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Maria Callas, il monologo per il quarantennale della scomparsa, al Teatro Mercadante di Cerignola con Daniela Musini

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Sabato 16 Settembre alle 21, nella cornice del Teatro Mercadante di Cerignola (FG), l'attrice, scrittrice e pianista Daniela Musini celebrerà il quarantennale della scomparsa di Maria Callas con lo spettacolo “Maria Callas, la Divina”. Il grande soprano sarà omaggiato attraverso un monologo  intenso, appassionato e struggente, di cui la Musini e anche autrice.

Il dialogo con una giornalista, virtualmente sul palco, porterà la Callas/Musini a raccontare tutta la sua vita: dalla triste infanzia fino alle turbolente storie d’amore che l’hanno resa uno dei personaggi più controversi del ‘900. Fino alla sua morte, avvenuta il 16 Settembre 1977, quando Maria Callas morì improvvisamente a Parigi, a soli 54 anni.

Il testo è stato insignito di 6 prestigiosi riconoscimenti letterari tra cui il Fiorino d'oro, il primo premio assoluto alla XXXIV edizione del prestigioso Premio Firenze e il piazzamento d'onore al Premio Zingarelli 2017. Lo spettacolo, fortemente voluto dall'Amministrazione Comunale di Cerignola, in particolare dall'Assessore alla Cultura Raffaella Rosaria Petruzzelli, sta ottenendo consensi entusiastici in tutta Italia da parte del pubblico che riserva alla Musini ogni volta la standing ovation finale. 
“La mia sarà una Callas veemente e struggente, sensuale e tragica, tigrina e appassionata che  racconta ad un'invisibile giornalista la sua straordinaria esistenza, densa di passioni e amori, gioie abbaglianti e struggenti malinconie, ma che soprattutto mette a nudo la propria anima di donna ferita, abbandonata e sola», racconta Daniela Musini.  “La vera Callas, la Divina” continua l’attrice “l'Artista eccelsa, apparirà attraverso le splendide fotografie e i filmati d'epoca dei suoi trionfi, mentre la sua incomparabile voce costituirà il prezioso e ineguagliabile sottofondo musicale».
Si preannuncia una serata ricca di emozioni quella di Sabato 16 Settembre al Teatro Mercadante di Cerignola per uno spettacolo coinvolgente che si avvarrà della scenografia e dei costumi di Giuseppe Esposito e della regia di Federica Vicino.
Ingresso libero.

Opera di Amsterdam, il maestro Michele Mariotti dirige "La forza del destino": musica, artisti, regia di grande livello

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La celeberrima ouverture dell'opera a livello emozionale apre la strada alla comprensione: il destino con la sua forza trascina gli esseri umani in un vorticoso continuo giri di eventi che constano di momenti di grande felicità e di profonda tristezza.
I personaggi sono ruoli di un copione scritto dove ogni partecipante arriverà al punto previsto e stabilito, anche se alcuni passaggi della vita sembrano "altro" dal cammino ordinario che ci accomuna.
Potrebbe essere riassunto così il significato de "La forza del destino" in scena all'opera di Amsterdam fino al 1° ottobre, coprodotta con la Royal House Covent Garden di Londra. 
Un'incessante passerella di bravura e di competenza: la regia attenta di Christof Loy, i costumi e la scenografia di Christian Schmidt, le luci di Olaf Winter, le coreografie di Otto Pichler. Per non parlare dell'eccellente direzione musicale del Maestro Michele Mariotti fa scorrere leggera e impetuosa la musica verdiana e la rende riconoscibile con i suoi tipici altissimi momenti di pathos.
I tre protagonisti giocano impeccabilmente la loro parte.
Da brividi le arie di Leonora (Eva-Maria Westbroek) quando prega la Vergine prima di ritirarsi a vita eremitica e nell'ultima parte prima di rivedere l'amato e il fratello. Così come Don Carlos (Franco Vassallo) e Alvaro (Roberto Aronica) quando rivelano le loro vere identità e quando si ritrovano all'interno del monastero.
E poi c'è Preziosilla, una magnifica Veronica Simeoni: divertente, naturale, agile nel canto, nelle espressioni e nei movimenti coreografici. Il suo ruolo brilla nella seconda parte dello spettacolo quando finita la guerra  il palco ospita un vero e proprio mini musical dove i ballerini danzano divinamente e tutti i personaggi si muovono all'unisono e simmetricamente. Da sottolineare anche Alessandro Corbelli nei panni di Fra Melitone, un frate impaziente e burbero che conquista gli spettatori. Da vedere!
Giovanni Zambito.


RYANAIR E LA MIA “CUSTOMER SATISFACTION”

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RYANAIR ha annunciato ieri la decisione di cancellare duemila voli, fra i quali quello con cui sarei dovuto andare a Bordeaux. E vabbé, può succedere. 
Però...

– Mi informa senza dare spiegazioni. E rivabbé. 
Poi però...
– ...mi propone di scegliere fra riprenotare su altro volo, o chiedere il rimborso. Ma di riprenotare non se ne parla perché nei giorni successivi non ci sono voli, e se ci sono non c'è posto fino al 25. Rimarrebbe il rimborso, quindi. Valuto se optare per il rimborso del solo volo di andata, e raggiungere Bordeaux con un'altra compagnia, ma mi viene un dubbio: e se, visto che non parto con il volo d'andata, Ryanair mi cancella automaticamente anche il ritorno, e all'imbarco non mi fanno salire a bordo? Mi dico "Non sarà così, ma meglio essere sicuri. Dai, verifichiamo" e cerco di telefonare a Ryanair. Il numero da contattare è a pagamento, e dopo cinque minuti passati a chiedermi "Ehi, non starò pagando per stare in attesa?" chiudo ormai piuttosto alterato (insomma, incazzato come una biscia) e provo con la chat. Dal momento che apre alle 9:00 e sono solo le 8:30, chiamo un'associazione consumatori specializzata (AssoTurista) scovata sul web che pare assista gratuitamente, e in più è raggiungibile h24 e 7/7 (impari, la Ryanair, come si sta vicino al proprio cliente): rispondono immediatamente, e mi confermano che il pericolo che all'imbarco a Bordeaux mi trovi senza il posto esiste, meglio informarsi con Ryanair.
E io, che in fondo sono un ottimista, decido di riprovarci e aspetto che apra la chat.
Sono il 70° in lista, 32 minuti di attesa stimata. Mi armo di pazienza. Finalmente arriva il mio turno. Spiego il problema... et voilà, cade la linea. 
Nel corso della giornata ci ho riprovato diverse volte, e a un certo punto mi sono sentito non più tanto ottimista. 
E così ho rinunciato al viaggio e ho messo tutto in mano ad AssoTurista, di cui nel frattempo ho letto sul web un gran bene. Tutti confermano di esserne rimasti soddisfatti e che davvero non hanno pagato un centesimo. Ma com'è possibile questa cosa? La spiegazione mi piace: "I nostri avvocati sono pagati dalla parte avversa. Se vinciamo, bene; se perdiamo, non chiediamo niente al passeggero". Avete capito? Ryanair dovrà pagare anche gli avvocati. Che soddisfazione. Anzi, che “satisfaction”. 
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Lady Lu Ye, Ambasciatrice della via della seta della Cina, Soprano e Attrice, Diva del mondo della lirica cinese e internazionale. L'intervista

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di Andrea GiostraHo incontrato Lady Lu Ye sul lago di Como, dove passa i suoi periodi di riposo lontano dalla frenesia della sua arte frenetica e instancabile. Lu Ye è un Soprano di fama internazionale, Attrice di origini cinesi, ma abitante del mondo dall’età di vent’anni, ambasciatrice della cultura italiana nel mondo, ha calcato i palchi dei Teatri più prestigiosi e importanti del pianeta ricevendo critiche sempre entusiaste che ne hanno fatto una vera Diva, e che ha portato “Le Press” a definire la sua canorità "Voce d'Angelo, magica...".
L'anno scorso, 2016, il Governo Cinese le ha conferito il prestigioso titolo di “Ambasciatrice della Via della seta per il ventesimo secolo” e rappresenta in occidente, ed in Italia in particolare, i brand delle cento multinazionali più ricche e più importanti della Cina, era stata candidata dalla stampa e dal mondo culturale cinese al titolo di “Personalità più influente della Cina per il 2016”. Nei Paesi nei quali ha lavorato, è stata pregiata da decine di premi e di riconoscimenti alla carriera. È la prima Artista cinese ad essersi esibita presso la Santa Sede nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, il 20 dicembre 2013, in occasione del compleanno di Papa Francesco. È stata la prima cantante cinese ad aver interpretato l’inno Canadese in occasione della finale nazionale di Hockey sul ghiaccio, gli Hockey Game 2014, al National Anthem "O Canada " in Montreal Bell Centre, nella finale tra il Montreal Canadiens e il New York Rangers del 12 aprile 2014.
Lady Lu Ye all’età di 21 anni si diploma in musica in Cina presso la Hangzhou Academy of Music, per poi continuare gli studi in Italia dove perfeziona la tecnica vocale e l’interpretazione studiando con il tenore Renato Sabatini e il mezzosoprano spagnola Carmen Gonzales. Negli U.S.A. approfondisce i suoi studi sul Cinema con maestri quali Warren Robertson e Tom Todoroff. In Italia lavora con grandi maestri tra i quali Pupi Avati e Giorgio Albertazzi. Nella sua carriera di Attrice ha lavorato in produzioni hollywoodiane, canadesi, cinesi e italiane. Vanta tantissime apparizioni televisive nei più importanti net-work del mondo. Recentemente è stata ospite speciale della prestigiosa “The Actors Studio” di N.Y.C., della quale sono soci le più importati stelle hollywoodiane della settima arte.
Benvenuta Lu, e grazie per aver accettato il mio invito per fare questa intervista, questa chiacchierata sulla tua professione, sulla tua arte e sul tuo prestigiosissimo ruolo di Ambasciatrice della via della seta del Governo cinese.
In Italia sei già molto conosciuta negli ambienti dell’arte, della cultura, del cinema, della musica lirica in particolare. La gente comune ha però bisogno di una tua presentazione, al di là di quello che abbiamo detto nell’introduzione sulla tua brillante carriera di artista e di donna di cultura. Ecco Lu, come ti presenteresti ai nostri lettori? Chi è la Donna-Lu Ye?

Grazie a te, Andrea, per il tuo gentile invito per questa intervista che ho accettato con grande piacere. Grazie di essere venuto a trovarmi sullo splendido e incantevole lago di Como, dove ho scelto di passare magnificamente i miei periodi di riposo e di studio, lontano dal mio lavoro spesso frenetico perché mi porta, anche se piacere, in giro per tutto il modo. Il tuo Paese è bellissimo, Andrea, e colgo subito l’occasione per ringraziare l’Italia e i tanti amici italiani che ho conosciuto dall’età di vent’anni quando mi sono trasferita qui, lasciando la Cina, per studiare e imparare la vostra arte musicale e l’arte del canto lirico. Sono stata accolta con grandissima ospitalità e con sincero affetto, e di tutto questo vi sono molto grata. L’Italia per me, Andrea, è il mio secondo paese, dove vivo benissimo quei pochi periodi che riesco a farlo.
Vado alla tua prima domanda.
Io sono semplice, una donna che ama vivere, una persona con una grande passione per la vita. Per diventare davvero degli artisti bisogna prima aver vissuto la propria vita, bisogna avere passione per la vita, senza tutto questo non si può diventare artisti. Bisogna prima di tutto essere degli esseri umani che vivono la loro vita nella quotidianità. Quello che faccio io è di vivere la mia vita con intensità, ogni giorno, facendo il mio lavoro, trasmettendo e condividendo la gioia per la vita, con i miei amici, con i miei colleghi artisti, con tutto il mondo che incontro quado viaggio e quando faccio i miei concerti. Mi piacciono le cose semplici e cerco sempre di semplificare le cose complicate. Sono una donna curiosa e questa curiosità mi porta ad imparare cose nuove ogni giorno, a fare nuove esperienze, a conoscere persone diverse, culture differenti. So bene di essere una donna che ha dei privilegi perché il mio lavoro mi porta spesso in giro per il mondo. Ma lo faccio con un grande interesse e con una grande curiosità, quella di imparare ogni giorno della mia vita cose nuove, cose sconosciute, cose belle.
So bene che nella vita capita di vivere anche momenti di sconforto, di sofferenza, di delusione, di dolore. Se una persona ha vissuto una vita facile non potrà mai capire cos’è la sofferenza, cosa significa sopravvivere, qual è il sapore della vittoria, del riscatto, dell’avercela fatta da soli. È dalla sofferenza che si impara. È dai fallimenti che ci si rialza e si riprende il cammino più forti e più consapevoli delle proprie capacità di prima. Se non accade tutto questo, se una persona cresce in una vita felice e spensierata, gli mancherà lo spirito dell’esser umano, della vita vissuta. Puoi essere anche una grande persona, ma se non riesci ad andare avanti nei momenti difficili, quando cadi e poi ti rialzi qualsiasi cosa sia accaduta, allora non sarai mai una persona completa che ha la possibilità di apprezzare il bello che ti offre la vita. Anche quando ti ritrovi in situazioni che per te sono le più difficili al mondo, devi recuperare la forza di rialzarti, di andare avanti, di riprendere il tuo cammino che si è temporaneamente interrotto con una caduta improvvisa, forse rovinosa, ma che certamente, se lo sai cogliere, ti avrà insegnato qualcosa. Questo è lo spirito che bisogna avere. Che io ho. E tutto questo per me è più importate di tantissime altre cose.
Io ho vissuto in tanti Paesi. In luoghi con culture diverse, con mentalità diverse, con valori diversi. Ho sempre accolto tutte queste cose nella mia mente, nella mia vita, nel mio modo di pensare che doveva modificarsi per capire dove ero e come dovevo integrarmi con la gente di quel Paese. Ricevo dentro di me tutte queste informazioni, e le assimilo, le introietto, le digerisco, le faccio mie insomma. La mia testa diventa una fabbrica con sempre più materiale su cui lavorare, da elaborare, con più informazioni che devo gestire. Ed è per questo che mi sento ogni giorno più ricca umanamente, spiritualmente, culturalmente.
L’altra volta dicevo ad una mia amica che io non ho avuto mai paura di annoiarmi. Non credo di essermi mai annoiata. Anche quando sarò vecchia, manterrò la mia curiosità per il mondo, per la conoscenza, per le persone. Ho una grande curiosità che cerco di soddisfare. Io lo so, non sarò mai una donna annoiata. Nonostante la vita che spesso è dura, difficile, che dà delusioni, dolore. Ma penso che se la vita fosse semplice, fosse senza difficoltà, forse sarebbe meno interessante di quello che è nella realtà.
Io sono una persona semplice. Voglio vivere una vita normale. Non sono mai stata fissate su certe idee. Ho capito che per risolvere anche i problemi della vita più complessi, bisogna essere caparbi, non abbattersi mai, essere tenaci per trovare la soluzione che se non ti arrendi arriverà. Arriverà con la tua tenacia, con la tua volontà, con il credere nelle tue possibilità e nella tua forza interiore.
Penso sempre che se riconosco che una cosa non è essenziale ed è difficile averla, allora lascio perdere e vado avanti per la mia strada, per un’altra strada, seguendo i miei obiettivi, le mie passioni. Vado avanti con altre idee.
Mi piacerebbe vivere una vita nel modo più semplice possibile. Non faccio mai tante storie con le cose che non sono essenziali per la mia vita, per il mio benessere, per il mio essere donna, per il mio essere un “essere umano”. Cerco di trasformare le cose complicate in semplici. Forse una soluzione per stare meglio potrebbe essere questa. Non lo so. Per me lo è di certo.

