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I FUORICENTRO TORNANO CON IL SINGOLO “VALIGIE DI CARTONE” la storia del cantante Maurizio Camuti

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Una bella ballata pop dal testo autobiografico: racconta infatti la storia del cantante Maurizio Camuti, che anni fa ha lasciato la Sicilia per cercare nuove opportunità a Milano, città che l'ha accolto e in cui ha avuto modo di realizzarsi.
Una canzone in cui in molti si possono ritrovare e che vuole rappresentare anche una buona occasione per toccare il tema della disoccupazione che, soprattutto al Sud, è un problema molto sentito. La Sicilia è poi una terra, come dice il testo, “gialla e un po' amara”: alla sua bellezza, infatti, si contrappone la delusione per le troppe cose che continuano a non andare. Argomenti, quelli che riguardano il lavoro, che stanno molto a cuore a Maurizio Camuti che, oltre ad essere un artista, è anche sindacalista .
“È una canzone che in fondo vuole denunciare un destino comune a molti, ovvero a tutti coloro che hanno deciso di non adeguarsi al sistema e che, di fatto, hanno come unica alternativa il biglietto del treno o di un aereo” - spiega il cantante - “Ogni volta che torno in Sicilia resto folgorato dalla bellezza della mia terra e dal suo potenziale, ma ho come l'impressione che nessuno voglia sfruttarle, onde evitare di rompere equilibri oramai insostenibili e utili solo a pochissimi. Per farlo servirebbe maggior coraggio, una presenza maggiore delle istituzioni e una politica piu' incisiva e libera evitando di continuare a sostenere degli "insostenibili", qualsiasi corrente essi appartengano”. E aggiunge: “Vorrei che qualcuno riuscisse a rompere questo vascello di vetro per far entrare aria nuova e pulita. Per evitare che la gente debba continuare a partire con le sue valigie di cartone, come accadeva più di cento anni fa”.

“Valigie di cartone” è anche un videoclip girato in Sicilia da professionisti siciliani e che può vantare un cast di attori interamente siciliano che sono Gabriella Cacia, Lelio Naccari e Raffaella Schepisi e ha come protagonista Gian Luca Camuti, fratello di Maurizio, con un passato e presente da attivista politico che si è prestato volentieri per il video visto il contenuto e significato della canzone.

Kaos 2017, a Ezio Noto il Premio Coppola: spesso i siciliani si piangono addosso invece di volare. L'intervista di Fattitaliani

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"Un grande ed emozionante onore": è questo il commento a caldo del poliedrico artista Ezio Noto al riconoscimento che riceverà a Kaos, Festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana, che il 9 e il 10 dicembre si svolgerà presso l’Accademia di belle Arti Michelangelo di Agrigento diretta da Alfredo Prado. Lo speciale riconoscimento, intitolato al ricordo dell’editore trapanese Salvatore Coppola, va al musicista e scrittore per il libro “Mio padre non conosce la mia musica” (ed. Medinova). Fattitaliani lo ha intervistato.

Che valore assume per lei un tale riconoscimento?
Un riconoscimento da scrittore è una novità. Con grande gioia mi è stata comunicata la notizia dell’assegnazione di questo importante riconoscimento. Chi mi conosce e chi ha letto il mio libro, capisce bene cosa significa per me ricevere questo premio intitolato ad un mio caro amico Editore che è stato uno di quelli che ha creduto fortemente nella mia musica e che mi ha aiutato molto sostenendola e divulgandola. 
Può condividere con noi un ricordo legato a Salvatore Coppola (le interviste di Fattitaliani all'editore)?
Penso a quando andavamo insieme, io e lui, alle prime edizioni di Kaos e si apre una voragine di ricordi. Ringrazio infinitamente la commissione del Festival Letterario Kaos e il suo Direttore Artistico Peppe Zambito che mi hanno voluto onorare di questo enorme regalo. Un grazie speciale al mio Editore Antonio Liotta Medinova che ha permesso tramite la pubblicazione del mio libro di avere queste grandi soddisfazioni.
Visto il titolo e l'argomento si suppone che nel libro ci sia molto di autobiografico. È così? 
Si, è molto autobiografico e racconta di persone, luoghi, artisti, incontri, politica, musicisti, amici, arancine, musica, padri, figli e della tenacia e della forza e della determinazione che serve per fare.
E il titolo com'è nato?
Nasce dal fatto che determinati lavori per i nostri genitori non sono considerati tali e spesso i consigli che loro ci danno mirano a farci abbandonare percorsi precari per attività lavorative più concrete e sicure. Ma leggendo il libro si avrà una sorpresa e che la colpa non è solo loro… 
Chi potrebbe essere compreso in "Mio padre" ? 
Un libro che è rivolto e che parla a tutti, molto letto dai giovani ma anche, per i ricordi e per le riflessioni, gli spunti che genera, è apprezzato e ha incuriosito persone di tutte le età. Nel libro sono ricordate centinaia di persone, fatti, circostanze, città conosciute attraverso la musica ma non solo. Sono storie di ricordi visivi stampati nella mia memoria, occhi, sguardi, carezze, pugni, difficoltà ad essere capiti.
La musica le porta più gioie o dolori? 
Adesso molta gioia e riconoscimenti, ma sono state molte le sofferenze, le delusioni, le lacrime in passato.
Per conoscere bene la sua musica, in che atteggiamento bisogna porsi? 
Bisogna essere curiosi prima di tutto, poi avere voglia di ascoltare, che è la cosa più difficile in questi tempi molto veloci e leggeri. 
Il filo conduttore delle sue tante attività qual è? L'una non rischia di oscurare l'altra? 
L’arte è il filo conduttore con la musica sempre in primo piano, tutte le altre attività sono propedeutiche ad essa. Viviamo tempi in cui tutto quello che non passa dai mezzi comunicazione ufficiali per molti è oscurato, quindi bisogna inventarsi strade nuove per esserci e resistere.
La Sicilia e le sue contraddizioni si riflettono nel suo fare musica e organizzare eventi?
Io sono un siciliano che guarda il mondo, che vive e opera prevalentemente in Sicilia. Subisco certamente e mi occupo di queste contraddizioni. Questa terra ha una grande forza, una grande ricchezza umana e di risorse di diverso tipo.  La Sicilia è una terra straordinaria, grazie ai siciliani onesti che ci abitano.  Produce fatti positivi e eccellenze. I siciliani spesso se ne dimenticano e si piangono addosso invece di volare. Giovanni Zambito.

Le pagine social dell’evento:
Instagram: Kaos Festival
Twitter: @kaos_festival

Ostia, "a Napoli e... a Berlino" spettacolo di parole e musica

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di Emanuela Del Zompo - L'associazione culturale Colorate Alchimie teatrali presenta presso il teatro Affabulazione di Ostia, Roma."a Napoli e....a Berlino" di Teresa Polimei.

Teresa Polimei, regista ed attrice presenta uno spettacolo unico nel suo genere con le attrici Antonella Raimondi e Rita Urbani supportate dalla melodica voce della solista Carla Costigliola accompagnata dalla chitarra di Mario Albanesi che ne cura anche gli arrangiamenti.

La regista propone uno spettacolo-monologo intervallata dalle danzatrici Stefania Giannetti e Laura Sanna che conduce il pubblico in una sorta di riflessione e non solo sulla "degustazione dello spettacolo-musicale". Lo spettacolo proposto è un viaggio tra Berlino e Napoli che segue, in via preferenziale, il filo conduttore tracciato da Brecht e da Viviani.

Due autori tra loro contemporanei e geograficamente lontani che hanno utilizzato spunti sorprendentemente simili e di altissima intensità poetica per parlare di donne. Le loro donne pur segnate dalla guerra, dalla povertà, dalla maternità non sono mai rassegnate e non dimenticano la seduzione del gioco amoroso. I brani musicali di Brecht, Viviani ed altri autori, eseguiti dal vivo, integrano e completano il percorso narrativo. Danzatrici sottolineano con leggiadria la poesia che sottende i brani eseguiti.

L'Associazione Culturale Colorate Alchimie Teatrali svolge la sua attività dal 2009 attraverso la realizzazione di numerosi spettacoli teatrali in Italia (Roma, Napoli, Bari, Massa Carrara) e all’estero (Parigi) attingendo alla produzione di vari autori tra i quali Bergman, Brecht, Comencini, Viviani.

