Quantcast
Channel: Fattitaliani.it
Viewing all 38491 articles
Browse latest View live

Linda d, online il nuovo videoclip di "Bye bye", un viaggio alla ricerca della libertà

$
0
0
(video) Ideato dal regista Alfonso Alfieri, ispirato dal brano scritto da Enzo Rossi, poi remixato da Devode Production, infine il testo adeguato da Linda d per il ritornello del Remake, il video, che parla un amore confuso, quasi impossibile per mille ragioni, narra di un viaggio alla ricerca della libertà da tutto ciò che è opprimente, gente nuova, sorrisi, in posti lontani per una vacanza senza fine.
Linda, con uno zaino come unico bagaglio, e qualche ricordo da conservare, lascia dietro di sé ciò che non vuole più incontrare. 
Il destino vuole che lungo il suo cammino incontri due sue amiche, anche loro motivate da storie simili e si mettono in viaggio sulla loro auto decappottabile in cerca di allegria. 
Girato nel litorale di Spineta, Baia dei Delfini, Battipaglia, nella costa tirrenica, ospitati 
in un bellissimo resort sul mare, con l’intero staff piacevolmente coinvolto in questo grande progetto.

info: 
Regia e D.O.P: Alfonso Alfieri 
Fotografia di scena: Angelo Casteltrione, M.U.A: Gabriella Cefariello, Casa di Produzione: ViewPro Italia https://www.viewproitalia.it Mustang: Pasquale De Vivo, Women protagonists: Dalyla Mucedero, Giulia Gaudino.
Authors Bye Bye Enzo Rossi, Linda d Music by Devode Production prodotto@loudnproudstudio.
Official Sponsor Linda d "Bye Bye" Leather Jacket. Davide Cerasi Leather Factory (FI) Italy Hairstyle : Giancarlo Baldestein (RM) Italy Record company: Smilax Publishing Srl.
Thanks to: Flight Instructor APR : Aldo De Stefano (SA) Sunrise Accessible Resort (SA) Italy,
Produced by Maurizio Verbeni & Linda d for Jazz Voice Production and Elvio Rocca.

Social:

Il producer STYLOPHONIC Stefano Fontana, cresciuto a Londra, ha pubblicato il nuovo album “We Are” scritto con Kena Anae

$
0
0
Il producer STYLOPHONIC, cresciuto a Londra e conosciuto a livello internazionale, ha pubblicato il nuovo album “We Are”, registrato a New York, scritto con il cantante funk originario del Bronx Kena Anae e mixato da Dave Darlington (già ingegnere del suono di Sting, Bob Sinclair, Master at Work, Ruffneck, Basement Jaxx, etc)! Il disco è disponibile sulle principali piattaforme streaming e in digital download.

Formatosi come dj e producer a Londra, Stylophonic, aka di Stefano Fontana, è ora conosciuto in tutta Europa, autore di grandi hit come “Baby Beat Box” https://youtu.be/fKaWpArrzWU e “Soul Reply” https://youtu.be/nR20KwwYGmA entrate, insieme a tanti altri suoi brani, nel patrimonio della scena elettronica e clubbing italiana, facendo ballare milioni di ragazzi negli anni 2000.

Il suo nome ha conquistato così tanta fama che si sono serviti delle sue produzioni anche il mondo della moda (è stato music designer per brand come Adidas, MTV, Coca Cola, Dolce&Gabbana) e del pop (ha coprodotto “Buon Sangue” di Jovanotti, ha collaborato con artisti come Giuliano Sangiorgi, Samuel Romano e Caparezza nel suo album del 2013 “Boom!”).

Inoltre, è entrato a far parte del team editoriale di TIMMUSIC - la piattaforma di TIM dedicata alla musica in streaming -  come editor delle playlist dance, in coerenza con la scelta di TIMMUSIC di affidare ad esperti del settore la cura dei contenuti da proporre ai propri clienti, riservando sempre importanti novità editoriali con ospiti d’eccezione e contributi musicali anche inediti. È stato recentemente chiamato come opening act dei Negramaro per il loro concerto allo Stadio di San Siro di Milano.

We Are (Beat Mansion Records / Universal Music) è il suo quinto album, un ritorno alle sue prime produzioni e un cambio di rotta rispetto al precedente “Jam The House”, che era un prodotto per i club e per i DJ, tutto dancefloor. È anche il primo disco ad uscire per Beat Mansion Records, la label da lui fondata.

Tra i brani, ci sono anche le tracce “Working Club Class Hero” che prende il titolo dal brano di John Lennon, ma è dedicato a chi vive nella notte e “Dancing Machine”, cover dei Jackson Five in chiave house: «Il background è tutto, quando parlo con alcuni miei colleghi più giovani che non sanno perché e da dove arriva la musica che suonano nei club, mi viene un brivido dietro la schiena».

Queste le 15 tracce che compongono l’album: S.t.y.l.o.p.h.o.n.i.c. (intro), Imagination Funk Funk Funk (singolo attualmente in radio), Working Club Class Hero, Faith, Fabulous Night, Look Of Love, Mine, Go, Houz of Funk, Dancing Machine, Sweet Love, Dance Suckerz, 2Much4DaHaters, Dash Me Promise Me.

«Sono orgoglioso di questo disco perché il suo incrocio di stili mi rappresenta in pieno, come producer e come dj: house, funk, techno Detroit e feeling hip hop. Ho realizzato un sogno che avevo da adolescente, quello di lavorare a New York con un bravo cantante come Kena Anae, producendo nei mitici Bass Hit Studios, da cui sono usciti i più importanti lavori dei Masters at Work dagli anni '90 ad oggi. Al mio fianco ho avuto una persona fantastica, Dave Darlington, penso l’ingegnere del suono più importante per chi segue il suono “house” e in generale il suono di NY negli ultimi 30 anni» racconta Stefano Fontana.

Stefano Fontana, laureato in ingegneria elettronica, comincia a fare il dj a Milano e a Londra alla fine degli anni ’90, interpretando le scene musicali di Chicago, New York e Detroit e acquisendo uno stile internazionale capace di unire electro, hip hop, house, r’n’b e techno. In poco tempo diventa uno dei nomi più richiesti del circuito clubbing: dall’Inghilterra a Ibiza, da Mykonos alla Francia, senza dimenticare i Magazzini Generali e il Plastic di Milano, la base da dove partono le sue sperimentazioni. Parallelamente all’attività di DJ e produttore musicale, è tra i primi ad individuare l’esigenza di mercato di offrire progetti e contenuti di comunicazione basati su un uso strategico della musica e del suono e nel 2010 fonda Sound Identity, la prima agenzia di Sound Branding in Italia. Lavora per Adidas, MTV, Coca Cola, Dolce&Gabbana (con la collaborazione di Hype Williams), Diesel, Nike e tanti altri. Nel 2014 è giudice insieme a Lele Sacchi e Albertino nella prima edizione del programma Top Dj, in onda su Sky Uno. Tra i suoi maggiori successi: “Soul Reply” (2003), “Baby Beat Box” (2005), “Pure Imagination” (2006), “Boom!” ft Giuliano Sangiorgi (2013).

È morta Aretha Franklin. La regina del soul aveva 76 anni

$
0
0
La regina del soul è morta a 76 anni.
Era ricoverata a Detroit in una clinica in fase terminale a causa di un tumore.
La notizia del peggioramento delle sue condizioni di salute era stata data un paio di giorni fa dal giornalista di Showbiz 411, Roger Friedman, notizia poi confermata da Detroit News e da altri media americani. Sempre secondo Showbiz 411, la Franklin avrebbe autorizzato un concerto per i suoi 60 anni di carriera che si sarebbe dovuto tenere a New York il prossimo 14 novembre.
Stevie Wonder era andato a Detroit per visitarla, secondo quanto affermato dalla portavoce della stessa Queen of Soul, aggiungendo che erano venuti anche il reverendo attivista Jesse Jackson e l'ex marito della star, l'attore Glynn Turman. In questi giorni tante celebrities hanno mostrato il loro affetto e la loro solidarietà alla cantante, tra queste Beyoncè e Jay Z durante un loro concerto a Detroit, Mariah Carey, l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton il quale in un tweet ha detto che lui e Hillary stanno ascoltando la musica di Aretha Franklin. "Una parte importante della nostra vita negli ultimi 50 anni" ha scritto.

Mi confermo orfano politico

$
0
0
Come un fascio di raggi x, la tragedia di Genova penetra in questa Italia e la mette impietosamente a nudo. 

