Quantcast
Channel: Fattitaliani.it
Viewing all 38653 articles
Browse latest View live

REDENZIONE: LA NUOVA WELTANSCHUUNG

$
0
0
di Mario Setta 

“Dobbiamo ripensare, con tutta la nostra umanità, la nostra Religione...” 
ha scritto Teilhard de Chardin,  scienziato, paleontologo, teologo. 
Ed è su questa nuova weltanschauung 
questa nuova visione del mondo, 
che gli uomini di oggi sono chiamati  a costruire il futuro. 

La parola redenzione deriva dal verbo “redímere”, anche in latino “redímere” da red- (= di nuovo) ed “ímere” per “émere” (comprare). Significa quindi ricomprare ciò che è stato venduto. Nei Vangeli questo verbo non viene mai usato.  Esiste però la parola “Redenzione” che si trova solo nel Vangelo di Luca in due passi: l’uno (2.38) in cui la profetessa Anna, durante la presentazione di Gesù-bambino al tempio,“si mise a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”; l’altro, verso la fine (21.28), quando si parla di  catastrofi cosmiche e manifestazione del figlio dell’uomo glorioso: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina”. 
Nel “Dizionario di teologia dommatica” a cura di Parente-Piolanti-Garofalo è scritto: « Redenzione significava anticamente riscatto, quindi liberazione d’uno schiavo o d’una cosa vincolata mediante un pagamento. […] L’uomo peccando ha offeso Dio e si è reso schiavo del peccato e del demonio che gliel’ha suggerito… Cristo Redentore si sostituisce a noi e ci redime con tutta la sua vita terrena, specialmente in forza della sua morte, sacrificio espiatorio, con efficacia fisico-morale. […] Cristo sborsa il suo sangue a Satana per liberare l’uomo dalla sua tirannia». 
La centralità del peccato originale nella struttura dogmatica del Cristianesimo appare come un principio fondamentale, impossibile da superare. Un ostacolo su cui ci si imbatte e si resta disarmati. Ed è strano come una simile invenzione, una falsità, che non ha fondamento se non mitologico, abbia potuto resistere fino ad oggi, senza sollevare dubbi. 
Fu, in particolare, S. Agostino ad affrontare la concezione del peccato originale come colpa non solo dei progenitori ma di tutto il genere umano, che solo il battesimo può eliminare. Per i bambini che muoiono senza battesimo c’è l’inferno, sia pure con una pena addolcita. Le parole di Agostino non permettono dubbi: «Si può perciò dire giustamente che i bambini che escono dal corpo senza il battesimo si troveranno nella dannazione, benché la più mite di tutte» (De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, I, 16.21). 
Per Agostino la pena della colpa commessa da Eva e Adamo è la concupiscenza, intrinseca alla stessa natura. E pur considerandola “quel piacere che è il più grande tra i piaceri del corpo”, come afferma nel De Civitate Dei, XIV,16 resta la più grande pena inferta alla natura umana. Pena derivante dalla disobbedienza al volere di Dio. Un’impostazione ideologica che si è affermata nei secoli, diventando dogma di fede, anche se già, allora, contro Agostino, si schierarono il monaco della Britannia Pelagio e il suo discepolo Celestio. Perfino nel  417 il papa Zosimo si era dichiarato  favorevole alle tesi di Pelagio e Celestio, ma l’anno successivo, al concilio di Cartagine (418) che accoglie le tesi di Agostino, il papa ritratta, condividendo il documento antipelagiano. 
Se si pensa ai miliardi di esseri umani vissuti prima della venuta di Cristo e ai miliardi che non lo hanno conosciuto e non sono stati battezzati, si dovrebbe dedurre che sono tutti dannati. Un Cristianesimo così disumano e anticristiano sembra proprio inconcepibile. 
Oggi, fortunatamente, l’interpretazione agostiniana risulta insostenibile dal punto di vista filologico ed esegetico; una ipoteca da cancellare, proponendo un Cristianesimo liberato dal dogma del  peccato originale. Purtroppo, la concezione agostiniana è rimasta sostanzialmente immutata, passando dal concilio di Cartagine a quello di Orange (589) fino al Concilio di Trento (17 giugno 1546). Perfino il Concilio Vaticano II, pur evitando di trattare espressamente questioni dogmatiche, ne ribadisce la dottrina: “Quel che ci viene manifestato dalla Rivelazione divina, concorda con la stessa esperienza. Infatti se l’uomo guarda dentro al suo cuore si scopre anche inclinato al male e immerso in tante miserie…” (Gaudium et Spes, n.13).
Una serie di posizioni in contrasto con la linea dogmatica delle chiese-istituzioni sembra ora montare come un terremoto ideologico, che ribalta l’antica interpretazione per fare di Eva il modello dell’umanità, liberata dalle catene d’un Eden mai esistito. È stato Erich Fromm a dire: “l’atto di disobbedienza di Eva  è l’inizio della storia umana, perché è l’inizio della libertà umana”. E con lui, Margherita Hack: “La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto; in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede”. E Paul Ricoeur: “Non si dirà mai abbastanza quanto male ha fatto alle anime, durante secoli di cristianesimo, l’interpretazione letterale della storia di Adamo”. 
E ancora: “insulto alla vita” (Mancuso), “dottrina di cui dobbiamo assolutamente liberarci” (Delumeau), “qualcosa di perverso” (Maggi) “dottrina inesistente nel Vecchio Testamento” (Haag), “disobbedienza mai esistita” (Castillo), “dottrina devastante” (Fox), “priva di fondamento l’accusa di un’offesa a Dio” (Valerio). 
Già Immanuel Kant, il grande filosofo tedesco, riteneva “sconveniente” l’idea che il male ci venga per eredità dai nostri progenitori. Anzi col gesto di Eva nasce la filosofia, l’amore del sapere.  E Schelling scrive: “lo scopo ultimo della storia umana, tutta intera, è che tutte le realtà umane ritornino all’universale sovranità della ragione”. Chissà che non sia giunto il tempo giusto, quel kairòs,  in cui un vicario di Cristo possa rileggere e reinterpretare evangelicamente la Parola di Dio. 
Una Parola che affermi come Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, si rivolga a tutti gli uomini, indistintamente, per la salvezza di tutti, battezzati o no, disposti ad accogliere il suo messaggio e la sua testimonianza per l’universale comunità umana. Una comunità chiamata ad elevare la propria natura al suo più alto grado. Sul suo esempio di vita: Cristo-Uomo, Cristianesimo-Umanesimo. Una vita fondata sull’Amore e che nell’Amore ha la sua unica legge universale, eterna: “Amatevi gli uni e gli altri”. 



IL PRODUTTORE OSCAR GENERALE: “L'80 % DEGLI ITALIANI NON HANNO VOGLIA DI LAVORARE, GENTE CHE SI ACCONTENTA SENZA AMBIZIONI”

$
0
0
Il produttore hollywoodiano Oscar Generale, nato in Italia ma ormai americano d’adozione, in questo periodo si trova in vacanza in Italia.

“Ogni volta che ritorno nel mio paese non posso fare a meno di innamorarmene di nuovo. È proprio per questo che non mi capacito del fatto che gli italiani facciano così poco per tutelare il loro patrimonio artistico e culturale” - dice Oscar - “Vedo troppa pigrizia e apatia, che danneggiano l’Italia invece di farla crescere come meriterebbe. Ci vorrebbe un bello scossone che svegliasse tutti dal torpore in cui sono caduti. Il lavoro non bussa alla vostra porta, bisogna andarlo a trovare e con internet ormai si può lavorare anche in mezzo al mare. Basta volerlo, non ci sono scuse in merito”.

In questo periodo Oscar Generale sta lavorando a diversi progetti, sia cinematografici che discografici: ha appena concluso le riprese di “The Poison Rose” con Morgan Freeman, a fine agosto sarà nelle sale con “Speed Kills” con protagonista John Travolta e sta producendo 4 Film per il 2019.

Parigi, Istituto Giacometti: nuovo spazio dedicato all'arte moderna

$
0
0
È stato da poco inaugurato a Montparnasse l'Institut Giacometti, uno spazio innovativo, dall'appeal scenografico, dedicato a 360° all'arte moderna; uno spazio d'esposizione, un luogo di riferimento per l'opera di Giacometti, ma anche un centro di ricerca per la storia dell'arte dedicato alle pratiche artistiche moderne. E non da ultimo, uno spazio pedagogico con ateliers dedicati al grande pubblico, bambini compresi, e agli studiosi di tutto il mondo.  

