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Il 2017 di Adglow Italia si chiude con un + 80% di crescita e oltre 1500 campagne di social adv

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La società del gruppo Adglow - uno dei principali marketing partner dei più importanti social a livello globale - punta nel 2018 a offrire un adv sempre più evoluto e sostenibile 
Continua la crescita di Adglow Italia: dopo un 2016 che ha visto il raddoppio del fatturato, anche nel 2017 la società che fa capo all’omonimo network internazionale specializzato in social adv, ha conseguito un importante incremento a due cifre dei propri ricavi: “Chiudiamo l’anno con una crescita dell’80% – spiega Maurizio Boneschi, Sales Director di Adglow Italia – un risultato che nasce sia dall’acquisizione di numerosi nuovi clienti che dallo sviluppo di quelli esistenti”. Nel corso del 2017 Adglow Italia – grazie anche ad un significativo ampliamento del proprio team - ha realizzato oltre 1.500 campagne di social adv, “In particolare abbiamo lavorato su campagne internazionali su Facebook, Instagram, Snapchat, Pinterest e Twitter. Tra le principali soluzioni oggi disponibili sulle piattaforme social di cui siamo partner abbiamo sviluppato campagne con formati video, di Lead Generation, Mobile App Install e App Engagement, Drive to Store, Ecommerce, senza dimenticare la promozione di uno strumento innovativo come il Chatbot di Facebook Messenger”.
Per quanto riguarda i principali settori merceologici dei clienti di Adglow Italia ricordiamo il Fashion & Luxury, il Retail, l’Intrattenimento e l’Information Technology. “Alla luce della forte crescita del social adv, che ha ormai assunto una parte rilevante all’interno del media mix dei nostri clienti, sono emerse nuove esigenze di carattere strategico: l’adozione di soluzioni tecnologiche per la produzione e gestione – sempre più scalabile - delle creatività e dei contenuti, soprattutto video, e l’integrazione con le piattaforme social dei sistemi utilizzati dai clienti in ambito Analytics, Ad Server e CRM”. Tra le tante campagne di social adv realizzate da Adglow Italia, “Mi piace ricordare quelle per Armani su Facebook e Instagram, in particolare le soluzioni Chatbot e Drive to Store in occasione del nuovo smartwatch Emporio Armani Connected. Ma anche le campagne di Mobile App Install per Saldi Privati in occasione del lancio della loro nuova App e quelle infine per il lancio di EasyCoop, il nuovo servizio di Ecommerce per la spesa online di un protagonista della grande distribuzione come Coop”.
Per il 2018 le aspettative di Adglow Italia “Sono quelle di puntare allo stesso trend di crescita dell’anno appena trascorso e di proseguire nello sviluppo di soluzioni tecnologiche sempre più innovative per consentire ai nostri clienti un’evoluzione sostenibile delle loro attività di social advertising. Secondo la mia opinione – conclude Maurizio Boneschi – il 2018 potrebbe caratterizzarsi proprio per l’aspetto di sostenibilità del social adv, un elemento a cui i brand dedicheranno sempre maggiore attenzione per consentire la naturale crescita delle loro attività social”. 

Falstaff, l'Opera di Anversa ne restituisce integra la gioiosa grandezza. La recensione di Fattitaliani

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La magnifica ultima opera verdiana, acclamata immediatamente dalla critica e alla lunga amata anche dal pubblico, viene restituita in tutta la sua grande bellezza musicale.
Falstaff è un racconto complesso e nello stesso tempo meravigliosamente semplice e giocoso, che nelle pieghe del suo ritmo da commedia svela angoli di profonda malinconica riflessione. Verdi aveva più di  80 anni quando lo ha composto eppure è un'opera che trasuda vitalità; la vitalità di un uomo che ha saputo mantenere la limpida freschezza di un respiro giovane, a riprova del fatto che la gioventù poco ha a che fare con l'età anagrafica.

Il racconto shakesperiano delle «Allegre comari di Windsor», rielaborato dalla felice mano di Boito trova nel percorso musicale verdiano una sua compiuta realizzazione; le semplicità d'esito è frutto della genialità del talento del compositore di Busseto, che regala una sensazione di nonchalant leggerezza che non lascia sospettare la complessa vicenda compositiva; fin dalle prime battute, dove il compositore annuncia  lo schema quadripartito della sonata classica che impiegherà a seguire, il pubblico è incantato dalla profondità dello sviluppo pur nell'apparente levità del soggetto: primo tema, risposta, sviluppo, ripresa e coda nel giro di pochi minuti dimostrano all'orecchio già catturato dell'ascoltatore che Verdi è riuscito nella sua sfida: comporre a ottantanni la sua prima opera commedia senza perdere un solo milligrammo della sua straordinaria sapienza musicale. A pieno titolo «commedia lirica», non certo, con tutto il rispetto per il genere,  «opera buffa»!

Ascoltando Verdi è inevitabile il confronto con Richard Wagner e non possono non tornare in mente le inesauribili diatribe fra gli amanti dell'Opera del nord e gli appassionati delle melodie dei compositori del sud: «Tutto nel mondo è burla. L'uomo è nato burlone. Nel suo cervello ciurla sempre la sua ragione. Tutti gabbati! Irride l'un l'altro ogni mortal. Ma ride ben chi ride la risata final» Ci diverte pensare che il vecchio Verdi con le battute finali del suo Falstaff - oltre che regalarci una riflessione ontologica - abbia anche voluto, con una zampata da leone, chiudere il dibattito!
Bravò ai cantanti: Jacquelyn Wagner, J. M. Kränzle, Iris Vermillion, Kai Rüütel, Anat Edri, Julien Behr, Michael Colvin, Denzil Delaere, Markus Suihkonen a sui si aggiunge la bravura vocale ma anche il perfetto phisique du rôle di Falstaff, il baritono-basso Craig Colciough.
L'edizione di Abbado di alcuni anni fa è secondo me inarrivabile per carica sensuale e recitazione dei cantanti, ma anche la messa di scena di Waltz nella sua più asciutta linearità mi ha incantato, fra l'altro per la bellezza dei costumi - straordinario lavoro di Judith Holste che, pur disegnando costumi moderni ha lasciato trasparire - magia del suo talento - un nonsoché dei primitives flamands -  ed eleganza della scenografia, frutto della mano ferma di Dave Warren.
Bravò al direttore d'orchestra Tomáš Netopil, che ci ha trasmesso le felici note verdiane.
Bravò Bravò Bravò a Christoph Waltz, che ha realizzato un Falstaff sensuale e ricco, attraverso una messa in scena misurata e sobria all'estremo; vedendo quest'opera ho riprovato lo stesso stupefatto stupore di quando vidi le prime collezioni di alta moda di Armani, tanti anni fa: lusso e opulenza ma trasmessi attraverso una modernissima sobrietà di linguaggio e di segni; Armani per ormai quasi mezzo secolo non ha mai deluso le aspettative, confermando a ogni sfilata il suo genio; Waltz è alla sua seconda Opera come regista ma sono assolutamente certo che anche il suo futuro di regista d'opera mai ci deluderà !
Un Bravò, infine, alla complessiva gestione dell'Opera Vlaanderen che attraverso scelte direzionali azzeccate ci regala momenti di musicale felicità.
Giovanni Chiaramonte

Falstaff ad Anversa fino al 31 dicembre 2017. A Gent dal 10 al 20 gennaio 2018.
Scheda

Team

Dirigent
Tomáš Netopil
Regie
Christoph Waltz
Decor
Dave Warren
Kostuums
Judith Holste
Belichting
Felice Ross
Koorleiding
Jan Schweiger

Cast

Sir John Falstaff
Craig Colclough
Ford
Johannes Martin Kränzle
Fenton
Julien Behr
Dr. Cajus
Michael Colvin
Bardolfo
Denzil Delaere
Pistola
Markus Suihkonen
Mrs. Alice Ford
Jacquelyn Wagner
Nannetta
Anat Edri
Mrs. Quickly
Iris Vermillion
Mrs. Meg Page
Kai Rüütel
Orkest
Symfonisch Orkest Opera Vlaanderen
Koor
Koor Opera Vlaanderen

NATALE DI SANGUE 1943. La fucilazione del pastore abruzzese Michele Del Greco

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Nella notte tra il 21 e 22 dicembre, a Badia di Sulmona, il parroco Don Vittorio D'Orazio fu svegliato dai soldati tedeschi quando ancora era buio e accompagnato nell’abbazia-carcere, nella cella del condannato Michele Del Greco. Rimasti soli, prete e detenuto si abbracciarono. Poco prima era stato detto al Del Greco che la domanda di grazia non era stata accolta. Don Vittorio D'Orazio ha ricordato quel momento con lucidità e commozione: non era facilmente distinguibile il colore del volto del condannato dal bianco del lenzuolo. Del Greco gli disse: «Sa perché mi ritrovo in questa situazione? Perché ho fatto quello che voi mi avete insegnato: dar da mangiare agli affamati». Fu fucilato subito dopo, nel cortile interno del carcere. Tra le sei e le sette del mattino. Era stato arrestato il 22 novembre. Processato e condannato a morte il 27 novembre. 

