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Segnalibro, Giuseppe Lorin a Fattitaliani: La Poesia è la carezza della mia anima. L'intervista

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    Giovedì 8 febbraio 2018 uscirà TRANSTIBERIM (sottotitolo: Trastevere, il mondo dell’oltretomba) di Giuseppe Lorin per Bibliotheka editore (422 pagine, 22€): un libro condito da alcune poesie di Michela Zanarella dedicate alla Città Eterna, che tratta con dovizia di particolari e documentazione fotografica, luoghi, monumenti, strade, personaggi, eventi, targhe, abitazioni, leggende, posti ancora esistenti o scomparsi o da riscoprire, del valore culturale e artistico di tutta la sponda destra del fiume Tevere, fino alla sua foce. L'autore è ospite della rubrica "Segnalibro": l'intervista di Fattitaliani.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Sul comodino, abbastanza piccolo, c’è “Eleonora Duse e le donne di cultura fiorentine” di Filippo Sallusto. È un carteggio epistolario tra Maria Ponti, Angelica Pasolini dall’Onda ed Eleonora Duse. È un saggio che in alcuni passaggi mi è utile per un articolo che sto scrivendo sulla donna che ha sofferto d’amore per Gabriele D’Annunzio. L’articolo sarà pubblicato su Periodico Italiano Magazine, lo sfogliabile, diretto da Vittorio Lussana. L’altro libro, è un catalogo di un importante pittore che lentamente sta per essere dimenticato: Giacomo Porzano. Ma per non dimenticare il mio maestro, sto rileggendo “Storia di Roma” di Indro Montanelli, Rizzoli, in una ristampa del 1962. Il mio comodino non è molto grande ma sono loro che in queste notti mi accompagnano da Morfeo.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
L’aggettivo grande può specificare e guidare nella scelta, secondo il proprio percorso individuale e culturale per cui alcuni libri vengono indicati e ritenuti “grandi” da altri, mentre per me assumono diversa risultanza. Per strane ed oblique coincidenze ritengo che “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust sia la raccolta di più esistenze, di più incontri, dell’autore francese e ritengo che quest’opera di Proust sia la guida “essenziale” per chi scrive, in particolar modo gli autori attuali, guida e vademecum dei propri manoscritti ad immagine e a profumi, ovvero, dei lavori che poi vanno a proporre agli editori. Proust è un autentico insegnante di scrittura creativa e guida essenziale per chi si appresta all’arte dello scrivere e, almeno per me, è un drammaturgo ed uno sceneggiatore ultra moderno. Comunque “Le lettere e i giorni” di Proust mi hanno fatto rivivere i racconti dei miei parenti su una certa signorina Christiane Lorin, che incontròMarcel Proust nel 1903, insieme al suo fidanzato Loche ovvero, Léon Radziwill. Christiane era molto bella, intelligente ed affascinante tanto che era corteggiata anche da Lucien Henraux.  
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Il consiglio giunge dai miei interessi e non sono interessato da influenze che troppo spesso hanno una doppia valenza vuoi commerciale o d’amicizia. Sono cosciente che forse il mio è un atteggiamento. Mi ritengo fortunato per essere stato ammesso, forse per puro caso, in quella cerchia  di alta sensibilità culturale. Dacia Maraini e Antonio Spinosa sono stati i miei primi testimoni di nozze, Carlo Rubbia mi rilasciò una delle prime mie interviste, Corrado Calabrò mi offrì la sua prefazione al Manuale di Dizione, Dante Maffia per la prefazione al Dossier Isabella Morra, e poi ancora Donatella Bisutti, Furio Colombo, Lucia Goracci, e tanti amici ancora! Sto trascorrendo attualmente la mia esistenza accanto ad una tra le più importanti poetesse italiane della nostra epoca: Michela Zanarella.  
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
Beh, sinceramente non si tratta di un libro recente, e non è la prima volta che leggo “Il Castello” di  Franz Kafka. La rilettura a volte, ti fa rivivere in un modo nuovo quelle sensazioni che avevi assopito e riposto forse nell’inconscio ma basta un sogno per riportare alla coscienza quel ricordo vissuto dal protagonista K. Una sensazione nuova, di prima lettura, di critica a ciò che quotidianamente viviamo con l’incomprensibile burocrazia e, non ultima, quella della nostra Capitale d’Italia dove si respira l’aria surreale di cose non risolte in attesa di decisioni migliori che forse arriveranno dall’alto, dopo il 4 marzo, ma da questa città che amo «Non posso andar via», disse K., «sono venuto qui per restarci, e ci resterò».
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
La domanda che mi rivolge, in questo particolare momento, d’istinto mi fa rispondere che preferisco la saggistica, anche se ho inventato per la narrativa che scrivo, un genere totalmente nuovo ed originale, il genere postfantastorico, che vide il suo ingresso negli scaffali delle librerie con il romanzo “Tra le argille del tempo”. Ahimè, edito da un editore alle sue prime esperienze! Sono un giornalista, per cui i miei articoli spaziano dalla Cultura, alla Politica, ed in particolare alle interviste. Questa forma di scrittura ritengo che abbia in se la vitalità che il lettore si attende.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Confesso che in questo periodo le sillogi di alta poesia, di Poesia autentica, mi procurano “piacere” ed è per questa ragione che preferirei non rivelare il nome dell’autrice. La Poesia è la carezza della mia anima e sono geloso di quanto ho scoperto e conquistato. Il privilegio che il mio angelo mi ha donato, lo conservo nello scrigno d’oro della mia esistenza.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere? 
“Amo Galesburg a primavera” di Jack Finney, edizioni Atlantide. È uno scrittore americano tradotto e presentato ai lettori italiani da Atlantide. L’autore descrive delle situazioni molto divertenti ma nel contempo inducono alla riflessione critica sulla società attuale. È un libro che consiglio per chi è stanco di tante “tragedie”, che aumenteranno subito dopo il 4 marzo, giorno delle elezioni!
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere? 
Senza ombra di dubbio è stato l'ultimo libro di Massimiliano Governi "La Casa Blu", edito da E/O. "La Casa Blu" affronta un tema molto discusso, di difficile risoluzione, l'eutanasia. La storia è molto semplice, un padre e un figlio si recano in Svizzera, in auto, perché il padre, ex giornalista, deve fare un reportage sulla casa blu e le persone che hanno scelto il suicidio assistito. Non voglio svelare oltre perché la lagrima è già dietro le ciglia!
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
Mi fanno arrabbiare, usando un eufemismo, e mi riferisco in primis a chi scrive senza un’autoanalisi esistenziale del cosa vuol fare da grande, ed in seconda analisi mi riferisco a quegli editori “ignoranti” che alimentando le aspettative in chi dovrebbe ancora studiare o almeno leggere di più, pubblicano il libro proposto senza neanche passarlo per l’editing! Non si può presentare ai lettori un libro di “orgasmi” che fanno parte solo ed unicamente della tua cerchia ristretta di …mentalità recluse e represse! Ho accantonato diversi libri che cercherò in qualche modo di affidarli all’Ama, al più presto! I nomi degli autori e degli editori? No, non sono degni di nota! Sono realmente incazzato, e questa volta senza eufemismo!
     
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
Mi ricordo con piacere la proiezione privata presso Palazzo Farnese del film di Roberto Faenza, “Marianna Ucria”, tratto dal libro di Dacia Maraini “La lunga vita di Marianna Ucria”, con Emmanuelle Laborit, Roberto Herlitzka, Philippe Noiret, Laura Morante, Lorenzo Crespi, Laura Betti, Bernard Giraudeau, Eva Grieco, Olivia Magnani, Selvaggia Quattrini. I film tratti dai libri subiscono inevitabilmente il genio registico anche se la storia di base rimane la stessa. A me sono piaciuti entrambi sia il libro sia il film. Al contrario non mi è piaciuto affatto il film “Io sono leggenda”, tratto dal libro di Richard Matheson che è un autore ancora da scoprire del tutto. Vi ricordate “Duel”,diretto magistralmente da Steven Spielberg, quel bel film degli anni ʼ70con Dennis Weaver, Eddie Firestone, Lou Frizzell, Tim Herbert, Jaqueline Scott? Bhè, è tratto da un suo racconto. “Io sono leggenda”, il romanzodi Richard Matheson, non ha nulla a che vedere con il film diretto da Francis Lawrence, interpretato da Will Smith. Sono pochi gli elementi in comune e il protagonista non fa parte di quelli.
    