L'Istituto Giacometti - che deve la sua creazione alla Fondazione Giacometti - presenta in maniera permanente una ricostruzione eccezionale e fedelissima dell'atelier di Alberto Giacometti: all'interno il visitatore potrà ritrovare alcune delle sue opere scultoree più importanti (alcune addirittura mai esposte), i mobili a lui appartenuti e anche i muri dipinti dall'artista. L'Istituto ha anche un programma d'esposizione dedicato agli aspetti del lavoro di Giacometti, alle sue molteplici relazioni con gli artisti e gli scrittori della sua epoca: la prima esposizione ha debuttato il 26 giugno scorso con l'apertura delle porte dell'Istituto e si intitola L'Atelier di Alberto Giacometti par Jean Genet, un'esposizione consacrata alla relazione d'amicizia e di profonda ammirazione tra Giacometti e Genet che si incontrarono nel 1954 grazie a Jean Paul Sartre. 

L'Istituto si farà inoltre portavoce de l'Ecole des modernités, un programma di ricerca in storia dell'arte moderna per comprendere appieno l'arte di Giacometti: non mancheranno così borse di studio, una collezione di pubblicazioni, conferenze, colloqui e la creazione di una nuovissima biblioteca sull'arte moderna.

Per scoprire l'Istituto, bisognerà dirigersi nel 14mo arrondissement, a Montparnasse, dove Giacometti ha vissuto e lavorato nel corso di tutta la sua carriera. Per l'esattezza al 5 di rue Victor Schoelcher: un hotel particulier di 350 mq dallo stile Art Déco oggi completamente ristutturato al suo interno dall'architetto Pascal Grasso. Non resta che andare e godersi l'arte moderna nel pieno della sua bellezza. 

INFO: Institut Giacometti - 5, rue Victor Schoelcher 75014 Paris. Chiuso il martedì. Ingresso a 8 euro; ridotto a 5 euro. Tutte le info su www.fondation-giacometti.fr/institut

House Of Tarts, The Yellow Line 1° singolo estratto da H.O.T., disco d’esordio del duo tosco-marchigiano

$
0
0
The Yellow Lineè il primo singolo estratto da H.O.T., disco d’esordio del duo tosco-marchigiano House Of Tarts, uscito a fine maggio per Cabezon Records. Il video, ideato e diretto da Francesca Vanin, è un inno al nonsense.


Le ore d’attesa nelle stazioni sono tempo sprecato, i minuscoli paesini che esistono attorno alle fermate del treno diventano non-luoghi nei quali tutto perde la propria logica: è così che è nata The Yellow Line– il ripetitore continuava a gracchiarne il motivetto – ad un certo punto le parole hanno perso il loro significato e si sono trasformate nel testo inchiostrato da Laura Martellie nella dura linea di basso scritta da Valentina Salvatori. Così come le parole avevano perso il loro senso, così il video è un inno al nonsense: le ragazze, in una calda giornata estiva, scacciano la noia in piscina – ci piaceva l’idea di creare un netto contrasto con la rabbia espressa dalla canzone – abbiamo quindi scelto colori desaturati e niente trama. Non c’è altro da aggiungere.



Foto di Francesca Vanin

Mosca, “Essere in tempo” mostra personale di Paola De Pascale fino al 27 agosto

$
0
0
Inaugurata il 10 agosto a Mosca “Essere in tempo”, mostra personale di Paola De Pascale. Organizzata dalla Commissione dei rapporti culturali della Camera Sociale della Federazione Russa per i ponti culturali tra Russia e Italia, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Maksim Gor’kij” (ex Italia- URSS), la mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 27 agosto nella sede della Camera Sociale della Federazione Russa, a Piazza Miusskaya 7 (Edificio1) a Mosca. 

La mostra consta di un’accurata selezione di opere fotografiche, parte di un ciclo di lavori incentrati sulle origini e le rappresentazioni delle galassie simboliche emerse dai più recenti mutamenti culturali. De Pascale, da sempre sensibile alle difficoltà umane, superando gli stereotipi attraverso un linguaggio universale magistralmente espresso, conduce il visitatore ad un confronto e dialogo con il mondo.
Il percorso espositivo si apre con “Correnti convergenti”, diverse identità e culture in continuo divenire e convergenze umane, per proseguire con “Multiethnique”, le varie etnie che pur mantenendo la loro integrità storica si affiancano.
Tutto l’itinerario si snoda mediante opere dense di significato in cui affiorano l’interscambio culturale, le migrazioni, le similitudini e le diversità, la libertà, il rispetto. Esse rimembrano la profonda conoscenza interiore, l’identità storica di appartenenza, attraverso le forme e i colori in perfetto equilibrio, rivelando un’immagine in continuo divenire di un’interculturalità vista come realtà ontologica fondamentale e coesistenza pacifica.
L’osservatore è invitano a soffermarsi su “Essere in Tempo”.
Essere in Tempo: l’analisi dell’essere, il sé e l’altro, nella dimensione temporale (passato, presente e futuro), con l’accezione dell’ “in” che ne sottolinea la pausa sul soffermarsi in tempo a riflettere ed agire nella dimensione soggettiva e sociale ed a proseguire il cammino verso la crescita dei potenziali umani, aprendone la visione auspicabile di un mirabile futuro.
Paola De Pascale, artista poliedrica, ha a suo attivo prestigiose mostre personali e collettive in Italia ed all’estero.
Nel 2013 è stata selezionata, tramite bando di concorso internazionale indetto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per le Opere e il progetto artistico “Coesistenze identitarie” (Opere/Performance/Installazione) messo in mostra al Museo Nazionale Preistorico Etnografico ”Luigi Pigorini” Roma. Nell’ultimo triennio ha esposto all’Istituto Italiano di Cultura di Vienna – Austria; Expo Milano 2015 Museo Energia – Italia; Salvador Dalì Museum Berlin – Germania; su invito alla X Biennale d'Arte Internazionale di Roma, e inoltre presso Musei, Università Statali, Istituti Italiani di Cultura all’estero e Gallerie, tra cui quelle di Baden-Baden (Germania), Barcellona (Spagna), Parigi (Francia), Londra (Regno Unito), Oxford (Regno Unito), Budapest (Ungheria), Bruges (Belgio), Miami (Florida - Stati Uniti d’America), Stoccarda (Germania), Chicago (Illinois - Stati Uniti d’America), Br?ko (Bosnia). In Russia presso l’Università Statale di Kursk. (aise) 

Brasilia, Stefano Bollani in concerto il 20 agosto con "Que bom"

$
0
0
La musica è da sempre un elemento che unisce e supera i confini nazionali. Voci e suoni di origini diverse s’incontrano e creano nuove armonie, dove la comunicazione e il rapporto artista-spettatore avvengono indipendentemente dalla lingua parlata.
Nella convinzione che Italia e Brasile, tra i tanti legami forti che possiedono, condividano anche una relazione artistica musicale di grande rilievo, l’Ambasciata, i Consolati e gli IIC hanno voluto promuovere anche in questo 2018 incontri con alcuni grandi nomi della scena musicale italiana, spesso accompagnati sul palco da musicisti brasiliani.
Il prossimo sarà Stefano Bollani, uno dei più importanti talenti del jazz italiano nel mondo, che nella sua tournée brasiliana si esibirà con grandi rappresentanti della musica brasiliana come Jorge Helder, Jurim Moreira e Armando Marçal alle percussioni. Artisti molto amati da Bollani che già avevano preso parte al progetto di Carioca del 2007.
A Brasilia il concerto di Bollani – il 20 agosto dalle 21 - si inserisce nell’ambito dell’iniziativa “Segundas Musicais”, ciclo di concerti promossi dall’Ambasciata d’Italia che, dallo scorso maggio e fino al mese di ottobre, hanno luogo presso il Clube do Choro, il più importante centro musicale di Brasilia nonché uno dei più conosciuti in tutto il Brasile per la tradizione dello choro, struttura portante della musica strumentale tradizionale brasiliana.
La tournée brasiliana di Bollani, QUE BOM, è inoltre parte integrante del progetto "Vivere all'Italiana", strategia di promozione integrata dell'Italia all'estero promossa in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. (aise) 

IIC Montréal, venerdì 17 agosto il giovane compositore italiano Giovanni Perin

$
0
0
Ingresso libero.
L’Istituto Italiano di Cultura di Montréal dà vita dal 17 agosto al 16 settembre a una residenza d’artista, grazie al progetto “Artisti in Residenza” (AIR), ideato dall’Associazione Italiana dei Musicisti di Jazz (MIdJ) e sostenuto anche dalla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE). Un viaggio musicale di venti giovani jazzisti italiani – di età compresa tra i 18 e i 30 anni – animato dall’ospitalità e dalla promozione degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo, una rete culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Per il progetto AIR, arriva a Montréal direttamente dal Veneto il giovane Giovanni Perin, un virtuoso vibrafonista e compositore musicale, che seguito da Christine Jensen (https://www.mcgill.ca/music/about-us/bio/christine-jensen), celebre sassofonista della Schulich School of Music di McGill University, si cimenterà nella composizione di una nuova opera jazz.

