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AMEDEO MINGHI, il suo nuovo libro "SiAmo questa musica" esce il 26 ottobre. Presentazione ad Ascoli Piceno

Oltre cinquanta anni di carriera, Amedeo Minghi esce in esclusiva nei negozi on line (http://bit.ly/2xQyzxB) e in libreria dal 26 ottobre con “SiAmo questa musica - il pubblico racconta”, edito da Terre Sommerse.

L'opera, curata dal critico letterario Niccolò Carosi con la collaborazione del regista Michele Vitiello e del produttore musicale Enrico Petrelli, è una sorta di romanzo a tre voci in cui Amedeo Minghi, il pubblico e la voce narrante, raccontano esperienze di vita, ricordi, emozioni: storie legate a questa musica che insiste e si tramanda da più generazioni, come testimoniano le centinaia di lettere di cui si compone questo libro. Tributo a un artista, Amedeo Minghi, capace con le sue canzoni, con le sue colonne sonore, con la sua melodia, di affascinare l'Italia e non solo, attraverso uno stile inconfondibile.

“Ho festeggiato i miei cinquant'anni di vita artistica con un triplo cd , La bussola e il cuore, - racconta Amedeo Minghi - ho pubblicato una biografia; ho raccontato, attraverso le mie canzoni e la musica per immagini, tante storie d'amore; è arrivato il momento di leggere cosa il mio pubblico avesse raccolto e trattenesse nel cuore, di tutto questo fare; per questo ho indetto un concorso letterario, affidando ad altri il compito di scegliere i testi migliori. Il risultato? Mi sono commosso”.

Il risultato è stato sorprendente. La giuria composta dallo staff dell'artista, dagli editori Fabio e Cristiano Furnari e dal sociologo e letterato Riccardo Cancellieri, ha selezionato i più rappresentativi  tra oltre cinquemila scritti.

“Un lavoro incessante e coinvolgente, leggere queste autentiche testimonianze, tutte diverse fra loro eppure simili, per intensità e valore - sottolinea il curatore Niccolò Carosi - perché è chiaro che la melodia di Amedeo Minghi abbia inciso profondamente nel vissuto di molte persone; spesso come fatto privato, come legame intimo che per la prima volta esce allo scoperto, con la pubblicazione di questo libro, e diviene patrimonio di tutti”.

Novità assoluta quindi, ideare un libro, con l'architettura di un romanzo, con i suoi capitoli, con il suo filo narrativo e, nello stesso tempo, dare voce a centinaia di persone che sono legate emotivamente a queste canzoni, al punto tale da scriverne pagine di un romanzo.

“La mia carriera lo dimostra - commenta Amedeo Minghi – è il pubblico a cui devo tutto; sono stati i primi nel lontano 1989 ad accorgersi delle mie canzoni strane; i primi che hanno riempito il teatro e mi hanno dato la forza di andare avanti”.

L'immenso, 1950, La vita mia, Vattene Amore, I ricordi del cuore, Cantare è d'amore, Decenni, Un uomo venuto da lontano, Io non ti lascerò mai, sono solo alcuni dei successi del melodista a cui si aggiungono le sue indimenticabili colonne sonore delle serie televisive fantasy; una fra tutte: Fantaghirò. Lo stile Minghi è un marchio di fabbrica italiano che ha magnetizzato l'attenzione di milioni di persone; ha raggiunto le vette della classifica, ha collaborato con i più illustri interpreti e musicisti di tutti i tempi, ha riempito stadi, piazze, teatri fra i più prestigiosi; artista nazional popolare che ha saputo nel tempo, mantenere un rapporto comunque intimo e ben saldo con il suo pubblico.

È già in calendario la presentazione il 28 ottobre alle 18 alla libreria Rinascita di Ascoli Piceno. Il 29 sempre ad Ascoli, al Parco Miravalle proseguiranno i festeggiamenti con un pranzo in cui l'artista racconterà i progetti futuri.
“Cominciamo da Ascoli Piceno - spiega il celebre cantautore - perché è una promessa fatta al pubblico delle zone terremotate; questo è un libro di ricordi e chi ha perso tutto deve ricostruirli e andare avanti. Poi ci ritroveremo il 13 novembre al Sistina di Roma per un grande concerto, che a pensarci bene, è una vera e propria riproposizione musicale dei racconti che compongono “Siamo questa musica””.

Fra le novità, infatti, a grande richiesta riparte il tour de il concerto spettacolo “La bussola e il cuore” che farà tappa a Roma - Teatro Sistina - il 13 novembre; date il 15/11 al Teatro Puccini di Firenze e il 16/11 al Duse di Bologna. I biglietti sono già in vendita qui




Bruxelles, torna dal 31 ottobre "Laika" di Ascanio Celestini al Théâtre National con David Murgia

Torna a Bruxelles "Laika" di Ascanio Celestini in scena al Théâtre National dal 31 ottobre al 6 novembre 2017. 

Vero maestro del teatro di narrazione, Celestini in "Laika" affida a David Murgia il compito di interpretare le incertezze del cristianesimo moderno, simili in fondo a quelle del cristianesimo delle origini.
Un Gesù improbabile, che dice di essere stato mandato molte volte nel mondo, si confronta con i propri dubbi e le proprie paure. Vive chiuso in un appartamento di periferia. Dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato e un barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Cristo c’è Pietro, che passa gran parte del tempo fuori di casa a operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l’umanità, ma solo per osservarla. Soprattutto vuole avere notizie del barbone che vede dalla finestra, non per salvarlo dalla povertà, ma per fargliela vivere allegramente.

Lee incertezze del cristianesimo moderno, incertezze che vivono in maniera assolutamente grottesca nel suo personaggio, un povero Cristo che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Un essere fatto di carne, sangue e parole. Uno che sente la responsabilità, ma anche il peso di essere “solo sul cuor della terra”.
Durata: 1h15 in francese nella Grande Salle.

Cast

Text & direction
Ascanio Celestini
With
David Murgia & Maurice Blanchy (accordéon)
Voice over
Yolande Moreau
Translation
Patrick Bebi
Music composition
Gianluca Casadei
Stage manager
Philippe Kariger
 
Production manager
Festival de Liège
Co-production
Théâtre National Wallonie-Bruxelles
© Dominique Houcmant/Goldo

Grammatica, “Qual’è”, “pultroppo” e “avvolte”, 7 italiani su 10 bocciati. Ecco gli errori più originali

Strafalcioni da Oscar, supposizioni imbarazzanti e convinzioni infondate, oggi ben 7 italiani su 10 (71%) litigano con la grammatica e commettono errori inquietanti nello scritto, ma anche nel parlato.
Una problematica frutto dell’abuso di internet, che ha reso gli italiani incapaci di scrivere e di formulare a volte un ragionamento sensato. “Qual’è”, “pultroppo”, “propio”, “avvolte”, “al linguine” senza dimenticare gli imperdibili “c'è ne” e “c'è né”, gli errori degli italiani variano dall’apostrofo (45%), al congiuntivo (34%) fino alla punteggiatura (31%). Secondo uno studio realizzato dal Survey of Adult Skills (PIAAC) in Italia solo gli analfabeti funzionali, ovvero le persone capaci di leggere e scrivere ma con difficoltà nel comprendere testi semplici, raggiungono il 28%, uno dei tassi più alti in Europa. Un dato preoccupante, che rappresenta lo specchio di una situazione ben più grave. Ma come si può affrontare la problematica della grammatica in Italia? Leggere con regolarità (76%), scrivere a mano (43%) ed evitare neologismi nel parlato (35%) sono alcuni dei segreti per migliorare.

È quanto emerge da un’indagine condotta da Libreriamo (www.libreriamo.it), in occasione della XVII Settimana della lingua italiana nel mondo, su circa 8000 italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, realizzata con la metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio online sulle principali testate di settore, social network, blog, forum e community dedicate al mondo della cultura e su un  panel di 30 esperti tra sociologi e letterati per capire quali sono i principali errori grammaticali che commettono gli italiani.

“Questo è un problema che viene troppo spesso sottovalutato – afferma Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo –. Non è possibile commettere certi errori e soprattutto non è accettabile che a farli siano soprattutto i giovani. Questo è figlio di un cattivo uso di internet e dei social, che oramai sono diventati la prima fonte di svago per i giovani, sottraendo tempo allo studio della nostra lingua. La rete invece, se utilizzata nel modo corretto, può contribuire a risollevare questa tendenza negativa. Infatti l’obiettivo di Libreriamo è quello di rendere il mondo della letteratura meno elitario tramite i social, utilizzando la rete per avvicinare le persone ai libri, perché solo attraverso la cultura e lo studio della lingua è possibile risolvere questa problematica.”

Ma quali sono i classici errori che fanno gli italiani? “Qual è o qual’è?” (76%) resta tra quelli più comuni. L’apostrofo in questo caso non va messo, infatti  “Qual è” si scrive senza. Sempre. In cima alla classifica ovviamente c’è anche l’apostrofo (68%), uno degli amici più antipatici della lingua italiana. Quando si mette? Semplice, con tutte le parole femminili, quindi: “un’amica sì” e “un amico no”. L’uso del congiuntivo (69%) poi mette sempre a dura prova gli italiani. Quanti strafalcioni si sentono ogni giorno, soprattutto in televisione? “L’importante è che hai superato l’esame”, seppur molto usata questa è una formula grammaticale scorretta perché in questo caso bisogna usare il congiuntivo: “L’importante è che tu abbia superato l’esame”.

I pronomi (65%) sono un altro grande errore commesso dagli italiani. “Gli ho detto che era molto bella”. In questo caso, in riferimento ad una persona di sesso femminile, bisogna usare il pronome “le”: “Le ho detto che era molto bella”. Un altro grande classico è l’uso della C o della Q (58%). Se nella lingua parlata l’errore non si nota, nello scritto è tutta un’altra storia. Non si scrive “evaquare l’edifico”, ma “Evacuare l’edificio”. Allo stesso modo “il mio reddito è profiquo” è sbagliatissimo. Si scrive “il mio reddito è proficuo”. “Ne o né” (47%) è un altro di quegli errori “da penna rossa”. L’accento su “né” si utilizza quando questo vuole essere utilizzato come negazione. La punteggiatura (41%) poi ha fatto tante vittime.  Virgole, punti e virgola, due punti, non vanno mai usati alla leggera. Ognuno ha la propria regola.

