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Sul podio di MISS STELLA DEL MARE 2018 trionfa il Veneto

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A vincere la Finale Nazionale di Miss Stella del Mare 2018, che si è svolta a bordo della nave da crociera Costa Magica, è una ragazza del Team Triveneto capitanata dalla Consulente di Immagine Antonella Marcon, lei felicissima, si chiama Nicole Gorda.

Una settimana di navigazione tra le acque del Mediterraneo che ha regalato alle ragazze una esperienza intensa ed emozionante.
Per tutta la settimana le attività dell’accademia di Bordo organizzata in modo impeccabile dal Patron Filippo Russo e 5Star eventi si è svolta con grande partecipazione. Le ragazze hanno portato i loro talenti sul palcoscenico di Costa Magica e hanno avuto dei coach d’eccezione: per le coreografie Giampiero Gencarelli coreografo della Rai in collaborazione con Antonio Fiore noto coreografo e ballerino; in veste di Presidente della giuria Daniel Mc Vicar attore americano ammirato in tantissime produzioni di successo, lo ricordiamo sopratutto nel ruolo di Clark nella regina delle fiction mondiali, tutt'oggi in onda su tutti i maggiori canali tv “Beautiful”; la modella, showgirl e attrice cubana Ariadna Romero, Pierpaolo Petrelli di Striscia la Notizia e la cantante, scrittrice, poeta e attrice Alessandra Nicita; in giuria anche Stephanie Bellarte Miss Stella del Mare 2017.

La presentatrice ufficiale della finale di Miss Stella del Mare 2018 è stata Ariadna Romero attrice e modella coadiuvata sul palco dal carismatico Filippo Ferraro di RDS Radio Dimensione Suono.

La giuria composta da personaggi del mondo della bellezza, del giornalismo, della moda, dello spettacolo, della televisione, della imprenditoria, ha decretato la seguente classifica: 

Nicole Gorda (Treviso) - MISS STELLA DEL MARE 2018

Valentina Buso (Torino) - 2 CLASSIFICATA
Laura Capilungo (Venezia) - 3 CLASSIFICATA
Elisa Gastaldi (Genova) - 4 CLASSIFICATA
Alice Gazzola (Padova) - 5 CLASSIFICATA

Daniela Malenchi (Padova) - FASCIA ACCADEMIA
Elena Marù (Ragusa) - FASCIA ACCADEMIA
Vittoria Bonadei (Savona) - FASCIA ACCADEMIA
Antonia Sottile (Cosenza) - FASCIA ACCADEMIA
Luciasole Divittori (Roma) - FASCIA ACCADEMIA

Michelle Ruata (Cuneo) - FASCIA TALENTO
Giulia Gazzola (Treviso) - FASCIA GAMBISSIMA
Krizia Russo (Padova) - FASCIA SIMPATIA
Giuliana Trevisan (Vicenza) - MISS FASHION
Magda Dinar - (Cosenza) MISS TEENAGER
Anastasia Micoletti (Padova) - MISS FOTOGENIA
Jessica Miatello (Treviso) - MISS CINEMA
Emma Bertolini (Cuneo) - MISS ELEGANZA


Fattitaliani intervista la scrittrice Sarah Pellizzari Rambolini, un concentrato di simpatia e di talento: Scrivere è come avere la bacchetta magica

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di Laura Gorini - Solare, alla mano e con tanta voglia di raccontarsi e soprattutto di scrivere. Sarah Pellizzari Rambolini, è una donna dai mille interessi oltre che un autentico fiume in piena quando si tratta di parlare di libri e di letteratura. Dopo la pubblicazione di alcuni e-book, ha ora pubblicato il suo racconto “Una latta di pesche”, contenuto nella raccolta “La vita vista da qui”, pubblicata da Morellini Editore, che contiene ben dieci racconti di altrettanti scrittori, compreso quello che reca la firma della famosa scrittrice genovese Sara Rattaro, che ha tenuto uno splendido corso di scrittura creativa con gli altri otto narratori che hanno partecipato con la loro arte al volume.
Sarah, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù…
Ciao, sono Sarah Pellizzari Rabolini e sono tante cose: mamma, prof, autrice e pratico la mindfulness. I miei pregi? Cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, se poi è un bicchiere di bollicine in buona compagnia per me è la felicità!
Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
Volli, fortissimamente volli!!! Scherzi a parte, fino a poco tempo fa la scrittura era un hobby e un passatempo. Oggi penso seriamente che mi piacerebbe molto scrivere per professione.
Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi?
Da piccola leggevo tanti fumetti. Un giorno sono rimasta affascinata dal Gabbiano Jonathan Livingston, anche se ricordo mia nonna che mi leggeva il libro “Cuore” e mi emozionavo. Oggi leggo libri per ragazzi, e come autori spazio dalla Pitzorno a Birattani, da Ballerini a Garlando. E ho letto l'ultimo di Lia Levi che può essere letto anche dai miei studenti. Ovviamente sono una esperta  di Harry Potter! I libri a lui dedicati li ho letteralmente divorati. Adoro, poi, come libri per adulti, quelli di Andrea De Carlo tant’è che volevo chiamare entrambi i miei figli Guido dopo aver letto “Due di due”, ma non c'è stato modo e ho potuto chiamare così solo il protagonista del mio romanzo “Per un'estate”! Beh,  almeno al “figlio di carta” sono riuscita a dare quel nome! Insomma leggo, leggo sempre. Se posso evito gli horror, soprattutto prima di dormire!
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Ho iniziato a scrivere per non sentirmi sola. Sono figlia unica e ricordo i pomeriggi a casa con la nonna, visto che i miei lavoravano. Lei spesso guardava le telenovelas su Rete 4 e io, non potendo accedere alla tv visto che il telecomando spettava a lei, scrivevo!
Che cosa provi quando scrivi?
Scrivere per me è una sorta di antistress. Io posso decidere cosa far fare ad un personaggio e  cambiare un destino: scrivere è come avere una bacchetta magica!
Ma perchè partecipare a un corso di scrittura creativa? E soprattutto da insegnante che effetto ti ha fatto ritornare a essere un' allieva?
Non si smette mai di imparare e il confronto con gli altri consente di continuare a crescere, sia in termini “letterari” che di formazione personale.
Mi piace fare l'allieva e soprattutto credo molto nel potere della “scrittura a mano libera”. Da alunna prendo appunti e le idee che arrivano dalla scrittura con la penna in mano sembrano avere una potenza maggiore.
Che cosa significa essere creativi per te?
Per me significa avere sempre nuove idee e nuovi  spunti su cui riflettere per narrare qualcosa.
Ma come si può applicare la creatività nella vita quotidiana?
Ogni giorno la vita offre spunti per la narrazione; ci sono storie davvero bellissime che val la pena di essere raccontare. Nel quotidiano mi piace annotare episodi divertenti e situazioni che osservo. Ad esempio al supermercato la creatività può essere massima. Un esempio? La signora anziana che ti chiede di prendere la scatola sullo scaffale in alto e io mi chiedo: "che cosa ci farà mai con quei biscotti?".
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto “Una latta di pesche” contenuto nell' antologia "La vita vista da qui"?
Mi sono ispirata a mio nonno, veramente sopravvissuto alla Campagna di Russia. Una storia che volevo raccontare da tempo e questa è stata l'occasione giusta.
Con quali parole lo descriveresti?
Aggrapparsi ai valori della propria vita e agli oggetti che ci fanno sentire al sicuro nei momenti di disperazione: una latta di pesche, una catenina con il santo protettore, il senso dell'onestà e del rispetto.
Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?
Come quando cammini in montagna: in cima l'aria è fresca, non senti più la fatica e ti godi il panorama!
Sei amante anche delle nuove tecnologie e apprezzi anche gli e-book?
Ho iniziato con due pubblicazioni in digitale. Sono dell'idea che un libro sia un libro, qualunque vestito abbia.
Le nuove tecnologie veicolano più velocemente le storie e il nome di chi le scrive. La carta è più tangibile, annusi le pagine, ci scrivi sopra. Ha certamente una valenza diversa, più “emozionale”.
Ci vuoi parlare di queste tue pubblicazioni?
Ho iniziato per caso con Piemme, linea young adult. I miei e-book sono usciti come Sarah Rabolini. Il primo è “Per un'estate” e il secondo “Amarsi ancora”. Il bello dei libri digitali è che “vivono” per sempre e si trovano con un click sulla libreria del tuo dispositivo, dopo un anno così come dopo cinque anni, cosa che non è detto che accada anche ad un cartaceo.
“Per un'estate"è la storia di tre amiche nell'estate della maturità. La caratteristica di questo romanzo è che ogni personaggio è paragonato ad un dio della mitologia greca, per me grande maestra di vita. Ho scritto questa storia nel2014 e mai avrei pensato che potesse essere pubblicata. È stato un primissimo lavoro, una storia-diario e non pensavo di pubblicarla.
“Amarsi ancora” è stato scritto qualche mese dopo. È un romanzo breve uscito per San Valentino per la collana In Love. Si tratta di una storia d'amore dove la protagonista, in balia del nuovo fidanzato e dell’ex che ricompare, sceglie di capire di più se stessa praticando la mindfulness e la Biodanza.
Infine quest’anno ho scritto “R come Infinito” l’ultimo nato, per le Edizioni del Loggione, casa editrice con cui ho partecipato all’antologia “Le donne che fecero l'impresa-Lombardia”.
Inoltre ho contribuito alla guida “Didattica per competenze” per Raffaello Editore, con esercizi di meditazione e resilienza da proporre alla scuola dell'infanzia.
Tengo delle serate di meditazione e scrittura, nonché sono allieva dell'accademia Cei per operatori olistici.
E ora, che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo altro?
Ho scritto un racconto che ha vinto il premio “Lago Gerundo” e sarà pubblicato sempre in un'antologia edita da Morellini.
È la storia di una prof che va a trovare un ex alunno in carcere. Non può credere che sia lí.
Attraverso storie mitologiche (e qui torno al mio primo amore) alunno e prof daranno le risposte alle faticose domande delle loro vite. E poi sto scrivendo una storia per ragazzi e vorrei provare a cimentarmi in un romanzo storico. Ma al momento ho solo letto molto e fatto ricerche. Chissà!

Melissa Turchi, la scrittrice che non si prende mai troppo sul serio: Camminare in equilibrio precario sulle lastre della mia amata Siena, è la mia metafora di vita. L'intervista di Fattitaliani

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di Laura Gorini - Adora i tacchi alti e ama le sfide.  Ha iniziato a scrivere per amore e non ha più smesso. Melissa Turchi, è una donna dalle mille risorse che ti strappa più di un sorriso quando le parli. “Taglio netto”,  il suo intenso racconto, è stato pubblicato nell’ antologia “La vita vista da qui”, edita da Morellini Editore, nella quale sono raccolti- oltre al suo- altri nove racconti di cui uno della scrittrice genovese Sara Rattaro che ha svolto il ruolo di docente per uno splendido corso di scrittura creativa al quale hanno partecipato la Turchi e gli altri scrittori che hanno donato un loro scritto al volumen.

Melissa, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...