Giovanni Perin (1987, Padova, Italia) ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di otto anni. Dopo una ricchissima formazione di respiro internazionale, nel 2006 ha iniziato a specializzarsi nello studio del vibrafono e della marimba. Dal 2010 al 2015 Giovanni risiede a Berlino, città che lo segnerà sia artisticamente che umanamente conseguendo il diploma in vibrafono e marimba Bachelor of jazz Music alla prestigiosa Università delle Arti di Berlino. Ha suonato e registrato con molti musicisti di calibro internazionale e ha inoltre vinto numerosi concorsi jazz italiani e internazionali. Ha partecipato a numerosi programmi radiofonici e televisivi nazionali ed europei ed è stato inoltre invitato in molti importanti festival jazz. Giovanni ha tenuto masterclass dedicati al vibrafono/marimba e all’improvvisazione sulle tastiere a percussione in molti conservatori italiani ed esteri tra cui Instambul, Camberra Sidney, Melbourne, Delaware (Irlanda) solo per citare i più famosi. La rivista Jazzit lo inserisce nella top ten dei migliori vibrafonisti italiani.

Informazioni
Data: Da Ven 17 Ago 2018 a Dom 16 Set 2018

Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Montréal

In collaborazione con : Società Italiana degli Autori ed Editori - Associa

Ingresso : Libero

CALVI FESTIVAL, FERRAGOSTO CON OSCAR BONELLI IN CONCERTO

$
0
0
Nella splendida Calvi dell’Umbria fino all’8 settembre è di scena la terza edizione del Festival con la direzione artistica di Francesco Verdinelli.
Fino all’8 settembre  2018 a Calvi si alterneranno nella centrale piazza Mazzini, in piazza Sant’Andrea e nello splendido Monastero i tanti appuntamenti che accompagneranno cittadini e turisti per tutta l’estate. Teatro, cinema, arte e musica, la terza edizione di CALVI FESTIVAL dopo il successo delle precedenti edizioni si preannuncia ricca di appuntamenti tutti rigorosamente live e con ingresso gratuito.
“Continua a crescere Calvi Festival  -afferma il Direttore artistico Francesco Verdinelli – un Festival dedicato alle arti dello spettacolo in Umbria, una regione che da sempre ha dedicato grande attenzione alla cultura nelle forme più diverse. A pochi chilometri da Roma, sull’ autostrada A1 uscendo a  Magliano Sabina, ad 8 chilometri dal casello, si arriva in un’oasi di pace, un luogo dove la qualità della vita è di altissimo livello, paragonabile a pochi altri paesi del centro Italia. Calvi dell’Umbria anche grazie al nostro festival è un luogo da scoprire, con le sue diverse attrattive, dagli splendidi panorami al museo del Monastero delle Orsoline, la meravigliosa Chiesa della Trinità, un centro storico di rara bellezza. La chiesa della piazza centrale del paese progettata da Ferdinando Fuga  così come lo stesso Monastero. Non secondari i tanti sentieri sempre più attrezzati per gli amanti del trekking e per meravigliose passeggiate nella natura”.  
Il Ferragosto di CALVI FESTIVAL sarà all’insegna della Musica con il Concerto di Oscar Bonelli, nella Sala del Monastero delle Orsoline il 15 agosto alle 21.15, ingresso gratuito. L’UNO NEL SUONO  titolo del concerto firmato dal celebre polistrumentista e performer ricercatore di antiche tradizioni del mondo,   ci conduce nella sua atmosfera di musica ancestrale creata da strumenti appartenenti alle diverse culture di popoli italiani. 

www.calvifestival.it


Movimento anti bullismo “Mabasta” arriva a Chicago e a Toronto

$
0
0
Il Movimento anti bullismo animato da studenti adolescenti “Mabasta”, nato nel 2016 ad opera di una classe di studenti 14enni dell’Istituto “Galilei-Costa” di Lecce, in questo caldo agosto varca i confini nazionali, attraversa l’Europa occidentale, supera l’oceano atlantico e approda negli Stati Uniti e in Canada.
Grazie infatti a due bellissimi articoli, rispettivamente di Michele Cucuzza e di Ernesto Paola, le idee e le azioni “dal basso” dei giovani studenti salentini nella lotta ad ogni forma di bullismo e cyberbullismo raggiungono milioni di italo-americani e italo-canadesi.
Il primo è un articolo con intervista intitolato “Saying no to bullying” realizzato dal famoso giornalista e conduttore tv Michele Cucuzza e pubblicato sul numero di Agosto 2018 della rivista mensile “Fra Noi” (www.franoi.com), una pubblicazione bilingue, italiano e inglese, che rappresenta la più prestigiosa e importante voce italo americana di Chicago. Nell’articolo il giornalista italiano sviscera l’anima del movimento e come negli ultimi due anni questi giovani e intraprendenti studenti siano riusciti a far sentire bene e forte la loro voce.
Il secondo, quello canadese, è un bel servizio pubblicato sul numero del 7 agosto 2018 della rivista settimanale on line “Grandangolare” (www.grandangolare.com), redatta a Toronto e, probabilmente, la testata più letta dagli italiani in Canada. L’articolo è scritto e curato dal direttore stesso della pubblicazione Ernesto Paola e riguarda espressamente la fruttuosa sinergia che si è instaurata tra i ragazzi del movimento “Mabasta” ed i giovani e giovanissimi partecipanti al Bio Campus estivo di Racale.

Francesca Falli, artista e pittrice aquilana, espone a Venezia personale a Palazzo Albrizzi Capello dal 18 agosto al 6 settembre 2018

$
0
0
Il 18 agosto 2018 alle 18:00 a Venezia, nella splendida cornice di Palazzo Albrizzi Capello, sarà inaugurata la personale dell’artista aquilana Francesca Falli dal titolo “I know my Chichens”. 
La mostra è visitabile in concomitanza con la rassegna del Padiglione Nazionale Guatemala presente alla 16° Biennale Architettura di Venezia.
Dopo i successi dei suoi “Polli” in Italia e all’estero, arriva a Venezia il lavoro dell’artista aquilana con l’esposizione di 12 opere su diversi materiali: Specchi, alluminio, tela, legno. Francesca Falli lavora da sempre nel capo artistico, ha frequentato l’Istituto d’Arte, L’Istituto Europeo di Design a Roma e l’Accademia di Belle Arti.
Ha esposto a: L’Aquila, Pescara, Roma, Genova, Bologna, Venezia, Formentera, Bergamo, Napoli, Milano, Treviso, Salerno, Ischia, Amalfi, Matera, Caserta, Cava dei Tirreni, Malta, Stoccolma, Shangai, Austria, Palestina, Londra, Miami, Mosca, San Pietroburgo, Spagna, Londra, Malta, Motta di Livenza, New York.
Le sue opere sono esposte in alcuni musei di arte contemporanea. Ha ricevuto premi e riconoscimenti sia in Italia che all’estero. È socia del Centro Interdisciplinare sul Paesaggio Contemporaneo. Ha esposto i suoi “Pollage” nella sezione grandi Gallerie nelle principali Fiere di arte contemporanea italiana accanto alle opere Warhol, Festa, Angeli e Schifano.

Sfrutta nelle sue opere l’esperienza di grafico come comunicazione, in questi ultimi anni ha lavorato sul tema del caos mentale provocato dal sisma che nel 2009 ha colpito la sua città, in questi ultimi mesi la sua produzione si è arricchita di un nuovo tema: L’ignoranza artistica, tutti dipingono, tutti si sentono artisti, tutti vogliono esprimersi con l’arte pittorica ma molti non conoscono ne studiano la storia dell’arte ed ecco qua che troviamo dei riferimenti, delle prese in giro rivolte ai finti artisti ed è proprio da questi ultimi che nasce l’idea provocatoria  delle opere della Falli che nei titoli e nelle composizioni si ispirano ai grandi nomi della storia dell’arte. “Van Coc”, “Chi è Pollok”, “Pool _Gauguin” sono le ultime ispirazioni.

