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Fly, nuovo singolo del lucano Mauro Tummolo per l’etichetta Riserva Sonora

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Nelle radio italiane e nelle principali indie charts Fly, il nuovo singolo del lucano Mauro Tummolo, un brano scritto sotto l’accurata visione speciale di Andrea Amati per l’etichetta Riserva Sonora. Questa canzone molto energica ci dona una nuova e rivisitata tessitura vocale dell’artista.

Flyè un brano di stampo pop-rock, che alterna strofe più intime e dolci ad un inciso esplosivo e radiofonico. Il testo parla di quegli incontri rari che si fanno nella vita, nei quali una persona ci salva dalle illusioni e mediocrità di certi ambiti dei nostri tempi. Il brano è stato presentato in anteprima a Sanremo, durante la settimana del Festival, in diversi eventi collaterali e Mauro Tummolo è riuscito a trasportare a ritmo di musica anche il pubblico più rigido. 

Diverse scene del videoclip che accompagna il brano sono state girate nella sua Lavello, luogo che Mauro Tummolo con un immenso legame alla sua terra definisce così:
«Qui è il posto in cui vorrei sempre tornare a volare nella mia vita. Qui ho voluto fortemente girare questa scena. Qui è la strada dove abitavano i miei nonni. Qui c’è gran parte della mia storia. Qui c’è parte della mia vita. Qui ci sono per sempre i miei nonni».
Il video vede anche la partecipazione di Francesca Giuliani conosciuta per la sua partecipazione a The Voice 2016.

MILANO 2018 APERTURA FASHION WEEK

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Venerdì 16 febbraio in uno dei locali più glamour ed importanti di Milano LA BANQUE, si è aperta con una sfilata evento in concomitanza con la chiusura del Carnevale ambrosiano, la fashion week. 

L'inaugurazione è stata fatta da Irina Tirdea stilista di IRIS collection assistita dalla sua collaboratrice Anna Salierno.
Per l'accreditamento all'evento in qualità di writer ed influencer, avevo già preso accordi con la Signora Tirdea, donna di grande disponibilità ed umiltà. Anna Salierno, la sua preziosa collaboratrice, è stata il proseguo di questo mood che emerge da questa maison.  Gentilezza, grinta, generosità. 
Voglio elogiare questa serata perché IRIS collection è riuscita a coniugare la moda e l'arte in perfetta sintonia. 
Innanzitutto noi addetti al settore siamo stati accolti con i guanti di velluto.
Prima fila centrale, tavolo assegnato.
Occorre osservare tutto al di là della sfilata. Location magnifica, aperitivo/cena. E non intendo un normale o come accade spesso scarso intrattenimento culinario. Non hanno badato a spese. Buffet di alto livello.
Poche maison tengono conto di questi particolari fondamentali che invece sono essenziali perché sottolineano la cura e l'accoglienza in primis nei confronti degli accreditati, considerati da questa casa di moda i veri VIP dell'evento e poi nei confronti degli invitati. 
La genialità si evince anche dalla scelta del dress code: fashion Belle Époque.
Hanno rispettato la tradizione di questa grande città con un dress code formale.
La Belle Époque rappresenta, per come interpreto io la moda, uno dei momenti più eclettici, raffinati, glamour, di classe che hanno esaltato la femminilità e la sensualità della donna. Argomento importante di cui parlerò. 
Appena entrata a LA BANQUE ho ricevuto calorosi ringraziamenti da Anna Salierno perché la stilista, la Signora Tirdea era già nel backstage con le modelle.
Sono stata affiancata per tutta la serata da Ambrogio Trezzi fotografo ufficiale delle sfilate milanesi. Ciò ha reso il mio lavoro più proficuo.
Non posso parlare per altre accredicted, ma io ho avuto a disposizione il meglio.
La maison voleva ringraziarmi per la disponibilità, costanza e disciplina nei loro confronti nei giorni precedenti. Io voglio che parli il mio lavoro.
Devo anche sottolineare che come molte case di moda non tengono conto del fatto che ti stai dedicando a loro, anche molte colleghe accreditate, quindi per chi non è del settore, significa essere stati pubblicati nelle varie campagne pubblicitarie, alla fine non si presentano. 
La moda è cosa seria. Ci sono staff interi che hanno lavorato per le campagne pubblicitarie. Qualcuno, molti hanno lavorato per noi. Questo va rispettato. Quando si pensa di essere ad un livello per cui ci si arroga il diritto di non considerare chi lavora dietro le quinte si commette un errore imperdonabile.  In questo le maison sono giustamente severe. Delle porte si chiuderanno inesorabilmente e anche nei confronti degli altri accreditati si perde di stima.
I VIP della fashion show: il Console della Romania, e poi scrittori come Provvidenza Migliaccio scrittrice con cui ho avuto un'immediata affinità elettiva. Un dialogo continuo, intenso. 
Pittori come Thuy Mary Le recensita da Vittorio Sgarbi. 
La sfilata è stata presentata da Fabio di Nunzio di Mediaset. È avvenuta nei tempi giusti.
Selezione delle modelle eccellente. Forme adeguate per sfilare senza cadere in visioni anoressiche.
Perciò un successo.
Il giorno seguente ho ricevuto una telefonata personale da parte della Signora Tirdea per ringraziarmi del lavoro svolto e per l'eleganza con cui ho interpretato il dress code.
Vi assicuro, sfilate di questo livello sono rare.
Vorrei anche menzionare alcune modelle. Romina Siriani, per me prima modella assoluta della sfilata per portamento e comportamento. Alla fine della sfilata mi ha cercata. Voleva conoscermi di persona perché mi segue sulle mie piattaforme. 
Daniela Martellino che mi ha commossa con le sue parole elogiando la mia bellezza e professionalità. 
State certi, le modelle si sentono Dive, non ti cercano, e di certo non ti dicono apertamente che ammirano la tua bellezza e classe.
Sono loro le più belle, sempre, anche quando non lo sono.
Mai smettere di cavalcare l'onda, arrendersi. Ma studiare, impegnarsi perché prima o poi, come è accaduto a me, le persone che lavorano seriamente lo notano. 
Non esiste meglio pubblicità del passaparola. 
Merci IRIS COLLECTION. 
SARA TACCHI 
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ARTE CONTEMPORANEA E STORIE D’EMIGRAZIONE, L’ITALIA NEL CUORE UN EVENTO A CASERTA

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CASERTA - Sarà inaugurata il 22 febbraio alle ore 17, presso la Biblioteca comunale “A. Ruggiero” di Caserta (in Via Laviano, 65), la Mostra d’Arte contemporanea organizzata dalla Pro Loco e dall’Associazione internazionale VerbumlandiArt, in collaborazione con la Municipalità di Caserta che ha dato il suo patrocinio all’evento.
L’esposizione resterà aperta tutti i giorni, fino al 2 marzo, con orario 10-13 e 16-18 e sabato dalle 10 alle 12. La Mostra, allestita negli ampi spazi espositivi della Biblioteca, è stata curata dal critico d’arte ing. Carlo Roberto Sciascia e nell’allestimento da Ottavia Patrizia Santo e Guido Vaglio, con il coordinamento della prof. Rosanna Della Valle. All’evento inaugurale porteranno il saluto il Sindaco di Caserta, avv. Carlo Martino, il Consigliere regionale dr. Marta Antonietta Ciaramella, l’Assessore comunale alla Cultura prof. Daniela Borrelli, la responsabile della Biblioteca dr. Marialidia Raffone. Seguiranno gli interventi di dr. Valeria Vaiano, direttrice di ASMEF, avv. Vittorio Giorgi, Console onorario dell’Uzbekistan in Campania e Molise, prof. Rosalia Pannitti, presidente Associazione Genitori Italiani sezione di Caserta, dr. Annella Prisco, vicepresidente del Centro Studi Michele Prisco, prof. Maria Giulia Carbone, presidente FIDAPA “Calazia”, dr. Regina Resta, presidente dell’Associazione VerbumlandiArt. Modererà gli interventi il giornalista Gianrolando Scaringi.

Il vernissage della Mostra sarà preceduto da un intervento del giornalista e scrittore Goffredo Palmerini, autore del volume “L’Italia nel cuore” (One Group Edizioni, 2017) che ha dato il titolo alla serata. Palmerini, presentato da Carlo Roberto Sciascia, spigolando gli argomenti trattati nel suo ultimo libro “L’Italia nel cuore”, terrà una conversazione sul tema “La più bella Italia, dentro e fuori i confini”, raccontando storie d’emigrazione degli italiani incontrati nei suoi viaggi all’estero e le meraviglie nascoste del Belpaese, con quella narrazione avvincente che contraddistingue i suoi libri. E’ il racconto della più bella Italia, quella dentro i confini e quella degli 80 milioni d’italiani nel mondo che con il loro talento rendono onore e prestigio al nostro Paese. Un tema, questo, sempre in primo piano nei volumi di Goffredo Palmerini, studioso dell’emigrazione italiana e attento promotore delle meraviglie del Belpaese attraverso i suoi intriganti articoli e servizi su giornali e testate in lingua italiana nel mondo. Lo scrittore incontrerà inoltre, nelle mattinate del 23 e 24 febbraio, gli alunni di alcuni Istituti Scolastici superiori della città, parlando dell’Emigrazione italiana, ieri e oggi, e della necessità che la storia della nostra emigrazione entri pienamente nella Storia d’Italia.  
Si passerà quindi all’inaugurazione della Mostra, che vede una nutrita partecipazione di artisti, con numerose opere esposte. Ospite d’onore della manifestazione l’artista romano Valerio Giuffré, medico e filosofo antimetafisico. Questi gli artisti in mostra: Fabio Baccigalupi, Michelangelo Cice, Vittorio Cimini, Maria Comparone, Iula Carceri, Luisa Colangelo, Loredana De Nunzio, Rosanna Della Valle, Rosanna Di Carlo, Leonilda Fappiano, Giuseppe Ferraiuolo, Sergio Galiero, Rosa Guarino, Francesca Iodice, Paaolo Lizzi, Veronica Mauro, Meredith Peters, Massimo Pozza, Bartolomeo Sciascia, Gerardo Spinelli, Santo Splendore, Pierfelice Trapassi. Nel corso della serata sarà proposto anche un intermezzo teatrale e musicale, ad opera della Compagnia della Città & Fabbrica Wojtyla.

