamento, crimine e speranza, tragico e comico, formando un mosaico variegato in cui la periferia è un mostruoso gigante arenato ai margini di una grande città. Ma nel film c'è anche la Roma del centro storico, elegante e crudele, dove ha sede una cooperativa sociale che lucra sui fondi pubblici erogati a centri di accoglienza per profughi e case famiglia per bambini orfani; vicende che rievocano i fatti venuti poi all'attenzione della cronaca con il caso di Mafia Capitale. Due mondi, quello delle borgate e quello del centro di Roma che, nonostante sembrino apparentemente inconciliabili, non sono altro che due facce della stessa medaglia.

(2017, 101', VO IT, ST EN)

Informazioni
Data: Lun 29 Ott 2018

Orario: Dalle 19:00 alle 21:00

Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles

Ingresso : A pagamento

Luogo:Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles

Il Nobel per la Pace a Nadia Murad, vittima degli stupri di guerra

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di Caterina Guttadauro La BrascaNadia Murad, giovane donna di venticinque anni, irachena di religione yazida, nel 2014 visse una storia allucinante ma purtroppo vera.

Era un giorno di agosto e Nadia si trovava con la madre e i suoi fratelli nella parte nord dell’Iraq, a Kocho, dove era nata. La sua vita venne completamente stravolta: il suo villaggio fu colpito dall’Isis e lei fu portata via come schiava sessuale.
Lei, insieme ad altre ragazze, subirono maltrattamenti di ogni tipo pur di soddisfare le voglie dei miliziani dell’Isis. Iniziarono tre lunghissimi mesi di calvario in cui viene picchiata, stuprata e usata come oggetto sessuale.
Nadia è una giovane donna che, dopo aver visto l'inferno, è tornata per raccontarcelo. Nadia Murad Basee Taha ha 22 anni, è irachena yazida. Una colpa, secondo lo Stato islamico, che per questo nel 2014 la rapì insieme a circa 5 mila persone di questa minoranza (quasi tutte donne) che gli jihadisti considerano "fedeli del diavolo". Per tre mesi fu nelle mani degli uomini di Daesh come "bottino di guerra": fu brutalmente torturata e stuprata. Le uccisero la madre e i sei fratelli. Provò più volte a scappare, ce l'ha fatta nel novembre di due anni fa e ora vive da rifugiata in Germania. "Ho tentato più volte di fuggire, ma venivo sempre catturata.” La sua voce, che è quella delle 3.500 donne yazide ancora schiave dell'Isis, nel dicembre del 2015 ha riempito l'aula del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: ha descritto nei minimi dettagli le violenze subite, definito genocidio la strage degli yazidi e denunciato la tratta di donne e bambini. Oggi è un'attivista per i diritti umani. Ha ricevuto il Václav Havel Human Rights Prize e il Sakharov Prize, ed è la prima Ambasciatrice di Buona Volontà dell'ONU per la dignità dei sopravvissuti alla tratta degli esseri umani. Il premio Nobel per la pace 2018 è stato assegnato a Denis Mukwege e Nadia Murad, per «i loro sforzi nel porre fine alla violenza sessuale come arma di guerre e di conflitto armato».Entrambi i vincitori hanno dato un contributo cruciale, concentrando l'attenzione e la lotta contro tali crimini di guerra, afferma il comunicato.Ha scritto un libro, pubblicato in Italia da Mondadori, che si intitola: "L’ultima ragazza”. Dalla prefazione scritta da Amal Clooney, si legge:Da quando la conosco, Nadia non ha soltanto ritrovato la propria voce, ma è diventata la voce di tutti di yazidi rimasti vittime di questo genocidio, di tutte le donne abusate, di tutti i rifugiati abbandonati a se stessi. Chi era convinto di ridurla al silenzio con la crudeltà si sbagliava. Nadia Murad ha mantenuto intatto il suo spirito, e non si lascerà zittire. Al contrario, da questo libro la sua voce emerge più forte che mai. ”
Oggi che più che mai la Donna è bersaglio di morte quotidiana, tutti noi che scriviamo abbiamo il dovere di parlare, divulgare il coraggio e la forza di queste Donne che, seppure distrutte nel fisico e graffiate nell’anima, hanno il coraggio di alzare la testa, raccontare l’inferno vissuto e schierarsi dalla parte dei deboli e degli indifesi. Se facciamo questo, diamo parola a chi non si è arreso in nome della Pace e della Giustizia.
Caterina Guttadauro La Brasca

BIONDO, il nuovo album EGO disponibile in pre-order e pre-save

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Dopo il successo dell’EP d’esordio “Dejavu” che ha conquistato il disco d’oro, e dei videoclip che contano oltre 27 milioni di visualizzazioni su YouTube, torna BIONDO con il nuovo album "EGO", in uscita venerdì 2 novembre 2018 per Sony Music - disponibile da oggi in pre-order e pre-save.