Ad Anversa degli Abruzzi, suo paese natale, era stato affisso questo manifesto: 
«Comune di Anversa degli Abruzzi.  Il tribunale militare tedesco ha condannato alla pena di morte Michele Del Greco, pastore di 47 anni, per aver dato asilo a circa 56 prigionieri inglesi, russi, francesi ed americani fuggiti dai campi di concentramento. 27 novembre 1943».
Successivamente, in data 20 luglio 1947, la Legione Territoriale dei Carabinieri, Compagnia di Sulmona, invia la seguente comunicazione alla Questura di L'Aquila: 
«Il 22 novembre 1943, fu catturato dai tedeschi, per avere dato vitto ed alloggio a militari alleati evasi dal campo p. g. di Sulmona, Del Greco Michele fu Nunzio e fu Di Giusto Raffaela, nato ad Anversa il 9.6.1896, pastore. Processato dal tribunale militare tedesco in Sulmona, fu condannato a morte. La sentenza fu eseguita il 22.12.1943 in località 'Abazia' di Sulmona». 
Prima di morire Michele Del Greco scrive questa lettera sincera e commovente, rimasta per tanti anni gelosamente conservata dalla figlia Antonietta, nata il 4.6.1930. La lettera è scritta con una matita copiativa sulle due facciate di un foglio staccato da un quaderno a quadretti. La riportiamo integralmente, ponendo tra parentesi la dizione corretta e qualche delucidazione. Data la quasi assenza di punteggiatura, i periodi sono stati separati da piccole barre. 

«Mia compagna cara col mio Rasegno di (con la mia rassegnazione in) Dio. Carminucia (Carminuccia) aveva (avevamo) una bella famiglia di portarla (da portare avanti) col nome di Dio / il mio distino (destino) sono stato contannato (condannato) a morte / io vi benedico e mi dovete perdonare per qualche ribrovere (rimprovero). Portate la palma (Fatevi onore) e fate quello che vi dice vostra matre (madre), avete perso il patre (padre) io moro (muoio) perché o (ho) commesso (avuto la colpa) per aiuta (di aver aiutato) la povera gente / la vita mia vi (ve) la devono Pagare che quando è piantato (sarà formato) il governo fate ricorso che moro (muoio) per aiutare (aver aiutato) la gente / Cara Carminuccia  mi perdono (perdonami) se o (ho) fatto delle mancanze, pero (però) sono innocente che la notta (notte) mi e (è) venuta a trovare mia sorella Giuseppina (la sorella morta) e già mi a (ha) dato segno che mi veniva a prendere / e (è) riuscito il sogno che mi a (ha) fatto mia sorella, non fate lagnare Nessuno / quello che anno (hanno) fatto il contratto come le pecore vendetele lassate (lasciate)  un po (po' ) per voi.          
Dite a traficando (Trafficante) per suo figlio di farcelo stare (farlo restare a lavorare) fino sara (finché sarà) più grando (grande) Nunzio (il figlio di 11 anni) e pagatelo bene. parlate col compare della torre (Torre dei  Nolfi) per ammettere (vendere) un po (po')  di pecore ed anche un po (po')  di capre, parlate anche con minco di turco (Domenico Di Turco) / le vaccine mantenetele per uso di famiglia così non guardate a gliartri (agli altri). Non fate il torto a mio Patre (padre) che (perché) è peccato che (perché) io non posso consolarmi che (perché) non posso rivede (rivederlo) lultimavolta (l'ultima volta) / il tristo distino (destino) così avra (avrà) voluto Dio.  Raccomandatemi a tutto (tutti) i Santi a la (alla) madonna della libera (Madonna) che la tenco (tengo) sempre al cuore cara. Carminuccia mi consolo (che) pure ti o (ho) visto l'ultima volta mi portavi (hai portato) tutti 4 i miei figli giusto per dargli un bacio / i (io) comando lo stesso sopra questa carta / bacio mia moglie uniti con i nostri figli, figli cari sto chiuso dentro una stanza senza una goccia daqqua (d'acqua) / figlio Nunzio fate il buono fate quel che ti dice tua matre (madre) che non credevo di lasciarti così subito. Saluto mia sorella Francesca mio cugino Pietro e famiglia, le vostre sorelle e famiglia, volete (vogliate bene) anche la (a) vostra madre / Cesso di scrivere / ti sono stato sempre fedele tuo marito Michele Del Greco.»
(Sotto la firma è disegnato un piccolo segno di croce).

Un'altra figlia di Michele Del Greco, Raffaella, ha ricostruito quei giorni dolorosi, nel libro dal titolo Quei lunghi trenta giorni. In precedenza, esattamente il 20 ottobre 1943, alle ore 8 del mattino, davanti al muro del cimitero di Sulmona, erano state fucilate quattro persone: i due fratelli Giuseppe e Antonio D'Eliseo di Roccacasale, il loro nipote Antonio Taddei e l’amico Giuseppe De Simone di Pratola Peligna. Di questo assassinio, lo storico inglese Roger Absalom scrive: «la prima occasione in cui dei civili italiani vennero passati per le armi con la specifica accusa di aver “aiutato e favorito” dei fuggiaschi.»  (Cfr. “E si divisero il pane che non c’era” a cura di Rosalba Borri, Luisa Fabiilli e Mario Setta; “Terra di Libertà, storie di uomini e donne nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale” a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta). 

Mario Setta
nella foto: Fotocopia della lettera autografa di Michele Del Greco scritta la sera prima di essere fucilato, riportata nel libro "E SI DIVISERO IL PANE CHE NON C'ERA"

Letizia Onorati, il 19 gennaio esce IL NUOVO ALBUM "NOTES AND WORDS" della giovane cantante jazz

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Uscirà il 19 gennaio 2018 "NOTES AND WORDS”, l’ultimo progetto di LETIZIA ONORATI, giovane e talentuosa cantante jazz leccese, alla sua seconda esperienza discografica. Autrice o coautrice di quasi tutti i testi, ora Letizia si presenta per  la prima volta come compositrice.

I 9 brani inediti sono composti e arrangiati da Paolo Di Sabatino (sua anche la rielaborazione dei 3 standard che completano il lavoro), vero e proprio “regista” del lavoro realizzato.

Il progetto è impreziosito dalla partecipazione di musicisti di prim’ordine. Oltre a Paolo Di Sabatino (che è anche produttore artistico dell’album) al pianoforte, di assoluto rilievo le presenze di Flavio Boltro alla tromba, Max Ionata al sax, Giovanna Famulari al violoncello, Daniele Mencarelli al basso elettrico e contrabbasso, Glauco Di Sabatino alla batteria e Bruno Marcozzi alle percussioni. Special guest il notissimo crooner newyorkese Sachal Vasandani.

«Questo disco sono io, mi rappresenta totalmente – afferma Letizia - le mille sfaccettature di una strobosfera che si muove e prova a illuminare tutto. La forza propulsiva è la musica senza la quale non ci sarebbe niente. La musica che ti fa crescere, che ti fa maturare e ti fa capire giorno dopo giorno chi sei veramente. La musica che ti risolleva quando cadi, che ti costruisce quando ti senti in frantumi e che ti fa sopportare il dolore. La musica che amplifica la gioia, che regola il ritmo del tuo respiro e accompagna le pulsazioni del cuore. Con questo disco posso viaggiare dentro me stessa ma posso raccontare, a chi lo ascolta, ogni tappa del viaggio».


Letizia Onoratiè una cantante leccese, classe 1992. La sua passione per la musica inizia sin da piccola e all’età di otto anni comincia a studiare canto con l’insegnante Elisabetta Guido. Ha studiato negli anni con importanti esponenti del panorama jazz nazionale e internazionale come Roberta Gambarini, Rachel Gould, Mark Sherman, Jerry Bergonzi, Francesco Petreni, Maria Laura Bigliazzi, Mauro Campobasso, Fabrizia Barresi, Bob Stoloff che la sceglie per una borsa di studio e Paolo Di Sabatino diventato suo pianista, arrangiatore e produttore artistico. È stata solista del coro gospel “A. M. Family” e ha partecipato al progetto “Le sacrè en musique” ideato da Elisabetta Guido e dalla manager internazionale della danza Sofia Capestro. Ha collaborato con Flavio Boltro, Giovanna Famulari, Max Ionata, Mirko Signorile, Sachal Vasandani, , Barbara Errico (Italian Jazz Awards 2011), Tia Architto, Sergio Corbini (Siena Jazz pianist). Da maggio 2015 avvia un percorso di perfezionamento con la “lady” del jazz Tiziana Ghiglioni.

