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PREMIO LETTERARIO “KAOS” EDIZIONE 2018: IL BANDO PER PARTECIPARE ALLE SEZIONI DI NARRATIVA, POESIA E RACCONTI

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(video) Il premio è articolato in tre sezioni. Sezione A - Narrativa: Possono concorrere al premio gli autori, direttamente o tramite le case editrici, con opere pubblicate dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017, attraverso l’invio di n° 5 copie, che trattino storie, personaggi e/o luoghi siciliani.

Il Comitato dei Lettori, appositamente costituito, selezionerà le cinque opere finaliste e potrà assegnare premi speciali in coerenza con le finalità del Festival “Kaos”.
Alle opere finaliste l’organizzazione dedicherà specifiche attività promozionali, con recensioni e interviste, sui siti e pagine web collegati a “Kaos” e sul giornale online nazionale www.fattitaliani.it, media partner del Festival; gli autori saranno ospiti dell’organizzazione nelle giornate del Festival e usufruiranno di appositi spazi espositivi nell’ambito della Fiera del Libro e della comunicazione promossa da Kaos.
Il vincitore del premio verrà decretato dalla giuria di qualità, composta da quattro personalità del mondo della cultura e il Presidente che in caso di ex aequo potrà esprimere due voti.
La proclamazione avverrà nel corso della serata conclusiva di Kaos - Festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana, che si svolgerà in data da destinarsi, nel corso della seconda metà del 2018, in uno dei Comuni della Provincia di Agrigento. L’opera vincitrice verrà segnalata all’Istituto di Scuola Superiore aderente all’iniziativa per l’adozione come testo di narrativa e per la promozione di attività successive al festival, di approfondimento e promozione dell’opera stessa con la partecipazione degli studenti e dell’autore.
Le date delle varie fasi del concorso verranno comunicate con largo anticipo tramite mail.
Il giudizio del Comitato dei Lettori e della giuria di qualità è insindacabile. I volumi inviati non saranno restituiti.
La partecipazione per la sezione A è gratuita.
Le opere dovranno pervenire entro il 15 giugno 2018 presso:

Direzione artistica 
Premio “KAOS” 
Via Fontanelle 7 - 92010 - Siculiana AG 

Sezione B - Poesia: gli autori possono partecipare con un componimento poetico inedito, in lingua italiana o in dialetto siciliano, della lunghezza non superiore ai 40 versi.

Sezione C - Racconti: gli autori possono partecipare con un racconto edito o inedito, della lunghezza massima di cinque cartelle, intendendo con cartella una pagina word di 2000 caratteri, spazi inclusi.

Anche gli elaborati delle sezioni B e C dovranno avere come argomento storie, personaggi e/o luoghi siciliani.

Per le sezioni B e C sarà costituito un apposito comitato di lettura e di valutazione che effettuerà la selezione delle tre opere finaliste.

Nel corso della serata conclusiva del Festival KAOS avverrà la votazione finale per la proclamazione dei vincitori.

La partecipazione per le sezioni B e C è gratuita.

Per partecipare alle sezioni B e C del concorso, è necessario l’invio via e-mail, entro il 15 giugno 2018, all'indirizzo di posta elettronica: 
premiokaos@gmail.com.

I componimenti verranno trasmessi alla giuria in forma anonima.

Per tutte e tre le sezioni va compilata e allegata all'opera la scheda di adesione acclusa al presente bando.
Premi: alle opere finaliste di tutte le sezioni del concorso saranno consegnati oggetti d’arte realizzati dall’Accademia BB AA Michelangelo di Agrigento, targhe e/o attestati.

Le opere vincitrici, le finaliste e quelle eventualmente segnalate dalla giuria delle sezioni B e C saranno raccolte e pubblicate in un’antologia a cura della casa editrice Medinova.

Le comunicazioni agli autori avverranno tramite e-mail.

Per ulteriori chiarimenti scrivere a premiokaos@gmail.com organizzazione a cura della Top Stage 


PREMIO “KAOS” 2018
scheda di adesione 



La/il sottoscritta/o ...…………………….......................................................................................

Nata/o a ..........................……………...................... il ....................................................................

Residente a .................................................. ……..Via…………………………………..………..

Casa editrice (solo per la narrativa edita) ….................................................................................

Tel.............................................................................................................. …….

E-mail: .............……………………………........................................................

CHIEDE 



di partecipare alla Edizione 2018 del Concorso Letterario “ Kaos” 

Per la sezione _______

con l’opera

titolo___________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Partecipando alle sezioni B o C, la/il sottoscritta/o dichiara la paternità dell'opera presentata e autorizza l’eventuale utilizzo per la realizzazione di un’antologia delle opere in concorso a cura della casa editrice Medinova.

La/il sottoscritta/o dichiara di aver preso visione del regolamento del concorso e autorizza l’organizzazione, ai sensi della legge 675/96, di utilizzare a fini promozionali i dati dell’autore in concorso.







 Firma
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Internet Haters e Trolls. Chi sono, Perché odiano online, Come difendersi: online gratuitamente il saggio

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Disponibile gratuitamente online il saggio sugli “Internet Haters”, sui “Trolls” e sugli “Internet Lovers”, pubblicato sulla piattaforma StreetLib venerdì 15 dicembre 2017.

In Italia il fenomeno dei cosiddetti Haters online è molto diffuso, sta prendendo piede sempre di più e colpisce indistintamente chiunque utilizzi Internet e i varisocial per le proprie attività professionali o personali.
Il saggio, “Internet Haters e Trolls. Chi sono, Perché odiano online, Come difendersi”, scritto a più mani da professionalità diverse e complementari, descrive i profili di questi soggetti, dà gli elementi perché vengano riconosciuti immediatamente, e suggerisce alcune strategie di difesa e di prevenzione per evitare che l’“utente internet target”, la vittima bersaglio sacrificale degli Hater, possa subire danni che qualche volta possono risultare irreversibili e devastanti.
SINOSSI:
Con il temine anglosassone “Internet Haters”, gli esperti di comunicazione e la comunità scientifica internazionale definiscono persone che dietro un alias virtuale o reale, utilizzano le varie piattaforme internet per esprimere il loro odio verso altre persone, verso alcune specifiche categorie di soggetti, verso un’idea, verso un oggetto. In italiano si potrebbe tradurre con “Quelli che odiano su Internet”.
Un’altra categoria di utenti internet sono i “Trolls”, ovvero persone che, direttamente o indirettamente, interagiscono con altri utenti internet tramite commenti, messaggi, post, foto, etc.…, che hanno una connotazione provocatoria, irritante, offensiva, delegittimante, calunniosa, finalizzata esclusivamente a creare un danno diretto o indiretto alla persona bersaglio (“target internet user”) che si vuole colpire per squalificarla e ridicolizzarla agli occhi di tutti i suoi amici virtuali e/o i suoi follower, creando scompiglio e disturbo nella normale comunicazione social.
Infine ci sono gli “Internet Lovers”, che in italiano potremmo tradurre letteralmente con “Quelli che amano su Internet”. In questo caso le categorie, a grandi linee e semplificando, sono due: da un lato ci sono persone che effettivamente e sinceramente cercano nei vari social amore, tenerezza, affetto, ascolto, comprensione, e nobili sentimenti; dall’altro lato ci sono coloro che utilizzano sui social questi bisogni e “debolezze” umane per truffare, manipolare, plagiare, rubare, etc.…, con una strategia scientificamente studiata nei minimi particolari e che porta questi truffatori internautici a creare danni serissimi e irreversibili a donne e uomini che abboccano alle loro ingannevoli lusinghe amorose social.
Per l’acquisto online della versione e-book, clicca qui:

Bruxelles, all'Osteria Agricola Toscana lunedì 18 dicembre degustazione gratuita di vini

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L'Osteria Agricola Toscana accoglie Dolce Vita per una serata tematica dedicata alla Toscana.

In programma una passeggiata turistica attorno alle grandi denominazioni vinicole.
Alessandro Melan di Dolce Vita darà i consigli migliori per scoprire meravigliosi angoli della Toscana.
Durante la serata ci sarà l'opportunità di degustare un Brunello de Montalcino, un Chianti Classico e un Morellino di Scansano che saranno illustrati da Barbara e Fabio de L’Osteria Agricola Toscana.
Per chi volesse prolungare la serata, il ristorante rimane aperto dopo l'evento.
Serata gratuita: obbligatorio riservare tramite messaggio privato su Facebook Dolce Vita o via e-mail a dolcevita.rebeca@gmail.com.

Premio “Le ragioni della Nuova Politica" dedicato ai 70 anni della Costituzione italiana

