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MAGAZZINI GENERALI, SABATO 18 MARZO "Spring Party" Special live SHADE, BLASTER e KHARFI

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Sarà un appuntamento davvero irrinunciabile quello di Sabato 18 Marzo presso i Magazzini Generali di Via Pietrasanta 16 che in via del tutto esclusiva presentano lo special “Spring Party”, straordinario evento per festeggiare in grande stile l’arrivo della primavera, fondendo perfettamente musica Hip Hop e Dance Edm, spettacolo e divertimento a 360 gradi, ospitando tre tra i maggiori artisti, dj e producer della scena musicale contemporanea.

In linea con la scena internazionale e sull’onda della crescita degli ultimi anni anche in Italia, della musica hip hop e Dance edm, per la speciale serata ai Magazzini, lo Special Spring Party proporrà solo la migliore musica del momento con l’intento di portare entrambe queste culture, musicalmente distanti ma molto vicine tra loro, all’interno del pubblico giovanile.

Per gli amanti della musica Hip Hop special guest live della serata sarà Shade, giovanissimo artista torinese già protagonista della grande scena rap italiana. Per l’occasione Shade proporrà dal vivo alcuni successi tratti da Clownstrofobia, suo ultimo album in studio.

Le sorprese non finiscono qui… Blasterz sarà pronto ad accendere l’anima del grande pubblico, facendo ballare gli appassionati dell’Elettronic dance music sino alle prime luci del mattino attraverso un esplosivo dj set d’eccezione studiato appositamente per la serata. 

Tra i più promettenti e poliedrici dj e producer della scena italiana, lo stile di Blasterz, al secolo Alessandro Gemelli, abbraccia influenze progressive tra house, trance e big room, per un sound innovativo che fa da crossover in un mix di groove, beat e melody. Sul palco insieme a Blasterz ci sarà anche Kharfi, all’anagrafe Davide Kharfi, dj e producer di origine italo – marocchina appena ventenne, tra i più promettenti nella scena bass/edm e autore di “Hei Bae”, hit che ha già superato le 600.000 views sulla rete.

I biglietti per assistere allo show sono già disponibili in prevendita o acquistabili direttamente in loco.
Apertura porte ore 21:00
Ingresso in prevendita: 15 € incluse 2 consumazioni

Gioiosa Jonica, le belle lezioni del Maestro Argirò e quel “Sogno di una bimba” di 65 anni fa

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di Domenico Logozzo* GIOIOSA JONICA (Reggio Calabria) - Gioiosa Jonica è stata sempre all’avanguardia nel campo dell’istruzione scolastica, grazie a Maestri illuminati e ad amministratori comunali che sapevano guardare lontano. Belle lezioni del passato che è bene conoscere e ricordare. Servono oggi. Serviranno domani.
Per un presente con minori angosce. Per costruire un futuro migliore. Nei giorni in cui ci si interroga sul malessere sociale, sui drammi dei giovani, sull’incapacità di capire e prevenire certi drammatici episodi, è opportuno fermarsi e riflettere. Seriamente. E proporre azioni positive. Più certezze. Per combattere il “mal di vivere”, promuovere la “gioia di vivere”, di sognare, di saper sognare! La scuola ha un ruolo molto importante. E bisogna riconoscere che a Gioiosa Jonica si è lavorato con molta serietà ed impegno, grazie a dirigenti scolastici e docenti molto preparati ed attenti.
Il miglioramento sociale e culturale deve avvenire con la partecipazione di tutti. Ognuno deve fare la parte che gli compete. Senza ambiguità. I problemi ci sono. E debbono essere affrontati. Non voltarsi dall’altra parte. Non pensare che “sono affari degli altri”. Il “noi” ritorni a prevalere sull’egoistico “io”. I pessimisti ad oltranza, per partito preso, debbono essere emarginati, sconfitti dall’ottimismo della volontà di chi crede nello sviluppo corretto. E lotta. E si sacrifica. E sogna. E realizza. E’ possibile realizzare anche i sogni ritenuti impossibili. Basta crederci. Basta volerlo. Fino in fondo.

Nei momenti più complicati i sogni aiutano. Eccome. Un tuffo nel passato. I primissimi anni Cinquanta. Gli anni della ricostruzione, dell’emigrazione di massa. Tanta miseria. Tanta dispersione scolastica. In Calabria l’analfabetismo era a livelli altissimi: il 32%! Ma era anche altissimo l’impegno di preparatissimi Maestri elementari per eliminare la triste realtà che poneva i calabresi anche in cima alla classifica degli analfabeti d’ Italia. Maestri che consideravano l’insegnamento una missione. E con pazienza svolgevano il difficilissimo compito. Piano piano le e cose miglioravano, perché c’erano appunto Maestri che credevano in quello che facevano e che sognavano un futuro senza più analfabeti in Calabria e che sapevano far sognare i ragazzi. 

Responsabilizzavano e coinvolgevano i ragazzi e le loro le famiglie. Come per esempio viene evidenziato dalla piena riuscita di una iniziativa che si è svolta nel 1952 proprio a Gioiosa Jonica, in occasione della Festa della Scuola. In effetti era già tanto avanti Gioiosa rispetto ad altre e più privilegiate realtà territoriali della provincia di Reggio e dell’intera Calabria. Vantava oltre alle elementari anche un’avviatissima Scuola di Avviamento Professionale ed una molto quotata Scuola Media Comunale. C’era sì grande attenzione per l’istruzione. C’era realmente un vivace fermento culturale, che veniva dalla fine dell’Ottocento: dal caffè letterario a due cinema-teatro in forte concorrenza tra di loro. Le compagnie teatrali italiane più importanti inserivano il centro della Vallata del Torbido tra gli appuntamenti fissi e allora la programmazione cinematografica era di vera eccellenza. 


Qualche settimana fa, passeggiando in piazza a Gioiosa Jonica con il commercialista Mario Coluccio, i nostri discorsi, come frequentemente avviene tra vecchi amici, sono scivolati nel lontano passato. E guardando la programmazione del vicino Supercinema, Mario mi dice: “Mimmo, sai che ho una foto di quando negli Anni Cinquanta su quel palcoscenico ho partecipato ad una recita scolastica con mia sorella Alba? E’ stata una bella esperienza. Ci siamo impegnati tanto, c’era grande entusiasmo. Coinvolto tutto il paese per merito dell’indimenticabile Maestro Vincenzo Argirò. Ho conservato anche la locandina di quell’evento”. 

Mi dimostro subito curioso e interessato. Perché ho sempre ritenuto che è bene far conoscere alle nuove generazioni le cose buone che si sono svolte in passato. Per stimolare nuovi interessi. Si dice spesso che senza memoria non c’è futuro. Bisogna scrivere per ricordare e per mostrare il volto prezioso e non sempre sufficientemente valorizzato della stessa Gioiosa Jonica. Gente perbene, donne e uomini di cultura che si davano da fare. E facevano bene. Per il bene comune. Chiedo perciò a Mario di farmi vedere tutto quello che ha e di raccontarmi quell’esperienza. Mi accompagna nel suo studio. “Ecco la foto. Qui sono sul palcoscenico con mia sorella Alba. Lei ha interpretato i ruoli di Biancastella e Cenerentola. Io quelli del Principe Azzurro e del Reuccio. Ecco la locandina, con i personaggi e con i nomi di tutti i ragazzi e di tutte le ragazze che hanno partecipato”. 


Leggiamo: Complesso Artistico costituito da alunni delle scuole Elementari e Medie in “Sogno di una bimba”, fantasiosa commedia musicale a sfondo fiabesco di Vincenzo Argirò. Direzione artistica: Bianca Maria Logozzo, Anna Maria Logozzo e Alessandro Rodinò. Piantista Ada Rodinò. E poi all’interno: Spettacolo organizzato per la Festa della Scuola a beneficio del Patronato Scolastico. Martedì 17 giugno 1952”. Oltre a Mario e Alba Coluccio, questi gli altri interpreti: Irma Fuda (Mariella), Gerarda Scannapieco (Nonnina), Teresina Rosolino (Fata Regina), Maria Cotrona (Cappuccetto Rosso), Laura Logozzo e Maria Casamassima “Due scolarette” che figurano anche tra le “Cinque Fatine” con Anna De Martino, Cecilia De Maria e Rita Agostino. A Bruno Pisciuneri (uno dei “Cinque nanetti” con Franco Martora, Franco Simonetti, Pino Lopresti e Salvatore Tropea), erede dello storico Bar Italia, qualche anno prima di morire il maestro Argirò aveva regalato il copione del “Sogno di una bimba” con la dedica anche per la moglie Giuliana di “grande stima e affettuosità”. I ricordi di “una bella festa, coinvolgente”. Tante proposte interessanti e di alto valore. Con l’impegno di illustri uomini di cultura e con temi di grande rilevanza. 


Tra i “Numeri fuori programma” da segnalare “L’Europa da rifare” dello scrittore Massimo Rodinò con Gioconda Ferraro, Pinuccio De Martino, Pinuccio Derasmo e Bruno Musitano. Lo stesso Musitano, 9 anni appena, si esibì con il suo violino accompagnato al pianoforte da Ada Rodinò. Ebbe un grande successo. Nonostante la giovane età, era già molto apprezzato. Un esempio di “ragazzo del Sud” che ha conquistato la celebrità con le indubbie doti naturali, con la passione, con lo studio, con i grandissimi sacrifici. Voleva farcela. Ce l’ha fatta. Il sogno l’ha trasformato in realtà, partendo ragazzo da Gioiosa alla conquista del mondo della grande musica. E’ diventato famoso in tutto il mondo. Una brillantissima carriera, purtroppo stroncata prematuramente a 37 anni da un tragico incidente stradale a Ginevra nel 1980. Nel “fuori programma” anche Elia Scannapieco e Libero Loccisano in “Biancospino e l’asino” di Sandro Rodinò, e poi Teresina Pedullà in “Vola colomba”. 