Ciao! Sono la Turchi, con la “T” maiuscola. Sono solare e in apparenza calma ma dietro il sorriso nascondo un fiume in piena. Vivo di numeri ed economia, ma il mio amore è la scrittura. Ho un porto sicuro: le amiche di sempre. Adoro i tacchi alti e “camminare in equilibrio precario sulle lastre della mia amata Siena” è la metafora della mia vita.

Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?

Non mi prendo mai troppo sul serio. 

Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi?

Jules Verne mi ha tenuto a lungo compagnia quando ero piccola. Oggi? Non riesco a scegliere tra Elena Ferrante, Sara Rattaro e Camilla Lackberg.

Come è nata la tua passione per la scrittura? Come riesci a conciliarla con quella per i numeri? Definiresti anch’essa una passione?

Per conquistare un ragazzo. Ho iniziato a tempestarlo di lettere, racconti e frasi. Glieli lasciavo nella cassetta della posta, sotto i tergicristalli della sua auto. Ovunque. Non si è innamorato. In compenso, io non ho mai smesso di scrivere.

I numeri mi fanno compagnia durante il giorno nel mio lavoro, ma non mi distolgono affatto dalla scrittura. I primi sono necessari, la seconda è una vera passione. 

Che cosa provi quando scrivi?

Passione nel creare una storia. Emozione nello scegliere ogni singola parola. Soddisfazione nel trovare soluzioni. Un profondo arricchimento.

Hai dunque deciso di partecipare a un corso di scrittura creativa per questo motivo? Che cosa ha inoltre rappresentato per te?

La partecipazione al corso di scrittura è stata una scelta improvvisa che ho sentito essere quella giusta. Avevo bisogno di confrontarmi e di mettermi in gioco davanti ad un obiettivo preciso.

Si è rivelata un’occasione per accrescere le mie conoscenze letterarie, per aprirmi a nuovi punti di vista nel costruire le storie grazie alla condivisione di un percorso con altre persone ugualmente appassionate di scrittura e per conoscere scrittori già affermati, che hanno raccontato le proprie esperienze personali nella strada verso il successo.

Che cosa significa essere creativi?

La creatività è un modo di vivere la vita, di essere e di pensare, di andare oltre i propri limiti, mettendosi sempre in gioco.
 


Ma quanto coraggio ci vuole per mettersi in gioco nella vita? E soprattutto come si può applicare la creatività nella vita quotidiana?

Le persone più vicine dicono di me che non riesco a sottrarmi alle sfide, anzi le cerco quasi che mi facessero sentire viva. Non saprei dire se il coraggio di mettersi in gioco è misurabile. E’ talmente spontaneo farlo, che esce fuori senza controllo. Ogni volta che si fornisce una soluzione non comune, affatto scontata si applica la creatività. In quest’ottica, si vede in un ‘ostacolo’ un mezzo per sentirsi vivi.

 
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto contenuto nell' antologia "La vita vista da qui"?

“Taglio netto” è un racconto di pura fantasia e prende spunto dalla mia paura, mai celata, di potermi ritrovare all’improvviso a dover affrontare un cambiamento radicale di vita, non per scelta personale.

 

Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?

Ancora non ci credo.

 

Ma con quali parole descriveresti il tuo scritto?

Ritmato, nostalgico e colorato. Ritmato per l’incalzare veloce dei cambiamenti. Nostalgico per le mancanze che ogni giorno di più si avvertono e prendono corpo nel protagonista. Colorato perché la vita ti offre molteplici sfumature, basta saperle cogliere.

 

E come si può coglierle davvero?

E’ una questione di stati d’animo. Il rimanere sempre aperti e in ascolto verso il mondo aiuta a leggere, ad arricchirsi, ad emozionarsi. Poi sta a ciascuno scegliere come, quando e quali sfumature vivere tra quelle che si parano davanti nel proprio cammino. Banale? Assolutamente no.

 

Quali sono le sfumature che ami maggiormente della tua vita?

Le lacrime di un’amica che confessa le sue paure più profonde, un vassoio con i miei cioccolatini preferiti lasciati da un collega sulla mia scrivania dopo un giorno di assenza, il suono del campanello per una visita inaspettata, uno sguardo di comprensione di chi ha percepito un mio momento di disagio durante una cena, un abbraccio improvviso per chiedere scusa senza dire una parola. Potrei continuare riempiendo una pagina e –forse- non sarei ancora soddisfatta.

 

Da una donna vulcania come te, che cosa possiamo e dobbiamo aspettarci? 

Stai scrivendo qualcosa di nuovo?

Nel cassetto ho l’idea embrionale del mio primo romanzo. Ma al momento non dico altro. Sai, io sono una donna scaramantica e un po’ gelosa delle sue idee…

Fattitaliani intervista Benedetta Premoli: per scrivere bisogna sporcarsi le mani d’inchiostro e avere tanta pazienza

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di Laura Gorini - Presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù…


L’antologia parla di sopravvissuti, io mi considero una sopravvivente. A cosa? Al mio disordine in cui trovo (quasi) sempre tutto; alla mia allergia per le agende compensata da una buona memoria; alla mia incapacità di resistere a eventi culturali, serate in birreria, concerti e quant’altro. Insomma, sono una sopravvivente alla frenesia urbana che a Milano si respira sette giorni su sette, anche fuori dall’ufficio.
Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
Eh..magari…
Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi?
Da piccola ero una divoratrice di libri, ancora più che adesso. Ne ho letti davvero tantissimi e non è facile scegliere un solo autore, infatti ne dico due: Roald Dahl e Bianca Pitzorno. Fermo il mio amore per la letteratura inglese dell’Ottocento in generale e per le sorelleBrontë in particolare, mentre fra gli scrittori contemporanei apprezzo molto Silvia Avallone, Paolo Giordano e naturalmente Sara Rattaro!
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Una sola parola: leggendo.

Che cosa provi quando scrivi?
Dipende. Se capito in un momento di “blocco da pagina bianca” mi arrabbio; provo invece tanta soddisfazione quando riesco a esprimere proprio quella frase lì proprio con quelle parole lì. Scrivere non è facile come sembra, bisogna sporcarsi le mani d’inchiostro e avere tanta pazienza.
Richiede pazienza  partecipare a un corso di scrittura creativa? Perchè hai deciso di parteciparvi?
Per imparare, esercitarsi e soprattutto confrontarsi. Nel caso della “Fabbrica delle storie” ho avuto tutto questo e anche di più: la pubblicazione, che non è la finalità primaria di tutti i corsi di scrittura ed è stata, inutile negarlo, una gran bella soddisfazione.
Che cosa significa essere creativi?
In generale, avere un “x factor” da sfruttare al meglio in base alle proprie attitudini. In questo specifico campo, dicono che la carta sia indice di creatività perché il foglio bianco libera da qualsiasi filtro, al contrario dello schermo di un pc.
Come si può applicare la creatività nella vita quotidiana?
Nelle piccole cose, come aprire l’armadio ogni mattina e trovarsi davanti a (in)finite possibilità di abbinamento che possono essere sfruttate in modo (stra)ordinario.
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto contenuto nell'antologia "La vita vista da qui"?
Ho ambientato la mia storia in due città che conosco e amo, sconvolte contemporaneamente da eventi drammatici in una sera non troppo lontana nel tempo. Io per fortuna ho visto tutto in televisione, ma conosco persone che hanno rischiato di trovarsi direttamente coinvolte.
Con quali parole lo descriveresti?

E’ un intreccio basato sulle coincidenze, sui giochi del destino, sulle fatalità alla “Sliding doors”, ma anche sull’apparente banalità di alcune scelte che possono determinare un corso degli eventi molto diverso da quello che si aveva in mente. La mia protagonista si trova “Dal lato sbagliato” proprio a causa di una sua scelta, giusta, sbagliata o egoista che sia, ma proprio dalle conseguenze di questa decisione iniziano a germogliare i semi della sopravvivenza.
Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?
Qualcosa che non si può descrivere, mi tremavano le mani per l’emozione.

Sei amante anche delle nuove tecnologie e apprezzi anche gli e-book?
Vade retro, e-book, io sono antica dentro: amo l’odore della carta, gli scarabocchi sulle pagine importanti, gli acquisti compulsivi, la mia pila di libri sul comodino che aumenta sempre più. Non sono però anti-social, anzi, mi piace essere sempre connessa.
E ora, dopo questa pubblicazione che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo altro?
A parte il mio blog, che cerco di tenere sempre aggiornato, ho diverse idee che aspettano solo di essere tirate fuori dal cassetto, ma per farlo in tempi brevi mi servirebbero giornate lunghe quarantotto e più ore…

Fattitaliani intervista il talentuoso Federico Franciosi in arte Ciosi diventato chitarrista dopo una delusione d'amore

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di Laura Gorini - Federico Franciosi in arte Ciosiè un talentuoso chitarrista acustico flatpicker “mediterraneo” e cantante dotato di una voce blues dalle sfumature vintage che amalgama il proprio stile vocale alla chitarra acustica che suona con armonica a bocca e table-neck. Il suo repertorio si basa su brani originali e sulla reinterpretazione dei grandi maestri del folk americano dove si rincorrono linguaggi flatpicking, blugrass, country, percussive, blues, country, soul pop, ever-green, love songs, melodie e silenzi, in un lungo viaggio. Ecco che cosa ci ha raccontato della sua persona.
Iniziamo questa chiacchierata chiedendoti come è nato il tuo nome d’arte Ciosi…
Mi chiamo Franciosi di cognome e da piccolo mi hanno sempre chiamato Ciosi,
cioè solo con la parte finale del cognome.
A che età e in che modo ti sei avvicinato alla musica?

Da piccolo, forse a 7 o ad 8 anni, mia nonna pensò di mandarmi a fare una di quelle che chiamano “meravigliose esperienze” ad un camposcuola estivo-educativo-cattolico. Perché ero uno di quei bambini che la mia maestra chiamava “vivace”. Durante questa esperienza mi innamorai di una bella bambina ma purtroppo non fui corrisposto perché lei era affascinata ed accecata dall’animatore quindicenne che cantava con la chitarra! 
Tornato a casa abbattuto ma fiducioso diedi il tormento a mia madre ripetendo all’infinito: “Voglio imparare a suonare la chitarra!!!!” nella speranza che l’anno successivo quella bambina si innamorasse anche di me. E da lì è iniziato tutto…
Da un camposcuola estivo-educativo-cattolico, presto la mia “ragione di vita”, non fu più quella bambina ma la musica! Lei sì che mi ha stregato e forse mi ha reso molto meno “vivace”! Nel mio passato in certe circostanze Lei ha saputo salvarmi e sono certo che di sicuro mi accudirà anche nel mio futuro…
Quale genere prediligi in particolare?

Mi piace la musica acustica blues , il bluegrass e il jazz.
Chi è un artista al quale ti senti particolarmente ispirato?

Mi ispiro a Tony Rice, Beppe Gambetta e Doc Watson.

 Che cosa apprezzi particolarmente di ciascuno di loro?

Amo di Tony Rice la sua unicità di carattere esplosivo ed espressivo nelle sei corde e nell'uso del plettro. Della sua discografia amo gli album “Manzanita” e

 “marwest “ e poi sono innamorato del suono che produce con la sua magica chitarra .