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Il Premio “Le Ragioni della Nuova Politica”, fiore all’occhiello dell’Associazione "L’Alba del terzo Millennio", ha celebrato lo scorso 14 dicembre, con il consueto straordinario successo, la sua quindicesima edizione davanti a una platea di oltre centocinquanta illustri ospiti, tra i quali i più autorevoli esponenti delle istituzioni italiane, civili e militari.
La cerimonia è stata aperta nella meravigliosa Sala Vanvitelli con il saluto di Massimo Massella Ducci Teri, Avvocato generale dello Stato, che ha ribadito il piacere di “ospitare un premio così importante che vede premiate alcune tra le personalità più importanti della nostra Repubblica”.
Sara Iannone, presiedente dall’associazione “L’Alba del Terzo Millennio” che ha ideato e istituito il premio, ha voluto dedicare questa edizione al LXX anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana e dell’adozione del Tricolore e dell’Inno di Mameli; ogni edizione del Premio, infatti, è ispirato a un tema di grande valore sociale e culturale che sia anche legato all’attualità. Per celebrare questa ricorrenza sono stati organizzati numerosi eventi molto significativi come la partecipazione straordinaria della Banda dell’Esercito italiano che ha eseguito magistralmente tre brani particolarmente significativi della nostra storia e l’inno di Mameli, con la direzione del M° Capitano Antonella Bona, unica donna al mondo a dirigere una banda istituzionale.
Dopo la coinvolgente esecuzione, arricchita dalle splendide voci del Soprano Carmela Maffongelli e del Tenore Pierluigi Paulucci, Sara Iannone ha presentato l’artista Pietra Barrasso che ha regalato a questa edizione del premio una splendida opera che rappresenta i valori della nostra Repubblica – una tela di circa un metro e mezzo per due, in acrilico spatolato, che ha voluto intitolare “Premio le Ragioni della Nuova Politica” – e che il presidente Iannone ha voluto destinare all’Avvocatura generale dello Stato consegnandola all’Avvocato Massella Ducci Teri.
Inoltre, la Iannone ha voluto ricordare la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che fu fatta con il suo premio nel 2011 proprio in quella sala, mostrando lo splendido abito che lo stilista Luigi Bruno realizzò per l’occasione e che l’allora etoile del Teatro dell’Opera di Roma, Laura Comi, indossò in un’esibizione suggestiva e unica nel suo genere.
A coronamento delle iniziative dedicate alla Costituzione, il Prof. Cesare Mirabelli, emerito presidente della Corte Costituzionale, ha fatto un’interessante riflessione sul tema: “Il principio di sovranità popolare sancito dalla Costituzione italiana” sottolineando, fra l’altro, quanto sia importante che il corpo elettorale difenda la propria sovranità attraverso l’esercizio della democrazia partecipativa con lo strumento delle proposte di legge di iniziativa popolare e con quello referendario.
Com’è ormai consuetudine da molti anni, la cerimonia è stata condotta da Maria Giovanna Elmi, Camilla Nata e Rosanna Vaudetti.
Il premio è nato nel 1996 come ulteriore riconoscimento per quanti hanno dato un rilevante contributo al nostro Paese con professionalità e dedizione, mostrando un’attenzione costante e non comune all’evoluzione e alle grandi trasformazioni che negli ultimi decenni hanno modificato confini, assetti ed equilibri della società italiana.
In questa XV edizione 2017 sono stati insigniti quattordici alti esponenti delle istituzioni e del mondo accademico tra i quali Paola Basilone, Prefetto di Roma, che nel ricevere la Colomba della Civiltà dall’Avvocato Massella Ducci Teri ha ribadito l’onore di svolgere un’attività che è al servizio dello Stato, mentre il Prof. Mario Morcellini, Commissario Agcom, già Ordinario alla Sapienza Università di Roma e tra i massimi esperti di comunicazione, insignito dal Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, ha voluto porre l’accento sull’importanza dell’ottimismo per rilanciare l’Italia “perché non si può vivere serenamente con una narrazione del Paese iniettata” di negatività.
L’avvocato Salvatore Catalano, premiato da Luigi Giampaolino, presidente emerito della Corte dei Conti, ha voluto sottolineare l’importanza, e non soltanto nell’ambito di un processo penale, di far emergere l’uomo, restituendogli la sua centralità anche quando ha sbagliato.
Evelina Christillin, Presidente Enit, ha ricevuto il premio dalla senatrice Maria Rizzotti che ha evidenziato i numerosi e prestigiosi incarichi ricoperti dalla Christillin non soltanto alle Olimpiadi invernali di Torino, mentre l’avvocato Stefano Crisci, premiato dal professor Andrea Monorchio, ha ricordato il suo progetto “Diritto, arte e scienza” che consente a chi si occupa di Diritto di sublimarsi avvicinandosi all’arte.
Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, nel condividere il premio con tutte le forze armate ha voluto rendere merito a tutti gli uomini che hanno lavorato con lui e sotto di lui e ricordare i nostri militari che operano nei teatri delle missioni internazionali ricordando che “sono spesso i migliori nel mondo e ancora oggi siamo un riferimento di democrazia e di libertà”. Gianni Letta, che gli ha consegnato il trofeo, ha richiamato il concetto di ottimismo espresso da Morcellini per affermare che sono uomini come il generale Graziano a renderlo concreto perché si nutre “dell’impegno e della volontà di fare qualcosa per il nostro Paese”.
Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, premiato dall’ammiraglio Valter Girardelli, Capo di Stato maggiore della Marina, ha affermato: “Questo premio mi conforta nella mia convinzione che impegno, fiducia e speranza ci debbano nutrire e ciò che ho ascoltato in questa sala stasera mi dà la certezza che stiamo andando in questa direzione”.
Corrado Calabrò ha consegnato la Colomba della Civiltà ad Antonio Marzano, Economista di spessore che in questa occasione ha voluto ricordare la sua battaglia culturale per affermare che il PIL è importante ma non a costo del sacrificio delle persone, “alla sua crescita si deve associare la qualità della vita e nella nostra costituzione che una delle più belle del mondo” questi principi sono contenuti. E la qualità della vita grazie alla salute, oltre alla salvezza della vita stessa, sono stati i temi toccati dal Prof. Giuseppe Nisticò nel premiare Graziella Pellegrini, Docente di Biologia applicata, che con le sue scoperte nella Medicina rigenerativa ha consentito la realizzazione di terapie preziosissime.
L’importanza di avvicinare la Giustizia al cittadino come principio e nell’esercizio della funzione è stato il messaggio di Cosimo Ferri, Sottosegretario di Stato alla Giustizia, premiato dall’Avvocato generale dello Stato Massimo Massella Ducci Teri, mentre Lamberto Dini, che ha consegnato il trofeo ad Antonio Porsia, Presidente HBG Gaming, ha voluto sottolineare come Porsia sia stato capace di dare una risposta a una domanda che viene dalla società mantenendo una linea di certezza e di legalità in un ambito pieno di difficoltà e di insidie come quello del gioco.
Per Franco Frattini, Presidente III Sez. giurisdizionale Consiglio di Stato, Marco Mancini, Capo dipartimento Miur, e Paolo Grossi, Presidente Corte Costituzionale, che non sono potuti intervenire per impegni imprevisti, hanno ritirato il premio rispettivamente l’on Giuseppe Gargani, il prof. Giuseppe Nisticò e Corrado Calabrò.
Inoltre, “L’Alba del Terzo Millennio” ha conferito tre targhe speciali dedicate alla valorizzazione dell’impresa italiana. Una a Marco Malavolta, amministratore di Picenia srl., consegnata da Donatella Zingone, una a Giorgio Heller, presidente della Roma Capitale Investments Foundation, consegnata dal Prof. Vincenzo Sanasi D’Arpe che ha conferito anche quella ad Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione Univerde, per aver ottenuto l’iscrizione dell’Arte del pizzaiolo napoletano nell’elenco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.
Infine, il professor Luca Filipponi, presidente della Fondazione “Spoleto festival arte” ha fatto omaggio di un’opera d’arte a questa quindicesima edizione del Premio Le Ragioni della Nuova Politica – “Ondismo made in Italy espanso” dell’artista perugino Tony Raggetti – che il presidente Iannone ha voluto destinare a Giovanna Sorbelli, presidente di Eudonna e che le è stato consegnato da Alessandra Canale.
Nel corso degli anni sono state premiate oltre centoventi personalità illustri molte delle quali hanno partecipato anche alla celebrazione di questa edizione. Tra gli altri: Gianni Letta; Valter Girardelli; Corrado Calabrò; Tiziano Treu; Eugenio Gaudio, Monsignor Luigi Casolini, Andrea Monorchio, Baldassare Favara, Margherita Boniver, Vincenzo Sanasi D’Arpe, Monsignor Clemente Bobchev, Lamberto Dini, Mariella Rizzotti, Fausto Capalbo, Giuseppe Faberi, Alessandra Canale, Mario Basili, Oscar Fiumara, Luigi Giampaolino, Gen. Luigi Longobardi, l’ambasciatore Daniele Mancini con la moglie Annarita, Fabio Verna, Mario Tassone, Giuseppe Valentino, Gen. Gennaro Cuciniello, Maria Ligorio della Fondazione Papa Clemente XI, Angelo Gargani, Fabrizio Mechi, Marco Rotondi, Antonino d’Este Orioles…
Nel corso degli anni il Premio ha conquistato la stima e la considerazione da parte di tutte le massime Istituzioni nazionali e anche questa edizione si è svolta sotto il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Lazio e di Roma Capitale.
La manifestazione si è conclusa con un cocktail che è stato una piacevole occasione di intrattenimento per tutti gli ospiti.
EMANUELA DEL ZOMPO





Pio Stellaccio: "Dopo L'Isola di Pietro, ho in progetto un monologo teatrale da portare in scena"

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Pio Stellaccio, di recente nel ruolo del cattivo nella fortunata fiction L’isola di Pietro, sarà in scena al teatro Cyrano dal 12 al 14 gennaio e poi in tournée con lo spettacolo Tre attori in affitto scritto da Hamarz Vasfi con la regia di Alessia IZZO e prodotto da Stefano Francioni.

Pio, chi sarai a teatro? 
– In “Tre attori in affitto” interpreto il ruolo di Ciro, un attore di origini napoletane che, come gli altri due coinquilini, ha un segreto da nascondere: Ciro sparisce sempre di notte!
Conoscevi già il resto del cast?
– Conoscevo già Danilo Brugia ed Hamarz Vasfi perché compagni di squadra nella nazionale -attori di calcio, invece ho incontrato per la prima volta alle prove Noemi Giangrande. Devo dire che il nostro è un quartetto che ha trovato subito un’ottima intesa.
Felice del successo della fiction?
– Sono stato molto contento del successo che ha avuto “L’isola di Pietro”, credo sia stata la giusta ricompensa per l’impegno e la professionalità che attori e maestranze hanno dedicato a questo lavoro.
Prossimi progetti? 
– Uno dei progetti che ho in cantiere è quello di scrivermi un monologo teatrale e portarlo in tournée. Rappresenta anche un piccolo sogno da realizzare.

Hamarz Vasfi, da Un Posto al Sole, alla conquista del teatro italiano. L'intervista

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Incontriamo Hamarz Vasfi, che sarà a teatro uno dei protagonisti di Tre attori in affitto per la regia di Alessia Izzo in scena a Roma al Cyrano dal 12 gennaio 2018.
Hamarz, come nasce questo progetto?
Nasce dalla voglia di raccontare una storia vera nella speranza di far sorridere le persone.
Che ruolo interpreti ?
Sono Amir, un attore di origine iraniane che si è trasferito a Roma all’età di 13 anni e che continua coltivare il suo sogno, quello di diventare un attore di successo. Ho sempre apprezzato il genere brillante.
Ti rivediamo anche a Un posto al sole
Sono molto felice del mio ritorno a UPAS e spero di poter rimanere a lungo, in quanto il mio personaggio fino ad ora non ha espresso tutta la sua potenzialità. Ma sopratutto perché è un grande piacere lavorare nella meravigliosa famiglia UPAS.
Prossimi progetti?
Essendo superstizioso Vi potrei solo dire che ci sono alcuni progetti che bollono in pentola. Nel frattempo oltre ad aver scritto”Tre attori in affitto” e il mio ritorno in “Un posto al sole” ho preso parte ad un progetto cinematografico prodotto dalla iif  “Basta credere, io c’è “.
Un sogno ?
Spero di ottenere tanto successo al teatro con “Tre attori in affitto” e di farlo diventare un film.

Noemi Giangrande, attrice a 360 gradi tra cinema, tv e teatro. L'intervista

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Noemi Giangrandeè il volto femminile di Tre attori in affitto, la commedia in scena al teatro Cyrano di Roma dal 12 gennaio 2018 per tre giorni e poi in tournée nei prossimi mesi.

Noemi, raccontaci tutto su questo spettacolo ….
La commedia parla di tre ragazzi, aspiranti attori che purtroppo (come accade quasi sempre nella realtà) devo svolgere altri lavori per poter sopravvivere. Pur trattandosi quello della’attore, di un mestiere già precario e poco certo, i tre riconoscono anche di avere loro stessi dei limiti dovuti soprattutto alla loro dizione alquanto inappropriata se si vuole svolgere tale mestiere, allora decidono di affidarsi ad un acting Coach per potersi migliorare ed affrontare così nel migliore dei modi gli eventuali futuri provini. Io sono per l’appunto l’Acting Coach.
Come ti sei avvicinata tu al mondo della recitazione? 
Ho iniziato con un primo laboratorio teatrale a Pescara studiando principalmente il metodo Stanialavskij. Poi ho proseguito a Napoli diplomandomi al teatro Totò e per 2 anni ho frequentato a Roma un corso di doppiaggio.
Ho iniziato quando avevo 18 anni, mi ero trasferita da napoli a pescara da qualche anno per motivi di famiglia. Per caso,Michela, una cara amica di famiglia (che mi aveva già fatto conoscere la pratica buddista), un giorno mi ha proposto di accompagnare la figlia ad un laboratorio teatrale. Ho iniziato a fare danza classica da quando avevo 5 anni ma fino a quel momento non avevo mai pensato di fare l’attrice, ma dalla prima lezione ho provato subito un forte interesse per il teatro che poi è diventata una passione, un amore e poi una parte della mia vita, che ancora mi accompagna. Da quel momento non ho più mollato. Mi sono ritrasferita a Napoli e ho cominciato a lavorare con delle compagnie amatoriali e ho continuato ovviamente nella formazione.
Quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso?
Senza dubbio quando mi presero come poliziotta fissa per la fiction la Squadra. Anche se si trattava solo di una figurazione, trattandosi di una figura fissa e durata almeno tre anni, ho avuto la possibilità di svolgere inseguimenti, effettuare arresti, dire delle battute di tanto in tanto, insomma, ho cominciato realmente a capire come si sta su un set cinematografico. È stata davvero una scuola per me. (La cosiddetta gavetta)
Un’altra tappa molto importante, è quando ho cominciato a lavorare come insegnante di recitazione per i ragazzi della scuola de “L’Arte nel Cuore”, una accademia di formazione artistica che ha aperto le porte a ragazzi disabili. A fine anno scolastico, vedere i “miei” ragazzi sul palco in assoluta autonomia, è una delle mie più grandi soddisfazioni a livello sia lavorativo che umano. Sono veramente eccezionali!
Altra tappa è quando tre anni fa ho girato il film per il cinema dal titolo “Janara”, regia di un giovane regista Roberto Bontà Polito ed ero una dei protagonisti insieme ad altri bravi attori in particolar modo con Rosaria De Cicco, non solo bravissima attrice ma una persona veramente squisita che sul set mi ha dato tanta carica.
Progetti futuri ? 
In effetti ci sono due cose che bollono in pentola, una teatrale e un’altra cinematografica, ma per scaramanzia preferisco ancora non parlarne fin quando non ne ho la certezza.
Di sicuro per ora sto appunto preparando questa simpatica commedia con i mitici e simpatici oltre che bravi attori, Vittorio Hamarz, Danilo Brugia e Pio Stellaccio, e la regia di una esplosiva e solare Alessia Izzo. Sono davvero una fantastica combriccola!
Inoltre proprio fra pochi giorni inizierò le riprese di un film, un thriller dal titolo “Il sorriso di Caino”, produzione Obiettivo 2000 di Domenico Albergo e la regia di un giovane regista spagnolo, Jordi Valls Freixa.