Governi che hanno lavorato male per anni; lobbies potenti e radicate nel sistema, che hanno imparato a non temere le effimere alternanze della politica; partiti e movimenti dell'odierno "cambiamento" che hanno capito che le rabbie accumulate dalla gente in decenni di malgoverno sono una splendida zattera su cui fare viaggiare le proprie ambizioni, e le hanno sfruttate, e le sfruttano, con abilità da marketers. Salvini lo fa dimostrandosi quel capitano di lungo corso che è: si è scelto il percorso meno difficile ed economicamente più realizzabile - in particolare, la guerra agli immigrati - esibendo una eccezionale capacità di annusare ed evitare in tempo gli scogli; mentre Di Maio &Co., da capitani di primo pelo, entusiasti ma con poche ore di navigazione sulle spalle, hanno scelto un percorso difficile, e davanti agli scogli o rimangono a barcamenarsi cercando quadrature alle promesse, che in campagna elettorale erano state secche e di garantita realizzazione immediata – penso all’ILVA, al reddito di cittadinanza -oppure non li vedono proprio, e ci vanno a sbattere, salvo a disincagliarsi con faticose marce indietro. La reazione a caldo dei due viceministri al terribile fatto di Genova è un esempio delle differenze fra i personaggi. Di Maio ha subito dichiarato l'intenzione di revocare la concessione ad Autostrade per l'Italia e sanzionarla. Salvini è apparso subito più prudente perché evidentemente era andato a leggersi il contratto, dal quale risulta che Autostrade in caso di revoca (indipendentemente dalla motivazione della stessa) avrebbe diritto a un risarcimento che a quanto sembra sarebbe plurimiliardario. E a proposito di scogli, Toninelli, ministro delle infrastrutture, ha dichiarato che il Governo si sarebbe costituito parte civile; ma in una intervista a La7 Antonio Di Pietro, che dice di essere un esperto in materia, ha dichiarato che sarebbe proprio un dipartimento del suo ministero ad avere il compito di vigilare sui comportamenti delle concessionarie. Insomma, se avesse ragione, il Governo rischierebbe di costituirsi parte civile contro se stesso. 
Staremo a vedere. 
In ogni caso a me la serie di "avanti col cuore, poi indietro col cervello" del Movimento fa paura. Perché non sempre la marcia indietro è possibile. Un caso emblematico è la posizione dell'M5S sull'euro: se il Movimento fosse andato al governo quando era decisamente contrario, oggi saremmo nei guai. Ma per fortuna allora non ci andò, e adesso ci ha ripensato. A chi gli ha contestato l’inversione, è stato risposto "Allora c'erano le condizioni, oggi non ci sono più". Ecco, avrei preferito che la risposta fosse stata "allora abbiamo sbagliato, adesso staremo più attenti perché la prossima volta potremmo non essere così fortunati". Ma mi pare che la voglia di piacere all'elettorato sia rimasta per quasi tutti i partiti il faro verso il quale dirigere le prue. A qualsiasi costo, e pazienza per gli scogli. E visto quello che succede al PD, che l'elettorato se lo è proprio dimenticato, tutto preso dalle beghe interne, forse hanno ragione loro. 
E allora?
E allora io mi continuo a dichiarare orfano politico. 

Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Libri, Betty Scaglione Cimò a Fattitaliani: scrivo cercando sempre di essere me stessa. L'intervista

$
0
0

Betty Scaglione Cimò, scrittrice e giornalista sciacchitana, ci presenta le sue opere letterarie con al centro la Sicilia e le sue maschere.

Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Betty, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero conoscere qualcosa di più di te quale scrittrice e giornalista, cosa racconteresti?
La vita è un insieme di sogni, se non ne realizziamo almeno uno, avremo una vita inutile. Tra i sogni che sono riuscita a realizzare, c’è quello di scrittrice. Da ragazza, durante gli studi di giornalismo, sognavo di diventare un corrispondente di guerra, ma ho scelto la famiglia. Mi accontento di scrivere di tanto in tanto con uno pseudonimo.
Ci parli del tuo ultimo romanzo di prossima uscita? Qual è il tema dominante e quale il messaggio che vuoi lanciare ai tuoi lettori con questo scritto?
A dire il vero, sono due i romanzi finiti di recente: “Donne”e “Sola”. Non ho deciso ancora quale dei due andrà in stampa per primo. “Sola”è quello che ho finito di correggere da pochi giorni. Il tema dominante, come si evince dal titolo, è la solitudine. Un messaggio semplice: nella vita, a lungo andare, valgono molto gli affetti e non i soldi.
Come nasce questa storia? A cosa hai pensato quando hai cominciato a scriverla?
Sono un insieme di storie, di fatti accaduti nell'arco di un ventennio. Ho iniziato a scriverle nel lontano 1972. Un anno indimenticabile. In quell'anno ho conosciuto il grande amore, ma anche il dolore e la tristezza.
Quali sono le tue opere letterarie già pubblicate che vuoi ricordare oggi? Anche in questo caso, quali i temi che tratti e perché proprio quelli?
La casa nel cuore”e “Con tutto il nostro amore”. “La casa nel cuore” è un ritorno al passato, ai luoghi dell'infanzia. Un omaggio a Santa Margherita di Belice. “Con tutto il nostro amore”è il ricordo di due donne straordinarie. Due eroine silenti. Due donne importanti nella mia vita. Storie di famiglia con un unico filo conduttore: l'amore! L'amore per la vita, per la propria terra, per il prossimo, soprattutto per la famiglia.
Come definiresti il tuo stile letterario? C’è qualche scrittore, italiano o straniero, al quale ti ispiri?
Narrativa, vera narrativa. Una lettura semplice, per i giovani dai 10 ai 99 anni … (sorride) … No! … scrivo cercando sempre di essere me stessa.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità se vogliamo, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
Creatività, immaginazione, un bel po' di fantasia. Quando occorre, cercare di essere un tantino intrigante, semplice nel linguaggio, descrittivo e armonioso. Chi scrive deve trasferire il proprio pensiero a chi legge e sa che le parole sono il solo mezzo per farlo.
Come è nata la tua passione per lo scrivere, e qual è il tuo proposito, il tuo scopo nello scrivere i tuoi libri, i tuoi romanzi?
La mia passione per la scrittura nasce dalla lettura iniziata a quattro anni e dall'ascolto dei tanti racconti narrati dalla nonna e dalle donne di casa. Narrare storie di famiglia. Ricordare il passato, vivere il presente e pensare al futuro.
Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
La scrittura è la memoria del passato che spesso ci porta nella vita un giusto equilibrio. Chi scrive cancella il tempo e rivive tante realtà, anche quelle passate.
Secondo te, quanto è importante vincere un premio letterario per la carriera di uno scrittore? E perché occorre partecipare ai premi letterari?
Non ho mai partecipato, né tanto meno vinto un premio letterario. Ritengo che sia importante per fare conoscere i propri lavori.
Quali concorsi letterari consiglieresti a giovani scrittori?
Ai giovani consiglio di leggere molto, ma soprattutto di scrivere prima con la mente e poi con il cuore. Per i concorsi, scelgano loro.
Quanto sono importanti le fiere del libro invece? A quali hai partecipato e perché proprio quelle? Che benefici letterari portano secondo te?
Sì, le fiere del libro sono importanti. Ti permettono di conoscere altre realtà, altri autori e di allargare il proprio orizzonte.
Qual è il ruolo del critico letterario secondo te? E Perché è importante per uno scrittore il suo giudizio, la sua opinione artistico-letteraria?
Chi scrive sa bene che qualche lettore troverà motivo di critica, importante è continuare a scrivere. Io scrivo per me stessa, mi appaga e mi rende serena. La loro opinione artistico-letteraria è spesso determinante per noi autori. Ben vengano i critici e le critiche.
Cosa consiglieresti ad un giovane che volesse cimentarsi come scrittore, narratore? Quali i tre consigli più importanti che daresti?
Leggere, leggere e leggere. Essere sé stessi, non cercare di imitare altri autori. Cercare un buon equilibrio nella propria vita, scrivere con entusiasmo e trasmetterlo ai personaggi dei loro romanzi.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando? Dove potranno seguirti i tuoi lettori e i tuoi fan?
In autunno riprenderò con la presentazione dei miei lavori.
Un’ultima domanda Betty. Immaginiamo che sei stata inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano tutti gli alunni di quella scuola. Lo scopo è quello di interessare questi adolescenti alla lettura e alla scrittura. Cosa diresti loro per appassionarli all’arte della scrittura e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi?
Ascoltare, se ne hanno la possibilità, i racconti dei grandi. Leggere fin dalla prima infanzia. Raccontare loro stessi ai più piccoli le storie che hanno letto, cercando di destare un forte interesse nei bimbi sia per la lettura che per la narrazione. Chi legge vive due vite, chi scrive ne vive tante.

Betty Scaglione Cimò

I libri dei Betty Scaglione Cimò

Aulino editore

Andrea Giostra


Bruxelles, visita al Mem, Museo dell'erotismo e della mitologia

$
0
0
Il museo, situato in un'antica residenza del Sablon, offre una panoramica storica dell'arte erotica dall'antichità fino ai giorni nostri.

La collezione privata, tra le più belle d'Europa, presenta pezzi rari e unici: dipinti, sculture, antichità greco-romane, avori, stampe giapponesi e altri oggetti di curiosità.


Fino al 31 agosto è possibile visitare la mostra della fotografa Claude Alexandre nata a Parigi nel 1940 e morta a Siviglia nel 2010, nota per la sua ricerca sul corpo in tutti i suoi estremi: l'uomo, la donna, le omosessualità, il feticismo, il sadomasochismo, il travestimento ecc. ..



CONTACT
  • Rue Saint-Anne 32 Bruxelles
lun, jeu-ven 14:00-20:00
sam-dim 11:00-17:30

ACCÈS

  • Metro
    1 5
  • Bus
    27 29 38 63 65 66 86 95
  • Tram
    92 94
  • Train
    Bruxelles-Central

Sciacca, 24-26 agosto "Ritrovarsi" VI Festival d’Arte Contemporanea

$
0
0
Dopo cinque edizioni il Festival cambia location e si sposta dal quartiere dei Marinai allo storico quartiere di San Leonardo.