Beppe Gambetta è il mio preferito perché penso sia l'unico italiano a essere reputato uno dei migliori flatpickers dagli stessi americani e dagli stessi padri del flatpicking.

La sua musica e la sua chitarra sono poesia pura e della sua discografia consiglio

tutti gli album “ Blu di Genova “ e “ Slade Stomp “ e “ American Album “.
Quale strumento suoni/studi o che ti piacerebbe in qualche modo intraprendere?

Sono un chitarrista acustico e adoro questo strumento.
Ti dedichi all' insegnamento?

Arrivato alla soglia dei 40 anni, mi sento pronto per trasmettere ad altri quello che ho imparato in tanti anni di concerti, workshop, album, lezioni e notti passate sotto le stelle con la chitarra a sognare.

Invito tutti coloro che sono interessati al mondo della chitarra acustica il mio speciale evento chiamato “Week end pick” che serve per migliorare la propria prassi esecutiva chitarristica, per conoscere nuove tecniche usate con il plettro o per apprendere nuove musiche e nuove ispirazioni e scoprire l’arte del flatpicking.

Per chi fosse interessato per maggiori informazioni visiti il sito

Beh, oltre che a navigare sul tuo sito, per conoscerti meglio è assai utile anche ascoltare il tuo nuovo album… Ce ne vuoi parlare?

Il mio nuovo album si intitola “The Big Sound” e in esso ho voluto sperimentare le avventure sonore che ho vissuto in vari studi di registrazione incontrando nuove amicizie, nuovi modi di lavorare, riscoprendo nuovi suoni acustici che mi hanno dato una forza interiore nell'esprimermi al meglio che potevo con la mia chitarra Santa Cruz 1934 D Mahogany, arrivando così a creare un grande suono unico che ha dato istintivamente il titolo dell'album: “The Big Sound”.

In questo mio percorso, affiancato con la co-produzione dell'agenzia A-Z Blues, ho registrato nuove canzoni di solo-flatpicking, ho dato una veste nuova a vecchie mie canzoni di anni fa con musicisti fenomenali e infine ho omaggiato alcune canzoni del repertorio bluegrass, old time, blues  e celtico con  l'unico fattore denominatore: il flatpicking.
Con quali parole descriveresti ogni brano contenuto nel tuo album?

Nashville Blues (Traditional)

Un bellissimo classico del repertorio Bluegrass, noto dalle incisioni storiche di  Doc Watson e Norman Blake. Mi ha accompagnato Gianni Sabbioni al contrabbasso, Graziano Nano Guidetti alle spazzole e rullante. Registrato al Busker Studio a Rubiera (RE)diretti da Bronsky e dal bravissimo Federico Galazzo. 

Who Looks for Something (Franciosi Federico)

Vecchio brano di mia composizione, sia la musica che il testo, editato una manciata di anni fa e registrato a Mar del Plata (Argentina) per il disco “Beautiful Infinity”. Ho sempre eseguito questo brano in performance live, raccogliendo sempre buoni complimenti a tal punto che ho pensato di riproporlo in una veste più acustica suonata da Gianni Sabbioni al contrabbasso e Massimo Tuzza alle percussioni. Registrato presso Busker Studio a Rubiera (RE) da Bronsky e Federico Galazzo.
Mediterranean 's Shell (Franciosi Federico)

Brano composto per sola chitarra flatpicking, parla di questo viaggio immaginario che fa questa conchiglia nel profondo del mar Mediterraneo. Durante il pezzo ho cercato di far assaporare colori musicali delle varie sponde del Mediterraneo, attraversando sonorità arabe, greche, spagnole, italiane, turche e balcaniche. Registrato presso Rogue Studio a Londra dagli amici Alessandro Garavello e Andrea Lonardi.
Dream Guitar (Franciosi Federico)

Brano editato nell'album “My First Time”, dedicato alla mia chitarra Santa Cruz modello 1934 d mahogany. Ho pensato di dare una veste nuova a questo brano arrangiandolo con Gianni Sabbioni al contrabbasso e Massimo Tuzza alle percussioni. Registrato presso lo studio Ritmo & Blu a Pozzolengo (BS) sotto la direzione del fonico Christian Codenotti
Rolling in my Sweet Baby's Arms (Lester Flatt)

Padre della musica Bluegrass, Lester Flatt ha fatto storia nel Bluegrass e tante sue canzoni sono diventate dei classici nel tempo. Questo brano mi è sempre piaciuto moltissimo e ho voluto inciderlo anch'io con l'aiuto di Gianni Sabbioni al contrabbasso e Massimo Tuzza alle percussioni. Registrato presso Busker Studio a Rubiera (RE) da Bronsky e Federico Galazzo.
To David (Franciosi Federico)  

Un omaggio dedicato ad uno dei migliori chitarristi acustici esistenti: David Grier.

Con il suo stile unico e inimitabile fa volare il plettro da corda a corda in modo elegante e sublime. Ho registrato il brano con Gianni Sabbioni al contrabbasso al Busker Studio a Rubiera (RE) diretti da Bronsky e Federico Galazzo. Se a qualcuno interessano informazioni su David Grier, lo potete conoscere su www.davidgrier.com
My Grandfather (Franciosi Federico)

Brano di mia composizione, editato e registrato in Argentina tempo fa nell'album “Far Apart”, nel quale splende come non mai l'amore e il rispetto che ho avuto  di mio nonno materno , per me più di un padre. Dedico questo brano a tutti gli appartenenti a quella splendida generazione dell'epoca di mio nonno. Il pezzo é stato riarrangiato in chiave acustica con Gianni Sabbioni al contrabbasso e Massimo Tuzza alle percussioni e registrato presso Busker Studio a Rubiera (re) da Bronsky e Federico Galazzo.
First Snow (Franciosi Federico)

Immergersi negli occhi del proprio bambino mentre rimane incantato dalla neve: un'emozione unica, pensieri, parole e pagine di musica... Composto al ritorno di una giornata in montagna, registrato presso Rogue Studio a Londra diretti da Alessandro Garavello e Andrea Lonardi.
Transatlantic (Franciosi Federico)

Questo é dei miei primi brani scritti per chitarra solo-flatpicking, considerato il mio cavallo di battaglia nei concerti, editato nel disco “My First Time” nel 2014. Ho voluto dare una veste nuova al brano inserendo un arrangiamento unico e sperimentale grazie al contrabbasso di Gianni Sabbioni e le percussioni di Massimo Tuzza. Registrato presso lo studio Ritmo & Blu a Pozzolengo (BS) dal fedele amico e fonico Christian Codenotti, già presente nei miei 2 album passati e fonico ufficiale dell'evento teatrale di mia produzione “Acousticology”.
Alabama Blues (J.B. Lenoir)

Brano del repertorio Blues che mi ha accompagnato per quasi 40 anni e che ho avuto il piacere di registrare con Lorenz Zadro alla chitarra, Gianni Sabbioni al contrabbasso, Graziano Nano Guidetti al rullante e Pietro Marcotti all'armonica a bocca. Registrato presso Busker Studio a Rubiera (RE) da Bronsky e Federico Galazzo.
Silvia's eyes (Franciosi Federico)

La mia composizione preferita perché dedicata alla mia “Signora”, (che non è una chitarra) ma la donna che mi ha donato un figlio bellissimo, Ettore, e che mi accompagna in ogni istante, nella musica e nei progetti. Dedico a te, Silvia, e ai tuoi occhi profondi queste note di chitarra. Registrato presso LSR Studio a Badia Polesine (RO) da Cristian Gallian.

The cyclone of Rye Cove  (A.P. Carter)

Brano del repertorio del padre del flatpicking Doc Watson, che parla del tornado che nel 1928 distrusse il paesino di Rye Cove in Virginia cancellando una intera generazione di bambini che si trovavano in quel momento nella loro scuola. Arrangiato con Gianni Sabbioni al contrabbasso e Massimo Tuzza alle percussioni, registrato presso lo studio Ritmo & Blu a Pozzolengo (BS) sotto la direzione del fonico Christian Codenotti.
Cooley's Reel (Traditional)


Traditional Irish Tune che ho ri-arrangiato per chitarra flatpicking in collaborazione con  Gianni  Sabbioni  dove si esprime al meglio durante l'assolo di contrabbasso. Registrato presso Busker Studio a Rubiera (RE) da Bronsky e Federico Galazzo.
Noir (Franciosi Federico)

Questa mia composizione nasce per merito di un amico, aspirante regista in Germania, il quale mi chiese di comporre una musica per un suo film di genere Noir, a cui si deve il titolo del brano. Registrato presso LSR Studio a Badia Polesine (RO) da Cristian Gallian con qualche ritocco della sua chitarra.

Fattitaliani intervista Albino Zamboni: Essere creativi significa essere originali e dare vita a nuovi mondi e realtà

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di Laura Gorini - Si definisce una persona normale, educata, onesta, curiosa, riflessiva e un po’ introversa, Albino Zamboni che ha appena pubblicato il suo racconto “Prove di destino” all’interno della raccolta “La vita vista da qui” (Morellini Editore) dove trovano spazio oltre al suo altri nove racconti, otto dei partecipanti a un interessante corso di scrittura creativa e uno della maestra che l’ha tenuto: la scrittrice genovese Sara Rattaro.

Albino, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Sono una persona normale, educata, onesta, curiosa, riflessiva e un po’ introversa. Ammaestratore di sequenze di bit in movimento.
Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
No, fino a un paio di anni fa.
Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi?
Infanzia: Jules, Verne. Oggi: Wu Ming/Luther Blissett, Annarita. Briganti, Sara Rattaro, Raffaella Silvestri e Marta Morotti.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Leggendo molto e partecipando alle presentazioni con gli autori, ma anche come strumento per controbilanciare il mio lato troppo scientifico e razionale.
Che cosa provi quando scrivi?
Durante la scrittura niente e tutto in quanto sono totalmente immerso nel racconto. Una volta completata soddisfazione leggendo quelle parole materializzate che esistevano già in me prima di scrivere il racconto.

Perché partecipare a un corso di scrittura creativa?
Perché nell’ambito scolastico, dalle Superiori all’Università e post Università, ho affrontato solo studi scientifici. Ho ritenuto questo corso utile e completo per introdurmi in un mondo per certi versi a me nuovo.
Che cosa significa essere creativi?
Originali e dare vita a nuovi mondi e realtà.
Ma come si può applicare la creatività nella vita quotidiana?
L’uomo è nato per creare. Anche il mio lavoro, seppur scientifico e tecnologico, mi richiede una costante creatività progettuale.
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto contenuto nell' antologia "La vita vista da qui"?
Offre un’immagine di una locandina di uno spettacolo teatrale.
Con quali parole lo descriveresti?
Basterebbe il titolo, “Prove di destino”.
E' un doppio viaggio oltre lo spazio e il tempo, e dove la morte può essere vista come la chiave per la sopravvivenza.
Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?
Emozione immaginandolo esposto su quegli scaffali delle librerie che tanto attraggono i miei occhi.
Sei amante anche delle nuove tecnologie e apprezzi anche gli e-book?