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Non ho alcun dubbio, certamente sarebbero sorpresi ed entusiasti al contempo, di trovare nella mia biblioteca “La bella addormentata in quel posto” di Luciana Littizzetto, edito da Mondadori nel 2016.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
Per il fuoco sacro dell’arte drammatica che mi anima fin dalla nascita, sceglierei un protagonista in assoluto trattato da Albert Camus: Caligola. L’antagonista in assoluto è senz’altro Cherea da me interpretato in lingua spagnola a Siviglia, nell’anfiteatro romano di Italica per la regia di Gennaro Duccilli, che ritengo essere un genio della messa in scena che non cede agli imbrogli di potere di chi gestisce il Teatro Italiano.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o diversamente in vita, inviterebbe?
I miei invitati, “di pietra” o meno, li ho elencati prima e qui li rinomino: Dacia Maraini, Antonio Spinosa, Corrado Calabrò, Dante Maffia, Donatella Bisutti, e se è ancora a Roma, Carlo Rubbia, aggiungendo un posto a tavola per la mia amica Lucia Goracci se avesse il tempo e la voglia di allontanarsi dalle zone di guerra!
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?
Scrivo e accantono diversi spunti o idee per il prossimo libro o la prossima sceneggiatura o drammaturgia e a questi attingo per proseguire nell’intento, così come mi è accaduto per “Roma, la verità violata”, Alter Ego edizioni, il mio terzo romanzo postfantastorico dove i personaggi sono autentici così come gli eventi e i luoghi descritti. Alcune importanti istituzioni mi hanno dato accesso a documenti altamente riservati e rimasti “segreti”… fino alla mia consultazione!
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia? 
No, per cortesia no! Questa domanda saltiamola.
Che cosa c'è di Giuseppe Lorin in "TRANSTIBERIM"?
C’è solo la zona dove sono nato e dove abito: Monteverde, che non fa parte logicamente degli storici sette colli di Cistevere. La sponda destra del Tevere, transtiberim, è stata abitata dagli Etruschi e dai Falisci ed in alcune parti si respira ancora quel senso di raffinatezza che ha distinto questo popolo antico e classico, rispetto ai Latini, agli Aequi e ai Sabini, abitanti della sponda sinistra. In Transtiberim traspare l’amore che visceralmente ho per questa zona di Roma, che è stata abitata per 10 anni da Pier Paolo Pasolini, anticamente da Marziale e visitata da Galileo Galilei che nel Casale Malvasia ha dato dimostrazione alla curia romana dell’utilità della sua nuova invenzione: il cannocchiale. Monteverde è stato il quartiere di Attilio, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, dei fratelli Taviani, di Rodari, di Nanni Moretti e di molti altri impegnati nella Cultura autentica di questa città ormai quasi alla deriva sulla zattera della Medusa! Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata.
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IL LIBRO
La sponda destra del Tevere è sempre stata considerata come la sponda delle anime ed è su questa riva che fin dall’epoca del dominio etrusco – senza tralasciare l’alternanza di governo dell’Urbe tra i Re sabini ed i Re etruschi – avvenivano le sepolture. Ipotesi e supposizioni fanno risalire il Pantheon etrusco su questa riva, così come è ancora visibile, in questa zona, la più antica strada di fattura etrusca, che arrivava ai campi di sale ad Ostia: la via Campana, affiancata da Anco Marzio dalla via del porto e sostituita dall’imperatore Claudio con la via Portuensis, che conduceva ai porti di Traiano, Tiberio e Claudio. 
Un’area ricca di illimitata storia intrisa di misteri e segreti che, partendo da Santa Maria in Fons Olei (la storica Basilica di Santa Maria in Trastevere) viene ora narrata con uno stile leggero e inequivocabile da Giuseppe Lorin, autore di alcuni saggi sulla Roma nascosta, in TRANSTIBERIM (sottotitolo: Trastevere, il mondo dell’oltretomba), in uscita l’8 febbraio per Bibliotheka editore.
Un libro condito da alcune poesie di Michela Zanarella dedicate alla Città Eterna, che tratta con dovizia di particolari e documentazione fotografica, luoghi, monumenti, strade, personaggi, eventi, targhe, abitazioni, leggende, posti ancora esistenti o scomparsi o da riscoprire, del valore culturale e artistico di tutta la sponda destra del fiume Tevere, fino alla sua foce. Ma anche un libro denuncia per alcuni luoghi della sponda destra del Tevere dove i simboli storici dei quartieri che si affacciano sul fiume, sacro fin dall’epoca etrusca, stanno inesorabilmente scomparendo a causa dell’incuria e della cementificazione su queste opere magnifiche e storiche dell’uomo. 
Il volume, intriso di molteplici curiosità - da segnalare su tutte lo scatto riferito alla prima catacomba ebraica a Transtiberim, che si trovava nei pressi del ponte ferroviario di Ponte Bianco, sulla Gianicolense – è da considerare un’agile guida illustrata che, partendo dalle origini di Trastevere, vuole ricostruirne e renderne al lettore il fascino, non soltanto tramite analisi di tipo artistico-architettonico, ma anche attraverso il racconto di aneddoti che si perdono tra il verosimile e il leggendario e vicende di personaggi più o meno celebri che hanno legato le loro azioni a questo storico rione.
L'AUTORE
Giuseppe Lorin 
Attore, poeta, regista, romanziere, critico letterario, autore, conduttore e giornalista, dopo aver studiato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” si è specializzato all’International Film Institute of London con Richard Attenborough.
Laureato in psicologia all’Università di Roma “La Sapienza”, si è specializzato in Pubblicità e Marketing presso l’Università “Luigi Bocconi” di Milano.
E’ docente di Interpretazione con il Metodo Mimesico e Dizione interpretativa. E’ giornalista pubblicista e collabora con varie testate giornalistiche online e cartacee.
Ha vinto diversi premi e riconoscimenti.
Con Transtiberim. Trastevere, il mondo dell’oltretomba, è alla sua quinta pubblicazione dopo l’apprezzato “Manuale di Dizione” (Nicola Pesce, 2009) con prefazione di Corrado Calabrò e contributi di Dacia Maraini, consultabile ora anche nelle biblioteche statali di settore. Il suo incommensurabile amore per Roma l’ha portato a scrivere “Da Monteverde al mare” (David and Matthaus, 2013), “Tra le argille del tempo” (David and Matthaus, 2015), primo romanzo postfantastorico, “Roma, i segreti degli antichi luoghi” (David and Matthaus, 2016) e “Roma, la verità violata” (Alter Ego, 2017), romanzo pensato per una fiction di cui tre personaggi sono visibili su Youtube.
In fase di editing è il sesto libro: “Dossier Isabella Morra”, la tragica storia della giovane poetessa del XVI secolo.  
LA CASA EDITRICE
Bibliotheka Edizioni nasce nel 2014 dall’iniziativa del suo Direttore Santiago Maradei. Agli albori si sviluppa come marchio editoriale di proprietà di Eureka3, solida e longeva agenzia di comunicazione di Roma. Dato il repentino successo e la robusta crescita a cui va incontro sin dai primi mesi, nel novembre 2015 si costituisce come società a se stante anche se pur sempre fortemente consolidata nel gruppo societario di appartenenza.
L’impronta Direttiva si fa da subito chiara e decisa: cercare talenti Italiani da valorizzare sia nel Bel Paese che all’estero. E così il catalogo si arricchisce di un variopinto insieme di titoli. Tra narrativa e saggistica vengono pubblicati oltre 200 libri in poco più di quattro anni con una costante crescita in termini di maturità editoriale e stilistica.
Attraverso la partecipazione alle maggiori Fiere del settore, Frankfurter Buchmesse 2016 (Messe, Francoforte) Più Libri Più Liberi 2016 (Palazzo dei Congressi, Roma), Tempo di Libri 2016 (Fiera di Rho, Milano), Frankfurter Buchmesse 2017 e Più Libri Più Liberi 2017 (La Nuvola di Fuksas, Roma) questa giovane e dinamica casa editrice è riuscita a far conoscere le Opere dei suoi Autori al più vasto pubblico possibile, cercando anche di realizzarne la traduzione in altre lingue.
Info su http://www.bibliotheka.it

Australian Open, 90 minuti di sudorazione possono ridurre le dimensioni del cervello

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Edemi da calore, crampi muscolari e colpi di sole sono i disturbi più frequenti.
Ma a risentirne è anche il cervello, come dimostra uno studio scientifico inglese condotto da Matthew Kempton e Ulrich Ettinger, dell’Istituto di psichiatria al King’s College di Londra. I ricercatori hanno constatato che dopo 90 minuti di sudorazione costante, la riduzione media del cervello, in termini quantitativi, è pari a quella che si registra dopo circa 14 mesi di superstress costante.
E’ quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) a proposito dell’allarme caldo per i tennisti dell’Australian Open in corso di svolgimento.
Secondo gli esperti dell’Osservatorio Sanpellegrino, con la sudorazione si perdono elettroliti e minerali quindi bisogna reidratarsi abbondantemente con un’acqua ricca di Sali dove il calcio rappresenta un’alta percentuale di questi elementi. In condizioni straordinarie come quelle australiane l’idratazione deve essere continuativa e non a spot per evitare che il corpo perda liquidi e minerali e condizionare negativamente le performance agonistiche.

LETIZIA ONORATI, esce il nuovo album "Notes and words". Al via da domenica 21 gennaio a Lecce il tour

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Esce oggi, venerdì 19 gennaio, "NOTES AND WORDS” (Egea-Incipit/Egea), il nuovo disco di LETIZIA ONORATI, giovane e talentuosa cantante jazz leccese, alla sua seconda esperienza discografica. L’album è disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming.

Autrice o coautrice di quasi tutti i testi, ora Letizia si presenta per  la prima volta come compositrice. I 9 brani inediti sono composti e arrangiati da Paolo Di Sabatino (sua anche la rielaborazione dei 3 standard che completano il lavoro), vero e proprio “regista” del lavoro realizzato.

Il progetto è impreziosito dalla partecipazione di musicisti di prim’ordine. Oltre a Paolo Di Sabatino (che è anche produttore artistico dell’album) al pianoforte, di assoluto rilievo le presenze di Flavio Boltro alla tromba, Max Ionata al sax, Giovanna Famulari al violoncello, Daniele Mencarelli al basso elettrico e contrabbasso, Glauco Di Sabatino alla batteria e Bruno Marcozzi alle percussioni. Special guest il notissimo crooner newyorkese Sachal Vasandani.

L’album sarà presentato dal vivo in occasione del tour che avrà inizio domenica 21 gennaio, a Lecce. Queste le date fino ad ora annunciate: il 21 gennaio al Teatro Apollo di LECCE, il 22 gennaio al Modo Jazz Club di SALERNO, il 23 gennaio al Bravo Caffè di BOLOGNA, il 25 gennaio all’Auditorium Parco Della Musica - Studio Borgna
di ROMA, il 26 gennaio a Il Melo di GALLARATE (VA), il 28 gennaio al Teatro Filippo Neri di SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP).

«Presentare questi brani durante la tournée – afferma Letizia - sarà per me una grande emozione, così come sono tante le emozioni che ho trasferito all’interno del disco. Nuovi pezzi, una nuova sfida, il risultato di un percorso di ricerca e sperimentazioni, nuove sonorità e nuove emozioni da descrivere e da vivere sul palcoscenico con una super band e il pubblico che ci ascolterà».


Breve biografia

Letizia Onorati è una cantante leccese, classe 1992. La sua passione per la musica inizia sin da piccola e all’età di otto anni comincia a studiare canto con l’insegnante Elisabetta Guido. Ha studiato negli anni con importanti esponenti del panorama jazz nazionale e internazionale come Roberta Gambarini, Rachel Gould, Mark Sherman, Jerry Bergonzi, Francesco Petreni, Maria Laura Bigliazzi, Mauro Campobasso, Fabrizia Barresi, Bob Stoloff che la sceglie per una borsa di studio e Paolo Di Sabatino diventato suo pianista, arrangiatore e produttore artistico. È stata solista del coro gospel “A. M. Family” e ha partecipato al progetto “Le sacrè en musique” ideato da Elisabetta Guido e dalla manager internazionale della danza Sofia Capestro. Ha collaborato con Flavio Boltro, Giovanna Famulari, Max Ionata, Mirko Signorile, Sachal Vasandani, Barbara Errico (Italian Jazz Awards 2011), Tia Architto, Sergio Corbini (Siena Jazz pianist). Da maggio 2015 avvia un percorso di perfezionamento con la “lady” del jazz Tiziana Ghiglioni. Nel 2017 partecipa all’International Jazz Day 2017 (Unesco) presso l’Istituto di cultura italiano a Bruxelles. Dal 5 gennaio 2018 è in rotazione radiofonica “Notes and Words”, singolo che anticipa il disco omonimo disponibile dal 19 gennaio.

San Valentino, CELEBRARE L’AMORE CON IL DIVERTENTE DESIGN DI “TANTOCOSÌ”…

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Festeggiato in quasi tutto il mondo, San Valentino è la ricorrenza delle coppie che si vogliono bene, di chi desidera dare un significato alla propria unione.
Tutto ciò che ha un valore lo si vuole ricordare nel tempo, attraverso qualcosa che rimane negli anni e lo rappresenti. “Tantocosì”, giovane marchio di gioielli, divertente, simpatico e accattivante, propone tra le sue collezioni la collana Tanto-Hearts: una catenina con le maglie a forma di cuore, che si può indossare sia in modo semplice, sia arricchendola con uno o più ciondoli a scelta tra cui motivetti della serie “Sette Sorridenti” come l’Abbraccio d’Amore, Cupido ma anche l’Albero della vita, il Sole, il Yu-hu e l’Elefante Infinito. Si può scegliere un bracciale in cuoio con chiusura 'tricolor', ovvero in oro giallo, oro rosa e argento, componibile con una serie molto ampia di motivetti, che vanno dal mondo animale ai segni zodiacali, a lettere per comporre frasi come “I love you” o “I need you”. Per chi vuole dare un significato particolare all’amore c’è il Cuore Frutto. Il cuore, emblema dell'amore, si trasforma in frutto e diventa tale attraverso un ciondolo con intarsi di diversi colori, dati dalle diverse pietre dure utilizzate. I motivetti che rappresentano vari simboli sono disponibili in oro giallo, oro rosa ma anche in argento per essere accessibili anche ad una clientela giovanissima ed essere indossati in qualsiasi occasione. Il brand “Tantocosì” lo si può trovare a Milano nel negozio monomarca di via Manzoni 11 e on-line su www.shop.tantocosi.com (02-877881).

La Vedova Allegra, Victor Carlo Vitale a Fattitaliani: la Compagnia Italiana di Operette è ringiovanita. L'intervista

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Al Teatro Parioli di Roma fino al 21 gennaio “La Vedova Allegra” musicata magistralmente da F. Lehar su libretto di Victor Leon e Leo Stein. Regia Flavio Trevisan.