Cambia la location, ma non cambia l’obiettivo: promuovere e riqualificare il centro storico di Sciacca con il contributo di diverse discipline artistiche, accendendo un riflettore su questi luoghi per attivare meccanismi di rigenerazione urbana capaci di innescare nei cittadini un impegno civico e offrire un’opportunità di crescita sociale, economica e culturale.
San Leonardo, da quartiere ebraico, con le attività commerciali e mercantili, alla destinazione che ha avuto negli anni più recenti, con la presenza della struttura, oggi rudere, che è stata fino agli anni ’60 una “casa di tolleranza”, il quartiere, con il suo groviglio di vicoli e cortili dall’umile valore storico ed architettonico, è oggi un luogo “sensibile”, dal grande valore sociale e collettivo.
Fulcro del Festival la mostra collettiva, a cura di Tiziana Pantaleo, con le opere di: Desideria Burgio, Chrome Surgery, Luigi Citarrella, Crapanzano/Masullo/Sclafani/Rizzo, Demetrio Di Grado, Valentina Faraone, Vanessa Gallo, Federica Grisafi, Rosangela Leotta, LI GA MA, Carlotta E’ Cawa, Sabrina Mancini, Marcello Messina + G.I.L. (Grupo de Improvisação Livre), NessuNettuno, Miro Ragusa, Linda Randazzo, Francesco Sabella, Sophie Westerlind, ZOO.
Una selezione di linguaggi eterogenei che darà vita ad un percorso dinamico, incentrato su “La Morale”, tema scelto per questa edizione. Intesa come insieme dei valori che formano un individuo e lo relazionano con la  collettività, la morale racchiude i comportamenti della società, stabilendo cosa è bene e cosa è male. Ma anche la morale in rapporto alla storia, alle tradizioni, alla memoria, perché è morale avere rispetto di ciò che eravamo ieri e di quello che siamo oggi.

Le opere - installate nei vicoli e nei cortili - si relazioneranno con la storia del quartiere, diventando “pretesto” per riscoprire luoghi che nonostante la loro centralità, sembrano essere stati dimenticati, e proprio ispirandosi all’identità del quartiere gli artisti sono stati invitati a pensare i loro progetti.

Per questa edizione un accento particolare è posto sulla Street Art, forma d’arte che tende ad avere immediate ripercussioni sulla cura del bene e degli spazi comuni da parte dei cittadini e dei residenti del quartiere. 

Durante le tre serate anche un vivo programma di eventi collaterali, con il teatro della compagnia TeatrOltre, la musica con Alessia Alagna (pianoforte), Andrea Boscarino (chitarra), e un intervento di Sound Art realizzato da Ivan Segreto per ritrovarsi. E ancora il cinema, con una rassegna su Buster Keaton a cura di Nino Sabella, e poi un talk sulla Street Art, con Marco Mondino, Mauro Filippi e Luisa Tuttolomondo (autori del libro “Street Art in Sicilia”).

Infine, ogni sera alle 21:30, ci sarà un percorso guidato alle opere in compagnia della curatrice.

Ritrovarsi. Festival d’Arte Contemporanea VI edizione

24, 25 e 26 agosto 2018

dalle 20:30 alle 00:30

Quartiere San Leonardo - Sciacca

(accesso da via Licata)

KATAGHÈION/gattabuia, Dalle prigioni del pensiero all’arte ritrovata: fino al 19 agosto mostra collettiva a Rocca dei Papi

$
0
0
Grande successo e afflusso di pubblico per la mostra collettiva KATAGHÈION/gattabuia.
Dalle prigioni del pensiero all’arte ritrovata, a cura di Salvatore Enrico Anselmi e con le opere di Massimo De Angelis, Evandro Muti, Luigi Riccioni, Maria Grazia Tata, Mara van Wees, Maria-Jadwiga Wòjcik, inaugurata il giorno 3 agosto 2018 presso la Rocca dei Papi di Montefiascone e promossa dall’Associazione Arte e Benessere di Bomarzo.
La mostra si concluderà domenica 19 agosto 2018 dalle ore 17.30 fino alle 22.30.  
INFO
KATAGHÈION/gattabuia
Dalle prigioni del pensiero all’arte ritrovata
Massimo De Angelis, Evandro Muti, Luigi Riccioni, Maria Grazia Tata, Mara van Wees, Maria-Jadwiga Wòjcik
a cura di Salvatore Enrico Anselmi
Finissage 19 agosto 2018 dalle ore 17.30 alle ore 22.30 
Rocca dei Papi – Ex Carceri 
Piazza Urbano V - Montefiascone (VT)
Progetto promosso da: Associazione Arte e Benessere di Bomarzo.
Con il patrocinio di: Regione Lazio; Comune di Montefiascone; Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) - Viterbo.
Special thanks to: Antico Borgo La Commenda – Il Marrugio, Località Commenda, 98, Montefiascone (Viterbo).

Tortoreto. Il rione Terranuova vince il XVIII Palio del Barone 2018. Palio del Duca di Ascoli vince il premio Gabriele Di Davide

$
0
0
TORTORETO (Teramo) - Con una sfida sul filo del rasoio, con conseguente spareggio, per aggiudicarsi il 18° Drappo della vittoria del Palio del Barone (realizzato dall’artista senese, Caterina Moscadelli), il rione “Terranova”, con l’emblema del Corvo con i colori bianco-verde, ha trionfato conquistando il Drappo (ad oggi 10 ne ha vinti) che conserverà fino alla prossima sfida del 16 agosto 2019.
Amaro in bocca per l’altro rione, “Terravecchia”, con simbolo la Tortora con i colori bianco-azzurro, che poteva ambire al pareggio dei titoli, vista la classifica favorevole.
La serata era iniziata con l’avvertimento, tra la popolazione locale e i numerosi turisti, della scossa di terremoto di magnitudo 5.2 in Molise delle 20:19, quando gli stessi residenti, si sono riversati in strada. Nonostante tutto, il Palio, ha registrato un bagno di folla di oltre 4000 persone, tra la piazza principale (con una seconda tribuna allestita da quest’anno), i vicoli e i locali stracolmi di turisti. La manifestazione è stata aperta con il maestoso corteo storico di circa 400 figuranti provenienti da Marche, Abruzzo, Toscana e Emilia Romagna. 

Il borgo è stato uno splendido palcoscenico medievale, in una cornice di bracieri, fiaccole e tripudio di bandiere. All’inizio del corteo c’era il gonfalone del Barone con al seguito il gruppo dei tamburi. Poi è stata la volta del Barone di Turturitus e la Baronessa, interpretati da una giovane coppia di Tortoreto: Cristiano Scarpantonio e Martina Zacchei (saranno in carica fino al 2020), accompagnati dagli armigeri, che lungo il corteo hanno incontrato i titolari dei vari esercenti commerciali con cui hanno brindato in segno di buon auspicio per la città. Per la seconda volta consecutiva, la Gran Dama, Letizia Albi, è uscita dalla dimora storica, recentemente restaurata, di Villa Mascitti; mentre la coppia dei Baroni è uscita dallo storico Palazzo Liberati. 

Seguivano i notabili con le ancelle, giullari di corte, damigelle, dame di corte con i cavalieri. A seguire le delegazioni ospiti con la partecipazione di gruppi storici dalle Marche e Abruzzo, i più numerosi sono stati: Acquaviva Picena con il Palio del Duca, San Severino Marche con il Palio dei Castelli, Mosciano Sant’Angelo con il Palio delle Torri, Ascoli Piceno con La Quintana, Guardiagrele, Bucchianico e Grottazzolina. Hanno chiuso il corteo: arcieri, falconieri ed infine i gruppi che si sono esibiti in performance artistiche: Scuola Sbandieratori di Sestiere Porta Solestà (neo vincitori della Quintana di Ascoli), La Dama della Luna, Giullar Jocoso e i figuranti di Tortoreto con il Palio del Barone. 

Mercanti e mestieranti dell’epoca hanno allietato e animato fin dal pomeriggio il borgo e le vie del centro storico, provenienti da Falconara, Fermo e Ascoli Piceno. La serata è stata condotta dal direttore artistico e “dicitore” medievale, Fabio Di Cocco, sotto la supervisione del Regista e Presidente dell’Associazione Culturale “Due Torri”, Ennio Guercioni. Soddisfatto il Sindaco, Domenico Piccioni, e l’Assessore alla Cultura e Turismo della città rivierasca, Giorgio Ripani. Entrambi, durante la presentazione, hanno speso parole di apprezzamento verso tutti i partecipanti per aver dato lustro in questi due giorni alla città di Tortoreto. 

Tutti i comuni della Val Vibrata erano presenti con i loro rappresentanti: Sindaci, Vicesindaci e Assessori. Il momento più toccante della manifestazione è stato il ricordo da parte dell’Associazione organizzatrice “Due Torri”, della figura del compianto Gabriele Di Davide, che da quest’anno inaugura l’istituzione del 1° Premio speciale “Gabriele Di Davide” al miglior gruppo che in ogni edizione porti lustro all’evento. Quest’anno il premio (opera pittorica su tela) è stato vinto dal Palio del Duca di Ascoli rappresentato dal suo Presidente, Nello Gaetani, premio consegnato dal figlio, Alfredo Di Davide. Prima dello spettacolo pirotecnico dell’incendio della torre, si è esibito l’artista “ToiAhi - Danza Del Fuoco” proveniente da Pesaro. successivamente l’estrazione della lotteria di autofinanziamento, questi i numeri dal primo premio al decimo: 1603, 931, 498, 1846, 2227, 2348, 1640, 2274, 1915 e 1952, che vincono rispettivamente: soggiorno a Bahia Carovigno (BR), tablet, borsa, percorso spa, borsa, book fotografico, buon atelier, vini, taglio capelli e prosciutto. Il servizio di sicurezza è stato garantito dalla locale caserma dei Carabinieri, Protezione Civile, Croce Bianca e Polizia Municipale. 

Walter De Berardinis

Arte, Demetrio Di Grado e il collage analogico, un viaggio tra la coscienza e l'istinto. L'intervista di Fattitaliani

$
0
0
A Sciacca, dal 24 al 26 agosto, una selezione di linguaggi eterogenei darà vita ad un percorso dinamico incentrato su “La Morale”, tema della sesta edizione di "Ritrovarsi", festival dell'arte contemporanea. Fra gli artisti Demetrio Di Grado, intervistato da Fattitaliani.