“Un po, un po’ o un pò?” (39%). La parola “pò” con l’accento risulta sempre più diffusa. La grafia corretta è “un po’ ” con l’apostrofo, perché la forma è il risultato di un troncamento: “Un po’ di formaggio grazie”. Molti hanno il dubbio su quale congiunzione usare tra “E o ed” e “A o ad” (35%). La semplice aggiunta della ‘d’ eufonica deve essere fatta solo nel caso in cui la parola che segue cominci con una vocale. Quindi: “Vado ad Amburgo” o “Era felice ed entusiasta” sono frasi corrette. Infine andare “daccordo” (31%) è molto difficile se non si scrive “d’accordo”.

Ma se quelli appena citati sono gli errori più comuni commessi dagli italiani, quali sono invece quelli più originali? Un esempio  “curioso” arriva dal settore beauty. Fare l’estetista a volte può diventare un vero stress: infatti uno degli errori che viene commesso dai clienti e che infastidisce di più le impiegate è questo: “Devo fare la ceretta al linguine” (13%) invece della forma corretta “Devo fare la ceretta all'inguine”. Un errore che fa imbestialire i letterati invece è l’uso spropositato della K (38%) al posto di C/CH: “Ke cosa facciamo?”, “Ke cosa fai?”.  Ma la “storpiatura” della lingua italiana prevede tante altre abbreviazioni: “mi piace tt questo” (35%) invece di “mi piace tutto questo” oppure “nn sopporto chi scrive così” (34%) al posto di “non sopporto chi scrive così”.

C’è chi persino “avvolte si arrabbia” (27%) e “avvolte lascia perdere” dimenticandosi che “a volte” è meglio restare a casa “avvolti dalla coperte”. “Pultroppo” (23) è un altro errore che purtroppo si nota spesso nei commenti della gente. Allo stesso modo molte volte capita di leggere “propio bene” (19%) al posto di “proprio bene”. “Andiamo a mangiare una salciccia” (17%). La forma corretta è “salsiccia” perché la parola deriva dal latino salsicia. E per tagliarla molte volte viene usato il “cortello” (15%) invece del “coltello”. Infine, “X concludere”, l’uso inappropriato della x sarebbe da abolire e ritrovare la forma più corretta “per concludere”.

SPAZIO DIAMANTE, DIALOGO Concerto dialogato con Luca Tudisca dal 27 al 29 ottobre

Arriva allo Spazio Diamante di Roma, dopo il successo dello scorso Maggio al Teatro Nazionale di Milano, Dialogo - Concerto dialogato con Luca Tudisca, cantautore siciliano che ha partecipato alla scuola di Amici, e la regia di Mauro Simone.

Il progetto di Dialogo nasce dalla voglia di Luca Tudisca di sperimentare nuovi percorsi artistici e trova la sua realizzazione con l’impegno di Mauro Simone che trasforma le canzoni in una storia da mettere in scena con il testo di Elisabetta Tulli e i movimenti coreografici di Nadia Scherani.
Sul palco due attori, Elena Nieri e Matteo Volpotti, e lo stesso Luca Tudisca che scandisce il succedersi degli avvenimenti con il contrappunto della sua chitarra.
Tutto inizia da un dialogo che diventa musica e si trasforma in poesia, dove le parole delle canzoni accompagnano la storia d’amore dei protagonisti.
Racconta Luca Tudisca “L’idea di Dialogo nasce per caso. Ho conosciuto una coppia di anziani sposati da 50 anni, ne sono rimasto affascinato. È meraviglioso come due persone possano sopportarsi per così tanto tempo e supportare 50 anni di vita insieme. Forse il segreto sta nel dialogo… nella voglia di dirsi tutto… nel conoscersi davvero e accettarsi per quello che si è”.
La storia narrata e sottolineata dalle canzoni è una semplice storia d’amore, semplice e complessa allo stesso tempo, come solo lo svolgersi di una vita insieme sa essere. A scandire l’effetto del tempo che passa, saranno dei cappotti che i protagonisti indossano l’uno sull’altro per tutta la durata dello spettacolo, il cappotto diventa l’emblema del tempo, delle loro vicissitudini e del peso degli anni, fino all’epilogo.
Dialogo vi aspetta allo Spazio Diamante di Roma, nel cuore del Pigneto, dal 27 al 29 Ottobre 2017.

SINOSSI
Siamo in un paesino della Sicilia, in una giornata calda d’estate, verso le tre del pomeriggio quando le strade si svuotano. Ada e Santuzzo si fanno un bagno ristoratore: in spiaggia ci sono solo loro due che mangiano un gelato.
Ada lavora come ricamatrice, Santuzzo vende il pesce e suona la chitarra. Se la porta sempre insieme. “Cantare non fa mai male”, dice lui. Non si conoscono. Non si sono mai accorti uno dell’altra. Nemmeno a messa la domenica. Questo incontro è fatale. I due decidono di camminare insieme, di guardare avanti e osservare le loro orme che restano sulla spiaggia mentre le onde le spazzano via. E poi la vita è così: ti incontri, ti ami, ti sposi e fai un figlio. Che ogni tanto non parla, che è timido, che si vergogna a parlare ad alta voce tranne quando suona la chitarra. A suonare glielo ha insegnato suo papà, tra una pescata e l’altra tra un bacio non dato e un amore silenzioso.
Il figlio cresce, i tempi cambiano e decide di lasciare la Sicilia, perché la ama, ma che ci vuoi fare in un paesino così piccolo?! Lui il pescatore, come suo padre,  non lo vuole fare. Così Ada e Santuzzo restano soli. Il tempo passa e ogni cappotto che si infilano diventa sempre più pesante, e quando si infila il cappotto della gelosia si sente il profumo di un’altra donna, quando si infila il cappotto del dolore si sente il respiro della rassegnazione, quando si infila il cappotto della partenza si sente il silenzio dell’assenza.
Solo allora si scopre la bellezza di quell’amore a prima vista, di quel gelato allo stecco che non si sarebbe dovuto sciogliere mai: di un figlio che speriamo non smetta mai di cantare quel dialogo tra un uomo e una donna durato 50 anni.

Dialogo di Luca Tudisca

con Luca Tudisca – Matteo Volpotti – Elena Nieri

DIALOGHI Elisabetta Tulli MOVIMENTI COREOGRAFICI Nadia Scherani
UFFICIO STAMPA Rocchina Ceglia PRODUZIONE Altra Scena Art Management
REGIA Mauro Simone

Spazio Diamante – Via Prenestina 230b – Roma
dal 27 al 29 Ottobre
Venerdì e Sabato 21.00 / Domenica 18.00
Info & Prenotazioni 06 – 80687231 / 393 – 0970018
Biglietti: Intero eur 14 + prevendita; ridotto eur 10 + prevendita

Simit, il nuovo Presidente Massimo Galli: "Infettivologi pronti alle nuove sfide". Marcello Tavio nuovo Vice Presidente

Marcello Tavio, 59 anni, lombardo di nascita e "anconetano" di adozione, è il nuovo Vicepresidente eletto della Simit (Societa Italiana Malattie Infettive e Tropicali) per il biennio 2019-2021. Da subito assume la carica di vicepresidente per il periodo precedente 2017-2019, affiancando il Presidente attuale Prof. Massimo Galli (a sinistra nella foto) alla guida della Società scientifica di infettivologia. Tavio succede, nell'alternanza ai vertici della società, al dott. Antonio Chirianni di Napoli.

Il dottor Tavio, sposato, 2 figli, è Direttore della UOC di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliero universitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona dal marzo 2010, e ha precedentemente lavorato presso l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “CRO di Aviano” (PN) e presso l’Azienda ospedaliero universitaria di Udine.

"Ringrazio i colleghi infettivologi per la fiducia accordatami” - sottolinea soddisfatto Tavio – “in un momento di grande importanza per le malattie infettive, in Italia e nel mondo. Globalizzazione, cambiamenti climatici, spostamenti di grandi masse di popolazioni e anche gli straordinari progressi ottenuti dalla medicina in altri campi, spingono infatti le malattie infettive ben oltre il recinto di sicurezza in si pensava di averle relegate, dopo la lunga battaglia contro HIV/AIDS, (ancora lontana da una vittoria definitiva). Lo specialista infettivologo e la struttura operativa in cui è inserito, sono quindi chiamati a rispondere a vecchie e nuove sfide con soluzioni diversificate, maggiormente basate sull’efficienza, la flessibilità e la capacità di fare rete ed essere un partner autorevole per le Istituzioni nazionali e regionali in questo campo”.

“Temi come l'eradicazione dell'epatite C, il trattamento dell’infezione da HIV con schemi sempre più efficaci e meglio tollerati, la riemersione di malattie che da noi sembravano dimenticate come la malaria e la tubercolosi, l’emergenza di infezioni nuove e difficili da curare come quelle sostenute dai cosiddetti super-batteri, la diffusione di una cultura della vaccinazione pienamente responsabile dei diritti e dei doveri di una società civile, sono solo alcuni esempi  delle priorità cui siamo chiamati a rispondere”.

“In particolare” - conclude Tavio – “siamo molto preoccupati dalle infezioni contratte in strutture sanitarie ospedaliere o extra-ospedaliere e spesso causate da germi multiresistenti perché costituiscono un grave rischio per i pazienti più difficili da curare perché più fragili e poco gestibili al di fuori dell’ospedale; qui serve una risposta forte, coesa e coordinata fra i diversi attori, per la quale la SIMIT, non da oggi, offre le massime garanzie di competenza e collaborazione”.

“Proprio a novembre lanceremo una campagna sull'uso consapevole degli antibiotici in occasione della Settimana Mondiale dedicata alla problematica, dal 16 al 22 Novembre, con il coinvolgimento del Ministero e del Segretariato Sociale Rai”.

