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PIETRO DEL VAGLIO, interior designer di fama internazionale

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PIETRO DEL VAGLIO è più di un interior designer, è un grande appassionato che mette gusto, talento, passione nel suo lavoro realizzando veri e propri capolavori in giro per il mondo. 

DEL VAGLIO è uno Studio di Progettazione con sedi a Firenze e Monte di Procida, e si occupa di architettura d'interni e design. 

Le creazioni targate Del Vaglio hanno la caratteristica di saper adattarsi al luogo, alla richiesta del cliente, all'originalità delle scelte delle creazioni, dei colori, delle linee. 

Pietro Del Vaglio nasce a Monte di Procida nel 1960, e dopo gli studi superiori scientifici nel 1985, completa il suo percorso all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Come tutti i grandi artisti, fa la gavetta, con umiltà, impegno e sacrificio. Nel 1987 inizia la sua carriera di designer per la ditta Mazzoli di Brescia (divani e poltrone) e Dassi di Lissone (mobili), per le quali disegna oggetti di design a tutt'oggi in commercio come la poltrona Rolling. Il suo primo studio di progettazione di interni e di design lo apre a Napoli nel 1991, inaugurandolo in occasione delle “Giornate napoletane del Design” organizzate dall’architetto Almerico De Angelis uno dei direttori di MODO, il mensile della cultura progettuale italiana e internazionale che pubblicò per 28 anni dal 1977 al 2006. Nello stesso anno ottiene a Milano il riconoscimento di Young Designer. Le sue innate capacità vengono riconosciute in breve tempo. E anche l'estero si accorge di lui.

Contemporaneamente inizia la sua collaborazione con una famosa ditta di divani e poltrone di Bologna e tre anni dopo disegna la famosa poltrona Grace, che ad Aprile 1994 gli fu presentata dal critico d'arte Achille Bonito Oliva presso la residenza S.Damiano a Milano. La sua prima creazione, nel 1995, verrà esposta a Chicago nel museo di Architettura e Design in occasione di una mostra dedicata alle 25 sedute più interessanti degli ultimi 25 anni alla quale partecipano, tra gli altri Philip Stark ed Enrico Tonucci. In seguito le sue opere sono esposte in occasione delle aperture di Show Room in Europa, negli Stati Uniti ,Giappone e a Mosca. Ma la sua attività di progettista d’interni continua parallelamente a quella di designer con il suo nuovo studio di Firenze dove si trasferisce a metà degli anni Novanta e nel quale nascono disegni e progetti per numerosi clienti tra cui anche noti personaggi dello spettacolo, come Anna Falchi, con soluzioni innovative e artistiche nei suoi progetti.Nel 2002 crea la Pietro Del Vaglio Collezioni srl, per la quale disegnerà numerosi oggetti tra cui divani, poltrone e chaise lounge e realizzerà una mostra presso la Pinacoteca Ambrosiana a Milano. Con questa mostra riscuote un notevole successo di pubblico e di stampa, anche il New York Times and il Wall Street Journal gli dedicano un articolo sulla collezione, e partecipa a diverse trasmissioni televisive sulle reti Nazionali. Negli anni successivi si dedica esclusivamente all'attività di progettista d'interni. Dal 2005 realizza negli Stati Uniti una serie di ristoranti e residenze private,e nel 2006 la casa editrice Masso delle Fate pubblica un volume Abitare le Emozioni, che raccoglie i lavori di quegli anni. Nel 2007 inizia un importante progetto per un noto imprenditore Bulgaro ed in contemporanea inizia il restauro di un casale in Toscana, e per 3 anni si dedica a questi progetti. Nel 2011 pubblica un libro con la casa editrice Vianello, Podere Ascianello , interamente dedicato al restauro del casale, la rivista AD nello stesso anno gli dedica la copertina, ed altre riviste del settore si interessano al progetto. Anche il canale Leonardo gli dedica una puntata nel programma Le case di Lorenzo. Nel 2011 con il suo Studio vince il concorso per la riqualificazione della piazza principale del comune di Rapolano Terme a Siena. Dal 2011 ad oggi continua a dedicarsi a progetti sempre più impegnativi , sia in Italia che all'estero, ricevendo sempre consensi dalla stampa del settore, Anche Ad Germania si interessa ai suoi progetti pubblicando Ad Aprile 2013 una residenza realizzata a Pozzuoli. A novembre 2014 nel numero celebrativo 400 di AD Pietro del Vaglio viene inserito tra i migliori 13 interior designer che meglio interpretano le nuove tendenze dell’abitare, ricevendo così la definizione di poeta dell'abitare . Attualmente le sue Progettazioni di residenze continuano sul territorio italiano ed estero e vive ed opera fra Firenze e Napoli.Numerose le residenze che hanno attirato l'attenzione della stampa del settore in primis la prestigiosa Architectural Digest , che pubblica nel Luglio 2015 la splendida villa di Capri e nel Luglio 2017 un'altra importante villa all'isola d'Elba. Molto attento al tema dell'accoglienza insieme con Michele Schiano Moriello stanno realizzando molti ristoranti e boutique Hotel di successo. Gli elementi presenti alla base della sua progettazione sono le Cromie della sua terra d’origine , col partire dalla storia per restituire un progetto con una dimensione contemporanea, e trovare il giusto compromesso tra le esigenze del cliente e la sua creatività.

Francesco Sbraccia, “La tua qualità”: il video del 1° singolo del cantautore teramano

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La semplicità è questione di pratica”: così canta Francesco Sbraccia nel ritornello del suo primo singolo “La tua qualità”, mentre nel video - online dal 16 gennaio sul suo canale Youtube e realizzato insieme al videomaker Angelo Di Nicola - lo si trova immerso in un’atmosfera sognante, non più alto di una matita, a camminare su scrivanie e archetti di violoncelli circondato dai Beatles di Abbey Road.

Teramano classe 1990, Francesco Sbraccia ha nel cassetto un diploma in pianoforte e una laurea in ingegneria elettronica, ma crescere nella città di Ivan Graziani lo porta infine a fare il cantautore: “La tua qualità” è il primo singolo estratto dal suo prossimo album, “Etimologia”, registrato nello studio del fonico Davide Grotta.
All’insegna della semplicità, naturale ma non banale, il cantautore parla della ricerca di ciò che appartiene ad ogni persona: “Come il poeta sintetizza la bellezza con le parole, o il pittore con il pennello, così ognuno può capire quale sia la propria qualità, ciò che lo caratterizza” racconta Sbraccia sulla sua pagina Facebook.
Il video è una cornice perfetta per il brano: la tecnica dello stop-motion, unita a un misurato e sapiente utilizzo dell’animazione digitale, riesce a sospendere l'ascoltatore dalla prima all’ultima nota con una narrazione scorrevole e arricchita da originali espedienti.

Francesco Sbraccia è nato a Teramo nel 1990. Ha pubblicato un EP, “No Worries”, a supporto del quale ha aperto i concerti di Andrea Appino e Giuliano Palma e, più recentemente, Stazioni Lunari. Negli ultimi mesi è stato attivo come compositore classico: la sua composizione (parole e musica) “Il porto proibito” è stata eseguita all’Auditorium del Parco dell’Aquila in prima assoluta, al termine di una residenza artistica che ha visto fra i tutor anche il compositore premio Oscar Nicola Piovani.



Catania, dal 3 febbraio mostra Toulouse-Lautrec a Palazzo della Cultura

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Con una mostra retrospettiva dedicata a Henry de Toulouse-Lautrec che si inaugurerà a Catania il 3 febbraio 2018 a Palazzo della cultura, Palazzo Platamone, l’Arte con la A maiuscola, che ritorna così in Sicilia. 

Sono 170 le opere grafiche portate in esposizione e provenienti da tutto il mondo, attraverso le quali il visitatore potrà ritornare alle atmosfere della Belle Eoque francese, di cui Toulouse-Lautrec fu il più alto esponente. Fu proprio lui infatti l’artista, di origini aristocratiche, il testimone della Parigi dei bassifondi e delle case chiuse, incarnando il più bohémien dei pittori francesi.
Il visitatore potrà così tuffarsi in un mondo anche dorato fatto di ballerine del Moulin Rouge, di spettacoli, di belle e voluttuose signorine, di coppie, di ambienti di nobiltà, ma pure di quelli più modesti, fatto di reietti e barboni, di cui Toulouse-Lautrec ne espresse la poetica anticonformista, attraverso uno spaccato di vita vissuta, raccontando proprio di ciò che all'epoca rappresentava il “malfamato” quartiere degli artisti di Montmatre, cogliendone l’umanità e le anime tormentate e narrandole nei suoi lavori.
Seppur morto prematuramente a soli 36 anni, Toulouse-Lautrec ha segnato la sua epoca come precursore attraverso i primi rudimenti grafici e le sue litografie nonché fu antesignano della “nuova comunicazione” pubblicitaria, evidenziandone già da allora i tratti di grande modernità, oggi di inestimabile valore.
Ester Campese

“Non si butta via niente”, Fattitaliani intervista Marco Falaguasta, Marco Fiorini, Claudia Campagnola, Valeria Nardilli e Tiziana Foschi

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Al Teatro Golden di Roma, fino al 21 gennaio, il Recital “Non si butta via niente” che metaforicamente usa l’immondizia composta per lo più da cose inutili che acquistiamo compulsivamente quando abbiamo dei momenti di sgomento e poi tendiamo a buttarle quando stiamo meglio. In realtà è un’esortazione a non perdere la fiducia e a farci comunque sorprendere dalla vita. 

Una squadra fortissima e molto affiatata, un trio rodato: Claudia Campagnola, Marco Fiorini e Marco Falaguasta ai quali si aggiunge Valeria Nardilli nel ruolo di una prostituta pensatrice che interpreta con grazia e senza volgarità. Guidati da una grandissima regista come Tiziana Foschi

Diverte, si ride tantissimo, pur condividendo delle riflessioni sui nostri tempi, con gli spettatori. Ridere dei nostri vizi è l’espediente migliore per renderci conto di ciò che stiamo vivendo, sottolineando che non abbiamo più tempo per l’attesa, vogliamo tutto e subito.  Attori eccellenti non deludono mai. 