Anticipato dal singolo "Vodka", già in radio e su tutte le piattaforme digitali da venerdì 12 ottobre, il nuovo album include 10 tracce inedite. Tutti i fan che pre-ordineranno il disco riceveranno il brano “Tokio Hotel”.
“Il mio viaggio nell’Rnb contemporaneo continua e sto conoscendo sempre meglio un suono a cui sento di appartenere. Post Malone, Bryson Tiller, Drake, xxx Tentacion sono gli artisti che ascolto di più e che mi ispirano”, racconta Biondo.
Giovane promessa della nuova scena R&B italiana, classe 1998, Simone Baldasseroni, in arte BIONDO, ha partecipato ad Amici 17 dove si è contraddistinto per la spiccata personalità, la grande determinazione, l’indiscutibile carisma e l’originalità della sua musica. Un artista imprevedibile, in continua evoluzione, spesso controverso, ma che mette tutti d’accordo su un punto: non può lasciare indifferenti!
"EGO"è disponibile in versione CD standard e CD Deluxe hardcoverbook arricchito da booklet esclusivo con foto inedite.
Altra bella notizia per i fan di Biondo. “EGO” sarà presentato con un fantastico instore tour a partire dal 2 novembre, proprio il giorno d’uscita del disco, con appuntamento al Megastore Mondadori di MILANO (ore 16.00). Le altre tappe a novembre saranno sabato 3 al CC La Grande Mela di VERONA (ore 16.00). Domenica 4 al CC Domus di ROMA (ore 17.00). Lunedì 5 alla Galleria del Disco di FIRENZE (ore 16.30). Martedì 6 al Mondadori Bookstore di VITERBO (ore 15.30). Venerdì 9 al CC Pescara Nord di PESCARA (ore 17.00). Sabato 10 al CC Valvibrata di TERAMO (ore 17.00). Venerdì 16 al CC Grotte Center di ANCONA (ore 17.00). Sabato 17 al CC Maximall di SALERNO (ore 17.00). Domenica 18 al CC Sedici Pini di POMEZIA (ore 17.00). Venerdì 23 al PC Auchan Giugliano di NAPOLI (ore 18.00). Sabato 24 al CC Le Due Torri di STEZZANO (ore 17.00). Venerdì 30 al CC Piazza Grande di PADOVA (ore 17.00).



Tracklist “EGO”:

1. Personal

2. Tokio Hotel

3. Facetime

4. Vodka

5. Notredame

6. Hey Shawty

7. Tardi

8. Strip Club

9. Non sento il cuore

REMIDA, il nuovo singolo “IN BIANCO E NERO”, 2° estratto dal disco omonimo

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In radio “IN BIANCO E NERO” (LaPop), il nuovo singolo della band modenese REMIDA. Il brano parla della malinconia che sentiamo quando un rapporto si interrompe, quando le strade si dividono e ci si ritrova a ricordare quel senso di appartenenza che ti resta sotto la pelle per sempre. 

“In Bianco e Nero” è il secondo estratto dall’album omonimo. Un disco nato e prodotto di pancia, che vuole essere una rinascita artistica e un nuovo punto di partenza. Un sound LoFi, nel quale i suoni sintetici si fondono con quelli reali, creando una scenografia per testi pungenti e disillusi. Dieci canzoni sincere, registrate nel piccolo home studio della band, che non seguono logiche di mercato ma solo gusto personale e la necessità di trasmettere le proprie emozioni.

Biografia

I Remida sono: Ognibene Davide (autore – voce – chitarre), Elia Garutti (chitarre), Mattia La Maida (basso), Alessandro Bosi (batteria – percussioni), Giulio Saltini ( piano – synth).
Cresciuti tra Modena e provincia, i cinque ragazzi, hanno saputo imporsi nel territorio come una realtà solida e matura, ottenendo ottimi riscontri da parte di critica e pubblico. Nel 2008 viene pubblicato “Sentimenti Fragili”, esordio discografico della band, che proietta i ragazzi per la prima volta nella dimensione professionale della musica. Nel 2012, la band, torna in studio e inizia a lavorare ad un nuovo album. Nasce “VITA”. Il primo singolo pubblicato, “L’unica Cura”, anticipa l’album. Successivamente pubblicano “Ora che sei qui” che, con il videoclip girato a Napoli, accompagna l’uscita del disco. A Maggio 2013 presentano il nuovo “VITA Tour” che ha visto la band protagonista nei migliori club italiani. Nel 2014 pubblicano il singolo “Amburgo” e il relativo videoclip, che vede la band protagonista nella città tedesca. Dopo ottimi risultati da parte di critica, tv e radio ( tra le più celebri la partecipazione al ROXYBAR di Red Ronnie insieme ad artisti come Saturnino , Stef Burns, Donatella Rettore, Renzo Rubino e Luca Carboni tra i tanti) pubblicano l’EP “Equilibrio Stabile”. In concomitanza con l’uscita del nuovo lavoro la band affronta un tour promozionale nelle radio dei più grandi atenei universitari d’Italia. Prende così il via il progetto UNIRADIO TOUR 2014. Nello stesso periodo esce il nuovo singolo “FOTOGRAFIA”, che subito diventa “Hot Tracks” sul portale Radio Airplay Italia. Il brano accompagnerà la band per tutta l’estate e sarà in rotazione radiofonica su tutta la penisola. Il 10 Giugno suonano al RADIO BRUNO ESTATE in Piazza Martiri a Carpi, sullo stesso palco davanti a più di 30.000 spettatori si vedono alternati artisti come: Modà, Francesco Renga, Arisa, Noemi e tanti altri. Il 7 Ottobre dello stesso anno, la band, pubblica il nuovo singolo “Come il primo giorno” (etichetta I NOMADI). Il 29 Maggio 2015 esce in radio “Così che passerà” il singolo che accompagnerà tutta l’estate i Remida. Nel contempo la band continua a macinare chilometri in un tour che vanta più di cento date, in poco più di due anni. A settembre la band firma per la ristampa e la distribuzione fisica dell’ EP “Equilibrio Stabile” con RADIOCOOP e si inserisce nel progetto “Mi Sento Indie”. Diventano partner del progetto IRMA RECORDS, MEI e le LibreieCoop. A Luglio 2016 esce nelle radio italiane il singolo LUCE DELLE STELLE. Il brano, che vuole anticipare un nuovo disco dal sound più elettronico, consacra la band anche sul web.Dopo un’intensa estate volta al live, la band incide e pubblica “Gli Spostati”, singolo concepito come parentesi casuale, che diviene colonna sonora dell’avventura de GLI SPOSTATI (Tina Cipollari / Simone Di Matteo) di Pechino Express. Nel 2018 esce “In Bianco e Nero”, un disco nato e prodotto di pancia, che vuole essere una rinascita artistica e un nuovo punto di partenza.