“L’Italia nel cuore” sarà presentato venerdì e sabato mattina in alcune scuole casertane, mentre venerdì pomeriggio 23 febbraio, alle ore 18, sarà presentato a Napoli presso lo Spazio Guida, in via Bisignano 11. Relatori saranno il critico delle Arti ing. Carlo Roberto Sciascia ed il giornalista Luciano Scateni, scrittore ed artista. Dopo l’indirizzo di saluto dell’editore, Ceo della Guida editori, dott. Diego Guida, interverranno la dott. Annella Prisco, vicepresidente del Centro Studi “Michele Prisco e scrittrice, il dott. Salvo Iavarone, presidente di ASMEF (Associazione Mezzogiorno Futuro), e l’autore. Modererà la prof. Regina Resta, presidente di VerbumlandiArt e poetessa. Il libro “L’Italia nel cuore” offre sensazioni, emozioni e resoconti di viaggi nel corso dei quali l’autore ha potuto incontrare tanti italiani all’estero. E’ una narrazione del vivere quotidiano di emigrati italiani che echeggiano fatti di politica, personaggi, cultura e tradizioni, mentre si inanellano storie diverse vissute dai nostri connazionali all’estero. In ogni pagina s’avverte emergere il cuore vero dell’Abruzzo e dell’Italia intera, che vive in terre lontane. Sono 352 pagine di narrazione, con storie coinvolgenti e 276 belle immagini. Personaggi, fatti significativi, eventi e racconti di viaggio illustrano la più bella Italia, dentro e fuori i confini, facendo assaporare al lettore l’orgoglio per la nostra millenaria cultura, le meraviglie del Belpaese e le straordinarie personalità che onorano l’Italia ovunque nel mondo. 

“E’ una collezione di emozioni”, scrive nel risvolto di copertina Francesca Pompa, presidente della casa editrice che ha pubblicato gli ultimi cinque libri di Palmerini. “C’è chi colleziona farfalle e chi pietre preziose. Chi vecchi francobolli e chi, come i lettori di Goffredo Palmerini, opere d’arte. Perché gli scritti di questo autore sono vere e proprie opere d’arte della scrittura. Se ne hai uno non puoi non avere tutti i volumi firmati Goffredo Palmerini. L’Italia nel cuore è esattamente il settimo della straordinaria collana. Sono capolavori della narrazione del nostro vivere quotidiano, di ciò che avviene dentro e fuori i nostri confini, che più ci interessa ed emoziona. Fatti di politica, personaggi, eventi, cultura, tradizioni, storia...e storie. Emerge da ogni pagina dei suoi libri il cuore vero dell’Abruzzo e dell’Italia intera. Come un pittore restituisce, anno per anno, immagini che solo chi ha grande sensibilità riesce a catturare e che nel tempo assumono valore di testimonianza. Consideriamo quest’ultimo lavoro un altro importante tassello senza il quale verrebbe a crearsi un buco nero nella storia del giornalismo capace di trasformare la notizia in un viaggio immaginario tra paesi, città e nazioni che si aprono per essere conosciuti, sino a toccare il cuore di ognuno.”

Qualche cenno biografico, infine, sullo scrittore. Goffredo Palmerini è nato a L’Aquila nel 1948. Per quasi trent’anni è stato amministratore della Città capoluogo d’Abruzzo, più volte assessore e vice sindaco. Lasciata la politica attiva nel 2007, ha iniziato un’intensa attività giornalistica su agenzie internazionali e sulla stampa italiana all’estero. Suoi articoli sono pubblicati su numerose testate in Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Messico, Perù, Repubblica Dominicana, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Sud Africa, Uruguay e Venezuela. Ha pubblicato i volumi Oltre confine (2007), Abruzzo Gran Riserva (2008) L’Aquila nel mondo (2010), L’altra Italia (2012), L’Italia dei sogni (2014), Le radici e le ali (2016), L’Italia nel cuore (2017). Numerosi i riconoscimenti ricevuti per la sua attività giornalistica e culturale. I più recenti, nel 2017, sono stati il Premio internazionale di giornalismo “Gaetano Scardocchia” con medaglia del Presidente della Repubblica, e il Premio giornalistico nazionale “Maria Grazia Cutuli”. Studioso di migrazioni, è componente del Comitato scientifico del Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo (ed. SER e Fondazione Migrantes, 2014), per la quale opera è anche uno degli autori. Esponente di diversi enti ed organismi nazionali che operano nel campo dell’emigrazione, è tra i più impegnati ambasciatori dell’Abruzzo nel mondo.

La “Maison Horta” a Bruxelles: come un’abitazione può divenire opera d’arte

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Quasi tutti i movimenti artistici hanno avuto la loro massima espressione in una ben determinata categoria: l’impressionismo nella pittura, il classicismo nella scultura ed architettura, il romanticismo nella letteratura e nella musica.
Al contrario, il movimento della cosiddetta “art nouveau” ha esteso il suo campo di applicazione dall’architettura alle decorazioni di interni, dai mobili alla moda, fino agli oggetti di uso più comune, divenendo un movimento complesso non riconducibile al semplice rifiuto della macchina in favore della rivalorizzazione dell’artigianato, alla introduzione del ferro lavorato come elemento estetico, in poche parole, alla ricerca de “l’arte per l’arte”.
Ne è un esempio concreto la Maison Horta (ora divenuta museo) costruita nel 1898 a Bruxelles, nel quartiere di Saint-Gilles, dall’architetto Victor Horta per farne la propria residenza e studio e successivamente modificata dallo stesso proprietario per ampliarla e meglio adattarla alle sue esigenze.
Edificata su tre piani e con un ampio giardino sul retro, l’abitazione è pienamente intonata alla ricerca di un medesimo stile, dalla facciata in cui si concentra la sapiente realizzazione artigianale dei dettagli ornamentali delle lavorazioni in ferro e in pietra, per arrivare agli interni in cui perfino i particolari delle porte e delle maniglie rispondono ad un unico stile e gli stessi mobili hanno una fruizione decorativa oltre che funzionale come pure le finestre in vetro opalescente in rilievo che filtrano i raggi del sole producendo colorazioni oniriche. Questi effetti vengono ottenuti con l’utilizzazione dei cosiddetti “vetri americani” perché realizzati per primi in America da Louis C. Tiffany e John La Farge,in cui l’oro e l’azzurro si confondono formando luci e figure fantastiche misteriose come i fondali marini e cangianti a seconda dell’intensità della luce.

Né viene dimenticato il richiamo dell’arte giapponese, proprio allora riscoperta, con l’audacia delle sue composizioni, l’assenza di prospettive geometriche e l’importanza della natura. Quando Horta disegna la facciata della sua abitazione egli vuole rappresentare un vero paesaggio: nella griglia al piano terra evoca le erbe, nel balcone del primo piano dagli iris e in quello del secondo piano dalle ali spiegate di una libellula. Gli iris, le ortensie, i pavoni, gli uccelli, i pesci che animano le vetrate, i mosaici interni e i lavori in ferro sono tutte decorazioni riprese da stampe e disegni giapponesi adattate peraltro ai gusti occidentali.

Nello stesso tempo il concetto di “abitazione artistica”, rispondente cioè a canoni estetici raffinati, non fa dimenticare anche la realizzazione di tutte quelle comodità che l’evoluzione dei tempi richiedeva: acqua corrente all’interno, riscaldamento centrale, stanze da bagno, illuminazione a gas o elettrica, in ciò rispondendo al principio enunciato dal contemporaneo architetto William Morris “non abbiate nulla nella vostra abitazione che non sia bello ed utile”, in contrapposizione alla pesantezza dell’architettura e delle arti decorative dell’epoca vittoriana.

In definitiva in questa opera di Horta si trova il superamento della semplice imitazione formale della natura attraverso la ricerca dello spirito insito nella natura stessa secondo linee a lui più congeniali che hanno fatto dire ad un suo critico “ Horta riprende dalle piante lo stelo e non il fiore”.

Articolo di Riccardo Bramante

https://www.facebook.com/riccardo.bramante

Ufo di Ivan Vyrypaev al Teatro Cometa Off di Roma dal 21 al 25 febbraio

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Dal 21 al 25 febbraio è in scena Ufo di Ivan Vyrypaev.

Sul palco del Teatro Cometa Off di Roma Michele Lisi, Stefano Macchi, Carlotta Mangione, Fabio Mascagni, Ludovica Modugno, Francesco Petruzzelli, Cristina Poccardi, Viktor Rizengevich diretti da Teodoro Bonci del Bene.

Il regista russo, decide di girare un film sugli alieni. Per realizzarlo, dopo aver fatto alcune ricerche, incontra dieci persone fra le tante che dicono di aver visto gli alieni. Resta con ciascuno di loro alcuni giorni intervistandoli e registrando tutte le conversazioni su nastro. Non riuscendo a farsi produrre il film trasforma la sceneggiatura in una pièce teatrale. Ufo è il risultato di una lavoro di drammaturgia sulle testimonianze dirette di dieci persone che affermano di essere entrate in contatto con esseri extra terrestri. Queste testimonianze, in cui ciascuno dei dieci intervistati tenta disperatamente di comunicare il fatto più importante della propria vita, sono delle confessioni sincere piene di umanità.

Note di regia

Ufo è un testo spiazzante. Nulla di quello che ci si potrebbe aspettare è ciò che avviene, e si comincia a dubitare sulla natura reale del testo da mettere in scena. In Ufo Vyrypaev è in grado di parlare alle persone in maniera naturale e profonda, toccando i temi fondamentali della nostra esistenza con ironia. 
Il flusso di parole che investe il pubblico è fatto di energia e significato, e mentre prende forma si fa ritmo. In questo testo, grazie alla qualità della drammaturgia, l’attore è l’unico protagonista, e ha la possibilità di riappropriarsi del proprio ruolo. Quello di una persona che parla con il pubblico. La regia di questo spettacolo è infatti solo un lavoro sull’attore, una direzione e creazione di personaggi in cui la macchina scenica, seppur presente, scompare sullo sfondo. L’ultima scena, a sorpresa, fornisce la chiave di lettura della (o delle) storie, spostando completamente l’obiettivo. In Ufo l’elemento chiave non è mai quello su cui si posa l’attenzione.



Ufo

Traduzione e regia Teodoro Bonci del Bene

Con Michele Lisi, Stefano Macchi, Carlotta Mangione, Fabio Mascagni, Ludovica Modugno, Francesco Petruzzelli, Cristina Poccardi, Viktor Rizengevich

Assistente alla regia Cristina Mugnaini

Luci Matteo Rubagotti

Conduzione tecnica Marco D’Amelio

Produzione Cristina Poccardi e Teatri D'Imbarco

Foto locandina Marco Montanari

Foto di scena Manuela Di Giusto

Grafica Cosimo Lorenzo Pancini



TeatroCometa OFF

via Luca della Robbia 47

Dal 21 Febbraio al 25 Febbraio Ore 2100

Biglietti a partire da 10 euro

Per informazioni teatro Cometa Off 06 57284637





Ivan Vyrypaev , nato a Irkutsk (Russia) nel ’74, è il drammaturgo contemporaneo in lingua russa più influente del suo paese. Affermato sperimentatore di teatro e cinema, i suoi testi sono editi in francese, tedesco e inglese. Ha firmato la regia e la sceneggiatura di sei film presentati ai più importanti festival del cinema europeo, arrivando a vincere nel 2006 un leoncino d’oro con il film Euforia. Ivan Vyrypaev è autore di venti testi teatrali, con i quali ha vinto più volte il premio per la miglior regia e il miglior spettacolo in festival sia russi che europei. Il suo testo I sogni è stato messo in scena a Parigi, Vienna e Londra. Genesi n.2 ha debuttato a Zurigo, e nel 2007, in un’altra versione, è andato in scena al Festival di Avignone con la compagnia Théâtre de la Place (Liège), diretto dal russo Galin Stoev. A Heidelberg nel 2009, viene premiato come miglior drammaturgo al Festival Internazionale di Drammaturgia Contemporanea.  Vyrypaev è stato fra i fondatori del Teatr.doc di Mosca, e il direttore del teatro Praktika dal 2013 al 2016.