Di recente ha partecipato all’International Jazz Day 2017 (Unesco) presso l’Istituto di cultura italiano a Bruxelles e prossimamente sarà in tour nelle principali città di Italia: Lecce, Salerno, Bologna, Roma, Gallarate (VA), San Benedetto del Tronto (AP).

LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni al Teatro Vascello dal 19 al 23 dicembre, adattamento e regia Stefano Sabelli

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Silvia Gallerano, negli ultimi anni, l'attrice italiana più premiata e seguita a livello internazionale, è protagonista di questo allestimento del capolavoro di Goldoni che ha debuttato nel 2016 ad Asti Teatro 38, col sottotitolo L'Arte per Vincere.
La regia di Stefano Sabelli traghetta l'azione dalla Firenze del '700 al Delta del Po, negli anni '50, in un'atmosfera acquitrinosa ispirata a capolavori del Cinema neorealista come Riso Amaro di De Sanctis e Ossessione di Visconti, come pure a commedie come Ieri Oggi e Domani di De Sica.
LA LOCANDIERA

di Carlo Goldoni adattamento e regia Stefano Sabelli

con Silvia Gallerano Mirandolina

Claudio Botosso Cavaliere di Riparata

E Giorgio Careccia Conte di Albafiorita

Gianantonio Martinoni Marchese di Forlipopoli

Chiara Cavalieri Ortensia

Eva Sabelli Dejanira

Diego Florio Fabrizio

Giulio Maroncelli il Servitore

Angelo Miele il Fisarmonicista muto

ANTONIO MAGGIO e PIERDAVIDE CARONE insieme nel “Diamoci del Tour”

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Antonio Maggio e Pierdavide Carone incrociano i loro percorsi artistici nel “Diamoci del Tour”, una serie di appuntamenti live acustici nei club d’Italia. Le prime date annunciate sono all’Auditorium Baglioni di Andria (29 dicembre), al Memo Music Club di Milano (13 gennaio) e allo Spazio Musica di Pavia (17 gennaio).

Disco d’oro con il brano “Mi servirebbe sapere” per Antonio Maggio e multiplatino con l’album di debutto “Una canzone pop” per Pierdavide Carone, i due cantautori intraprendono questo inedito viaggio musicale che nasce dal connubio tra due artisti dalle sonorità inconfondibili che si esibiranno unplugged in live intimi, intensi e di grande coinvolgimento, durante i quali interpreteranno i loro maggiori successi e alcuni brani di grandi cantautori a loro particolarmente vicini.

Antonio Maggio, giovane cantautore salentino, vince nel 2013 il Festival di Sanremo nella sezione "Giovani" con il brano “Mi servirebbe sapere”(disco d’oro). A seguire, l'album “Nonostante tutto” e un lungo tour estivo di oltre 40 date. Nella stessa estate partecipa alla prima edizione del Coca Cola Summer Festival, vincendo una delle tappe con il brano “Anche il tempo può aspettare”.  A settembre viene pubblicato il singolo “Santo Lunedì”, che diventa sigla dei programmi sportivi Il Processo del Lunedì e 90° Minuto, in onda in Italia contemporaneamente con le sue esibizioni all’estero, in Canada, Russia, Lettonia, Belgio e Albania. Il 2014 è l’anno di pubblicazione del 2° album, “L’Equazione”, anticipato dal singolo che ne dà il titolo, poi il singolo “Stanco”, con il feat. del rapper Clementino.  Il 4 novembre 2016 esce “Amore Pop”, brano che gli permetterà di ricevere il prestigioso Premio Giorgio Faletti per la musica, con menzione speciale al valore letterario.  Precedentemente (nel 2008) vinceva la 1° edizione di X-Factor con gli Aram Quartet pubblicando successivamente 2 album: “chiARAMente” (2008) e “Il pericolo di essere liberi” (2009).
                      
Pierdavide Carone è un cantautore italiano diventato noto nel 2009 grazie alla partecipazione alla nona edizione di Amici, classificandosi terzo e vincendo il premio della critica, e in seguito alla quale pubblica l’album di debutto “Una canzone pop”, diventato presto multiplatino con oltre 135.000 copie vendute e vincendo il premio SIAE come miglior opera prima, trainato dal singolo “Di notte”, anch’esso diventato disco d’oro nella categoria download. Nello stesso periodo vince il Festival di Sanremo come autore del brano “Per tutte le volte che”, interpretato da Valerio Scanu, e pubblica il best-seller “I sogni fanno rima”. Nell’autunno 2010 pubblica il secondo album “Distrattamente”. Nel 2012 partecipa al Festival di Sanremo assieme con Lucio Dalla, classificandosi al quinto posto con il brano “Nanì”, cui segue l’uscita dell’album “Nanì e altri racconti”, prodotto dallo stesso cantautore bolognese.

DEBORAH FAIT LA NUOVA VOCE DI ORIANA FALLACI

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Deborah Fait nasce a Trieste il primo febbraio 1941.
Giornalista italiana naturalizzata  israeliana. Il giusto proseguimento ad Oriana Fallaci. 
La sua è una storia dura. 
Nel 1943 alcuni componenti della sua famiglia verranno deportati ed uccisi nel campo di concentramento di Auschwitz. 
Deborah Fait frequenta l'accademia di belle arti di Brera a Milano. 
Nel 1963 va negli USA presso l'Harvard University per frequentare un corso di storia.
In quegli anni si avvicina alle lotte civili contro il Vietnam. Conosce Joan Baez e Bob Dylan. 
Nel 1964 rientra in Italia. Nel 1967 durante la "Guerra dei sei giorni" (conflitto arabo/israeliano per l'acquisizione dei territori) parte per Israele e vive in un Kibbutz.
Rientra in Italia.
Diviene la maggior esperta dell'antisemitismo tanto che nel 1970 viene nominata Vicepresidente della comunità ebraica per diventare Presidente nazionale della Federazione Italia/Israele.
A questo punto decide di trasferirsi definitivamente in Israele.

Deborah Fait italiana a tutt'oggi è una delle maggiori esperte della situazione Israele/Palestina.
Viene continuamente intervistata dai media di tutto il mondo. Non solo, ma in modo non ufficiale le viene spesso richiesto di collaborare ad interventi politici importanti.
Perché voglio parlare di questa donna?
Perché non lo fa nessuno!
Scomoda, arrogante, vera.
E perché per quanto stimi Papa Francesco, ritengo onesto portavi a conoscenza della lettera aperta al Pontefice di Deborah Fait. 
Una lettera struggente che sottolinea con coraggio il terribile errore commesso pochi giorni fa dal Pontefice sulle questioni Israeliane.
Ho estrapolato le parti più importanti di questa lettera.
Leggetela attentamente. Si evince l'assoluta preparazione di questa nuova Orianna Fallaci.
"Egregio Pontefice sono qui a scriverle per esprimere il mio disappunto come essere umano dopo la dichiarazione di Donald Trump su Gerusalemme dichiarata Capitale di Israele.
Lei è stato il primo a commentare in modo ingiusto.
Nessuna parola di pace, nessuna raccomandazione agli arabi  (palestinesi) di evitare violenze, terrorismo.
Nessun accenno al diritto di Israele di essere riconosciuta Capitale.
Le sue parole sono state "Non posso tacere la mia preoccupazione.... Gerusalemme è una città unica per i cristiani, gli ebrei, i musulmani."
Mi domando per quale motivo lei si esprima in tal senso, nonostante Lei sappia che Israele abbia sempre garantito libertà di culto per tutte le religioni. Possibile non sappia che i Bahai fuggiti dall'Iran hanno costruito in Israele il loro tempio più bello.
Lei sa che Israele ha sempre garantito estrema democrazia religiosa.
Perché non parla della continua violenza palestinese.
In passato nessun cristiano o ebreo poteva accedere ai propri luoghi di culto. Venivano uccisi sua Santità. A tutt'ora gli ebrei che vogliono accedere al Monte dei Tempio gestito agli arabi, possono farlo ad orari precisi ma quando arrivano al Tempio vengono picchiati.
Ho scritto questa lettera perché da Lei mi aspettavo altro. 
Si ricorda il massacro Charlie a Parigi?
Si ricorda cosa disse sull'aereo che la portava in tutto il mondo? 
Io sì perché in quel momento mi è crollato il mondo addosso. 
"Ma se qualcuno offende mia mamma, io gli do un pugno".
Lei disse queste parole crudeli e pericolose per i terroristi.
Non mi mica Pontefice che lei non sa che Gesù era ebreo ed è morto da ebreo.
Non esiste alcun Stato palestinese. Solo una cozzaglia di terroristi.
Concludo questa mia avendo davanti agli occhi la visione di Lei che il giorno successivo alla dichiarazione di Trump, accolse una delegazione palestinese con queste parole "Per la Chiesa cattolica è sempre un piacere costruire ponti importanti con personalità palestinesi".
Sembra una terribile barzelletta."
Questa lettera è stata volutamente non considerata e nascosta.
Io amo questo Pontefice ma la storia è storia. 
Non si può parlare con tale superficialità nemmeno per un Pontefice.
Questo è un articolo natalizio controcorrente  ma vero. 
Gesù non era un agnello mansueto. È stato il più grande ribelle. Ha spaccato un intero Tempio pieno di negozi, prende con sé una bellissima prostituta.
Gesù non è quell'uomo inerme che la Chiesa propina. 
Gesù è una Rockstar adorato da milioni di donne.
Un uomo che non ha mai abbassato il capo.Un uomo che ha combattuto con la spada delle parole.
Io non sono la Fallaci, non sono la Fait ma certe cose vanno dette.
Gesù era un Dio di bellezza, dissacrante non certo uno dei tremila vescovi di 150kg che vivono in Vaticano.
Se ora questo Gesù fosse vivo sapete cosa farebbe? Entrerebbe in Vaticano a prendere tutti a bastonate.
Questo è Gesù, un guerriero. 
Pensate solo alla seconda persona dopo Gesù... Giovanni Battista. Un altro guerriero.
Non pensate che credere in queste figure sia meno vero rispetto a quelle che la Chiesa vuol far credere.
Gesù non è la Chiesa, è DIO.
Sara Tacchi