Beppe Convertini, la mostra “SI RIAccendono i colori della pace” racconto fotografico della missione umanitaria

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Sarà inaugurata lunedì 18 dicembre 2017, e fino al giorno 6 gennaio 2018, alle ore 19.00, presso il Doria Center a Palazzo Doria Pamphili (via Plebiscito, 117 - Piazza Venezia), con una serata di solidarietà a sostegno di Terre des Hommes, la mostra “SI RIAccendono i colori della pace” di Beppe Convertini.
Un racconto fotografico della missione umanitaria che Convertini, testimonial della Fondazione, ha compiuto, questa estate,  nel centro profughi siriano a Zarqa al confine Giordano Siriano. La mostra, il 20 novembre scorso, Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia, è stata allestita al Palazzo Ducale di Martina Franca e, dopo Roma, farà tappa in altre città: Milano, Padova.
Attraverso gli scatti fotografici i racconti impressi in un'immagine di migliaia di bambini, ognuno a testimoniare la propria storia. Tanti i temi affrontati e impressi in quelle immagini: l'educazione, l'istruzione, l'assistenza sanitaria e le attività ludiche. Grande attenzione al problema delle spose bambine, sempre più attuale e diffuso per cui sono costrette a diventare spose,e poi mamme,in età precoce, subendo così dei disturbi psico fisici irreparabili.
“Una grande dignità e compostezza - spiega Beppe Convertini - nel racconto di ogni memoria vissuta seppur nel dolore. Nel dramma sono stato rapito dalla gioia e dalla tenerezza dei più piccoli che mi hanno regalato con i loro sorrisi dei momenti indimenticabili più di quello che io ho potuto fare per loro. Il mio tempo l'ho dedicato ad aiutare gli uomini e gli straordinari volontari e cooperanti a caricare e scaricare aiuti e a costruire dei rifugi che li possa riparare dal gelo e dalle intemperie dell'inverno perché nelle tende ovviamente senza acqua, luce e riscaldamento è durissima sopravvivere. Ma soprattutto l'ho dedicato a loro, i  bambini”.
“I gesti dicevano più di mille parole - continua nel racconto Beppe Convertini - alcune volte  è bastato davvero uno sguardo o una carezza per sentirsi parte di loro. Ero emozionato quando facevano a gara per stringermi la mano o per darmi un bacio, in quel momento pensi di aver perso del tempo nella tua vita dietro alla futile quotidianità”.
Alla serata inaugurale  interverrà il Presidente di Terre des Hommes International Raffaele K. Salinari, che illustrerà le attività della Fondazione, e numerosi personaggi del mondo dello spettacolo: Giusy Versace, Guillermo Mariotto, Fanny Cadeo, Jane Alexander, Elisabetta Pellini, Alma Manera, Matilde Brandi, Janet De Nardis, Mimmo Calopresti, Stefano Dominella, Patrizia Pellegrino, Sofia Bruscoli, Sandra Milo, Giucas Casella, e tanti altri. 

Opera, Devid Cecconi è Rigoletto: il canto è felicità, una dedizione, la vita. L'intervista di Fattitaliani al baritono fiorentino

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Rigoletto si inserisce nel periodo centrale della produzione operistica verdiana e con Il Trovatore e La Traviata costituisce la trilogia popolare. L'opera venne scritta da Verdi su richiesta della direzione del Teatro la Fenice per l'inaugurazione della stagione del carnevale veneziano del 1851 e proprio al Teatro la Fenice di Venezia l'11 marzo 1851 fu rappresentata per la prima volta. L'argomento dell'opera, il cui libretto è di Francesco Maria Piave, è tratto dal dramma Le Roi s'amuse di Victor Hugo, che il Maestro considerava il più grande dramma dei tempi moderni. L'evento torna a ripetersi dal prossimo giovedì 21 dicembre fino al 2 gennaio 2018 all'Opera di Liegi. A dividersi il ruolo del buffone di corte il baritono rumeno George Petean e il fiorentino Devid Cecconi che Fattitaliani ha intervistato.

Rigoletto è uno di quei titoli e personaggi "sacri" dell'opera che lei ha già interpretato: personalmente che cosa Le piace del "buffone di corte"? 
Ciò che amo di Rigoletto è che si tratta dell’opera d’eccellenza per un baritono. Come sappiamo Verdi ha scritto molte opere per questo tipo di vocalità, in questo senso regala enormi soddisfazioni. 
Il Maestro Giampaolo BISANTI
Come cambia (se cambia) l'impostazione della voce dalle scene allegre a quelle drammatiche? 
L’impostazione della voce tecnicamente non cambia, essa rimane sempre nella stessa posizione. Ciò che cambia è l’accento, che varia a seconda degli stati d’animo che il personaggio vive nei vari momenti.
Quali sono gli "ingredienti" del ruolo dal punto di vista tecnico? 
Si tratta di una tessitura abbastanza acuta, ma se il repertorio è adatto alla propria vocalità si riescono a superare le insidie della partitura. Bisogna avere facilità nel passaggio, negli acuti che la tradizione richiede, ma soprattutto padronanza del fraseggio e del legato, che deve essere sempre morbido per poter esprimere al massimo le mille sfaccettature che questo ruolo richiede. 
Che cosa secondo lei dell'opera Rigoletto rimane sempre attuale e moderno? 
Le emozioni. Quelle rimangono invariate, sono sempre le stesse all’epoca come oggi; cambiano i tempi e le mode ma i sentimenti degli esseri umani sono sempre gli stessi: amore, gelosia, tradimenti, vendetta. 
Potrebbe riassumere la sua carriera in tre tappe per lei particolarmente significative? 
La prima tappa, la vittoria del premio Battistini nel 2006. La seconda il mio debutto in Rigoletto al teatro Verdi di Trieste, sempre nel 2006. La terza tappa sicuramente la prima del Teatro alla Scala nella Giovanna d’Arco, il 7 Dicembre 2015.
Quali consigli hanno segnato la sua formazione? 
Ho cercato di mettere a frutto tutte le esperienze fatte in questi anni, facendo tesoro di tutti i consigli che mi sono stati rivolti. Ho avuto la fortuna di incontrare grandi interpreti come Panerai, Bergonzi, Bartolini e tanti altri, ed ognuno di loro fa parte di uno splendido bagaglio che porto sempre con me e che mi ha aiutato ad esprimermi nei grandi ruoli che interpreto. 
Stefano MAZZONIS DI PRALAFERA
Cantare oggi l'opera dà più soddisfazioni o delusioni? 
L’opera regala solo soddisfazioni, perché il canto è felicità; quando sei sul palco e canti non pensi al resto, alle preoccupazioni di ogni giorno. È solo soddisfazione personale ed emotiva calcare i palcoscenici calpestati dai più grandi cantanti del mondo. 
Quali sono le maggiori difficoltà per chi vuole intraprendere questa carriera
Ad elencarle sarebbero troppe! Se una persona è animata da una vera passione lo fa e basta. Bisogna provare e perseverare, se si è davvero motivati, nel profondo; perché se si analizzano le difficoltà a priori mai si inizierebbe un tale percorso. Il canto non è un lavoro è una dedizione, è la vita, lo si fa a prescindere, indipendentemente dal traguardo che si raggiungerà alla fine. Si canta perché non si può farne a meno, come respirare. Giovanni Zambito.


Scheda
Direction musicale: Giampaolo BISANTI*
Mise en scène, décors et costumes:  Stefano MAZZONIS DI PRALAFERA

Décors (réalisés par): Scenografie SORMANI CARDAROPOLI (Milan)
Costumes (réalisés par): Fernand RUIZ
Lumières: Michel STILMAN
Chef des Chœurs: Pierre IODICE
RIGOLETTO: George PETEAN  / Devid CECCONI* 
GILDA: Jessica NUCCIO*/ Lavinia BINI 
IL DUCA DI MANTOVA: Giuseppe GIPALI  / Davide GIUSTI 
SPARAFUCILE: Luciano MONTANARO
MADDALENA: Sarah LAULAN*
IL CONTE DI MONTERONE: Roger JOAKIM
MARULLO: Patrick DELCOUR
LA CONTESSA DI CEPRANO: Alexise YERNA
MATTEO BORSA: Zeno POPESCU
Orchestre et Chœurs: Opéra Royal de Wallonie-Liège
Production: Opéra Royal de Wallonie-Liège
* Première fois à l'Opéra Royal de Wallonie-Liège
 21, 23, 26, 28 et 30 déc. 2017 et 2 janvier 2018
 22, 27, 29, 31 déc. 2017 et 6 janvier 2018

Top Brands: le migliori performance dei brand di Telco, domina Wind

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La Top Brands, forte del nuovo tool di Social Analytics, ha analizzato le performance complessive dei profili dei brand del settore Telco sui social. Al primo posto troviamo Wind, seguito da Tim, Vodafone, Fastweb e Tre Italia

Top Brands, la classifica dei migliori brand sui social media realizzata da Blogmeter, torna con un’importante novità: per la prima volta l’analisi è stata effettuata utilizzando il nuovo tool di Social Analytics che sarà disponibile dal 2018. Un tool totalmente cambiato sia nell’interfaccia grafica che nelle funzionalità, che ha permesso di inserire anche il canale YouTube dei profili presi in esame. Facendo leva su questo nuovo tool, Blogmeter ha analizzato le performance complessive dei profili dei brand del settore telecomunicazioni su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube, un’analisi multicanale che garantisce una visione olistica dei social presi in esame. Entrando nel dettaglio la Top Brands ha misurato tutte le pagine ufficiali dei brand di telecomunicazioni che si rivolgono esclusivamente al mercato italiano, escludendo le pagine dedicate a servizi o offerte specifiche e ai profili dedicati al customer care. La classifica ha preso in considerazione la metrica del total engagement relativa al mese di novembre.
Wind domina con il maggior numero di interazioni, soprattutto grazie a Facebook
Vediamo dunque che al primo posto del rating si trova Wind con un engagement totale pari a 27.700. A trainare questo risultato è Facebook che si aggiudica il 97,8% delle interazioni totali, seguono Twitter con l’1,5% e YouTube con lo 0,8%. Instagram è invece il grande assente e questo significa che Wind è l’unico tra i primi cinque brand in classifica a non utilizzare questo canale. Dal canto suo Wind porta a casa il post che in assoluto raccoglie più reaction grazie ad un contenuto call to action che invita gli utenti a votare, tramite le reaction, l’assistente virtuale preferito. (https://www.facebook.com/Wind/photos/a.153727617979324.32472.142553345763418/1730491773636226/?type=3&theater)

In classifica seguono Tim e Vodafone
Tim si posiziona al secondo posto raggiungendo 18.000 interazioni complessive. Anche per Tim è Facebook il canale più ingaggiante che ottiene l’83,5% di interazioni totali. Instagram ottiene invece  l’8,2% di interazioni grazie ad un piano editoriale dedicato anche al #TimDucati ad #Eicma. Anche se YouTube sembra essere in termini di interazioni il fanalino di coda, il video dedicato all’offerta per Internet Fibra+,  probabilmente supportato da forme di sponsorizzazione, ottiene 1,1 milioni di visualizzazioni conquistando il podio come contenuto più visualizzato su YouTube (https://youtu.be/3DbazVeTRhY).  Vodafone si attesta invece in terza posizione toccando 16.400 interazioni totali tra i quattro canali social. Anche in questo caso Facebook domina con il 72,9% mentre Twitter il 16,5% conquistandosi la quota più alta nel panel in analisi. Tra i contenuti più ingaggianti ritroviamo dei post dedicati all’iniziativa Happy Friday. Facebook è invece il canale di punta per quanto riguarda il quarto brand classificato, Fastweb, garantendo il 90,5% del total engagement. Seguono  Twitter con il 5,6% e Instagram con il 4% per un totale di 15.600 interazioni complessive nel mese di novembre.  A conquistare sono i contenuti dedicati alla nuova campagna #Nientecomeprima (https://www.facebook.com/Fastweb/videos/vb.103435909471/10155309039349472/?type=2&theater).  Infine al quinto ed ultimo posto della classifica troviamo Tre Italia, che nei quattro canali social genera un totale di 10.500 interazioni, di cui più della metà derivanti da Facebook. Segue Instagram che contribuisce all’engagement totale con ben il 33,5% delle interazioni. All’interno del panel analizzato, Fastweb risulta il Brand che ha investito maggiormente nel canale fotografico pubblicando diversi contenuti generati dagli utenti con tag #Ambassador3.