Teodoro Bonci del Bene È nato nel 1984. Mentre frequenta il liceo partecipa alla fondazione del collettivo Maelstrom, che realizza una serie di performance di teatro abusivo. Nel 2004 entra alla scuola del Teatro d’Arte di Mosca (MXAT), in cui ottiene una laurea con lode come attore, e il premio Tarkanov per la scherma teatrale. Nei cinque anni della sua permanenza in Russia realizza il suo primo lavoro di regia, ispirato a Delitto e Castigo di Dostoevskij. Sempre nel 2010 fonda a Rimini la compagnia Big Action Money, apre lo spazio che porta lo stesso nome e debutta con Big Action Money – performance party thing. Recita come attore il Teatro de gli Incamminati e il Teatro Stabile delle Marche. Dal 2010 al 2015 recita in Papà Perduto del Teatro delle Briciole di Parma, mologo diretto da Letizia Quintavalla. Partecipa al progetto Dagoretti drama School di Nairobi (fondato da Marco Baliani e Letizia Quintavalla), in qualità di formatore teatrale. Nel 2013 assieme a Fabio Biondi, direttore artistico de l’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, firma il progetto Cantiere Vyrypaev a cui lavora con la sua compagnia, Big Action Money. All’interno di questo progetto realizza la traduzione di cinque testi di Ivan Vyrypaev, vincendo il premio DARTS di Trieste con la traduzione di UFO. Dirige Illusioni Vyrypaev, che debutta al Vie festival di Modena nel 2015. Nel maggio 2016 al Teatr.doc di Mosca presentaManifesto. Nel giugno 2017 è attore e regista di Ossigeno di Ivan Vyrypaev. A gennaio 2013 presenta Gioie e dolori nella vita delle giraffe, spettacolo firmato Big Action Money e prodotto da Ert – Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Tokyo: l'arte che non ti aspetti, in hotel come in un museo privato

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Tokyo, metropoli ricchissima di storia, arte e suggestioni, mostra l’arte anche in luoghi inaspettati. La cultura e le arti visive, la bellezza e la raffinatezza del fare giapponese creano tensioni positive in tutta la città, la fruizione continua di forme d’arte diviene ancora più emozionante quando, come nel caso del Park Hotel Tokyo, diviene anche un’emozione privata, come avere un museo personale. Qui non si osserva semplicemente il lavoro dell’artista, ma si entra nel pieno della cultura giapponese.

Il Park Hotel Tokyo, nella zona di Shiodome, racchiude l’opera di numerosi artisti giapponesi. Le camere d’artista, artist rooms, sono oltre trenta e tutte realizzate da artisti diversi, anche per genere ed età, ogni camera propone uno stile e un concept propri.
Alcuni artisti si sono ispirati a concetti fondamentali della cultura giapponese, come Hiroko Otake che nella Cherry Blossom room, si focalizza su ciliegi e farfalle, due simboli della caducità della bellezza naturale che esprimono il concetto del mono no aware: un concetto estetico giapponese che esprime al contempo una forte partecipazione emotiva alla bellezza e alla caducità mentre provoca una sensazione di nostalgia. Questo concetto del mono no aware si può ben comprendere osservando le fioriture degli alberi, come ad esempio la fioritura dei ciliegi, forse l’evento naturale più importante in Giappone, la cui bellezza, stupefacente, si somma alla malinconia di qualcosa che già non c’è più.

Le divinità o entità spirituali della tradizione giapponese hanno ispirato altri artisti, come Yuki Ninagawa nella sua Japanese Angel, incentrata sulla figura dell’angelo giapponese che indossa la tradizionale veste hagoromo; oppure Nobuo Magome nella sua Yokai, che raffigura una serie di creature soprannaturali e spiriti sia benigni sia maligni, gli yokai per l’appunto, della mitologia giapponese, in un leggero stile sognante quasi da fumetto.

I simboli della tradizione giapponese e della letteratura classica sono il fulcro di altre camere, dove la tradizione prende vita grazie all’interpretazione eterogena degli artisti. Nella stanza d’artista The Tale of Genji, di Takushi Mizuno, l’ospite potrà ritrovarsi immerso nelle antiche atmosfere dell’epoca Heian della fondamentale opera letteraria giapponese degli inizi del XI secolo “Genji Monogatari” (in italiano, “il racconto di Genji”); mentre nella stanza Otafuku Face della giovane Aki Kondo il visitatore sarà circondato dal paffuto viso della otafuku (simbolo di bellezza classica giapponese) dipinto in chiave moderna.

Anche le arti tradizionali prendono spazio nelle camere d’artista Kabuki di OZ - Yamaguchi Keisuke ispirata all’arte teatrale del kabuki, nella camera Sumo di Hiroyuki Kimura che si ispira allo storico sport nazionale giapponese e Zen del calligrafo Seihaku Akiba, dedicata alla comprensione della profonda spiritualità giapponese zen.

Alcuni degli artisti parleranno inoltre del loro lavoro nelle Artist Room in occasione dell’evento espositivo ART in PART HOTEL TOKYO 2018 in programma dal prossimo 8 marzo fino all’11 marzo all’interno dell’hotel in concomitanza con la Art Fair Tokyo, la più grande fiera d’arte internazionale del Giappone.



Da Shiodome passiamo al lussuoso quartiere di Ginza a Tokyo, nel complesso commerciale cosmopolita GINZA SIX, dove l’arte e la cultura sono presenti in molte forme, a partire dal progetto di public art con la supervisione del Mori Art Museum di Roppongi, in collaborazione con un gruppo di noti artisti giapponesi, fino al Teatro noh, l’antica arte teatrale giapponese. Non manca in questo spettacolare edificio un suggestivo roof-top garden ispirato al periodo Edo. Il GINZA SIX è stato inaugurato nel 2017 con l’installazione Pumpkin di Yayoi Kusama, 14 enormi zucche a pois rosse occupavano l’imponente spazio centrale della struttura.

In esposizione permanente, invece, le opere di artisti quali Misa Funai, che con Paradise/Boundary/Portrait cattura lo spazio reale trasformandolo in tela grazie alla commistione tra mondo pittorico e realtà degli specchi che compongono l’opera, dove lo spettatore in un’immagine riflessa diviene parte dell’opera.

Il designer JTQ Junji Tanigawa a GINZA SIX ha curato su due “pareti viventi”, ognuna dell’altezza di 12 metri posizionate una di fronte all’altra. La prima, Living Canyon, del botanico e artista Patrick Blanc, si compone di un mix di piante, alcune tipiche giapponesi, che formano un precipizio rigoglioso illuminato dalla luce solare; l’altra, Universe of Water Particles on the Living Wall, è un’installazione digitale ultratecnologica che affonda su parte dell’opera di Blanc e crea una suggestiva cascata che varia il suo aspetto con il mutare della luce solare. Si tratta di una simulazione realizzata da teamLab, un gruppo di esperti di tecnologia digitale le cui creazioni che uniscono arte, scienza, tecnologia e considerevole creatività. TeamLab in Italia ha creato alcune delle installazioni nel padiglione giapponese di ExpoMilano2015.

 Park Hotel Tokyo
Indirizzo: Shiodome Media Tower 1-7-1 Higashi Shimbashi, Minato-ku

Art Fair Tokyo 2018
Indirizzo: Tokyo International Forum, Hall E and Lobby Gallery - 3-5-1 Marunouchi, Chiyoda-ku

GINZA SIX
Indirizzo: 6-10-1 Ginza, Chuo-ku

BARRIGA, NON PUOI TOCCARMI SUL WEB 1° singolo dal debut album INSANA VOGLIA

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NON PUOI TOCCARMI SUL WEB (video) è il primo singolo dei BARRIGA, tratto dal debut album INSANA VOGLIA, in uscita il 23 marzo 2018. Il disco, esattamente come Non Puoi Toccarmi Sul Web, promette di scatenare menti, corpi e orecchie con sonorità che attingono dalle arie distorte del rock anglo-americano, combinandole con tematiche e testi made in Italy.

NON PUOI TOCCARMI SUL WEB nasce tra le fila di un contest musicale: i Barriga sono lì, ad aspettare il proprio turno. Proprio in quelle tre ore di attesa si sviluppa l’idea concettuale del brano: l’influenza, diventata oggi dominio, di smartphone e Web 2.0 nella vita di tutti giorni. Il grido “Non puoi toccarmi sul web” vuole essere il coro di un’intera generazione che si ribella al mondo virtuale in cui è cresciuta.
Dal punto di vista musicale, Non Puoi Toccarmi Sul Web è una canzone diretta, che non guarda a intrighi elettronici o arrangiamenti barocchi. Il riff distorto di basso su cui poggia la struttura della canzone può essere considerato manifesto sintetico della musica dei Barriga: essenziale, vibrante, rock. Il video si sviluppa su due scenari diversi: quello reale della band, e quello virtuale, che rappresenta Alberto protagonista di celebri videogiochi vintage. Un giovane che si trova contro dei mostri virtuali: proprio qui sta il significato di Non Puoi Toccarmi Sul Web.

“Non Puoi Toccarmi Sul Web siamo noi quattro che ci rendiamo conto di passare più della metà di ogni giorno attaccati ad uno schermo. Siamo noi quattro che al contempo parliamo di sesso fino a quando Fra esclama ‘non puoi toccarmi sul web’, Picchio commenta ‘bello’ e così nasce il pezzo. Non è un attacco ad ipotetiche ragazze che passano le giornate sui social e non vuole lanciare messaggi sessisti: l’unico attacco semmai è a noi stessi, da cui siamo partiti per sviluppare un giudizio sulla società. Perché quando abbiamo alzato la testa e ci siamo guardati intorno, davvero ci siamo accorti che ‘siamo tutti quanti in overdose di Wi-Fi’” (Barriga)

BIO
I Barriga sono Francesco, Nicolò, Alberto e Marco. Il progetto prende vita nel 2017, ma i quattro bresciani suonano insieme dall’inverno del 2012, quando Marco entra a far parte dei Tutti Frutti +1, rock’n’roll band con cui il quartetto muove i primi passi. Come Tutti Frutti +1, i quattro si fanno notare per i loro live particolarmente energici e travolgenti, dapprima nel bresciano e poi nel resto del Nord Italia. Registrano un EP auto prodotto di brani inediti, pubblicato nel 2016 e seguito da alcuni passaggi in radio locali e da un’ultima serie di concerti, per poi decidere di abbandonare definitivamente il mondo delle cover.
Da questa necessità di esprimersi e raccontarsi nascono i Barriga, che fin da subito si concentrano su un lavoro di scrittura e ridefinizione del sound, combinando sonorità rock anglosassoni con testi in lingua italiana. Decisiva in questo processo la collaborazione con Pietro Paletti, produttore del loro primo disco, Insana Voglia, contenente 10 brani inediti in italiano. Nel frattempo prendono vita e si consolidano nuove collaborazioni (Doclive, Freecom, Lilium Produzioni, Trafic Humain).
Contatti:

Etichetta: Freecom / Lilium Produzioni
Management: Doclive
Ufficio Stampa: Astarte Agency  

Facebook: www.facebook.com/barrigaband/
Instagram: www.instagram.com/_barriga_/

AMANOLIBERA, “UN GIORNO MIGLIORE” Nuovo Singolo in radio dal 23 febbraio

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Il brano è tratto dal loro album “Crescerai”, pubblicato da TamTam Production, neonata etichetta discografica torinese il cui obiettivo principale è quello di fornire un supporto concreto a musicisti e band che propongono musica propria.