L'associazione Colorate alchimie teatrali

diffondere la cultura teatrale, musicale ed artistica nel mondo giovanile e non, anche attraverso contatti fra persone, enti ed associazioni;
far sì che l’esperienza teatrale sia una ginnastica del corpo e della mente ed un veicolo con il quale esplorare il mondo dell’immaginario e delle emozioni al fine di raggiungere uno stato di benessere e di equilibrio fisico ed emotivo.
porsi come punto di riferimento per quanti, svantaggiati o portatori di handicap, possano trovare, nelle varie sfaccettature ed espressioni del teatro e dell’arte un sollievo al proprio disagio.
Foto di Tiziano Pignatelli

Bruxelles, La pelle del mondo: musiche, proiezioni e interventi per la Giornata mondiale del suolo

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Il suolo è vita! Una serata per conoscere e apprezzare il valore del suolo, troppo spesso disconosciuto.

In occasione della Giornata mondiale del suolo l’Istituto di Cultura insieme al Forum "Salviamo il paesaggio" propone una serata di musiche, proiezioni e interventi per conoscere la "pelle del mondo".
Con la partecipazione dell’attore Riccardo Mei.
Scaricare qui il programma dell'evento

Prenotazione obbligatoria qui
Informazioni
Istituto italiano di cultura
Data: Mar 5 Dic 2017
Orario: Dalle 19:00 alle 21:30
Ingresso : Libero

Kaos 2017: Iacono, Lo Bue e Bellavia finalisti con il romanzo collettivo "La bellezza dell'acqua". L'intervista di Fattitaliani

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Appuntamento il prossimo fine settimana del 9 e 10 dicembre all'Accademia delle Belle Arti "Michelangelo" di Agrigento con l'edizione 2017 di Kaos, Festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana: fra i libri finalisti per la sezione narrativa c'è "La bellezza dell'acqua" opera collettiva di tre autori: Alberto Bellavia, Adriana Iacono, Lia Lo Bue. Fattitaliani li ha intervistati.

La scrittura a tre nasce da una comune esperienza: la vogliamo riassumere?
Scrivere un romanzo collettivo è una bella esperienza di condivisione e confronto. Tutto è nato da un laboratorio di scrittura con Beatrice Monroy, così come viene raccontato nel libro. Da questa scintilla iniziale prende il via la nostra esperienza comune e anche il nostro romanzo. 
In fase di scrittura come vi siete organizzati? avete diviso i compiti e qualcuno si è particolarmente dedicato a una parte?
Alla fine del laboratorio ognuno di noi aveva una storia con un personaggio: Don Calo, Cetti e Gerlando che abbiamo inserito in una struttura da romanzo che li contenesse tutti e li legasse sia alla vicenda del caso Tandoj sia al  presente. Abbiamo costruito un racconto nel racconto alternando storie  del passato con la realtà dell’Agrigento contemporanea.
Confrontandovi tra voi non potevano esserci problemi d'incoerenza a livello stilistico e formale?
Abbiamo scritto il nostro romanzo collettivo conservando ognuno il proprio stile e la propria originalità eppure chi lo legge dice che sembra scritto da una sola mano. Si è creata un’alchimia che ha reso il tutto coeso e armonico nonostante le differenze.
Qual è il contesto dentro il quale vengono uccisi il commissario Tandoj e il giovane Ninni Damanti?
Il delitto Tandoj è stato considerato un omicidio passionale inizialmente ma si trattava di un depistaggio mafioso. Agrigento nel 1960 non era la cittadina tranquilla che tutti credevano. Il caso Tandoj ha portato alla luce fatti e scandali impensabili per l’epoca. Tandoj rimane una figura ambigua mentre la morte del giovane Ninni Damanti ha aperto una ferita che stenta a rimarginarsi e chiede ancora giustizia. 
Attraverso il viaggio intrapreso con la scrittura sotto quale aspetto vi siete reciprocamente conosciuti meglio? che cosa avete imparato l'uno dagli altri?
È stato bello affrontare questa esperienza insieme. L’alchimia della nostra amicizia si è poi riversata nella nostra scrittura.
Che cosa sperate che il lettore senta/provi alla fine del libro?
Ci piacerebbe che il lettore si confrontasse col passato, con le vicende drammatiche che hanno determinato la morte di un giovane innocente e trovasse la forza di guardare il presente con una nuova consapevolezza. Giovanni Zambito.
Le pagine social dell’evento:
Instagram: Kaos Festival
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A Marco Iannitello il Premio Vincenzo Crocitti come Attore in Carriera (sezione giovani)

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Marco Iannitelloè stato insignito del prestigioso Premio Vincenzo Crocitti – Primo Lustro – come Attore in Carriera (Sezione Giovani).

A consegnarglielo il regista Alessio Inturri, nel corso della cerimonia che si è tenuta a Roma sabato 2 dicembre.
Istituito nel 2013 in memoria del celebre attore scomparso nel 2010, questo premio ha l'obiettivo di valorizzare in modo meritocratico i giovani artisti del mondo dello spettacolo, cinema, tv, teatro, radio, sport, web, e più in generale premiare e promuovere la cultura e l’arte
Oltre alle nuove leve viene assegnato ad artisti e professionisti “in carriera”, che si distinguono nel panorama nazionale ed internazionale con la loro professionalità, arte e doti di sensibilità umana.

Per l'attore Marco Iannitello questo premio è il riconoscimento di una crescita artistica, che negli ultimi due anni ha subito una vera accelerazione con la partecipazione a progetti cinematografici e televisivi di prestigio.

Chi è Marco Iannitello:
È nato a Palermo, ma attualmente vive a Roma.
Muove i primi passi a teatro, per poi mettersi a studiare cinema presso la scuola di Lino Capolicchio. Nel 2007 esordisce sia sul grande schermo con “Ho voglia di te” di Luis Prieto che in tv con “Provaci ancora prof 2” di Rossella Izzo.
Nel suo curriculum troviamo film come “Diciottanni – Il mondo ai miei piedi” di Elisabetta Rocchetti (2011), “L'arrivo di Wang” dei Manetti Bros (2011), “La casa nel vento dei morti” di Francesco Campanini (2012) e fiction di successo come “Distretto di polizia”, “L'Ispettore Coliandro”, “Notte prima degli esami '82”, “R.I.S. Roma – Delitti Imperfetti”, “Don Matteo”, “Che Dio ci aiuti”, “Squadra antimafia”, “Rex” e “Il giovane Montalbano”.
Nel 2016 è nel cast del film “Il Vincente” di Luca Magri.

Libri, “Il Filo di Arianna” il nuovo romanzo di Anna Profumi

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Anna Profumi, “Il Filo di Arianna”, Monetti Ed., Battipaglia, 2017. Presentazione di Andrea Giostra.
È uscito da pochi giorno il nuovo romanzo della bravissima scrittrice Anna Profumi. In attesa di leggerlo e di gustarne l’interessante narrazione, lo presentiamo ai nostri lettori in anteprima, con una sintetica scheda che comprende la sinossi, la trama e una short-bio dell’autrice. Buone letture a tutti…

Sinossi:
Le vicende narrate in questo libro coprono un arco temporale molto ampio, a partire dagli anni cinquanta sino ai giorni nostri, e riguardano essenzialmente la vita di due sorelle, Eleonora ed Arianna, le loro profonde diversità e rivalità in amore. Per uno strano gioco del destino ambedue saranno costrette a fronteggiarsi in un’intricata storia sentimentale che cambierà il corso dei loro giorni.
La bella e sensuale Eleonora, farà i conti con il suo egocentrismo, ostacolo ad ogni forma di sentimento, mentre la dolce Arianna, intenzionata a difendere ad ogni costo il suo legame matrimoniale, dovrà affrontare una serie di difficoltà che metteranno a dura prova la sua forza d’animo. Un lungo percorso di rinascita interiore ed un inaspettato colpo di scena le consentiranno, infine, di ritrovare l’uscita dall’intricato labirinto della sua esistenza.