Con Emanuela Di Gregorio, Victor Carlo Vitale, Claudio Pinto Kovacevic, Irene Geninatti Chiolero, Massimiliano Costantino, Vincenzo Tremante, Giulia Mattaruco, Riccardo Ciabò, Nicola Vivaldi, Mattia Rosellini.  
Primi attori e giovani attori si incontrano in scena e insieme ai ballerini danno vita ad una Vedova allegra molto leziosa e divertente. Un gioco di equivoci che non finisce in caciara ma riesce a risolvere il Caos che si era creato. Tra tutti brilla il personaggio di Njegus, segretario un po’ pasticcione, interpretato da Victor Carlo Vitale, intervistato da Fattitaliani.

La Compagnia Italiana del Teatro dell’Operetta, si presenta in una veste nuova. Quale? 
Sicuramente più giovane, ha una veste diversa rispetto a quella che è il cliché stereotipato dell’Operetta che ha all’interno persone che hanno una certa età. La Compagnia è molto più giovane, ho cinquant’anni e sono il più anziano. Si vuole dare un messaggio un po’ più fresco, cercando di attirare un pubblico leggermente più giovane. 

La sera della prima non ho visto ragazzi in sala… 
Roma è un po’ particolare, soprattutto il Teatro Parioli, non ha un target di età molto basso. In giro per l’Italia il target più basso c’è. 
Quali sono state le innovazioni della Compagnia da quando si è formata? 
Tantissime! Nel corso degli anni cambiano sia i registi che gli interpreti ma soprattutto i primi attori. L’impronta è sempre quella perché è un genere che ha una determinata struttura che va mantenuta. L’anno scorso, con “Il cavallino bianco” c’è stata la volontà di cambiamento per andare più verso il musical. 
Con il suo personaggio Njegus, segretario un po’ pasticcione, è il deus ex machina che innesca un equivoco dietro l’altro. In che modo? 
Mi diverte moltissimo. È un personaggio al quale sono molto affezionato. Sta tra un Arlecchino e un Pulcinella. Pur essendo molto simpatico è il carnefice della vittima che è appunto il Barone Zeta. Pur essendo pasticcione riesce a risolvere gli equivoci che si vanno creando. Per non far andare in caciara tutto quanto, riesce a maneggiare la situazione. Fa riferimento chiaramente a quella che è la Commedia dell’arte e all’inversione nei confronti del Padrone da parte del servo, dei classici greci o romani. 
Che cosa ha portato di suo in questo personaggio? 
Tutto! La mia appartenenza partenope, il mio estro ma soprattutto la voglia di divertirmi prendendo in giro, schernendo le persone, naturalmente con tutto il rispetto possibile, così come nella vita anche sulla scena. 
Come ha iniziato con l’Operetta? 
Sono entrato tanti anni fa, a Trieste con “Parata di primavera”, lì in qualche modo mi sono innamorato. Un attore è venuto a vedermi, in una cantina di Milano, era il 1995 e mi offrì di entrare in Operetta, cominciai con ruoli piccolissimi. Dopo due anni sono stato richiamato dalla Compagnia e dopo otto anni con loro ho fatto il primo attore e poi sono tornato nuovamente tre anni fa.  


Elisabetta Ruffolo
Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo 

Sebastiano Somma fino al 21 gennaio in “Uno sguardo dal ponte”, diretto da Enrico Maria Lamanna

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Si apre con grandi autori e grandi interpreti il 2018 al Teatro Tor Bella Monaca. Dal 19 al 21 gennaio 2018  torna sul palcoscenico diretto dal felice sodalizio Alessandro Benvenuti-Filippo D’Alessio il grande Sebastiano Somma con “Uno sguardo dal ponte”, diretto da Enrico Maria  Lamanna.
Sebastiano Somma, interprete popolare di tante fiction, ha intrapreso negli ultimi anni un percorso teatrale rivolto ai giovani con Leonardo Sciascia prima e Arthur Miller oggi per poter raccontare loro l’importanza della nostra storia passata che ritorna prepotentemente di attualità. 
Con lui nel cast Sara Ricci, Gaetano Amato, Cecilia Guzzardi, Edoardo Coen, Maurizio Tesei, Antonio Tallura, Matteo Mauriello.
Uno sguardo dal ponte, scritto da Arthur Miller nel 1955 e considerato tra i più importanti testi della drammaturgia americana del Novecento, riprende realisticamente una delle pagine più drammatiche del sogno americano vissuto da milioni di italiani approdati in America, nella New York degli anni ’50, alla ricerca di un futuro migliore.
Miller racconta la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà ad adattarsi al nuovo mondo, l’incapacità di comprendere un sistema di leggi che ritengono differente dall’ordine naturale delle cose e, soprattutto, la vacuità del sogno americano. Da ciò scaturirà una tragedia annunciata fin dall’inizio, poiché mettere insieme quelle condizioni disagiate e quei sentimenti e passioni fortissimi non potrà che fatalmente condurre ad un drammatico epilogo.
Lo spettacolo, prodotto da Rosario Imparato e messo in scena da Enrico Maria Lamanna, riprende il dramma interiore di Eddy Carbone (Sebastiano Somma), della sua famiglia e del suo sogno americano.
L’amore che prova verso la giovane nipote non è altro che la proiezione della sua esigenza di proteggerne la purezza, la necessità di custodirla con la stessa cura di una ceramica preziosa. Un sogno da accarezzare al di là del ponte, sotto un cielo di stelle misto ad un mare dove si naufraga in una voglia di tenerezza.

La traduzione del testo è di Masolino D’Amico
Musiche Pino Donaggio
Scene Massimiliano Nocente
Costumi Ilaria Carannante
Disegno Luci Stefano Pirandello

Venerdì 19 e Sabato 20 gennaio ore 21
Domenica 21 gennaio ore 17.30




Teatro Tor Bella Monaca
via Bruno Cirino, all'angolo di viale Duilio Cambellotti con via di Tor Bella Monaca

Info e prenotazioni
Prenotazioni: tel 06 2010579 
Botteghino: feriali ore 18-21.30, festivi ore 15-18.30
Ufficio promozione: ore 10-13.30 e 14.30-19

Biglietti
Intero 10 euro
Ridotto 8 euro

Divine Creature, mostra fotografica ai Musei Vaticani dal 22 gennaio

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"Divine Creature” è una mostra fotografica che presenta la riproduzione di dieci opere di arte sacra, nel periodo che va dal Rinascimento all’inizio del Novecento (dal 1400 al 1900) realizzando un percorso iconografico relativo alle principali tappe della vita di Gesù, dall’Annunciazione fino alla Resurrezione.

Il progetto fotografico “Divine Creature”, ideato dalla Adamo Antonacci-Stranemani International, a cura di Micol Forti, e realizzato con Silvia Garutti, vuole portare alla luce il tema della disabilità, osservato però da un punto di vista alternativo ovvero attraverso la lente dell’arte pittorica e porre in prima linea l’attenzione verso i più deboli, svegliando le coscienze. Si è affiancato al progetto il fotografo professionista Leonardo Baldini, da sempre impegnato nel mondo della disabilità e, proprio per questo motivo, scelto come fotografo della mostra.
Sono state quindi riprodotte 10 opere pittoriche, attraverso la fotografia, per ricreare quadri famosi raffiguranti capitoli della nostra vita religiosa. Oltre 45 gli “attori” coinvolti che hanno formato un cast fatto di uomini, donne, ragazzi e bambini portatori di disabilità, insieme ai loro familiari. Questi sono stati affiancati da venti tecnici fra truccatori, costumisti, scenografi, direttori delle luci e della fotografia.
Queste i dieci capolavori scelti per questo progetto e che sono stati riprodotti in fotografia: l’Annunciata di Palermo di Antonello da Messina (1476), l’Annunciazione di Caravaggio (1609), l’Adorazione del Bambino di Gherardo delle Notti (1620), l’Angiolino musicante di Rosso Fiorentino (1521), Il bacio di Giuda di Giuseppe Montanari (1918), l’Ecce Homo di Lodovico Cardi detto ‘il Cigoli’ (1607), Cristo e il Cireneo di Tiziano (1560 circa), il Lamento sul Cristo morto di Mantegna (1475-80), il Trasporto di Cristo al Sepolcro di Antono Ciseri (1870) e la Cena di Emmaus di Caravaggio (1606).
In mostra anche oggetti del backstage per far conoscere sia la qualità che la complessità del progetto e tutte le persone e specialisti che hanno posto in campo la loro attività per la realizzazione dei set e del processo di post-produzione.
Ester Campese 

Teatro Lelio, “Viva Palermo e Santa Rosalia” di Sara Favarò, regia di Gaetano Martorana e Sara Favarò

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Causa malesseri stagionali di alcuni componenti della Compagnia teatrale, lo spettacolo viene rinviato, secondo la disponibilità dataci dal Teatro Lelio, al 7 aprile 2018 alle ore 21,00.
Ci scusiamo con i nostro pubblico e prego gli amici di darne la maggiore diffusione.

Domenica 21 gennaio, ore 17.15 al Teatro Lelio, Via Furitano 5/A, “Viva Palermo e Santa Rosalia” di Sara Favarò.

Spettacolo teatrale - musicale sulla storia della Santa Patrona di Palermo con cantastorie, cartellone, proiezioni, musica, canti, racconti, mimo e danza, scritto da Sara Favarò, regia di Gaetano Martorana e della stessa autrice.
A metterlo in scena è la compagnia teatrale e musicale “Gruppo Arte Sikelia” con gli attori: Gaetano Martorana, Enzo Rinella, Sara Favarò; cantanti: Marta Favarò, soprano, Alessio Scarlata, vincitore del festival "Canto Italiano", e il cantastorie di Sara Favarò. Riccardo Lo Coco al mandolino. Arrangiamenti e registrazione sonora Teodolindo Edmondo Negri. Coreografie di Clara Perrino con le ballerine di ACADIS asd. e l’attrice – ballerina Rachele La Gattuta.  Tavole e cartellone di Tiziana Crivello, proiezioni e grafica Mariangela Porretto.  Musiche originali del M° Salvatore Scinaldi e Sara Favarò che è anche autrice di tutti i testi che saranno cantati durante lo spettacolo. Sigla di chiusura di Giovanni Favarò.

Sarà anche presentato il libro VIVA PALERMO E SANTA ROSALIA, scritto dalla Favarò che contiene il poema in 74 quartine a rima baciata in italiano, il cantastorie recitato e cantato in siciliano in versi endecasillabi, così come vuole la tradizione popolare, e l’intero testo teatrale che viene rappresentato, con l’inserimento delle dieci tavole del cartellone del cantastorie realizzato dalla pittrice Tiziano Crivello. Circa 200 pagine sulla vita della Santuzza palermitana con la puntuale prefazione del Rettore del Santuario di Monte Pellegrino, don Gaetano Celauro, di cui si riporta uno stralcio: “La ricostruzione dell’autrice spazia su diversi fronti: il poema, il cantastorie, la musica, la rappresentazione teatrale. […]. Il cantastorie, rispettando una antica tradizione popolare siciliana, alterna momenti descrittivi, sempre espressi in versi, a momenti in cui i fatti vengono narrati con il canto. Sara Favarò, che è anche studiosa di tradizioni popolari e cantautrice folk, ha voluto così rendere omaggio alla cultura dei cosiddetti “artisti di strada” di un tempo, quando erano i cantastorie che, con i loro cartelloni dipinti illustravano i fatti che avrebbero raccontato e cantato, recandosi di paese in paese, su di un carretto o a dorso di mulo. […]. Volere mettere a disposizione dei lettori anche le partiture musicali è in pieno stile dell’autrice che quando scrive lo fa con lo spirito della condivisione della conoscenza. L’opera è un insieme di poemi, canti e musiche che possono esser accolti anche in maniera autonoma. L’autrice, in maniera geniale e lodevole, fa diventare un unicum le tre parti e tutto confluisce in una rappresentazione che diviene teatro, poesia, canto, musica e ballo, dando così vita ad un originale spettacolo che nel contempo è storia e religione, tradizione e fede, arte e preghiera.”