I capponi politici (non mi resta che piangere)

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Che sono orfano politico lo dico da un pezzo: sono rimasto senza un partito di riferimento, perché non ce n’è più uno che si meriti la mia stima. Continuo a votare, cercando di scegliere ogni volta il meno peggio, ma è una fatica sempre più grande.

Per un po’ ho sperato nei Cinque Stelle, e al mio municipio di Roma (ex “Circoscrizione”) li ho pure votati per metterli alla prova su problemi concreti che l’amministrazione precedente aveva lasciato irrisolti. Non è cambiato niente.
Ho continuato a tenerli d’occhio, i Cinque Stelle, e mi è pure capitato di trovarmi d’accordo su qualche cosa, in qualche caso anche importante; ma nemmeno a farlo apposta, tutte le volte succedeva poi qualcosa che mi faceva rizzare i capelli in testa.
Ve ne dico tre.
Una è stata, tempo fa, la risposta di Fico a Belpietro che gli chiedeva pacatamente, con quell’antipatico sorrisino permanente agli angoli delle labbra, se il M5S fosse pro o contro l’Euro. Mi aspettavo una risposta comprensibile e invece Fico ha snocciolato una serie di parole senza senso e finalmente, incalzato, (“Sì, Fico, ma io le ho chiesto se siete per o contro l’euro...”) se n’è uscito con un incredibile “Chiederemo al web”.
Chiederemo al weeeb? Ma come, io che ho passato una vita nei commerci internazionali e nel business administration non sono ancora riuscito a farmi su questa cosa un’idea accurata, e tu fai decidere una cosa del genere al weeeb? Ci sono cose che si devono lasciare fare a specialisti di fiducia, accidenti. Un chirurgo lo valuti in base alle sue qualifiche, e non vorresti certo che in sala operatoria incidesse col bisturi qui o là in funzione del voto espresso “dal web”. Dalla Sanità si passerebbe alla demoinsanità; e analogamente, dalla democrazia alla demopazzia.
Un’altra cosa che mi ha colpito è stata la convocazione arrivata dalla DIGOS di Palermoa una mia parente strettaperché andasse a riconoscere o disconoscere la firma, che era fra quelle raccolte dal M5S a Palermo nel 2012.  So la storia di prima mano perché in quel momento la persona era a Roma, e l’ho accompagnata personalmente alla DIGOS della capitale. Qualcuno degli indagati aveva detto che “le firme erano autentiche ma non si leggevano bene, e allora erano state ricalcate”. A parte il fatto che non sarebbe stato comunque un peccatuccio veniale, era una bugia: l’interessata quella firma non l’aveva messa mai, ed è rimasta con la curiosità di sapere come gli aspiranti candidati M5S si fossero procurati il numero del suo documento di identità. Forse da qualcuno all’interno del comune di Palermo? C’è il pericolo che rimanga  un mistero, perché – guarda caso – nessuno degli indagati ha scelto il rito abbreviato, e nel 2018 il reato sarà prescritto.
Certo, va detto che i grillini coinvolti sono stati invitati ad autosospendersi, o sono stati sospesi d’autorità dal M5S; ma va detto anche che quando a organizzare la falsificazione è un gruppone di 14 candidati, non uno o due, non si può non interrogarsi su quanto “diverso” sia un intero movimento, o di quanto presto faccia a diventare come gli altri partiti su cui punta (spesso giustamente) il dito.
L’ultima delusioneme l’ha data Di Maio in questi giorni con la storia delle pensioni: non solo per la enorme cantonata che ha preso, ma per il modo vecchiopolitico-anguillesco con cui ha tentato di uscirsene quando è stato messo all’angolo. Anzi: quando ci si è messo da solo. Come sapete, prima ha detto che tagliando le pensioni sopra i 5000 euro si sarebbero risparmiati 12,8 miliardi.  Gli hanno fatto notare che era vero, ma a patto di AZZERARE completamene le pensioni al di sopra dei 5000 lordi; in altre parole, cancellare le pensioni di poco inferiori ai 3000 euro/mese. Ovviamente la stupidata ha attirato nugoli di critiche dagli avversari, e Di Maio ha annaspato tentando di raccontare che lui si riferiva a risparmi in più anni, e alle pensioni oltre i 5000 € netti. E ha preso la seconda cantonata: gli hanno contestato che anche in questo modo i conti non tornavano e che si sarebbero dovute azzerare totalmente quelle pensioni.
Azzerare, signori miei, non significa “ridurre”, ma portare a zero. E dal momento che la maggior parte delle pensioni sono frutto di versamenti reali, in soldoni, consegnati allo Stato “sulla fiducia”, come quando si accende una polizza assicurativa, azzerare una pensione significa sequestrare quanto versato, cambiando unilateralmente le regole sottoscritte dalle parti. Una cosa illegale come una rapina. Di Maio non può non saperlo; e allora, se lo sa, vuol dire che è rimasto vittima di un suo spericolato tentativo di acchiappare consensi fra i tantissimi che decenni di cattiva gestione della cosa pubblica hanno reso disperati e arrabbiati, raccontando loro cose sbagliate.
Ma alla fine come ha tentato di uscirsene? Con la tipica contromossa che odio in qualsiasi politico, e cioè tirando in ballo le “colpe” degli altri: “Renzi vuole distogliere l’opinione pubblica da bancopoli”.  E che significa? Vogliamo sapere tutto anche di bancopoli, ma è un altro argomento. Non cambiamo le carte in tavola.
Se avesse dichiarato, con semplicità, “Ho detto una cazzata” mi sarebbe piaciuto di più, perché sarebbe stato più in linea con l’idea che mi ero fatto dei Cinque Stelle. E invece ragiona e agisce già come quelli che critica. 
Per sua buona pace penso che l’opinione pubblica, di cui dimostra nei fatti di non avere molta stima, sia capace di rilevare sia le fesserie che dice lui, e il perché le dice, che gli errori del PD. Ma anche gli errori di tutta una sinistra litigiosa e persa nei personalismi, e quelli dell’impresentabile accozzaglia di destra.
Quindi il primo che mi dice che ho scritto quanto precede perché ce l’ho con i M5S, non ha capito niente. Io ce l’ho con tutta la mediocre classe politica italiana. In toto. Come ho scritto altrove, la sua terribile responsabilità è quella di non capire che noi italiani ci stiamo giocando l’avvenire. Mentre loro fanno come i manzoniani capponi di Renzo, che si beccavano l’un l’altro mentre andavano verso la morte, in Italia non viene stimolata la crescita, soffocata da mafie, inefficienze e sprechi, mentre a due passi da casa nostra chi fa i grandi giochi – USA, Russia, adesso pure la Turchia, ma anche unao pseudo-partner europeo come la Francia – ci porta verso un destino di progressivo impoverimento, precarietà e vassallaggio economico.  Ma loro,  politici-capponi, presi come sono da una politichetta miope e di piccolo cabotaggio indirizzata alla personale sopravvivenza,  non ci badano.

Insomma, si è capito perché sono orfano politico?

Carlo Barbieri


Ritrova qui gli articoli di Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Film, "Seguimi" di Claudio Sestieri: un delirio psicotico più reale del reale

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di Emanuela Del Zompo - È un film sul mistero dice il regista Claudio Sestieri: "i sogni sono reali, i ricordi sono reali... la deformazione e la ricostruzione di ciò che è accaduto è una metafora della realtà.

Tutto viene proiettato fuori ma all'interno di ognuno dei protagonisti tutto ciò che accade è reale.
Il paesaggio di Matera colloca la storia in un eccesso di contraddizioni: è frutto dell'immaginazione della protagonista della storia che è un caso clinico. Lo spettatore a questo punto può decidere di vedere il film sia con occhio immaginario sia con occhio razionale e scegliere la sua versione e la propria lettura.
In fondo è un racconto fantastico (che viene dalla tradizione giapponese Manga), ed è la rappresentazione di un delirio psicotico ma nello stesso tempo è più reale del reale. E' un delirio che distrugge il soggetto che lo vive, Marta incrocia la sua anima con quella del padre morto e nella cultura giapponese i fantasmi sono reali. E' un film che sottolinea la fascinazione per la schizofrenia e contrappone la cultura orientale a quella occidentale."
Il fim sarà presente al festival di Caprihollywood e in Italia uscirà ad aprile.
Nelle foto di Mauro Pontecorvo il regista Claudio Sestieri, le protagoniste Angelique Cavallari e Maya Murofushi ed il produttore CPTV Rai Mauro Massimiliano Calandra ed Emanuela Del Zompo.

SINOSSI
Un villaggio medievale perso in una natura selvaggia, un pittore che confonde vita e arte, una modella giapponese abituata a giocare con il proprio corpo, una tuffatrice che non ha ancora fatto i conti con il suo passato. Tre vite in gioco, una passione che si trasforma in ossessione, l'assurdo che irrompe nella realtà...
Marta Strinati, una tuffatrice olimpionica, dopo essersi seriamente infortunata in piscina, si ritrova sola e disorientata. Lascia Barcellona e si trasferisce in un’antica città italiana, affacciata su una natura selvaggia. Marta riapre la casa-studio di suo padre, un pittore morto poco tempo prima, e incontra Sebastian, uno dei tanti artisti del borgo, uomo e pittore dal carisma indiscutibile, dal carattere magnetico, ombroso. Durante una mostra scopre i suoi dipinti, tutti ispirati dalla stessa Musa, una ragazza giapponese perturbante che subito le ispira un forte senso di dejà vu. All’improvviso, la modella dei quadri è al suo fianco, ed è chiaro da subito come questa misteriosa ragazza orientale avrà un impatto decisivo sulla sua vita… L’incontro con Haru, la modella di tutte le tele iperrealistiche della mostra, si trasforma infatti per Marta in una relazione di cui non può fare a meno, una sconvolgente ossessione fisica e mentale. Un caso estremo di Sindrome di Stendhal, o solo un amore forte come la morte..?
Nella vita, a volte, ci troviamo di fronte a momenti che avvolgono ogni cosa in una luce nuova e ci costringono improvvisamente a rimettere in discussione i nostri stessi desideri. E’ quello che accade alle protagoniste del nostro film. Due giovani donne in una fase di particolare fragilità che iniziano insieme un percorso, tanto affascinante quanto ignoto, in direzione di una sempre più totale e rischiosa identità incrociata. Un viaggio interiore, dunque, nel quale vorrei riprendere e sviluppare due temi del mio cinema: il ruolo dell’Assenza nella ridefinizione dei sentimenti e le relazioni tra Arte e Vita. Questa volta però, il discorso sull’identità non è solo personale ma anche culturale (si incrociano qui i destini di una donna occidentale con quelli di una orientale) e il linguaggio non è più quello del racconto esistenziale quanto piuttosto quello di un itinerario ipnotico e audace in cui il reale slitta sempre più verso l’assurdo, in bilico fino alla fine tra la soluzione fantastica e quella analitica. Con il desiderio, almeno ad un primo livello, di raccontare soltanto una storia, e di coinvolgere gli spettatori in una esperienza insolita ed inquietante, all’interno della quale le curiosità razionali possono sempre confrontarsi con le emozioni. Credo che questa sia realmente la chiave della nostra proposta: eliminare qualunque traccia di contenuti didattici e assicurarci che questi si esprimano solo in termini emozionali, garantendo così una storia in cui senso e fascino del racconto siano come due differenti facce della stessa medaglia.