Trama:
I protagonisti principali del romanzo sono due coppie. Arianna e Andrea ed Eleonora e Steven. Due sorelle della buona società torinese che vivono il loro rapporto matrimoniale in maniera antitetica. Arianna, dolce e paziente, nonostante le intemperanze del carattere ed i continui tradimenti di suo marito Andrea, noto manager della cantieristica navale ligure, ed Eleonora, ribelle e anticonformista sposata con Steven, medico inglese, il classico gentleman britannico, con cui scopre ben presto di non avere nulla in comune a causa delle profonde divergenze caratteriali.
I colpi di scena si susseguono numerosi in un crescendo di situazioni che lasciano il lettore col fiato sospeso. Nulla è scontato anche quando tutto sembra inevitabile. “Fil rouge” di tutta la trama è la passionalità che lega i protagonisti in uno strano scambio di ruoli, dove ognuno si troverà a vivere incontri emozionanti e del tutto inaspettati, e a fare i conti con inevitabili anche se ovvi sensi di colpa. Finale tutto a sorpresa, come nello stile della scrittrice a cui piace mescolare le carte sino all’ultima pagina dei suoi libri.

Short-bio dell’autrice:
Anna Profumi è nata a Roma, città che le è rimasta nel cuore, anche se vive ormai da molti anni a Genova, dove ha studiato e lavorato per molti anni.
Le sue passioni di sempre? La letteratura, la poesia e l’arte in tutte le sue forme. Appena diplomata in lingue estere è stata assunta come interprete in una società di navigazione e dopo qualche tempo come segretaria di direzione in una multinazionale americana. Terminati gli impegni di lavoro, si è iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia, approfondendo i suoi studi umanistici precedentemente interrotti.
Da tre anni a questa parte, ho riscoperto la passione ed il piacere della scrittura e ha pubblicato quattro romanzi. Il primo nel 2016 intitolato “Geisha” edito da Monetti Editore. I successivi nell’ordine, sempre per Monetti Editore sono stati: “Una donna, una Regina”, biografia storica di Maria José di Savoia ultima regina d’Italia, pubblicata nel 2017, “L’Inganno”, romanzo edito nell’Aprile 2017 e da qualche giorno l’ultimo della serie (per ora) intitolato “Il filo di Arianna”.
Anna Profumi alterna l’attività di scrittrice, con la recensione di libri ed antologie di poesie e scrive articoli. Da tre anni amministra un gruppo culturale molto seguito su FB che conta quasi cinquemila iscritti ed ha una sua pagina personale sul web dove posta riflessioni, brani estemporanei, poesie, citazioni etc…, interagendo con tutti i miei numerosi amici.

Link:
https://www.libreriauniversitaria.it/filo-arianna-profumi-anna-monetti/libro/9788899881528
https://www.facebook.com/profile.php?id=100009082468091
https://www.facebook.com/groups/marionanna/

ANDREA GIOSTRA
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/
https://www.facebook.com/andrea.giostra.37
https://www.facebook.com/andrea.giostra.31
https://plus.google.com/u/0/114620232579950145227

Musica, teatro e tradizione Al Piccolo Teatro Il Salotto di Pulcinella dal 6 al 9 dicembre

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C'è aria natalizia al Piccolo Teatro Il Salotto di Pulcinella, il delizioso angolo dedicato alla tradizione napoletana diretto da Vincenzo De Vivo. Uno spazio dove l'arte partenopea viene omaggiata in tutte le sue forme, dalla cucina, alla musica, passando per prosa e poesia. Prima di ogni spettacolo, infatti, viene offerta al pubblico una cena realizzata con prodotti tipici della cucina napoletana. Soddisfatti i palati, si apre ii sipario.

Questo accadrà dal 6 al 9 dicembre con una serie di spettacoli che spaziano dalla musica alla prosa dando respiro anche a serate che ci introdurranno nel magico mondo del Natale.

Il 6 dicembre alle ore 20.30 è in scena Marinaresca con Nando Cittarella e La Paranza. “Mozart ma anche Rossini, Mascagni,Donizetti e tanti altri grandi artisti hanno affidado alla chitarra e alla voce il canto d'amore” spiega Nando Citarella “Il Marinaresca si fondono Canto e seduzione insieme, in modo essenziale timido e diretto, con una chitarra ma anche con la tammorra muta o semplicemente il putipù o ancora a voce sola”
Questo concerto, accompagnato dalle Equivox e da Cymbalus Ensemble Voci e Tamburi in un'intimità folgorante, darà vita a canzoni più prettamente popolare o popolaresche, fino alle tammurriate devozionali ma anche quelle “a dispetto” basate sul “doppio senso”, o quella di sdegno a quella ancor più descrittiva e narrante tardo settecentesca. Un piccolo ma profondo percorso attraverso questo stile romantico e magico, espressione della voce e degli strumenti al suo servizio.

Il 7 dicembre la vulcanica Lucia Cassini torna al Salotto di Pulcinella per condurre A Ruota Libera la Tombola, spettacolo Napoletano con Enzo De Vivo e al Pianoforte il M°Mario Messina. Tutto anticipato da degustazioni culinarie.

L'8 e il 9 dicembre è la volta di Mariano Perrella e Isabella Alfano con Napolie & Dintorni una serata all'insegna del romanticismo e di dolci ricordi. Accompaganti dal M°Mario Vicari i due artisti raccontano storie d’amore viste attraverso gli occhi di due diverse generazioni. Partendo dai grandi poeti napoletani quali Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo, Vincenzo Russo, Aniello Califano, .che tra la fine dell’800, inizi ‘900, hanno scritto le meravigliose pagine d’amore raccontate in canzoni come Reginella, ‘O surdato ‘nnammurato, Marechiaro, per giungere, poi, a quelli degli anni 50 e 60 come Tenco, Lauzi, De Andrè, Endrigo, Paoli. Artisti he oltre l’amore, hanno cantato, il disagio esistenziale personale e sociale. Da qui i capolavori come Mi sono innamorato di te, Vedrai vedrai, Ritornerai, Il Poeta, Marinella, Bocca di rosa, Io che amo solo te, Il cielo in una stanza... e tantissime altre. Lo scopo dello spettacolo e quello di evidenziare, attraverso le canzoni e, con l’apporto di qualche aneddoto e/o curiosità, il Fil Rouge che unisce la canzone tradizionale napoletana alle canzoni dei cantautori italiani degl anni 50/60 ovvero la Poesia.

IL SALOTTO DI PULCINELLA
via Urbana, 11 - 00184 Roma
dal 6 al 9 dicembre ore 20.30
6 dicembre Marinaresca con Nando Cittarella
7 dicembre A Ruota Libera con Lucia Cassini
8/9 dicembre Napoi e Dintorni con Mariano Perrella e Isabella Alfano
tel. 06 48.23.339 - cell. 347.7327033 - email: info@ilsalottodipulcinella.com
Spettacoli con degustazione menù completo:
h. 20.30 – Euro 25


Venezia, Balletto Reale delle Fiandre alla Fenice con un trittico di balletti firmati Sidi Larbi Cherkaoui e Jeroen Verbruggen

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Il Balletto Reale delle Fiandre approda al palcoscenico del Teatro La Fenice di Venezia. La prestigiosa compagnia di danza belga, diretta da Sidi Larbi Cherkaoui, porta in scena un trittico di coreografie di recente creazione firmate dallo stesso Cherkaoui e da Jeroen Verbruggen, basate sulle musiche francesi di Claude Debussy, Maurice Ravel e Modest Musorgskij. Cinque le repliche, dal 13 al 17 dicembre 2017, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2017-2018.

Il programma della serata si apre con Exhibition, una coreografia di Sidi Larbi Cherkaoui sulla musica dei Quadri da un’esposizione di Modest Musorgskij nella versione orchestrata da Maurice Ravel, con le scene e i costumi di Tim van Steenbergen e il light design di Fabiana Piccioli. 
Questo pezzo, che ha debuttato il 28 maggio 2016 all’Opera di Anversa, si configura come una vera e propria esposizione di preziose cornici dorate, però vuote, continuamente spostate da undici danzatrici dai lunghi abiti scollati e fioriti e da nove uomini in pants rosso-violacei bordati d’oro, con cinture penzolanti e a torso nudo. L’idea è creare, in sintonia con l’originale pezzo musicale, dieci quadri animati dai ballerini, entro ma anche fuori delle cornici stesse, e cinque promenade (passeggiate), che rappresentano il movimento dell’osservatore da una tela all’altra.

Segue Ma Mère l’Oye, una creazione del giovane coreografo di Anversa Jeroen Verbruggen - classe 1983 - basata sulla musica di Ravel e in particolare sulla Pavane pour une Infante défunte, e sull’opera che dà il titolo alla coreografia, nella traduzione italiana Mamma l’oca. Fortemente ispirata - come dichiarato dal suo autore - dalla figura della regina del Belgio Fabiola e dal profondo amore che la legava al marito, il re Baldovino, questa coreografia ha debuttato in dittico con Exhibition e con lo stesso cast creativo: le scene e i costumi sono di Tim van Steenbergen, il light design di Fabiana Piccioli.