“Con il Prof.Galli e tutti gli altri componenti di questo rinnovato direttivo della Società, caratterizzato da autorevoli nuovi ingressi e un’ampia rappresentanza degli specialisti da Nord a Sud del paese, siamo già ora al lavoro con piena armonia per elaborare un programma di ampio respiro, in grado di coinvolgere e valorizzare tutte le risorse disponibili, nel superiore interesse della salute dei pazienti e del progresso scientifico in campo infettivologico.
E’ certo che alla SIMIT, nei prossimi anni, non mancheranno le sfide, né la voglia di affrontarle”.

MOSTRE, "Annalia Amedeo. Sinestesie. Natura, Storia, Arte" fino al 21 gennaio 2018 alla Casina delle Civette di Roma

“Sinestesie, natura, storia, arte” è il titolo della personale di Annalia Amedeo che si terrà presso la Casina delle Civette di Roma dal 21 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018. 

Nello scenario naturale suggestivo di Villa Torlonia e del museo, scrigno che raccoglie alcune delle più alte espressioni di arti applicate del Novecento, i raffinati lavori in porcellana di Annalia Amedeo si integrano coinvolgendo il visitatore in una spirale percettiva che attiva più sensi contemporaneamente.

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Elena Paloscia, è presentata dal Centro Studi per la Storia della Ceramica Meridionale, diretto da Guido Donatone. L’esposizione è stata inaugurata venerdì 20 ottobre alle ore 16.00. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

L’artista, con una lunga esperienza di restauratrice di ceramiche che le ha conferito una profonda conoscenza dei materiali e una tecnica artigianale impeccabile, persegue da alcuni anni un proprio percorso artistico di cui la mostra costituisce un momento di sintesi presentando per l’occasione oltre cinquanta sculture in porcellana realizzate a partire dal 2012 e nuove installazioni site-specific in un’interazione costante con lo spazio interno ed esterno.
Sinestesie non solo sensoriali ma anche concettuali tra arte, natura e storia, perché le opere di Annalia Amedeo, come scrive la curatrice Elena Paloscia, varcano la soglia del tempo e ne attraversano le dimensioni. Restando sempre in profonda sintonia con la natura indagano, al contempo, l’essenza della condizione umana nei suoi risvolti più intimi, la sofferenza e la metamorfosi, la possibilità di evolversi e di cambiare. L’artista si esprime attraverso un materiale intrinsecamente fragile, seppure longevo, che necessita di cure e di attenzione costanti.
Anche se apparentemente non c’è cesura tra le serie realizzate in passato e i nuovi lavori è evidente che nelle serie recenti sono gli stessi elementi ricorrenti a subire una trasmutazione. 
La foglia si fa nastro che si avvolge intorno a sé stesso nelle opere Bind, Oblations, in Tracce sensibili e nella serie Kinesis, diviene elemento intruso in Le foglie dentro, si riproduce incessantemente fino a riempire forme cave in Seeds, riveste materiali naturali come il sughero in Leaves installations. La stessa foglia, che nell’installazione inedita dal titolo Verso si trasforma in fiore, attiva un percorso virtuoso, come dichiara l’artista, verso la bellezza, la verità, la speranza, la salvezza. Questo elemento primordiale ha nei lavori di Annalia Amedeo una duplice valenza: è dotato di una forza intrinseca che gli consente di crescere e di rigenerarsi di stagione in stagione, ma anche di una mutevolezza che la rende fragile alla mercé degli eventi e ben rappresenta dunque la dialettica tra essere e apparire che è il tema fondante della sua poetica.
Dualismo che torna nella maschera della Venere classica che, manipolata e alterata nelle sue fattezze, non più unicamente simbolo di bellezza, nella serie Come tu mi vuoi (2015) è anche emblema dell’identità violata e inaugura, nella serie recente Angeliche farfalle (2017), un nuovo capitolo dedicato alla metamorfosi e al processo di trasformazione stesso.
Infine i fossili e i gusci, forme archetipiche, reperti di una memoria del creato, diventano nella loro stratificazione “testimonianza della capacità della natura stessa nel cambiamento di conservare le tracce di sé”.
In occasione della mostra sarà stampato un catalogo a colori di circa 100 pagine con testi in italiano e in inglese di Elena Paloscia, curatrice dell’esposizione, Maria Grazia Massafra, Responsabile del Museo della Casina delle Civette, Guido Donatone, Presidente del Centro studi per la Storia della Ceramica Meridionale.  
Nel corso dell’esposizione saranno realizzate una serie di iniziative collaterali e visite guidate alla mostra con l’artista e con la curatrice.

Annalia Amedeo, nata a Napoli, vive e lavora a Roma. Si è formata a Firenze come restauratrice e in questo settore ha lavorato per molti anni collaborando con enti pubblici e privati tra cui Palazzo Vecchio a Firenze e il Museo Archeologico di Napoli, per poi approdare alla ricerca artistica nel 2011. L’artista predilige la porcellana scegliendo i materiali più pregiati e lavora con ossidi e sali metallici. Nelle sue opere si ispira alla natura e al mondo classico, dall’antico al barocco, cui attinge rielaborando in chiave contemporanea modelli e suggestioni. Ha partecipato a diverse esposizioni personali e collettive e a eventi e premi dedicati alla ceramica artistica.
APPUNTAMENTI

In occasione della mostra i visitatori potranno partecipare alle seguenti iniziative:

Sabato 28 ottobre ore 16:00
Incontro con l’artista e visita alla mostra

Sabato 25 novembre ore 16:00
Visita guidata alla mostra

Sabato 16  dicembre ore 16:00
Incontro con l’artista  e visita alla mostra

Venerdì 5 gennaio ore 12:00
Visita animata alla mostra sul tema della sinestesia e confronti con le decorazioni della Casina delle Civette - per bambini da 6-12 anni - max 10 partecipanti (su prenotazione 347/8285211)

Le iniziative sono gratuite – è necessario essere in possesso del  biglietto del museo da acquistare presso il Casino Nobile

Con il contributo di GABETTI Franchising Agency Via Balduina

Media partner www.golcondarte.it

INFORMAZIONI

Mostra: “Annalia Amedeo. Sinestesie. Natura, Storia, Arte”
Sede: Musei di Villa Torlonia, Museo della Casina delle Civette, via Nomentana 70, Roma
Apertura al pubblico: 21 ottobre 2017 - 21 gennaio 2018 
Curatore: Elena Paloscia

Anteprima stampa: venerdì 20 ottobre ore 11.30
Inaugurazione: venerdì 20 ottobre ore 16.00

Orario mostra: martedì – domenica 9.00 – 19.00
               La biglietteria chiude 45 minuti prima
                          INFO 060608 

Biglietto d’ingresso Casina delle Civette: € 6,00 intero; € 5,00 ridotto. 
La mostra è parte integrante della visita.
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) € 5,00 intero; € 4,00 ridotto.
Ingresso gratuito per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana la prima domenica del mese.

Per informazioni: cell. 347/8285211
                          sito: www.annalia-amedeo.it

FILMISNOW partner di GreaterFool Media

Youtube è usato ogni giorno da milioni di utenti. 
C’è chi lo usa per ascoltare musica, chi per rilassarsi con video divertenti, chi utilizza i tutorial di trucco.  Uno dei migliori canali su Youtube in termini di popolarità e coinvolgimento degli utenti è FILMISNOW. Il network FILMISNOW è nella TOP 15 mondiale nella categoria film e animazione su YouTube. All’interno si trovano recensione di film, trailer, clip, interviste, classifiche sulle prossime uscite cinematografiche e tutte le notizie dal mondo dello spettacolo. Il network genera oltre 60 milioni di visite mensili attraverso i loro sette canali. Un canale per chi ama il cinema, per chi vuole essere sempre informato sulle ultime novità.   Dal 2016 in rete è possibile trovare anche FILMISNOWKIDS , il canale completamente dedicato al mondo dei bambini.  Ogni giorno si possono trovare video divertenti, trailer, clip, interviste, classifiche e tutto sui film per bambini in uscita. I canali di FILMISNOW sono partner della GreaterFool Media.  Greater Fool Media è stato fondato nel 2012 da Andrea Materia, che lo dirige insieme a Lorenzo Barbantini Scanni con il quale ha unito la ventennale esperienza sia nel digital che nei media tradizionali, in particolare TV e cinema. A loro si affianca una squadra di giovani super-esperti del web marketing e della distribuzione online dei contenuti, convinti che la rivoluzione del mondo del video sia davanti agli occhi di tutti: per Publisher e Creators il momento giusto di cavalcarla è oggi. Greater Fool Media genera ogni mese più di 150 milioni di views integrando sotto un unico network talenti di ogni genere, dai filmmaker ai tutorial artist, dai vlogger ai nuovi comici. Sono stati loro i primi a sfruttare il potente mezzo di Youtube con canali dedicati alla “cultura”. Greater Fool sta per superare i 9 milioni di iscritti totali, un boost a cui stanno contribuendo in maniera significativa proprio i nuovi verticali dedicati ai bambini e all'educational.
www.greaterfool.tv

Mostre, TOTÒ GENIO al Museo di Roma in Trastevere fino al 18 febbraio 2018

Dopo il grande successo di pubblico e di critica di Napoli, la mostra Totò Genio arriva a Roma, ospitata nel Museo di Roma in Trastevere dal 20 ottobre 2017 al 18 febbraio 2018.

Voluta dall'Associazione Antonio de Curtis in arte Totò e dal Comune di Napoli, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e con la coproduzione dell’Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Teche e SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, l’esposizione è organizzata da Alessandro Nicosia, che l’ha curata con Vincenzo Mollica, e prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Il catalogo ufficiale, realizzato da Skira editore, è introdotto da una prefazione di Goffredo Fofi. 

