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Il personaggio, Francesco Caro Valentino: uno showman Italiano che si è fatto conoscere in tutto il mondo

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Uno showman Italiano che si è fatto conoscere in tutto il mondo: Francesco Caro Valentino.

Francesco Caro Valentinoè uno showman che si è esibito in tutto il mondo. Ha fatto conoscere l'Italia e le canzoni Italiane ma non solo. Ha vinto premi importanti ed è ambasciatore del festival di Velletri.

La sua carriera inizia da emigrante negli Stati Uniti alla fine degli anni 60.
Grazie alla sua bravura si fa subito notare oltre che per la sua prestanza fisica per la timbrica della sua voce.
Incide cosi per la CBS e la Apollo record alcune canzoni.
Approda quindi quasi subito a Las Vegas dove si esibisce nei locali più in voga.
Presto si interessano di lui sia le radio che le tv ed arriva al ''Joe Frankyn Show''.
Si esibisce quindi anche a Telemontecarlo facendosi conoscere anche in europa.
Arrivano recensioni lusinghiere da parte di molti giornalisti.
Diventa protagonista quindi insieme a Ray Anthony ed Abbe Lane in ''Las Vegas Extravaganza''. Questo prestigioso spettacolo era stato creato proprio per lui ed era il capolista.
Seguiranno numerose tournée a livello Internazionale.
Molti spettacoli sono stati fatti a scopo umanitario.
Francesco Caro Valentino che canta in 5 lingue non dimentica mai le persone meno fortunate e regala a loro sempre un sorriso.
Più recentemente è stato insignito del prestigioso titolo di ''Ambasciatore della canzone Italiana del Mondo'' in occasione del festival della canzone di Velletri.
Nel 2013 arriva un altro importante riconoscimento: il Premio Barocco per la musica.
Poi ancora altri riconoscimenti come nel 2016 ''Storie di donne nell'occhio dell'arte'' ed altri ancora.
Recentemente ha addirittura recitato un cameo nel film ''Partendo da Venezia'' di Fernando Mariani .
Ora prosegue la sua carriera a cavallo tra Stati Uniti ed Europa.
Fra poco ci saranno nuove partecipazioni televisive: aggiornamenti sui vari social network.

Teatro della Cometa, dal 4 al 22 ottobre FIORE DI CACTUS con Benedicta Boccoli e Maximilian Nisi

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Un grande classico del teatro. Una deliziosa commedia di situazioni spassose e divertenti malintesi.

Da un ispido cactus può sbocciare un fiore di straordinaria bellezza, mentre le bugie hanno sempre le gambe corte, specie se chi le racconta vive eternamente nella menzogna. Uno straordinario testo che è diventato ormai un classico della commedia "brillante", un filone teatrale che non è assolutamente da considerarsi "minore", in quanto ha modalità e criteri di realizzazione spesso complicatissimi. Questo tipo di teatro non ha solo la fortuna di avere grande presa sul pubblico, ma spesso riesce a raccontare, senza darlo troppo a vedere, grandi verità sulla vita, sull'amore, sul dolore e su tutte le debolezze umane. 
Fiore di cactus alterna momenti sentimentali ad altri più scanzonati con grande naturalezza, andando dritto al cuore del pubblico, attraverso una serie di bizzarre storie d’amore che sbocciano fra situazioni fra le più "spinose".
Il dentista Giuliano Foch, scapolo convinto, per evitare il matrimonio fa credere alla sua amante Tonia di avere moglie e tre figli. Ma quando la donna, a causa di un appuntamento mancato, tenta goffamente di togliersi la vita e viene salvata da Igor, il vicino di casa, Giuliano preoccupato promette di sposarla. Prima però dovrà fingere di divorziare, ma la scrupolosa Tonia vuol esser certa che la moglie del dentista non abbia nulla in contrario e chiede di conoscerla personalmente. Giuliano, prigioniero delle proprie bugie, è costretto a inventarsi una consorte per presentarla a Tonia; la trova in Stefania, la sua burbera infermiera, che dopo alcune infelici esperienze sentimentali si è trasformata in una specie di ispido cactus. Alla fine, dopo uno spassoso gioco di divertenti equivoci, il castello di bugie crollerà, e le “affinità elettive” fra i vari personaggi finiranno per trionfare.

DURATA: 150 minuti con intervallo

Teatro della Cometa  - Via del Teatro Marcello, 4 – 00186
Orario prenotazioni e vendita biglietti:  dal martedì al sabato, ore 10:00 -19:00 (lunedì riposto), domenica 14:30 – 17:00 - Telefono: 06.6784380
Orari spettacolo: dal martedì al venerdì ore 21.00. Sabato doppia replica ore 17,00 e ore 21,00. Domenica ore 17.00. Costo biglietti: platea 25 euro, prima galleria 20 euro, seconda galleria 18 euro.
RIDUZIONI PER I LETTORI DI MEDIA&SIPARIO e SALTINARIA 
4 | 22 OTTOBRE 2017
Benedicta Boccoli e Maximilian Nisi
FIORE DI CACTUS
di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy
e con Anna Zago – Piergiorgio Piccoli/Daniele Berardi - Thierry Di Vietri - Matteo Zandonà - Anna Farinello - Ilaria Pravato - Federico Farsura
Regia: Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese
Musiche A Cura DI Stefano De Meo
Scenografia Adriano Pernigotti
Realizzazione Scene Palcobase
Luci e Fonica Samuel Donà
Costumi Rosita Longhin
Direzione Tecnica Claudio Scuccato - Sia Idee
produzione Teatro de Gli Incamminati
e THEAMA Teatro
                                      
Benedicta Boccoli e Maximilian Nisisaranno i protagonisti al Teatro della Cometa dal 4 al 22 ottobre diFIORE DI CACTUSdiPierre Barillet e Jean-Pierre Grédy. In scena:Anna Zago, Piergiorgio Piccoli/Daniele Berardi,  Thierry Di Vietri, Matteo Zandonà, Anna Farinello, Ilaria Pravato, Federico Farsura; la regia è di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese.

L’AUTORE Il mestiere della musica, Mara Maionchi Presidente di Giuria alla finale del concorso

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È giunto alla fase finale il concorso per autori e compositori “L’Autore - Il mestiere della musica” promosso da Edizioni Curci e Officina della Musica e delle Parole in collaborazione con Art&musica.
Si sono appena concluse le selezioni che, tra tutte le proposte ricevute, hanno determinato i sedici partecipanti alle semifinali. Tutto il materiale ricevuto è stato ascoltato dalla commissione artistica composta da Claudia Mescoli (General Manager Edizioni Curci), Alberto Salerno (Officina della Musica e delle Parole) e Andrea Zuppini (Art&musica).

-          Gabriele Avogadro
-          Francesco Camin
-          Cristopher Diluca
-          Benvenuto Lantillo
-          Martina Lo Visco
-          Alessandra Machella
-          Danilo Morello
-          Matteo Pace
-          Fabio Pizzoli
-          Luca Sala
-          Andrea Sandoni
-          Federico Sapia
-          Martina Vinci
-          Francesca Xefteris
-          Annachiara Zincone
-          Enrico Zoni


Questi  i nomi dei 16 semifinalisti che parteciperanno alle prime due serate che si terranno al Teatro Tertulliano (Via Tertulliano 68/70, Milano) il 9 e 10 ottobre 2017 e che determineranno gli 8 autori che avranno accesso alla finale che si terrà l’11 ottobre al Teatro Arsenale (Via Cesare Correnti 11, Milano).  
Le serate sono su invito.

Ospite d’eccezione sarà Mara Maionchi, che avrà l’incarico di Presidente di Giuria nella serata finale del contest con cui verrà assegnato un contratto editoriale del valore di €. 4000. 
Gli altri componenti della giuria di qualità saranno: Alfredo Gramitto Ricci (CEO & Managing Director Edizioni Curci), Claudia Mescoli (General Manager Edizioni Curci), Alberto Salerno (Officina della Musica e delle Parole), Andrea Zuppini (Art&Musica), Luca Chiaravalli (autore e produttore), Niccolò Agliardi (autore e cantautore), Bungaro (autore e cantautore), Dario Giovannini (Managing Director Carosello Records).

Moltissimi gli iscritti a questa prima edizione dell’interessante iniziativa che offre l’opportunità agli autori di tramutare il proprio talento in professione. Il primo classificato, infatti, vince un contratto editoriale con Edizioni Curci per un anno, con l’opportunità di lavorare al fianco di grandi autori del roster della storica casa editoriale tra i quali Niccolò Agliardi, Bungaro e Luca Chiaravalli. 

E’ possibile vedere quali autori hanno superato la prima fase del concorso sulla pagina facebook e sul sito della manifestazione:



“L’AUTORE - Il mestiere della musica” - l’occasione per chi, non solo ama la musica, ma vuole trasformare il proprio talento in una professione.

Maurizio Crozza imita Giuliano Pisapia: "Minchia". Dal 22 settembre "Fratelli di Crozza" su Nove

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(video) Un altro personaggio inedito anticipa la nuova stagione di “Fratelli di Crozza” da venerdì 22 settembre alle 21:15 su NOVE (canale del gruppo Discovery Italia al tasto 9 del telecomando).  

Nella nuova stagione, alla parodia di Marco Minniti - Ministro dell’Interno che porta alla sinistra una serie di nuovi slogan tra cui il lapidario “Se noi del PD vogliamo vincere le elezioni, non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti” -e a quella di Vittorio Feltri si aggiunge un nuovo personaggio: Giuliano Pisapia, alle prese con la presentazione del suo nuovo soggetto politico “Minc …”.

“Fratelli di Crozza” è prodotto da ITV Movie per Discovery Italia. È un programma di Maurizio Crozza, Andrea Zalone, Francesco Freyrie, Vittorio Grattarola, Alessandro Robecchi, Alessandro Giugliano, Claudio Fois e Gaspare Grammatico.  La regia è di Massimo Fusi,  scenografia di Marco Calzavara e fotografia di Daniele Savi. Produttore esecutivo per ITV Movie è Patrizia Sartori.

ALDO GALLINA in arte JONA, UN UOMO DAGLI OCCHI DA BAMBINO. Intervista al poeta, scultore, artista, sportivo

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Aldo Gallina in arte Jona nasce a Soncino nelle terre del cremonese. Artista poliedrico crea attraverso tutto ciò che fa parte della parola arte, quindi musica, pittura, poesia, scultura. Nel 1987 inizia a comporre canzoni. Si perfeziona al conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza.
Lavora per alcuni anni come corista lirico nei più importanti teatri italiani.  Nel 2015 il suo primo libro di poesie " Angeli Udibili"... " Il fiore che ho dentro non esiste nella realtà ma se si sente amato e fiorisce quando lo immagino".Questa è una delle sue poesie e già  qui si possono intuire delle peculiarità di Jona, quasi che con queste parole neghi qualcosa che invece desidera. Nel 2015 a Palazzo Cerioli espone una Mostra/concerto " A due passi dal fiume ". Concerto con 14 musicisti, poesie, dipinti e sculture. Sempre nello stesso anno fa un "a solo" recitando le sue poesie accompagnato da un'arpa. Da qui dipartono mostre collettive.  Nel 2016 alla  TRIENNALE DELL' ARTE CONTEMPORANEA di VERONA partecipa ad una  Mostra collettiva esponendo la sua scultura " RESPIRO NERO" per la quale riceve un riconoscimento da parte del Prof. Paolo Levi ed un incontro con VITTORIO SGARBI. Si susseguono altre mostre tra cui "IL CANCELLO" contro la violenza sulle donne. È una donna con una sola gamba, privata del sesso, chiusa drammaticamente in una gabbia...." Colpo dopo colpo hai percosso il mio corpo come fosse un'incudine, costruendo quel cancello che ora ti separa ….". Scultura e parole forti, dure ma che finalmente danno un vero senso al dolore drammatico di ciò che io ormai definisco una vera e propria "mattanza " nei confronti dell'essere femminile.  Con questa scultura Jona espone all' estero all'ART SHOPPING CENTER COTE D'AZUR CANNES  2016 vincendo il primo premio "THE BEST OF SALON" come migliore artista del Salone. Nel 2017 espone la sua prima Mostra personale al FESTIVAL DEL NUOVO RINASCIMENTO  a Lucca, proponendo durante il vernissage  l'anteprima del suo spettacolo poetico/musicale "ANGELI UDIBILI" in perfetta simbiosi artistica con la flautista di fama internazionale Elena Cecconi.

Aldo Gallina è anche uno sportivo. 30 anni di calcio per poi avvicinarsi alla sua vera passione sportiva: l'atletica come velocista. All'età di 43 anni in modo agonistico fa i primi passi nel mondo dell'atletica. Nel 2014 partecipa ai campionati italiani Master a Modena.  Conquista il tredicesimo posto nei 100 metri piani categoria SM45. Da lì un'escalation continua di primati personali e partecipazioni a Campionati europei e mondiali.  Nel 2015 ottiene il sesto posto assoluto nella classifica nazionale italiana SM45 nei 100 metri.  Dopo alcuni infortuni e fermi forzati ha deciso di ripresentarsi nel 2018.  
Si tratta di un assoluto Highlander.  Pensavo fosse complicato intervistarlo.
Ho incontrato Aldo Gallina in un locale di Milano. Sono seduta al tavolo e all'improvviso arriva quest' uomo in jeans, camicia nera e con un gran sorriso. Certamente un bell'uomo. Semplice, generoso. La nostra non è stata la classica intervista ma una chiacchierata. Jona ha avuto un percorso impegnativo. È sensibile, avvicina il dolore dell'altro senza paura. Il suo libro di poesie è impressionante.  Riesce a sintetizzare  in pochi versi  discorsi interi. Possiede il talento della sintesi. Le sue sculture non sono solo coinvolgenti ma palesando una forte indole passionale, non visibile apertamente ma raffinata, da scoprire. È curioso, parla con le sue opere d'amore ma in senso universale. Un uomo sempre in cammino. Jona è un velocista nello sport e un velocista artistico. Uomo gentile, non ostinato, estroverso quando lo decide lui. Crede fermamente nel suo lavoro. No so se un giorno riuscirà a vivere la sua arte concedendosi degli spazi.  Glielo auguro perché forse non sa che è nato artista e questo niente e nessuno potrà portarglielo via.
RICORDI A CHE ETÀ HAI SCOPERTO LA TUA PASSIONE?
E’ nato tutto un pomeriggio d’estate, passeggiando davanti alla vetrina di una libreria sono stato letteralmente folgorato da un libro “ lo sviluppo transpersonale” e l’ho subito acquistato. Forse ero gia’ in una fase di ricerca interiore. Quella lettura mi ha  aperto un canale diretto con la mia anima permettendo alla mia creativita’, alla mia sensibilita’ di emergere e manifestarsi con l’arte, la musica.

