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I Balto a Fattitaliani: ai giovani diciamo "c’è sempre un buon motivo per continuare a provarci". L'intervista canzonata

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I Balto hanno pubblicato il nuovo ep  “È Tutto Normale” dei BALTO, distribuito e promosso da Alka Record Label, anticipato dal singolo “Mi Piacerebbe Tanto Ballare” (video). 
“È un disco  -ammette la banda romagnola- a cui siamo davvero tanto legati. È per tutte le difficoltà che ci accompagnano, per le cadute e per i “no” ricevuti, per le situazioni più assurde e complicate da affrontare ogni giorno, consapevoli del fatto che per ottenere quel che si vuole si può contare davvero solo su se stessi e sui pochi addetti ai lavori, quelli coinvolti nelle nostre vite, nei nostri progetti, in modo diretto.  La seconda accezione, più ironica, si riferisce alla pericolosa tendenza all’accettare qualunque comportamento o parola detta o scritta che sia. I social, ma anche “la vita vera” oramai, quella delle strette di mano, delle birre e degli abbracci, sono un foglio bianco su cui tutti possono scrivere, dire e giudicare liberamente. Non è così, non può essere tutto normale, ci devono essere dei limiti invalicabili che tutti dovrebbero avere ben chiari; non si può non rendersi conto delle conseguenze che possono avere le nostre parole e azioni. È tutto normale, ma fino a un certo punto. Fattitaliani li ha interpellati per L'intervista canzonata, le cui domande contengono i titoli dell'ep nuovo e del precedente.
È giusto/normale avere "Paura della sconfitta"?
Certamente lo è, perché siamo persone normali e ci teniamo alle cose che facciamo, in cui ci mettiamo noi stessi, le nostre aspirazioni i nostri sogni. Si ha paura per tanti motivi, ed è normale che sia così, non siamo supereroi, siamo persone normali.
Secondo voi, quali sono le più dolorose "Spine nel fianco" che ha l'Italia oggi?
Senza generalizzare all’intero paese, ci dispiace quando sentiamo ragazzi della nostra età rassegnarsi alla realtà che a volte ti chiude tante porte in faccia e ti porta a rinunciare alle ambizioni o ai sogni di una vita, per una perdita di sfiducia generale. C’è sempre un buon motivo per continuare a provarci, “con i piedi per terra e la testa al cielo”.
Un "Mondo bianco"è un universo ricoperto di neve oppure...?
Un mondo bianco è una giornata buttata via perché non si ha voglia di mettersi in gioco, una città che non funziona perché ci lamentiamo di cosa non fanno gli altri senza guardare a cosa facciamo o non facciamo noi, un mondo che per colorarlo ci devi mettere la faccia altrimenti è come se il tuo “scacchettino” di mondo rimanesse bianco, vuoto, perché non hai avuto voglia di provarci.
Quali sono le occasioni nelle quali si giustifica ogni cosa affermando che "È tutto normale"? 
Principalmente ogni giorno si presentano situazioni in cui rimaniamo come delusi dalle nostre aspettative, o da quelle degli altri. Imparare a concepire queste situazioni con consapevolezza, non rassegnazione, naturalmente, ci permette di affrontare meglio le nostre insicurezze. E tutto normale, accade a me, ma può accadere a chiunque, è normale che sia così.
Le vostri reazioni davanti a un "Fuoco d'artificio"?
È una canzone vecchia, parla di quanto a volte vorremmo esplodere, riuscire nelle cose, con grinta e determinazione, e per qualche ragione ci è impossibile farlo.
Metaforicamente che cosa potrebbe essere inteso come un "Fuoco d'artificio"?
I nostri progetti, i nostri sogni, il realizzarsi delle cose in cui ci mettiamo la faccia.
"Al di là del sole" c'è "La fine di niente" o che?
Sono entrambe canzoni del precedente EP, Al di là del Soleè una canzone d’amore sostanzialmente, mentre La fine di nienteè un invito a non fermarsi ai primi traguardi, agli obiettivi raggiunti, ma a crearsene di nuovi, sempre più belli e importanti da inseguire per noi stessi.
Personalmente "Mi piacerebbe tanto ballare" in una festa intima con amici e musica anni Ottanta. A Voi?
A noi ci piacerebbe suonarla 1000 volte davanti ad un pubblico in giro per l’Italia. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
Poco più che ventenni, una vita fatta di Università, lavori estivi e treni regionali. I BALTO -Andrea Zanni (voce e chitarra), Manolo Liuzzi (chitarra), Marco Villa (basso), Alberto Piccioni (batteria)- scrivono della normalità di ciò che li circonda, vite vissute secondo il loro filtro, quello di chi si rende conto di tutto ma non si rassegna davanti a niente. Il suono sa di Rock e rende giustizia alla rabbia e alla voglia di esserci, con tratti più dolci e ritornelli cantabili.
Grazie al precedente EP (Brucio Spento, 2015) ed ad un singolo sognante e malinconico (Spine nel fianco, 2016) usciti per Alka record Label, i BALTO hanno trovato aperte le porte di tantissime radio su territorio nazionale, girando soprattutto live fra il centro e il nord Italia.
Registrato da Michele Guberti presso il Freedom Recording Studio (Fe).
Missato da Federico Viola presso Animal House Studio (Fe).
Mastering Luca Pernici.
Promosso e distribuito da Alka Record Label.

www.alkarecordlabel.com 
www.alkanetwork.tumblr.com

Leggi l'intervista canzonata a:

Kaos 2017, Alessandro Savona "onorato e felice" finalista con "Ci sono io". L'intervista di Fattitaliani: m'interessa l’onestà nei confronti dei lettori e della mia coscienza

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"Onorato e felice": si definisce così lo scrittore Alessandro Savona, fra i cinque finalisti per la narrativa all'edizione 2017 di Kaos, festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana che l'8 e il 9 dicembre avrà luogo nei locali dell'Accademia Michelangelo di Agrigento. Il suo romanzo s'intitola "Ci sono io. Un adulto, un bambino, un viaggio. Oppure un rapimento?" (Dario Flaccovio editore, 240 pag., 18€). L'intervista di Fattitaliani.

Il titolo èdavvero molto evocativo, sembra contenere in sétutto il sentimento del piccolo protagonista: ècosì?
La frase Ci sono iopuòsignificare Non preoccuparti, ti aiuto e difendo iooppure, da un punto di vista diametralmente opposto, Mi vedi? Ti accorgi di me? Guarda che esisto. Rispecchia pertanto i sentimenti sia delladulto che del bambino, nel primo in quanto adulto e depositario di una maturitàsocialmente pretesa, nel secondo perchéèchiara la richiesta di attenzione, di protezione. Ma sappiamo che ogni adulto èanche il bambino che èstato in passato. Quindi, nella doppia valenza, la frase si accorda sia alluno che allaltro.
Èstato facile scegliere il titolo per una storia cosìdelicata?
Il primo titolo conteneva la parola viaggioed era descrittivo. Aggiungerei, inutilmente descrittivo. Ci sono ioèinvece una frase che ricorre nel libro un paio di volte, la seconda nellultima parte in cui se ne rivelano altre sfumature. Sì, èstato facile sceglierla.
Come separare gli eventi della propria vita privata da quelli riportati su una pagina? Lei lo ha fatto? in che maniera e misura?
C’èsoltanto un modo, lasciare che il tempo trascorra. Tra la mia prima esperienza di  volontario di una casa famiglia e il momento in cui ho iniziato a scrivere questa storia   intercorrono circa quattro anni. Nel mezzo c’èlessere diventato affidatario di un minore. Ogni autore racconta sempre di sé, pure se narra la storia di una foglia. Eimportante che la materia narrata sia trattata con lucidità, non perdendo di vista gli elementi della costruzione. Solo cosìsi evitano le trappole di inutili sentimentalismi e sdolcinature che allontanano il lettore dal sentirsi partecipe della storia, attraverso quel magico processo che èlimmedesimazione. 
Il libro fa conoscere la possibilitàdi affido anche a una coppia gay: puòcondividere con noi qualche ricordo e risultato dell'esperienza sua e del suo compagno?
Lo fa indirettamente perchédi fatto non si parla di affido ma del rapporto tra un non padre e un non figlio, tra un adulto e un bambino ospite di una casa famiglia, due estranei che si cercano nellamore di una famiglia utopica. Ladulto ha il desiderio di salvare il bambino dal tempo morto delle lungaggini burocratiche, dalla diffusa mancanza di sensibilità, dallessere un numero tra i numeri, un bambino dallinfanzia tradita. Ho assistito a molti episodi deplorevoli durante il volontariato e non mi riferisco soltanto allinsensibilitàdei burocrati. Molti bambini sono spesso restituiti al mittenteda famiglie selezionate per ladozione per i piùdisparati motivi: non va bene il colore dei capelli, lodore della pelle, letà. Eil momento di dire basta a questa mercificazione che, a mio avviso, èfrutto di insano egoismo. Listituto dellaffido, disciplinato dalla stessa legge delladozione, èdi fatto una soluzione per garantire a tanti bambini - ricordiamo che in Italia i minori in attesa di adozione o affido sono oltre 28.000 - il diritto a crescere tra persone che li amano e li rispettano. Quando ci èstato proposto laffido di un minore eravamo frastornati, felici e spaventati di non essere allaltezza della circostanza. Si trattava di un ragazzo di sedici anni. I suoi fratellini avevano giàtrovato accoglienza presso altre famiglie. In genere i bambini che superano i sei anni sono considerati scarti, non li vuole nessuno e sono destinati a essere sballottati da una comunitàallaltra fino al raggiungimento della maggiore età.
Ricordo ancora con emozione il primo incontro, laria smarrita di Marco - il nostro piccolo eroe - e la sua allegria. Oggi ha superato i ventanni e, per sua scelta, seguita a vivere con noi. Siamo orgogliosi di lui, dei suoi risultati nel campo del lavoro e, inutile dirlo, lo amiamo enormemente. 
Cercando su internet, ho notato che a partire dal suo libro ci si èconcentrati molto sulla questione dell'affido e delle adozioni e forse il valore in sédel romanzo viene un po' tralasciato. Era quello che voleva ottenere o comunque ècontento intanto del riscontro ottenuto?
Parte dei proventi del libro andrà, per mia scelta, a una associazione onlus che si occupa attivamente di sensibilizzazione in materia di affido. Penso che un libro abbia quasi sempre una funzione sociale, racconta di noi, ci mette di fronte alle nostre paure, allavventura dellamore, allincertezza del vivere e alla meraviglia del quotidiano. In piùgode del privilegio di rivolgersi senza filtri a ogni singolo lettore. Mi fa piacere essere invitato in TV - da Bianca Berlinguer come da Maurizio Costanzo - ma so che la vera sfida la giocheràil libro. Sfida che spesso ha vinto perchéle redazioni serie invitano gli scrittori solo dopo aver letto le loro opere. A me, sinceramente, interessa lonestànei confronti dei lettori e della mia coscienza.   
Cosa le piacerebbe che i lettori percepissero a livello di sensibilitàdalla lettura di "Ci sono io?
Mi auguro che il libro induca a riflettere sul senso distorto dellamore al quale spesso siamo abituati. E a correggere il tiro.
Nel romanzo l'adulto e il bambino in che modo si conosceranno fra loro e in quale aspetto ognuno riscopriràse stesso?
Si conosceranno attraverso un viaggio di tre giorni che li porteràavanti e indietro nel tempo, lungo strade impervie, tra paesaggi reali, incursioni tra le ombre e luoghi magici. Saranno luno lo specchio dellaltro. Nel bene e nel male. Perchécosìèla vita. Giovanni Zambito.


