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Libri, ENZO TORTORA "Lettere a Francesca": la recensione di Caterina Guttadauro La Brasca per Fattitaliani

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Un libro testimonianza quello di Francesca Scopelliti, presentato a Roma dal Circolo IPLAC (Insieme per la Cultura) il 10 settembre presso l’Enoteca/libreria di Tonino Puccica. Questo libro segna il nuovo inizio di una battaglia combattuta prima e dopo la perdita di Enzo Tortora. Con questo libro, Lei fa dono a tutti noi del vissuto di un uomo braccato, accusato, condannato in nome di una giustizia non giusta, che lo ha privato della necessità primaria dell’uomo, senza cui non c’è vita: la libertà.

Un uomo retto, onesto, colto e di successo che ogni italiano riceveva nella sua casa grazie al suo lavoro televisivo che svolgeva con una professionalità senza pari. Eppure alla luce del niente, di alcune dichiarazioni deliranti di gente inaffidabile e venduta a poteri insani, è stato allontanato dai suoi affetti più cari che, nonostante tutto, riusciva a confortare, a far sperare, a credere, assieme a loro, che ancora fosse possibile un chiarimento che dimostrasse a tutti la sua innocenza.
È il lato umano che emerge dalle lettere l’oggetto di questa mia recensione, perché senza di esso, sarebbe limitativo parlarne.
Si ricomincia, quindi, con l’intento di fare palesare agli occhi di tutti il costo di una giustizia malata, del potere mediatico e delle sue conseguenze devastanti, a livello di opinione pubblica e decisioni dei giudici.
Accanto a tutto questo c’è anche la volontà di far conoscere le condizioni disumane di chi vive il carcere, giorni, ore e momenti infiniti in uno spazio di pochi metri, che Enzo cerca di tenere pulito, ordinato, perché si allontani “quell’aria di tana abbandonata “che gli faceva paura.
Si, tana quindi una gabbia per animali non per uomini, soprattutto se innocenti. E così, dice Enzo, gira la ruota, lentissima mola di mulino, che macina tedio, schifo, abbrutimento. E intanto chiedeva a Francesca: Ma gli italiani lo sanno? Momenti di inevitabile scoramento di un uomo che, per quanto si legga e si rilegga nell’anima, non trova un motivo per subire un’accecata giustizia.
La vita normale diventa un ricordo e chiede a Francesca un regalo semplice, possibile a tutti tranne a lui: “cammina in mezzo al verde, raccogli un filo d’erba e mettitelo tra le labbra: sono io”. Quanto amore e quanto conforto riesce a dare alla persona che ama. Soffre di più, se possibile, anche per questo: per avere trascinato i suoi affetti in quel fango, una piovra infame, sempre più viscida, con tentacoli sempre nuovi.  
È una guerra la sua, vive in un lager frutto di una malata democrazia datata 1983. A tenerlo in vita era il contatto con la sua donna, alla quale raccontava le sue miserie perché sapeva di essere capito, alla quale chiedeva di scriverne, di parlarne perché riteneva che il suo compito fosse uno: far sapere per far vincere la verità che, diceva…voglio vederla in piedi. Traspare, anzi è evidente l’amore e la gratitudine per il sollievo che Francesca, con le sue risposte, sa fargli vivere e promette riscatto al suo dolore quando dice:” ognuna delle tue lacrime ti verrà ripagata, è un regalo che ho giurato di farti”. È grazie a Lei se riesce ad evadere mentalmente, attraverso le sue parole e i ricordi, anche per brevi istanti, da quella realtà immotivata. Riesce a fare qualche amara battuta come quando dice che molti definiscono quella gabbia in cui vive “Carcere dei VIP”. In tante lettere si dichiara disgustato all’idea che esistano giornalisti criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili. 
Non gli è stato risparmiato niente, ha vissuto il massimo dell’angoscia: in carcere innocente, durante un terremoto. Tranne in rari momenti non mollò mai, perché non voleva subire il disonore senza combattere. Un uomo pulito, ricco di orgoglio e dignità, che considerava ripugnanti gli arresti domiciliari perché erano una libertà provvisoria, chiesta e mendicata. Cade e si rialza in una crocifissione senza fine.
Sappiamo tutti che la sentenza di primo grado e l’infamante accusa che gli costarono 10 anni di carcere, 50 milioni di multa e, infine la vita, fu rigettata in Appello e successivamente dalla Cassazione. Enzo entrò ed uscì pulito da questa storia anche se nessuno potrà mai ripagare lui e la sua famiglia del dolore, dell’ingiustizia subita, della malattia che il suo corpo debilitato non riuscì a vincere.
Nessuno però potrà mai toglierci l’esempio che ci ha dato, la signorilità che non l’ha mai abbandonato nella sofferenza e che non ha mai esibito per avere degli sconti.
Tutti gli italiani onesti si riconoscono in lui e ci auguriamo che raccontino ai loro figli chi era questo grande uomo che, nonostante tutto, non smarrì mai sé stesso, la capacità d’amare e l’orgoglio di essere italiano.
Caterina Guttadauro La Brasca


Teatro Studio Uno, dal 19 al 22 ottobre "[M:DEA]" e "METAMORPHOSYS.0" di Vittoria Faro su conflittualità e inquietudini del nostro tempo

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Al Teatro Studio Uno dal 19 al 22 ottobre in scena due spettacoli, METAMORPHOSYS.0 (19 e 21 Ottobre) e [M:DEA]  (20 e 22 Ottobre) della regista, attrice e performer Vittoria Faro, due diverse performance legate dal filo rosso del mito, spunto di riflessione, ispirazione e pretesto per indagare pensieri, bisogni e desideri dell’animo umano, mettendo in luce conflittualità ed inquietudini del nostro tempo.

METAMORPHOSYS.0 ripercorre il mito ovidiano in una mutata forma, in una riscrittura scenica performativa, raccontando una nuova genesi dell’umanità proiettata in una delle possibili dimensione del futuro prossimo, quello in cui la realtà fenomenica soccombe alla sua immagine virtuale affidata alla Rete. Cosa accadrebbe se il mondo per come lo conosciamo dovesse finire? Cosa resterebbe di noi? Che forma assumerebbe la nuova umanità? Che ruolo avrebbe la tecnologia? L’evoluzione tecnologica nella post modernità ha portato l’Uomo ad affidare alla Rete non solo informazioni, dati statistici e numerici, ma l’intero Sapere comune. E sempre più pensieri, ricordi, segreti, relazioni e sentimenti che in rete scambiamo o custodiamo. “Memoria” è nell’ipotetico futuro prossimo l’unità centrale che conserva i nostri dati, ciò che siamo e la Storia che abbiamo costruito in immateriali e adimensionali impulsi di energia. “Memoria” è summa delle emozioni, dei ricordi, dei pensieri e dei sentimenti che gli esseri umani le hanno affidato nel tempo e che ora trasmette alle nuove creature, prodotti dall’evoluzione umana. Antiempatici, i nuovi esseri sono schiavi della connessione, attraverso la quale ricercano un’identità e un senso all’esistenza.

[M:DEA] frutto di uno studio di Vittoria Faro e di una scrittura a quattro mani con Matilde D’Accardi, drammaturga romana, la performance indaga il Tema del Sacrificio nel mito della figura forse più nota della tragedia classica.
In scena Medea ripercorre la sua vicenda tragica per flashback in altrettanti quadri scenici, come tante stazioni di una Via Dolorosa che cerca, nell’estremo sacrificio, la risoluzione catartica di una rinascita. Il linguaggio è assolutamente contemporaneo, attinge all’arte elettronica che sovrintende idionisiaci rituali delle notti dei più giovani: sonorità, movenze e gestualità in contrappunto alla narrazione classica, così da rendere Medea sacerdotessa di un Rito che attraversa i tempi. Il valore simbolico nell’attualità sta nelle parole dell’antropologo inglese Victor Turner “Quando la vita storica stessa non ha più senso culturale nei termini precedentemente tenuti per validi, la narrazione e il dramma possono assumersi il compito della poiesis, di un nuovo senso culturale, anche quando sembra si limitino a demolire antichi edifici di significato che non sono più in grado di compensare i nostri moderni drammi esistenziali".
 Produzione T Lab
presenta   
METAMORPHOSYS.0
 (19 e 21 Ottobre) 
Di Vittoria Faro
con Cecilia Guzzardi, Giacomo Mattia, Carola Wilson Ripani, Elisabetta Ventura
 
E
[M:DEA]
(20 e 22 Ottobre)
Di Vittoria Faro
Performer Soundproducer: Vittoria Faro
Drammaturgia Matilde D’Accardi, Vittoria Faro
Voice off Vittoria FaroMartino Duane
Visual design Antonio Pizzola
Costumi Alma Quintini
Photo Eleonora Faro Photographer

 dal 19 al 22 ottobre 2017
Teatro Studio uno via Carlo della Rocca, 6  Roma
 “[M:DEA]  - METAMORPHOSYS.0” dal 19-22 ottobre 2017
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingresso 12€ - Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00

PRENOTAZIONI http://j.mp/prenotaTS1
Per info: 349.4356219 - 329.8027943
www.teatrostudiouno.com – info.teatrostudiouno@gmail.com

Teatro Quirino, dal 24 ottobre "Medea" di Euripide con Franco Branciaroli regia Luca Ronconi ripresa da Daniele Salvo

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Franco Branciaroli è di nuovo protagonista della storica edizione di “MEDEA” diretta da Luca Ronconi nel 1996, riallestita da Daniele Salvo.