Sono un Information Technology Architect, ma preferisco ancora il cartaceo perché a parer mio regala al lettore una esperienza di lettura che il digitale non potrà mai sostituire.
E ora, dopo questa pubblicazione che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo altro?
Work in progress…

Logotel festeggia 25 anni con una crescita del fatturato del 12%

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Da un’idea a 200 collaboratori, progetti che connettono 100.000 persone, 32 Paesi nel mondo coinvolti. Da un quarto di secolo Logotel accompagna le imprese nelle sfide più complesse: digital transformation, change management, lifelong learning, customer experience design. Per l’anno che sta terminando, la società annuncia una chiusura a 15 milioni.  Fondata nel 1993 sviluppando formazione dedicata alle reti di vendita, oggi Logotel progetta esperienze e servizi creando sinergia tra percorsi formativi, ambienti digitali e coinvolgimento delle persone, dal top management a tutto l’ecosistema aziendale fino ad arrivare al Cliente finale. “Ancora oggi, a 25 anni dal nostro inizio, puntiamo a costruire risposte originali e sostenibili nel tempo.”- afferma Giuliano Favini, fondatore e CEO di Logotel  - “Noi non lavoriamo soltanto per le persone, ma insieme alle persone. Da quando Logotel è nata, abbiamo deciso di non specializzarci in uno specifico segmento di mercato, ma di lavorare sullo sviluppo delle competenze e dei comportamenti che permettono alle persone di lavorare in modo più efficace in qualsiasi settore siano impiegate. Dietro ogni innovazione ci sono loro, le Persone: al centro del nostro lavoro.”
 
“Nei progetti che affrontiamo, i nostri team coinvolgono i Clienti in una co-progettazione che spesso li accompagna nel lungo periodo” – sostiene Cristina Favini, Strategist & Manager of Design di Logotel – “per portare il progetto dalla strategy al delivery al Life, un vero processo trasformativo dove un servizio erogato viene scelto dalle persone,per vivere esperienze e impatti positivi che migliorano la loro vita. E quest’anno, co-progettando insieme a Enel la bolletta 2.0 e il servizio web e-billing, Logotel si è aggiudicata il XXV Premio Compasso d’Oro, conquista che ci rende particolarmente orgogliosi.”
 
Logotel è un’impresa People and Design Driven: il suo team di 196 persone, composto da competenze ed esperienze diverse, ha al suo interno service designer, community builder, content specialist, visual, formatori, filosofi, web developer, videomaker, data scientist, learning experience designer, che interagiscono e collaborano ogni giorno per dare un approccio multidisciplinare ai progetti. Collaboratori di 10 nazionalità differenti costituiscono il contesto multiculturale di Logotel, offrendo un punto di vista sfaccettato in progetti che sempre più spesso valicano i confini, per imprese italiane e internazionali, nei quali i team arrivano a parlare quotidianamente dieci lingue.
 
 “L'internazionalizzazione non è più questione di scelta.” – sottolinea Nicola Favini, Direttore Generale – “Sempre di più lavoriamo con Clienti cross-border come Diesel, Peugeot, Costa Crociere su progetti che raggiungono fino a 32 Paesi nel mondo. Le nostre 31 Business Community assicurano formazione e coinvolgimento a reti di vendita e organizzazioni internazionali, consentendo alle imprese di aprire un canale diretto di dialogo con i propri ecosistemi. Questi progetti sono tanto più necessari quanto più diventa vitale coinvolgere, allenare e gestire sciami di attori che vivono quest’epoca di change management e digital adoption. Contenuti, processi di animazione e piattaforme digitali ogni giorno battono il ritmo per più di 100.000 users.
 
Per supportare i propri Clienti ad affrontare le sfide dei mercati, Logotel sviluppa progetti e piani formativi utilizzando modelli di apprendimento sempre più blended unendo corsi in aula tenuti dai propri formatori a percorsi di e-learning: dal change management alle palestre di vendita creativa per migliorare le performance commerciali della rete, dai percorsi dedicati alle giovani generazioni a incontri ispirazionali sulle evoluzioni del futuro delle imprese.
 
Importante anche il contributo offerto da Logotel sul piano della ricerca e della sperimentazione e della condivisione della cultura. Dal 2010 Logotel porta avanti il progetto Weconomy (www.weconomy.it), la piattaforma culturale dedicata all’economia collaborativa, con un sito, un libro, 12 quaderni, 18.000 copie distribuite, 55.000 download, oltre 180 autori. Dal 2012 al 2017, Logotel ha partecipato inoltre alla Milano Design Week con una serie di mostre e installazioni, esplorando temi di avanguardia coinvolgendo 70 designer e ospiti internazionali, insieme a pubblico e imprese. “Per il 2018 Logotel chiuderà con un fatturato di 15 milioni.” - conclude Nicola Favini– “Una crescita che riteniamo, più che un traguardo, un nuovo punto di partenza per festeggiare i 25 anni insieme alle nostre persone e ai nostri Clienti.”

Film, Fattitaliani consiglia "Soldado" di Stefano Sollima: suspence fino all'ultima scena. La recensione

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Recensione di Andrea Giostra - Finalmente un bel thriller che al contempo possiede azione e dramma. La suspence non lascia lo spettatore della prima scena all’ultima, e questo è un grandissimo pregio per chi ama questo genere cinematografico. Gli attori sono tutti bravissimi, con un Benicio Del Toro superbo, e la narrazione è fluida e molto convincente. La fotografia e le musiche fanno il resto, e rendono il film un ottimo action movie.

Il traffico d’esseri umani è la cornice del film. I cartelli della droga messicani fanno più affari con i migranti clandestini che con la cocaina. Rischi minori e molto più guadagno. Come avviene d’altra parte nel Mediterraneo. I flussi incontrollati di clandestini sono anche il viatico di terroristi islamici che attentato alla sicurezza della popolazione degli Stati Uniti, ed è a quel punto che il Governo americano è costretto ad intervenire con tempestività e violenza. Una strage terroristica in un supermercato del Texas dà il via ad un’azione di rappresaglia e di morti che vede a capo l'agente Matt Graver (Josh Brolin) che ha il compito di fare giustizia e ristabilire l’ordine. Alejandro (Benicio Del Toro) è l’uomo di Graver che sa come muoversi e come agire in terra messicana, senza regole e senza legge. I risvolti umani saranno imprevedibili e la narrazione assume contorni crudi e umani al contempo. Ed è a qual punto che inizia un’altra storia, fatti di sentimenti più che di vendetta, di umanità più che di crudeltà, di sano cinismo più che di opportunità. Il finale lascia aperta la porta della prossima puntata del sequelche non tarderà ad arrivare nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

 

Il primo film di quella che è divenuta una serie, uscì nel 2015, dove “Sicario” doveva affrontare la violenza dei cartelli della droga tra il Messico e gli Stai Uniti. Adesso, dopo tre anni, nel 2018, “Soldado” di Stefano Sollima si intreccia nella frontiera messicana tra storie di migranti clandestini, terroristi islamici, cinica politica estera americana, vendette e tradimenti.

Il film è da vedere, intenso, corretto, che non lascia nulla al caso, e soprattutto ci fa capire cosa accade veramente dietro le quinte del potere di questo mondo fatto di affari clandestini e politica selvaggia, che più che al bene comune, punta agli affari, al potere coperto da una maschera di terribile ipocrisia e immoralità.

 

Scheda:

Titolo originale: “Sicario: Day of the Soldado”.

Regia di Stefano Sollima

Produzione Trent Luckinbill, Molly Smith, Basil Iwanyk, Erica Lee, Edward McDonnell, Thad Luckinbill, Emma McGill, Richard Middleton, Ellen H. Schwartz.

Distribuzione 01 Distribution.

Sceneggiatura Taylor Sheridan

Musiche di Hildur Guðnadóttir

Con Benicio Del Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey Donovan, Catherine Keener, Manuel Garcia-Rulfo, Matthew Modine, Shea Whigham, Elijah Rodriguez, Howard Ferguson Jr., David Castaneda, Catherine Haun, Rob Franco, Chris Adams





 

ANDREA GIOSTRA



 

13° Festa del Cinema di Roma, la sintesi

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di Riccardo Bramante - Con una giornata extra dedicata nel pomeriggio ad un incontro con le sorelle Alba ed Alice Rohrbacher e la sera con “Cinema in concerto”, organizzato dalla Associazione Compositori Musiche per Film, si è chiusa ieri la 13° edizione della “Festa del Cinema di Roma”.
Come miglior film in concorso il pubblico ha scelto “Il vizio della speranza”, di Edoardo De Angelis con protagonista l’attrice Pina Turco, già apprezzata nella serie tv “Gomorra”; una storia di vendetta e riconciliazione ambientata in Campania in cui Maria (la protagonista) donna che vive ormai senza sogni né desideri viene invece toccata di nuovo dalla speranza che le ridà una nuova ragione di vivere e di restare “umana”.
Ma la manifestazione non è stata solo film ma anche la possibilità di incontri con attori e registi che hanno sfilato sul red carpet dell’Auditorium Parco della Musica nel corso dei dieci giorni della Festa: da Martin Scorsese, il grande regista che ha ricevuto un premio alla carriera, a Michael Moore, che ha presentato il suo ultimo film “Fahrenheit 11/9”, da Cate Blankett a Sigourney Weaver a Giuseppe Tornatore e tanti altri.
Né sono mancati gli omaggi resi a grandi protagonisti del cinema del passato sia attraverso la presentazione di loro film completamente restaurati, come “La Grande Guerra”, di Mario Monicelli e “Italiani brava gente”, di Giuseppe De Santis, sia con lavori originali come “Sono Gassman! Vittorio re della commedia” in cui viene rievocato il percorso artistico del “mattatore” facendone emergere anche inediti aspetti di uomo vulnerabile e “L’Italia allo specchio dei Vanzina”, omaggio al recentemente scomparso Carlo che numerosi attori che hanno recitato nei film suoi e del fratello Enrico hanno voluto rendere alla inscindibile coppia.
Di specifico interesse è stata anche la parallela manifestazione “Alice nella città”, sezione tradizionalmente dedicata ai film per ragazzi, in cui si è imposto “Jellyfish” di James Gardner.
“Un bilancio estremamente positivo della manifestazione”, sottolineano all’unisono Laura Delli Colli che guida la Fondazione del Cinema per Roma ed il direttore artistico dell’evento Antonio Monda, il quale con orgoglio ha ricordato l’incremento record del 6% delle presenze del pubblico nelle sale e, nel contempo, ha tenuto a precisare che tutti i grandi personaggi intervenuti lo abbiano fatto in maniera assolutamente disinteressata visto anche il ridotto budget a disposizione che non ha permesso di invitare altre star.