Francesco Hayez il maggiore esponente del Romanticismo italiano e “Il bacio”

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Tra le opere di Francesco Hayez, maestro neoclassico di formazione passato poi al romanticismo di cui ne è stato il maggior esponente italiano, quella probabilmente più nota ai più è senz’altro “Il Bacio”. Il Dipinto fu realizzato nel 1859 ed oggi è conservato alla Pinacoteca di Brera. Forse il capolavoro che più di tutti riassume, nell’immaginario collettivo, l’operato di questo grande Maestro di formazione neoclassica, passato poi al romanticismo di cui ne è stato l’esponente maggiore italiano.

Nei suoi dipinti troviamo sempre un sottostante messaggio ed anche ne “il bacio” vi è il riassunto del “romanzo storico italiano”.
La scena ad un primo impatta viene collocata temporalmente in un ambito medievale che porta in scena due giovani innamorati che passionalmente si baciano, ma in realtà rappresenta il fervore dell’amor patrio con un forte simbolismo “politico” per le pulsioni risorgimentali  proprio dei tempi in cui il dipinto venne realizzato.  I colori rimandano all’alleanza Italia- Francia infatti i protagonisti hanno la veste bianca, i collant rossi, il cappello verde e la veste blu della donna. Non a caso Hayez fu connotato anche come pittore “politico”, infatti ritroviamo in molte opere di questo Maestro un sublimato messaggio politico risorgimentale “nascosto”, tanto che Giuseppe Mazzini fu uno dei maggiori fautori della notevole fortuna dell’Hayez.
Questo a seguire ciò che lo stesso Mazzini ebbe a dire di lui «L’Hayez è lavoratore assiduo; trascorre le intere giornate solo, nel suo studio, di cui apre egli stesso la porta, e non ha nulla di quell’affrettata apparenza che è prediletta da tanti pittori. Le sue maniere sono semplici, franche, talvolta rudi e burbere, ma che tradiscono sempre la bontà. Il suo viso bruno è aperto e pieno d’espressione: la sua fronte serena, i suoi occhi brillanti».
L’opera “Il Bacio” riscosse un notevole successo e riscontro popolare, sia per la bellezza del dipinto, ma anche per i valori che esso stesso riportava alla mente della gente, tanto che ne furono successivamente prodotte dallo stesso Francesco Hayez altre copie che riproponevano il soggetto con piccole varianti ad esempio in una vi è un drappo caduto sulle scale, in altra la veste delle donna non è più blu, ma bianca.
Ester Campese

Mostre, Juana Romani “La Petite Italienne” omaggio alla modella/pittrice di Velletri fino al 28 gennaio 2018

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Al via dal 22 dicembre a Velletri (Roma) preso il Convento del Carmine la mostra Juana Romani "La Petite Italienne"  dedicata alla modella Juana Romani che si convertì alla pittura nella Parigi di fine secolo. Con questa mostra, per la prima volta organizzata in Italia, dopo centocinquanta anni dalla nascita di questa artista proprio di Velletri (1867) si è voluto fare un omaggio alle sue opere.

Juana Romani emigrata da bimba a Parigi si affermò nei Salons attraverso la sua pittura che nell'ultimo ventennio dell’ottocento guardava ancora alla grande tradizione secentesca, subito dopo superata dall'Impressionismo e dalle altre avanguardie. Juana Romani è forse la pittrice donna più nota nella Parigi degli anni 1895-1905. 
La mostra curata ad Marco Nocca, Gabriele Romani ed Alessandra De Angelis ed allestita da Stefania Teodonio vede il patrocinio del Comune di Velletri, dell'Accademia di Belle Arti di Roma e della Fondazione Arte e Cultura Città di Velletri permette quindi di conoscere questa artista attraverso un ricco materiale iconografico e documentario inedito fatto di disegni, incisioni e periodici d’epoca.
In mostra anche una selezione di opere sia di dipinti che sculture, che esaltano il ruolo ricoperto da Juana Romani come modella di cui svolge il mestiere nelle accademie private Colarossi e Julian e diversi ateliers, visibile ad esempio nell'opera "Ritratto di Juana Romani" dipinto da Ferdinand Roybet, oggi appartenente a collezione privata romana. Divenuta pittrice trae ispirazione dalla pittura sia fiamminga che italiana del seicento, e si impone per il suo personale stile e come ritrattista di donne dell’aristocrazia europea. 
L'ispirazione dell'artista Juana riporta spesso infatti ad una riflessione dell'universo femminile in riferimenti, non rari, a personaggi noti per vicende storiche es Bianca Cappello, cui in questo caso presta le proprie sembianze nel dipinto o riportando a riferimenti del mondo letterario come per Angelica, dall’Orlando Furioso, o ancora celebri della tradizione biblica come nel caso di "Salomè".
La mostra, che ha ingresso gratuito, sarà visitabile fino al 28 gennaio prossimo.
Ester Campese

ALESSANDRO NARDOZZA: "LA MUSICA È STATA LA MIA FORZA PER SCONFIGGERE IL TUMORE". L'INTERVISTA

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Alessandro Nardozza classe 91, è un giovane cantautore parmigiano, la passione per la musica nasce a soli 14 anni grazie al fratello Rocco.

Luciano Ligabue è stato un punto di riferimento da seguire per il percorso artistico di Alessandro, grazie a lui si cimenta nel mondo cantautorale.
Incomincia da qui a suonare autodidatta la chitarra e a scrivere i suoi primi brani.
Nel 2013 esce in tutte le piattaforme digitali “Come sempre” La musica è sempre stata presente nella sua vita, una forza che l’ha aiutato a superare le difficoltà.
Dopo una storia d’amore terminata , Alessandro concentra tutte le sue energie nella scrittura e nel 2016 pubblica il suo primo Ep con 5 tracce “Tutto ad un tratto” L’album contiene anche il singolo “Nel mio tempo” uscito come apripista del progetto nel 2015 .
Nonostante le difficoltà che ci sono oggi per emergere Alessandro è molto determinato e continua a camminare con entusiasmo verso il suo obbiettivo


INTERVISTA:

Stai lavorando ad un nuovo progetto?

Sì, durante il periodo buio della mia vita ho scritto nuove canzoni e nell'anno nuovo lavorerò al disco che racconterà intrecci tra passato e presente, in ambito sentimentale ma anche l'esperienza negativa di dover affrontare la chemioterapia e tutto il percorso per guarire, quindi ci saranno ingredienti di ogni tipo che messi insieme daranno vita a questo nuovo album.
Quanto è stata importante la musica nel periodo buio della malattia?
Sicuramente è stata la scossa di energia più importante, ma un ruolo fondamentale l'ha avuto la mia famiglia che non mi ha mai lasciato un secondo, insieme agli amici veri e l'ematologia di Parma che è stata la mia seconda famiglia.
Quanto è fondamentale il pubblico che ti sostiene?

Il pubblico che mi sostiene è la colonna portante per questo mio percorso. nei live mi sento sempre abbracciato e coccolato e il calore che percepisco mi fa spaccare il mondo e mi aiuta a continuare a sognare.
Dopo il primo ep "Tutto ad un tratto" questo nuovo album da dove nasce?

L'album nasce tra momenti di fragilità e momenti di luce per un messaggio che è quello di dire.. nonostante tutto il "rumore" intorno c'è sempre uno spiraglio di positività che ti aiuta a restare in piedi.
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nel percorso artistico?