Chiude la serata Faun, passo a due di Sidi Larbi Cherkaoui sulla musica del Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy innestata da interventi musicali originali del compositore britannico Nitin Sawhney, con i costumi di Hussein Chalayan e scene e luci di Adam Carrée. In questa coreografia, che ha debuttato al teatro Sadler’s Wells di Londra il 13 ottobre 2009 e che è stabilmente nel repertorio del Balletto delle Fiandre dal 2013, Cherkaoui parte dal leggendario assolo danzato da Vaslav Nijinsky per i Balletto Russi per esplorare il lato umano del movimento umano e il potere della mitologia. Ma il pezzo di Cherakoui non è più un assolo, bensì un passo a due, perché il fauno incontrerà la sua controparte femminile.

Lo spettacolo sarà in scena mercoledì 13 dicembre 2017 alle ore 19.00, giovedì 14 dicembre 2017 ore 19.00, venerdì 15 dicembre 2017 ore 19.00, sabato 16 dicembre 2017 ore 15.30 e domenica 17 dicembre 2017 ore 15.30.

La classe dirigente di Palermo fra hidalgos, Cipolla e sfincionelli

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Nel suo meraviglioso "Le leggi fondamentali della stupidità umana" Carlo M. Cipolla, un filosofo che aveva il raro dono di fare affermazioni indiscutibili in modo comprensibile e divertente, sostiene che gli stupidi sono diffusi nella società in una percentuale invariante per qualsiasi taglio statistico si faccia della popolazione. In altre parole c'è la stessa percentuale di imbecilli fra maschi e femmine, fra bianchi, neri, gialli e cocktail vari, fra ricchi e barboni, fra cristiani, musulmani, buddisti e atei, fra analfabeti e laureati, e così via. 

Io nella mia vita questa cosa l'ho verificata sempre e dappertutto, ma con una clamorosa eccezione che avrebbe mandato in depressione Cipolla: Palermo. A deviare dalla norma non è in realtà tutta la città, ma la sua classe dirigente – politici, burocrati, consulenti... insomma quel nutrito (e ben nutrito) gruppone di persone che dovrebbero prendersi cura del benessere dei cittadini ideando piani, decidendo regole, emettendo ordinanze, operando controlli, organizzando servizi. Fra questi signori la percentuale di stupidi, come sa chi ci abita e confermano le classifiche nazionali di vivibilità, si impenna. Mi sono sempre chiesto che cosa provochi questa deviazione dallo standard Cipollano e, pensa che ti ripensa, sono arrivato a immaginare due possibili cause, fra le quali non so decidere: la “Sindrome dell’Hidalgo” e “La Sindrome dello Sfincionello”. 
Ve le sottopongo, e poi vi chiedo un aiutino speciale per capire qual è quella vera. 
LA SINDROME DELL'HIDALGO
Secondo questa teoria, la dominazione spagnola avrebbe contagiato la classe dirigente panormita con l'arroganza degli hidalgos conquistatori, o meglio con la invidiosa tendenza a imitarla – una cosa piuttosto patetica, vista la mancanza delle solide basi imperiali su cui quelli l’appoggiavano. Ne sarebbe conseguita l’assenza, nei soggetti infettati, di quel briciolo di umiltà che produce nell’uomo, insieme alla capacità di autocritica e alla convinzione di "avere sempre qualcosa da imparare", la capacità di ascoltare, confrontarsi e condividere. Risultato: regole, ordinanze, servizi e piani concepiti a testa di membro e attuati a cavolo cappuccio. 

LA SINDROME DELLO SFINCIONELLO
Ibn Hawqal, geografo e mercante del X secolo nato a Baghdad, quando visitò la Balarm/Palermo araba non ebbe una buona impressione dei palermitani, che giudicò in maggioranza ignoranti, tasci (ma vah?), e capaci di impegnarsi la biancheria intima pur di fare bella figura (ma vah, ma vah??). E decise che la colpa era della cipolla di cui i palermitani facevano troppo uso: secondo lui, il commovente bulbo gli intossicava il cervello. 
Ed ecco quindi l’aiutino di cui avrei bisogno per decidere fra le due teorie: vi risulta per caso che all'ARS, in Comune e, in generale, fra i signori coinvolti in un modo o in un altro nell'immaginare, approvare, realizzare o lasciare com’è tutto quello che rende Palermo una città impossibile, si registri un consumo anomalo di cipollatissimi sfincionelli? 
Carlo Barbieri
Ritrova qui gli articoli di Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Ar.Ma Teatro, "Qui è così" di e con Mauro Perugini il 7 e 28 dicembre

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Il 7 dicembre torna all'Ar.Ma Teatro il format, ideato e realizzato da Mauro Perugini. QUI È COSI'!

Uno spettacolo dove il pubblico sarà partecipe, elemento attivo e reattivo di un gioco in cui si fonderanno intrattenimento, coinvolgimento, chiacchiere, visioni, idee, giochi, proposte, magie, musiche, poesie, ricette, libri, letture, consigli e qualcos’altro.
Un Teatro allegro e disinvolto, spensierato ed inusuale, come un piccolo circo e la sua pista, con il il Fido Assistente Doctor Flower e il suo Bravo Direttore che sarà anche anfitrione, sommelier, intrattenitore, mago, cicerone, comico, conduttore, ma anche attore, mentalista, apripista, affarista, femminista, armonicista, musicista (perché limitarsi... quando il limite è la fantasia?).
Due appuntamenti mensili che accompagneranno il pubblico per tutta la stagione, per uno spettacolo ogni volta nuovo e diverso, perché nuovo e diverso sarà ogni volta il pubblico.
Si ricorda che nelle date jolly come il prossimo 28 dicembre, lo spettacolo in continua evoluzione si adatterà al clima previsto, nello specifico quello natalizio!

Ar.Ma Teatro
via Ruggero di Lauria 21
7 e 28 dicembre 
Telefono 06 39744093 - cell. 333 9329662
Mail: info@capsaservice.it
Biglietti. Intero 12 - ridotto 10

OBESITÀ, 1 ITALIANO SU 5 HA PROBLEMI DI PESO. TRA I BAMBINI 1/3. NEL SUD IL DOPPIO RISPETTO AL NORD

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L’OBESITÀ IN ITALIA - Il 38% degli Italiani è in sovrappeso e un altro 11% è francamente obeso. In pratica metà della popolazione italiana ha un peso superiore a quello ottimale. I bambini dagli 8 ai 12 anni hanno una prevalenza di obesità pari al 12% e una prevalenza di sovrappeso pari al 24%. Siccome un bambino obeso ha 80 probabilità su 100 di rimanere tale anche in fase adulta, curare i bambini significa aiutare gli adulti di domani.

DIFFERENZE GEOGRAFICHE - Nel Sud e nelle Isole la prevalenza di obesità è maggiore rispetto al Nord. Nei bambini arriva quasi a raddoppiare rispetto alle regioni settentrionali: un profondo controsenso se si pensa al Meridione come la patria della dieta mediterranea, una tradizione gastronomia che pare stiamo sempre più abbandonando.

“Occorre puntare quindi a formare dei medici – spiega il Prof. Michele Carruba, Direttore del Centro Studi e Ricerche sull'Obesità dell'Università di Milano -  che siano capaci di prevenire le malattie, nutrizionali e altre. Oggi una parte della popolazione richiede un supporto preventivo che buona parte dei medici non è in grado di gestire, in quanto questi si stanno formando sempre di più nella cura delle patologie. È per questo che si richiede un medico che sappia potenziare i sistemi di difesa, per prevenire di più e curare di meno”.

IL CONGRESSO ICAMP 2017 – Se n’è parlato durante il Congresso Internazionale ICAMP 2017, che si è svolto ad Assago e Rozzano (MI). Circa 500 gli specialisti presenti, provenienti anche dall'estero. Quest'anno la novità dell'appuntamento è rappresentata dall'accordo speciale con l'Università di Camerino, che ha collaborato alla preparazione del programma della due giorni di lavori. A coordinare i lavori e le presentazioni il Prof. Francesco Amenta, Presidente del Congresso, il Prof. Michele Carruba, Presidente Onorario, la dott.ssa Maria Albini, coordinatrice dell'appuntamento.