Negli anni 70, Pasolini aveva girato un documentario sullo sciopero degli scopini. Credo che da allora nulla sia cambiato. Il testo di “Non si butta via niente” usa l’immondizia come metafora della vita. Come nasce l’idea dello spettacolo? 
Falaguasta:Credo che Pasolini abbia avuto le antenne del Genio, ha visto prima quello che sarebbe accaduto e quello che sarebbe rimasto. L’Autore è l’immortalità della tematica. Se pensiamo a quello che ha scritto Plauto, ancora oggi è contemporaneo. Lo spettacolo nasce da una considerazione apparentemente semplice ma solo apparentemente. Quando leggo del problema dei rifiuti c’è un po’ una tendenza della cronaca attuale, di parlare del problema ma non di parlare delle cause da cui esso scaturisce. Ci si focalizza sul problema da un punto di vista fotografico perché oggi la comunicazione è molto fotografica. Si parla di Termovalorizzatore, dell’inceneritore, della discarica, degli aiuti delle altre Regioni ma non si parla del perché produciamo tutta questa immondizia. Non sarà che forse compriamo troppo? Compriamo più di ciò che abbiamo bisogno? Non è che con un abile manovra comunicativa e psicologica ci stanno convincendo che abbiamo bisogno di tutto quando invece possiamo fare a meno di tante cose perché non servono al nostro tipo di vita? 
Siamo costantemente bombardati dalla pubblicità mentre prima c’era solo Carosello? 
Dire questo implica una riflessione, questa è una società che non è più abituata a riflettere perché va veloce, è una società a cui non è stato insegnato a rispettare i tempi di attesa. Una società che ragiona con lo stesso tempo della  scrollata sul video del telefonino. Sono questi i tempi in cui noi ci siamo abituati a ragionare e quindi non aspettiamo più. Non abbiamo la pazienza di cercare la felicità ma ci accontentiamo di comprare oggetti e questo è uno dei motivi per cui abbiamo scritto il testo. Chi produce tutta questa immondizia, unita poi alla inciviltà? Si fa presto a deresponsabilizzare e dire che è colpa dell’Amministrazione Capitolina, il materasso vicino al cassonetto o il comodino non lo butta la Sindaca o l’Assessore alla Cultura ma ce lo buttiamo noi. Lo spettacolo è estremamente comico proprio per questo, mette alla berlina questi comportamenti che ognuno di noi ha e ci portano a pensare di autoassolverci perché tanto è colpa dell’altro. La differenziata è una scoperta geniale, veramente sarebbe un recupero ma noi speriamo sempre che la faccia li vicino perché farla è un impegno e tutto quello che impegna e che prevede utilizzo del tempo, lo fanno passare come qualcosa di dannoso, qualcosa che ci fa lasciare per strada opportunità invece di darcele. L’attesa invece è un momento importante che dà identità. 
Partendo da Claudia Campagnola, parliamo dei vostri personaggi? Principalmente sono una netturbina che raccoglie l’immondizia e che spesso ritrova all’interno del raccoglitore della carta, le frasi che la colpiscono o che le danno lo spunto per dei ragionamenti. Incontro Marco Falaguasta nel mio percorso e ci confrontiamo su tante cose. E’ molto interessante perché ha una saggezza popolare, ha delle cose da dire che sono poetiche, divertenti, mi è piaciuto molto affrontare il personaggio perché ho dovuto cercare anche una sorta di mascolinità, di semplicità su cui è sempre molto interessante lavorare, sulla verità, sull’autenticità di un personaggio.
Contemporaneamente faccio anche il suo opposto perché sono una Signora della Roma bene che ha lacompulsione di comprare qualsiasi oggetto e poi allo stesso modo, li butta. Usa e getta il più veloce possibile, senza ragionare. Faccio anche una bambina, una vecchietta e son tutti dei pretesti per raccontare delle cose comicamente ma non solo. Mi è stata anche affidata una scena poeticamente più impegnativa perché ad un certo punto c’è anche un siparietto hot cioè mi spoglio della tuta per ritrovare la sua femminilità. Intimamente è molto bello da fare. Sono molto contenta. 
Valeria Nardilli: Ho anch’io tre personaggi, quello principale è una prostituta sui generis, un po’ bohemienne e un po’ alla Tim Burton. E’ siciliana, invece io sono romana. Mi è stato proposto di farlo in siciliano da Tiziana Foschi, l’ultima settimana di prove. E’ molto interessante perché colleziona aria e spinge la netturbina, interpretata da Claudia ad attivare un cambiamento ed ha a che fare con tutti. Marco Fiorini che fa il marito della signora che usa e getta in maniera compulsiva, dà anche a lui un cambiamento. Il fatto che sia una prostituta passa in secondo piano perché è molto riflessiva in alcuni contesti e che raggiunge degli obiettivi ben precisi, aiutando gli altri a capire delle cose. Interpreto anche una figlia adolescente dei giorni nostri ed una vegana rompiscatole. La cosa più importante è stata sperimentare diversi linguaggi. 
Marco Fiorini: I miei più che dei personaggi, sono delle caratterizzazioni e bisogna venire a vedere lo spettacolo per capire. All’interno dello spettacolo ho il compito di caratterizzare delle scene che fanno da corollario al racconto portante di Marco. I vari personaggi che snocciolo all’interno dello spettacolo, servono a rendere ancora più fruibile il suo racconto, a farlo vivere, a dar vita a dei personaggi che lui evoca e a renderli vivi agli occhi del pubblico. Il mio ruolo è fatto di tante sfaccettature, di tanti personaggi diversi, molto simpatici e che il pubblico sembra gradire. 
A proposito di pubblico, qual è la scena in cui si ride di più? Ce ne sono tante perché al di là della tematica che affronta con leggerezza e chi vuole si porta via un messaggio e anche degli insegnamenti, lo scopo è quello di far ridere la gente, dirti quale sia la scena più divertente è difficile perché sono veramente tante.
Claudia Campagnola: La comicità è su vari livelli, ci sono delle battute che hanno un tono più sofisticato, altre più grottesco e quindi le persone a seconda dei loro gusti, della loro Cultura, delle loro conoscenze, prendono poi varie scene su cui poter ridere. Una delle mie preferite in cui non sono in scena è quella del ristorante ed ogni volta rido tantissimo.
Marco Falaguasta: Il mio in realtà non è un ruolo perché non è una Commedia ma un Recital, ruolo che invece hanno i miei compagni di avventura perché loro interpretano degli sketch. Sono me stesso, Marco,    un “Cantastorie” che scende da casa ed ha il problema di buttare l’immondizia ed ha tutti i dubbi che abbiamo ognuno di noi in relazione all’indifferenziata, all’organico e a tutto il resto. Attraverso l’immondizia che viene utilizzata attraverso il suo contenuto metaforico, racconto vizi e virtù di questi nostri giorni. Ho quindi il pretesto di parlare di queste nuove frontiere della modernità, la vendita on line, l’e-commerce, la sostituzione della Moka con la Nespresso. Racconto che i nostri tempi stanno cambiando all’insegna della rapidità, del tempo risparmiato e a mio giudizio, stiamo buttando in maniera compulsiva così come facciamo con tanti oggetti perché ne compriamo troppi e spesso anche di inutili, allo stesso modo bruciamo i rapporti interpersonali. Ormai la voglia di sacrificarsi in un rapporto sia esso sentimentale o di amicizia, per vedere se ci sono i presupposti per continuare nonostante la crisi, la divergenza, la nevrosi, non c’è più.  L’abbiamo persa allo stesso modo di come quando un oggetto non funziona più, non si ripara ma si butta. Ci hanno detto che bisogna accelerare ma non sempre è un bene.
Com’è stato dirigere questi “Moschettieri”? 
Tiziana Foschi: Difficile, sono subito entrata in analisi dopo questo spettacolo e ne pago ancora le conseguenze… Devo dire che sono veramente felice di fare questo spettacolo. Ha una definizione netta, chiara, dentro c’è la Commedia, il Cabaret perché Marco Falaguasta parla con il pubblico e rompe questa famosa quarta parete, tanto celebrata e lì parte un’altra dimensione dello spazio scenico, una sorta di riflessione continua che fa insieme agli spettatori sugli argomenti trattati e poi c’è lo sketch con la scenetta che mi è tanto cara anche perché venendo dalla Premiata Ditta ci ho vissuto per trent’anni di sketch e scenette e che sono delle parentesi che si aprono durante il racconto della Commedia e che percorre tutto lo spettacolo. È interessante inventare uno spazio scenico che possa diventare qualsiasi cosa e che improvvisamente apra al surreale o a qualsiasi tipo di rapporto con la parola e con il pubblico. 
Hai parlato di parentesi che prima o poi si chiudono o che si trascinano nel tempo? 
L’argomento principe del nostro spettacolo è quello che non si butta via niente, é la nostra inclinazione verso il consumo, come dice Marco nello spettacolo, cerchiamo di consolarci comprando cose e che viene comunque sollecitata da tutto ciò che abbiamo intorno e questa cosa non si chiude mai anche se cerchiamo di combatterla. Non si finisce mai d’imparare, sia di fare la differenziata sia a differenziare noi stessi secondo gli argomenti della vita, le nostre passoni, le nostre voglie, le nostre cose materiali che prima o poi ci seppelliranno.

Elisabetta Ruffolo    

Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo 

PERSONALITÀ ALLO SPECCHIO Regia di Antonella Granata e Manuel Paruccini AL TEATRO LO SPAZIO DAL 17 AL 21 GENNAIO

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Il teatro come terpia, un interessante viaggio attraverso i molteplici ruoli che si assumono nell'arco di un'intera esistenza. Danzatori e attori insieme in compagnia del prof. Roberto Fornara, neuropsichiatra e studioso della psicologia del movimento.