“Sogno di una bimba - ricordano Mario e Alba Coluccio - è stata rappresentata, sotto la guida del grande Maestro Vincenzo Argirò, uomo di enorme spessore culturale, morale, umano”. Aveva tanti interessi. La scrittura, la poesia (sulla pagina facebook GIOIOSA IONICA (RC) ottimamente gestita da Luciano Linares, è possibile leggere i suoi bei versi) e la musica”. Eccellente musicista - evidenziano -, suonava magistralmente il violino”. Poi sottolineano che “la rappresentazione metteva in intelligente e affascinante risalto il mondo dei bambini” e che “era ricca di curiosità, in contrapposizione al mondo degli adulti pieno di complicazioni di ogni genere. Un mondo dove raramente c’è posto per le due magiche parole che sono la chiave della felicità: bontà e amore”. Protagonista “una bimba che sogna tutti i personaggi che si incontrano nelle favole e dentro questo mondo semplice e magico, la bimba è felice perché trova proprio bontà e amore”. Una esperienza che ha lasciato segni importanti per questo rivolgono “un grazie di cuore al grande e amato prof. Argirò, che oltre ad essere stato la nostra guida ci ha trasmesso i valori più sani e veri che, non a caso, sono anche le fondamenta della commedia che abbiamo rappresentato”. 


Scorrendo le pagine del copione (ben scritto e con una dettagliatissima definizione e descrizione di ruoli e di scene) che il maestro Argirò ha donato a Bruno Pisciuneri e alla moglie Giuliana - “Una persona straordinaria, di grande cultura, un vero signore”, sottolineano oggi, ricordandolo con grande stima - si coglie pienamente il senso della straordinaria lezione di vita contenuta nell’opera del grande educatore ed uomo di cultura gioiosano. Significative le parole conclusive della Nonnina: “Che gioia essere bambini!... Sarebbe veramente bella la vita se il cuore e la mente degli uomini rimanessero sempre puri ed innocenti come quelli dei fanciulli…”.


Messaggio attualissimo: “un mondo felice” con la bontà e l’amore che ci insegnano i bambini. E’ quello che serviva ieri per affrontare e superare la gravissima condizione di abbandono ed emarginazione in cui versava il profondo Sud. E’ quello che serve oggi, 65 anni dopo, per dare ai giovani prospettive diverse, speranze nuove, in una realtà con tanti problemi, tante contraddizioni e purtroppo poche certezze. Il disagio tra le giovani generazioni c’è. Ed è forte. Serve per questo una risposta forte da parte dello Stato, del governo nazionale e di quello regionale. Evitare che altre energie preziose, altri cervelli brillanti imbocchino la strada dell’emigrazione verso zone più fortunate d’Italia o verso Paesi lontani che offrono reali possibilità di lavoro, riconoscendo il merito. Le lezioni dei grandi Maestri come il prof. Vincenzo Argirò, che è stato anche un avveduto amministratore comunale di Gioiosa Jonica, debbono essere rilette attentamente. E valorizzate. Il Maestro Argirò ha tracciato un percorso ben preciso, sul quale continuare a camminare per affermare la cultura dello sviluppo. La bella terra calabrese ha magnifiche radici. Da irrobustire. Felicemente. Perché la vita sia davvero bella, agendo pure quando si è adulti “con la purezza, il cuore e la mente dei fanciulli”, come auspicava la nonnina del “Sogno di una bimba”.

*già Caporedattore TGR Rai

Chirurgia addio: l’ernia del disco ora si cura con la radiofrequenza pulsata

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Assenza di ferita chirurgica, assenza di ospedalizzazione, tempi di recupero lavorativo e dell’attività fisica e sportiva in pochi giorni.
Sono i principali vantaggi della radiofrequenza pulsata, la pratica che si avvale della tecnologia per curare in maniera noninvasiva chiunque soffre di dolori come quelli provocati dall’ernia del disco. Secondo uno studio* condotto dal prof. Alessandro Napoli, medico ricercatore del Dipartimento di Scienze Radiologiche dell’Università La Sapienza di Roma, il 90% dei pazienti sottoposti a questo trattamento ha registrato un miglioramento significativo, l’80% non ha più provato dolore o sofferto di disabilità dopo una sola terapia e solo il 3% si è sottoposto comunque a intervento chirurgico. Questi risultati sono stati presentati nell’importante Congresso Europeo di Radiologia tenutosi a Vienna nei giorni scorsi e che ha visto l’Italia recitare un ruolo di avanguardia nel campo della medicina del nuovo millennio.

Ma in cosa consiste la radiofrequenza pulsata? Spiega il prof. Alessandro Napoli: “La radiofrequenza pulsata si basa sull’uso delle correnti di radiofrequenze che agiscono in prossimità di nervi e delle vie del dolore, promuovendo una neuromodulazione delle fibre nervose coinvolte nel dolore. Si tratta di un metodo che viene utilizzato soprattutto quando altre terapie, come quelle farmacologiche o la terapie fisiche, falliscono. Il vantaggio delle radiofrequenze si basa sulla precisione della terapia garantita dalla guida delle immagini TAC. La sicurezza deriva dal fatto che prima di effettuare la procedura si può eseguire un test con correnti di frequenza differenti e capire così come queste agiscono sul dolore del paziente. La procedura si svolge senza necessità ricovero, con la possibilità di tornare a casa il giorno stesso”.

A cosa serve questa tecnologia? Prosegue il prof. Napoli: “La radiofrequenza pulsata serve a trattare il dolore in pazienti con ernia del disco che causa lombalgia o lombosciatalgia. Prima di procedere al trattamento, il medico ne parla sempre con il paziente, in modo che il ricorso a questo metodo possa essere sempre discusso e possa essere ricondotto ad una scelta condivisa del paziente, insieme allo specialista. Tutto ciò serve anche a personalizzare la tecnica in base all’intensità e alla durata del dolore”

La tecnica, conclude l’esperto, è in grado di dare risultati efficaci soprattutto nelle lombalgie o lombosciatalgie acute o croniche da ernia del disco, in sindromi dolorose della schiena da patologie articolari ed artrosiche ma anche nei dolori articolari come al ginocchio o alla spalla. Il sollievo dal dolore dato da questo trattamento può durare dai 3 ai 12 mesi, e in molto casi si è dimostrato definitivo. La tecnica è ritenuta una procedura efficace e sicura, specialmente se viene eseguita da uno specialista esperto.

*Caratteristiche della popolazione: Pazienti coinvolti 59 (36 uomini; 23 donne); target età (18-80 anni); giorni di dolore nell’anno precedente: media 150 (da 15 a 360 giorni); giorni di assenza dal lavoro a causa del dolore: media 13 (da 0 a 30 giorni)

Per maggiori informazioni:
http://www.alessandronapoli.it/
http://www.ultrasuonifocalizzati.it/

Firenze, Palazzo Vecchio: venerdì 17 marzo il convegno Etruschi e Italici. Le radici “dimenticate”

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Etruschi e Italici. le radici dimenticate”, questo il titolo del convegno che si svolgerà a Firenze  in occasione del 156° anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia nella prestigiosa cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio con protagonisti l’archeologia, la storia e la letteratura unite per aiutare la riscoperta delle caratteristiche profonde dell’Italianità, concetto mai ben definibile forse anche perché nato, in antichità, da più apporti diversissimi tra loro.

Il convegno si aprirà con l’intervista di Paolo Pellegrini al prof. Adriano La Regina, fra i più noti e importanti archeologi italiani. Seguirà la presentazione di due grandi successi editoriali, entrambi di Itaca Edizioni: I segreti della via etrusca”,diMarco Parlanti e Gianfranco Bracci,a cura dell’etruscologo prof. Carmine Pellegrino, e “Viteliú. Il Nome della Libertà”, autore Nicola Mastronardi, di cui parlerà autorevolmente Gianni Letta, ospite d’onore della serata. Due romanzi storici da utilizzare come straordinarie “finestre” aperte sulla fase storica meno conosciuta dagli italiani: il periodo preromano in cui si formarono gli elementi etno-antropologici ancor oggi alla base delle culture regionali del nostro Paese.
Nel giorno in cui si celebra la ricorrenza dell’Unità d’Italia, il convegno intende riaffermare il fatto che l’identità nazionale italiana trova le sue profonde radici ben prima dell’unificazione romana e non è “solo”
figlia della cultura latina: al contrario, essa trae origine da etnie e culture diverse tra le quali le principali, oltre alla latina, sono l’ETRUSCA E l’ITALICA. Basti pensare che le stesse origini di ROMA non furono solo
 latine ma ebbero da subito TRE BASI ETNICO CULTURALI: latina, etrusca e sabino-italica. Nozione oggi scomparsa dalla cultura generale italiana, ma di stringente attualità per il tema della integrazione tra culture ed etnie diverse. 
E ancora: il primo concetto di comunità nazionale, inteso come unità etnico politica di genti sul suolo italiano, non fu latina, ma italica. Se è vero, infatti, che l’unità della Penisola fu “sistemata amministrativamente” dall’imperatore Augusto nel 7 d.C., è altrettanto vero che essa aveva visto il suo primo seme nella FEDERAZIONE ITALICA del 91 a. C. quando per la prima volta nella storia apparve una nazione che si chiamò ITALIA (VITELIU nella versione originaria in lingua osca) che batté moneta con questo nome e fu inglobata nella romanità con pari dignità dopo il 69 a.C.
Un incontro, quello di Firenze, che intende restituire, infine, piena dignità storica ai territori d’origine di Etruschi e Italici  ma soprattutto di questi ultimi (in particolare le regioni Abruzzo, Molise, ma anche Marche, Alto Lazio, ed Umbria meridionale) in un momento nel quale proprio le zone centrali dell’Appennino italiano, che hanno dato origine a tutti i popoli Italici, hanno subito i gravi danni che conosciamo. Un tributo a chi vi abita e una spinta a rigenerare nuovamente vita sui territori dalla grande storia antica.

Così come tema centrale dell’evento è il valore della MULTICULTURALITÀ che fu alla base della nascita di Roma antica e che fu la vera forza dell’impero; la stessa e ancor più complessa MULTICULTURALITÀ originaria della nostra Nazione - ricchezza e non handicap - nata dalla fusione, difficile e mai veramente compiuta, di più etnie: un vero insegnamento per gli avvenimenti di oggi. Ancora una volta la Storia riesce ad insegnare molto al mondo contemporaneo; in questo caso il valore assoluto dell’integrazione pacifica a tutto vantaggio delle stesse società accoglienti.