Con “Un giorno Migliore” gli AmanoLibera auspicano un mondo migliore per tutti, soprattutto per le generazioni a venire.
Un invito affinché ognuno si impegni, in prima persona, a migliorare le cose e farlo adesso in quanto ciò che si vede, attorno a noi, non prospetta niente di buono.
Ogni alba dev'essere eccellente e ogni tramonto ancora di più.

Con questo modo agire e di vivere positivo, riusciremo a dare uno straordinario contributo concreto, a migliorare i rapporti tra le persone e far crescere i nostri figli in un mondo migliore

“Un Giorno Migliore”, il nuovo singolo degli AmanoLibera sarà in rotazione radiofonica a partire dal 23 febbraio.

Gli AmanoLibera sono Gianluca Boldoni (voce e chitarra acustica), Andrea Litamè (chitarra solista), Matteo Stramesi (basso), e Luigi FUsilli (batteria).

ANDREA RONCATO e Angela Melillo in "Lo zio di città" dal 21 febbraio al Teatro Tirso De Molina

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Uno dei temi più trattati dai media arriva a teatro con il nostro Andrea Roncato che interpreterà un omosessuale costretto a nascondere la sua vera natura per via dei pregiudizi. Ad affiancarlo sul palcoscenico ci sarà la splendida Angela Melillo coadiuvata da Moreno Amantini e la verace Daniela Terreri, ne verrà fuori una divertentissima commedia dal titolo “Lo zio di città” scritta e diretta da Piero Moriconi.

Lucio (Andrea Roncato) giunto ormai in un’età in cui il bilancio con la vita ed il proprio passato irrompe con prepotenza, passa il suo tempo davanti allo specchio.  Croce e delizia della sua vita. Allontanato dalla sua famiglia molti anni prima, partì da un paese del sud con una valigia piena di sogni e voglia di cambiamento. Il teatro, recitare, evolversi. Questo era il suo unico obiettivo. Accettava qualsiasi ruolo. E nonostante questo la sua carriera di attore finì molto presto. Ma con l’evolversi della società e la nascita di club di un certo tipo finalmente cominciò ad esibirsi in pianta stabile nel genere di locali dove era se stesso e poteva essere libero di vivere la sua vera natura. Appena arrivato nella grande città viene aiutato e sostenuto dalla sua migliore amica Rossella. Finalmente dopo tanti anni la famiglia di Lucio lo cerca. È La sorella a cercarlo per comunicargli che sua nipote Catina vorrebbe fare un viaggio nella grande città e quindi chiedono a lui ospitalità per la ragazza. Lucio non vuole rinunciare ad un’opportunità di ricongiungimento, ma non vuole nemmeno che la sua famiglia scopra quale tipo di vita è la sua. Così chiede a Rossella di aiutarlo ad inventare una vita diversa. Ma tutto precipita perché Catina è troppo curiosa e invadente. Lucio a disagio decide di mandarla via…fino ad arrivare alla grande rivelazione
TEATRO TIRSO DE MOLINA

Ass. Cult. BeYond
presenta

Andrea Roncato e Angela Melillo
in
LO ZIO DI CITTÀ

Scritto e diretto da Piero Moriconi

Da mercoledì 21 febbraio al 4 Marzo

SCENE Marino Geusa
LUCE E FONICA Danilo Sabelli
ABITI Gai Mattiolo


COSTO BIGLIETTO 
Intero: 
mercoledì e giovedì € 25
venerdì, sabato e domenica € 27
Ridotto: 
mercoledì e giovedì € 22
venerdì, sabato e domenica € 24

ORARI
mercoledì, giovedì, venerdì e sabato ore 21:00
sabato e domenica ore 17:30

Biglietti in vendita anche su TicketOne 
www.ticketone.it



Teatro Tirso De Molina
Via Tirso, 89 (Piazza Buenos Aires)
00198 Roma
www.teatrotirsodemolina.it
Parcheggio convenzionato in Via Tirso, 14
Per info: 06.8411827

Tutti giù per terra di Enzo Marcelli al Teatro L'Aura di Roma dal 21 al 25 febbraio

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Dal 21 al 25 febbraio al Teatro L’Aura andrà in scena il cabaret, con lo spettacolo Tutti giù x terra, scritto da Enzo Marcelli con Federico D’Andrea, diretto da Chiara Pavoni. Sul palco, oltre a Enzo Marcelli, saranno protagonisti Michela Milani, Marzia Meddi, Nicola Macchiarlo, mentre la voce fuori campo sarà di Federico D’Andrea.

Il cabaret è il suo mondo e ama far ridere più di ogni cosa… o quasi…

Ecco la nuova esilarante commedia di Enzo Marcelli. Una commedia cabaret che vi farà morire dalle risate.

“Tutti giù per terra” nasce dall’esperienza maturata da Enzo Marcelli nel corso della sua carriera artistica, toccando il teatro, il cinema, la televisione e nasce dalla voglia di raccontare quella esperienza regalando un sorriso, talvolta anche lasciando spunti di riflessione.

Una carrellata di situazioni in cui ognuno può ritrovare un po’ della propria quotidianità, lasciandosi prendere per mano da Enzo che ci porterà a fare un gigantesco girotondo, fino a cadere “Tutti giù per terra”…dalle risate!

E’ una originale rivisitazione del classico ed esilarante Cabaret romanesco!  Enzo Marcelli ci propone una dissacrante rilettura della realtà di strada, una satira sui problemi della vita di tutti i giorni e una grottesca analisi dei cliché romani. Con la sua caricaturale figura a metà tra un Ciccio Bombo anni 80 ed un personaggio degno di un sudicia di Suburra, Enzetto ci accompagna per due ore di risate, prese in giro e sarcastiche riflessioni

Da non perdere!

TUTTI GIÙ X TERRA

di Enzo Marcelli e Federico D’Andrea

con Michela Milani, Marzia Meddi, Nicola Macchiarlo e Enzo Marcelli

voce fuori campo Federico D’Andrea

regia di Chiara Pavoni

assistenti alla regia Beatrice Khechini e Giulio Laurenziana

fonico Diego Pignalosa



Teatro L'aura

vicolo di Pietro Papa

dal 21 al 25 febbraio

Dal giovedì al sabato ore 21.00

domenica ore 18

info e prenotazioni 0683777148 oppure 3464703609

o tramite nuovoteatrolaura@gmail.com

Biglietto 12€

IIC, il 21 febbraio conferenza "Dall'Unione europea agli Stati Uniti d'Europa: la sfida di Giuseppe Mazzini"

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In occasione del 35° anniversario dell'associazione Giuseppe Mazzini di Bruxelles.

"Il pensiero di Mazzini ha ispirato il Risorgimento, l'opera di costruzione dello Stato unitario, la Resistenza. Ancora oggi l'Italia democratica e repubblicana ritrova in esso le ragioni per promuovere lo sviluppo dell'Unione europea e delle Nazioni Unite guardando alla fratellanza universale dei popoli" Carlo Azeglio Ciampi

Conferenza di Mario di Napoli, presidente dell'Associazione e consigliere parlamentare presso la Camera dei Deputati.

Prenotazione obbligatoria qui

Informazioni
Data: Mercoledí 21 Febbraio 2018

Orario: Alle 19:00

Organizzato da : Associazione Giuseppe Mazzini Bruxelles

Ingresso : Libero

Luogo:Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles

ARTE: CAMILLA ANCILOTTO COLORA ARTROOMS FAIR ROMA 2018 AL THE CHURCH PALACE HOTEL dal 2 al 4 Marzo

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Camilla Ancilotto è tra gli artisti selezionati per il lancio italiano di Artrooms, la prima fiera internazionale di arte contemporanea a offrire spazi espositivi gratuiti agli artisti indipendenti, che inaugura in Italia dal 2 al 4 Marzo 2018 presso l’hotel The Church Palace in Via Aurelia 481 a Roma.

Tre le sezioni dell’esposizione: Room, Sculpture   Park – nella quale sono inserite le opere di Camilla Ancilotto - e   Video  Arte.
Scopo  dell’evento italiano è esportare il concept che Artrooms London ha reso popolare          nelle ultime quattro edizioni,          a partire dal 2015: Artrooms Roma permetterà ad artisti provenienti         da ogni parte del mondo di esporre i loro lavori nelle camere di The Church Palace, trasformate per    l’occasione in atelier dagli artisti stessi.                  

L’installazione interattiva dal titolo AB OVO - presentata per Artrooms Fair Roma 2018 Park - consta di 4 sculture dalla vivace cromia ispirate all’antico rompicapo cinese del Tangram, interpretato dall’artista nella sua variante ovale. Dislocati nel suggestivo parco del The Church Palace Hotel, un coniglio, una gallina e un cavalluccio marino (realizzati in polistirene resinato) stimolano, con la loro geometrica essenzialità, la percezione visiva del pubblico; il quarto manufatto, costituito da moduli in gommapiuma foderata di tessuto tecnico impermeabile, è adagiato sul suolo in attesa di essere assemblato e fantasiosamente manipolato da visitatori di tutte le età. 
Esaltando l’aspetto ludico dell’arte, AB OVO intende rivalutare il potere terapeutico e didattico della creatività e dell’immaginazione invitando i fruitori a irrompere nel circuito creativo dell’opera e porre a confronto la propria ricettività con la sensibilità dell’artista. Il carattere prettamente fisico e coinvolgente dell’installazione - allegra performance in fieri agli antipodi rispetto alle tecnologie virtuali alienanti che la nostra era digitale impone nel panorama artistico attuale -  e la marcata versatilità delle opere rendono la fruizione di AB OVO un’occasione per sperimentare l’arte divertendosi e al contempo riflettere sulle “7 pietre della saggezza” (traduzione della parola Tangram): nel preoccupante quadro storico odierno in cui la contrapposizione tra mondo occidentale e mondo orientale si prospetta sempre più drammatica (sia dal punto di vista politico-economico che religioso), la secolare sapienza della cultura cinese rappresenta un’importante risorsa a cui attingere sempre. 
“Ogni gioco è innanzitutto e soprattutto un atto libero” (J. Huizinga), così come lo è il fare artistico: in un allestimento che celebra il carattere festivo della fiera d’arte londinese, AB OVO sottende la filosofia del gioco quale metafora della vita attraverso cui esprimere e comprendere la creatività contemporanea.

SECONDA VITA, “Vorrei una seconda vita” nuovo singolo e videoclip del duo Longoni-Dresti

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Si tratta di una canzone di rara profondità ed emozionante atmosfera melodica che riflette un desiderio comune a molti di noi: quello di vivere un’altra diversa vita o di avere una nuova occasione in questa. Del resto oggi, grazie all’esistenza e alla “giovinezza” che si allungano e protraggono, si aprono tante differenti possibilità di cambiamento per raggiungere una piena espressione di sé.  