Uno spettacolo e un talk show nel quale il pubblico potrà essere dall'altra parte dello specchio.
DAL 17 AL 21 GENNAIO
dal martedì al sabato ore 20.30
domenica ore 17.00
PERSONALITÀ ALLO SPECCHIO
Regia di Antonella Granata e Manuel Paruccini
Con attori e danzatori, e la collaborazione del Prof Roberto Fornara (Neuropsichiatra)

Biglietto intero 12 euro
Biglietto ridotto 9 euro
Tessera semestrale 3 euro
Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 Roma  0677076486  0677204149
info@teatrolospazio.it


Stefania Visconti a Fattitaliani: in Italia le produzioni puntano sempre sui soliti noti. L'intervista alla camaleontica artista

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di Laura GoriniAttrice di teatro,  di cinema e di  videoclip musicale e modella e fotomodella: Stefania Visconti è decisamente un’artista che ama l’arte in moltissime sue forme. Che debba recitare o posare per un fotografo lei dimostra sempre di possedere classe ed eleganza. Non per nulla è molto richiesta quando si tratta di realizzare servizi glamour… L'intervista di Fattitaliani.

Stefania, è un impegno difficile diventare ed essere attore/attrice al giorno d’oggi?
Desiderare di fare l'attrice e poi riuscirci in Italia è un'impresa ardua. Le produzioni cinematografiche e televisive puntano sempre sui soliti noti e non osano neanche raccontare storie alternative. Il circuito indipendente è abbastanza vivo e in fermento ma non ha vita facile nel nostro Paese a causa del non semplice reperimento dei fondi necessari per realizzare i vari progetti.

Secondo te cosa si aspetta in primis la maggior parte delle persone, soprattutto dei giovani, che intraprendono questa carriera?
Molti giovani sono convinti che la strada artistica dia successo immediato, popolarità e benessere, perdendo di vista l'impegno, lo studio, la costanza, i fallimenti e le delusioni a cui si è sottoposti. Non è un percorso facile neanche dal punto di vista psicologico perché bisogna essere molto forti e non lasciarsi abbattere dai risultati negativi o dai rifiuti che in questo lavoro sono all'ordine del giorno.

Restando collegati alla domanda precedente, perché anche molti di coloro lo fanno superficialmente, finendo poi per non ottenere il “successo sperato” e quindi ad abbandonare inevitabilmente?
Il problema sta proprio nel fatto che molti lo fanno superficialmente e questo è un lavoro che non ti perdona se non sei molto preparato e determinato. L'impegno e lo studio devono essere a tempo pieno e non tutti possono permetterselo.

Il lavoro attoriale di per sé è abbastanza redditizio o conviene almeno agli inizi integrarlo con qualcosa di più “sostanzioso” dal punto di vista economico?
Solo gli attori veramente affermati guadagnano delle cifre importanti, per tutti gli altri non è semplice arrivare a fine mese. Ricordiamo anche che fare l'attore significa essere costantemente precario e questo non è sicuramente una condizione ottimale per chi guadagna poco.

Quale può essere un momento in cui chi non è riuscito a “sfondare” né a fare curriculum, forse deve capire di cambiare strada?
Non credo sia molto difficile capire quando è il caso di cambiare strada. Se i risultati non arrivano o sono pochissimi forse è il caso di voltare pagina.

Per quale motivo la maggioranza di coloro che diventano registi, cominciano il loro percorso con la vocazione di attori?
Il regista per diventare tale deve conoscere alla perfezione il lavoro attoriale altrimenti sarebbe impossibile o scarsamente professionale dirigerne un attore o un cast completo.

Quali sono i possibili “campanelli d’allarme” per riconoscere dei buchi nell’acqua da invece dei progetti seri?
Ci sono tantissimi “artisti” improvvisati e imbattersi in qualcuno di loro è estremamente consueto. La mia esperienza e l'istinto mi portano subito ad individuare quelli da cui stare alla larga. Ne ho conosciuti tanti che ti fanno solo perdere tempo ma è sufficiente essere accorti e svegli.

A proposito di progetti, tra i tuoi quali sono quelli cui ti senti particolarmente legata?
Sono molto legata ad un progetto che sta prendendo forma proprio in questo periodo. Si tratta di un cortometraggio che affronta la tematica delle discriminazioni sociali.

Da che cosa si può distinguere in un attore il talento dalla tecnica?
Il talento è una freccia in più nel proprio arco ma la tecnica è necessaria per affrontare alcune interpretazioni particolarmente impegnative, per essere in grado di utilizzare i vari metodi recitativi e per saper gestire l'emotività. Aggiungerei anche lo studio che è alla base di tutto. Gli attori che hanno solo la tecnica risultano sicuramente molto bravi e utilizzano voce, corpo ed espressività con estrema sicurezza e convinzione ma alcuni li trovo carenti di quel carisma ed empatia necessari per emozionare e coinvolgere il pubblico o lo spettatore. 

Sii sincera, meglio possederli entrambi o anche uno solo?
E se invece uno dei due deve per forza di cosa mancare, quale ci deve essere invece per forza tra i due?
Io credo che sia più importante il talento, la tecnica si può acquisire. Ci sono tanti attori bravi tecnicamente che non hanno però quella luce particolare negli occhi che rende l'interpretazione “vera” e coinvolgente.

Abbiamo parlato del lavoro dell’attore, ma veniamo ora a parlare della tua professione di fotomodella e modella…Chi fa moda come te può essere in qualche modo avvantaggiato a livello recitativo?
Sono due mondi totalmente diversi. In realtà credo sia proprio l'esatto contrario, l'aver avuto esperienze recitative ti permette di porti davanti la macchina fotografica con qualcosa in più. Spesso durante uno shooting fotografico immagino una storia e le sensazioni giuste che ne possono scaturire per provare a trasmetterle. Credo che in questo modo uno scatto possa risultare bello e autentico.

Ci sono degli accorgimenti particolari per dare il meglio di sé durante un servizio fotografico?
E quando posi sei veramente tu o reciti una parte come ti trovassi su un palcoscenico?

Dipende molto dal tipo di servizio fotografico. Se parliamo di moda e pubblicità di abiti, l'aspetto narrativo di costruirsi una storia non ha molta ragione d'essere. Nel caso in cui si tratti di un servizio fotografico artistico le cose cambiano e a volte è proprio necessario prepararsi come se si andasse in scena sul palcoscenico.  
Foto di Cesare Colognesi

Ora i cani fiutano l’inquinamento delle acque

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Utilizzare l’olfatto di cani da salvataggio per monitorare lo stato delle acque di torrenti, fiumi e laghi. L’idea sperimentale è venuta a Scott e Karen Reynolds, una coppia americana con la passione per gli animali domestici e per l'ambiente. Con la loro società, l’Environmental Canine Services, hanno messo a punto questo innovativo sistema in cui i cani da soccorso vengono impiegati per localizzare “scarichi illeciti nei sistemi di drenaggio e nelle reti idriche”.

È quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) in un focus sulla cura delle acque.

Il primo esperimento è stato compiuto grazie a Sable, un pastore tedesco, e Logan, un collie, che si sono destreggiati nella città di Exeter, dove scorre il Norris Brook, un piccolo affluente in fase di manutenzione. I cani hanno esaminato cinque campioni d’acqua che sono stati poi consegnate alle autorità. Attraverso il loro contributo sono stati identificati scarichi umani nelle acque del fiume.  I proprietari hanno così commentato le abilità dei loro amici a quattro zampe: “Quando Sable trova un campione d’acqua contaminata abbaia, Logan invece si siede”.

“Scott Reynolds ha una laurea in studi ambientali alla Michigan State e ha una certa esperienza di lavoro con i cani da salvataggio – ha spiegato in un’intervista la moglie Karen – Abbiamo studiato a lungo la curiosità che i cani hanno nello scoprire i profumi dell’acqua. Sable, il nostro primo cane, adesso è conosciuta in tutto il paese”.

Secondo gli ideatori di questo approccio, il metodo di impiegare cani da addestramento per fiutare l’inquinamento idrico è rapido e conveniente ed è stato già richiesto da molte piccole comunità.

Mostre, dal 20 gennaio "Rendez-vous " di Serena Fineschi - Alessandro Scarabello con Hans Op de Beeck

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“a due”. Arte Contemporanea in Italia e Belgio, 1990-2015, ideato e curato da Laura Viale e Maria Elena Minuto per l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, è un progetto che nasce dall'idea di aprire un dialogo tra una serie di artisti italiani e belgi emersi dagli anni ’90 sino alle generazioni più recenti.

Con una serie di appuntamenti che proseguiranno fino alla fine del 2018, “a due” ospita mostre, performances e incontri che mettono in valore il dialogo tra artisti provenienti da diverse culture, esperienze e generazioni. Ogni artista italiano, infatti, invita ad esporre un’artista belga con cui stabilisce una relazione di affinità o contrasto.

Tra novembre 2015 e giugno 2017 hanno esposto gli artisti: Davide Bertocchi (Modena, 1969) e Joris Van de Moortel (Gand, 1983), Enrico Gaido (Torino, 1971) e Freek Wambacq (Bruxelles, 1978), Margherita Moscardini (Donoratico, 1981) e Futurefarmers (Belgio-USA, collettivo fondato nel 1995), Laura Viale (Torino, 1967) e Stijn Cole (Gand, 1978), Raffaella Crispino (Napoli, 1979) e Hans Demeulenaere (Ostenda, 1974), Alberto Scodro (Marostica, 1984) e Paul De Vree (Anversa, 1909-1982).

Sin dal tardo Medioevo, le scene di vita quotidiana, gli oggetti comuni e gli ambienti domestici hanno caratterizzato la cultura figurativa dei Paesi Bassi. Lo “specchio”, la “natura morta”, le “maschere” e il “dettaglio” minuziosamente rappresentato ne hanno incarnato le ossessioni con crudo realismo. Affascinati da questi emblemi e iconografie, gli artisti Fineschi, Scarabello e Op de Beeck aprono in questa mostra un dialogo con l’arte belga e il suo sentimento del grottesco e dell’assoluto, presentando un corpo di opere, tra cui dipinti, sculture e video, che riflettono sull’inesorabile scorrere del tempo, sulla realtà sottostante l’apparenza delle cose e sulla condizione umana in tutte le sue sfumature, ambizioni e privazioni. Ospitata presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles e i Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Rendez-vous schiude un singolare sguardo sull'immaginario nordico e la sua storia, rileggendo i suoi fantasmi, misteri e suggestioni melanconiche attraverso una prospettiva di straordinaria contemporaneità.