Un doveroso omaggio al grande Maestro scomparso nel 2015 da uno degli artisti che ha lavorato con lui più a lungo e in maggiore vicinanza (basti ricordare spettacoli impressi nella memoria collettiva come La vita è sogno, Prometeo incatenato, Lolita), e un’occasione imperdibile di rivedere una delle pietre miliari della storia registica ed interpretativa del secondo Novecento.
E lo spettacolo, che vide Branciaroli nei panni femminili di Medea, è una pietra miliare della storia del teatro nazionale.
Infatti, se le letture in chiave psicologica di Medea portano a considerare questo personaggio come il prototipo dell'eroina combattuta tra il rancore per il proprio uomo e l'amore per i propri figli, e le analisi sociologiche tendono a trasformare la principessa della Colchide in una sorta di precorritrice del movimento femminista, in realtà Medea è il prototipo della minaccia impersonata da uno straniero, che approda in una terra che si vanta di avere il primato della civiltà. 
“Medea – leggiamo nelle note di regia di Ronconi – è una 'minaccia', che incombe imminente anche sul pubblico”. Per questo suo essere una creatura misteriosa e mostruosa può anche essere interpretata da un uomo. La sua non è una tragedia della femminilità, ma della diversità.
“Io non interpreto una donna, sono nei panni di un uomo che recita una parte femminile, è molto diverso. Medea è un mito: rappresenta la ferocia della forza distruttrice. Rimettiamoci nei panni del pubblico greco: vedendo la tragedia, saprà che arriverà ad Atene una forza che si accanisce sulle nuove generazioni, i suoi figli: 'Medea dallo sguardo di toro', come viene definita all'inizio. Lei è una smisurata, dotata di un potere sinistro.
Che usa la femminilità come maschera, per commettere una serie mostruosa di delitti: non è un caso che la prima a cadere sia una donna, la regina, la nuova sposa di Giasone”.
Franco Branciaroli
24 ottobre 5 novembre
CTB Centro Teatrale Bresciano
Teatro de Gli Incamminati
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
FRANCO BRANCIAROLI
è
MEDEA
di Euripide
traduzione Umberto Albini
regia LUCA RONCONI ripresa da Daniele Salvo
scene Francesco Calcagnini riprese da Antonella Conte
costumi Jaques Reynaud ripresi da Gianluca Sbicca
luci Sergio Rossi riprese da Cesare Agoni
con Alfonso Veneroso, Antonio Zanoletti, Tommaso Cardarelli, 
Elena Polic Greco, Livio Remuzzi 
Coro Francesca Mària, Serena Mattace Raso, Odette Piscitelli, Elena Polic Greco, Alessandra Salamida, Elisabetta Scarano, Arianna Di Stefano
e con Raffaele Bisegna e Matteo Bisegna
Lo spettacolo ha una durata di 1 ora e 55 minuti senza intervallo
ORARI SPETTACOLI
da martedì a sabato ore 21
domenica ore 17
giovedì 26 ottobre e giovedì 2 novembre ore 17
mercoledì 1 novembre ore 19
sabato 4 novembre ore 17 e ore 21

INFO
botteghino 06.6794585
mail biglietteria@teatroquirino.it
segreteria 06.6783042 int.1
mail segreteria@teatroquirino.it

Teatro Delfino di Milano, dal 18 ottobre “Ho scritto Italia sulla sabbia” spettacolo di Sand Art con Eka

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Debutta il 18 ottobre al Teatro Delfino di Milano “Ho scritto Italia sulla sabbia” spettacolo di Sand Art che Eka porterà in tour in Italia e in Europa (video promo).

Un viaggio attraverso il Belpaese, opere d’arte, personaggi che hanno fatto grande la nostra storia, città, momenti di costume e tanta bella musica italiana.
Saranno rappresentati il Duomo di Milano, il Palio di Siena, la terrazza del Commissario Montalbano, la Fontana di Trevi con Marcello Mastroianni, la Vespa di Vacanze Romane e in Piazza San Pietro risuonerà la voce del Papa Buono che mandava una carezza a tutti i bambini.
Ci saranno anche Carosello, Raffaella Carrà, il tuka tuka, Topo Gigio e molto altro, il tutto accompagnato dalle più belle canzoni che hanno fatto da colonna sonora della vita di ognuno.
Uno spettacolo divertente, emozionante, coinvolgente dove lo spettatore sarà protagonista di un affascinante viaggio.

La pittura con la sabbia (Sand Art) o arte di animazione con la sabbia (Sand Animation) è una delle più straordinarie forme di pittura.
E’ una tecnica ancora poco famosa nel mondo questa arte di manipolare dei granelli di sabbia e trasformarli in figure animate grazie ad un particolare uso della luce. Tra le tante definizioni date a questa forma artistica, la più emozionale è che “la Sand Art è una magia bianca nelle mani di maghi contemporanei”.

Le immagini, create esclusivamente dal vivo, sono proiettate su un grande schermo così da permettere allo spettatore di godere un’atmosfera avvolgente e suggestiva. Nel mondo frenetico e digitalizzato come quello di oggi, queste immagini affascinano proprio per la loro semplicità creando profonde emozioni.
La pittura con la sabbia fissa ogni momento dello spettacolo e lo rende unico come ogni istante della vita. Forse è proprio per questo che lo spettatore viene toccato in modo così profondo nel cuore.

Eka usa solo le dita e i palmi delle mani per creare le immagini, le trasforma mutandole in altre forme. Subiscono una metamorfosi, in pochi attimi tutto si crea e si distrugge, ogni immagine è persa…..rimane solo nella memoria dello spettatore.
Le dita di Eka danzano in armonia con la musica. La sabbia prende forma creando meravigliose storie. Con pochi movimenti della mano l’artista crea un’immagine, ma solo per un momento. Una volta che l’immagine appare pronta viene cancellata e una nuova ne viene creata.
Le figure create si trasformano di continuo, evolvono, scompaiono e riappaiono.

Eka, al secolo Erica Abelardo, nasce a Chieti da padre artista e mamma manager. Ha conseguito gli studi di grafica pubblicitaria e fotografia presso l’istituto Bellisario di Pescara proseguendo poi gli studi di moda e design presso l’università di Urbino.
Visual designer, affronta la comunicazione visiva delle tecniche più tradizionali dal disegno a matita fino a quella più moderna del digital painting.

Milano – Teatro Delfino
Da mercoledì 18 a domenica 22 ottobre e da giovedì 26 a domenica 29 ottobre 2017
Feriali ore 21:00 – domenica ore 16:00

Biglietti
Intero: 20,00€ | Ridotto: 15,00€ | Convenzioni , cittadini quartiere, ns: 10,00€ | Prevendita Online: maggiorazione 10%
Ridotti: over 60/under 25

Info e prenotazioni:
+39 02 87281266 / +39 3335730340
info@teatrodelfino.it

Bruxelles, il 17 ottobre proiezione gratuita de "Il colore nascosto delle cose" col regista Silvio Soldini

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Teo, un creativo perennemente in fuga dal passato e dai letti delle donne incontra Emma che ha perso la vista a 16 anni ma non ha fatto vincere il suo handicap.
Il lavoro è l'unica cosa che Teo ama veramente, tablet e cellulari lo tengono in perenne e compulsiva connessione con il mondo. Emma ha accettato la sua condizione con la consapevolezza che ogni giorno è una battaglia. Fa l'osteopata e gira per la città col suo bastone bianco, autonoma e decisa. Si è da poco separata dal marito e Teo, brillante e scanzonato, sembra la persona giusta con cui concedersi una distrazione. Per Teo invece, tutto nasce per gioco e per scommessa...
Istituto Italiano di Cultura.
38 Rue de Livourne
1000 Brussels
Diretto da Silvio Soldini, con Valeria Golino e Adriano Giannini.

115'; V.O. ITA, ST. FR & NL

Prenotazione obbligatoria qui

In occasione della XVIIa Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, sul tema: L'italiano al cinema, l'italiano nel cinema
Sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Teatro L'Aura, dal 19 al 22 ottobre "Ora" Testo e regia di Luca Giacomozzi

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Tre storie ironiche, intense ed emozionanti. Una figlia ed i suoi continui conflitti con il padre. Una ragazza e la fine del suo amore. Un uomo e la sua ricerca di risposte. Tre storie diverse tra loro con un unico punto d’incontri… il desiderio di cambiare le cose, “ORA”.

Sul palco pochi elementi. Una messa in scena che mette volutamente al centro dello spettacolo le parole. Le tre storie, interpretate con intensità ed ironia dai tre protagonisti, sono come un album di fotografie che viene sfogliato parola dopo parola, ricordo dopo ricordo.
I momenti di forte comicità presenti in ognuna delle tre storie condurranno il pubblico dentro le vite di questi tre personaggi fino ad arrivare ad un finale che punta dritto al cuore.


ORA
Testo e regia di Luca Giacomozzi
Con Alessandra Cosimato, Paolo Gatti e Francesca Pausilli

Teatro L'aura
vicolo di Pietra Papa, 64
dal 19 al 22 ottobre 2017
dal giovedì al sabato alle ore 21.00 domenica alle ore 18.00
Biglietti Intero 13.00 + 2.00 (tessera associativa)
Ridotto 10.00 + 2.00 (tessera associativa)
Info e prenotazioni 0683777148 - 346 470 3609
oppure nuovoteatrolaura@gmail.com

Teatro Furio Camillo, dal 20 al 22 ottobre "Due donne di provincia” di Dacia Maraini

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Dal 20 al 21 ottobre al Teatro Furio Camillo è in cena "Due donne di provincia”, testo scritto da Dacia Maraini nel 1973, di incredibile e struggente attualità. Lo spettacolo è diretto da Anastasia Astolfi, in scena con Monica Guazzini.

È la messa in scena di una forte complicità tra due donne, per una volta libere dai ruoli di mogli e madri, un serratissimo dialogo dove, sotto l’apparenza di un gioco, emergono i ricordi, le confidenze, le angosce, i sogni delle protagoniste, Magda e Valeria.
Il testo della Maraini poggia su una corrosiva rappresentazione della donna mostrata in tutte le sfaccettature dell’ingrato ruolo di casalinga. La conversazione è serrata ma spesso si trasforma in due monologhi paralleli. Il clima giocoso si alterna a momenti di autentica rabbia, fino a culminare in una sorta di delirio verbale.
"Due donne di provincia" indaga sulle fragilità e gli incessanti interrogativi che forgiano l’animo umano. Una storia femminile, "cancellata da alcol, cenere, candeggina e sapone”. La storia di un forte legame o di un amore, chissà: la storia di Due donne di provincia.


Due donne di provincia
Di Dacia Maraini
Con Monica Guazzini, Anastasia Astolfi
Regia Anastasia Astolfi
Disegno Luci: Alessia Sambrini
Scene E Costumi: N.C.N.L. Groupe
Teatro Furio Camillo
Via Camilla 44 ore 21.00 – domenica ore 18.00
Biglietti: Intero 13€ + 2€ - Ridotto 8€ + 2€
tel 06.97616026 mail info@teatrofuriocamillo.it

Anastasia Astolfi.
Consegue la sua formazione artistica presso TEATROAZIONE diretto da Isabella del Bianco e Cristiano Censi, presso IL TEATRO DEL NORTE (Spagna) diretto da Etelvino Vazquez, presso la Guildhall School of music and drama, Londra.
Seminari e residenze con Leo De Berardinis, Caporossi, Manfredini.
Partecipa come scritturata in molte produzioni di prosa e poi inizia la sua attività di dramaturg e regista/attrice indipendente fondando nel 2000 la Compagnia TEATROinMOVIMENTO.