(Testo a cura di Nicola Mastronardi  e Chiara Morandi)

I LIBRI

I SEGRETI DELLA VIA ETRUSCA
Elogiato da etruscologi e archeologi, recentemente oggetto di un’ottima recensione da parte del conduttore RAI Sandro Vannucci e al centro di innumerevoli eventi di presentazione con cene a tema e percorsi trekking nei luoghi del romanzo, I segreti della via etrusca vede protagonista la giovane archeologa Aura Seianti che, spinta dall’intima esigenza di spiegare a sé stessa il mistero delle strane visioni notturne ambientate negli stessi siti archeologici in cui sta lavorando, verrà guidata a ritrovamenti importanti, fino alla sensazionale scoperta della tomba di uno dei precettori dell’imperatore romano Claudio Tiberio Druso Germanico, grande cultore della civiltà e della lingua etrusche. Un episodio giallo ed un rincorrersi di emozioni, conducono il lettore nei due mondi paralleli di oggi e di molti secoli fa.

Gianfranco Bracci-Marco Parlanti, I segreti della via etrusca, Itaca, 2015, p.288, € 15 Informazioni su www.itacaedizioni.it /i-segreti-via-etrusca/
Facebook www.facebook.com/I-segreti-della-via-etrusca  



VITELIÚ. IL NOME DELLA LIBERTÀ

Accolto in molti dei maggiori Musei Archeologici Nazionali d’Italia, recensito entusiasticamente da giornalisti e personaggi come Gianni Letta oltre che da tante migliaia di lettori, protagonista di oltre duecento  presentazioni di cui molte in sedi prestigiose e all’estero,  adottato come libro di testo da un cospicuo numero di licei del Centro Italia, il libro di Nicola Mastronardi racconta una storia avvincente ambientata nel periodo in cui si formò l'origine stessa dell’idea di una Nazione italiana unita: quella Guerra Sociale che vide comparire per la prima volta nella storia uno stato organizzato che portò il nome di ITALIA di cui il termine Viteliú è la parola osca originaria. Uno straordinario viaggio nel mondo nascosto dei popoli italici,  ambientato nel 72 a.C. diciassette anni dopo il tentativo di genocidio
al quale Silla sottopose il valoroso e indomito popolo dei Sanniti. Un sorprendente romanzo d’esordio che è ormai uno straordinario e conclamato caso letterario.

Nicola Mastronardi, Viteliú. Il Nome della Libertà, Itaca, 2012, p. 488, € 18


GLI OSPITI DELL’EVENTO di Firenze

·         Adriano La Regina– Archeologo, Accademico dei Lincei, membro di diverse Accademie straniere e già docente di Etruscologia e Antichità italiche presso l’Università La Sapienza di Roma. È stato Soprintendente agli scavi archeologici di Roma per 28 anni. È il massimo studioso vivente di Archeologia ed Epigrafia dei popoli Italici.
·         Gianni Letta– Giornalista, storico direttore de “Il Tempo”, dirigente di Mediaset, vicepresidente della Società Dante Alighieri e Presidente onorario della Fondazione “Civita”. Già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
·         Carmine Pellegrino– Archeologo specializzato in Etruscologia è docente all’Università di Salerno.
·         Nicola Mastronardi - Giornalista, saggista e scrittore, è membro dell’Accademia dei Georgofili di Firenze per i suoi studi sulle Civiltà pastorali appenniniche; già reporter di Turismo equestre è oggi consulente della trasmissione Linea Verde di Rai Uno.
·         Gianfranco Bracci - Studioso esperto di escursionismo sulle vie etrusche antiche, saggista e scrittore, collabora con le principali riviste italiane e straniere dei viaggi e della natura.

·         Marco Parlanti Studioso esperto di escursionismo sulle vie etrusche antiche, saggista e scrittore, è uno dei fondatori dell’Associazione Nordic Hiking Italia, dove ricopre il ruolo di istruttore ed esperto delle vie di pellegrinaggio.

Teatro lo Spazio, dal 14 al 19 marzo "MEDEA" di Antonio Tarantino. Regia Manuel Giliberti

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Ristretta in uno spazio claustrofobico che divide con una vigilatrice. Ristretta anch’essa. Una donna, straniera. Disperata. Imbarbarita. Forse un carcere. Forse una scatola cranica. La cattività induce alla parola. Il mito greco è solo un ricordo, tutto è già avvenuto. O forse non è avvenuto niente. L’identità viene rimodulata

DAL 14 AL 19 MARZO
dal martedì al sabato ore 20.30
domenica ore 17.00
MEDEA
di
Antonio Tarantino
Regia
Manuel Giliberti
con 
Cristina Borgogni
Annalisa Insardà
Scene e costumi
Rosa Lorusso
musiche
Antonio Di Pofi

Biglietto intero 12 euro
Biglietto ridotto 9 euro
Tessera semestrale 3 euro


 Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 Roma  0677076486  0677204149
info@teatrolospazio.it

WWW.TEATROLOSPAZIO.IT

Le Top Brands del mondo Sportswear: su Facebook primeggia Diadora, su Instagram Superga

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Su FB il brand più engaging è Diadora con il post dedicato ai 50 anni di Roby Baggio, mentre su Instagram trionfa Superga. Dall’indagine svolta da Blogmeter emergono anche brand come Adidas e New Balance 

La classifica dei migliori brand sui social media torna questo mese con un Focus sul mondo Sportswear. Blogmeter ha analizzato le performance di tutte le pagine Facebook e dei profili Instagram dei brand di abbigliamento e accessori sportivi che si rivolgono esclusivamente al mercato italiano, secondo la metrica del total engagement, ovvero la somma di like, reaction, mention, fan post e commenti su FB, e di like e commenti su Instagram. Nell’analisi non sono stati considerati gli account che adottano sui social una strategia globale.

Facebook: spazio al lancio di nuovi prodotti

Con quasi 25 mila interazioni, è Diadora a detenere lo scettro dei brand più coinvolgenti su Facebook. La pagina del brand veneto, che comunica principalmente in lingua italiana sebbene pubblichi talvolta contenuti in inglese, a febbraio ha appassionato gli utenti con un post dedicato ai 50 anni di Roberto Baggio, che ha realizzato un’esplosione di interazioni, circa la metà di quelle totali della pagina. In seconda posizione troviamo New Balance con circa 21 mila interazioni. La sua campagna #lifein247 - con la quale il brand ha lanciato la nuova scarpa New Balance 247 Luxe - ha riscosso un grande successo su Facebook: non a caso il post che più ha appassionato gli utenti è proprio dedicato alla campagna. A distanza, al terzo posto, si piazza la pagina Facebook italiana di Adidas Running che a febbraio ha lanciato le nuove #UltraBOOSTX per donne, permettendo alla pagina di collezionare oltre ben 10 mila interazioni. Quarto posto per Superga, i cui post più coinvolgenti sono dedicati alle nuove collezioni primaverili e contengono l’hashtag #supergalovers. Chiude la classifica il brand di calzature sportive Saucony, che genera maggiore engagement con un post dedicato alle sneakers Saucony Jazz O’ White/Grey.

Su Instagram spopolano i contenuti con protagonisti gli influencer

Sul social delle immagini Instagram trionfa invece Superga con oltre 51 mila interazioni. Il brand, nonostante abbia un profilo interamente dedicato al mercato italiano, utilizza la lingua inglese per comunicare con i propri follower. L’hashtag #supergalovers, tra l’altro molto utilizzato su Facebook, ha ottenuto grandi successi anche su Instagram. Medaglia d’argento per il profilo di Adidas Italia con più di 19 mila interazioni per un totale di 23 post pubblicati. La maggior parte dell’engagement è dedicato alle nuove #ultraboostx e alla campagna #heretocreate, in cui 15 atlete donne del calibro di Karlie Kloss ad Hannah Bronfman, per citarne alcune, raccontano le proprie storie con grinta e passione. Il profilo Instagram di New Balance, terzo brand più engaging, punta invece sulla campagna globale ‘Letters to #MyFutureSelf’ che, attraverso il racconto delle storie di alcuni campioni come Boris Berian e Alexis Sablone, si propone di ispirare gli atleti a perseguire i propri obiettivi. Quarto posto per Reebok Italy, che grazie al grande seguito social della sua testimonial Gigi Hadid, porta a casa oltre tre mila interazioni. Chiude la classifica Asics Italia con un post di San Valentino che ha avuto come protagonisti i due atleti olimpici Eleonora Giorgi e Matteo Giupponi

Real Time, in tavola dal 14 marzo l'amore con "PRIMO APPUNTAMENTO" dating show senza filtri

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Su Real Time (canale 31 del digitale terrestre, gruppo Discovery Italia) arriva “PRIMO APPUNTAMENTO” (8 episodi x 60’), la versione italiana del dating show inglese “First Dates”, campione d’ascolti sul network Channel 4 e premiato ai BAFTA 2016 come Best Reality & Constructed Factual.

“PRIMO APPUNTAMENTO” è una produzione Stand by me per Discovery Italia, in prima tv assoluta dal 14 marzo ogni martedì alle ore 21:10.

Un elegante ristorante romano è il set dei primi appuntamenti di 40 coppie di sconosciuti che, alla fine di ogni cena galante, decideranno se tra loro è scattata la scintilla, e quindi se approfondire la conoscenza. 

Protagoniste di ogni puntata sono 5 coppie composte da persone veramente single e realmente in cerca dell’amore. Nel ristorante di PRIMO APPUNTAMENTO potranno conoscersi, passare una serata insieme, gustare del buon cibo e del buon vino in un’atmosfera romantica e sofisticata, con personale di sala dedicato a loro. Scoccherà la scintilla giusta? A fine cena, un confessionale “singolo” darà la possibilità a ciascuno di dire cosa realmente pensa dell’altro, successivamente, nel confessionale “di coppia”, i due partecipanti esprimeranno insieme la scelta finale.