Realizzata a cinquant’anni dalla sua scomparsa la mostra Totò Genio ripercorre la grandezza di Antonio de Curtis, in arte Totò, uno dei maggiori interpreti italiani del Novecento. 
Fu un artista a tutto tondo, una figura poliedrica, non solo attore di cinema e teatro, ma poeta e autore di canzoni indimenticabili. Il principe de Curtis era molto affezionato ai suoi scritti, che probabilmente considerava lo specchio più autentico della sua anima malinconica e notturna: Non c’è nessuna discrepanza - diceva – tra la mia professione (che adoro) e il fatto che io componga canzoni e butti giù qualche verso pieno di malinconia. Sono napoletano e i napoletani sono bravissimi nel passare dal riso al pianto. 

Attraverso documenti personali, cimeli, lettere, disegni, costumi, fotografie, installazioni e testimonianze, Totò Genio propone un viaggio indietro nel tempo, nell’universo di Totò. La mostra racconta la vita, le passioni e gli amori del maestro. 

Si possono ammirare i disegni realizzati da Pier Paolo Pasolini per la Terra vista dalla luna, episodio del film Le streghe interpretato da Totò, i disegni di Federico Fellini, che in lui vedeva un artista senza tempo, fino ad arrivare a quelli realizzati negli anni ’50 da Ettore Scola per la rivista satirica Marc’Aurelio.
E ancora sono esposti i disegni realizzati da fumettisti celebri come Crepax, Pratt, Manara, Onorato e Pazienza, una serie di fotografie che ritraggono Totò insieme ai grandi personaggi del Novecento e una poesia scritta da Paolo Conte e dedicata al grande interprete napoletano.

Un’ampia sezione della mostra è dedicata al suo rapporto con il cinema, che lo ha visto protagonista di 97 film, e ripercorre la sua lunga carriera attraverso i manifesti e le fotobuste che lo hanno reso celebre al grande pubblico.

Il suo rapporto con il teatro è raccontato e rivisitato attraverso i costumi di scena, filmati d’epoca e installazioni multimediali. Un aspetto meno noto di Totò è il suo rapporto con la pubblicità lo ha visto testimonial di alcuni prodotti italiani di quegli anni, come la Lambretta e la Perugina, che lo scelse come volto per pubblicizzare il suo famoso Bacio. 

La mostra racconta anche il suo legame fortissimo con Napoli, la sua città d’origine, e il suo grande amore per gli animali, in particolare per i cani, passione che condivideva con la sua compagna Franca Faldini. Attraverso foto private, documenti originali e giornali d’epoca viene descritto un Totò più privato, un uomo generoso che amava prendersi cura degli animali e delle creature più indifese. 
Non mancano infine le sue poesie, come la celebre ‘A livella e le sue canzoni, come Malafemmena, composta da Totò nel 1951 e poi declinata in centinaia di versioni. 

Chiude la mostra la sezione Nessuno mi ricorderà, dedicata ai suoi funerali, che furono tre, il primo a Roma, il secondo a Napoli e il terzo nel Rione Sanità a Napoli, in cui era nato. Attraverso fotografie, filmati storici provenienti dall’Archivio Luce e dalla Rai, giornali e ricordi, viene raccontato il meraviglioso addio che Napoli ha rivolto al suo più grande artista. 


SCHEDA INFO


Titolo mostraTotò Genio

LuogoMuseo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1/b Roma

Apertura al pubblico20 ottobre 2017 – 18 febbraio 2018

Incontro con la stampagiovedì 19 ottobre 2017 ore 17.30

Inaugurazionegiovedì 19 ottobre 2017 ore 18.30

Orario Da martedì a domenica ore 10.00 – 20.00 
La biglietteria chiude un'ora prima
24 e 31 dicembre 10.00-14.00
Giorni di chiusura: lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre

BigliettiIngresso Museo e Mostra non residenti:
€ 9,50 intero; € 8,50 ridotto
Ingresso Museo e Mostra residenti:
 € 8,50 intero; € 7,50 ridotto. 
Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente

Promossa daRoma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

In coproduzione conIstituto Luce Cinecittà 

In collaborazione conRAI Teche, SIAE, Archivio Centrale dello Stato

A cura diAlessandro Nicosia, Vincenzo Mollica

OrganizzazioneC.O.R. Creare Organizzare Realizzare

Info Mostra 060608 (tutti i giorni ore 9:00 - 19:00), www.museodiromaintrastevere.it; www.museiincomune.it;

Servizi museali Zètema Progetto Cultura

CatalogoSkira editore


SPONSOR MOSTRALottoitalia 

SPONSOR SISTEMA MUSEI CIVICI

Con il contributo tecnico di Ferrovie dello Stato Italiane

Media PartnerIl Messaggero


Libri, “Belle anime porche” di Francesca Ferrando: un'operazione commerciale studiata a tavolino

Francesca Ferrando, “Belle anime porche”, Feltrinelli Ed., Milano, 2010. Recensione di Andrea Giostra.

Osannato dalla critica, ha venduto un bel po’ di copie.
Pubblicato nel 2008 da Kowalski editore, è stato ripubblicato nel 2010 da Feltrinelli Editore.
È semplicemente un pessimo romanzo, con buoni risultati commerciali.
La storia, a tratti, è assolutamente inverosimile e scopiazza malamente il miglior Quentin Tarantino - soprattutto nelle scene di violenza e di sangue - tra l'altro più volte citato dall'autrice del romanzo. Un'operazione commerciale studiata a tavolino che riprende problematiche adolescenziali quali: la violenza, l'abuso sessuale a danno di minori, l'uso sconsiderato di droghe, il sesso meccanico e senza passione, i falsi miti, lo scontro generazionale senza confronto e senza dialogo, etc..: insomma un fritto misto senza alcun senso letterario!
Vale la pena leggerlo per sapere come si scrive un pessimo romanzo.

Link:

ANDREA GIOSTRA

Teatro, Massimo Dapporto è “Un borghese piccolo piccolo”. L'intervista di Fattitaliani: il pubblico s'identifica nella storia

Fino al 5 novembre al Teatro Eliseo “Un borghese piccolo piccolo” tratto dal Romanzo di Vincenzo Cerami. Adattamento e Regia di Fabrizio Coniglio.  Con Massimo Dapporto, Susanna Marcomeni, Roberto D’Alessandro, Federico Rubino. 

Massimo Dapporto è un protagonista perfetto nel ruolo di Giovanni Vivaldi tanto che ne è l’alter ego. Testo articolatissimo che spazia tra Commedia, Dramma e Tragedia. Un ritratto di agghiacciante attualità raccontato con il sorriso. Un’Italia che assomiglia molto a quella di adesso, soprattutto per la corruzione e la giustizia fai da te.
Ognuno di noi è Giovanni Vivaldi ed è questo il motivo per cui il personaggio non è odiato ma rientra nelle simpatie del pubblico che lo applaude perché si sente rappresentato.
Chi è Giovanni Vivaldi? 
È il mio alter ego o meglio io sono l’alter ego di Giovanni Vivaldi. È un padre e come tutti i padri è disposto a qualsiasi cosa pur di favorire la carriera del figlio. È disposto ad iscriversi alla massoneria per favorire il figlio, riesce ad ottenere un compito sotto banco per quanto riguarda il concorso che il figlio deve fare per entrare nel ministero, è convinto che ormai il posto sia assicurato ed invece durante una rapina compiuta da un delinquente comune, il figlio viene colpito da una pallottola vagante e muore tra le braccia del padre. In quel momento Giovanni Vivaldi non ha più un futuro perché tutte le sue speranze muoiono con il figlio ed a quel punto decide di vendicarsi e di uccidere l’assassino del figlio. Ci sono molte sfaccettature per questa riduzione ed adattamento del Film per il Teatro da parte del Regista Fabrizio Coniglio. Dall’inizio fino a quando scoppia la tragedia, lo spettacolo presenta anche punte di divertimento. C’è proprio il passaggio dal divertimento all’emozione e addirittura alla commozione e al pianto e questo serve a far salire il livello dello spettacolo.
Sono passati quasi quarant’anni dal Film ma l’Italia di quell’epoca non è cambiata affatto… 
L’Italia non è cambiata neanche prima di quell’epoca e non so se avremmo la forza caratteriale per poterla cambiare noi italiani. Si spera nelle nuove generazioni ma non gli stiamo dando un buon esempio. Tutte le azioni nefande sono sempre molto attuali nel nostro Paese perché sono parte del nostro DNA. Ci sono soprattutto due elementi, quello della corruzione e quello della giustizia fai da te che colpiscono molto il pubblico ed anche le loro fantasie. Chi non ha un nemico nascosto e vorrebbe eliminarlo oppure vendicarsi? Il pubblico lo riversa nel personaggio di Giovanni Vivaldi ed è per questo motivo che, alla fine, il personaggio non è odiato ma è nelle simpatie del pubblico e lo applaude perché si sente rappresentato.
Sei un protagonista perfetto, cosa hai provato quando ti hanno dato la parte? 
Un po’ di diffidenza, non conoscevo Fabrizio Coniglio perché è un paio di generazioni più giovane di me. Mi ha fatto leggere il lavoro che aveva fatto sul romanzo di Cerami e l’ho trovato molto giusto e corretto nei confronti dell’Autore, soprattutto per la fedeltà alla storia. Un po’ alla volta ho lavorato dentro al personaggio, vivevano tutti dell’interpretazione di Sordi, ho visto il Film un paio di volte, ho letto anche il Romanzo ma mi sono accorto che c’era la possibilità di trasformare il personaggio secondo la chiave di lettura che forniva Cerami ed ho capito che offriva delle sfaccettature sia di potenzialità come criminale ed anche di volgarità che non avevano sottolineato gli sceneggiatori del Film. Mi sono mosso su questa linea e penso di aver fatto qualcosa di diverso. Come tutti gli attori, vado in scena per portare la propria impronta digitale e tocca al pubblico apprezzare o meno. 
Vivaldi è un naufrago solitario o cosa? 
Parte da un pezzo di terra che si stacca e diventa un’isoletta sulla quale ci sono anche la moglie ed il figlio e poi un po’ alla volta diventa un Naufrago solitario.
Per la prima volta a Teatro a Borgio Verezzi e adesso a Roma. Come reagisce il pubblico? 
Continua a reagire molto ma molto bene. In una maniera che ci ha sorpreso. I primi tempi sapevamo che questo spettacolo era il racconto di una tragedia ma c’erano anche delle cose divertenti, tipo come ci si iscriveva alla massoneria. Però non pensavamo che avesse tanto successo. Un grande riscontro di pubblico che viene a trovarci in camerino commosso oppure divertito e questo non ce l’aspettavamo. Mi sono chiesto a lungo quali sono i motivi di questo successo e poi alla fine ho capito che è il fatto di identificarsi nella storia.
Perché Giovanni siamo ognuno di noi…  