IL LIBRO
Un adulto e un bambino di sei anni. L’adulto è un uomo alla resa dei conti con la propria vita e le incertezze sentimentali di un’omosessualità consapevole. È anche volontario, nel tempo libero, in una casa-famiglia di cui il bambino è uno degli “inquilini” in attesa di adozione. Insieme affrontano un viaggio di due giorni che prende l’aspetto di una fuga, se non di un rapimento. Li unisce l’intesa che può esservi soltanto tra un padre e un figlio. Il romanzo invita a una riflessione sul tema dell’infanzia, sulle comunità di accoglienza, sul rapporto tra genitori biologici e/o affidatari e adottivi. E su cosa sia l’amore, quando esso è negato ai bambini che spesso pagano per le colpe dei padri.

Il romanzo dà anche voce ai minori che non hanno la forza di affrontare la palude burocratica nelle cui maglie si inceppa il loro diritto all’infanzia. Una corsa contro il tempo, un viaggio tra passato e presente, mentre la complicità, le risate, i dialoghi tra un non-padre e un non-figlio si intrecciano fino a un inatteso epilogo. Una lettura capace di emozionare.

Ci sono io si rivolge a tutti, in particolare a chi è interessato alle tematiche sociali e civili e a chi cerca una lettura capace di fare emozionare.
L'AUTORE
Alessandro Savona ha pubblicato romanzi e racconti con vari editori, tra cui “Etica di un amore impuro” che dal 2008 continua a riscuotere interesse. Libero professionista (arredatore di interni e scenografo), si occupa intensamente di volontariato e affido; dal 2013 il suo stato di famiglia include Marco, un ragazzo che lui e il suo compagno hanno avuto in affido come seconda coppia in Italia, con un decreto che segna una svolta nazionale in materia di affidamento minorile alle coppie omosessuali.
Vive e lavora a Palermo.

PER 1 DONNA SU 3 L’UOMO DEPILATO NELLE PARTI INTIME È IL NUOVO MODELLO DI MASCHIO METROSEXUAL

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Virile, irsuto e accattivante? Forse negli anni ‘80. Bello, glabro e ben curato? Sì, ma a patto che sia “total body”.  Alle donne non basta più l’uomo depilato su schiena petto e gambe, oggi ben il 28% lo vuole glabro anche nelle “parti intime”. Una tendenza trattata di recente dal Daily Express che si lega all’estetica del nuovo millennio, dove l’uomo dalla pelle totalmente depilata rappresenta il nuovo modello di maschio metrosexual. Una figura che da sempre si identifica in David Beckham o Cristiano Ronaldo, personaggi che trovano nella cura del proprio corpo una vera filosofia di vita. Infatti i prototipi di virilità moderni, che siano calciatori o popstar, sono diventati gli uomini con la pelle liscia e totalmente priva di peli. Ma quali sono le zone del corpo più trattate dagli uomini in inverno? Genitali (42%) e glutei (35%) rappresentano alcune delle zone più richieste.

É quanto emerge da uno studio condotto da Renaissance Lab, l’osservatorio sulle tendenze legate al mondo della medicina estetica, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 3.200 donne di età compresa tra i 18 e i 50 anni e su un panel di 30 esperti di medicina estetica, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate per capire cosa pretendono le donne dal proprio uomo.
“Negli ultimi dodici mesi abbiamo avuto un aumento del 30% della richiesta di epilazione definitiva da parte degli uomini – afferma la dott.ssa Marta Codognotto, direttore sanitario della clinica Hebe-. Nel periodo invernale gli uomini ci chiedono soprattutto trattamenti nella parte genitale e nella parte dei glutei. Per questo tipo di interventi noi utilizziamo il sistema laser ad alessandrite Motus AX, che rispetto all’epilazione con la luce pulsata, è più efficace e permette di effettuare un trattamento quasi indolore. Queste caratteristiche, che aumentano il comfort del paziente, vanno incontro alle esigenze dell’uomo, che ha una minor tollerabilità del dolore rispetto alla donna. La richiesta di questo tipo di trattamenti per l’uomo, deriva spesso dalle donne che spingono il partner ad andare dal medico, perché l’idea di uomo irsuto è completamente cambiata rispetto a quarant’anni fa, dove era simbolo di seduzione. Oggi è esattamente il contrario”.
Ma per quale motivo le donne spingono il proprio partner a depilarsi? Secondo il 43% avere una pelle liscia e levigata rende l’uomo più bello (43%), giovane (37%) e affascinante (35%). Queste sono considerazioni che vengono fatte in linea generale, ma per quale motivo lo vogliono glabro anche nelle parti intime? Innanzitutto trovano la depilazione genitale un atto di cura personale  (29%), che rende il partner più attraente (25%) e interessante (19%).
Ma quali sono le parti del corpo che le donne proprio non sopportano se sono ricoperte dai peli? Al primo posto si posiziona la schiena (72%), ritenuta dal sesso femminile “sgradevole alla vista”. Al secondo posto si posiziona il petto (65%), che diventa il bersaglio numero uno per i commenti ed il “malcontento” delle donne. E così frecciatine e critiche più o meno velate diventano lo stimolo che porta l’uomo a depilarsi. Al terzo posto ci sono le mani (74%), che sono una delle parti del corpo più in vista.
“L’uomo di oggi ci tiene molto alla cura del proprio corpo – continua la dott.ssa Codognotto - ma non se la sente ancora di fare trattamenti lunghi (come accade per le donne), perché richiedono una costanza ed una disponibilità di tempo che l’uomo, nella maggior parte dei casi, non ha. Solitamente la sua richiesta si focalizza sulle parti del corpo che espone più spesso, ma in inverno le cose cambiano e c’è un ampia richiesta di interventi nelle parti intime”.
Secondo quanto riporta il Daily Express, sempre più donne ritengono il “manscaping”, così viene definita la depilazione da parte degli uomini che comprende anche le parti intime, una pratica estetica apprezzata. Infatti molte di loro, sempre secondo la testata britannica, rimangono deluse nel trovare uomini che non curano minimamente quest’aspetto estetico. Una tesi confermata anche dal The Telegraph, che evidenzia come un corpo curato abbia un effetto attrattivo sulle donne.
Quella della depilazione è una tendenza che vede protagonisti alcuni dei nomi maschili più noti del mondo dello sport e dello spettacolo: a partire dagli sportivi David Beckam e Cristiano Ronaldo, ‘habitué’ delle pratica, come rivelato da The Times. A fare loro compagnia anche l’ex rugbista inglese Ben Cohen, come dichiarato alla rivista Attitude, e dagli  attori Daniel Craig e Justin Theroux, come quest’ultimo ha confessato durante un’intervista allo show americano “Ellen Degeneres Show”.
Ma a cosa ricorrono gli uomini per depilarsi le parti intime? Il 52% utilizza il rasoio, facile, semplice e indolore, ma ha l’effetto negativo di rafforzare i peli. Per questo motivo a volte vengono preferite le strisce depilatorie (18%), che però hanno il grosso limite di essere veramente dolorose. Di conseguenza negli ultimi anni è aumentata la richiesta di epilazione laser medicale (39%), che tramite sistemi innovativi permette di eliminare progressivamente e definitivamente la problematica della crescita dei peli.

Milano, Mostra fotografica “Memoria” di James Nachtwey dal 1° dicembre 2017 a Palazzo Reale

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James Nachtweyè nato a Syracuse, Stati Uniti, nel 1948 ed è un famosissimo fotoreporter di guerra. Cominciò a lavorare come foto reporter, collaborando dal 1976 con un giornale locale proprio a Syracuse. Ma le foto conflitto in Vietnam fecero scattare in Nachtwey l’urgenza di documentare le atrocità delle guerra. Nel 1980 si trasferisce a New York e lavora come freelance, firmando nel 1981 un primo reportage su uno sciopero della fame di alcuni membri dell’IRA.

James Nachtwey è dunque diventato un fotoreporter di guerra e fotografo statunitense pluripremiato. Rammentiamo solo alcuni dei riconoscimenti attribuiti tra cui “Robert Capa Gold Medal” ben cinque volte, il “World Press Photo Award” per due volte, il “Magazine Photographer of the Year” ben sette volte e per due volte il Leica Award e nel 2007 ha ricevuto anche il TED Prize.

La mostra, curata da Roberto Koch e dallo stesso James Nachtwey, è una potentissima riflessione individuale e collegiale sulla guerra. Offre ai visitatori un’imponetene retrospettiva, con una produzione davvero originale, sul lavoro di questo fotografo, considerato l'erede di Robert Capa di cui applica la famosa frase: “Se la foto non è buona vuol dire che non eri abbastanza vicino”.

Quella di Milano è la prima tappa internazionale di un tour che porterà questa esposizione/riflessione nei più importanti musei di tutto il mondo, con 200 immagini che allestite in un percorso suddiviso in 17 aree tematiche, espongono l'orrore della guerra, della violenza del terrorismo per il tramite dei reportage di Nachtwey che si conclude attraverso l’ultima tematica trattata, quanto mai attuale, ovvero l’immigrazione in Europa, attraverso un suo reportage.

Nelle foto di James Nachtwey, il punto di ripresa e quindi le emozioni suscitate sono portati al limite: con le sue immagini si viene catapultati al di dentro alla cruda ed iper-reale scena di guerra

La mostra “Memoria” visitabile fino al 4 marzo 2018, è promossa e prodotta dal Comune di Milano - Cultura, Palazzo Reale, Civita, Contrasto e GAmm Giunti, ha come Digital Imaging Partner Canon, realizzata con il supporto di Fondazione Cariplo e Fondazione Forma per la Fotografia.
Ester Campese

"Vini, Birre, Ribelli" a Bruxelles, quarta edizione: per degustare e incontrarsi

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Nel prestigioso Shed 4 di Tour & Taxis si è svolta il 25 e il 26 novembre la quarta edizione di "Vini, Birre, Ribelli" che ha ospitato 121 vignaioli, 24 birrai et 12 altri stand i quali hanno aperto la mattinata di sabato e di domenica.

A mezzogiorno l'apertura del Villaggio Slow Food con la partecipazione di undici stands & foodtrucks: fino alle 18 è stato possibile avvicinare e conoscere i 172 espositori iscritti, di cui la maggior parte francesi e italiani. 
Un'occasione certo per degustare e acquistare i prodotti presentati, ma ancor di più un luogo di incontro, di condivisione e di scoperta tra due mondi amici e interconnessi: quello del vino naturale e quello della birra artigianale, rappresentati principalmente dalla Francia e dall’Italia, Paese quest’ultimo la cui originale partecipazione ha dato il nome alla manifestazione.
Come per l’edizione 2016, anche quest'anno l'iniziativa si è caratterizzata all’insegna del tema "Rifiuti Zero" con la collaborazione con l’associazione Zero Waste Belgium.