I protagonisti si caratterizzano per l’eterogeneità. Lorenzo ha 22 anni ed è un nerd che non ha mai avuto storie d’amore, Giorgia ha 23 anni e una passione per i videogiochi;  Angelo ha 46 anni, è divorziato e ama le donne mediterranee, Fabiana è una mamma a tempo pieno di 3 figlie femmine, che cerca un uomo da presentare in famiglia; Antonio, pensionato di 77 anni dalla vita burrascosa, cerca una donna colta ed elegante, Giulietta ha 75 anni e una vita mondana piena di interessi. Giovani o più avanti con gli anni, con personalità più o meno introverse, alcuni con storie “straordinarie” alle spalle: l’obiettivo di PRIMO APPUNTAMENTO è dimostrare che l’amore è universale e senza limiti.

A dirigere le danze di questi cuori in cerca dell’anima gemella, il maître romano Valerio Capriotti, che, grazie alla pluriennale esperienza come direttore di sala in ristoranti stellati e raffinate botteghe gourmet (Roscioli, Uno e Bino, Al Ceppo a Roma, il ristorante Duomo a Ragusa), si prenderà cura dei suoi ospiti, aiutato dalla brigata di sala e di cucina. Il motto di Valerio è “dimmi come prendi una posata e ti dirò chi sei”: con un approccio che mixa un certo tono “british” e distaccato, ai tratti accoglienti e familiari del tipico oste romano, Valerio è il perfetto e disinvolto “cupido” che introdurrà alle regole di questo ristorante particolare.

PRIMO APPUNTAMENTO è un dating show unico nel suo genere: è un “fixed-rig” con telecamere nascoste, per cui nessuno della troupe produttiva ha modo di intervenire o interagire con quello che accade in sala, di cui viene ripreso ogni istante. La location di questi primi incontri galanti è un vero ristorante, i cuochi sono veri, la cucina è realmente in funzione per sfornare le ordinazioni dei concorrenti, i camerieri e il barman sono veri professionisti del settore. Nessuna finzione, tutto è reale: i commensali non si sono mai visti prima e tutto è organizzato per metterli a loro agio e creare l’atmosfera giusta di un vero primo appuntamento.

Una “commedia romantica” contemporanea dove in scena va l’amore e dove la ricerca genuina del sentimento universale si sposa con l’amore per la cucina e la convivialità.

Lo show è stato venduto in oltre 10 paesi in tutto il mondo, tra cui USA, Australia, Spagna, Danimarca e Nuova Zelanda.

Real Time è visibile al Canale 31 del Digitale Terrestre, su Sky canali 131 e 132, Tivùsat Canale 31. Il programma sarà disponibile anche su Dplay (sul sito www.it.dplay.com – o scarica l’app su App Store o Google Play).

Teatro dell’Angelo di Roma, dal 15 al 26 Marzo Elena Bonelli “Interpreta Brecht”

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Elena Bonelli, in scena sul palco del Teatro dell’Angelo di Roma dal 15 al 26 marzo con “Interpreta Brecht”, accompagnata al pianoforte dal M° Cinzia Gangarella, per la regia di Marco Mattolini, canterà e reciterà squarci teatrali e canzoni tratte dalle migliori piéces del famoso drammaturgo tedesco offrendone inedite chiavi di lettura, emozionando il pubblico, informandolo, catturandolo, ma soprattutto divertendolo.

È così che la voce di Roma, Elena Bonelli, dopo tanta "Roma nel mondo", e dopo aver riportato all’attenzione dei media la “canzone romana” con il suo progetto “Dallo stornello al rap” approda  a Berlino facendo scoprire le attinenze  del pensiero brechtiano con le espressioni musicali e letterario di oggi  e rendendolo comprensibile e fruibile anche ad un pubblico che meno lo conosce e lo apprezza.Una rilettura di Brecht totalmente inedita e originale, diversa da ogni precedente, che rompe  gli schemi classici e   accosta Brecht alla nostra attualità quotidiana qui raccontata da  articoli di giornali, web press, post su social network, servizi televisivi e radio news.  Si crea dunque un parallelo tra la vita di quasi un secolo fa e quella di oggi tutt’altro che discordante. Da qui l’accostamento , seppure azzardato….Brecht un rapper del 900?!

Questo moderno ed originale spettacolo, nel suo precedente allestimento al Todi Festival, è riuscito a catturare critica e pubblico di ogni generazione, soprattutto le nuove, che con grande sorpresa, hanno scoperto che Brecht, musicato da Kurt Weill, è stato interpretato dai loro più grandi idoli internazionali di musica rock e pop come David Bowie, Doors, Pink Floyd, Lou Reed, Tom Waits, Sting. Tra i più famosi titoli si segnalano “La ballata della vivificante potenza del denaro”, quella della “schiavitù sessuale”, “Filastrocca popolare”  ed “Alabama song”, “La moglie ebrea” e “Nanna’s Lied”.

Un grande spettacolo, un grande salto decisamente riuscito, “un’impresa”, come l'ha definita uno dei più grandi conoscitori di Brecht, Fausto Bertinotti: “un’impresa davvero difficile che la Bonelli è riuscita a portare avanti con grande grinta e penetrante interpretazione svelando il senso più profondo dei capolavori e dei temi brechtiani. Elena Bonelli ha smentito le previsioni degli ortodossi.”
“Dallo stornello al rap e..a Brecht”..si può dire …. Il viaggio filologico della Bonelli continua. 

Note di Regia

Rinfrescati, amica, con l’acqua che sta nella secchia di rame, fra pezzi di ghiaccio.
Gli occhi aprili, sotto l’acqua, lavali.
Con la ruvida tela asciugali  e leggi sul foglio al muro
Le righe difficili della tua parte.
Sappi: lo fai per te e fallo in modo esemplare.
Consiglio all’attrice C.N. di Bertolt Brecht


Bertolt Brecht è stato spesso tradito, anche dai suoi più accaniti sostenitori. Se si privilegia l’aspetto ideologico, si sottolinea semplicemente la fede marxista, se si punta il dito esclusivamente contro i privilegi delle classi dominanti, si sminuisce la portata di questo grande autore, lo si relega al suo tempo, lo si nega come classico internazionale.
Le canzoni, le poesie, i monologhi di Brecht che abbiamo scelto sono dei piccoli capolavori che disegnano figure femminili molto complesse, sfaccettate, contraddittorie: vittime complici dei loro carnefici, lucide nelle analisi e deliranti nelle soluzioni che immaginano, succubi delle loro passioni e pronte a ribaltare il rapporto che le rende schiave degli uomini.   
Brecht non ha bisogno di essere attualizzato perché “è” attuale. Le notizie, le immagini, le citazioni web del presente che usiamo,  legano le varie parti di un unico discorso che esplora la condizione femminile di sempre, evidenziano sorprendentemente la sua straordinaria contemporaneità.
Non a caso l’unico elemento che costella la scena sono i quotidiani, la carta straccia del giorno dopo, che con la loro caducità fanno risaltare ancora di più il valore profetico e perenne della scrittura poetica del drammaturgo tedesco.      

Marco Mattolini

"Le Camere di Sophie", uscito l'omonimo disco della band. Al via l'Uniweb Tour

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L'album "Le Camere di Sophie", concepito e realizzato in 8 mesi all'Underground Music Lab e masterizzato all’Energy Mastering di Milano, sarà disponibile in tutti i Digital Store a partire dal 13 marzo. Il disco è la realizzazione di 10 tracce, tratte dalle esperienze artistiche precedenti e dall'esplorazioni di vari livelli di intimità, come se fosse un viaggio in 10 camere, 10 brani che pur essendo accomunati da un filo-conduttore trasportano l'ascoltatore in mondi completamente diversi tra loro. Il lavoro è stato anticipato dal singolo"Ancora no" presentato in anteprima su soundsblog.it (Blogo) il 10 marzo.

"Le Camere di Sophie" è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Raffaele Tindaro(pianoforte e voce) e Fabrizio Ribaudo (batteria) ispirati dall'esplorazione di nuovi generi, suoni,  stili comunque non distanti dalla comprensione comune. L'approfondimento, lo studio della musica e la conoscenza multistilistica maturata negli anni, ha portato il duo ad avvicinarsi al mondo della composizione e, nel caso specifico, Tindaro è autore dei testi e delle musiche dei 10 brani contenuti nell'album omonimo "Le Camere di Sophie". Inizia così un percorso intenso in studio di registrazione, la voglia di mettere dentro il lavoro molto delle proprie origini li porta a coinvolgere gran parte dei musicisti provenienti dalla loro terra, la Sicilia.  Durante la prima settimana di lancio "Le Camere di Sophie", con laRed&blue Music Relations di Marco Stanzani, presenteranno l'album in viaggio conUniweb Tour, progetto che prevede esibizioni live nelle maggiori webradio universitarie italiane.

Questi gli appuntamenti:

13 marzo -110 Web Radio Torino h.10.00 - Vox Cattolica Milano h. 13.30
14 marzo - Radio Spin Prato h. 15.00 (in onda giovedì 16 marzo h. 22.00)
15 marzo Uradio Siena h. 16.00 - Subway Viterbo h. 21.00
16 marzo Roma 3 Università h.11.00 - Radio Sapienza Roma h. 14.00 - Radio Luiss Roma h.17.00
17 marzo - F2 Radio Lab Napoli h. 11.00 - S. Orsola Run Radio Napoli h. 13.00

TRACKLIST DISCO:
1. Per dirti come
2. Senza scrupoli
3. Sicuro che non hai mai letto Freud?
4. Dante
5. Ancora non so
6. Portami
7. L'Avvocato e il Barbiere
8. Frammenti adorabili
9. L' Ora della Festa
10. Lia e la sua giostra