COS’E’ LA MEDICINA POTENZIATIVA E PREVENTIVA E PERCHE’ E’ IMPORTANTE – La medicina potenziativa e preventiva, uno dei percorsi formativi proposti all’interno della Scuola Specializzante di ICAMP, ha come obiettivo quello di potenziare tutti i sistemi di difesa indispensabili per proteggere il nostro organismo. Tutti i nostri sistemi infatti, da quello immunitario a quello antiossidante, abbisognano di una serie di sostanze che si possono assumere attraverso l’alimentazione, tra vitamine e sali minerali. Se non c’è una nutrizione corretta, questi sistemi funzionano meno e prevengono meno le patologie.

“È quindi una medicina preventiva quella che cerca di fare in modo che le persone non si ammalino - spiega il Prof. Carruba - Prevenendo le malattie, non solo si riducono gli alti costi che affliggono il Sistema Sanitario Nazionale, ma aumenta anche il benessere e la produttività di un Paese. Gli ultimi studi confermano che ciò che si spende in prevenzione è un risparmio. Per ogni dollaro investito in prevenzione, se ne risparmiano dieci”.

LA MINACCIA DELLE MALATTIE CRONICHE DEGENERATIVE - Oltre a quello nutrizionale, un altro problema che sarebbe utile prevenire è l’invecchiamento della popolazione. Oggi il 20% degli italiani affetti da malattie cronico degenerative con un’età media sopra i 65 anni, spendono il 70% del budget nazionale. Si sottolinea quindi l’urgenza di mettere in opera una serie di sistemi che possano fare in modo che le persone si ammalino di meno possibile.

“Purtroppo non tutte le malattie guariscono. Molte persone sono costrette ad essere seguite periodicamente per qualcosa di non curabile – conclude il Prof. Carruba – Nonostante la scienza abbia permesso, negli ultimi anni, di allungare la vita di persone molto malate, come quelle colpite da un tumore, rimane il fatto che queste hanno bisogno di cure per tutto il resto della loro vita. Stesso discorso per l’Alzheimer. Ma anche per l’obesità: questa può provocare problemi cardiologici, respiratori, renali, epatici, osteoarticolari, sessuali, creando una situazione cronica che riduce le aspettative di vita di un paziente di 10 anni in media. E negli ultimi suoi 20 anni di vita, il paziente obeso li trascorre cercando di curare tutte le problematiche correlate”.

Kaos 2017, Angelo Andrea Cellura finalista con "Ho perso le chiavi di casa": coltivare i propri ricordi rende veri. L'intervista di Fattitaliani

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Si concludono oggi le interviste di Fattitaliani ai finalisti di Kaos 2017, festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana che quest'anno si svolgerà il 9 e 10 dicembre presso l’Accademia di belle Arti Michelangelo diretta da Alfredo Prado, nella nuova sede di via Bac Bac 7. È la volta di Angelo Andrea Cellura autore di Ho perso le chiavi le casa, ed. Medinova. 

Intanto, complimenti per il titolo: apparentemente semplice, sembra già racchiudere in sé e raccontare tutto un mondo, un'esistenza... è così?
È proprio così, in fondo cosa è la vita se non un magnifico susseguirsi di situazioni, semplici, strane o stravaganti, avvincenti o monotone, ricche di emozioni o povere di sentimenti. Perdere le chiavi di casa può essere considerato un minimo comune denominatore delle normali quotidianità. Un fatto magari banale, ma che accomuna il 90% delle persone che in un momento della loro vita si sono trovate di fronte ad una situazione del genere. Affrontare tale situazione, apre scenari del proprio io che forse non si sono mai totalmente esplorati.
Come descriverebbe in poche battute i personaggi principali del libro? Immagini di presentarli ai suoi lettori...
Il protagonista è un sognatore, un “divoratore” di ricordi, un ragazzo che si ciba del passato per immaginarsi il futuro. Nostalgico ma cosciente del fatto che tutto ciò che oggi egli è, rappresenta il risultato di un viaggio durato tanti anni, che ha avuto come stazione di partenza, il giorno della sua nascita. Gli altri personaggi non sono classificabili o presentabili, sono l’innumerevole varietà dell’essere umano, rappresentata in tutte quelle sagome splendide che si incontrano giorno dopo giorno, dal bidello all’incallito giocatore di scopa, dal salumiere al guidatore che deve fermarsi in mezzo alla strada con la sua auto per salutare l’amico che non vede da tanto e crea una fila immensa dietro di lui…
Oltre ai personaggi, mi piacerebbe che si soffermasse su alcuni oggetti simbolo che attraversano la narrazione...
Le chiavi rappresentano la possibilità di avere accesso alle forme percettive più intense che l’uomo può provare. In un tempo di sapori sopiti, di sguardi poco attenti, di lacrime che nascono dal cervello più che dal cuore, le chiavi ti danno la possibilità di riaprire quelle porte che con l’essere adulti, inevitabilmente, si socchiudono. E poi ci sarebbe il cellulare, sicuramente ai margini della storia, ma che si ritaglia un suo momento importante e fondamentale nell’evolversi della stessa, rappresenta il nostro “dipendere” da qualcosa di materiale, il nostro essere connessi al mondo, ma solo in maniera virtuale.
Personalmente, per lei scrivere un libro così intriso di ricordi è stato utile emotivamente?
Mi ha fatto riflettere, mi ha fatto piangere, mi ha fatto pensare che coltivare i propri ricordi, renderli parte della propria vita, non vergognarsi di ridere a crepapelle per una battuta stupida o piangere di fronte a gente che a malapena ti conosce, non fa di te una persona poco matura, ti rende vero.
Qual è il contesto esterno che fa da sfondo alle riflessioni e ai ricordi del protagonista?
Sicuramente il teatro della nostra sicilianità, il paese attraversato dal protagonista potrebbe essere un qualunque paese del meridione e della Sicilia in particolare. Gli stereotipi che si incontrano per le strade, sono facilmente accomunabili a tutte le piazze, a tutti i bar, a tutti gli uffici postali della nostra splendida terra. E così il vecchio liceo potrebbe essere quello della grande Palermo come quello della piccola Licata, poco o nulla cambierebbe.
Alla fine, questa chiave viene ritrovata? 
Beh, dire se le chiavi vengono ritrovate farebbe perdere il gusto della scoperta. Di sicuro vengono ritrovate tante e tante cose, molto più di quello che il protagonista si attendeva all’inizio della sua giornata di ricerca. Al termine della giornata (e del libro), il protagonista si ritrova sicuramente più ricco, di cosa? Leggiamolo e lo scopriremo. Giovanni Zambito.

Le pagine social dell’evento:
Instagram: Kaos Festival
Twitter: @kaos_festival
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Opera Bruxelles, Anne-Catherine Gillet in "Dialogues des Carmélites". L'intervista di Fattitaliani: la mia più grande paura? perdere la voce

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All'Opera La Monnaie di Bruxelles appuntamento dall'8 al 23 dicembre con il "Dialogues des Carmélites" un'opera di Francis Poulenc composta su un libretto tratto dall'omonimo testo di Georges Bernanos, a sua volta ispirato a un romanzo di Gertrude von le Fort. La storia si ispira a un fatto realmente accaduto, e cioè all'esecuzione, nel luglio 1794, durante il regime del Terrore, di sedici religiose francesi, note come le "martiri di Compiègne", che si erano rifiutate di rinunciare ai loro voti. Nel ruolo di Blanche si alterneranno il soprano francese Patricia Petibon e il soprano belga Anne-Catherine Gillet, intervistata da Fattitaliani