Monica Guazzini.
Diplomata all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio dAmico" di Roma. Ha lavorato in teatro, in testi classici e contemporanei con: A.Trionfo, P. Quartullo, C. Insegno, F. Draghetti, W. Manfrè,C.Boccaccini, U. Gregoretti, C.Lizzani, G. Sepe, L. Galassi, D. Maraini, B.Izzo, P.Caruso, G. De Sio. In cinema con : P. Genovese, A. Zaccariello, D.Risi, C. Verdone, L. Cavani, F. Zeffirelli, Castellano e Pipolo. Ha partecipato a fiction come: Don Matteo, Che Dio ci aiuti, La Squadra, Carabinieri, Incantesimo, Medico in famiglia, La Dottoressa Giò, Un posto al sole, Qualcuno da amare. Dal 1990 al 1995 è stata presente in una rubrica della trasmissione Mi manda Lubrano su Rai Tre. È' apparsa in molti spot come: Mediaset Premium, Vodafone, Parmalat, British Airways, Philips,Perlana.

Opera Liegi, Davide Garattini Raimondi dirige la "Norma", una montagna molto alta da scalare: l'intervista di Fattitaliani

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L'opera più celebre di Vincenzo Bellini si appresta ad arrivare a Liegi dove sarà in scena dal prossimo 19 ottobre fino al 31 ottobre: Normaè una di quelle opere con cui tutti vorrebbero misurarsi e questa volta nei panni della protagonista ci sarà Patrizia Ciofi, mentre la direzione musicale è affidata al Maestro Massimo Zanetti e la regia al milanese Davide Garattini Raimondi, che Fattitaliani ha intervistato.

Nella home page del suo sito si nota subito la frase "Chi si ferma... va indietro". È una definizione che riassume la sua cifra registica? Può spiegarcela in relazione, ovviamente, alle sue scelte e alla sua carriera?
Sicuramente è una frase che mi ripeto spesso quando faccio teatro in qualsiasi sua forma o genere, mi è stata detta molti hanno fa da un grande maestro come Eugenio Barba, e ancora oggi dopo più di dieci anni la tengo a mente. Non è facile ma ci provo! Rispetto alle mie scelte o alla mia carriera cerco sempre di andare avanti, ogni titolo e ogni esperienza è uno o più passi avanti, anche di fronte ad un errore si cerca di capirlo per renderlo un passaggio positivo in futuro. Imparo molto da ogni produzione, osservo e mi correggo sempre, cerco ogni volta di sviluppare nuovi metodi per far capire le mie idee a chi mi sta accanto. Non do mai nulla per scontato e sono un insaziabile curioso!
Come sta applicando tutto ciò a un'opera come la "Norma", attesa dal pubblico ogni volta che viene rappresentata?
Per Norma, così per molti dei grandi titoli, tutto questo non è stato per nulla facile, sentivo l’esigenza di proporre qualcosa di nuovo al pubblico ma al tempo stesso non sradicare l’opera dal suo contesto originale, volevo scavare nei solchi lasciati dalla tradizione e non volevo prendere scelte facili come la decontestualizzazione storica o altri trucchi registici ora molto di moda. Stando attento a tutto questo proponiamo una nostra revisione storica per quanto riguarda la parte più estetica, e per quanto riguarda il concetto generale volevo che il pubblico attraverso simboli precisi e controscena chiari potesse riassaporare il dramma tra due popoli e non solamente la tragedia fra tre persone.
Appena le hanno affidato la "Norma" a quale aspetto ha pensato immediatamente da realizzare nella sua regia?
Cosa potevo dare io a Norma, cosa mostrare di nuovo, cosa spolverare dalla tradizione, come rispettare il passato e sviluppare il contemporaneo, dove non cadere e dove restare focalizzato. Normaè una montagna molto alta da scalare, quando cominci il cammino capisci che sei sempre molto distante dalla cima.
Le sue profonde e tecniche conoscenze nella critica specializzata e nella scenografia sicuramente le avranno dato una visione a 360° del teatro: paradossalmente, però, potrebbero costituire un limite, nel senso che quando si alleste un'opera si potrebbe pensare più andare incontro ai gusti di spettatori e critici ed essere meno istintivi, osando dunque meno?
No, ho imparato alle prime esperienze di non cedere a queste Sirène, ho una visione ampia del mondo lirico e la reputo una grande fortuna, è una ricchezza che coccolo ma che non mi fa accomodare sugli allori e non cerco mai di dare al pubblico o alla critica quello che si aspetta, in questo caso non avrebbe più senso il mio mestiere di Regista, ogni volta cerco di dare qualcosa di nuovo sperando di arricchire lo spettatore. 
C'è un passaggio della Norma che Le sta particolarmente a cuore?
Molti! Mi sono innamorato di Norma appena ho cominciato a studiarla, scontato dire Casta diva o i duetti in realtà sono molto legato a diverse pagine dell’opera e non riesco a dirne una... dovrei fare una lista!
C'è una parte particolarmente più difficile da restituire al pubblico?
La cabaletta di Casta diva, il terzetto finale del primo atto, il duetto finale fra Oroveso e Norma, la cattura di Pollione... tutti quei passaggi operistici che in dinamiche reali di vita non avrebbero quei passaggi immediati innaturali.
In una recensione del 2015 su una rappresentazione della Norma si legge: "nel capolavoro di Bellini la protagonista non basta a fare l’asso pigliatutto ma ci vogliono altri tre fuoriclasse nel cast vocale, un direttore sensibile alle esigenze belcantistiche e possibilmente un regista illuminato". È d'accordo? cosa aggiungerebbe?
Sì, sono d’accordo ... non posso parlare di me chiaramente ma per quanto riguarda il resto sono stato molto fortunato perché i protagonisti Ciofi-Kunde-Lo Monaco-Concetti sono davvero quattro assi e per quanto riguarda il direttore Zanetti abbiamo fatto un lavoro eccezionale insieme, abbiamo avuto un bellissimo dialogo artistico per tutta la produzione e credo che il risultato si sentirà e si vedrà! Giovanni Zambito.

Festival delle Lettere, conclusa la XIII edizione con tema: Lettera a un cervello in fuga

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Si è conclusa con grande successo la XIII edizione del Festival delle Lettere, che si svolta il 14 e il 15 ottobre presso l’UniCredit Pavilion in Piazza Gae Aulenti a Milano.

“Lettera a un cervello in fuga” è stato il tema del 2017: lo scopo di questa edizione del Festival delle Lettere è stato quello di raccontare le storie di chi ha lasciato la propria casa e i propri affetti per costruire una nuova vita altrove. Le lettere arrivate quest’anno sono state 2145 e in 13 anni di Festival sono state oltre 23 mila le lettere ricevute: 5400 sono under 14, 4 anni il più giovane, 97 il più vecchio partecipante, mentre la lettera più antica è del 1846 e sono state oltre 27 mila persone agli eventi.

Irene Romano è stata proclamata vincitrice del “Lettera D’Oro 2017” durante la cerimonia di premiazione condotta da Omar Fantini, che ha visto trionfare anche Isabella Lanfranchi nella categoria Lettera a Tema Libero, Carola Alborali Guerra nella categoria Under 14 ed Elisa Verrazzo nella categoria Lettera Dolce.

Gli attori Cecilia Dazzi, Rosario Lisma e Teresa Romagnoli hanno letto e interpretato le lettere più belle di questa edizione.

Presentata anche la toccante lettera sulla vita di Giusy Versace, reinterpretata sotto forma di cartoon da Emanuel Simeoni, talentuosissimo disegnatore e direttore creativo di Comics&Business, che vanta importanti collaborazioni con realtà estere come la DC Comics per la quale ha disegnato Batman.

Protagonisti del Festival delle Lettere 2017 anche Eugenio Finardi, Joan Thiele, Bianco e le “Mamme dei cervelli in fuga” con il 1° Incontro Nazionale Live del blog ideato da Brunella Rallo e dedicato alle “mamme a distanza”.
Ospiti d’eccezione: Pamela Villoresi, che ha raccontato il proprio vissuto di cervello in fuga e madre di expat, e Giancarlo Bloise, che ha interpretato una breve piéce su sentimenti e cucina.
Il Festival si è poi concluso con “L’esercito delle cose inutili”, un elaborato teatrale autentico ed emozionante ispirato alle pagine dell’omonimo libro di Paola Mastrocola e interpretato da David Riondino e Rita Pelusio.

È stato infine annunciato anche il tema della prossima edizione del Festival delle Lettere: “Lettera a chi ha cambiato la mia storia”. Il bando sarà online sul sito ufficiale del Festival da mercoledì 18 ottobre.

Per info:

LUIGI SCHIAVONE, IL 27 OTTOBRE ESCE IL NUOVO ALBUM DA SOLISTA “A-NOVA”

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A distanza di 6 anni da “16 Steps to the Sky”, LUIGI SCHIAVONE torna a comporre solo per se stesso. Il 27 ottobre, infatti, uscirà “A-NOVA”, il nuovo album da solista del chitarrista.

Un disco nuovo nel senso più proprio del termine, col quale Luigi Schiavone non sovrascrive il passato, ma disegna un presente inedito: se “16 Steps to the Sky” raccontava l’infinitamente piccolo, esplodeva i significati più intimi di una vita ritirata, di una salita verso spazi privati, “A-NOVA” è la storia di come quei significati universali possono (devono) diventare la spiegazione dell’infinitamente grande. Così questo disco esplora il senso del viaggio in un mondo distante, che è però un interlocutore col quale trovare un posto davvero nostro: il luogo che ci aspetta al ritorno, al rientro alla base.

“A-NOVA” è un concept album composto da 11 tracce, ciascuna una contrazione e una dilatazione del cuore narrativo di una stessa storia.

Questa la tracklist completa dell’album: “Lift Off”, “Zero Gravity”, “Lounge Star”, “Chocolate Milky Way”, “High Rider”, “Farewell to Aldebaran”, “Orbital Re-Entry”, “Arp 87”, “Black Hole”, “Deep Space Bounty Hunting”, “(T)Eardrops”.