OGGI SEI UN UOMO, UN ARTISTA APPREZZATO NELL' AMBIENTE. HAI VINTO PREMI IMPORTANTI. HO LETTO TUTTI APPREZZAMENTI  NON POSITIVI NEI TUOI CONFRONTI MA ADDIRITTURA DI AFFETTO. COSA PENSI DI TUTTE QUESTE COSE BELLE CHE DICONO DI TE?
Sono molto felice perché tutte queste manifestazioni d’affetto mi fanno comprendere che sono stato capito, che la verita’ e la sincerita’ con cui mi approccio all’arte traspira nelle mie opere e si diffonde su livelli piu’ sottili di comprensione.

IL TUO LIBRO DI POESIE "ANGELI UDIBILI"È STUPEFACENTE E COSÌ LE TUE SCULTURE, I TUOI QUADRI. TU MI PARLI DI COSE STRAORDINARIE CON UNA SEMPLICITÀ DISARMANTE. SEI UMILE.  VIVI TUTTO CON ESTREMA NORMALITÀ, MA NON È COSÌ.  DA DOVE ARRIVA QUESTO TUO TALENTO?
Pur considerandomi una persona umile, questo talento si chiama creatività. Credo di averlo sempre avuto. Persino nei periodi più nebulosi della mia vita, questa energia pulsava, reagiva, cercava di ribellarsi alla mancanza di potersi esprimere.

MOLTI ARTISTI DICONO CHE PER DIVENTARE UN GRANDE ARTISTA DEVI SCEGLIERE: O IL LAVORO O L'AMORE. PENSI CHE CHI HA FATTO QUESTA SCELTA DI VITA ABBIA TORTO O RAGIONE. TU COME TI PONI?
Come tutti gli artisti vorrei vivere della mia arte senza scendere a compromessi. L’amore… io cerco l’amore, il bene universale che può’ arrivare anche attraverso una compagna, la nascita di un figlio. Sicuramente nella mia vita per essere felice non potrà’ mancare l’arte, la musica, viaggiare, la natura, il rapporto con le persone.

SONO RIMASTA MOLTO IMPRESSIONATA DA DUE DELLE TUE SCULTURE “IL CANCELLO” e “ IO BAMBINA”.  CE NE VUOI PARLARE?
La scultura IL CANCELLO è nata dalla visione di un documentario molto crudo sulle popolazioni del Centro Africa degli anni '70. Erano scene impressionanti di mutilazioni genitali verso giovani donne. Mi sono subito immedesimato e sono nate delle immagini nella mia mente. La necessità di chiudere con forza quelle mie gambe fino a farle fondere in una e di conseguenza non avere più il sesso e far terminare quella sofferenza fisica e psicologica. La donna è però avvolta da una specie di gabbia ed il motivo di questa gabbia è racchiusa nella mia poesia “IL CANCELLO”.

“IO BAMBINA” invece è la scultura contro un certo sistema, una Società che porta queste giovani ragazze ad avere disturbi alimentari. Anche in questa scultura ci sono dei particolari non visibili ma importantissimi. I muscoli di questa pseudo-modella anoressica sono costruiti da un insieme di cannette di plastica che simulano le vene, dove al suo interno non vi è sangue ma dello champagne simbolo di lusso unito al degrado fisico. Legata indissolubilmente a questa scultura c’e’ una poesia che ha lo stesso titolo dell’opera. ”In quel passo forzato deglutisco me stessa”.(foto n6)

SICURAMENTE PER LA TUA ARTE AVRAI DOVUTO FARE DELLE RINUNCE. PERCHÉ NELLA VITA SI ARRIVA SEMPRE A QUEL FAMOSO BIVIO DELLA STRADA DA SCEGLIERE.  QUALI SONO STATE LE TUE RINUNCE?
Per l’arte io ho investito molto economicamente, lo studio del canto, i viaggi in Italia e all’estero per esporre nelle mostre collettive. Oggi però mi ritrovo contento di aver percorso quella strada che mi sta regalando felicita’ e che da un senso a questa vita.

JONA QUESTA NOSTRA CHIACCHERATA COME VORRESTI CONCLUDERLA? VUOI DIRE QUALCOSA A CHI TI LEGGERÀ?

Certo avrei tante cose da dire, ma vorrei salutare con una poesia che racchiude in sé il mio desiderio, quello di rimanere un artista semplice, vero, sincero. “VOGLIO ESSERE”: “Voglio essere irriconoscibile, spettatore della mia arte, libero di essere in ogni momento un altro me stesso”.

Ringrazio Jona per la sua generosità nel concedersi, nel parlare della sua arte. Nell'avermi donato il suo libro con una dedica non generale come ormai in troppi fanno ma concentrandosi su di me. Per me è stato un onore conoscere un vero artista . Un uomo con gli occhi da bambino.

SARA TACCHI
facebook  SARA TACCHI
          Instagram saratacchii
I lettori che volessero conoscere più approfonditamente Jona potranno seguirlo attraverso i suoi link: www.jona.tv. Per informazioni : info@jona.tv, facebook aldo  gallina jona

Cara “pancetta sexy” addio, per una donna su 2 torna la voglia di tartaruga: i 10 sex symbol

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Sono finiti i tempi della tanto amata “pancetta sexy”, oggi il 54% delle donne punta i piedi ed ammette di preferire l’uomo con la tartaruga.
Il gentil sesso si rivela così sempre più esigente e selettivo: non a caso i sex symbol più amati dalle donne come Chris Hemsworth, Ryan Gosling fino o Matthew Mcconaughey, hanno in comune un fisico tonico, ma soprattutto allenato. Ma quali sono i trucchi per avere la tanto desiderata tartaruga? Secondo gli esperti, l’uomo deve saper unire l’attività fisica costante (82%) ad una dieta mirata (75%). E se questo non bastasse, la tecnologia diventa la soluzione ideale: un esempio è la crioadipolisi, trattamento di rimodellamento del corpo che avviene tramite il congelamento del tessuto adiposo in eccesso. Infatti il “raffreddamento” del grasso nella zona addominale e la sua conseguente riduzione, uniti a sport e sana alimentazione, permettono agli uomini di raggiungere risultati sorprendenti.
É quanto emerge da uno studio condotto da Renaissance Lab, l’osservatorio sulle tendenze legate al mondo della medicina estetica, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1.200 donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni e su un panel di 30 esperti di medicina estetica, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate per capire cosa vogliono le donne dagli uomini.
“Negli ultimi anni c’è stato un forte aumento della richiesta di trattamenti estetici da parte degli uomini, in particolare nella zona addominale – afferma il dott. Paolo Giovanni Arca, direttore della Arca Medical Aesthetic di Olbia -. Per ridurre le adiposità localizzate in questa zona del corpo, io utilizzo il dispositivo Cooltech che si basa sulla crioadipolisi, ovvero la riduzione del grasso in relazione alle variazioni di temperatura. Con questo trattamento le cellule adipose vanno incontro ad una cristallizzazione selettiva e così il grasso si riduce. Oltretutto c’è una differenza fondamentale rispetto agli altri trattamenti di body shaping: infatti con una sola seduta si possono già vedere i risultati. Il trattamento di crioadipolisi è indicato per le adiposità localizzate, come nella zona addominale maschile, dove il grasso di deposito è molle. A distanza di 4-6 settimane si iniziano a vedere i primi risultati, che si completano entro i 3 mesi dal trattamento. Ulteriori trattamenti vengono valutati in funzione del risultato ottenuto”.
Ma quali sono le parti del corpo di un uomo che colpiscono la donna? Al primo posto si posizionano gli addominali (64%); belli, scolpiti e tonici, fanno impazzire le donne. Al secondo posto si posizionano i pettorali (52%), che nella maggior parte dei casi vengono allenati dagli uomini solo per finalità estetiche, proprio per l’effetto attrattivo che hanno sulle donne. Infatti, secondo la sessuologa inglese Emily Dubberley, un torace allenato e muscoloso avrebbe un effetto afrodisiaco.

Al terzo posto si posizionano i glutei (45%). Avere un bel sedere non passa inosservato tra il gentil sesso, che apprezza particolarmente quelli pronunciati e ben proporzionati con il corpo. La conferma arriva dalla dott.ssa Pega Ren, sessuologa e consulente della Simon Fraser University, secondo cui un sedere pronunciato sarebbe una vera fonte di attrazione. Al quarto invece si posizionano le spalle (42%), large e scolpite, dove i muscoli sono definiti “dell’amore e delle donne” da Nancy Etcoff, psicologa della Massachusetts General Hospital e autrice del libro “Survival of the Prettiest: The Science of Beauty”.

Ma per quale motivo le donne preferiscono l’uomo con la tartaruga? Secondo il 45% gli addominali scolpiti sono sinonimo di virilità. Non solo, avere un corpo allenato vuol dire condurre una vita sana ed equilibrata (39%). La donna, alla continua ricerca di certezze, apprezza questa propensione salutista. Un corpo scolpito poi, significa condurre una vita attiva (35%) e non sedentaria. Un uomo in forma dà la sensazione di saper sfruttare al meglio il proprio tempo.

Ma quali sono i trucchi per avere degli addominali scolpiti? Innanzitutto bisogna allenarsi costantemente (82%), per aumentare la definizione dei muscoli. Ma per avere un risultato visibile, è fondamentale eliminare il grasso in eccesso nella zona addominale: la dieta (75%) rappresenta il primo passo di questo percorso, ma volte non basta. Gli esperti consigliano allora di ricorrere a trattamenti più innovativi ed efficaci come la Crioadipolisi, del sistema Cooltech, che grazie all’azione del freddo elimina il grasso in eccesso ed aiuta a definire la silhouette già in una sola seduta.

E così gli uomini uniscono attività fisica e tecnologia per raggiungere risultati efficaci, con l’obiettivo di emulare i sex symbol delle donne. Tra i più amati dalle donne, al primo posto si posiziona Chris Hemsworth (42%), diventato famoso nei panni di Thor, iconico eroe della Marvel Comics. Segue al secondo posto Ryan Gosling (35%), meno robusto ma ugualmente scolpito, come dimostra la celebre scena del film “Crazy, Stupid, Love”, dove a torso nudo lascia senza parole Emma Stone. Terzo posto per l’immortale Matthew Mcconaughey (29%), amato e osannato dalle donne non solo per il suo sguardo “bello e dannato”, ma anche per il suo fisico perfetto.
ECCO I 10 SEX SYMBOL DELLE DONNE CON GLI ADDOMINALI SCOLPITI
1) CHRIS HEMSWORTH (42%)
2) RYAN GOSLING (35%)
3) MATTHEW MCCONAUGHEY  (29%)
4) ZAC EFRON  (28%)
5) CRISTIANO RONALDO (27%)
6) DAVID BECKHAM (22%)
7) MARIANO DI VAIO (19%)
8) CHRIS EVANS (17%)
9) STEFANO DE MARTINO (15%)
10) DAVID GANDY (12%)

Fotopassione

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di Domenico Logozzo* - Questa foto ha 45 anni. L'ho scattata non lontano dal borgo aspromontano di Careri (Reggio Calabria), nei giorni della terribile alluvione che sul finire di dicembre 1972 e l'inizio di gennaio 1973 sconvolse la provincia di Reggio Calabria. Scrivevo per il Giornale di Calabria, che era nato nell'aprile del 1972 e ancora non si stampava nello stabilimento di Piano Lago di Mangone (Cosenza), ma a Roma nella tipografia di Momento Sera.
Mandavamo tutto nella capitale, dove in via Due Macelli c'era la Redazione Centrale. Gli articoli li dettavamo per telefono. Le foto venivano inviate per "Fuori Sacco", consegnando la busta al Capotreno. Le più urgenti inoltrate attraverso il servizio Telefoto delle Poste Centrali, che ovviamente era attivo solo nei capoluoghi.

Tempi ben diversi da quelli attuali! Io ho sempre avuto il...vizio di camminare in "compagnia" della macchina fotografica. Come si fa oggi con i cellulari... tanto per capirci. In effetti da quando poco più che sedicenne, negli anni Sessanta, avevo iniziato a fare il Corrispondente per quotidiani regionali e nazionali, portavo sempre con me la mitica Rolleiflex per documentare anche fotograficamente i fatti di cronaca. Mentre con la Cinquecento mi arrampicavo tra mille difficoltà, frane, torrenti di fango, pioggia battente, vento, freddo, dopo una curva ho visto su uno spiazzo questo pastorello al quale era stato affidato dai genitori il compito di badare alle pecore sopravvissute. Sono sceso dalla macchina. Gli ho chiesto se aveva bisogno di aiuto. "No, grazie", mi ha risposto. Il suo volto, i suoi occhi raccontavano ... E anche per questo gli ho chiesto se potevo scattargli una foto, per documentare il ruolo che i bambini stavano svolgendo in quei giorni tristi e drammatici. Come i grandi. Ragazzo di poche parole. Con un cenno della testa mi ha fatto capire che sì, potevo. Così è nata questa foto. 

L’ho custodita con tanta cura e ammirazione per quel bambino che troppo presto ha conosciuto le asperità della vita dei pastori. E mi è venuto alla mente Corrado Alvaro e quanto scriveva nel libro “Gente in Aspromonte”, considerato tra le più alte espressioni della letteratura meridionalistica e tra le più significative del nuovo realismo del Novecento. “Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d'inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali. Vanno in giro coi lunghi cappucci attaccati ad una mantelletta triangolare che protegge le spalle, come si vede talvolta raffigurato qualche dio greco pellegrino e invernale. I torrenti hanno una voce assordante”. 