TESTO DI FEDERICO CALOI
«Nel latino medievale la parola summa indicava una raccolta di sentenze, un compendio, una sintesi di dottrine e di idee. Erano libri che circolavano per comunicare in modo agile una quantità di idee differenti in un solo testo. C’è, nell’arte di Francesca Falli, una summa vera e propria di indicazioni, suggerimenti, simboli, narrazioni del presente e dell’immanente.
Il procedimento grafico con cui lavora la Falli è fatto di aggregazioni di forma, disegno e colore, quest’ultimo sempre gestito con grazie e parsimonia. È un lavoro per addizione, una somma infatti.
La scelta dei supporti dei suoi impianti grafici, molto spesso uno specchio, altre volte materiali plastici, plexiglas, rendono i lavori della Falli di una presenza spaziale rara. L’impatto estetico è forte e gradevole allo stesso tempo.
I disegni e i segni che scopriamo nelle opere dell’artista hanno quasi sempre un significato esplicito, spesso ironico. L’occhio dello spettatore si lascia rapire iniziando a percorrere un personale viaggio visivo per cercare tracce di figure archetipe. Ciascuno per conto proprio vaga con lo sguardo alla ricerca di riferimenti personali, di forme affini al proprio percorso interiore, inizia un tragitto come se stesse leggendo una mappa. Se poi, come in molta della produzione di Francesca Falli, il supporto dell’opera è lo specchio, ecco che allora questa esplorazione nella sua arte si arricchisce e si carica ancora di più di un significato introspettivo, ma la capacità di questa artista è quella di dare a tutto questo un senso di magia, di leggerezza che la fecondità con cui ammassa figure nelle opere, rende potenza, positività.
La visione d’insieme delle opere ci fa scoprire delle ricorrenze: i polli, le gru, le poltrone, alcune linee grafiche, Francesca Falli ci presenta il suo linguaggio, una grammatica che crea lo stile personale dell’autrice, che un’altra volta rimanda al Dada, al Neo Pop, ma che è singolare, nuovo, intenso e fluido nello stesso tempo.
A volte dietro gli archetipi della Falli c’è una denuncia sociale, altre volte delle paure, delle gioie, i sentimenti, lo sfottò, il riflesso, appunto, di quanto umano è essere umani. Una sensibilità che esplode nel profluvio che con armonia e coerenza questa artista dispone sopra le sue superfici.
Un’arte nuova, fresca e leggera, profonda e bella, quella di Francesca Falli, dove la personalità delle opere è prorompente come una fioritura di primavera.
Federico Caloi»

Francesca Falli | “I know my Chichens”
Inaugurazione: sabato 18 agosto 2018, ore 18:00
Visitabile fino al 06 settembre 2018, ore 18:00
martedì - domenica | 10.00 – 18.00
lunedì chiuso, eccetto i festivi.

Palazzo Albrizzi Capello, Piano Nobile
Cannareggio 4118 - Venezia
+39 041 522 5475

Francesca Falli

Il ponte di Genova e l’Italia che va in pezzi

$
0
0
Un altro ponte crollato, altre vite stroncate. 

E rieccoci al cordoglio nazionale, ai messaggi delle autorità alle famiglie, e naturalmente alle inchieste. I partiti al governo daranno la colpa ai governi passati, quelli all’opposizione al governo presente: prima regola, evitare che il disastro ci crei danni politici; seconda, cercare di crearli agli avversari. 
Il fatto è che i ponti che crollano sono la rappresentazione tragica, tangibile e al tempo stesso simbolica di tutto un Paese che sta andando in pezzi. 
In Italia sta andando in pezzi la scuola. E quindi la cultura e la professionalità, con tutto quello che segue.
Sta andando in pezzi il senso del dovere, sembra che esista solo quello del diritto. 
Sta andando in pezzi la solidarietà, ma anche la capacità di amministrarla con giustizia ed efficienza. 
Sta andando in pezzi i rapporto di fiducia fra elettori e i loro rappresentanti: ho persino sentito dire a giornalisti e a politici eletti “È normale che le promesse elettorali servano solo per farsi votare, mantenerle è un’altra cosa”. “Normale” – scusatemi – un par di palle. La promessa elettorale è un contratto dei candidati con chi li vota. Punto. E se gli eletti dicono ai loro elettori che è normale rompere un contratto, o sono scemi loro o sono convinti che siano scemi quelli che li hanno votati. E visto che i politici ragionano benissimo, vuol dire che pensano che gli imbecilli siano gli elettori; e mi sa che abbiano ragione, perché invece di spernacchiare – o peggio – gli eletti inadempienti, quelli che li hanno votati continuano a dar loro fiducia. E non mi riferisco solo agli elettori dei partiti al governo, sia ben chiaro: il problema è vecchio e trasversale.
Tutto va in pezzi perché si sta dissolvendo una cosa che è l’energia positiva e la colla della società: la morale, con i comportamenti etici che ne derivano. E quando va in pezzi, la morale non si limita a scomparire: genera il suo opposto, l’antimorale, la morale capovolta. Non dimenticherò mai quel genitore che dichiarò in TV che sarebbe stato felice se la figlia avesse avuto il privilegio di diventare una Ruby Rubacuori. Né quel ragazzo che, nei confronti di uno che era arricchito truffando il prossimo, commentò ammirato “Quello è uno che ha saputo farsi i fatti propri. Due anni di prigione, se se li fa, e poi esce e si gode i soldi”.  Né i tanti professori frustrati che mi hanno detto “Io promuovo tutti, ci penserà la vita a bocciarli”. Salvo che, andando avanti per mancate bocciature, quei ragazzi ce li ritroviamo poi chini su di noi nelle sale operatorie, o in tribunale, o a manutenere aerei. 
Una volta i delinquenti venivano additati al pubblico disprezzo e i loro parenti si vergognavano di loro.  Oggi i delinquenti e i loro parenti  concedono interviste, e più pesanti sono i crimini, più audience fanno. E magari sono pagati per la prestazione. 
L’Italia risorta dalla guerra e dal fascismo, quella di un De Gasperi che per il suo primo viaggio negli USA si fece prestare un cappotto che non poteva permettersi, non si è ammalata subito: ci ha messo un bel po’. Come nelle infezioni batteriche, c’è stato un lungo periodo di incubazione, poi la proliferazione ha preso una progressione esponenziale. 
Oggi l’Italia, grazie a chi non l’ha curata finché si era in tempo, è in una situazione disperata. Una di quelle situazioni in cui la febbre fa sragionare, si hanno le allucinazioni e si è disposti anche a credere a chi propone di curare il tumore con il bicarbonato.    
Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Dal violino all'arpa barocca: il 16 agosto a Castel Sant'Angelo l'affascinante progetto di Flora Papadopoulos per Sere D'Arte

$
0
0
Continuano con successo gli appuntamenti di Sere D’Arte, la rassegna nell’ambito di Art City 2018, la programmazione del Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, curata da Cristina Farnetti e dedicata alla musica classica e barocca con incursioni nel moderno e contemporaneo che prende vita tra le mura di Castel Sant’Angelo.