Lei ha già cantato in quest'opera: cos'è cambiato in questi anni?
Mi era stato proposto di interpretare il ruolo di Constance e io gli risposi di voler fare Blanche. Ero incinta di quattro mesi, la gravidanza non si notava ancora ed ero nel pieno delle mie energie. Mi risposero che prima dovevo pensare a partorire e avevano ragione: dopo ero più pronta.
Che pensa del personaggio di Blanche?
Non è la prediletta del pubblico. Non è un ruolo facile e ci sono più ragioni per non amarla che per amarla. In Carmenè scontato che il pubblico sia attratto dalla protagonista. Blanche non è una persona che ha molto coraggio, ma, anche se continuamente afferma di avere paura, alla fine si mostra una combattente. A me piacciono i personaggi più complessi, non va cercato per forza l'applauso (ben venga, ovviamente): in tutte le produzioni i personaggi più applauditi sono Constance e Mme de Croissy, mentre Blanche è un ruolo difficile. Però anche in Elisir d'amore per esempio neanche Adina è così simpatica e dunque che bisogna fare: renderla più simpatica? Ogni volta lei colpisce Nemorino e alla fine dello spettacolo tutti adorano Nemorino perché ha il coraggio di andare fino in fondo. Blanche è un po' tutti noi. A tutti piacerebbe avere ed essere degli eroi: qui è Constance che illumina tutti; va incontro alla morte quasi sorridendo, ma la maggior parte di noi pensa e si comporta come Blanche. Abbiamo paura, ci piacerebbe non averne ma siamo esseri umani con dubbi, incertezze, insicurezze. Alla fine lei combatterà con se stessa, lei è il suo stesso nemico. È vero che all'inizio ammette di entrare in convento per fuggire la realtà, ma poi troverà il coraggio dimostrando una grande evoluzione.
Sin da piccola pensava di realizzare questo percorso artistico?
Sì e no. C'era qualcosa in me: mi piaceva recitare e l'idea dello spettacolo mi attirava come ogni ragazza. Ma non avevo un'istruzione specificatamente artistica, ma verso i quindici anni mi sono particolarmente indirizzata verso la musica.
Pensando alla sua formazione, quale consiglio tiene sempre presente?
Ho sempre seguito il consiglio di lavorare perché nessuno ti regala niente. Il mio insegnante al conservatorio una volta mi disse che su dieci spettacoli solo in uno/due era stato perfetto e aveva dato il meglio di sé, mentre nelle altre occasioni nella media. Bisogna accettare che a volte si è in piena forma, altre volte meno: è la vita, bisogna lavorare on qualsiasi condizione.
Darebbe lo stesso consiglio a chi vuole intraprendere questa carriera?
Sì. Al conservatorio vedevo tanti giovani, idealisti che di fronte alla prima difficoltà gettavano la spugna. Bisogna battersi se si vuole qualcosa.
Se avesse la possibilità che direbbe a Blanche?
Sii clemente con te stessa e non abbandonare mai la semplicità.
Dal punto di vista vocale Blanche è difficile?
Non voglio apparire presuntuosa, ma no. Sento profondamente la musica, sento che mi appartiene. Sulla scena occorre fare attenzione a gestire le emozioni, soprattutto nelle scene coi fratelli o con Marie: non bisogna farsi prendere dal forte carico emotivo, è qui che sta il pericolo. E ammetto che durante le prove ho sempre pianto (ride, ndr) ma so che in scena questo non sarà più possibile.
Qual è la sua più grande paura?
Sarà scontato, ma ho paura di perdere la voce. Ogni mattina provo a vedere se tutto va bene e se c'è anche il minimo avvertimento smetto di parlare e coi miei figli faccio il mimo.
Facile essere madre e artista allo stesso tempo?
È così, ci si adatta. Ho fatto questo mestiere prima della nascita dei miei figli e per loro sono una madre normale. A volte parto per un mese e quando resto a casa a lungo sono loro a chiedermi quando parto.
Cantare in una lingua che non è la propria comporta delle difficoltà in più?
Certo. Si cerca di imparare la lingua, coglierne la sensibilità, riprodurne le sfumature, si imita l'accento, ma non si canterà mai come un madrelingua.
Un sogno artistico da realizzare?
Mi piacerebbe rifare Cenerentola come nel 2011 con lo stesso direttore, lo stesso regista. È un'opera che fa sognare molto e che va incontro al pubblico. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata

CAST
Conductor ALAIN ALTINOGLU
Director OLIVIER PY
Set and costume design PIERRE-ANDRÉ WEITZ
Lighting BERTRAND KILLY
Chorus master MARTINO FAGGIANI
Le Marquis de la Force NICOLAS CAVALLIER
Blanche de la Force PATRICIA PETIBON
ANNE-CATHERINE GILLET (10, 14, 17, 20 & 23.12.2017)
Le Chevalier de la Force STANISLAS DE BARBEYRAC
L’Aumônier du Carmel GUY DE MEY
Le Geôlier, Thierry, M. Javelinot NABIL SULIMAN
Madame de Croissy SYLVIE BRUNET-GRUPPOSO
Madame Lidoine VÉRONIQUE GENS
MARIE-ADELINE HENRY (10, 14, 17, 20 & 23.12.2017)
Mère Marie de l’Incarnation SOPHIE KOCH
KARINE DESHAYES (10, 14, 17, 20 & 23.12.2017)
Sœur Constance de Saint Denis SANDRINE PIAU
HENDRICKJE VAN KERCKHOVE (10, 14, 17, 20 & 23.12.2017)
Mère Jeanne de l’Enfant Jésus MIREILLE CAPELLE
Sœur Mathilde ANGÉLIQUE NOLDUS
Premier commissaire YVES SAELENS
Second commissaire ARNAUD RICHARD
La Monnaie Symphony Orchestra and Chorus
MM Academy led by Benoît Giaux
Production LA MONNAIE / DE MUNT
Co-production THÉÂTRE DES CHAMPS-ÉLYSÉES

Bruxelles, Prima del Teatro alla Scala 2017: Andrea Chénier di Umberto Giordano all'Istituto italiano di cultura

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L’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con Edison e il Gruppo Iniziativa Italiana, ospita la trasmissione in diretta della prima del Teatro alla Scala per la stagione 2017/2018.

Nel cinquantenario della scomparsa di Victor de Sabata
Coro, Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala
L’Andre Chénier di Umberto Giordano, fu messo in scena per la prima volta alla Scala nel 1896. L’ultimo allestimento scaligero ebbe luogo nel 1985 e vide sul podio. Riccardo Chailly. A più di trent’anni di distanza, La Scala ripropone il capolavoro di Giordano, sempre diretto dal grande Maestro. I due ruoli principali saranno interpretati da Anna Nebretko, reduce dal grande successo della Traviata, e il marito Yusif Eyvazov.

Prenotazione obbligatoria qui

Agrigento: al via Kaos, festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana, Accademia Michelangelo 9 e 10 dicembre. Il programma

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L'Accademia di belle arti Michelangelo di Agrigento si prepara ad accoglierel’edizione 2017 del Kaos festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana, una miscellanea di arte, spettacolo, letteratura e musica.
Il programma completo è stato reso pubblico.
Ricordiamo che il Kaos festival mantiene un’anima itinerante: la formula è semplice, la manifestazione si organizza ogni anno in un luogo diverso (Siculiana, Montallegro, Alessandria della Rocca, Racalmuto), questo per instaurare legami con il territorio e le amministrazioni e rivelare la potenza della cultura come strumento di promozione.
Per il nuovo allestimento la kermesse diretta da Peppe Zambito, ha scelto l’Accademia di belle Arti Michelangelo diretta da Alfredo Prado, nella nuova sede di via Bac Bac 7.
"Quest'anno, più che mai, mettiamo in scena la contaminazione – ha spiegato il direttore artistico –. Non solo editoria e presentazioni di libri, ma uomini e donne che si confrontano su più temi come la legalità e la creatività, in un contesto nuovo che si apre al pubblico: un'Accademia Per dimostrare che la cultura non è ingessata ma include e diverte. Vogliamo che la contaminazione non resti teoria, ma si possa vivere. Non mancheranno appuntamenti con il teatro e con la musica – prosegue Peppe Zambito – il territorio si racconterà attraverso eccellenze da degustare. Non ci spaventa la novità, il nostro è un Kaos conviviale. Perché ci piacciono le belle storie, ma sappiamo bene che il lieto fine è una conquista che ci riguarda tutti. Un lavoro di squadra".
"Siamo felici di ospitare il Kaos Festival. L'Accademia ha già organizzato altre manifestazioni. D'altronde è la nostra cifra: noi creiamo, questo luogo nasce per questo. Per stimolare l'arte in ogni forma, l'incontro fra persone diverse – spiega Alfredo Prado –- crediamo da sempre nella gentilezza, nella meraviglia, nella collaborazione, negli eventi che coinvolgano questa città, e si rivelino segnali di apertura e di bellezza".
Oltre a letture, conversazioni, mostre, anche per l’edizione 2017 non mancherà la musica con le esibizioni diSara Chianetta e Juan Pablo Orrego, e del Trio Mediterraneo (Paolo e Rosa Alongi e Luce Palumbo).
Ricordiamo infine la rosa dei riconoscimenti assegnati a personalità isolane – che verranno consegnati durante il Kaos, festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana – è stata stilata in base a criteri evidenziati nelle attribuzioni, come per i premi “Identità siciliana” conferiti a:Andrea Bartoli, ideatore della Farm Cultural Park di FavaraGiacomo Pilati, scrittore e organizzatore di eventi culturale e a Nicolò D’Alessandro, memoria artistica e storica dell'Isola.
Vanno a Gaetano AronicaFrancesco BellomoGianfranco Jannuzzo, tre agrigentini che con costanza promuovono il teatro Pirandelliano in tutta Italia con il Berretto a sonagli – e a Felice Cavallaro, giornalista e ideatore della Strada degli scrittori; Enzo Alessi e Antonella Morreale, che si sono distinti per l'impegno culturale e soprattutto con una costante attività teatrale – ipremi speciali conferiti da Kaos in occasione del 150° della nascita del drammaturgo Luigi Pirandello
Mentre il Comune di Joppolo Giancaxio, promotore della marcia e della giornata della legalità; e Giacomo Cacciatore, autore di Uno sbirro non lo salva nessuno (Dario Flaccovio editore) si aggiudicano il premio “Gesti e parole di legalita”.
Il Premio “Rita Atria” andrà a: Angelo Sicilia (autore e ideatore dei Pupi antimafia) e all’Associazione Gammazita, per l’utilizzo della creatività in azioni di recupero e rivisitazione della tradizione come strumento di riscatto sociale.
Va alla poetessa Giuseppina Mira ilpremio speciale Kaos “Alessio Passalacqua.
Ezio Noto, musicista e scrittore, per il libro Mio padre non conosce la mia musica (ed. Medinova) conquista il premio “Salvatore Coppola”, istituito in ricordo dell’editore trapanese.
I premi della giuria popolare invece andranno conferiti durante la manifestazione, con una votazione partecipata.
Le pagine social dell’evento:
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Twitter: @kaos_festival
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Per info
Daniela Gambino
3288775341