Serena Fineschi (Siena, 1973) vive e lavora a Siena e Bruxelles. Le sue opere sono state esposte in numerose istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero tra cui: la Collezione Frédéric De Goldschmidt e Officina a Bruxelles, Belgio; il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele de Grada a San Gimignano; il SMS Complesso Museale Santa Maria della Scala a Siena, il Centro d’Arte Contemporanea Palazzo delle Papesse a Siena, le Corderie dell’Arsenale a Venezia (durante la 15ma Biennale di Architettura, 2016), la Casa Masaccio Arte Contemporanea in San Giovanni Valdarno, Italia.

Alessandro Scarabello (Roma, 1979) vive e lavora a Bruxelles. Ha conseguito il BFA presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e il MFA presso la Royal Academy of Fine Arts (Kask) di Gand, esponendo in numerose istituzioni pubbliche e private in Italia tra cui il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (PAC), Italia; Palazzo Collicola di Spoleto e Palazzo delle Esposizioni di Roma. Ha partecipato a diverse Biennali d’arte contemporanea tra cui la Bienal del fine del mundo in Sud America, la Biennale dei Paesi del Mediterraneo ad Alessandria d’Egitto, la Biennale di Tunisi e la Biennale dei giovani artisti a Monza, Italia.

Hans Op de Beeck (Turnhout, 1969) vive e lavora a Bruxelles e Gooik in Belgio. Ha esposto in numerose mostre personali e di gruppo e all’interno di importanti istituzioni come: la Biennale di Venezia, l’Hangar Bicocca di Milano, il MACRO di Roma, IT; il M HKA Museum di Anversa, BE; la Tate Modern e la Whitechapel Art Gallery di Londra, GB; il Musée National d’Art Moderne, il Centre Pompidou di Parigi, FR; la Kunsthalle di Vienna, AT; il PS1 di New York e il MOCA di Cleveland, US; il MAMBA di Buenos Aires, AR; la Biennale di Singapore, SG; la Biennale di Shanghai, CN; l’Aichi Triennale e l’Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo, JP.

“a due”. Arte Contemporanea in Italia e Belgio, 1990-2015 è un progetto di Laura Viale (Torino, 1967), artista, e Maria Elena Minuto (Roma, 1981), Ph.D., ricercatrice e storica dell’arte. Entrambe vivono e lavorano a Bruxelles.
Inaugurazione sabato 20 gennaio 2018

Ore 15.30 all'Oldmasters Museum - prenotazione obbligatoria qui

Ore 17.30 all'Istituto Italiano di Cultura - prenotazione obbligatoria qui

Saranno presenti gli artisti

Data: da Sab 20 Gen 2018 a Ven 9 Mar 2018
Orario: Dalle 15:30 alle 19:30
Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura
In collaborazione con : Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique
Ingresso : Libero

Luogo:
Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, Oldmast

Deliriumpsike, un inedito Alvaro Vitali torna al cinema in un thriller

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Dopo gli esordi al servizio del Maestro della Settima arte tricolore Federico Fellini, per il quale ha interpretato, tra le altre, la pellicola vincitrice del premio Oscar Amarcord, è divenuto famoso soprattutto come volto comico della commedia popolare sfornata negli anni Settanta e Ottanta.

Con un curriculum comprendente oltre ottanta apparizioni tra grande e piccolo schermo, il romano Alvaro Vitali si appresta a tornare sul set in un’avventura del tutto inedita e nuova per lui: il thriller Deliriumpsike, le cui riprese sono previste nel corso del 2018.
Un thriller che segna il ritorno alla regia per Luigi Pastore (Come una crisalide, Violent shit: The movie), ispiratosi a fatti realmente accaduti e che dichiara: “Il titolo del film mi accompagna ormai da diversi anni e, alla fine, è ritornato con prepotenza nei miei pensieri. 
A differenza dei miei precedenti lavori, in questo film non punterò sulla violenza estrema, sul sangue e sull’eros, ma voglio far provare una sensazione di disagio allo spettatore già dall'inizio, portandolo gradualmente in una spirale di follia. Ho pensato ad Alvaro Vitali mentre scrivevo la sceneggiatura e, nello sviluppo del suo personaggio, non ho avuto dubbi sul volto di questo grande interprete, che ha dato tanto al cinema italiano e che ha ancora molto da esprimere. È davvero un peccato che i nostri produttori  abbiano etichettato e dimenticato questi grandi artisti, puntando su fenomeni di marketing che non sanno nemmeno cosa significhi la parola ‘gavetta’. Il mio è uno schiaffo morale ad un cinema ormai standardizzato, troppo politicamente corretto e infarcito di banalità e buonismo da bravi scolaretti.  Non c’è più il coraggio di rischiare, privilegiando solo prodotti dozzinali, senza dare al pubblico la possibilità di scegliere veramente”. 
Per ora, nulla viene rivelato a proposito del plot, ma Vitali osserva: “Io ho sempre fatto film comici e divertenti, che mi hanno dato la notorietà. Devo dire che, sembra una stupidaggine, ma far ridere è molto più difficile che interpretare un film drammatico o di paura. Per questo motivo, ora, voglio entrare in questo mondo, al fine di vedere cosa vi è di diverso tra le due tipologie di film. Voglio toccare con mano”.
Per maggiori informazioni rimandiamo al sito ufficiale del film www.deliriumpsike.it e alla pagina social https://www.facebook.com/deliriumpsike/

Teatro Brancaccio, La Divina Commedia Opera Musical dal 19 al 24 gennaio. regia di Andrea Ortis

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Debutta il 19 gennaio 2018, e rimarrà fino al 24 gennaio, al Teatro Brancaccio di Roma, La Divina Commedia Opera Musical, una nuova imperdibile produzione tratta dalla più grande opera italiana e firmata dalle musiche del noto compositore Marco Frisina, con la regia di Andrea Ortis, i testi di Ortis e Pagano e l’inconfondibile voce narrante di Giancarlo Giannini.
La Divina Commedia opera Musical, dopo il debutto del 2007 con oltre 450000 spettatori ritorna in scena con un restyling profondo e coinvolgente, nel quale un team creativo innovativo ed un cast artistico di assoluto valore renderanno allo spettatore un Dante diverso, mai così raccontato.

Il cast:

Antonello Angiolillo nei panni di Dante; Myriam Somma e Noemi Bordi sono Beatrice; Andrea Ortis è Virgilio; Francesco Iaia nel doppio ruolo di Caronte e il conte Ugolino; Federica Basile e Mariacarmen Iafigliola in Pia dè Tolomei;Angelo Minoli in Ulisse e Catone e, infine, Manuela Zanier e Rosy Bonfiglio in Francesca da Rimini e Matelda.

Scene di Lara Carissimi, coreografie di Massimiliano Volpini, costumi di Lorena Di Pasquo, Disegno Luci di Valerio Tiberi, proiezioni di Roberto Fazio.

Una ricerca meticolosa di elementi di innovazione, in due ore e mezza di spettacolo, scenografie che prendono vita cambiando in pochi attimi e trascinando lo spettatore negli inferi disperati in un momento e nell’atmosfera aurea del Paradiso nell’attimo dopo; e in mezzo a questi, il viaggio di Dante, dove nulla cambia in un messaggio che ancora oggi, come nel 1300, parla allo stesso uomo divorato da vizi e passioni, ma sempre alla ricerca di quel senso della vita che Dante indica nell’amore, nell’eccezioni più pura.


“Questa” dice il regista Andrea Ortis “E’ la storia di un uomo ed è la storia di tutti gli uomini” 
L’opera Musical racconta le tre cantiche in due atti per un totale di due ore di spettacolo. Il Dante che il pubblico vedrà è un Dante nuovo, moderno che farà appassionare adulti e ragazzi

raccontando una Divina Commedia frizzante quasi fantasy.

Prodotta dalla MIC, Musical International Company e con l’importante patrocinio della Società Dante Alighieri, dal suo debutto La Divina Commedia Opera Musical toccherà altre importanti città e sarà in Tour fino alla primavera 2018:

Palapartenope di Napoli dall’8 all’11 Febbraio, al Teatro Ciak di Milano dall’8 all’11 Marzo e al Teatroteam di Bari dal 15 al 18 Marzo.

Oltre alle rappresentazioni serali in programma molte matinée per le scuole per far riscoprire agli studenti un Dante diverso, nuovo, moderno.

I biglietti sono già in vendita sul circuito TicketOne a partire da 25 euro fino a 50 euro con riduzioni per gruppi e famiglie


PER ALTRE FOTO O INTEVRISTE
TEL.3333247174

Per maggiori informazioni www.divinacommediaopera.it - #ldcoperamusica

Per informazioni sulle matinèes https://www.divinacommediaopera.it/progetto-scuola/

Acquisto Biglietti

Roma Teatro Brancaccio
Box Office06 80687231
Spettacoli:  ore 21.00
Matinees: ore 10.00

Napoli Teatro Palapartenope
Box Office:  081 5700008/081
Spettacoli: ore 21:00 – Domenica ore17:00
Matinees: ore 10.00

Milano Teatro Ciak
Box Office:  02 8426 9260 
Spettacoli: ore 20:30 – Domenica ore16:00
Matinees: ore 10.00

Bari Teatroteam
Box Office:  080 5210877
Spettacoli: ore 21:00 – Domenica ore18:30
Matinees: ore 10.00

“NON SI BUTTA VIA NIENTE”, FATTITALIANI INTERVISTA MARCO FALAGUASTA, MARCO FIORINI, CLAUDIA CAMPAGNOLA, VALERIA NARDILLI E TIZIANA FOSCHI

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Al Teatro Golden di Roma, fino al 21 gennaio, il Recital “Non si butta via niente” che metaforicamente usa l’immondizia composta per lo più da cose inutili che acquistiamo compulsivamente quando abbiamo dei momenti di sgomento e poi tendiamo a buttarle quando stiamo meglio. In realtà è un’esortazione a non perdere la fiducia e a farci comunque sorprendere dalla vita. 
Una squadra fortissima e molto affiatata, un trio rodato: Claudia Campagnola, Marco Fiorini e Marco Falaguasta ai quali si aggiunge Valeria Nardilli nel ruolo di una prostituta pensatrice che interpreta con grazia e senza volgarità. Guidati da una grandissima regista come Tiziana Foschi

Diverte, si ride tantissimo, pur condividendo delle riflessioni sui nostri tempi, con gli spettatori. Ridere dei nostri vizi è l’espediente migliore per renderci conto di ciò che stiamo vivendo, sottolineando che non abbiamo più tempo per l’attesa, vogliamo tutto e subito.  Attori eccellenti non deludono mai. 