Assordante, come quella alluvione vissuta drammaticamente anche dal piccolo grande uomo dell'Aspromonte. Ho visto in lui una maturità che mi ha commosso. Profondamente. Gli ho ripetuto se potevo fare qualcosa per aiutarlo. E lui ancora con umiltà ed estrema cortesia: “No, grazie”. Sono risalito in macchina per raggiungere il vicino paese e realizzare il reportage per il Giornale di Calabria. Davanti ai miei occhi una condizione drammaticamente sconsolante. Scarsi e in netto ritardo i soccorsi. In quella desolante condizione generale mi aveva sorpreso la grandissima dignità con la quale la gente affrontava la situazione. Tutti si davano da fare. Con coraggio. Cercavano di salvare il poco che c’era rimasto e che la furia delle acque aveva risparmiato. Bilancio catastrofico per la provincia di Reggio Calabria. Danni pesantissimi. Una nuova tragedia dopo la sconvolgente alluvione del 1951. 

E purtroppo non è stata l’ultima. Anche negli anni successivi al 1972-73 e di recente si sono registrate alluvioni devastanti. Il territorio merita maggiore attenzione! Facendo al ritorno la stessa strada non ho più visto il pastorello. Speravo di incontrarlo. Fermarmi ed abbracciare quel piccolo grande uomo del profondo Sud che non si arrende neppure davanti alle ricorrenti catastrofi naturali. In Calabria, nella tanto martoriata Locride, c’era e c’è gente che nei momenti più difficili riesce a trovare la forza per non soccombere definitivamente. Cade e si rialza, perché ci sono radici robuste e voglia di ripartire. Nonostante tutto.


*già Caporedattore TGR Rai

ilSicilia.it, il più letto magazine siciliano arruola tra i suoi editorialisti Andrea Giostra con la rubrica “Libri e cinematografo”

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IlSicilia.it, il più letto magazine siciliano con oltre 2,5Milioni di visualizzazioni al mese, ideato e edito da Maurizio Scaglione, arruola tra i suoi editorialisti Andrea Giostra con la rubrica “Libri e cinematografo”.

di Andrea Giostra
Inizio oggi la mia collaborazione con il più letto e prestigioso Magazine della Sicilia, IlSicilia.it, ideato ed edito da Maurizio Scaglione, notissimo imprenditore siciliano dell’editoria e della comunicazione.
IlSicilia.it oggi è il quotidiano online più letto in Sicilia con oltre 2,5Milioni di visualizzazioni al mese, ed oltre 500Mila utenti unici! Un record mai visto prima nell’isola, tanto da attrarre l’attenzione e l’interesse dei più grandi e potenti editori italiani e internazionali sul perché del clamoroso successo di questo intelligente e curato magazine online. Il successo, a mio avviso, risiede fondamentalmente in quattro fattori: velocità, brevità e tempestività delle notizie, zero banner pubblicitari invasivi, argomenti che trattano solo ed esclusivamente della Sicilia, utilizzo di tutti i più moderni e potenti mezzi e strumenti di comunicazione internautica.
I lettori siciliani hanno dato insindacabile ragione a Maurizio Scaglione facendo sì che il suo magazine, in poco meno di un anno dal numero zero, diventasse oggi di gran lunga il giornale più letto in Sicilia.
Di questo strepitoso successo editoriale mi voglio complimentare pubblicamente con l’editore: una grande intelligenza siciliana che crea un grandissimo format di comunicazione siciliano!
Maurizio Scaglione mi ha onorato della sua attenzione nel chiedermi la collaborazione con suo Magazine proponendomi di ideare e mettere a punto una Rubrica culturale a mia firma, all’interno della “Sezione Cultura” del magazine IlSicilia.it. Istintivamente e naturalmente, ho proposto a Maurizio una rubrica dal titolo “Libri e Cinematografo” della quale ho tracciato un brevissimo profilo editoriale del quale vi rendo partecipi:

Rubrica “Libri e cinematografo” di Andrea Giostra
La rubrica tratta di letture e di scritture siciliane. Di autori e di case editrici della nostra terra. Di libri, di saggi, di romanzi, di racconti, di novelle, di poesie scritti da autori siciliani, o editati e pubblicati da case editrici siciliane.
Quello che si propone questa rubrica è quello di dare visibilità e spazio alle creazioni ed alle narrazioni della nostra terra per promuovere la nostra cultura e riportarla alle sue radici millenarie di grandissimo spessore: abbiamo migliaia di anni di storia e di cultura che hanno forgiato il nostro popolo e che ci hanno reso unici al mondo. È per questo che dobbiamo essere tutti consapevoli dell’immenso patrimonio di cui tutti noi siciliani disponiamo “geneticamente”, nei costumi e nelle più antiche tradizioni … normali e scontati per noi siciliani che nasciamo e viviamo in mezzo ad una bellezza infinita, straordinari ed unici per tutti coloro che “non-siciliani” per la prima volta, arrivando nella nostra isola, ne rimangono inevitabilmente abbagliati e disorientati.
Ai libri, la rubrica affianca il “Cinematografo” siciliano, così come descritto brillantemente da Giuseppe Tornatore in “Nuovo Cinema Paradiso” (1988) e da Leonardo Sciascia nella sua prima raccolta di racconti “Gli zii di Sicilia” (1958, seconda edizione 1960). Della raccolta di racconti del grande scrittore siciliano, prendo in prestito uno stralcio perché in perfetta sintonia con l’idea di questa nostra rubrica:
«Io credo nei siciliani che parlano poco, che non si agitano, che si rodono dentro e soffrono: i poveri che ci salutano con un gesto stanco, come da una lontananza di secoli; e il colonnello Carini sempre così silenzioso e lontano, impastato di malinconia e di noia ma ad ogni momento pronto all’azione: un uomo che pare non abbia molte speranze, eppure è il cuore stesso della speranza … Questo popolo ha bisogno di essere conosciuto ed amato per ciò che tace, nelle parole che nutre nel cuore e non dice».

Ebbene, in questa cornice il Cinematografo è luogo di apprendimento e di divertimento, di gioie e di passioni, di scambi relazionali e di convivenza pacifica dentro quello che fu la visione dell’arte cinematografica. Oggi come allora il Cimena ha una valenza dirompente nel creare cultura e quindi etica e morale pubblica … e qui prendiamo in prestito un importante concetto sviluppato magnificamente dal grandissimo filosofo francese Gilles Deleuze (1925-1995).
L’atmosfera che immagino nello scrivere di “Cinematografo” è esattamente quella che con una genialità sopraffina e magnifica, descrive Leonardo Sciascia nella raccolta “Gli zii di Sicilia” che voglio condividere con voi lettori. Ecco la magia delle parole di uno dei più grandi scrittori siciliani che hanno narrato dei nostri concittadini che appassionati si recavano al cinematografo:
«Era un vecchio teatro, e ce ne andavamo sempre in loggione. Dall’alto, al buio, passavamo due ore a sputare in platea, ad ondate, con qualche minuto di intervallo, tra un attacco e l’altro: la voce dei colpi si alzava violenta nel silenzio «le mamme…» e anche la voce della guardia municipale veniva su minacciosa da quel pozzo «se vengo su vi squarto, quant’è vero Dio» ma noi stavamo certi che mai si sarebbe deciso a venir su. Quando nel film c’erano scene d’amore cominciavamo a soffiar forte, come in preda ad un desiderio incontenibile, o facevamo quel rumore di succhiare lumache, che voleva essere il suono dei baci; era una cosa che in loggione anche i grandi facevano. E anche questo suscitava le proteste della platea, ma con una certa indulgenza e compiacimento «e che, stanno morendo? mai donne hanno visto, figli di puttane» non sospettando che gran parte di quel chiasso lo facevamo noi due, che nelle storie d’amore dei film trovavamo estro a sputare su quei baccalà che guardavano allocchiti.».
Magia pura mie cari lettori!

Per tornare alla rubrica. Il mio proposito è quello di recensire film proiettati nelle sale cinematografiche siciliane, ovvero di produzione siciliana, che vedono produttori, registi, attori, autori, sceneggiatori, protagonisti, artisti siciliani che vivono nella nostra terra o che hanno deciso lasciarla per coltivare la loro passione e professione, la loro arte, in giro per il mondo. Molti di loro cercheremo di intervistarli per conoscere la loro esperienza di artisti di fama internazionale e di grandi protagonisti della settima arte.

Lo scopo della rubrica “Libri e Cinematografo” non è orientare il potenziale lettore o il potenziale spettatore alla lettura di uno specifico libro o alla visione di un particolare film. Piuttosto è quello di fornire elementi emozionali, di riflessione, “filosofici” nell’accezione di Deleuze se vogliamo, con i quali condividere i messaggi ed i meta-messaggi che quel particolare libro, quella particolare sceneggiatura con la narrazione cinematografica, vogliono lanciare allo spettatore appassionato di letture e di settima arte.
È questo l’obiettivo che questa rubrica si propone.
Buone letture e buone visioni a tutti i lettori …
Andrea Giostra

Link utili:

SHORT-BIO DI ANDREA GIOSTRA.
Appassionato di Arte e di Cultura. Laureato in Psicologia Clinica con lode, con gli ultimi quattro esami sostenuti all'Università di Gent (Belgium), dove ha preparato la tesi di laurea all'interno di un progetto di ricerca scientifica della Faculty of Psychology and Educational Sciences diretta dalla Prof.ssa Verhofstadt. Per cinque anni ha collaborato con la Cattedra di Psicologia Clinica dell’Università degli Studi di Palermo, diretta dallo psicoanalista Prof. L. Sarno. Ha partecipato ad un Corso Biennale di perfezionamento post-lauream in Psicoanalisi Freudiana, presso l’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo diretto dal Prof. L. Sarno. Ha frequentato un Master triennale in Criminologia, diretto dal Prof. G.V. Pisapia dell'Università degli Studi di Padova.
Ha progettato e diretto diverse Mostre di Arti Visive e di Architettura, tra le quali:
La Mostra su “Le dimore dei Viceré di Sicilia nell’età degli Asburgo” realizzata a Palermo nell'aprile del 2013 presso palazzo Steri;
Project Manager e Planner di importanti Opere di ricostruzione virtuale (2016) quali quella del sito archeologico di Noto Antica (SR), oggi Patrimonio dell'UNESCO, rasa al suolo dal terremoto del 1693;
Project Manager e Planner del progetto di fruizione turistica attraverso le installazioni virtuali (2015) del Museo Geologico Gemmellaro dell’Università degli Studi di Palermo.
L’8 aprile 2017 ad Erice (TP), il Circolo Letterario I.P.L.A.C., con sede a Grosseto, gli assegna il Premio Letterario Nazionale “L'Anfora di Calliope”.
Scrive di Cinema e di Cultura da diversi anni per magazine e giornali della carta stampata, tra i quali: “La Repubblica-Palermo” Inserto Cultura; “Lavoce.com”; “Fattitaliani.it”; “Cinematocasa.it/#!/blog”, “FareFilm.it”, “LaMacinaMagazine.it”, “ScriVonline.it”, “JAMovie.it”, ed altri ancora quali, come utente ospite, “Mymovies.it”, “Comingsoon.it”, etc …
 Link:

Tra le sue più recenti pubblicazioni:
“Novelle brevi di Sicilia”, Ed. StreetLib, Milano, seconda ed., 2017.
“Apologia di un Bene Confiscato alla Mafia”, Ed. StreetLib, Milano, 2017.
“Interviste con l’Arte”, Trilogia, Volume Uno, Ed. StreetLib, Milano, 2017.
“Interviste con l’Arte”, Trilogia, Volume Due, Ed. StreetLib, Milano, 2017.

I suoi libri si trovano in:

Alcuni docu-film di suoi lavori nel mondo dell’Arte:

Sala Umberto, il 23 settembre "La foto del Carabiniere” La storia di Salvo d’Acquisto e di mio padre di e con Claudio Boccaccini

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Alla Sala Umberto, il 23 settembre in occasione dell’anniversario della morte di Salvo D’Acquisto, andrà in scena“La foto del Carabiniere” La storia di Salvo d’Acquisto e di mio padre. Scritto, diretto ed interpretato da Claudio Boccaccini. Musiche originali di Maurizio Coccarelli.

Racconta cosa è avvenuto nell’Italia Nazista, il cui acme è il sacrificio del Brigadiere Salvo D’Acquisto. È la storia di un gesto estremo di solidarietà, il massimo che può dare un uomo è dare la sua vita per salvare quella degli altri. Un monologo sferzante, in cui si ride, si piange e si riflette.

È un teatro di narrazione, è un po’ come se fosse il Vajont di Marco Paolini, Le Marocchinate di Simone Cristicchi ed Ariele Vincenti, Le Olimpiadi del 1936 di Federico Buffa. I ragazzi la storia la devono vivere e non soltanto studiarla sui libri in cui questi episodi a volte non vengono ricordati neanche con un trafiletto.
1943-1960 una fotografia nel portafoglio di tuo padre. Cosa succede? Succede che un ragazzino di sette anni che sono io, casualmente scopre che nella patente del papà c’è la foto di un giovane carabiniere in divisa. Sapevo che nella patente si riponevano gli affetti più cari come i figli, la moglie. Ero molto sorpreso ma anche turbato, mi chiedevo chi fosse il giovanotto della foto che era nella patente del mio papà. Era l’anno delle Olimpiadi di Roma, racconto quel momento storico, a livello di abitudini, di gite al mare la domenica. E’ uno spaccato di quella vita che ricorda un po’ un certo cinema italiano, Monicelli, Scola, Steno. Racconto quegli anni, in maniera molto divertita, con gli occhi di un ragazzino che scopre ogni giorno qualcosa, in un palazzetto di Tor Pignattara, pieno di soggetti curiosi. Un giorno, il mio papà mi racconta quello che era successo. Il racconto si trasferisce a Torrimpietra, nel 1943. Mio padre viveva nel Castello di Torrimpietra perché era figlio del fattore e molto amico con Salvo, un ragazzo napoletano.
Dopo l’8 settembre, con i tedeschi, si passa ad essere da alleati a nemici. Casualmente, per un incidente scoppia una cassa di munizioni e muoiono due soldati tedeschi.
I tedeschi ritengono che sia un attentato e che sia da punire con una rappresaglia. Il 23 settembre vengono rastrellati 22 persone, tra cui mio padre Tarquinio. In riva al mare gli fanno scavare le fosse e stanno per essere ammazzati quando Salvo D’Acquisto, si assume la responsabilità dell’incidente. 
È una storia che ha segnato la vita di mio padre e naturalmente anche la mia. È uno spettacolo molto fortunato, è il quarto anno che si fa, oltre cento repliche, ho date per tutto il prossimo anno e mi piace molto farlo. Parlo di mio padre che non c’è più da trentadue anni, aveva sessantanove anni. Ho impiegato molto tempo a scriverla, l’ho sentita come esigenza. Sono un Regista e questa è stata anche l’occasione per tornare sulla scena. 
Il suo intento è quello di legare i giovani a dei valori che in quell’epoca erano fondamentali e che adesso stanno quasi scomparendo. Sì, l’ho fatto in tante scuole e devo dire che i ragazzi lo accolgono molto bene. Le scuole sono venute anche a Teatro. Mi interessa molto raccontarlo ai ragazzi. È la storia di un gesto estremo di solidarietà, il massimo che può fare un uomo è dare la propria vita per gli altri. La storia sembra essere fatta da gente che non esiste ed invece è fatta da esseri umani.  