DESCRIZIONE BRANI:
1) Per dirti come. A volte la routine quotidiana in un rapporto di coppia può essere disorientante, a maggior ragione quando la propria metà vive una percezione distorta del proprio ego. Arduo da condividere? Ardua la convivenza? Lasciarsi andare, a volte, è una delle soluzioni per riscoprire se stessi e le proprie passionalità.
2) Senza scrupoli. Si vive in una società fatta di eccessi. Idiozia, inettezza, incoerenza, utilizzo social sregolato, non tolleranza, vite e pensieri eccessivi! Dovremmo aver più cura di noi stessi, più cura per il prossimo, più cura per la vita.
3) Sicuro che non hai mai letto Freud? Ci si sente presi in giro continuamente al giorno d'oggi! Politici, Tv, giornali, media, ci rifilano solo il falso, il passabile, ciò che ritengono opportuno dire, magari con un linguaggio forbito e spesso poco comprensibile. C'è chi non vede, chi ignaro si integra al sistema illudendosi. Pillola blu o rossa?
4) Dante. Ciao mi chiamo Dante e faccio lo scrittore. Parodia dedicata agli artisti che vivono d'arte, combattendo "penna e pennello" fra i denti per difendere ciò che amano. La verità è che a tutti piacerebbe esser Dante
5) Ancora non so. Fondamentalmente l'incertezza vige nell'indole umana. Si è sempre nel limbo, tutti i giorni. Probabilmente le tre parole "ancora non so" sono quelle che un uomo ripete più volte nella propria vita. Come fosse: Se ne sono sicuro? Ancora non so!
6) Portami. L'amore assoluto, la dedizione per una persona, oltre la passione, oltre l'anima e oltre la mortalità. Vorremmo esser "portati" a oltranza, esser tenuti per mano in eterno, accompagnati senza fine, senza un arrivederci, senza un addio.
7) L'Avvocato e il Barbiere. Vicissitudini e cavilli legali. Divertente vicenda tra un Barbiere, fiducioso nella giustizia, e un Avvocato, cinico interprete del diritto. Il termine volgarmente detto "Cornuto" oggi è passabile per chiunque di noi secondo la costituzione! Dalla nostra?? Il diritto di replicare con altrettanta foga.
8) Frammenti adorabili. L'abbandono è traducibile in perdita, in lutto. Difficile far scivolare via la mancanza, prende il sopravvento la tristezza, la rabbia, l' impotenza, la resa. In alcuni momenti dei piccoli frammenti vengono a trovarti, per farti star bene ma allo stesso tempo per infierire nel dolore.
9) L'Ora della Festa “Che lavoro fai tu? Il musicista! Ma di lavoro??“ Condannati ad esser l' ultima ruota del carro da tutti i punti di vista. Vita da ore piccole e anche grandi. Figure mitiche per qualcuno e scansafatiche per altri a priori. Ad ogni concerto c'è sempre un guastafeste pronto a mettere i bastoni fra le ruote. Fin quando si suona ed è l'ora della festa!
10) Lia e la sua giostra. Un inno al ricordo, alle memorie. Una bambina divenuta donna. Lia e quelle luci di quelle giostre, il mare, quei sogni divenuti realtà. quelli che sono sfumati. La vita ci rende quelli che siamo, l'unico lascito a questo mondo, "noi". Qualunque sia il destino che ti  aspetta, "vedrai che andrà tutto bene".


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Smokey Punch, uscito "Dynamite" il nuovo singolo della band

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Dynamite è il puro significato di quello che rappresenta la band Smokey Punch: il desiderio di 5 amici, cresciuti a colpi di pop punk, di fare la propria musica, di cui il tema principale è il valore puro dell’amicizia.
Alla base di tutte le avventure e serate magiche vissute, il ricordo più bello è sempre legato agli amici con cui sono stati condivisi questi momenti e il minimo che possiamo fare è cantare del loro spirito di vita.

CREDITS
Registrato, mixato e masterizzato presso Biplano Studio (Roma) da Vincenzo Mario Cristi
Produttore Artistico: Vincenzo Mario Cristi
Management team:  Sorry Mom! – Luca Bernardoni, Alessandro Vigo, Sarah Zuloeta, Giada Mardegan
Grafiche realizzate da Giada Mardegan
Video registrato e montato presso: LightShoot Studio da Samuel Ghirardelli e Andrea Puglia. 


Biografia:
Gli Smokey Punch sono: Matteo Amico (voce), Andrea Puglia (basso), Michele Casalini (Chitarra), Davide Vecchi (chitarra) e Marco Crivaro (batteria). Il progetto Smokey Punch nasce da 4 ragazzi di Collecchio (PR) che, spinti dalla loro creatività e spensieratezza, decidono nel 2012 di formare una band. Dopo poche prove insieme individuano subito la loro vena pop punk, e in pochi mesi si ritrovano con un EP pronto per essere registrato in studio. Le canzoni degli Smokey Punch trattano argomenti leggeri, feste scatenate, ragazze da sogno, amicizia, complicazioni sentimentali, senza mai scadere nel volgare ma con ampie dosi di ironia e sarcasmo. Convinti della bontà delle loro idee e del fatto di voler aver qualcosa da far sentire al pubblico, i ragazzi si chiudono in studio di registrazione e danno luce ad un EP omonimo. Nel frattempo iniziano i primi live in Pub e discoteche, fino alla primavera 2013, periodo in cui firmano per "This is Core Records." 
Molte delle loro canzoni sono state scritte in una notte, scaturite all'improvviso, come “Backseat”, scritta un pomeriggio a Valencia, dopo una notte di festa e bagordi nella città spagnola. Proprio questo brano è stato scelto come primo singolo per promuovere l'EP, accompagnato da un videoclip in cui la band che suona durante una festa scatenata.
Questo EP porta la band ad affrontare il loro primo tour estero in Russia e Ucraina.
 Nel 2014 decidono di arricchire il loro sound ed entra così a far parte della band  Andrea Bianchi, chitarrista loro amico. Insieme a lui gli Smokey  Punch iniziano a scrivere il loro primo album dal nome “THE FOOL” dal quale escono i singoli “White China” e la cover pop punk di “Can’t hold us” di Macklemore. Questo disco porta la band a fare tantissimi live, sia in Italia che in Europa (Lettonia, Lituania, Germania, Svizzera e Austria), fino a raggiungere le coste oltre oceaniche con un tour in California e Messico di 9 date che li ha portati a suonare a Hollywood (nello storico Whiskey a Go Go), Los Angeles, Las Vegas, San Diego, Riverside e Tijuana in Messico. Tutto questo organizzato interamente da soli, spinti solo dal sogno di poter suonare negli Stati Uniti e dalla voglia di portare la propria musica in ogni parte del pianeta.
Andrea Bianchi però nel 2016 decide di lasciare la band per seguire altre strade musicali. Il “colpo” viene subito assorbito con l’entrata nella band di Davide Vecchi, che presto diventa subito parte della famiglia. Con lui si comincia a scrivere il secondo Full Length cercando di “svecchiare” un po’ il sound anni 90 che ha sempre caratterizzato i suoni della band.
Nel frattempo comincia una nuova collaborazione con l’agenzia di management “SORRY MOM!”, grazie alla quale vengono seguiti per la direzione artistica dei 2 singoli in uscita per Marzo 2017, da Vincenzo Mario Cristi in arte Vinx dei Vanilla Sky.
I progetti futuri sono parecchi e sono sempre spinti dalla filosofia del “rimboccarsi le maniche e fare”, che ha portato gli Smokey Punch in questi anni a realizzare i loro sogni.

Janet De Nardis, da maggio su Sky Uno torna in tv come giudice di “Lookmaker Academy”

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Dopo aver accompagnato gli spettatori in un fantastico viaggio negli anni ruggenti dell’Art Dèco, in onda su Sky Arte in collaborazione con Ballandi Arts, Janet De Nardis torna in tv da maggio su Sky Uno in qualità di “giudice” del programma Lookmaker Academy. 

Lookmaker Academy è il primo format dedicato all'innovativa professione del Look maker.  Esperti di hair creation, fashion style e make-up avranno la possibilità d’intraprendere un percorso formativo sotto la guida di professionisti del settore. Solo il vincitore conquisterà il premio in beni e servizi del valore di 100.000 euro per aprire il proprio atelier! Quattro i giudici che aiuteranno e giudicheranno i lookmaker. Dopo il successo della passata edizione, confermata in qualità di giudice Janet De Nardis. Un passato da top model, conduttrice, giornalista e docente universitaria, agguerrita a caccia di talenti (come già dimostrato alla direzione del Roma Web Fest), Janet sarà un giudice severo, ma obiettivo e al suo fianco saranno presenti altri due giudici  Il presidente della giuria di Lookmaker Academy è Maria Grazia Longhi, una delle più note lookmaker italiane. Federica Torti presenterà e darà voce ai 12 concorrenti dell’Accademia più “fashion” della televisione italiana; 8 le puntate che vedremo in onda da Maggio. Grandi novità nel meccanismo del programma, rispetto allo scorso anno e l'adrenalina non mancherà tra pianti di gioia e di disperazione.
Janet, anche questa volta è pronta ad affrontare nuove sfide tra i concorrenti che giocheranno il tutto per tutto a colpi di fascino. 
Foto di Vittorio Carfagna