LUIGI SCHIAVONE (Roma, 8 settembre 1959) è un chitarrista italiano, per molti anni collaboratore di Enrico Ruggeri. Esordisce negli anni Settanta nei Kaos Rock, band molto conosciuta nell'underground milanese, con i quali pubblica due 45 giri e l'album W.W. 3 per la storica etichetta Cramps. Nel 1981, dopo la fine dei Kaos Rock, comincia la sua lunga collaborazione con Enrico Ruggeri, in occasione della realizzazione del primo album da solista del cantautore, “Champagne Molotov”. È il preludio al disco successivo di Ruggeri, “Polvere” (1983), il cui brano trainante, che dà il titolo all’album, ha la musica composta proprio da Schiavone, e permette a Ruggeri di iniziare a farsi conoscere al grande pubblico. Con questo LP nasce anche il nucleo storico degli Champagne Molotov: Luigi Schiavone e Renato Meli. Nel 1984 Luigi pubblica “C’è la neve”, il primo 45 giri degli Champagne Molotov. La band accompagna Ruggeri in tour ed è composta nella line-up definitiva da: Luigi Schiavone (chitarre), Renato Meli (basso), Stefania Schiavone (pianoforte), Alberto Rocchetti (tastiere) e Luigi Fiore (batteria). Quell'anno gli Champagne Molotov partecipano al Festivalbar, vincendo il Disco Verde, come miglior artista giovane. Nel 1985 gli Champagne Molotov partecipano al Festival di Sanremo, nella categoria dei giovani, con il brano “Volti nella noia”, sempre composto da Schiavone. Nel corso degli anni con gli Champagne Molotov, Schiavone continua a comporre anche per Enrico Ruggeri, passando per 4 album da solista del chitarrista (nel 1991 “La spina nel fianco”, con un contributo di Massimo Riva, nel 1993 “Animale”, nel 1997 “III” e, nel 2011, “16 Steps to the Sky”, il suo primo album completamente strumentale). Nel 1995 Schiavone suona le chitarre nel brano "Meravigliosa creatura" di Gianna Nannini. Nel 2008 suona in “Tear Down These Houses”, brano di Skin, colonna sonora del film “Parlami d’amore” di Muccino.
Insieme a Enrico Ruggeri, continua a comporre brani per tantissimi interpreti, fra i quali Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Anna Oxa e Loredana Bertè. Inoltre come musicista, ha suonato nei dischi di Gianna Nannini, Clandestino, Spagna e molti altri.


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Aldo Gallina in arte JONA a Fattitaliani: ogni opera deve essere colma di ispirazione. L'intervista

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Aldo Gallina in arte JONA, pittore, scultore, poeta, artista poliedrico, si racconta. Intervista di Andrea Giostra.

Aldo Gallina, in arte “Jona”, nasce a Soncino (CR) il 26 dicembre 1969, dove frequenta gli studi di grafica editoriale. Già da allora è forte in lui il desiderio di creare ed esprimere il suo talento attraverso varie forme artistiche quali la poesia, la musica, la pittura. Amante della natura, spesso vi si immerge per trarne ispirazione. Nel 1987 inizia a comporre canzoni per poi perfezionare la tecnica vocale al conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza. Lavorerà per anni come corista lirico nei più importanti teatri italiani. Nell’estate del 2015, dopo anni di ricerca artistica e sperimentazioni, inizia la sua carriera di artista poliedrico tramite una serie di concerti come cantautore abbinata all’esposizione delle proprie opere pittoriche, scultoree e di design. Nel 2015 pubblica il suo primo libro di poesie, “Angeli Udibili”, presentandolo in diverse città e promuovendolo attraverso partecipazioni a programmi televisivi. Collabora con musicisti affermati, ideando spettacoli multimediali di poesia, musica, video-proiezioni. Dal 2015 al 2017 partecipa a prestigiosi Reading Poetici in Italia, esponendo le sue opere in importanti mostre nazionali e internazionali.

Benvenuto Aldo e grazie per avermi concesso questa intervista, che sarà più una bella chiacchierata. Vado alla prima domanda. Ti ricordi quando hai deciso di fare l'Artista? Che età avevi? Cosa pensavi allora, da ragazzino sognatore, del mondo dell’Arte?

Ho dei ricordi dell’adolescenza molto vivi e emozionanti che riguardano il pulsare della mia creatività. I miei giochi preferiti erano quelli dove si poteva creare, costruire, immaginare scenari fantastici.
Crescendo, verso i 18 anni, ho iniziato a scrivere testi di canzoni e melodie, cominciando a compiere i primi passi nel mondo della musica, della poesia, dello spettacolo, speranzoso un giorno di poter far diventare questa mia passione anche un lavoro e uno stile di vita. La pittura è proseguita in parallelo a quella musicale, però sempre in un modo secondario, solo come mia esigenza di esprimere le mie emozioni in un altro modo. Invece la scultura e la poesia sono state una conseguenza naturale della mia crescita artistica e spirituale che si è concretizzata però in la negli anni.

Jona, io penso che oggi l’Arte debba riappropriarsi dell’importante ruolo che ha avuto nella storia della cultura occidentale a partire dagli antichi greci. Un po’ come sosteneva Aristotele, per esempio, nel Protreptico o Esortazione alla filosofia del 350 a.C.: «Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui». Per dirla con Serge Latouche, penso che l’Arte oggi debba recuperare la sua nobile funzione culturale, etica e morale, abbandonando la “gabbia” commerciale da obsolescenza programmata dove i cinici mercanti d’arte l’hanno rinchiusa. Qual è la tua prospettiva di artista rispetto a questi concetti che ho introdotto?

Sono d’accordo. Chi ha la fortuna di avere questa spinta creativa credo abbia il dovere di fare arte alta, nel senso che qualsiasi opere o scritti devono essere colmi di ispirazione. Se si cede a produrre solo per un discorso economico, stiamo parlando di commercio e non di qualcosa che può veramente toccare le anime e elevare il pensiero umano.

Saprai bene che nel mondo dell’Arte ci sono moltissimi giovani talenti che purtroppo non riescono ad esprimersi in questa società, pur avendo studiato nelle migliori scuole, perché il mercato dell’Arte è gestito prevalentemente da cinici mercanti d’arte e da affaristi che non hanno cura del talento ma solo del potenziale business. Da questo punto di vista accade spesso che questi giovani artisti vengano “schiavizzati”, con compensi irrisori, da “Grandi Artisti” che li trasformano in cosiddetti “Nigger”, fenomeno molto diffuso nei paesi anglosassoni (U.S.A., Inghilterra, Australia), ma adesso anche in Europa, e in Italia da un po' di anni a questa parte. La parola “Nigger”, lo saprai certamente, è il termine che nelle colonie americane del '600 veniva usato per indicare gli “schiavi”! Ed oggi, con un'accezione neo-realista, questo termine si ripropone soprattutto nel mondo della letteratura, della pittura e della scultura: non sarebbe mai possibile che certi autori scrivano e pubblichino due-tre libri-mattone ogni anno; oppure che Artisti delle arti figurative, realizzino centinaia di Opere ogni anno! Ma questa è un'altra storia che magari potremmo trattare in un'altra intervista! Comunque sia, quello che voglio chiederti è: Quando eri un giovane artista hai mai ricevuto questo genere di proposta? E insieme: Cosa pensi di questo brutto fenomeno del mondo dell’Arte che sta sempre più dilagando a livello planetario?

Bisogna distinguere l’arte da un discorso prettamente commerciale. Fortunatamente sono sempre stato fuori da queste dinamiche, sono sempre stato una persona che ha messo come priorità il fatto di essere libero di esprimermi senza avere delle pressioni da parte di nessuno, senza vincoli contrattuali. Se mai dovesse succedere farò in modo che ci sia un equilibrio morale e economico in queste collaborazioni artistiche e lavorative.

Oggi il mondo dell’Arte è invaso da tantissimi “critici-professionisti” che a mio modo di vedere spessissimo sono delle persone che non capiscono nulla e che spesso sono mossi da una sorta di “movente” quale quello che descrive benissimo Sigmund Freud nel suo saggio «“Coloro che soccombono al successo” (1916) … altrui» aggiungo io; e che il grandissimo genio pittorico di Jean-Michel Basquiat (1960-1988) descrive con queste parole: «Non ascolto ciò che dicono i critici d'arte. Non conosco nessuno che ha bisogno di un critico per capire cos'è l'arte.» Tu cosa ci dici in proposito?


Credo che un critico serio, che organizza e cura mostre o eventi culturali, abbia il compito importantissimo di fare una accurata selezione degli artisti. Poi spesso vengono proposte situazioni espositive in location magari molto prestigiose ma dove c’è un numero infinito di artisti partecipanti. Come può un visitatore approfondire la conoscenza dell’artista che espone un’opera se ha l’ansia di non riuscire a vedere tutte le opere. Quindi preferisco fare meno mostre di quel genere e concentrarmi in poche mostre ma curate meglio e dove l’artista può essere veramente conosciuto e apprezzato.

Sigmund Freud ha scritto diversi saggi sull’Arte … lo saprai di certo! Ma il concetto basilare era sempre lo stesso: «L’Arte è l’espressione più poderosa del profondo dell’animo umano. Attraverso l’espressione artistica possiamo sapere chi siamo veramente dentro la nostra anima!» Non è proprio una citazione! Ma è quello che ne ho tratto io da tutte le letture freudiane fatte sui temi dell’Arte, che in un certo qual modo riprende il grande genio d’Arte contemporanea Jackson Pollock (1912-1956) con queste parole: «Tutti noi siamo influenzati da Freud, mi pare. Io sono stato a lungo junghiano. La pittura è uno stato dell'essere. La pittura è una scoperta del sé. Ogni buon artista dipinge ciò che è.» Qual è la tua opinione in proposito per quella che è la tua esperienza di grande e affermato Artista contemporaneo?

Ogni opera che realizzo, ogni poesia che scrivo, nasce da un concetto importante di cui ne divento profondamente consapevole. Prima di arrivare a questo c’è però una continua ricerca, una curiosità di capire sé stessi, la vita, i comportamenti dell’essere umano e come una persona possa arrivare a fare azioni di un altruismo smisurato oppure rendersi colpevole di atrocità tremende.

Sai della mia grande passione adolescenziale per la letteratura russa, ed in particolare per Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1881) del quale ho letto tutto, che considero il vero padre della psicologia del profondo e che ispirò tantissimo Sigmund Freud nel concepire la psicoanalisi. Uno dei romanzi di Dostoevskij che amo di più è “Delitto e Castigo” (1886), dove si possono leggere queste parole: «Se avessi voluto aspettare che tutti fossero diventati intelligenti, sarebbe passato troppo tempo...Poi ho capito anche che questo momento non sarebbe arrivato mai, che gli uomini non cambieranno mai e che nessuno riuscirà a trasformarli e che tentar di migliorarli sarebbe fatica sprecata!». Dall’altra parte dell’Europa, a Palermo, sul grande frontale del Teatro Massimo, aperto al pubblico nel 1897, è incisa questa frase: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire».
Qual è la tua riflessione leggendo queste due bellissime frasi?