Instagram, la trasparenza imposta agli influencer non penalizza le star

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La stretta nei confronti della pubblicità “occulta” sui social ha imposto una maggiore trasparenza agli influencer, ma stando a quanto emerge dall’analisi di Blogmeter, le nuove regole non sembrano al momento penalizzare star come Chiara Ferragni e le sorelle Kylie e Kendall Jenner che mantengono stabili le loro performance social

Blogger, Influencer e pubblicità, un tema che da qualche tempo è diventato caldo. Se in principio le collaborazioni tra brand e influencer passavano inosservate senza alcuna normativa precisa che le regolarizzasse,  adesso lo scenario sta cambiando. Negli Usa la Federal Trade Commission (istituto a tutela dei consumatori) e l’antitrust si sono già pronunciate stabilendo una regola semplice e precisa: vanno segnalati chiaramente i post frutto di una collaborazione commerciale. In altre parole, l’azienda sponsor deve essere taggata nel post e gli hashtag come #ad, #adv o #sponsored devono essere facilmente leggibili dall’utente. Alla fine anche in Italia, recuperando così  un certo ritardo, lo Iap (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) si è mosso in tal senso richiedendo una maggiore trasparenza agli influencer rispetto ai contenuti da loro pubblicati. 

Cosa è cambiato a livello globale e in Italia

A seguito dell’introduzione di questa normativa, come stanno andando le cose su Instagram? Come si stanno comportando gli influencer adesso che hanno l’obbligo di aderire a queste nuove regole? Per rispondere a questi interrogativi, Blogmeter ha analizzato i post contenenti gli hashtag #ad, #adv e #sponsored degli ultimi otto mesi (da marzo a ottobre 2017) pubblicati da oltre 6.600 influencer (di cui 3.000 italiani) analizzati dal tool Blogmeter Social Influencer. Il primo dato che salta agli occhi è l’aumento, a livello globale, dei post contenenti gli hashtag sopra citati nel periodo preso in esame: se da marzo a giugno 2017, su un totale di 770mila post pubblicati dagli Influencer, i post sponsored sono stati circa 11.500, nei quattro mesi successivi si sale a 16.500 post provvisti di hashtag pubblicitari su un totale di 704.500, con un incremento percentuale di circa il 44%. La situazione è ancora più sorprendente considerando i soli Influencer italiani: da marzo a giugno i post con espliciti fini pubblicitari sono stati circa 1.800 su 274.500 totali, ma da luglio ad ottobre la cifra è salita vertiginosamente arrivando quasi a 7.000 post sponsorizzati su 245.000, con un incredibile aumento del 285%. Questo picco tra luglio e ottobre è stato generato principalmente dall’influencer italiana più discussa del web, Chiara Ferragni. La nota fashion blogger ha raddoppiato il numero di post con gli hashtag della sponsorizzazione, passando dai 39 post pubblicati tra marzo e giugno agli 85 pubblicati nei quattro mesi successivi

Non calano le performance social delle star di Instagram

Resta da chiedersi se la maggior trasparenza imposta agli Influencer, obbligati a mettere nero su bianco le loro collaborazioni commerciali, abbia comportato una diminuzione del loro social engagement. Per rispondere a questo interrogativo, Blogmeter ha verificato l’engagement medio per post del gruppo di influencer più esclusivo a livello globale. Tra questi emerge ancora una volta Chiara Ferragni per l’Italia, mentre a livello global spiccano Kylie e Kendall Jenner, che ricordiamo, possono tra l’altro contare su un numero di follower da capogiro (99,5 milioni di followers per Kylie, 84,4 milioni la seconda). Chiara Ferragni tra marzo e ottobre segna una media di 238mila interazioni per i post non sponsorizzati e 221,7mila per quelli contenenti gli hashtag di sponsorizzazione. Mentre la più giovane del clan Kardashian, Kylie, registra un engagement medio pari a 2,1 milioni per i post privi di hashtag #ad; per quelli sponsorizzati, invece, l’engagement medio per post risulta essere 2,3 milioni. Tornando alla Ferragni, va segnalato che in seguito all’aumento del numero di post sponsorizzati, la fondatrice del blog The Blonde Salad  ha registrato un importante crescita di engagement (+137,6%), passando da 8,1 milioni di interazioni tra marzo e giugno a 19,4 milioni tra luglio e ottobre, un dato che la posiziona in cima alla classifica di engagement, prima anche delle stesse sorelle Jenner. Queste, nel periodo considerato hanno pubblicato decisamente meno post contenenti gli hashtag di sponsorizzazione: Kendall ha postato solo dieci contenuti adv tra marzo a ottobre, Kylie addirittura si ferma a sette. Tuttavia, grazie alla loro portata mediatica, ogni contenuto pubblicato è una garanzia: la Top 5 dei contenuti più engaging è infatti dominata dalle due giovanissime star. Il post con hashtag #ad più cliccato è proprio di Kylie, sponsorizzato dal sito d’abbigliamento fashionnova.com, che raggiunge i tre milioni di interazioni. Segue a brevissima distanza un post di Kendall sponsorizzato dal brand di orologi Daniel Wellington che ottiene 2,9 milioni di interazioni.

In conclusione si può dunque affermare che le nuove misure di trasparenza, per il momento non intaccano le performance social delle Influencer più importanti e prestigiose, che si mantengono sui soliti livelli. Secondo Paola Nannelli, Head of Influencer Marketing di Blogmeter, “Non abbiamo assistito a cali di engagement perché le influencer in questione sono riuscite a mantenere un equilibrio nel loro piano editoriale social: in altre parole i contenuti sponsorizzati si alternano a contenuti legati alla loro vita personale mantenendo così alto l’interesse della propria community”

Prevenire l'influenza e il raffreddore in 5 mosse: freddo non mi fai paura!

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Con l'arrivo della stagione fredda siamo esposti ogni giorno ai germi di raffreddore e influenza. Il rischio di ammalarsi però cambia da persona a persona. Ad esempio, se stai spesso a stretto contatto con la gente avrai di sicuro più probabilità di ammalarti. Dottori, insegnanti, parrucchieri, sono solo alcuni esempi di persone ad alto rischio. Come anche anziani, bambini, donne incinte: sono più fragili. Non disperare, puoi comunque usare questi semplici accorgimenti. Ecco i rimedi per prevenire l'influenza e il raffreddore proposti dal Dr. Angelo D’Errico, medico specialista in igiene e prevenzione e direttore sanitario di laboratorio analisi.

Fai un vaccino antinfluenzale.

È la prima cosa che puoi fare per prevenire l'influenza. È noto come però ci sono vari pareri sull'utilità e le controindicazioni dei vaccini in genere.
Quindi cosa fare?
Se non hai particolari malattie e non sei ad alto rischio, il tuo corpo può comunque riuscire a reagire all'influenza senza conseguenze o complicazioni. Quindi il vaccino è superfluo. In questo caso segui invece questi altri consigli per prevenire il raffreddore in modo naturale.

1 Lava spesso le mani.

Indipendentemente dal lavoro che fai, se entri in contatto con persone contagiose, devi lavarti le mani spesso. Sembra banale, ma acqua e sapone sono i tuoi migliori alleati. Lava le mani:
·         appena uscito da luoghi pubblici affollati, come un bus,
·         dopo aver starnutito o tossito,
·         dopo aver stretto una mano,
·         prima di toccarti occhi e bocca,
·         prima dei pasti.
Per eliminare completamente i virus dalla pelle, è necessario strofinare per almeno 20 secondi.
Se non puoi lavare le mani, per prevenire l'influenza, usa un gel igienizzante e disinfettante a secco. Anche così elimini germi e batteri.

2 Evita di star vicino a persone malate.

Ad esempio, non stringere la mano. O chiedi ai tuoi clienti di rimanere a casa se non stanno bene e venire quando stanno meglio. Se vuoi prevenire raffreddore e mal di gola, dovrai fare anche sacrifici. I tuoi clienti capiranno. 

3 Tieni pulito l'ambiente.

I germi influenzali possono annidarsi nell'ambiente. Per stare sicuro, disinfetta maniglie e interruttori della luce, i piattini di caramelle, banconi, sedie e poltrone. Può sembrare eccessivo, ma se gli altri rimedi non funziona, questa può essere una soluzione. Per farlo pensa: cosa potrebbe essere contaminato?
Inizia la giornata pulendo il posto di lavoro con detersivi disinfettanti o igienizzanti.
Da non dimenticare i vestiti: se sei stato tutto il giorno a contatto con la gente, di sicuro una buona percentuale è contagiosa. Arrivato a casa metti i vestiti a lavare (e se puoi meglio fare una doccia).

4 Segui uno stile di vita sano.

Curare la propria salute è importantissimo. Un sistema immunitario debole ti farà ammalare più facilmente. Anche le vie respiratorie si infiammeranno più facilmente e per i virus sarà più facile attaccarle.
Per rinforzare le difese immunitarie devi soprattutto seguire un'alimentazione sana. Cosa prendere per prevenire l'influenza? Non credere possa bastare un solo alimento e cerca piuttosto di variare la dieta. Fai il pieno di vitamine e minerali, in particolare ferro e vitamina C: abbonda quindi con frutta e verdura.
Per rinforzare il sistema immunitario inoltre dovresti:
·         Riposare adeguatamente
·         Idratarti spesso
·         Fare sport
·         Ridurre lo stress
·         Evitare fumo e alcol
·         Individuare allergie e intolleranze alimentari
Quest’ultimo punto è fondamentale e solo questo potrebbe già bastare a proteggerti.
Ed ecco la cosa migliore:
oltre che prevenire l’influenza e il raffreddore, in più crei uno scudo contro molte condizioni mediche.

5 Prevenire l'influenza: c'è altro da sapere?

Spesso ci chiedono: “dovrei prendere integratori per prevenire il raffreddore?” Quando si parla di integratori la mia risposta è spesso la stessa: non esiste un integratore miracoloso. Andrebbero presi solo in condizioni particolari: in caso di stress eccessivo, carenze nutrizionali, malassorbimento. Spesso gli integratori per prevenire il raffreddore sono un mix di vitamine e minerali, sostanze che trovi naturalmente nel cibo. In più il cibo ha una combinazione migliore dei nutrienti e nessun integratore anti-influenza può uguagliarlo. Quindi, se non in casi particolari, non serve un integratore.
È chiaro inoltre come lo stile di vita sano è fondamentale per prevenire raffreddore, mal di gola e tantissime malattie.
Cosa fare allora?