GERMANO SEGGIO, online "ALTA QUOTA" singolo che anticipa l'omonimo album in uscita il 9 novembre

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Disponibile in streaming e su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo del chitarrista siciliano GERMANO SEGGIO “Alta Quota”, che anticipa l’omonimo album in uscita il 9 novembre (distribuito da Azzurra Music). Sempre da oggi è online anche il video del singolo, visibile al seguente link: youtu.be/btHHC99MT78.

Il video “Alta Quota, firmato da Alex D’Emilia e Michele Genovese, è un susseguirsi di stupende immagini a cui fanno da sfondo le Tre cime di Lavaredo, simbolo delle Dolomiti. Germano è immerso nella neve, suona la sua chitarra elettrica che prende energia e forza direttamente dal terreno, giocando durante il corso del video con gli elementi naturali attorno a lui.
«Per un siciliano come me – afferma Germano Seggio    non è stata un’impresa facile girare il video a -25°, ma ho deciso di raggiungere uno dei posti più alti d’Italia perché soltanto lassù mi sento veramente vicino a Dio».
Questa sera il chitarrista presenterà il video presso il MOB di Palermo (via San Lorenzo 273/a – ore 21:30 – ingresso 5€ con consumazione). Durante la serata verranno eseguiti live in anteprima i brani inediti, un’occasione unica ed esclusiva con cui Germano, scegliendo proprio Palermo come prima tappa di presentazione del nuovo album, ha voluto omaggiare la Sicilia e i suoi raiser e follower.
Terzo progetto discografico dell’artista, “Alta Quota” è un concept album che trae ispirazione dalle Dolomiti, coniugando pop, rock e natura. Le nove tracce che compongono l’album, sette brani inediti più la famosa “Mad World” riarrangiata in due versioni, hanno come fil rouge i luoghi incantevoli delle Dolomiti: da “Braies”, a “Corno Bianco”, ad “Anterselva”, a “49 bis”, che è la strada che attraversa la Val Pusteria e conduce oltre confine a Lienz, ad “Alta Quota”, la title-track, che è anche l’unico brano eseguito soltanto con la chitarra.
«Cinque anni fa perdevo mio papà- spiega Germano - ed è proprio a lui che dedico l’intero album, segnando la profondità del legame che ci ha uniti sin da quando, all’età di 8 anni, mi ha fatto imbracciare la prima chitarra, trasmettendomi così la passione per l’amata sei corde!»
Alta Quota” è stato anticipato dal video della cover di “Mad World”, che ha superato le 16.000 visualizzazioni, visibile a questo link: www.youtube.com/watch?v=KQkyJA9xPuU.

Germano Seggio, classe '75, nasce e vive a Palermo. Conseguita la laurea in Chitarra Moderna presso la Middlesex University e la specializzazione in Chitarra Jazz presso la West London University, si dedica all’attività didattica, fondando e dirigendo laModern Music Academy di Palermo. In più occasioni, Germano si trova a dividere il palco con indiscussi “Guitar Heroes” del panorama internazionale come Steve Vai, Ricky Portera, Scott Henderson, Paul Gilbert, Maurizio Solieri, Mike Stern, Alberto Radius, Andrea Braido e Carl Verheyen. Il suo primo CD “Back to Life”, che vanta la partecipazione dell’artista Paola Folli in veste di “special guest”, è presentato al grande pubblico in occasione dell’apertura dei concerti di Raf ed entra nelle programmazioni radio a livello internazionale (Olanda, Inghilterra, Stati Uniti). Nel 2010 pubblica “Life Box”, suo secondo lavoro discografico strumentale che lo conferma tra i più talentuosi chitarristi nazionali e, al contempo, ne testimonia la maturazione in veste di compositore. Nel 2012 si aggiudica il Tour Music Festival quale vincitore del concorso “Best Guitarist”. Nel 2014 fonda la band “I Kalvi”, con la partecipazione degli artisti americani Jonathan Kane (drum) e Dave Soldiers (fiddle) con cui pubblica l’album “Music 4 Highways”. Recentemente Germano ha suonato per Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Nabil Salameh (Radiodervish), Sarah Jane Morris e Antonio Forcione ed ha condiviso il palco con Piero Pelu’ e Lorenzo Fragola. In occasione del Salina Film Festival dei Fratelli Taviani, introduce le esibizioni live di Raf.

