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Teatro, Pino Ammendola e Massimo Corvo "gay a Natale". L'intervista di Fattitaliani

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Dal 27 al 7 gennaio al Teatro Tirso di Roma “A Natale divento gay” scritto e diretto da Pino Ammendola che ne è anche interprete insieme a Massimo Corvo, Annalisa Favetti, Mario Scaletta, Claudia Portale ed in video Pino Strabioli. Uno spettacolo esilarante, divertente, con situazioni imbarazzanti che fanno ridere a crepapelle. Vale   veramente la pena vederlo.

“A Natale divento gay” è uno scherzo, una promessa, un regalo? 
E’ un divertimento! Per fortuna viviamo tempi in cui si può scherzare finalmente su queste cose. La nostra mentalità si è allargata e quindi possiamo scherzare sull’argomento che una volta era tabù. A differenza di alcune commedie dove il gay si deve fingere etero perché arrivano i genitori, perché si deve sposare il fratello o altro, qui è esattamente il contrario. Interpreto Peppino un Professore di Filosofia scalcinato, con pochi mezzi e che avendo uno zio gay ricchissimo che detesta le donne, gli ha lasciato credere di essere gay anche lui, sperando di ereditare la sua catena di pizzerie che lo ha reso miliardario. A Natale improvvisamente lo zio arriva e lui è costretto per non essere smentito sulle bugie che gli ha detto, di fingersi gay e di presentargli il suo compagno che in realtà è un povero vicino di casa, amico suo, un rude professore di educazione fisica che è molto lontano da certi atteggiamenti e si chiede come farà a fingere, interpretato da Massimo Corvo al quale diamo la parola.
Quindi? 
In questa amicizia, il Professore mi ha prestato dei soldi e quindi mi ricatta per la restituzione e mi costringe a fare questa messinscena che è ridicola, grottesca e si ride a crepapelle. E’ uno spettacolo che abbiamo fatto quattro anni fa, è rodato e sappiamo che sarà stradivertente.
Diciamo pure che noi siamo fidanzati, abbiamo due compagne che sono all’oscuro di tutto e si generano una serie di situazioni estremamente equivoche perché dobbiamo fare delle prove e loro chissà cosa pensano. A ciò si aggiunge che questo compagno che si chiama Ercole chiede come riuscire a fare la parte e decide di andare su Internet per cercare un Tutorial che lo aiuti. Il Tutorial è fatto con grandissima ironia da Pino Strabioli al quale sono infinitamente grato, che si finge un Professore di Gayotica e spiega le regole fondamentali, soprattutto la prima “Tutti gli uomini sono gay, solo che alcuni non lo sanno”. 
Ammendola, lei è anche autore, com’è nata l’idea? 
Volevo ribaltare il meccanismo tipico di certe commedie tipo “Il Vizietto” in cui il gay deve fingersi etero. Mi divertiva l’idea che un etero debba fingersi gay per motivi d’interesse. Ribalto molto il gioco per poi alla fine far venire fuori una serie di situazioni molto particolari che però non riveliamo per farle scoprire al pubblico quando verrà. 
Per chi dei due è stato più difficile calarsi nel personaggio? 
Non è la prima commedia che facciamo in coppia con Pino, si gioca senz’altro ma con grande fatica che viene ripagata regolarmente perché si crea sempre un’atmosfera di gioco che non fa sentire la fatica. Le difficoltà per affrontare un personaggio ben vengano sempre perché fa parte del nostro mestiere. 
Sono le difficoltà classiche per affrontare qualsiasi personaggio, un cattivo, un buono, un etero, un gay, c’è sempre la difficoltà di raccontarsi attraverso i panni di un altro. E’ sempre un grandissimo stimolo perché ognuno di noi mette sempre qualcosa di sé nel raccontarsi. 
La commedia èrodata, avete avuto un grande successo di pubblico. Vi aspettate lo stesso successo?  
La riproponiamo perché il Tirso ci ha chiesto di farlo.  
Progetti per il futuro? 
Dovrei iniziare a girare un film a fine gennaio dove ci saranno anche Massimo Corvo ed Annalisa Favetti.


Elisabetta Ruffolo
Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo

Omaggio a Gualtiero Marchesi, fondatore della “nuova cucina italiana” e appassionato d’arte

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Questo breve articolo è un omaggio ad un grande Italiano, Gualtiero Marchesi, deceduto ieri 26 dicembre 2017 ad 87 anni nella sua casa Milanese. Marchesi è stato considerato a ragione il promotore della "nuova cucina italiana" coadiuvando il progresso e l’affermazione della cultura della cucina italiana stessa nel mondo, facendola risaltare e ponendola tra le più importanti.

Domani le esequie; il funerale avrò luogo alle 11.00 presso la Chiesa Santa Maria del Suffragio di Milano, mentre le sue spoglie saranno poste nel cimitero di San Zenone Po, in provincia di Pavia, suo luogo di nascita.
Gualtiero Marchesi era un uomo di profonda cultura ed anche un grande appassionato d’arte. I suoi piatti spesso ispirati proprio all’arte pittorica, ma anche quella musicale sapevano esprimere la sua multiforme emotività artistica.
Preparava le pietanze e le disponeva “dans la plaque” sempre come illustrasse un’opera d’arte piena di accostamenti cromatici che sapevano trasmettere prima ancora del palato, quel gusto alla vista, preparando i suoi ospiti a stupefacenti sensazioni.
La sua vita fu dedicata interamente all’arte culinaria e fu costante e continua la sua ricerca e sperimentazione divendone il catalizzatore per innovazione ed ammodernamento e realizzando piatti innovativi, fresca, raffinati con rispetto della materia prima anche attraverso nuovi metodi di cottura evolvendone il gusto. Sua la frase “La cucina è di per sé scienza, sta al cuoco farla diventare arte”.
Nel 2010 festeggia i suoi ottant'anni con la nascita della Fondazione Gualtiero Marchesi, la cui mission è proprio la propagazione del buono e del bello delle arti, dalla musica, pittura e scultura e ovviamente alla cucina.
Moltissimi i grandi nomi della ristorazione Italiana che hanno avuto il previlegio di essere suoi allievi, divenuti poi a loro volta chef noti, tra cui Carlo Cracco, Ernst Knam, Davide Oldani e Lucia Pavin e tantissimi altri. Proprio Ernst Knam in questa occasione ha dichiarato: “Milano dedichi a Gualtiero Marchesi un museo della cucina".
Ester Campese

Una melograna in volo di Ilaria Guidantoni

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A tutti coloro che hanno rinunciato a volare
sulle ali della passione, ad amare...
semplicemente a vivere.

C’era e non c’era una volta una ragazza, o forse era una donna, ma con un’anima da bambina, eppure guardandosi allo specchio si sentiva vecchia. Sapeva di non esserlo ma quando sbirciava nello specchio scorgeva il proprio volto tremendamente invecchiato. Le pareva perfino di non vedere i contorni del proprio viso in modo nitido. Come poteva essere? Quando passeggiava non c’era bambino, ragazzo, uomo o vecchio che, incantati dal suo fascino non la guardassero ammirata… eppure lei più si specchiava più notava il suo sfiorire. Un giorno, dopo che la notte prima aveva preso freddo, si svegliò con un terribile raffreddore. Non sentiva più nessuno odore. Dette la colpa al raffreddamento e non se ne curò. Passarono i giorni e piano piano la ragazza guarì ma gli odori non le arrivavano più. Qualcuno le disse che nel Paese dove si trovava forse questo era un bene. Non avrebbe sentito gli odori nauseabondi dei resti del cibo lasciati all’incuria per strada ma a lei non importava. Le sembrava di vivere dentro una nuvola, sospesa, dove anche i colori svanivano. Un giorno rischiò di cadere per terra perché senza odori non riusciva ad orientarsi.  Quasi non riconosceva le persone. Senza odori le persone le apparivano come figurine di carta, ritagliate su fogli piatti.

Quando venne il turno di incontrare i suoi bambini, corse loro incontro per abbracciarli, cercando invano il profumo di talco e quell’odore di buono e di tenerezza che si era irrimediabilmente perso. Mangiava ogni giorno di meno, solo per nutrirsi. Perfino dell’acqua aveva smarrito il piacere di dissetarsi. La vita le appariva appannata e la sua immagine allo specchio divenne sfuocata. Si lavava ossessivamente temendo di avere un cattivo sentore o di non averne affatto. Era stato così infatti che si era accorta di aver perso l’odorato. Una sera come tutte le sere prima di andare a dormire, dopo il bagno, si era spalmata con dell’olio profumato o almeno credeva. La stanza era illuminata solo da una candela e non riconoscendo alcun profumo, corse ad accendere la luce, pensando di essersi sbagliata. Era sempre lo stesso olio ma il suo profumo di gelsomino era svanito. Ne aprì un’altra boccetta, ma la sorte fu la stessa. Passarono i giorni e la vita le appariva come una lunga fila di quadretti grigi, di una tonalità insulsa e indistinguibile. 

Un giorno passeggiando le si avvicinò un gatto che la seguì fino a casa desideroso di coccole e di trovare un po’ di calore forse. Accarezzandolo, mentre il micio sembrava godere di tante attenzioni, a lei parve di avere tra le mani un pelouche a pila. Non aveva nessun odore, nemmeno lui. E lo invidiò. Capì allora cosa voleva dire avere fiuto nella vita, potersi orientare nel meraviglioso mondo degli odori, buoni o cattivi che fossero non importava. Era disperata e passava le giornate annusando le cose più incredibili convinta che prima o poi tutto sarebbe ripreso come nulla. Andò nel laboratorio di vernici vicino casa e si mise ad annusare i barattoli aperti, solventi e colle perfino, sebbene non le giungesse alcuna sensazione. Niente di niente. Una sera rimase fuori dal balcone, guardando le stelle e pensò che per guardarle bastasse la vista. Le stelle non hanno odore e neppure la luna… ma la notte sì. L’aria della notte è diversa dal giorno, diversa in ogni stagione, carica di umidità, impregnata degli odori dei fiori e delle piante che il vento trasporta o della polvere nelle giornate afose. Anche le stelle le sembrarono allora niente più che lampadine fioche. Alcuna emozione.