WOW Lu, ma questa non è una risposta! È una saggia lezione di vita! Ti confesso che condivido totalmente quello che hai detto. Il tuo, secondo me, è il miglior approccio per affrontare la quotidianità della vita con le sue gioie e i suoi dolori, e cercare di raggiungere gli obiettivi che ci costringono le nostre passioni. Andiamo avanti.
Ti ricordi che età avevi quando hai scoperto la tua passione per l'Arte, per la Musica, per il Canto, per la Lirica, per la Recitazione?

Andrea, già all'età di 3 anni mi piaceva cantare. Potevo cantare un'Opera di Pechino intera quando avevo 5 anni. A 9 anni, quando la gente mi chiedeva cosa volessi diventare quando sarei stata grande, rispondevo: «Voglio essere un’Artista», invece di rispondere: «Voglio diventare una cantante, una attrice, una pittrice, una architetto come i miei, etc…». Una cosa buffa …! Vado sempre pazza per il cinema, però ho cominciato a studiare seriamente la recitazione solo alla fine dei anni ’90. La Lirica mi ha appassionato solo dopo un po’ di anni che cantavo già con grande successo in Cina musica pop riempiendo gli stati ed avendo tantissimi fan. È con il successo cinese che ho capito che avrei voluto fare altro. Cantare sì. Ma la musica lirica. Quella europea, quella italiana.
Oggi sei una Donna e un’Artista molto apprezzata. In Italia ti vengono riconosciute tantissime qualità professionali, artistiche ma soprattutto umane. L’élite culturale italiana ti ha riconosciuto tantissimi meriti e di ha pregiato di tantissimi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali.
Cosa pensi di tutte le cose belle che dicono di te?

Ti ringrazio Andrea, e grazie anche al mio pubblico con tutto il cuore. Mi stimano così tanto, soprattutto in Italia. Qui mi fanno battere il cuore sempre. L’Italia è il Paese dove ho sempre vissuto le più belle e le più forti emozioni. L’Italia è anche il Paese dove ho ricevuto tantissime emozioni che mi hanno aperto il cuore, tantissimi onori ufficiali. Posso solo dire che cerco di fare del mio meglio in tutti campi, come essere umano, come madre, come donna, come artista.

Tu, Lu, sei una donna famosissima in Cina. La stampa del tuo paese di origine ti ha candidata al titolo di “Personalità più influente della Cina per l’anno 2016”. Se noi italiani immaginiamo un paese con più di un miliardo di persone, uscire dalla massa come hai fatto tu in un oceano di popolazioni, è un onore e un evento magico, incredibile e fantastico insieme. Come ci si sente nell’esser consapevoli che un miliardo di persone sanno chi sei, conoscono il tuo nome, conoscono la tua storia di artista, conoscono il potere culturale che hai maturato in tutti questi anni di professione e di arte prima in Cina e poi in tutto il mondo? Come ci si sente ad essere stati individuati da una parte importante del tuo paese di origine come la candidata a rivestire il ruolo di personalità più influente della Cina in un Paese dove oggi la finanza, l’imprenditoria e l’economia la fanno da padrona? Dove una parte del Paese che conta, quello dell’informazione e della cultura, ha scelto te come candidata per questo riconoscimento straordinariamente importante?

Io sono onorata e molto riconoscente al mio Paese. Sono orgogliosa di essere cinese e di questi riconoscimenti. Sono fiera di rivestire questi ruoli e lo faccio con grande passione e con grande dedizione. Non mi risparmio mai un secondo e il mio obiettivo è trasmettere nei bambini e nei giovani cinesi la cultura, l’arte, la musica. È questo quello che cercherò di fare ancora di più, con ancora più determinazione, con l’appoggio e la collaborazione di tutte le istituzioni, le società, le associazioni del mio Paese che mi hanno individuato come una persona che può portare avanti questi obiettivi così importanti per un popolo, per una civiltà, per una convivenza che sia civile e rispettosa di tutti.
Io sono già pronta per fare tutto questo. Quando saranno pronti per far partire tutti i progetti dei quali abbiamo già discusso, che riguardano la cultura, la musica e l’arte, io sarò pronta. Già ho iniziato a lavorare per raggiungere questi obiettivi. Realizzare progetti culturali vuol dire anche realizzare progetti economici. Le due cose non sono scisse come sembra. La cultura e l’economia vanno collegate insieme, vanno legate l’una all’altra. Se non stai bene economicamente, se non sei autosufficiente, se vivi in continua preoccupazione per il domani, allora non puoi apprezzare la cultura, non puoi gustare l’arte, non puoi dedicarti alla musica.
I riconoscimenti che ho ricevuto in Cina, per me sono molto importanti, sono dei simboli, un impegno alla mia responsabilità, un ruolo che mi costringe a restituire quello che ho imparato in tanti anni di professione artistica alla mia gente, al mio popolo, al mio Paese. E tutto questo lo faccio e lo farò con grande senso di responsabilità e con grande umiltà. È questo il messaggio che ho lanciato a tutte le organizzazioni cinesi che vogliono che porti avanti questi progetti. E ho anche pensato ad un canale, una “via della seta” che dall’Italia porta alla Cina e dalla Cina porta all’Italia. Come fece Marco Polo. Io vorrei creare degli scambi culturali, d’arte, musicali, di bellezza insomma. Progetti italiani che portino in Cina la cultura, l’arte, la bellezza del vostro meraviglioso Paese che ho amato da sempre e che mi ha dato tanto. E anche in questo senso che vorrei restituire la generosità che ho ricevuto dall’Italia, dalla sua gente, da quando ventenne sono arrivata sola e ancora disorientata. Ma anche un canale che faccia conoscere la cultura cinese, l’arte cinese, la musica cinese, la bellezza cinese all’Italia e agli italiani. È questo quello che vorrei realizzare. Lo so che non è facile. Ma nulla è facile nella vita, e non è per quello che ci dobbiamo arrendere.
Non penso di essere una delle persone più influenti della Cina. Sono semmai una donna, un’artista, una figura internazionale che rappresenta la Cina nel mondo attraverso la sua arte. Sono un’artista cinese prima e internazionale poi. E in questo senso sono consapevole di portare l’immagine della Cina in tutto il mondo. Forse per questo ho ricevuto la nomina per questo titolo. Ma l’aver ricevuto la nomina alla candidatura ti fa assumere una visibilità straordinaria e ti dà una responsabilità ancora più grande. Sono stata candidata, ma non ho vinto. È chiaro che in Cina è molto più facile che vinca un grande imprenditore, un grande finanziere, un grande banchiere. Una personalità che investe i suoi soldi nel creare un ospedale, nel creare un campus universitario, nel realizzare una città che faccia vivere meglio le persone. Sono cose molto più visibili della cultura. Sono cose molto importanti, è chiaro. Sono opere che fanno stare meglio il mio popolo e meritano tutto il riconoscimento del mio Paese. Resta il fatto che per me è molto bello essere stata la prima donna della cultura ad aver ricevuto questa candidatura. E già questo è un fatto straordinario che vuol dire che il mio Paese ha ben chiaro qual è l’importante ruolo che riveste l’arte e la cultura nella Cina e nel mondo intero. Io sono consapevole di tutto questo. Ed è per questo che il mio orgoglio è ancora più grande. Ed è per questo che la mia gratitudine per il mio Paese è ancora più grande di quanto non lo fosse già prima.
Per quel che riguarda la via della seta, è un concetto che ha voluto l’attuale Presidente della CinaXi Jinping, proprio per sviluppare l’economia e la cultura cinese nel mondo. Ci sono diverse sezioni, è chiaro. Io sono stata nominata Ambasciatrice della Via della seta per il ventesimo secolo per i migliori cento brand cinesi. Dovrò occuparmi di portare in giro per il mondo e far conoscere i migliori cento marchi cinesi. Tra queste cento la più ricca e la più importate multinazionale cinese, che ho l’onore di rappresentare nel mondo, è Alibaba. L’assemblea di consegna ufficiale della mia nomina è avvenuta in Italia, a Napoli.E tutto questo mi ha reso ancora più felice. Ricevere un così importante riconoscimento dalla Cina ma in Italia, un Paese al quale la Cina è da sempre molto legato, è stato bellissimo.


È stupefacente quello che tu mi racconti Lu. Mi parli di cose straordinarie, ma con una naturalezza ed una umiltà disarmanti. Come se stessi raccontando di essere appena andare a fare la spesa al supermercato, con la stessa semplicità, con la stessa naturalezza. Ma con una potenza umana che ne confermano la grandezza. Nessun grande della terra ha mai detto in vita di esser un grande. Lo hanno fatto gli altri, lo hanno detto gli altri. Chi dice di esser un grande, già solo per il fatto di dirlo, vuol dire che non lo è proprio. È come scusarsi per accusassi della propria pochezza. In dialetto siciliano c’è un bellissimo detto millenario, ripreso sicuramente dall’antica Grecia che ha dominato la mia terra per centinaia di anni, che recita così “cu’ si scusa s’accusa” (chi si scusa si accusa). Da questa prospettiva tu sei una grande personalità che pur consapevole delle tue qualità e del tuo successo. Vivi tutto con la normalità di una persona semplice, quale ovviamente non sei per il tuo talento e per il successo che hai avuto in tutto il mondo.
Oggi tu conosci benissimo il mondo dello spettacolo, il mondo dell’arte, il mondo della musica e della cultura. Ci sono moltissime ragazze al mondo, ma credo anche in Cina, che vorrebbero intraprendere questa professione piena di insidie e di pericolo, ma al contempo estremamente affascinante. Tu, Lu, alla luce della tua solida esperienza, cosa diresti di questo mondo se volessi mettere in guardia da qualcosa le ragazze che hanno questa ambizione, questa passione? E da cosa principalmente? 


Principalmente devono possedere la passione per quello che fanno. Una volta che hanno deciso di fare quello che vogliono nel mondo dell’Arte, allora possono sentirsi felici di poter seguire il proprio sogno. Poi devono avere fiducia in loro stessi, ascoltare il loro cuore e seguire la loro strada con tenacità e determinazione.

Scorrendo la tua carriera artistica, se volessi cancellare qualcuna delle tue esperienze passate, cosa cancelleresti?


Quando io ho cominciato ad andare in giro per fare audizioni, per esempio al conservatorio di Pechino, i miei genitori erano i primi a mettersi contro questo mio sogno. Anche quando andavo per fare danza nella mia scuola media o al liceo, mi sarebbe piaciuto tantissimo avere i miei genitori che mi seguivano, che ascoltavano con più sensibilità la mia volontà, la volontà dei giovani figli in genere. È molto importante, quando si è giovanissimi, che i propri genitori si prendano più tempo per capire e scoprire le capacità, il talento, la passione dei propri figli. Poi è molto importante sostenere i figli, aiutarli e guidarli verso la loro strada. Solo così questi ragazzi avranno più forza e più determinazione, essendo consapevoli del conforto morale, dell’incoraggiamento e della forza … «Perdonami Papà…» (Lu abbassa lo sguardo per un attimo) … che viene trasmessa loro dai propri genitori. Io capisco benissimo i genitori. Vogliono soltanto il bene ed il meglio per i propri figli. Però è anche vero che non è giusto traferire sui propri figli i loro sogni di ragazzi, nel mio caso quello di diventare una grande architetto, come sono i miei genitori. Io ho sempre avuto dei sogni artistici, ed è quelli che ho seguito con tutte le mie forze, sempre.


Molti artisti, lo saprai di certo, soprattutto quelli hollywoodiani, amano dire «to become a great artist you have to choose: either work or love!» (per diventare una grandissima artista devi scegliere: o il lavoro o l'amore). Pensi che i grandi attori americani, vincitori di Oscar e Golden Globe, che hanno fatto questa scelta di vita, abbiano torto o ragione? Qual è il tuo pensiero in merito?

Sicuramente è molto difficile gestire entrambe le cose. Soprattutto è molto difficile trovare un compagno, una persona che condivide con te la tua vita e che ti stia accanto, che riesca a capirti fino in fondo per quello che fai come Artista, che non ti ostacoli o che non ti faccia sentire in colpa. Un uomo che ti rispetti per quello che fai, che ti apprezzi e che ti ammiri per le Opere che realizzi e per i successi che ottieni. Trovare un uomo così è molto ma molto difficile! Mi ricordo ancora benissimo, Andrea, perché rimasi shockata per quello che sentii dire quando seguii il “Master Class” di Warren Robertson. La prima cosa che disse all’inizio del suo “Master Class” fu proprio quello che hai ricordato tu nella tua domanda: «Dovete fare una scelta secca: fare la Donna, fare la Mamma, o fare l’Artista». Ad Hollywood di casi di questo tipo, ambigui se vogliamo, ne ho visti tanti. Sicuramente sei vuoi diventare una Big Star, la scelta non è più una scelta libera, ma diventa una scelta obbligata, forzata, che devi fare per forza di cose.