Il libro, il 52° dell’Autrice palermitana, è pubblicato da SIE edizioni.

Brescia, dal 20 gennaio la mostra “PICASSO, DE CHIRICO, MORANDI, 100 CAPOLAVORI DEL XIX E XX SECOLO DALLE COLLEZIONI PRIVATE BRESCIANE

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Nel raffinato Palazzo Martinengo di Brescia dal 20 gennaio si apre la mostra “PICASSO, DE CHIRICO, MORANDI, 100 CAPOLAVORI DEL XIX E XX SECOLO DALLE COLLEZIONI PRIVATE BRESCIANE.
Con questa rassegna vengono dunque esibite al pubblico oltre centro capolavori d’arte di collezionisti privati, che abbracciano il periodo degli ultimi due secoli. Attraverso le opere esposte Il curatore Davide Dotti dopo anni avvincenti ricerche, indaga l’arte sbocciata tra il XIX e il XX secolo.
Nello snodo nel percorso espositivo si passa dalla sezione dedicata ai maestri neoclassici fino a giungere agli informali della decade tra il 1950 e 1960 con esponenti di correnti e movimenti artistici come il futurismo, il romanticismo, e la metafisica, ma anche il cosiddetto “ritorno all’ordine”.
Un’occasione rara che vede offerta al pubblico la possibilità di ammirare opere di eccezionale valore storico ed artistico ritrovate dal curatore Davide Dotti, e raccolte attraverso un collezionismo raffinato risiedente nei territori bresciani, con privati “visionari” che ebbero intuito oltre che grande passione per l’arte, e che acquisirono questi capolavori anche come patrimonio di professionisti ed industriali, ma anche un collezionismo di matrice più “aristocratica” e che si è focalizzata maggiormente sulla pittura dell’ottocento.
Diverse opere non sono state mai precedentemente esposte in pubblico, tra cui vi è anche una preziosa anteprima mondiale con un capolavoro riscoperto di Pablo Picasso del 1942, “Natura morta con testa di toro”.
In mostra autori che hanno rappresentato la gloria della scuola pittorica bresciana dell’800 tra cui Basiletti, Angelo Inganni, Faustino Joli, Filippini, Renica, Glisenti, Arnaldo Soldini e moltissimi altri. Per gli esponenti del ‘900 i grandi maestri di caratura internazionale che hanno rappresentato le colonne portanti dei vari movimenti e delle correnti succedutesi nel corso dei decenni come Balla, Boccioni, De Chirico, Severini, Morandi, Carrà, Burri, Manzoni, Fontana ecc., facendo un salto temporale che porterà il visitatore dalle sperimentazioni d’avanguardia dei Futuristi che esaltavano il mito del progresso e della velocità fino alla metafisica di De Chirico, Savinio e Severini; per giungere alla nuova Arte Informale nata ne periodo post bellico della seconda guerra mondiale.
La rivoluzione artistica di questi maestri fu così trascinante da condizionare i decenni successivi, e ancora oggi ispirano l’arte contemporanea.
La mostra è organizzata dall'Associazione Amici di Palazzo Martinengo e vede il patrocinio della Provincia e del Comune di Brescia e sarà visitabile fino al 10 giugno 2018.
Ester Campese

MATIA BAZAR, la band cambia formazione e riprende l'avventura con la nuova voce Luna Dragonieri

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Matia Bazar, il nuovo inizio della band. Riparte l’avventura della storica formazione che ha fatto la storia della musica italiana. Da 43 anni sulla scena nazionale e con una carriera costellata di innumerevoli e indimenticabili successi, la band riprende l’attività nel 2018 con una nuova formazione, guidata dal tastierista Fabio Perversi.

Piero Cassano e Giancarlo Golzi avevano già indicato lui, il più giovane componente, come il giusto erede a portare avanti il nome e la storia della band. Da 20 anni nel gruppo, Perversi ha partecipato ai tour mondiali dei Matia Bazar e alla vittoria al Festival di Sanremo con il brano “Messaggio d’amore”.
La nuova formazione vede l’entrata in scena di Luna Dragonierivoce dei Matia Bazar. Conosciuta da Fabio Perversi e Piero Cassano nel 2013 ad un concorso in Puglia, selezionando voci nuove, viene contattata quando Silvia Mezzanotte lascia la band. Luna Dragonieri, classe 1990, dedica tutta la sua vita al canto, iniziando il suo percorso a 11 anni. Femminili sono anche altre due componenti della band, Paola Zadra al basso e Fiamma Cardani alla batteria, mentre Piero Marras è la nuova chitarra.
Il primo “atto ufficiale” dei nuovi Matia Bazar è il brano dal titolo "Verso il punto più alto" , pubblicato sulla label svizzera Farn Music (guidata dal tycoon Cosimo Vindice, imprenditore internazionale in vari settori e produttore di artisti in mezza Europa. Il singolo, in radio dal 15 gennaio, anticipa un nuovo progetto discografico e artistico previsto per l’estate al quale il gruppo sta già lavorando.
«“Verso il punto più alto” è una canzone che parla di emancipazione in amore e di come ci si possa riscattare migliorando se stessi, mostrando alla persona che ci ha lasciato quello che ha perso: una verità, qualcosa di sincero, qualcosa di grande. Qualcosa che ormai è troppo in alto, troppo lontano per essere riconquistato. Un fuoco che brucerà dentro per sempre». Matia Bazar
La nuova formazione dei Matia Bazar porterà avanti, nel segno del rinnovamento artistico ma mantenendo intatta la tradizione per la melodia, una delle storie di canzoni e di vita tra le più belle della musica italiana, che ha attraversato più di quattro decadi - con i dovuti e, a volte, purtroppo, forzati mutamenti - restando un punto di riferimento per chi è arrivato dopo e un laboratorio per chi ne ha fatto parte.

I Matia Bazar sono:
Fabio Perversi: tastiere
Luna Dragonieri: voce
Piero Marras: chitarra
Paola Zadra: basso
Fiamma Cardani: batteria


BIOGRAFIA
Riparte nel 2018 la storia di uno dei più grandi gruppi della musica italiana: Fabio Perversi, membro dal ’98, diventa leader e “anima” dei Matia Bazar con il debutto di una giovane e straordinaria cantante: Luna Dragonieri, di 27 anni.

I Matia Bazar sono uno dei pochi gruppi italiani ad avere raggiunto successi a livello mondiale: Europa, Est Europeo, Paesi ex Unione Sovietica, Giappone, Latina America, Canada, U.S.A. Nati artisticamente a Genova nel 1975, i membri fondatori sono Piero Cassano, Aldo Stellita, Carlo Marrale, Giancarlo Golzi e Antonella Ruggiero. Il primo singolo è stato “Stasera che sera” (1975) che raggiunge subito una grande popolarità.

Dopo aver pubblicato una serie di hit mondiali quali Tu semplicità (1978), Solo tu (1978, primo posto nelle classifiche francesi per quattro settimane con oltre un milione di dischi venduti), Per un’ora d’amore (1978), primo posto in Spagna e nei paesi di lingua latina ed ospiti d’onore al Festival di Vina del Mar), vincono nel 1978 il Festival di Sanremo con il suggestivo brano … e dirsi ciao. Dopo il successo di C’è tutto un mondo intorno (cd Tournée, 1979) e del rispettivo tour (che li porta in giro per il mondo), Piero Cassano lascia il gruppo e alle tastiere subentra l’eclettico musicista Mauro Sabbione. Inizia il primo grande cambiamento del sound dei Matia: è il momento della svolta tecno di Fantasia (cd Berlino, Parigi, Londra…, 1981), dell’elegante Vacanze Romane (cd Tango, premio della critica al Festival di Sanremo 1983 e primo posto in classifica in Germania e Olanda), della sperimentale Aristocratica (cd Aristocratica, 1984) e della delicata Souvenir (cd Melanchòlia, premio della critica al Festival di Sanremo 1985, che suscita grande interesse persino in Giappone dove la band viene chiamata per realizzare una serie di concerti conquistando pubblico e mass media), brano firmato dall’autore e tastierista Sergio Cossu che si unisce al gruppo (Sabbione aveva lasciato la band nel 1984). Sempre nel 1985 con Ti sento (cd Melanchòlia, 1985), vendono milioni di copie, consolidando la propria fama internazionale. I Matia ripartono per un lungo tour: Russia, Francia, Germania, Paesi Scandinavi, Giappone, paesi di lingua latina e sono ospiti di diversi programmi televisivi.

Grazie al singolo Noi (cd Melò, 1987) partecipano con successo all’intera edizione del Festivalbar e l’anno seguente si presentano nuovamente al Festival di Sanremo con La prima stella della sera (cd Matia Bazar – Best, la prima stella della sera 1988) conquistando nuovamente le simpatie del pubblico. La ballatissima Stringimi (cd Red Corner, 1989) chiuderà un capitolo della storia del gruppo. Nel 1989 infatti, Antonella Ruggiero lascia la band e viene sostituita dalla vocalist Laura Valente. Il Festival di Sanremo consacra altri due grandi successi dei Matia Bazar: Piccoli Giganti (cd Tutto il mondo dei Matia Bazar, 1992) e Dedicato a Te (cd Dove le canzoni si avverano, 1993). Dopo un’ennesima ed intensa stagione di concerti, Carlo Marrale abbandona il gruppo per intraprendere la carriera solista. In quattro registrano Radio Matia (1995), album con il quale festeggiano il ventennale della propria carriera, che contiene l’inedito La scuola dei serpenti e 13 brani riarrangiati dei loro successi. Nell’aprile 1997 esce Benvenuti a Sausalito, testimonianza pop rock che evidenzia un’ulteriore capacità del gruppo di muoversi attraverso differenti spazi musicali. Nel 1998 viene a mancare l’amico fraterno Aldo Stellita, bassista e autore storico del gruppo. Dopo un inevitabile momento di smarrimento, Giancarlo Golzi decide di andare avanti anche in nome dell’insostituibile compagno di viaggio e ricontatta Piero Cassano. La ricerca di una nuova vocalist porta alla scoperta di Silvia Mezzanotte, conosciuta da anni nell’area dei club della sua amata Bologna. Viene sottoposta immediatamente al giudizio di Piero che conferma la grande duttilità di quella voce. Cassano con la sua immensa esperienza di produttore (ha venduto più di 20 milioni di copie nel mondo, prodotto e scritto per diversi artisti di successo tra cui Eros Ramazzotti), decide di occuparsi interamente del progetto scrivendone le musiche, mentre Golzi si occupa del delicato compito della stesura dei testi. Alla band si unisce Fabio Perversi, giovane arrangiatore e polistrumentista monzese. Diplomato al Conservatorio in violino, ha all’attivo diverse esperienze e collaborazioni (tournée con Fabio Concato e Eugenio Finardi e diverse colonne sonore tra cui il musical Grease). Insieme a Piero si occupa degli arrangiamenti del cd Brivido Caldo e grazie anche al suo contributo, i Matia Bazar riposizionano la propria identità musicale, riproponendosi con classe ed eleganza, elementi che da sempre hanno caratterizzato il loro percorso musicale. Il disco riscuote un ottimo successo grazie anche al singolo Brivido Caldo (che incanta la platea sanremese durante l’esibizione) e alla delicata Non abbassare gli occhi. Il gruppo affronta una lunga tournée e trionfa sul palco di Vota la voce, aggiudicandosi il Telegatto come “Miglior gruppo italiano dell’anno”. Realizza la versione spagnola del cd che viene pubblicata in diversi paesi europei e successivamente si chiude in studio per preparare un nuovo disco. Nel 2001 i Matia Bazar partecipano al Festival di Sanremo con Questa nostra grande storia d’amore e si piazzano al terzo posto. Il singolo è contenuto nell’album Dolce Canto che i Matia portano successivamente in tour. Nel 2002 esce Messaggi dal vivo, l’atteso disco live che arriva dopo 27 anni di carriera (e milioni di copie vendute in tutto il mondo!).