Finalmente le arrivò la notizia del ritorno del suo amore solo che dopo un momento di gioia, la tristezza ne prese il posto. Non avrebbe sentito il suo profumo che poteva riconoscere tra mille, perfino nella folla satura delle spezie del mercato. Si preparò con cura ma quell’olio speciale con il quale si cospargeva il corpo prima di incontrarlo era diventato solo un liquido grasso, mentre le candele solo un gioco di luci e ombre. Nell’assenza si accorse che tutto aveva un odore, un sentore che ne raccontava la storia. Perfino le cose più impensate, come una chiave di ferro.
Anche i baci quella sera non avevano lo stesso gusto. Ecco aveva perso il gusto della vita, la capacità di sentire le cose. Aveva la sensazione che una pellicola la ricoprisse tutta separandola dall’intimità con il mondo. Pensò che fosse una sua creazione, un incubo dal quale si sarebbe risvegliata. In realtà forse sentiva gli odori ma non riusciva a leggerli? Credette di essere impazzita e si rassegnò a una vita che non avrebbe più avuto sapore. Come avrebbe fatto a dare il gusto agli altri senza averne per sé? Si sentì improvvisamente sola… come una bambola nelle braccia del suo amore che sembrava invece contento, ignaro di tutto e non vedeva il suo dolore.
Passarono i giorni, le settimane, e la luna fece il suo giro per tornare a nascere, più e più volte, finché un giorno si accorse che il suo amore aveva lasciato un gelsomino accanto al suo letto andandosene. Lo avvicinò alle labbra e al viso, come per accarezzarsi, prima di chiuderlo in un libro senza odore ma qualcosa si risvegliò in lei. Ne sentì il profumo intenso tanto che scostò la testa indietro. Anzi, ebbe l’impressione di sentirne la fragranza. Certamente era un’illusione, il ricordo di un bel momento, il desiderio così forte di ritrovare il gusto per quell’amore che stava svanendo… le fece percepire l’inesistente. Comunque quella sera mentre lo aspettava profumò la casa con acqua di fiori d’arancio e accese una candela sotto l’olio di garofano in camera e le sembrò davvero di sentire quei profumi. Ad un certo punto prese coraggio e si mise alla prova: mise tre boccette con i diversi aromi una di fianco all’altra, chiuse gli occhi, girò più volte intorno al tavolo e chiese a chi era con lei di scambiarle di posto. Aspirando l’odore li riconobbe e non sbagliò ma pensò di essere stata fortunata. Non riusciva a credere ancora al suo naso.
Qualcosa tornava nel gusto ma una sera perse di nuovo ogni sensazione. Quello stesso giorno il suo amore era partito e camminando nei giorni successivi ebbe spesso la sensazione di perdere l’orientamento. Passarono lunghi giorni di angoscia nei quali si sentì priva di forze e lunghe notti insonni, settimane sempre uguali si avvicendarono, la stagione cambiò e il suo amore rimandava sempre quel viaggio di ritorno. Un bel giorno, senza nemmeno voler sentire la sua voce, gli scrisse che sarebbe partita lei stessa per non restare nell’attesa vana. Avrebbe sorvolato il mare per raggiungere la riva dalla quale era partita. Restare in una casa vuota non aveva più senso.
Era pronta a salire sull’aereo quando all’imbarco il pilota le porse un pacchetto dicendo che non poteva rivelarle chi glielo avesse consegnato ma che avrebbe dovuto aprirlo se avesse avuto paura durante il volo. Immaginò allora di riconsegnarlo chiuso alla fine del viaggio. La giornata era stranamente piovosa in quella regione dove piuttosto è la siccità la vera minaccia e un vento forte si abbatté sull’aereo non appena questo si alzò in volo. Sentiva il tremore in tutto il corpo, il freddo che l’avvolgeva, mentre fuori dall’oblò si vedeva solo una coltre spessa di ovatta. Tutto bianco. Un biancore accecante che le invadeva l’anima.
Ad un certo momento dopo l’ennesimo scossone, prese coraggio e chiese di vedere il comandante. Entrò nell’abitacolo con il pacchetto in mano e mentre davanti a lei si agitava una massa candida lattiginosa lo aprì adagio adagio…non si sa quanto tempo passò ma diversi minuti, fin quando, mentre le lacrime le velavano lo sguardo, sentì forte e chiaro il profumo del suo amore, con il quale era stato bagnato il nastro che si legò al polso; poi arrivò l’odore inebriante del gelsomino e quello delicato e appetitoso della melograna, frutto dell’amore. Tutto si animò d’un tratto e nella nebbia fitta poteva distinguere ombre e figure, paesaggi che l’attendevano, mentre ogni cosa riprese vita sprigionando un suo odore, in un miscuglio allegro che la fecero ridere, mentre addentava il frutto. Era tornata a volare, a vivere.
***

Ilaria Guidantoni, fiorentina, vive e lavora tra Firenze, Roma, Milano e Tunisi. E’ studiosa di mediterraneità e cultura araba. Giornalista e scrittrice, si occupa di temi legati alla cultura del Mediterraneo soprattutto della sponda sud e del mondo arabo: dialogo tra le religioni; movimenti femminili e femministi; rilettura della storia e dei linguaggi mediterranei. Laureatasi in Filosofia Teoretica all'Università Cattolica di Milano sul filosofo ebreo russo naturalizzato francese, Wladimir Jankélévitch, un Corso di Perfezionamento in Bioetica al Policlinico Gemelli di Roma, si è interessata di problemi legati alla corporeità, ai disagi affettivi e ai disturbi del comportamento alimentare, alle tradizioni alimentari, saperi e sapori nel Mediterraneo. Ha maturato un’esperienza di indagine e consulenza nello sviluppo del territorio in ambito di consulenza strategica, parlamentare e di giornalismo politico economico. Già consulente di aziende e istituzioni, tra cui una consulenza sul tema reti tra le città e politica ambientale del territorio alla Fondazione Censis e un’attività di consulenza ufficio studi per l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Ha collaborato per molti anni con Tecniche Nuove Editore, Il Sole 24 Ore e la direzione di alcune riviste. Ha partecipato a Tunisi, in rappresentanza dell’Italia, al 1° Forum internazionale sulle identità multiple nell’area dell’Euro-Maghreb, organizzato dalla Commissione Europea nel 2013. Ha ricevuto nel 2014 a Lecce il Premio “Omaggio a Nelson Mandela” per i Diritti Umani, nella XVI edizione Salento porta d'Oriente.

Ha pubblicato il saggio Vite sicure. Viaggio tra strade e parole(Edizioni della Sera, 2010); la raccolta di poesie e racconti Prima che sia Buio, (Colosseo Grafica Editoriale, 2010); l’instant book I giorni del gelsomino(P&I Edizioni, 2011); il romanzo Tunisi, taxi di sola andata(No Reply Editore, 2012); Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia (Albeggi Edizioni – REvolution, 2013); il racconto “Chéhérazade non abita qui” nel libro collettivo uscito nel novembre 2014 contro la violenza sulle donne, Chiamarlo amore non si può (Casa Editrice Mammeonline) e il racconto “Mi chiamavano salice piangente” edito da Mammeonline. Nel 2015 sono usciti Marsiglia-Algeri Viaggio al chiaro di luna(Albeggi Edizioni), Il potere delle donne arabe(Mimesis Edizioni); il romanzo Corrispondenze mediterranee, viaggio nel sale e nel vento e Viaggio di ritorno. Firenze si racconta(Oltre Edizioni). Nel 2016 per Albeggi Edizioni sono usciti la riedizione del libro sulla transizione tunisina, Senza perdere il coraggio. Tunisi, viaggio in una società che cambia e il pamphlet sul Mediterraneo Lettera a un mare chiuso per una società aperta. A novembre 2017 è uscita la sua prima traduzione e curatela del poeta algerino di espressione francese Jean Sénac, Ritratto incompiuto del padre(Oltre Edizioni), inedito in Italia. Ha collaborato come autrice al Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo (SER-ItaliAteneo, 2014).


La Regina delle Nevi al Teatro L'aura dal 3 al 7 gennaio regia di Simonetta Checchia e Bruno Secchi

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Sarà la compagnia Numeriprimi ad inaugurare il nuovo anno al Teatro L'aura con La Regina Delle Nevi. L'omonima fiaba di Hans Christian Andersen, sarà in scena dal 3 al 7 gennaio e vedrà sul palco due giovanissime attrici: Noa Zatta, già nota per il ruolo di Stella Morrison nel Ragazzo Invisibile e ne Il Ragazzo Invisibile - Seconda Generazione, in questi giorni nei cinema e la danzatrice Camilla Curiel. L'adattamento del testo è stato curato da Simonetta Checchia che ha firmato la regia con Bruno Secchi.