Giovedì 16 agosto alle 21 la Cappella dei Condannati ospita Unwritten. Dal violino all’arpa, preziosa occasione per scoprire l’ambizioso e affascinante progetto di ricerca di Flora Papadopoulos, arpista greca di base a Milano: adattare per arpa brani di estremo virtuosismo violinistico, illuminando di riflessi inattesi e velature inedite opere celeberrime di Bach, Biber, Marini e Corelli.
Unwritten, uscito in forma discografica nel maggio 2018 per Arcana, si ispira alla convinzione affermata che l’arpa mutuasse il proprio repertorio da altri strumenti polifonici quali liuto e clavicembalo.
La storia dell’arpa è infatti costellata di luci e ombre: sono pochi i brani per arpa sola del periodo barocco e classico giunti fino a noi. I molti strumenti conservati nei musei europei testimoniano però la sua fortuna e suggeriscono un repertorio più ampio di quello a noi pervenuto, come conferma anche la lettura delle vite di virtuosi dello strumento, stimati e molto ricercati nelle Corti.
Nata in Grecia, Flora Papadopoulos si è diplomata in arpa moderna a Parma e in arpa barocca a Milano, conseguendo anche il Master in Musicologia presso l’Uni­versità Sorbonne IV di Parigi. Ha suonato in alcune delle sale più prestigiose del mondo, tra cui la Carnegie Hall di New York, L’Opéra Garnier di Parigi, Tchaikovsky Hall di Mosca, The­atre an der Wien di Vienna, Megaron di Atene e Beijing Center of the Performing Arts. Collabora con le più importanti orchestre baroc­che ed è membro dell’ensemble Laboratorio ‘600 di Franco Pavan, impegnato nella riscoperta della tradizio­ne musicale antica scritta e orale del sud Italia.
Sere D’Arte fa parte delle tante iniziative del Polo Museale del Lazio per la valorizzazione di Castel Sant’Angelo, come la creazione di nuovi percorsi di visita, il restauro degli strumenti musicali qui conservati e quello delle Olearie di Urbano VIII, appena restaurate e visitabili per la prima volta, e la mostra recentemente inaugurata “Armi e potere nell’Europa del Rinascimento”, dedicata al mondo delle armi in età rinascimentale.
Sere D’Arte inserisce nell’ambito di ArtCity 2018, la programmazione del Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli che da giugno a settembre offre ai cittadini della Capitale e ai tanti turisti in visita nel nostro Paese oltre 150 iniziative, fra arte, architettura, letteratura, musica, teatro, danza e audiovisivo nei luoghi più belli del patrimonio storico artistico e archeologico del territorio laziale e che nella scorsa edizione ha registrato complessivamente quasi 600.000 presenze.
INFO
giovedì 16 agosto ore 21.00 - Cappella dei Condannati
Unwritten. Dal violino all’arpa
Flora Papadopoulos arpa barocca
musiche di Bach, Biber, Marini, Corelli
Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
Orari
Gli eventi iniziano alle ore 21.00, eccetto lunedì 23 luglio alle ore 18.30
Nei giorni della rassegna Castel Sant’Angelo è aperto dalle 8.30 alle 23.30,
La biglietteria chiude mezz’ora prima
Biglietti
Gli eventi sono accessibili con il biglietto unico per un ingresso a Palazzo Venezia e uno a Castel Sant’Angelo fino a esaurimento posti
• intero € 15,00
• ridotto € 7,50
Info e prenotazioni
+39 06 32810410
(dal lunedì al venerdì ore 9-18 e il sabato ore 9-13)
La prenotazione è prevista per un numero limitato di posti, garantiti solo entro 30 minuti prima dell’orario d’inizio dello spettacolo.
CALENDARIO
venerdì 24 agosto ore 21.00 - Cappella dei Condannati
Rêverie – Debussy II
Triolet
Manuel Zurria flauto
Luca Sanzò viola
Lucia Bova arpa
musiche di Ravel, Bax,Takemitsu
giovedì 30 agosto ore 21.00 - - Cappella dei Condannati
Impresiones del Sur. La chitarra tra Spagna e Sud America
José Antonio Escobar chitarra
musiche di Albeniz, Torroba, Rodrigo, Sáinz de la Maza, Crespo, Villa-Lobos
giovedì 13 settembre ore 18.30 Presentazione del restauro della spinetta, ore 20.30 concerto
Musica
Le Muse di Vulcano. Musica, Armi e Amore ai tempi di Paolo III Farnese
Maurizio Croci spinetta
Evangelina Mascardi vihuela
musiche di Cabezón, Henestrosa, Francesco da Milano, Capirola

DEBORA CAPRIOGLIO AL CALVI FESTIVAL GIOVEDÌ 16 AGOSTO CON “DEBORA’S LOVE”

$
0
0
Debora Caprioglio al Calvi Festival, la rassegna diretta da Francesco Verdinelli di scena a Calvi dell'Umbria fino all'8 settembre.

 Giovedì 16 agosto la celebre attrice presenta   “Debora's love”,  il suo nuovo spettacolo   scritto insieme a Francesco Branchetti, che ne cura anche la regia (nella Sala del Monastero delle Orsoline  alle 21.30, ingresso gratuito). Le musiche sono firmate da Pino Cangialosi, le scene e i costumi sono di Clara Surro, l’aiuto regia è di Isabella Giannone.    
“Debora's love –afferma il regista Francesco Branchetti-  è un viaggio brioso e divertente nella vita di un'attrice e delle sue passioni, pieno di ricordi e aneddoti esilaranti che Debora ha la capacità di raccontare, evocando un mondo ai più sconosciuto come quello del cinema della televisione e del teatro. Tra racconti, motti, proverbi veneziani e non, l'attrice si racconta, si svela con una sincerità a tratti stupefacente e il tutto sempre condito di senso dell'umorismo e di una verve non comune. Dall’infanzia ai suoi esordi fino  al successo, tra grandi incontri e episodi divertentissimi si snoda questo monologo  pieno di ironia  in cui l'attrice regala al pubblico un po’ di sé, ma soprattutto tanto divertimento e risate. Debora  ha la capacità di raccontarsi con passione, di tornare indietro nel tempo, di rivivere la propria infanzia, di raccontare la sua storia  professionale ma soprattutto la sua vita di donna. Le luci, le atmosfere e le musiche ci accompagneranno in questo viaggio poetico, divertente e sempre condito di grande ironia”.

Libri, i racconti de "I ragazzi della Guardiola" di Giuseppe Mallia: la mia scrittura tende verso la poesia. L'intervista di Fattitaliani

$
0
0
Narrare la memoria per ripensare il presente in un gioco di partecipazione attiva alla comunità.  I racconti di Giuseppe Mallia sono un viaggio a ritroso nel tempo che apre una immensa finestra da dove si vedono ambientazioni e personaggi con la loro vita, storie, aspirazioni, delusioni. Uno spaccato di una società vera, reale che porta a riflettere, a ragionare, a non dimenticare le proprie origini. La prefazione di Enza Pecorelli ritrae appieno significato e contenuto de "I ragazzi della Guardiola", prima opera narrativa dello scrittore Giuseppe Mallia (Medinova editore, collana Storie, € 12.00) che Fattitaliani ha intervistato.

Il passaggio dalla poesia alla narrativa è avvenuta in maniera indolore e spontanea? che difficoltà ha incontrato - se le ha incontrate - nel differente stile di scrittura? 
Spontanea sì, indolore no. La mia scrittura tende verso la poesia quindi le difficoltà le ho trovate nella musicalità delle parole, che mentre scrivevo tendevano prendere piega poetica: sicuramente il lettore lo rileverà tra le righe dei racconti. 
Quali sono le fonti principali dei racconti? 
Le fonti principali sono racconti, episodi di vita quotidiana che mia madre e le sue sorelle hanno vissuto in età giovanile: si sa come ad una certa età si racconta tantissimo la giovinezza. Oltre alla memorie storiche, ci sono state le memorie fotografiche che mi hanno aiutato ad entrare proprio dentro il racconto.
Che cosa ha "riveduto e corretto" attraverso la sua ispirazione personale? 
Ho "riveduto e corretto" un po’ tutto, dai nomi ai luoghi spesso anche la storia da scrivere. In sostanza l’incipt ricevuto veniva rivoluzionato dalla mia fantasia e ispirazione. In Icaro per esempio il personaggio principale in realtà non so se sapeva leggere o scrivere mentre io l’ho fatto diventare studioso d’ingegneria.
Chi sono "I ragazzi della Guardiola"? 
I ragazzi della guardiola sono quei ragazzi che cercano di riscattare la propria vita, la propria identità cercando di migliorarla, ognuno di loro utilizzando un espediente diverso, chi la superstizione e la preghiera, chi un matrimonio, chi lo studio, chi un viaggio, chi l’autodifesa. 
Le foto che corredano la raccolta in che modo sono collegate alle storie? 
Come dicevo prima le foto mi hanno aiutato ad entrare proprio dentro il racconto a interagire con i personaggi, vivere con loro. Per esempio nel racconto ”Olimpia”, i miei parenti mi hanno fornito pochissimi indizi, ma la foto mi ha dato la possibilità di entrare dentro il racconto, di vivere il viaggio insieme ai personaggi e creare tutto dalla mia fantasia, che mi ha portato a dare dei sentimenti a tutti i personaggi che sono nella foto, la canonica foto che veniva fatta con tutto l’equipaggio prima della partenza.
Nel racconto “Fimmini cu fimmini “, tutto nasce nel vedere nella foto due donne che ballano e da lì la mia fantasia ha generato il tutto.
Anche la foto di copertina ha una funzione importantissima all’interno del libro: si trova nell’ultimo racconto, gli ipotetici ragazzi della guardiola- affacciandosi dal balcone- raccontano di vedere un po’ tutti i personaggi del libro a modo di saluto prima di finire la lettura del libro. Non ho voluto utilizzare altre foto per evitare di creare un book fotografico.
Se dovesse spiegare il volume cosa direbbe in poche parole a chi non lo ha ancora letto?
Leggere I ragazzi della guardiola non è solo tornare indietro nel tempo e rivedere il quotidiano di una Sicilia degli anni 50/60, ma è anche un tentativo di attualizzare i racconti ai giorni nostri e rivedere i giovani di oggi alle prese con la vita con problemi esistenziali, economici e sociali che ancora oggi attanagliano i nostri giovani. 
Quale reazione le piacerebbe che il lettore provasse dopo la lettura dei racconti?
Per i coetanei di mamma, fare un passo nel passato e rivedersi in un certo qual modo nella loro vita giovanile, quindi regalare alle persone di quella fascia di età dei momenti della loro giovinezza.
Per  i giovani di oggi cogliere la compostezza ed evitare gli errori dei personaggi del libro.
Note biografiche
Giuseppe Mallia è nato il 10/02/1972 ad Agrigento. Originario di Realmonte, vive a Favara con la moglie e i suoi tre figli. Scrive poesie da ragazzino, ha partecipato con soddisfazione a vari concorsi di poesia. Sin da bambino ha avuto l’amore per l’arte in genere, poesia, pittura, teatro. Dal 1986 al 1989 ha fatto parte del gruppo Teatrale “Teatro Stabile Costa bianca di Realmonte”. Nel 2015 pubblica una raccolta di poesie dal titolo “Il Tocco della Luce”, edito da Armando Siciliano. Laureatosi in scienze e tecnologie agrarie fa il libero professionista in agricoltura e insegna scienze negli istituti professionali. Diverse delle sue poesie sono state premiate in concorsi letterari nazionali. Antologizzato in diverse antologie nazionali. Fa parte dell’organizzazione del concorso letterario “Kaos” e dell’omonimo Festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana. 