Il brano “Vorrei una seconda vita” è quello che meglio rispecchia il senso del progetto discografico di Umberto Longoni e Tony Dresti, ovvero del duo Seconda Vita che, dopo lontani trascorsi nella musica, sta cogliendo una seconda opportunità.
Il videoclip del brano raccoglie e presenta una suggestiva sequenza di immagini che si muovono e scorrono sul lungo e sottile filo del tempo, incominciando dall’infanzia dei protagonisti, passando attraverso la “prima vita” musicale di entrambi per giungere a quella nuova di oggi: la seconda vita, appunto. 
Il singolo “Vorrei una seconda vita” del duo Seconda Vita sarà in rotazione radiofonica a partire dal 23 febbraio, in contemporanea alla pubblicazione del videoclip su Youtube.
Il brano è il secondo estratto dall’album dal titolo “Scusa se sono un poeta”, pubblicato dall’etichetta Saar Records.
Il duo Seconda Vita si esibirà in un concerto acustico presso GINO GUITARS (Viale Certosa 191 - Milano) venerdì 23 febbraio alle ore 18.30.
I protagonisti del progetto musicale “Seconda Vita” sono Umberto Longoni e Tony Dresti.  Il primo, voce e chitarra, oltre che autore della maggior parte dei pezzi del duo, da giovanissimo ha realizzato varie cose interessanti in ambito musicale, collaborando a lungo con Daniele Pace (noto per avere firmato con Panzeri e Pilat innumerevoli brani in cima alle classifiche).
Inoltre ha scritto una canzone di Gigliola Cinquetti (“Artista e vagabondo”) che ha girato il mondo. Oggi è psicologo e scrittore. Il secondo, Antonio Dresti, ex bassista live di Battiato, eseguì le parti di “L’era del cinghiale bianco”, “Patriots to arms” e “La voce del padrone”. Con l’orchestra di Rinaldo Prandoni ha inciso il 45 giri “Il cuore brucia” oltre ad avere avuto molte altre esperienze artistiche di alto livello.

Alex Bandini, su Youtube il videoclip di "Federico e il mare" del cantautore abruzzese

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Da ieri su Youtube il videoclip del brano “Federico e il mare” del cantautore abruzzese Alex Bandini, secondo estratto da “Milleluci” (Lumaca Dischi), nuovo album con la collaborazione dei musicisti della Brunori Sas.

“Federico e il mare”, registrato presso il Sound Factory Studio di Cosenza (missato e masterizzato da Vladimir Costabile e Francesco Malizia presso il Kaya Studio di Cerisano - CS) è il racconto, il ricordo della propria infanzia felice contrapposto al presente, in perenne equilibrio precario sul filo di una vita che non ci piace. Questa canzone è per Federico, amico per poco, assente da troppo.
Il video è realizzato da Valentina Secone e Alex Bandini: “Il mare. Una spiaggia. Il proprio passato. Nel video, montato al contrario, il puzzle si scompone lentamente fino a ritornare nella propria scatola, allo stesso modo in cui vorremmo che a riavvolgersi al contrario fosse la nostra vita; per ricominciare da capo, come un vecchio nastro”, racconta il cantautore abruzzese.

Il primo singolo è stato “Corri Valentina Corri”, “una lettera d’amore verso mia sorella”, il video su Youtube.

Alex Bandini, nome d’arte di Alex Secone, classe ’86, nasce ad Atri (TE). Studia pianoforte moderno fin da giovanissimo. Si laurea in filosofia all’università di Chieti e per alcuni anni insegna pianoforte in una scuola musicale di Pescara. Consuma la poetica e i versi dei più importanti cantautori del nostro paese. Negli anni del liceo ripone in un cassetto il canzoniere italiano e arriva la fascinazione per il rock, soprattutto inglese ma non solo. Per colpa o per merito degli studi pianistici ascolta anche tanta musica classica. La scoperta e l’innamoramento per Smiths e Cure, ancora tra i preferiti in assoluto, e il ritorno ai cantautori ascoltati da bambino, lo spingono a scrivere le prime canzoni.
Nel 2012 firma per Seahorse Rec. il suo primo disco “Piccole catastrofi” con lo pseudonimo IlSogno IlVeleno. Il disco è ben accolto dalla critica specializzata e dal pubblico. Porta la sua musica nell’intero Belpaese e divide il palco con artisti importanti come Dimartino e Jens Lekmann. Il 2014 è l’anno di un nuovo inizio: in omaggio all’alter ego letterario di John Fante, scrittore americano di origini abruzzesi, sceglie di chiamarsi Alex Bandini, nome con il quale pubblica “Signore e signori buonanotte” (New Model Label/Picicca). È selezionato dalla giuria del Premio Tenco per “Il Tenco ascolta”, evento grazie al quale ha l’occasione di condividere il palco con Roberto Vecchioni. Viene invitato a partecipare al 20° Festival Leo Ferré di San Benedetto del Tronto (AP) in apertura al concerto di Benjamin Clementine. Nel 2016 decide di compiere un’emigrazione al contrario: si stabilisce alcuni mesi in Calabria, a Cosenza, per scrivere e registrare il secondo disco con la collaborazione dei musicisti della Brunori Sas. “Milleluci”, questo il titolo del nuovo album, vedrà la luce il 9 marzo 2018 per La Lumaca Dischi.

La cultura, il talento e le forti radici: Maria Fosco e Marisa Iocco, due belle bandiere dell’emigrazione abruzzese in America

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di Domenico Logozzo* “Vogliamo evidenziare il notevole apporto delle donne nell’attuazione dei nuovi progetti di sviluppo sociale, economico, politico e culturale, con il riconoscimento del loro vero valore nella nostra realtà”.
Questo lo spirito con cui l’Orsogna Mutual Aid Society, la società di mutua assistenza nata nel 1939 per aiutare in America gli immigrati di Orsogna (Chieti), celebra a New York la Festa della Donna 2018. A sottolinearlo è Maria Fosco (nella foto con Mario Fratti), vice presidente dell’Italian American Museum di New York, figlia di orsognesi, molto legata alla terra d’origine di papà Antonio e mamma Filomena. “Sono orgogliosa delle mie radici - dice -, le conservo gelosamente e in Abruzzo torno sempre con grande piacere”. È impegnata da anni in iniziative in favore della comunità italo-americana e nel 2002 è stata insignita dal presidente Napolitano del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Molto apprezzata e più volte premiata. In Italia, a Montesilvano, ha ricevuto dall’Associazione Dean Martin il Premio Abruzzesi nel mondo “per aver dato corpo a quel sogno americano che in tanti hanno inseguito come emigranti”.

In America ha avuto il Premio Joe Petrosino in occasione del Columbus Day, dedicato alla memoria del poliziotto italo-americano assassinato a Palermo all’inizio del secolo scorso. “Amo la comunità italo-americana, faccio di tutto per aiutarla, con la stessa passione che ha dimostrato Petrosino nel proteggerla dalla mafia e dalla Mano Nera”, sottolinea Maria Fosco. “Come Joe Petrosino, ho lavorato e lavoro per far crescere la nostra comunità e difenderla anche da ogni forma di discriminazione”. Donna di cultura, due lauree (in Scienze politiche e in Storia dell’Arte), ruoli rilevanti nel Queens College e nell’Italian American Institute “John D. Calandra”, che con fermezza ha difeso dalla chiusura. Decisa e determinata nel sostenere le battaglie di civiltà. Nel 1999 è riuscita a far applicare una legge del 1964 che garantiva i “diritti civili” agli italiani d’America. E fu così che l’Istituto non venne soppresso. Tra i fondatori dell’Italian American Museum, ne ricopre l’incarico di vice presidente. “La giornata più felice è stata quando a New York abbiamo comprato il palazzo per il Museo che si trova a Grand & Mulberry Street. E’ proprio nella zona dove Joe Petrosino ha fatto il poliziotto. Era il suo quartiere”. 

Maria Fosco ricorda il ruolo che le donne orsognesi hanno avuto nel processo di integrazione delle famiglie nella società americana. “Sono state custodi delle tradizioni e dei valori fondamentali della famiglia. Determinanti nell'aiutare i figli ad integrarsi. Senza tradire mai le radici. Preziosa eredità. Da non disperdere”. Donne che si sono fatte sentire. E si fanno sentire. E si fanno apprezzare. “Oggi sono la forza vitale della comunità orsognese. Fortunatamente i membri dell’Orsogna MAS (Mutual Aid Society, era una società tutta maschile) per consentire all'organizzazione di andare avanti, hanno stabilito che le donne possono farvi parte e portare le loro famiglie. 78 anni dopo, le donne partecipano attivamente, prendono la maggior parte delle decisioni e mantengono la continuità”. 

A Maria Fosco chiediamo quali sono stati i fattori che hanno maggiormente inciso nella sua formazione umana, culturale e professionale e che le hanno consentito di ottenere significativi riconoscimenti, come la vicepresidenza di Orsogna MAS e la presidenza degli eventi dell'Italian American Museum di New York. “La mia famiglia - ci risponde - viveva vicino alla sede dell’Orsogna Mutual Aid Society e così sono cresciuta in quell'ambiente di grande cultura. I miei genitori erano estremamente attivi e anche io fin da ragazza ho partecipato con loro alle varie iniziative. Questa è stata la mia fortuna. Sono stati formidabili gli anni giovanili spesi nell'organizzazione”. Riconosce di avere “imparato tanto sulla società degli immigrati, sulla struttura organizzativa, sulla storia, sulle loro esperienze. Conoscenze che hanno gettato le fondamenta per il lavoro che ho poi svolto professionalmente”.

Tanto impegno e lungimiranza. Felice per i risultati: “Ho passato una vita a studiare le lotte e le conquiste degli italo-americani. Essere una fondatrice del Museo Italo Americano è il culmine di una vita di lavoro”. Maria Fosco ricorda “orgogliosamente quel giorno del 1998 in cui venni eletta presidente dell’Italian Welfare League, un’organizzazione fondata nel 1920 per aiutare gli immigrati italiani”. La forza delle donne, le sfide, i successi di ragazze partite dal loro paese con una valigia piena di sogni e sbarcate in America con tanta voglia di farcela, mettendo a frutto le esperienze e gli insegnamenti avuti nella terra natia. Un patrimonio che se ben sfruttato rende bene. Eccome. Ci sono casi esemplari, donne intraprendenti e creative che ce l’hanno fatta a realizzare il sogno di “conquistare l’America”. Buoni esempi e buone lezioni. 

Quest’anno il discorso di apertura della Festa della Donna dell'Orsogna Mutual Aid Society sarà tenuto da Marisa Iocco “unica chef a Boston di origine italiana”, una vera autorità nel campo culinario. Ha creato più di venti ristoranti. Tutti di successo. E’ considerata “un modello per i giovani cuochi”. Originaria di Orsogna, nel libro Ogni menu è una storia d'amore, racconta come il sogno americano è diventato una meravigliosa realtà. “Un omaggio alla mia terra e alla mia famiglia. Un libro di memorie ma anche un manuale di cucina”, ha spiegato in una intervista alla seguitissima trasmissione Community di Rai Italia. “Bisogna crederci, fare qualcosa di diverso, di autentico”, sottolinea. 