A chi volesse conoscerti in poche battute come definiresti la tua arte?
Intanto grazie per avermi invitato a fare queste quattro chiacchiere insieme, per raccontare "la mia arte". Per definirla oggi, come non mai: COLLAGE ANALOGICO... dopo tanti anni dedicati alla pittura con resine, spray, smalti e polvere lavica.
Ci sono delle opere che ti rappresentano particolarmente? 
Posso condividere il mio profilo instagram ufficiale per la gallery (ride, ndr)  e condividere con chi vorrà i miei lavori, perché non ho opere che mi rappresentano in particolare: come dice il curatore Francesco Piazza, ho uno stile riconoscibile. I miei collage sono formati da pochi elementi, che legandosi l'uno con l'altro creano dei manifesti introspettivi. Un viaggio tra la coscienza e l’istinto. Messaggi puntuali a volte graffianti a volte non sense.
photo Daniela Parisi & Alessandro Barrano
Come ti sei formato? quando hai deciso che la tua inclinazione sarebbe diventata anche un mestiere?
Sono nato a Palermo nel 1976, dopo un trascorso nella cultura Hip Hop dal 1994 al 2000, sono rimasto affascinato dall’arte urbana e in particolar modo dalla pittura. Nel mio percorso artistico da autodidatta, ho avuto modo di esporre i miei lavori in tutta la Sicilia con numerose mostre itineranti collettive e personali. Dal 2012 ho dato inizio a un nuovo progetto artistico, costituendo l’Associazione ManSourcing impegnata attivamente nella promozione dell’arte attraverso le sue varie declinazioni: festival di arte urbana con la partnership  di numerosi artisti nazionali ed internazional, ho curato diversi eventi artistici che hanno dato modo alla gente comune di fruire dell’arte contemporanea in luoghi non convenzionali e ho attività di notevole intensità artistica all’interno di gallerie, palazzi comunali e musei; permettendo così ad artisti e addetti ai lavori la possibilità di un confronto attivo e collaborativo. Da sempre interessato alla tecnica del collage, dal 2016 ho riscritto la mia biografia, ripartendo da zero tra l’Italia e l’Estero, non mi sostengo solo con il collage e non è ancora un mestiere, ma ho deciso di prendermi sul serio e dare valore alla mia attività per affermarmi. Oggi posso dire di essere un riferimento del collage vintage pop in Sicilia.
Quali soggetti ispiratori compongono la tua arte?
Genere Umano, non prediligo gli Animali. Le immagini le cerco su vecchie riviste e vecchi quotidiani, anni specifici del Novecento … per esempio la guerra, la povertà, la miseria, sono stati anni cruciali ma la conseguente rinascita dal dopoguerra, la forza di volontà, lo sviluppo economico, la voglia di ricominciare con tenacia e costanza di quell’epoca sono valori che oggi a mio avviso sono stati persi o si stanno sbiadendo e ingiallendo come la vecchia carta che uso. Attraverso quelle immagini e le parole che dall’ottimismo al cinismo tagliano il volto di chi li pronuncia, resta un messaggio da voler condividere in questo presente. In studio hanno spesso un formato A4, in strada mediamente grandezza naturale.
In che modo pure la tua città ne entra a far parte?
Mi capita, quando sono in giro che un muro anonimo cattura la mia attenzione e successivamente tornarci per contestualizzare con lo spazio architettonico, il soggetto e un aggettivo fissa tutto con vinilica (ride, ndr).
Ma sulla mia città adottiva da 15 anni è un discorso a sé, #STREETARTCALTAGIRONE non è solo il muro anomino ma un intero quartiere che si anima. Ho scelto di fare interventi di street art su Caltagirone dal 2014. #STREETDREAMSFESTIVAL è un'icona, uno stato mentale, adottare un quartiere in declino, ripulirlo e restiturilo ai cittadini sotto altra veste. Sul libro Street art Sicilia sono presente come ideatore e curatore di questo contenitore.
Quali opere porterai nella mostra collettiva di "Ritrovarsi" di Sciacca?
Un'installazione site specific all'interno del festival, degli interventi di collage direttamente sui muri o sulle porte dismesse, come a voler raccontare cosa potesse esserci dietro prima, un filo rosso che lega il tema di quest'anno. La morale - trova terreno fertile con la mia ricerca.
Qual è l'importanza di appuntamenti come "Ritrovarsi"?
L'Energia che si sprigiona e si consuma durante i festival non si può descrivere, la devi vivere! dal concepire l'evento a spegnere l'ultima luce del faretto... e spente le luci, incredulo resti con un quantitativo di gioia e adrenalina per i prossimi tre giorni (ride, ndr). Poter far fruire dei luoghi ricchi di storia e di memoria diventa quasi una mission quando l'immobilismo di una città ti devasta, a quel punto, la giusta e buona politica del fare permette di mettere insieme teste pensanti e braccia volenterose per far rivivere i luoghi, dimostrando che insieme tutto è possibile e un cambiamento tramite altri mezzi, in questo caso l'arte contemporanea, si può avere. Non dico che l'arte salverà il mondo, ma almeno produce beneficio anche per i detrattori incalliti. Ben venga lo staff di Ritrovarsi per Sciacca e appuntamenti come questi fanno sì che i festival creano un momento di aggregazione, confronto e scambio culturale. Giovanni Zambito.



https://www.facebook.com/jaykillaradio

LA STORIA DI NAVELLI NELLA STORIA DELL'ITALIA MERIDIONALE

$
0
0
Annotazioni sul volume “Quelli che hanno dato - Storia del Meridione dal 1860 a oggi” di Antonio Galeota. di Giuseppe Lalli
- L’AQUILA - Il 13 agosto scorso, nell’Aula consiliare del Comune di Navelli, con vista sull'antico stupendo borgo, si è svolta la presentazione del volume “Quelli che hanno dato – Storia del Meridione dal 1860 a oggi”, scritto da Antonio Galeota. Come tutte le opere originali, il libro sfugge ad una precisa classificazione di genere. Si tratta di un lungo racconto scritto sotto forma di saggio storico-politico; ma potrebbe essere anche l'abbozzo di una storia sociale dell'Italia meridionale. Lo scritto è percorso da cima a fondo da un vivo senso della giustizia e da un'esigenza di verità. In esso convivono passione civile e rigore storiografico, direi - tanto per entrare in argomento - nella migliore tradizione della cultura meridionale. In più di una pagina, ho avuto l'impressione di rileggere il Francesco De Sanctis di “Un viaggio elettorale”.

La trattazione è densa, ricca di notizie e di argomenti. Ci s’imparano molte cose. Io vi ho imparato ad apprezzare la figura di Giuseppe Garibaldi, sulla quale non avevo mai riflettuto a fondo. L'autore ce lo presenta come un personaggio di spessore a tutto tondo: non solo il grande condottiero e stratega militare che tutti abbiamo conosciuto nei libri di storia, ma anche l'uomo che pensa in maniera politica, che è disposto ad accantonare il suo repubblicanesimo e il suo radicalismo sociale convinto com'è che l'unità politica della nostra penisola si sarebbe potuta realizzare solo sotto l'egida del Piemonte di Cavour e dei Savoia. Un'altra cosa che ho appreso, nel capitolo dedicato all'emigrazione, quando si riferisce del terribile episodio avvenuto a New Orleans dell'uccisione per linciaggio di alcuni italiani (tra cui il navellese Loreto Còmitis), imputati dell'uccisione di un rappresentante delle forze dell'ordine ed assolti, è quanto, in molti momenti della sua storia, la società americana sia stata percorsa da sentimenti di odio razziale ed etnico, di cui i primi emigrati italiani fecero le spese.

La copertina del libro è assai didascalica. Sotto, sulla falsa riga di un celebre dipinto, “Il quarto stato” di Giuseppe Pellizza daVolpedo, sono raffigurate tutte quelle figure sociali, a partire da una coppia con bambino in braccio, che da sempre tirano la carretta, quelli, appunto, che hanno sempre dato. C'è il contadino, il medico, l'operaio, il carabiniere, insomma quelli che producono vera ricchezza, finanziaria e soprattutto morale. Si tratta, tutto sommato, come nel quadro di Pelizza da Volpedo, di una forza tranquilla. Sopra, invece, è raffigurata tutta quella borghesia che soprattutto nel meridione è vissuta all'ombra della rendita di posizione o, addirittura, ai limiti della legalità.

Goffredo Palmerini, nella prefazione al libro, a proposito di quella ricca articolazione di fatti locali e vicende nazionali che è uno dei tratti caratteristici del libro, evoca appropriatamente la lezione di un grande storico francese, JaquesLe Goff, autore per il quale, nella ricerca storica, fatti come la lingua, le tradizioni, i racconti, i monumenti, insomma tutto ciò che è parte viva di una memoria collettiva, ha la stessa dignità di fonte del documento scritto. A me la lettura del libro ha evocato un altro grande esponente di quella corrente storiografica che va sotto il nome di “Scuola delle Annales “, e cioè Fernand Braudel, che parla di correnti che si muovono nel sottosuolo della storia, processi di lunga durata, cheagiscono sotto la superficie della politica e che da questa superficie sono toccate solo parzialmente. Sono quei piani bassi della società, su cui Antonio Galeota, in questo suo libro, getta i riflettori: quei piani abitati, appunto, da quelli che hanno sempre pagato, quelli che, alla fine, fanno la storia vera.

Una delle principali chiavi di lettura di questo saggio, che consta di otto capitoli, va ricercata a mio parere nel capitolo secondo, quello dedicato al brigantaggio e alle politiche dell'Italia postunitaria. E' qui infatti che l'autore crede di rintracciare le radici di quella “questione meridionale” che appare tuttora non risolta. Il fenomeno del brigantaggio meridionale postunitario è, a mio avviso, esemplare di quella visione di lunga gittata di cui si parlava, perché ripropone temi che vanno al di là della stessa vicenda politica dalla quale prese le mosse. I libri di storia “ufficiale” hanno operato, su questo tema, o una rimozione, o, a mio parere, una interpretazione quasi sempre parziale. C'è una storiografia di ispirazione marxista che ha voluto vedere nel brigantaggio una rivoluzione in anticipo, una rivolta sociale che reclamava una dottrina e una guida politica. Da parte liberale, invece, si è preferito spesso sottolineare la strumentalizzazione politica operata dalle vecchie classi dirigenti spodestate: un incidente di percorso.