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BOEING BOEING, con Giorgio Lupano e Gianluca Ramazzotti al Teatro Roma dal 5 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018

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BOEING BOEING, esilarante commedia cult entrata di diritto nel Guinness dei primati, nell'allestimento scenico originale vincitore del TONY AWARD 2008 come miglior revival anni 60, ritorna in Italia al Teatro Roma dal 5 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018.
La commedia di Marc Camoletti, tra le più divertenti e rappresentate nel mondo, vede protagonisti l’inedito duo composto da Giorgio Lupano (a breve anche sugli schermi di canale 5 protagonista della fiction Sacrificio D'Amore)  e Gianluca Ramazzotti. 
Con loro in scena Paola Giannetti nel ruolo di Berta e Grazia Schiavo, Gaia Messerklinger, Francesca Bellucci. Versione italiana di Luca Barcellona e Francis Evans. Regia di Mark Schneider sulla regia originale di Matthew Warchus

Il nuovo allestimento della commedia Boeing Boeing, di Marc Camoletti, ritorna dopo quarant'anni sui nostri palcoscenici come una delle commedie più divertenti e rappresentate nel mondo; entrata di diritto nel Guinness dei primati - solo a Londra, dal 1965 è rimasta in cartellone per ben sette anni consecutivi, tanto che la Paramount ne produsse un film con Tony Curtis, Jerry Lewis e Thelma Ritter -Boeing -Boeing è tornata sui palcoscenici londinesi nel 2007 per starvi fino al 2009, dopo quarant'anni, con un restyling anni 60' ad opera di uno dei più rappresentativi e giovani registi europei: Matthew Warchus che ne ha curato uno spassosissimo revival adattando scene e costumi a quegli anni. Il risultato è stato sorprendente: pubblico e critica hanno decretato il successo di questa commedia che, nonostante l'età, dimostra ancora di avere le gambe per camminare a lungo. Nel 2007 è stata nominata agli Oliver Awards come miglior revival e miglior attore, vincendo il Drama Desk Award come miglior spettacolo, miglior rivisitazione anni 60' e come miglior interpretazione maschile a Mark Rylance. La stessa produzione ha poi portato lo spettacolo a Broadway nel 2008, dove ha riscosso un altro enorme successo vincendo, anche qui, il Tony Award come miglior revival e ancora Mark Rylance come miglior attore protagonista.
Lo spettacolo viene ora riproposto anche in Italia, dopo l'ultima grande produzione allestita nel 1966 da Lucio Ardenzi, con gli allora giovani Carlo Giuffrè, Vittorio Sanipoli, Marina Bonfigli e Valeria Fabrizi. Lo spettacolo ebbe un grande successo per tre stagioni consecutive. Dopo una trionfale tournéé di qualche anno fa con in scena Gianluca Guidi e Gianluca Ramazzotti, che questa volta dividerà la scena con un nuovo protagonista, per dar vita ad un nuovo duo esplosivo di grande comicità, Il tutto condito dalla regia di Mark Schneider che riprende la messa in scena scoppiettante e divertente di Matthew Warchus, in una rivisitazione dal vecchio sapore anni sessanta per una commedia che, come hanno dimostrato gli amici americani e londinesi, ha  più di quarant'anni… ma non li dimostra! 
Lo spettacolo che accompagnerà il pubblico per tutte le feste natalizie, sarà in scena anche il 31 dicembre, con una doppia replica, per festeggiare il Capodanno.
5 Dicembre 2017 | 7 Gennaio 2018 - Prima Nazionale
Giorgio Lupano, Gianluca Ramazzotti 
BOEING BOEING 
di Marc Camoletti
Con Paola Giannetti nel ruolo di Berta
E con Grazia Schiavo, Gaia Messerklinger, Francesca Bellucci
 Versione italiana di Luca Barcellona e Francis Evans
Regia di Mark Schneider sulla regia originale di Matthew Warchus
Scene e Costumi Rob Howell                                                                        
Musica originale Claire van Kampen                                                        
Disegno Luci Stefano Lattavo
Allestimento scenico originale prodotto da Sonia Friedman LTD vincitore del TONY  AWARD 2008 come miglior revival anni 60'
Una produzione di Gianluca Ramazzotti per Ginevra Media prod srl 

Teatro Roma, Via Umbertide 3 (P.zza S. Maria Ausiliatrice)   00181 Roma Tel. 06 785.06.26 info@ilteatroroma.it    
Info e prenotazioni:   Tel. 06 785.06.26  https://www.ilteatroroma.it/
Orario Spettacoli: dal Martedì al Venerdì: ore 21.00, secondo Giovedì di spettacolo ore 19.00, 1° e 2° sabato di spettacolo ore 17.00 ed ore 21.00. Domenica ore 17.30. Lunedi riposo
Biglietti (comprensivi di prevendita): Intero € 27,00 - Ridotto € 25,00 - Cral (per gruppi di almeno 10 persone) - Ospiti Abbonati  € 18,00  - Centri Anziani (per gruppi di almeno 10 persone) - Giovani (da 12 a 18 anni) € 14,00 - Bambini (fino a 11 anni) € 12,00 
Orario Botteghino: Lunedì dalle 10.00 alle 15.00, dal Martedì al Sabato dalle 10.00 alle 20.00. Domenica dalle 11.00 alle 13.00  e dalle 15.00 alle 20.00 


Segnalibro, Bruno Brundisini a Fattitaliani: ne “Il chiodo nel pupazzo” la denuncia del male. L'intervista

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Protagonista odierno della rubrica "Segnalibro"è Bruno Brundisini che ha pubblicato il thriller "Il chiodo nel pupazzo" pubblicato da Gruppo Albatros Il Filo nella collana Nuove voci. L'intervista di Fattitaliani.

Quali libri ci sono attualmente sul tuo comodino?
Attualmente sto leggendo, per la seconda volta, Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Se un libro mi piace, in genere lo leggo più di una volta e ne sottolineo le parti più interessanti. La lettura iniziale  mi dà il senso generale dell’opera. La lettura successiva mi permette un approfondimento di tematiche che all’inizio possono sfuggire. Il Deserto dei Tartari, come anche tutti i racconti di Buzzati, rappresentano delle metafore esistenziali raccontate tra il reale e la parabola.
L’ultimo grande libro che ha letto?
“Padiglione cancro” di Solzenicyn. Una denuncia del sistema stalinista che nasce in gran parte dall’esperienza di vita dell’autore. Sono sempre attratto dalle opere di narrativa che in qualche modo sono ispirate al vissuto di chi le scrive.
Chi e cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Non saprei dire esattamente che cosa mi spinge alla lettura di un romanzo. Forse un po’ tutto, ma in primo luogo la sinossi o la quarta di copertina. È anche molto importante la biografia dell’autore. Ritengo che un’opera letteraria, per essere davvero compresa, non può prescindere da questo presupposto.
Quale classico della letteratura ha di recente letto per la prima volta?
Un altro libro di Solzenicyn “Il primo cerchio”, ambientato dopo la seconda guerra mondiale in URSS, dove l’autore parla della vita di alcuni intellettuali ospitati in un campo di detenzione “leggero”. C’è in Solgenicyn l’angoscia morale di Dostoevskij.
Secondo lei che tipo di lettura oggi dimostra una particolare vitalità?
Sarebbe troppo facile rispondere: la lettura digitale degli articoli postati in internet. Su cartaceo penso che sia la narrativa, soprattutto i romanzi rosa e i thriller.
Personalmente quale genere di lettura le procura piacere ultimamente?
Leggo di tutto. Ultimamente ho molto apprezzato “L’anima e il suo destino” di Vito Mancuso. Si tratta di un autore che ho sempre apprezzato, perché propone una rivisitazione di molti aspetti della teologia classica e sviluppa approfondimenti escatologici e su tematiche per me di grande interesse, quali l’esistenza del male.
L’ultimo libro che l’ha fatta ridere/sorridere?
Nessuno in particolare.
L’ultimo libro che l’ha fatta commuovere/piangere?
Mi ha coinvolto emotivamente “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini. È il racconto della propria squallida relazione con una prostituta, che il padre fa idealmente alla figlia, mentre questa combatte tra la vita e la morte.
L’ultimo libro che l’ha fatta arrabbiare? 
“Nessuno si salva da solo” Sempre della Mazzantini. Una narrazione piena di termini scurrili, priva di una benché minima trama. Quando arrivi ad alti livelli di narrativa, come nel primo romanzo, non puoi permetterti nei successivi una caduta di stile, un vero tonfo.
Quale versione cinematografica di un libro l’ha soddisfatta e quale no?
Mi è piaciuto molto “Il nome della rosa” sia come libro, sia come film, anche se quest’ultimo non rispecchia fedelmente il romanzo. Sui paragoni negativi non saprei esprimermi.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? E l’antagonista?
Il dottor Zivago in positivo. In negativo non saprei.
Lei organizza una cena. Quali scrittori vivi o defunti inviterebbe?
Tra i defunti Dostoevskij, Solzenicyn, Kuznetsov, Pirandello, Buzzati, Papini. Tra i viventi la Mazzantini, la Alibrandi, Zafòn, Carrisi, De Cataldo..
Ricorda l’ultimo libro che non è riuscito a finire? 
Nessuno in particolare. È mia abitudine giungere sempre fino all’ultima parola, indipendentemente dal fatto che il libro mi piaccia oppure no.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Non ho mai pensato che qualcuno potesse scrivere la mia biografia, pertanto non saprei rispondere.
Che cosa ritroviamo di Bruno Brundisini ne “Il chiodo nel pupazzo”?
Sicuramente ci sono le mie “incazzature” contro l’ipocrisia di certi ambienti e la corruzione insita in molti esponenti del potere. C’è la denuncia del male, vero protagonista del romanzo. Il male che può permeare di sé anche le istituzioni ritenute a più alta valenza morale, quali la Legge e la Chiesa, fino a farle cadere in un connubio miserevole. C’è la denuncia del metodo della corruzione nell’assegnare le cattedre e in tanta parte della pubblica amministrazione. C’è la satira feroce delle pratiche superstiziose e di certi riti medioevali che ancora sopravvivono in alcuni settori della Chiesa.

Tutti i personaggi del mio romanzo sono inventati. Di proposito mi sono astenuto dal collocare geograficamente la narrazione. Ma ogni scrittore sa che i personaggi, pur non avendo riferimenti a figure reali, sono spesso un collage di esperienze del passato, sedimentate nell’inconscio, sono una parte di te. L’aver io vissuto e lavorato per molti anni in centri ad alta ispirazione mistica, quali San Giovanni Rotondo e Subiaco, ha certamente influito nella rappresentazione di luoghi e nella costruzione di alcuni personaggi. Giovanni Zambito.

IL LIBRO
Ernesto, insegnante precario di filosofia, vive da solo in una villa ottocentesca nella periferia di una grande città, con tante stanze abbandonate che custodiscono da decenni misteri ed ombre inquietanti, manichini di una vecchia scuola di taglio, ritratti arcigni di antenati. Conquista Ludovica, ragazza ingenua, ex modella, già fidanzata con Gilberto, magistrato corrotto e fedifrago.
Meta preferite delle loro gite domenicali è un antico convento del ‘300, che Ludovica aveva frequentato da bambina. “Là dentro lei ritrovava le emozioni dell’adolescenza. Fin da bambina l’aveva turbata il sortilegio di quelle croci di legno senza nomi, conficcate come pugnali nella terra del piccolo cimitero, dietro al convento. Su quei pezzi di ossa crescevano selvaggi i rovi che, con i loro sarmenti intrecciati da fiori rossi e bianchi come corone, ostruivano il passaggio, quasi a voler delimitare il luogo della vita dal luogo della morte. «Nascosto in una cella abita un frate molto anziano, di quasi cento anni. Dicono che ha poteri soprannaturali, un santo,» raccontò una volta a Ernesto con la voce rotta dall’emozione. «Quando ero bambina con mia madre lo andammo a trovare… e lui mi fece una carezza sulla testa. Ricordo che mi spaventai terribilmente… non ho mai capito perché, volevo scappare perché mi guardò, mi guardò a lungo con gli occhi tristi». Una vecchia profezia di una tragedia che sta per realizzarsi?
Ernesto tornerà di nuovo in quel convento tenebroso e profondo, luogo di esorcismi e credenze medioevali. Ma tra tanti personaggi negativi, incontrerà anche il frate di cui le aveva parlato Ludovica, figura luminosa, agli sgoccioli della vita, venerato dalla gente come un santo.
L'AUTORE

Daniela Poggi, una donna... tante donne, una particella di Dio. L'intervista di Fattitaliani