Negli anni 70, Pasolini aveva girato un documentario sullo sciopero degli scopini. Credo che da allora nulla sia cambiato. Il testo di “Non si butta via niente” usa l’immondizia come metafora della vita. Come nasce l’idea dello spettacolo? 
Falaguasta: Credo che Pasolini abbia avuto le antenne del Genio, ha visto prima quello che sarebbe accaduto e quello che sarebbe rimasto. L’Autore è l’immortalità della tematica. Se pensiamo a quello che ha scritto Plauto, ancora oggi è contemporaneo. Lo spettacolo nasce da una considerazione apparentemente semplice ma solo apparentemente. Quando leggo del problema dei rifiuti c’è un po’ una tendenza della cronaca attuale, di parlare del problema ma non di parlare delle cause da cui esso scaturisce. Ci si focalizza sul problema da un punto di vista fotografico perché oggi la comunicazione è molto fotografica. Si parla di Termovalorizzatore, dell’inceneritore, della discarica, degli aiuti delle altre Regioni ma non si parla del perché produciamo tutta questa immondizia. Non sarà che forse compriamo troppo? Compriamo più di ciò che abbiamo bisogno? Non è che con un abile manovra comunicativa e psicologica ci stanno convincendo che abbiamo bisogno di tutto quando invece possiamo fare a meno di tante cose perché non servono al nostro tipo di vita? 
Siamo costantemente bombardati dalla pubblicità mentre prima c’era solo Carosello? 
Dire questo implica una riflessione, questa è una società che non è più abituata a riflettere perché va veloce, è una società a cui non è stato insegnato a rispettare i tempi di attesa. Una società che ragiona con lo stesso tempo della  scrollata sul video del telefonino. Sono questi i tempi in cui noi ci siamo abituati a ragionare e quindi non aspettiamo più. Non abbiamo la pazienza di cercare la felicità ma ci accontentiamo di comprare oggetti e questo è uno dei motivi per cui abbiamo scritto il testo. Chi produce tutta questa immondizia, unita poi alla inciviltà? Si fa presto a deresponsabilizzare e dire che è colpa dell’Amministrazione Capitolina, il materasso vicino al cassonetto o il comodino non lo butta la Sindaca o l’Assessore alla Cultura ma ce lo buttiamo noi. Lo spettacolo è estremamente comico proprio per questo, mette alla berlina questi comportamenti che ognuno di noi ha e ci portano a pensare di autoassolverci perché tanto è colpa dell’altro. La differenziata è una scoperta geniale, veramente sarebbe un recupero ma noi speriamo sempre che la faccia li vicino perché farla è un impegno e tutto quello che impegna e che prevede utilizzo del tempo, lo fanno passare come qualcosa di dannoso, qualcosa che ci fa lasciare per strada opportunità invece di darcele. L’attesa invece è un momento importante che dà identità. 
Partendo da Claudia Campagnola, parliamo dei vostri personaggi? Principalmente sono una netturbina che raccoglie l’immondizia e che spesso ritrova all’interno del raccoglitore della carta, le frasi che la colpiscono o che le danno lo spunto per dei ragionamenti. Incontro Marco Falaguasta nel mio percorso e ci confrontiamo su tante cose. E’ molto interessante perché ha una saggezza popolare, ha delle cose da dire che sono poetiche, divertenti, mi è piaciuto molto affrontare il personaggio perché ho dovuto cercare anche una sorta di mascolinità, di semplicità su cui è sempre molto interessante lavorare, sulla verità, sull’autenticità di un personaggio.
Contemporaneamente faccio anche il suo opposto perché sono una Signora della Roma bene che ha la compulsione di comprare qualsiasi oggetto e poi allo stesso modo, li butta. Usa e getta il più veloce possibile, senza ragionare. Faccio anche una bambina, una vecchietta e son tutti dei pretesti per raccontare delle cose comicamente ma non solo. Mi è stata anche affidata una scena poeticamente più impegnativa perché ad un certo punto c’è anche un siparietto hot cioè mi spoglio della tuta per ritrovare la sua femminilità. Intimamente è molto bello da fare. Sono molto contenta. 
Valeria NardilliHo anch’io tre personaggi, quello principale è una prostituta sui generis, un po’ bohemienne e un po’ alla Tim Burton. E’ siciliana, invece io sono romana. Mi è stato proposto di farlo in siciliano da Tiziana Foschi, l’ultima settimana di prove. E’ molto interessante perché colleziona aria e spinge la netturbina, interpretata da Claudia ad attivare un cambiamento ed ha a che fare con tutti. Marco Fiorini che fa il marito della signora che usa e getta in maniera compulsiva, dà anche a lui un cambiamento. Il fatto che sia una prostituta passa in secondo piano perché è molto riflessiva in alcuni contesti e che raggiunge degli obiettivi ben precisi, aiutando gli altri a capire delle cose. Interpreto anche una figlia adolescente dei giorni nostri ed una vegana rompiscatole. La cosa più importante è stata sperimentare diversi linguaggi. 
Marco FioriniI miei più che dei personaggi, sono delle caratterizzazioni e bisogna venire a vedere lo spettacolo per capire. All’interno dello spettacolo ho il compito di caratterizzare delle scene che fanno da corollario al racconto portante di Marco. I vari personaggi che snocciolo all’interno dello spettacolo, servono a rendere ancora più fruibile il suo racconto, a farlo vivere, a dar vita a dei personaggi che lui evoca e a renderli vivi agli occhi del pubblico. Il mio ruolo è fatto di tante sfaccettature, di tanti personaggi diversi, molto simpatici e che il pubblico sembra gradire. 
A proposito di pubblico, qual è la scena in cui si ride di più? Ce ne sono tante perché al di là della tematica che affronta con leggerezza e chi vuole si porta via un messaggio e anche degli insegnamenti, lo scopo è quello di far ridere la gente, dirti quale sia la scena più divertente è difficile perché sono veramente tante.
Claudia CampagnolaLa comicità è su vari livelli, ci sono delle battute che hanno un tono più sofisticato, altre più grottesco e quindi le persone a seconda dei loro gusti, della loro Cultura, delle loro conoscenze, prendono poi varie scene su cui poter ridere. Una delle mie preferite in cui non sono in scena è quella del ristorante ed ogni volta rido tantissimo.
Marco FalaguastaIl mio in realtà non è un ruolo perché non è una Commedia ma un Recital, ruolo che invece hanno i miei compagni di avventura perché loro interpretano degli sketch. Sono me stesso, Marco,    un “Cantastorie” che scende da casa ed ha il problema di buttare l’immondizia ed ha tutti i dubbi che abbiamo ognuno di noi in relazione all’indifferenziata, all’organico e a tutto il resto. Attraverso l’immondizia che viene utilizzata attraverso il suo contenuto metaforico, racconto vizi e virtù di questi nostri giorni. Ho quindi il pretesto di parlare di queste nuove frontiere della modernità, la vendita on line, l’e-commerce, la sostituzione della Moka con la Nespresso. Racconto che i nostri tempi stanno cambiando all’insegna della rapidità, del tempo risparmiato e a mio giudizio, stiamo buttando in maniera compulsiva così come facciamo con tanti oggetti perché ne compriamo troppi e spesso anche di inutili, allo stesso modo bruciamo i rapporti interpersonali. Ormai la voglia di sacrificarsi in un rapporto sia esso sentimentale o di amicizia, per vedere se ci sono i presupposti per continuare nonostante la crisi, la divergenza, la nevrosi, non c’è più.  L’abbiamo persa allo stesso modo di come quando un oggetto non funziona più, non si ripara ma si butta. Ci hanno detto che bisogna accelerare ma non sempre è un bene.
Com’è stato dirigere questi “Moschettieri”? 
Tiziana FoschiDifficile, sono subito entrata in analisi dopo questo spettacolo e ne pago ancora le conseguenze… Devo dire che sono veramente felice di fare questo spettacolo. Ha una definizione netta, chiara, dentro c’è la Commedia, il Cabaret perché Marco Falaguasta parla con il pubblico e rompe questa famosa quarta parete, tanto celebrata e lì parte un’altra dimensione dello spazio scenico, una sorta di riflessione continua che fa insieme agli spettatori sugli argomenti trattati e poi c’è lo sketch con la scenetta che mi è tanto cara anche perché venendo dalla Premiata Ditta ci ho vissuto per trent’anni di sketch e scenette e che sono delle parentesi che si aprono durante il racconto della Commedia e che percorre tutto lo spettacolo. È interessante inventare uno spazio scenico che possa diventare qualsiasi cosa e che improvvisamente apra al surreale o a qualsiasi tipo di rapporto con la parola e con il pubblico. 
Hai parlato di parentesi che prima o poi si chiudono o che si trascinano nel tempo? 
L’argomento principe del nostro spettacolo è quello che non si butta via niente, é la nostra inclinazione verso il consumo, come dice Marco nello spettacolo, cerchiamo di consolarci comprando cose e che viene comunque sollecitata da tutto ciò che abbiamo intorno e questa cosa non si chiude mai anche se cerchiamo di combatterla. Non si finisce mai d’imparare, sia di fare la differenziata sia a differenziare noi stessi secondo gli argomenti della vita, le nostre passoni, le nostre voglie, le nostre cose materiali che prima o poi ci seppelliranno.