La maggiore difficoltà è trovare le persone giuste che credono davvero nella tua musica e in quello che con la tua voce vuoi comunicare trasmettendo emozioni.
Sei autore delle tue canzoni?

Sì, ho sempre scritto testo e musica , accompagnato dalla mia chitarra. 
Cosa pensi che manchi ancora agli artisti emergenti per essere considerati?

Sicuramente i fondi necessari e una maggior considerazione per questa categoria. 

GINO RIVIECCIO A TEATRO CON LA COMMEDIA "MAMMA, IERI MI SPOSO". L'intervista

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Gino Rivieccioè l'anima di Mamma, ieri mi sposo!, la divertente commedia diretta da Patrick Rossi Gastaldi, in tournée a teatro dalla seconda metà di gennaio e con un cast d'eccezione.

Gino, com'è nata questa idea dello spettacolo? 
Sono già due anni che pensavo a questo tipo di commedia, di vaudeville. Sai che ogni tanto mi piace lasciare il monologo, one man show per ritornare alla prosa. Questo lavoro, “Twixt”, di Cleve Exton, che abbiamo adattato con Carlo Alighiero e Gustavo Verde dandogli un titolo più vivace “Mamma...ieri mi sposo!", non si rappresentava da più di vent’anni. Leggendolo e rileggendolo me l'ho subito sentito mio. I copioni sono come i figli: ti accorgi subito se è figlio a te, se ti appartiene e così m’indirizzo nella scelta dei testi non scritti da me e da Gustavo Verde. Twixt mi ha conquistato anche e soprattutto per certi meccanismi comici di grande efficacia, che ricordano certi autori inglesi come Ray Cooney, o il padre del vaudeville come Feydeau.
Nel ruolo di tua madre c'è una star come Sandra Milo. L'hai scelta tu? 
Beh sì, quando ho letto la trama ho pensato subito a Sandra. Lei è una donna spiritosa, col carattere e la fisionomia giusti per interpretare il ruolo della mamma, di questo tipo di mamma, una mamma con un grande ascendente sul figlio. E poi Sandra è un’icona, del cinema e del teatro. È molto bello lavorare con lei. In alcuni momenti mi sento davvero suo figlio. D’altra parte tra lei e la mia madre naturale ci sono solo quattro anni di differenza, quindi sono talmente a mio agio che certe volte anche fuoriscena mi scappa di chiamarla “mamma”....
Qual è la trama di questa commedia che si preannuncia esilarante? 
La storia si sviluppa in un cottage dove Lino, che interpreto io, va a trascorrere il week end non per incontrare come normalmente avviene in questo tipo di commedia l’amante, ma per incontrare la mamma alla quale non ha mai detto di essersi sposato. Succube com’è di una madre gelosa e possessiva, ha preferito nascondere le nozze e particolare non irrisorio , non ha mai detto alla moglie di avere una madre. L’intrigo e i meccanismi si fanno sempre più grotteschi quando nello stesso luogo Lino incontra la sua segretaria che scoprirà essere l’amante del suo socio in azienda. I colpi di scena e le sorprese diventeranno motivo per seguire la trama dall’inizio alla fine con una serie interminabile di risate che potete facilmente intuire. Le bugie si rincorreranno senza un attimo di tregua con un finale davvero inaspettato.
Con Sandra ci sono anche anche Marina Suma, altra icona del cinema, ed un volto popolare come quello di Fanny Cadeo. Come le descriveresti queste tre interpreti femminili? 
Sandra Milo eclettica - Fanny Cadeo affascinante - Marina Suma bella come il sole di Napoli....
Prossimi progetti? 
La sceneggiatura del film che sto scrivendo con mia moglie Alessandra e con Gustavo Verde, un film ambientato tra Napoli e il Trentino e poi la ripresa di "Cavalli di ritorno", one man show che ha aperto la stagione del teatro Diana.
Un sogno nel cassetto?
Tornare in tv con un programma garbato, elegante e musicale. Un po’ come il mio “Cantando Cantando” di trent’anni fa su Canale 5. Oramai tutte le mattine non se ne può più solo dei talk e della cronaca nera, anche perché in molti casi questi programmi sono fotocopia di quelli del pomeriggio. Sembra che la tv sia diventata solo cronaca. Attenzione va benissimo l’informazione e l’approfondimento, ma ogni tanto almeno nelle fasce mattutine riposizioniamo lo svago e la canzone. Giocare di mattina con un programma d’intrattenimento farebbe ancora bene e otterrebbe buoni ascolti. E poi la gente ha bisogno anche di distrarsi. Tanto la vita quando si tratta di scontentarci non ci pensa due volte. E allora come diciamo a Napoli “Pigliammece ‘a jurnata, pecchè ‘o lassato è perduto".

MARINA SUMA torna a teatro: mi definisco libera, professionale, passionale. L'intervista

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Con Mamma ieri mi sposo torna in teatro e in tournée per l'Italia una grande e popolare attrice come Marina Suma, da metà gennaio in scena con Gino Rivieccio, Sandra Milo, Fanny Cadeo ed Ettore Massa in una produzione di Francesco Scarano e la regia di Patrick Rossi Gastaldi. 

Marina, com'è nata l'idea di questo nuovo lungo impegno per te? 
Lo spettacolo nasce da un'idea di Gino Rivieccio che io conosco da molto tempo e ci siamo sempre detti di poter lavorare insieme e finalmente ci siamo riusciti! Gino aveva già un'idea di tornare in teatro con una commedia brillante commedia prodotta da Francesco Scarano di Napoli! 
Come va con le altre donne del cast? 
Con Sandra Milo abbiamo avuto occasione già di lavorare insieme in un film girato in Sicilia e adesso in teatro con molto piacere! Fanny la conoscevo ma per la prima volta lavoriamo insieme.
Entusiasta dunque? 
Questa esperienza mi diverte molto perché la commedia è carina e poi il teatro è una delle mie passioni principali!
Che personaggio interpreti? 
Il mio personaggio è Mirella moglie di Gino, una medio borghese che sembra dura all'inizio ma in realtà è una persona semplice a cui il marito non presenta la madre quindi nasconde il suo matrimonio con lei! 
Che aggettivi useresti per descriverti? 
Libera, professionale, passionale ma anche determinata e semplice.

GIANLUIGI COLUCCI LANCIA IL SINGOLO “NON SEI TE” GIÀ ALLE SELEZIONI DI EUROVISION 2018 PER LA REPUBBLICA DI SAN MARINO

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Si intitola “Non sei te” (video) la canzone che Gianluigi Colucci ha presentato alle selezioni di Eurovision 2018 (che si terrà a Lisbona) per la Repubblica di San Marino. Ad accompagnarlo un videoclip (girato interamente a San Marino) diretto da Fabrizio Raggi, in cui compare anche l'attrice Gilda Sancisi.

“Non sei te” è un bel brano che unisce pop e songwriting: non a caso è traccia di punta di “Vita”, ultimo album del cantautore prodotto dall'etichetta AT Records di Andrea Trinchi. 
“Parole e musica di Non sei te sono nate di getto, in poche ore. Per me è un pezzo importante, in cui ognuno può ritrovarsi. Racconta, infatti, una delle tante storie che possono nascere durante l'adolescenza in qualsiasi periferia in qualsiasi posto nel globo. I due ragazzi si amano, ma lui una volta diventato adulto vede la relazione limitante e decide di cambiare vita, consapevole di perdere una persona cara ma che purtroppo non fa più parte del suo percorso”.
Chi è Gianluigi Colucci
Nato a Cesena, vive attualmente nella Repubblica di San Marino. La sua passione per la musica fiorisce all'età di 14 anni, quando gli viene regalata la prima chitarra. A 17 anni inizia a comporre musica accompagnandola a dei testi e con il tempo si fa strada, suonando dal vivo, partecipando a dei concorsi e incidendo un Ep, senza mai smettere di studiare per migliorarsi.
Per il suo ultimo album “Vita” ha potuto avvalersi di svariate collaborazioni con musicisti come Bruno Mariani, Angelo Anastasio e Iskra Menarini.