Paolo Villaggio, dal 7 dicembre Fantozzi, l’audiolibro inedito in libreria

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Il 7 dicembre Fantozzi, l’audiolibro di Paolo Villaggio, sarà disponibile per la prima volta nella versione fisica in tutte le librerie. Ad un anno di distanza dall’uscita digitale, ora il libro capolavoro di Paolo Villaggio del 1971 è anche in versione fisica pubblicato da Volume Audiobooks con capitoli inediti e letto magistralmente dallo stesso Villaggio.

Un’opera unica e straordinaria, uno dei più grandi best seller italiani di sempre, in una versione integrale e aggiornata, valorizzata dall’interpretazione del suo autore e protagonista che ultimata la registrazione commentò così il progetto: "In Italia e in tutta Europa non si leggono più libri. Grazie agli audiolibri sarà possibile diffondere libri incisi che si possono ascoltare lavorando, sull'autobus, per strada, in macchina schivando le buche di Roma, mentre si fa la spesa, mentre si svaligia una banca".
La scrittura umoristica, sommata alla forza comunicativa della voce narrante è una delle chiavi del successo anche del Fantozzi cinematografico. Il meglio della creatività di Paolo Villaggio, il vero e proprio testamento artistico di un autore che ha condizionato il linguaggio e l'immaginario di un intero paese, entrando di diritto nell’Olimpo degli immortali insieme a Charlot , Totò e Stanlio e Ollio.

Premio “Voci”, aperto il Bando dell’edizione 2018

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È già aperto il Bando dell’edizione del 2018 del Premio “Voci” che vedrà la premiazione presso la Casa dell’Architettura - Acquario di Roma, il 28 maggio. Il Concorso è alla XIII edizione.

Potrete inviare poesie e racconti editi ed inediti e libri editi di Poesia (anche e-book). Le opere che spedirete possono essere già state premiate in altri concorsi.
È possibile partecipare fino al 20 febbraio 2018 inviando le opere a mezzo 
e-mail o per posta (ai rispettivi indirizzi precisati sul bando).
Potete visionare e scaricare l’occorrente dal Sito e visitare la pagina di cui ecco il Link: http://www.circoloiplac.com/il-circolo-i-p-la-c-insieme-per-la-cultura/  Il Circolo Culturale I. P. LA C. (Insieme Per LA Cultura), è stato costituito il 10 Giugno 2005 a Mestre (VE) su iniziativa di Nicola Rizzi e Maurizio Meggiorini, primo Presidente dell’Associazione, con una decina di Soci Fondatori.
Il primo Statuto è stato registrato il 15 settembre 2006, mentre dal 3 dicembre 2011 vige il Nuovo Statuto, adeguato alle nuove esigenze organizzative di un Circolo di molto cresciuto negli ultimi anni. Da agosto 2012 è in carica come Presidente Roberto Mestrone, la nuova sede legale si trova a Cinto Euganeo (PD) circondata dalla magnifica cornice dei Colli Euganei, mentre la sede amministrativa e la Segreteria si trovano in Via Tintoretto 20 – 58100 Grosseto. Dal primo anno è stato varato il Premio Letterario Nazionale “INSIEMI”, poi “VOCI”, con premiazione a Mestre (VE) che dal 2007 premia in particolare modo la poesia metrica con il Premio Speciale “Nicola Rizzi”; dall’edizione 2013 un’intera sezione del concorso è dedicata a Nicola Rizzi a rappresentare la poesia in metrica, mentre la cerimonia di premiazione è stata spostata ad Abano Terme.La sede del Circolo dal 2012 a giugno 2017 si trovava nel Comune di Cinto Eugàneo (PD) nel Parco Regionale dei Colli Euganei, mentre la sede amministrativa era a Grosseto. Attualmente si trova a Roma, presso l’Enoteca Letteraria di proprietà del nuovo Segretario e Tesoriere Antonio Puccica.Incrementiamo la vera Cultura garantendo, con la partecipazione, la presenza degli Autori che amano farsi conoscere e confrontare le proprie emozioni con quelle degli altri. Partecipare vuol sempre dire vincere, per l’atto di fiducia che si compie nei confronti di tutti coloro che, tramite il Premio, ne vengono a conoscenza.

Intervista all'attore Antonio Tallura: Patroni Griffi è il regista che ho amato di più. Si cresceva con chi la cultura la faceva

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Incontriamo oggi per Fattitaliani Antonio Tallura. Un grande attore che, si legge nella sua biografica, è nato a Locri (RC) luogo che ama e in cui appena può torna per trascorre il suo tempo libero tra i magnifici reperti archeologici, santuari e templi. È in questi luoghi che trascorre la sua adolescenza appassionandosi al cinema e alla recitazione. Un primo incontro che segnerà la svolta artistica di Antonio Tallura avviene al sito archeologico del Teatro greco di Locri dove, con maestri e designer locali, inizia a coltivare la sua grande passione per la recitazione e il teatro. Nel 1978 si trasferisce a Roma, e frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica Peter Sharooff, e nell’1981 si laurea.