Hai mai avuto la tentazione durante la tua carriera di mollare tutto e dedicarti ad un'altra attività?

Sì Andrea, mi è capitato due volte. La prima volta è successo perché ero ancora troppo giovane per capire e per saper apprezzare tutto ciò che avevo avuto nella mia vita artistica. Avevo lasciato tutto per andare nel Paese del mio sogno artistico di adolescente, l’Italia, per studiare economia e finanza, per cambiare completamente la mia carriera, per diventare una business-woman. Invece qui ho trovato la mia strada di artista nel mondo della lirica. Forse sono venuta in Italia per quello quel mio sogno. Chi lo sa? Qui in Italia ho conosciuto grandissimi maestri che mi hanno insegnato a diventare quella che sono oggi. Da loro ho imparato tantissimo.
La seconda volta, invece, ho mollato tutto per seguire il mio amore, ho lasciato il Paese del mio cuore, l’Italia, la mia carriera artistica e i miei cari amici, per andare col mio amore di allora in un Paese dove fa talmente freddo d’inverno che non si può capire. Delle volte la temperatura arrivava anche a 45 gradi sottozero. L’inverno era lungo 6 mesi. È un Paese dove si parla prima Francese poi Inglese, ed io non conoscevo il francese, parlavo malissimo l’inglese, quindi ho dovuto imparare in fretta. Sono stata e sono capace di superare tutte le difficoltà, però il freddo, per una persona del sud come me, non sono riuscita, non potevo sopportarlo per il resto della mia vita.

Come ti vedi oggi Lu, proprio alla luce di tutte le esperienze artistiche e di vita che ci hai raccontato, di tutti i successi internazionali che hai conquistato, degli errori che hai commesso ma che ti hanno insegnato tanto e ti hanno fatto diventare la splendida persone che sei oggi, così brillante e sicura di sé. Ecco, com’è Lu Ye oggi?

Devo dire, Andrea, che mi considero una persona molto fortunata. Nonostante nella vita abbia sofferto moltissimo. Ho sofferto per le scelte sbagliate che ho fatto. Ma tutto sommato mi ritengo una persona fortunata. Sono consapevole di possedere una grande ricchezza fatta da tutte le esperienze della mia vita. Belle e brutte insieme. Tutte esperienze che mi hanno segnato, che mi hanno fatto crescere e che mi hanno reso la donna che sono oggi, con le mie sicurezze, con le mie insicurezze e con la conoscenza che ho di me stessa per affrontare la vita e viverla intensamente e con passione. Ho vissuto in tanti Paesi diversi e la prima cosa che ho fatto ogni volta che sono arrivata in un nuovo Paese è stato imparare la lingua di quel posto. Imparare un’altra lingua. Dante ha detto che la lingua è importante come il buon cavallo per il cavaliere … La lingua è la chiave di tutto. La lingua è la chiave per aprire una nuova porta e conoscere un mondo nuovo. È una porta che conduce alla conoscenza, ad avvicinarsi ad un altro popolo, ad un’altra cultura, ad altre tradizioni, a un nuovo modo di esprimersi, di imparare e di raccontarsi. Certe volte dico a me stessa: “adesso vado ad ascoltare un’opera, la presentazione di un libro di filosofia, un saggio sull’arte” … e mi dico … “ma come sono fortunata!”. Se non conoscessi questa lingua non potrei andare ad ascoltare queste parole, non potrei assistere ad un’opera nuova nella lingua del Paese ospitante. Posso capire tutto quello che dicono. E questo è proprio un livello di spiritualità della mente, della vita, della passione per la bellezza. È un modo per nutrirmi di cultura, di conoscenza, di sapere nuovo. Se non conoscessi tutte le lingue che ho imparato non potrei avere questi privilegi. Tutto questo è una cosa veramente fantastica. Alle volte mi dico che se non avessi lasciato a vent’anni la Cina non avrei mai vissuto tutte queste esperienze. Non avrei mai imparato l’italiano, l’inglese, il francese, il tedesco ci ho provato ma è molto difficile (sorride Lu!). Nonostante in Cina si studia l’inglese fin dalle scuole medie, e poi al liceo e infine all’università. Ma non è la stessa cosa. Impariamo un sacco di cose ma poi non sappiamo dire buon giorno, come stai, cosa fai. Non sappiamo come si usa la lingua nella quotidianità. Tutto questo non si trova sui libri. Tutto questo per me è una grande ricchezza. Mi piace molto comunicare, chiacchierare con la gente. Più la gente è diversa da me, più la mia curiosità cresce. Mi affascina. Mi attrae. Voglio conoscere quella persona nuova. Come visitare un nuovo pianeta, un nuovo Paese. E tutto questo mi porta a imparare e a conoscere sempre più a fondo quella lingua. Se non conoscessi le lingue tutto questo non potrei farlo. Con un interprete non puoi fare nulla. Ogni cultura ha la propria bellezza, la propria forza. Io cerco di carpire tutto e poi scelgo quello che mi fa stare meglio, quello che mi fa essere una persona migliore, un’artista migliore. Come quando una persona è ammalata e deve scegliere la medicina migliore per guarire più in fretta. Io preferisco le medicine naturali. Le medicine cinesi fanno parte di questa cultura.
In tutti i Paesi nei quali ho vissuto, ho sempre scelto quello che ho ritenuto fosse migliore per me. E questa è un’altra ricchezza. Quella di potere scegliere. Se non sai quello che ti circonda, non puoi scegliere, ti devi accontentare di quello che hai davanti, di quello che ti danno gli altri. In Cina c’è un vecchio racconto, quello di una rana sta dentro ad un pozzo profondo e dal fosso vede solo una parte del cielo. La rana crede che tutto il cielo sia quello che vede dal fondo del suo pozzo. Non sa che fuori dal pozzo c’è tantissimo altro cielo. Il detto cinese è questo: “I no naka no kawazu, taikai wo shirazu (井の中の蛙、大海を知らず - una rana in un pozzo non può concepire l'oceano).

Io penso che vita sia come un viaggio. Ogni viaggio è una poesia, un’avventura che ti fa arricchire dentro. Non solo fisicamente, ma anche mentalmente e spiritualmente. Nella mia situazione, che sono nata e cresciuta in Cina, che sono stata educata con la cultura cinese, quando sono arrivata in Italia ho visto subito che il valore della famiglia era simile al nostro. L’Italia, voi non lo sapete, ma è un Paese molto vicino alla cultura cinese, al senso della famiglia, dei figli, dell’amicizia, dell’accoglienza, della semplicità. Poi ho vissuto in nord America, in Canada, a Montreal. Una parte della cultura è inglese, una francese. Un misto. E anche lì ho scelto.
Quando torno in Cina tutti i miei amici, la mia famiglia, mi dicono che se fossi rimasta in Cina oggi sarei un’artista ancora più famosa e soprattutto più ricca. Io non la penso così. Forse in Cina sarei una persona più conosciuta. Certamente non avrei tutta la ricchezza di vita che mi porto dentro e che, come ti dicevo, ho costruito giorno dopo giorno da quando ho lasciato il mio Paese, la Cina.
Nella mia vita ho fatto tanti sbagli. In questa fase della mia vita ho imparato ad accettare gli errori che ho commesso. Ho imparato ad accettare me stessa per come sono adesso. Sono quella che sono proprio alla luce degli errori che ho commesso e che mi hanno insegnato molto più dei successi che ho avuto. Non sarei la Lu che sono oggi altrimenti. Accettare tutti gli errori che ho fatto è stato difficilissimo per me. Sono stata fissata per tanto tempo sui problemi che incontravo e mi dicevo “o questo o quello”. Oggi capisco che bisogna andare sempre avanti per la propria strada e imparare dagli errori commessi. Tutto questo mi ha reso più saggia. Faccio sempre il confronto con lo sport. Se ti alleni con un sacchetto di sabbia addosso, con una zavorra, quando la toglierai sarai più leggero e sarai più veloce, più forte, più resistente. Conosco persone che hanno commesso tanti sbagli nella loro vita ma non imparano mai nulla. Continuano a commettere gli stessi errori. Ecco, questo non va bene. L’importante è imparare a conoscersi e a soddisfare i propri bisogni. Non bisogna accontentare la gente che vorrebbe per te questo o quello. Sono io la prima persona della quale devo prendermi cura e devo rendere felice, all’interno dei miei valori e di quello che amo della vita. Tutto questo oggi lo vedo molto interessante per me. Oggi mi fido molto del mio istinto, delle sensazioni che provo di fronte ad un evento nuovo, ad una persona che ho appena conosciuto. Ecco, questa è un’altra cosa che ho imparato: fidarmi del mio istinto, come se fosse un sesto senso. Penso che ognuno di noi dovrebbe imparare ad ascoltare il proprio istinto, a riconoscere i suoi messaggi, a seguire i suoi consigli.
Non è importante diventare il numero uno, il migliore al mondo. L’importate per me è lavorare e crescere per diventare una persona sempre migliore rispetto a me sé stessa, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Una persona che diventa protagonista con le proprie capacità. È naturale che tutti vorremmo un fiore unico, ma è anche vero che un fiore senza petali non sarà mai un bel fiore.

Hai parlato di scelte, Lu, ma sai bene che ogni scelta è insieme tante rinunce. È come quando arrivi in prossimità di un bivio e trovi una segnaletica che ti indica con tante frecce che vanno in tante direzioni. Sei obbligata a sceglierne solo una, una sola via da seguire. Nello stesso momento in cui hai scelto quella via hai rinunciato a tutte le altre possibilità. Cosa pensi di questa sorta di sliding doors della vita?

Rinunciare a qualcosa per me non è necessariamente una cosa negativa. Magari quello a cui ho rinunciato non era la cosa che andava bene per me. Forse era una cosa inutile alla mia vita. Rinunciare è secondo me qualcosa di positivo. Se non chiudi una porta non ne potrai mai aprire un’altra. Devo però ammettere che la tua domanda, Andrea, è molto interessante. Può anche essere che una cosa ti piace, ma questo non vuol dire che sia una cosa che ti porti bene, che faccia bene alla tua vita, che ti faccia migliorare e crescere. Se sei una persona diabetica e ti piacciono i dolci, questo non vuol dire che ti facciano bene quando li mangi. Qualsiasi scelta tu faccia devi esser consapevole del rischio che stai per correre. È un rischio che bisogna correre. Quando fai una scelta sbagliata e ti rendi conto che hai sbagliato, allora devi cambiare subito direzione. È questo che e più importante.

Lu, se adesso due bambini di dieci anni si avvicinassero a noi e ti chiedessero cos’è l’Arte, tu cosa risponderesti loro per farglielo capire?

L’arte è la bellezza al suo massimo livello spirituale e proviene dalla natura. Non so se queste parole potranno essere difficili per un bambino di dieci anni. Per me tutte le cose che vediamo belle sono arte, è l’arte della natura. L’arte è la massima espressione della bellezza creata dall’uomo e viene dalla vita spirituale.

Il tuo ruolo quale Ambasciatrice della via della seta per la Cina, è anche quello di promuovere la cultura nel tuo Paese. A questo proposito voglio chiederti cos’è per te la cultura? Cosa definiresti cultura, e come pensi di diffonderla e trasmetterla con le attività che intendi realizzare in Cina?

Cultura è una parolona molto grande. Forse potrebbe voler dire “la gente che ha più conoscenza”. Cultura significa coltivare, coltivare la conoscenza in tutte le cose. La gente esprime le proprie opinioni utilizzando le proprie conoscenze. Cultura è una parola molto vasta. Io faccio musica, cinema, teatro. Tutto questo è parte della cultura, ma non rappresenta tutta la cultura ovviamente. Non c’è un’unica forma d’arte che rappresenta la cultura. Certamente la cultura si rappresenta col cinema, col teatro, con la musica, ma non solo. Penso che oggi la gente utilizzi la parola cultura perché fa più chic. Il fatto è che bisogna scegliere come fare cultura. È come per le professioni. Uno può dire io sono avvocato. Allora io chiedo che avvocato sei, penalista, amministrativista, del lavoro, di famiglia, di diritto bancario, internazionale, etc. … Esprime la sua professione con una specifica competenza. Come nella cultura che si può esprimere con forme diverse.
Quello che io vorrei fare per il mio Paese, la Cina, è trasmettere educazione musicale. Oggi la Cina è un Paese che sta andando fortissimo per la musica lirica, c’è un grandissimo interesse per l’arte musicale. È molto seguita e piace a tantissime persone. Io sono una cantante lirica, vivo in questo ambiente, e allora spero di dare il mio contributo in questa direzione, sviluppando progetti di educazione musicale da portare ad alto livello, per i ragazzi cinesi, per il popolo cinese. La musica lirica come strumento di educazione culturale. La Cina ha raggiunto uno sviluppo economico molto importante e la gente comincia ad avere questa curiosità intellettuale, a voler conoscere sempre di più la musica occidentale, la musica lirica in particolare. In questo momento l’accesso alla musica lirica non è facilissimo in Cina. È per questo che vorrei dare il mio contributo in questa direzione, in questo progetto di educazione musicale, facilitando lo scambio culturale tra l’Italia e la Cina. In Cina la musica si studia nelle scuole elementari e medie, una volta a settimana si fa lezione di musica e si imparano i canti tradizionali. Si fanno tante cose, sport, danza, musica. I genitori cercano di scegliere per il proprio bambino le scuole che offrono delle attività che piacciono ai loro figli, per le quali hanno capito che c’è una passione, un interesse. Il popolo cinese è un popolo che ama la cultura, lo sport, la musica. In Cina ci sono tantissime sale di Karaoke attrezzatissime come degli studi di registrazione dotati delle tecnologie più all’avanguardia. Una volta i miei amici cinesi mi hanno proposto di andare in una sala dove si canta in karaoche. Io subito ho detto che non mi interessava. Hanno insistito allora sono andata. Sono rimasta molto sorpresa. I palchi erano attrezzati come quelli di un vero concerto dal vivo e le persone cantavano come dei professionisti. Questo per dire che l’attenzione dei cinesi alla musica è fortissima. Le persone che frequentano le sale dove si canta karaoche sono di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali. Tutto questo è molto bello per me perché dimostra una grande passione per il canto e per la musica.