Si tratta della “cover” di una delle più famose fiabe dello scrittore danese Hans Christian Andersen: è la storia di due bambini legati da una profonda amicizia, Gerda e Kay, fino al giorno in cui una scheggia dello specchio costruito dal diavolo per seminare la discordia tra gli uomini entra nell’occhio di Kay. Da quel momento in poi per lui il mondo perderà tutta la bellezza, fino al giorno in cui, durante una nevicata, il ragazzo legherà la sua slitta a quella di una misteriosa dama vestita di bianco che lo porterà via con sé. Così Gerda si metterà in viaggio per andarlo a cercare, camminando fino ai freddi ghiacci del nord per ritrovare il suo amico. Tutto lo spettacolo è raccontato in prima persona dalla Regina delle Nevi, che vive prigioniera in una gabbia di luci da cui emerge a tratti il racconto della fiaba, a tratti un altro racconto, quello della sua propria origine. Tra rimandi mitologici e poetici alla fine scopriremo il vero nome della Regina, Persefone. Il racconto è accompagnato anche da un’altra presenza, che, danzando, a tratti attraversa col corpo i vari momenti della narrazione, a tratti interagisce con la Regina stessa. Lo spettacolo, composto anche da intensi momenti di parti fisiche, accorpa due giovani talenti tra parola e movimento, simbiotiche e felicemente calate l’una nell’arte dell’altra. Le protagoniste sono due adolescenti e la particolarità di questa produzione consiste proprio nell’essere uno spettacolo per adulti ma interpretato da due ragazze. Una favola adatta a grandi e piccini in un allestimento tecnologico ricco di luci e magia.
I movimenti scenici di Nicoletta Cabassi, la scenografia e le luci di Bruno Secchi, l’audio di Giovanni Pigino, i costumi di Amelia Barone.


La Regina Delle Nevi
liberamente tratto dalla fiaba di Hans Christian Andersen
adattamento di Simonetta Checchia
con Noa Zatta e Camilla Curiel
regia di Simonetta Checchia e Bruno Secchi
Movimenti scenici Nicoletta Cabassi
Scenografia e Luci Bruno Secchi
audio Giovanni Pigino
Costumi Amelia Barone
Teatro L'aura
vicolo di Pietra Papa
dal 3 al 7 gennaio 2018
dal mercoledì al sabato ore 21.00 e domenica ore 18.00
info e prenotazioni 06.83777148 oppure 346.4703609
o scrivendo a nuovoteatrolaura@gmail.com 

ELEONORA MAZZOTTI, LA RICETTA DELLA SFOGLIA DELLA CANTANTE GREEN PER LE FESTE

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Prova, prova 1,2,3... Prova... Massaia 2.0.

Del mio amore per il canto e il teatro già sapete. Ciò che forse è meno conosciuta è la mia goffaggine nel preparare alcuni tipi di manicaretti.

Con le conserve e le passate me la cavo, ma la sfoglia non m'è mai riuscita. Mi sono applicata poco, finora, lo ammetto, e con grande rammarico, visto che ho ereditato non uno, ma ben due taglieri corredati da grandi matterelli proprio dalle mie nonne. Qui non troverete perciò le foto patinate e ordinate come solo le vere blogger sanno fare. Oggi voglio dimostrarvi che chiunque, applicandosi un po', può davvero fare qualcosa di speciale per la propria famiglia!

Mi sono finalmente ritagliata un pomeriggio per me, complice il freddo di dicembre e l'atmosfera natalizia nell’aria.

Ho liberato il tavolo, indossato una felpa comoda e preparato le mie 3 uova con 300g di farina.

L'idea iniziale era proprio quella di fare una bella fontanella di farina all'interno del quale far "sguazzare" le uova... ma potete ben intuire che invece è stata più una “rincorsa all'uovo" in giro per il tagliere.

Con la forchetta, però, l'impasto si è formato in fretta e ho così iniziato a lavorarlo con le mani, formando una bella pagnotta.

Il tempo di infarinare il matterello e ho iniziato a stenderla. La sfoglia, complice la fortuna del principiante, si è mostrata fin da subito bella elastica, e sono riuscita a stenderla su tutto il tagliere.

L'ho fatta riposare pochi minuti e subito l'ho arrotolata per ricavarne delle belle tagliatelle. (Si sono rivelate più "pappardelle" che "tagliatelle", ma a me piacciono belle spesse!)

Il tempo di finire di cuocere il ragù e ho subito buttato le tagliatelle in acqua bollente: in pochi minuti ci siamo gustati una bella porzione di pasta fatta in casa.

Devo continuare ad affinare la tecnica, è vero... ma il più è partire. E la genuinità è assicurata.

ANGELIQUE CAVALLARI VINCE UN PREMIO COME MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA PER IL FILM “SEGUIMI”

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Sabato 16 dicembre, in occasione della proiezione di “Seguimi (In My Steps)” alla Casa del Cinema di Roma, Angelique Cavallari ha ricevuto dal grande critico Adriano Aprà il premio come miglior attrice protagonista per la sezione Indie Film Fest dell'Umbrialand Festival di Terni (di cui si è tenuta la 1a edizione).

Il film diretto da Claudio Sestieri e prodotto da Blue film (Alessandro Bonifazio e Bruno Tribbioli) e Grismedio Barcellona, ha vinto altri premi come miglior film, migliore sceneggiatura (Patrizia Pistagnesi e Claudio Sestieri), migliore fotografia (Gianni Mammolotti), migliore colonna sonora originale (Marco Werba).
L'uscita nelle sale di “Seguimi (In My Steps)” è prevista per aprile 2018.
Da Michelle modella dello scultore interpretato da Kim Rossi Stuart nel film “Anni Felici” di Daniele Luchetti a musa dello J.J. Rousseau in “Fantasticherie di un passeggiatore solitario” di Paolo Gaudio, da sorella ottocentesca di Edgar Allan Poe in “The Novel” di Paolo Licata all’intenso, poetico e impalpabile Angelo rilkiano nonché l'Ulisse femminile della trilogia “Mancanza” di Stefano Odoardi. Angelique Cavallari ha sempre dimostrato di essere un’attrice poliedrica, intensa e coraggiosa.
In ”Seguimi" si mette nuovamente in gioco, vestendo i panni di Marta Strinati, ex campionessa olimpica che termina per sempre la sua carriera dopo un grave incidente in piscina. Marta ha perso prima la madre attrice e ora il padre pittore, si trova a confrontarsi con la durezza di una sorella anaffettiva e un ambiente indifferente. Farà così fronte ad una fragilità che ha sempre cercato di nascondere, proteggendosi a suo modo dal mondo. La giovane donna vivrà in una immensa solitudine, a stretto contatto solo con i ricordi e il dolore.
In questo assoluto equilibrio psicologico precario, la ricerca di amore diventerà inconsciamente patologica. Finché nella sua vita farà la comparsa una modella giapponese in cui troverà un po’ di conforto, tenerezza e una effimera gioia, intensa, sensuale, qualcosa di simile all’amore, ma che in verità è inquietante e distorto.
Marta sviluppa indubbiamente una patologia post traumatica e una dissociazione dalla realtà oppure c’è un mistero insoluto?
Angelique si è data totalmente al personaggio, trasformandosi: cambiando radicalmente, ritrovandosi con i capelli biondi e cortissimi,e irrobustendo il suo corpo esile. E c’è poi un percorso psicologico molto toccante e profondo.
«È come un grido sott’acqua la richiesta d’aiuto, silenziosa, di Marta» - dice Angelique - «Questo è un personaggio da prendere tra le braccia e stringere forte».

Capodanno a Roma, anche Tosca al Circo Massimo il 31 dicembre con lo spettacolo La Fura dels Baus

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Il Capodanno di Roma Capitale si arricchisce di una sorpresa musicale. Tra i protagonisti della serata del 31 dicembre al Circo Massimo, dal titolo 201∞ ROMA ILLUMINA L’INFINITO, anche la cantante Tosca, che si esibirà in un inedito omaggio alla canzone popolare e d’autore romana, insieme alle performance de La Fura dels Baus.
La compagnia catalana, ci stupirà con uno spettacolo lungo un’ora attraverso un viaggio virtuale tra set aerei, luci fuochi, cavalli meccanici sospesi in cielo, colori e fantasia con sorprese che riguarderanno anche il simbolo dell’evento, l’infinito, in un racconto sulla mitologia del mondo classico con una dedica inedita e speciale alla città di Roma: all’interno della colossale macchina scenica, in una situazione completamente nuova e imprevedibile, sarà protagonista la voce della raffinata interprete Tosca che interagirà (da postazioni sorprendenti) con la Fura dels Baus in un mini set di famose canzoni romane popolari e d’autore, omaggio al patrimonio  musicale capitolino e alla città di Roma nella notte più lunga dell’anno. La cantante si esibirà rigorosamente dal vivo accompagnata dalla Bubbez Orchestra(Giovanna Famulari - pianoforte, violoncello e voce, Massimo De Lorenzi - chitarra, Ermanno Dodaro - contrabbasso e chitarra).

L’iniziativa rientra ne La Festa di Roma 2018, la manifestazione gratuita ideata da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale con il supporto del Dipartimento Attività Culturali, per festeggiare insieme il nuovo anno. Un grande evento pubblico che accompagnerà per 24 ore, dalle ore 21.00 del 31 dicembre 2017 fino alle ore 21 dell’1 gennaio 2018, il Capodanno di cittadini e turisti di ogni età, con il coinvolgimento di1.000 artisti provenienti da tutto il mondo e un programma di oltre 100 performanceeventi e spettacoli su un'area pedonale che va da Piazza dell’Emporio a Ponte Garibaldi, coinvolgendo il Giardino degli Aranci e il Circo Massimo fino alla Bocca della Verità.

La Festa di Roma è realizzata con il contributo di, in ordine alfabetico, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Associazione Teatro di Roma, l’Azienda Speciale Palaexpo, la Casa del Cinema, la Casa del Jazz, la Fondazione Cinema per Roma, la Fondazione Musica per Roma, laFondazione Romaeuropa, la Fondazione Teatro dell’Opera, l’Istituzione Biblioteche di Roma, con il coordinamento organizzativo di Zètema Progetto Cultura, e in collaborazione con Siae. La regia e il coordinamento della programmazione per il Teatro di Roma sono a cura di Fabrizio Arcuri.