Nel libro c'è un approccio corretto. Si sottolinea la partecipazione contadina al movimento e si dice che si trattò di una vera e propria guerra civile, combattuta anche “da centinaia di donne in servizio armato permanente”. Si chiarisce che il brigantaggio era sì antiunitario e filoborbonico, ma non per deliberata scelta politica, ma come inevitabile risposta ad un profondo malessere sociale. Una secolare esperienza e un istinto atavico induceva i braccianti e i contadini poveri a diffidare dei cambiamenti, e a vedere nelle stesse richieste costituzionali solo la possibilità data a quella nascente borghesia agraria piccola e grande presente nei municipi e sempre pronta a cambiare cavallo, di accaparrarsi le terre, ed eliminare quelle concessioni, come i diritti di uso civico (pascolo, legnatico, seconda raccolta) che gli aristocratici riconoscevano per antica consuetudine.

I fatti, come si dimostra nel libro, daranno ragione ai contadini: niente più concessioni e, in cambio, tasse e servizio militare obbligatorio. Ma Galeota accenna, sia pure fugacemente, ad una spiegazione più profonda, che richiama quelle correnti sotterranee a cui si accennava. Per paradossale che possa apparire, le plebi meridionali percepiscono il regime borbonico come più equo, e più in sintonia con quel sentimento religioso radicato in quel mondo. Agisce insomma l'autorità di una tradizione secolare, aspetto su cui non si è abbastanza riflettuto. Non si tratta certo di alimentare sentimenti neoborbonici, che sono del tutto estranei, credo, all'autore, ma di aderire, come si diceva, ad un'esigenza di verità.

Se è vero che il processo di unificazione era scritto nel destino della nostra penisola (come aveva capito già NapoleoneBonaparte) e se è altrettanto vero che, in quel contesto determinato, esso poteva essere portato a termine solo dal Piemonte di Cavour e dei Savoia (come era convinto Giuseppe Garibaldi), questo non significa - sembra dire Galeota - che non si potesse agire in maniera diversa. L'alternativa alla famigerata legge che porta il nome di un deputato aquilano, la legge Pica del 1863, che dava all'esercito piemontese i poteri più arbitrari nella repressione del brigantaggio, era attuare “politiche giuste ed equanimi”. Galeota non manca di richiamare il quadro normativo entro il quale si consumò la grande ingiustizia. Un provvedimento a firma del Luogotenente Farini (che nel dicembre del 1862 diventerà Presidente del Consiglio), istituiva, per ogni provincia, dei commissari governativi che avrebbero dovuto provvedere alla ripartizione dei terreni del demanio pubblico, quel demanio pubblico dove erano state “accantonate” provvisoriamente le terre degli antichi feudi baronali soppressi nel 1806 da GiuseppeBonaparte(provvedimento che i Borbone avevano mantenuto), appezzamenti che assai spesso venivano affittati ai contadini a prezzi calmierati. In ossequio a quanto stabiliva il decreto, i commissari agirono di concerto con la amministrazioni comunali. Ma finì per prevalere il criterio di assegnare le terre non ai senza-terra, ma a chi già di fatto le possedeva, vale a dire a quei proprietari che da sempre agivano all'interno dei consigli comunali.

Più tardi, in occasione della alienazione delle terre confiscate agli ordini religiosi (la cosiddetta “mano morta”) e trasferite al Demanio dello Stato nel 1862, si dispose che esse potessero essere acquistate solo da chi vantava crediti nei confronti dello Stato. Ma chi poteva vantare crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione se non quelli che Galeota definisce “i soliti noti”? Non erano mancate voci di dissenso, come quella di un magistrato aquilano, Pasquale Carli, che a proposito delle suddette terre ecclesiastiche, aveva proposto, sul modello di quanto era avvenuto in Toscana e in Umbria,di assegnarle: prima, al demanio dei Comuni; e di ripartirle poi tra i contadini poveri, conservando inoltre i diritti di uso civico, “ In tal modo - scriveva saggiamente il Carli in un editoriale del 19 gennaio 1861 pubblicato su un giornale edito all'Aquila – non solo verrebbe tolta la causa o il pretesto alla sedizione, ma si trasferirebbero gli avversari della libertà in ardenti partigiani di essa “ .

Nel libro non si esita a sfatare anche un altro luogo comune, quello di uno Stato borbonico, al tempo della spedizione garibaldina, opprimente e retrogrado. L'autore ci mostra, dati alla mano, una realtà alquanto diversa. C'era sì un piano di infrastrutture appena abbozzato e decisamente insufficiente, ma era in corso un apprezzabile impulso allo sviluppo industriale in vari settori. Le condizioni sociali negli ultimi anni erano migliorate. Si cita uno studio del 1900 di Francesco Saverio Nitti nel quale lo statista lucano aveva rilevato che, al momento dell'unificazione, l'Italia meridionale vantava “un grande demanio, una grande ricchezza monetaria, un credito pubblico solidissimo”, ereditati dal nuovo Stato e messo a frutto non certo a vantaggio di chi li aveva prodotti e conservati.

Avviene in quegli anni, da parte delle classi dirigenti - scrive con documentata argomentazione Galeota - la deliberata scelta di favorire il solo sviluppo industriale del Nord. A ciò concorse una politica di agevolazioni fiscali e, più tardi, di protezionismo doganale, che dal punto di vista della produzione industriale, finì per trasformare il meridione – è questa l'amara conclusione dell'autore – in una sorta di colonia interna, sul modello di quanto farà l'Inghilterra con le sue colonie “esterne” (tesi certo forte e discutibile, ma niente affatto isolata nel panorama culturale italiano). Guido Dorso, forse il più appassionato e penetrante tra i meridionalisti, nel libro “La rivoluzione meridionale” del 1925, si esprime in termini assai simili. A ciò concorse anche – aggiunge Galeota – un ceto politico meridionale più attento a curare i propri orticelli locali e clientelari che a farsi portavoce di riforme strutturali a beneficio delle genti meridionali. Si manifesta qui quel costume, tipico di una certa tendenza meridionale, di coltivare virtù private e pubblici vizi, da cui nascerebbero quello scarso senso dello Stato di cui tanto si è parlato ai nostri giorni.

L'autore documenta, in altra parte del libro laddove la storia si confonde con l'attualità politica, che in termini di investimenti statali e di spesa pubblica, il divario favorevole al Nord non si è mai attenuato, a dispetto di tutta quella propaganda contro il presunto assistenzialismo meridionale. Alla denuncia del passato, recente e meno, l'autore fa seguire una serie di indicazioni. Ne parla nel capitolo 7, dall'eloquente titolo “Puntare sul meridione “. Tra le tante proposte, due meritano a mio avviso particolare attenzione. La prima, di carattere generale, è quella rivolta alla politica nazionale: si tratta di vincere le resistenze dell'Unione Europea per poter modificare una legge che, mentre permette che lo Stato finanzi, tramite una società pubblica, la Simest, con capitali della Cassa Depositi e Prestiti, la delocalizzazione delle nostre industrie in altri paesi a basso costo del lavoro, vieta che questo avvenga a favore delle due regioni del Sud che presentano redditi pro-capite molto al di sotto della media Europea. La seconda indicazione degna di attenzione riguarda direttamente il nostro territorio. Si tratterebbe, da un lato, di tornare alla cultura dell'artigianato finalizzato ai prodotti ad alto contenuto tecnico ed estetico; dall'altro di dare impulso ad un settore terziario al servizio di quel turismo che nella nostra regione sta conoscendo una fase di ripresa, in un territorio come il nostro disseminato di borghi stupendi come Navelli, con una discreta capacità ricettiva e un alto grado di attrazione.
L'autore di questo libro, come si evince fin dalle prime pagine, è un meridionalista convinto, un meridionalista però che ama analizzare la realtà nei suoi aspetti quantitativi, cercando i rimedi, piuttosto che attenersi alla sola teoria. C'è poi un'altra faccia del libro di Antonio Galeota, non meno importante, quella in cui descrive quel microcosmo sociale che è stata la Navellidei primi decenni del secolo scorso. Vi dedica un capitolo specifico - “Tra le due guerre mondiali “ -, ma Navelli sta sullo sfondo di tutto il lungo racconto. Sembra quasi che l'autore abbia voluto saldare con questo borgo un debito sentimentale, in pagine dove spesso il dato storico e lo slancio poetico si fondono. Viene in mente quel nostro grande conterraneo, Benedetto Croce, che in appendice alla sua “Storia del regno di Napoli”, scritta nel 1924, riproduce due precedenti scritti dedicati a due paeselli d'Abruzzo, Montenerodomoe Pescasseroli, che sono i paesi d'origine rispettivamente della famiglia del padre e di quella della madre. E' certamente un omaggio ai sentimenti e alle radici, ma risponde anche ad una esigenza intellettuale del filosofo, quella di “vedere in miniatura i tratti medesimi della storia generale”, come egli stesso scrive.