BUIO PESTO, in radio e in digitale il nuovo singolo "GIOVANE VECCHIA ITALIA"

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È da oggi in rotazione radiofonica e disponibile su tutte le piattaforme digitali “Giovane Vecchia Italia”, il nuovo singolo della band dialettale ligure dei BUIO PESTO, pubblicato da Rusty Records e distribuito da Believe Digital. Online al seguente link anche un fotoclip didascalico, marchio distintivo dei Buio Pesto, che illustra tutto il testo della canzone: www.youtube.com/watch?v=DVTXCdmRoBs.

“Giovane Vecchia Italia”, cover della celebre hit di Billy Joel, è un elenco proprio come l’originale. Joel inserì nel testo tutti gli avvenimenti e i personaggi più importanti degli Stati Uniti raggruppati per anno, intervallati da un trascinante ed indimenticabile ritornello, dal 1949 (anno della sua nascita) al 1989 (anno della pubblicazione della canzone): i Buio Pesto hanno ripetuto l’impresa di Billy Joel, ma con fatti, avvenimenti, tragedie, personaggi storici, artisti, sportivi e televisivi che hanno fatto la storia Italiana. La canzone è stata realizzata con la supervisione di Rocco Tanica ed è dedicata alla memoria delle vittime del crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 Agosto 2018 a Genova.

«Viviamo nella nazione più bella del mondo. Ma anche una delle più difficili e impegnative. Con questa canzone abbiamo voluto tentare di “spiegare” il nostro paese, con le sue contraddizioni, le sue eccellenze e i suoi drammi. Chi l’ascolta fa un viaggio nel tempo di 4 minuti e mezzo e si rende conto di quante siano le cose che sono successe, belle e brutte, che ci hanno portato ad essere quelli che siamo oggi – dichiara il leader della band Massimo Morini – Da bravi campanilisti non abbiamo potuto fare altro che sottolineare che molti “liguri” sono stati determinanti per la storia della nostra nazione: da Mazzini a Garibaldi, da Colombo a Mameli, da De Andrè a Paganini. Infatti la canzone si apre con Renzo Piano e si chiude con Sandro Pertini, il più grande Presidente della Repubblica di sempre».

BUIO PESTO saranno inoltre protagonisti di un eccezionale concerto, in programma domenica 11 novembre alle ore 17.00 (apertura cancelli ore 16.00) all’RDS Stadium di Genova: il primo evento benefico musicale ufficiale (patrocinato da Comune di GenovaRegione LiguriaS.I.A.E e Nazionale Italiana Cantantidedicato alla memoria delle vittime del crollo del ponte Morandi, avvenuto lo scorso lo scorso 14 agosto e i cui proventi netti saranno devoluti alla Croce Rossa di Genova.

I Buio Pesto sono la più grande e divertente band dialettale ligure degli ultimi 20 anni. Dal 1995 ad oggi hanno venduto 100.000 dischi(Disco di Platino alla carriera), hanno tenuto più di 900 concerti, per un pubblico di quasi 1.400.000 spettatori ed hanno raccolto oltre 250.000 euro in beneficenza e sono stati insigniti della Medaglia del Presidente della Repubblica per l'impegno sociale. Il gruppo è formato daMassimo Morini (voce e tastiere), Gianni Casella (voce), Federica Saba (voce), Giorgia Vassallo (voce), Nino Cancilla (basso), Massimo Bosso (cori), il quale è anche produttore e autore dei testi. I Buio Pesto, nella loro carriera, hanno duettato, dal vivo o nei loro 12 CD, con i seguenti artisti: Marco Masini, Enrico Ruggeri, Simone Cristicchi, Mietta, Povia, Elio e le Storie Tese e Giusy Ferreri. Il leader della band, Massimo Morini, èanche Direttore d'Orchestra e Direttore Tecnico al Festival di Sanremo con il record assoluto di presenze (28 edizioni consecutive), che ha vinto 7 volte (Luca Barbarossa, Alexia, Marco Masini, Tony Maiello, Roberto Vecchioni, Emma, Antonio Maggio). Ha scritto, diretto e interpretato 5 film e per il suo ultimo film, "The President's Staff", ha ricevuto anche i complimenti dell’ex Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

Foto di  Maurizio Piperissa

ESODO 1876-1976 Racconto in musica di Ashai Lombardo Arop al Teatro lo Spazio il 30 ottobre

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“Accovacciati sulla coperta, presso le scale, con i piatti tra le gambe, e il pezzo di pane tra i piedi...ognuno può immaginarsi che cosa sia una coperta di piroscafo sballottato dal mare, sul quale si rovesciano tutte le immondizie volontarie ed involontarie di quella popolazione viaggiante...“navi di Lazzaro”, erano definite queste “carrette del mare”, dove si viveva in condizioni incredibili di sovraffollamento, che dava inevitabilmente luogo a epidemie, con i naufragi all’ordine del giorno...”.

Questo testo sembra raccontare una storia recente, consumata il più delle volte nel Mar Mediterraneo, con un picco altissimo, di approdi e non-approdi, raggiunti negli ultimi anni. E, invece no. Questo testo è tratto da un libro del 1988, ormai fuori catalogo, quasi introvabile, che si intitola “Le navi di Lazzaro” di Augusta Molinari, parla dell'Oceano Atlantico e dei barconi della speranza carichi di italiani, quasi 300.000 l'anno, che hanno fatto avanti indietro tra il 1876 e il 1976, periodo chiamato il secolo del grande esodo.
La storia dunque si ripete, ma la memoria, non aiutata dai media, sembra perdersene un grande pezzo, portandoci a considerare in modo pericolosamente dispregiativo esseri umani che, in fondo, stanno vivendo ciò che ha vissuto il nostro popolo fino a 40 anni fa.
Esodo vuole raccontare pezzi di questa storia, utilizzando l'approccio diretto della narrazione frontale, veicolata dalla musica e dalla danza, dall'afro al blues, dal popolare al reggae, con cui si cercherà di divertire, appassionare, ma anche riportarealla memoria un senso comune di civiltà.