Elisabetta Ruffolo

THREE THE MOVIE il 1° film di Elisabetta Minen: il cinema è l’arte del montaggio

La ricostruzione dell'universo micro (?) di immigrati clandestini nel nord-est italiano. La vita di tre ragazzi, la voglia di felicità, l'uguaglianza della diversità. La trama porta a dimensioni filosofiche, visionarie e surreali. È disincanto poetico

Il numero tre è tutto in questo film di Elisabetta Minen. Tre, e suoi multipli. Numeri arcaici, spirituali, trascendenti. Tre, sei, nove. Vettori sapienziali che ci conducono al cuore teologico dei monoteismi. Tre, la Trinità cristiana. Sei, le punte della Stella di David, la Stella degli Ebrei. Nove, il volto di Dio per la tradizione Sufi, secondo la cultura islamica. 
Tre storie s'intrecciano in una terra, il Friuli, che si estende lungo un triplice confine. Le storie di Irene, una ragazza carnica, cristiana; di Pavel, ucraino ed ebreo; di Mehdi, iraniano e musulmano. Udine. Una città bellissima, ma percepita dallo straniero come fredda, inospitale. Pavel e Mehdi hanno lo status di clandestini, dividono un appartamento nel "ghetto" di via Roma e le tante preoccupazioni di quei fantasmi sociali chesono. Irene, innamorata di Pavel, cerca di aiutarli, ma nel suo slancio di magnanimità si spinge, forse, troppo in là, per non pentirsene... Mehdi convive con l'ossessione di una colpa antica: la sua anima fragile è suscettibile all'attrazione del Male... "Sopra" di loro, incarnazione di realtà metafisiche che presiedono all'esistenza dell'uomo, tre antagonisti alzano a sei il numero complessivo. Sono un vecchio cieco, capace, di vedere al di là del phenomenon: incarnazione del Purgatorio, della sofferenza dell'attesa di un cambiamento di stadio. Monsignor Angelo, il Paradiso, padre spirituale di Irene, che la consiglia, la rimbrotta, la protegge...
Una donna misteriosa, conturbante, sensuale, venefica: il Male, l'Inferno.
Un'altra triade di figure fa lievitare a il nove dei personaggi: il novizio Edo, che prende a cuore il caso di Pavel; Omar, un falso amico che cerca di corrompere il rigore dei costumi di Mehdi; l'Angelo del Nord, una figura attinta dalla tradizione coranica: lo si intravede, talvolta, dietro i personaggi. Poi, dieci, una bambina... 
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Elisabetta Minen
Predestinazione e scelta morale. Due alternative? Soggezione al Male o libertà del Bene. Che cosa sceglieranno i protagonisti? Film indipendente e low budget, Three The Movie, final cut dell'originale Trê - Sé - Shalosh (titolo, naturalmente, trilingue, friulano, farsi ed ebraico), muovendo dalla ricostruzione del micro(?)cosmo degli immigrati irregolari nel Nord-Est d'Italia, si apre a dimensioni filosofiche, visionarie, surreali. Per parlare di uguaglianza nella diversità. Per cercare il Medesimo nell'Altro. È disincanto poetico.
In un'intervista concessa a CineMio, Elisabetta Minen ha dichiarato: "Questa è comunque un’opera prima, mi ritengo più che una ‘regista’ mi sento una ‘regista apprendista’. Gli altri lavori che ho fatto non sono minimamente paragonabili a questo... Il montaggio è l’anima di Three the movie (un’anima che non era pienamente espressa neanche in fase di scrittura). Personalmente ritengo il cinema l’arte del montaggio".



Cinema, morto a 79 anni l’attore e regista Ugo Fangareggi

È morto questa notte a Roma l’attore e regista Ugo Fangareggi. Aveva 79 anni.
Nato a Genova il 30 gennaio 1938, aveva partecipato a molti film utilizzando sia il suo vero nome Ugo Fangareggi sia gli pseudonimi Hugh Fangar-Smith e Ugo Mudd. Si è affermato come attore caratterista specializzandosi in particolar modo nel genere comico. Tra i numerosi film cui ha partecipato si ricordano “Colpo gobbo all'italiana” di Lucio Fulci (1962), “La Parmigiana” di Antonio Pietrangeli (1963), “La congiuntura” di Ettore Scola (1965), “Made in Italy” di Nanni Loy (1965), “Rita la zanzara” di Lina Wertmüller (1966), “L'armata Brancaleone” di Mario Monicelli (1966), “Operazione San Gennaro” di Dino Risi (1966), “Il gatto a nove code” di Dario Argento (1971), “Una ragione per vivere e una per morire” di Tonino Valerii (1972), “Ultimo tango a Zagarolo” di Nando Cicero (1973), “4 marmittoni alle grandi manovre” di Marino Girolami (1974), “Kakkientruppen” di Marino Girolami (1977), “Pierino la Peste alla riscossa” di Umberto Lenzi (1982]), “Lascia perdere, Johnny!” di Fabrizio Bentivoglio (2007) e “Cacao” di Luca Rea (2010). Molto attivo anche in televisione nel 2010 recita nella miniserie tv per Rai 1 dal titolo “Il signore della truffa” accanto a Gigi Proietti nel ruolo di Osvaldo Franzoso, il portiere dello stabile teatro della vicenda. Aveva una compagnia teatrale amatoriale con sede a Ornaro, una frazione del comune di Torricella in Sabina, chiamata "Gli indipendenti di Ugo Fangareggi" di cui fanno parte Bruno Di Mattei, Ivan Maistrello ed Edoardo Spallazzi. Nel 2013 ha girato una docufiction di 45' sul morbo di Parkinson dal titolo “Ho un buco giovedì”. Per volontà della stesso Fangareggi l’attore sarà cremato. Nei prossimi giorni si svolgerà un funerale laico per dare l’ultimo saluto all’artista.

Rap, GHALI CELEBRA CON UN VIDEO ASSASSIN’S CREED® ORIGINS, L’ULTIMO CAPITOLO DELLA LEGGENDARIA SAGA DA 110 MILIONI DI COPIE

(video) Un deserto egiziano, un’aquila che taglia l’orizzonte e sullo sfondo i contorni di maestose piramidi e di lussureggianti oasi. L’atmosfera è carica di emozione e di aspettativa, come prima delle battaglie più epiche. Ma a destare più attenzione èl’uomo a dorso di un cavallo, al centro della scena: il viso è coperto, ma le sue fattezze lo riconducono ad un grande combattente che fa del mistero la sua arma più forte. Poi la musica si fa più intensa, il velo che copre il viso si abbassa e a comparire non è un soldato di ritorno da una guerra, ma il più promettente ‘combattente’ della scena rap italiana,Ghali.


Ventiquattro anni, capace di imporsi sulla scena musicale con la forza delle sue canzoni, considerato il poeta rap italiano, stascalando in poco tempo le classifiche delle hit più ascoltate con decine di milioni di visualizzazioni su Youtube e con oltre un milione di follower su Instagram. Ghali è stato scelto dal leader dell’intrattenimento digitale Ubisoft per celebrare il videogioco fenomeno Assassin’s Creed Origins, in uscita il 27 ottobre, vestendo i panni del protagonista Bayek. Lo facon un video postato sulla sua pagina Youtube https://www.youtube.com/watch?v=gMe1QPhpWGIin cui reinterpreta in maniera personale il protagonista del videogioco, in un’affascinante ambientazione che rievoca l’esotico scenario egiziano.

Ghali è originario del Nord Africa, proprio come il personaggio da lui interpretato, Bayek, il guardiano dell’Egitto e ultimo appartenente alla tribù dei Medjay – popolazione nubiana che abitava la regione Medja del Sudan settentrionale - la cui storia personale porterà alla nascita della Confraternita degli Assassini. Ad accomunare l’artista con il suo “alter ego” Bayek, sono il carisma di un vero leader e la maturità segnata da importanti esperienze di vita. Questi i presupposti che guidano Bayek nella sua impresa epica che si intreccia con le gesta di personaggi che hanno fatto la storia, come Cleopatra, Tolomeo XIII e Giulio Cesare. Gli stessi presupposti che hanno condotto Ghali ad essere considerato un modello per milioni di giovani raccontati attraverso il suo flow denso di una poetica incisiva e avvincente.

Assassin’s Creed è una saga lunga dieci anni iniziata nel 2007 e racconta delle origini antichissime della confraternita degli assassini, mille anni prima della sua fondazione.  Il gioco ha reso necessario un meticoloso lavoro di ricerche storiche e perfezionamenti tecnologici, condotti da un team internazionale di sviluppatori provenienti dagli studi di Singapore, Sofia, Chengdu, Shanghai, Bucarest, Kiev e guidati da Ubisoft MontrealI deserti sabbiosi, le oasi lussureggianti e le acque cristalline del Mar Mediterraneo vengono riprodotti nei minimi dettagli. Sono state create le ambientazioni africane attraverso la riproduzione di sei ecosistemi e le leggendarie città dell’antico Regno con sei scenari esclusivi: da Alessandria con i suoi faraoni, alle tombe di Giza, riprodotte scrupolosamente, alla sfinge, disegnata con i colori che la caratterizzavano all’epoca.