L’album contiene 15 brani storici magistralmente riarrangiati da Cassano e Perversi e due nuovi pezzi: la tecnologica Ritmo della Luna e la dolcissima Messaggio d’amore, con la quale vincono il Festival di Sanremo 2002. Seguono due tour in Italia e all’estero, al cui termine Silvia Mezzanotte e il gruppo decidono di intraprendere e proseguire progettualità artistiche separate. Nel 2005 i Matia Bazar festeggiano il loro trentennale partecipando al 55° Festival della Canzone Italiana con il brano Grido d’amore e con una nuova formazione Piero Cassano, Fabio Perversi, Giancarlo Golzi e la nuova straordinaria vocalist Roberta Faccani. Pubblicano l’album Profili Svelati e parte il “Profili Svelati Tour” con il quale si esibiscono in Italia e all’estero riscuotendo grandi consensi. Il 21 luglio 2006 a Venezia ricevono il premio “Venice Music Awards” mentre nel dicembre dello stesso anno ritirano al Campidoglio il prestigioso premio: “Personalità Europea 2006”. Nell’estate del 2009 si è svolto un tour che ha portato i Matia Bazar e i loro grandi successi in giro per l’Italia, l’Europa e il Mondo. Nell’aprile 2010 dopo 5 anni di attività insieme i Matia Bazar decidono di proseguire la propria carriera artistica separatamente da Roberta Faccani. A settembre 2010 l’annuncio del ritorno di Silvia Mezzanotte nel gruppo e l’uscita il primo di novembre di un nuovo singolo “Gli occhi caldi di Silvie” che segna la reunion dei Matia Bazar; il brano preannuncia la pubblicazione di un nuovo progetto discografico dal titolo Conseguenza logica in cui Silvia Mezzanotte torna ad essere interprete della creatività del gruppo. Nel 2012 il gruppo si presenta al Festival di Sanremo col brano “Sei tu” e ha l’onore di duettare nella serata del giovedì con l’artista internazionale plurivincitore di Grammy Awards Al Jarreau con la canzone “Speak softly love” (Parla più piano). Platinette) che interpreta in maniera molto personale e teatrale la canzone presentata in quella edizione a Sanremo. Segue una lunga promozione e un tour nazionale ed internazionale. Nel 2015, per celebrare il quarantennale della loro carriera artistica, i Matia Bazar pubblicano il primo dvd live contenente le immagini dei concerti live, immagini di backstage, frammenti di tour internazionali, interviste e momenti di svago del gruppo e il cd audio con i maggiori successi dal 1975 fino al 2015, decadi segnate da 2 vittorie al Festival di Sanremo (1978 e 2002) 2 premi della critica sempre al festival (1983 e 1985) e diversi riconoscimenti come esponenti di grande rilievo del panorama musicale italiano e internazionale. In agosto, nel pieno del tour del quarantennale, di grande successo, purtroppo un tremendo nuovo lutto colpisce il gruppo. Il “Capitano” Giancarlo Golzi viene improvvisamente a mancare, fermando l’attività del gruppo fino ad oggi.

Federica Pento a Fattitaliani parla delle sue passioni: il Canto, la Pittura e i Bambini. L'intervista

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di Laura Gorini - Federica Pento, 21 anni, vincitrice del XIX° Festival Internazionale di Croazia, del Concorso Internazionale dello Yerevan (Armenia) e del X° Festival Internazionale di canto a Chieti su quasi 800 partecipanti, Finalista Nazionale del Cantagiro 2016 e premio della critica con Presidente di giuria Katia Ricciarelli. In questa intervista l'artista si racconta con la passione per il canto e la sua innata sensibilità.
Partendo dalle esperienze all’estero come è vista la musica Italiana?
La nostra cultura è più apprezzata all’Estero che in Italia. Quando ho vinto il “Festival Internazionale di Canto” in Armenia ho avuto apprezzamenti dal pubblico e dalla critica al di sopra delle mie aspettative. Sono stata la prima cantante italiana a vincere; a differenza degli altri concorsi in Croazia ci tenni a celebrare la serata -che coincideva con la giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne- con il brano “Je Suis Malade”.
La mia esperienza mi porta a pensare quanto lavoro ci sia da fare in Italia per emergere e parallelamente quanta sete di italianità ci sia nel mondo.
Guardando il tuo Videoclip di “Treno a Colori” traspare un legame con la pittura e con i bambini...
Treno a Colori rappresenta il connubio delle mie più grandi passioni: il Canto, la Pittura e i Bambini. Potremmo riassumere “Treno a Colori” in una frase: La magia dell'infanzia è nello stupore di uno sguardo vergine che si apre sul mondo.
Percorrendo i passi della nostra esistenza veniamo rapiti dalla bellezza intorno a noi, respiriamo i colori, le sfumature e purtroppo anche tutte le contraddizioni della vita; veniamo sconvolti dalle ingiustizie di questo tempo e l’unica cosa che ci resta è quella di rifugiarci nella Fantasia. Il brano è scritto e arrangiato dal M° Gianluca Sole e vede la partecipazione al violino di Giulia Di Tomasso.
Al brano e al suo successo ha partecipato una vera squadra, e devo ringraziare davvero tutti per il grande impegno e per tutta la passione che hanno saputo mettere in campo.
Quanto è importante oggi secondo te la “bellezza esteriore”, soprattutto nelle donne in un settore come quello dello spettacolo?
Purtroppo l’estetica oggi viene messa spesso al primo posto nella scala dei valori, specialmente per una ragazza che vuole raggiungere il successo. Considerato che i valori fondamentali per me sono il perdono, l’onestà, la libertà, l’amore, il rispetto per la vita, reputo importante confrontarmi con “esempi” da prendere come riferimento.
Frida Kahlo esplorava i sentimenti e le emozioni attraverso la pittura: trasformava le sofferenze in arte, ed è quello che faccio anch’io quando dipingo o canto. Amo questa donna perché eccentrica, indipendente; nonostante le sue evidenti difficoltà e disabilità, ha sempre avuto un carattere combattivo rimanendo se stessa e opponendosi a ciò che le veniva inflitto; messa alla prova, ha reagito, ha imparato a camminare, ha sfidato la sorte esorcizzando i dolori e trovando nell’arte la sua ancora di salvezza.
Il tuo talento è stato notato da importanti produzioni. Ce ne vorresti parlare?
Una delle soddisfazioni più grandi è stata la proposta di inserimento del videoclip di “Lunincanto”, mio primo singolo, in un DVD degli “Aerosmith” in vendita in tutti i Mediastore e online in Italia e all’estero. Ricordo con affetto l’incontro con Mogol: nel CET ho avuto l’opportunità di confrontarmi con un mostro sacro della musica italiana. Sono stata ospite d’onore in occasione della mostra “Silenti Riflessi” della scultrice di fama mondiale Paola Romano. Sono stata in molti programmi televisivi, da Top of The Tops all’Incontro con l’Autore Stefano Jurgens noto autore Rai dai tempi di Corrado e oggi al fianco di Paolo Bonolis. Non posso non citare la collaborazione con il M° Angelo Valsiglio, produttore di Laura Pausini, Eros Ramazzotti e tanti altri. La cosa che più mi affascina di queste grandi personalità è proprio la loro umanità e senza quella sono certa non sarebbero mai arrivati dove sono ora.
Foto di Fazio Gardini

Zagreb, uscito il 1° singolo/video “Nel Buio” dal nuovo disco “Palude”

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Disponibile dal 12 gennaio 2018 il primo singolo/video “Nel Buio” degli Zagreb estratto dal nuovo disco “Palude”, che ne anticipa l’uscita prevista per il 26 gennaio, distribuito e promosso da Alka record label.
I Zagreb nascono nel marzo 2014 tra Treviso e Padova dall’insieme di 4 musicisti attivi da molti anni nella scena underground. La scrittura è in Italiano, per non nascondersi dietro facili assonanze; lo stampo dei brani è rock, tirato e influenzato dalle variegate esperienze dei quattro componenti. Iniziano le registrazioni in studio del primo singolo “Ermetico” e la programmazione live immediata porta i Zagreb a suonare in breve tempo su locali e festival travalicando anche i confini delle province di residenza e raggiungendo quasi quaranta esibizioni live da luglio 2014 ad agosto 2015.
Nel febbraio 2015 i Zagreb iniziano a registrare il primo disco ufficiale “Fantasmi Ubriachi”, presso lo studio ferrarese del noto produttore Manuele Fusaroli (The Zen Circus, Giorgio Canali, Nada, Andrea Mirò, Il Teatro Degli Orrori) assistito al banco da Federico Viola. Il disco, raccoglie frammenti di vita e rapide considerazioni, il tutto cristallizzato sapientemente dalla produzione. Attraverso un equilibrato mix di sonorità distorte e incalzanti prettamente rock e di brani dal gusto più onirico e sospeso, la band gioca su chiaroscuri che rendono il primo lavoro in studio di Zagreb un disco completo, indirizzandoli verso un genere e una scrittura che, pur mantenendo le radici iniziali, si apre verso prospettive moderne.
“Fantasmi Ubriachi” esce il 27 Novembre 2015, con larghi consensi dagli addetti ai lavori, e inizia  il “Il tuo tempo tour”, che porta la band a condividere i palchi di club e festival con Il Teatro degli Orrori, Moltheni, Appino, Lacuna Coil, Edda, Lume e molti altri.
Nella primavera/estate 2017, la band si mette al lavoro per il nuovo e secondo album, prodotto da Federico Viola e Michele Guberti presso l’Animal House Studio.
Un disco maturo e ricco di suoni freschi e scuri allo stesso tempo, composto da 10 brani in cui la band racconta a modo proprio  la società e i fantasmi che si nascondono dentro ognuno di loro.
Il 12 gennaio 2018 esce il primo singolo “Nel Buio”, estratto dall'album “Palude”, pubblicato e distribuito dell’etichetta ferrarese Alka Record Label.

Registrato e proddoto da Michele Guberti e Federico Viola presso Animal House Studio (Fe)
Promosso e distribuito da Alka Record Label.