30 OTTOBRE
ore 20.30
ESODO 1876-1976
Racconto in musica di Ashai Lombardo Arop
Con testi liberamente ispirati a Gian Antonio Stella, Augusta Molinari, Edmondo De Amicis, Emilio Franzina,Ludovico Incisa di Camerana, KahlilGibran e tanti altri
Con AshaiLombardo Arop (voce e danza), Lorenzo Barone (chitarra), Mario Puorro (batteria e tamburi a cornice), Luca Bloise (percussioni africane), Andrea Chia (basso elettrico), Giulia Alvear Calderon (danza), Maristella Viti (danza)


Biglietto intero 12 euro

Biglietto ridotto 9 euro

Tessera semestrale 3 euro



Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 Roma 0677076486 0677204149
info@teatrolospazio.it

WWW.TEATROLOSPAZIO.IT

CONI, IL 31 ottobre IL FAIR PLAY DAY E "PUT THE BALL AND. RUN! OMAGGIO SUI VALORI DELLO SPORT DI FABIO FRIZZI E DEL COREOGRAFO STEVEN B

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È previsto il tutto esaurito per il “Fair Play Day”, che si terrà il 31 ottobre alle 11.00 al Salone d’Onore del CONI.
Tra gli autorevoli ospiti del Comitato Nazionale Italiano Fair Play, Associazione Benemerita che opera, in sintonia con altre organizzazioni analoghe, in quarantuno paesi europei e 120 nel mondo, del suo presidente, Ruggero Alcanterini, e di tutti i promotori dell’iniziativa, Giovanni Malagò, presidente CONI e neo eletto membro permanente e componente della Commissione Sviluppo CIO e Roberto Fabbricini, Presidente del CONI Servizi.

Per l’occasione verranno assegnati i Premi Nazionali Fair Play 2018 e il Maestro Fabio Frizzi e il coreografo Stefano Bontempi, in arte Steven B, presenteranno la combinazione coreutico-musicale “Put the ball and… run! “, omaggio in chiave “swing” allo sport, ai suoi valori e ai campioni che ne hanno fatto la storia, e lanceranno un messaggio per i più giovani e non solo sul rispetto delle regole e dell’importanza di uno stile di vita corretto.

Hanno confermato la loro presenza, tra gli altri, il “tedoforo” Giancarlo Peris, gli olimpionici Nino Benvenuti, Abdon Pamich, Daniele Masala, Michele Maffei, Francesco D’Aniello, Annalisa Minetti, Amedeo Minghi, come i grandi campioni del tennis, Nicola Pietrangeli e del rugby, Mauro Bergamasco.

Be Kind, un viaggio gentile nel mondo della diversità

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di Emanuela Del Zompo - Dopo aver vinto una menzione speciale al festival di Taormina, Nino, l'indiscusso protagonista, presenta Be Kind alla festa del cinema di Roma.

Folla di studenti intervenuti ad accogliere colui che è diventato "un simbolo della diversità": molti bambini sono intervenuti con domande divertenti ed impegnate sul film visto in sala.

Nino dal canto suo non si è lasciato pregare nel rispondere, conducendo un dibattito attento e concreto con i suoi interlocutori.

Ha sottolineato l'importanza del perdono, di quanto sia noiosa la normalità rispetto alla diversità e di quanto si sia divertito nel fare questo film "familiare".

Tra i personaggi intervistati nel film-documentario da Nino Monteleone, ci sono Roberto Saviano e Samantha Cristoforetti.

«Essere diversi è come un elefante con la proboscide corta: una rarità». Lo afferma Nino, un bambino di dodici anni a cui è stato diagnosticato a due anni e mezzo un autismo infantile severo, ma non grave. Dopo aver smesso di parlare e di guardare sua madre negli occhi, il suo isolamento interiore minacciava ogni giorno di più l’interazione con gli altri, con il mondo. Oggi, Nino è il protagonista, il centro, il fulcro di un film che riguarda non solo coloro con cui condivide la sua particolarità, ma tutti quelli che, in un modo o nell’altro, sono diversi. Diversi perché emarginati, diversi perché parte di una minoranza, diversi per il loro orientamento sessuale, diversi perché di un’altra etnia, religione, cultura rispetto a quella del Paese in cui vivono. BE KIND è un film autoprodotto, quasi familiare, nato dal desiderio di Sabrina Paravicini di fare un regalo al proprio figlio, nel corso dei mesi di lavorazione si è trasformato in un vero e proprio film e racconta il viaggio da piccolo registadi una persona diversaall’interno della diversità, intesa non come differenza, ma come ricchezza nella varietà. L’idea del film nasce da una domanda di sua madre: «Ti andrebbe di raccontarti?». Lui ha accettato. La mamma, l’attrice e regista Sabrina Paravicini, lo accompagna in un percorso fisico ma soprattutto emotivo, dove ogni tappa rappresenta un incontro con persone che raccontano le esperienze attraverso la condivisione delle loro storie. 