Antonio Galeota, crociano di fatto, fa una cosa analoga con Navelli. Con una differenza, mi permetto di osservare: che Benedetto Croce non potette avvalersi, nella sua ricerca su Montenerodomo e Pescasseroli, di un archivio ordinato come quello di Navelli. Antonio, come Don Benedetto, ci ricorda che siamo sempre figli, oltre che dei tempi, anche dei luoghi, come ha ricordato a noi aquilani, di dentro e fuori le mura, anche quella tremenda notte del 6 aprile di nove anni fa. Antonio ha scritto un libro pedagogico, di educazione civile, cosa tanto più importante in questi nostri giorni di confusione civile e morale. Mi viene da pensare, in conclusione, a quante volte abbiamo sentito, fin dai banchi di scuola, quel vecchio adagio secondo cui “la storia è maestra di vita”. Ebbene, se è vero che la storia è maestra di vita, è altrettanto vero che questa maestra, assai spesso, ha avuto scolari distratti. Antonio Galeota non sembra essere stato uno scolaro distratto. Ha scritto un libro in ottimo italiano, condito di ironia, punteggiato di espressioni dialettali caustiche ed efficaci. E queste sono ragioni in più per leggerlo, rispetto a quelle dianzi illustrate.

AI SOLISTI DEL TEATRO FESTIVAL LUNEDÌ 20 AGOSTO “VOCI DAL CORTILE”, REGIA DI ENRICO MARIA LAMANNA

$
0
0
Lunedì 20 agosto alle 21.30 approda ai Solisti del teatro “VOCI DAL CORTILE”, di Edna Mazya con la regia di Enrico Maria Lamanna. In scena Brenno Placido, Elisabetta Mirra, Federico Le Pera, Jacopo Carta e Matteo Bossoletti, musiche originali di Francesco Verdinelli. Lo spettacolo è un Progetto under 35 ed è presentato dalla Golden Show.

Nell'estate dell'86 una violenza orrenda, dolorosa, fu perpetrata a Hibbutz Shomrat nel nord Israele. L'intero paese fu scioccato. 7 ragazzi di circa 17 anni stuprarono ripetutamente una ragazza di 14 anni abusandone sia fisicamente che psicologicamente. Questo tragico e vergognoso fatto è stata l’ ispirazione per il più famoso e il maggiore successo teatrale mai scritto nella drammaturgia israelita. Un testo che non solo denuncia la violenza in sé ma pone a confronto uomo/donna donna/uomo amico/amica essere umano/ solitudine. ..vita. 
Oggi in Italia raccontiamo questa storia. 5 Attori che hanno dai 24 ai 28 anni, interpretano il momento e il dopo di una violenza tra rumori notturni, altalene, palloni, giochi di ragazzi violati sotto una luna piena di sangue. E a sorpresa i ragazzi e la ragazza diventano gli avvocati, la difesa, l'accusa del giorno dopo. ..e un’altalena vuota dondola sola, fa un rumore...come un lamento infinito in cerca di un perché. 
Uno spettacolo di grande attualità sia per il tema degli abusi, che per il tema della violenza fisica e psicologica fra minori…

Giardini della Filarmonica
Via Flaminia, 118 – Roma
(P.za del Popolo)

Regia
Enrico Maria Lamanna
Assistenti alla regia
Cecilia Mati Guzzardi e Vladimiro Randazzo
Con Brenno Placido Elisabetta Mirra Federico Le Pera Jacopo Carta Matteo Bossoletti
Scene Chiara Paramatti
Costumi Teresa Acone
Musiche originali di Francesco Verdinelli 
Fotografie di Pino Le Pera

Taormina, parata di stelle il 22 agosto al Teatro Antico per il Premio Giuseppe Di Stefano

$
0
0
Il 22 agosto al Teatro Antico di Taormina parata di stelle per il Premio Internazionale Giuseppe Di Stefano. Tra gli artisti il compositore Ezio Bosso.

Una parata di stelle sfilerà al Teatro Antico di Taormina il 22 agosto, alle 21 e 30, in occasione del Premio Internazionale Giuseppe Di Stefano Cavalleria Rusticana Concert Gala, nell'ambito della seconda edizione del Mythos Opera Festival. Una serata omaggio ad uno dei più amati tenori della storia dell'opera, il grande Giuseppe Di Stefano, a dieci anni dalla sua scomparsa. L'artista siciliano, originario di Motta Sant'Anastasia, fu partner storico di un'altra leggenda del teatro d'opera, Maria Callas, con la quale confezionò serate rimaste per sempre scolpite nella storia. Di lui si ricordano il timbro magnifico, la perfetta dizione, la grande musicalità, la rara capacità espressiva ed artistica e la stupefacente lievità dei piani e pianissimi.
Nel corso della serata saranno premiati artisti di levatura mondiale, tra loro il popolare direttore d'orchestra e compositore Ezio Bosso. Ma anche Raffaella Angeletti, Giovanna Casolla, Fiorenza Cossotto, Maria Dragoni, Elisabetta Fiorillo, Renato Francesconi, Cecilia Gasdia, Nicola Martinucci, Alberto Mastromarino, Rudy Park, Giuseppina Piunti, Ramona Tullumani e l'Opera da Camera di Varsavia. "Sono molto orgoglioso - dichiara Alberto Munafò Siragusa, presidente dell'Ente corale siciliano - di poter ospitare nel teatro più bello del mondo, il Teatro Antico di Taormina, un cast così prestigioso. Da decenni a Taormina non si vedeva un parterre così importante. Il Teatro Antico, Taormina e la Sicilia tutta hanno bisogno e diritto di vedere e ascoltare solo il meglio e noi stiamo cercando di fare davvero tutto il massimo possibile per offrire a coloro che interverranno il 22 agosto uno spettacolo che non ha precedenti".
Sarà l'occasione per conferire alla memoria di Giuseppe Di Stefano il Premio Speciale Golden Opera degli International Opera Awards: un evento nell'evento, anticipazione dell'edizione 2018 del più prestigioso riconoscimento ai protagonisti della lirica mondiale, ideato da Alfredo Troisi. "Dopo molti anni, finalmente viene consegnato al grandissimo Pippo Di Stefano l'Oscar della Lirica alla memoria – spiega Francesco Costa, maestro del coro - e il fatto che questo avvenga nella serata a lui dedicata dal Coro Lirico Siciliano, ci riempie di gioia. La Sicilia deve moltissimo a Di Stefano, perché egli rappresenta quanto di stupefacente questa terra può offrire quando si trova la giusta congiuntura astrale. Nel decennale della scomparsa di uno dei più grandi tenori della storia, non potevamo non organizzare per lui una serata che sarà una autentica festa del teatro, dove si potranno ascoltare, tutti insieme, alcuni dei più grandi artisti del mondo".
Ad impreziosire le celebrazioni per i 10 anni dalla scomparsa del grande tenore siciliano, saranno le magnifiche sculture realizzate per la kermesse dal maestro Turi Azzolina, artista poliedrico di caratura internazionale.
Nella seconda parte della serata, le struggenti e immortali musiche di Cavalleria Rusticana appassioneranno la càvea del teatro greco, attraverso le voci di alcuni tra i più grandi interpreti del gioiello mascagnano: Giovanna Casolla nel ruolo di Santuzza, Rudy Park come Turiddu, Alberto Mastromarino sarà Alfio, Elisabetta Fiorillo nei panni di Lucia e Giuseppina Piunti nel ruolo di Lola. Ad accompagnare il cast due complessi artistici di assoluto pregio internazionale, reduci dall'incisione dello Stabat Mater di Gioacchino Rossini per l'importante rivista di settore "Amadeus": l'Orchestra Filarmonica della Calabria e il Coro Lirico Siciliano, che, nell'occasione, festeggerà anche i dieci anni di carriera artistica.
La serata sarà presentata dall'autorevole Enrico Stinchelli, già ideatore e presentatore de La Barcaccia, nota trasmissione di Rai Radio 3, che da anni si occupa di opera lirica e che dedicherà un ampio speciale alla manifestazione.
Video mapping e coreografie saranno curate da Claudio Mantegna, disegno luci di Lorenzo Tropea. La serata vedrà la partecipazione del ballerino Andrea Mazzurco e del Piccolo Coro D. B. Città di Taormina, diretto da Ivan Lo Giudice. Maestro concertatore e direttore d'orchestra sarà Amos Talmon, Maestro del Coro Francesco Costa. Direttore di produzione Alberto Munafò Siragusa.
A patrocinare la manifestazione, oltre alla Regione Siciliana e al Comune di Taormina, l'Unione dei Comuni Lombarda della Valletta (Comuni associati: La Valletta Brianza e Santa Maria Hoè), il Comune di Motta Santa Anastasia, la RAI, l'Opera di Varsavia, la Fondazione Verona per l'Arena con gli International Opera Awards, gli Oscar della Lirica. La serata si svolgerà, inoltre, con l'adesione e Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato e del Presidente del Consiglio.
A testimonianza dell'eco internazionale dell'evento, la manifestazione sarà ripresa e trasmessa dalla Telewizja Polska (TVP), Televisione di Stato della Polonia, e dalla Radio Televizioni Shqiptar (RTSH), Radio Televisione di Stato Albanese. Tutte le info sulla serata e gli aggiornamenti sugli eventi sono reperibili sulla pagina Facebook Coro Lirico Siciliano.

CALVI FESTIVAL DOMENICA 19 AGOSTO ANTONELLO FASSARI, GINO AURIUSO E IRMA CIARAMELLA IN “EDUARDO’S ROCK” DALLE COMMEDIE DI EDUARDO DE FILIPPO

$
0
0
Al Calvi Festiva domenica 19 agosto (in Piazza Mazzini alle ore 21,15) è di scena EDUARDO’S ROCK, lo spettacolo dalle commedie di Eduardo de Filippo con Antonello Fassari, Gino Auriuso e Irma Ciaramella. 