Elisabetta Ruffolo    

Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo 

TRANSFERT di Massimiliano Russo AGLI ONIROS FILM FESTIVAL LA THULIE- AOSTA

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Transfert è l’opera prima del regista catanese Massimiliano Russo, presentata a fine novembre in anteprima nazionale al RWF (ROMA WEB FEST). 

Transfert E' stato selezionato in diversi festival, riscuotendo successo da parte di pubblico e critica.

In data odierna, in occasione degli Oniros award ha vinto ben 8 premi (fra cui miglior film, miglior sceneggiatura, miglior debutto alla regia, miglior attore protagonista), a fronte di 13 nomination.

Transfert è un thriller psicologico, La struttura del film, che lo stesso M. Russo ha definito “atipica”, si articola attraverso sedute psicoterapeutiche È la pratica psicoterapeutica a rappresentare il motivo di sviluppo della storia, il perno attorno al quale girano gli eventi della trama. Ecco che Transfert diviene un dramma corale che esamina e scompone la psicopatologia dei suoi personaggi, le loro dinamiche relazionali, spesso saldamente connesse a fattori inconsci. Il protagonista, Stefano Belfiore (Alberto Mica), è un giovane e inesperto analista che segue i suoi primi, problematici pazienti (Massimiliano Russo, Paola Roccuzzo, Clio Scira Saccà, Enrico Sortino, Rossella Cardaci), appellandosi spesso al supporto del suo supervisore (Rosario Pizzuto). La, trama coinvolge lo spettatore in un gioco di specchi, in un intrigo edificato sul meccanismo del transfert illuminando gli aspetti più reconditi e nascosti dell’inconscio dei personaggi.

Teaser-trailer del film 22K views: https://www.youtube.com/watch?v=eH62pxf0EqA
Applausi in sala per Transfert: https://www.youtube.com/watch?v=HKiHymjIb4s

DISAGIO di Lamberto Carrozzi con Serafino Iorli al Teatro Cometa Off di Roma dal 24 al 28 gennaio

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Arriva al Teatro Cometa Off di Roma dal 24 al 28 gennaio, Disagio lo spettacolo che vede in scena Serafino Iorli scritto e diretto da Lamberto Carrozzi.

A casa di Fortunato fervono i preparativi per l’imminente arrivo di Rocco. Tutto dovrà essere perfetto poiché da questo incontro dipende il suo futuro, una promessa di felicità, la fuga verso un riscatto a lungo atteso.
La posta messa in gioco da Fortunato è quindi molto alta, forse un po’ troppo per il suo precario equilibrio psichico, per chi, come lui, si è gradualmente segregato in casa accumulando oggetti e illusioni come barriera contro la realtà, sua eterna nemica.
Infatti, quando per Fortunato iniziano a presentarsi le prime difficoltà, anche le aspettative di una notte indimenticabile rischiano di volgere inesorabilmente all’isteria. La serata più importante della sua vita è presto in pericolo e per salvarla, Fortunato, dovrà affrontare un intero condominio inferocito e tutti i fantasmi del suo passato, ma pur di avere Rocco è pronto a far scorrere il sangue.


DISAGIO
scritto e diretto da Lamberto Carrozzi
con Serafino Iorli
sound designer Mohammed Ozu
Teatro Cometa Off
via Luca Della Robbia 47
dal 24 al 28 gennaio
ore 21.00 - domenica ore 18.00
info 0657284637 – cometa.off@cometa.org
Biglietti 10€ 

Gabriella Greison a Fattitaliani: le vite dei grandissimi ci aiutano a cogliere il senso delle nostre piccole battaglie. L'intervista

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Dal 18 al 21 gennaio 2018 Gabriella Greison torna a Roma con il suo spettacolo '1927 MONOLOGO QUANTISTICO', al Teatro Brancaccino. Orari spettacolo alle 20, tranne domenica alle 18.45: Biglietti quiL'abbiamo raggiunta per una intervista.


Tutto parte da una foto datata 1927, perché ha scelto proprio quella? 
Mi sono laureata in fisica a Milano, poi ho frequentato l’École Polytechnique a Parigi; mentre questa passione per la fisica mi portava a cercare risposte alle mie grandi domande, mi sono sempre più incuriosita riguardo alle biografie dei giganti, vale a dire Einstein, Schrödinger, Heisenberg, Marie Curie, Dirac, Pauli… Ispirata dalla foto scattata alla fine dell’ottobre 1927 al 5° Congresso Solvay, che mi ha sempre affascinata perché riunisce i 29 fisici che diedero vita alla fisica quantistica, sono andata a Bruxelles e ho rifatto il percorso degli scienziati prima di quella famosa foto. Perché era nata la fisica quantistica, che cosa aveva spinto quelle persone a cambiare le cose e farsi pure prendere per matti… Era un nuovo punto di vista per osservare la quotidianità. Ho interpretato i partecipanti a quel congresso in “1927, Monologo Quantistico” caratterizzandoli con i loro tic e le loro manie. A me piace un sacco capire il lato umano, analizzare i cambiamenti e le lotte che li accompagnano: analizzare le vite dei grandissimi ci aiuta anche a cogliere il senso delle nostre piccole battaglie di ogni giorno. Le mie ricerche su questa foto sono durate due anni, e poi ho pubblicato tutto nel libro 'L'incredibile cena dei fisici quantistici'. Ma avevo così tanto materiale che ci ho scritto anche un monologo, e da due anni lo porto in giro nei teatri di tutta Italia. Quanti sold out, una cosa incredibile! Per ora il record di applauso più lungo alla fine è nelle mani degli spettatori napoletani, cinque minuti è il record, con una serie di 'brava' che mi facevano venire i brividi. Al secondo posto c'è Milano e poi Genova. Vediamo se nelle prossime date si riesce a riscrivere il podio. 

Dopo 'L'incredibile cena dei fisici quantistici' (edito da Salani) che è stato definito dagli addetti ai lavori un vero longseller, lei ha pubblicato due libri dedicati alle donne nella scienza: 'Superdonne!' (edito da Salani) e 'Sei donne che hanno cambiato il mondo' (edito da Bollati Boringhieri), e anche questi sono stati un caso editoriale da migliaia di copie vendute (il secondo è alla quinta ristampa!). In un momento in cui le STEM sono l'argomento del giorno, come è arrivata alla costruzione di questi lavori? 

Per secoli le donne non hanno potuto arrivare ai vertici - delle arti, delle scienze, dello Stato - non per via del loro cervello (il cervello dell’uomo e della donna sono uguali, lo diceva Rita Levi Montalcini), ma per l’oppressione imposta loro dalla società maschilista. Uomo e donna avevano ruoli differenti. L’uomo cacciatore, guerriero, politico. La donna madre, moglie, casa, lavori domestici. Ma quel mondo, ormai, non esiste più. Le cose stanno cambiando; in tutto il mondo le donne si battono per la loro libertà. Le ragazze di Teheran, le signore di Istanbul, le donne indiane, le arabe. Chiedete a una ragazza della mia generazione cosa pensa di Cenerentola... Le ragazze della mia generazione vanno al cinema a vedere altri tipi di cartoni animati o film. Le ragazze ora guardano The Brave della Pixar e si siedono sul trono per regnare da single. Per questo l'idea alla base del libro è quella di raccontare le donne che piacciono alle ragazze di oggi. E che piacciono anche a me. 

Poi ha creato il suo monologo 'Due donne ai Raggi X', che porta in giro per l'Italia nella forma light (la forma teatrale completa ha debuttato con data unica alla Sala Umberto di Roma il 7 novembre scorso per i 150 anni dalla nascita di Marie Curie con il teatro pieno di 400 spettatori entusiasti). Di cosa si tratta?

Ho creato questo monologo con l'idea di solcare questo momento storico che stiamo vivendo in cui le donne escono sui giornali per ben altri motivi. Ho capito che c'era una necessità, che nessuno colmava. E così ho ricostruito le vite di Marie Curie e Hedy Lamarr e le ho messe insieme, nell'unione di queste due vite ci possiamo specchiare tutti noi. Io, da fisica, combatto la mia battaglia proprio usando la scienza, la mia preparazione, la mia formazione. Lo faccio con i miei romanzi in libreria e con i miei monologhi nei teatri (sul mio sito ci sono tutte le date www.GreisonAnatomy.com). La scienza più dura è considerata la fisica, oggi solo 10% dei laureati sono femmine (molto meglio va ad esempio per matematica che le laureate sono 50%), eppure la fisica è perfetta per il cervello femminile come per quello maschile (lo diceva appunto Rita Levi Montalcini). Questo dato è assurdo. Gli errori più comuni vengono compiuti dai giornali e le tv che fanno terrorismo psicologico contro la fisica ('terrore alla maturità forse esce fisica', avete presente questi titoli?), poi altri errori vengono compiuti dai divulgatori che non sono dei fisici, ma questo è un altro discorso... Infine, l'altro errore è quello di pensare che le donne della scienza del passato erano coscienti di quello che stavano facendo e volevano cambiare il mondo. In realtà loro non lo sapevano. Loro volevano solo fare quello che gli piaceva fare. Da piccola sono cresciuta guardando Star Trek e Guerre Stellari. E una delle cose che mi hanno insegnato queste due magnifiche saghe fantascientifiche è che le donne combattono contro le ingiustizie al pari degli uomini e al pari di tutti gli altri (animali, extraterrestri, nuove specie viventi). Da Uhura a Rey, donne strepitose, che non si travestono certo da uomini per rivendicare la propria libertà. Che non si lagnano. Il fine ultimo è salvare il mondo, e non si perdono in distinzioni inutili tra razza, sesso, età, origini, religioni, specie. Cioè, il bello sta proprio in questo: non si fa proprio caso al fatto che ci siano queste differenze. Sul mio sito ho messo una sezione in cui dò gli appuntamenti proprio su questi temi.