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Daniela Poggi nasce a Savona, una città di mare. In casa crebbe con l’Arte, fuori un mondo colorato: l’azzurro del mare, del cielo della sua città e l’aria salmastra da respirare, per poi portarla dentro ovunque andrà. La sua carriera iniziò a 14 anni quando si aprì il primo sipario per interpretare Andromaca di Racine in lingua francese…
“Il cuore batteva a mille ma io mi sentivo “esistere”. In questa frase c’è già un valido motivo per vivere. Un’ adolescente che la curiosità poterà, poi, dal teatro al cinema, alla televisione, interpretando tanti ruoli, molte sfide che la porteranno a vivere tante vite per regalare emozioni, fare percorsi dentro se stessa, conoscersi meglio e accettarsi. A 20 anni è in teatro con Walter Chiari in “Hai mai provato nell’acqua calda”?’ Passa al teatro impegnato, con testi drammatici di Jules Pfeifer e Arthur Miller. Recita con tutti i mostri sacri del teatro come Arnoldo Foà. Dal 2009 inizia un percorso impegnato sui temi sociali di grande rilevanza, tante opere fino a Pirandello, Sciascia. Nel cinema è stata diretta da Ettore Scola, Luciano Salce, Giorgio Capitani, Pasquale Festa Campanile etcc. Compie 40 anni di carriera sul set di un film: “L’esodo”.
Signora Poggi, Lei ha festeggiato i suoi 40 anni di carriera vestendo i panni di un’esodata nell’opera prima di Ciro Formisano. Un film verità in cui si riconosceranno tante persone. Che emozioni ha vissuto in questo ruolo che lei interpreta, ma molti italiani vivono?
Tante emozioni, dalla vergogna, alla consapevolezza, la voglia di lottare per chi subisce ingiustizie, la forza della ragione e la dignità di essere dalla parte del giusto. Troppe persone soffrono di indigenza e invisibilità, dobbiamo unirci a loro e urlare il nostro: BASTA.
Da quel giorno consegnato alla storia, dalle lacrime della Fornero, iniziò un calvario che ha portato migliaia di famiglie a vivere in uno stato di indigenza. Cosa pensa lei di uno Stato che non è in grado di garantire una vita dignitosa alle fasce più deboli, tra cui gli anziani?
Lo ripeto, la politica spesso pensa più alla risoluzione di problemi finanziari, bancari, mondiali lasciandosi alla spalle la vita delle persone. Questa non è buona politica.
Viviamo in un mondo altamente tecnologizzato ma si muore ancora di solitudine; il femminicidio è storia di tutti i giorni ormai, c’è un grande degrado morale che ci porta indietro di tanti anni. Il suo pensiero al riguardo?
Anni di degrado culturale, si è cercato di intorpidire le menti, levare la capacità di pensare, dai giornali alla televisione…Il sapere è stato annientato per l’apparire non importa come. L’uomo è rimasto indietro nel cammino della donna che si evolve ogni giorno di più mentalmente e professionalmente. Nella scuola i primi segni di violenza e poi in famiglia , neigesti nelle parole…Bisogna stare attenti quando si parla, le parole possono uccidere.
Poter lavorare quanto ha contribuito, secondo lei, a creare un’autostima nelle donne?
Certo il lavoro è espressione di dignità e autonomia. Solo così la persona esiste.
Esiste, secondo lei, un tipo di uomo che non fa, necessariamente, la scansione di seno e sedere, prima di relazionarsi con una donna?
Non lo so, bisognerebbe fare una ricerca sugli uomini…Penso di no. D’altronde la prima attrazione è vedendo, poi conoscendo e poi approfondendo.
Le faccio una domanda provocatoria. Rispetto alla rete di amicizie di Facebook a che servono oggi i parenti?
FB se usato come mezzo di lavoro è straordinario, così come lanciare petizioni a favore dei più deboli, umani e non. I gossip sono deleteri. Cercare amicizia su FB è come dire” io non sono capace di vivere veramente la vita”…la cosa buona è che ogni tanto si ritrovano persone con le quali si è condiviso un periodo della vita e poi per tante ragioni ognuno ha preso la sua strada e ci si è persi di vista, con FB eccoci di nuovo. I parenti sono indispensabili bisogna coccolarli e mai dimenticarli.
Lei ha adottato una bambina, questo denota la sua sensibilità e la voglia di regalare amore. Cosa ne ha ricevuto in cambio?
Non ho adottato, sono la sua madrina di battesimo e affianco la sua vita da sempre, scuola, sport, viaggi e altro. In cambio ho la gioia del suo sorriso, delle sue vittorie all’università, delle sue sfide vinte perché è intelligente. Ha dato un senso alla mia vita.
Come si prepara ad interpretare un personaggio?
Lo analizzo, lo interrogo, leggo, lo vivo con il cuore e la pancia. Mi dimentico di me e divento LEI.
Come vive, se c’è, la competizione con i suoi colleghi?
Una sana competizione deve esserci sempre se no ci si ammoscia!
Il suo amico modaiolo fiorentino Stefano Panaro, dall’America l’ha sempre definita di "una genialità stellare”. Sicuramente un bel complimento. Lei si riconosce questo valore?
Stefano è troppo buono. Sono una persona normale come tante altre che ha il dono della Fede e mi ci aggrappo con tutta me stessa. Ho sempre lavorato, lottato, non mi arrendo, sono curiosa e ambiziosa, perché se lavoro e guadagno posso aiutare molto chi ha bisogno.
Gode di buona salute oggi il cinema italiano?
Non direi
Lei ama di più sorprendere o essere sorpresa?
Ambedue
Come fa a mantenersi così bella e in forma?
La bellezza ti viene regalata, non è merito tuo, devi solo proteggerla e mantenerla, alimentazione vegana, sport, dormire bene, serenità, letture e buone persone accanto. Cuore sempre aperto così come occhi e orecchie…vivere la vita.
Qual è il suo rapporto con il tempo che passa?
Paure, speranze, ironia, leggendo chi è più saggio e ha già capito il senso della “adultità”!
Una, nessuna, centomila. Chi è esattamente Daniela Poggi?
Tutte e nessuna…Una particella di Dio.
Nei suoi sogni c’è mai stato o c’è un Oscar?
Impossibile volare così in alto, sarei felice di un David per L’Esodo.

Noi le auguriamo di vincerlo per tutto quello che Lei è, dà e fa. Nel 2001 Daniela Poggi è stata nominata "Goodwill Ambassador" l'UNICEF-Italia per sensibilizzare e coinvolgere l'opinione pubblica sui problemi dell'infanzia, testimoniando e promuovendo con il suo impegno nel mondo della cultura e dello spettacolo la solidarietà e il sostegno alle iniziative dell'UNICEF.
Quindi anche la sua arte al servizio dei più deboli. Daniela Poggi è più di tutto questo, non serve sottolineare ciò che si vede, ma, è anche fine, discreta, riservata, lontana dai frastuoni e dai divismi gratuiti. Tutto ciò che ha conquistato è frutto di impegno, passione e ricerca interiore perché, come dice giustamente Simone De Beauvoir: “Donne non si nasce lo si diventa”. Noi la ringraziamo per averci permesso di conoscerla un po di più e la lasciamo augurandole di vivere ancora tante vite con la passione e il successo avuti fino ad oggi.


Caterina Guttadauro La Brasca

Teatro, Lillo & Greg a Fattitaliani: la nostra è un’alchimia nata spontanea. L'intervista

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Lillo & Greg in “L’uomo che non capiva troppo. Reloaded” al Teatro Olimpico dal 28 novembre al 22 dicembre. 
Dopo il grande successo ottenuto sette anni fa, ritorna la spy story più esilarante ed elettrizzante del Teatro Italiano, firmata Greg e targata da entrambi. Coregia Claudio Piccolotto.
 Con Marco Fiorini, Vania Della Bidia, Danilo De Santis e Benedetta Valenzano. 
Partecipazione straordinaria in video di: Paolo Bonolis, Lorella Cuccarini, Maurizio Battista, Dario Salvatori, Lallo Circosta, Giancarlo Magalli e Antonella Elia.
Scene: Andrea Simonetti. Costumi: NCPOP. Musiche: Claudio Gregori e Attilio Di Giovanni. Disegno luci: Marco Palmieri.


Un successo interplanetario.  La storia procede su un doppio binario, da una parte è la parodia di James Bond e dall’altra è la storia di un uomo ordinario che non capisce nulla di ciò che gli accade intorno e neanche il linguaggio. E’ una “supercazzola”, una mina vagante. Nasce da una serie radiofonica. La parte innovativa è tecnicamente all’avanguardia.  Hanno usato uno stile surreale perché è quello che li fa più ridere. C’è una sigla cinematografica con effetti speciali. Ogni attore fa tre personaggi, Trentadue cambi di scena. Una scenografia fantastica.  Sei personaggi ed un colpo di scena che non possiamo svelare. Un corpo di ballo senza precedenti. Partecipazione straordinaria di special guest che li hanno aiutati attraverso video mapping.  Un ritmo vorticoso in due ore di spettacolo.

Lillo & Greg una coppia affiatatissima da tempo… 

Greg, "L’uomo che non capiva troppo" torna in scena dopo sette anni, nostalgia o cosa? 
È nostra consuetudine, a latere di commedie nuove, riprendere qualcuna che è andata particolarmente bene e che ci è piaciuta molto. È successo con “Il mistero dell’assassino misterioso” con “La baita degli spettri” con “Work in regress” che è diventato “Marchette in trincea”. L’anno scorso, rileggendola ho visto che mi sarebbe piaciuto portarla nuovamente in scena ma essendo passati molti anni c’erano delle cose che andavano adattati ai ritmi di oggi che si sono molto velocizzati. L’arco narrativo del primo e del secondo atto, l’ho ridotto ad uno solo e ho aggiunto, scrivendolo ex novo, la conclusione di tutta la saga.
Qual è l’intesa tra la tua genialità e la comicità di Lillo? 
È ottima. È un’alchimia che è nata spontanea, ci siamo conosciuti in ambiente fumettistico, è nata una bellissima amicizia ma non avevamo nessuna idea che avremmo lavorato insieme. Quando decidemmo di collaborare con i fumetti, la Casa Editrice fallì subito. In seguito abbiamo iniziato a collaborare musicalmente con “Il latte e i suoi derivati” e come spin-off siamo usciti come coppia. Ci scambiamo spesso di ruolo, di volta in volta, l’uno è la vittima e l’altro il carnefice. Un po’ come poteva succedere per Stanlio e Ollio che hanno la precisa connotazione di comico e di spalla. Abbiamo un modo differente di affrontare il palco. Lillo è quello molto fisico, fatto di smorfie, camminate strane. Io invece sono da sempre quello più compassato eccetto quando dobbiamo vestire altri ruoli. 
Un uomo tranquillo con una vita tranquilla, cosa hai portato di tuo in lui, visto che firmi anche la Commedia? 
L’uomo tranquillo che descrivo è Lillo, lui la sera preferisce stare a casa, tranne quando ci sono delle Prime. Da quando mi sono sposato, due o tre sere le passo volentieri in casa. Prima uscivo sempre o per vedere spettacoli teatrali o concerti. Lillo invece è il classico casalingo. In realtà non descrivo il suo mondo ma un mondo artefatto di chi vede limitata un po’ la propria vita ad un matrimonio un po’ infiacchito, alle serie televisive che sono dei popoli della TV e che comunque impera ancora uniformarsi ad una serie di mode anche alimentari che possono essere anche giuste.
La storia narra un’apparenza tranquilla che viene scardinata quando si scopre che c’è tutto un mondo di agenti segreti che gli ruota attorno. Scopre che la vita vissuta fino a cinquant’anni non era quella giusta. 
Dopo tanti anni che cosa vi aspettate dal pubblico? 
Che sia contento di ciò che facciamo come succedeva agli inizi. Ogni volta alziamo l’asticella per metterli alla prova.
Con il gruppo “Latte e i suoi derivati” abbiamo avuto un grande successo di pubblico, prevalentemente romano. Quando abbiamo iniziato Teatro c’è stata un po’ di discrepanza perché si aspettavano un concerto e sono rimasti spiazzati ma alla fine si sono abituati anche a quello. Il nostro tipo di proposta è frastagliata, andiamo dalla Commedia agli sketch, un programma televisivo, uno radiofonico, un concerto. Ci ramifichiamo.
Giriamo la domanda a Lillo: Lo abbiamo già portato in scena perché abbiamo già debuttato, mi aspetto quello che ho già visto, un grande divertimento. Arriviamo a Roma tranquilli, vista l’immensa partecipazione del pubblico.
Lillo dov’è finito il ragazzo che Greg aveva lasciato un po’ di anni fa? 
Nella seconda parte dello spettacolo diventa un agente pure lui.