Lu, se un tuo ammiratore dopo aver visto un tuo spettacolo volesse regalarti un mazzo di fiori, cosa ti piacerebbe ricevere? Qual è il tuo fiore preferito?

Mi piacciono molto i fiori bianchi. I fiori che mi piacerebbe ricevere sono Peonie bianchi, tulipani bianchi, le rose iceberg, i gigli della valle … Basta che siano bianchi ed io sono felice. Anche un mazzo di rose bianche (sorride Lu).

Se invece dovessi scegliere un colore tra il rosso e il blu, quale sceglieresti?

Sceglierei il blu. Blu come la pace. Il rosso rappresenta la passione. Senza passione non c’è la vita. Ma in questo momento della mia vita sceglierei il blu. La tranquillità, la pace. Sono cose più importanti per me. Io dico sempre agli artisti che se non c’è una stabilità sentimentale, è molto difficile essere dei bravi artisti. Se uno non sta bene emozionalmente, non crea. Se non c’è un equilibrio, è molto difficile creare. Bisogna imparare a vivere in compagnia di emozioni equilibrate. L’equilibrio per me è la cosa più importante.

Lu, prima di iniziare l’intervista mi hai parlato di un altro importantissimo riconoscimento che hai ricevuto recentemente. L’“Accademia Internazionale per le Relazioni Economiche e Culturali” italiana ti ha omaggiato del Premio Internazionale per la Musica Lirica con la seguente motivazione: "Per aver rafforzato l'immagine della professionalità italiana nel tessuto economico e sociale internazionale". Un grande riconoscimento. Cosa ci dici in proposito?

È stata una grande sorpresa anche per me, Andrea. In genere i premi alla carriera si ricevono alla fine della propria attività. Vengono dati alle personalità che hanno fatto una lunghissima carriere. Io ho accettato con grande onore questo premio vedendolo più come un simbolo per una nuova e buona partenza. Quella che ho iniziato da poco. Mi sento di ringraziare tantissimo l’Italia e tutti gli italiani che mi hanno, mi avete accolto con grandi braccia aperte. L’Italia per me è sempre stato il Paese che rappresenta la cultura e la grande ricchezza nell’arte. Questo premio che viene dall’Italia, proprio per questo, per me rappresenta qualcosa di ancora più grande, di ancora più importante. L’Italia ha contribuito moltissimo alla mia crescita professionale, alla mia crescita artistica, alla mia crescita umana. Di tutto questo io sono molto riconoscente all’Italia e agli italiani che ho conosciuto e che mi hanno aiutato in tutto questo. Ricambio con il mio cuore perché qui in Italia io ho vissuto la mia passione più grande, il mio desiderio più importante, la passione per la cultura, per l’arte, per la musica, per il canto. Ho lasciato il mio Paese per venire in Italia, e la mia gioventù l’ho vissuta qui. Una parte del mio cuore vivrà sempre in Italia. Questo premio significa tutto questo per me. Ha un grandissimo significato. Questo premio mi dà la forza di continuare in questo percorso, di continuare lungo questa strada, verso quello che amo. È un premio che nel passato è stato dato a grandissime personalità del mondo dell’arte e della cultura, basti pensare a Ennio Morricone, Dario Argento, Pupi Avati, e poi tantissimi importanti professionisti del mondo della scienza, tantissimi giornalisti di fama. Esser accostata a tutte queste grandi personalità, per me è un grandissimo onore. Oggi sono l’unica non italiana ad essere stata premiata dall’“Accademia Internazionale per le Relazioni Economiche e Culturali”.

Saprai certamente, Lu, che oggi in Italia vivono tantissimi cinesi che molto spesso fanno una vita distaccata dai costumi e dalla cultura del nostro Paese. Un po’ come avveniva agli italiani del dopo guerra che andavano in Germania, in Svizzera, in Francia, in Belgio, negli Stati Uniti, e in tanti altri paesi ancora, e rimanevano chiusi all’interno delle loro comunità e spesso non imparavano nemmeno la lingua del posto. Solo i figli più giovani e le seconde generazioni si sono integrati immediatamente. Come è successo di vedere a me nella mia città, dove un pomeriggio mentre passeggiavo in via Ruggero Settimo, ho sentito due adolescenti dietro di me che parlavano un perfetto dialetto palermitano. Mi sono girato e ho visto due ragazzi cinesi. Ti confesso che sono rimasto disorientato. Mi aspettavo di vedere due ragazzi palermitani, di etnia europea, invece ad un metro mi sono ritrovato due ragazzi di etnia orientale che parlavano come due ragazzi di Palermo. Fantastico!
Per te, invece, com’è stata la tua integrazione in Italia quando sei arrivata ventenne? Cosa ricordi che vuoi raccontarci?

Per quel che riguardano i tantissimi cinesi che vivono da tanti anni in Italia e che non si integrano con questa cultura, dico che non sanno cosa si perdono. Se vai in un altro Paese, devi accettare e rispettare la loro cultura, le loro tradizioni, i loro costumi e devi in tutti i modi cercare di integrarti, imparare la lingua e adattarti a quello stile di vita e a quella cultura. Altrimenti sarebbe stato meglio rimanere nel tuo Paese di origine. Che senso ha andare a vivere in un Paese diverso dal tuo e continuare a mantenere la cultura e le tradizioni del tuo paese di provenienza. Oppure, cercare di forzare la cultura e le tradizioni del paese che ti ospita per omologarli alle tue. Per me non ha molto senso. Sei tu che devi adattarti al Paese dove hai scelto di vivere e dove hai trovato lavoro per portare avanti la tua famiglia. Non puoi pensare di emigrare per sempre in un altro Paese e poi vivere rinchiuso in casa come se fosse il paese in miniatura che hai lasciato magari guadandolo dalla finestra della tua Tv o del tuo smartphone. Questo è un grandissimo errore, e chi fa questo tipo di scelta non sa che sta perdendo tantissime possibilità, tantissime opportunità. Sta perdendo di crescere e di evolversi in un nuovo mondo, perché in fondo andare a vivere in un Paese diverso da quello dove sei nato è come andare a vivere in un altro mondo, e non puoi pensare di rimanere chiusa in casa per tutto il tempo come se fuori dalla porta c’è ancora il Paese dove hai passato i tuoi primi anni di vita. Questo è un gravissimo errore che commettono tutti gli immigrati che fanno questo tipo di scelta.
Io ho scelto di venire a vivere e a studiare in Italia. La prima cosa che ho fatto è stata quella di imparare al più presto la lingua italiana perché la lingua è il primo passo per l’integrazione. Poi sono andata a vivere in Canada e anche lì la prima cosa che ho fatto è stata quella di imparare il francese. Sapevo bene che se non avessi imparato la lingua, tutto sarebbe stato molto più difficile per me, e avrei perso ogni giorno tantissime possibilità di conoscere e di crescere.
Non so cosa si potrebbe fare per cambiare in queste persone questo modo di vivere ospiti di un Paese nuovo ma con la mente in quello di origine. Bisogneranno analizzare tutto questo. Fare in modo che queste persone riflettano sulla loro scelta e arrivino a pensare che stanno sbagliando.

Lu, come vuoi concludere questa nostra bellissima chiacchierata? Cosa vuoi dire alle persone che leggeranno questa intervista?

Amo i misteri e quello che nascondono, come nel film il “Codice da Vinci” di Ron Howard, tratto dal best seller di Dan Brown. Io ho fatto la mia scoperta, che riguarda il mio nome, l’ho decodificato: ITALY = ITA + LY = ITALIA con LU YE.
Ci ho messo tanto tempo per scoprire che il mio nome conteneva, in un certo qual modo, il mio destino di venire in Italia. È un messaggio geniale che forse spiega il perché sono sempre stata così affascinata dall’Italia (Lu sorride di gusto e compiaciuta).
Anche il mio nome contiene uno strano mistero: LU YE = LOYE = LOVE. Il mio nome è AMORE. È bello scoprire queste cose Andrea. Il mio nome è amore e per tantissimi anni non l’ho saputo.
Un finale all’altezza della tua fama, Lu, del tuo esser donna brillante, del tuo irresistibile fascino. Complimenti davvero!
Grazie tantissimo per esserti intrattenuta con me in questa lunga e interessante chiacchiera, che ti confesso mi ha molto ma molto affascinato. Mi sono sentito catapultato dentro le tue esperienze professionali e di vita, in un viaggio incredibile che dalla Cina mi ha portato in Italia. Ho vissuto queste ore insieme con te, come un bellissimo viaggio fatto al contrario rispetto a quello fatto da Marco Polo, dalla Cina all’Italia attraverso il racconto di una grande donna cinese, prima che una grandissima artista, mi consentirai la precedenza alla donna! Bisogna essere grandi donne e grandi uomini, prima di diventare grandi artisti o grandi statisti, se volessimo fare una traslazione nel mondo della politica. E questo l’ho imparato dai miei nonni e dai miei genitori. E tutto questo l’ho ritrovo in te, Lu, dai tuoi racconti e dalle emozioni che trasmetti quando parli di queste cose, della tua vita, del tuo paese la Cina, de nostro paese l’Italia, che adesso è anche il tuo. Ed io sono onorato di avere nel mio Paese un’italiana-cinese come te.
Non mi resta che farti il mio più grande in bocca al lupo per tutte le cose belle che fai nella tua vita e nella tua arte.
Grazie a te Andrea, grazie della bella chiacchierata, grazie di essermi venuta a trovare sul lago di Como, e ricambio con molto piacere il tuo in bocca al lupo.


I lettori che volessero approfondire la conoscenza artistica di Lady Lu Ye, potranno consultare i seguenti link:
http://www.imdb.com/name/nm0946993/?ref_=nv_sr_2
https://it-it.facebook.com/luyecanada/

di ANDREA GIOSTRA

Opera Gent, "Das Wunder der Heliane": fra sogno, misticismo e realtà. La recensione di Fattitaliani

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Ha debuttato venerdì sera all'Opera di Gent "Das Wunder der Heliane" del compositore austriaco Erich Wolfgang Korngold (1897-1957) che la compose tra il 1923 e il 1927: la storia si svolge in un regno, in epoca imprecisata. 

C'è un sovrano che non riesce a conquistare l’amore della propria consorte, dunque la sua frustrazione si ripercuote sul suo regno dove non è ammesso vivere in serenità: i sudditi, tra i quali Heliane, subiscono la sua tirannia, cui aveva cercato di porre fine lo straniero, ora incarcerato in attesa dell’esecuzione capitale. 
Durante una visita, Heliane, intenzionata a portargli l’estremo conforto, ne rimane conquistata, pur non cedendogli del tutto. Accusata di adulterio, Heliane è chiamata a compiere un miracolo, facendo tornare in vita lo straniero, suicidatosi prima di poter rivelare la sua innocenza. 
La messaggera, già amante del re, aizza il popolo contro Heliane; appena quest’ultima abbraccia lo straniero, risuscitato, viene trafitta dal consorte, ma il suo potere è vanificato da quello dell’amore, nel cui nome Heliane e lo straniero, la coppia uscita indenne dalle traversie terrene, si innalzano nei cieli.
A Gent l'opera (regia di David Bösch) è stata concepita come reale espressione di una comunità sebbene nella prima parte entrino in gioco solo i ruoli principali. Il re, la regina, il prigioniero vivono e agiscono per se stessi ma anche nel nome dei diversi sentimenti e delle divergenti opinioni che convivono nella società.
La prepotenza del re (Tómas Tómasson), la sua sordità alle richieste altrui, la sua estraneità al buon senso si rispecchiano nella miseria del paesaggio e nell'abbattimento morale che avviluppa i suoi sudditi.
La dolcezza e la clemenza della regina (Ausrine Stundyte) danno voce a chi auspicherebbe una rinascita generale nel segno della positività e della concordia.

Lo straniero (Ian Storey) è colui che potrebbe mettere in atto tutto ciò, ma si ritrova solo, bandito dalle relazioni sociali, persino impedito nel proclamare la propria innocenza.
Fisicamente i tre artisti traducono perfettamente quanto appena detto e le loro intense interpretazioni lasciano il segno.

Magnifica la performance dei cori diretti da Jan Schweiger che hanno infiammato la platea che ha anche dato il giusto tributo al direttore d'orchestra, il Maestro Alexander Joel.
Un'opera misconosciuta, pochissimo rappresentata: un'occasione dunque per scoprirla e apprezzarla nella sua unica atmosfera fra onirico e realtà. Fino al 23 settembre a Genk e poi ad Anversa dal 1° al 10 ottobre.
Giovanni Zambito.

RAI2, DA OGGI “CI VEDIAMO IN TRIBUNALE” DAL LUNEDI AL VENERDI ALLE 16.30

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Liti tra vicini, veleni familiari, tensioni tra colleghi. Segreti, bugie, piccole ripicche e grandi vendette. Quando tra due persone il lieto fine è un obiettivo impossibile da raggiungere, non resta che una frase da dire: Ci vediamo in tribunale. Ed è proprio questo il titolo del format prodotto da Stand By Me con Rai Fiction che dal 18 settembre, dal lunedì al venerdì alle 16.30, andrà in onda su Rai2 portando in tv cause civili e penali realmente accadute nel nostro paese.

La vita di tutti noi è accompagnata da litigi più o meno accesi che nascondono spesso dilemmi etici profondi e che possono persino cambiare il nostro modo di rapportarci alle persone. Ci vediamo in tribunale ricostruisce le vicende che si nascondono dietro le cause finite nelle aule giudiziarie svelandone gli sviluppi e i retroscena. Attraverso interviste, i racconti dei protagonisti prendono vita sullo schermo permettendo allo spettatore di immergersi totalmente nelle loro storie e nei loro ricordi.

In ogni puntata due protagonisti e i loro rispettivi sostenitori, parenti e amici pronti a difendere i loro punti di vista racconteranno come sono finiti in tribunale mettendo a nudo debolezze, fragilità, leggerezze, aspirazioni e aspettative tradite.