I-dentity Gen di Paolo Di Petta, un libro dalla scrittura snella fatta di memoria e di periferia. La recensione di Fattitaliani

$
0
0
di Massimo Lanzaro - “Alla terra solcata dai miei nonni, al cemento in cui sono cresciuto, al mare intorno che in battere e levare mi respinge e mi riaccoglie”: non mi sono mai soffermato su una dedica come in questo caso.
Si tratta di quella del libro “I-dentity Gen” (L’erudita editore, 2018) di Paolo Di Petta, ingegnere partenopeo classe 1973, al momento solo “prestato” alla letteratura. È quel verbo “riaccogliere” e quella “i” che fa la differenza a calamitare la mia attenzione e riflessione. Il verbo “raccogliere” presuppone l’immobilità dell’oggetto, il verbo “riaccogliere” l’incontro, meglio un nuovo incontro tra due vecchie conoscenze. Ed è questo il nodo, lo snodo di un libro dalla scrittura snella fatta di memoria e di periferia, qui la “Traversa”. Non importa se la “Traversa” è il nome di un quartiere ben definito o semplicemente una delle tante traverse di periferia, strade che incontrano altre strade, incroci che svoltano in vie secondarie. Ciò che importa è illuminare quella svolta in senso letterale e metaforico: dare luce a realtà ai margini e compiere un percorso capace di perdersi e ritrovarsi per dare senso alla propria vita. Il libro ha un io narrante incarnato in Greg, un giovane che non riesce a trovare in nessuna donna il suo porto sicuro; un ragazzo che si lascia attraversare da ciò che lo circonda. È protagonista di esperienze al limite di un quartiere difficile e, mentre sembra quasi indifferente a tutto e tutti, quasi fosse la sua corazza per proteggersi dagli altri, riserva una grazia inusitata verso gli amici più in difficoltà. Vive il rapporto col fratello maggiore come un modello potenziale, uno psichiatra che si porta addosso il peso dei pazienti che incontra. finendo lui stesso per passare per “pazzo”, fino ad alzare bandiera bianca e a far perdere le proprie tracce. Sarà quella l’ultima goccia ad uscire dal vaso per svegliare dal suo torpore Greg che così si lancerà in un viaggio all’estero in cerca di fortuna. Ma la sua fortuna più che beni materiali sarà dare significato alla propria esistenza apparentemente senza punti di riferimento. Solo dopo questo andare e perdersi in lidi che non saranno così accoglienti, ma solo nuove periferie e incontri di vite ai margini, che il suo viaggio compirà il suo cerchio nel tornare alla Traversa che, riaccogliendolo, gli restituirà la sua essenza, perché Greg riuscirà nel difficile incontro con se stesso. L’ingegnere ed ora scrittore Paolo Di Petta racconta che le bozze di questo libro erano rimaste per tanto tempo impolverate su uno scaffale e ritrovate dal fratello Gilberto, e di averle rielaborate per raccontare una generazione che è stata adolescente senza gli smartphone, tra citofonate e chiacchierate al muretto. Dato alle stampe questo libro, ora vorrebbe raccontare la generazione dei nativi digitali, quasi esplorando l’essenza dell’incontrarsi e della comunicazione interpersonale: dopo quella dei ragazzi di ieri, quella dei giovani di oggi. In “I-dentity Gen” il suo io narrante è talmente forte che il lettore si chiede quanto della storia sia vero e quanto sia frutto della fantasia. I richiami letterari sono tanti ed anche ben definiti, evocati quasi sempre all’inizio di ogni capitolo. È un libro che si può leggere come un romanzo ed anche come una raccolta di racconti, non modificandone la bellezza dell’incontro. E, al di là di tutto questo, Di Petta, nonostante sia al suo esordio letterario, mostra una maturità di scrittura capace di restituirci in poche pennellate personaggi così reali e vividi con enorme immediatezza plastica che nel lettore lascia la sensazione di scendere in strada e poterli riconoscere nei visi delle persone che incrocia. La vita alla fine è un crocevia di strade principali, le secondarie appartengono alla cosiddetta società civile.

Bruxelles, dal 16 al 19 agosto 2018 torna il Flower Carpet con le begonie di Gent

$
0
0
Dal 1986, ogni due anni, a Bruxelles la Grand Place si veste di fiori con il tradizionale tappeto di fiori che ricopre la piazza: l'appuntamento si rinnova a partire da domani per tre giorni.

Ogni due anni i visitatori possono ammirare un disegno nuovo e originale: le begonie vengono disposte una ad una dagli orticoltori di Gent direttamente sul pavé della pizza. In seguito si effettuano i calcoli per stabilire il numero di fiori necessari e se ne studiano le tonalità cromatiche per poi procedere alla piantumazione dei fiori, uno a uno, in numero di circa 300 per metro quadro (per 1.800 metri quadrati!).
Importante sottolineare che i fiori vengono recisi e non hanno una base di terra, bensì vengono solamente appoggiati direttamente sulle pietre della Grande Place.

Anversa, dal 3 al 6 settembre 2018 corso di formazione per pizzaioli

$
0
0
Stage de formation professionnelle Pizza et Pain organisé par Mondo Pizza Accademy et Federation Pizzaioli en collaboration avec Russopizza Belgique

Pour la première fois à Anvers sur Pizza et du pain italien avec des professionnels de l'industrie, organisée d'une école: MondoPizzaacademy

Le cours pour Pizza, qui traitera des techniques de pâte indirecte , la gestion de la température d'une pâte et la réalisation de la vraie pizza napolitaine sera enseigné par Quatre professionnels: Giovanni Cauli, Raffaele Tromiro ,Salvatore Farina et Antonio Russo.

Le cours de préparation et de décoration du pain sera organisé par le maître boulanger Josep Pascual, de renommée internationale.
Champion du monde et l'un des meilleurs boulangers au monde;

Pour participer au cours, la préinscription est obligatoire, tous les candidats seront acceptés sous réserve de disponibilité.

Le cours aura lieu les 3-4-5-6 septembre
À la pizzeria "Bar Italia"
adresse: Prins Leopoldlei 1 - 2640 Mortsel -
--------------------
Pour info et inscription

Info@federazionepizzaioli.com
Tel: +393483148312 (Anvers - Salvatore Farina)
Info +39 3453465353

Site Web:
http://www.mondopizza-academy.it
------------
prix:

4 jours de cours pizza + pain euro 600
bien sûr 2 jours pizza ou pain 350 €

Inscription préalable obligatoire 100 €

Josep Pascual Professionnels Pain Master International, les professionnels de l'industrie Pizza Raffaele Tromiro, Giovanni Cauli, Salvatore Farina et Antonio Russo.