Elisabetta Ruffolo

Libri, “Rosolio alla Cannella” di Licia Cardillo Di Prima e Elvira Romeo. la recensione

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Licia Cardillo Di Prima e Elvira Romeo, “Rosolio alla Cannella”, Dario Flaccovio Ed., Palermo, 2017. Recensione di Andrea Giostra

Un interessante ed originale viaggio enogastronomico-culturale nella Sicilia più vera e interessante. Più vera e interessante perché l’arte gastronomica, del preparare cibi e bevande, nella nostra terra, ha una tradizione millenaria stratificata di sapienza e di saggezza, di cultura profonda della quale sono portatrici, spesso inconsapevoli, tutte le donne che hanno appreso, di madre in figlia, di nonna in nipote, la magia del cucinare i piatti siciliani che sono unici al mondo.
È noto a tutti che la più bella isola del Mediterraneo, nei millenni, è stata conquistata da sedici eserciti. Ogni impero che l’ha conquistata, l’ha posseduta, l’ha amata, l’ha arricchita di bellezze e di sapori unici e irripetibili che sono stati tramandati di generazione in generazione. Gli eserciti che nei millenni si sono succeduti ai precedenti, hanno cercato di cancellare le tracce dell’amore degli sconfitti; ma la nostra terra ha protetto i lasciti di chi battuto è stato costretto alla fuga, e ha saputo conservarli camuffandoli e stratificandoli con le bellezze delle dominazioni successive e delle culture imposte dai nuovi “amanti”.
Questa stratificazione è visibile in architettura, nella nostra lingua dialettale, nelle scritture e nei saggi che nei secoli hanno lasciato traccia evidente della nostra poderosa civiltà. Questa stratificazione è da assaporare e gustare nei cibi e nelle bevande della nostra cultura culinaria che solo papille colte e sensibili possono riconoscere e apprezzare.
Ed è proprio a questo punto che il bel libro di Cardillo Di Prima e Romeo assume un ruolo interessante e stimolante per gli appassionati di buona cucina e del buon gusto: perché nel leggerlo si potranno cogliere le sfumature più che gastronomiche, di vera e propria cultura del preparare il buon cibo e le ottime bevande siciliani fatti di odori, di profumi, di aromi, di spezie, dei colori vivaci dei suoi frutti, delle trasparenze dei suoi vini e dei suoi dessert, dei sapori raffinati e unici del pianeta terra.
Il lettore che si appresta a leggere i bellissimi racconti di Licia Cardillo Di Prima e Elvira Romeo dev’essere consapevole di questa cornice storico-culturale, dev’esser consapevole che raccontare l’arte della preparazione dei cibi siciliani vuol dire percorrere millenni di storia e di maestria, dev’essere consapevole che preparato quel particolare pasto non sarà solo assaggiare un buon piatto, ma sperimentare millenni di storia di vita vissuta da centinaia di generazione che hanno abitato e creato le bellezze nelle quali dalla nascita noi siciliani siamo immersi inconsapevoli di farne visceralmente parte.
Il libro delle due autrici si sviluppa in due distinte parti, legate da un'unica logica narrativa che è quella del buon cibo siciliano e delle ottime bevande mediterranee da una parte, dell’arte della loro preparazione, senza dover necessariamente fare una distinzione tra cibi nobili e cibi poveri.
Lucia Di Prima racconta le sue belle esperienze legate all’infanzia nelle quali associa uno o più piatti delle tradizioni siciliane.
Elvira Romeo, cuoca per amore e per passione, descrive diverse ricette tipiche nostrane, soffermandosi sulla loro preparazione e sui passaggi enogastronomico per arrivare alla presentazione della portata e alla sua degustazione raffinata che profuma di Sicilia.
Il lettore che avrà letto queste poche righe, a questo punto, se amante del bello, non potrà che essere curioso di un racconto culinario da gustare più che da leggere.

Scheda con link utili:

di ANDREA GIOSTRA

Elettronoir, il 5° album "Suzu esce il 31 ottobre anticipato dal video di "Postalmarket"

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“Suzu” (prodotto da Elettronoir/Goldmine Records) è il titolo del quinto disco degli Elettronoir, band composta da Georgia Lee (voce), Marco Pantosti (voce, pianoforte) e Maurizio Sarnicola (basso e campionamenti e co-produttore artsitico), e sarà disponibile, anche in vinile, a partire da martedì 31 ottobre: “un concept album che racconta l’umanità ai tempi della disumanizzazione, quadri netti che parlano dell’uomo, della guerra, dei sentimenti, della musica stessa. Da sempre”.

Otto tracce, otto ritratti che catturano i suoni ambientali di guerra e ne fa base su cui posare melodie e parole contate, tratteggi essenziali ma definiti e netti: “via il pop, via il ritornello facile, via le strutture canoniche, e largo al respiro, alle sensazioni del rumore, ai suoni ambientali, ripartendo da Erik Satie, John Cage e Bria Eno. – raccontano gli Elettronoir - La new wave 2017, fra classica, noise, tecno, filastrocche elettroniche, echi e visioni, per la nostra proposta di una nuova musica autorale. Abbiamo scritto un disco che pone al centro la condizione umana contemporanea narrata intorno al concetto di guerra e conflitto personale su un filo netto e tracciato che unisce la Siria all’Occidente”.
“Inizialmente doveva essere un disco che parlasse della figura della Santa Muerte, il culto latino americano che esorcizza la morte e la rende dolce e salvifica – prosegue la band -. Poi, mentre registravamo, immagini della Siria, di Aleppo, dei campi profughi, degli sbarchi, hanno cominciato ad assalirci. Quelle trame ci schiacciavano. Non ci sentivamo più, per la crudezza di quella disperazione, di trattare la morte come “dolce e salvifica”. Abbiamo allora deciso di scattare le foto degli istanti più rappresentativi, degli attimi prima che si completasse o si potesse compiere, nello slancio dell’ultimo momento vitale”.

“Mi trovo qui. Ci troviamo qui. Davanti e dentro a un album che mi piace definire un elegante e intenso compendio di tempi allucinati e fragili – spiega Stefano Zuccalà, giovane e stimato poeta che ha firmato l’introduzione all’interno del booklet del disco e del vinile -, e in cui trovo tutto ciò che è indispensabile trovare, sinteticamente, in una narrazione frammentata, ma compatta e coerente. Ecco la figura equivoca-spettrale del pianista (“Divisione Satie”); ecco, per necessità biologica, il bisogno stringente dell’amore (“Tracciante”); gli estremismi della possibilità di essere donna in cerca di una forma che sia autoevidente (“Postal Market”, “La seduzione di Eva”); il ritorno in scena, in grande stile, della carneficina (“Guernica”); ecco un brano che finalmente ci ricorda come l’esistenza non possa essere altro, infine, che esistenza sonora (“Resonance”); e un amore passato, sopravvivente non come alone di ricordo, ma come traccia materica permanente (“La dedica”); a sigillo del tutto, ancora una volta, un fotogramma di guerra (“Suzu”).

Gli Elettronoir descrivono anche i dettagli “tecnici” attorno ai quali è nato e cresciuto “Suzu” e che ne hanno catturato la storia e l’essenza: il disco, masterizzato da Giovanni Versari, il viaggiatore di suoni dei più significativi lavori discografici italiani (Verdena, Capossela, Giovanardi, G.L. Ferretti, Afetrhours, Rondelli per citarne alcuni), è nato intorno ad un pianoforte a coda Blüthner degli anni ‘20, le tracce elettroniche, elaborate dal synth Korg MS20 ed il suo prezioso sequencer Korg SQ-10 di fine anni ’70, hanno sviluppato il rumore, il noise, gli andamenti necessari per il racconto.  Il disco è stato anticipato da “Resonance”, (https://www.youtube.com/watch?v=rAiSSOYfNRw) primo brano estratto accompagnato da video, disponibile da giugno su Youtube con la regia di Robeat, e da un secondo video, “Postalmarket”, in uscita a breve.

Gli ELETTRONOIR nascono nel 2005 dopo la fine di una storia d’amore. Prima di questo in uscita, hanno prodotto 4 dischi (“Dal Fronte Dei Colpevoli”, 2005; “Non Un Passo Indietro, 2008; “E Che Non Se Ne Parli Più”, 2014; e un Ep: “ELETTRONOIR- #102006, 2007) in studio e suonato un centinaio di volte in tutta Italia: davanti a 30000 persone (Imola Heineken Festival in apertura ai Depeche Mode e Morrisey, vincendo un contest), come davanti a 5. Hanno scritto e prodotto colonne sonore per spot internazionali, spettacoli teatrali, mostre, cortometraggi e lungometraggi, contribuendo alla vittoria del 30esimo Torino Film Festival del film “Fatti Corsari” (Italia, 2012), come del Berlino Film Festival con “L’Ultimo Tango” (Italia, 2015). Hanno sonorizzato le colline del Chianti ricevendo una menzione speciale da Art Tribune che ci ha catapultò alla Biennale di Venezia. Hanno suonato con Rachele dei Baustelle, Agostino Maria Ticino, Birgan Valentin, e collaborato con il maestro Roberto Catani (il più grande animatore fumettista italiano), con Fausto Paravidino (regista, attore, drammaturgo), con Stefano Petti ed Alberto Testone (registi), Giona Nazzaro (produttore e critico cinematografico), Paolo Mannarino (regista), Francesco Paolucci (regista), Corso Codecasa (regista, produttore), il soprano Michela La Torre, Emergency, la casa di moda Blu Marine, Air BnB, Sky, Radio DJ, Nissan, Ubi Banca, Comune Di Roma, con gli scrittori Carlo Lucarelli, Mauro Smochovich, con il poeta Stefano Zuccalà, con il fotografo Stefano Corso ed il VisualArtist Robeat.

Link: https://m.youtube.com/user/elettronoir - https://m.facebook.com/elettronauta/

GIUSY BUSCEMI MADRINA PER L'INNOVATIVA APP "PIANETA SENO" PRESENTATA OGGI DA INCONTRODONNA E MINISTERO DELLA SALUTE

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Grande attesa oggi per il lancio “on air” della nuova Applicazione Mobile ‘IncontraDonna, Il pianeta per la salute del seno’: uno strumento pratico ed utile, dedicato alla salute della donna.

L’applicazione gratuita, disponibile su Play Store per Android e App Store per Apple, scrivendo ‘Pianeta seno’, fornisce informazioni aggiornate e certificate per aiutare le donne ad orientarsi nell’ambito della prevenzione e della cura del tumore al seno.

Oggi alle ore 12.00, presso la sede del Ministero della Salute in Lungotevere Ripa, si è svolta la conferenza stampa di lancio della App ‘IncontraDonna, il pianeta per la salute”, al tavolo dei relatori i rappresentanti delle istituzioni promotrici: il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la Prof.ssa Adriana Bonifacino Presidente di IncontraDonna Onlus e ideatrice della App, Ranieri Guerra, Direttore Generale della prevenzione sanitaria Ministero della Salute, Roberta Chersevani, Presidente Nazionale Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, Marco Zappa, Direttore S.S Valutazione Screening. Intervengono alla presentazione: Secondo Folli, Direttore S.C Senologia Fondazione IRCSS, Milano; Michele De Laurentiis, Direttore U.O.C Oncologia Medica Senologica, Istituto Nazionale Tumori IRCCS, Fondazione G. Pascale, Napoli; Francesco Frerraù, Direttore U.O.C Oncologia Medica, Ospedale di Taormina. Ha moderato la conferenza stampa Cinzia Testa, giornalista medico scientifico. A sostenere questo importante progetto, pensato e sviluppato da IncontraDonna Onlus una Testimonial d’eccezione, l’attrice Giusy Buscemi, in questi giorni protagonista su Rai Uno della fiction campione d’ascolti “Il paradiso delle signore”.

L’App, ideata e realizzata da IncontraDonna Onlus, con il Patrocinio di Ministero della Salute al momento di presentazione dell’Applicazione Mobile, gode inoltre del sostegno di AGENAS, ONS e FNOMCeO. Il progetto vanta l’adesione di circa sessanta Onlus distribuite sull’intero territorio nazionale e grazie alla partecipazione di Europa Donna The European Breast Cancer Coalition, ‘Il pianeta per la salute del seno’ varca i confini italiani offrendola possibilità di connettersi alle associazioni di pazienti presenti in 47 paesi paneuropei.

Attraverso il proprio smartphone la donna potrà consultare facilmente i dati del PNE (Programma  Nazionale Esiti, ovvero il numero di casi trattati per ciascun centro pubblico) del tumore del seno e quelli relativi ai centri di Screening. Tutti i centri sono geolocalizzati e l’App ne favorisce il contatto e l'accesso, mediante indirizzi e link con le diverse strutture: si può quindi accedere alla banca dati con la mappatura regionale dei Centri e i relativi contatti telefonici, e-mail e modalità di appuntamento per ognuno.