31 DICEMBRE 2017

La Festa di Roma sarà inaugurata la sera del 31 dicembre dall'evento 201∞ ROMA ILLUMINA L’INFINITO al Circo Massimo, concepito dalle Società Immagina e Osservatorio, ideato con la supervisione del set e event designer Filippo Rocca. Mediapartner Dimensione Suono Roma.
Il progetto è totalmente autofinanziato attraverso sponsor privati, tra cui VISION DISTRIBUTION, DSR, AUTOVIA, FILMAURO, MEDUSA, PARCO LEONARDO. Collaboratori Giokat srl.
Autori Luca Ossicini, Maria Cristina Cecilia, Stefano Mannucci.
Il progetto è stato selezionato tramite l’Avviso pubblico del Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale LA FESTA DI ROMA in occasione del Capodanno 2018 e finalizzato alla ricerca del soggetto organizzatore di un evento nell'area del Circo Massimo con attribuzione di vantaggi economici indiretti a sostegno.
Si inizia alle 21.00 con La Sveglia dei Gladiatori Live con Geppo e Ignazio Failla, versione live del celebre programma di Dimensione Suono Roma, che darà il via alla serata intrattenendo il pubblico con musica, gag e allegria fino all’arrivo in scena degli ospiti internazionali: La Fura dels Baus. Per la prima volta La Fura dels Baus ospiterà all’interno del suo racconto una artista italiana, Tosca, e per la prima volta omaggerà la Capitale con uno spettacolo sensazionale, dedicato e realizzato in stretta collaborazione con la città anche grazie all’intervento dei 90 performers romani (volontari, selezionati dalla stessa compagnia come accade in ogni manifestazione della compagnia catalana). Per un totale di oltre 120 protagonisti coinvolti, fra attori, danzatori e figuranti che offriranno la loro energia allo spettacolo.

A mezzanotte si assisterà al countdown sul palco, e il brindisi al nuovo anno sarà accompagnato dall’accensione dopo molti anni delle nuove luci del Palatino e dell’area archeologica che si affaccia sul Circo Massimo – a cura di Acea, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la Soprintendenza di Stato e la Sovrintendenza Capitolina - seguita immediatamente da uno spettacolo di fuochi d’artificio curati da Telesforo Morsani lunghi 12 minuti.
I festeggiamenti proseguiranno con Dimensione Suono Roma Special Party, musica dance fino alle 02.00 con Ignazio Failla e DJ Mauro Zavadava Mandolesi e con la Vj Giulia Pallotta.

La Festa di Roma proseguirà poi ininterrottamente dalle prime ore della mattina fino alla sera dell’1 gennaio 2018 con performance, tra teatro, musica, cinema, danza, arte circense, installazioni luminose, opere scenografiche, che si estenderanno sull’area pedonale che va da Piazza dell’Emporio a Ponte Garibaldi, coinvolgendo anche la zona tra Circo Massimo e piazza della Bocca della Verità, il Giardino degli Aranci, il Teatro India, il Ponte della Scienza, il Cinema Reale e la Biblioteca Centrale dei ragazzi.

CALL. Scade il 28 dicembre il termine entro il quale gli appassionati di musica, canto e teatro, potranno candidarsi per esibirsi l’1 gennaio durante La Festa di Roma, a livello amatoriale, negli spazi appositamente allestiti e messi a disposizione dall’Amministrazione Capitolina. Sul sito lafestadiroma.it tutte le informazioni sulla CALL PER PERFORMER AMATORIALI, con relative modalità di partecipazione.
In occasione del Capodanno, la Casa del Cinema lancia il concorso gratuito per cortometraggi #CAPODANNOAROMA IN 120 SECONDI: sono previsti premi e menzioni speciali per i migliori video della durata massima di due minuti - che abbiano come tema La Festa di Roma e i suoi luoghi - girati con smartphone o altro strumento di ripresa, e caricati entro e non oltre il 31 gennaio 2018 su www.casadelcinema.it.
1 GENNAIO 2018

Aspettando l’alba: 1 gennaio dalle 03.00 alle 08.00

Al Teatro India djset lounge nel foyer con il Live Onair Alone della performer NicoNote e, nella zona esterna, “rito collettivo” intorno al grande fuoco di Lumen, di e con Luigi De Angelis e Emanuele Wiltsch Barberio, che, tra djset e performance, ci accompagnerà dalle 03.00 fino alle 06.00.
Nello stesso orario, gli amanti del cinema potranno attendere l’alba assistendo alle maratone cinematografiche proposte dalla Fondazione Cinema per Roma sia al Teatro India (Estate romana di Matteo Garrone e Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene) che al Cinema Reale (Hollywood Party di Blake Edwards, Rosemary’s Baby di Polanski, La notte dei morti viventi di George Romero).
Le proiezioni saranno precedute da due filmati: una breve antologia, a cura di Mario Sesti, delle più divertenti feste di Natale e Capodanno,Supercapodanno, tratte dai cinepanettoni della Filmauro, e uno speciale montaggio d’archivio in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, a cura di Cristiano Migliorelli, la “Festa in Luce”, da un’idea di Giorgio Gosetti e Mario Sesti, che mostra ottanta anni di immagini, protagonista la città di Roma.

Ci guiderà verso l’alba una passeggiata di trampolieri musicanti e giochi di fuoco dal Teatro India al Ponte della Scienza dove, alle 07.00, ci sarà il saluto al sole eseguito da Danilo Rea in una performance di piano solo.

Dalle 03.00 alle 07.00 anche piazza Sant’Anastasia sarà animata dall'installazione site-specific del collettivo None Genesi (attiva anche dalle 16.00 alle 21.00), che si pone l’obiettivo di connettere lo spettatore con la propria spiritualità in un crescendo sonoro e luminoso che lo trasformerà in performer inconsapevole.

Il Capodanno dei bambini: 1 gennaio dalle 10.00 alle 16.00

Dalle 10 alle 16 è prevista un’intensa programmazione al Giardino degli Aranci (Piazza Pietro d'Illiria) e alla Biblioteca Centrale Ragazzi (Via di San Paolo alla Regola) - con musica, gioco, danza, mostre, favole e racconti, attività di promozione della lettura - dedicata soprattutto ai bambini e alle famiglie. Tra giostre di palloncini, trampolieri e clown, dalle ore 10.00 presso il Giardino degli Aranci ci saranno: le Voci Bianche e l’Ensemble di Fiati della JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che si esibiranno con brani della tradizione corale e strumentale; le fiabe da tavolo del Teatro delle Apparizioni, evocate con oggetti, suoni, racconti e “immaginazioni”; le fiabe musicali, narrate e musicate dal vivo, a cura dell'Associazione Culturale Teatro Oltre, e due gazebo con i laboratori d’arte di Palazzo delle Esposizioni "Corpo-Danza-Movimento" e "Mangasia - Valanga Manga", sul fumetto asiatico e le sue caratteristiche grafiche.
Nella stessa fascia oraria la Biblioteca Centrale Ragazzi aprirà i suoi spazi al piano terra, le Botteghe, e animerà il piazzale antistante dedicando a bambini, ragazzi e famiglie attività di promozione alla lettura e giochi.

Un grande palcoscenico a cielo aperto: 1 gennaio dalle 15.00 alle 21.00

E' ricchissimo di performance il programma dalle 15.00 alle 21.00 del 1° gennaio e può essere suddiviso in tre aree, che saranno animate costantemente durante tutto l’arco del pomeriggio con interventi di teatro, musica, cinema, danza, arte circense, e performance.

AREA 1 – PIAZZA DELL’EMPORIO, GIARDINO DEGLI ARANCI, LUNGOTEVERE AVENTINO, LARGO PETRUCCI: i concerti di Rosse Renne Rumorose (jazz vocale e canzoni natalizie), Musica da Ripostiglio (swing), Jazz Minstrels Quartetto (jazz), Gnu Quartet (rock), Coro Gospel della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, H.E.R. (violino e voce), e le sonorizzazioni elettroniche del Parco della Musica Contemporanea Ensamble; le performance del funambolo Filippo Franco, le acrobazie aeree di Ilaria De Novellis, le acrobazie sul palo cinese di Alessandro De Luca, i mangiafuoco del Gruppo Patrizio Piraino / Circo Nero, i trampolieri itineranti di Singita Cirque Nuveau, lo spettacolo dirompente dei clown del Tony Clifton Circus, gli interventi performativi di Lux Arcana con giochi di luce, coreografie di danza contemporanea e circense, musica epica e medievale.
Il Giardino degli Aranci accompagnerà il tramonto con il concerto del Quartetto d’Archi dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i concerti di The Freexielanders, con storici musicisti dell’avanguardia romana, tra cui Giancarlo Schiaffini ed Eugenio Colombo, a Cura della Casa del Jazz, e con la performance di danza contemporanea Outdoor dance floor del coreografo e danzatore Salvo Lombardo e della sua compagnia Chiasma, ispirata all’immaginario della “club culture”.

AREA 2 - PIAZZA BOCCA DELLA VERITÀ, PIAZZA SANT’ANASTASIA, VIA PETROSELLI, PONTE PALATINO, LUNGOTEVERE PIERLEONI: i concerti di Pasquale Innarella Young Quintet (jazz), Ambrogio Sparagna e Orchestra Popolare ItalianaPalm Court Quartet (musica da cinema), Piero Brega Duo (folk), lo spettacolo di acrobazia e danza su “palcoscenico verticale” della compagnia Il Posto, gli spettacoli unici e senza parole della carovana dei Teatri Mobili, la pole dance di Jessica Mariani.
Via Petroselli ospiterà il palco di Opera Camion, che presenterà un’edizione abbreviata del Don Giovanni di Mozart - a cura di Fabbrica, Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma - e alcuni piccoli palchi dedicati alle esibizioni (musica, teatro, performance) di formazioni amatoriali.