L’arte che nasce dall’ispirazione profonda, ci destabilizza, va a toccare le varie personalità del nostro carattere, ci ricorda che in noi vi è il male e il bene, sviluppare la parte migliore di noi, che è protesa verso un’armonia cosmica, è il nostro compito evolutivo. Quindi l’arte è il sentiero da percorre, da seguire, per arrivare a quel passaggio estremo con la certezza di non aver vissuto invano e di aver sparso durante il cammino tanto bene.

Sai bene che in qualsiasi professione non basta il talento, ma per diventare veri professionisti serve apprendere le tecniche di lavoro e tanta disciplina nell’imparare ad utilizzare i “ferri del mestiere”, un po’ come si faceva nel Rinascimento italiano con i cosiddetti Maestri d'Arte. Qual è stato il tuo percorso formativo, professionale e artistico da questo punto di vista?

Il mio percorso artistico formativo è pressoché inesistente, sono un’autodidatta in tutto quello che faccio di artistico. Credo che da un certo punto di vista sia una fortuna perché sono stato contaminato marginalmente. Imparare le tecniche comunque è molto importante, in base alle necessità o ostacoli che mi trovo ad affrontare, indirizzo le mie energie nell’approfondirle e nel studiarle, ma non è mai stata una mia priorità ho trovato sempre molto più divertente sperimentare tecniche istintive.

Chi sono stati i tuoi Maestri d'Arte che ami ricordare?

Ho una grandissima ammirazioni per Leonardo Da Vinci...

Chi sono stati, e chi sono, i tuoi modelli di Artista ai quali ti ispiri? Se ci sono, quali e perché?

Mi piace l’arte a 360 gradi. Non ho artisti preferiti. Mi sento molto vicino agli impressionisti, anche se non ho mai provato o cimentato a dipingere in quel modo. Amo che l’arte mi entri a livello inconscio, come una anfora lascio che entri e poi si trasformi in altre forme, altre immagini da plasmare e rendere visibili nel mondo reale attraverso le varie forme espressive che ho a disposizione.

A cosa stai lavorando adesso, Jona? Vuoi raccontarci qualcosa in anteprima delle tue prossime Opere e delle tue produzioni? Dove potranno vederle e quando i tuoi follower e i nostri lettori?

I prossimi mesi saranno ricchi di impegni molto gratificanti.
Il 15 novembre 2017, presso l’Ufficio d’Informazione a Milano del Parlamento, parteciperò ad un evento organizzato dalla Scrittrice Ketty Carraffa dove esporrò la mia scultura contro la violenza sulle donne e reciterò delle mie poesie tratte dal libro “Angeli Udibili”.
Dal 24 al 30 novembre 2017 sempre a Milano nello spazio espositivo SPAZIO PORPORA, farò una bella mostra bi-personale a Milano in compagnia della brava pittrice Maria Patrizia Epifania e la talentuosa flautista Elena Cecconi con la quale mi esibirò proprio nella serata inaugurale del 24 novembre con un nostro momento di poesia e musica
Sempre a novembre uscirà il mio nuovo libro di poesie “Relitti di debole luce”, e avrò l’onore di avere la prefazione a cura della bravissima scrittrice Caterina Guttadauro La Brasca.
La seconda settimana di dicembre 2017, invece, sarò con un mio dipinto nella sede prestigiosa del Parlamento Europeo a Strasburgo. La mostra sarà curata dalla Baronessa Maria Lucia Soares.


Adesso, Aldo, se ti fa piacere, descrivici qualcuna delle tue Opere che i nostri lettori potranno ammirare con una foto che allegheremo a questa intervista!

Tendenzialmente le mie opere trattano di temi sociali, quasi un voler esprimere la mia opinione su tante tematiche molto toccanti per la mia sensibilità.
Alcuni dei temi trattati sono l’anoressia, la lotta contro il fumo e la violenza sulle donne.

Se dovessi raccontare cos'è l'Arte a due bambini di dieci anni, con parole semplici e comprensibili a qualsiasi bambino di quell' età, cosa diresti loro per far capire questo mondo duro, difficile, ma al contempo incantato se visto dall’esterno da spettatori e da appassionati d’Arte?

A dei bambini gli spiegherei l’arte dicendogli che sono le immagini che vedono nella loro mente quando giocano con le bambole o con le macchinine, ma disegnate sulla tela, o plasmate con le mani nelle forme che desiderano. E aggiungerei dicendogli che se riescono a mantenere viva quella fantasia anche da grandi il mondo che dovranno affrontare sarà sempre bello anche se ci saranno i problemi.

Se invece ti venisse chiesto di spiegare cos’è la cultura cosa diresti?
Oggi questo termine è molto abusato, spesso impropriamente e con molta leggerezza, allora ho pensato che chi fa arte, che dal mio punto di vista crea cultura e crea bellezza, è la persona più adatta per darne una spiegazione frutto della sua esperienza professionale e umana insieme.
Tu come lo spiegheresti questo concetto così importante?

Vediamo … potrei pensare adesso a una definizione poetica: La cultura è una mano amica protesa che ci sorregge e contrasta la tendenza umana di sprofondare nello squallore della superficialità e indifferenza.

Se dovessi scegliere un colore tra il rosso e il blu, quale sceglieresti? E perché?

Qualche anno fa avrei detto il blu perché ricorda la profondità del cielo, il guardarsi dentro. Ora, l’ardore che provo è forte, la voglia di fare, di contribuire attivamente a cambiare qualcosa tramite le mie azioni, mi rende più vicino al rosso.

Adesso, Jona, per finire la nostra bellissima chiacchierata voglio farti una domanda che io amo molto: qual è il Tuo sogno nel cassetto che fin da bambino ti porti dentro e che oggi vorresti realizzare?

Il mio sogno nel cassetto è di uscire da quel cassetto e crearmi le condizioni per sentirmi finalmente un uomo libero.

Grazie Aldo per la tua disponibilità sottratta ai tantissimi impegni di lavoro che hai. Spero che questa chiacchierata sia piaciuta anche a te. Non mi resta che darti il mio … in bocca al lupo! … e alla prossima intervista.

Ti ringrazio Andrea queste tue domande hanno contribuito ancora una volta a capire qualcosa in più su me stesso e spero di aver dato qualche spunto riflessivo di crescita ai lettori. W LA VITA!

Per chi volesse sapere di più su Aldo Gallina-JONA, ecco alcuni link:

ANDREA GIOSTRA
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/
https://www.facebook.com/andrea.giostra.37 
https://www.facebook.com/andrea.giostra.31
https://plus.google.com/u/0/114620232579950145227
https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg


Bruxelles, mercoledì 18 ottobre Dibattito e proiezione del film "Nato a Casal di Principe" col regista Bruno Oliviero

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Intervengono al dibattito sulla sceneggiatura nel cinema italiano: Fabio Rossi, professore di Storia del cinema all’Università di Messina e Bruno Oliviero, regista.

Al dibattito segue la proiezione del film Nato a Casal di Principe ,

Amedeo Letizia è un ragazzo di vent’anni che sul finire degli anni ottanta si è trasferito a Roma da Casal di Principe per inseguire la carriera di attore. Sta appena iniziando a muovere i primi passi, tra un fotoromanzo e un ruolo sul piccolo schermo in una delle fiction più famose di quegli anni, I ragazzi del muretto, quando il fratello minore, Paolo, viene rapito da alcuni uomini incappucciati che ne fanno perdere le tracce. Amedeo torna nel suo paese d’origine, e sin da subito questo viaggio si rivela una discesa agli inferi del suo passato e nelle contraddizioni della sua terra. Poiché l’inchiesta condotta dai carabinieri si dimostra inefficace, si decide a intraprendere una sua personale ricerca: lo fa armato di un fucile e con l’aiuto del cugino Marco, un ragazzino di diciassette anni. I dettagli della scomparsa affiorano via via nel corso della vicenda che vede Amedeo aggirarsi per quel territorio che va dalle campagne al mare, passando per i laghi, all’affannosa ricerca di suo fratello. Insieme a Marco setaccia la zona senza sapere se cercare un cadavere o un luogo dove Paolo è tenuto prigioniero.


96'; V.O. ITA. 

In occasione della XVIIa Settimana della lingua italiana nel mondo – con tema: L'italiano al cinema, l'italiano nel cinema.

Sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Prenotazione obbligatoria qui.
Istituto Italiano di Cultura
38 Rue de Livourne
1000 Brussels

Adglow Italia: un successo la campagna Facebook BOT per promuovere Films of City Frames di Giorgio Armani

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La terza edizione di Films of City Frames, l'iniziativa globale promossa da Giorgio Armani e dedicata ai film maker di talento, si è svolta all’insegna del Tech, anche grazie alla collaborazione con Adglow, leader internazionale specializzato nel social advertising. Il format quest’anno è stato ospitato all’interno del South by Southwest Conference and Festival di Austin (Texas), un evento innovativo per il settore dell’intrattenimento che attrae e coinvolge un target giovane di persone interessate al digital e alle nuove tecnologie.

Adglow Italia, Marketing Partner di Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest e Snapchat, sempre all’avanguardia sulle nuove opportunità di social advertising, ha realizzato una delle prime campagne Facebook Bot per il settore Fashion & Luxury. Maurizio Boneschi, Sales Director di Adglow Italia ha commentato: “I chatbot permettono di sviluppare un’attività di marketing davvero evoluta, in grado di ingaggiare le persone in un contesto che offre interessanti opportunità di stabilire un dialogo diretto su pubblici molto profilati”.

Al fine di raggiungere questo target, Giorgio Armani ha pensato di sfruttare una tecnologia evoluta come il ChatBot di Facebook Messenger la cui promozione è stata affidata a una campagna internazionale su Facebook realizzata da Adglow Italia. Il principale obiettivo della campagna era trasferire il valore di un’iniziativa così prestigiosa, organizzata in collaborazione con Luxottica e Rai Cinema, a un nuovo pubblico di appassionati di contenuti multimediali di intrattenimento. Il primo passo è stato far crescere l’awareness di Films of City Frames, per stimolare il maggior numero di persone a recarsi all’evento, visitare lo spazio espositivo di Giorgio Armani e, nello stesso tempo, installare il ChatBot. Gli utenti tramite il ChatBot potevano dialogare direttamente con il brand ed essere coinvolti in molteplici attività di comunicazione. La campagna ha prodotto ottimi risultati: solo negli USA sono stati raggiunti quasi 5 milioni di utenti con oltre 75 mila click al ChatBot di Giorgio Armani, generando 8 mila nuovi messaggi e rispettivamente 11 mila risposte. 