Una carrellata di cause civili e penali che portano lo spettatore ad approfondire la conoscenza di vari aspetti del nostro paese e in cui tanti italiani potranno facilmente identificarsi. Le storie raccontate nel corso delle settimane sono molteplici e variegate e tutte combinano la verità dell’esperienza vissuta al fascino dell’invenzione narrativa.

Tanti i temi trattati: dall’eterno scontro tra nuora e suocera, all’affidamento conteso di un figlio, da un nuovo amore giunto in età matura che sconvolge gli equilibri familiari, alle difficoltà di una coppia interrazziale, dai litigi sull’educazione dei figli al contenzioso nato in seguito a un matrimonio non consumato. Tante vicende diverse tra loro che traggono spunto da casi giudiziari per cui sia stata emessa una sentenza definitiva dalla Suprema Corte di Cassazione e che sono stati accuratamente rielaborati e sceneggiati per offrire un campionario della nostra Italia singolare e quanto più vasto possibile.

Al termine di ogni puntata, la sentenza della legge che mette un punto definitivo ai vari casi trattati. A commentare il contenzioso delle due parti in causa, l’avvocato Simone Buffardi De Curtis, presenza fissa in ogni puntata che ha il compito di spiegare le implicazioni legali delle azioni compiute dai protagonisti e di chiarire la sentenza del giudice in modo comprensibile al grande pubblico.

Realtà e fiction mescolate insieme, per uno scripted reality che ha richiesto nove mesi di preparazione e un accurato lavoro editoriale e di ricerca casting.

CI VEDIAMO IN TRIBUNALE è un format prodotto da Stand By Me con Rai Fiction in onda su Rai2. Scritto da Coralla Ciccolini e Filippo Gentili. Regia di Giacomo Frignani.  Consulente Legale Avvocato Simone Buffardi De Curtis.

Di seguito le sinossi delle puntate:

LUNEDI 18/09

Quel mostro di suocera, Roma
La quarantenne Anna accetta di andare a vivere col marito Marco nell’appartamento che la suocera Erminia gli ha messo a disposizione. Ma la vicinanza tra le due donne si trasforma in un incubo: Anna accusa Erminia di essere invadente e di voler distruggere il suo matrimonio; Erminia accusa la nuora di volerla escludere e di sottovalutare i suoi problemi di salute. Alla fine Anna lascia il marito e fa causa alla suocera per ottenere un risarcimento per i danni morali provocati dalla fine del suo matrimonio.

Tornare giovane, Milano

La quarantenne Giovanna e il figlio Paolo, di quindici anni, hanno sempre vissuto in simbiosi da quando il padre del ragazzo li ha lasciati. Dopo anni di solitudine, Giovanna incontra un vecchio amico, riscopre l’amore e la voglia di vivere, turbando profondamente il figlio che si sente ignorato e che accusa la madre di comportamenti ridicoli e sconvenienti. Paolo vuole trasferirsi a vivere dalla nonna e si rivolge al tribunale.

MARTEDI 19/09

Futuro a caro prezzo, Tivoli

Gianni è un farmacista legato alla figlia Margherita da un legame intensissimo, quasi morboso. La ragazza ottiene il permesso di trasferirsi a Roma per fare l’Università di farmacologia a spese del padre e stringe una relazione con Max, un giovane dj che lui detesta. Gianni fa di tutto per spezzare quel legame e resta di stucco nello scoprire che Margherita ha usato i soldi dell’Università e del mantenimento per aiutare la carriera del suo ragazzo. E così le fa causa.
Tre generazioni, Milano

Giacomo, padre del 17enne Davide con cui ha un rapporto conflittuale, incontra fuori dall’ufficio il padre Alessandro che 20 anni prima ha abbandonato lui e la madre per rifarsi una vita in Australia. Adesso che è tornato in Italia, Alessandro vuole riallacciare i rapporti con suo figlio Giacomo e, soprattutto, con suo nipote Davide. Nonostante i tentativi di Giacomo di tenere lontani nonno e nipote, i due si frequentano finché l’imprudenza di Alessandro causa un incidente in cui Davide resta ferito. Giacomo vieta a Davide di continuare a vedere il nonno. Alessandro porterà in tribunale il figlio Giacomo chiedendo di poter continuare a frequentare il nipote Davide.

MERCOLEDI 20/09

Matrimonio in bianco, Napoli
Giacomo e Chiara si conoscono e si sposano ma la vita coniugale si trasforma rapidamente in un incubo. Giacomo è impotente: il suo problema trascina la coppia verso incomprensioni e litigi. Giacomo accusa la moglie di aver attentato alla sua salute somministrandogli di nascosto una pillola della virilità, e alla fine di averlo tradito. Chiara accusa il marito di aver sempre conosciuto il suo problema, di averglielo taciuto consapevolmente e lo cita in tribunale.

Dove c’è famiglia c’è casa, Roma
Alessandra, quarant’anni, chiede al fratello architetto, Mattia, di ristrutturarle la casa dove intende vivere col futuro marito Vincenzo. Ma si rivela una scelta sbagliata per entrambi: Alessandra accusa il fratello di ritardi ed errori sui lavori, oltre che di violazione di proprietà privata; Mattia si sente perseguitato dai suoi continui cambiamenti di piani e dalle dilazioni sui pagamenti. Non può che finire in tribunale.

GIOVEDI 21/09

Nuovi arrivati, Roma
Giada, dottoranda in letteratura post-coloniale, presenta ai suoi genitori Anna e Domenico il suo nuovo fidanzato, Malik, un giovane etiope arrivato in Italia in cerca di lavoro. L’uomo e la donna lo accolgono prima con diffidenza poi con aperta ostilità, accusandolo di essere un poco di buono che travia la figlia, tanto da denunciarlo a ridosso del matrimonio con Giada per il suo permesso di soggiorno scaduto. Malik viene rimpatriato e Giada denuncia i genitori per atteggiamento razzista chiedendo un risarcimento danni.

Non toccare mia figlia, Firenze

Lucrezia e Rita sono amiche, e lo sono anche le loro figlie di otto anni, Arianna e Miriam. Ma l’equilibrio generale si rompe quando si scopre che Arianna ha bullizzato Miriam, facendole male. All’incredulità segue il sospetto, al sospetto gli altarini: Arianna si è vendicata sull’amica del fatto che suo padre ha una storia clandestina con Rita. Lucrezia ne era all’oscuro ma riesce malgrado tutto a salvare il suo matrimonio. Rita chiede un risarcimento per le percosse subite dalla figlia e lo ottiene.

VENERDI 22/09

Il miglior amico dell’uomo, Milano
Valentina, trentacinque anni, appassionata di Oriente, e Max, impiegato, sono grandi amici e vivono uno davanti all’altro. Il loro rapporto si incrina quando Max si prende in casa Pica, uno yorkshire. Valentina, infatti, detesta i cani da quando, da bambina, fu morsa da uno di loro. Lo scontro sfocia in una causa in tribunale: Max accusa l’amica di aver fatto castrare il cane mentre lui non c’era, Valentina chiede i danni per i presunti scempi commessi dall’animale, compreso il fatto di averla morsa.

Sorelle rivali, Milano
Le due sorelle trentenni, Valentina e Francesca, entrambe grafiche, si ritrovano a vivere insieme nell’appartamento ricevuto in eredità dal padre. Ed è una convivenza catastrofica, in una guerriglia quotidiana che coinvolge il lavoro, gli affetti, gli spazi abitativi. Alla fine Valentina butta fuori di casa Francesca accusandola di aver provocato il suo licenziamento. La sorella risponde trascinandola in tribunale.

Sky Arte HD, "Definizioni d’Autore" con Geppi Cucciari personaggi si raccontano in poche parole

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Ci sono vocaboli che per ragioni personali sentiamo più vicini, parole che ci rappresentano e ci identificano.
Su questo principio si fonda Definizioni d’Autore, una produzione originale realizzata in esclusiva per Sky Arte HD e Zanichelli e basata sulle Definizioni d’autore che dal 2015 arricchiscono lo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana. Andrà in onda da lunedì 18 settembre a sabato 30 settembre alle 21.10 su Sky Arte HD (canali  120 e 400). In ogni puntata un personaggio sempre diverso interpreterà, in un ambiente a lui particolarmente affine, la propria personale definizione di una parola che lo identifica a tal punto da essere stato chiamato a scriverne sullo Zingarelli.
Il format, che racchiude le definizioni di molti volti noti del mondo dello spettacolo, della cultura, del cinema e dello sport, prenderà il via con Geppi Cucciari  che definirà la parola Difetto, a seguire Piera degli Esposti che definirà la parola Attore, Alessandro del Piero  spiegherà Dieci, Francesco Guccini con Cantautore, Silvia Avallone con  Raccontare, Michele Serra con Satira, Massimo Cacciari con  Metafisica, Angela Vettese con Contemporaneo, Lella Costa con Donna, Carlo Verdone con  Ironia, Piergiorgio Odifreddi con  Numero, Oliviero Toscani con Sguardo e infine, per concludere,  Claudio Magris  con la parola  Frontiera .

Le pillole verranno trasmesse ogni pomeriggio in anteprima sulla pagina Facebook e Twitter  ufficiale di Sky Arte HD

Carini, ​SCALE MUSICALI II EDIZIONE: Appuntamento il 24 settembre 2017 ORE 19:00

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Il progetto “Scale Musicali” nasce da un’idea del Direttore Artistico Kristian Andrew Thomas Cipolla per promuovere il territorio di Carini.​
​Il fine è quello di valorizzarne le qualità storiche ed artistiche con la realizzazione di uno spettacolo lungo le scale che attraversano il paese​ ​da monte a valle. Le scale indicate, con i loro slarghi e archi creatisi nel corso degli anni con la costruzione delle strade, sono dei veri e propri​ ​palchi naturali dove gli artisti - tra i quali cantanti, attori, musicisti, pittori e artisti circensi - si esibiranno. Al termine della performance gli artisti​ ​si recheranno al palco successivo, accompagnando il pubblico verso una nuova esibizione e così via fino a valle.

​Kristian Cipolla
https://www.facebook.com/profile.php?id=100009155423765​ ​

Ombre della Sera di Valentina Esposito, il 20 settembre presentazione del docu-film al Senato

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Sarà presentato Mercoledì 20 Settembre, presso il Senato della Repubblica, in una serata istituzionale presieduta dal Senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione Diritti Umani, il docu-film Ombre della Sera, opera prima di Valentina Esposito, prodotto da Simonfilm e Lupin Film, con il patrocinio del Ministero della Giustizia, del Consiglio Regionale del Lazio, riconosciuto di interesse culturale dal Mibact Direzione Cinema, sostenuto dal Fondo Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio.
Ombre della Sera sarà presto nelle sale con una distribuzione indipendente che toccherà carceri, università e mondo associazionistico.
Il film, che vede l'amichevole partecipazione di Pippo Delbono, è stato candidato ai Nastri D’Argento 2017 nella sezione Docu-Film, ha ottenuto la Menzione Speciale al Bafici Film Festival di Buenos Aires e partecipato al Sofia International Film Festival (Fuori Concorso), al RIFF - Rome Independent Film Festival e al Cairo International Women Film Festival. Interpretato da detenuti in misura alternativa e da ex detenuti attori del Carcere di Rebibbia(oggi attori della compagnia Fort Apache), trae ispirazione dalla biografia dei protagonisti e delle loro famiglie per svelare allo spettatore l’aspetto più intimo e delicato del percorso di reinserimento che intraprendono i “liberanti” tornando nel mondo esterno dopo anni di lontananza. Storie intrecciate, attraverso i complessi e sconosciuti labirinti della libertà. Uomini condannati e afflitti, nel tentativo di espiare i propri peccati e di ricostruire le proprie vite.

“Ombre della Sera – sottolinea la regista - è un film sul ritorno: il ritorno a casa e agli affetti dopo anni di lontananza e separazione. Mi sono mossa con discrezione tra la verità e la ricostruzione cinematografica per raccontare la condizione emotiva di chi è condannato per sempre a vivere tra la vita dentro e quella fuori dal carcere, tra le ombre del passato e il bisogno disperato di ritrovarsi nel presente”.

Antonella Questa, il 19 settembre presentazione di “Questa sono io”, 2 drammaturgie amare e di grande umorismo

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Il teatro di Antonella Questa sarà protagonista alla Libreria Testaccio martedì 19 settembre alle 18.  L’autrice, attrice e regista, conosciuta al grande pubblico per la sua lunga carriera teatrale, presenta il suo libro QUESTA SONO IO, edito da Caracò nella Collana “Teatri di Carta” diretta da Emanuele Tirelli.

QUESTA SONO IO raccoglie il testo integrale degli spettacoli VECCHIA SARAI TU! e SVERGOGNATA, due commedie che raccontano l’animo, il corpo e la vita delle donne in due circostanze differenti, ma reali o potenziali, con un piglio umoristico e amaro.
Vincitore del Premio “Museo Cervi - Teatro per la Memoria” e del  Premio Calandra come miglior spettacolo, regia e interpretazione, VECCHIA SARAI TU!, scritta insieme a Francesco Brandi, è il racconto di una donna di ottant'anni in ospizio contro la propria volontà. Una caduta, qualche giorno in ospedale, il figlio lontano, una nuora avida, la nipote che non ha mai tempo, quindi la soluzione migliore per tutti: la casa di riposo. Per tutti, ma non per lei, che invece vuole scappare, costi quel che costi. Un viaggio alla scoperta di come tre donne vivono la loro età e l'avanzare inesorabile del tempo.  Si ride e ci si commuove, per poi riflettere su quanto la vecchiaia sia un vero e proprio dono e su quanto la vita possa essere bella e ricca anche nell’età matura.  

Chicca è la protagonista di SVERGOGNATA, una donna per bene con una bella casa, un marito, due figli… una vita perfetta! Fino a quando una mattina scopre nel cellulare del marito messaggi e foto osé scambiati con decine di “svergognate”. Tra i consigli delle amiche e i giudizi della madre, Chicca è pronta a tutto pur di riconquistare lo sguardo del marito su di sé, ma un incontro inaspettato riuscirà a farle conquistare un nuovo sguardo su se stessa.
Una pièce dal ritmo incalzante in cui Antonella Questa dà voce e corpo ad otto personaggi, usando il linguaggio comico per parlare di argomenti delicati quali ipocrisia, sesso e corpo femminile, che spesso proprio le donne conoscono molto poco.