L'attore Gianluca Magni: non recito nella mia vita privata, sono sempre me stesso. L'intervista

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di Ester Campese - Gianluca Magni, attore Toscano, è davvero un leone  e non solo, per chi ci crede, come segno zodiacale. Trasmette un’energia inesauribile, leggibile anche dal suo background di altissimo livello che vanta moltissime cose al suo attivo e studi nei più prestigiosi luoghi per la creazione di talentuosi artisti della settima arte. 
Nel suo corposo curriculum si parte dal Piccolo di Milano, ai suoi esordi, dove si è formato, per poi accedere a stage internazionali che includono anche il prestigioso Actor's Studio di New York di Susan Elizabeth  Strasberg. Nella sua corposa filmografia si annoverano molte pellicole importanti che lo connotano inequivocabilmente come professionista affermato. Un attore affascinante, con un sorriso accattivante, il 50enne Magni, che ha recitato al fianco dei grandi del cinema del calibro di Lina Sastri, Giancarlo Giannini ed anche con Martina Stella, nel suo ultimo lavoro, il film “Prigioniero della mia libertà”, in cui interpreta un poliziotto, diretto dal regista Rosario Errico, che affronta la delicata tematica degli errori giudiziari. Il suo esordio “importante” risale agli anni 90 con la partecipazione al film diretto da Lawrence Webber “Lucrezia Borgia” in cui riveste il ruolo del messo papale. Nel 1998 è nel cast di “Un Affare trasversale”, nel 2002 in “Senso '45” e nel 2015 è in “Storia di un Inganno”. L’anno seguente, nel 2016, affianca Tosca D’Aquino in “Le Ragazze di Mario” diretto da Maria Cinzia Mirabella, è anche in "Come Lolita" del regista spagnolo Jaime Garcia Ruiz, film girato a Pisa. Nella primavera dello stesso anno, al Teatro Vertigo in Livorno, si giunge l'anteprima di un ulteriore film, " One leaf to the wind", “Una foglia al vento” del regista livornese Antonio Cristiano, in cui il protagonista è proprio lui: Gianluca Magni. Nella pellicola si affronta un tema delicato quale il calcio scommesse ed i retroscena legati ai “traffici” delle partite. Molti sono anche i premi all’attivo di Magni, uno su tutti: è stato insignito, in qualità di attore, del “Premio Award”, istituito a Hollywood.

Ma la sua poliedricità in campo artistico non si esaurisce come attore. Magni infatti è anche sceneggiatore, regista e disinvolto presentatore. Nei panni di quest’ultimo è stato scelto come inviato ed intervistatore per il prestigioso concorso di bellezza internazionale “Miss Europe Continental”, dal Patron Cerqua, per effettuare le interviste ai giurati ed ai vip presenti nelle serate del concorso, la cui finale internazionale sarà a Napoli Il 24 novembre prossimo, al teatro d'Oltremare.
Come regista, con il corto "Oltre l'Orizzonte", ha vinto un premio speciale al “V Festival Media mix” per non farsi mancare nulla.
Benvenuto Gianluca e grazie per essere qui con noi oggi, prima di tutto una domanda più di carattere personale. Chi è Gianluca Magni persona, prima che artista?
Gianluca Magni è un uomo che vive di emozioni di impatto vivo e reale, pur essendo oggi molto diffuso il “virtuale” attraverso i social. Io sono nella vita, come sul set, una persona schietta che non ha atteggiamenti. Non recito nella mia vita privata, anzi sono sempre me stesso, ovunque e comunque.
Cos'è che ti ha spinto a scegliere di vivere tra palchi e set?
Sin da piccolo ho avuto questa passione, come un forte amore per una persona che desideri avvicinare per vivere delle emozioni. L’ho sempre sentita dentro la passione per questo mondo, come un grande amore.
E’ stato faticoso far diventate professione vera e propria questa tua passione?
Mah questo è un “lavoro non lavoro”. Ogni giorno lo devi cercare, non c’è mail nulla di certo. Chi vuole fare questo mestiere deve imparare a fare come il serfista; cercare l’onda e cavalcarla finché c’è, con la consapevolezza che può finire poi quando l’onda passa. Devi sapere che dopo la felicità può venire la delusione e dunque devi ricercare una “nuova felicità” e ripartire.
L'incontro fondamentale della tua vita artistica?
Non c’è una persona che mi ha dato il la. Ho girato tanto, nel mondo, ho studiato, fatto tanti casting. Non ho avuto conoscenze, parenti o amici che mi hanno aiutato. Mi sono lanciato da solo, con molto sacrificio. Mi sento di ringraziare il regista Rosario Errico che mi ha valorizzato e mi ha dato la possibilità di lavorare con tanti attori importanti come Giannini e la Sastri. Mi ha dato grandi opportunità.
Hai pensato alle fiction?
Si certo ci ho pensato, ne ho fatte due infatti: la terza serie de “Il bello delle donne” ed “Incantesimo 6” per la RAI. Queste esperienze sono state molto positive, anche perché il cinema in Italia, per un attore, non è come in America. Ad esempio, noi giriamo in italiano, mentre nel resto del mondo si parla in inglese. E’ molto più facile quindi per un attore in Italia avere notorietà con una fiction rispetto al cinema.
Che rapporto hai con la TV? cosa guardi?
Quando guardo la TV preferisco i documentari soprattutto quelli con gli animali. Sono un appassionato dei felini, mi sento un po’ al di fuori degli schemi e uno dei miei desideri è poter vedere un giorno un giaguaro dal vivo, da vicino, anche se può essere pericoloso. In TV poi guardo anche qualcosa di politica per stare aggiornato, qualche bel film e poco più.
C'è, tra i personaggi che hai interpretato, uno che aveva qualcosa in comune con te?
In generale i personaggi cerco di viverli al massimo, anzi se sono lontani da quello che sei tu, se non ti rappresentano, è come affrontare una bella sfida nell'interpretarli. Un personaggio dove invece ho tirato fuori anche una parte di me, il mio lato nostalgico è stato interpretale il ruolo di Valter nel film “Come Lolita” in cui ero protagonista, La nostalgia è una parte del mio carattere. Poi sai gli artisti hanno dei picchi forti di emozioni ed energia, questi servono e si usano nel nostro mestiere incanalandoli. E’ una cosa normale per un artista. Complessivamente sono una persona positiva e quindi mi sento come un “portatore” di luce che infonde e trasferisce un’emozione agli altri.
Abbiamo detto che sei l'inviato di "Miss Europe Continental”, ma la bellezza secondo te può essere un valido punto di partenza anche per un uomo?
Si, il 24 novembre ci sarà la finale internazionale al Teatro d’Oltremare di Napoli. Ringrazio Cerqua per aver creduto in me, perché Miss Europe Continental è una grandissima chermes, con scenografie spettacolari e con una produzione importante, ci sarà anche la presenza della Fox Production. Tornando alla domanda, la bellezza in generale penso aiuti, ma nello stesso tempo può distruggere. E’ come camminare insieme con l’angelo e il diavolo. Ti può far fermare se cadi nel narcisismo, se non ti sai dominare, e questo poi non ti permette di andare a fondo e di comprendere che il pubblico vuole invece delle emozioni. Non sempre i personaggi famosi erano belli, ma piuttosto avevano personalità, in altri casi erano entrambi: belli e con personalità. Come dico sempre: se sei bello ma non balli non funziona e non arrivi.
Il tuo rapporto con lo specchio e ...rughette?
Da sempre, per mia scelta e natura sono uno sportivo, faccio molto sport, mangio sano, non bevo superalcolici e questo mi ha portato conseguentemente a mantenermi abbastanza bene. Il mio rapporto con lo specchio è un bel rapporto perché mi piaccio e sono fortunato in questo, anche per il mio lavoro, trasferendo ai casting questa mia sicurezza. Devo aggiungere però che mi piaccio anche interiormente non solo esteticamente e non ho paura di guardarmi dentro, sono molto severo con me stesso.
Facciamo il gioco del "forse non tutti sanno che", cosa vorresti si sapesse di te che ancora non si sa?
Sono un artista che ha anche una coscienza morale e quando posso mi occupo anche del solidale, ad esempio ho fatto una campagna per la Yamamay contro il femminicidio «Ferma il Bastardo» in cui c'erano anche Massimiliano Rosolino e Federica Pellegrini. Altro non voglio svelare, sono una persona discreta, ma da mille sfaccettature. Difficile da svelare…lasciamo la scoperta al pubblico.
Progetti futuri o in corso?
Con il produttore Luca Baldi stiamo organizzando delle serate con spettacolo dal titolo “Cinema alla ribalta” nelle quali faremo anche dei casting per due film. Di uno dei film sono anche l’autore e sceneggiatore “La forza di cambiare”. L’altro film è “Io vengo a riprenderti” scritto e prodotto proprio da Baldi. Porteremo in giro per l’Italia lo spettacolo “Cinema alla ribalta” partendo dalla toscana.

IV° Giornata della critica sociale: riflessione e confronto alla Festa del Cinema di Roma

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Affollatissimo, tra pubblico e addetti ai lavori, l’incontro tenutosi lo scorso 25 ottobre, durante il quale sono state svelate importanti anticipazioni legatealla prossima edizione del Festival Internazionale Tulipani di Seta nera.A pochi giorni dalla conclusione della tredicesima edizione della Festa del cinema di Roma, Tulipani di Seta Nera e Università Cerca Lavoro hanno organizzato all’interno dello Spazio Roma Lazio Film Commission, allestito presso l’Auditorium Parco della Musica, con la partnership di Born To Fly Network, la Giornata della Critica Sociale – Sorriso Diverso 2018. L’iniziativa, giunta alla quarta edizione, porta all’attenzione dei giornalisti e del pubblico quelle pellicole presentate all’interno della manifestazione romana che si sono occupate di tematiche social.
 
Affrontare le difficoltà, affrontare se stessi” è stato il focus del dibattito che ha animato un pomeriggio di riflessione e di confronto moderato dalla conduttrice Rai Metis Di Meo. A dare il via all’incontro Diego Righini, Presidente di Tulipani di Seta Nera, da sempre impegnato a sostenere questo momento culturale “perché i film che si occupano anche delle persone sono da tenere in maggiore considerazione” e che è proseguito con i saluti di Laura Delli Colli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, che ha sottolineato come sia importante “avere alla Festa del cinema di Roma un’attenzione e uno spazio aperto al sociale” e di Giulia Morelli, in rappresentanza della Direzione artistica di “Alice nella Città”.
 
Quattro le opere selezionate e portate all’attenzione del pubblico in sala: “Tutte le mie notti” di Manfredi Lucibello e “Il vizio della speranza” di Edoardo De Angelis (vincitore del “Premio del Pubblico” alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma)– introdotte da Mario Sesti, Coordinatore artistico Festa del Cinema di Roma – e “Wumanity” di Barbara Cupisti e “Butterfly” di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman – presentate da Carlo Brancaleoni di Rai Cinema.
 
Diversi gli interventi e contributi da parte dei critici cinematografici ed esperti Franco Mariotti, Catello Masullo, Paola Dei e Massimo Nardin, ma anche da parte dell’attrice Cristina Donadio, dei registi Barbara Cupisti, Alessandro Cassigoli e Manfredi Lucibello e dei produttori cinematografici Giulia Rosa D’amico e Michele Fornasero.
 
Durante l’incontro Serena Gray ha introdotto la visione del videoclip del brano “Io meno te” dei Cywka Duo Acustico, un vero e proprio appello in musica diretto alle donne vittime di qualsiasi forma di violenza, ricordando che all’interno del festival TSN oltre ai cortometraggi possono partecipare anche i videoclip che esprimo tematiche sociali.
 