Stefano Mazzonis Di Pralafera a Fattitaliani: l'opera deve tornare alle origini. L'intervista

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Quando ero bambino passavo ore della mia infanzia siciliana incantato a guardare la lampada magica: una candela dietro dei vetri creava immagini di un mondo meraviglioso e fatato, più vero e più ricco, nella mia fantasia di bimbo, di qualsiasi realtà effettiva; guardando con stupore i meravigliosi cartoni dell'antica scenografia di questo Rigoletto "un plaisir délicieux m'avait envahi, isolé, sans la notion de sa cause", una sensazione di gioia, "d'où avait pu me venir cette puissante joie?". E d'improvviso torna il ricordo di quella lampada magica di tanti anni fa; le immagini della scenografia, dolci come una sorta di  personale madeleine mi stavano facendo riprovare una gioia dimenticata, facendomi assaporare il piacere di un cullato abbandono a questa bella edizione di Rigoletto all'Opera di Liegi; ho capito così che i sapori della cucina classica della tradizione, ignorantemente liquidata come antiquata, hanno ancora molta felicità da regalare a chi ha l'umiltà e l'intelligenza di apprezzarli. Giovanni Chiaramonte.
Fattitaliani ha intervistato Stefano Mazzonis Di Pralafera, direttore dell'Opéra Royal de Liège Wallonie, regista, scenografo e costumista di "Rigoletto" in scena fino al 2 gennaio 2018 (e il 6 gennaio a Charleroi). 
Stefano Mazzonis Di Pralafera
La prima di "Rigoletto" ha riscosso un grandissimo successo. Qual è la sua soddisfazione più grande?
Che in sala più del 40% del pubblico era composto da giovani, cioè ragazzi con meno di 26 anni: questa è la mia più grande gioia, mi emoziona fino quasi a commuovermi.
Quindi, opera e giovani non sono così distanti?
No. Tra l'altro in un periodo di esami in cui i ragazzi notoriamente erano impegnati e non potevano venire, invece...
La rappresentazione di "Rigoletto" ha abbracciato e avvolto il pubblico: lei ne ha curato regia, scenografia e costumi. Come ha gestito le tre cose insieme?
Ho pensato di riprodurre come all'origine esattamente quando Verdi l'ha creata: quello che si vede sul palco di Liegi è quello che il compositore ha visto al momento della sua prima e sono delle tele -in effetti riproduzioni novecentesche- quasi identiche a quelle della prima di Verdi. Ho ritrovato queste tele, un capolavoro artigianale nella costruzione perché sono tutte in due dimensioni, cioè piatte e sembrano tridimensionali.
Il cambio delle scene visibile al pubblico suggeriva proprio l'idea dell'artigianalità...
Era così tra l'altro spiegato nei libretti di Verdi da una scena all'altra, in posti diversi, durante lo stesso atto. Quindi, si sarebbe oggi obbligati a fare dei cambi di scena che durerebbero 10-15 minuti mentre lui li realizzava in due minuti. Ecco perché concepiva le sue opere e i suoi libretti così.
Forse allora l'opera non dovrebbe ritornare alle sue origini?
Deve ritornare a questo. Adesso fare tutte le opere con le tele dipinte sarebbe troppo, però indubbiamente ritornare a una scenografia essenziale ma che riproduca nel vero quello che è la scena immaginata dal compositore di questo io sono un fautore, un artefice, un sostenitore. Salvo rari casi di opere un po' strampalate in cui i libretti sono inesistenti, occorre tornare a una rappresentazione visiva in cui lo spettatore segua la storia non solo dal punto di vista dei cantanti che diventano anche degli attori, ma soprattutto nella parte visiva che deve essere quella cui il compositore e il librettista si sono ispirati.
La sua creatività, la maestria del Direttore Giampaolo Bisanti, i personaggi di Rigoletto, Gilda e del Duca eccezionali... come si crea una tale alchimia?
Quando i cantanti si trovano in uno spazio in cui la regia, la scena corrisponde al testo del libretto e al sentimento della musica danno di più perché si ritrovano nei panni dei loro personaggi: un'alchimia che però sfugge con delle regie troppo strampalate. Non smetterò mai di battermi contro questa deviazione scenica che rovina l'opera e non credo che i giovani amino quel genere. Amano invece questo genere in cui ritrovano la storia e la capiscono.
Giriamo diversi teatri d'Europa: a Liegi constatiamo che non ci sono mai poltrone vuote. Qual è il segreto?
Forse quello di avere sempre dei cast di alto livello, programmare ciò che piace al pubblico e non quello che piace al direttore. Alla fine il pubblico ti dà fiducia e viene anche a vedere qualcosa che magari avrebbe ignorato perché pensa di non ricevere mai una "fregatura". Giovanni Zambito.
Leggi l'intervista al baritono Devid Cecconi
Foto di scena: Lorraine Wauters Opera Royal de Wallonie
Scheda
Direction musicale: Giampaolo BISANTI*
Mise en scène, décors et costumes:  Stefano MAZZONIS DI PRALAFERA

Décors (réalisés par): Scenografie SORMANI CARDAROPOLI (Milan)
Costumes (réalisés par): Fernand RUIZ
Lumières: Michel STILMAN
Chef des Chœurs: Pierre IODICE
RIGOLETTO: George PETEAN  / Devid CECCONI* 
GILDA: Jessica NUCCIO*/ Lavinia BINI 
IL DUCA DI MANTOVA: Giuseppe GIPALI  / Davide GIUSTI 
SPARAFUCILE: Luciano MONTANARO
MADDALENA: Sarah LAULAN*
IL CONTE DI MONTERONE: Roger JOAKIM
MARULLO: Patrick DELCOUR
LA CONTESSA DI CEPRANO: Alexise YERNA
MATTEO BORSA: Zeno POPESCU
Orchestre et Chœurs: Opéra Royal de Wallonie-Liège
Production: Opéra Royal de Wallonie-Liège
* Première fois à l'Opéra Royal de Wallonie-Liège
 21, 23, 26, 28 et 30 déc. 2017 et 2 janvier 2018
 22, 27, 29, 31 déc. 2017 et 6 janvier 2018

Economia, per un imprenditore su 2 l’Italia non è un Paese per start-up

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Manca il sostegno nella fase di crescita e la burocrazia rallenta i bandi. Sono i principali motivi per cui l’Italia non è ritenuta un Paese dove si possa lanciare un’idea innovativa di business. Come si affrontano le criticità? Il 34% lo fa personalmente per contenere i costi

Difficoltà nell’attrarre investitori (29%), nel reperire risorse umane qualificate a costi sostenibili (23%), e nel conquistare quote di mercato (19%). Sono queste le maggiori criticità che ravvisano gli start-uppers italiani che, sebbene riconoscano che oggi esistano molti incubatori di impresa, fondi pubblici e aziende che finanziano, ritengono che l’Italia non sia propriamente il Paese ideale perché a mancare è il sostegno in fase di crescita (27%) e perché la burocrazia rende problematiche prassi fondamentali come lo snellimento dei bandi per accedere ai fondi (22%). Come si affrontano le difficoltà? Il 34% cerca di risolvere personalmente le emergenze, con la speranza di contenere i costi. Il 31% preferisce invece affidarsi subito ad esperti per le aree di pertinenza o consultando più fonti (17%) per trovare le soluzioni migliori.
E’ quanto emerge da uno studio del K&L Gates Legal Observatory condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio su circa 50 forum, community, portali e testate web per capire quali sono le principali criticità delle start-up in Italia nell’ambito del progetto K&L Gates with YOUth.
“Uno dei temi con i quali si scontrano spesso le start-up è quello dei costi associati all’utilizzo di consulenti qualificati. Le grosse società di consulenza - che si tratti di consulenza legale o di business o altra natura - richiedono un investimento spesso non compatibile con i budget limitati delle start-up specie quelle che ancora non hanno avuto accesso a finanziamenti. Sulla base di questa constatazione nasce il progetto “K&L Gates with YOUth” sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca – afferma l’avvocato Arturo Meglio, partner di K&L Gates Milano esperto in ambito societario e responsabile per lo studio del progetto in questione – nell’ambito del quale vengono selezionate delle start-up che vengono assistite dallo studio, nell’ambito di attività pro-bono, nella identificazione ed implementazione di attività particolarmente rilevanti per la vita e lo sviluppo dell’azienda. Il primo modulo, appena conclusosi ed al quale ne seguiranno altri nei prossimi mesi, ha visto la partecipazione della start-up HeartWatch, attiva nel settore Healthcare con un innovativa tecnologia di monitoraggio continuo delle condizioni cardiache e respiratorie, che lo studio - con il proprio dipartimento di diritto del lavoro coordinato dall’Avv. Roberto Podda - ha supportato nella strutturazione di impalcature contrattuali  giuslavoristiche necessarie all’azienda per inquadrare e sostenere la crescita delle risorse e, di riflesso, produttività e business dell’azienda stessa. Lo studio, in questo progetto, è affiancato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca che ha partecipato, in maniera attiva ed entusiastica, tramite la selezione, avvenuta sotto la supervisione del Professor Franco Scarpelli, di quattro propri brillanti studenti poi coinvolti dallo studio nelle attività di elaborazione in oggetto. In questo modo riusciamo anche a dare ai ragazzi l’opportunità di confrontarsi con problematiche pratiche quali quelle che saranno oggetto della loro futura attività lavorativa una volta completato il ciclo di studi.
Quando un’idea diventa start-up? Per il 33% dei soggetti monitorati avviene quando se ne comprende la possibilità di utilizzo pratico, reale ed economico. Per il 31% invece quando si individua il modello che permette di fare ricavi mentre per il 23% quando si concilia tutto ciò con l’ambiente normativo.
Parlando di investitori, quali settori riescono ad attrarre più liquidità? In ordine troviamo ICT (52%), Healthcare (36%), Pharma (34%), Media (28%), Trasporti (25%) e settore alimentare (19%). Per quanto riguarda le risorse umane invece, qual è il numero medio impiegato da una start-up? Da 1 a 5 (37%), da 5 a 10 (24%), oltre 10 (21%), oltre 30 (11%), oltre 50 (7%).
Quali sono gli errori più comuni che commette chi cerca di fare start-up? Al primo posto tra gli errori più avvertiti c’è quello di non informarsi su eventuali competitor per correggere il tiro dell’offerta differenziandosi (52%). Poi segue l’incapacità di trasmettere una visione e mostrare al mercato le potenzialità (48%). Il 44% non va velocemente al cuore del business rischiando così di perdere l’attenzione degli interlocutori. Il 41% fa l’errore di allinearsi alla logica comune e non osa andare controcorrente. Altro errore (37%) è quello di inventare prodotti o servizi senza riuscire a spiegare in maniera efficace come si fanno i soldi e chi paga per i servizi proposti dalla start-up. Un buon 35% sottovaluta la complessità del lavoro che può portare all’esplosione della start-up e quindi la necessità di trovare le competenze adatte per riuscirci. Infine viene segnalato il mancato confronto con il mercato (32%) non venendo in molti casi a crearsi una interlocuzione con  i propri potenziali clienti cercando di ottenere dagli stessi opinioni utili per migliorare i servizi e/o i prodotti offerti.
Ma quali sono le principali criticità? La più grande difficoltà è quella di attrarre investitori (29%) o ritrovarsi con risorse umane limitate e difficilmente inquadrabili (23%). Allo stesso tempo è difficile  conquistare quote di mercato (19%) e renderla operativa in tempi brevi (16%). 
In definitiva, dunque, l’Italia è il Paese giusto per lanciare una start-up? A fronte di un 26% (trend in crescita rispetto al passato) che ritiene l’Italia un buon Paese perché esistono molti incubatori di impresa, fondi pubblici e aziende che le finanziano, esiste un 49% dei soggetti monitorati per cui la risposta è invece negativa, da un lato perché manca sostengo alla fase di crescita (27%) e dall’altro perché a burocrazia rende problematiche prassi fondamentali come lo snellimento dei bandi per accedere ai fondi (22%).