Madre Teresa di Calcutta, il sorriso di Dio

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Ha vissuto tutta la sua vita regalando a tutti un sorriso, soprattutto là dove c’era il dolore più grande, la malattia più grave, la miseria più nera. Senza arretrare mai dinanzi ai potent, ai quali chiese sempre aiuto per i derelitti, gli ultimi, come li chiamava Lei. Parliamo di una piccola donna ma talmente Grande che il mondo, quando lei lo lasciò, si sentì orfano e ingiustamente colpito. Parliamo di Agnese Gonxha, figlia di un droghiere albanese, nata nel 1910 nella cittadina macedone di Skopje ma da tutti conosciuta come Madre Teresa di Calcutta.. Entrata nel 1928 nella congregazione delle Suore di Loreto (irlandesi), venne inviata a Dajeeling, in India. Questa terra diventa la sua patria perché li si compie il suo destino, comprende lo scopo per cui è venuta al mondo e inizia un percorso che la porterà alla grandezza che non ha pari e che si conquista solo con l’amore per chi è solo, ammalato, per coloro che per tetto hanno solo il cielo. A trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un "sari" (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. E’ con il suo aiuto che diventerà la Madre in terra di coloro che non ne hanno una, di chi è steso sui marciapiedi, scansato perché lebbroso, che considera la morte una liberazione. Madre Teresa comincia a cercarli, a considerarli uomini e trova il coraggio di bussare alla porta dei potenti della terra per chiedere medicine, generi di prima necessità e soprattutto un posto dove poterli raccogliere e curare. La sua abitazione è una baracca sterrata e lì porta quelli che non sono accolti negli ospedali.
Durante l'inverno del 1952, un giorno in cui va cercando poveri, trova una donna che agonizza per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita dei piedi. La porta all'ospedale più vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda viene accettata. A Suor Teresa viene allora l'idea di chiedere all'amministrazione comunale l'attribuzione di un locale per accogliervi gli agonizzanti abbandonati. Questa Madre degli ultimo comincia ad essere conosciuta ed altre giovani donne la raggiungono per aiutarla in questa sua missione quasi impossibile. La sua speranza è togliere i lebbrosi, i suoi figli prediletti come li definisce, dagli slum. Va ogni giorno a trovarli e curarli nelle loro misere baracche ma spera di costruire per loro una città. La fatica non la spaventava, la dignità nel chiedere per chi era abbandonato ad una sicura morte la rendeva grande al pari dei potenti. Lei non possedeva altro che la veste che divenne la veste delle Missionarie della Carità e la prima casa viene aperta a Cocorote in Venezuela, è il primo luglio del 1965. Così dove c’era sempre stato il dolore nacque la speranza, alla morte viene data la dignità che questo ultimo momento di vita merita, i bimbi di nessuno diventano tutti suoi figli. L’aborto è il più grande distruttore di pace oggi al mondo – il più grande distruttore d’amore. Se non volete i vostri figli non uccideteli ma dateli a me. Distruggere una Vita con l’aborto è omicidio, anzi peggio di ogni altro assassinio. Poiché chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo e il più misero della razza umana, e la sua Vita dipende dalla madre – dipende da me e da te – per una Vita autentica. Se il bambino non ancora nato dovesse morire per deliberata volontà della madre, chi è colei che deve proteggere e nutrire quella Vita, chi altri c’è da proteggere? Questa è la ragione per cui io chiamo i bambini non ancora nati, i più poveri tra i poveri” Ecco perché nel viso di Madre Teresa c’era una luce disarmante che conquistava tutti e che le è valso il Premio Nobel per la Pace. AMARE QUALCUNO significava  vedere un MIRACOLO invisibile agli altri.Nel suo lavoro c’erail rispetto per la persona, il valore e la dignità di ciascuno. Ricordiamoci quando incontriamo chi ha bisogno di noi che. AMARE QUALCUNO significava  vedere un MIRACOLO invisibile agli altri. Da tutto questo è nata la Città della Gioia, da una Donna che era il sorriso di Dio.

Caterina Guttadauro La Brasca

Teatro Le Sedie, 18-19 marzo "Con tutto il mio amore" di Giancarlo Moretti con Michela Manzo

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Con tutto il mio amore è lo spettacolo in scena il 18 e il 19 marzo al Teatro Le Sedie di Roma scritto e diretto da Giancarlo Moretti e interpretato da Michela Manzo.


Una donna sui 30 anni, abbigliata in pantaloni di tuta bianchi e maglietta bianca, si trova in una stanza con delle persone che affermano che lei è malata. La donna rifiuta questa sua condizione spiegando che nasce tutto da un equivoco, e che se solo lei potesse spiegare ciò che è successo tutto si chiarirebbe. In realtà le sue parole sono un fluire di immagini ed emozioni alternativamente lucide e confuse che intrecciano il suo passato di bambina con il suo presente di madre e di moglie. Piano piano, però, appare il motivo per cui lei è lì sottoposta a quella sorta di visita medica/interrogatorio.


CON TUTTO IL MIO AMORE
scritto e diretto da Giancarlo Moretti
con Ornella Lorenzano
Teatro Le Sedie
vicolo del Labaro 7
18 e 19 marzo
ore 21.00
domenica ore 18.00
Ingresso: € 10 intero; € 8 ridotto
info e prenotazioni: info@teatrolesedie.it – 3201949821

ANTIBIOTICI: L'ITALIA INVESTE 3 MLN DI EURO, MA L'EUROPA È "AVARA". MIGRANTI: I CASI DI TUBERCOLOSI SONO "GESTIBILI"

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La cronaca recente ci insegna che le malattie infettive possono comportare una serie di epidemie a livello virale che non possono essere previste. Parliamo, ad esempio, di ebola e zika. Queste, in realtà, sono la punta di un iceberg ben più grave: il problema dell'antibiotico-resistenza ha una portata e una gravità enorme. Ogni anno si contano 25mila decessi per tale resistenza agli antibiotici.

IL CONGRESSO - Se n'è parlato a Milano nella seconda giornata del 6° Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali, organizzato e presieduto dal Prof. Marco Tinelli, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive e Tropicali - Azienda Ospedaliera di Lodi, nonché Segretario Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. Nella due giorni di approfondimento su batteri, patologie e nuovi rimedi, oltre trecento gli specialisti provenienti da tutta Italia e dall’estero, con le relazioni di personalità e scienziati di livello internazionale da Usa, Svizzera, Germania.

"Occorre - spiega Evelina Tacconelli, Professoressa di Malattie Infettive residente in Germania, uno dei nostri migliori cervelli all'estero - un grosso impegno a livello politico, economico e di ricerca per la produzione di nuovi antibiotici. Così da ridurre la mortalità dei pazienti con questo tipo di infezioni e avere delle opportunità di previsione e prevenzione delle prossime epidemie. Ma serve anche investire sulla formazione degli specialisti".

INVESTIMENTI IN EUROPA: IL CASO DELLE "LOBBY" - L'Italia investe in media lo stesso capitale in termini europei per la ricerca, tanto quanto la Spagna e molto di più rispetto a tanti altri Paesi europei. "Siamo al terzo posto - aggiunge Evelina Tacconelli - per investimenti europei: più di tre milioni gli euro finanziati per l'antibiotico resistenza. La Germania, invece, ne impegna sette. A livello nazionale, invece, non c'è confronto: se la Germania mette a disposizione circa 80 milioni di euro all'anno per lo studio, mentre in Italia le cifre sono irrisorie eppure vantiamo un pool di ricercatori e una tradizione straordinaria. L'Europa sembra "avara", ma è difficile stabilire le ragioni alla base di questo meccanismo. Sono i gruppi di ricerca che non partecipano adeguatamente o - si chiede la specialista- ci sono dei consorzi europei, una sorta di lobby, che ricevono la fetta più grossa del budget?".

DIFFERENZE ITALIA - GERMANIA - "Per assurdo in Germania - aggiunge la Tacconelli - la cultura delle malattie infettive è inferiore rispetto a quella italiana. La seconda si è sviluppata enormemente, soprattutto con l'Hiv, con una scuola di specializzazione che la Germania per esempio non può certo vantare. Nonostante questa carenza di infettivologi puri, la Germania è migliore in termini di antibiotico-resistenza. L'uso inappropriato dei farmaci è molto più basso; esistono farmaci utilizzati anche la metà delle volte rispetto all'Italia. Ad esempio, si è contato in Germania un numero di resistenze ai carbapenemici intorno al 10%, mentre in Italia si parla addirittura di percentuali di infezioni decisamente superiori".

MICOBATTERIOSI NEI MIGRANTI - Durante il congresso si è parlato anche di micobatteriosi nella popolazione migrante, ossia la valutazione delle eventuali patologie in arrivo con gli sbarchi in Italia.

"I migranti - aggiunge Evelina Tacconelli - non sono da temere per il tipo di infezioni che portano con sé. Abbiamo in nostro possesso metodi di identificazione che permettono la cura di queste problematiche, senza alcun rischio di contagio. Ovvio che migrazione significhi un aumento di tubercolosi e di resistenza agli antibiotici, prevalentemente dalle aree della Russia e paesi dell'Ex Unione Sovietica, ma con un buon sistema organizzativo sono sicuramente gestibili".

Teatro Sala Vignoli, 18-19 marzo PAOLO TRIESTINO in "Io, Betty e il Liverpool"

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Prosegue la programmazione della prima stagione del Teatro Sala Vignoli, il nuovo spazio diretto da Eugenio Dura nel cuore del Pigneto, quartiere sud di Roma.

Lo spettacolo che andrà in scena il 18 e 19 marzo 2017 è Io, Betty e il Liverpool di Giuseppe Manfridi, da un’idea di Daniele Lo Monaco, diretto e interpretato da Paolo Triestino.

L’amore impossibile per una donna e per una squadra, il cuore che batte per Betty e la passione giallorossa che si intrecciano irresistibilmente, divertendo ed emozionando. Sullo sfondo, la Roma dei primi anni ’80 ed una finale di Coppa Campioni da regalare come gemma preziosa. E tanto altro…

Un monologo da vivere tutto di un fiato. 

Produzione DIAGHILEV srl

Diaghilev srl

presenta

Io, Betty e il Liverpool 

Di Giuseppe Manfridi

18 e 19 marzo 2017

regia Paolo Triestino

con Paolo Triestino

scene Alessandra Ricci

disegno lucui Marco Laudando


TEATRO SALA VIGNOLI
Via Bartolomeo D’Alviano, 1 
18 e 19 marzo 2017
Sabato ore 21.00 Domenica ore 19.00
Biglietti: Intero 12,00 euro – Ridotto 10,00 euro
Tessera associazione 3,00 euro.
Info e prenotazioni: teatrosalavignoli@gmail.com
Cell. 371.16.27.502
biglietteria: www.etes.it

Prenotando attraverso la mail prenotazione@teatrosalavignoli.it si potrà avere biglietto ridotto a 10,00 euro 

Colle Val d'Elsa Siena, dopo quasi 20 anni sabato 18 marzo riapre il Museo San Pietro

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Dopo quasi venti anni di chiusura, sabato 18 marzo, alle ore 11,00 riapriranno le porte del nuovo Museo San Pietro.

Il museo è il frutto della fusione del Museo Civico e Diocesano d’Arte sacra (formatosi dall’unione dei due istituti nel 1995), con la Collezione del Conservatorio di San Pietro, il monastero di San Pietro e il monastero di Santa Caterina e Maddalena, la Collezione Romano Bilenchi e la Collezione di Walter Fusi.
Il percorso espositivo, realizzato su progetto dell’Arcidiocesi di Siena, del Comune di Colle Val d’Elsa e della Fondazione Musei Senesi, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Siena, Grosseto e Arezzo e il contributo di Ales SpA, Regione Toscana e Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ripercorre la storia della città attraverso le espressioni d’arte, in un dialogo costante tra religiosità e ambizione civica propria dei comuni medievali, culminata nel 1592 con l’elevazione della Terra di Colle a Città, a seguito dell’istituzione della Diocesi. L’allestimento, scandito sui grandi avvenimenti storici, cerca di cogliere e proporre i momenti in cui il linguaggio artistico diventa espressione della cultura del popolo colligiano e della sua fede.