Se da una parte la speciale installazione creata da Giorgio Armani nel centro di Austin ha ospitato la proiezione in anteprima dei corti Films of City Frames, dall’altra il ChatBot interattivo ha permesso non solo ai visitatori del Dome, ma anche a tutti gli appassionati in remoto, di esplorare i contenuti in tempo reale e di partecipare al contest. Numerosi gli utenti che hanno tentato di aggiudicarsi i premi in palio (il biglietto per l’evento e un paio di occhiali da sole Giorgio Armani) prima attraverso un quiz online sui corti proiettati e poi con un selfie da scattare in loco. L’interfaccia digitale ha inoltre consentito agli appassionati di vivere laDome Experience e, ovunque nel mondo, di scoprire i protagonisti dell’evento: i team che hanno creato i corti (gli allievi di prestigiose scuole internazionali di cinema che hanno raccontato momenti di vita e passioni universali prendendo spunto dagli occhiali della collezione Frames of Life), i film maker che li hanno diretti e gli occhiali stessi, al centro delle storie e indossati dai personaggi dei corti. Dal ChatBot è stato anche possibile accedere al sito Giorgio Armani, per ammirare le silhouettes della collezione Frames of Life e, volendo, acquistare il prodotto. Grazie all’idea di utilizzare il ChatBot la maison di moda “Ha voluto realizzare qualcosa di innovativo ed evoluto - spiega Boneschi - proprio perché si rivolgeva a target differenti da quelli solitamente coinvolti nelle campagne di comunicazione. Si tratta infatti di persone che frequentano il mondo del cinema e dell’intrattenimento appassionate di tecnologia, target che possono risultare molto interessanti per iniziative culturali caratterizzate dallo stile unico di un così importante brand del Fashion & Luxury”.

In un contesto ad alta valenza tecnologica come quello del South by Southwest Conference and Festival, Giorgio Armani ha quindi pensato a una soluzione che andasse al di là delle campagne tradizionali sia per presidiare l’evento che per tutte le attività di comunicazione. Da qui la decisione di affidare ad Adglow la realizzazione di una campagna su Facebook non solo per la vasta audience e per la sua capacità di profilazione, ma anche per la possibilità di coinvolgere le persone tramite la tecnologia offerta dal ChatBot di Messenger. “I ChatBot sono software che consentono ai brand un dialogo diretto e personalizzato con l’utente, tramite una serie di risposte programmate rispetto a un set up di domande rivolte all’agent - precisa Boneschi - questo offre ai brand l’opportunità di realizzare attività di marketing one to one immediate e molto efficaci. Tutto ciò all’interno di un contesto molto favorevole all’engagement come Facebook Messenger, piattaforma utilizzata ogni mese da un miliardo di persone abituate a scambiarsi i messaggi. La natura innovativa dell’iniziativa – conclude Boneschi – unita alla qualità dei contenuti e alle soluzioni tecnologiche evolute di interazione con gli utenti sono stati gli ingredienti del grande successo di questo progetto diGiorgio Armani”.


Adglow
Adglow è uno dei principali Marketing Partner di Facebook, Instagram, Snapchat, Pinterest e Twitter, presente in 15 paesi tra Europa, USA, LATAM, Asia e Africa. Adglow è leader a livello globale nello sviluppo di soluzioni evolute dedicate a massimizzare il ROI delle attività di social advertising. Grazie alla DSP proprietaria ADAM e la consulenza di un team di centinaia di professionisti, offre ai brand e alle agenzie una risposta efficace agli obiettivi di marketing sui social media.

ADGLOW ITALIA
Via Alberico Albricci 8
20122 Milano
+39 0249526408info.it@adglow.com

EMILIANA MORGANTE jewelry designer di BY.ME. L'intervista

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E’ nato tutto per caso, eppure oggi Emiliana Morgante sta raccogliendo i frutti del suo entusiasmo: il suo marchio di bijoux è in crescita e per la nuova stagione la jewelry designer ha in serbo tante sorprese.

Emiliana, raccontaci come nasce questa passione. Ho sempre avuto un’attenzione particolare per i bijoux che, secondo me, sono il condimento del look di una donna. Sono sempre stata attenta ad abbinarli con i vestiti e non uscivo di casa senza infilare il bracciale o l’anello giusto. Poi mi sono lasciata trascinare dalla passione e, seguendo l’esempio della mamma di un amichetto di mia figlia, ho iniziato a creare collanine e braccialetti. All’inizio erano molto rudimentali, ma con il tempo ho affinato la mia arte.

Parlaci del marchio By.Me. By.Me oltre che significare “fatto da me” sta anche per By. “M” come Morgante ed “E” con Emiliana ma anche Enrico, mio cugino col quale collaboro da un paio d’anni. Creativo ed ingegnoso, è un architetto, quindi bravo nel disegno e nella manualità, con uno spiccato senso del bello.

Qual è lo stile dei tuoi bijoux? E’ uno stile moderno, metropolitano, pensato per la donna city, la donna smart che ama uscire avendo addosso un accessorio che fa per la differenza. È un dark sobrio, perché prevalgono colori come nero bianco, grigio, bordeaux, blu e verdone. In estate abbiamo osato con colori più freschi, ma le nostre clienti prediligono accessori che non siano troppo colorati e appariscenti.

Non solo, bijoux: hai pensato anche ad una pochette! Sì, abbiamo avuto un ottimoDescrizione: 18664681_1902763363315314_67499748751323412_nriscontro con le nostre pochette realizzate con jeans e stoffe colorate, impreziosite da ciondolini, catenelle… Nella nuova collezione, invece, ci sarà un porta trucco in pelle.

Che materiali usi? I materiali sono ricercati ma non di valore. Ci piace spaziare tra una vastità di materiali: abbiamo usato la gomma, il vetro, l’alluminio, la pelle e il metallo. Ma anche il fimo, i lacci delle scarpe, i bulloni da ferramenta…

C’è anche una componente di riciclarte, dunque? Sì, per l’estate, ad esempio, abbiamo proposto bracciali e collane realizzate con bottiglie di plastica verdi, rosse e blu: le abbiamo tagliate a strisce e scaldandole con l’accendino e facendole arrotolare su se stesse abbiamo realizzato degli accessori molto particolari.

Come nascono le idee Spesso nascondo davanti al banco dei ninnoli girando in mercatini e ingrossi: ci lasciamo ispirare dai materiali e da ciò che vediamo. A volte nascono guardando le vetrine: non c’è mai nulla di copiato, ma alcune idee sono rivisitazioni di qualcosa che ci è piaciuto. A volte, ancora, realizziamo accessori guardando tutorial sul web.

Descrizione: 19149325_1912275545697429_1266063462223158251_nQuali saranno le tendenze della prossima stagione? Gli stilisti impongono colori e peculiarità riguardo ad alcuni abiti e accessori, ma le tendenze, in realtà, le creano le donne scegliendo ogni giorno cosa indossare. Noi ci rifacciamo a ciò che detta la moda, ma poi personalizziamo le tendenze a nostro gusto. Come colori, nella prossima stagione andranno molto il bordeaux e il verdone.

Ci sono donne di spettacolo che indossano i tuoi bijoux? Carmen Di Pietro. Ai nostri eventi, inoltre, hanno preso anche Maria Monsè, Milena Miconi e Nadia Rinaldi.
Sonia Russo

MALARIA: 650 CASI IN ITALIA OGNI ANNO. 2/3 AL NORD, 10% DI DIAGNOSI TARDIVE. VACCINO IN ARRIVO. FOCUS SU CHIKUNGUNYA E ZIKA

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In Italia si verificano 650-700 casi di malaria di importazione, ma negli ultimi mesi la cronaca ha sottolineato la possibilità di casi di malaria autoctona. E' vero tutto ciò? Nonostante l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l'Italia, nel 1970, un Paese "malaria free", ancora oggi persiste un fenomeno di "anofelismo residuo", cioè la presenza di zanzare Anopheles in alcune aree del nostro Paese, dal nome della zanzara che trasmette la malattia da un individuo infetto a un altro. Dagli studi più recenti, inoltre, pare possibile una reintroduzione della malaria da plasmodium vivax, sebbene gli ultimi casi balzati alla cronaca sono quella da falciparo, la forma più pericolosa per l'uomo.


IL CONGRESSO - I temi dell'infettivologia e delle emergenze attuali sono trattate approfonditamente durante il XVI Congresso Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che si svolge a Salerno sino al 18 ottobre. Durante l'appuntamento focus su tematiche quali HIV, epatiti, aderenza ai farmaci, vaccinazioni, malaria e chikungunya.

DOVE E COME - "Il rischio che la malaria torni ad essere endemica in Italia è molto basso - spiega il Prof. Spinello Domenico Antinori, Università degli Studi di Milano - Anche se in anni recenti sono stati segnalati, ad esempio in Grecia, casi di malaria autoctona. Tra le forme autoctone, cosiddette "criptiche", abbiamo registrato la malaria aeroportuale, a causa di zanzare che viaggiano con gli aeromobili, e che possono essere vettori della malattia nei pressi degli aeroporti, o quella da bagaglio. Molto rari, invece, i casi di trasmissione per siringa".

La maggior parte dei casi di malaria di importazione viene osservata al Nord, si parla di 2 casi su 3. In parte questo fenomeno può essere attribuito ad un problema di sottonotifica della malaria. Più semplicemente non vengono riportati tutti i casi al Ministero della Salute. Un fenomeno, quello della sottonotifica, che non dovrebbe superare il 5-6%, una percentuale che cresce nelle regioni meridionali. Le infezioni vengono maggiormente riportate in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio. Pochi gli episodi malarici nelle isole, maggiori in Sicilia. Nel Sud pochi casi in Puglia e in Campania.

CHI SONO I SOGGETTI MALARICI - "La malaria interessa soprattutto turisti e viaggiatori, circa un individuo su quattro - sottolinea il Prof. Antinori - Tutti gli altri sono soggetti dove la malaria è endemica: parliamo in special modo di un gruppo, quello definito VFR, ossia Visiting Friends and Relatives, vale a dire persone che vivono nel nostro territorio ma che ritornano sporadicamente nel loro paese d'origine. In questi casi, si tratta di individui con scarsa consapevolezza del rischio malarico che non effettuano la chemioprofilassi e hanno perso quella condizione di semiimmunità. Si tratta di casi che interessano soprattutto l'Africa subsahariana, e questo spiega perché in Italia circa l'80% dei casi di malaria di importazione sia da plasmodium falciparum. A volte ci sono episodi legati a trasfusioni di sangue, ma sono molto sporadici".