Anche le Associazioni di Volontariato di supporto in ambito senologico italiane sono geolocalizzate nell’Applicazione e per ognuna sono forniti tutti i recapiti.
Una ulteriore sezione della App è dedicata alla ‘rubrica news’ che contiene articoli scientifici attendibili e di fonte certa, riguardanti prevalentemente la salute del seno, ma anche la prevenzione primaria e altri argomenti di interesse generale sulla salute.
Inoltre l’Applicazione è dotata di un ‘archivio personale della paziente’, in cui la donna può catalogare i propri referti medici e consultarli al momento opportuno.
È un’Applicazione studiata e rivolta alle donne, ma coinvolge anche tutti gli ambiti, familiari, lavorativi e sociali che hanno come centro la donna: obiettivo dell’Applicazione è fornire informazioni utili alla cittadinanza, di facile accesso e in continua evoluzione: ‘Il pianeta per la salute del seno’ sarà infatti costantemente rinnovata per offrire alle donne un servizio sempre aggiornato.

Adriana Bonifacino Presidente di IncontraDonna “E’ necessario offrire un servizio gratuito attraverso una APP, affinché le donne possano affidarsi a centri pubblici di senologia e di screening per la salute del seno. Le associazioni di volontariato hanno aderito numerose a livello nazionale, questo dimostra la trasversalità di questa Applicazione e la necessità per le donne di avere un possibile riferimento anche per il supporto”.
  
Secondo Folli Direttore Chirurgia Senologia INT Milano: “Il tumore del seno necessita di una diagnosi precoce e relativo adeguato trattamento. I centri di senologia e i centri di screening pubblici offrono questa possibilità a livello Regionale e sono impostati sulla multidisciplinarietà, ovvero più operatori di diversa area specialistica concorrono nel porre la Donna al centro della cura. Una APP dedicata è uno strumento attuale e di facile consultazione per orientare la donna nelle sue scelte”.

RAI1, PRESENTATO "TALE E QUALE SHOW" 2017. Nuovo look per Loretta Goggi

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Dodici nuovi protagonisti per la settima edizione di “Tale e Quale Show”, il varietà di punta di Rai1 condotto da Carlo Conti e prodotto in collaborazione con Endemol Shine Italy.

Al via venerdì 22 settembre, in prima serata, in diretta dagli studi della Dear di Roma (per 11 puntate), il programma vedrà dodici personaggi del mondo dello spettacolo cimentarsi in performance apparentemente impossibili, imitando in tutto e per tutto i big della musica nazionale ed internazionale, cantando sempre rigorosamente dal vivo e “aiutati” dalla professionalità di un team composto da stilisti, truccatori, parrucchieri, coreografi e “vocal coach” che lavorerà per renderli il più possibile simili alle star che andranno ad impersonare.

Chi succederà alla vincitrice dello scorso anno Silvia Mezzanotte? Chi riuscirà a trasmettere maggiori emozioni mettendosi (è proprio il caso di dirlo) nei panni degli artisti? Il cast è davvero variegato, tra showgirl, cantanti, attori e conduttori. Scopriamolo.
La showgirl Valeria Altobelli e l’attrice Edy Angelillo, il cantante Federico Angelucci ed il conduttore televisivo Filippo Bisciglia. Un vincitore del Festival di Sanremo, Marco Carta, un’altra showgirl, Alessia Macari, e la conduttrice Benedetta Mazza; il tenore Piero Mazzocchetti e un altro vincitore a Sanremo, la cantante Annalisa Minetti. Il “roster” è completato da uno dei personaggi più eclettici della televisione, Mauro Coruzzi (Platinette), da una “signora” della musica, Donatella Rettore e infine da un indimenticato giudice di passate cinque edizioni, Claudio Lippi.

Al termine di ogni esibizione, nel corso delle varie puntate, tutti gli ospiti si “sottoporranno” ai voti della giuria, che avrà il compito di valutarne le prestazioni con un voto che si sommerà a quello che ciascun sfidante, esprimendo la propria preferenza, sceglierà di assegnare a un concorrente rivale.

La giuria vede come sempre la grandissima partecipazione di Loretta Goggi (nuovo taglio di capelli per la "regina"), al fianco di Carlo Conti sin dall’esordio del programma. A completare il terzetto, Enrico Montesano (per lui si tratta della seconda esperienza consecutiva) e il gradito ritorno di Christian De Sica, già in queste vesti in quattro edizioni trascorse. Un terzetto che promette sì simpatia, ma nello stesso tempo quella competenza e professionalità sempre mostrata negli anni precedenti.

Anche quest’anno non ci saranno eliminazioni: grazie alla somma delle due votazioni alla fine di ogni trasmissione, sarà decretato il vincitore di puntata e sarà stilata una classifica parziale che porterà all’elezione del vincitore finale. A “decidere” i Big che dovranno essere imitati nella puntata successiva, l’oramai nota “roulette-slot machine”.

Ospite d’onore fuori gara, con le sue missioni “impossibili” e con la sua freschezza e simpatia, Gabriele Cirilli, oramai un fedelissimo del varietà, pronto a nuove “sfide” da portare a termine.

Nel corso delle settimane, i dodici protagonisti saranno “preparati” da quelli che oramai sono considerati gli integerrimi tutor del varietà, pronti a curare in ogni minimo dettaglio (vocale e stilistico) i loro “assistiti”: i “vocal coach” Maria Grazia Fontana, Silvio Pozzoli, Dada Loi, e la “actor coach” Emanuela Aureli.

Tutti gli arrangiamenti saranno curati dal maestro Pinuccio Pirazzoli, con la consulenza musicale di Fabrizio Bigioni.

“Tale e Quale Show” è su Facebook e Twitter con l’hashtag #taleequaleshow.
Il sito ufficiale è www.taleequaleshow.rai.it

Prodotto da Rai1 in collaborazione con Endemol Shine Italy e basato su “Your Face Sounds Familiar”, format originale di Gestmusic Endemol S.A., licenziato da Endemol Shine IP B.V., “Tale e Quale Show” è scritto da Carlo Conti, Ivana Sabatini, Emanuele Giovannini, Leopoldo Siano, Mario d’Amico e Francesco Valitutti. Le musiche sono del maestro Pinuccio Pirazzoli, le coreografie di Fabrizio Mainini, la scenografia di Riccardo Bocchini. La regia è curata da Maurizio Pagnussat.

Artemisia Gentileschi, pittrice e donna simbolo di coraggio e dignità

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Una donna forte Artemisia Gentileschi considerata la più importante artista classica italiana, vissuta del XVII secolo, che fu in grado di influenzare l’arte del suo tempo, in qualità di pittrice.
A lei che tanti tributi ha ricevuto in vita e post morte, tra cui anche Alitalia nel 2015 dedicandole l’Airbus A330 (Roma - Abu Dhabi), vogliamo dedicare questo articolo.
Artemisia figlia del pittore Orazio Gentileschi, nacque a Roma nel 1593, un’artista definita poi di scuola caravaggesca, per lo stile che ha ripercorso, quello di Michelangelo Merisi. Fu proprio il padre Orazio ad introdurla alle tecniche pittoriche dato che all'epoca, rispetto ad oggi e fino alla metà del secolo scorso, il mondo artistico si riferiva solo al maschile, le donne non facevano opere d’arte e non partecipavano alle accademie d’arte. Era infatti disdicevole per l’universo femminile andare a bottega ed in casa di altri a meno di essere a servizio o modella (ritenute poco più che prostitute).
Artemisia invece ebbe una grande opportunità, osservare incantata fin da fanciulla suo parte all'opera che le insegnò prima di tutto a usare e preparare i materiali per dipingere, ad esempio la macina dei colori e la loro riduzione in polvere nel pestello, la predisposizione delle tele, fino alla realizzazione dei pennelli, come all'epoca si usava ed anche poi a rendere quella lucentezza ai suoi magnifici dipinti, iniziati prima con dei piccoli interventi, in aiuto, sulle tele del padre e poi realizzando pian piano le prime proprie produzioni.
L’ingresso vero e proprio nell'agone artistico di una giovanissima Artemisia si avrà con l’opera “Susanna e i vecchioni” che ne rappresenta quindi l’esordio.
Frequentava lo studio del padre della Gentileschi, un altro pittore: Agostino Tassi, notevole artista di prospettiva e trompe-l'œil cui Orazio intendeva affidare Artemisia per istruirla anche in tal senso. Il Tassi invece se ne invaghì e la stuprò a soli 17 anni non essendo da Ella corrisposto. Artemisia ne rimase sconvolta, ma Agostino Tassi promise poi di sposarla con un matrimonio riparatore, ma che non gli fu possibile, dato che era già sposato. Prima che Artemisia si accorgesse di ciò fra i due ci fu un periodo relazionale in cui Ella si concedette ancora, nella speranza di questo matrimonio. Compreso l’inganno iniziarono denunce e querele che portarono ad un pruriginoso ed umiliante processo che diede scandalo, ma poi diede ragione ad Artemisia, che fu però costretta a trasferirsi a Firenze accolta dalla Corte medicea, da Cosimo II dei Medici, che le aprì le porte della raffinata Corte di Firenze, ma non senza prima sposarsi comunque in forma riparatoria con un borghese, Pietrantonio Stiattesi, anch'egli pittore.
Artemisia molto velocemente divenne amica delle personalità fiorentine del tempo tra cui Michelangelo Buonarroti il Giovane che sarà anche suo mecenate e Galileo Galilei, che avranno importantissima influenza nella sua evoluzione artistica, permettendole di fare un significativo “salto culturale” che la farà poi apprezzare e desiderare da tutte le corti più importanti del mondo. Sarà anche la prima donna nella storia, nel 1516, ad essere accolta alla prestigiosa Accademia di disegno.
A fronte di problemi economici Artemisia fu costretta a rientrare a Roma, per poi successivamente trasferirsi a Venezia ed a Napoli dove artisticamente, attraverso un periodo fervido in un ambiente stimolante, ebbe la possibilità di rivedere il suo naturalismo caravaggesco. In questo periodo realizzò tra i suoi capolavori “Ester e Assuero”. Si trasferì quindi per un breve periodo a Londra, alla corte di Carlo I, dove raggiunse il padre Orazio oramai anziano per realizzare un importante progetto, ma rientrò poi a Napoli a seguito dell’improvvisa morte di lui.
Artemisia morì a Napoli 1653 lasciando una grandissima eredità artistica ed umana insegnandoci la dignità e la lotta per la conquista dei propri diritti.

Ester Campese 

Intervista ad Alfonso Bottone direttore organizzativo di ..incostieraamalfitana.it

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Da un incontro casuale tra Rosaria Pannico ed Alfonso Bottone nasce questa simpatica intervista della giornalista allo scrittore, giornalista, poeta, e soprattutto direttore organizzativo di ..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo

A due passi dall’arenile di Minori insieme ad un buon caffè caldo, scambio due chiacchiere con Alfonso Bottone, la prima domanda obbligatoria a cui ho sottoposto il nostro caro amico è stata:
A proposito di eventi, il tuo nome si lega sempre più a quello di ..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo… cosa ci racconti e quali sono i futuri progetti?
 "Sì, stiamo già preparando il programma per l’edizione numero XII, dal 18 maggio al 15 luglio 2018, che sarà interamente dedicata ai bambini morti nel Mediterraneo, vittime innocenti della 'grande fuga' dalle guerre e dalla povertà. Sono partiti i bandi legati ai concorsi; sta già arrivando la conferma di alcuni importanti patrocini; si è ampliato il fronte dei comuni coinvolti: ad Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Praiano e Tramonti si aggiunge Vietri sul Mare, e due tappe nell’Agro Nocerino con l’Associazione Polis SA, unitamente alle conferme degli appuntamenti di Salerno e Cava de’ Tirreni. Una collaborazione importante con l’Unicef, che si aggiunge a quelle che portiamo avanti ormai da quattro anni con 'Libera' di don Ciotti, e da due con il Touring Club. Non dimentichiamo il nostro impegno per la richiesta di istituzione del Parco Letterario 'Alfonso Gatto' tra Salerno e la Costa d’Amalfi, con un’iniziativa che vedrà coinvolti 100 poeti campani. Da ..incostieraamalfitana.it si alzerà anche la voce forte della Cultura a tutela del nostro patrimonio ambientale, attraverso un’iniziativa in collaborazione con Italy Bike Friendly. E poi, ancora dalla parte dei più piccoli, il coinvolgimento di tutte le Scuole Primarie della Costa d’Amalfi per 'La Bottega della Favola'. Insomma molte conferme e tante novità. Di queste ultime la più importante riguarda proprio il Premio 'costadamalfilibri' che, dall’edizione 2018, sarà assegnato al vincitore della sola sezione Narrativa. Abbiamo di fatto creato due sezioni 'speciali', una per la letteratura gialla, noir, thriller, il cui vincitore sarà indicato dalla giuria composta dagli amici dell’Associazione 'Porto delle Nebbie'; l’altra per le 'antologie' con più autori, con la vincente indicata dall’Associazione 'costadamalfiper'."
..incostieraamalfitana.it non è però solo estate?
 "Affatto. Da fine settembre a dicembre sono infatti già in programmazione “Racconti & Maree” a Praiano, che comprende anche la 2° edizione de 'La Notte della Cultura' Premi Amalfiguide.it per l’Alto Impegno Culturale; le due rassegne a Salerno: 'Libri al Centro' nella Chiesa di Santa Maria de’ Lama, in collaborazione con il Touring Club,  e 'Mare da…libri' allo Yachting Club; quella metelliana '…di Giovedì al Rodaviva' presso l’omonimo Bar Libreria di Cava de’ Tirreni; la 3° edizione del Premio inPace, assegnato quest’anno ad Amnesty International Italia. Da gennaio a marzo 2018, invece, la cerimonia di premiazione della 5° edizione del Concorso nazionale '…e adesso raccontami Natale' nella Torre vicereale di Cetara; la 4° edizione di 'Atrani Muse al…borgo' con la 2° edizione del Concorso 'Caro amore ti scrivo…', e la 1° edizione de 'Le Notti del Libro a Vietri sul Mare'. In Aprile la 5° edizione di 'èPrimavera…fioriscono libri' a Minori, con 'La Notte del Lavoro Narrato'."
Ravello si propone come Capitale Italiana della Cultura 2020. Dal tuo osservatorio più che speciale cosa pensi di questa candidatura?
 "Un’occasione importante per il territorio. Una candidatura da sostenere."
Il tuo impegno a favore della Cultura è davvero importante per l’intero comprensorio e non solo. Il 21 Ottobre, infatti, per questo tuo intenso lavoro, ti sarà consegnato honoris causa a Grosseto il Premio internazionale “Le Pupille d’Oro”. Riconoscimento del tutto meritato…
 "Come sono solito ripetere io mi considero semplicemente un 'contadino' della Cultura. Spendere sé stessi per la Cultura è soprattutto sacrificio... quale mestiere rappresenta meglio di tutti il “sacrificio” se non quello del contadino. Qui in Costiera Amalfitana con questi terrazzamenti di limoni strappati alla montagna il sacrificio del contadino si esalta...ed i “contadini” della Cultura sono coloro che arano con pazienza, attraverso il loro sapere di tempi e stagioni, il terreno, spesso troppo arido, delle nostre menti, e che vi seminano, con passione, idee ed emozioni uniche ed irripetibili. E sono felicissimo pertanto che il Premio 'Le Pupille d’Oro' Honoris causa abbia come scenario un pezzo di territorio, la Maremma, che oltremodo conosce bene il lavoro di sacrificio del contadino."
Dunque un poco ti stai abituando ai Premi, ricordiamo infatti in maggio una “menzione speciale” del Premio Letterario internazionale “Napoli Cultural Classic” per dei tuoi versi inediti. In questo mese di settembre il Premio internazionale di Narrativa “Città di Caserta” e il Premio Spoleto Festival Art 2017 Letteratura per il tuo recentissimo romanzo “Angelina e le altre”. Un’annata davvero “speciale”?
 "Effettivamente. Tutti riconoscimenti inattesi. Tra i tantissimi complimenti della mia gente e gli attestati di stima  di operatori culturali, c’è una cosa molto bella che ha vergato lo scrittore, giornalista e sceneggiatore Vito Bruschini, definendomi un 'grande uomo di cultura, che ha dedicato (e dedica) la sua vita alla diffusione della conoscenza in ogni sua sfumatura. Grazie a gente come lui, non perdiamo la speranza nel miglioramento del nostro stato di cittadini'. A parte l’emozione e la commozione, che mi hanno suscitato queste straordinarie parole, credo davvero che tutti i premi di questo ultimo periodo, che si aggiungono ad altri assegnatimi negli anni scorsi per la mia intensa attività giornalistica (il mio primo articolo l’ho scritto in pantaloncini corti, quando avevo appena 13 anni) e le produzioni letterarie e poetiche, siano uno stimolo non a fermarsi, e crogiolarsi sugli allori, bensì a proseguire l’impegno in nome della crescita culturale di noi tutti, me compreso.   
Alla fine del nostro incontro mi viene davvero naturale avvalorare il pensiero del grande Charlie Chaplin, e cioè che “ci vuole un minuto per notare una persona speciale, un'ora per apprezzarla, un giorno per volerle bene”. Ed è proprio così, ad Alfonso Bottone si finisce davvero con il volergli bene."
“Il mare che abbiamo oggi davanti è tranquillo; ma è solo apparenza. Sotto la superficie, infatti, c’è un gran turbinìo di correnti. Io sono come il 'mio' mare: grande serenità all’esterno, ma irrequieto dentro.” - sottolinea Alfonso Bottone - “E la Cultura ha bisogno come non mai in questi tempi di persone 'irrequiete', che sappiano profondere ancora un messaggio di fiducia. Ecco, la Cultura, la madre di ogni speranza di salvare questo pianeta dalla violenza, dal razzismo, dall’odio crescente tra i popoli, tra le genti, tra generazioni. C’è sempre più bisogno di Cultura. Che vuol dire più bisogno di dialogo, di confronto, di rispetto... e tutti gli eventi legati alla Cultura, sparsi tra coste e valli del nostro Bel Paese, sono necessari perché sono le 'agorà' per antonomasia, i luoghi dove cioè circola il pensiero”. 
pubblicata su rosarydelsudart.blogspot.it del 20.09.2017

Gustavo Zagrebelsky, “Contro la dittatura del presente. Perché è necessario un discorso sui fini”. La recensione

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Gustavo Zagrebelsky, “Contro la dittatura del presente. Perché è necessario un discorso sui fini”, Ed. Laterza, Roma, 2014. Recensione di Andrea Giostra.

Viviamo ancora in democrazia oppure siamo immersi in un sistema post-democratico del quale non riusciamo a capirne il significato ed i veri fini?
Possiamo oggi parlare di sovranità dello Stato democratico oppure sono le oligarchie, le multinazionali e i centri di potere finanziario a governare le democrazie?
Come può uno Stato fortemente gravato dai debiti definirsi uno Stato libero e veramente democratico?
Cos’è diventata oggi la democrazia?
Sono questi gli interrogativi ai quali Zagrebelsky, con semplicità disarmante, risponde consapevole che oggi, tutti i potenti, tutti i politici, tutti noi indistintamente, “parliamo di democrazia sapendo che usiamo una parola mentitrice, che si presta alla menzogna. In questo si distingue dalle parole che indicano altre forme di governo come dittatura, oligarchia, ecc. Queste poterono presentarsi per quello che erano. La democrazia no. La ragione è che, dal secondo dopoguerra, democrazia è diventata parola che usiamo per tutto ciò che di buono, di giusto, di degno c’è nella vita collettiva, nelle relazioni internazionali, politiche, sociali, fino alla dimensione più piccola, quello dei rapporti interpersonali di coppia. Ai giorni nostri la democrazia, alla luce dei risultati ottenuti, dovrebbe semplicemente essere rivisitata nella sua accezione condivisa acriticamente dalle masse, dal popolo, dalla gente comune, ed assumere, invece, il significato che le spetta per diritto acquisito per tutte” le promesse non mantenute a causa dei fattori corruttivi che ha generato: le corporazioni, le oligarchie, l’insufficiente diffusione nella società, il potere invisibile, la diseducazione civile, il predominio dei tecnici, il peso degli apparati burocratici, l’inefficienza”, come direbbe e come ha già scritto nel lontano 1984 Norberto Bobbio ne “Il futuro della democrazia”.
Se è vero che la democrazia si è rivelato un sistema di governo e di rappresentanza che ha prodotto disuguaglianze, corruzione e ingiustizie, qual è la forma di governo che dovrebbe darsi il popolo?
Quale il futuro della società civile del XXI secolo?
Perché diventa necessario un discorso sui fini?
“La crisi provocata dalla finanza ci ha rubato il futuro. Lo ha letteralmente seppellito sotto le paure del presente. Tocca a noi riprendercelo”.
È questa l’unica alternativa che suggerisce Marc Augé nel suo saggio “Futuro” (2012). Se vogliamo veramente guardare al nostro futuro e al futuro dei nostri figli, è a queste domande che dovremmo dare una risposta per trovare un’alternativa al sistema democratico attuale. Il rischio, altrimenti, è lo stesso vissuto dagli abitanti dell’isola di Pasqua la cui autodistruzione rappresenta un grandioso e minaccioso apologo su come le società possano distruggere da sé il proprio futuro per gigantismo e imprevidenza.
Link:

ANDREA GIOSTRA

Cinema, “Despicable Me 3 - Cattivissimo Me 3” di Denis Villeneuve. La recensione di Fattitaliani

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di Andrea Giostra - Nelle sale cinematografiche dal 24 agosto 2017, e ancora oggi nella top ten dei film più visti, “Cattivissimo Me 3” è un film-cartoon imperdibile, come direbbero i critici professionisti. Divertente, frizzante, dinamico, coinvolgente, insomma, in una parola, un cartoon delizioso.
L’interessante dinamica dello sdoppiamento di personalità di Gru con Dru, buono-cattivo, generoso-egoista, affettuoso-violento, empatico-cinico, ci riporta metaforicamente, e con grande piacere intellettuale per gli amanti della lettura “impegnata”, alle grandi narrazioni letterarie sul tema sempre assai controverso e contemporaneo del doppio di personalità: Robert Louis Stevenson, “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mister Hyde”, 1886; Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”, 1890; Fyodor Mikhailovich Dostoyevsky, “Il sosia”, 1846; Luigi Pirandello, “Il fu Mattia Pascal”, 1904 e “Uno, nessuno e centomila”, 1926; Italo Calvino, “Il visconte dimezzato”, 1952; José Saramago, “L’uomo duplicato”, 2002; solo per citare i più conosciuti che certamente sono da rileggere … e a questo proposito la lista sarebbe infinita scansando opportunamente in questa sede la psicoanalisi e la psicologia del profondo.

Gru, versione 3, adesso è un buono che vuole prendersi cura della sua famiglia e della sua prole adottiva, con attenzione e protezione, malgrado tutte le divertenti peripezie alle quali va costantemente incontro. Gru è diventato, insieme alla moglie Lucy, uno “spietato” ... si fa per dire! … cacciatore di taglie, al servizio dell’Agenzia AVL, di super-cattivi che popolano il mondo. Loro obiettivo è Balthazar Bratt, ex bimbo prodigio noto per le nefandezze compiute, alla vista delle quali Pippi Calzelunghe si nasconderebbe per la vergogna: altri tempi per i nati del ‘900! La cornice della divertente e tribolante caccia all’uomo, viene arricchita da Dru, fratello gemello ostinatamente cattivo di Gru che cercherà di far rinsavire al crimine l’oramai Gru-buono. Quali saranno gli eventi? Cosa accadrà? Chi convincerà chi? Solo le sale cinematografiche potranno raccontarlo magnificamente in un cartoon sempre divertente, dinamico, ricco di belle musiche e di colori vivaci, che piacerà ai bimbi, ma anche a tutti gli infanti giulivi che si nascondono dentro noi adulti che amiamo lasciarci trascinare in storie apparentemente per bambini.
Buone visioni a tutti i lettori.

Scheda:
Titolo originale: Despicable Me 3
Regia di Kyle Balda e Pierre Coffin
Produzione Christopher Meledandri, Janet Healy
Distribuzione Universal Pictures
Sceneggiatura di Cinco Paul e Ken Daurio
Musiche di Heitor Pereira
Con Steve Carell, Kristen Wiig, Trey Parker, Max Giusti, Arisa, Paolo Ruffini, Elsie Fisher, Dana Gaier, Pierre Coffin, Miranda Cosgrove, Russell Brand, Michael Beattie, Andy Nyman

ANDREA GIOSTRA

Allo Sceicco Hamad ben Mohammed Al Sharqi lo scudo della pace

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È stato ricevuto da Sua Altezza, lo Sceicco Hamad ben Mohammed Al Sharqi, membro del Supremo Consiglio e Governatore di Fujaira, lo scudo della pace (premio), consegnatogli dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Italiano e dall’Associazione Culturale “Sabah”.
Premio a lui devoluto per l’impegno nel portare avanti il processo di sviluppo culturale e umano, di grande sostegno per la creatività e i creatori, e per il suo contributo alla promozione del dialogo tra culture e civiltà. Si riconosce il ruolo pionieristico e distinto dell’EUA, che diffonde i valori della pace, dell'amore, della tolleranza e del sacrificio umano.
Lo scudo è stato consegnato a Sua Altezza lo Sceicco Hamad ben Mohammed Al Sharqi dal poeta Khaled Dhanhani, Presidente dell’Associazione Sociale e Culturale “Fujairah", durante il ricevimento di Sua Altezza nel suo palazzo a Fujairah.

È interessante notare la partecipazione di Dhanhani alla rappresentazione teatrale "viaggio di Ibn Battuta", organizzata dall’Associazione Culturale “Sabah” con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT Migrart), nella città di Palermo in Sicilia (Italia), alla presenza di Paolo Masini, Vice Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell’artista di fama internazionale Sabah Benziadi, Presidente dell’ Associazione Culturale “Sabah”da anni impegnata culturalmente ad essere un ponte di pace tra I paesi arabi e Italia. “il viaggio di Ibn Battuta" ha ricevuto grande attenzione dai media internazionali, tanto da essere stato accolto benevolmente in molti paesi del mondo, primo fra tutti gli Emirati Arabi Uniti che si designano come strumento per la promozione della pace e di una culla per il dialogo, la tolleranza, la convivenza e l’armonia, occupando così un posto di rilievo nella comunità internazionale.

Associazione culturale SABAH
Email: cult.sabah@gmail.com
Tel:+39 3392190606
http://www.sabahbenziadi.com/migrarti-mibact-2017/

Logotel e Made in Lambrate lanciano l’installazione di Daniel Gonzàlez per arricchire il tessuto urbano del quartiere

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Presentata negli spazi Logotel in via Ventura 15 l’installazione urbana di Daniel González “Imaginary Country”, nuova iniziativa promossa dall’associazione Made in Lambrate con la collaborazione della Service Design Company milanese

L’architettura effimera dell’artista argentino Daniel González è arrivata a Lambrate: striscioni dipinti a mano (pasacalles) con etichette virtuali portano impatto tra le vie del quartiere, ridefinendo i confini tra reale e immaginario, tra fisico e digitale. Si tratta di un invito rivolto ai cittadini di Lambrate e ai passanti, che grazie alle parole dipinte sugli striscioni precedute da un hashtag, possono immaginare un nuovo quartiere.

“Scrivo dei post digitali e li inserisco nella realtà: le persone sono stimolate a immaginare”, spiega l’artista argentino durante la presentazione ufficiale tenutasi nella sede di Logotel in Via Ventura 15. È così che in via Conte Rosso sorge una montagna, in via Oslavia uno stargate per raggiungere altre dimensioni, in viale delle Rimembranze una nuova piazza e in via Ventura c’è il mare. Grazie a iniziative come Imaginary Country, il tessuto urbano del quartiere si arricchisce sempre più di persone interessate a migliorare il proprio landscape quotidiano. L’installazione di Daniel González è parte di un percorso inserito in una prospettiva temporale di lungo termine in grado di favorire la costruzione di reti tra attori pubblici e privati, tra cittadini e società civile: è un processo che permette ai cittadini di divenire co-produttori e investitori invece che solo consumatori. Mariano Pichler, Presidente dell’associazione Made in Lambrate, sottolinea infatti come questo progetto nasca per i cittadini, per stimolarli e sorprenderli, così com’era già avvenuto con una prima iniziativa realizzata sempre con l’artista argentino, che a Lambrate nel 2007 aveva addobbato insieme ad Anna Galtarossa una gru con luci e oggetti colorati.