Seguimi è un thriller psicologico che per le sue tematiche, il suo cast artistico e tecnico e per il suo impianto produttivo, si prefigge l’obbiettivo di imporsi come un prodotto internazionale. Propone una storia di emozioni e misteri capace di trasformarsi in una evidente metafora dell’incrocio tra la cultura occidentale e quella orientale e intreccia un cast di attori europei di caratura internazionale. Il film è un tentativo di uscire dai canoni più sperimentati del cinema  italiano ed accettare la sfida di temi e linguaggi in grado di catturare un pubblico non di massa, ma comunque universale.

"CHIAVI DI SCRITTURA" di LUISA CARRADA: da Zanichelli 3 vademecum con consigli semplici ed efficaci per il lavoro e la vita di tutti i giorni

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Da Zanichelli una nuova collana scritta dall’esperta di scrittura professionale e blogger Luisa Carrada.

Tre vademecum: Scrivere un’email, Guida di stile, Sintassi & Scrittura con consigli semplici e brevi da mettere subito in pratica e tanti esempi per scrivere in modo chiaro ed efficace, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni.


scrivere web
Scrivere un’email

Con voce sicura, limpida, la tua

10 COSE DA NON FARE QUANDO SI SCRIVE UN’ EMAIL:

1.      Inviare l’email senza oggetto
2.      Scrivere un oggetto troppo lungo, oltre i 50-60 caratteri
3.      Cominciare il messaggio con “Salve!”
4.      Iniziare con formule burocratiche come “Con la presente
5.      Fare una lunga premessa prima di arrivare al punto
6.      Scrivere un muro di parole fitto fitto
7.      Scrivere periodi lunghi e complessi
8.      Riempire il messaggio di grassetto e TUTTO MAIUSCOLO
9.   Salutare con formule antiquate e troppo formali, come: “RingraziandoLa per l’attenzione…”
         10.   Inviare l’email senza averla riletta con attenzione almeno una volta

2017, 128 pagine, 13 euro



Ogni giorno si inviano circa 250 miliardi di email. Chi pensava che i social network avrebbero mandato in pensione la “vecchia” posta elettronica, si sbagliava. L’email è più viva che mai ed è ancora lo strumento più utilizzato per la comunicazione formale, professionale, commerciale, promozionale. Ma bisogna saperla usare. Sembra facile, ma scrivere un’email nasconde tante insidie. Abbiamo a disposizione solo le parole per informare, chiedere, ribattere, convincere, proporci. E farci leggere sul piccolo schermo dello smartphone, magari in un treno affollato.

Ecco dunque un prontuario per l’email perfetta. Lo ha redatto Luisa Carrada: “Scrivere un’email”. Un titolo già essenziale come deve essere una lettera ai tempi del web. Sottotitolo “Con voce sicura, limpida, la tua” nel quale evidenza il metodo per dare al nostro testo personalità, chiarezza espositiva e riconoscibilità. Obiettivo: arrivare a destinazione o meglio al destinatario.

Editor e specialista della comunicazione scritta, celebre il suo blog “Il Mestiere di scrivere”, l’autrice fornisce le indicazioni importanti su cosa scrivere ma anche cosa NON scrivere in una email. Dall’oggetto (l’essenza della notizia) fino ai saluti, tutti i consigli per scrivere email sintetiche ma attente, con il giusto tono di voce a seconda della situazione e del destinatario. “Ti scrivo per dirti...” e non “Ti inoltro la presente...”. “La ringrazio per l’attenzione e la saluto cordialmente” e non il pomposo “Ringraziando per l’attenzione si inviano cordiali saluti”. Attenzione agli allegati, ai destinatari in Cc! Ma anche: quando è opportuno inviare una email oppure fare una telefonata?
PS: ci sono anche i post scriptum e le risposte automatiche.
   

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Guida di stile

Scrivere e riscrivere con consapevolezza

Ma davvero abbiamo bisogno di una guida di stile, come le case editrici, le grandi aziende, i giornali, le agenzie di stampa?

Forse sì: nessuno di noi ha mai scritto così tanto come ora. Email, messaggi, post, recensioni, commenti, curricula, presentazioni. Le nostre parole scritte ormai ci precedono e sono decisive per farci notare, scegliere, ascoltare.

Meglio allora scrivere bene e con consapevolezza. E scrivere con consapevolezza significa scegliere: il punto di vista del lettore invece che il nostro, le espressioni che gli vanno incontro invece delle frasi fatte, le parole che gli fanno vedere e immaginare, gli esempi e le metafore per portarlo da quello che conosce a quello che ancora non conosce, il titolo che informa e incuriosisce, le strategie per dire di più e meglio con meno parole. Tutte le parole, anche le più piccole, come gli articoli e i pronomi.


2017, 136 pagine, 13 euro


sintassi web
Struttura & Sintassi

Chiare e trascinanti, come l'acqua che scorre

Come comincio? Serve un’introduzione?
Ecco le prime due fatidiche domande che ci poniamo di fronte al foglio o allo schermo bianco. Questa guida dà una risposta, che tu debba scrivere un saggio, un articolo, un post, un’email, un avviso pubblico.

Superato il primo scoglio, i dilemmi sulla struttura e la sintassi sono appena cominciati. Come convinco un collega o un cliente riluttante? Quanto può essere lungo un periodo? Posso ripetere la stessa parola a brevissima distanza? Forma attiva o forma passiva? Come si scrive una conclusione memorabile?

Le parole giuste non bastano, ci vuole anche l’ordine giusto. Come ordinare, smontare, spostare, cambiare, tagliare e rimontare per scrivere un testo coerente, chiaro e trascinante, carpendo a grandi giornalisti e scrittori qualche piccolo segreto.


2017, 104 pagine, 13 euro


L’autrice
Editor e docente di scrittura professionale, Luisa Carrada è autrice del blog Il Mestiere di scrivere.
Quando non scrive, insegna alle aziende e alle amministrazioni a ideare, smontare e rimontare testi, per trovare il loro unico e inconfondibile tono di voce. Con Zanichelli ha pubblicato Lavoro dunque Scrivo! e Studio dunque scrivo.

Goffredo Palmerini “ambasciatore culturale” della nostra bella Italia. Recensione al volume “L’Italia nel cuore"

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di Patrizia Tocci* - PESCARA - Ogni libro di Goffredo Palmerini ha la caratterista unica ed originale di dilatare il tempo a nostra disposizione. Come un annuario riassume momenti fondamentali di un suo intenso anno (e qualche mese) di lavoro, di pensiero e di riflessione: ci aggiorna sui contatti e sulle nuove relazioni, ne ricostruisce di antiche o perdute.
Una ragnatela di eventi tessuta però – come giustamente conferma il titolo del libro – in nome e per conto dell’Italia, appunto con L’Italia nel cuore. Il lavoro di Goffredo Palmerini è ormai, a tempo pieno, quello di essere “ambasciatore culturale” dell’Italia. Fa conoscere luoghi ed eventi, porzioni misconosciute del nostro territorio per creare legami nazionali ed internazionali, riconnettere generazioni, rinsaldare conoscenze.
Tempo di avvento e tempo di regali. Goffredo Palmerini confeziona all’interno del suo libro tanti pacchetti regalo, che nella religione laica e spirituale del dono, rinsaldano quei legami mai sopiti con tutti gli italiani sparsi per il mondo. Le comunità italiane, figlie della emigrazione di fine ed inizio secolo ci guardano, ci leggono, ci osservano. Per questo personaggi della storia e della cultura italiana possono incontrarsi su queste pagine - ed anche nella realtà, a volte - con personaggi, storie ed avventure di oltre oceano. Il sottotitolo che recita: “sensazioni, emozioni e racconti di viaggio” esplicita perfettamente questo andirivieni umano e letterario che caratterizza il libro, pieno di eventi e di impegni come un fitto calendario in cui si va a ricercare quello che riguarda proprio noi, non senza però aver apprezzato tutto ciò che ci scorre intorno.

Così accade che ci si può emozionare anche su queste dense pagine, sul suo ricchissimo corredo iconografico che testimonia proprio la ricchezza umana e relazionale raggiunta. Le comunità degli italiani all’ estero possono riannodare con questo libro visi e nomi, ricostruire un grande album di presenze che vanno oltre il tempo, l’occasione o il convegno e che durano appunto nelle pagine di un libro ma anche nella interiorità del lettore. Una ricchezza che Palmerini mette, come suo solito, a disposizione di tutti; un atto di gentilezza senza pari, in cui a volte sembra davvero farsi da parte, sia come scrittore che come personaggio, per lasciar posto al succedere degli eventi e al racconto di altre vite ed altre storie.  Basta scorrere velocemente l’indice del libro per intuirne la portata: dalle mostre di pittura a Manhattan alle donne costituenti abruzzesi, dal terremoto dell’Aquila a Casa Argentina, da Torquato Tasso alla galleria di Washington, dal ricordo della strage di Marcinelle al convegno sull’emigrazione abruzzese; riflessioni sull’ uso della lingua italiana, teatro di New York. Senza mai dimenticare tutto il territorio abruzzese, nelle sue quattro province, e persino il vicino Molise.

L’ultima parte del libro racchiude alcuni interventi critici ed amicali che molti scrittori hanno voluto dedicare al precedente libro di Goffredo Palmerini, Le Radici e le ali, edito con la stessa casa editrice. C’è infatti un nesso ben preciso tra i due volumi, un ponte fatto di parole, una alleanza di percorsi, come se l’uno fosse la continuazione dell’altro. Il filo rosso però resta saldamente nelle mani dell’autore, che, con immutato amore, ci racconta ogni volta storie nuove, ordito e ragione del suo viaggio: un’attenzione speciale all’emigrazione, alla vita di nostri connazionali all’estero ne fa un documento prezioso, umano e culturale. Non a caso Palmerini è stato nominato, tra i tanti prestigiosi incarichi, dal 2015 “coordinatore dell’Osservatorio Regionale dell’Emigrazione per la Regione Abruzzo”. Non a caso il libro ha avuto notevole successo, non a caso il nostro autore ha già vinto numerosi premi. Proprio recentemente in autunno ha affrontato un nuovo viaggio per incontrare le comunità italiane all’estero. Così fa un vero ambasciatore e sono sicura che tutti noi, numerosi amici e lettori, possiamo definirlo, a pieno titolo “ambasciatore culturale” della nostra bella Italia, perché viaggia appunto con L’Italia nel cuore. 

*docente e scrittrice

Che sia Natale nei nostri cuori!

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di Caterina Guttadauro La BrascaÈ tornato, come tutti gli anni, il NATALE festa per eccellenza.