I Zagreb sono:
Ermanno De Luchi, basso/cori
Alessandro Meneghello, chitarra/synth
Stefano Bonaldo, batteria
Alessandro Novello, voce/chitarra

Lo Stato Sociale, siamo la band dei "Primati". L'intervista video

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(videointervista) Al via lunedì il preorder su Amazon di “Primati” (Universal Music/Garrinchia Dischi), il nuovo album de Lo Stato Sociale in uscita dappertutto il 9 febbraio, e il presave su Spotify del singolo “Una Vita in Vacanza” (http://www.umgitaly.com/unavitainvacanza).
Quasi un anno dopo l’uscita del loro ultimo album “Amore, lavoro e altri miti da sfatare”, la band bolognese torna con un progetto discografico che accompagnerà la loro partecipazione alla 68esima edizione del Festival di Sanremo.
“Primati” è una “raccolta differenziata” di singoli del collettivo bolognese; contiene i tre inediti “Una vita in vacanza”, “Fare mattina” e “Facile” scritti successivamente all’uscita dell’ ultimo disco, oltre ad una nuova versione di  “Sono così indie” tutti e quattro prodotti da Fabio Gargiulo e altri tredici singoli che hanno segnato il percorso della band dalla fondazione fino alla partecipazione al Festival di Sanremo.
“Una vita in vacanza”, il brano che la band porterà sul palco dell’Ariston, è un’arguta riflessione sul mondo del lavoro di oggi, in cui i regaz mettono in discussione la tendenza sempre più diffusa ad identificare completamente l’individuo con la sua professione. É il racconto epico dello scontro fra il lavoro e la sua nemesi di sempre; la vacanza. Attraverso un elenco di professioni improbabili, il collettivo vuole spingere il pubblico a interrogarsi sui perché della nostra ricerca di definizione attraverso le scelte professionali. Il pezzo, scritto e arrangiato da Lo Stato Sociale, unisce la canzone d’autore alle sonorità tipiche dell’elettronica, fondendo i due generi in uno stile unisco ed originale. “Una vita in vacanza” è stato prodotto artisticamente e orchestrato da Fabio Gargiulo (F. Michielin, C.De Andrè, Arisa) e gli archi sono stati incisi e coscritti con Davide Rossi (Coldplay, U2, Goldfrapp).

In “Facile” c’è Luca Carboni che canta con Lo Stato Sociale, in una sorta di featuring al ragù bolognese mentre in “Sono così indie 2018” c’è la partecipazione amichevole di alcuni “amici” della band che prestano a sorpresa la loro voce. 
L’album riguarda scherzosamente ad alcuni dei traguardi raggiunti negli ultimi anni dal gruppo ponendosi come ipotetico biglietto da visita per un pubblico nuovo, televisivo mai raggiunto fino ad ora. 

Lo Stato Sociale è stata: la prima band indipendente della propria generazione ad esaurire in un tour tutti i più grandi club italiani, la prima a riempire un palasport, la prima ad imporre prezzi popolari nei grandi eventi, la prima a superare il mezzo milione di fan su Facebook, la prima a mandare un singolo al primo posto in classifica, la prima a calcare il palco dell’Ariston, la prima a pubblicare una raccolta dei propri migliori brani. Ma non solo: è stata anche la prima a suonare a San Marino, la prima a baciarsi in diretta tv, la prima a farsi richiamare da Salvini, la prima a fare un balletto tropicale invece di suonare, la prima nel accumulare ritardo, la prima ad aver fatto una foto con Orietta Berti, la prima a fondere un furgone in Basilicata, la prima ad andare in tv senza sapersi vestire. E ancora: la prima in un palasport senza alcun merito sportivo, la prima a garantire una pensione ai propri ascoltatori, la prima con cinque cantautori spettinati, la prima a sopravvivere a tre ore di concerto ad agosto dopo tre chili di parmigiana, la prima ad aver attraversato il muro del suono senza un graffio, primi per numero di parole nei brani. La band dei primati, nel senso di scimmie.

“Primati” contiene anche il DVD con i film dei due concerti nei palasport: “L’ultimo concerto da gran fenomeni” del 21 novembre 2015 al PalaDozza di Bologna e “Un bel concerto da mitomani” del 22 aprile 2017 al Forum di Assago. Entrambi sono stati diretti da Paolo Santamaria e prodotti da Garrincha Dischi e Muse-X. I due film contengono l’esecuzione dal vivo di 41 brani con numerosi ospiti.

Lo Stato Sociale è:
Alberto “Albi” Cazzola (voce, basso), Francesco “Checco” Draicchio (voce, sintetizzatori, percussioni), Lodovico “Lodo” Guenzi (voce, chitarra, pianoforte), Alberto “Bebo” Guidetti (voce, drum machines, programmazioni), Enrico “Carota” Roberto (voce, sintetizzatori, pianoforte, rhodes, programmazioni).

Foto di Giuseppe Palmisano

LE ELEZIONI, I CANDIDATI E LA COSTITUZIONE

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"Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro” (Art.51 Costituzione).
Questo è quanto impone la Carta Costituzionale in merito ai candidati a qualsivoglia carica elettiva (sindaco, consigliere, deputato, ecc.). Come si vede  “funzioni elettive” e “posto di lavoro”sono un tutt’uno, sono imprescindibili, l’una è la condizione dell’altra, non la moglie o la madre, ecc.. E poco dopo (art.54) aggiunge i requisiti connessi: disciplina ed onore,  due macigni, che racchiudono tutto quanto ci si possa aspettare da un cittadino  degno di questo titolo  che intende cimentarsi nel governo di una istituzione pubblica,  macigni pesantissimi divenuti oggi sabbia e ovatta. Non esiste perciò, non è previsto che l’assolvimento di una funzione pubblica comporti la rinuncia e l’abbandono e la messa da parte della propria occupazione! Camminano di pari passo!

Gli Italiani dai tempi di azzeccagarbugli, sono divenuti alti specialisti della ermeneutica e della interpretazione cavillose, cosicché  perfino il rosso  diventa bianco e viceversa,  come quando hanno tramutato, nella generale indifferenza o nella accademica indignazione, il concetto chiaro e indiscutibile  di ‘senza oneri per lo Stato’  addirittura nel suo opposto, a sberleffo di De Gasperi e di Togliatti e di Calamandrei!!! Tale art.51, un distillato semantico perfetto, risultato di chissà quante discussioni e approfondimenti: divenuto anche questo truffa e imbroglio. Nella redazione della Costituzione Repubblicana i Legislatori hanno voluto puntualizzare che l’esercizio di una funzione pubblica (sindaco, deputato, consigliere, ecc.) è, quando realizzabile e realizzato, il risultato di una istanza  etica e morale del cittadino a favore della comunità e assolutamente  il  requisito fondamentale di questo candidato, una garanzia,  non è il titolo accademico o il censo bensì la titolarità attiva e produttiva di un mestiere o di una professione: i Legislatori altresì  hanno voluto intendere che a tale cittadino attivo e produttivo  sollecito del bene pubblico, lo Stato, grato,  gli assicura il ‘diritto al tempo necessario’ sia all’adempimento dei doveri civici e sia all’assolvimento di quelli inerenti il proprio lavoro. In queste condizioni di massimo senso civico ed etico, i concetti di ‘disciplina ed onore’ di cui si parla all’art.54 e che debbono contrassegnare  ‘il candidato alle pubbliche funzioni’  non sono più un diritto o un obbligo, ma semplicemente un dovere morale, implicito e  connesso con il tutto. Inoltre  il Legislatore non parla di emolumenti o prebende o compensi o addirittura di stipendi per tali civiche incombenze!!Né lontanamente prevede modi differenti di dedicarsi alla vita pubblica. 

E’ da chiedersi: se De Nicola o De Gasperi o Togliatti o Dossetti o Calamandrei o Nilde Iotti o Di Vittorio  o Concetto Marchesi o La Pira o Moro  o Leone o Paolo Rossi senza contare gli altri deputati della Costituente Luigi Einaudi, Ignazio Silone, Nenni, Amendola, Scalfaro, Ferruccio Parri, Fiorentino Sullo, Paietta, Merzagora, Benedetto Croce, Foa, avessero solamente dato uno sguardo alle assemblee parlamentari degli  anni trascorsi, con particolare riguardo a queste ultimissime o alle lotte sanguinose registrate in certi partiti per posti di potere e di soldi,  è poco credibile che al cospetto di tale letale ed esiziale stravolgimento del dettato costituzionale avrebbero espresso qualche commento: ben altro indubitabilmente avrebbero fatto come loro risposta!  Centinaia di persone di questo calibro e di questa umanità e scienza, in  18 mesi, gomito a gomito, fianco a fianco, riuscirono ad inventare un monumento di civiltà e di moralità che non ha eguali al mondo, all’insegna della libertà del rispetto e dell’amore per il prossimo: una guida e un lasciapassare, come nessuno. A poco a poco, invece, i discendenti ed epigoni di questi uomini e donne del 1946 hanno consentito e ottenuto, per superficialità per leggerezza per lassismo addirittura per sete di soldi e di potere principalmente, che i sacri scranni della Legge e della Giustizia divenissero e si trasformassero in poltrone attorno ad un tavolo imbandito con grassa e ben servita selvaggina!  Una involuzione mostruosa e criminale che  passo passo ha avuto come esito quello inevitabile: la distruzione e la decadenza  dell’Italia, in ogni sua componente ed elemento, nessuno escluso:è il momento presente, se lo si sa o lo si vuol leggere. Per tornare all’art.51 dell’uomo politico che è prima di tutto lavoratore,  gli uomini di cui sopra non hanno parlato di ‘diritto’ alla moglie o alla madre o al figlio né tanto meno di titoli accademici o di altra natura o di stato sociale  bensì di ‘diritto’ all’esercizio della propria attività: non è una raccomandazione parolaia. Essa rientra in un concetto ben radicato in tutti i padri costituenti, una garanzia: l’impegno politico è inteso quale soluzione temporanea, libera e spontanea, per poi tornare al proprio lavoro; non è previsto dunque il politico per professione o perfino il professionista osceno della politica!!! O il disoccupato o portaborse o leccaculo o avventuriero o senza arte né parte o l’amica del capobastone, a caccia spietata della selvaggina. Né tanto meno sono previsti vitalizi, quest’altra italica novità da satrapia babilonese. Che la Magistratura, somma e sola garanzia, controlli attentissimamente che gli organi preposti, specie la Prefettura, svolgano la loro opera all’insegna degli obblighi della Costituzione nella selezione dei candidati.                                                                                                                                                                                              Michele Santulli

Casa Sanremo, Roberta Morise e Cataldo Calabretta alla guida di “L’Italia in vetrina - Viva Sanremo”

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Saranno i padroni di casa dell’undicesima edizione di Casa Sanremo, sono già ben noti al pubblico: Roberta Morise, protagonista delle trasmissioni di successo come L’eredità e I Migliori anni condotte da Carlo Conti, ha da poco concluso l’avventura alla conduzione di Easy Driver su Raiuno e Cataldo Calabretta, avvocato, esperto di diritto dell’informazione e giornalista, da anni opinionista e consulente legale di programmi Rai che ha recentemente ottenuto un grande successo come conduttore di Grand Tour d’Italia, su Rete4.
Morise e Calabretta si apprestano ad affrontare una nuova avventura che avrà come cornice il Palafiori di Casa Sanremo dove, dal 6 al 10 febbraio, si alterneranno alcuni dei protagonisti della kermesse canora e del panorama istituzionale che commenteranno i momenti salienti delle serate del Festival della canzone italiana.  “L’Italia in vetrina - Viva Sanremo”, è un programma web-tv prodotto da Fluendo, di Paola Picilli e Gianmaria Miliacca e scritto da Tommaso Martinelli, Luigi Miliucci, Nicole Persico, Anna Bisogno e Giovanna Serpico e andrà in onda dal lunedì al venerdì alle ore 15 su www.panorama.it, il sito del gruppo Mondadori e del settimanale condotto da Giorgio Mulè.

Libri, "Noi, oltre i confini del tempo" di Tania Dejoannon. La recensione di Fattitaliani

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Buongiorno e bentrovati oggi vi propongo "Noi, oltre i confini del tempo" di Tania Dejoannon.