Sul palco principale in piazza della Bocca della Verità saliranno il Chorus e la Cantoria dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia con un ensemble strumentale, per un concerto dedicato alle hit rock, pop e dance degli anni ’70 e ’80, senza tralasciare le canzoni natalizie in chiave swing. Sempre nel pomeriggio in piazza della Bocca della Verità, l’Ensemble di Percussioni dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia terrà alto il ritmo della festa con un concentrato di energia, mentre la zona del parcheggio sarà occupata dalla performance di teatro di strada, con cavallo e mangiafuoco,Sagittarius.
Nell'area del Foro Boario sarà installato il tendone dei Blink Circus, con i loro numeri da circo in miniatura creato con modellini e fotografie, e il palco per l'esibizione dei Qimar, quintetto di musica tradizionale balcanica e mediorientale.

AREA 3 – FORO OLITORIO, MONTE SAVELLO, ISOLA TIBERINA, LUNGOTEVERE DE’ CENCI: i concerti di Threetwone (folk nordamericano),Sinfonia Mediterranea (jazz-etnica); l’esibizione del gruppo Break Dancers, il Djset di Don Pasta tra musica e cucina, la performance di Leo Bassi, il clown più irriverente della scena mondiale, il pattinaggio acrobatico del Duo Ferrandino, le acrobazie aeree di Francesco Mazzone e quelle sul palo cinese di Paolo Locci, i trampolieri itineranti di Singita Cirque Nuveau,

All’Isola Tiberina la Milonga a cielo aperto dove ascoltare e ballare tango con la musica dal vivo de La Junta Escondida e le selezioni del musicalizador Capitan Tangram.
Nella stessa area, due grandi fontane d’acqua diventeranno ideali schermi, alti circa 8 metri, su cui verranno proiettate immagini di film, fornite dall’Istituto Luce-Cinecittà, rielaborate da Luca Brinchi e Daniele Spanò.

Dalle 19.30 alle 21.00, a celebrare la chiusura della Festa di Roma, sul palco principale in Piazza Bocca della Verità si terrà il concerto del Canzoniere Grecanico Salentino che propone una commistione di stili e influenze capaci di affiancare la tradizione salentina con suoni metropolitani, tamburelli e piano, synth bass e bouzouky, violino e chitarra elettrica.
Foto Tosca di Marco Rossi
INFO PER IL PUBBLICO

Ingresso libero per tutti gli appuntamenti


Tel 060608 (tutti i giorni ore 9-19)

#lafestadiroma

GIULIA RUPI stella al femminile di UOMINI STREGATI DALLA LUNA in scena al Manzoni di Roma

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Divertimento assicurato al Teatro Manzoni dal 28 dicembre con la esilarante commedia di Pino Ammendola e Nicola Pistoia Uomini stregati dalla Luna.
Pino (Giuseppe Cantore) e Ciccio (Fabio Avaro) sono due strampalati titolari di una piccola osteria romana, che hanno rilevato accollandosi molti debiti, si ritrovano a lavorare con l’insopportabile cameriere Massimo (Lallo Circosta), ereditato dalla precedente gestione. 

E’ la notte di Capodanno: grande attesa per questa serata! 
Pino e Ciccio si organizzano per l'evento....ma poco alla volta tutti i clienti prenotati danno disdetta. L’unico che arriva è Nicola (Enzo Casertano) un poliziotto loro amico e cliente abituale che ha rotto, proprio quella sera, un fidanzamento decennale scoprendo il tradimento della sua compagna. Convinto dagli amici a rimanere, Nicola coinvolge tutti nella propria crisi e il cenone si trasforma in una comicissima seduta di terapia di gruppo su gelosia, amore, sesso e matrimonio. Ma è una notte di LUNA…..e nel locale capita anche una ragazza, Francesca, (Giulia Rupi) misteriosa e bellissima proprio come la luna. Quell'astro che rappresenta da sempre il sogno accessibile a tutti, la presenza che non ci fa mai sentire soli, l’immagine simbolo di tutti gli innamorati della terra. E molto presto, in una favola genuina e gustosa come una torta fatta in casa, i nostri eroi, Pino, Ciccio, Nicola ed il cameriere Massimo potranno scoprire quanto sia difficile non restare “ stregati dalla luna”.
In scena al teatro Manzoni (via Monte Zebio 14/c 00195 Roma Tel. 06/3223634 www.teatromanzoni.info) fino al 28 gennaio 2018. 
Orario spettacoli: dal martedì al venerdì ore 21 sabato ore 17-21.Domenica ore 17.30, lunedì riposo. Sabato 6 gennaio ore 17. Martedì 16 gennaio ore 19 - giovedì 18 gennaio ore 17-21, sabato 27 gennaio ore 21.
 TEATRO MANZONI
Via Monte Zebio 14/c- 00195 Roma tel. 06.3223634www.teatromanzoni.info
Centro teatrale Artigiano
presenta
dal 28 dicembre 2017 al 28 gennaio 2018
Fabio Avaro Enzo Casertano  
Lallo Circosta Giuseppe Cantore  
con  Giulia Rupi in
Uomini stregati dalla luna
di Pino Ammendola e Nicola Pistoia
scene Lollozolloart
costumi Sorelle Ferroni

regia
Silvio Giordani
speciale San Silvestro
31 dicembre doppio spettacolo:
ore 20 euro 40
ore 23 euro 60
durante l'intervallo 
brindisi con panettone e spumante 






CINEMA FICTION, società di produzione audiovisiva di qualità, coltiva e forma talenti

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C'è una realtà campana ma ormai proiettata al nazionale, con importanti riconoscimenti. CinemaFiction nasce nel 2000 come la prima scuola professionale per il cinema, la televisione e la radio del sud Italia e ha sede centrale a Napoli e succursali a Milano, Roma e Cava de’ Tirreni.

Forte dei risultati raggiunti nel corso degli anni, nel 2005 diventa anche società di produzione audiovisiva, affermandosi come una realtà produttiva nazionale e mostrando interesse per ogni tipologia di prodotto audiovisivo: dai cortometraggi ai prodotti seriali, dai lungometraggi ai filmati istituzionali dai documentari ai video musicali. A 360 gradi, CinemaFiction tende a formare veri talenti e i risultati sono evidenti, e si afferma nella prodizione. .

La Produzione esecutiva, ad esempio. 

La mission di CinemaFiction è quella di fornire prodotti audiovisivi di qualità, garantendo una buona ottimizzazione di tempi e costi, ma anche prodotti innovativi e sperimentali in grado di attirare i target più vari, esigenti e speranzosi di novità. 

CinemaFiction si occupa della produzione esecutiva di ogni tipo di prodotto audiovisivo organizzando e gestendo le fasi di produzione e di post-produzione. 

Non solo. 

Si è sempre alla ricerca di nuovi talenti, sperimentando e sviluppando costantemente nuove idee e progetti. La società punta ,infatti, a diventare un riferimento non solo per il mercato produttivo nazionale ma anche estero e quindi, mira ad un inserimento in un sistema di rete con le principali società di produzione italiane e internazionali, collaborando con aziende di rilievo nel campo dell'audiovisivo, come Discovery Channel, Rai Movie, Rai Fiction e Sky.

Infine, CinemaFiction è anche  Scuola di recitazione cinematografica.

La scuola si caratterizza per corsi di recitazione e di formazione cinematografica di tipo collettivo, distribuiti su tre livelli(base-intermedio-avanzato) a cui si accede a seguito del superamento di un provino. CinemaFiction conta su figure professionali altamente qualificate e preparate, persone che porgono la loro esperienza e la loro passione al servizio di giovani talenti tracciando un percorso di crescita sia umana che artistica. La professionalità è garantita dall'impiego di figure cinematografiche dotate di esperienza e passione. Gli allievi vengono seguiti non solo sul piano formativo ma anche su quello promozionale grazie all’aiuto di agenti e di un ufficio stampa che si occupano di promuovere il talento del singolo sia attraverso la partecipazione a provini e casting di prodotti diversi, sia attraverso i media, facendoli confrontare fin da subito, con il mercato nazionale ed internazionale.

A CinemaFiction gli allievi hanno la possibilità di incontrare gli agenti e i casting directors più importanti del settore cinematografico e televisivo.

CinemaFiction infatti, è l’unica scuola di recitazione cinematografica a contatto diretto con il mondo del lavoro dello spettacolo, ma soprattutto crea sinergie produttive frequenti con la piazza principale del mercato audiovisivo: Roma.

La scuola, nel corso degli anni ha organizzato diverse masterclass e numerosi workshop, offrendo agli allievi la possibilità di lavorare, formarsi e confrontarsi con artisti e professionisti del calibro di Francesco Pannofino, Giacomo Rizzo, Marco Risi, Massimo Dapporto, Gianfelice Imparato e tanti altri.

Negli ultimi anni, la produzione ha sottolineato il suo impegno per il sociale producendo una serie di spot, tra cui “Non nasconderti, denuncia la violenza” con una intensa Rosaria De Cicco protagonista del filmato contro la violenza sulle donne e il recente spot sulla disabilità “Scegli la tua abilità”, che vede protagonisti gli allievi della scuola.

Inoltre al 2016 risalgono le riprese di due cortometraggi: “Uomo in mare”, con protagonista Marco D’amore per la regia di Emanuele Palamara (menzione speciale ai Nastri d'argento 2017) e “La Confessione” con protagonista Fabio de Caro per la regia di Davide Dapporto.

Sempre nel 2016, CinemaFiction ha iniziato lo sviluppo di un nuovo progetto “Mirea”, un docufilm girato all’interno del carcere di Nisida il cui teaser è stato presentato in anteprima al Capri Hollywood lo scorso dicembre.