SINTOMI E DIAGNOSI DELLA MALARIA - Si tratta di una malattia con sintomi aspecifici, quindi si presenta con febbre o con una serie di sintomi simili all'influenza. Si tratta di una diagnosi immediata per un infettivologo, perché basterebbe associare l'aver fatto, nel breve periodo, un viaggio in Paesi dove la malaria è endemica per una diagnosi certa. Un semplice esame al microscopio permette in un'ora e mezzo di avere un riscontro definitivo. Occorre però fare molta attenzione, perché una diagnosi su dieci è tardiva, e questo può provocare serie complicazioni, per il singolo.

I DETTAGLI SUL VACCINO - Il vaccino ha passato le varie fasi di sviluppo ed é pronto per essere integrato nei programmi vaccinali di alcuni Paesi africani: Kenia, Ghana e Malawi. E' finalizzato a verificare su larga scala, più di 360mila bambini, le caratteristiche di fattibilità. Arriverà nei primi mesi del 2018.

"Si tratta di un vaccino imperfetto, che dura 3 anni - spiega il Prof. Francesco Castelli, Clinica di Malattie infettive e tropicali Università degli Studi – Spedali Civili di Brescia - e che garantisce una protezione del 30-40%. L'efficacia comunque garantirà di salvare decine di migliaia di vite. Evitare una morte su tre non è l'ottimale, ma comunque un punto di partenza. Per i viaggiatori rimangono invece le varie procedure profilattiche, per evitare il morso della zanzara e, laddove indicato, l'uso di farmaci".

CHIKUNGUNYA E ZIKA - Le malattie a trasmissione vettoriale sono delle infezioni estremamente diffuse nel mondo ed evidentemente risentono dell'epidemiologia del vettore. La Chikungunya ha interessato soprattutto Lazio e Roma, per via della zanzara tigre. Non importa la provenienza: colpisce sia italiani che stranieri. Ma occorre sottolineare che la durata del virus è estremamente ridotta, dai 5 ai 7 giorni, quindi è più facile che viaggi su un aereo e non su un barcone.  Si tratta comunque di una malattia poco sintomatica: febbre, dolori alle articolazioni e piccole eruzioni cutanee.

"Per creare un'epidemia ci vuole una contemporaneità di elementi che la possono provocare - spiega il Prof. Castelli - Questo negli anni scorsi non si è verificato, ma quest'anno sì. Ed è probabile che questa ipotesi si realizzi nuovamente nei prossimi anni, tanto in Italia quanto in altri Paesi del bacino mediterraneo. Si tratta di un problema di mobilità umana, con centinaia di migliaia di spostamenti ogni anno. Perché diventi endemica bisognerebbe trascurarla, quindi non si escludono piccoli focolai nei mesi estivi, ma il rischio di diffusione a livello epidemico è improbabile nel nostro Paese sia per la comparsa dei mesi freddi, sia per le essenziali pratiche di disinfestazione da adottare tempestivamente in seguito alla pronta segnalazione dei casi".

Per quanto riguarda la Zika, infine, dopo lo scalpore mediatico dell'anno scorso in prossimità delle Olimpiadi, non ci sono più segnalazioni, quindi le azioni contro le zanzare sembrerebbero essere stati efficaci. Non bisogna comunque abbassare la guardia, perché la lotta alle zanzare è molto complessa. In Italia, però, il rischio è ancora più basso, perché la zanzara tigre non è un buon vettore per questa malattia

"Peintures Collages", a Bruxelles le opere nomadi di Olivier Cadilhac: a Milano sono nate le mie prime opere di pittura

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A Bruxelles il 19 ottobre appuntamento con l'inaugurazione della mostra "Peintures Collages" di Olivier Cadilhac. L'esposizione dell'artista francese sarà visitabile fino al 22 ottobre a Chaussée de Vleurgat n° 81. 

Parigi, Vienna, Casablanca, Milano. Da vent'anni queste città, una dopo l'altra, cullano il quotidiano dell'artista francese Olivier Cadilhac.
È a Bruxelles, nuova tappa della sua vita da artista "nomade", che lui avverte il bisogno di deporre per un po' di tempo lo scalpello e gli altri strumenti della scultura, e dedicarsi alla pittura, a opere che comunque sono prossime alla scultura stessa.
Quadrati, cerchi, curve, pigmenti rossi blu gialli, ritagli e collage. Tutte forme inedite per Cadilhac, ma che sul filo del suo viaggio assumono un senso autentico nel suo lavoro artistico.
"Durante i suoi diversi soggiorni all'estero - dichiara l'artista a Fattitaliani - la scultura non ha mai smesso di far parte di me, ma il colore mi interrogava, mi attirava".
Com'è cambiata la sua espressione artistica nei diversi Paesi dove ha vissuto?
È a Milano che sono nate le mie prime opere di pittura ed è a Bruxelles che trovano una piena affermazione. Nella terra di Permeke mi raggiungono le luci e i sapori dei deserti marocchini. Le montagne d'Austria si elevano su sfondi rossi, gialli e blu. In questo paese nordico, le colline della Toscana si frastagliano, ocra su rosso, giallo su blu. 
Dopo Bruxelles la mostra farà altre tappe?
Desidero far conoscere questo lavoro oramai triennale nelle città francesi e in Europa. Molte opere, fra cui cinquanta quadri realizzati a Bruxelles, saranno esposti anche a Parigi, Lione, Grenolbe, Aix en Provence, Rennes, Douarnenez, Bordeaux, Périgueux. E anche a Milano, Vienna, Monaco, Casablanca, Londra...
Sono opere nomadi!

Roma, 19 ottobre presentazione progetto “FISCHIO” per lo sport che include e orienta: Istituto Magistrale “Caetani"

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Verrà presentato giovedì 19 ottobre alle ore 11, presso l’Istituto Magistrale “Caetani” di Roma in viale Mazzini 36, “FISCHIO” (acronimo per “Federazione Istituti per lo sport che include e orienta”), progetto pilota del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca finalizzato a migliorare il processo di inclusione scolastica.
L’iniziativa, attraverso l’attività fisico-motoria, nelle sue diverse espressioni, applicazioni e differenze contestuali, compresi giochi e laboratori, punta alla piena partecipazione di alunne e alunni con disabilità. Alla presentazione interverrà il Sottosegretario Vito De Filippo. Al tavolo dei relatori – moderati dalla giornalista Daniela Gambino – Giuseppe Zambito, coordinatore del gruppo di lavoro per il monitoraggio del progetto; Antonio Di Liberto, dirigente dell’Ufficio Politiche Sportive del Miur; Angela Indelicato, coordinatrice nazionale del progetto e Cosimo Guarino, Dirigente Scolastico dell’Istituto Caetani, scuola capofila. Porterà la sua testimonianza Arturo Mariani, calciatore e scrittore, componente della Nazionale Italiana Amputati. L’incontro prevede inoltre gli interventi dei vari rappresentanti della rete “FISCHIO”, costituita da associazioni, enti e dagli Istituti, che presenteranno i loro contributi.

Otto le Regioni italiane interessate. Numerosi le studentesse e gli studenti delle classi terze della scuola secondaria di I grado e delle classi prime della scuola secondaria di II grado coinvolti in attività sportive. “FISCHIO” punta al movimento come veicolo di benessere psicofisico e in quest’ottica prevede anche la creazione di uno spazio di ascolto, “SPORT HELLO”, che sarà installato in tutti gli Istituti aderenti e si candida a divenire punto di riferimento e di raccordo con il territorio. Qui si distribuirà materiale di promozione relativo al progetto, si evidenzieranno disagi e problematiche e si potranno lasciare messaggi in una bacheca. “SPORT HELLO” si occuperà anche di segnalare le strutture e le attività sportive presenti nel quartiere (palestre, associazioni sportive, scuole di avviamento allo sport, luoghi di aggregazione ecc.). “FISCHIO” sarà soprattutto espressione creativa di sé, per questo verrà lanciato un concorso di immagini relative allo sport e all’inclusione. Le foto più significative faranno parte di una mostra itinerante. Da segnalare infine la presenza, particolarmente significativa, all’interno della rete “FISCHIO”, delle scuole di Amatrice, Atri e Arquata del Tronto, Istituti segnati profondamente dall’ultimo terremoto. 

I canali social del progetto: 

Teatro di Villa Torlonia, dal 24 al 28 ottobre "INFUTURARSI - SCENE DI UN FUTURO POSSIBILE" con la Piccola Compagnia del Piero Gabrielli

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Dal 24 al 28 ottobre al Teatro di Villa Torlonia arrivano gli attori della Piccola Compagnia del Piero Gabrielli, 12 attoricon e senza disabilità provenienti dall’esperienza dei laboratori integrati, che saliranno sul palco per presentare Infuturarsi – Scene di un futuro possibileche, dopo essere andato in scena lo scorso giugno al Teatro Argentina in forma di saggio-spettacolo, è diventato una produzione del Teatro di Roma.

«L’idea di fare uno spettacolo sul futuro, ci ha portato in diverse direzioni, usando registri e stili diversi e, affinché questi elementi potessero coesistere, abbiamo realizzato uno spettacolo a quadri – racconta il regista Roberto GandiniCi sarà un’operina buffa intitolata “La fuga dei cervelli” in cui il protagonista Fausto, per non diventare un bamboccione, cerca di mettere in fuga il suo cervello ma il diavolo ci metterà la coda. Poi c’è una storia dicyberbullismo, che i ragazzi hanno inserito perché, come ha detto uno di loro - Sia che subisci, sia che fai il bullo, quelle storie ti fregano la vita - Stabilito che ci saremmo occupati di bullismo, dovevamo trovare il giusto finale. E qui ci è venuta in aiuto un’idea di Gianni Rodari usata nel libro “Dieci storie per giocare”, in cui in ogni racconto l’autore inserisce tre finali. Non abbiamo certo tralasciato il tema dell’amore, o meglio, della paura di non trovare amore; forse però bisognerebbe parlare di ansia d’amore, del timore di essere esclusi dal gioco dell’amore. Ci è sembrato interessante il paragone fatto da un ragazzo con disabilità che diceva di sentirsi come un soprammobile. Nel nostro spettacolo quel pensiero si è trasformato in una battuta: “Ogni tanto mi sembra di essere come una candela che nessuno accenderà mai, bella, intatta, con lo stoppino bianco. Ma le candele vanno accese, vanno consumate, se no a che servono, da soprammobile?”».
Il titolo dello spettacolo, Infuturarsi,nasce da un neologismo dantesco perché nel XVII° canto del Paradiso - verso 98 - Dante fa dire al suo antenato Cacciaguida - “s’infutura la tua vita / via più là che ‘l punir di lor perfidie” -  cioè gli consiglia di non perdere tempo a punire le perfidie altrui, ma di proiettarsi nel futuro. E a noi quel consiglio è piaciuto tanto.