Sinossi:
"Affrontare la vita non è una cosa semplice, soprattutto quando dalla vita non si ha avuto molto. Giulia ha un solo obiettivo: aiutare gli altri nelle difficoltà di tutti i giorni, proprio perché lei quell’aiuto non l’ha mai ricevuto mentre saltellava da una famiglia affidataria a un’altra. Un giorno un evento però la mette a dura prova. Una donna le lascia suo figlio. Per Giulia sarà l’inizio di una serie di perdite, che la metteranno alla prova in un mondo in cui l’altruismo è cosa passata, in cui lei vorrebbe avere il controllo su tutto. L’unica cosa su cui potrà contare sarà il tempo e un ragazzo che, nonostante i suoi difetti, non l’abbandonerà mai."
Pronti? andiamo a noi...
Tania, parte dal presupposto che la vita è dura e che non ci regala nulla ( come negarlo), che tutto ciò che ci succede, non accada per caso, io per conto mio, sostengo la bellezza dell'attesa e della speranza ;)
gente allegra Dio l'amò, no?! Detto questo fa bene all'anima, leggere un romanzo che ci rallegri l'animo, che ci faccia riflettere ma soprattutto prendere azione ;) Le cose belle infatti, accadono iù spesso di quanto immaginiamo, se solo ci fermassimo un secondo a pensarci...
Premesso questo...
Il suo romanzo, raccoglie e accoglie la bellezza delle cose, la voglia di rimediare ai torti subiti o almeno di provarci, il desiderio di fare qualcosa non solo per se stessi ma soprattutto per gli altri, senza aspettarsi nulla in cambio.
Giulia e Rudy sono due di noi, due che combattono ogni giorno per ciò in cui credono, due persone che si attraggono e respingono, un po’ per paura di amare un po’ per timore di ferirsi. Entrambi infatti ne hanno passate fin troppe e sono state le loro esperienze di vita a renderli ciò che sono, tra passi falsi, difficoltà e successi.
Accomunati da un passato tormentato ma uniti dal destino, loro due riescono a creare insieme qualcosa di speciale, che va oltre la quotidianità e le convenzioni sociali.
Rudy ed il suo essere comprensivo, si scontra con il muro di paure eretto da Giulia.
Noi, Oltre i confini del tempo, è una storia intensa, ricca di sentimenti, che narra dell'animo umano e delle sue mille sfaccettature.
Innamorarsi, diventare madre, il rapporto con i figli, l'amicizia, il sostenersi vicendevolmente, è una storia che parla di fallimenti che si trasformano in successi, ma anche di altri temi forti a sfondo sociale, senza morbosità ma con lucidità e convinzione.
Vi lascio con alcuni brevi passaggi che mi hanno emozionato un botto:
“Rientro. Il caffè si sarà raffreddato, ma non importa. Il cameriere è tornato al suo posto dietro al bancone. Sono combattuta tra il ridere e il piangere, non so se rivedere J.J. può essere un’arma a doppio taglio. Probabilmente rivederlo mi farà soffrire, ma allo stesso tempo non posso rifiutare a me stessa di incontrarlo.”
” «Vieni fuori. Andiamo a prendere un po’ d’aria.» Le labbra carnose di Rudy si muovono dolci, ma per me sono veleno. Mi stringe la mano più forte, forse questa volta si farà come dice lui, sembra determinato. «Forza, giusto una boccata e rientriamo.» Non aspetta il mio consenso, si alza e mi trascina fuori. L’aria è pungente, siamo in riva al mare e di sera di solito la temperatura si abbassa. «Passeggiata sulla spiaggia?» Anche ora non aspetta una mia replica. Attraversiamo la strada e siamo già sulla sabbia, lui si toglie le scarpe e inizia a camminare, come sempre trascinando i piedi. «Allora, qual è il problema?» Attende con pazienza una risposta che mi si strozza in gola. «Non hai voglia di rispondermi? Non fa niente, io posso passare anche tutta la notte qui, posso inseguirti fino a casa e aspettare che si faccia giorno per poi rifarti la domanda, e avanti così fino a quando non mi risponderai…»”.
“Spesso decidere da soli, non confrontarsi con nessuno, non accettare consigli, può mandarci in rovina. Abbiamo la presunzione poi di credere che il nostro pensiero sia giusto e universale, negando a chiunque ne abbia un altro, di entrare a far parte della nostra esistenza. Ci convinciamo che siano gli altri a essere nel torto e che siano stupidi nel non comportarsi come noi, li etichettiamo poi come non indispensabili. In realtà stiamo diventando solo più soli, più tristi, odiati, stressati, depressi. Malinconici esseri che camminano senza sapere che cosa vuol dire sorridere, intenti solo a controllare che ogni gesto sia perfetto e che venga eseguito nell’esatto modo in cui lo eseguiamo noi. È in questo modo che si va alla deriva… … sempre se non riusciamo in qualche modo ad accorgercene prima di morire annegati”.
Buona lettura.
Cristina Pace
Sull'autrice:

Faust, il balletto di Jean-Christophe Maillot seduce Anversa. Danzatori al top: la recensione di Fattitaliani

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Standing ovation ieri sera ad Anversa per il debutto di "Faust" nella versione del coreografo francese Jean-Christophe Maillot (musica di Franz Liszt e Bertrand Maillot) creata nel 2007 e caratterizzata prima di tutto dall'aggiunta di un quarto protagonista, La Morte magnificamente interpretata da Drew Jacoby: seducente, sinuosa, leggera.
I movimenti, gli effetti speciali, il gioco delle luci, i corpi: l'amalgama è perfetto nel raccontare la psicologia di ogni personaggio e la relazione triangolare tra il diavolo Mefistofele (grandissimo Matt Foley), Marguerite (Nancy Osbaldeston) -l'immagine ideale della bellezza interiore e esteriore- e Faust (Wim Vanlessen).
I danzatori rivaleggiano in bravura e maestria: livello eccezionale di coreografie, esecuzione, coordinazione, interpretazione. Se è vero che la storia pone al centro il problema del male e del bene, qui emerge anche anche l'intensità dei desideri, intellettuali e sensuali, da cui è dominato il personaggio.
La danza dei corpi raggiunge livelli altissimi così come lo sono le aspirazioni di Faust e fanno vedere allo spettatore in maniera tangibile la disparità tra i desideri e le limitate possibilità di un essere umano.
Faust è la metà di una coppia straordinaria e qui la seconda metà non è Marguerite, bensì il diavolo, Mefistofele: la straordinaria intesa e alchimia fra Vanlessen e Foley rispecchia fedelmente tale aspetto.
Da evidenziare il grande apporto degli altri danzatori (i diavoli, le anime di Faust, gli spiriti di Marguerite), dei costumi di Philippe Guillotel, la direzione musicale del M° Dominic Grier, la scenografia di Rolf Sachs, i video di Gilles Papain.
Da non perdere: in scena fino allo Stadsschouwburg di Anversa fino al prossimo 28 gennaio. Giovanni Zambito.
Leggi qui gli altri articoli di Opera e Balletto.


Teatro, magia e sogno all'Eliseo. Fattitaliani intervista Stefano Fresi e il produttore Francesco Bellomo

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Al Teatro Eliseo fino al 28 gennaio e poi in tournée in varie parti d’Italia, “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare. Adattamento e Regia di Massimiliano Bruno. Con Stefano Fresi, Giorgio Pasotti, Violante Placido, Paolo Ruffini e nel ruolo dei comici Rosario Petix, Dario Tacconelli, Zep Ragone e in quello degli innamorati Alessandra Ferrara, Antonio Gargiulo, Tiziano Scrocca, Claudia Tosoni e in quello delle fate Annalisa Aglioti e Sara Baccarini.
Scene e Costumi Carlo De Marino. Musiche Roberto Procaccini. Coreografie: Annalisa Aglioti. Produzione esecutiva: Fabrizio Iorio.
Prodotto da Francesco Bellomo per Corte Arcana L’ISOLA TROVATA.

Un bellissimo e moderno adattamento teatrale ad opera di Massimiliano Bruno che svecchia il testo e lo rende adattabile anche ai giovani e ai giovanissimi, numerosi in sala e che applaudono con fervore sia a scena aperta che a fine spettacolo. La genialità del Regista e le novità introdotte mantengono comunque lo spirito di Shakespeare, liberandolo però dalla rigidità.
La scena si svolge in un bosco, dalla sera al mattino successivo, tra gli incantesimi degli spiriti, gli equivoci degli innamorati e le avventure di una compagnia di teatranti.
Un Cast eccellente in cui ognuno si distingue per qualcosa. Sublime Stefano Fresi nel ruolo di Bottom, un pagliaccio senza palcoscenico; bravo Rosario Petix anche se tra i comici ha un ruolo piccolo(Snug) e tra i Nobili è Egeo, padre di Ermia interpretata da Alessandra Ferrara, brava anche lei. Straordinario Paolo Ruffini nel ruolo di Puck, un violinista che non sa suonare. 
Il sogno è un incantevole gioco dell’immaginazione. Alla fine Puck chiede agli spettatori di essere clementi e considerare tutto ciò che è avvenuto, un sogno, Siamo quindi noi spettatori ad aver sognato e non i personaggi e la magia non è stata quella degli elfi e delle fate ma piuttosto quella del Teatro. 

Francesco Bellomo, i due temi dell’Opera sono la magia e il sogno. Come vengono affrontati nell’adattamento di Massimiliano Bruno?  
Ha scelto una chiave assolutamente favolistica. Ci troviamo in un bosco particolarmente sui generis, fatto di corde e dentro abbiamo tutta una serie di citazioni specialmente quando entra Titania e riportano ad ambientazioni teatrali, a volte Beckettiane e a volte Felliniane o ad ambientazioni cinematografiche come Odissea nello Spazio. C’è tutto il retaggio culturale di Massimiliano Bruno in questo spettacolo che viene trattato in maniera molto particolare, con grande riscontro da parte del pubblico. Ritengo che sia un adattamento particolarmente riuscito e vorrei citare che Giampaolo Savorelli che è il Direttore artistico del Festival Teatrale Shakespeariano quando quest’estate abbiamo debuttato, l’ha definito il miglior Sogno da quando lui è Direttore artistico, perché in questa edizione è rilevante la parte dei comici che nella rappresentazione di questo testo, non sempre ha avuto il riscontro che doveva avere. E’ un gruppo particolarmente affiatato, un gruppo storico che lavora con Massimiliano da tempo e ciò fa sì che il risultato sia ottimale. 
La magia altro non è che l’amore. Che ruolo ha ai giorni nostri? 

Credo che l’amore sia il motore di tutto perché per quanto si possa in qualche maniera mascherare dicendo che le soddisfazioni vengono soprattutto dal lavoro, dalla propria affermazione, gratificazione, penso che alla fine se mancano i sentimenti, le emozioni, si può avere tutto ma comunque si rimane poveri. Credo che l’amore sia sempre al centro di tutto ed è quello che in qualche modo ci fa vivere. 
Il messaggio di Shakespeare è eterno ed è sempre attuale, perché? 

Hai detto bene perché è attuale, eterno e soprattutto contemporaneo perché appartiene a quella schiera di grandi Autori nella quale anche se di epoca diversa, ci metterei pure Pirandello. Hanno un linguaggio sempre attuale nel tempo, hanno avuto la capacità e l’intelligenza quando scrivevano di essere avanti rispetto ai loro tempi e hanno trattato temi che si sono mostrati sempre attuali nelle varie epoche.
Dopo Francesco Bellomo, lasciamo la parola a Stefano Fresi…
Fresi, tu interpreti Bottom, un pagliaccio senza palcoscenico. Cosa hai portato di tuo nel personaggio? 