Nino diventa un Virgilio che ci conduce, quindi, nel mondo della varietàumana, dove incontriamo uomini e donne che ci rendono partecipi delle loro vite. Insegnandoci come la gentilezza sia il solo modo per entrare davvero in contatto con gli altri, il solo strumento che ci predispone all’ascolto dell’altro senza atteggiamenti pietistici o di mera curiosità, muovendo il reale desiderio di scoprire realtà umane ancora sconosciute. La presenza dello scrittore Roberto Saviano, dell’attore Fortunato Cerlinoe dell’astronauta Samantha Cristoforettisi alternerà a tanti incontri, tante vicende che comporranno un grande racconto a lieto fine: un racconto che parla di limiti superati, di speranza, di sperimentazioni, di gentilezza e di felicità possibile per tutti. Perché, alla fine, tutti siamo diversi da tutti. E proprio questo rende l’esistere così piacevole e piacevolmente sorprendente.

Be Kind è stato proiettato in concorso in anteprima mondiale alla 64esima edizione del Taormina Film Fest e ha avuto una menzione speciale da parte della giuria con la seguente motivazione:  “Per lo straordinario impegno e talento nel dare una dimensione di dignità e comprensione ovvero amore a chi è diverso”.

Supportato da Gucci, da sempre attivo nella sensibilizzazione verso tematiche come diversity inclusione, questo progetto farà parte di Gucci Equilibrium: non solo un programma, ma una vera e propria piattaforma il cui obiettivo, oggi, è quello di raccontare come strategia e progetti sulla sostenibilità possano essere integrati, ispirandosi a una “Culture of Purpose”. Parte del film, su Gucci Equilibrium, sarà visibile in Italia nella sezione People èJourney of HumanityèLocal Initiatives.

Sabrina Paraviciniè la regista di BE KIND. Autrice, regista e attrice, ha lavorato con registi come Maurizio Nichetti, Mario Monicelli, Gianluca Tavarelli, Carlo Lizzani. È stata per anni Jessica, uno dei ruoli principali della nota serie “Un medico in famiglia” in onda su Rai Uno. Ha pubblicato libri di narrativa con Baldini & Castoldi, Feltrinelli e Rizzoli.

Nino Monteleone è co-regista di BE KIND, ha dodici anni e ha la sindrome di Asperger. Il suo sogno è di incontrare il regista Tim Burton e regalargli il suo piccolo romanzo.

Lorenzo Messia per BE KIND ha realizzato fotografia, riprese e montaggio. Romano classe 1989, nel 2013 cura fotografia e montaggio del documentario “Medea dalla Cassia a New York”. Lavora poi come direttore della fotografia e montatore al documentario “Acuda”, sull’incredibile esperienza di un gruppo di persone in un carcere di massima sicurezza nel Nord del Brasile.

Piero Salvatori Nato a Roma nel 1969, Piero Salvatori, pianista violoncellista e compositore
è dal 2016 Yamaha Artist con il suo nuovo CD “ Flyaway “ per Sony Music. Nel 2013 scrive le musiche per l’assolo di Roberto Bolle nello spettacolo “ Bolle and Friends “. Ha collaborato con importanti Orchestre Italiane e artisti quali Stefano Bollani, Uri Caine, Paolo Fresu, Arnoldo Foà, Ugo Pagliai, Michele Serra, Claudio Baglioni, Gino Paoli, Renato Zero e Ornella Vanoni con la quale è attualmente inTour.

Helen Nonini nel ruolo di Executive e Strategy Producer, ha finalizzato la produzione del film. Come brand advisor e consulente strategica, da sempre Helen supporta le aziende nell’ottimizzazione delle loro strategie, al fine di affrontare con successo i cambiamenti presenti
e futuri. Inizia la sua carriera nel mondo della finanza, passando poi per il fundraising e i settori non-profit, fino ad approdare come consulente nel mondo del lusso. Dal 2017 inoltre, è uno dei volti del brand Pomellato per la campagna pubblicitaria Pomellato for Women.

CAST: Nino Monteleone, Sabrina Paravicini, Roberto Saviano, Fortunato Cerlino, Samantha Cristoforetti, Helen Nonini, Iacopo Melio, Giulia Vaninetti, Fabiola Peregalli, Giulia Bertini, Valerio Arancio Febbo, Alessio Paravicini, Francesca Sofia e Bea, Gilda Cascelli e Sofia Calcagni, Diego Melis, I bambini della prima F elementare Pistelli, Sara El Debuch, Jonis e Mila Bascir, Laura Boerci, Gianluca Pinto, Brunella Maiolini, Francesca Biscetti, Roberta di Scipio, Matteo Palamara, Flaminia Pricolo, Giulia Giovannelli, Danilo Buonsenso, Marco Cherubini, Alessandro Paleri, Erich Kustatscher, Silvia Gilardoni, Giulia Ronconi, Umberto Fortunato.

Cinema, Roberto Benigni sarà Geppetto in “Pinocchio” di Matteo Garrone

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Roberto Benigni torna al cinema per interpretare Geppetto in PINOCCHIO, il nuovo film scritto e diretto da Matteo Garrone.

Il film, una coproduzione internazionale Italia/Francia, è prodotto da Archimede con Rai Cinema e Le Pacte, in associazione con Recorded Picture Company. Le vendite internazionali sono curate da HanWay Films. Il film sarà distribuito in Italia da 01 Distribution e in Francia da Le Pacte.