“Il progetto di González è un gesto espressivo che si inserisce all’interno di un discorso che Logotel ha avviato già da più di quattro anni con Made in Lambrate e altre realtà del quartiere, per far sì che Lambrate diventi un laboratorio di sperimentazione, che sviluppi iniziative e situazioni che possano migliorare la coesione del quartiere e attivare nuove conversazioni. ” afferma Cristina Favini, Strategist & Manager of Design Logotel e vice-presidente di Made in Lambrate “È la forza di Made in Lambrate e delle altre associazioni che si occupano del quartiere che costruiscono occasioni che lo facciano vivere e pulsare e che migliorino il quotidiano. Anche una passeggiata in un luogo comune, in una periferia, può diventare un’esperienza e un racconto.”

“Questo quartiere è un territorio in continuo divenire e il cambiamento lo fanno le persone.” Anche Caterina Antola, Presidente del Municipio 3 di Milano, che ha sostenuto e patrocinato l’iniziativa, ha espresso durante la presentazione il piacere di partecipare a questo progetto e di vederlo realizzato. “L’installazione di Daniel González si inserisce in un momento incredibile per questo quartiere, nel quale durante le prossime settimane accadrà di tutto: basti pensare che tra qualche giorno verrà finalmente inaugurata piazza Rimembranze di Lambrate, in corrispondenza della quale Daniel ha sistemato uno dei suoi striscioni l’emblematica scritta #PIAZZA. Un sogno realizzato.”L’installazione urbana rimarrà appesa tra le vie di Lambrate per tre mesi e sarà arricchita da nuove parole. 
Quali? Per adesso non resta che immaginarle.

Intervista a Chiara Spagnoli Gabardi, “Renaissance Woman” per la potente critica statunitense: l'arte come espressione di vita

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(English version) Intervista di Andrea Giostra. Chiara è una pittrice italiana. Giovane ma non è estranea al mondo dell’arte statunitense prima, italiano poi, e internazionale infine. Dell’arte che fa scuola, crea cultura, riflessione, etica, morale pubblica. Dell’Arte che si appropria, o si ri-appropria se vogliamo e come vedremo nella nostra interessante conversazione, del concetto che Aristotele aveva del pensiero e della riflessione quando gli accadimenti della vita ci costringono a ragionare e a pensare “filosofando”.

Chiara è una cittadina del mondo, una cosmopolita come si dice oggi, che parla benissimo diverse lingue. Le sue opere sono state esposte in diverse gallerie tra Europa e America. È una stella nascente dell’arte visiva.
Chiara Spagnoli Gabardi definisce i suoi quadri “Calembours Materici”, ovvero giochi di parole con tecnica mista, dedicandosi contemporaneamente ad altri campi creativi. Da questo punto di vista si potrebbe definire Chiara un’artistadi stampo rinascimentale dall’eclettismo creativo, o una Fenomenologa dell’Arte Contemporanea. Oppure, ancora, per tornare ai nostri tempi con il filosofo ed economista francese Serge Latouche, un’artista che possiede un tocco pittorico e creativo “eco-friendly”.
Difficile da racchiudere in una semplice definizione. Molto più facile ammirare le sue Opere, farcele raccontare, e ascoltare le sue parole in questa bella chiacchierata a due, dopo aver fatto una piccola presentazione dell’artista.

Chiara, oltre ad essere una giovane Artista di grande talento, è anche una scrittrice poliglotta e quindi non soffre di certo di analfabetismo idiomatico. La sua formazione culturale e accademica è multiforme. Dopo aver frequentato una scuola britannica a Milano, si è laureata in Scienze Politiche, frequentando successivamente un Master universitario in sceneggiatura e produzione cinematografica. Durante questa formazione, ha inoltre frequentato dei corsi tra New York e Los Angeles al “Lee Strasberg Theatre and Film Institute”, istituto che celebra oltre 45 anni di lavori concentrati soprattutto nella formazione di attori e di artisti della settima arte. Oggi Chiara esprime la sua anima artistica da diverse prospettive creative ed intellettuali: critico cinematografico, sceneggiatore, giornalista ed editorialista per diverse testate europee e statunitensi, della carta stampata, online, ed emittenti radio-televisive. Chiara è inoltre docente presso l’Università I.E.D. di Milano, dove insegna “Phenomenology of Contemporary Arts”.
I suoi quadri conosciuti come “Calembours Materici”, riescono a sedurre l’amante dell’Arte sperimentale e innovativa, attraverso i giochi di parola che prendono vita su tela.

Ciao Chiara, benvenuta e grazie per la tua disponibilità nel fare una chiacchierata con me sulla tua arte e sulla tua professione. La prima domanda che ti pongo è quella di chiederti di presentarti ai nostri lettori: Chi è la Chiara-Donna?

Grazie Andrea di esserti interessato alle mie ultime vicende pittoriche. Ho avuto il privilegio di nascere nel paese della bellezza, l’Italia, e di cimentarmi all’estero, tenendo a mente la femme indépendante di Simone de Beauvoir, che attraverso il lavoro e la auto-realizzazione ha la possibilità di liberare la propria espressione artistica. Sono una donna che esplora continuamente la propria complessità, come disse Oriana Fallaci “Essere Donna è così affascinante, è un’avventura che richiede un tale coraggio una sfida che non finisce mai”.

Chi è invece la Chiara-Artista?

Curiosa con un’anima fanciullesca. La sindrome di Peter Pan e lo spirito di Lewis Carroll non mi abbandonano mai e sono la mia chiave per scrutare, e talvolta dileggiare, alcuni aspetti della nostra società. Sono guidata dal senso di meraviglia e cerco di convogliarla nella mia arte.

Chiara, hai trascorsi diversi anni a New York per il tuo lavoro di artista e giornalista. Qual è stata la spinta che ti ha portato al cuore dell’Arte Contemporanea? E cosa ricordi dei primi anni di soggiorno in America che vuoi condividere con i nostri lettori?

Ho iniziato a viaggiare fin dalla tenera età e questo mi ha permesso di non aver mai un approccio reverenziale verso l’estero. Perciò l’America, in particolare New York, è stata una tappa che ho voluto fare per ampliare la mia esperienza professionale e mettermi alla prova lontano da casa. Indubbiamente la Grande Mela è stata scelta in quanto fulcro delle nuove tendenze artistiche e sono stata felice di poter realizzare diverse mostre a Manhattan e avere avuto degli splendidi riscontri, sia dal pubblico sia dai media. Vivere in America fortifica e permette di rivedere l’Italia con altri occhi. Il nostro è un paese eccezionale, che dovrebbe lavorare sulla propria autostima e al tempo stesso aiutare le nuove generazioni ad esprimere la loro professionalità.

Che età avevi quando hai iniziato ad imparare le tecniche per esprimere la tua pulsione artistica?

Sono un’autodidatta. Fin dal liceo realizzavo nature morte a matita, carboncino e olio. Ma la mia gioia maggiore era quando sperimentavo con la materia. Ho poi iniziato la mia produzione artistica su tela all’università mentre studiavo tutt’altro, Scienze Politiche. Nel corso degli anni i quadri sono aumentati e sono stata spronata da amici e parenti a realizzare la mia prima mostra. Da allora il mio stile si è definito con i miei giochi di parole con tecnica mista, chiamati “Calembours Materici”.

Sai bene, Chiara, che per essere artisti occorrono gli strumenti per esprimere il proprio talento. Nel Rinascimento italiano erano i Maestri d’Arte a trasmettere le tecniche e la maestria nell’uso degli strumenti con cui operare e creare, con i quali modificare la realtà e trasformare il noto in nuovo. Chi sono stati i tuoi Maestri d’Arte?

Non ho avuto una figura di mentore che mi abbia introdotto all’arte e al desiderio di coltivarla. Mi sono lasciata guidare da alcuni movimenti artistici come la Pop-Art, il Ready Made, l’Arte Povera e il Dadaismo. Alberto Burri è l’artista che mi ha ispirato a giocare con la materia, anche se i miei primi esperimenti pittorici hanno seguito l’action painting e il dripping di Jackson Pollock. Il Rinascimento Italiano mi ha sempre ammaliato per i capolavori che ha creato e gli artisti che ha promosso. All’epoca il mecenatismo era vissuto come virtù civica, mentre oggi sono pochi i privati dediti a valorizzare gli artisti. Del Rinascimento amo la figura del “polimata”, l’artista che si cimenta in più campi. Leonardo Da Vinci n’è l’emblema, ma abbiamo anche esempi più moderni come la bellissima e talentuosa Hedy Lamarr: attrice versatile che sdoganò il nudo femminile nel cinema degli anni ‘30, donna politicamente impegnata che lasciò il primo marito filo-nazista e inventrice geniale a cui dobbiamo l’esistenza del Wi-Fi.

Qualsiasi professione, quando fatta bene, ha bisogno di un periodo di “gavetta”. Tu, Chiara, cosa ricordi dei tuoi primi anni di attività artistica, della cosiddetta gavetta, dove si lavora tanto e si guadagna pochissimo o nulla? E quali sono state le difficoltà che hai dovuto affrontare e superare?

Come diceva Eduardo De Filippo “gli esami non finiscono mai”, quindi la mia gavetta prosegue. La ricerca per il mio percorso artistico, giornalistico e di docente comporta uno studio continuo. Per quanto riguarda le difficoltà remunerative delle professioni creative, l’aspetto positivo è che seguendo più progetti contemporaneamente, si sviluppano capacità di multitasking e si ha la possibilità di spaziare creativamente.

Saprai come tutti, Chiara, che nel mondo dell’Arte ci sono moltissimi giovani talenti che purtroppo non riescono ad esprimersi compiutamente e ad avere successo. Spesso vengono ingaggiati ed incastrati da artisti senza scrupoli che ne fanno i loro “Nigger”, come si usa dire in gergo, ovvero dei giovani artisti che devono realizzare centinaia di opere nello stesso stile dell’artista che glieli ha commissionati senza però averne nessun riconoscimento, se non quello di qualche soldo per vivere. Un fenomeno che inizia nei paesi anglosassoni (U.S.A., Inghilterra, Australia), ma che adesso si sta sviluppando anche in Europa, e in Italia da un po' di anni a questa parte. Quando eri una giovane artista hai mai ricevuto questo genere di proposta? Qual è la tua idea rispetto a questo fenomeno in larga diffusione?

Il fenomeno si può collegare anche al fatto di essere un’artista donna, se si pensa alla canzone del 1972 di John Lennon, con la Plastic Ono Band “Woman is the Nigger of the World”, che denunciava la condizione di asservimento della donna. Per fortuna né come artista in erba, né come donna ho vissuto questa situazione sulla mia pelle. Mi viene in mente invece una pièce teatrale di Dacia Maraini che è stata rappresentata a New York, e raccontava la storia di una giovane artista. La pittrice una volta raggiunto il successo veniva schiacciata dal cinismo dell’industria culturale, che le imponeva di riprodurre sempre le stesse opere. In effetti nel mercato dell’arte bisogna essere riconoscibili, io ho trovato un fil rouge tra i miei quadri, utilizzando il linguaggio come segno distintivo del mio stile variegato.

Chiara, se per un motivo qualsiasi dovessi lasciare l’Arte, cosa ti piacerebbe fare? Quali pensi siano gli altri tuoi talenti?

Sono una narratrice di storie e cerco di raccontarle attraverso diversi mezzi di comunicazione, che sia critica, scrittura creativa, o arte visiva. Non potrei fare altro. Tempo addietro avevo realizzato un cortometraggio ispirato ai miei quadri. Sarei contenta di crearealtri vasi comunicati tra le varie discipline nelle quali lavoro. Oppure potrei far riferimento a uno splendido dialogo del film di Truffaut, “Jules et Jim”, in cui i protagonisti si confrontano su che mestiere scegliere e uno di loro risponde “Il curioso” e gli viene detto che non è una professione, ma lui spiega: “Non è ancora un mestiere. Viaggi, scriva, traduca, impari a vivere dovunque, e cominci subito. L’avvenire è dei curiosi di professione”.

Recentemente Chiara, hai esposto a Bologna alla Galleria Farini in una bellissima collettiva, insieme a tanti artisti famosi e dov’era presente un illustre Critico d’Arte. Ci racconti questa tua ultima esperienza? Come è stata?

Si tratta della collettiva “Arte a Palazzo In Mostra con I Grandi Maestri” che ha segnato il IV Anniversario della Galleria Farini Concept. Un mio quadro era esposto assieme alle opere di autori quali Warhol, Festa, Angeli, Schifano e altri artisti contemporanei. Grande plauso va al Gallerista Roberto Dudine, per la straordinaria organizzazione nella splendida cornice del cinquecentesco Palazzo Fantuzzi, e ai suoi collaboratori Monica Tanaglia, Grazia Galdenzi, Camilla Faccini e Azzurra Immediato. Il catalogo della mostra farà parte della collezione della Biblioteca di Storia dell’Arte ed Estetica dell’Università Carlo Bo di Urbino. Durante il vernissage c’è stata la partecipazione straordinaria di TV Capodistria, per realizzare un servizio esclusivo sull’evento, e come ospite d’onore è venuto il Professor Vittorio Sgarbi, che ha osservato tutte le opere con grande attenzione e al quale ho strappato un sorriso genuino con il mio “Pop-Porn”.

Chiara, vuoi descrivere ‘Pop-Porn’ ai nostri lettori, che potranno vedere in foto mentre leggono questa intervista?

“Pop-Porn” è un dileggio dell’odierno culto del cibo, divenuto il protagonista assoluto di programmi televisivi e del mondo virtuale. La spettacolarizzazione del cosiddetto Food Porn ovvero l’ossessione per il cibo attraverso la proliferazione di immagini sui social media all’interno della cultura pop, ha sorpassato l’interesse per le raffigurazioni di soggetti erotici. Questa è la forma di voyeurismo che appartiene alla generazione dei Millennials, conseguentemente un seno ricoperto di pop-corn diventa l’emblema della pornografia contemporanea.