Ne viviamo tutti il fascino, da quando, bambini l’associavamo al regalo che più desideravamo, ad adesso che ne capiamo il vero valore. Tutto ciò che ci circonda è dipinto con i colori simbolo: il rosso, e bianco el’oro. Luci addobbano le strade e le vetrine di ogni negozio. Le tavole si imbandiscono con più cura e le pietanze sono quelle tipiche di ogni regione. Si respira un’aria di festa, ci si saluta più volentieri, ci si ferma a comprare il cartoccino pieno di caldarroste che fumando, profumano l’aria. In ogni famiglia si discute su come, dove e con chi trascorrere la vigilia e la giornata del 25 Dicembre. La sera si va alla Messa di Natale, dove si rinnova una nascita avvenuta 2000 anni fa.Questo vale per le famiglie, per i genitori, ma anche per chi è solo, perché nella notte di Natale, volenti o nolenti, ci si sente coinvolti in un evento che abbraccia tutti, perché parla in maniera misteriosa a tutta l’umanità.Solitamente si sceglie di stare in famiglia per essere fedeli alla tradizione, lo scambio dei regali, portare nel pomeriggio i bambini al circo. Oggi il mio Natale e quello della mia famiglia viene vissuto attraverso gli occhi “puliti” di mia nipote Elizabeth. Con lei ritrovo la gioia dell’attesa, l’addobbo della casa con i festoni dorati, l’albero, la magia delle sue luci e poi…..la mia favola. Quella che sentirà è dettata da ciò che per me rappresenta il Natale, la gioia, la condivisione e la magia di potere anche solo con l’immaginario, tornare bambini per quel giorno dell’anno.”In un paese lontano, in una casa grande, circondata da un immenso giardino, viveva un gigante, conosciuto da tutti come il gigante egoista. Era solo, non voleva la compagnia di nessuno. Il suo giardino era sempre spoglio, pieno di sterpi e rovi; la sua casa al buio. Forse la sua vita era stata amara e ogni giorno che arrivava era sempre uguale all’altro. Non esistevano giorni di festa, la solitudine era la sua unica compagnia. Anche il giorno di Natale non faceva eccezione per lui che non conosceva la felicità. Tante volte i bimbi si erano avvicinati al suo cancello e li aveva fatti scappare con il suo rimprovero urlato e cattivo. Proprio la notte di Natale, mentre era seduto dinanzi al camino, sentì un forte rumore. Si alzò e si avvicinò al vetro della finestra per guardare il viale del suo giardino. Dapprima non vide nulla, poi aguzzando lo sguardo, notò un fagotto per terra, tra la neve e gli sterpi. Già arrabbiato, prese il giaccone e si precipitò giù per sgridare chiunque avesse trovato. Suo malgrado, dovette contenersi perché vide un bambino avvolto in fasce con due ferite sul palmo delle mani, deposto sulla neve. Gli chiese burbero: “Cosa fai qui, è freddo, sei poco vestito. Chi ti ha ferito”? Il bambino rispose: “Tu mi hai ferito, tutte le volte che hai negato a un bambino di farlo giocare nel tuo giardino, tutte le volte che hai lanciato sassi contro coloro che ti volevano tendere una mano per non vederti solo”. Qualcosa si mosse dentro il gigante che non trovò le parole per rispondere. Chiese solo: “Cosa posso fare”? “Quello che faresti a me in questo momento” gli rispose il Bimbo. Cercò di prenderlo, ma strinse al suo petto solo le mani vuote. Rientrò a casa con il conforto di sapere cosa avrebbe fatto, perché aveva capito chi era quel Bambino. Il giorno dopo aprì i cancelli del suo giardino, miracolosamente addobbato di luci e alberi colorati. Fece entrare tutti i bambini che riempirono di vita con i loro giochi quel posto, da sempre freddo, e buio e diede un dono ad ognuno di loro. Ricevette in cambio un sorriso di gioia. Il Gigante capì il valore del dono. Con l’animo leggero si sedette sulla sua poltrona accanto al camino, felice dii avere incontrato Gesù che gli aveva regalato il Natale più bello della sua vita. Anche la strenna fa parte del Natale, ma, non deve esserne la protagonista perché secosì è, un momento che in origine era mistico,oggi diventerebbe semplicemente consumistico.Ma non si possono non fare delle riflessioni: perché questa bontà emerge solo quel giorno? Perché la condivisione del pasto con la famiglia diventa una necessità, perché ci si ferma a dare un soldino al povero che conosciamo, sempre accovacciato lungo le strade che percorriamo ogni giorno? L’esempio e il valore di ogni gesto viene più filtrato e si sente il bisogno di guardare attorno a noi con gli occhi del cuore. Il nostro pensiero, con una ritrovata sensatezza, va ai paesi, teatri di guerra, ai giovani partiti e mai tornati, ai bimbi soli, a chi della vita conosce solo la durezza, ai violentati nel corpo e nell’anima. Alcune domande rimangono senza un perché, ad altre si trova il coraggio di dare una risposta che ci coinvolge tutti. E’ la nostra umanità che è contorta e insensibile, è la sete di potere che allontana gli uomini, al punto di vedere nell’altro un nemico. Senza considerare poi che questo particolare periodo dell’anno ci mette di fronte ad aspetti irrisolti delle nostre relazioni con familiari, parenti ed amici, che potrebbero generare ansia e tensioni.Il Natale sarebbe come una caramella: si assapora, si succhia, si scioglie e, qualche istante dopo, non rimane più niente.Il senso del Natale è esattamente l’opposto di tutto questo.Tante volte ci si domanda: “come posso prendere oggi parte alla nascita avvenuta più di 2000 anni fa”. In tutte le celebrazioni natalizie si canta “Oggi è nato per noi il Salvatore”. Questo “oggi” nella liturgia passa il limite dello spazio e del tempo, il suo effetto perdura pur nello scorrere degli anni e dei secoli. La nascita investe e permea tutta la storia, rimane una realtà alla quale possiamo arrivare attraverso la ricorrenza liturgicaSe queste feste passeranno e ci lasceranno come ci hanno trovato, vorrà dire che il nostro cuore è distante da Dio. Pertanto viviamo con gioia il Natale che si avvicina, come un evento meraviglioso, il Figlio di Dio nasce ancora oggi. Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole portarci alla vera luce. Viviamo l’attesa contemplando il cammino dell’amore immenso di Dio che ci ha innalzati a sé attraverso l’Incarnazione, la morte e Risurrezione del Figlio.Buon Natalea tutti voi che
leggete i miei articoli, alla redazione tutta e al Direttore, che mi concede
il piacere di scambiare con voi idee, informazioni, pareri
su argomenti rientranti, a vario titolo, nell’ambito

culturale. AUGURI , BUON NATALE A TUTTI!!

Pescara, un presepe nel Grand Tour richiama le opere degli artisti scandinavi di fine '800

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di Antonio Bini - Rivive la colonia italiana della scuola di Kristian Zahrtmann.
Nella secolare tradizione del presepio, intesa come rappresentazione della nascita di Gesù, si è sempre misurata la fantasia e creatività di artisti e artigiani, per la passione di tante persone, anche non credenti, trattandosi di un fenomeno che fa parte della cultura diffusa del nostro paese, trasmessa di generazione in generazione, tra storia, religiosità popolare e varianti territoriali, che resiste anche alla latente omologazione interculturale. E la risposta viene dalle tante iniziative promosse ancor oggi in ogni angolo d’Italia. 
Tra le tante proposte, ci sembra meritevole d’attenzione quella realizzata dall’Associazione Culturale “Mousiké” di Pescara, che ha fatto la scelta di ispirarsi al patrimonio culturale lasciatoci dal Grand Tour, realizzando un imponente scorcio della scalinata che conduce alla  monumentale Porta Flora (alta 120 cm.), posta sotto quella che fu un tempo la Pensione Cerroni, definita anche la “Casa dei pittori danesi”, nel piccolo paese di Civita d’Antino, nella Valle Roveto, che fu un frequentato cenacolo scandinavo sorto intorno alla figura del pittore Kristian Zahrtmann. Nella seconda parte dell’800 il maestro danese scoprì il paese abruzzese, rimanendo stregato dai suoi luminosi paesaggi, dall’ospitalità semplice della comunità di allora, dalla bellezza dei costumi femminili e dalla solennità dei riti religiosi, tanto da insediarvi la sua scuola estiva italiana, frequentata nel corso degli anni da artisti danesi, norvegesi, svedesi e finlandesi.  

Enorme fu nel tempo la produzione di opere ispirate a Civita, tanto che Zahrtmann volle realizzare una mostra a Copenaghen nel 1908, dedicata esclusivamente ad opere di artisti vari aventi per tema il paese abruzzese. Tra i soggetti ricorrenti ritroviamo spesso proprio Porta Flora e la sua antica scalinata, poi denominata, non a caso, viale Scandinavia, che portava al paese e allora frequentata ininterrottamente da tante donne che quotidianamente scendevano con le loro conche ad attingere l’acqua per poi risalire in paese, non senza soste, dovute alla fatica, al caldo estivo, ma anche alle sollecitazione di fermarsi per scambiare qualche confidenza. Ma erano anche gli artisti che posizionavano spesso i loro cavalletti lungo la medesima scalinata. Tali opere si trovano esposte nei principali musei scandinavi e sono state recentemente riproposte nella mostra “I Italiens Lys” (La luce d’Italia), tenutasi a Copenaghen e Viborg in Danimarca e poi conclusasi a Lillehammer in Norvegia lo scorso giugno. 

La ricostruzione operata nel presepe è liberamente ispirata a distinti quadri di Kristian Zahrtmann e Knud Sinding. Lo scorcio di Civita d’Antino è uno dei pochi rimasti integri dopo il catastrofico terremoto della Marsica del 1915, che determinò la fine dello straordinario cenacolo scandinavo. Per chi ha conosciuto queste e altre opere simili e percorre quella scalinata, oggi deserta e silenziosa, non è difficile sottrarsi dall’immaginare tante giovani donne vocianti e dai costumi colorati che davano vita al paese, ridotto negli ultimi decenni a poche decine di abitanti.  
Il presepe, ideato dal prof. Luciano Cupido, con la sapiente collaborazione per gli allestimenti di Fausto Masciarelli e Giada Cupido, insieme ad altri collaboratori, intende ricordare, nel centenario della sua morte, il maestro Kristian Zahrtmann (1843-1917), che tanto amò l’Italia ed in particolare il paese abruzzese, come sottolinea il programma della rassegna, favorendo la conoscenza di questa straordinaria comunità di artisti, che dopo il 1915 scomparve, come la prevalente parte della popolazione.
Il grande presepe abruzzese, lungo 11 metri e ambientato nell’architettura tipica della regione, ha privilegiato in origine i costumi tipici tratti dalle collezioni borboniche e lorenesi. Sono presenti numerose statuine con i costumi dei seguenti paesi: Cappadocia, Castiglione Messere Raimondo, Chieti, Collelongo, Frattura (frazione di Scanno), Fucino, Mascioni (frazione di Campotosto), Mozzagrogna, Penne, Pescocostanzo, Pietracamela, Rivisondoli, Rosciano, Vasto, Villa Badessa, Villalago, Majella. In questo contesto si inseriscono armonicamente le donne di Civita, riprodotte nella diversificata testimonianza dei pittori scandinavi. Gli autori del presepe sono riusciti a conferire un tocco poetico d’insieme che non sfugge ai visitatori e in particolare alle scolaresche. Per le insegnanti è disponibile un foglio informativo.  
La XVII edizione di “Un mondo di presepi”, organizzata da Mousiké, senza contributi pubblici, comprende inoltre una collezione di presepi provenienti da 78 paesi del mondo, a dimostrazione dell’universalità della tradizione cattolica che diventa anche un confronto tra le molteplici culture locali nel mondo globalizzato di oggi. L’ultimo esposto in ordine di tempo proviene dalle lontane Isole Samoa, a dimostrazione del grande viaggio nel tempo e nello spazio che offre la visita alla rassegna. La rassegna è allestita presso la sede dell’Associazione Mousiké, a Pescara - Via Piomba, 23 -, ed è visitabile gratuitamente ogni giorno, dalle ore 17 alle 19, fino al 5 gennaio 2018. 