Programme du cours:

Jour 1/2: par Cauli, Tromiro et Farina


Jour 1:

9h30 Réunion, présentation et salutations.
10:00 Début

• Explication des pâtes
• Préparation et explication de Biga
• Préparation de la pâte à pizza Verace Napoletana
• Préparation de la pâte à pizza à la pelle
• explications techniques
• Types de farines et utilisations
• Discussion ouverte et questions

15h30 Fin

Jour 2:

9h30 Début
• Pétrissage de la veille
• Moulage et cuisson
• Préparation et préparation à la cuisson
• Cuisson, remplissage et dégustation.

15h30 Fin

Jour 3 et 4 par Josep Pascual

Cours de préparation du pain et de décoration avec Maître Baker Josep Pascual,
Panificateur de renommée internationale et multiple champion du monde.

Jour 3:
• explication technique
• Traitement du pain et décoration

Jour 4:
• Explications et préparation de la pâte à pain
• formation et cuisine

Roma, "Di là dal Fiume", dal 25 agosto tra Trastevere e Porta Portese 14 eventi gratuiti di musica, teatro, poesia e arte

$
0
0
Arriva nell’estate romana la prima edizione di Di Là Dal Fiume, festival itinerante che tra musica contemporanea, poesia, teatro e videoinstallazioni animerà una serie di luoghi tra Ponte Testaccio, la stazione Trastevere e Porta Portese.

9 giorni di performance e un programma ricco di proposte artistiche: 11 location dislocate nel XII municipio saranno teatro di 14 eventi a ingresso gratuito e palcoscenico di importanti artisti della scena contemporanea come Antonello Neri, Nanni Balestrini, Mike Cooper, Luca Spagnoletti, Gabriel Maldonado,  Maurizio Barbetti e tanti altri.

Promossa dall’Associazione Culturale Teatroinscatola, l'iniziativa è parte del programma dell'Estate Romana promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e realizzata in collaborazione con SIAE.

Un festival all’insegna della riscoperta di luoghi insoliti quali la stazione di Trastevere, il Lungotevere degli Artigiani o il mercato di Porta Portese, luoghi non solitamente deputati all’arte ma che diventano scenario ideale della proposta culturale di Di Là Dal Fiume. Lo scopo è quello di rivalutare e rigenerare il territorio e la fruizione stessa dell’arte, incontrando un pubblico variegato e portando nel tessuto urbano le diverse espressioni artistiche contemporanee, attraverso concerti, installazioni, reading poetici ed estemporanee di pittura.

“In questo senso anche un ‘non quartiere’ come quello stretto tra Trastevere, Testaccio e Porta Portese diventa ideale per riallacciare i fili, pensando ad esempio alla città con fervore culturale, dedizione a un’idea viva ed efficace dell’arte, quella che ha la sua funzione essenziale come fulcro di socialità e di condivisione, vale a dire come sua necessità primaria.” (Paolo Morelli).

Si parte il 25 agosto con la performance “Viaggio su Marte” di Gabriel Maldonado che sonorizzerà l’omonimo film muto pacifista e di fantascienza di Holger-Madesen (1918); per l’occasione il compositore suonerà sul tetto di un bus a due piani su Ponte Testaccio.

Il 26 agosto in mattinata si consiglia la prenotazione per la “Passeggiata urbana” nel quartiere a partire dall’ex Stazione Trastevere, con Irene Ranaldi, giornalista e sociologa, Presidente dell’Associazione culturale Ottavo Colle, con la quale organizza incursioni urbane in spazi dismessi, industriali o periferici; Antonello Neri, compositore e pianista, improvviserà la sua “Suite 5” su un pianoforte a coda durante le ore di apertura del mercato di Porta Portese.

Si continua il 27 agosto alle 19 con il concerto per viola e chitarra diMaurizio Barbetti e Francesco Cuoghi, che suoneranno musiche di John Cage e Brian Eno nell’atrio della Stazione Trastevere; mentre il 28 agosto alle 20 andrà in scena “Il Viaggio di Psiche”, scritto e narrato dall’artista romana Sista Bramini, con le musiche originali di Giovanna Natalini, per un’installazione sonora in stretta connessione con il luogo ospitante, ovvero Teatroinscatola (Lungotevere degli Artigiani).

Il 29 agosto è la volta di “GAMMM: lettura di prosa e poesia”, presso l’atelier d’artista I.N.F.I.N.I.T.O. e a cura di Marco Giovenale, Michele Zaffarano e Mariangela Guatteri, mentre giovedì 30 dalle 18 sul Lungofiume si terrà il concerto “Along the river” di Mike Cooper, chitarrista, cantante, scrittore e filmaker, la cui produzione spazia dalla musica folk-blues a quella elettronica, passando per il free jazz e la musica sperimentale.

Il 31 agosto alle 19,30 c/o l’OFF Living Room, ci sarà l’incontro con Nanni Balestrini, poeta, romanziere e artista visivo che, insieme allo scrittore Marco Giovenale, parlerà del suo lavoro, discutendo i rapporti tra avanguardia letteraria e movimenti sociali, in occasione del cinquantesimo anniversario del ’68.

Sabato 1 settembre sarà un giorno carico di eventi e iniziative e culturali: la mattina tocca al mercato rionale del Lungotevere degli Artigiani ospitare la performance di pittura estemporanea a cura di Giancarlino Benedetti Corcos e Adelaide Innocenti, pronti a coinvolgere i venditori dei banchi e i frequentatori del mercato, mentre alle 17,30 su prenotazione sarà possibile partecipare alla pedalata naturalistica lungo il fiume Tevere, accompagnati dal geologo  Umberto Pessolano, a cura di Ti con Zero e della Biblioteca della Bicicletta Lucos Cozza. Alle 19,00 l’incontro sul fiume Tevere con il presidente del Consorzio Tiberina Giuseppe Amendola, il regista Carlo Quartucci e il professor Paolo Coteni presso Faenas, mentre alle 21 c/o Teatroinscatola, il concerto inedito prodotto da Teatroinscatola, con Luca Venitucci su musiche di Alvin Curran, uno dei più importanti esponenti della free improvisation, scritte per spettacoli teatrali di Memè Perlini quali Grand Hotel desPalmes, Tarzan, Otello.

A conclusione di questa rassegna dedicata alla musica e all’arte contemporanea, il 2 settembre alle 21 il concerto di musica elettronica di Luca Spagnoletti e Federico Placidi “Intuitive Music Live Session”, ed ad accompagnare lungo il percorso l’installazione multimediale del pittore sonoro Paolo Coteni “Sinfonia per un fiume solo. La polifonia romana (Tevere)”, visitabile presso la sede di Teatroinscatola (Lungotevere degli Artigiani, 14) per tutta la durata del festival.



Si ringrazia per la collaborazione:TODAYsMUSIC,Quaderni del Silenzio, Orphèe, GAMMM, Associazione Amici del Tevere, Un Ponte sul Tevere, Consorzio Tiberina, Ti con Zero, Biblioteca della Bicicletta Lucos Cozza, Associazione culturale Ottavo Colle, I.N.F.I.N.I.T.O. atelier d’artista, OFF living room, Faenascafè&Héco.

DI LA’ DAL FIUME
14 Eventi in 11 Luoghi nel XII Municipio
25 AGO / 2 SETT 2018
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti 

Info www.teatroinscatola.it | info@teatroinscatola.it

Con “Teatro Aperto De Birecto” il 21 agosto parte Atrani Stelle Divine 2018

$
0
0
Il 21 Agosto prossimo Atrani è pronta a vestirsi di gloria e potere, di luci e colori in una serata di Teatro Aperto che riporterà il pubblico ai fasti della Repubblica amalfitana.