La programmazione dello spettacolo si accompagna a due documentari che verranno presentati il 25 ottobre alle ore 17 (prima della messa in scena delle 19), due lavori che vedono in prima linea il Laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli: La Grammatica del Lavoroe Il Bullismo ti frega la vita.
La Grammatica del Lavoro è un documentario a cura di Roberto Gandini con riprese e montaggio di Gian Luca Rame.Il documentario racconta il percorso lavorativo di alcuni ragazzi, con e senza disabilità, all’interno dell’esperienza del Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli. I protagonisti del video, ex ragazzi “problematici”, ritornano nelle scuole dove spesso venivano discriminati o emarginati, per insegnare teatro in qualità di attori scritturati dal Teatro di Roma.Nel video vengono raccontate le peculiarità del Gabrielli, progetto unico nel suo genere, attraverso alcune interviste agli attori, immagini dei giovani attori al lavoro nelle scuole, e le testimonianze di esperti: Daniela Pavoncello ricercatrice Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), Prof. Fiorenzo Laghi docente Facoltà di Medicina e Psicologia “Sapienza” e Maria Irene Sarti Neuropsichiatra Infantile.
Il bullismo ti frega la vitaè nato nel corso del 2017 da una collaborazione tra il Laboratorio Gabrielli con Rai Cultura – Rai Scuola ed è andato in onda a fine settembre 2017 sul canale 146 del digitale terrestre e disponibile sulla piattaforma di Rai Play. Il Gabrielli si occupa dal 2008 del tema del bullismo con diversi progetti: Il Pedone Rosso, Scacco al bullo, Bulli di sapone documentari, backstage, Spot contro il bullismo, Storia di Cyberbullismo con tre finali.Questi progetti sul bullismo hanno tenuto conto delle azioni violente rivolte verso ragazzi disabili, cercando di coinvolgere non solo i ragazzi ma anche insegnanti e genitori. Questa esperienza viene messa a disposizione di sei scuole romane che aderiranno al progetto e che ospiteranno nelle loro sedi gli incontri laboratoriali. Ogni modulo consta di tre incontri: n.1 incontro con insegnanti e genitori e n.2 incontri di laboratorio teatrale.
 Dal 24 al 28 ottobre al Teatro di Villa Torlonia
 Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli

INFUTURARSI
scene di un futuro possibile
a cura di Roberto Gandini

con La Piccola Compagnia del Piero Gabrielli:
jessica bertagni , maria teresa campus, carlos garcia, fabrizio lisi, edoardo maria lombardo, chiara mercuri,
gabriele ortenzi, fabio piperno, emmanuel rotunno, simone salucci, giulia tetta, danilo turnaturi
Musica  Roberto Gori - scena Paolo Ferrari - costumi Loredana Maria Spadoni
consulenza specialistica Maria Irene Sarti - consulenza pedagogica Anna Leo
assistente alla regia Yonas Aregay - direttore di scena Paolo Ferrari - staff tecnico in collaborazione con Step
suggeritore  Luciano Pastori - foto di scena Achille Le Pera - coordinamento istituzionale Piero Gabrielli





Il Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli è un’attività promossa, finanziata e organizzata da
Roma Capitale - Assessorato alla Crescita Culturale e Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità solidale,
U.S.R. per il Lazio, Teatro di Roma - Teatro Nazionale

Produzione Teatro di Roma



Teatro di Villa Torlonia _ Via Lazzaro Spallanzani, 1A 00161 Roma
Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli:
info e prenotazioni   06 58 33 36 72

Durata spettacolo: 60 minuti
Spettacolo per ragazzi dai 14 anni
Orari spettacolo:
24 ottobre 2017 ore 11.00
25 ottobre 2017 ore 17.00
Presentazione dei video “il bullismo ti frega la vita” produzione Rai Cultura e
“La grammatica del lavoro” produzione Teatro di Roma
25 ottobre 2017 ore 19.00
26 ottobre 2017 ore 21.00
27 ottobre 2017 ore 10.30
28 ottobre 2017 ore 10.30

Ufficio Stampa Teatro di Roma
Amelia Realino _ tel. 06.684.000.308 I 345.4465117

Ufficio Stampa Roberto Gandini - Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli
Maya Amenduni +39 3928157943


Teatro Nuovo Milano, ALE E FRANZ dal 24 al 29 ottobre in “TANTI LATI - LATITANTI”

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Le relazioni umane: ecco il fulcro del nuovo spettacolo teatrale di Alessandro Besentini e Francesco Villa in arte Ale e Franz. “Tanti Lati - Latitanti”, in scena dal 24 al 29 ottobre al Teatro Nuovo di Milano, osserva in modo divertente e scanzonato l’intricata autostrada di emozioni e ragionamenti che siamo in grado di costruirci e costruire, mettendo a fuoco ciò che di comico e folle c’è nell’essere umano.
La soluzione? Ridere insieme delle manie, ossessioni e ingenuità che inevitabilmente sono presenti in ognuno di noi.
“Lati tanti - Tanti lati” della vita e degli uomini. A conoscerli tutti come sarebbe più semplice poi capirsi. Ogni incontro nasce da una coppia. Ogni dialogo nasce da un incontro. Ad ogni azione verbale e non, corrisponde una risposta…quella dell’altro. È così che si esplora il mondo delle relazioni a cui Ale e Franz, come coppia, da sempre si ispirano. L’inesauribile materiale umano è sempre il punto di partenza da cui tutto nasce. Di tutto può parlare l’uomo. Tutto può smontare e rimontare il ragionamento umano. Poi…il sottolineare le cose in base alle diverse angolazioni in cui ogni persona le osserva, diventa il segreto per ridere di noi stessi.
Uomini scaltri, uomini dubbiosi, uomini saggi, uomini risolti, uomini strani. Tutti uomini, però! Uomini che ci faranno ridere con la loro unicità e umanità. Lati tanti - Tanti lati in cui riconoscersi e fingere di non vedere che siamo proprio noi questi uomini. Noi con i nostri modi di vivere, di pensare, i nostri tic e le nostre ingenuità e virtù, le nostre forze e la nostra inesauribile e unica follia.

Un vedersi allo specchio, un cercarsi e riconoscersi tra la folla e ridere (tanto) di gusto insieme.”

TANTI LATI - LATITANTI
scritto da Alessandro Besentini, Francesco Villa,
Antonio De Santis e Alberto Ferrari
regia di Alberto Ferrari
Teatro Nuovo di Milano
piazza San Babila
Dal 24 al 29 Ottobre
ore 20.45 domenica ore 15.30
per info e prenotazioni tel. 02.794026
biglietti. Settore Giallo 39.50€
Settore Blu 34.50€
Settore Verde 29.50€
www.teatronuovo.it

Teatro Massimo di Cagliari, Michela Murgia il 20, 21 e 22 ottobre in "Quasi Grazia" regia Veronica Cruciani

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QUASI GRAZIA La mia idea, direi la mia ossessione, era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne.
Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione “semplicemente” letteraria, quanto di una rappresentazione vivente. (Marcello Fois) Con queste parole lo scrittore nuorese Marcello Fois evoca Quasi Grazia, il suo “romanzo in forma di teatro”, in cui viene immortalata la figura di Grazia Deledda in momenti cruciali della sua biografia: dalla ventinovenne indocile, alle prese con la sua Nuoro di inizio Novecento, passando per il distacco – tra correnti emotive alternate – dalla Sardegna, fino a quando, autrice controversa e di grande successo, ottiene il premio Nobel per la letteratura, il primo conferito a una donna italiana. Come suggerito da Fois, Michela Murgia interpreta il personaggio di Grazia Deledda e nella rappresentazione vivente orchestrata dalla regista Veronica Cruciani, questa sovrapposizione viene radicalizzata e portata ai massimi termini. Così Cruciani scandisce le sue scelte: «La presenza di Michela Murgia, per la prima volta in scena, non è casuale; sarda, scrittrice e attivista per i diritti delle donne, era ideale per generare un effetto doppelganger, in cui la sua figura di donna contemporanea e quella della ragazza sarda del ‘900 si richiamassero continuamente come in un controcanto». La forza del testo viene inoltre espressa e vivificata sulla scena dalla presenza di: Lia Careddu – anima storica del Teatro di Sardegna – nel ruolo della madre di Grazia, nonché Super Io severo; Marco Brinzi nei panni del devoto marito Palmiro Madesani e Valentino Mannias – Premio Hystrio alla vocazione 2015 – che snoda la sua interpretazione sui ruoli del fratello Andrea, di Ragnar, giornalista svedese e Stanislao, tecnico di radiologia. La regista opera una scrittura scenica che indaga i diversi piani di rapporto tra realtà e atto creativo, restituendo una drammaturgia per quadri a partire dalla traccia del testo di Fois, su cui opera delle sezioni visionarie e immaginifiche, scaturite dall’incrocio con le novelle di Deledda, «tirando in campo tutto il suo immaginario onirico e portando una ventata di magia e di letteratura viva sulla scena» L’operazione raccoglie una pluralità di talenti e assolve al compito politico di conferire voce a una scrittrice libera, controversa, emancipata – come rileva Michela Murgia: «È infatti evidente che Deledda per realizzare sé stessa abbia pagato, oltre ai sacrifici personali, anche un altissimo prezzo sociale: enorme su di lei la diffidenza radicale del mondo letterario italiano[…]La sua storia di determinazione personale è un paradigma non solo per le donne di tutti i tempi, ma per chiunque voglia realizzare un sogno partendo da una condizione di minorizzazione». Constatata la necessità politica di fornire una genealogia femminile, composta dalle vite delle donne che hanno deviato dai percorsi imposti dall’egemonia maschile, Quasi Grazia raccoglie l’eredità della scrittrice sarda in una rappresentazione densa e originale, impreziosita inoltre dalle scene e dai costumi di Barbara Bessi, che riproducono e stilizzano uno spazio mentale, dalle sintesi sonore di Francesco Medda, in arte Arrogalla – che ha montato in chiave elettronica i suoni campionati dagli ambienti della Sardegna – e dal disegno luci composito di Loic François Hamelin e Gianni Staropoli.
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