Infine, l’estate scorsa si sono concluse le riprese del film del regista Giovanni Mazzitelli "Era giovane e aveva gli occhi chiari”, che vede nel cast non solo grandi attori del calibro di Giacomo Rizzo, Fabio De Caro, Tina Femiano, Silvia Luzzi, ma anche gli esordienti della nostra scuola di recitazione cinematografica. Un gruppo di lavoro composto da persone straordinarie che sotto la bandiera di CinemaFiction hanno realizzato un’ impresa produttiva senza precedenti.

Il film, che ha già ricevuto 11 premi e 17 nomination in 4 continenti, uscirà nelle sale a marzo 2018.

MAMMA IERI MI SPOSO, uno spettacolo esilarante con un cast stellare. Regia di Patrick Rossi Gastaldi

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MAMMA IERI MI SPOSO è la nuova esilarante commedia interpretata da Gino Rivieccio e diretta da Patrick Rossi Gastaldi, con un cast eccezionale, formato da Sandra Milo, Marina Suma, Fanny Cadeo e Ettore Massa, che sarà in teatro in giro per l'Italia, da metà gennaio. A produrla, è Francesco Scarano.
Il progetto "Mamma Ieri mi sposo" nasce dall'amicizia nata con Gino Rivieccio. E appunto nel confrontarci rispetto al mondo del teatro e a un'eventuale collaborazione, con vari incontri nasce l' idea di questo spettacolo, di respiro più Nazionale. Conosco da tempo Gino Rivieccio, soprattutto in qualità di attore, con le sue indiscutibili doti comiche e artistiche. Quindi ero un suo estimatore da anni ma non c'era mai stato modo di lavorare insieme. Nell'ultimo periodo questa conoscenza è diventata una vera e propria amicizia ed anche un rapporto lavorativo. E quindi sono nati questi progetti: "Cavalli di ritorno" che è un one man show, un recital comico e poi la commedia "Mamma Ieri mi sposo" - racconta Scarano, entusiasta del progetto.
E così Mamma Ieri mi sposo debutta al teatro Summarte di Somma Vesuviana alla metà di gennaio. La tournée durerà fino ad aprile, approdando al teatro Manzoni di Roma dal 1° marzo al 25 marzo, e poi a Palermo, Padova, Rovigo, e in Campania a Torre Annunziata, al teatro Lendi di Sant'Arpino, e a Salerno. 
Per quanto riguarda il cast abbiamo lavorato tanto e abbiamo riflettuto bene sulle persone da scegliere. Infatti, proprio perché la scelta è stata ben ponderata, oggi siamo felicissimi del cast che ci ritroviamo. Le tre donne hanno precise caratteristiche e già dalle prime letture e dalle prove ci siamo resi conto che ognuno di loro veste benissimo i panni che deve interpretare. L' indiscutibile bravura della Milo, con il suo carattere, è fenomenale. È il top che potevamo pensare di mettere in questa commedia nonché la bravura di Marina Suma che con i suoi modi molto raffinati ma allo stesso tempo forti, riesce a dare tanto sul palcoscenico. Ma anche Fanny con le sue caratteristiche anche fisiche, la sua bravura anche artistica sta dimostrando e ha sempre dimostrato di essere una bravissima attrice. Senza dimenticare simpatia e talento di Ettore Massa spiega Scarano.

AL TEATRO ARCOBALENO DA VENERDÌ 29 DICEMBRE IL DEBUTTO DI AULULARIA, DIRETTA DA VINCENZO ZINGARO

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Dal 29 Dicembre 2017 al 4 Febbraio 2018, con SERATA SPECIALE CAPODANNO IL 31 DICEMBRE, al Teatro ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico) di Roma, la Compagnia CASTALIA, presenta AULULARIA (La commedia della pentola) di T. M. Plauto, con l’adattamento e la regia di Vincenzo Zingaro.
Adattamento e Regia Vincenzo Zingaro, con Ugo Cardinali, Rocco Militano, Fabrizio Passerini, Annalena Lombardi, Laura De Angelis, Piero Sarpa. Musiche Giovanni Zappalorto, Scene Vincenzo Zingaro, Costumi Emiliana Di Rubbo, Disegno Luci Giovanna Venzi. Si tratta di una delle opere più divertenti e significative di Plauto, uno splendido esempio di “commedia di carattere”, un meccanismo di straordinaria comicità, emblematico del passaggio dalla commedia greca (la nèa) alla commedia latina (la fabula palliata) e quindi a quella moderna. L’originale e divertentissimo allestimento di Vincenzo Zingaro rappresenta un’altra tappa significativa nel suo percorso di ricerca sulla Commedia Classica come fondamento del teatro moderno che, alla guida della Compagnia CASTALIA, porta avanti da 25 anni. La messa in scena restituisce tutti gli aspetti del teatro plautino, proiettando l’opera in una dimensione interculturale, in una sorta di comunità multietnica, fiabesca e surreale, dove si fondono i più svariati elementi linguistici e figurativi (tale d'altronde doveva apparire Roma, per molti aspetti, ai tempi di Plauto).   Uno spettacolo da non perdere, adatto ad un pubblico di qualsiasi età, firmato da un regista e da una Compagnia fra i più rinomati nell’allestimento di commedie classiche.

Fiction, Jacopo Cavallaro è il boss che uccide Libero Grassi. L'intervista

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Il giovane e promettente attore catanese Jacopo Cavallaro, nella fiction Libero Grassi per il ciclo "Liberi Sognatori", in onda il 14 gennaio su Canale 5, interpreta Salvino Madonia, il giovane boss di Cosa nostra, che uccide Libero Grassi impersonato da Giorgio Tirabassi.

Jacopo, com'è andata sul set di questa fiction?
Benissimo! Un grande cast. È scritta e realizzata molto bene. 
Fai il cattivo ... è stato difficile?
In effetti per l'interpretazione del personaggio di Salvino Madonia mi sono dovuto ispirare chiaramente alla figura di quest'uomo. ho iniziato così tutta una serie di ricerche su questo personaggio tanto complesso è realmente esistito . 
Contento di aver lavorato con Giorgio Tirabassi?
Molto. C'è stato un piacevole clima sul set. Giorgio Tirabassi è un grande professionista con cui mi sono subito ben relazionato . 
Hai un vasto curriculum . Hai idoli o modelli a cui ti ispiri? 
Amo Al Pacino, Robert De Niro, e poi Gassman, Manfredi, Mastroianni. 
Hai un sogno nel cassetto?
Sono un appassionato di cinematografia mondiale: tra i registi invece il mio sogno è proprio lavorare con questi grandi che hanno fatto grande il cinema, dagli americani Martin Scorsese, Coppola, Tarantino, agli italiani Garrone, Sorrentino, Tornatore. 
Altri progetti oltre la fiction? 
Adesso sono impegnato con il teatro con una tournée teatrale che mi sta portando in giro in tutta Italia, con lo spettacolo Odissea. E il cortometraggio Colapesce, che vede la mia sceneggiatura, sta facendo incetta di premi in tutto il mondo . Sono belle soddisfazioni.

Fanny Cadeo: "Sono innamorata dei progetti teatrali di qualità". L'intervista

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Anche Fanny Cadeoè nel cast della nuova commedia interpretata da Gino Rivieccio, Mamma... ieri mi sposo! Lo spettacolo sarà in giro per l'Italia da metà gennaio, a teatro, con Sandra Milo, Marina Suma e Ettore Massa, con la regia di Patrick Rossi Gastaldi.

Fanny, che personaggio sarai in questa esilarante commedia degli equivoci?Interpreto Erika la segretaria di Lino (Gino Rivieccio) che come gli altri personaggi si “muove”tra bugie e colpi di scena in un clima di assoluta comicità. Sono felice di aver “ripreso” con il teatro dopo una lunga pausa dovuta alla gravidanza e felice di ritrovarmi in una compagnia affiatata e felice di questo “sapore napoletano" che rivivo grazie alla verve di Gino.
Preferisci il teatro o la TV?
Tanti anni fa sono nata in TV ma amo vivere l’esperienza del teatro, nonostante la polvere a cui sono allergica e soprattutto mi innamoro dei progetti come in questo caso più che del mezzo.
Da Striscia la notizia come velina ad attrice. È stato difficile?
Mi piace l’idea di non avere etichette anche se quando inizi da un programma di successo e di “presa”come Striscia la notizia è logico portarsi dietro quel background di ex per un bel po'. Però, siccome sono “ligure" e testarda ho avuto la fortuna di iniziare da un programma di popolarità assoluta quale Striscia e di misurarmi nello stesso tempo con esperienze molto differenti l’una dall’altra: sono passata da Giancarlo Nanni (Kustermann) ad Antonio Giuliani e ai ragazzi di Amici in teatro, mentre in televisione dall’intrattenimento puro (Buona Domenica per esempio) a programmi di infotnaimemt come in radio (Italia che va) o ruoli in fiction dal Grande Torino, Io e mamma, ecc ecc
Sogni futuri? Progetti?
Quando si hanno figli, come è logico che sia, si ragiona in doppio quindi i sogni sono proiettati - soprattutto quando sono piccoli - verso di loro. Sogno la salute prima di tutto e poi si tende a realizzare quello che loro desiderano. E intanto un piccolo sogno l’abbiamo già concretizzato andando a Disneyland l’anno scorso magari quest’anno tra una data e l’altra, riesco a fare un’altra scappata.

GANG BANG, Cassie Wright: la Regina del Porno 19-21 Gennaio 2018 a Fonderia delle Arti

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“Gang Bang” di Fabio Pisano è tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore statunitense Chuck Palahniuk, genio dalla cui mente sono sgorgati capolavori assoluti quali Fight Club e Soffocare osannati dalla critica e dal pubblico sia nella loro forma letteraria che nelle loro trasposizioni cinematografiche.