Il momento più atteso della serata è stato l'intervento della Direttrice artistica e ideatrice del Festival Tulipani di Seta nera, Paola Tassone, che ha svelato importanti anticipazioni legate alla prossima edizione: “La proiezione dei cortometraggi in concorso nella dodicesima edizione si terrà il 3 e 4 maggio 2019 al Cinema Quattro Fontane mentre la serata di gala al Teatro Brancaccio il 5 maggio”. “Dal 25 ottobre inoltre – ha concluso Tassone – è possibile iscrivere le proprie opere al Festival Tulipani di Seta nera sulla piattaforma www.tulipanidisetanera.it. Il termine ultimo è fissato per il 3 febbraio 2019”.

IL BOSS DELLE PIZZE FESTEGGIA IL SUCCESSO DELLA PRIMA EDIZIONE E SI PREPARA ALLA SECONDA

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Il fortunato programma in onda su Alice TV fa festa e scalda i motori in vista della seconda stagione
E’ la parola italiana più famosa e conosciuta al mondo: pizza. Proprio alla regina della tavola di casa nostra, diventata poi nei secoli una prelibatezza apprezzata in ogni angolo del pianeta, è stata dedicata, di recente, una trasmissione di grande successo. Un talent divertente e innovativo che ha saputo far breccia nel cuore dei telespettatori.
Il Boss delle Pizze” è stato il programma rivelazione della stagione televisiva in corso, ottenendo un grande successo sia durante che dopo la messa in onda sul canale Alice Tv, così come con il suo tour che sta toccando le principali città d’Italia, conquistando consensi ovunque. In attesa della seconda stagione della trasmissione che, vista la forte richiesta, tornerà a breve sul piccolo schermo, i produttori de “Il Boss delle Pizze”, Nicola Vizzini e Andrea Stranieri della CNS Group hanno deciso di organizzare una divertente festa di fine produzione.
Considerato il tema portante del programma, i festeggiamenti in grande stile si sono tenuti presso una delle pizzerie più caratteristiche e rinomate della Capitale: la Nashville. Ad accogliere i numerosi ospiti, i titolari della pizzeria che è anche un’apprezzata bisteccheria: Abramo Fini, che sarà uno dei giudici della prossima edizione del programma, affiancato dalla compagna Anna Maria Marconi, specializzata nella realizzazione di pizze senza glutine e Ubaldo Fini. Numerosi i vip presenti: la madrina della serata Emanuela Tittocchia, conduttrice de “Il Boss delle Pizze”; l’attrice Gegia; Cesare Rascel, autore del programma e cantautore; Luciano Carciotto, Chef protagonista de “Il Boss delle Pizze”.

Presente la squadra al gran completo della trasmissione: Dario Privitera, ideatore del format con Nicola Vizzini e responsabile del tour “Il boss delle pizze on the road” seguito dalla DM Management; Anastasia Vasylieva, capo redattrice del programma; Pinda Kida, stilista; Carlo Di Martino, imprenditore del franchising Parrucchieri Estetica; Giorgio Sorce e Christian Riccio, due finalisti del programma; Ornella Vidal, Vanessa Angelici e Mila Coccia, tre delle vallette della trasmissione; Katiuscia Cavaliere, fashion blogger; Martina Di Maria, modella; Thabita Morgese, conduttrice emergente; Salvo Stano, autore.
Presenti, inoltre, numerosi giornalisti di televisione e spettacolo, che assieme a tutti gli altri invitati hanno potuto gustare tantissime varietà di pizza e brindare al successo del programma.
A margine della serata, i produttori hanno voluto ringraziare tutti gli sponsor che hanno contribuito a trasformare in una solida realtà il progetto “Il boss delle pizze”. Gli sponsor del settore alimentare: Bar Bargoni, Castelli Forni, La Mozzì, La Torrente, Lilly Codroipo Italia, Medori Attrezzature, Molino Magri, Molino Moras, Molino Profili, Ristorante Pizzeria Acquaforte, Saporà, Satolat mozzarelle, Zanolli Forni. Lo sponsor tecnico: A. Roma Lifestyle Hotel. Abbigliamento e accessori: Emilì Bags, Frida Kiza, Gai Mattiolo, P. Key Collection, Quinta Strada Abbigliamento, Romi Abbigliamento e Trik Bijoux.
Una festa in grande stile che ha celebrato il recente successo della trasmissione e che ha voluto rappresentare l’occasione per brindare ai nuovi ambiziosi impegni televisivi firmati Nicola Vizzini e Andrea Stranieri per CNS Group.

IVA ZANICCHI al Brancaccio il 7 novembre in "Una vita da zingara"

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Poche artiste possono vantare una carriera e una vita come quella di Iva Zanicchi. Nata in un paesino di montagna che più lontano dalle luci del mondo dello star system non poteva essere, grazie a una voce potente e a una passionalità non comune, è riuscita a conquistare il pubblico. Una vita da Zingara è un “One Iva Show” ma è anche uno spettacolo che racconta ricordi familiari e aneddoti inediti di un’artista che, da sempre proiettata nel futuro, non ha mai dimenticato il suo passato: la bisnonna, la bellissima Desolina, suo padre, sua madre, la vita sulle montagne, e poi i concerti, le prime tournée all’estero e il grande successo. Con la formula del teatro canzone, dove alla parola si alterna la musica, si rivive il percorso di una delle regine della canzone italiana: dalle prime tournée in Giappone e in Russia, ai grandi incontri, come quello col poeta Giuseppe Ungaretti, fino a successi immortali come Testarda io, Zingara,La riva bianca e la riva nera, Io ti darò di più, Come ti vorrei, Un uomo senza tempo, fino ai brani di artisti quali Edith Piaf, Charles Aznavour, Modugno, Marcella Bella. Iva è accompagnata da un’orchestra dal vivo e dalle più belle immagini della sua vita artistica proiettate su un mega schermo.
Prezzi da 39 a 28,50

Federico Fellini, il ricordo di Fattitaliani a 25 anni dalla scomparsa

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di Riccardo Bramante - Ricorrono oggi 25 anni dalla scomparsa di Federico Fellini, il più grande regista italiano e uno dei primi nel mondo a lasciare una indelebile e personalissima traccia di sè non solo attraverso i suoi film ma anche per la complessa e multiforme attività artistica che caratterizzò tutta la sua vita.
Nato a Rimini nel 1920, Fellini firmò nel 1952 il suo primo film, “Lo sceicco bianco” con Alberto Sordi protagonista, Michelangelo Antonioni coautore del soggetto ed Ennio Flaiano cosceneggiatore; un esordio in grande stile con i più famosi artisti del cinema di quel periodo.
Seguirono poi, nel 1953, “I vitelloni” in cui la provincia, e Rimini in particolare, viene rivisitata come luogo dell’incanto, “La strada” con Giulietta Masina in cui gli ultimi ed i diseredati sono visti come i depositari della vera felicità e poi il vero boom nel 1960 con “La dolce vita”, immagine della straniante e vacua metropoli romana presa a simbolo della società in generale preda solo dell’apparenza, a cui seguì “8 ½”, che porta a galla l’inconscio freudiano sempre presente nell’artista, e “Amarcord”, del 1973, in cui Fellini ricordando la sua infanzia a Rimini tratteggia un malinconico bilancio della sua intera vita.
Peraltro, non solo in quelli ricordati ma anche in tutti i suoi altri film aleggia una sorta di “fantarealismo” felliniano come visione del mondo che si realizza dapprima sugli schizzi su carta da lui stesso disegnati per poi svilupparsi con la parola delle sceneggiature e prendere vita, infine, sul set in una dimensione quasi “circense”, in cui, cioè, il circo è visto come parabola della finzione ma allo stesso tempo come specchio della vita reale.
Ma pur avendo segnato un’epoca, lanciato attori del calibro di Marcello Mastroianni e Giulietta Masina, aver vinto Premi Oscar in America, Palma d’Oro a Cannes, Leoni d’Oro a Venezia, perché, dunque, Fellini è stato non adeguatamente considerato già in vita (non dimentichiamo che negli ultimi suoi tre anni non riuscì a produrre film per mancanza di finanziamenti) ed ancora oggi questa ricorrenza non viene celebrata con il dovuto risalto, rimandando il tutto al 2020 per il centenario della sua nascita? La risposta è forse nel motivo, che lui stesso riconosceva con una punta di malinconia: non essersi mai voluto schierare politicamente da una parte o dall’altra, perché i suoi riferimenti restavano sempre l’umanità e la spontaneità delle persone con i loro pregi ed i loro difetti.
Articolo di Riccardo Bramante

GLI YOUTUBER ITALIANI PIÙ ENGAGING: svettano Sofia Scalia e Luigi Calagna

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Nell’analisi svolta da Blogmeter svetta la copia Sofia Scalia/Luigi Calagna, ovvero i Me contro Te, seguita dal gamer WhenGamersFail Lyon, nickname di Ettore Canu e da un altra coppia di gamer, Stefano e Veronica, in arte Two Players One Console

Blogmeter, tramite la nuova
Social Suite, ha stilato una TOP 10 degli Youtuber Italiani più "engaging", (con canali in lingua italiana), ordinandoli per Total Engagement (ovvero la somma totale di visualizzazioni, commenti, like e dislike ottenuti nel periodo di analisi) e  prendendo come riferimento temporale il periodo dal 20 luglio al 20 ottobre 2018. L’attenzione di Blogmeter verso gli youtuber nasce da una consapevolezza:  quello che sembrava un fenomeno passeggero, si è via via trasformato in una realtà consolidata, lo prova il fatto che le aziende sgomitano per aggiudicarsi come "testimonial" questi giovanissimi che passano la loro giornata dietro una telecamera o di fronte ad una console.

I primi tre posti del rating

Nella prima posizione del rating stilato da Blogmeter  troviamo Sofia Scalia e Luigi Calagna, ovvero i Me contro Te, la coppia di giovanissimi youtuber che hanno conquistato bambini e genitori con i loro video esilaranti.  I due si aggiudicano lo scranno più importante grazie ai 2,9 milioni di iscritti sul loro canale YouTube, pari a un total engagement di 79,5 milioni.  Al secondo posto si attesta il gamer WhenGamersFail Lyon (nickname di Ettore Canu) con un total engagement pari a 78,7 milioni e 1,8 milioni di iscritti al canale YouTube. Il video più engaging nel periodo di riferimento è quello in cui Lyon sfida la fidanzata Anna (aka L'angolino di Spina) nella costruzione di una casa nel videogioco Minecraft e ottiene oltre 813 mila interazioni totali.Al terzo posto un'altra coppia: si tratta di Two Players One Console, Stefano e Veronica, entrambi gamers e famosi anche per il canale YouTube, Stef&Phere. Il total engagement del canale Two Players One Console, nel periodo di riferimento, è pari a 72,8 milioni mentre gli iscritti sono oltre 1,2 milioni.