Un atto unico sorprendente su testi famosissimi scanditi dai brani travolgenti dei Led Zeppelin, Nirvana, DeepPurple e AD/DC. Musiche  a cura di Alessandro Mannozzi, Costumi Maria Francesca Serpe, Assistente Sara Celestini.
Antonello Fassari (già diretto da Eduardo alla fine degli anni ‘70) e Gino Auriuso, accompagnati dall’eleganza di Irma Ciaramella e dalla forza della musica Rock, ci conducono nella vita del geniale attore, regista ed autore napoletano in un percordo scandito dalla produzione drammaturgica eduardiana. Lo spettacolo fa perno su brani tratti da famosissimi testi teatrali quali Questi Fantasmi, Uomo e Galatuomo, L’Arte della Commedia, Filumena Marturano ed altri. Unviaggio  che avvicina il pubblico all’artista Eduardo e all’uomo De Filippo. Il ritmo della musica e dei tre attori, i versi, le parole, gli aneddoti di vita privata e pubblica portano gli spettatori a divertirsi ed emozionarsi grazie al più grande uomo di teatro che l’Italia abbia conosciuto dal ‘900 ad oggi.
“Un arrivo da cui partire questo è, in sostanza, - afferma Gino Auriuso -  il progetto EDUARDO’S ROCK, non un’operazione iconoclastica. Un’altra angolatura da cui osservare, un altro modo di comunicare, altri suoni da ascoltare; tutto questo segna dunque non un arrivo ma un inizio, un punto da cui partire, un’ipotesi per il futuro dell’interpretazione eduardiana, che si allontani dall’autore senza mai tradirlo, proprio come accade per le migliori messinscene dei grandi ed immortali autori del teatro mondiale. 
Entrano così a far parte del –nostro- teatro di De Filippo atmosfere irrituali sorrette dalla potenza della musica rock, rapporti conflittuali generati dalle miserie umane, atteggiamenti grotteschi di vita quotidiana. Una miscellanea di emozioni, di suggestioni, di sentimenti che arrivano al cuore dello spettatore portandolo verso il nostro EDUARDO”. 
Fino all’8 settembre nella splendida Calvi dell’Umbria prosegue quindi la terza edizione del Festival con la direzione artistica di Francesco Verdinelli. 
“Continua a crescere Calvi Festival  -afferma il Direttore artistico Francesco Verdinelli – un Festival dedicato alle arti dello spettacolo in Umbria, una regione che da sempre ha dedicato grande attenzione alla cultura nelle forme più diverse. A pochi chilometri da Roma, sull’ autostrada A1 uscendo a  Magliano Sabina, ad 8 chilometri dal casello, si arriva in un’oasi di pace, un luogo dove la qualità della vita è di altissimo livello, paragonabile a pochi altri paesi del centro Italia. Calvi dell’Umbria anche grazie al nostro festival è un luogo da scoprire, con le sue diverse attrattive, dagli splendidi panorami al museo del Monastero delle Orsoline, la meravigliosa Chiesa della Trinità, un centro storico di rara bellezza. La chiesa della piazza centrale del paese progettata da Ferdinando Fuga  così come lo stesso Monastero. Non secondari i tanti sentieri sempre più attrezzati per gli amanti del trekking e per meravigliose passeggiate nella natura”.  

www.calvifestival.it

Dublino, Andrea Bocelli: una gioia cantare per il Papa e le famiglie. L'intervista

$
0
0
Intervista esclusiva di Vatican News con il tenore Andrea Bocelli che il 25 agosto canterà al Festival delle Famiglie di Dublino per Papa Francesco e le famiglie di tutto il mondo.

Sarà uno dei momenti più emozionanti dell’Incontro Mondiale delle Famiglie di Dublino: sabato 25 agosto, nel Croke Park Stadium di Dublino, Andrea Bocelli canterà per Papa Francesco e per migliaia di famiglie provenienti da oltre 100 Paesi. Il tenore si era già esibito in occasione del precedente Incontro Mondiale delle Famiglie, nel settembre 2015 a Filadelfia. Pochi giorni dopo l’evento di Dublino, l’artista si esibirà a Verona – l’8 settembre – in un grande concerto a fini benefici. Dalla serata in Arena verranno raccolti fondi per sostenere i progetti della Andrea Bocelli Foundation e del Muhammad Ali Parkinson Center. In questa intervista esclusiva con Vatican News, Andrea Bocelli parla dell’importanza della fede nella sua vita, delle aspettative personali per l’Incontro di Dublino e si sofferma su come la musica possa aiutare le famiglie a vivere e testimoniare la gioia e l’amore, come chiede Papa Francesco.
Maestro Andrea Bocelli, tra pochi giorni canterà a Dublino: per il Papa, ma anche per le famiglie di tutto il mondo che proprio Francesco ha chiamato a Dublino. Quali sono le sue emozioni per questo momento?
R. – Io ritengo che sia innanzitutto un onore essere stati coinvolti in questa nobilissima iniziativa; secondo, è un privilegio perché cantare davanti al Santo Padre è una cosa che fa piacere, non foss’altro per quella sorta di fragilità umana che fa sì che quando ci si avvicina a personalità così carismatiche come la sua, ci si senta contenti. E poi, è anche una responsabilità, proprio perché in questi contesti si lanciano dei messaggi, c’è la possibilità di dare dei messaggi; bisogna che questi messaggi siano quelli giusti. Quindi cercherò di farmi trovare pronto, preparato come sempre, darò il meglio di me e poi speriamo che vada tutto bene, che le famiglie riportino a casa un bel ricordo da questo momento musicale.
Ovviamente, quando la notizia della sua partecipazione è stata ufficializzata, ha creato molta aspettativa: quindi tanti a Dublino aspettano di ascoltarla. Lei, invece, cosa si aspetta da ricevere, personalmente, da questo evento?
R. – In casi come questi – ma direi sempre, quando si sale su un palcoscenico – si sente un do ut des: se l’artista riesce a dare il meglio di sé, il pubblico generalmente gli corrisponde quella sorta di affetto, di gratitudine che è estremamente appagante. Mi auguro di ricevere questo. Anche perché il popolo irlandese è un popolo che mi è molto affezionato e a cui sono affezionato: per cui, da questo punto di vista sono abbastanza tranquillo.
Papa Francesco chiede alle famiglie di essere gioia per il mondo, credenti e non credenti. Il canto, la musica possono aiutare le famiglie in questa sfida?
R. – Tutto ciò che si fa a fin di bene può aiutare e di fatto aiuta; quindi anche l’opera di chi come me canta, quindi si dà come obiettivo di dare gioia, di dare un momento di leggerezza in cui lo spirito vola e si può riflettere, si può meditare sul senso della vita, sulle cose che veramente contano … il canto, nel suo piccolo, fa la sua parte, di sicuro. Diceva Sant’Agostino che “chi canta prega due volte”! A me piace molto credere a questa cosa perché se questo è vero, allora io nella mia vita ho pregato molto.
Lei cita Sant’Agostino... per chi crede, una voce come la sua è un dono di Dio. La fede quale posto ha, dunque, nel suo straordinario talento musicale che è un dono, ma ovviamene è un dono che va alimentato?
R. – Mi faccia partire dall’inizio: il canto, la voce, come tutti i talenti di questo mondo, è un dono di Dio, su questo non c’è dubbio alcuno. Nell’uomo non esistono i meriti, perché tutto quello che riesce a realizzare nella vita, l’uomo lo fa attraverso dei doni, dei talenti che ha ricevuto: quindi c’è poco da sentirsi orgogliosi, in questo senso. Bisogna ringraziare e basta. La fede è un cammino che si fa nel tentativo di capire, di comprendere il senso della vita. Io credo che a chiunque sia capitato di soffermarsi a pensare quale sia il senso della vita. Allora, o si pensa di essere figli del caso, e questo ritengo che – al di là di tutto – sia un incidente intellettuale, perché considerarsi figli del caso è un po’ come trovarsi di fronte alla Pietà di Michelangelo e non credere alla paternità di quella scultura, cioè pensare che la Pietà sia stata trovata un giorno sulle Alpi Apuane così, per caso, perché il caso l’ha scolpita così. Chi non ha fede è un po’ simile a questo. Per me è stato un percorso anche razionale: ho pensato che il mondo non potesse essere che frutto di una volontà intelligente, molto più della nostra, e da quel momento ho anche sperato che fosse una volontà d’amore, una volontà che ci amasse veramente! Perché ci sono anche due modi di aver fede: quello del cristiano che ripone in Dio tutta la speranza e la fiducia possibile, e quella di Iago, nell’Otello di Shakespeare, che diceva: “Credo in un Dio crudele che mi ha creato simile a sé”. Si può anche credere così. E’ sempre più logico questo, che non credere! Alessandro Gisotti, Vatican News, 16 agosto 2018.

Toronto, Harbourfront Centre: sabato 18 agosto concerto dei Kalàscima

$
0
0
Ingresso libero.
L’Istituto Italiano di Cultura Toronto è lieto di annunciare la performance dei “Kalàscima":
Toronto - Small World Music Festival Harbourfront Centre, Sabato 18 Agosto alle 20.
Il gruppo italiano è una della band più innovative nel panorama della scena musicale italiana. La loro musica è neofolk urbano, che rinvigorisce la musica tradizionale salentina attraverso la tecnologia. I membri sono Riccardo Laganà (tamburello, percussioni, voce), Luca Buccarella (fisarmonica, armonica, voce), Massimiliano De Marco (chitarra classica e acustica, bouzouki, mandolino, ukulele, voce), Federico Laganà (tamburello, riq, bendir, tar, darbouka, kanjira), Riccardo Basile (basso, sintetizzatore, contrabbasso, voce), Aldo Iezza (cornamusa italiana, flauto traverso, flauto calabrese doppio, fischietto, ciaramella, xaphoon, voce), Enrico Russo (electronics, sintetizzatori, percussioni, chitarra elettrica, field recordings) and Andrea Morciano (autore, compositore).

La band acclamata dal pubblico, attiva da 15 anni, unisce la Taranta, antico ballo tradizionale del Salento (Puglia, Sud Italia) con la musica elettronica. Esplosivi, energici e accattivanti, i Kalàscima utilizzano numerosi strumenti affascinanti (cornamusa, flauti tradizionali, organetto italiano), una gamma ampissima di percussioni provenienti dal Sud Italia e da tutto il mondo (rick, darbouka), voci emozionanti e strumenti moderni (basso e loop machine). È la tradizione che incontra la modernità e il risultato è esplosivo, una sorta di trance-folk music.