Con un linguaggio veloce, abrasivo, a tratti brutale, lo spettacolo ci parla dell'annichilimento umano ad opera della società e dei mass media che fanno sì che la realtà sia risucchiata in una proiezione mentale deforme, bizzarra e sconcertante.

Cassie Wright, regina leggendaria del porno, si avvia alla fine della sua carriera e il suo tanto agognato “canto del cigno” consisterà nel girare un ultimo film in cui si accinge a condurre un'impresa epica: battere il record mondiale di Gang Bang con 600 uomini.
Mr 72, Mr 137 e Mr 600 sono fra questi: tre uomini dai differenti vissuti, differenti caratteri, differenti motivazioni si ritrovano nel medesimo luogo ossia lo squallido sotterraneo di un set porno ove tutto (incluso il Teatro) deve compiersi.
La regia è dinamica, cruda e tagliente e all'occorrenza spietata: scenografie e costumi sono ridotti al minimo mostrando l'uomo nudo nella sua piccolezza e nella sua fragilità. Niente sconti dunque: dubbio, disperazione, conflitto sfociano in una tensione drammatica aggressiva e penetrante in cui è necessario dire e mostrare tutto ciò che deve essere detto e mostrato!
Di Fabio Pisano 
Regia: Gina Merulla
Con Alessandro Catalucci, Fabrizio Facchini, Francesco Meloni e Carlotta Sfolgori 
VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI
Orari:
Venerdì e Sabato ore 21:00
Domenica ore 18:00

Biglietti:
Intero: 13,00 €
RIDOTTO ON LINE: 10,00 

Tel 06 94 84 24 63 – Cell 333 43 13 086

CIOCIARIA E “PITTURA DI GENERE ALL’ITALIANA”

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La fucina e il crogiuolo dei fatti che stiamo raccontando fu solo in Roma, a quell’epoca,1700/1800, sempre e ancora una quinta teatrale irripetibile e unica al mondo: in nessuna parte della terra si gustava e viveva quanto era alla portata di tutti a Roma o a Napoli specialmente: quelle vestigia, quelle chiese e palazzi e ville inimmaginabili, quelle quasi quotidiane grandiose e pompose celebrazioni religiose, quell’arte in giro dovunque e poi quegli odori, quella luce, quella natura, quell’atmosfera….
I visitatori entravano in deliquio, molti rinnegavano patria e famiglie per restare: era la sindrome di Stendhal, permanente e generalizzata! Quanti di questi artisti o letterati scrivevano ai loro cari, da  Napoli o da Roma, “ora sto vivendo veramente, ora finalmente conosco che cosa è vivere!” Quando mai e dove si rinvenivano le condizioni  per  esprimere tali  sconvolgenti concetti!
R.A.HILLINGFORD, Famiglia ciociara
E quindi a poco a poco tra la umanità ciociara immigrata a Roma e gli artisti specie francesi iniziò e si instaurò un rapporto e una intesa che durarono almeno centocinquantanni e in tale frangente il costume ciociaro si evolve e acquisisce la sua conformazione ben nota, tipica e unica. Voglio dire, più semplicemente, che il costume ciociaro, quale si conosce attraverso la ricchissima produzione pittorica setteottocentesca, acquista la sua fisionomia e le sue particolarità -che sono quelle illustrate nelle opere pittoriche- solo e unicamente a seguito del lungo e fruttuoso rapporto con gli artisti stranieri nella Città Eterna. È in questa relazione durata almeno un secolo e mezzo -che tra l’altro per non pochi poveri ciociari rappresentò anche una comoda fonte di sostentamento- che il COSTUME CIOCIARO  -nonché le calzature, che ora chiamiamo ‘CIOCE’ - acquisisce quell’aspetto di armonia e di eleganza, di semplicità, perfino di spartanità tali da indurre qualche raro studioso che se ne è occupato, Gregorovius per primo, Amy A. Bernardy più tardi,  a definirlo perfino ‘classico’ e tale da essere divenuto, come detto, anche il costume di Roma e il costume d’Italia. In effetti tanti artisti identificavano le donne ciociare da loro ritratte come ‘Italiana’.
E naturalmente le opere dagli artisti viaggiavano in tutta Europa sia presso le destinazioni dei privati compratori sia presso le mostre e i saloni che avevano luogo in ogni città, Parigi e Monaco di Baviera soprattutto: fu una vera invasione di questi soggetti mai apparsi prima di allora, rivoluzionari: cito a caso, di tali innovatori: oltre al pioniere  L.L.Robert, anche i fratelli Lehmann, Michallon, Schnetz, Navez, Vernet: invero, quando mai si era visto un brigante in queste fogge? Quando mai un costume così scintillante di colori?  E quando mai, anzitutto, assurti agli onori della pittura, tali e tante umili creature in così grande copia? Era l’epoca degli eroi greci, delle deesse, degli dei, di Apollo, di Venere, di Diana cacciatrice, dei santi e delle madonne ….e perciò a certi occhi tali nuovi soggetti suonavano quali degli anacronismi a dir poco, delle vere eresie. E invero fu una vera e propria rivoluzione artistica che gradualmente doveva segnare la fine, come costatò e insegnò Stefano Susinno, e la dissoluzione, prendendone il posto, della cosiddetta scuola classica e accademica. 
E in effetti, siamo nelle prime decadi del 1800, da questa pittura ciociara che stiamo descrivendo, nacque nelle parole degli artisti belgi in particolare, la “pittura di genere all’italiana” cioè un nuovo genere pittorico fu offerto alla disponibilità della Storia dell’Arte Occidentale, un nuovo capitolo aperto. Ben altre erano le sensazioni e suggestioni anche di Baudelaire, sì il grande poeta, che negli anni ’40 dell’Ottocento era il critico ufficiale dei Salon parigini che al cospetto di quella sempre più copiosa presenza di soggetti ciociari appesi sulle pareti quali contadini e contadine, perfino -il colmo!- di briganti e di brigantesse, giustamente secondo lui perfino sovversivi perché in assoluta antitesi ai parametri consolidati fino allora all’insegna della accademia e della tradizione, anni luce distanti, sbottò apertamente: “basta con questi soggetti!” Ma non ebbe successo in quanto quella produzione così da lui vituperata non fece che accrescersi anno dopo anno fino alla fine del secolo. 
E quindi per tutto il secolo e fino alle prime decadi del Novecento fu essenzialmente un inno all’umile creatura in costume ciociaro: ora la gamma delle presenze a Roma si era ampliata in quanto arricchita dalle decine di bei fiori sbocciati nei paesi arroccati sui Monti  Simbruini: Anticoli Corrado, Cervara, Saracinesco e anche di quelli provenienti da altre città della Ciociaria e  dalla contigua Sabina.  Va notato che gli abiti indossati ormai non sono più  “gli stracci” scintillanti e variopinti dei decenni passati: le stoffe si acquistano ormai dal merciaio, già colorate e pronte coi nuovi colori all’anilina, i bei corsetti ormai tutti uguali e così rigidi da sembrare delle corazze, a differenza di quelli, quando usati, fatti originariamente con stecche di legno. Ma il successo delle donne e uomini nei loro costumi ciociari non diminuiva, incentivato anzi in quegli anni a cavallo di due secoli, dall’apparizione dei tanti artisti propriamente romani, dagli studi fotografici, dalle agenzie di pubblicità, dalla nascita delle cartoline postali, dalla moda incipiente…
Michele Santulli
Copertina: L. Brocard, Brigante e brigantessa

Cooking Show: la cucina Anti-Spreco. Cosa fare degli avanzi di Natale? A WEGIL l'evento con lo chef Fabio Toso

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Sarà lo chef Fabio Toso il 4 gennaio a dare il via al nuovo anno con un vero e proprio “cooking show” all’insegna dell’anti - spreco e del riciclo.

Lo chef, da vero maestro di cerimonie, insegnerà al pubblico di famiglie e curiosi come realizzare delle gustose proposte gastronomiche impiegando quello che è rimasto in dispensa dopo i banchetti delle feste. Cornice dello spettacolo dedicato al food e alla cucina  natalizia è l’hub culturale WEGIL, rinato grazie a Regione Lazio con Artbonus e gestito da Lazio Crea, che dall’8 dicembre si sta posizionando nell’offerta culturale della capitale con concerti, live, djset, teatro, degustazioni, iniziative per bambini e incontri accademici.

Fabio Toso, cuoco conosciuto in tutto il territorio regionale e nazionale, guiderà il pubblico in una serie di ricette e percorsi gastronomici legati ai menù delle feste ma riutilizzabili in ogni momento dell’anno: un appuntamento di inizio anno davvero originale che si lega al concetto del riciclo e dell’anti spreco per terminare le feste natalizie in modo del tutto originale. Una lezione spettacolo sul mondo del cibo e degli ingredienti del grande e ricchissimo paniere del territorio laziale che lo chef conosce molto bene.

La lezione – spettacolo sul cibo fa parte della serie di eventi in programma nel nuovo nuovo palazzetto della cultura romano gestito da Regione Lazio, Lazio Crea e Arsial per tutto il periodo delle festività natalizie.

Sotto le feste, infatti, WEGIL è diventato un polo culturale da vivere dagli 0 ai 90 anni, un contenitore unico in grado di ospitare iniziative per tutti i gusti, generazioni e generi, spaziando dalla mostra “Leggere” del genio della fotografia Steve McCurry, per arrivare alle installazioni artistiche affidate a nufactory, al fumetto, ai laboratori e spettacoli per bambini e alle degustazioni.

Un incubatore di eccellenze del Lazio nella struttura di marmo e vetro progettata da Moretti, oggi hub culturale restituito alla città dopo anni di chiusura al pubblico per ospitare il fermento capitolino e regionale. Lo storico palazzo di Trastevere, concepito dall’architetto Moretti è stato ripensato utilizzando i criteri dell’innovazione e della modernità.