Per maggiori informazioni su Assassin’s Creed®, visitare: assassinscreed.com, la pagina Facebook e l’account Twitter ufficial

Bruxelles, lunedì 23 ottobre proiezione del film "Sole cuore amore" di Daniele Vicari

Un’amicizia tra due giovani donne in una città bella e dura come Roma e il suo immenso interland.
Due donne che hanno fatto scelte molto diverse nella vita: Eli ha quattro figli, un marito disoccupato e un posto di lavoro lontano da casa; Vale, invece, è una danzatrice e performer, vive da sola e si mantiene lavorando nelle discoteche. Legate da un affetto profondo, da una vera e propria "sorellanza", le due donne sono mondi solo apparentemente diversi, in realtà sono due facce della stessa medaglia...
113', V.O. IT, ST. EN
Prenotazione obbligatoria qui
Informazioni

Data: Lun 23 Ott 2017
Orario: Dalle 19:00 alle 21:00
Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles
38, rue de Livourne 1000 Bruxelles
Ingresso : 5€

17° Trieste Science+Fiction Festival dal 31 ottobre al 5 novembre

La 17a edizione del Trieste Science+Fiction Festival si terrà quest'anno dal 31 ottobre al 5 novembre nella nuova prestigosa sede del Politeama Rossetti, al Teatro Miela e al Cinema Ariston.

Fondato a Trieste nell'anno 2000, Trieste Science+Fiction Festival, che raccoglie l'eredità dello storico Festival Internazionale della Fantascienza di Trieste (1963-1982), è il più importante evento italiano dedicato ai mondi della fantascienza e del fantasy nei settori del cinema, della televisione e dei new media; in programma anche letteratura, scienza, workshop, forum, fumetti, musica e fotografia.

La selezione ufficiale del festival presenta anteprime mondiali, internazionali e nazionali, con tre concorsi internazionali che ospitano filmmaker e cineasti da tutto il mondo: il Premio Asteroide, per il miglior lungometraggio, e i due Premi Méliès d’Argent in collaborazione con la European Fantastic Film Festivals Federation per il miglior lungometraggio e cortometraggio di genere fantastico europeo.

L'evento speciale del Festival si terrà la sera del 3 novembre 2017 con la 21a Golden Méliès Ceremony e la consegna dei Méliès d'or della EFFFF. Un appuntamento d'eccezione che gli organizzatori de La Cappella Underground hanno voluto rendere unico con il concerto di Stefano Bollani “FantaBollani”, un programma speciale di sonorizzazioni di classici e sorprese del grande cinema fantastico europeo delle origini.
Il film d'apertura della 17a edizione di Trieste Science+Fiction Festival sarà “Marjorie Prime” di Michael Almereyda, presentato in anteprima italiana. Tratto dall'acclamato testo teatrale nominato al Pulitzer di Jordan Harrison, “Marjorie Prime” è una storia profonda e toccante, che esplora i temi della memoria, dell’identità, dell’amore e della perdita nell'era dell'intelligenza artificiale. Il futuristico “dramma da camera” di Almereyda è meravigliosamente interpretato da un cast di altissimo livello composto da Lois Smith, Jon Hamm, Geena Davis e Tim Robbins. “Marjorie Prime” ha debuttato a gennaio al Sundance Film Festival, dove ha vinto lo Sloan Feature Film Prize, riconoscimento conferito ai migliori film incentrati sul tema della scienza e della tecnologia.

Il cartellone del Trieste Science+Fiction Festival rappresenta il punto di riferimento in Italia per l'osservazione del panorama del cinema fantastico internazionale. Sono 14 i paesi rappresentati nella sezione NEON sono: USA, Giappone, Francia, Canada, Germania, Kenya, Russia, UK, Finlandia, Ungheria, Spagna, Australia, Polonia e Italia.

FILM IN CONCORSO
Appartengono alla selezione cinematografica ufficiale NEON del Trieste Science+Fiction Festival 2017 i seguenti titoli in anteprima italiana e in concorso: Alone (Seuls) di David Moreau, adattamento della popolarissima serie di graphic novel di Bruno Gazzotti su cinque ragazzi che cercano di sopravvivere in un mondo da cui tutti sembrano essere scomparsi (distribuito da Draka Distribution); Beyond Skyline di Liam O’Donnell, autore dell’acclamato Skyline, una storia fantascientifica con Frank Grillo alle prese con alieni, astronavi, arti marziali e una tonnellata di effetti speciali creati dalla pluripremiata Hydraulx; Cold Skin di Xavier Gens, una storia lovecraftiana di solitudine e alienazione ai confini del Polo Sud, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale; Hostile di Mathieu Turi, un incubo post-apocalittico con tocchi di romanticismo costruito attorno all’eroica Juliette alle prese con la fame, la sete, una gamba rotta e strane, inquietanti creature che si manifestano la notte (distribuito da Twelve Entertainment); It Came From the Desert di Marko Mäkilaakso, omaggio imperdibile ai cari B-movie degli anni ’50 con tanta azione e tanti mostri, ispirato al videogame della Cinemaware degli anni ’80 (distribuito da Minerva Pictures); Kati Kati del keniota Mbithi Masya, un’affascinante parabola sulla vita e la morte ambientata in un villaggio turistico con una variegata compagine di residenti; Loop (Hurok) di Isti Madarász, un nuovo Sliding Doors dall’Ungheria sulle complicate ripercussioni che le nostre decisioni hanno sul tempo; Rememory di Mark Palansky sui meandri della memoria e sul modo in cui questa delinea il presente, in un noir fantascientifico intriso di mistero e sorretto da una straordinaria interpretazione di Peter Dinklage e dall’ultima apparizione di Anton “Chekov” Yelkin; Replace di Norbert Keil sulla giovane e bella Kira, vittima di una malattia dermatologica, che scopre di poter sostituire la sua pelle con quella di altre ragazze, in una storia dai risvolti agghiaccianti; Salyut-7 di Klim Shipenko sulla stazione spaziale sovietica Salyut 7 calata in una space opera straordinaria, che ci racconta una delle imprese più incredibili nella storia delle missioni spaziali; The Man With The Magic Box di Bodo Kox, un'originale love story sci-fi dal regista polacco Bodo Kox ambientata a Varsavia nell’anno 2030; Science Fiction Volume One: The Osiris Child di Shane Abbess, autore del celebre Infini, un’avventura fantascientifica interpretata da Kellan Lutz, qui nel ruolo di un evaso che si unisce a un ex-eroe di guerra per salvare la giovane figlia di quest’ultimo (distribuito da Eagle Pictures); Zombillenium di Arthur De Pins e Alexis Ducord,  in arrivo dal festival di Cannes, una divertente animazione francese, per grandi e piccini, su un parco giochi dell’orrore diverso da tutti gli altri: qui i mostri ci sono davvero e hanno anche un sacco di problemi.
Concorrono al Méliès d'argent: Alone, Cold Skin, Hostile, It Came from the Desert, Loop, The Man with the Magic Box, Replace, Zombillenium.
Concorrono al premio Asteroide: Beyond Skyline, Hostile, It Came from the Desert, Kati Kati, Rememory, Replace, Science Fiction Volume One: The Osiris Child, The Man with the Magic Box.
FILM FUORI CONCORSO
Dal Giappone arrivano Fuori Concorso due nuove attesissime opere: Before We Vanish dell’acclamato regista Kiyoshi Kurosawa, autore di Tokyo Sonata e Retribution, che rielabora la fantascienza anni ’50 in una storia profondamente umana di amore e mistero con protagonisti tre alieni; e Blade of the Immortal di Takashi Miike dove il samurai Manji porta a Trieste spettacolari combattimenti e armi incredibili nella nuova epopea del regista di culto giapponese, basato sul famoso manga di Hiroaki Samura. Trieste Science+Fiction Festival presenta tre film statunitensi già in odore di cult: Bushwick di Cary Murnion e Jonathan Milott, un action movie mozzafiato, girato in un unico piano sequenza, dove si immagina uno scenario sinistramente vicino al nostro presente; Mayhem di Joe Lynch, 86 minuti di adrenalina pura con un virus che azzera i freni inibitori, dove gli impiegati e i dirigenti di una società legale americana sono finalmente liberi di dare sfogo ai loro peggiori istinti; The Endless del duo americano Justin Benson e Aaron Moorhead, a Trieste cinque anni dopo l’acclamato Resolution, con una storia di fratellanza, famiglia, spiritualità, e che ci parla dell’importanza della ribellione e dell’anticonformismo. Infine, dalla Spagna giunge Veronica di Paco Plaza, creatore dell’acclamata serie horror di [Rec], basato sull’unico caso di cronaca che la polizia spagnola ha classificato come inspiegabile e soprannaturale e che, ad oggi, rimane ancora insoluto.

Il film di chiusura di Trieste Science+Fiction Festival sarà un grande classico della fantascienza presentato nel 40° anniversario dalla sua uscita in una versione speciale in 4K: Incontri ravvicinati del terzo tipo di Stephen Spielberg, che chiude anche la sezione Classix, dedicata ai film che hanno fatto la storia del genere e aperta dall'immortale classico di John Carpenter Halloween - La notte delle streghe, presentato in lingua originale e nella versione restaurata e rimasterizzata in digitale sotto la supervisione del direttore della fotografia Dean Cundey. Una speciale ed esclusiva introduzione di John Carpenter precede il film. Il leggendario maestro dell'orrore racconta la storia e l'influenza che Halloween ha avuto non solo sul genere horror, ma sull'intera industria cinematografica indipendente. Sempre in collaborazione con la distribuzione Rising Alternative viene offerta ai fan dell'horror un’altra occasione imperdibile: vedere o rivedere sul grande schermo il cult La notte dei morti viventi di George A. Romero, scomparso nel luglio scorso e premio Urania a Trieste nel 2011, ed il classico “camp” di Ed Wood Plan 9 From Outer Space. Considerato “uno dei peggiori film di tutti i tempi”, l’amatissimo capolavoro kitsch di Ed Wood è diventato negli anni oggetto di culto. Presentato in una scintillante copia in 35mm L’ultima spiaggia di Stanley Kramer ritrae l’impatto di una guerra nucleare sulla vita della gente comune. Con un cast stellare, si concentra sulle relazioni e i desideri dell’uomo quando deve confrontarsi con il poco tempo a disposizione. Tratto dal libro di Nevil Shute, non è solo una storia d’amore, ma anche na forte critica alla corsa agli armamenti all’epoca della Guerra Fredda. Infine, il geniale regista italiano Luigi Cozzi regala al pubblico del TS+FF una proiezione esclusiva, in 35mm, della versione da lui rimontata nel 1977, mixata in super-stereo e colorata con il sistema Spectrorama 70 del mitico Godzilla.