Leggendo il suo sito www.GreisonAnatomy.com ci siamo accorti come lei sia amata tantissimo dai ragazzi, dagli studenti, e in tanti le mandano lettere d'amore. Non è certo una cosa scontata! Come ci è riuscita? E come è riuscita a diventare un riferimento? Come lavora lei?
“È vero. E ne vado molto fiera. I ragazzi si accorgono delle cose che faccio perché sono semplice, racconto tutto nei dettagli, dal momento in cui penso che voglio fare qualcosa fino a quando riesco a realizzarla, che sia un libro o un monologo teatrale. Non ho un'industria dietro che lavora per me, come i divulgatori famosi in Italia per via della televisione, ma sono io, una fisica, che dice la verità su quello che fa. Creo tutto da zero, come le “Pillole di Fisica”, un programma televisivo che non esisteva da nessuna parte al mondo, totalmente nuove, andate in onda su RaiNews24. Ora sul mio canale youtube queste Pillole vengono continuamente diffuse dai ragazzi sui social network. Così come tanti altri miei lavori, essendo molto attiva sui social. Io sono una fisica, non sono una divulgatrice. Racconto quello che so, perché l'ho studiato per anni e anni. E questo crea sicurezza e credibilità. L’ho visto fare negli Stati Uniti e in Francia, sono cresciuta guardando il lavoro di colleghi più bravi di me in Gran Bretagna, sono loro che mi danno consigli, e con cui mi confronto: i fisici migliori riescono a dare punti di vista diversi e innovativi in un gruppo di lavoro che si occupa di altre materie. Mi mandano sempre nuovi stimoli, nuove energie, e soprattutto tanto materiale da usare per i miei romanzi e per i miei monologhi. Negli Stati Uniti c’è questa voglia di contaminazione tra competenze ed è frequente avere un laureato in fisica in qualsiasi team di ricerca, non necessariamente di ambito scientifico; da noi questa modalità d’approccio analitica arriverà chissà tra quanto. Intanto, dal 20 al 28 marzo 2018 mi lancerò in una nuova sfida, la prima edizione del festival teatrale “W la Fisica” al Teatro Menotti di Milano. Ho aperto un crowdfunding per sostenerlo (qui il link), un festival che non esiste da nessuna parte al mondo, tutto dedicato alla fisica e fatto solo da fisici o scienziati: tantissimi spettacoli, incontri, laboratori interattivi, interviste inedite”
Elisabetta Ruffolo

Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo 

Lucia Cassini torna al Piccolo Teatro Il Salotto di Pulcinella il 19 e 20 gennaio

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Dopo il successo dello scorso novembre, torna al Piccolo Teatro Il Salotto di Pulcinella la travolgente allegria di Lucia Cassini.
L'artista, attrice napoletana con una spiccata verve comica, omaggia Dino Verde, drammaturgo, paroliere e scrittore italiano autore di grandi successi come Piove (Ciao Ciao Bambina) e Resta cu' mme entrambi scritti per Domenico Modugno.
“Professione Napoletani” torna a Roma nel piccolo salotto del Rione Monti il 19 e 20 gennaio.

“La possibilità di lavorare con un maestro come Dino Verde ha rappresentato un percorso della vita mia artistica di grande importanza”, spiega Lucian Cassini. “Il suo ricordo mi resterà per sempre nel cuore”.

Lo spettacolo oltre a presentare i brani che lo hanno reso celebre parlerà di Dino Verde come uomo. I suoi lavori sono stati sempre solidamente strutturati sull’individuo alle prese con la società, sul rapporto tra la pluralità dei suoi personaggi e le necessità dell’uomo di emergere come singolo con desideri, bisogni, necessità, speranze.

“Mi piace ricordare Dino Verde come autore regista, ma anche interprete, assieme abbiamo calcato le tavole del palcoscenico e sempre con me resterà, ovunque ci sarà un sipario da sollevare”

LUCIA CASSINI
Attrice napoletana comica, ha lavorato con tantissimi comici e attori da Carlo Dapporto a Walter Chiari da Pippo Franco a Leo Gullotta, da Gianfranco D'angelo a Enrico Beruschi e tanti altri. Popolare nel teatro comico italiano ha iniziato la sua carriera in Rai e fatto trasmissioni sulle reti Mediaset. Seguita e guidata da Angelo Fusco, Dino Verde, Don Lurio, Alfonso Guadagni, Castellacci e Pingitore. Ha girato più di 30 film e varie serie tv e fiction. Ha vinto l'oscar delle regioni come “Totò in gonnella”

LUCIA CASSINI

IN


PROFESSIONE NAPOLETANI

Omaggio a Dino Verde

con Lucia Cassini, Enzo De Vivo

al pianoforte il M° Mario Messina
Piccolo Teatro Il Salotto Di Pulcinella

via Urbana, 11 - Roma

19 e 20 gennaio

ore 20.30

tel. 06 48.23.339 - cell. 347.7327033 - email: info@ilsalottodipulcinella.com 

Spettacoli con degustazione menù completo:

h. 20.30 – Euro 25


Teatro Di Documenti L' INCIAMPO - Giruzziello di Bergeraq di e con Eduardo Ricciardelli, dal 23 gennaio

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Sarà in scena al Teatro Di Documenti, dal 23 gennaio - in prima nazionale - L' INCIAMPO - Giruzziello di Bergeraq di e conEduardo Ricciardelli.
Un thriller con una vena satirico tragica che definisce il nostro tempo attraverso le complesse vicende di un professore di matematica in una società contemporanea con le sue evoluzioni, i suoi vizi, le sue possibilità, i suoi capricci e l’insaziabilità del male. Lo spettacolo che vede protagonisti lo stesso Eduardo Ricciardelli con Ida Vinella, Annamaria Zuccaro, Apollonia Bellino, Chantal Gori, replicherà il 24, 25, 30, 31 gennaio e dall’ 1 al 4 febbraio.
La storia di un professore di matematica di periferia, si snoda attraverso le sue complesse vicende umane-professionali e familiari.
Il tema principale che affronta la drammaturgia - che si pone come occhio  nascosto a scrutare la società contemporanea con le sue evoluzioni i suoi vizi le sue possibilità e suoi capricci - sta nell’ idea dell’amore.
Come in un girone dantesco il personaggio maschile attorniato da quattro esseri femminili che nella sua quotidianità sono la moglie la sua allieva, la figlia della moglie e una infermiera, metaforicamente sono delle fiere o belve mostruose che lo fagocitano. O forse è egli stesso a implodere in una dimensione di totale annientamento della sua volontà e dei suoi più profondi sogni?
S’impone prepotentemente il tema dell’ insaziabilità del male descritta dalla scuola polacca del ventesimo secolo e che ha poi prodotto grazie ai testi di Witkivitcz le opere che hanno lasciato a bocca a aperta l’intero mondo con le messe in scena di Tadeus Kantor. Questa insaziabilità del male ritorna nel tema dell’ inciampo perché il protagonista, Italo, non riesce in nessun modo a seguire i suoi sogni. Il suo desiderio iniziale di vita era infatti quello di diventare un vero scienziato e di scoprire qualcosa che lo potesse rendere noto al popolo e ai posteri; per una serie di vicissitudini individuali e economiche si ritrova a dovere insegnare in una scuola di periferia e a sposare una donna che ha già una figlia e di conseguenza a farle da padre. Italo avendo cancellato il proprio sogno, trova un solo sfogo a questa sua vena creativa, l’insaziabilità amorosa.
Concupisce infatti una sua studentessa e poi l’infermiera della clinica dove la figlia di sua moglie è in cura. Quest’ultima però non accetta che Italo non lasci la moglie che non ama e non si dedichi totalmente a lei…
Un thriller con una vena satirico tragica che definisce il nostro tempo. Un tempo scandito da troppi sogni rotti, come rotti sono i personaggi di questa storia che sono marionette di un circo ormai messo in cantina a impolverarsi.

Lo spettacolo fa parte della Trilogia scomposta di Eduardo Ricciardelli in scena al Teatro Di Documenti che vede in scena anche Pulcinella Scherza E Spazza (in scena anche il 10 e 11 febbraio) eil 20 e 21 febbraio Brigantesse.

Biografia Eduardo Ricciardelli
Poliedrico artista,nato  a Napoli, vive a Salerno, Roma, Zurigo, Bruxelles, Norwich. Lavora in teatro in Italia, Belgio, Perù, Usa, Polonia, Uk, Irlanda, Francia ,Spagna, Germania, Olanda E Lussemburgo, Malta, Australia.
Diplomato alla scuola internazionale di teatro "circo a vapore" si laurea in storia del teatro con una tesi sulla commedia dell'arte presso la "sapienza". Segue master di alta formazione sulle tecniche della commedia dell'arte con Carlo Boso, Claudia Contin, Claudio Demaglio;  studia con Ferruccio Soleri e Michele Monetta le semi maschere e con Cristina Wistari Formaggia dell' Odin Teatrhet le maschere balinesi del tupeng.
Segue due master di drammaturgia digitale con Roberto Latini, Ilaria Drago, Antonio Rezza e Andrea Cosentino e segue maestri registi quali Emma Dante, Davide Iodice, Mamadou Diume, Bruce Mayers, Barberio Corsetti. Di fondamentale importanza è l'incontro con Carlo Quartucci e Carla Tato che lo introducono al clown circense e alla acrobazia con il maestro francese Dan Demiuk.
Studia presso la Reale di Ginnastica di Torino e lavora per quattro anni con una compagnia internazionale di noveau circue chiamata Lit Circus con la quale consegue ottimi risultati ai festival di Edimburgo per tre anni, al festival di Woodford in Autralia e vari tour in Francia, nonché un tour dell'Art Council inglese nelle più grandi strutture teatrali della terra della perfida Albione. A gennaio 2018 sarà impegnato con la suddetta compagnia in Belgio con un lavoro arrivato a 350 repliche. Con la sua compagnia, Teatraltro, ed Eternit sarà impegnato in un tour in Belgio e Olanda nel mese di marzo.  Scrive per il teatro molti testi tra cui: Ostiense Africa, Capitan Fracassato, Andrea, Futuro È Donna, Mammema Anna Frank che sarà messo in scena con l'attrice Susy Pariante, Tizianache andrà in scena con Alessandra Masi e Le Voci di Giò (sulla storia di Giovanna d'arco) che a maggio andrà in scena in un teatro dell'underground berlinese con un’interprete tedesca.