Molto interessante Chiara. Mi piace molto il tuo concetto e quello che esprime questa Opera, stimolante filosoficamente direi, più che artisticamente. In fondo l’arte deve riappropriarsi di questo obiettivo, di questo nobile scopo, la riflessione, il pensiero, un po’ come nell’antica Grecia diceva Aristotele nel Protreptico o Esortazione alla filosofia del 350 a.C.: «Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui». Oppure come teorizzò magnificamente nel secolo scorso Gilles Deleuze (1925-1995), la funzione filosofica della settima arte è quella di creare etica e morale pubblica. Insomma, Chiara, per dirla con Serge Latouche, penso che l’Arte oggi debba recuperare questa sua nobile funzione culturale e morale, abbandonando la “gabbia” commerciale da obsolescenza programmata, come tu stessa sottolineavi, dove i cinici mercanti d’arte l’hanno rinchiusa. Ma detto questo, ho letto la bellissima analisi di Pop-Porn, che vorrei condividere con i nostri lettori, scritta da Azzurra Immediato della Galleria Farini di Bologna:

«Pop-porn è l’irriverente titolo dell’opera presentata dalla giovanissima artista meneghina Chiara Isabella Spagnoli Gabardi, in occasione della XIX Collettiva Internazionale di Pittura, Scultura e Fotografia del progetto Arte a Palazzo.
Facendo un salto a ritroso nel tempo, il titolo di questo lavoro ricorda un brano del 2008 di un duo leccese che, proprio grazie alla provocazione semantica del testo e del concetto legato a quella pubblicazione, scalò le vette delle classifiche musicali, divenendo ciò che oggi si suol definire un “fenomeno mediatico.” Se del duo pop Il Genio non abbiamo avuto più notizie, al contrario, di Chiara Isabella Spagnoli Gabardi, il mondo del contemporaneo, dell’arte considerata “giovane” e di sperimentazione, ne parla e ne apprezza le vocazioni.
L’artista, nonostante la sua giovane età guarda alla lezione dei grandi maestri delle avanguardie, in particolare, alcuni dei quali ritrova esposti in Palazzo Fantuzzi, accanto alla propria opera, maestri di cui Ella ha interiorizzato la spinta innovativa e di rottura con gli accademismi e ne ha fatto il proprio filone di ricerca personale. Fondamentale ruolo è quello che ha assegnato alla materia, non solo come pigmento, ma viva e tridimensionale materia che fisicamente compartecipa alla costruzione reale dei suoi lavori, attraverso l’uso delle tecniche del collage e dell’assemblage e che permette all’artista di giocare, nel senso più pieno del termine, con il mondo di oggi. L’analisi che la Spagnoli Gabardi porta avanti è, invero un ricorso carico di sinergie che opera dal basso pur traendo spunto da una visione colta.
Il reale che l’artista milanese decifra, emergente dalla dimensione dell’esperito e del vissuto, ma anche da ciò che tutt’intorno accade probabilmente derivato anche dalla formazione in Scienze Politiche che Ella ha alle spalle si nutre di ironia e sarcasmo, ad oggi, probabilmente, una delle vie da seguire per affrontare il contemporaneo in maniera oggettivamente corretta. Ecco dunque che, concettualmente vicina al poverismo e al dada, un’opera come Pop-Porn racchiude in sé meraviglia, stupore, dell’artista ma anche quelle che deriveranno dall’istante fruitivo.
L’assemblage di quelli che sembrano “innocui” pop-corn-assumono, invece, l’aspetto di un seno femminile, trattano tuttavia, non secondo canoni del nudo classico e neppure secondo gli stilemi delle avanguardie pittoriche. Il pop assume la valenza della cultura o coltura, in questo caso?! popular e lo fa alla maniera del ready made più ironico, quello del cibo, del “tutto e subito” mentre, la nudità rimanda al significato voyeuristico del porno, privo ciononostante, di qualsivoglia volgarità. Ai coetanei dell’artista non mancherà un pensiero rivolto a quel fenomeno social fotografico denominato #foodporn che rimanda ad una sorta di ossessione che fa del “cibo da mangiare con gli occhi” divenuto protagonista di alcuni social su cui condividere fotografie. In tal modo, la nostra artista sembra quasi osservare in maniera ampia tutto ciò che accade in questo nostro tempo, sempre di corsa, verso dove non si sa e che bulimicamente afferra tutto ciò che capita, senza coglierne il significato vero e profondo.
L’ironia fatta propria dalla Spagnoli Gabardi è la medesima di cui non poteva fare a meno Massimo Bontempelli nella sua analisi del Novecento, un sarcasmo salvifico, che permette di restare ancorati alla ragione, pur permettendole di sognare; un’ironia che esce dai ranghi dell’ovvietà tout court, banalità per certi versi, mondo sicuro di certe menti asfittiche mancanti di ogni tipo di coraggio. L’artista lombarda, al contrario, il coraggio di rompere gli schemi, di andare oltre, di provocare mediante le proprie opere ce l’ha e lo dimostra nelle diverse tematiche che affronta con il suo lavoro.
Pop-Porn si traduce, pertanto, in espediente narrativo e dialogico, sardonico, in grado di raccontare una storia che è odierna ma anche senza tempo, che interroga lo spettatore senza porlo in difficoltà ma quasi cercando un complice per sorridere insieme di questa nostra vita, in cui ogni elemento permette di aprire seriose riflessioni.»

Bellissima! Complimenti Chiara. Cosa ci dici a proposito di queste interessantissime stimolazioni che la Immediato sollecita nella sua analisi?

Penso che oltre ad essere molto lusinghiera, coglie tutte le sfumature del mio stile e del pensiero che c’è dietro la realizzazione di questo quadro. L’approccio giocoso di ‘Pop-Porn’ racchiude un’attenta osservazione della nostra contemporaneità e ho molto apprezzato che citasse anche il riferimento musicale al duo leccese, Il Genio. Amo l’intersecarsi dei sensi e delle arti, mi affascina come il fenomenologo Merleau-Ponty abbia esplorato la sinestesia, e il modo in cui corpo e mente costituiscano un’unica entità nella percezione. Per altro anche Walt Whitman con la sua poesia ci diceva che non abbiamo un corpo, bensì Siamo un corpo e che ferendolo si trafigge l’anima di una persona. Trovo di grande ispirazione quando c’è una sorta di sinestesia o fusione tra diverse discipline creative, quello che Wagner chiamava Gesamtkunstwerk e che oggi viene definita cross-pollination o cross-fertilisation.

Chi volesse conoscere le tue Opere, dove può vederle? Quali saranno i tuoi prossimi appuntamenti espositivi?

I quadri, le mostre, e la rassegna stampa dei miei lavori sono visibili sul sito www.chiaraspagnoliart.com. Non ho ancora programmato altre esposizioni. Poco prima del vernissage bolognese sono stata alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia, dove ero in giuria per la sezione dei film delle Giornate degli Autori, in rappresentanza di Fedeora (Federazione dei Critici Cinematografici d’Europa e del Mediterraneo). Ho avuto quindi poco tempo per dedicarmi alla realizzazione di altri quadri. Ora finalmente mi sto dedicando alla creazione di nuovi Calembours Materici.

Chiara, raccontaci qual è la tua “Poetica” nell'Arte che crei, nell'accezione di Aristotele che la usò per la prima volta in uno scritto intorno al 330 a.C. e che analizzava l'Arte, in tutte le sue forme espressive, distinta dall'Etica e dalla Morale, introducendo due concetti fondamentali: la “Mimesi” e la “Catarsi”, concetto successivamente, alla fine dell'800, ripreso da Freud nell'elaborazione della Psicoanalisi.

Per Aristotele l’arte è essenzialmente imitazione, ma contrariamente a Platone non la condanna: esalta l’arte come rappresentazione della natura.Nel realizzare i miei quadri non attingo a questo concetto di armonia e simmetria, influenzata dal razionalismo pitagorico. Anche perché la matematica non è il mio forte e riuscirei sicuramente a sbagliare il calcolo della sezione aurea! Ma il mio apprezzamento nei confronti della natura risiede nell’adottare un approccio sostenibile. Tutti i materiali che utilizzo sono di scarto e cerco di dare loro una nuova espressione e funzione. Per quanto riguarda la Catarsi come purificazione delle emozioni, la mia mente vaga alle riflessioni di Edmund Burke sul Bello e sul Sublime. La forza generatrice viene messa a confronto con quella distruttrice, che costituisce qualcosa di orrendamente affascinante. Credo che su questa lunghezza d’onda l’arte debba essere libera di scatenare turbamenti e introspezioni. La mia Poetica è quella di addolcire, nella forma, quel Sublime che ci terrorizza, per innescare un momento di riflessione ma anche di sdrammatizzazione.  

Ti ho raccontato, Chiara, della mia grande passione adolescenziale per la letteratura russa, ed in particolare per Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1881) del quale ho letto tutto, che considero il vero padre della psicologia del profondo e che ispirò tantissimo Sigmund Freud nel concepire la psicoanalisi. Uno dei romanzi di Dostoevskij che amo di più è “Delitto e Castigo” (1886), dove si possono leggere queste parole: «Se avessi voluto aspettare che tutti fossero diventati intelligenti, sarebbe passato troppo tempo...Poi ho capito anche che questo momento non sarebbe arrivato mai, che gli uomini non cambieranno mai e che nessuno riuscirà a trasformarli e che tentar di migliorarli sarebbe fatica sprecata!». Dall’altra parte dell’Europa, a Palermo, sul grande frontale del Teatro Massimo, aperto al pubblico nel 1897, è incisa questa frase: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Qual è la tua riflessione leggendo queste due bellissime frasi?

Dostoevskij ci disse anche che “La bellezza salverà il mondo”. Penso che l’Arte giochi un ruolo importante in questo contesto, ancor più della filosofia, poiché non viene solleticato solamente l’intelletto ma la reazione fisica del nostro corpo, quando interagisce con l’opera, attraverso i sensi. Non mi riferiscono solo alla vista, all’udito, all’olfatto, al gusto e al tatto; ma anche a tutti gli altri che sono stati scoperti successivamente, come la percezione del dolore, della temperatura, dell’equilibrio, del movimento, del tempo, del prurito, dell’orientamento, della consapevolezza corporea. Ognuno di questi influenza il nostro momento esperienziale dell’arte.

Per rimanere su Sigmund Freud, un’altra mia grande passione letteraria anche per le sue pubblicazioni cliniche e psicodinamiche, saprai di certo che scrisse diversi articoli e saggi sull’Arte. Il concetto dominante era sempre lo stesso: «L’Arte è l’espressione più poderosa del profondo dell’animo umano.» Non è proprio una citazione, ma è quello che ne ho tratto dalle letture freudiane. Molti anni dopo, Jackson Pollock (1912-1956), disse queste parole: «Tutti noi siamo influenzati da Freud, mi pare. Io sono stato a lungo junghiano. La pittura è uno stato dell'essere. La pittura è una scoperta del sé. Ogni buon artista dipinge ciò che è.» Qual è la tua prospettiva esperienziale ed artistica rispetto alle parole che ti ho appena letto?

L’arte si trova tra il reale e il possibile. La fantasia dell’artista assume una forma concreta, in cui l'opera d’arte diventa veicolo di verità, che ci permette di riflettere e confrontarci. L’arte assume importanza nel momento in cui ci aiuta a raccogliere il significato delle cose, come sintetizzò Paul Klee “L’arte non deve rappresentare il visibile, ma rendere visibile l’invisibile”.

È verissimo quello che dici in riferimento a Paul Klee. In qualche modo esprime lo stesso concetto freudiano, nel portare in coscienza ciò che invece rimarrebbe sommerso per sempre nel profondo dell’animo umana, generando una dirompete pulsione vitale e creativa nell’artista.
Se ti venisse chiesto di spiegare cos'è l'Arte a dei bambini, con parole semplici, cosa racconteresti?

L’Arte si vive.

Se invece dovessi spiegare cos’è la Cultura e a cosa serve nel mondo dell’Arte?

La Cultura è un patrimonio di conoscenze sviluppato nel corso del tempo, non a caso la parola deriva dal verbo latino “colere” che significa “coltivare.” In termini odierni può estendersi a tutto ciò che è popolare ed è diventato di “culto” e nell’ambito artistico influisce fortemente la Weltanschauung delle persone. Questo in qualche modo forgia il modo di fruire un’opera d’arte secondo il circolo ermeneutico di Heidegger: le opere d'arte non sono semplicemente rappresentazioni del mondo, ma producono una comprensione condivisa di una comunità. Ogni volta che una nuova opera viene aggiunta a qualsiasi cultura il significato di ciò che è, per esistere, viene modificato intrinsecamente.

Se dovessi scegliere un colore tra il rosso e il blu, quale sceglieresti? E perché?

Li amo entrambi. I colori caldi e freddi sono complementari. Non si può scegliere tra gli uni e gli altri, sarebbe come scegliere tra la luce e l’oscurità, il suono e il silenzio, il movimento e la staticità.

Se dovessi scegliere un fiore, quale sceglieresti? O meglio, se un ammiratore volesse regalarti un mazzo di fiori dopo una tua performance, che fiori ti piacerebbe ricevere?

Il mio fiore preferito è l’orchidea. Amo la sua eleganza essenziale e delicatezza.

Chiara, per finire la nostra chiacchierata, mi piacerebbe che ci raccontassi qual è il tuo sogno nel cassetto che oggi vorresti realizzare e che ti porti dentro fin da bambina?

Come Shakespeare credo che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, intrecciamo pensieri e sensazioni, in un dormiveglia tra etereo e materia. Tessiamo le nostre aspirazioni che quando si concretizzano, inevitabilmente si sfilacciano e si attorcigliano in maniera non programmata. Il mio telaio si è articolato in modi che non avevo nemmeno immaginato. Continuo ad elaborare il mio canovaccio e seguire le ristesure che la vita mi propone, osservando come si sviluppa il mio Arazzo di Bayeux.

Grazie Chiara per essere stata con me e per averci raccontato della tua arte e della tua vita di artista. Il mio in bocca al lupo è molto sentito e spero di incontrarti presto per un’altra chiacchierata o per una tua bellissima personale. Grazie ancora e alla prossima…

Grazie a te Andrea per questo meraviglioso volo pindarico tra arte e filosofia.

Link utili per approfondimenti sull'Arte di Chiara Spagnoli Gabardi:
http://www.azzurraimmediato.it/

di ANDREA GIOSTRA

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