Gli altri youtuber in classifica

Al quarto posto, con un engagement totale pari a 72,5 milioni, si posiziona SPJockey, gamer specializzato in Minecraft; mentre al quinto posto troviamo Mirko Alessandrini, alias CiccioGamer89, che sorprende non tanto per il total engagement, pari a 72 milioni, quanto per il numero di video pubblicati: ben 269 in tre mesi.  Sesto posto per Stefano Lepri, meglio noto come St3pNy, che può vantare oltre 3,4 milioni di iscritti sul suo canale YouTube e nel periodo di riferimento ha guadagnato un engagement di oltre 46 milioni. Subito dopo, al settimo posto, si posiziona il gamer "senza volto"PORKMODZ, famoso per i suoi video dedicati al videogame Grand Theft Auto V, che ottiene 43,2 milioni di interazioni totali, 26 delle quali con un singolo video. Ottavo posto per lo Youtuber italiano con più iscritti: parliamo di Lorenzo Ostuni, meglio conosciuto come Favij, che guadagna un total engagement pari a 41,7 milioni e vanta oltre 4,9 milioni di fan su YouTube. Il nono posto va invece a Gianluca Rigodanza, alias iPalBoy TV, che con i suoi prank videos raggiunge la cifra di 29,6 milioni di interazioni totali.  Infine, al decimo posto si classifica Federico Betti, conosciuto come MikeShowSha, che ottiene un total engagement pari 29,5 milioni grazie ai 106 video pubblicati sul suo canale YouTube nel periodo di riferimento.

METODOLOGIA:
La Top10 Youtuber Italianiè stata realizzata a partire da un panel di profili di youtuber italiani, che comunicano sulla propria pagina YouTube in italiano. La classifica è ordinata in ordine decrescente per Total Engagement (= somma visualizzazioni, commenti, like e dislike) calcolato nel periodo 20 luglio - 20 ottobre 2018, sul solo canale YouTube. L’analisi è stata effettuata tramite la piattaforma integrata di Social Intelligence, Blogmeter Suite.

FOTOGRAFIA: ritratti di artisti e intellettuali del '900 in mostra ad Agrigento con "Un mondo in salvo" di Angelo Pitrone

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Il ritratto fotografico come “luogo geometrico di un’esistenza”, immagine che condensa nella testuale “scrittura di luce” tutto il senso e la singolarità della vita di una persona. O di un personaggio.
A questi ultimi è dedicata alla FAM Gallery di Agrigento“Un mondo in salvo”, mostra fotografica di Angelo Pitrone [28 ottobre - 2 dicembre 2018] che, in una intensa, silenziosa e singolare collezione di ritratti in bianco e nero, cattura e restituisce ai visitatori tutto il misterioso carisma di alcuni fra gli intellettuali – artisti, scrittori, registi, fotografi - dell’ultimo Novecento in Italia.
Nel testo che introduce l’esposizione, Salvatore Ferlita, docente di Letteratura alla Kore di Enna e critico letterario, si spinge a una indovinata e arguta lettura metaforica degli scatti di Pitrone, che ai ritratti affianca una lunga esperienza nel campo dei beni culturali. E’ così che “Moravia – scrive Ferlita - diventa una delle colonne del tempio greco: la sua espressione seria, composta rimanda alla compostezza e alla serietà dei classici, di quegli autori che ancora hanno qualcosa da dire; ma col rischio di trasformarsi oggi in un rudere, in una impronta del passato prossimo della nostra letteratura. Camilleri, davanti alla macchina per scrivere, sembra in preda a un processo di levitazione: come se fosse sospeso sui tasti. Lo scatto diventa in qualche modo il correlativo oggettivo della leggerezza dello scrittore empedoclino, della levità della sua scrittura. E Bufalino? È impressionante: assomiglia al calco di se stesso (…). Per non dire di Sciascia: sembra un impiegato del catasto, chino sui suoi quaderni di appunti, poggiati su una pila di libri e, si immagina, vergati con una grafia minuta e chiara (…) Il cipiglio arcigno di Vincenzo Consolo, una sorta di metonimia del suo guardare al degrado, allo scempio dei luoghi e delle coscienze. ‘Fotografare – scritto Susan Sontag – significa appropriarsi della cosa che si fotografa’. Angelo Pitrone – conclude Ferlita – custodisce questo mondo oggi sull’orlo della sparizione, l’ha messo in salvo per noi”.
Ai visitatori il privilegio di accostarsi ai singoli personaggi nella dimensione privata e confidenziale che Pitrone suggerisce con i suoi ritratti. In mostra sono i volti di Simonetta Agnello Hornby, Michelangelo Antonioni, Maria Attanasio, Ugo Attardi, Giuseppe Bonaviri, Sonia Braga, Gesualdo Bufalino, Andrea Camilleri, Bruno Caruso, Matteo Collura, Vincenzo Consolo, Nino De Vita, Natalia Ginzburg, Piero Guccione, Claudio Magris, Dacia Maraini, Alberto Moravia, Mario Monicelli, Gaetano Savatteri, Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia, Enzo Sellerio, Mario Soldati, Mario Tobino. “Un mondo in salvo” di Angelo Pitrone è visitabile alla FAM Gallery, via Atenea 21, dal martedì alla domenica, dalle 17 alle 20. Chiuso il lunedì. Info www.famgallery.it.
 
Angelo Pitrone, bio
Agrigento 1955, già fotografo presso la Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, Angelo Pitrone ha insegnato Storia e Tecnica della Fotografia presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo. Si occupa di fotografia da oltre trent’anni, interessandosi soprattutto al paesaggio e ai segni dei luoghi. Da sempre collabora col Centro Culturale Pasolini di Agrigento per la cura delle mostre di fotografia. Ha pubblicato numerosi libri fotografici tra cui: Viaggio nella Sicilia di Pirandello, Palermo Bandita, Pirandello e i luoghi del Caos, I luoghi del romanzo, Solarium, Migranti, Convivio, Linea di terra. Ha esposto in diverse città in Italia e all’estero. Sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. Ha seguito, come fotografo, numerose campagne archeologiche in Sicilia e in Nord-Africa per conto dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Sicilia, e ne ha curato la documentazione fotografica di numerosi cataloghi ed esposizioni scientifiche.

Libri, "Sud Atomico" di Marisa Ingrosso: una mappa dei silenzi e delle menzogne di Stato su esperimenti, incidenti, contaminazioni

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Estrazione di plutonio puro (il migliore per le bombe), frenetica attività di ricerca in impianti ufficialmente “chiusi”, incidenti radioattivi che coinvolgono i lavoratori, esperimenti a centinaia di metri di profondità: i documenti ufficiali degli archivi storici delle maggiori organizzazioni internazionali e americane per il nucleare svelano verità scioccanti su cosa è accaduto nell’ambito della “filiera atomica” italiana, in Basilicata, Sicilia e Puglia.
Verità raccolte dalla giornalista Marisa Ingrosso, da sempre impegnata a svelare ciò che c’è dietro l’evidenza, ed oggi autrice per la casa editrice Radici Future di “Sud Atomico”, più di un libro, una mappa dei silenzi e delle menzogne di Stato, ora in distribuzione nelle librerie “tradizionali e on-line (14 euro, 140 pagine).

Seguendo le tracce delle maggiori inchieste giudiziarie, tra traffici di materiale radioattivo, 'ndrangheta, mafia e omicidi irrisolti (Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Enzo Fragalà), “Sud Atomico” conduce il lettore alla scoperta di un passato che è attuale quanto i cancerogeni che oggi (oggi!) sono nelle acque di falda o quanto i progetti per i depositi nazionali delle scorie (uno per quelle a bassa/media radioattività e l'altro, che dovrà riuscire a sfidare i millenni, per quelle ad alta radioattività).

Redattrice de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, con i suoi articoli giornalistici Marisa Ingrosso ha vinto nel 2013 il primo “Premio nazionale per la divulgazione scientifica” bandito da Ail e Cnr. E oggi, l'autrice afferma: <<Il nucleare non è archiviato. Oggi gli italiani pagano caro (in bolletta elettrica) lo smantellamento di centrali, laboratori e depositi sia pubblici sia privati. Milioni di euro che, evidentemente, non sono sufficienti a "comprare" anche una gestione sicura e democratica del nucleare. E' proprio per la mancata adozione del piano di sicurezza del combustibile delle centrali e dei rifiuti radioattivi che il nostro Paese è stato deferito alla Corte di giustizia europea. Quanto alla democrazia – conclude - l'ho sperimentata in prima persona. Per informare i lettori di quali fossero i piani di bonifica approvati, ho chiesto di visionarli. Mi è stato opposto il “segreto di Stato”>>.

La presentazione a Roma, l’8 novembre alle 17, presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa (Corso Vittorio Emanuele II, 349), interverranno con l’autrice:

Raffaele Lorusso, segretario Fnsi, Paolo Di Giannantonio (Rai1), Valerio Rossi Albertini (Cnr).



85° HOLODOMOR: Cinema, Arte e Storia a Roma per non dimenticare “HOLODOMOR 1932-1933. L’ECCIDIO DEGLI UCRAINI PER FAME

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È una delle pagine più crudeli tra quelle che il Novecento ha prodotto ma, incredibilmente, è una storia dimenticata. Eppure, l’Holodomor ha mietuto, secondo diverse stime fino a dieci milioni di vittime innocenti fra la popolazione ucraina negli anni 1932 e 1933 ed è un dramma dalle proporzioni spaventose. Lo sterminio per fame – Holodomor significa letteralmente “morte per fame” - viene posto in essere per piegare i contadini al volere di Stalin. Tutto il grano prodotto, tutti i generi alimentari, compresi gli animali, vennero requisiti. Così, vittime di un disegno politico agghiacciante, muoiono per fame, una delle morti più dolorose, uomini, donne e soprattutto bambini. Le testimonianze e le immagini storiche dell’Holodomor raccontano, tragicamente, del dolore e della sofferenza, delle immense fosse comuni, di corpi scheletrici, di città e paesi dove un numero infinito di civili moriva per strada in condizioni disumane consumato dall'inedia.

L’Holodomor non può essere una pagina di storia dimenticata, occorre toglierla dall’oblìo per indicare all’alternarsi delle generazioni quella lezione di storia che serve a formare la coscienza dei popoli, al fine di riconoscere il male, difendere la pace, rafforzare la solidarietà internazionale e difendere la giustizia e la libertà” E’ con queste parole che l’Ambasciatore d’Ucraina in Italia, Yevhen Perelygin, introduce l’evento che si svolgerà a Roma su iniziativa dell’Ambasciata per far conoscere agli italiani quanto avvenne in Ucraina nel secondo quarto del Novecento, periodo in cui in Europa in uno scenario fortemente conflittuale si imponevano gli altri tragici genocidi del “secolo breve”.