Posta al confine tra i territori di Siena e Firenze, Colle fu luogo di scontro politico, culminato in battaglie e assedi, ma anche luogo di incontro tra la tradizione artistica senese e quella fiorentina, humus culturale da cui nacque la grande stagione dell’età moderna, culminata nella ristrutturazione urbana e nei cantieri promossi dagli Usimbardi, come il Duomo, il Palazzo Vescovile o le fabbriche del San Pietro e dell’Ospedale di San Lorenzo, per giungere alle esperienze Otto e Novecentesche, magistralmente identificabili nelle opere di Antonio Salvetti o nel tormento artistico di Walter Fusi.

Particolare importanza acquista la sezione dedicata alla Collezione di Romano Bilenchi, che propone una selezione scelta della ricca biblioteca dello scrittore colligiano donata al Comune di Colle di Val d’Elsa, nel contesto in cui si trovava: le opere di Ottone Rosai, Moses Levy e Mino Maccari raccontano la formazione di Romano Bilenchi, arricchendo il quadro fornito dalle sue opere letterarie, specificandone la personalità.

Tutta questa vicenda è raccontata nelle sale del museo e nella città, in un percorso integrato che, partendo dal San Pietro, porta ideale della città, si svolge per le vie ed i vicoli del Borgo di Santa Caterina e del Castello, per terminare al Museo Archeologico “Ranuccio Bianchi Bandinelli”, che, a breve, riaprirà le porte con nuovo allestimento.

Per la prima volta la proposta di Colle Alta Musei disvela le particolarità colligiane, permettendo al visitatore di leggere lo sviluppo della Città e della Diocesi di Colle in rapporto alle opere d’arte ed alle modifiche del tessuto urbano, con un dialogo continuo tra musei e centro storico, anche grazie al supporto della specifica audioguida.

La gestione del museo e l’organizzazione è affidata Civita – Opera.

Orari
1 marzo - 31 ottobre: tutti i giorni 11:00 – 17:00
1 novembre – 25 dicembre: solo sabato e domenica 15:00 - 17:00
26 dicembre - 6 gennaio: tutti i giorni 11:00 -17:00
9 gennaio – 28 febbraio: chiuso

Ingresso:
€ 6,00 intero (audioguida gratuita);
€ 4,00 ridotto (audioguida gratuita): bambini dai 6 ai 12 anni, gruppi  scolastici
Ingresso gratuito: bambini al di sotto dei  6 anni, residenti a Colle Val d’Elsa; scuole di Colle Val d’Elsa, portatori di handicap

Informazioni
call center info e booking 0577/286300

Catania, al Teatro Verga dal 16 al 21 marzo Maria Paiato e Arianna Scommegna in “Due donne che ballano”

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CATANIA - Maria Paiato e Arianna Scommegna, tra le più prestigiose stelle della scena non solo nazionale, recitano per la prima volta insieme in Due donne che ballano, intensa pièce del grande drammaturgo contemporaneo Josep Maria Benet i Jornet. La produzione realizzata dal Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano di Milano sarà ospite del Teatro Stabile di Catania alla Sala Verga dal 16 al 21 marzo. L’edizione italiana si avvale della traduzione di Pino Tierno; la regia è firmata da Veronica Cruciani, le scene da Barbara Bessi, le luci da Gianni Staropoli, le musiche da Paolo Coletta.

Jornet tratteggia una commedia amara e profondamente ironica su solitudine e marginalità. Una donna anziana e una giovane chiamata a farle da badante. Tutte e due schive, energiche, sarcastiche ed eroiche. Si odiano e si detestano perché sono simili, perché ognuna ha bisogno dell’altra, e, nella solitudine delle rispettive vite, sono l’una per l’altra l’unica presenza confortante. Consumano le ore che passano insieme beccandosi, pungendosi e confessando di sé quello che solo a un estraneo si riesce a confessare.
Ballano. Come balla una nave in balìa delle onde. Ballano la danza dell’esistenza dura e difficile di chi porta dentro una sofferenza ma fuori esibisce una faticosa immagine di forza e autosufficienza. Ballano come una coppia estratta dal mazzo della casualità, quando nelle balere due sconosciuti si trovano a ballare insieme. E per questo ballo non ci sono cavalieri, non ci sono uomini possibili, non ci sono mariti, padri o figli ad accompagnarle. Ma solo due donne che ballano. Avrebbero potuto non incontrarsi mai e continuare a ballare da sole come hanno sempre fatto, e invece per loro fortuna il sollievo della coppia finalmente addolcisce un po’ la fatica.
Una minuscola storia come tante che accadono nei grandi condomini di qualsiasi città, un microcosmo, un ecosistema esistenziale, che attraverso la scrittura di Josep Maria Benet i Jornet diventa un modo gentile, amaro e profondamente ironico di raccontare un’intera società, in cui le persone difficili e scomode sono estromesse e confinate ai margini, ad affrontare in solitudine la pista da ballo del proprio destino.
Josep Maria Benet i Jornet, nato nel 1940, è considerato uno dei massimi autori del teatro spagnolo contemporaneo e il padre del teatro catalano. Dal 1964 ha pubblicato più di quaranta commedie rappresentate in tutta Europa, oltre che in Argentina e negli Stati Uniti. Una curiosità, che lega la biografia del drammaturgo a questo testo, è la sua grande passione per i fumetti del passato, di cui fa collezione, passione che condivide con la più anziana delle due donne che ballano.
Foto di Marina Alessi
Due donne che ballano
di Josep Maria Benet i Jornet
traduzione Pino Tierno
regia Veronica Cruciani
scene Barbara Bessi
luci Gianni Staropoli
musiche Paolo Coletta
con Maria Paiato, Arianna Scommegna
produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano (MI)
Teatro Verga, dal 16 al 21 marzo 2017
Calendario rappresentazioni
Giovedì 16 Marzo 2017 ore 20,45
Venerdì 17 Marzo 2017 ore 20,45
Sabato 18 Marzo 2017 ore 17,15
Sabato 18 Marzo 2017 ore 20,45
Domenica 19 Marzo 2017 ore 17,30
Lunedì 20 Marzo 2017 ore 17,15
Martedì 21 Marzo 2017 ore 17,30

TEATRO MASSIMO BELLINI, dal 19 al 26 marzo "Manon Lescaut": il giovane Puccini esalta la passione d'amore

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CATANIA - Il primo, vero successo di Giacomo Puccini. Il capolavoro di un giovane compositore che dei giovani conosce l'indomabile passione d’amore, e la canterà nelle sue opere come nessun altro. Una partitura che vede mirabilmente fondersi la grande scuola italiana con la lezione wagneriana. È Manon Lescaut, voluttuosa e galante, cruda e tragica, in scena al Teatro Massimo Bellini con sette rappresentazioni, la prima fissata per domenica 19 marzo (ore 20,30), le repliche dal 21 al 26 marzo. L’esecuzione è affidata all’Orchestra e al Coro del Teatro e ad un cast internazionale, in cui spicca la presenza del tenore siciliano Marcello Giordani, tra i maggiori artisti lirici dei nostri giorni.

Sul podio il direttore madrileno José Miguel Pérez-Sierra, maestro del coro Ross Craigmile. La regia, mutuata da un allestimento di Pier Francesco Maestrini, è firmata a quattro mani da Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi; assistente ai costumi è Giovanna Giorgianni.
Nel ruolo del titolo il soprano Alisa Zinovjeva, mentre in quello del cavaliere Des Grieux, come si è anticipato, torna al Bellini il celebre tenore Marcello Giordani. L’intraprendente Lescaut, fratello della bella e sensuale Manon, sarà il baritono Giovanni Guagliardo; nei panni del vendicativo Geronte de Ravoir agirà il basso Emanuele Cordaro. Nelle recite del 21, 23 e 25 la bacchetta passerà ad Antonino Manuli; Manon sarà il soprano Marina Nachkebiya, De Grieux il tenore Luis Chapa.
In tutte le recite troviamo, nelle parti di fianco, l’Edmondo di Stefano Osbat, il Musico di Sonia Fortunato, e ancora Alessandro Abis nelle duplici vesti dell’Oste e del Sergente, Gianluca Failla in quelle del Comandante. L’allestimento è della Fondazione Teatro Massimo di Palermo; per una migliore comprensione del testo sono previsti i sovratitoli in italiano e inglese.
Lunga e travagliata fu la genesi di questo dramma lirico in quattro atti, ispirato al romanzo Histoire du chevalier des Grieux et de Manon Lescaut di Antoine François Prévost. Lunga e travagliata, a cominciare dal libretto, passato di mano in mano a tanti letterari, tanto che Ricordi stampò la prima edizione senza i nomi degli autori. A redigere i versi erano stati principalmente Domenico Oliva e Luigi Illica, con interventi di Marco Praga, Ruggero Leoncavallo, Giacomo Puccini, Giulio Ricordi e Giuseppe Adami. Fu proprio con l’aiuto di Illica che Puccini eliminò l'atto dell'idillio amoroso e trasformò i due quadri dell’atto III in atti separati (III e IV).
La première ebbe luogo con successo clamoroso la sera del 1º febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino, protagonisti Cesira Ferrani e Giuseppe Cremonini Bianchi. Nonostante ciò, Puccini modificò la partitura a più riprese, per trent'anni, fino a poco prima di morire. E Ricordi pubblicò in Italia ben otto diverse edizioni. Ad accomunarle è lo sforzo di rendere al meglio le drammatiche atmosfere che fanno precipitare l’incantamento iniziale dei due giovani verso un destino funesto.
La fuga d’amore da Amiens a Parigi dura poco per la volubilità di lei e la sua incapacità di sostenere una vita di stenti. De Grieux torna al suo richiamo e le perdona il tradimento con il ricco Geronte, ma la vendetta induce quest’ultimo a denunciare Manon, che viene condannata alla deportazione nelle Americhe come adultera e prostituta: Al Porto di Havre, De Grieux salirà sulla nave come mozzo pur di star accanto alla donna amata, fino all’agonia nel deserto di New Orleans.
Puccini infonde straordinaria fascinazione al canto come all’orchestrazione, in pagine memorabili: la romanza di Des Grieux “Donna non vidi mai” nell’atto I; quella di Manon “In quelle trine morbide” nell’atto II; il duetto tra i due “Tu, tu, amore? Tu?!”, ancora nell’atto II. E naturalmente l’Intermezzo sinfonico dell’atto III; fino allo struggente “Sola... perduta... abbandonata” di Manon all’atto IV.
Il romanzo dell'abate Prévost era già stato fonte delle opere di compositori del calibro di Auber nel 1856 e Massenet nel 1884. Puccini non temette il confronto, particolarmente con quest’ultimo. «Lui la sentirà alla francese, con cipria e i minuetti. Io la sentirò all'italiana, con passione disperata». L’esito trionfale dell’opera, consolidato fino ai nostri giorni, gli ha dato ragione.
Per info su abbonamenti, biglietti e agevolazioni: www.teatromassimobellini.it