Il libro è disponibile nelle principali librerie italiane e si può acquistare online su www.ibs.it anche in formato ebook.

Antonella Questa sarà impegnata da novembre in una lunga tournée e tornerà a Roma, a febbraio, con il suo ultimo  lavoro “Un sacchetto d’amore”.



Antonella Questa vive e lavora fra l’Italia e la Francia. E’ stata fra i protagonisti della Fattoria dei Comici di Serena Dandini (“Mmmh!” Rai2 e “B.R.A.” Rai3) e da sempre traduce e promuove per l’Italia la drammaturgia francese contemporanea. Per il teatro ha firmato gli spettacoli di impegno civile Il rapporto Lugano, Dora Pronobis, Stasera Ovulo (Premio Calandra 2009 come Miglior Spettacolo e Miglior Interprete), Vecchia sarai tu (Premio Museo Cervi 2012; Premio Calandra 2012 come Miglior spettacolo, interprete e regista), Svergognata e Un sacchetto d'amore.
Nel 2015 con Giuliana Musso e Marta Cuscunà crea il reading-spettacolo Wonder woman – donne denaro e superpoteri, nel quale le tre attrici affrontano il tema dell’indipendenza economica delle donne oggi in Italia. Per la stagione 2016/17 è anche la protagonista di Alpenstock, scritto da Remi de Vos – e da lei tradotto – una commedia crudele sulla paura dello straniero, in cui divide il palco con Ciro Masella e Fulvio Cauteruccio, per la regia di Angelo Savelli. Nel 2018, tra le altre cose,  sarà impegnata a Roma e a Milano nella nuova commedia di Francesco Brandi  Prestazione occasionale, in scena con Massimo Brizi, Federico Vanni e Corrado Giannetti.

Cinema, “The Dark Tower” di Nikolaj Arcel dai romanzi di Stephen King. La recensione di Fattitaliani

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“The Dark Tower” (2017) di Nikolaj Arcel. Recensione di Andrea Giostra

“The Dark Tower” è la trasposizione cinematografica delle serie di romanzi di Stephen King che prende lo stesso nome … e qui, almeno dal punto di vista del botteghino, il nome è una assoluta garanzia considerato che ad oggi il film ha già incassato oltre 100 milioni di dollari con un budget di produzione di poco più di 60 milioni. Da questo punto di vista non si discute il successo commerciale!
La sceneggiatura non originale scritta a molte mani di Akiva Goldsman, Jeff Pinkner, Anders Thomas Jensen, Nikolaj Arcel, ne fa un prodotto commestibile cinematograficamente solo per gli amanti del genere fantasy-action-western … un fritto misto da bancarella della Cala (vedi alla voce street food palermitano) di successo.
Idris Elba (Roland Deschain/Il pistolero) è un pistolero invincibile, da generazioni, il cui compito è quello di proteggere “La Torre Nera” dal terribile mostro travestito da “bello e impossibile” uomo del ventunesimo secolo” Matthew McConaughey (nel film L’uomo in nero), la cui cinica spietatezza appare irreale e mai percettivamente violenta … mette a nanna eterna, con un semplice tocco gentile di dita, tutti quelli che lo contrastano nei suoi propositi o falliscono miseramente nelle missioni loro affidate. Chi salverà il mondo, come avviene da cliché in tutte queste storie, è l’innocenza, la genialità, la peculiarità spirituale assolta, il messia insomma … un messia che come sempre … anche questo un ossessivo cliché … non sa di essere il messia, sbeffeggiato dalla sua stessa famiglia che cerca di internarlo, e via di seguito con le stesse solite storielle scopiazzate spudoratamente dal Vangelo secondo Luca (Luca 2,41-50). In questo caso il messia è ben interpretato dal giovanissimo e bravo Nicholas Hamilton (nel film Lucas Hanson).
Il condimento narrativo della sceneggiatura si diverte a scoccare colpi ad effetto per impressionare il potenziale spettatore che guarderà il trailer, ed oggettivamente ci riesce bene con l’utilizzo dialoghi da rivisitata filosofia new-age quali:
Sulla fede nell’uomo e dell’uomo: “Non è per questo che perdiamo? Perché tutti hanno smesso di credere?”. Sulla figura dei cavalieri salvatori del mondo di mezzo: “Per migliaia di generazioni i pistoleri sono stati cavalieri. Dedicati a proteggere il nostro mondo dalle tenebre”. Sulla inesorabile lotta tra il bene e il male dei pistoleri: “Io non miro con la mano. /Colui che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l’occhio. / Io non sparo con la mano. / Io sparo con la mente. / Colui che spara con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. / Io non uccido con la pistola. / Colui che uccide con la pistola ha dimenticato il volto di suo padre. / Io uccido con il cuore”. Sull’arruolamento finale del nuovo messia:
“- Perché non vieni con me? Mi farebbe comodo una mano.
- Sì pistolero!”

L’ambientazione spazia tra il Mid-World, una sorta di mondo invisibile parallelo popolato di mostri e di coraggiosi, e la caotica e bella NYC.
Sembrerebbe che l’intenzione della produzione sia quello di lanciare una lunghissima serie televisiva dal titolo “The Dark Tower”, e che il film del quale stiamo scrivendo sia stato una sorta di sperimentazione diffusa per saggiare la presa sugli spettatori: anche in questo caso il successo è assai ovvio. La sperimentazione ha dato esito positivo e il campione rappresentativo della popolazione di cinefili mondiale ha risposto riempiendo le sale cinematografiche del pianeta. Quindi, certamente, assisteremo ad una bella e lunga television series diventata ormai il vero cinema di successo planetario … non c’è alcun dubbio su questo.
Per la cronaca dobbiamo scrivere che il film “The Dark Tower”, il 31 luglio 2017, è stato premiato dal Museum of Modern Art di New York come un eccellente prodotto d’arte di qualità. Mentre, sempre per la cronaca, dobbiamo scrivere che tutte le critiche più autorevoli degli Stati Uniti, e di buona parte del pianeta, hanno letteralmente massacrato il film di Nikolaj Arcel, descrivendolo come un pessimo prodotto cinematografico che ha tradito le belle narrazioni di Stephen King.
La domanda a questo punto è: chi è che oggi capisce di settima arte? I critici cinematografici che si affannano a dare giudizi che possano orientare il pubblico di cinefili? I cineamatori che riempiono le sale cinematografiche come per “The Dark Tower”? I detentori del concetto di bellezza universale quali i più prestigiosi musei del mondo, come nella fattispecie il Museo d’Arte Moderna di NY?
La risposta? Può darla solo lo spettatore che andrà al cinema per vedere il film e poi dire a sé stesso: “mi è piaciuto!” ovvero “non mi è piaciuto!” … a nostro avviso nessun altro!

Scheda:
Titolo originale: The Dark Tower
Regia di Nikolaj Arcel
Produzione Akiva Goldsman, Ron Howard, Erica Huggins
Produzione esecutiva: MRC, Imagine Entertainment, Weed Road
Distribuzione Columbia Pictures
Sceneggiatura di Akiva Goldsman, Jeff Pinkner, Anders Thomas Jensen, Nikolaj Arcel
Sceneggiatura non originale tratta da “The Dark Tower” di Stephen King
Musiche di Tom Holkenborg
Con Idris Elba, Katheryn Winnick, Matthew McConaughey, Claudia Kim, Jackie Earle Hale, Abbey Lee, Nicholas Hamilton, Alex McGregor, Fran Kranz, Jose Zuniga, Tom Taylor, Michael Barbieri, Karl Thaning.


ANDREA GIOSTRA

Federica Abbate, online il VIDEO DI “FIORI SUI BALCONI” CHE SEGNA IL SUO ESORDIO COME CANTAUTRICE

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Dal 12 settembre è online il video di “FIORI SUI BALCONI” (Carosello Records), il primo singolo di Federica Abbate che segna il suo esordio come cantautrice.
Girato a Londra e diretto dai Trilathera, il video descrive la sensazione di sentirsi inadatti e fuori luogo, che spesso avvertono i giovani. Lo fa attraverso l’immagine di una stravagante Federica che girovaga per il capoluogo inglese in pigiama, tra l’imbarazzo e gli sguardi indiscreti della gente.

Il video è disponibile ai seguenti link:

“FIORI SUI BALCONI”, prodotto da Takagi e Ketra, è descritto così da Federica: <<“Fiori sui balconi” è in realtà un gioco di parole che sta per “fuori come un balcone”. Il brano parla di me in prima persona, ma penso che tanti miei coetanei (e non) possano rispecchiarsi nel testo che parla della difficoltà di vivere oggi in un mondo estremamente selettivo, che fissa una rigida linea di demarcazione tra Vincenti/Perdenti, Forti/Deboli, Accettati/Esclusi. Il brano parla di tutto questo, ponendo l’accento sul concetto di “fuori”.
Fuori come “tagliato fuori”: sentirsi inadatti, inadeguati, non all’altezza. Fuori luogo per l’appunto.
Ma fuori anche come “stare fuori”, ossia il bisogno che spesso i giovani hanno di esagerare e andare oltre per evadere dalla quotidianità e dai problemi di tutti i giorni. Uno strafare che spesso si chiude in un infinito loop che non porta da nessuna parte. Da un lato, quindi, l’inconcludenza, dall’altro la voglia di “tirarsi fuori” per riprovarci, crederci ancora e sognare>>.


Il singolo è attualmente in rotazione radiofonica e
 disponibile in streaming e negli stores digitali a questo link:
http://radi.al/FioriSuiBalconi


Federica Abbate, dopo essersi affermata come prolifica hit-maker scrivendo per altri artisti brani di grandissimo successo come “Roma–Bangkok” o “L’amore eternit” per un totale di oltre 400 milioni di views, è adesso pronta ad esordire con un brano scritto e, per la prima volta, interpretato interamente da lei. 
Il 5 settembre Federica Abbate ha presentato il singolo in anteprima nel corso della MILANO YOUTUBE WEEK. 

Federica Abbate nasce a Milano nel 1991. I genitori si accorgono subito della predisposizione naturale che la figlia ha per la musica grazie al dono del cosiddetto “orecchio assoluto”. Nel 2013 partecipa al concorso per giovani autori “Genova per voi", vincendo e aggiudicandosi un contratto come autrice per la Universal Music Publishing. Definita dai media “penna di platino”, scrive hit per Fedez (L’amore eternit, 21 grammi), Baby K (Roma-Bangkok) e Francesca Michielin (Nessun grado di separazione). Non solo: Federica continua tuttora la sua attività di autrice e tra gli artisti che cantano sue canzoni ci sono Alessandra Amoroso, Lorenzo Fragola, Giusy Ferreri, Jake La Furia, Michele Bravi e molti altri.
A marzo 2016 firma un contratto discografico con Carosello Records per il suo primo progetto artistico nelle vesti di cantautrice. 

https://www.facebook.com/federicabbateof/
https://twitter.com/federicabbateof
https://www.instagram.com/federicabbateof/


Noi, figli di Abramo

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I due luoghi più santi sono la spianata del tempio (Haram al-Sharif), a Gerusalemme, dove Abramo approntò il sacrificio del primogenito, e la caverna Macpela, a Hebron, dove si trova il suo sepolcro. Sono stati e continuano ad essere  terra contesa, violentata, insanguinata. Spesso gli attentati più feroci avvengono in questi due luoghi. Sono i luoghi strettamente legati ad Abramo, il patriarca delle tre religioni monoteiste, ebraismo-cristianesimo-islam.