Un uomo tranquillo con una vita tranquilla, pensavo fosse Greg invece mi ha smentitodicendo “Non sono io ma Lillo!” Che ne pensi? 
È vero, il personaggio mi rispecchia molto. Sono molto pigro, esco poco. In lui ho portato una certa comicità che è sempre fuori luogo. Mi diverte interpretare personaggi di questo tipo che non sono inseriti bene in quello che accade. 
L’uomo che non capiva troppo” non solo ciò che accade ma neanche il linguaggio. Quanto è cambiato il linguaggio con l’avvento dei social? 
Molto perché è cambiato il modo di comunicare ma è giusto che sia così. Fin dalla preistoria il linguaggio è sempre cambiato e cambierà ancora con la tecnologia e con il mondo che va avanti.
Una Spy story, una saga. Sul comunicato si legge… è arrivata la fine. Avrà un seguito o no?
Potrebbe esserci perché la storia ha un finale aperto.

Elisabetta Ruffolo

Chi ha paura della scuola, convegno a Roma 1 e 2 dicembre

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ROMA - Un nuovo Convegno sulla scuola? Sì, ma si tratta di un evento di diverso segno. Il VII Convegno internazionale promosso a Roma per i giorni 1 e 2 dicembre 2017 dai Consorzi Universitari Fortune e Humanitas in collaborazione con la Lumsa, intende affrontare gli aspetti di criticità che interessano da tempo la nostra scuola, che sembra disallineata rispetto alle esigenze che la contemporaneità propone; ma, accanto a pericoli, minacce e paure in atto, è possibile leggere sotto l’interrogativo retorico (“Chi ha paura della scuola”) che dà titolo al Convegno anche desideri, voglia di bellezza e ricerca di senso. 

Tutto ciò nella direzione della volontà di rilegittimare un’istituzione, quella scolastica, che ha perso credibilità in un quadro sociale in forte mutamento.

Sono invitati a discuterne, tra gli altri, Derrick De Kerckhove (Università di Toronto-Politecnico di Milano), sociologo e pensatore di fama mondiale, Gianpiero Gamaleri (Uninettuno Roma), Luca Serianni, Accademico dei Lincei, la scrittrice Wanda Marasco, entrata nella cinquina dell’ultimo Premio Strega, la nota psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi.

Sarà il direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, ad aprire i lavori. Dopo i saluti e gli interventi istituzionali (Francesco Bonini, Rettore della LUMSA; Carmela Di Agresti, Presidente del Consorzio Universitario Humanitas; Gildo De Angelis, Direttore Generale USR-Lazio, Virginia Kaladich, Presidente FIDAE; Laura Baldassarre, Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità solidale del Comune di Roma) il prof. Antonio Augenti, curatore del convegno, ne introduce le tematiche. Il Convegno si svolge presso l’Aula Magna dell’Università LUMSA in Roma, Borgo S.Angelo 13.

Dalle 11,15 gli interventi di Luca Serianni (Università La Sapienza Roma) «Per una scuola che insegni a pensare e a convivere» e di Maria Maddalena Novelli (Dirigente Generale del Miur) «Linee innovative del piano di formazione dei docenti». Dalle 12,30 alle 13,30 si parla di «Pietro Prini: attualità di un pensiero» con Gianpiero Gamaleri (curatore del “Il paradosso di Icaro”), Walter Minella e Giorgio Sandrini (Università degli Studi di Pavia). Il pomeriggio (ore 14,30) è dedicato alla presentazione di testimonianze ed esperienze, con l’intervento di Wanda Marasco (finalista Premio Strega 2017) sul disagio scolastico ed educativo e di Marcella Vaccari educatrice specializzata che insieme allo studente Achille Missiroli parla di «Come vivere una relazione credibile». Segue la relazione di Gabriella Agrusti (Università Lumsa) e Maria Cinque (Università Lumsa) su «Identità digitale e web literacy: implicazioni didattiche e valutative». 

Chiude la giornata la presentazione di esperienze-problemi, affidata al dirigente scolastico Ottavio Fattorini, che funge da introduzione ai 6 workshop paralleli su alcune delle principali tematiche affrontate nel convegno (tra cui fenomeni migratori del passato e contemporanei, a cura della giornalista e studiosa di migrazioni Tiziana Grassi, referente comunicazione INMP Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà, ente pubblico del Ssn, afferente al Ministero della Salute), in programma per la mattina del 2 dicembre dalle ore 9:00 alle 12:30.

Per informazioni: convegni@consorziohumanitas.com 
Dr.ssa Anna Camana 335 6186478

Medicina Estetica, un tatuaggio su 5 non va via. Solo nel 38% dei casi la rimozione è totale

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La percentuale di successo nella rimozione, grazie ai laser di ultima generazione e alla combinazione delle tecniche, è salita fino al 75-80%. Pur tuttavia soltanto il 38% dei casi non mostra alcuna traccia del pigmento mentre il 62% dei casi presenta comunque alterazioni della tessitura della pelle, zone ipocromiche, residui di pigmento.

IL CONGRESSO ICAMP 2017 – Se n’è parlato durante il Congresso Internazionale ICAMP 2017, che si è svolto ad Assago e Rozzano (MI). Circa 500 gli specialisti presenti, provenienti anche dall'estero. Quest'anno la novità dell'appuntamento è rappresentata dall'accordo speciale con l'Università di Camerino, che ha collaborato alla preparazione del programma della due giorni di lavori. A coordinare i lavori e le presentazioni il Prof. Francesco Amenta, Presidente del Congresso, il Prof. Michele Carruba, Presidente Onorario, la dott.ssa Maria Albini, coordinatrice dell'appuntamento.

PERCHE’ SI RICHIEDE LA RIMOZIONE? - Il 6% degli italiani che si rivolge a tali centri specializzati vuole cancellare un tatuaggio. La rimozione non viene richiesta tanto per la sua forma quanto per altre ragioni: qualità del tatuaggio, ragioni sentimentali, ragioni di pudore, ragioni sociali. Non tutti i pigmenti che costituiscono il tatuaggio possono essere rimossi con la tecnologia Laser perché esistono dei pigmenti che contengono delle frazioni di biossido di titanio (bianco) e che non sono aggredibili con nessuna lunghezza d’onda. In concreto, purtroppo, alcuni tatuaggi sono indelebili.

“I motivi che portano alla richiesta della rimozione dei tatuaggi – spiega il Prof. Vincenzo Varlaro, Docente di Medicina Estetica - sono diversi: prevalgono le ragioni estetiche (non piacciono perché non ben eseguiti) e quelle affettive (rappresentano ricordi non più graditi). Frequenti anche quelle di pudore (alcuni si vergognano a mostrarli e sociali (ingresso nel mondo del lavoro)”.

TECNICHE PER LA RIMOZIONE – “Il costo è variabile – aggiunge il Prof. Vincenzo Varlaro - e dipende dall’estensione del tatuaggio, dalla sua profondità, dal tipo (multicolore o meno), dalla zona dove è allocato: secondo il sito possono aumentare le difficoltà di rimozione.  Le tecniche di asportazione possono essere singole o combinate. Le tecniche singole possono realizzarsi utilizzando il Laser Q-Switched ad emissione dell’ordine di nanosecondi oppure utilizzando Laser di ultima generazione ad emissioni dell’ordine di sub-secondi. Le tecniche combinate si realizzano utilizzando più Laser e altre tecniche come la carbossiterapia. In tal caso con i Laser si frantuma il tatuaggio e con la carbossiterapia, che facilita il deflusso linfatico, si offre un contributo ulteriore alla risoluzione del problema allontanando i frammenti del tatuaggio stesso”.

COSTI E PROBLEMATICHE - I tatuaggi monocromatici sono più facili da eliminare. La difficoltà nel rimuoverli consiste nella loro localizzazione, nella loro densità, nella loro estensione, nella loro profondità, nel tipo di pigmento. Per le stesse ragioni aumenteranno i costi per l’intervento. I tatuaggi più difficili da rimuovere sono quelli localizzati alla estremità degli arti inferiori: sia per un sistema linfatico più povero in vasi, sia per una questione di gravità. Anche in tal caso, la combinazione con la carbossiterapia, può essere una soluzione terapeutica utile.

Luca Biagini: Sarò Annibale, un anarchico positivo in "Sacrificio D'Amore" la fiction di Canale 5

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Luca Biagini, dopo CentoVetrine, RIS, Solo per Amore, torna su Canale 5 con una serie in costume in 22 puntate, Sacrificio d'amore con un ricco cast tra cui spiccano i nomi di Francesco Arca, Roberta Giarrusso, Rocco Giusti, Giorgio Lupano, Antonella Fattori e molti altri. <<Abbiamo lavorato con grande intensità per 7 mesi, in un clima di grande collaborazione e  di grandi amicizie.
Il fatto poi di trovarci tutti insieme alloggiati nello stesso albergo per lungo tempo ha cementato vecchie e nuove conoscenze e non ci siamo fatti mancare bellissime cene intorno ad un tavolo ricco di buon cibo e buon vino un modo sano di rilassarci dopo giornate di lavoro spesso molto impegnative. Ho ritrovato con gioia alcuni compagni d'avventura di Centovetrine come Paolo Malco, Pietro genuardi, Luca Bastianello, Alessandro Mario, Ruben Rigillo e Carola Stagnaro >> racconta Biagini, entusiasta.

L'attore interpreta Annibale, un personaggio positivo, che possiede un laboratorio di marmo: è un anarchico che si batte contro i soprusi in difesa dei lavoratori sfruttati. <<Recitare in costume è sempre affascinante. Devi imparare a portare con disinvoltura abiti che non ti appartengono e che condizionano il tuo modo di essere nel mondo e con gli altri e condizionano anche il tuo modo di pensare. Noi abbiamo avuto la fortuna di indossare costumi autentici dell'epoca >> rivela Biagini. 