WEGIL – www.wegil.it - Info e prenotazioni: info@wegil.it
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

BEATRICE VENEZI nel nuovo episodio di "BRAVE - STORIE DI RAGAZZE CORAGGIOSE" il 3 gennaio su laF (Sky 139)

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Beatrice Venezi, direttore d’orchestra, pianista e compositrice, è la protagonista del nuovo appuntamento con “Brave - Storie di ragazze coraggiose”, la produzione originale laF che racconta otto storie di giovani donne italiane straordinarie. L’episodio è in onda mercoledì 3 gennaio 2018 ore 21.10 in prima tv assoluta su laF (Sky 139).

Beatrice Venezi ha 27 anni ed è la più giovane direttrice d’orchestra d’Italia. Nata a Lucca, si è perfezionata all'Accademia Chigiana di Siena e dal 2015 è Chief conductor della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli. La sua missione è far conoscere e amare la musica classica, soprattutto ai giovani: guida l’Orchestra Scarlatti Young e ha in ballo alcuni progetti di contaminazione con il mondo pop. Forte e determinata, è nota anche per essersi rifiutata di indossare il frac quando dirige, preferendo abiti da sera lunghi ed eleganti.

Le telecamere di laF incontrano la giovane musicista nelle due città per lei più importanti, Napoli e Lucca; la seguono nella Basilica di San Giovanni Maggiore, dove quella sera dirigerà un concerto, raccontando i momenti precedenti all’esibizione, le prove e i confronti con i membri dell’orchestra. Di ritorno dal concerto, Beatrice raggiunge Lucca, dove incontra i suoi genitori dopo settimane di lontananza.

“Brave. Storie di ragazze coraggiose” è una serie in 8 episodi da 45 minuti ciascuno, ideata e prodotta da YAM112003 per laF – tv di Feltrinelli, in onda in esclusiva su laF (Sky 139) ogni mercoledì alle ore 21.10 e su Sky on demand.

Secondo Trump "Un po' di surriscaldamento fa bene"

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di Carlo Barbieri

Ritrova qui gli articoli di Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Film, Fattitaliani consiglia “Murdered on the Orient Express - Assassinio sull’Orient Express” di Kenneth Branagh. La recensione.

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Recensione di Andrea Giostra. Kenneth Branagh si rivela il vero grande talentuoso mattatore di questa ennesima, ma assolutamente interessante, rivisitazione cinematografica del best seller di Agatha Christie “Murdered on the Orient Express” pubblicato in Inghilterra il 1° gennaio del 1934 da quella che fu un’importantissima casa editrice britannica specializzata in novelle e racconti di crimini, in particolare “new crime books”, ovvero la “Collins Crime Club”.
Sono passati 84 anni, e la narrazione, seppur con una sceneggiatura rivisitata e resa aderente ai giorni nostri, rimane catturante e ipnotizzante come un vero giallo deve essere.
Il film è da vedere, su questo non ci sono dubbi. Gli attori sono tutte delle star strepitose ed arcinote nel modo della settima arte, e ognuna di loro interpreta la relativa parte con un’efficacia recitativa da standing ovation. Tenere insieme un’intera squadra di fuoriclasse per vincere laChampions, non è impresa facile per nessuno. Qui il risultato è eccellente, e anche di questo il merito non può che andare a Branagh.
La fotografia è veramente bellissima e i paesaggi risultano molto aderenti ad una narrazione “gelida” e intelligente. La colonna sonora è poderosa e sintonica con il susseguirsi delle scene e con i ripetuti ed incalzanti flashback, e si conclude con il bellissimo “Never Forget” cantata da Michelle Pfeiffer in onore di Kenneth Branagh. Ed anche per questo il film è da vedere.
Dicevamo di Kenneth Branagh, grandissimo attore teatrale shakespeariano di eccellente talento, che nel film riveste i tre ruoli più importanti: produttore, sceneggiatore, regista. E questo basta per comprendere il peso nel film di questa vera grande star cinematografica e teatrale. Un film che per certi versi appare allo spettatore come una rappresentazione teatrale proiettata in una sala cinematografica. E anche questo ci sta, considerata la formazione culturale e artistica di Branagh.
Dopo un incarico a Gerusalemme portato a termine con grande successo, Hercule Poirot (Kenneth Branagh) decide di riposare un po’ concedendosi una breve vacanza. Quale migliore occasione che chiedere al suo amico e ammiratore Bouc (Tom Bateman), direttore dell’Oriente Express, di prenotargli un posto sul famosissimo treno? Durante il viaggio viene commesso un omicidio. Lo stesso Bouc prega Poirot di risolvere il caso prima che intervenga la polizia locale e possa incolpare uno qualunque dei passeggeri, magari mosso da pregiudizi razziali. Subito dopo l’assassinio, il tremo rimane bloccato in un altissimo ponte in legno sospeso in una scarpata impressionate. Il nostro detective avrà tutto il tempo per trovare l’assassino, prima che arrivino i soccorsi per liberare il treno dalla neve. L’indagine è incalzante, avvincente, intrigante, perspicace, come in tutte le storie di Agatha Christie. Ma questa è un’altra storia da vedere nelle sale cinematografiche perché il finale, come in tutti i romanzi gialli, è sorprendente, anche per il lettore che avrà già letto il romanzo originale, anche per lo spettatore che avrà visto una precedente produzione cinematografica.
Scheda:
Titolo originale: “Murdered on Orient Express”
Regia di Kenneth Branagh
Produzione di Mark Gordon, Simon Kinberg, Ridley Scott, Winston Azzopardi, Kenneth Branagh, Judy Hofflund, Matthew Jenkins, James Prichard, Michael Schaefer
Distribuzione 20th Century Fox
Sceneggiatura non originale di Michael Green, tratta da un romanzo di Agatha Christie
Musiche di Patrick Doyle
Con Kenneth Branagh, Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Leslie Odom Jr., Michelle Pfeiffer, Daisy Ridley, Michael Peña, Lucy Boynton, Derek Jacobi, Tom Bateman, Marwan Kenzari
ANDREA GIOSTRA

2018, Sette simboli ben auguranti per accogliere il nuovo anno

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Superstiziosi o meno, non possono mancare alla mensa del capodanno i simboli portafortuna, propri della tradizione scaramantica italiana. Tra questi troviamo le immancabili lenticchie, ma anche mandarini, peperoncino rosso, la melagrana, l’uva, il riso e altro must immancabile il vischio. Vediamo perché questi simboli sono entrati nella nostra tradizione come porta fortuna.

Le lenticchie, ci riportano alle piccole monete proprio per la loro forma arrotondata e piatta. Ogni lenticchia  è simbolicamente una moneta, pertanto bisogna mangiarne molte per aumentare le probabilità di buon auspicio di fortuna e ricchezza per il nuovo anno. Si dovrebbero mangiare prendendole con tre dita della mano destra (pollice, indice e medio), ma va benissimo anche se si mangiano con le posate.
Anche i mandarini ci riportano proprio all'idea del denaro, ma non solo, in quanto sono anche simbolo di eternità e buon augurio di lunga vita, come in realtà tutti gli agrumi, considerati globalmente portafortuna o quanto meno, mangiati fanno senz'altro bene alla salute, dato che apportano le vitamine utili a contrastare i malanni propri della stagione invernale.

Il peperoncino rosso, come tutti gli scaramantici del mondo sanno, scaccia la cattiva sorte. Come non ricordare le gags del celeberrimo Totò. Il colore rosso fra l’altro è associato al fuoco, elemento che “brucia” ed annienta il “ malocchio”.



La melagrana è invece l’emblema di fertilità e ricchezza e ci riporta alla mitologia greca, era infatti ritenuto un frutto sacro per Giunone e per Venere. Anche in questo caso i suoi grani vermigli e dolcissimi sono ideali per accompagnare i menù, non solo del capodanno.



L’uva, rappresenta l’abbondanza e come le lenticchie sono un buon auspicio di fortuna e denaro anche per il richiamo, in particolare nell'uva bianca, del colore oro dei chicchi più maturi. Bisognerebbe mangiarne dodici infatti ogni acino d’uva rappresenta un mese dell’anno e se uno dei chicchi risulta meno dolce ecco indicare il mese in cui si avrà qualche difficoltà in più, fornendo al commensale, una premonizione dell’andamento del nuovo anno.

Il riso pure è sinonimo di abbondanza.  Per buon auspicio si può cospargerne una manciata sulla mensa di capodanno ma ve bene anche crudo, basta che sia presente sulla tavola, anche in un vasetto. Ovviamente nulla vieta di cucinarlo e proporlo come vera e propria pietanza.


Non da ultimo e forse il più romantico dei simboli portafortuna di capodanno, è il vischio, sotto cui scambiarsi un bacio alla mezzanotte per propiziarsi l’amore. Già la forma delle bacche ha in se un simbolismo, i rametti infatti si sviluppano e raggruppano a tre a tre, numero perfetto in molte culture, ma la leggenda del vischio risale alla mitologia celtica ed è legata proprio ad una storia d’amore. Frigg, dea dell’amore nella leggenda nordica, aveva due figli il primo retto e buono, Balder mentre l’altro Loki era astioso e malvagio e per invidia progettò di uccidere il fratello con un ramo di vischio con il quale fece una freccia che colpì Balder a morte. La mamma, la dea Frigg, disperata iniziò a piangere e le sue lacrime cadendo sul corpo di Balder, suo amato figlio, al contatto si tramutarono in bacche bianche facendolo tornare in vita. La dea Frigg per la felicità cominciò a baciare i passanti a cui era riservata nel futuro la fortuna e la protezione dal male.

Ester Campese

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