Come spesso accade, anche la lezione di Abramo sembra incompresa, manipolata, strumentalizzata. Le tre religioni hanno cercato di appropriarsi di Abramo, facendone il patriarca, il capostipite,  ma  non sembra abbiano colto il senso della sua fede. Il problema quindi non sta nella fede “in”Abramo, ma nella fede “di” Abramo.  
Pascal, lanciando una condanna inappellabile contro il “dio dei filosofi e degli scienziati” scrive: “Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei Cristiani è un Dio di amore e di consolazione: un Dio che riempie l’anima e il cuore di coloro che possiede”. 
Dio è dimostrabile solo in forza dell’Amore. Le prove, a posteriori o a priori,  dell’esistenza di Dio sono elaborazioni mentali. Kant, nella “Critica della ragion pura”  dimostrerà la fallacia di tali prove. Ma tra i postulati della Ragion pratica ritiene necessario ammettere l'esistenza di Dio come esigenza morale, in quanto Dio rappresenta il Sommo Bene originario ed è quindi garanzia dell'accordo tra felicità e virtù. Con un atteggiamento di trepidazione, nell’opera “La religione entro i limiti della ragione”, Kant scrive: «Per quanto le mie parole possano sorprendervi, non dovete biasimarmi se affermo: “Ogni uomo crea il proprio Dio” […] anche voi dovete creare il vostro Dio, per venerare in Lui il vostro creatore ». 
E non sembri esagerato che a distanza di circa quattromila anni, la testimonianza di Abramo e la lezione di Kant si intreccino meravigliosamente. Abramo rifiuta l’idea di un Dio da saziare con sacrifici umani. La sua idea di Dio si differenzia sostanzialmente da quella delle altre  popolazioni: keniti, kadmoniti, hittiti, amorrei, cananei, gergesei, ecc. (Gen. 15,18-19). Egli stabilisce un’alleanza con il suo Dio, che gli dice “Alla tua discendenza io darò questo paese” (Gen. 12,7). Lo stesso Dio gli cambierà il nome:  “Eccomi, la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram ma Abraham, perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò” (Gen. 17,4-5). 
Kierkegaard, in “Timore e tremore”, fa l’elogio di Abramo, affermando: “Nessuno sarà dimenticato di quelli che furono grandi… ma chi amò Dio… chi sperò l’impossibile… chi lottò contro Dio… chi credette in Dio…  fu il più grande di tutti”.  
Nella seconda sura del Corano è scritto: “Dichiarano: siate ebrei, siate cristiani, sarete nella giusta via. No. Seguite il credo di Hibrahim, come hanif. Non è stato tra coloro che hanno creato delle condivinità” (135). L’affermazione coranica pone in rilievo l’essenza della lezione di Abramo, come hanif, cioè come colui che, pur non riconoscendo le divinità del suo tempo,  non ha creato  altre divinità.  Secondo alcuni interpreti, il termine “hanif” è di origine sabea e significa “seguace di una religione essenziale: né ebraica, né cristiana, né musulmana”.
Abramo, non avendo figli da  Sara, metterà incinta Agar, la schiava egiziana, che partorirà Ismaele. In seguito anche Sara resterà incinta e darà alla luce Isacco. Secondo il Corano è Ismaele, figlio di Agar e  primogenito di Abramo, ad essere offerto in sacrificio. Per la Bibbia è invece Isacco, il figlio di Sara. Condotto sul monte Moria, sulla rocca di  Gerusalemme, il bambino (Isacco o Ismaele) non fu comunque ucciso, quale vittima sacrificale alla Divinità.  Al momento del colpo di coltello da assestare sul bambino, si ode la voce dell’angelo: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male” (Gen. 22,12). Forse, più razionalmente, non fu la voce d’un angelo che fermò la mano di Abramo.  Fu la voce  della sua coscienza. Una coscienza che lo aveva reso consapevole d’un’idea di Dio, diversa dalle altre. Era il “Suo” Dio. Un Dio che non chiedeva sacrifici umani, ma la disposizione del cuore, perché la Fede non ha bisogno di prove. Nel comportamento di Abramo, in cui la fede si essenzializza collegandosi alla ragione, sembra realizzarsi una sintesi perfetta. Fede che non entra in contrasto con la ragione (scienza), anche quando vengono posti in discussione princìpi fondamentali. E’ la posizione di Sagredo nel “Dialogo sopra i due massimi sistemi” di Galilei, che resta l’analisi più appassionata e profonda del rapporto scienza e fede. 
Nella religione ebraica Dio è ineffabile, indicibile. Il suo nome “YHWH” era pronunciato solo una volta l’anno, nel Sancta Sanctorum del tempio, dal sommo sacerdote. Era il nome che Mosè aveva ricevuto sul Sinai, alla consegna delle tavole della Legge: “Io sono Colui che sono”. Erich Fromm, in “Voi sarete come Dei”,  scrive: «La traduzione libera della risposta di Dio a Mosè sarebbe: ‘Il mio nome è Senzanome; di’ loro che Senzanome ti ha mandato’ ».  
L’elaborazione teologica più profonda è stata operata da Dietrich Bonhoeffer, pastore protestante giustiziato pochi giorni prima del suicidio di Hitler. Bonhoeffer, soprattutto nell’opera   “Resistenza e resa”, ha posto in risalto il paradosso di vivere con Dio senza Dio. “Dio ci dà a conoscere che dobbiamo vivere come uomini capaci di far fronte alla vita senza Dio. Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona (Mc.15,34)”. 
E come lui, un altro testimone, Hans Jonas, filosofo e sociologo ebreo, in una famosa conferenza sul tema “Il concetto di Dio dopo Auschwitz”, alla domanda “Dov’era Dio?”, risponde: «Il male c’è in quanto Dio non è onnipotente».   Per i credenti una simile risposta non può che risultare blasfema e quindi inaccettabile. Ma Jonas prosegue: “Affinché il mondo fosse e fosse per se stesso, Dio deve aver rinunciato al proprio essere; deve essersi spogliato della propria divinità per riaverla di nuovo nella odissea del tempo”. 
Le espressioni di Jonas sono molto simili a quelle di Paolo di Tarso nella Lettera ai Filippesi: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio,  ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (2,6-8). Gli esegeti ritengono che si tratti di un antico inno, riportato da Paolo. Ma l’idea della “kénosi” (dal verbo greco  “ekénosen”, che significa appunto “spogliarsi, svuotarsi, privarsi”) è così sconvolgente che oscura ogni possibile idea di Dio. Perché un Dio che si annienta è un Dio inconoscibile. Un Dio-Nulla. 
Oggi è in atto un vero “scontro di civiltà”, di cui ha parlato, già da tempo,  il sociologo e politologo americano Samuel Huntinghton. Nel suo famoso libro, dal titolo “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale”,  pubblicato in Italia nel 1997,   Huntington riporta tabelle statistiche dalle quali si rileva che, durante il secolo appena trascorso, i Cristiani nel mondo sono passati da una percentuale del 26,9 al 29,9, mentre i Musulmani dal 12,4 al 19,2 e quelli che dichiarano di non  seguire nessuna religione dallo 0,2 al 17,1. L’avanzata dell’Islam (+6,8 %) è più che doppia rispetto all’avanzata del Cristianesimo (+3%). Il fantasma dell’islamizzazione dell’Occidente, soprattutto dopo il crollo delle torri gemelle di New-York e i numerosi attentati terroristici hanno creato l’incubo dell’accerchiamento. L’Islam viene sempre più identificato con la jihad, la guerra santa.  Huntington scrivendo: “I confini dell’Islam grondano sangue, perché sanguinario è chi vive al loro interno”, non lasciava nessuna speranza per un dialogo interreligioso e interculturale, ritenendo che “una guerra planetaria che coinvolga gli stati guida delle maggiori civiltà del mondo è altamente improbabile ma non impossibile”. Oggi, venti anni dopo, questa guerra planetaria è in atto. Una guerra, che anche intellettuali e filosofi del mondo arabo hanno presagito. 
Mohammed Arkoun, un filosofo musulmano algerino, ritiene  che il pensiero arabo contemporaneo sia diventato una “idéologie du combat” (ideologia da battaglia) perché è necessario  risolvere i problemi economici e politici degli Stati arabi.  Un altro intellettuale, Malek Bennabi, ricorre alla dialettica hegeliana signore/servo, secondo la quale il servo prende coscienza della sua condizione  e si riscatta. C’è addirittura  una teologia islamica della liberazione, che interpreta il Corano in chiave marxista-rivoluzionaria, presentata da intellettuali come l’egiziano Hasan Hanafi e il sudafricano Farid Esack. 
Gilles Kepel, uno dei maggiori studiosi ed esperti di cultura islamica, autore di varie opere sull’argomento, ha scritto: “La parola d’ordine è diventata: bloccare il laicismo. Non si tratta più di un aggiornamento, ma di una rievangelizzazione dell’Europa, non più modernizzare l’Islam, ma islamizzare la modernità”. 
Nell’Islam non c’è stato l’Illuminismo né è pensabile la separazione tra politica e religione, tra Stato e Comunità religiosa. Solo il miglioramento delle condizioni socio-economiche e una maggiore collaborazione a livello planetario potranno aprire nuove strade ad una globalizzazione dal volto umano. 
L’Islam non ha avuto un Lutero né un Copernico o Galilei, ma ha avuto grandi personalità di religione e di scienza, promotori di pace e di cultura. Jack Goody, docente a Cambridge e antropologo di fama mondiale, deceduto qualche anno fa, chiude il libro “Islam ed Europa” con queste parole: “I musulmani sono parte integrante dello scenario europeo”. 
Uno scenario ancora tutto da costruire, solo se religioni diverse e culture diverse si mettessero d’accordo su una sola regola, la cosiddetta  regola d’oro, “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso”, che si trova sia nei Vangeli e sia nel Corano e nei dialoghi platonici. 

Mario Setta

NON SO DOVE STA ANDANDO MILORD MA VORREI TANTO PASSEGGIARE CON LEI

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Fermatevi. Fermate questo scempio di moda maschile.

Quest'anno non si salva quasi nessuno. State trasformando gli uomini nemmeno in donne ma in macchiette. Uomini che sfilano in mutande, cappotti di disegni tribali e colori femminili, tanti maglioncini colorati stile bimbo ecc.... L'uomo deve tornare uomo. Lo vogliono gli uomini e lo vogliono le donne. Dove sono finiti i magnifici completi o spezzati stile SARTORIA BUCCHERI Di MILANO anni 70 che hanno dato regole precise.Un semplice jeans e camicia ? State uccidendo la moda maschile il fascino di essere uomo.Nemmeno nell'abbigliamento sportivo ci si salva. Per trovare un paio di jeans da uomo bisogna pregare . Camicie trasparenti, stracolme di rouches. Ma la classica camicia bianca dov'è finita? Scarpe con plantari alti come fossero tacchi. Sneakers indecenti. Poi la speranza. Re Giorgio fa sfilare uomini vestiti da uomini . Completi, spezzati, Camicie, cravatte. Un consiglio.Se non trovate nulla di maschile un bel jeans camicia blazer e scarpe cuoio vi salveranno. Vorrei precisare . L'eccentricita' nell'abbigliamento maschile è affascinante. Usare i colori .Pochette da giacca fantasia. Calza obbligatoriamente lunga in fantasia su un completo severo stile british. Occhiali particolari. Il fantastico ritorno ai gemelli anche con brillante sui jeans. Sciarpe multicolore..... Ma per cortesia buttate quei pantaloni dai colori micidiali, le vostre maglie fosforescenti..Guardate che non è glamour indossare costantemente sneakers sopratutto se non siete ragazzi e se dovete uscire a cena con una donna. E vi prego non tingetevi i capelli. Ma sapete quanto sono sensuali i capelli " sale e pepe". Ma vi siete scordati che la calza é d'obbigo lunga e se non sapete usare i colori utilizzate solo gli scuri.Parliamo ora della camicia.La camicia a maniche corte e' destabilizzante. Solo e perentoriamente dico solo maniche lunghe che arrotolate in modo fintamente trasandato sono molto sensuali.Non arrotolate le maniche come se fossero stirate é noioso e per niente maschile. Via queste orribili magliette di tre taglie in meno. Sono ridicole. Ma avete proprio questa fobia di far vedere i muscoli? Guardate che il far immaginare vale per le donne quanto per gli uomini. Così massacrate la sensualità diventando solo dei Narcisi per nulla affascinanti. Siamo noi che possiamo giocare in maniera accattivante con i vestiti non voi.Manteniamo distinti i ruoli. Sapete che esistono ancora le t-shirt? Così non vi aiutate ma aiutate la moda maschile a sembrare un circo balordo. Guardate l'immagine di quest' uomo age'. Sembra un modello .Racconta un mondo di meraviglie. È uomo.Jeans impeccabili ostentati con il risvolto. Scarpe in cuoio. Gilet con orologio da tasca.Camicia taglio uomo.Cappello e farfallino.Vezzi di gran classe. la 24 ore. Chapeau. NON SO DOVE STIA ANDANDO MILORD MA VORREI PASSEGGIARE CON LEI.Questa è pura eccentricità di classe ma attenzione bisogna saperla portare.

SARA TACCHI

LINK: facebook SARA TACCHI

Roma, il 7 ottobre ARTISTI/PAZIENTI IN SCENA CONTRO IL "FILUM", LA MALATTIA PIÙ DIFFUSA E IGNORATA AL MONDO

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Arte per combattere il male. Un pomeriggio all’insegna della Cultura e della Solidarietà, dedicato ai pazienti affetti da Filum, la grave malattia che comprende patologie definite convenzionalmente come Sindrome di Arnold-Chiari I, Siringomielia idiopatica, Scoliosi idiopatica, Platibasia, Invaginazione Basilare, Inversione del processo odontoide, Kinking del tronco cerebrale, influendo, inoltre, sulla comparsa di Discopatie vertebrali, Stenosi del canale vertebrale, Enuresi notturna e molte altre.

Il progetto - organizzato dalla Chiari & Scoliosis & Syringomyelia Foundation (CSSF) con sede in Spagna, a Barcellona – si tiene a Roma, Sabato 7 Ottobre 2017 alle ore 16.30 presso il Teatro San Lugi Guanella in via Girolamo Savonarola 36.
La manifestazione gode della collaborazione dell’Institut Chiari & Siringomielia & Escoliosis de Barcelona e dell’Associazione AI.SAC.SI.SCO, la Onlus di pazienti che sono stati colpiti dalla malattia.

Su palco del teatro del quartiere Prati si alternano le testimonianze di esperti e pazienti uniti contro questa terribile malattia - tra le più diffuse al mondo - che colpisce una persona su cinque, insidiandosi principalmente nel sistema nervoso, nel cranio e nella colonna vertebrale.

Presente alla manifestazione, direttamente da Barcellona - il fondatore e presidente del patronato CSSF Dott. Miguel B. Royo Salvador, studioso del male che si manifesta con sintomi quali cefalea, nausea, vomito, disfagia, vertigini, deterioramento della memoria, cervicalgie, dolori dorsali e lombari, parestesie, alterazioni della sensibilità, dolori e mancanza di forza agli arti, alterazioni dell’equilibrio e della deambulazione, insonnia e molti altri.

La scaletta dell’evento prevede, tra le altre, la performance dell’attrice Rita Capobianco, che porta in scena la sua opera teatrale “Tutta colpa di Arnold” sulla Sindrome di Arnold-Chiari I. Nel programma della manifestazione, anche le testimonianze della scrittrice e poetessa Marisa Toscano, della ballerina Annalisa Caicci e della cantante Laura Ierano. Nel foyer del teatro gli ospiti possono ammirare la raccolta di opere pittoriche dell’artista Francesco Mauro e seguire le proiezioni di video di contributi artistici di pazienti provenienti da tutto il mondo.

L’Institut Chiari & Siringomielia & Escoliosis de Barcelona ha sviluppato con le sue ricerche il metodo sanitario Filum System®, che permette la diagnosi della Malattia del Filum e delle sue molteplici conseguenze e l’applicazione del trattamento adeguato mediante tecniche chirurgiche mini-invasive e successivi protocolli di riabilitazione.