«Girare finalmente Pinocchio e dirigere Roberto Benigni sono due sogni che si avverano in un solo film – dichiara Matteo Garrone –. Con il burattino di Collodi ci “inseguiamo” da quando – bambino – disegnavo i miei primi “storyboard”. Poi, negli anni, ho sempre sentito in quella storia qualcosa di familiare. Come se il mondo di Pinocchio fosse penetrato nel mio immaginario, tanto che in molti hanno ritrovato nei miei film tracce delle sue Avventure. Anche con Benigni è stato un “inseguimento” iniziato molto tempo fa: l’ho conosciuto da bambino, grazie a mio padre (il critico teatrale Nico Garrone, tra i primi a scrivere di Benigni ai suoi esordi, ndr). Avere finalmente l’opportunità di lavorare insieme è per me un’occasione straordinaria: Pinocchio sarà un film per tutta la famiglia, grandi e piccoli, e nessuno come Roberto – che ha divertito e commosso milioni di spettatori in tutto il mondo – riesce a emozionare il pubblico di ogni età. Lo ringrazio per la fiducia che mi ha dimostrato accettando di condividere con me questa nuova, spericolata avventura».

Roberto Benigni aggiunge: «Un grande personaggio, una grande favola, un grande regista: fare Geppetto diretto da Matteo Garrone è una delle forme della felicità».

«Siamo particolarmente orgogliosi di fare parte di un’opera di così alto livello – afferma Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema –. Matteo Garrone è uno dei registi più importanti e originali del mondo, con lui abbiamo iniziato un percorso di collaborazione molti anni fa, che ora continua felicemente. La scelta di Roberto Benigni ci sembra uno dei colpi di genio di Garrone, e il fatto che Benigni abbia accettato di interpretare Geppetto è un regalo che ci riserverà delle meravigliose sorprese. La Rai contribuisce a portare nuovamente al cinema un artista tra i più amati in Italia e all’estero come Roberto Benigni, e questo ci riempie di gioia».

«Sono impaziente di lavorare di nuovo con Matteo Garrone all’adattamento di un classico della letteratura così amato in tutto il mondo. Non vedo l’ora di poter vedere la versione di Garrone, con un attore unico come Roberto Benigni», aggiunge Jeremy Thomas di Recorded Picture Company.

«È un onore essere di nuovo accanto a Matteo Garrone, con il quale abbiamo lavorato sin dai tempi di Gomorra – dichiara Jean Labadie di Le Pacte –. Roberto Benigni è il miglior Geppetto che avremmo mai potuto immaginare, in questo progetto che torna alle radici del capolavoro di Collodi famoso in tutto il mondo».

«Sono entusiasta della meravigliosa scelta di Benigni  – dice Gabrielle Stewart, Managing Director di HanWay –. Garrone è un cineasta visionario che reinventa una delle storie più famose del mondo, che affonda le sue radici ben più in profondità del classico d’animazione Disney. Sarà un vero spettacolo cinematografico, con un team tecnico internazionale d’eccezione e una star molto speciale. L’autenticità di girare nei luoghi dove Collodi ambientò il suo Pinocchio sarà qualcosa di mai visto prima».

Le riprese di Pinocchio inizieranno nei primi mesi del 2019: il film sarà interamente girato in Italia, tra Lazio, Toscana e Puglia.

I personaggi e le creature fantastiche saranno realizzati all’insegna di uno straordinario realismo, combinando trucco prostetico ed effetti digitali grazie al talento del due volte premio Oscar per il Miglior Trucco Mark Coulier (Grand Budapest Hotel, The Iron Lady) e della VFX Supervisor Rachael Penfold (The Revenant, Cloud Atlas). 
foto di Greta De Lazzaris

KLUNNI THE CLOWN ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

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Sara Colonnelli e Francesca Conte, le registe di Klunni the clown, il cortometraggio di genere thriller psicologico, nato con l'obiettivo di divulgare quanto più possibile la lotta contro la pedofilia, è stato proiettato venerdì 26 ottobre all'Auditorium Arte,  in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma e con la Roma Lazio Film Commission, durante la Festa del Cinema di Roma. Questo è stato possibile, grazie all'organizzazione CinemadaMare nata con l'intento di dare spazio e opportunità ai giovani filmmaker.  L'evento ha dato  visibilità agli autori dei corti scelti dal momento che alle proiezioni sono stati presenti professionisti del settore.  
Klunni the clown nasce come cortometraggio in vista di una mini serie con l'intento di porre l'attenzione sulle conseguenze degli abusi sessuali su minori, sfruttando il cinema come potente mezzo di diffusione.

A Mantova le opere di Lorenzo Modica: "B e C o del linguaggio privato"