Informazioni
Data: Sab 18 Ago 2018

Orario: Alle 20:00

Organizzato da : Harbourfront Centre, TD Bank

In collaborazione con : Istituto Italiano di Cultura

Ingresso : Libero

Cerda, Gran Corteo Storico ed elezione della marchesa 2018

$
0
0
Evento di valorizzazione della cultura popolare di Cerda e in particolare del marchesato dei Cerda, che è stato uno dei più ricchi e potenti della Sicilia: appuntamento oggi, sabato 18 agosto, alle ore 18, alla corte del marchese di Cerda per la IV edizione del “Gran Corteo Storico”.

Ci sarà anche il “II Raduno Cortei Storici multi epocali della Sicilia” a cura del Marchesato della Cerda. E alle ore 21,30 elezione della Marchesa 2018 che verrà scelta da Andrea Giostra, noto psicologo e scrittore, che per l’occasione vestirà i panni di giudice unico e inappellabile.

L’evento che richiama questa antica tradizione cerdese è “Alla corte del marchese della Cerda”, che viene organizzato ogni anno dopo Ferragosto da Salvatore Imburgia.

“Il Gruppo storico del marchesato nato nel 2015 – spiega Imburgia – è nato grazie a uno studio di Linda Imburgia che ha scritto un libro donato poi all’amministrazione comunale nel quale narra la storia di Cerda con uno studio dei vari marchesi che si sono succeduti nel tempo all’epoca della dominazione spagnola. Al corteo storico interverranno altri 20 cortei storici della Sicilia. Nella realizzazione dell’evento un valido aiuto è stato dato da Cirrincione Giuseppe, coordinatore del gruppo storico”.

questi i link ufficiali dell’evento:

Francesco Sabella a Fattitaliani: l'arte deve poter essere fruibile da tutti, senza vincoli. L'intervista.

$
0
0
A Sciacca dal 24 al 26 agosto nello storico quartiere di San Leonardo si svolgerà la sesta edizione di "Ritrovarsi", festival di arte contemporanea: momento clou dell'evento sarà una mostra collettiva, a cura di Tiziana Pantaleo, con le opere di diversi artisti fra cui Francesco Sabella, intervistato da Fattitaliani.

A chi volesse conoscerti in poche battute come definiresti la tua arte?
Se facciamo riferimento ai miei ultimi lavori, la mia produzione è stata per lo più orientata all'arte concettuale (negli anni precedenti è stata per gran parte astrattista): ho trovato sfogo nella rappresentazione di tematiche legate alla modernità e alla società, in particolare ci sono alcuni aspetti legati all'influenza della tecnologia e la comunicazione sulla società che da sempre mi attirano.
Ci sono delle opere che ti rappresentano particolarmente?
Sempre in riferimento alla mia recente produzione, potrei dirti che "Questo non è un QRcode", "Share yuor shit " e "Sorridere Prego" rappresentino insieme un po' il "paradigma" della mia produzione: sono tre opere molto differenti tra loro ma che di fatto indagano la stessa materia, l'umanità.
Come ti sei formato? quando hai deciso che la tua inclinazione sarebbe diventata anche un mestiere?
Non ho una formazione "artistica", non ho frequentato scuole che potessero fornire quel tipo di base, la mia formazione è prettamente tecnica, sono un informatico di mestiere, nell'arte sono un autodidatta, e come molti outsider non vivo della mia produzione altrimenti morirei di stenti (ride, ndr).
In che modo pure la tua città ne entra a far parte?
Penso che il fatto di essere cresciuto in Sicilia mi ha di sicuro regalato un'arma culturale, forse più di una, perché conosco la bellezza, ma conosco un popolo dalle mille contraddizioni, può sembrare banale, ma da sempre osservo e catalizzo questa incredibile realtà: Sciacca è pertanto anch'essa fonte di ispirazione e non sfugge di certo alle regole di questa terra.
Quali opere porterai in "Ritrovarsi"?
L'opera che porterò a ritrovarsi è intitolata "just love it": nasce come tutto il resto dall'osservazione di questa realtà, è pura simbologia e affronta un semplice argomento che è l'amore per la propria terra. just love it è stato è stato uno slogan ri-utilizzato dalle recenti amministrazioni per scopi di promozione turistica di Sciacca - ma che personalmente ho sempre un po' detestato, perché per me rappresentava il voler mentire a se stessi -  ho voluto usarlo come pretesto per una semplice riflessione sul tema rifiuti, in tema con la manifestazione che punta ad accendere i riflettori sulle tematiche come riqualificazione di quartieri storici ormai in stato di abbandono, sull'urbanizzazione di alcune aree; i rifiuti e la coscienza civica sono di certo fattori fondamentali.
Qual è l'importanza di appuntamenti come "Ritrovarsi"?
Ritrovarsi può radicare un atteggiamento positivo, può rigenerare speranze e accendere i riflettori su aree dimenticate, magari ti può portare a passeggiare in vie che senza alcun'altra ragione non avresti mai percorso. E poi dal mio personale punto di vista, questo tipo di manifestazioni rappresentano un po' l'idea che io abbraccio a pieno, cioè che l'arte deve poter essere fruibile da tutti, senza vincoli. Spesso si sottovaluta la potenza dei messaggi, l'arte è comunicazione quindi ben vengano manifestazioni che sfruttano la potenza mediatica per scopi nobili, come Ritrovarsi... Giovanni Zambito.

IIC Budapest, il 29 agosto Giornata Italiana al XIV Busho Filmfestival

$
0
0
Ingresso libero.
In collaborazione con il Centro Nazionale del Cortometraggio e con il Ministero degli Affari Esteri Italiano, presentazione di una selezione di cortometraggi italiani.
Presentazione del Figari Film Fest di Olbia a cura di Matteo Pianezzi, Direttore del Festival.

Informazioni
Data: Mer 29 Ago 2018

Orario: Dalle 18:00 alle 21:00

Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Budapest

In collaborazione con : Centro Nazionale del Cortometraggio ; Busho Filmfestival ; Figari Film Fest

Ingresso : Libero

Luogo:Istituto Italiano di Cultura di Budapest - Sala Federico Fellini

Praga, fino al 23 settembre la mostra "Praga 1968" al Museo di fotografie e media visuali moderni

$
0
0
Presso il Museo di fotografie e media visuali moderni a Jindřichův Hradec.

La mostra Praga 1968 presenta gli avvenimenti storici con oltre 100 fotografie realizzate dal fotografo ceco Pavel Sticha, dallo svedese Sune Jonsson e dagli italiani Carlo Leidi e Alfonso Modonesi (questi ultimi documentarono l’autunno del 1968) i cui lavori sono conservati negli archivi del CRAF.

La fase di liberalizzazione politica nella Cecoslovacchia sottoposta all’influenza e al dominio dell'Unione Sovietica, sfiorì rapidamente con l’invasione del 20 agosto 1968 e nel plumbeo autunno della “normalizzazione” che segnò il Paese per molti anni ancora.
Fu una piccola parentesi, quella che si protrasse dal gennaio 1968, quando il riformista Alexander Dubček salì al potere, fino all’ agosto dello stesso anno quando un corpo di spedizione sovietico e di truppe del Patto di Varsavia invase il Paese e stroncò le riforme in corso. 

Un arco temporale relativamente breve ma di rilevanza politica globale: basti pensare al potente effetto che l'azione di “riforma” del sistema con elementi di democrazia, di liberalismo, di libertà di stampa e di critica, esercitò sull’intera Europa dell’Est e su tutto il Continente.

Pavel Sticha prima di abbandonare la Cecoslovacchia era fotografo del quotidiano “Svoboda”. A lui si deve un significativo contributo di immagini sulla “Primavera”, fotografie che ritraggono molti dei suoi protagonistii: il Presidente Ludvík Svoboda, Alexander Dubček, František Kriegel, Josef Plojhar e persino Gustáv Husák in due eventi fondamentali della storia di quell’anno, ovvero la nomina di Dubček a Segreterio del Partito Comunista Cecoslovacco nel febbraio 1968 e il corteo del 1° maggio.

La mostra annovera anche il lavoro dello svedese Sune Jonsson che documentò le giornate dell’agosto 1968. Jonsson, assieme al giornalista Dag Lindberg, era a Praga per conto della rivista “VI” per realizzare un servizio sull’assedio di Praga del 1648, ultimo evento bellico della Guerra dei Trent'anni, quando una colonna svedese fu inviata alla conquista del Hradčany. I due, arrivati per documentare e “ricostruire” l’Assedio di Praga di quattro secoli prima, assistettero invece all’invasione delle truppe del Patto di Varsavia il 21 agosto, un altro assedio!

Carlo Leidi e Alfonso Modonesi nel 1968 testimoniarono invece gli avvenimenti dei mesi autunnali fotografando anche i reparti di produzione della ČKD, allora la più grande azienda praghese, ove si era riunito clandestinamente il congresso del Partito Comunista dopo l’invasione. Eloquenti le loro immagini dei muri e i balconi di Praga dove con graffiante ironia comparivano scritte contro l’invasione e a sostegno della “Primavera”.
Tra le immagini più significative quelle scattate nella piazza di Hradčany (il Castello che sovrasta la città), la mattina del 28 ottobre 1968, o ancora quelle dei cittadini che deponevano fiori e lumi ai piedi della statua di San Venceslao e infine la tomba di Jan Palach fotografata nel marzo 1970.
Fino al 23/9/2018

Per più informazioni: www.mfmom.cz
Ingresso : A pagamento


Viewing all 38491 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>