“Grazie al metodo sviluppato dalla nostra equipe” – spiega il Dott. Royo Salvador – “si elimina la causa della patologia, dopo un dettagliato esame diagnostico e la successiva applicazione della sezione chirurgica mini-invasiva del filum terminale che, oltre ad arrestare lo sviluppo della malattia, non presenta alcun effetto nocivo secondario, ed offre eccellenti risultati, senza complicazioni rilevanti. Attraverso la giusta terapia si possono recuperare le lesioni reversibili del sistema nervoso e, in certi casi, ottenere cambiamenti anatomici favorevoli: la riduzione o scomparsa delle cavità siringomieliche, la risalita delle tonsille cerebellari, il raddrizzamento della colonna vertebrale e la riduzione delle discopatie vertebrali. Il recupero veloce e senza complicazioni fa sì che il trattamento possa essere applicato a bambini, adulti e anziani”.

L’ICSEB si dedica allo studio e alla cura della Malattia del Filum e delle patologie ad essa associate dal 2008, ed è l’unico centro ad altissima specializzazione e all’avanguardia a livello internazionale per la ricerca continua, la diagnosi e l’applicazione del metodo sanitario Filum System®.

Vuoi vedere che Alitalia compra Ryanair?

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A proposito dei 2000 voli cancellati dalla Ryanair, leggo su Bloomberg che il Chief Executive Officer della compagnia aerea O’Leary ha dichiarato che dovranno rimborsare 400.000 passeggeri, e che questo costerà 25 milioni di euro. 

A naso (solo a naso, eh?) mi sembra che non ci siamo. 25 milioni diviso 400.000 fa 62,5 euro di costo medio di biglietto per passeggero. È vero, ci sono pure i famosi voli a 19 euro (che maledizione non sono mai riuscito a prendere) ma secondo me fra tariffa base, sovrapprezzo per bagagli extra ed eventuali altri servizi aggiuntivi (imbarco prioritario, scelta del posto, albergo, auto a noleggio, snack e bevande a pagamento, i famosi gratta e vinci di bordo eccetera) a me pare che  una media di 62,5 euro a passeggero sia pochino.   
Ma prendiamo il numero per buono, e perciò prendiamo per buoni i primi 25 milioni di euro.
Tutto qui? 
Eh direi di no. 
Il fatto è che, come da norme europee (anche se la Ryanair non lo pubblicizza, e la “dimenticanza” mi sembra diffusa anche fra i siti che lavorano con Ryanair, chissà se è un caso) a moltissimi passeggeri tocca non solo il rimborso del biglietto del volo cancellato, ma anche di quello di ritorno (anche se non era stato cancellato dalla compagnia, pur che rimanga non usufruito dal passeggero); e, in più,  anche un risarcimento di 250 euro per voli fino a 1500 km, o di 400 euro oltre i 1500 km. 
Quest’ultimo spetta al ricorrere di certe condizioni: 
a) preavviso della cancellazione inferiore a 2 settimane, o 
b) preavviso fra una e due settimane ma con offerta da parte della compagnia di volo alternativo con partenza entro due ore prima dell’orario previsto e arrivo entro quattro ore dopo l’orario previsto per il volo cancellato, o
c) nel caso di preavviso inferiore ai sette giorni, offerta di volo alternativo con partenza massimo un’ora prima e arrivo massimo due ore dopo.  Condizioni che in tantissimi casi, e sembrerebbe la grande maggioranza, non sarebbero ricorse: quindi ai 62,5 euro a passeggero dobbiamo aggiungere l’importo dei voli di ritorno non usufruiti e un risarcimento “via-di-mezzo” tra 250 e 400 euro.  Facciamo un totale medio di 450 euro? Bene. Ma se si moltiplica 450 per 400.000 paseggeri non si arriva a 25 milioni, ma a 180 milioni di euro.  
Non è finita. 
Secondo la AssoTurista, nelle cui mani ho messo la pratica di rimborso del mio volo Roma Bordeaux cancellato, avrei potuto addirittura comprare un biglietto più caro da un’altra   compagnia con ottime possibilità di farmelo rimborsare. Pensate che in questo momento il biglietto di sola andata con Alitalia costa 715 euro...
E infine: gli avvocati di AssoTurista si faranno pagare da Ryanair le spese per l’ottenimento del rimborso (ovviamente in aggiunta al rimborso che gireranno per intero al passeggero).
A quanto ammonteranno le spese legali di tutti i ricorsi non effettuati direttamente dal passeggero, ma avanzati attraverso associazioni specializzate nella protezione dei diritti del passeggero? 
Insomma: una bella sberla per la compagnia low cost. 

Ma allora davvero la povera Alitalia potrebbe comprare la Ryanair in difficoltà?
Nooo, scherzavo. 180 o 200 milioni di euro sono solo i profitti di un paio di trimestri di attività della Ryanair. Ci vuole ben altro per affondarla. 
Certo che se Ryanair cominciasse a infilare stupidaggini come questa una dietro l’altra (dicono che il problema nasca soprattutto dal fatto che non avevano previsto il cumulo di ferie dei piloti, pensa un po’...), potrebbero finire preda di una qualsiasi Cicciobello Airlines.
Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Casa del Cinema, evento Gian Luigi Rondi a un anno esatto dalla scomparsa

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A un anno esatto dalla scomparsa, la Cineteca Nazionale ha organizzato un ricordo del grande decano della critica cinematografica italiano, Gian Luigi Rondi, nato a Tirano il 10 dicembre 1921 e morto a Roma il 22 settembre 2016.
L’evento sarà l’occasione per presentare il secondo volume di Tutto il cinema in 100 (e più) lettere (Centro Sperimentale di Cinematografia-Edizioni Sabinae, 2017), dedicato stavolta alle missive di grandi personalità cinematografiche straniere (il primo volume con lo stesso titolo, dedicato alle lettere di cineasti italiani, è stato pubblicato dagli stessi editori nel 2015). Rondi, che Vittorio Taviani ha spiritosamente definito «l’uomo dalla sciarpa bianca tre volte più grande di quello che serve», ha intrattenuto per decenni un fitto carteggio con tutti i più grandi cineasti del mondo in tutte le sue vesti di critico, organizzatore culturale, uomo politico e direttore di festival, le ha sempre conservate con grande cura. Come ha scritto giustamente l’ex direttore del festival di Cannes Gilles Jacob nella prefazione al volume, «durante i cinquanta anni del suo pontificato Rondi ha avuto la fortuna di esercitare quando l’Italia disponeva di quindici geni cinematografici nello stesso momento». Questa ricchezza dava ai dirigenti dei festival, ai critici e agli storici del tempo – e a lui per primo – la possibilità di discutere con i registi di altri paesi, criticarli, consigliarli, scoprirli.

«Egli – prosegue Jacob – non abusò mai di questa superiorità morale implicita. Il suo fiuto nel saper riconoscere il valore dell’espressività dava agli sconosciuti artisti la possibilità di risalire la china della notorietà. Non era certo il suo caso poiché egli alloggiava alla sommità, sull’Olimpo...».

In occasione dell’anniversario, e della pubblicazione del secondo volume dell’epistolario, si è voluto riproporre il toccante documentario di Giorgio Treves, Gian Luigi Rondi. Vita, cinema e passione (2014). Il film di Treves è il risultato di oltre 10 giorni di confessioni, ricordi e rivelazioni del critico. Attraverso i suoi racconti, con il contributo di testimoni come Carlo Lizzani, Ettore Scola, Francesco Rosi, Paolo e Vittorio Taviani, Pupi Avati, Gina Lollobrigida, Margarethe von Trotta, Adriano Ossicini, il citato Gilles Jacob e altri, e grazie a rari materiali d’archivio, si ripercorre la storia del cinema italiano e dell’Italia del Novecento. I suoi ricordi accompagnano in prima persona gli eventi che hanno segnato il nostro Paese: dal primo dopoguerra al fascismo, dalla seconda guerra mondiale alla ricostruzione, dal boom economico alla contestazione degli anni ‘70 fino ai giorni nostri. A 92 anni Rondi si sveglia presto nella sua casa dei Parioli e comincia la giornata facendo il giro del suo grande appartamento per caricare i meccanismi delle decine di orologi a pendolo della sua collezione. Vede quotidianamente film e realizza, con l’inseparabile macchina da scrivere (regalo di laurea dei genitori), libri, saggi e critiche, e si reca ogni giorno alla sede dell’Accademia Italiana del Cinema per svolgere la sua attività di Presidente. Il film ripercorre anche i primi impegni extra-giornalistici di Rondi: il coinvolgimento accanto al sottosegretario Giulio Andreotti nel rilancio del cinema italiano, scioperi, manifestazioni e mobilitazioni, come quella storica a Piazza del Popolo cui aderirono i più popolari artisti del tempo.



Ufficio Comunicazione, Stampa, Web ed Editoria

Centro Sperimentale di Cinematografia

Via Tuscolana, 1520 – 00172 Roma

TF: 06.72294260 - 3391411969

IL LIVE CONCERT DI CRISTIAN RUIZ E LUCA GIACOMELLI FERRARINI, UNA FORMULA VINCENTE. OSPITE LA VOCE STRAORDINARIA DI ROBERTA FACCANI

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Uno spazio suggestivo e moderno, accogliente al punto giusto e con uno stile ben definito ha ospitato il live concert di Cristian Ruiz e Luca Giacomelli Ferrarini con la partecipazione di Roberta Faccani. La location in questione è l’Atelier Montez di Roma e lo spettacolo è il dono meraviglioso che questi tre artisti hanno fatto al pubblico presente, accompagnati dal Maestro Antonio Torella.

L’evento è stato organizzato dall’associazione culturale LC Art di Roma e il risultato è stato un concerto unico ed emozionante frutto dell’unione di tre talenti straordinari molto diversi tra loro. In un susseguirsi di momenti musicali, alternati a dei veri e propri siparietti, lo spettatore viene letteralmente catturato dalla potenza e dall’estensione vocale di ognuno di loro. Il repertorio è vasto ed intrigante: “Hero”, “Nature Boy/Roxanne”, “I Migliori anni” per Cristian Ruiz. “Gethsemane” da Jesus Christ e “Next to normal – Sono Vivo” per Luca Giacomelli Ferrarini, “Grido d’amore”, “Ti sento”, “Natural woman”, “And I am telling you I'm not going” per Roberta Faccani. Solo per citarne alcuni. Infine una chiusura imponente con “L’odio”, brano tratto dal musical “Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo” interpretato da tutti e tre insieme che ha generato brividi lungo tutta la sala. Non è semplice creare una perfetta armonia, in grado di reggere uno spettacolo intero, come quella generata sul palco dell’Atelier Montez. L’esperimento ha centrato il suo obiettivo: regalare musica di altissima qualità con professionalità e giusta leggerezza. Cristian, Luca e Roberta insieme al Maestro Torella sono stati in grado di emozionare i presenti e strappare a tutti tante risate. Uno spettacolo che merita di diventare un format destinato a tutti coloro che amano l’arte e la musica. 

Cristian Ruiz e Luca Giacomelli Ferrarini hanno dato vita al primo corso intensivo di Musical della Capitale della durata di nove mesi (da settembre a giugno). 
Trovate tutte le info su: www.lcartroma.it

Bari, Maria Monsè e Rocco Pietrantonio insieme per la finale italiana di Miss Europe Continental 2017

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Si scaldano i motori per le fasi conclusive di Miss Europe Continental 2017. In attesa della finalissima a Napoli, il prossimo 14 ottobre si svolgerà la finale italiana.

L’importante appuntamento con la Finale Nazionale Italia di Miss Europe Continental 2017 avrà la splendida cornice del teatro Anche Cinema di Bari.
A condurre la serata, due popolari nomi televisivi: Maria Monsè e Rocco Pietrantonio.
L’intera organizzazione della Finale italiana sarà ancora curata da Donato Cellamare, col direttore esecutivo di Miss Europe Continental 2017 Alessandro Grifa.
Molto soddisfatto il patron del concorso internazionale, il campano Alberto Cerqua. <<Miss Europe Continental cresce anno dopo anno, con il lavoro dell’intero staff e la fiducia di tutti. Presto troveremo una nuova bellezza che rappresenti l’Europa>> ha dichiarato il patron, che ringrazia gli sponsor nazionali PM Parfum, lo stilista ufficiale Emilio Ricci Luxury Brand, Dottor Wood accessori in legno, Emanuela Sorrento Stylist, Coffee Net – Claudio Forte Snack Bar, Acqua Orsini, Andrea Campisi hair designer dei Vip.
Non manca mai il supporto degli sponsor europei Le Gemme di Gaia, President, Capri Gold, Antonello Elisei-Sandro Del Frate Hair Style, Bianca Di, Mission Beauty, Danny Wonker, Legea, Massimo Fiordiponti Couture, Piras’s Parrucchieri, Essential Professional Make Up.

Brasileirissimo, il nuovo album di Antonio Tarantino: dal 23 settembre su tutti i digital store

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I brani di questo CD sono stati scelti tenendo presente l’anima della musica popolare brasiliana (MPB) rappresentata dal chòro (pianto) e brani di bossa nova e samba, il tutto realizzato con un mio modo di interpretare questo genere musicale ed integrato con due mie composizioni create con lo stile del musicista moderno che guarda alla MPB di tradizione”.

Note d’autore
Chitarrista. didatta e compositore di musica brasiliana e flamenco. Pluridottore Magistrale in chitarra classica.
Ha pubblicato articoli, metodi, composizioni, MC, CD, VHS e DVD di chitarra brasiliana-flamenco per casa discografiche, editrici, riviste (Armelin Musica, Bèrben, Berimbau, Eco, Fingerpicking, Guitar Club, Chitarra Acustica, Guitar Media Collection, Intra’s, Nuova Carish e Sonitus) e autoproduzione. E’ uno dei chitarristi italiani più prolifici dal punto di vista editoriale e le sue opere sono state vendute in tutto il mondo. Ha collaborato con Alex Britti, Nino D’Angelo, PFM, Pooh e Toquinho. Svolge attività didattica in importanti scuole di musica (CPM, Errati Musica, Guitar Institute, IME). Ha partecipato ad importanti trasmissioni radiofoniche e televisive (Radio Uno, Oto Radio di Parigi, Rai Uno, Canale 5, Videomusic). Ha condiviso il palco con alcuni dei più grandi chitarristi del mondo (Tommy Emmanuel, Larry Coryell, Marcel Dadi). Svolge attività concertistica come solista partecipando a festival e manifestazioni varie.
Considerato dalla critica specializzata come uno dei più geniali chitarristi brasiliani.

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