“Il talento e l’influenza di Marisa Iocco - leggiamo nella biografia - hanno cambiato per sempre la nozione di cucina italiana dei bostoniani. Apripista per le cuoche nel Nordest per il suo senso degli affari, la sua abilità nel trasformare un membro in famiglia. E’ diventata sinonimo di modernità e si è guadagnata la fiducia di critici e consumatori a livello locale, regionale e nazionale”. Nell’accettare l’invito dell'Orsogna Mutual Aid Society, Marisa ha commentato: “Pensare che un'organizzazione come questa mi ha invitato per esprimere qualcosa che amo profondamente, collegarmi con le persone attraverso il mio retaggio culturale e attraverso il cibo, è una benedizione". Ha ricordato il valore delle radici: “E’ qualcosa che non perdiamo mai. Ci segue ovunque andiamo e ci dà forza quando ne abbiamo bisogno”. 

A sceglierla è stata proprio Maria Fosco. “Ogni anno cerco di far venire persone che trasmettono idee e aiutano le donne italoamericane, soprattutto le più giovani, a concretizzarle. Marisa l’ho conosciuta ad Orsogna. Incontro casuale. Abbiamo parlato del buon cibo abruzzese, delle antiche ricette che da Orsogna ha esportato negli Stati Uniti. Molto affabile, amabile. Ne avevo tratto una bella impressione. Non sapevo e né immaginavo che lei era molto famosa a Boston. Ho così iniziato a seguirla sui social media, affascinata dal suo successo, dalla sua umiltà e dalla sua dedizione alle radici abruzzesi. Quando dissi al presidente di Orsogna MAS, Tony Carlucci - molto attivo e veramente uno che dà l'appoggio alle donne dell’organizzazione - che ero intenzionata a farla venire a New York per la Festa della Donna di quest’anno, lui aveva avanzato qualche dubbio sul fatto che lei potesse accettare l'invito “a causa del suo status di celebrità a Boston”. Marisa accettò subito l'invito, con entusiasmo, il che dimostra che lei ha un amore per gli orsognesi ovunque essi siano”. E poi precisa: “Non le ho chiesto di parlare solo perché è chef professionista e perché ha introdotto con successo la cucina abruzzese a Boston. Il mio obiettivo è quello di presentare e far conoscere una donna venuta in America con un'idea (e con il talento) per conquistare una città. E ce l’ha fatta. Voglio che lei ispiri le giovani donne orsognesi, facendo capire con l’esempio che qualsiasi cosa può essere realizzata, nessun traguardo è impossibile raggiungere, se metti in gioco la tua mente, la tua fede e la tua disciplina”. 

E saranno tante le donne presenti alla manifestazione dell'Orsogna Mutual Aid Society in occasione della Giornata internazionale della Donna. Il pranzo si terrà domenica 4 marzo presso il locale dell'organizzazione ad Astoria, nel Queens di New York. “Finora 150 donne si sono registrate per partecipare all'evento”, rileva con soddisfazione Maria Fosco. Oltre le migliori previsioni. “Sì, inizialmente pensavamo di avere 100-120 adesioni, ma Marisa per noi è una celebrità e il numero delle partecipanti è aumentato sensibilmente. La maggior parte sono giovani interessate a conoscere la storia di una emigrante di successo, una ragazza di Orsogna che è arrivata negli Stati Uniti 30 anni fa e si è fatta un nome”. 

Maria Fosco la considera “una fonte d'ispirazione” per le giovani orsognesi. “E’ il motivo per cui questo evento è per noi così importante e confesso di essere entusiasta del fatto che abbiamo ricevuto una tale risposta dalle donne della nostra comunità”. Interesse e partecipazione. “Parte da questa nostra iniziativa un messaggio ben preciso di effettivo sostegno alle giovani nei loro ruoli futuri”. Donne affermate che vogliono aiutare altre donne ad affermarsi. Alla vigilia dell’edizione 2018 della Giornata della Giornata internazionale della Donna, un bel messaggio dalla positiva e propositiva comunità italo-americana di Orsogna. 

*già Caporedattore TGR Rai


L'IMPORTANZA DELL' ARTE DELLA SEDUZIONE. TORNATE AD IMPARARE AD USARE LA TESTA, LE GAMBE, LE MANI, LO SGUARDO, LA VOCE, IL DRESS ADEGUATO PER OGNI OCCASIONE. È UN GIOCO MERAVIGLIOSO

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Sono stata all'apertura della Milan fashion Week. Evento importante.

Il dress code era la Belle Époque. Anni sfolgoranti, di una raffinatezza estrema. Una femminilità evidenziata da portamento, comportamento seduttivi che nascono proprio in questa epoca. È il vintage per eccellenza che io adoro a tal punto da indossarlo in chiave moderna anche nella mia vita.
È un dress code difficile perché concerne un vero e proprio mood. Outfit e portamento. Non è ammesso sbagliare perché la pericolosa linea sottile che separa la sensualità dalla volgarità fino ad arrivare a visioni drammaticamente pornografiche qui è davvero rischiosa.
Non bisogna esagerare.  È un fatto di equilibrio nel creare un outfit sofisticato senza appesantire. Purtroppo ho visto donne che sembravano uscite da un negozio di maschere di Carnevale. Grottesche nel vestire e nell'atteggiamento. Se non si ha l'attitudine nel voler essere femminili, dimenticate la Belle Époque.  Ho apprezzato molto di più Signore che hanno preferito indossare abiti eleganti e neutrali al dress code.
Io ho indossato un mio capo vintage acquistato più di 15 anni fa e vi assicuro mai indossato perché è talmente sofisticato che necessita di un'adeguata atmosfera. 
È un Jean Paul Gaultier color cioccolato in crêpe de chine con una lunghissima striscia dello stesso tessuto da avvolgere intorno al collo. Ricordate tutto ciò che si avvolge intorno al collo deve cadere sulla sinistra del corpo. Tutto l'abito è bordato da piume di struzzo. Fondamentale l'intimo. Ho visto dress che segnavano l'intimo o di un colore che combatteva con l'abito. Nel mio caso il dress è marrone, logico che l'intimo, in questo caso una sottoveste in seta come si usava negli anni '20 deve essere dello stesso colore. Un no gigantesco al nero per il semplice fatto che il Gaultier non è nero! Oltre al nero e al bianco ci sono milioni di colori per l'intimo. Il gioiello più importante deve essere la broche che in questo caso blocca la lunga striscia. La broche è sempre stata indiscussa protagonista di classe. Io non riesco a farne a meno. Ma anche questo accessorio così sensuale è stato dimenticato. Quel dommage! Scarpe solo Charleston argento/oro. Due orecchini non vistosi e un anello per ogni dita. Tutto come si adornavano le Signore di quel meraviglioso passato. Piedi e mani devono essere perfette. In quegli anni i capelli si portavano corti con piccole decorazioni ad un lato. Io ho messo due forcine di brillantini. Mai uscire senza il proprio profumo. Vi identifica e vi fa ricordare. Poco trucco. Un vezzo, il famoso bocchino che dà eleganza se si sa interpretare. Pochette di coccodrillo color cioccolato vintage e sopra una splendida stola di pelliccia sempre nella stessa nuance dell'abito adornata da brillantini quasi nascosti. Io non porto le calze. Trovo la pelle delle gambe se compatta ed eterea estremamente sensuale. In questo caso è ammessa la velata con riga dietro. Ma cosa ho visto??? Cos'è questa ossessione della riga colma di brillantini? Questa è volgarità che arriva fino alla pornografia anche se avete splendide gambe. È un deciso no a questo genere di calze. È davvero brutto a vedersi quando una donna volontariamente alza l'abito per mostrare ancora di più le gambe con indosso queste calze da sexy shop. Anche perché nella maggior parte dei casi la coscia che si vuole mettere in vista è sempre troppo tornita. Nascondetela. Se non avete gambe snelle, coscie slanciate con quella riga marcata e così seducente che separa la parte superiore della coscia da quella inferiore, non farete altro che rendervi ridicole. Questo è uno sbaglio irrecuperabile. Eppure ho visto e vedo questo esibizionismo da "Avanspettacolo" aggravato da trucchi pesanti su visi già molto duri che invece andrebbero addolciti,  e brillantini ovunque.  Per non parlare dei capelli. Di nuovo il biondo  non è giallo, è biondo. Di nuovo le cofane sono terrificanti. Sono severa. Ma dico il vero. Se pensate di essere seducenti in questo modo non avete compreso nulla dell'arte della seduzione. È seducente se l'abito si sposta senza che voi ve ne rendiate conto. Avete dimenticato uno dei gesti più seducenti che una donna possa fare. Non sapete più accavallare le gambe. Grave. Vedo accavallamenti troppo volgari, gambe troppo staccate, posizione dei piedi scorretta, mosse velocissime.
Intanto la schiena deve essere dritta. Poi lentamente e consapevolmente portate la gamba destra sopra la sinistra o viceversa in modo che le cosce siano non semplicemente unite ma strette. Ginocchia strette, polpacci stretti. la gamba che poggia a terra deve essere molto inclinata quasi a sentire un piacevole dolore, e la caviglia deve essere girata verso l'interno perché la pianta del piede sia inclinata e poggi solo in parte terra. Tra il piede che invece rimane sospeso e quello parzialmente a terra deve esserci una distanza. 
Non sapete più usare le mani. Non sono un optional. Vanno mosse con grazia. Siate maliziose, sorridete, giocate con lo sguardo, siate dolci, e parlate senza urlare.  La voce deve essere musica. Ma musica che possiede un forte bagaglio culturale. Altrimenti desistete. 
Sara Tacchi
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FERRARA IL 3 MARZO APRE LA 2° TRIENNALE DI ARTI VISIVE. Mostra fino al 17 marzo

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FERRARA - Sabato 3 marzo 2018, alle ore 10, sarà inaugurata a Ferrara, presso le sale espositive delle Grotte Boldini (Via G. Previati,18), la seconda edizione della Triennale Internazionale di Arti Visive, rassegna d’arte contemporanea di elevato spessore artistico e culturale, in programma fino al 17 marzo, promossa e organizzata dall’Associazione culturale Primaluce.
Presenterà la mostra la dr. Nadia Celi, semiologa e critico d’arte. Saranno presenti al vernissage Augusto Medici (editore della rivista contemporart); Ketty Carraffa (docente di cinema, scrittrice, conduttrice tv e opinionista); Fazio Gardini (fotografo di Cinecittà, Rai, Vaticano e Mediaset); Sandro Minichiello (direttore di “Sound Italia Video Radio World Wide”) che trasmetterà l’evento “in diretta” sul web e sui social network.