GUIDA AI MIGLIORI COCKTAIL BAR D'ITALIA, nasce l'App gratuita e senza sponsor

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Nasce la nuova app gratuita "Guida ai migliori cocktail bar d’Italia", selezionati dalla rivista specializzata BlueBlazer, scaricabile al link www.blueblazer.it/app 

L'app non ha scopo di lucro, è gratuita e priva di sponsor, a garanzia della massima autonomia di azione e della fiducia dei suoi utenti, è un contenitore virtuale, scaricabile sulle piattaforme iOS e Android, contenente gli indirizzi, le informazioni e tutte le news sui migliori cocktail bar d’Italia. Gli oltre 160 bar della Guida sono frutto di una attenta selezione di Giampiero Francesca e Massimo Gaetano Macrì, supportati da un panel di cento esperti che hanno pre-selezionato una lunga lista di locali. Per il secondo anno consecutivo sono infatti presenti nella Guida tutte le regioni italiane, con un’attenzione sempre maggiore alle realtà di provincia, tanto interessanti quanto, spesso, difficili da scoprire. Trovano così spazio, accanto alle grandi città come Roma, Milano e Firenze, realtà con poche centinaia di abitanti, come Acquapendente, in provincia di Viterbo, o Mirano, non lontana da Venezia.

I criteri seguiti per selezionare i bar si basano sull’ospitalità, oltre che sulla qualità del servizio e del cocktail. “Non scegliamo mai un locale perché fa bene da bere – sottolinea Giampiero Francesca, direttore di BlueBlazer e ideatore della Guida - non è quello che ci interessa in primis. Consideriamo soprattutto l’alto grado di accoglienza, ormai sempre più rara, che si traduce nella capacità di far star bene il cliente, consentendogli di vivere un’esperienza completa. Poi, ovviamente, viene anche il cocktail”.

Una volta installata l'app dal link www.blueblazer.it/app, è sufficiente aprirla dal proprio smartphone per consultarla. La navigazione del menù è semplice e intuitiva: si può decidere di geolocalizzarsi e selezionare i locali che appariranno sulla cartina, oppure filtrare per le quattro categorie (cocktail bar, bistrot – restaurant, hotel bar e speakeasy). In ogni caso, ‘cliccando’ su un locale, si aprirà la scheda con una breve storia di presentazione del bar, alcune informazioni sui cocktail consigliati e sul tipo di miscelazione praticata, gli orari, i contatti e l’accesso diretto alle mappe per rintracciare la strada col proprio navigatore.

“Le categorie sono uno strumento utile per consentire a chiunque, in base ai propri gusti e aspettative, di scegliere velocemente. Al di là del ‘cocktail bar’ propriamente detto, ‘bistrot-restaurant’ indica quei locali in cui oltre che bere si offre un’esperienza food frutto di una cucina, in molti casi anche degna di nota per non dire ‘stellata’”, sottolinea Massimo Gaetano Macrì, capo-redattore di BlueBlazer e co-ideatore della Guida. “Non potevano poi mancare gli hotel bar, di cui siamo grandi estimatori. Anzi, con il nostro lavoro, vorremmo far capire che le atmosfere eleganti ed ovattate di questi locali potrebbero essere frequentate da tutti. In Italia c’è ancora molta diffidenza e sono ancora tanti a chiedersi se si possa entrare in un hotel solo per bere un drink, senza essere clienti”. E, infine, la categoria forse più alla moda, i cosiddetti speakeasy “in cui abbiamo inserito sia i locali il cui accesso è garantito tramite la parola d’ordine, come i ‘veri’ speakeasy americani del Proibizionismo degli anni Venti-Trenta del secolo scorso, sia quei locali che in qualche modo ricordano quelle atmosfere fumose, con un accesso un po’ da secret bar, in cui entri solo se ne conosci fisicamente l’ingresso”.

La Guida vuole essere uno strumento di consultazione smart, continuamente aggiornata e utile, tanto agli operatori del settore quanto al cliente, più o meno appassionato. “Sono tanti i vari brand ambassador, per esempio, che ci hanno confessato di utilizzare per il loro lavoro le nostre mappe per rintracciare i locali. Si tratta di una utilità secondaria di cui prendiamo atto. Ma lo scopo principale della Guida è quello di offrire agli appassionati del buon bere e anche ai semplici curiosi, una finestra ‘mobile’ da cui osservare il mondo del bar. Se una persona entra in un locale, ‘spinta’ dalla descrizione della Guida, si innamora del posto e apprezza il cocktail, noi abbiamo centrato la missione”. Per l'occasione del lancio della Guida sono stati creati due signature cocktail: il ‘The Journalist Martini’ di Massimo D’Addezio e il “The Journalist Negroni” di Tommaso Cecca. Entrambi i cocktail sono degli omaggi che i barmanager dei due locali hanno voluto dedicare ai giornalisti adattando i pregi, e perché no, i difetti della categoria a due storici cocktail. Il The Journalist Martini è un Martini cocktail come piace berlo a molti giornalisti, freddissimo e molto secco, preparato con gin Bombay Sapphire, Apricot Brandy e gocce di Laphroaig, un whisky torbato i cui sentori affumicati rimandano, per Massimo D’Addezio, al mondo della stampa e delle redazioni. Completamente diverso il The Journalist Negroni, una variante calda e avvolgente del grande classico italiano, con brandy Cardenal Mendoza, Campari infuso all’ibisco e vermouth Cinzano 1757, che restituisce una visione diametralmente opposta del ruolo e della figura del giornalista.

Mondrian è di moda, personale dell’artista Giampaolo Atzeni per i 100 anni della rivista “De Stijl” dal 28 dicembre 2017 al 24 gennaio 2018

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Electronic Art Cafè, in occasione del centenario della rivista “De Stijl”, organizza, dal 28 dicembre al 24 gennaio una personale dell’artista Giampaolo Atzeni, dedicata a Piet Mondrian. Nel wine bar Camponeschi, in piazza Farnese, a Roma, sarà esposta l’opera “Mondrian è di moda”, acrilico su tela 153x270 2008, accompagnata da dieci tavolette in legno ispirate al fondatore del neoplasticismo.