Il primo appuntamento è per il giorno 22 di novembre alle ore 20:30 al Cinema Farnese per la proiezione in anteprima nazionale del Film “Raccolto amaro” (produzione Canada) una distribuzione per l'Italia Pier Francesco Aiello per P.F.A. Films, una potente storia di amore, onore, ribellione e sopravvivenza vista attraverso gli occhi di una giovane coppia che si trova a vivere sulla propria pelle le devastazioni provocate dalla politica genocida di Joseph Stalin nei confronti dell'Ucraina negli anni '30. Mentre Stalin sostiene le ambizioni dei comunisti al Cremlino, un giovane artista di nome Yuri (Max Irons) combatte per sopravvivere alla carestia, al carcere, alle torture e per salvare l’amata Natalka (Samantha Barks) dall'Holodomor, il programma staliniano che provocò la morte per fame di milioni di ucraini. In questo tragico scenario, Yuri fugge da una prigione sovietica e si unisce al movimento di resistenza antibolscevico, mentre combatte per riunirsi con Natalka e per un'Ucraina libera.
Girata on location in Ucraina, questa epica storia d'amore porta alla luce uno dei capitoli più devastanti e trascurati dell'Europa moderna. Il cast stellare include anche Barry Pepper, Tamer Hassan e Terence Stamp. Il regista George Mendeluk ha firmato la sceneggiatura con Richard Bachynsky-Hoover, a partire da un soggetto originale dello stesso Bachynsky-Hoover. Il film è prodotto da Ian Ihnatowycz, Stuart Baird, George Mendeluk, Chad Barager e Jaye Gazeley. Dennis Davidson, Peter D. Graves e William J. Immerman sono i produttori esecutivi. Ri
Il secondo e terzo appuntamento sono per il giorno 23 novembre dalle ore 10:30 alle ore 14:30 presso il Salone del Vanvitelli della Biblioteca Angelica di Roma in Sant’Agostino. L’evento sarà presieduto da S.E. L’Ambasciatore d’Ucraina in Italia Yevhen Perelygin, cui si aggiungono i saluti di inizio lavori della Direttrice della Biblioteca Angelica, Fiammetta Terlizzi. Ad alternarsi al racconto dell’Holodomor, negli anni cruciali della carestia imposta dal regime, il Prof. Ettore Cinnella, scrittore e storico, autore del volume “1932-1933 Ucraina. Il genocidio dimenticato”; il Prof. Federigo Argentieri, John Cabot University di Roma; il Prof. Giovanni Sasso, Società Filosofica Italiana; Giuseppina Palazzo, Società Filosofica Italiana; Maurizio Caprara, giornalista del Corriere della Sera. La conferenza sarà coordinata da Simonetta Guidotti, giornalista del TG2 RAI.
Ad accogliere il pubblico nella Biblioteca Angelica vi sarà, inoltre, un importante progetto d’arte, l’esposizione in anteprima di quattro opere d’arte inedite e appositamente realizzate dagli artisti Evita Andujar, Franco Lo Svizzero,Cecilia Luci e Andrea Pinchi sul tema dell’Holodomor. La mostra, dal titolo O.O.M. Out Of Memory, è curata da Cristina Meregaglia che illustrerà al pubblico le opere realizzate dagli artisti italiani che hanno voluto, così, celebrare questa pagina di storia violenta e dimenticata del ‘900.chard Bachynsky-Hoover è produttore esecutivo per l’Ucraina.
Le opere, dopo la visione e presentazione in anteprima alla Biblioteca Angelica saranno esposte, dal 24 di novembre al 2 di dicembre nello spazio espositivo T24 a Santa Maria in Campitelli.
La visione in anteprima nazionale del Film “Raccolto amaro” è stata resa possibile per gentile concessione del distributore italiano Pier Francesco Aiello per P.F.A. Films Srl.
L’iniziativa ha il Patrocinio della Società filosofica italiana.
L’Italia non è fra gli stati che ad oggi riconoscono il genocidio ucraino, nonostante il paese abbia avuto a suo tempo, in questa triste vicenda, un ruolo piuttosto importante. E’ proprio il Console italiano a Kharkov, Sergio Gradenigo, a raccontare tra i primi all’Occidente la tragedia seminata dal comunismo in Ucraina. Questa testimonianza è riportata nel volume “Lettere da Kharkov. La carestia in Ucraina nei rapporti diplomatici italiani 1923-33”, pubblicato dal professor A. Graziosi. L’invito per l’Italia è quello di unirsi a tutti gli stati, ultimi in ordine di tempo gli USA e il Portogallo, per riconoscere il genocidio ucraino.

DRUSILLA FOER TORNA IN TV DAL 31 OTTOBRE su RETE 4 E A TEATRO dal 1° DICEMBRE CON ELEGANZISSIMA

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Torna alla ribalta televisiva e teatraleDrusilla Foer, la carismatica icona di stile, cantante e attrice dalla spiccata personalità. Dal 31 ottobre al 19 dicembre sarà infatti protagonista di CR4 - La Repubblica delle Donne, il programma di Piero Chiambretti in onda il mercoledì in prima serata sulla nuova Rete 4. Drusilla, già editorialista di Matrix Chiambretti nella stagione passata, sarà ospite fissa in studio per le 8 puntate della nuova produzione, alla quale porterà il contributo delle sue opinioni fuori dagli schemi, sagace sense of humour, momenti musicali e racconti a tema.

Ciò nonostante Madame Foer non intende limitare la sua presenza in questa stagione solo alla TV: riparteinfatti anche il tour teatrale diELEGANZISSIMA, con una doppia data al Teatro Puccini di Firenze l'1 e 2 dicembre prossimi. Il tour prosegue poi con varie repliche fino ad aprile 2019: le date già annunciate sono il 10 dicembre all'Ambra Jovinelli di Roma, il 16 gennaio al Politeama di Genova, il 1° marzo al Teatro Walter Chiari di Cervia (RA), il 2 al Michelangelo di Modena, il 7 al Celebrazioni di Bologna, il 15 al Carbonetti di Broni (Pavia) e il 16 aprile al Teatro Manzoni di Milano.
Lo spettacolo, un successo clamoroso già nella scorsa stagione, è un recital scritto e interpretato dalla stessa Drusilla Foer, che racconta, in un’alternanza di humour sagace e di malinconia commovente, aneddoti tratti dalla sua vita straordinaria, vissuta fra l’Italia, Cuba, l’America e l’Europa, e costellata di incontri e grandi amicizie con persone fuori dal comune e personaggi famosi, fra il reale e il verosimile. In “Eleganzissima”, essenziali al racconto biografico sono le canzoni dello spettacolo, che Drusilla interpreta dal vivo accompagnata dai suoi musicisti: il Maestro Loris di Leo al pianoforte, che ha curato anche gli arrangiamenti dello spettacolo e Nico Gori ospite speciale al clarinetto e al sax.  La direzione artistica è di Franco Godi, compositore per la pubblicità, per la tv e per il cinema fin dagli anni '60, scopritore e artefice dell'hip hop di successo in Italia dagli anni '90 in poi, qui in veste di produttore con la sua Best Sound e infine sul palco per un cameo alla chitarra.

In scaletta troviamo brani di autori estremamente vari, come lo è l’andamento emotivo del recital: si va da Lelio Luttazzi a Jobim passando attraverso le indimenticabili canzoni di Amy Winehouse, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, David Bowie, Don Backy, fino a perle più nascoste come “Vucchella” di Tosti/D’Annunzio o un brano dalla voce del primo Novecento milanese Milly, ognuno legato a episodi specifici della vita avventurosa di Madame Foer. Non manca una personale rilettura di "I Will Survive", la hit portata al successo da Gloria Gaynor e ritenuta comunemente un inno al divertimento, dalla quale è tratto il primo video musicale ufficiale di Madame Foer (http://bit.ly/Dru_IWillSurvive).

phSerenaGallorini

Sito web: https://drusillafoer.com                     
Instagramdrusillafoer

LA FIERA DI OGNISSANTI A PAGANICA E L’ASINA DI PEPPEVERDE

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Ci ricorda Raffaele Alloggia, appassionato cultore di storia locale, che la Fiera di Ognissanti a Paganicaha origini assai remote. Se ne trova traccia sul Libro Mastro della Parrocchia di Paganica fin dal 1678. In origine la manifestazione si svolgeva nel solo giorno del 1° novembre e coincideva con altre simili iniziative che avevano luogo nel territorio aquilano, come quella di Capestrano. La grande affluenza di commercianti ed animali, nonché la ingente quantità di prodotti della terra che si vendevano nell’occasione, indussero i responsabili dell’organizzazione a prolungare di ben due giorni l’annuale evento paganichese. La proposta della proroga fu avanzata dal Decurionato (organo municipale che equivale all’attuale Consiglio comunale) e approvata con Regio Decreto del 17 gennaio del 1826. Si stabiliva così – è sempre Alloggia a ricordarlo - “che nella piazza principale si commerciassero varie merci come cuoiami, fagioli, zafferano, mandorle e cereali vari, mentre tutti gli animali rimanevano dislocati nelle varie aie in località Sant’Antonio”.

 

Nel secolo scorso la fiera si svolgeva nei giorni 31 ottobre e 1° novembre, e riguardava principalmente gli animali (ovini, vacche, cavalli, asini). La manifestazione è ancora viva nel ricordo delle genti della valle del Raiale. La concomitanza della manifestazione con l’inizio della stagione fredda, forniva ai nostri nonni l’occasione per compare le scarpe ai figli. Non si trattava però, in tempi - fino agli anni sessanta - in cui la nostra società era ancora prevalentemente contadina, di acquisti dettati dalla moda: le scarpe venivano comprate come le maglie, “a crescenza”, con misure abbondanti, tali che dovevano durare per i successivi due o tre anni. In questo periodo si usava anche acquistare il maiale per l’anno successivo (“u purchìtt”).

 

Chi scrive ricorda che il 31 ottobre, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Ognissanti, le strade del quartiere Sant’Antonio, a Paganica, brulicavano di animali e uomini. Si poteva assistere a scene assai gustose di vita paesana, come quando qualcuno degli acquirenti, interessati magari all’acquisto di un asino, con fare all’apparenza disinteressato, chiedeva al padrone, riferendosi al prezzo: “Quanto ne vo’ de s’asino?”. Il padrone della bestia sparava una cifra, al che il primo replicava: “Eh...co’ sa tosse...” (come a dire: se non abbassi il prezzo non venderai). Altre volte il padrone tesseva platealmente le lodi della bestia e chiamava a testimone perfino il Padreterno a garanzia della sua sincerità (“M’ tea créd paesà, s’ tu ju compr – riferito all’asino – m’ tea rengrazià p’ tutta la vita, quant’è vér Ddì” – Mi devi credere, paesà, se tu lo compri mi devi ringraziare per tutta la vita, quanto è vero Iddio).

 

Si racconta, a questo riguardo, anche di colossali buggerature, come quella di un tale che, dopo aver pagato un asino e aver constatato che zoppicava, si sentiva rispondere dal venditore: “Ma non te preoccupà: quesso lo fa solo quanno cammina”. Ricordo una volta che mio nonno vendette una mucca, e tornando a casa riportò una saporitissima porchetta. Sembrava una piccola festa, con la nonna che si faceva raccontare per filo e per segno come era andata la trattativa. Un’altra volta, al posto di un mulo diventato vecchio, e che alla mia fantasia di bambino appariva come un bel cavallo nero, comprò un’asina, destinata a servire per molti anni a venire. L’asina era robusta, come certe vecchie contadine del mio paese, e molto più mansueta del vecchio mulo, la cui dipartita mi era sembrata segnare la fine di un’epoca. Il proprietario dell’asina era di un paese vicino, ed era soprannominato Peppeverde. Mio nonno ne parlava come di una persona onesta, che, vendendogli il ciuco, gli aveva fatto fare un affare. Ancora un anno dopo, ce lo vedemmo entrare a casa mentre eravamo a pranzo: trovandosi di passaggio era venuto a sincerarsi che fossimo rimasti soddisfatti dell’acquisto.

Altri tempi davvero…

 

Giuseppe Lalli
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