Isabel Russinova testimonial di Amnesty International Italia: "la mia professionalità per dar voce a chi non ne ha". L'intervista di Fattitaliani

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Carissimi lettori di Fattitaliani incontriamo oggi per la nostra intervista Isabel Russinova.
Isabel Russinova non ha certo bisogno di presentazioni. Notissima attrice di origine bulgara, nasce a Sofia, vissuta a Trieste da giovinetta e poi trasferitasi a Roma. Ha lavorato in Teatro, al Cinema e in TV in produzioni note e notissime, finanche ha presentato un San Remo. Nel tempo è divenuta Autrice e Drammaturga. Una donna di grande charme, attentissima al sociale in cui si impegna in qualità di operatrice culturale con forti collaborazioni con Amnesty International di cui è testimonial per l’Italia. Porta in scena e all'attenzione del pubblico, le tematiche degli “ultimi” quelli che non hanno più voce e speranza, donando loro entrambe con la sua arte recitatoria, l’immagine, la presenza ed il costante impegno. L’ultima volta l’abbiamo incontrata al cinema lo scorso 9 dicembre 2017 per la presentazione del film “L’incredibile storia della signora del terzo piano” di cui è anche registra insieme a Rodolfo Martinelli Carraresi, suo compagno di vita e fondatore di Ars Millennia Production. Il film ultimamente presentato, rientra nella Kermes T.E.H.R. “Thamatic Exibition on Human Right” una rassegna multidisciplinare e tematica sui diritti umani di cui Isabel Russinova ha curato la direzione artistica in collaborazione con l’Università tre – Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo, Scienze della Formazione, con il conservatorio di Santa Cecilia e il RIFF (Rome Indipendent Film Festival) e con Amnesty International. Il film è stato presentato al Cinema Trevi, prestigiosa casa del cinema d’autore fondata da Mario Verdone noto critico cinematografico e padre dell'attore Carlo.
Benvenuto cara Isabel e grazie per aver accettato il nostro invito per questa intervista e del tempo che ci dedichi, è un vero piacere averti con noi. Inizio subito col porti la prima domanda: Fare l’attrice è stata una scelta professionale o è piuttosto diventata nel tempo una scelta di vita?
Immaginazione, fantasia, curiosità, desiderio di conoscenza mi hanno accompagnato fin da bambina, stimolata dall’attenzione alla cultura che mia madre e mio padre mi hanno sempre insegnato. Teatro, musica, letteratura, ma soprattutto l’ascolto agli altri, sono stati gli insegnamenti che mi hanno indirizzato agli studi umanistici. Le occasioni della vita poi mi hanno portata a costruire un percorso che mi ha arricchito di esperienze e opportunità nel campo delle arti. Ma più che scelta di vita parlerei di espressione di vita.
Ci sono, e se si quali sono, i pro e i contro della vita di una persona nota?
Sai Ester, non mi è mai interessato essere una persona nota, ma essere una persona attenta al prossimo e a se stessa, attraverso la costruzione del percorso di vita, professionale e familiare che desideravo. Non ho mai cercato la notorietà, ma la possibilità di realizzare i miei progetti al meglio riuscendo a suscitare consenso rispetto al mio lavoro.
Devo dire carissima Isabel che concordo e condivido pienamente quanto hai appena affermato, non è il rincorrere la notorietà l’obiettivo, ma piuttosto provare a migliorare se stessi e magari nel contempo anche la nostra società con l’esempio e l’impegno di ciò che facciamo nel nostro quotidiano, Isabel, sei anche una notevole autrice e drammaturga, lo dicevamo nella breve presentazione, e tratti tematiche molto complesse. Da dove si attingono gli spunti di creatività per realizzare una sceneggiatura? e come si creano storia e personaggi?
Il lavoro dello sceneggiatore, dello scrittore, dell’artista, non è qualcosa che si costruisce a tavolino. Non è certo solo un diploma che ti consente di diventare artista. Prima ci deve essere talento, urgenza di approfondire le proprie capacità, studio, introspezione, osservazione, pazienza, sacrificio, capacità di assorbire le delusioni e convertirle in volontà di continuare a battersi per i risultati, senza trascurare mai fantasia e sogno.
Molti giovani oggi vogliono svolgere la professione di attore perché attratti dall'apparente facilità con cui si raggiunge il successo, motivati più da questo che dal talento, quale consiglio sarebbe da dare a questi giovani aspiranti attori?
Chi vuole essere un attore non deve pensare proprio alla notorietà. Deve solo pensare allo studio e ad approfondire le domande della propria anima, forse così riuscirà a comunicare qualcosa. Chi pensa che fare l’attore sia essere famoso, passeggiare sul red carpet, senza impegnarsi ha proprio sbagliato indirizzo. Professionalità, studio, fatica, umiltà sono prerogative indispensabili.
Per una persona così attenta al sociale, come tu sei Isabel, che spesso incontra l’infelicità o la mancanza di aspettative delle persone più disagiate, e che in qualità di attiva testimonial di Amnesty International Italia interviene con il proprio impegno, che cos'è la felicità, come si può ridare voce agli “invisibili”?
La felicità è direttamente proporzionale alla capacità che abbiamo di essere umili ed onesti con noi stessi. La felicità è direttamente proporzionale alla richiesta di aspettative irraggiungibili, guardiamo più alla spiritualità e saremo tutti più felici.
Per me è davvero urgenza essere utile al prossimo, mettere a servizio la mia professionalità per dar voce a chi non ne ha, per esempio portando in scena e facendo conoscere, attraverso la scrittura di personaggi della storia che si sono battuti per i diritti, contro le ingiustizie e per la difesa del bene, la ricchezza d’animo, l’impegno, la generosità di cui è stato capace l’uomo e che sono il vero motore che lo fa progredire. E’ un modo di stimolare interesse, soprattutto nei più giovani, a cui toccherà il futuro dell’uomo.
Quali sono i prossimi impegni in cui vedremo Isabel Russinova e Rodolfo Martinelli Carraresi?
Ho scritto “Maria Teresa, domina et dux”, profilo di una grande donna e luminosa figura del 700 europeo, Maria Teresa d’Austria, Imperatrice del Sacro Romano Impero. La prima nazionale in occasione del tricentenario, al Museo Revolterra di Trieste, poi protagonista di altri eventi dedicati sul territorio nazionale. La regia dello spettacolo, che mi vede in scena, è firmata da Rodolfo Martinelli Carraresi, le musiche originali sono del maestro Antonio Nasca, i costumi di Wilma lo Gatto realizzati da Jessika Made.
Continuerà il percorso anche di un'altra meravigliosa figura femminile del 700, che ho portato in scena all’interno di TEHR - Thematic Exibition On Human Rights, la mia rassegna multisciplinare sui diritti umani che ha debuttato nella sua prima edizione dal 30 novembre al 10 dicembre scorsi: Olympe de Gouges, di cui decorrono, nel 2018 i 300 anni dalla nascita. Olympe una donna coraggiosa che si è battuta per i diritti, dei più deboli, e delle donne fino ad essere condannata al patibolo per il suo impegno, o come avevo detto, perché aveva osato pensare come un uomo.
Salutiamo la nostra carissima Isabel Russinova ringraziandola ancora per questa gradevolissima chiacchierata e facendole un grande in bocca al lupo per tutti i prossimi futuri impegni. Grazie ancora per essere stata con noi.
Ester Campese

Libri, Mr Laurel & Mr Hardy. Giampiero Ingrassia a Fattitaliani: tutte le coppie di artisti si sono ispirate a Stanlio e Ollio. L'intervista

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Nell’ambito di Più libri e più liberi 2017 è stata presentata la prima biografia autorizzata “Mr Laurel & Mr Hardy”. Sagoma Editore. Curatori dell’Edizione Italiana: Stefano Cacciagrano e Andrea Ciaffaroni Relatori: Stefano Disegni e Giampiero Ingrassia.

La biografia che ha reso Stanlio e Ollio immortali. In America era già uscita nel 1961, Stain Laurel era ancora vivo ed il suo apporto al testo fu fondamentale. Per il duo comico non c’era mai stata attenzione da parte della critica e fu questo libro a suscitare interesse su di loro che fino ad allora erano stati considerati comici minori. In conferenza stampa, l’editore Carlo Amatetti ha dichiarato che la biografia In Italia è arrivata dopo più di mezzo secolo perché la questione dei diritti d’autore è stata molto difficoltosa. Molto ostico soprattutto l’erede dell’autore. Sono riusciti a strappare il consenso, tre giorni prima di andare in stampa. 
L’associazione “I figli del deserto” costituita da ammiratori del duo comico, avevano portato un testo bellissimo che però aveva bisogno di aggiornamenti, in quanto era basato quasi tutto su ricordi impressi nella memoria di ognuno.  In Italia, il loro nome è “Noi siamo le colonne” ed ha contribuito in maniera sostanziale alla cura del testo, alla traduzione delle note, avvalendosi dell’aiuto anche dei membri di oltreoceano. 

L’obiettivo di questa edizione era restituire al lettore italiano, la stessa emozione di quello americano. 
La prima edizione è già esaurita. Al secondo posto nella classifica di Cinema di IBS e al 13° di Amazon.  
Il libro per noi ultracinquantenni è un po’ un Baule dei ricordi ma anche una Caccia al tesoro, molte cose non le conoscevamo affatto. Fruibile a qualsiasi età, a Natale riunirà almeno tre generazioni.


Relatore della presentazione della prima biografia autorizzata di Stain Laurel ed Oliver Hardy, sei emozionato o cosa? 
Sono molto emozionato e non so se sono degno di questa presentazione, in realtà sono un grande fan di Stanlio e Ollio ma con questa biografia letta a sprazzi, mi sono documentato su tante cose che non sapevo. Pur essendo stata scritta tantissimi anni fa, è stata riveduta, corretta e aggiornata ed è molto interessante. 

Stanlio era ancora in vita nel 1966 quando fu scritta e diede il benestare e dopo la sua morte fu aggiunto addirittura un capitolo. 
È molto bella l’intervista alla moglie di Oliver Hardy, racconta un sacco di cose. Due grandi, penso che tutte le coppie di artisti che sono venuti dopo, si sono sicuramente ispirati almeno una volta a Stanlio e Ollio.
Che ricordi hai da bambino di questa coppia di comici? 
Li conobbi attraverso mio padre che me ne parlava. Sabato mattina tornavo da scuola e guardavo il programma “Oggi le comiche” e lì ho imparato a conoscere Stanlio e Ollio, Harold Lloyd, Ridolini, Buster Keaton che fece un Film con mio padre e Franchi e mio padre mi raccontava che ero andato sul set ma ero troppo piccolo per ricordarmelo. 
Come mai sono ancora così attuali? 
E’ lo stesso motivo per cui Totò e Chaplin sono ancora attuali, è un tipo di comicità basata sull’impatto visivo, su schemi molto semplici della comicità, gli scontri fisici che avvengono, “la stupidità” ed anche questo rapporto che c’era con il pubblico, tipico di Oliver Hardy, il c.d. Look Camera, il fatto di guardare direttamente nella cinepresa cercando la complicità dello spettatore ed era come se partecipassi alla storia. Stanlio e Ollio fanno parte della leggenda del cinema italiano, quindi come non amarli? Come si può non ridere ad una comica o ad un film di Stanlio e Ollio? Sono eterni. Bisogna farli vedere ai ragazzini di ogni tempo e noi grandi dobbiamo continuare a vederli per tornare ad essere bambini. 
Qual è l’intesa della coppia comica?  
Franchi e mio padre erano molto istintivi, avevano una sorta di   canovaccio ma in corso d’opera lo cambiavano moltissimo. Una volta li ho seguiti per un mese e mezzo per un film ed ho imparato tantissimo. Alla fine ero addestratissimo. Dietro la comicità ci sono mesi e mesi di prove, oltre alla magia c’è anche molta sinergia. 
Se ti dovessero chiedere di fare una cosa su di loro, chi vorresti interpretare e perché? 
Sicuramente Stanlio anche fisicamente lo ricordo di più. Di Ollio mi piaceva la sua flemma, questo commentare guardando la macchina da presa era spettacolare. Direi entrambi.