La manifestazione, organizzata dall’Associazione Primaluce con il Patrocinio del Comune di Ferrara - Assessorato alla Cultura, Turismo, Giovani, Personale -, si propone di dare un contributo alla promozione ed allo sviluppo della ricerca creativa. Vuole inoltre essere un momento di riflessione e di confronto tra artisti, critici, addetti ai lavori e pubblico. Un appuntamento per produrre incontri e allacciare nuovi contatti nel comune interesse per l’arte. Una kermesse di tale portata costituisce un evento in grado di offrire un’ambita vetrina espositiva ad artisti noti e meno conosciuti e di rappresentare un ponte per instaurare un proficuo dialogo con il pubblico e con gli specialisti del settore, ponendo a confronto risultati ed esperienze differenti.

La realizzazione della 2^ Triennale di Arti Visive di Ferrara è una prova di grande impegno organizzativo, oltre che d’una profonda conoscenza del contesto artistico nazionale ed estero. Artisti da tutto il mondo, appartenenti a diverse culture e svariate discipline, si cimentano in questa notevole rassegna d’arte contemporanea. Un ricco catalogo presenta le opere e le riflessioni degli artisti selezionati per la mostra e pubblica tutti i nomi di coloro che si sono lasciati coinvolgere da questo importante concorso internazionale. 

La Triennale, che già nel 2015 nella prima edizione raccolse un significativo successo, si privilegia di una splendida cornice qual è Ferrara, città degli Estensi patrimonio dell’Umanità, con una consolidata tradizione artistica e culturale. Le opere selezionate saranno in mostra ininterrottamente dal 3 al 17 marzo 2018 negli spazi espositivi delle Grotte Boldini, in Via Previati 18, e del Palazzo Sacrati Muzzarelli Crema, in Via Cairoli 13. Nel primo pomeriggio del 3 marzo, giorno stesso dell’inaugurazione, una Giuria altamente qualificata comunicherà i nomi degli artisti vincitori, individuati in ciascuna delle Sezioni - Pittura, Fotografia e Scultura - ai quali saranno consegnate le targhe di primo, secondo e terzo classificato.  

FERTILITÀ MASCHILE DIMEZZATA: INQUINAMENTO PRIMA CAUSA (-60%). PIÙ A RISCHIO CHEF E OPERAI

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GLI ULTIMI DATI - Le cause di infertilità non sono legate solo a fattori genetici o all’età, ma hanno grande rilevanza anche quelle di natura esterna: parliamo di alimentazione e inquinamento, di alcol e fumo. Ma i rischi sono molto alti anche a causa di particolari posizioni geografiche e di stili di vita e mestieri o attività esercitate.

Basti pensare che il numero degli spermatozoi presenti nel liquido seminale, negli ultimi 30 anni, si è dimezzato: questo pericoloso trend, destinato a peggiorare ulteriormente, è, nel 60% dei casi, causato dall’esposizione ad agenti inquinanti. Gli uomini vengono colpiti soprattutto delle polveri sottili, le cosiddette pm10. Le donne invece sono maggiormente soggette ad un abuso o ad un uso poco attento di alcuni farmaci, come l’ibuprofene, un noto antinfiammatorio. Ma ci sono anche elementi di tossicità, che interessano entrambi i sessi: ad esempio negli alimenti o nelle bevande possono essere presenti sostanze altrettanto dannose, apartire dalla stessa plastica che quotidianamente viene usata nel confezionamento.

L’APPUNTAMENTO – Molti di questi temi saranno trattati venerdì 23 e sabato 24 febbraio, presso la Leopolda a Firenze, in occasione del 1° Congresso Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita, organizzato dal Prof. Luca Mencaglia, Medico Specialista in Ginecologia e Ostetricia e Direttore Unità Operativa Complessa Centro PMA USL sud-est Toscana e Presidente della Fondazione PMA.Italia.  Tra i focus in programma, le regole italiane ed europee per la donazione di gameti e la diagnosi genetica preimpianto. 

INQUINAMENTO E TEMPERATURE - Anche l’inquinamento gioca un ruolo fondamentale in termini di fertilità. La plastica delle bottiglie di acqua minerale, ad esempio, se lasciata al sole nei magazzini, rilascia sostanze che sono a base di estrogeni sintetici, minacciando quindi la fertilità maschile. Ci sono poi altri fattori già conosciuti, come fumo e alcol. 

“Alcuni ambienti particolarmente sottoposti a inquinanti, come l’area di Pescia, dove sono presenti strutture che fanno uso di concimi e fertilizzanti, possono mettere a rischio la fertilità maschile – spiega il Prof. Luca Mencaglia, Medico Specialista in Ginecologia e Ostetricia e Direttore Unità Operativa Complessa Centro PMA USL sud-est Toscana - Qui è stato riscontrato che gli uomini hanno seri problemi legati alla fertilità”. 

“Anche la geografia può condizionare la fertilità – aggiunge il Dr. Luca Gianaroli, Direttore Scientifico di S.I.S.Me.R. -  Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione, con sede principale a Bologna - e non solo da un punto di vista di inquinamento. Ad esempio l’alta temperatura influisce negativamente, soprattutto nell’uomo, come accade nei Paesi Arabi. Per quanto riguarda l’Italia, invece, non ci sono aree geografiche più a rischio, ma emergono attività, stili di vita e professioni maggiormente interessati da queste problematiche. Tra i lavoratori più esposti ci sono per esempio i cuochi, spesso a contatto con fonti di calore, ma anche tutti quegli operai che lavorano presso le fonderie o quelli esposti a radiazioni”.

ALIMENTAZIONE E DIETA MEDITERRANEA - Occorre prestare attenzione all’alimentazione: una dieta sana può comportare un miglioramento in termini di fertilità, soprattutto nell’uomo. Anche nella donna la dieta ha un ruolo importante, ma non così rilevante rispetto all’età e ad alcune malattie. Occorre sottolineare che, nonostante quello che si legge spesso sul web, non ci sono alimenti “miracolosi” che stimolano la fertilità. Tuttavia, un’attenzione nei confronti del mangiar bene può comunque influenzarla positivamente.

“La famosa dieta mediterranea è sempre il regime alimentare migliore, se seguito in maniera equilibrata e bilanciata - spiega Luca Gianaroli - Secondo un recente studio le donne sottoposte a tecniche di concepimento assistito che seguono questa dieta, hanno maggiori possibilità di avere una gravidanza.. Ci sono alimenti che, in via indiretta, possono migliorare le performance della fertilità: dalle verdure ai broccoli, tutto ciò che è antiossidante permette migliori risultati in questo senso”.

L’ORGANIZZAZIONE - PMA Italia è la prima organizzazione di centri nazionali pubblici e privati nel campo della procreazione medicalmente assistita, nata con l’obiettivo di contribuire alla lotta contro la sterilità umana, promuovendo studi e ricerche e valorizzando il rapporto con i pazienti: è la Fondazione di Partecipazione PMA Italia. Un progetto innovativo volto a trasformare lo scenario della medicina della riproduzione nel nostro Paese a beneficio sia degli operatori che dei pazienti. Scopo principale della fondazione è divenire l’interlocutore di riferimento per tutti i Centri di PMA sia per gli aspetti tecnici che per quelli scientifici.

SCONNESSI la commedia sulla nomofobia, con le musiche di Stefano Switala, al cinema dal 22 febbraio: la giornata dello #Sconnessiday

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Il 22 febbraio arriva - per la Vision Distibution - in circa 300 sale cinematografiche la commedia "Sconnessi" con le musiche di Stefano Switala.
Il giovane film composer romano è stato scelto dal regista Christian Marazziti per accompagnare con le sue musiche i diversi registri emotivi e dal forte impatto degli interpreti di questa commedia esilarante e impegnata, al tempo stesso, sulla tematica della nomofobia: ossia la paura incontrollata di restare senza connessione internet. I protagonisti sono: Fabrizio Bentivoglio, Ricky Memphis, Carolina Crescentini, Stefano Fresi, Antonia Liskova. In occasione dell'uscita del film gli attori del film lanciano la Prima Giornata Mondiale dedicata alla disintossicazione da connessione Internet, lo #Sconnessiday!. L'invito del cast viene rivolto alle famiglie, ai presidi ed insegnanti delle scuole italiane, è quello di partecipare all'esperimento di disconnessione per tutte le classi ed istituti. L'idea è d'istituire la Prima Giornata Mondiale della s-connessione, da celebrare il 22 febbraio di ogni anno, tratta con toni da commedia, come quelli creati da Stefano Switala, un tema sempre più serio: la dipendenza da Internet e smartphone.
Stefano Switala, giovane compositore romano con una formazione musicale internazionale e un curriculum degno di nota, conferma il suo impegno artistico in importanti progetti. La musica per immagini è il campo sul quale il compositore si è specializzato al Berklee College of Music negli States, dove ha trascorso sette anni, per poi tornare in Italia e produrre musica per numerose opere spaziando dal cinema alla TV, dal teatro agli arrangiamenti musicali per diverse band. Dal 22 febbraio le sue musiche originali accompagneranno nelle sale italiane la commedia Sconnessi distribuita in circa 300 sale in tutta Italia da Vision Distribution.

         
La NOMOFOBIA ovvero la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete è il tema portante di “SCONNESSI”, una commedia agrodolce che tocca problematiche attuali e sempre più evidenti nelle relazioni sociali e familiari. Lo scenario è la tecnologia e il suo uso invasivo e alienante che pervade la nostra quotidianità e il modo di relazionarci con gli altri. Ritrovarsi improvvisamente senza una connessione web si presenta come una vera e propria tragedia per i protagonisti interpretati da un cast d’eccezione con: Fabrizio Bentivoglio, Ricky Memphis, Carolina Crescentini, Stefano Fresi, Antonia Liskova per la regia di Christian Marazziti.

In questa cornice Stefano Switala è stato voluto dal regista per la sua versatilità e capacità di scrivere temi musicali di forte impatto, in grado di esaltare i diversi registri emotivi che si intrecciano nella storia.


SINOSSI: Ettore (Fabrizio Bentivoglio), noto scrittore, guru dell’analogico e nemico pubblico di internet, in occasione del suo compleanno porta tutta la famiglia nel suo chalet in montagna, e cerca di creare finalmente un legame tra i suoi due figli - Claudio (Eugenio Franceschini), giocatore di poker on line, e Giulio (Lorenzo Zurzolo), liceale nerd e introverso - con la sua seconda moglie, la bella, giovane e un po’ ‘naif’ Margherita (Carolina Crescentini), incinta al settimo mese. Al gruppo si uniscono anche Achille (Ricky Memphis), fratellastro di Margherita appena cacciato di casa dalla moglie, e Tea (Giulia Elettra Gorietti), giovane fidanzata di Claudio e devota fan di Ettore. Arrivati allo chalet, trovano Olga (Antonia Liskova), l’affidabilissima tata ucraina, con la figlia Stella (Benedetta Porcaroli), adolescente dipendente dai social network. A sorpresa arriva anche Palmiro (Stefano Fresi), il fratello bipolare di Margherita e Achille, fuggito dalla casa di riposo. Quando il gruppo rimane improvvisamente senza connessione internet, tutti entrano nel panico e le conseguenze saranno rocambolesche. I segreti e le convinzioni dei protagonisti verranno presto ribaltate, la “sconnessione” li metterà di fronte a tutte le loro insicurezze e dovranno resettare e ripartire.