Era il 1917 e l’artista Theo van Doesburg dava alle stampe a Leiden il primo numero della rivista “De Stijl”. Un magazine che a dispetto della ridotta circolazione – solo 30 abbonati - ha avuto il grande merito di lanciare il nuovo movimento modernista che si ispirava ai concetti sull’astrazione e sul colore elaborati dall’inteso e breve sodalizio tra Piet Mondrian e Bart van der Leck. A 100 anni di distanza è partito da L’Aia, per diffondersi in tutta Europa, un fitto calendario di celebrazioni del movimento: mostre, eventi, inaugurazioni di nuovi spazi museali.

L’arte astratta, teorizza Mondrian, nasce dalla consapevolezza che non si possono rappresentare con immagini le cose come sono e come si manifestano nel continuo variare delle loro proprietà sensibili e visibili: il pittore ricorre allora al procedimento di “denaturalizzazione della materia”, che nella pittura significa astrarre dal colore naturale lo stato più puro possibile, corrispondente al colore primario. Gli elementi distintivi del movimento e delle sue opere sono una tavolozza fatta solo di colori primari e linee nere rette e ortogonali. In questo modo la realtà apparente diviene astratta, idealizzata, simbolo stesso dell’attività creativa.

La ricerca di Mondrian trova il suo culmine nelle “Composizioni”, dove quadrati e rettangoli prevalentemente rossi, gialli e blu diventano macchie di colore su uno sfondo bianco intersecato da linee nere orizzontali e verticali che vanno a rappresentare rispettivamente il principio vitale femminile e quello maschile e che, dunque, incrociandosi, generano vita, energia, forme: quelle stesse che si mostrano sfacciate nei loro colori primari. Le "Composizioni" definiscono il suo stile, universalmente riconosciuto, che ha influenzato la moda, il disign e la pubblicità.

A subire il suo fascino primo su tutti Yves Saint-Laurent,  da sempre grandissimo appassionato d’arte, che a metà degli anni '60 stampa su un abito in jersey di lana dal taglio ad A le geometrie artistiche di Mondrian. Il miniabito diventa un simbolo della griffe e di un'intera generazione di appassionate di moda ed è il primo di un’intera collezione di sei “cocktail dress” dedicata all’artista, dove gli abiti diventano tele tridimensionali, materiche come mai prima d’ora, in movimento, nonostante la loro geometria in apparenza statica.

E proprio a Yves Saint-Laurent si ispira il quadro di Giampaolo Atzeni “Mondrian è di moda”, dove il famoso miniabito è il protagonista, sia che sia da solo su un manichino, sia che vesta donne - donne di spalle, sensualmente appoggiate ad una finestra o gambe di donne accavallate – sia che si trasformi in un allettante tavolino sorretto da gambe di donne, sui cui poggiano le famose “dolci tette”.

Così la fertile fantasia di Atzeni riesce ad accompagnare un grande della storia dell’arte come Mondrian al tavolo della simpatia, lontano dai rigidi schemi delle scuole, nel suo mondo ironico e ludico, senza alcun timore. Lo fa con il rigore della tecnica, l’attenzione per il dettaglio, la felicità cromatica che contraddistinguono tutte le sue opere. Con il suo stile. Perché lo stile, come ha teorizzato Mondrian, nell’arte come nella vita è tutto.



Info:

Giampaolo Atzeni

Mondrian è di moda

A cura di E.A.C. Electronic Art Cafè



Wine bar Camponeschi, Piazza Farnese 50 Roma



Inaugurazione: giovedì 28 dicembre ore 20.00

28 dicembre 2017 – 24 gennaio 2018

Orari: dal lunedì al sabato 17.30 – 23.30

Ingresso gratuito

RASCEL: SABATO 3 FEBBRAIO A MILANO PRIMA NAZIONALE di CESARE, FIGLIO DEL GRANDE RENATO RASCEL

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Sabato 3 Febbraio a partire dalle ore 22.30 al BQ De Nòtt a Milano debutta Cesare Rascel, figlio dell’indimenticato Renato Rascel, nella sua versione di Crooner, in una serata unica e imperdibile organizzata da Giordano Sangiorgi, patron del MEI, Claudio Formisano, Presidente CAFIM, Confederazione Europea Produttori Strumenti Musicali, e Fabio Gallo, titolare de L’Altoparlante, agenzia promo Radio&Stampa.

Cesare Rascel torna in una veste rinnovata ed esclusiva per una “prima nazionale” insieme alle indimenticabili canzoni del papà Renato Rascel nel concerto unico di sabato 3 febbraio a Milano. Renato è stato l’inventore della Rivista Italiana e autore di oltre 400 bellissime canzoni tra le quali Arrivederci Roma e Romantica, ma anche grande interprete lanciando successi senza tempo come Roma nun fa la stupida stasera. Cesare ha ereditato questo meraviglioso dono di artista oltre a essere maestro compositore laureato al Barklee College of Music di Boston da dove sono usciti Quincy Jones, Esperanza Spalding e molti altri.  Durante l'evento verranno riproposti da Cesare Rascel  alcuni grandi successi del papà insieme ad altri brani che hanno fatto la storia della musica Italiana.

Questo evento  sarà il suo debutto in “prima nazionale” assoluta in versione Crooner. Un evento da non perdere in nessun modo per rivivere in chiave nuova una parte importante della storia della musica del nostro paese insieme ad alcuni brani inediti di Cesare Rascel. Nel frattempo Cesare Rascel sta lavorando a un primo disco, che tra una serie di brani storici reinterpretati e di originali selezionati, ci sara’ spazio per un brano inedito, custodito gelosamente da Cesare, scritto da Renato Rascel ed Eduardo De Filippo. Una vera chicca che vedra’ presto la luce.

(Ingresso con consumazione. Prenotazione tavoli: 338.9116065 Area parcheggio libero: adiacente al locale . Zona ovest. Metro più vicina MM2 Romolo. Mezzo più vicino: filovia 90 e 91.A pochi minuti a piedi da via Lodovico il Moro (Naviglio Grande)
Per informazioni e contatti:

Organizzazione: Giordano Sangiorgi _ Mobile: 349.4461825
Email: giordano.sangiorgi@audiocoop.it

Logistica: Claudio Formisano _Mobile: 335.424729
Email: claudio.formisano@master-music.it

GIORGIO PANARIELLO, TV dire...: buoni i numeri ma che tristezza

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Si grida al successo straordinario per “PANARIELLO SOTTO L’ALBERO”, lo show di GIORGIO PANARIELLO, che dopo la vittoria di giovedì sera, si conferma come programma più visto nella serata di venerdì 22 dicembre. I numeri sono effettivamente molto buoni: con un totale di 4.563.000 di telespettatori per uno share del 23.7%, lo show ha battuto la concorrenza.
Sarà, ma che tristezza!
Stesse battute, numeri visti e rivisti tante volte, i soliti amici ospiti.
Uno spettacolo moscio, inutilmente lungo.
Il bravissimo attore toscano ha bisogno di rivitalizzarsi, rinverdire il repertorio e anche le espressioni del volto.
Visto il titolo del programma, sembra proprio ricordare il solito albero di Natale che si alleste nelle case: sempre uguale, solo qualche decorazione e palla nuova per sostituire quelle rotte, con qualche luce che non funziona più e stelle filanti sfilacciate mischiate ad alcune comprate da poco.



FOCUS TV celebra la figura di "MARIA MADDALENA" speciale LUNEDI 25 DICEMBRE ore 21:15

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Dai creatori di Segnati da Dio e Il Vangelo secondo Maria, arriva su FOCUS (canale 56, gruppo Discovery Italia) una nuova docu-fiction su una delle figure sacre più controverse della storia: “MARIA MADDALENA” (Sydonia Production per Discovery Italia, 2017, 1x60’), in prima tv assoluta lunedì 25 dicembre alle ore 21:15.  

Chi è stata davvero Maria Maddalena? Tra inediti documenti e recenti scoperte archeologiche, un avvincente viaggio nella vita della prima testimone che riceve l’apparizione di Gesù risorto, «l’apostola degli apostoli» che riscriverebbe il ruolo e l’importanza delle donne nei Vangeli.
Nel Vangelo di Maria infatti, la Maddalena viene descritta come l’altra metà di Cristo, Dea del Femminino Sacro, Sapienza Divina. La discepola prediletta che riceve direttamente da Gesù il vero significato del suo messaggio.

Le Marche e la Puglia, in particolare il Parco del Conero e Capotenda con le loro bellezze naturalistiche, sono tra le location scelte per la docu-fiction, assieme a numerosi luoghi sacri in Israele, Francia e Germania legati al culto di Maria Maddalena.

A Magdala, sua città israeliana d’origine, si cercheranno le prove dell’estrazione benestante di Maddalena, che proprio con i suoi beni sosterrà Gesù e i suoi discepoli in segno di gratitudine per essere guarita da un male incurabile.

FOCUS è visibile al canale 56 del digitale terrestre, 418 di Sky e al 56 di Tivùsat. Il documentario sarà disponibile anche su Dplay (sul sito dplay.com – o scarica l’app su App Store o Google Play).
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