TEATRO MASSIMO BELLINI DI CATANIA

MANON LESCAUT
                                                                                
Dramma lirico in quattro atti
Libretto di Domenico Oliva e Luigi Illica
con interventi di Marco Praga, Ruggero Leoncavallo,
Giacomo Puccini, Giulio Ricordi e Giuseppe Adami

Dal romanzo Histoire du chevalier des Grieux et de Manon Lescaut
di Antoine François Prévost

Musica di Giacomo Puccini

Direttore José Miguel Pérez-Sierra - Antonino Manuli (R-S1-S2)
Maestro del coro Ross Craigmile
Regia Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi
(da un allestimento di Pier Francesco Maestrini)
Assistente ai costumi Giovanna Giorgianni
  
Personaggi principali e interpreti

Manon Lescaut Alisa Zinovjeva | Marina Nachkebiya (R, S1, S2)
Renato, il cavaliere Des Grieux  Marcello Giordani | Luis Chapa (R, S1, S2)
 Lescaut Giovanni Guagliardo
Geronte de Ravoir Emanuele Cordaro
Edmondo Stefano Osbat
Musico Sonia Fortunato
Oste/Sergente Alessandro Abis
Comandante Gianluca Failla

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO MASSIMO BELLINI DI CATANIA

Allestimento della Fondazione Teatro Massimo di Palermo
Con sovratitoli in italiano ed inglese

Prima rappresentazione
Domenica 19 Marzo ore 20.30 (Turno A)
Repliche
Martedì 21 Marzo ore 17.30 (Turno R)
Mercoledì 22 Marzo ore 20.30 (Turno B)
Giovedì 23 Marzo ore 17.30 (Turno S1)
Venerdì 24 Marzo ore 17.30 (Turno C)
Sabato 25 Marzo ore 17.30 (Turno S2)
Domenica 26 Marzo ore 17.30 (Turno D)

Manhattan, New York: The Italian Artist Chiara Spagnoli Gabardi exhibits her artwork at “Women in Art 2017”

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The talented Italian artist Chiara Spagnoli Gabardi, after gaining European success showing her artwork in Milan, Rome, Venice, Palermo, London, Oxford and Paris, for the fourth time in her young career she exhibits her beautiful paintings in Manhattan, at Ward Nasse Gallery, founded by Harry Nasse.
The gallery boasts 56 years of activity, of which the first 10 were in Boston, and the other 46 in SoHo. The group show that Chiara is part of is the tenth edition of Women in Art, created by the accomplished curator and artist Leda Maria Prado, and takes place during the month that the United States dedicate to women. March is the time that evokes tragic moments in history and at the same time it’s the month that celebrates the female realm since 1909, as attested by March 8th: Women’s Day. In 1911 this tradition was also acquired by other countries, Italy took part in these celebrations in 1922.


March in America is strongly felt, and Womanhood is at the core of the cultural and artistic dynamism, with hundreds of events that take place all over the country. One of these is the “Armory Show,” the premier spring art fair, that ever since 1994 is held annually in March on Piers 92 & 94, in one of the city’s industrial gems. The international event combines access to high quality modern and contemporary art. Its influence is reverberated in the collateral smaller fairs and special events which are held that same week in the Big Apple, that effectively is named “Armory Show Week.” One of these events is the one where our Chiara Spagnoli Gabardi is featured. After her international success she was invited to join this group show of Women Artists.


Armory Show
The renowned “Armory Show” deserves a couple of words for our readers, since this event was born in New York in 1913 and has therefore a tradition of a hundred years! The opening ceremony was first located at the 69th Infantry Regiment Armory, in the Rose Hill section of Manhattan, where the work of several European artists was introduced to the public for the first time in the history of American visual arts. The artwork was selected by A. Davies e W. Kuhn, along with United States artists from the XIX century and contemporary artists. The show was a success and eventually became a milestone of visual arts in America, as well as being a reference point to new generations of American artists. Since that day, every year new artists join the fair.


The interesting trait of this artistic event is that the first edition of 1913, featured the artwork of artists that today are international stars of the visual arts: the European P. Gauguin, V. Van Gogh, O. Redon, H. Matisse, M. Duchamp, C. Brancusi; with the American “The Eight”; the Modernist O. Bluemner e A. Mauer; and the young progressive artists such as P.H. Bruce, S. Davis, J. Marin, M. Russel, J. Stella, l. Feinninger.


Chiara Spagnoli Gabardi
Chiara, as well as being a young and talented artist, is also a skilled writer who is bilingual (Italian and English) and is fluent in French and Spanish; she is a polyglot who does not suffer idiomatic illiteracy and, being so well-travelled, is a citizen and artist of the world.


Chiara is a member of the Italian Press and the Foreign Press in New York. Her academic and professional development is incredibly articulated. She attended a British school from Nursery until High School, after which she graduated in Political Science and took a Masters in Screenwriting and Production. During these years of study, she also attended some summer courses, between New York and Los Angeles, at the “Lee Strasberg Theatre and Film Institute,” co-founded by Harold Clurman, and Cheryl Crawford, along with Lee Strasberg’s Group Theatre. The “Lee Strasberg Theatre & Film Institute” is the only school in the world that teaches both the cinematic and theatrical tradition in all its variations: directing, teaching, and is exceptionally pioneering in acting. Today the school celebrates over 45 years training actors and artists of the seventh art, in all its forms of entertainment, use of technological innovations and experiential acknowledgements that no other American school is capable of teaching to its pupils.


Today Chiara, besides being an Artist of international success, continues to cultivate her passions and channel them into her work, expressing her art in a variety of creative and intellectual perspectives as film critic, screenwriter, filmmaker, journalist, columnist for European and American online and print magazines, radios and television networks. Furthermore she is Professor at Milan’s I.E.D. University for the course in “Phenomenology of Contemporary Arts.

As a visual artist, Chiara likes to define her paintings as “Material Puns” since the material she places on canvas is connected to the title of the artwork through wordplay. Her paintings have a magnetic charm that captivates those who are fond of experimental art and innovation, as she uses mixed media creating a unique work of art.


ANDREA GIOSTRA.

“Il Vate e lo Sbirro” di Ennio Di Francesco: l'indagine segreta del commissario Dosi sul “volo dell’arcangelo” Gabriele d’Annunzio

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L’AQUILA - È nelle librerie, fresco di stampa per i tipi delle Edizioni Solfanelli di Chieti, il volume “Il Vate e lo Sbirro” di Ennio Di Francesco, l’indagine segreta del commissario Giuseppe Dosi sul “volo dell’arcangelo” Gabriele d’Annunzio. Il volume ha la Presentazione dello storico e filologo Luciano Canfora e l’introduzione del prefetto Franco Gabrielli, Capo della Polizia di Stato e direttore generale della Pubblica Sicurezza.

    Il libro tratta un fatto poco noto e quasi mai riportato nelle biografie di Gabriele d’Annunzio, tuttavia oggetto d’una accurata indagine del Commissario Giuseppe Dosi. Il 13 agosto del 1922 Gabriele d’Annunzio cadde dal balcone nella sua villa di Cargnacco, a Gardone Riviera. Il 15 agosto avrebbe dovuto incontrarsi riservatamente in Toscana con Benito Mussolini e Francesco Saverio Nitti. Caduta accidentale o complotto? Il commissario Dosi indagò segretamente, sotto il falso nome di Karol Kradokwill.
“Ventiquattro giorni dopo la presentazione del mio rapporto avvenne la marcia su Roma... Soltanto a distanza di qualche anno Gabriele d’Annunzio seppe che l’artista e mutilato cecoslovacco che egli aveva accolto nel suo “rifugio” era un funzionario di Pubblica Sicurezza italiano. Mi qualificò scherzosamente “lurido sbirro”. Così dichiarò il Commissario Dosi a Renzo Trionfera in un’intervista rilasciata al settimanale L’Europeo”, il 3 agosto 1956.
“Se D’Annunzio non fosse caduto dalla finestra e l’incontro con lui, Mussolini e me fosse avvenuto, forse la storia dell’Italia moderna avrebbe seguito un altro cammino.”, dichiarò Francesco Saverio Nitti (Rivelazioni, 1948). Ma come è noto la storia non si fa con i “se”. Luciano Canfora afferma nella sua Presentazione: “ …Questo non bastava ovviamente a suggerire che la caduta del Vate dalla finestra fosse effetto di un attentato e tanto meno ad individuare in Mussolini il mandante. L’inchiesta del commissario Dosi su quell’oscura vicenda si dovette muovere in questo scenario inquietante…”.
 “…Mi auguro che questo libro che unisce la scorrevolezza del racconto a precisi riferimenti storici, possa far conoscere, attraverso la figura di Dosi, il lavoro affascinante e complesso che i Tutori dell’ordine svolgono nell’interesse della collettività e delle istituzioni democratiche...”, così Franco Gabrielli nell’Introduzione al volume.
Insomma, molti gli elementi intriganti in questa vicenda strana che dopo quasi un secolo torna alla luce per l’interesse dei lettori, aspetti che colorano ancor più la sovrabbondante biografia del Vate.
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