23 | 24| 25 | 30 | 31 gennaio e 1 | 2 | 3 | 4 febbraio  
L' INCIAMPO - Giruzziello di Bergeraq
di e con Eduardo Ricciardelli
con Ida Vinella, Annamaria Zuccaro, Apollonia Bellino, Chantal Gori
movimenti Mariella Celia
costumi  Domizia Romano
foto Camilla Marinelli
luci Marco Dicampli Sanvito
produzione Teatraltro, Teatro Zeta E Bdb

Teatro di Documenti - via Nicola Zabaglia, 42 - 00153 Roma
Biglietti: Il costo dei biglietti varia da € 7,00 a € 15,00  Tessera € 3,00
Orario Spettacoli: da martedí a sabato ore 21.00 - domenica e festivi ore 17.00

PRENOTAZIONI  da lunedí a venerdí dalle 10.30 alle 18.30  - tel. 06/5744034 – 06/5741622 – 328 8475891 www.teatrodidocumenti.it – teatrodidocumenti@libero.it

Riduzioni per lettori di MEDIA&SIPARIO, CULTURAMENTE, SALTINARIA eGUFETTO

Bruxelles, alla Monnaie "Il prigioniero" e "Das Gehege": musica potente, regia efficace, artisti eccelsi. La recensione di Fattitaliani

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In scena all'Opera La Monnaie di Bruxelles "Il prigioniero"e"Das Gehege" fino al 27 gennaio. Qual è il legame fra l'opera di Luigi Dallapiccola e quella di Wolfgang Rihm? Composte in epoche diverse, apparentemente distanti, entrambe hanno al centro della narrazione due persone e due gabbie, un uomo in carcere illuso dal suo crudele carceriere e una donna allo zoo, appena dopo la caduta del Muro di Berlino, che libera un'aquila, simbolo dello Stato, che però rimane indifferente alle sue provocazioni. 
Nel primo caso il protagonista soccombe e muore perché condannato a morte, ma già la vana speranza di trovare la libertà e la successiva inaspettata delusione che lo aspetta alla soglia dell'uscita lo aveva ferito mortalmente perché si accorge di essere stato vittima fino all'ultimo momento di un gioco e di una tortura inumana. 
Nel secondo caso, è paradossalmente la donna a prevalere su un essere che nonostante le sue dimensioni e le sue forze non la aggredisce ma che anzi, alla fine, si fa soggiogare e uccidere.
La rappresentazione colpisce lo spettatore grazie alle magistrali interpretazioni degli artisti, alla messa in scena, alla musica possente, energetica, inquietante e coinvolgente.
Grandissimo il baritono austriaco Georg Nigl nel restituire con la voce le differenti fasi di un'emotività messa alla prova da una continua alternanza fra dolore, angoscia, dignità e barlume di speranza e di nuovo sgomento: nella parte del Carceriere e del Grande Inquisitore gli fa da perfetto contraltare il tenore inglese John Graham-Hall che lo solleva dalla polvere chiamandolo "fratello", gli infondendo la speranza di una possibile redenzione già sulla terra, ne alimentando l'illusione con il riferimento alla rivolta in atto (siamo in Spagna, al tempo del re Filippo II) per poi gelargli l'anima rivelando l'inganno.
In "Das Gehege" emerge tutta la vocalità potente e solida del soprano spagnolo Ángeles Blancas Gulín (che interpreta anche la madre del prigioniero): eccezionale, al limite dell'umano, un'interpretazione difficile perché tutto il peso del dramma e della vicenda (praticamente è da sola sulla scena) ricade sulle sue spalle e la voce deve conciliarsi anche con un movimento corporeo che deve esprimere da sé il sentimento di ambiguità, timore e prepotenza.
Grande prova anche per il coro diretto da Martino Faggiani e per il Maestro francese Franck Ollu che ha diretto l'Orchestra Sinfonica della Monnaie per una musica potente, forte, sensuale e di grande umanità, una vera e propria sfida. 
Perfetta e coerente la regia di Andrea Breth che si staglia sulla scenografia di Martin Zehetgruber, essenziale ed efficace: realtà e proiezioni della stessa si mescolano, fino alla perdita di connotazioni e confini, in un rimando persistente fra l'una e l'altra dimensione. Il che rende le due opere "simili", universali, atemporali, liriche e drammatiche.
Giovanni Zambito.


Direction musicaleFRANCK OLLU
Mise en scèneANDREA BRETH
DécorsMARTIN ZEHETGRUBER
CostumesNINA VON MECHOW
ÉclairagesALEXANDER KOPPELMANN
DramaturgieSERGIO MORABITO
Chef des chœursMARTINO FAGGIANI
IL PRIGIONIERO
La MadreÁNGELES BLANCAS GULÍN
Il PrigionieroGEORG NIGL
Il Carceriere, Il Grande InquisitoreJOHN GRAHAM-HALL
Primo SacerdoteJULIAN HUBBARD
Secondo SacerdoteGUILLAUME ANTOINE
DAS GEHEGE
Die FrauÁNGELES BLANCAS GULÍN
Orchestre symphonique et chœurs de la Monnaie
Académie des chœurs de la Monnaie s.l.d. de Benoît Giaux
ProductionLA MONNAIE / DE MUNT
Co-productionOPER STUTTGART



Roma Sposa 2018: l'abito/scrigno d'amore per la stilista Maria Celli. Cuori in seta cuciti nell'abito nascondono i messaggi d'amore degli sposi

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A Roma Sposa il "Secret d'Amour"di Maria Celli: l'abito da sposa diventa scrigno di un messaggio d'amore. Il must del 2018: un piccolo cuore in seta cucito nelle creazioni degli sposi contenente la promessa reciproca. Alla Nuvola dell'Eur la stilista Maria Celli presenta le nuove collezioni per il 2018.

L'abito da sposa - ma anche quello dello sposo - deve essere in perfetta armonia con la nubenda, rispecchiarne il gusto, lo stile, i sentimenti. E' come la bianca pagina di un diario personale, dove poter riportare la promessa verso la persona amata.
Da qui l'idea di creare un elemento personalizzato da cucire all'interno di ogni abito da cerimonia, sia per Lei che per Lui.
"Sempre più spose" - afferma la stilista Maria Celli - "Mi chiedono di creare per loro qualcosa di unico. Premesso che ogni abito è già un pezzo unico perché realizzato interamente a mano con tessuti e decorazioni sempre diverse, ho pensato di nascondere un piccolo segreto d'amore all'interno di ogni abito ispirandomi ai romanzi del passato. Si tratta di un cuore realizzato nel medesimo tessuto dell'abito da inserire in una tasca nascosta nella gonna per Lei o nel taschino della giacca per Lui. L'ho chiamato Secret d'Amour perché questo romantico cuoricino - sul quale viene ricamata in cristalli l'iniziale della persona amata - nasconde, a sua volta, una piccola tasca dove poter riporre un personale messaggio d'amore da poter indossare per l'intera giornata delle nozze. La sera, nell'intimità, i due cuori vengono scambiati e si procede alla lettura dei messaggi scritti sui rispettivi cartigli in pergamena, così da ripetere la promessa d'amore in privato".
I "Secret d'Amour" celati negli abiti di Maria Celli sono già diventati un must have per le coppie di innamorati: si possono conservare appesi sulla testata del talamo nuziale, in bella vista all'interno di una vetrina o dentro ad una cornice.
Le creazioni di Maria Celli per le nozze del 2018 rispettano, così, le mode del mercato e portano una novità che fa tendenza.
Nell' area dedicata alla Maison di Alta Moda Celli a Roma Sposa 2018, si potranno ritrovare per Lei le romantiche creazioni in pizzo e seta con ricami preziosi così come le linee semplici in mikado e organza. Intramontabili tight per Lui, ma anche atmosfere d'antan con il recupero di antichi broccati per giacche decorate con bottoni gioiello.
In tutte le creazioni di Maria Celli esposte a Roma Sposa 2018 presso la Nuvola dell'Eur sarà nascosto il "Secret d'Amour".

Statuto, VA TUTTO BENE il nuovo singolo CON MAX GIUSTI

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Statuto e Max Giusti, accoppiata anomala e vincente per questo 2018 di festeggiamenti e importanti appuntamenti per la storica band e per il popolare showman.

Il brano composto da Oscar Giammarinaro e Giuliano Rinaldi è un “punto della situazione della vita” (che prima o dopo capita di fare un po’ a tutti) realistico e nel contempo ottimistico.

Scandito dal ritmo coinvolgente e dalla melodia accattivante, abbinati all’ironia e alla personalità degli interpreti, la canzone risulta immediatamente un tormentone raffinato, grazie anche agli archi scritti e suonati da Davide Rossi e gli arrangiamenti e la produzione di Max Casacci dei Subsonica.

Il brano è presente e dà anche il titolo al nuovo spettacolo che Max Giusti porterà in scena al Teatro Olimpico di Roma dal 20 febbraio al 4 marzo e lo si ascolterà anche nei concerti del Tour che celebra i 35 anni di attività degli Statuto, che verrà presentato in primavera con 4 date di anteprima nelle maggiori città, per poi essere portato in tutta Italia durante l’estate.

Bruxelles, lunedì 22 gennaio proiezione film "A Ciambra" di Jonas Carpignano

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Film selezionato dall'Italia per la candidatura agli Oscar 2018.

Pio, 14 anni, vive nella piccolo comunità Rom denominata "A Ciambra" in Calabria. Beve, fuma ed è uno dei pochi che siano in relazione con tutte le comunità presenti nell'area: gli italiani, gli africani e i suoi consanguinei Rom. Pio segue e ammira il fratello maggiore Cosimo e da lui apprende le tecniche di base del furto. Quando Cosimo e il padre vengono arrestati, tocca a Pio il ruolo del capofamiglia precoce che deve provvedere al sostentamento della numerosa famiglia.

120', V.O. IT

"A Ciambra" (2017) di Jonas Carpignano

Biglietti qui

Informazioni
Data: Lun 22 Gen 2018

Orario: Dalle 19:00 alle 21:00

Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles

Ingresso : 5€

Luogo:Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles
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