Elisabetta Ruffolo 
Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo

Riposa in pace, Spelacchio

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Era nato e cresciuto in un bosco della Val di Fiemme,e di tutto il mondo conosceva solo quell’angolo, verde d’estate e bianco d’inverno; ma era sicuro che fosse il posto più bello della terra. Non poteva che essere così.

Diventava ogni anno più alto, ed era orgoglioso di far parte di quell’incantevole tappeto verde scuro che rivestiva le pareti della valle.
Da sempre gli abeti più vecchi raccontavano ai giovani le “storie della valle”, e così lui aveva imparato tante cose. Sapeva che lì c’era stata una guerra lunga e terribile, che aveva fatto tantissimi morti. Quasi tutti ragazzi che parlavano lingue diverse e vestivano in modo diverso, ma che erano morti della stessa fame, dello stesso freddo, delle stesse malattie e  uccisi dal nemico con bombe, fucilate e baionettate. Che avevano perso gambe, braccia, occhi, e la speranza di una vita normale. E tutto senza avere mai veramente capito il motivo per cui fosse necessario scannarsi in quel modo.
Sapeva anche che un giorno sarebbe arrivata anche la sua fine, ma non ne aveva paura, perché gli alberi non pensano come gli uomini. Gli avevano raccontato che un abete può finire in un camino, in calore, scintille e fumo che sale fino al cielo; o può diventare una sedia, o un tavolo, e passare tanti anni in famiglia con gli uomini. A lui, se avesse potuto scegliere, sarebbe piaciuto diventare barca, così avrebbe potuto finalmente vedere il mare, l’unica cosa che gli abeti anziani dicevano fosse altrettanto bella della valle.
Sapeva che certe curiosità un abete giovane se le sarebbe dovute tenere a lungo, e invece un bel giorno tre uomini si erano fermati proprio sotto di lui.
– Allora prendiamo questo qui?
– Direi che va bene.  Un peccato, però.
– Che ci vuoi fare.  Deve essere bello. Sai dove lo metteranno?
– A Roma, da qualche parte.
– A piazza Venezia. Nel posto più giusto.
– Ma non c'è il balcone da cui si affacciava Mussolini?
– Che c’entra stupido. C’è pure l’Altare della Patria col Milite Ignoto, no? Lo sai che forse il Milite Ignoto proviene da queste parti?
– Come no.
– Ma dai, che non sai niente. Fagli il segno sulla corteccia.
– Non c’è bisogno, io gli alberi di qua li conosco uno per uno.
...
Lo avevano abbattuto e lo avevano trasportato a Roma, nella grande piazza. Lo avevano messo dritto sostenendolo con certi tiranti, poi lo avevano riempito di luci e palle d’argento mettendogli persino una stellona sulla cima. C’era stata pure una cerimonia in presenza della sindaca. Tutti allegri e contenti... ma nessuno sembrava accorgersi del fatto che lui stava male. Perdeva aghi, seccava rapidamente. Moriva.
Qualcuno cominciò a chiamarlo “Spelacchio”, e in pochi giorni il nomignolo ha fatto il giro dell’Italia.
Oggi, 19 dicembre, il povero Spelacchio, albero di Natale che il Natale non lo vedrà mai,  è stato dichiarato ufficialmente morto.
...
Tutto quello che fa “audience”, in questo paese in cui la politica si fa a colpi di media più che di fatti, viene subito cavalcato e strumentalizzato, e sono sicuro che Spelacchio non farà eccezione.
Intanto è cominciato il balletto delle responsabilità. Qualcuno dice che era già malato quando era stato scelto; qualcun altro che è stato trasportato male.
Ma il bello deve ancora arrivare.
Qualche ambientalista dirà che è stato fatto secco dal traffico di piazza Venezia.
Quelche nemico della Raggi dirà che non è stato collocato nel modo giusto.
Qualche amico della Raggi dirà che gli sono state somministrate due iniezioni letali per screditarla: una dalla sinistra e una dalla destra, ovviamente d’accordo.
Qualche nemico di Salvini dirà che l’iniezione letale gliel’hanno fatta i leghisti in Trentino.
Qualche amico di Salvini dirà che l’albero ha sofferto troppo nell’essere trasferito a ”Roma Ladrona” perché era trentino.  
Qualche amico del neo presidente austriaco dirà più o meno la stessa cosa, sostituendo “trentino” con “südtiroler” e “Roma Capitale” con “ capitale nemica”.
Qualche nemico del neo primo ministro austriaco Kurz dirà che l’albero è solo la prima vittima di un’operazione segreta contro il nostro patrimonio forestale, di cui si sa anche il codice: “Weder unsere Noch deine“, “Né nostro né vostro“.
Qualche nemico di Putin dirà che il demodittatore ha ucciso l’albero nel quadro delle azioni messe sotterraneamente in campo per disgregare l’Europa, che gli serve divisa per non avere rotte le scatole in Crimea e in Medio Oriente.
Qualche amico di Putin dirà che è stata la CIA per fare cadere la colpa sulla Russia.
Gli unici a non dire niente sarano i nemici di Trump, ma solo perché non hanno bisogno di inventarsi cosucce del genere, dal momento che il “fino-a-oggi-presidente” americano gli fornisce ogni giorno materiale ben più interessante.
...
Riposa in pace, Spelacchio. Può darsi che qualcuno si ricordi che sei pur sempre un abete, e ti usi per rivestire le pareti di una baita o di una birreria della tua Val Fiemme.
O chissà, se sei proprio fortunato potresti diventare parte di una barca che ti porti lontano da qui.
Mooolto lontano.

Carlo Barbieri
Ritrova qui gli articoli di Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Teatro Roma "L'operazione" dal 9 gennaio in prima nazionale con Catania, Vaporidis, Mattioli, Silvestri, Giustini. Regia di Stefano Reali

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Sarà in scena al Teatro Roma - in prima nazionale - dal 9 gennaio all’11 febbraio - L’OPERAZIONE, scritto e diretto da Stefano Reali. In scena, un cast d’eccellenza: Antonio Catania, Nicolas Vaporidis con Maurizio Mattioli, con la partecipazione straordinaria di Gabriella Silvestri e con Marco Giustini.

Roma, 7 luglio 1990, il giorno della semifinale Italia-Argentina del Mundial.
Secondo alcuni, la migliore Italia di sempre... 
Non c'erano telefonini, non c'era Wattsapp, c'era a malapena Internet, ma da poco.
Non c'erano i Social Network.
Non c'era l'Euro, c'erano ancora le Lire.
Ma c'era tanta vita vera, non "virtuale".
Massimo, grazie ad una raccomandazione, riesce a farsi ricoverare nel reparto Ortopedia di un grande ospedale romano. A trentacinque anni, vuole sottoporsi ad  una  ricostruzione dei legamenti del ginocchio, altrimenti  dovrà smettere di giocare al calcio, la sua grande passione. Ma il suo compagno di  stanza Luigi, un lungodegente "veterano" dell’ospedale, lo induce  a riflettere  sulla futilità di quell'intervento al ginocchio:  Luigi gli racconta delle sofferenze delle centinaia di pazienti costretti ad aspettare anche degli anni, in lista d'attesa, prima che si liberi un posto letto in ospedale. Lo  stesso Luigi, con  le gambe straziate  da ripetuti e  vani interventi chirurgici, inocula lentamente a Massimo  dei dubbi sul buon esito del suo intervento, al punto da farlo esitare sull'opportunità di operarsi... Ma chi è Luigi in realtà? La sua malattia potrebbe essere solo una simulazione, e far parte di un imbroglio gigantesco, che copre un "mercato di letti" ospedalieri?  E chi è Massimo in realtà? È solo un paziente ingenuo, o ha qualcosa a che fare con la Direzione Sanitaria, dove qualcuno ha deciso di smascherare quel mercato di letti?  Chi è il truffatore, e chi è il truffato?  Il povero Massimo non sa più da che parte girarsi, sa solo che la sua coscienza lo spinge ad incastrare Luigi. Forse in cambio di qualcosa? Il problema è che il suo compagno di stanza non è solo scaltro. È anche maledettamente simpatico...

Note Di Regia
L'Operazione è un testo che nasce  nel  1989,  come  atto  unico  a  tre personaggi, all'interno della  rassegna:  "Attori  in  cerca  d'autore", diretta da Ennio Coltorti. Il testo è stato rappresentato più volte tra il 1990  e il  1994, con lo stesso Coltorti nel ruolo del protagonista, accanto a Giorgio Tirabassi, e Maurizio Mattioli. Tradotto in diverse lingue, in Inghilterra in particolare L'Operazione, è  stato messo  in  scena  dal  celebre commediografo  Alan Ayckbourne, ed  ha  vinto il  prestigioso  “Be Bold Award”  come  miglior  testo straniero nel 1993. Nel 1997, ha ispirato anche un film, "In Barca  a Vela Contromano", da me diretto, ed interpretato  da Valerio Mastandrea, Antonio Catania, e Maurizio Mattioli. 
La fortuna di L' Operazione è durata a lungo, nella memoria delle persone che lo hanno visto, molto più a lungo di quanto io stesso non mi aspettassi. È per questo, oltre che per l'attualità dei suoi contenuti, che ho deciso di accogliere l'offerta di Gianluca Ramazzotti di rimetterlo in scena, riuscendo a "conservare" due protagonisti dell' operazione cinematografica di vent'anni fa.  
Nonostante l' ambientazione ospedaliera, L'Operazione non è una storia di malasanità. Visti i suoi ripetuti colpi di scena, vuole essere piuttosto un mix di commedia all' italiana e di giallo, una storia di amicizia, di tradimenti, di risate, di slealtà. E di un certo modo di fare che può essere riassunto dal motto che Longanesi sosteneva fosse impresso sulla bandiera italiana, e cioè: "Tengo Famiglia". Un motto che sembra governare l' Italia da sempre, ma che a volte, può generare delle sorprese inaspettate. 
E addirittura commoventi.
Stefano Reali
9 Gennaio | 11 Febbraio 2018 – Prima Nazionale
Antonio Catania, Nicolas Vaporidis 
con Maurizio Mattioli
con la partecipazione straordinaria di Gabriella Silvestri
e con Marco Giustini
L’ OPERAZIONE 
Scritto e diretto da Stefano Reali
Scene Alessandro Chiti
Costumi Mara Gentile
Musiche Stefano Reali
Aiuto regia Iolanda Salvato
Disegno luci Giuseppe Filipponio
Direzione tecnica Stefano Orsini
Una produzione di Gianluca Ramazzotti per Ginevra Media prod srl.


Teatro Roma, Via Umbertide 3 (P.zza S. Maria Ausiliatrice)   00181 Roma Tel. 06 785.06.26 info@ilteatroroma.it    
Info e prenotazioni:   Tel. 06 785.06.26  https://www.ilteatroroma.it/
Orario Spettacoli: dal Martedì al Venerdì: ore 21.00, secondo Giovedì di spettacolo ore 19.00, 1° e 2° sabato di spettacolo ore 17.00 ed ore 21.00. Domenica ore 17.30. Lunedi riposo
Biglietti (comprensivi di prevendita): Intero € 27,00 - Ridotto € 25,00 - Cral (per gruppi di almeno 10 persone) - Ospiti Abbonati  € 18,00  - Centri Anziani (per gruppi di almeno 10 persone) - Giovani (da 12 a 18 anni) € 14,00 - Bambini (fino a 11 anni) € 12,00 
Orario Botteghino: Lunedì dalle 10.00 alle 15.00, dal Martedì al Sabato dalle 10.00 alle 20.00. Domenica dalle 11.00 alle 13.00  e dalle 15.00 alle 20.00 

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