Il premio alla carriera Urania d’Argento, organizzato con l'omonima testata letteraria edita da Mondadori e dedicato ai grandi artisti del fantastico, verrà consegnato al maestro del cinema popolare italiano Sergio Martino. L'evento speciale dedicato al grande regista di genere prevede la presentazione della recente autobiografia “Sergio Martino: Mille peccati... Nessuna virtù?” e la proiezione omaggio del cult postatomico 2019 - Dopo la caduta di New York. A Trieste Sergio Martino racconterà “la storia del lavoro di un “regista trash emerito”, cercando di bilanciare gli insulti dei critici all’uscita dei miei film, negli anni Settanta e Ottanta, e gli osanna delle nuove generazioni che hanno potuto apprezzare in dvd i miei film e rivalutarli, il tutto grazie alla stima di Quentin Tarantino, Eli Roth, Jaume Balaguerò e altri autori e critici stranieri, bontà loro.” L'iniziativa prosegue il percorso culturale del festival triestino che negli anni ha sempre omaggiato i grandi maestri del cinema di genere e del fantastico italiano, da Dario Argento ad Antonio Margheriti, da Enzo G. Castellari a Mario e Lamberto Bava, curando apprezzati omaggi e retrospettive rimaste nella memoria degli appassionati come Fant'Italia.

L'appassionata ricerca dei nuovi talenti della fantascienza underground del Trieste Science+Fiction Festival comincia dalla forma del cortometraggio. ll programma completo presenta 51 cortometraggi da 23 paesi diversi, 5 anteprime mondiali, 4 anteprime europee, 21 anteprime italiane. Uno spettacolare planetarium per scrutare le nuove stelle del cortometraggio fantastico contemporaneo in tre sezioni: gli European Fantastic Shorts per il premio Méliès d’argent, gli Italian Shorts di Spazio Corto e il panorama dei Fantastic Shorts.

In programma non solo fantascienza, ma anche proiezioni su un presente da scoprire con i mezzi della scienza. Saranno cinque i documentari presentati nella sezione Futurologia Docs & Talks: “Galois. Storia di un matematico rivoluzionario” di Diego Cenetiempo al Cinema Ariston il 27 ottobre in anteprima italiana come “Amateurs in Space” di Max Kestner e “Let There Be Light” di Mila Aung-Thwi; chiudono la finestra dei Docs “Il senso della bellezza - Arte e scienza al CERN” di Valerio Jalongo e l'evento speciale a cura di ARPA FVG LaREA “Dusk Chorus” di Alessandro D'Emilia e Nika Saravanja. La selezione dei documentari si chiude con Creature Designers: The Frankenstein Complex di Gilles Penso e Alexandre Poncet con preziose interviste ai maghi degli effetti speciali (distribuito da I Wonder Pictures).

La seconda edizione del Fantastic Film Forum riunirà produttori, registi, sceneggiatori, tecnici e distributori presenti al festival per una giornata intensiva di incontri e masterclass con professionisti affermati e talenti emergenti, in una prospettiva di cooperazione europea ed internazionale.
In programma anche il focus Spazio Italia, dedicato alle produzioni di cinema fantastico e sci-fi “made in Italy”, che oltre all'ampia panoramica di corti e web series ospita due lungometraggi L’ultimo sole della notte di Matteo Scarfò e Il guardiano del ghiaccio di Salvatore Metastasio.
Gli incontri Futurologia Docs & Talks e Science Fiction Cafè, le esposizioni dell'archivio fotografico de La Cappella Underground e le mostre di LRNZ e The Shadow Planet, i workshop con gli esperti e le iniziative per i kids e La Notte Immaginaria, il live A/V di Wolfgang Flür (ex Kraftwerk) e i dj set, che hanno reso Trieste Science+Fiction Festival un appuntamento imperdibile e una vera festa per gli appassionati e gli esperti della fantascienza.

Il manifesto ufficiale del Trieste Science+Fiction Festival 2017 è stato realizzato da Lorenzo LRNZ  Ceccotti, importante artista e illustratore della scuola fumettistica italiana.
Trieste Science+Fiction Festival è organizzato dal Centro Ricerche e Sperimentazioni Cinematografiche e Audiovisive La Cappella Underground con la collaborazione e il sostegno di: MiBACT – Direzione Generale Cinema, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, Sport e Solidarietà, PromoTurismo FVG, Comune di Trieste – Assessorato alla Cultura, Fondazione CRTrieste, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro Lirico "Giuseppe Verdi", Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, Università degli Studi di Trieste, ARPA FVG - LaREA.
La manifestazione gode, inoltre, del patrocinio dei principali enti scientifici del territorio: AREA Science Park, ICGEB, ICTP, INAF – Osservatorio Astronomico di Trieste, IS Immaginario Scientifico – Science Centre, SISSA, Università Popolare di Trieste.


Palermo, dal 26 ottobre in mostra "(...) forse il sussurro nacque prima delle labbra" di Michele Tiberio

"(...) forse il sussurro nacque prima delle labbra"di Michele Tiberio, a cura di Agata Polizzi, inaugura alla Galleria Francesco Pantaleone arte contemporanea nella sua sede di Palermo il 26 ottobre alle 18.30.

Michele Tiberio (Palermo, 1987), formazione alla Royal College of Art e Imperial College of London, elabora una ricerca che guarda alla scultura come elemento di manipolazione di forme e materiali, pur cercando sempre un legame con quello che è storicamente, il dialogo tra materia e spazio per rappresentare le istanze di una visione nuova sul reale.
"(...) forse il sussurro nacque prima delle labbra"è l’esito di un percorso durante il quale Tiberio ha osservato con rispetto e attesa tutto ciò che è stato intorno a sé e, allo stesso modo, ha ascoltato sé stesso, indagando in entrambi i casi processi di conoscenza che, gradualmente, hanno avuto esito nella ricerca di un linguaggio capace di rappresentare le sue istanze.
In mostra una serie di sculture in cemento con innesti di ferro e rame e altre opere in materiale plastico (PET). Tutte nascono da processi di selezione e manipolazione di materiali che spesso hanno un valore simbolico o mnemonico.
La matrice fortemente poverista è sottesa ed è guida alla ricerca di Michele Tiberio, che nel rapporto con la materia libera il suo mondo interiore caricandolo di una complessità strutturale pari alla densità con cui procede la sua memoria personale. 
Ricerca introspettiva e assonanze diventano dunque luoghi privilegiati in cui  trovare le possibilità per esprimente una narrazione che se ha da un lato una formazione culturale precisa, è dall’altro anche capace di sperimentare linguaggi identitari del tutto nuovi e precisi in cui confluiscono e si scontrano il vissuto e lo sguardo sul futuro di un uomo, alla soglia d’ingresso della sua maturità.

Ariele Vincenti in “Da Roma… A Roma”. Viaggio in versi e musica nella città eterna. L'intervista di Fattitaliani

22 ottobre, ore 18 e 21 al Barnum Seminteatro “Da Roma… A Roma” Viaggio in versi e musica nella città eterna. Con Emilio Stella, voce e chitarra e Ariele Vincenti, voce recitante.

Da Roma… A Roma è un viaggio o cosa? È un viaggio che facciamo insieme ad Emilio Stella, un giovane cantautore molto bravo che con le sue canzoni racconta il suo mondo, la Roma di oggi.  Io invece recito sonetti e componimenti letterari di antichi autori romaneschi e anche qualche poeta contemporaneo. Abbiamo fatto una ricerca approfondita su quello che ci sembrava più giusto ed in qualche modo durante le canzoni di Emilio entro con una strofa o con una poesia che racconta con un diverso linguaggio ciò che Emilio dice con la musica. 

Tra i vari poeti di cui parli qual è quello che ti ha più colpito? Sono molto amante del Belli, un grande Poeta vissuto nell’800. Abbiamo anche Poeti meno famosi come Elio Fefè di cui leggerò un componimento sulla “Merca” che era una festa che si faceva in campagna quando si marcavano a fuoco i tori e le mucche. Era una festa di Paese che diventava una sorta di Rodeo, in cui i ricconi stavano lì intorno a guardare, invece questi ragazzi che erano meno abbienti con i forconi arroventati andavano a scontrarsi contro i tori. Ci saranno anche Trilussa, Pascarella. E’ un viaggio abbastanza ricercato. E’ un’esperienza che abbiamo fatto con Emilio Stella e adesso lo riproponiamo. Ci spinge più la passione che altro. 
Com’è nato l’incontro tra Teatro e Musica Acustica e come va avanti?È nato perché a me ed Emilio ci piace molto questo lavoro, nelle canzoni che Emilio fa è molto teatrale. Dalla nostra amicizia è nata la voglia di fare una cosa insieme. Avevo questa idea, gliel’ ho proposta e lui ha detto subito sì. Abbiamo fatto un bel po’ di incontri per trovare le soluzioni migliori.
C’è già stata qualche tappa? Abbiamo fatto solo una data a Castel Gandolfo e adesso facciamo questa a Roma, non sappiamo neanche se avrà seguito.