Grazie Antonio per questo tempo che, tra i tuoi molteplici impegni mi dedichi per quest’intervista. Nell’introduzione ho solo accennato al tuo incontro da cui forse è nato tutto, ce ne vuoi parlare meglio raccontandoci come hai deciso di intraprendere la carriera di attore?
Sai Ester, non è facile trovare o ricordare il momento in cui ho deciso. Sicuramente l’incontro con alcuni professori dell’istituto d’arte. Erano professori  giovanissimi, di prima nomina che venivano da fuori regione ed essendo di discipline artistiche, hanno pensato bene di proporre uno spettacolo teatrale in cui concorrevano materie  come architettura, tessuti costumi, arredamento. Mancava chi recitava, mi proposi io per gioco ed anche per saltare qualche lezione, rompere una monotonia incontrare altri ragazzi e ragazze (sorride). Fu così che facemmo uno spettacolo divertentissimo “La Giara” di L.Pirandello. Un’esperienza straordinaria e da li in poi iniziai a prendere gusto divertimento, piacere anche quasi narcisistico. Ci furono altri spettacoli fuori dell’ambito scolastico e formammo un gruppo con ruoli diversi. Sono stati anni di aggregazione, di impegno ricreativo in una zona che la Locride non offriva. Non c’erano spazi culturali, qualche cinema. Ricordo che si aggiungevano sempre più ragazzi. Un’esperienza bellissima e tanti in quel gruppo si sono conosciuti ed anche sposati. Arrivata la maturità, ho voluto provare, volevo capire se potevo aspirare a fare l’attore. Non è stato facile, neanche convincere i miei genitori. Puoi immaginare lo sbigottimento davanti ad una scelta del genere, però non mi hanno neanche ostacolato. Preoccupati si, ma anche io  lo ero. Arrivai a Roma durante il terrorismo, il 78 e c’era molta paura. Un periodo veramente pericoloso, militarizzato quasi, mi iscrissi all’accademia ed iniziai a studiare e tanto.
Antonio tu sei un attore che ha recitato sia sul piccolo che sul grande schermo, solo per menzionare le più recenti interpretazioni rammentiamo ai nostri lettori la tua partecipazione in “Provaci ancora Prof.” (su RAI 1), “Squadra Antimafia” per canale 5, La Squadra (su RAI 3), e per il cinema “Piacere io sono Piero” per la regia E. Carone e ancora “Il Mistero della Donna del Treno per la Regia di F. Femia e tantissimi altri, ma hai recitato molte volte anche in teatro, su questo ti chiedo, secondo te qual è il senso del Teatro nella società odierna, e come possiamo ridargli a tuo avviso il valore che gli spetta?
Sì, ho fatto tanta fiction, anche Incantesimo e Vivere che mi hanno dato molta popolarità. La mia scelta iniziale però è stata il Teatro e sono stati anni di formazione artistica ed umana incredibili. Misurarsi e stare a lavorare con grandi attori in giro per l’Italia, fare la vita del girovago, una volta si diceva scavalca montagna, in teatri grande e belli come in piccoli cinema di provincia. Quando si arrivava era un evento. Il Teatro diventava solenne magico le persone lo vivevano con partecipazione, specie in provincia. Era come un evento di portata culturale vera ed autentica. Ecco questo senso, questa Magia il teatro l’ha persa o meglio non sempre si avverte. Forse oggi mancano gli attori carismatici quelli che hanno fatto le grandi carriere in Teatro o in Cinema con la C maiuscola come in Teatro. Oggi i teatri ne soffrono specie in città, e per l’offerta e anche per scelte artistiche non sempre felici, per lo spostamento, per gli orari, per mancanza di tempo. Ecco, forse oggi il tempo è stato tolto alla cultura al teatro in particolare. Non ho un ricetta, ma credo che se si tornasse al teatro di parola, dei sentimenti, con interpreti di carisma e bravura, capaci di creare contrasti nella critica (che non c’è più) ecco forse potrebbe resuscitare. Ma certamente non è’ morto. Io vado spesso a teatro e quando c’è un interprete capace o un testo che attira o la messa in scena importante la gente, il pubblico, lo premia.
A livello artistico Antonio possiamo certamente affermare che sei un attore camaleontico, nel tuo day by day come è la persona Antonio?
Camaleontico (sorride), non saprei. Sono una persona che dà molta importanza alla Vita quella privata. Cerco di non perdere di vista quelle che sono le direttrici della vita. Non inseguo le cose effimere o il denaro inteso come arricchimento. Sono una persona che ha guadagnato una serenità che mi fa vedere le cose con animo diverso senza rabbia o invidia, questo grazie anche alla mia compagna Cristina che in questo mi ha dato un equilibrio molto bello. Amo il mio lavoro e lo faccio col massimo entusiasmo, ma la vita è altrettanto bella.
Quando interpreti un personaggio c’è qualcosa di autobiografico che porti nella tua recitazione?
Sicuro quasi sempre c’è qualcosa di tuo nei personaggi che interpreti. La nostra memoria è il nostro archivio da cui attingere, prendere situazioni, rapporti, fatti, sentimenti appunto da dare al personaggio. Uno studio continuo.
C’è una parte o un genere che ti piacerebbe interpretare e che ancora non hai avuto occasione di fare?
Tutti i personaggi sono belli, hanno peculiarità diverse,  atteggiamenti e sentimenti diversi. I cattivi sono quelli più artisticamente completi, diciamo, sono accattivanti hanno più sfaccettature. Cosi come i personaggi dai grandi sentimenti. L’amore, ecco mi piacerebbe interpretare uomo che sa provare sentimenti forti e di amore o cattivo. Ne ho fatti comunque e sono molto stimolanti per un Attore.
Il regista con cui hai lavorato che ti ha “regalato” di più, che ti ha compreso meglio?
Si ho lavorato con tanti registi importanti da F. Zeffirelli a T.  Calenda  Giuseppe Patroni Griffi, G. Lavia  G, Sepe. Da tutti ho preso qualcosa e tanti ne tralascio, ma Patroni Griffi è quello che ho amato di più. C’era un rapporto bellissimo di amicizia. Sono stato fortunato ad avere Maestri cosi, non solo di Arte ma anche di vita. Ascoltarli o vederli al lavoro ti aprivano l’anima anche se non erano caratteri facili, anzi, però si cresceva con chi la cultura la costruiva, la faceva.
Nella tua biografia si legge che sei anche un giocatore della Nazionale Calcio Attori italiana che fa incontri di beneficenza per aiutare gli altri, ecco che ne pensi dell’impegno solidale oggi, in questa società forse un pochino più sorda ed egoista da questo punto di vista?
Ti ringrazio Ester per questa domanda. Si faccio parte ormai da anni della Nazionale Calcio Attori, fondata da Pier Paolo Pasolini. Un gruppo di attori ed artisti molto importante con uno scopo nobile come quello della beneficenza. Siamo in giro tutto l’anno, impegni di lavoro permettendo, portiamo un sorriso ed anche aiuti economici molto importanti. Siamo consapevoli che in una società che corre senza tempo, ecco che ritorna il tempo, noi lo troviamo per dedicarlo a chi tempo forse non ne ha o non avrà. Il ritorno che ne abbiamo in termini umani è incredibile. Abbiamo raccolto fondi per defibrillatori, ospedali, famiglie, contro la violenza sulle donne ultima a Roma alla presenza di F. Totti, per le zone Terremotate. Siamo stati anche all’estero e per noi è motivo di orgoglio. C’è molto dolore e tanti giovani che soffrono, genitori che hanno un amore ed un coraggio incredibile. Noi nel nostro piccolo diamo una mano, un aiuto e con i mie colleghi non facciamo mai mancare il sorriso.
Cosa ci racconti dei tuoi progetti in corso?
I miei progetti? Ho da poco preso parte ad un film in Puglia “Tonno Spiaggiato” con Frank Matano per  la regia di Matteo Martinez. Ho preso parte al film con S, Castellitto  il “Tuttofare” per la Regia Valerio Attanasio. Prossimi impegni un bel personaggio nella seconda serie de L’allieva Rai 1 e poi a gennaio e  febbraio in teatro con Sebastiano Somma.
Grazie Antonio carissimo per questa gradevolissima chiacchierata e un grande in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti in corso e futuri.
Grazie a te Ester per il tempo che mi hai dedicato ed anche a coloro che leggeranno questa intervista. Un abbraccio a tutti e buone feste.
Ester Campese

TI RICORDI, SARA? di e con Caterina Venturini in scena al Teatro lo Spazio dal 7 al 10 dicembre

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Da anni in replica nei teatri italiani, dopo il debutto voluto al Teatro Vascello nei primi anni 2000 dal caro Giancarlo Nanni.
Di recente presentato all'Auditorium di Terni, Giornata della Memoria 2017, con rinnovato successo, lo spettacolo sarà,di nuovo in cartellone a fine mese in alcune città del Sud Italia, quindi nuovamente a Roma.
Dopo un iniziale debutto che vedeva la sola presenza di Caterina Venturini in scena, lo spettacolo ha proseguito il suo cammino negli anni, con lo straordinario accompagnamento della fisarmonica di Fabio Ceccarelli, esecutore della colonna sonora, premio Oscar, del film La vita è bella, compagno stabile di lavoro di Nicola Piovani, già prima fisarmonica dell'orchestra RAI.
Uno spettacolo che è un omaggio alle donne della cultura ebraica, rispettate e ammirate, perché custodi di quell'identità e un omaggio "all'animo femminile del mondo, capace di conservare e proteggere una fiammella contro la morte e la distruzione"

Teatro Lo Spazio, Roma
DAL 7 AL 10 DICEMBRE
dal giovedì al sabato ore 20.30
domenica ore 17.00
TI RICORDI, SARA?
Spettacolo di canti e racconti ebraici di e con Caterina Venturini
Alla fisarmonica Fabio Ceccarelli


Biglietto intero 12 euro
Biglietto ridotto 9 euro
Tessera semestrale 3 euro
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