In televisione, popolare per Edoardo della Rocca in Centovetrine, l'attore vanta un curriculum importante, a teatro con  Valerio Valoriani Giustino Durano, Gabriele Lavia, Giancarlo Sepe, Stefano Marcucci, Giancarlo Sammartano, Roberto De Simone, Tato Russo, Walter Pagliaro, Federico Vigorito, Massimo Romeo Piparo, e poi  nel doppiaggio con le voci dei protagonisti maschili, di Le relazioni pericolose con Malkovich, Una donna in carriera con Harrison Ford e il primo Batman con Michael Keaton.
<<Nella vita sono una persona normale. Determinato e fragile, e molto tollerante>> asserisce Biagini, che riprenderà a teatro  Billy Elliot a Milano al teatro degli Arcimboldi e a Roma al Sistina e poi in tournée, e sta doppiando una nuova serie con Hugh Laurie , il Dottor House dove interpreta un neuropsichiatra Forense, poi Michael Keaton  in American Assassin al cinema e  sempre Eric in Beautiful.

"Nero-Giallo", 5 scrittori spagnoli e italiani all'incontro-evento sul romanzo giallo

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È uno dei generi letterari più in voga in Europa nell’ultimo ventennio: il romanzo giallo, o nero, nato intorno alla seconda metà del XIX secolo, negli ultimi anni - in particolare in Italia e Spagna - ha avuto un notevole successo grazie anche all’ausilio della fiction e del fumetto, oltre a un numero sempre maggiore di pubblicazioni di settore.

La novela negra, il romanzo giallo, il thriller, il noir, il poliziesco, molteplici sfumature dello stesso colore e del medesimo genere narrativo che diventano spunto per un incontro organizzato dall’Instituto Cervantes di Roma, martedì 5 dicembre alle ore 18.30 presso la Sala Dalí di piazza Navona, con cinque tra i più autorevoli scrittori spagnoli e italiani: Alicia Giménez Bartlett, Lorenzo Silva, Berna González Harbour, Elisabetta Bucciarelli e Roberto Costantini.
L’incontro - primo di una serie di appuntamenti letterari che per tutto il 2018 porterà all’Instituto Cervantes scrittori, poeti, sceneggiatori e autori spagnoli, italiani e latinoamericani - intende esaminare le caratteristiche e le differenze di questo genere particolarmente amato in entrambi i paesi. Un prezioso documento sociale tra suspense e divertimento, ritratto d’epoca e sguardo sul contemporaneo.
La tavola rotonda del 5 dicembre, ad ingresso libero fino ad esaurimento posti, verrà introdotta da Juan Carlos Reche, nuovo direttore dell’Instituto Cervantes di Roma. Classe 1976 originario di Cordova, Reche è stato insignito del Premio Nazionale per la Traduzione del MIBAC nel 2013, per l'importante lavoro nel campo della traduzione e diffusione della cultura italiana all'estero. In particolare, si è dedicato alla poesia italiana del Secondo Novecento. Tra i suoi libri, “La corsa del frutto” (Traduzione di Valerio Nardoni, prefazione di Maurizio Cucchi, ed. Lietocolle).


I PROTAGONISTI DEL PRIMO APPUNTAMENTO CON “NERO GIALLO” – ENCUENTROS EN LA NOVELA NEGRA, INCONTRI SUL ROMANZO GIALLO – IN PROGRAMMA IL 5 DICEMBRE 2017 ALL’INSTITUTO CERVANTES DI ROMA:

Alicia Giménez-Bartlett, è considerata la scrittrice spagnola di noir più famosa al mondo. Con “Una Habitación ajena” ha vinto nel 1997 il premio Feminino Lumen per la miglior scrittrice spagnola. In seguito si è dedicata alla fortunata serie con protagonista l’ispettrice Petra Delicado, che l’ha consacrata in Spagna come una delle più seguite e amate gialliste, vincendo numerosi premi, su tutti il Raymond Chandler nel  2008, il Premio Nadal nel 2011 e il Premio Planeta nel 2015. Oltre ai noir della Delicado – diventati anche una serie televisiva interpretata da Ana Belén e Santiago Segura - ha pubblicato “Exit”, “Una stanza tutta per gli altri” (Premio Singular), “Segreta Penelope”, “Giorni d’amore e inganno” e “Dove nessuno ti troverà”. "Hombres desnudos" (Uomini nudi – Sellerio 2016) è il titolo del suo ultimo romanzo. 
Lorenzo Silva, autore molto apprezzato in Spagna, ha scritto racconti, saggi letterari e storici, vari libri di poesia, articoli e romanzi, ricevendo numerosi riconoscimenti: il Premio Ojo Crítico, il Premio Nadal, il Premio Primavera,  il Premio Algaba e il Premio Planeta. Ha scritto anche sceneggiature per il cinema, tra le quali quella per il film La flaqueza del bolchevique basata sul suo libro omonimo. La sua formazione da avvocato gli ha dato una particolare predisposizione al genere noir. I suoi romanzi sono stati tradotti in diverse lingue, in italiano: L'alchimista impaziente (2° romanzo della serie “Bevilacqua e Chamorro”), La nebbia e la fanciulla, La regina senza specchio, La strategia dell'acqua e Una donna sospesa (El lejano país de los estanques).
Berna González Harbour, autrice spagnola di romanzi noir, scrive per El País, è editore del supplemento culturale Babelia, collaboratrice della radio Cadena SER e corrispondente da Mosca per El Sol e El Periódico de Catalunya. La politica, i cambiamenti sociali, il ruolo della donna, la rivoluzione digitale e i libri sono alcune delle sue principali passioni. Con “Verano en rojo” esordisce come romanziera nel genere poliziesco dando vita al personaggio del commissario María Ruiz, protagonista anche in” Margen de error” e “Las lágrimas de Claire Jones” . Nel 2015 pubblica “Los ciervos llegan sin avisar “. Partecipa con la storia Arrepentida al volume “Charco negro”, una selezione di storie poliziesche firmata da venti voci. 
Elisabetta Bucciarelli, scrittrice di formazione teatrale, collabora con diverse testate italiane e straniere, occupandosi di filosofie, arte, manie. Ha scritto anche per la televisione e il cinema. La sua sceneggiatura "Amati Matti" ha partecipato alla 53° Biennale del Cinema di Venezia, ottenendo una menzione speciale della giuria. Ha pubblicato vari saggi, firmato numerosi racconti e pubblicato antologie. Nell'autunno 2005 è uscito il primo romanzo "Happy Hour" che inaugura la serie con l'ispettrice Maria Dolores Vergani, cui fanno seguito "Dalla parte del torto", "Femmina de luxe", "Io ti perdono",  "Ti voglio credere" e "Dritto al cuore". Tra i suoi romanzi più recenti anche  "L'etica del parcheggio abusivo" e "La resistenza del maschio". Nel settembre di quest'anno ha pubblicato per l'editore Skira il suo ultimo libro, "Chi ha bisogno di te".
Roberto Costantini, ingegnere, scrittore e docente della Luiss Guido Carli di Roma dove insegna Business Administration. È autore per Marsilio della Trilogia del Male con protagonista il commissario Michele Balistreri, già pubblicata negli Stati Uniti e nei maggiori paesi europei, premio speciale Giorgio Scerbanenco come migliore opera noir degli anni 2000. Con “La moglie perfetta” è stato finalista al premio Bancarella 2016. In precedenza aveva pubblicato con Franco Angeli saggi destinati ai professionisti e alle università. Il suo ultimo  romanzo “Ballando nel buio”, pubblicato nel settembre di quest’anno da Marsilio nella collana Farfalle, ha nuovamente come protagonista il Commissario Balistreri, personaggio che ha stregato il pubblico internazionale grazie alle sue caratteristiche insolite e per nulla tradizionali nella letteratura poliziesca italiana. 

Mostra a Parigi, Piero Melograni e la Grande Guerra dal 29 novembre fino al 29 dicembre 2017

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In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, l’Archivio Storico Piero Melograni ha organizzato una mostra che documenta il lavoro dello storico Piero Melograni (1932-2012), riconosciuto mondialmente per i suoi studi sulla Grande Guerra, attraverso del materiale d’archivio e degli oggetti d’epoca.
La mostra, che arriva a Parigi dopo essere stata ospitata alla Camera dei Deputati nel 2015, vuole evidenziare la ricchezza dell’approccio storico sviluppato dallo studioso. Corrispondenze, libri, manifesti, documenti inediti e fotografie ci faranno immergere nella vita quotidiana dell’Italia dell’epoca, con un’attenzione particolare alla vita delle trincee, al ruolo delle donne, alla propaganda e alle proteste in strada. Interventi di Paola Severini Melograni, giornalista e moglie di Piero Melograni, di Giovanni Sabbatucci, storico, e di Marie-Anne Matard-Bonucci, professoressa di Storia Contemporanea all’Università di Paris 8. La mostra proseguirà fino al 29 dicembre 2017.
In collaborazione con l’Archivio Storico Piero Melograni, il Comitato di Parigi della Società Dante Alighieri e la Banca Monte Paschi.
Informazioni

Data: da Mer 29 Nov 2017 a Ven 29 Dic 2017
Orario: Alle 18:00
Ingresso : Libero
Prenota qui

Roma Web Fest, V edizione: SUCCESSO INARRESTABILE DELLE WEB SERIE

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Il 26 Novembre nella sala Auditorium del MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, si è svolta la premiazione ufficiale della quinta edizione del Roma Web Fest.

L’evento è stato introdotto da Janet De Nardis, direttrice artistica e ideatrice del Festival, la quale ha ringraziato MIBACT, SIAE, Roma Lazio Film Commission e 100Autori per avere creduto fin dall’inizio in un progetto ambizioso che ha come scopo la promozione del talento italiano all’estero e il dialogo con i più importanti produttori e brand italiani e internazionali. Quello che in passato era solo un miraggio, oggi è realtà; ciò che sembrava un avveniristico futuro è diventato un concreto presente.
In una sala gremita di gente, la giuria è stata attenta nel visionare i progetti finalisti.

La grandissima affluenza di pubblico dovuta agli interessantissimi panel e workshop programmati nelle tre giornate di festival ha messo in luce il successo di questo format giovane e dinamico in cui con grande intelligenza e gusto artistico le web serie e i fashion film si stanno facendo spazio nel mondo dell’audiovisivo. Molti gli attori che ieri sono arrivati al MAXXI per gli incontri della giornata e per il Galà dedicato alle premiazioni. Tra loro: Sonia Bruganelli, Niccolò Presta, Vincenzo Alfieri, Luca Vecchi, Anthony Di Francesco, Cristina Spagnuolo, Daniele Doesn’t Matter, Chiara Paradisi, Lele Sarallo, Geppo, Marina Di Guardo, Roberta Beta, Ivan Silvestrini, Annalisa Aglioti, Giorgia e Greta Berti, Pino Quartullo, Donatella Pompadour, Savino Zaba, Carolina Rey, Simone Tempia, Silvia Squizzato, Linda Battista, Fioretta Mari, Marco Bonini, Stefano De Sando, Romano Reggiani, Francesca Rettondini, Giulia Todaro, Gina Amarante, Massimiliano Buzzanca, Vania Della Bidia, Lidia Vitale, Blue Yoshimi, Marco Marzocca, Alessia Fabiani, Marco Castaldi, Claudio Colica, il prof. Mario La Torre, Alessandro Meta, Andrea De Rosa, Cataldo Calabretta, Roberta Morise, Vittoriana Abate, Mario Ermito, Beppe Convertini, Giuseppe Maggio, Barbie Xanax, Giulia Luzzi, Silvia Salemi, Sara Zuccari, Vanessa Jay Mulder, i Licaoni, Alberto Pagnotta, Moreno Amantini, Michelle Marie Castiello, Hoara Borselli, gli Zero, Simone tempia, Silvia Squizzato, Cristian Marazziti, Roberto Venturini, gli Actual, Lucianna De Falco, Andrea Dianetti, Martina Mercedes Corradetti...