Un divertente incontro/scontro che vedrà emergere gli effetti collaterali di una “doppia vita”, quella reale e quella virtuale, che vive correndo su bit, arricchito da uno spessore emotivo efficacemente espresso nelle musiche di Switala proposte in un piccolo assaggio in anteprima sul sito dell’artista www.stefanoswitala.com/listen

Sconnessiè solo uno dei lavori sui quali Switala ha lavorato negli ultimi mesi. Tra i diversi progetti citiamo: “Ötzi and the mistery of time” il family-fantasy di prossima uscita. 
Girato in lingua inglese con un cast internazionale e ricco di azione ed effetti speciali, prodotto da Onemore Picture e Rai Cinema per il quale Switala ha composto un’imponente colonna sonora in pieno stile hollywoodiano per un totale di circa 40 minuti effettivi di musica. Il film diretto da Gabriele Pignotta, con Micheal Smiley, Alessandra Mastronardi, Vinicio Marchioni (tra gli altri), racconta la storia di tre ragazzini che vivono un’avventura straordinaria insieme a Ötzi, l'Uomo dei Ghiacci del Similaun, la cui mummia torna magicamente in vita nel Museo Archeologico dell'Alto Adige dopo 5000 anni di ibernazione. Stefano ha poi lavorato alle musiche di un documentario sulla scena artistica romana contemporanea dal titolo “Roma Kaput Mundi” dei filmmakers Francesca Picozza e Andrea Santoro, con Ascanio Celestini, Massimiliano Bruno, Alessandro Mannarino e Lina Wertmüller. C’è poi la fortunata webserie “PULPette”, prodotta da VARGO e distribuita da Premiere Film, che sta ottenendo un riscontro molto positivo a diversi festival internazionali, come l’Hollywood Screenings Film Festival in cui è semifinalista.

In ambito discografico Switala ha firmato la produzione artistica e gli arrangiamenti di “Rovinare tutto”, il nuovo disco del cantautore Filippo Dr. Panico, uscito l’11 gennaio 2018 per l'etichetta piemontese Noize Hills Records; “Righteous - Sinner” il nuovo disco della pop band ginevrina Transistor Girl (SOPHIE RECORDS) per cui ha composto arrangiamenti per orchestra d'archi di alcuni brani. Infine a teatro, sue le musiche per "Prestazioni straordinarie" l’esilarante storia del porno divo Carlo Patta detto "il genio della lampo". Uno spettacolo di Micaela Andreozzi per la regia di Max Vado, con Cristiana Vaccaro e Fabrizio Sabatucci. In scena allo Spazio Diamante di Roma dal 23 al 25 febbraio.



Biografia
Stefano Switala classe 1980 inizia il suo percorso artistico degno di nota oltreoceano. Nel 2001 decide di trasferirsi negli USA per frequentare il Berklee College of Music di Boston dove si diploma in “Film Scoring” (2005), per poi iniziare subito a lavorare a New York componendo spot pubblicitari in alcune delle maggiori agenzie pubblicitarie della grande mela. Attivo anche come arrangiatore e produttore musicale nel 2007 collabora su alcuni progetti con Victor Van Vugt, il produttore di Nick Cave, Pj Harvey, Marlene Kuntz e molti altri, oltre a scrivere le musiche di un film-documentario dal titolo "Gangland Graveyard" per la PBS americana, trasmesso in tutti gli States in prima serata. Sempre nello stesso anno, fa il suo esordio cinematografico in Italia componendo le musiche originali per il film "Ma l'Amore... si!” di Marco Costa e Tonino Zangardi. Dal 2008, tornato a Roma, compone assiduamente per la TV e il teatro. Vincitore del premio Nino Rota Junior al Festival di Ravello 2009 come miglior giovane compositore di musica per immagini, Switala collabora con la Rai per la quale realizza diversi spot, sigle televisive e radiofoniche. Negli anni compone assiduamente per cinema, TV e teatro collaborando con alcune delle maggiori produzioni italiane. La sua musica è caratterizzata da un’attenta e misurata contaminazione di diverse sonorità e generi musicali che spaziano dall’orchestrale al minimal elettronico, passando per il pop/rock.


Tra gli altri lavori più importanti ricordiamo:
“Winx Club-Il mistero degli abissi" di Iginio Straffi. Il film d'animazione delle WINX, targato Rainbow CGI/Rai Cinema distribuito in 160 paesi con un’imponente colonna sonora orchestrale in pieno stile adventure.

“Amore Oggi” di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi - la commedia rivelazione prodotta da SKY che dal web è passato sugli schermi televisivi e poi al cinema.

"Ti sposo ma non troppo" la commedia sentimentale di Gabriele Pignotta con Vanessa Incontrada, prodotta da Marco Belardi per Lotus Production con RaiCinema e distribuita da Teodora Films.

 “ANCORA un’altra storia” la campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne presentata in occasione della 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

Realizzato in tre spot e un cortometraggio, scritti e diretti da Gabriele Pignotta, prodotti da One More Picture e RAI Cinema per la Fondazione DOPPIA DIFESA, di Michelle Hunzicher e Giulia Bongiorno, sequel della precedente campagna "Un'altra storia".

E-bola il docufilm sull’epidemia che negli ultimi anni ha investito alcuni paesi dell’Africa producendo uno stato d’allerta in tutto il mondo, ispirato dai casi di ebola che hanno recentemente colpito anche l’Italia. Scritto da Christian Marazziti e Luca Monti, diretto da Christian Marazziti, con Melanie Gerren, Valentina Izumi, Robin Mugnaini, Benjamin Stender.

“N.Variazioni” colonna sonora per il film di Andrea Bezziccheri vincitore del premio "35 mm" al Festival del Cinema di Roma.

 Per ascoltare le opere e avere ulteriori dettagli è possibile seguire Stefano Switala su:
www.soundcloud.com/stefano-switala                


“Newness” di Drake Doremus, film sulle dinamiche relazionali dei giorni nostri. La recensione di Fattitaliani

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di Andrea Giostra - Chi sono i “Millennial” di cui si parla brillantemente in questo interessante film scritto da Ben York Jones e diretto da Drake Doremus?

Forse è questa la prima domanda alla quale dovremmo rispondere per scrivere di questo racconto cinematografico neorealista, dei nostri giorni, del Ventunesimo secolo. La letteratura anglosassone d’oltreoceano, ma adesso anche quella europea ed italiana, definisce i Millennial come «persone nate tra il 1985 e il 2005… ovvero, la generazione di giovani occidentali nati tra la metà degli anni Ottanta e i primi anni del Duemila… vengono definiti soggetti pigri, coccolati, narcisisti e superficiali… e secondo alcuni studiosi americani, saranno “quelli che ci salveranno” perché, malgrado le apparenze comportamentali narcisistiche ed egocentriche, il sessanta per cento di loro ha come priorità quella di crearsi una buona famiglia.»
Credo che la definizione scientifica, ovvero letteraria, che abbiamo appena riportato, potrebbe essere un ottimo incipit per raccontare e scrivere di questo film che si potrà vedere solo sul sempre più potente portale Netflix.
La bulimia delle relazioni tra pari, consumate voracemente attraverso l’aggancio da siti web di incontri e sexy-chat, che hanno quale fine prioritario la novità (“Newness”) del rapporto sessuale, soddisfatto il quale si passa ad una dimensione di solitudine insopportabile che riporta, di lì a poco, il Millennial ad una irrequieta astinenza che li trascina inconsapevoli alla ricerca di un nuovo rapporto, sembra riprodurre pedissequamente lo stile di vita della società occidentale globalizzata del Ventunesimo secolo e del consumatore seriale “usa-e-getta” mosso da una sorta di forza direttrice che lo avviluppa verso un’obsolescenza programmata nevrotico ossessiva delle relazioni sociali e amicali.
Il film riproduce in modo molto incisivo e convincente le dinamiche relazionali tra pari dei giorni nostri, di giovani adulti e adolescenti di una Los Angeles del 2017, inquinate da attempati e ricchi adulti che cercano di sfruttare narcisisticamente ed egocentricamente l’apparente mancanza di punti certi di riferimento, sia morali che etici, dei giovani protagonisti di questa storia.
Laddove tutto sembra perduto, tutto vissuto con una conturbante superficialità e leggerezza che si rivela al contempo dolorosa e sofferta, l’istinto atavico dell’uomo Millennial si orienta improvviso nella direzione della cultura tradizionale che abbisogna, per raggiungere un equilibrio stabile e una vita soddisfacente, di punti di riferimento solidi e chiari che rinuncino consapevoli a tutte le possibili scelte del mondo virtual, per concentrarsi verso un libero arbitrio tipico delle tradizioni sociali occidentali che concepiscono il rapporto di coppia monogamico l’unico in grado di garantire solidità e sicurezza ad una vita famigliare fruttuosa, seppur nella consapevole conseguenza dei rischi della quotidianità e della monotonia della relazione amorosa di lunga durata.
Uno dei messaggi subliminali del film di Ben York Jones e Drake Doremus, potrebbe forse essere quello che è arrivato il momento di abbandonare il consumato detto “vivi la tua giornata come se fosse l’ultima”, che ha inquinato la vita e le scelte relazionali e sociali di tantissimi nati della seconda metà del ‘900 occidentale. La narrazione di “Newness” dimostra inequivocabile che questa matrice comportamentale genera solitudine e angoscia insopportabili.
Il film è certamente da vedere in modo transgenerazionale, per i giovani Millennial e per i nati nel ‘900 perché, senza alcun dubbio, apre uno spiraglio voyeuristico su una realtà dei nostri giorni apparentemente del sottosuolo, e perché, al contempo, innesca riflessioni interessanti che forse ci faranno comprendere qual è la direzione che ha intrapreso la nostra cultura “globalizzata” dai social e dalle nuove forme di relazione virtual.

Gabi (Laia Costa) e Martin (Nicholas Hoult) sono due Millennial che vivono e lavorano a Los Angeles nell’anno del Signore 2017. Una notte, dopo aver fissato un appuntamento attraverso una chat, si incontrano in un locale e si conoscono. La loro relazione dovrebbe essere targata “usa-e-getta”, ma si trasforma in una “live-in relationship”, una relazione abituale, stabile. Per tenere vivace e intrigante il loro rapporto, devono inventarsi delle “Newness”, delle novità, che però li porteranno in terreni tortuosi e, infine, a scelte apparentemente imprevedibili.
Qui gli articoli di Andrea Giostra
Scheda:
Titolo originale: “Newness”
Regia di Drake Doremus
Produzione Scott Free Production
Produzione Drake Doremus, John Finemore, Robert George, Elizabeth Grave, James Hoppe, Ben York Jones, Shea Kammer, Mason Novick, Michael A. Pruss, Michael Schaefer
Distribuzione Netflix
Sceneggiatura Ben York Jones
Musiche di Keegan DeWitt, Gwilym Gold
Con Nicholas Hoult, Courtney Eaton, Laia Costa, Danny Huston, Matthew Gray Gubler. continua» Luke Baybak, Rene Cadet, Jessica Henwick

ANDREA GIOSTRA
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