Ho portato il divertimento che c’è nel parlare un linguaggio inesistente, diretto a tavolino dal nostro Regista e dal nostro adattatore, Massimiliano Bruno. Un grande divertimento che è parte della mia vita. Il personaggio è un fanfarone, un tessitore prestato al Teatro che certamente non è un attore. 
I due temi dell’opera sono la Magia ed il Sogno, qual è quello più intrigante? Forse è la Magia perché mentre il sogno non è pilotato da grandi cose, la Magia è pilotata da chi la produce. Il sogno può portarti ovunque invece la Magia ti porta dove vuole da chi la mette in moto. È più intrigante perché prevede una scelta che può essere maliziosa, a fin di bene, cattiva. La magia dietro ha sempre un deus ex machina. Cosa che invece il sogno non ha. 
L’amore sincero non ha mai avuto vita facile. Com’è l’amore oggi? 

Soprattutto nei giovani è fatto sempre meno di incontri concreti soppiantati da quelli digitali. Ci sono storie nate ed esaurite sulla Rete e secondo me, purtroppo viene meno il corteggiamento, l’emozione di aspettare l’amata alla panchina. Loro non hanno quell’ansia che avevamo noi di prendere subito la patente per andare in giro ad incontrare le persone perché c’è un modo più facile per incontrarle che è WhatsApp, Facebook, i Social e quant’altro. Il virtuale sta invadendo troppo la realtà e questo un po’ mi intristisce.
È vero che è il destino a fare tutto o ognuno di noi è fabbro del proprio destino?  Sono convinto che tutti siamo artefici del proprio destino e che dobbiamo impegnarci affinché il nostro destino, vada dove deve andare.  Bisogna tener presente che conta anche il caso, la fortuna. Si può essere correttissimi, precisissimi ed impegnatissimi e non necessariamente arrivare dove si vuole.  Può succedere invece che la fortuna ti metta davanti un fatto che magari non i sei neanche sforzato troppo di raggiungere. 
Tra teatro e Cinema, sei impegnato su più fronti, quale ti dà più soddisfazioni? Sono soddisfazioni diverse perché il Film rimane negli anni però quella sensazione dell’applauso del pubblico alla fine dello spettacolo, ogni sera diversa. Per me è qualcosa di irrinunciabile. E’ un godimento fisico fare uno spettacolo dal vivo e serve anche a farti tenere i piedi per terra perché il Teatro è grande fatica per un risultato economico più piccolo rispetto al Cinema o alla Televisione. Ti ricorda anche che per avere successo devi fare tanta fatica e tanta gavetta. 
Il 22 febbraio è in uscita nelle sale Cinematografiche “Sconnessi”. Il titolo è già un aggancio ai Social di cui parlavi prima o sbaglio?  

È un Film di Cristian Marazziticon un bel Cast di attori come Fabrizio Bentivoglio, Carolina Crescentini, Antonia Liskova e tanti altri. È un Film che parla proprio di quello che ci stavamo dicendo adesso. Un padre si rende conto che i suoi figli, la moglie, sono veramente Social addicted  e non pensano ad altro, decide quindi di portarli in montagna e gli stacca le connessioni. Riscoprono un mondo fatto di parole, di giochi di carte, ad un certo punto quando serviranno di nuovo le connessioni, si darà la giusta importanza al digitale ed alla modernità. Secondo me è un bel punto di vista su quello che è la nostra dipendenza dalle connessioni ai nostri giorni. 
Sei reduce anche dal grande successo di “La Casa di famiglia” di Augusto Fornari. 

Mi è piaciuto moltissimo farlo, avevo un ruolo da protagonista e poi è l’Opera prima di Augusto Fornari che è un Regista che amo moltissimo, è un mio fraterno amico, siamo cresciuti insieme, ho cominciato a fare questo lavoro per merito o per colpa sua e quindi fare un Film insieme dopo vent’anni di collaborazione, è stato un momento veramente molto emozionante. 
Elisabetta Ruffolo

Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo 

Bruxelles, il 24 gennaio presentazione libro "Non volevo morire così. Santo Stefano e Ventotene. Storie di ergastolo e di confino" di Pier Vittorio Buffa

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Presentazione del libro di Pier Vittorio Buffa Non volevo morire così. Santo Stefano e Ventotene. Storie di ergastolo e di confino (Nutrimenti, 2017).

Intervengono: Pier Vittorio BuffaSesa Amici, Sottosegretario di stato alla Presidenza del consiglio dei Ministri e Silvia Costa, membro del Parlamento Europeo.
In Non volevo morire così troviamo la ricostruzione sorprendente ed emozionante delle vicende dei detenuti del carcere di Santo Stefano e dell’isola confinaria di Ventotene, nel periodo in cui Mussolini vi fece rinchiudere i propri oppositori politici. Sono pagine che ricostruiscono la vita dei confinati, fotografano dettagli che gli anni rischiavano di cancellare per sempre. E diventano, quindi, un importante riconoscimento per tutti coloro che in nome dei propri ideali hanno perso la libertà e sono rimasti segregati nelle prigioni fasciste o nelle isole di confino. Non solo i personaggi più noti, quelli che hanno poi attraversato, con i loro nomi e le loro azioni, la storia della Repubblica, ma soprattutto coloro che non hanno potuto raccontare, che sono morti, come scrive Pier Vittorio Buffa, “prima di vedere il proprio sacrificio contribuire alla nascita di un’Italia democratica e repubblicana”.

Informazioni

Data: Mercoledì 24 gennaio 2018
Orario: Alle 14:51
Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles
Ingresso : Libero

Luogo:
Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles

Ostana, il sindaco scrive a Papa Francesco e lo invita nell’incantevole borgo sotto il Monviso

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di Giuseppe Di Claudio* MADRID - Mi piace immaginare la preoccupata reazione di mons. Cristiano Bodo di Saluzzo, il più giovane vescovo d’Italia, nel leggere la notizia che Giacomo Lombardo, sindaco di Ostana ha scritto al Papa per invitarlo a visitare Valle Po. 

All’attenzione del cronista compare la figura ieratica di don Luigi Destre, il “curato” del Monviso che, salito sul “Re di Pietra” per 120 volte, ha accompagnato gruppi di alpinisti, celebrato Messe e Matrimoni sulla cima più bella delle nostre Alpi e che “rischia” di dover accogliere il Santo Padre nella sua parrocchia e ricevere il dono della stola.
E sì, questa volta Giacomo Lombardo, sindaco dell’incantevole paesino sotto il Monviso, ignorando il protocollo ed il cerimoniale, ha preso carta e penna e ha scritto a papa Francesco per invitarlo a visitare la sua Ostana, uno dei “borghi più belli d’Italia” che, grazie all’opera indefessa di alcuni amministratori, sta riguadagnando dignità, vita e … abitanti.
Ostana, un piccolo comune occitano delle Alpi piemontesi, è passato dai 1300 abitanti del 1910 ad un minimo di 5 negli anni ‘80. Oggi, grazie ad un impegno costante che traduce in nuova economia i valori culturali del territorio, la popolazione residente ha raggiunto le cinquanta unità e continua a crescere con l’avvio di nuove attività economiche. 
Nella lettera al Papa il sindaco Lombardo fa vibrare sapientemente le corde del cuore, utilizzando gli argomenti che sono cari a papa Francesco e dimostrando un’acuta sensibilità ed il grande amore nei confronti della propria terra d’origine.
Lombardo illustra al Papa le difficoltà che incontra: “[...] La nuova sfida che Ostana si è imposta è dare slancio all’agricoltura, recuperando e rimettendo a valore i terreni incolti e abbandonati. L’obiettivo è duplice: contrastare il degrado ambientale e favorire l’occupazione giovanile. Per fare ciò, si è intervenuto sullo spezzettamento fondiario delle proprietà, grande problema delle Alpi dove si contano milioni di minuscole particelle catastali. Le diatribe tra i proprietari dei terreni sono la causa principale della situazione di abbandono di molte aree, con la conseguenza della riduzione delle terre realmente coltivabili. Il puzzle delle proprietà va ricomposto, e ancora una volta è il Comune che deve trovare la soluzione tramite un accordo con i privati che è possibile recuperando reciproca fiducia, richiamando alla solidarietà e condividendo, con generosità, il destino dei beni comuni.”

Per raggiungere questo obiettivo, continua Lombardo, “[...] Fa convintamente parte di questo percorso, il progetto di accoglienza avviato da qualche mese. Davanti alle difficoltà del mondo, così accentuate in questo momento storico, abbiamo ritenuto di dover fare la nostra parte offrendoci spontaneamente, per condividere le ricchezze che ci sono state donate, alle sorelle e ai fratelli meno fortunati di noi. Ostana si è proposta come possibile luogo di accoglienza per migranti richiedenti asilo. Noi, che abbiamo come cittadini onorari don Luigi Ciotti e Antonia Arslan (scrittrice testimone del genocidio degli Armeni) vogliamo così dare un seguito concreto alle buone intenzioni spesso proclamate e quasi sempre disattese. [...]”

Queste parole “sono musica” per il Papa. Ma il sindaco “occitano” rincara la dose: “Il progetto non ha mancato di incontrare la reazione ostile di una sia pure piccola parte della comunità; anche tra coloro che praticano la fede cristiana e che neppure le parole illuminate del nostro parroco – ispirate alla Sua dottrina – sono riuscite a convincere. Dopo quella prima fase, che per qualche notte non mi ha consentito di dormire, sembra tuttavia farsi strada un diverso atteggiamento che restituisce al sacramento della Comunione l’originario significato di comunione con Dio e con gli altri esseri viventi, a cominciare dai nostri fratelli in difficoltà. 

L’Amministrazione è stata solidale ha tenuto duro e ora, sia pur lentamente, abbiamo fiducia che anche questa sfida possa essere vinta. Ci siamo dedicati con determinazione all’accoglienza e all’integrazione e ora il fronte del no che si era creato, con appoggi esterni, si è sgretolato e molte persone, allora negative, hanno cambiato idea e “i paki,” come vengono affettuosamente chiamati, i pakistani richiedenti asilo sono stati, alfine, accolti positivamente nella comunità.”

Lombardo decide, a questo punto, di togliersi un sassolino dalla scarpa e spende una parola per un’altra minoranza, quella friulana, che da una dozzina di anni attende l’autorizzazione a celebrare la messa in “marilenghe”. Il Friuli come la Occitania, le chiese del monte Cuarnan come quelle del Monviso attendono di sentir echeggiare  le orazioni nella propria lingua madre.

“[...] Qui - scrive Lombardo - imperversarono le crociate contro i Catari (1200-1300 d.c. circa) e credo che la Santa Chiesa non abbia mai fatto ammenda ufficiale di queste brutte storie. Il 16 ottobre 2016 è accaduto un avvenimento che possiamo inscrivere a pieno titolo nella storia dell’Occitania: il Vescovo di Pamiers Jan Marc Eychenne ha chiesto, nella chiesa di Montsegur, il perdono cristiano per aver partecipato ad atti contrari al Vangelo attraverso il rogo impietoso dei Catari, una penitenza per aver condotto la Crociata contro gli Albigesi, marcata in questo luogo dall’orrido rogo degli ultimi abitanti del castello di Montsegur.”

E a questo punto parte l’invito del sindaco a Papa Francesco ad essere presente alla X edizione del Premio “Ostana - Scritture in Lingua Madre” riservato alle lingue minoritarie in pericolo di estinzione. Con i piedi per terra, ma col sogno nel cuore, Lombardo sollecita il Santo Padre ad essere presente, sia pure attraverso un delegato magari latore di un Messaggio del Papa, conscio che la Chiesa universale marca inesorabilmente l’agenda del Pontefice.

Lombardo e gli ostanesi non rinunciano al sogno di avere il Papa a Ostana, pur sapendo che ci vorrà tempo per realizzarlo. Il tempo passerà comunque. E i sogni non sono sempre irrealizzabili. Una vita senza sogni è un giardino senza fiori. E Ostana è un “Borgo fiorito”.

*giornalista, direttore di marenostrum.tv

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