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A partire dal 3 novembre 2018 la chiesa sconsacrata di Santa Maria della Vittoria ospita la mostra B e C, uno degli ultimi progetti dell’artista Lorenzo Modica. La mostra, a cura di Sarah Linford, patrocinata dall’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Mantova e sostenuta dall’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, conferma Modica come uno dei più promettenti artisti italiani emergenti. Lorenzo Modica (Roma, 1988) conduce una ricerca primariamente incentrata sulla pittura, coniugando le dimensioni oggettuali, formali ed installative.
Il suo lavoro si avvale di una varietà di mezzi espressivi, dalla pratica pittorica e disegnativa all’installazione scultorea, ambientale e site-specific, riflettendo la necessità di relazionarsi con lo spazio che circonda l’artista, il quadro — inteso in uno senso esteso —, e lo spettatore. Attraverso un’ottantina di opere, tra cui monotipi mixed media, chine, installazioni e sculture site-specific, Modica dà forma artistica al “linguaggio privato” di due gemelli diagnosticati autistici. Dal minimale e mutabile sistema di gesti e di parole con il quale i fratelli B. e C. restituiscono il mondo, l’artista ha intrapreso una ricerca profonda e di una straordinaria bellezza sulle condizioni di emergenze del senso — tra codice, convenzione, contesto e ambiguità. Con una particolare sensibilità alla polisemia dei materiali ed a tecniche intimamente singolari, l’artista interroga l’ambigua zona tra contenuto e significato, tra stato mentale e intenzione, tra corpo e atto, tra riconoscimento visivo e smarrimento del senso  — e dei sensi. Accompagna la mostra un catalogo bilingue italiano-inglese, illustrato dalle fotografie delle opere esposte. I testi del Dott. Andrea Caprini, Assessore alle Politiche Sociali, e del Dott. Italo Scaietta, Presidente dell’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, aprono il volume. Seguono un testo di Oliver De La Paz, specchio letterario del lavoro di Lorenzo Modica; di Massimo Minotti, sensibile conoscitore del mondo dell’autismo; un dialogo tra l’artista e Pia Candinas; contributi e saggi critici di Donatella Saroli, del Museo MAXXI, di Sarah Linford, curatrice della mostra, e di Dorothea Dietrich, della Barnes Foundation. L’esposizione B e C o del linguaggio privato è accompagnata da eventi svolti a Santa Maria della Vittoria: un concerto che apre le dimensioni acustiche del progetto con una performance musicale concepita per l’occasione, e laboratori scolastici. Il 3 dicembre, giornata mondiale dei disabili, si tiene il finissage, aperto a tutte le comunità coinvolte: dal mondo dell’arte al mondo della salute e dell’impegno sociale.

Lorenzo Modica nasce a Roma nel 1988. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo essersi interessato di filosofia e matematica. Negli anni della formazione la pittura rappresenta il suo principale interesse. Nel corso della sua breve carriera ha esposto in istituzioni museali come il MACRO di Roma e prestigiose fondazioni come il Pastificio Cerere. Ha esposto in gallerie in Italia e all’estero distinguendosi come uno degli artisti più interessanti della sua generazione. Durante il 2014 realizza alcuni dipinti-collage di grandi dimensioni che nascono da un viaggio in ex-Jugoslavia: incentrati sulla memoria della guerra e del suo oblio, da queste opere nasce un secondo progetto. Nello stesso anno produce alcune video-installazioni. Nel 2015 si trasferisce a Belgrado per realizzare un progetto dal titolo 13 giorni che dura quattro mesi. In questo periodo raccoglie materiale fotografico e si immerge nella cultura e nella scena artistica della città alle porte dell’Unione Europea. Attraverso Belgrado indaga le contraddizioni identitarie di una nazione che meglio di qualsiasi altra rappresenta una condizione comune a quasi tutta l’ Europa. Questa “strategia performativa” di indagine rimarrà una prassi nell’opera di Lorenzo Modica. Nel 2016 realizza un’installazione site-specific a carattere sonoro e ambientale; la mostra dal titolo Il Cielo è di un azzurro cielo intenso, si incentra sulle dinamiche linguistiche-sensoriali del suono. Nello stessa anno, Lorenzo Modica comincia a lavorare al progetto B e C. Dal 2017 la sua attività artistica si orienta sulla pittura in un campo contaminato dalle altre discipline dell’arte visiva. Nello stesso anno espone all’Istituto di cultura francese a Roma e presso la Temple University, oltre che alla galleria Mucciaccia Contemporary.

Sarah Linford, storica dell’arte contemporanea, critica e curatrice, vive e lavora principalmente a Roma, pur mantenendo forti legami personali e professionali con i suoi due paesi di origine, la Francia e gli Stati Uniti. Lavora a stretto contatto con artisti emergenti e affermati, oltre a colleghi storici e critici dell'arte, collezionisti e istituzioni culturali. Formatasi principalmente in Francia e negli Stati Uniti, ha frequentato la Scuola normale di Parigi e l'università di Parigi 7; il suo dottorato francese ha vinto il prestigioso premio del Musée d’Orsay. Negli Stati Uniti, le sue due Bachelor’s con lode dall’università di Berkeley, in Storia dell'Arte e Letteratura Comparata, sono stati seguiti da un Master’s al Trinity College poi un’altro Master’s e un secondo Ph.D. in arte moderna e contemporanea presso l’università di Princeton. Avendo lavorato al Museum of Modern Art di New York, alla National Gallery of Art, a Washington, al Petit Palais di Parigi - tra gli altri - era naturale che continuasse a curare mostre in Italia, portando sempre più avanti una densa rete di relazioni e collaborazioni in tutta l'Europa occidentale e il Nord America.

Donatella Valentino, laureata in Storia dell’Arte all’Università La Sapienza di Roma, sta perfezionando la sua formazione attraverso un Master’s degree in Management e digitalizzazione del patrimonio culturale alla John Cabot University.

Orari di apertura della mostra           
mercoledì 15,30-18,30                                         
giovedì-domenica 10-12,30 e 15,30-18,30                                                     
chiuso il lunedì e il martedì
Santa Maria della Vittoria                     
Via Monteverdi 1, Mantova   
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