De Birecto, con la regia di Costantino Amatruda, sarà un viaggio nel tempo e nella storia, accompagnato da un percorso gastronomico che farà degustare il meglio della tradizione culinaria a base di pesce azzurro. Il tutto condito dalle musiche e danze popolari de ‘A paranza d’a Custiera.
“Atrani Teatro Aperto - De Birecto” è parte delle iniziative di Stelle Divine. Festival del Mediterraneo che, dal giugno 2018 al giugno 2019, celebrano la 140esima edizione della Calata della Stella, inserite nel programma di “Eventi per la promozione turistica e la valorizzazione dei territori” della Campania, finanziato dalla Direzione Generale per le politiche culturali e turismo della Regione con i fondi POC.
Per il sindaco di Atrani, Luciano De Rosa Laderchi, “l’edizione della passata stagione di “Stelle divine” si è segnalata come iniziativa di sicura presa nella propria azione di promuovere Cultura, strumento unico nella sua potenzialità per abbattere i muri della diffidenza e dell'intolleranza, e per costruire ponti di solidarietà. Nel riproporla anche per i mesi a venire si intende rafforzare la strategia di questa Amministrazione nel puntare, con decisione, alla destagionalizzazione dei flussi turistici”. E sottolinea: “Per realizzare un così ambizioso obiettivo abbiamo pertanto puntato a coinvolgere “attori” del territorio costiero, certi che la capacità, la professionalità, le esperienze maturate nei propri campi d’azione, sapranno rendere più forte, più efficace, più accattivante “Stelle divine” 2018/2019”.
“Anche questa edizione del Festival del Mediterraneo ad Atrani” - spiega il direttore artistico Alfonso Bottone - “punta al dialogo tra i popoli che si affacciano sulle sponde di questo grande mare, attraverso le forme dell’Arte, che è per questo lingua universale. E, accanto all’appuntamento, ormai “storico”, della “Calata della Stella”, si muoveranno eventi, dal respiro nazionale ed internazionale, di teatro, cinema, musica, letteratura, arte ceramica, enogastronomia, legati tra loro da un filo sottile che vuole non solo raccontare l’identità culturale di una “terra”, ma anche esserne generatore di sviluppo economico”.

IIC Melbourne, fino al 7 ottobre 2018 mostra di arte contemporanea "Contrappunti #01 Marco Fusinato / Vettor Pisani"

$
0
0
Ingresso libero. Prenota qui.

Contrappunti #01 Marco Fusinato / Vettor Pisani
(12 luglio - 7 Ottobre 2018)
Mostra di arte contemporanea, curatore Eugenio Viola
‘Counterpoint’ is a term that defines the art of combining note against note in one or more melodies more or less independent of each other. By extension, the term counterpoint can be used to define any artistic work capable of returning a story focused on themes, motifs or contrasting tones, opposite, yet complementary.

Counterpoints is a multi-year project, developed through a series of exhibitions that aims to juxtapose, by affinity or divergence and beyond any generational logic, the research of some of the most intriguing Italian and Australian artists, whose work is related to contingencies very distant from those that belong to their respective contexts. The intent is to highlight, beyond a supposed distance, physical but above all cultural, art’s capability to create unexpected short-circuits, welding distances and eliminating differences.

Counterpoints #1 displays in dialogue works of the Australian, Marco Fusinato and Italian, Vettor Pisani.

Marco Fusinato (Melbourne, 1964), is an artist and musician whose work has taken the form of installation, photographic reproduction, performance and recording. Combining allegorical appropriation with an interest in the intensity of a gesture or event, his projects often investigate opposing tensions such as the ones between high and underground culture, noise and silence, Minimalism and Maximalism.
Vettor Pisani (Bari 1934 – Rome 2011), was a real precursor who successfully combined conceptual investigation with irony, the play of language with role-playing, masking with the search for truth, significant history with the chronicle of the trivial, the sacred with the profane, the art of the past with provocations of the present. He usually defined his work as “a philosophical and cognitive theatre of the modern history of Europe”. Pisani was one of the most important artist in Italy from the ‘70s, as well as one of the most personal and visionary authors on the art scene of his generation.

Despite the fact that their research and their work blossomed in entirely different socio-political and cultural contexts, both Fusinato and Pisani employ a multidisciplinary approach in their practice, crossing through a variety of mediums and genres. Both their aesthetics widely use existing imagery to create a new association of ideas. Furthermore, both artists believe that re-contextualising the original materials, allows the viewer to renegotiate the meaning of the original in a different, often subversive (and more current) context.

A subtle joke of correspondences connects all the exhibited works: Vettor Pisani often conceived his oeuvre in relation to Joseph Beuys. One of his most iconic performances, for example, re-enacted several times, is titled The rabbit doesn’t like Joseph Beuys (1976) , and even the Blue semi-cross (1980), was imagined connected with Beuys’Eurasia (1966) . The Beuys’ multiple Rose for Direct Democracy (1973) , is also the starting point of Fusinato’s A Dozen Roses (2006). He developed this photographic series taking the multiple of the German artist to a commercial photographer with a bouquet of fresh long-stem roses. Each flower was placed into the cylinder then photographed and printed at 1:1 scale and then exhibited all together as a newly imagined arrangement. Fusinato’s interest in the discourse of Italian radical politics, from Autonomia to anarchist polemicist Alfredo Bonanno, crucial in the research of the Australian artist, resonates in Pisani’s Untitled (2011), that belongs to a series of political works the Italian artist did on the themes of Judaism, Nazism, and the compromised European identity. Furthermore, the violin included in this work recalls the Mass Black Implosion series (2007-17). Here Fusinato reproduces at original scale a selection of scores by avant-garde composers, ruling a line from every note to an arbitrarily chosen point as a proposition for a new composition, in which every note is played at once, as a moment of consolidation and singular impact.
Eugenio Viola

*****

Marco Fusinato (Melbourne 1964, where he lives and works), has been exhibited in many exhibitions worldwide, including 21st Sydney Biennale, 2018; 56th International Art Exhibition of the Venice Biennale, 2015; ‘Soundings: A Contemporary Score’, the first ever exhibition of sound at the Museum of Modern Art, New York, 2013; 30th Sao Paulo Biennale, Sao Paulo 2012; 1st Kochi-Muziris Biennale, India, 2012; 12th Adelaide Biennial of Australian Art; Centro de Arte Dos de Mayo, CA2M, Madrid, 2010; Kunsthalle Düsseldorf and the Museum of Malmö, Sweden, 2009; MCA Museum of Contemporary Art, Sydney, 2008; Yerba Buena Center for the Arts, San Francisco, 2006; Australian Centre for Contemporary Art, Melbourne, 2006; Art Gallery of New South Wales, Sydney 2005; Auckland Art Gallery, 2005; Monash University Museum of Art, Melbourne, 2005.
Fusinato also performs regularly in the experimental music underground, releasing many music related artefacts on numerous international labels. He explores the idea of noise as music, using the electric guitar and mass amplification to improvise intricate, wide-ranging and physically affecting frequencies.
Marco Fusinato is represented by Anna Schwartz Gallery, Melbourne


Vettor Pisani (Bari 1934 – Rome 2011). In 1970, Pisani moved to Rome, where he had his first solo exhibition at the gallery La Salita, titled ‘Masculine, Feminine and Androgynous: Incest and Cannibalism in Marcel Duchamp’. The exhibition already included many of the themes that the artist would pursue throughout his career. That year he won the prestigious Pino Pascali Prize and had another solo exhibition at the Castello Svevo in Bari, where he presented his celebrated work Lo Scorrevole (Zip-line) for the first time. The following year, the artist took part in his first Paris Biennale and began a collaboration with Michelangelo Pistoletto – Plagio (Plagiarism) - that was exhibited at Gian Enzo Sperone Gallery in Turin, the Frankfurter Kunstverein in Frankfurt, and Galleria Marlborough in Rome. In 1972, Harald Szeemann invited him to participate in Documenta 5. 1972 was also the first year he took part in the Venice Biennale, where he would return in 1976, 1978, 1984, 1986, 1993, and 1995. It also marked the start of a long series of solo and group exhibitions at international institutions (Guggenheim Museum, New York; Hayward Gallery, London; Kunstverein and Lenbachhaus, Munich; Grand Palais, Paris; Museum Folkwang, Essen; Peggy Guggenheim Collection, Venice; MoMA PS1, New York; Museum of Contemporary Art, Shanghai). In 2013, Madre Museum in Naples organized his most comprehensive exhibition (Heroic / Anti- Heroic: a retrospective) and published a complete monograph about his work.

Special thanks to: Fondazione Morra, Naples, Italy / Anna Schwartz Gallery, Melbourne



Informazioni
Data: fino a Domenica 7 Ott 2018

Orario: Dalle 09:30 alle 18:00

Organizzato da : IIC Melbourne

In collaborazione con : Anna Schwartz Gallery, IIC Sydney

Ingresso : Libero

Viewing all 38653 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>