Elisabetta Ruffolo

Chiara Noschese "strampalata e bipolare" ne "L'anatra all'arancia", una macchina da guerra costruita per la risata. L'intervista di Fattitaliani

Al Teatro Manzoni di Milano, fino al 9 novembre, "L’Anatra all’Arancia" dal testo "The secretary Bird" di William Douglas Home, versione francese di Marc Gilbert Sauvajon, traduzione di Luca Barbareschi con Gianluca Gobbi, Margherita Laterza e con la partecipazione di Ernesto Mahieux nel ruolo di un maggiordomo che sembra uscito da un romanzo cechoviano.
La scenografia di Tommaso Ferraresi è semplice ed elegante.  Le porte e gli infissi si trovano in un vuoto Magrittiano. Regia di Luca Barbareschi che ha preso il testo di un inglese, riadattato da un francese, lo ha tradotto dall’originale e ci ha trovato “Chi ha paura di Virginia Woolf?”. Ha una struttura più moderna, molto vicina a noi donne di oggi con le nostre nevrosi e le nostre manie. Racconta di una donna, Lisa interpretata da Chiara Noschese che ha un amante Volodia, interpretato da Gianluca Gobbi e, di quanti silenzi scendano in una stanza quando la stessa dice a Gilberto il marito, interpretato dallo stesso Barbareschi, “Amo un altro”. Cosa accadrà? Gilberto studia il contrattacco ed organizza un week-end a quattro in cui i due amanti staranno insieme a lui ed alla sua attraente segretaria Chanel, interpretata da Margherita Laterza che ne fa un folletto magico che entra in casa, bellissima, sexy, super seducente. 
Chiara Noschese è molto convincente nel personaggio di Lisa, strampalata ma con la battuta pronta. Da sottofondo le musiche di Bruno Martino, come Un’estate fa che è stata resa calda, melodrammatica e dà una grande forza alla Commedia il cui impianto è quello di far ridere un Paese in un momento di grande difficoltà. L'attrice ne parla a Fattitaliani nell'intervista rilasciata alla nostra Elisabetta Ruffolo.

L’anatra all’arancia è una bellissima storia universale tra un uomo ed una donna. Cosa succede? 
Casca l’asino! Dopo venticinque anni di matrimonio, com’è giusto che succeda, le donne se non vengono ascoltate, amate e curate, si rompono le scatole e quindi deviano ed è quello che fa Lisa, il personaggio che interpreto.

Com’è Lisa?  
Una completamente diversa da me, una donna bipolare che si perde nei libri che sta leggendo, un po’ sopra le righe, sempre persa nel suo mondo, poco legata al terreno, tutta il contrario di me che sono una maniaca del controllo. Mi sono un po’ persa dentro al personaggio. Lei sta sempre in un’altra dimensione, lui mi devasta, è violento nei miei confronti ma il pubblico ride alle mie spalle.
Visto che è completamente diversa da te, a chi ti sei ispirata per entrare nei panni di Lisa? 
A nessuno, ho solo seguito le indicazioni di Luca Barbareschi che mi ha detto come dovevo essere “Non mi piace uscire martedì, non lo so perché, non mi piace”, una un po’ così, una donna certamente ricca, benestante, una che se legge Madame Bovary “s’intrippa” le va in tilt il cervello.
Definiscono questa Commedia esilarante, un po’ vicina a quelle di Virginia Woolf, cosa hai riscontrato di simile o di diverso?  

Credo che sia un po’ infernale, è proprio una macchina da guerra costruita per la risata ma su un pensiero, una situazione, uno stato d’animo e quindi non è una risata fine a se stessa ma è una risata amara, in qualche modo. A me è capitato raramente di fare uno spettacolo dove si rideva così tanto dall’inizio alla fine, quindi la costruzione è impeccabile.

Lisa cos’ha in comune con una donna di oggi? 

Quello che ho detto prima e che ribadisco. Come tutte le donne, se non vengono ascoltate e curate deviano in maniera molto pesante. 

Barbareschi ha detto che è una versione un po’ speciale rispetto a quella che conosciamo, cosa c’è di diverso? 

È completamente diversa, a cominciare dalla scenografia per finire agli attori che sono stati scelti. Tra di noi c’è una stranissima chimica, è uno spettacolo non usuale. Finora ha funzionato, speriamo che il pubblico romano lo apprezzi.

Elisabetta Ruffolo

A Simone Cocciglia il premio Mia Martini: rappresenta il lavoro, il sacrificio, le cadute, le rialzate... la vita. L'intervista di Fattitaliani

Il cantautore abruzzese Simone Cocciglia con il brano “Cercavo un senso”, uscito il 29 settembre, si è aggiudicato la 23esima edizione del Premio Mia Martini la cui commissione artistica era diretta da Franco Fasano e composta da Mario Rosini ed Amara. L'intervista di Fattitaliani.

La canzone, presentata in anteprima nazionale al Premio Mia Martini, racconta del momento in cui le domande si fanno prepotenti ed è la confusione ad averla vinta. 
L’autore ne parla così: “Si è alla ricerca costante di un senso, delle cose, delle relazioni, degli accadimenti, in modo particolare, quando sono storti, non conformi alle aspettative, adombrati, dotati di un peso che grava sulle spalle e sullo stomaco. Come quando si è barche nella tempesta più nera ma sullo sfondo si inizia a percepire un bagliore di risposta; una consapevolezza viene a galla e i perché si avvistano all'orizzonte.”
Cercavo un senso - prosegue Simone Cocciglia - “è un tassello fondamentale del mio percorso artistico, che mi permette di guardare indietro con leggerezza e consapevolezza, quando il senso delle cose era torbido e la strada da percorrere in salita.”
Quanto è importante un premio così per ripartire col piede giusto? 
Una bella boccata di ossigeno e di energia. Sono segnali che indicano che sono sulla strada giusta, la mia. Questo Premio rappresenta il lavoro, il sacrificio, i “NO!”, le cadute, le rialzate, la polvere ingoiata ma soprattutto la Vita che amo a dismisura, oltre ogni amarezza e delusione. Sono onorato e felice di questo importante riconoscimento.
Il video - diretto da Francesco Paolucci e Francesco Colantoni - rispecchia un po' contenuto e significato del brano? 
Sì. Viene narrata la storia d'amore di due ragazzi: inizialmente c'è feeling, sintonia, sorrisi e corrispondenza.
La protagonista femminile è intenta a disegnare il ritratto del suo uomo.
Nel corso della canzone, però, la tensione si alza, i sorrisi vengono sostituiti da gesti ruvidi e violenti.
L'Amore si spegne e subentra la rivalità, il conflitto, la fine.
Si conclude con l'inquadratura sulla tela che raffigura il ragazzo di spalle, che va via. La stessa fine che racconto in “Cercavo un senso”
Ci puoi anticipare qualcosa dell'album che seguirà? 
Sarà un concept album. Raccogliendo tutti i brani mi sono reso conto che parlano tutti della stessa tematica, vista da diverse angolazioni e con diversi mood musicali, ma uniti da un unico argomento. Avrà tante sfumature musicali: sarà orgogliosamente pop.
Di quale canzone di Mia Martini interpretesti una cover? 
“E non finisce mica il cielo”. È una delle canzoni italiane più belle di sempre con un testo straordinario di Ivano Fossati ed una interpretazione di Mimì memorabile. Mi lega anche un altro ricordo a questa canzone: la scelsi per l'esibizione nel 2013 per Mezzogiorno in Famiglia, in diretta su Rai Due. Giovanni Zambito.

Londra, lunedì 23 ottobre "Introducing Dante" con Alessandro Scafi e John Took

Con Alessandro Scafi (The Warburg Institute, University of London) e John Took (UCL).

A partire da gennaio 2018 è in programma un ciclo di conferenze pensato per esplorare alcuni degli aspetti principali dell’opera di Dante. Tra i temi trattati figureranno l’approccio di Dante all’amore, alla filosofia, alla teologia, al linguaggio, alla letteratura, alla politica, al misticismo, all’astrologia, nonché il suo rapporto con la natura, la grazia e l’aldilà, le sue fonti e la sua perdurante importanza per molte questioni esistenziali del mondo contemporaneo.
L’introduzione alla serie, il prossimo 23 ottobre, vuole indagare la figura di Dante come poeta al di là di un giudizio di condanna o celebrazione, bensì come un poeta di vita, amore e luce nel loro aspetto più sublime. In questo primo incontro accompagneremo dunque Dante nel viaggio dalla selva oscura della disperazione, attraverso inferno e purgatorio, fino alla beatitudine del paradiso. E ancora, per avvicinarci ai primi appuntamenti di gennaio, analizzeremo la vita e le opere di Dante a tutto tondo, a partire dalle sue prime poesie liriche e dalla Vita nova come testimonianza del suo incontro giovanile con Beatrice, procedendo attraverso le sue diverse opere filosofiche ( il Convivio, il De vulgari eloquentia e la Monarchia) fino alla stessa Commedia.
Il tutto per confermare la presenza costante di Dante nel nostro mondo, una sorta di compagno di viaggio e di guida sugli aspetti più profondi dell’essere umano. Le conferenze presso l’Istituto Italiano di Cultura avranno un approccio di tipo tematico; gli spettatori sono invitati a partecipare anche alla serie complementare di eventi su Dante presso il Warburg Institute, dove è in programma una lettura della Divina Commedia.
[PRENOTA QUI]
Alessandro Scafi è Lettore in Storia culturale del Medioevo e del Rinascimento presso il Warburg Institute, School of Advanced Study, University of London.
È autore di Mapping Paradise: A History of Heaven on Earth (London: British Library; Chicago: University of Chicago Press, 2006), vincitore dell’American Publishers Awards for Professional and Scholarly Excellence nel 2006, e di Maps of Paradise (London: British Library; Chicago: University of Chicago Press, 2013). Ha pubblicato diversi saggi e articoli di argomento artistico e letterario, in particolare sulla storia della cartografia e del pellegrinaggio, su Aby Warburg, sul rapporto tra il Rinascimento italiano e quello ungherese e sulla relazione tra Dante ed Enea Silvio Piccolomini.
John Took è Professore Emerito di Studi danteschi presso il University College London. Ha pubblicato in particolare volumi sull’estetica generale e letteraria in Dante, sulle sue opere minori, sulla teologia e la fenomenologia dantesche e sul Fiore (un ciclo di sonetti basato sul Roman de la rose e attribuito da molti studiosi a Dante). Attualmente lavora a una biografia intellettuale di Dante per Princeton University Press e a un volume su Dante per Bloomsbury Press con lo scopo di esplorarne la rilevanza come poeta e filosofo fino ai nostri giorni, oltre che a studi sulla teologia dantesca.
Informazioni

Data: Lun 23 Ott 2017
Orario: Dalle 19:00 alle 20:30
Organizzato da : IIC Londra
In collaborazione con : The Warburg Institute, University of London
Ingresso : Libero
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