A presentare l’evento l’istrionico attore comico  Saverio Raimondo, che ha divertito il pubblico attraverso i suoi esilaranti interventi. Dall’attenta giuria, seduta in prima fila e composta da Mattia Mariotti (Programming Manager Sky), Cristina Priarone (Direttore generale di Roma Lazio film Commission), Eleonora Cimpanelli  (Sceneggiatore e autrice), Elio Catania  (Presidente di confindustria digitale), Gianluca Guzzo (Amministratore e fondatore di My Movies) e Omar Schillaci (Wired Italia) sono stati assegnati i seguenti premi:


·         Miglior web serie italiana: Il mistero sottile finalista di diritto al Melbourne Web Fest
·         Miglior web serie straniera: Natural Selection
·         Miglior regia: Il mistero sottile finalista di diritto al Wendie Hamburg Web Fest
·         Miglior regia straniera: En voiture Simone
·         Miglior soggetto sceneggiatura: il mistero sottile
·         Miglior montaggio Hooked
·         Miglior fotografia: Gabriel
·         Miglior colonna sonora Shotgun Boogie
·         Migliori effetti speciali: anime e sangue
·         Miglior attore Giorgio Pasotti (mistero sottile) 
·         Migliore attrice Beatrice Skiros  (Caronte)
·         Migliori costumi Orazio’s Clan
·         Miglior Drama Caronte
·         Miglior thriller Horror mistery: Il Mistero Sottile 
·         Miglior comedy/schetch Lobbage
·         Miglior Comedy story: Super italian family
·         Miglior documentario: Shotgun Boogie
·         Miglior Cartoon /animazione Supa supa
·         Miglior scienze fiction fantasy: Orazio’s Clan 
·         Miglior web serie a tema sociale: Jezabel
·         Miglior mokumentary: Grazie al Klaus
·         Miglior cortometraggio: Cani di Razza
·         Miglior puntata zero: Hooked
·         Miglior viral video: Inferior
·         Premio pubblico in sala: Goodstein
·         Premio pubblico della rete (webserie): Big Shot
·         Premio pubblico della rete (cortometraggi): Gabbia d’amore
·         Premio Pubblico Puntata Zero: Supermarket
·         Premio Pubblico Viral Video: Little Barber Shop of Horrors

Premi Speciali:
·         Premio RWf: Caronte finalista di diritto al Los Angeles Web Fest, al Die Seriale e al Seoul Web Fest
·         Premio Sky per i pitch: Twinky doo’s magic world
·         Premio Movieland: Pick and Roll
·         Premio Movieland della rete: Io e il marziano
·         Premio Web Marketing Festival: Chiara Agresta
·         Premio Vvvvid: Adolf in the Sky with diamonds

Le altre webserie che andranno di diritto alle finali dei webfest partner:
Seoul Web Fest: Safrom, Bruciare i violini – Inferno Italia – Anime e Sangue
Rio Web Fest: Super Italian Family
Berlin Web Fest: Shootgun, Woogie

·         Gli 11 Fashion Film finalisti, provenienti da ogni parte del mondo, sono stati valutati da una giuria d’eccezione, composta da rinomate personalità che operano con successo nel mondo dello spettacolo e nel fashion system: Stella Jean, Sabrina Persechino, Claudio Gregori (Greg), Laura Bozzi, Luigi Parisi, Marina Di Guardo, Nicoletta Fattibene, Sergio Valente e Benedetta  Mazza, che ha decretato la vittoria di Waiting Room di Giacomo Boeri e Matteo Grimaldi (Miglior Fashion Film:), mentre il Premio del Fashion Film più votato dalla rete è stato consegnato da Giuseppe Maggio a Woman di Annalisa Macchione.
Una seconda giuria dedicata ai Fashion Film Contest, realizzato in collaborazione con l’Accademia del lusso (Laura Gramigna e Paola Rotella) e Romeur Academy (Paolo Secondino), composta da Giada Desideri, Martina Valerio, Barbara Molinario, Loris Danesi, Issima91, Garmy Sall, Paola Agosini, Maria Vittoria Cusumano e Antonio Falanga,  ha assegnato il premio a Verdict di Anna Chiara Bernardini.

Tra gli eventi speciali sono stati apprezzati la proiezione del film Monolith di Ivan Silvestrini e il workshop promosso dalla Siae “Come scrivere una web serie” e il tour radio attraverso la musica di RID 96.8, Radio 108, Crazy Radio, Radio Godot, Radio Kaos, Studio Radio e Deliradio.

Teatro Ar.Ma di Roma, RIP ALLA FINE TUTTI MUOIONO scritto e diretto da Diego Placidi, dal 1° al 10 dicembre

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Torna al Teatro Ar.Ma di Roma un testo scritto e diretto da Diego Placidi. Si tratta di Rip. Alla fine tutti muoiono che vede in scena oltre allo stesso autore Ilaria Libianchi, Francesca Lollobrigida, Giuseppe Follacchio, Flora Giannattasio.

Da qualche parte nella madre Austria, un non precisato tempo di "un giorno come questo che nemmeno Gesù Cristo vuole sul calendario", la vita TRADIZIONAL CONDOMINIALE del nucleo popolar reietto VERME, l'unità sotto borghese familiar KOVACIC e quella dell'emerito signor professor CAZZAFUOCO, non sarà più governata dall'inevitabile incontro/scontro condivision esistenziale del buon vicinato. La preannunciata catastrofe di rivela in tutto il suo caos. Stalli alla messicana un po'"pulp". Situazioni al quanto surreali e piuttosto improbabili. Una commedia nera, grottesca, dalle atmosfere cupe e scure. Piuttosto crudo e duro nelle azioni e nel linguaggio, quest'ultimo spesso incomprensibile e "forse" privo di senso.

In questo marasma una sola certezza l'ovvio finale “Alla fine tutti muoiono”, come anticipa il sotto titolo, il pubblico sarà coinvolto e parte integrante nello svolgimento dello spettacolo.

Rip - Alla fine tutti muoiono
scritto e drietto da Diego Placidi
con Ilaria Libianchi, Francesca Lollobrigida, Giuseppe Follacchio, Flora Giannattasio, Diego Placidi

Ar.Ma Teatro
via Ruggero di Lauria 21
dal 1° al 10 dicembre 2017
dal giovedì al sabato 21.00 – domenica ore 18.00
Telefono 06 39744093 - cell. 333 9329662
Mail: info@capsaservice.it
Biglietti. Intero 12€- Ridotto 10€

Bruxelles, il 7 dicembre conferenza su Internet per il commercio globale

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Sono molteplici le opportunità offerte dalla rete per espandere il proprio business: il commercio elettronico, infatti, ha assunto al giorno d’oggi una chiara impronta internazionale, con milioni di aziende, in Europa e più in generale del mondo, che decidono quotidianamente di ampliare il proprio volume di vendite, affacciandosi su nuovi mercati telematici.
Internet, infatti, rappresenta un insostituibile strumento - per vendere all’ingrosso e al dettaglio - senza confini, ma anche per instaurare nuove partnerships, ricercare fornitori o investire in prodotti e servizi sempre più competitivi. 

Segnalibro, Roberto Costantini a Fattitaliani: di quasi tutti i libri di oggi non supero le prime 30 pagine. L'intervista

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Roberto Costantini, ingegnere, scrittore e docente della Luiss Guido Carli di Roma dove insegna Business Administration, il 5 dicembre parteciperà a "Nero-Giallo", un incontro-evento promosso dall'Instituto Cervantes di Roma con 5 scrittori spagnoli e italiani sul romanzo giallo. Ha da poco pubblicato “Ballando nel buio” (Marsilio nella collana Farfalle). L'intervista di Fattitaliani per la rubrica "Segnalibro".

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Limonov di Carrère per rileggerlo.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Il ritorno di Hisham Matar.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
I consigli di pochissime persone.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
Non di recente Delitto e castigo.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità?
La narrativa.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
La ‎narrativa agganciata a fatti e persone reali.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
Quello sul centenario in fuga.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
Bambini nel tempo di McEwan perché è l'incubo di ogni genitore ma con un finale di grande speranza.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
Nessun libro ma la serie tv Gomorra.
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
Io ti sento della Mazzantini, bellissimo; pessimi quelli tratti dai gialli
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Come scrivere una commedia.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
Noodles e Max di C'era una volta in America.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
Chandler, Carrère, MC Ewan, Simenon.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?
Di quasi tutti i libri di oggi non supero le prime trenta pagine, anni fa leggevo tutto sino alla fine.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Non sono degno di una biografia, e comunque vorrei almeno dieci persone diverse e nessuno scrittore.
Che cosa c'è di Roberto Costantini in "Ballando nel buio"?
In questo particolare libro nulla. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
1974. Sono gli anni di piombo, e Mike “Africa” Balistreri è un ventiquattrenne idealista e pieno di rabbia. Studia all’università e si mantiene insegnando karate in una palestra frequentata dall’estrema destra romana. Insieme a Ringo, Benvenuti e Boccino milita in Ordine nuovo, fino allo scioglimento per decreto dell’organizzazione. Crollano allora molte convinzioni di Africa: poter cambiare il mondo facendo a botte coi rossi e la polizia, distinguere nettamente i traditori dai traditi, capire quale tra le due ragazze che frequenta è quella giusta. Sarà una P38 a dividere definitivamente i loro destini.
1986. Nel giorno in cui la mano de Dios di Maradona affossa gli inglesi ai mondiali, la mano della P38 abbatte Ringo, il vecchio compagno di militanza che ha fatto carriera nella Dc. Michele Balistreri, ora commissario della Omicidi, viene chiamato a indagare, nonostante il suo coinvolgimento personale nel caso. Una lunga scia di sangue lo riporterà sul ciglio di quell’abisso del 1974. I nemici che deve affrontare sono tanti, e il peggiore è Africa, quel ragazzino che il Balistreri adulto ha sepolto sotto un cumulo di alcol, tabacco, donne e cinismo. Ma quando l’odio e l’amore si risvegliano e le due ragazze di allora – quella giusta e quella sbagliata – si riaffacciano nella sua vita, non può più voltarsi e fuggire. Per individuare l’assassino dovrà guardare in faccia Africa e il suo passato, mettere in discussione molte delle sue certezze, e capire finalmente che chi nella sua vita non ha creduto e amato almeno una volta disperatamente e inutilmente, morirà senza aver mai davvero conosciuto la vita e l’amore.
L'AUTORE
È autore per Marsilio della Trilogia del Male con protagonista il commissario Michele Balistreri, già pubblicata negli Stati Uniti e nei maggiori paesi europei, premio speciale Giorgio Scerbanenco come migliore opera noir degli anni 2000. Con “La moglie perfetta” è stato finalista al premio Bancarella 2016. In precedenza aveva pubblicato con Franco Angeli saggi destinati ai professionisti e alle università. Il suo ultimo  romanzo “Ballando nel buio”, pubblicato nel settembre di quest’anno da Marsilio nella collana Farfalle, ha nuovamente come protagonista il Commissario Balistreri, personaggio che ha stregato il pubblico internazionale grazie alle sue caratteristiche insolite e per nulla tradizionali nella letteratura poliziesca italiana. 
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