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Lino Manocchia, morto a 96 anni il decano dei giornalisti giuliesi

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Ieri, a New York, intorno alle 10,00 del mattino, le 16,00 italiane, è scomparso il decano dei giornalisti giuliesi e italo-americani, Lino Manocchia. Ne danno notizia i familiari, la direttrice della casa editrice “Artemia” di Mosciano Sant’Angelo, Maria Teresa Orsini e il collega di giulianovanews.it, Walter De Berardinis, amico personale del giornalista giuliese.
Nonostante avesse da poco compiuto 96 primavere, l’anno scorso ancora dialogava via cavo e skype con la direttrice e i collaboratori della Artemia editrice, con cui si stava lavorando per l’ennesimo lavoro editoriale che seguiva lui stesso da New York. Sono addolorata – afferma Maria Teresa Orsini – un giornalista dai modi cortesi e affabili. Una grande personalità e caparbietà, dovuta – continua la Orsini – al fatto che aveva perso il papà (il giornalista Francesco Manocchia) sotto i bombardamenti degli angloamericani a Giulianova nel 1943/1944; ed era reduce dalla prigionia in Germania, dopo essere stato sul fronte balcanico. Abbiamo perso – conclude Maria Teresa – un grande italo-americano, sicuramente nei prossimi mesi lo ricorderemo come giusto che sia per le grandi personalità. Anche il collega Walter De Berardinis lo ricorda così: alla fine del 1998 e gli inizi del 1999, in qualità di redattore del quotidiano online giulianova.it, di proprietà della società “Genesi” di Marco De Merulis, decidemmo di dedicare una rubrica da New York con il grande Lino Manocchia e successivamente emigrò nella mia testata giulianovanews.it; poi seguì la biografia mia e quella della scrittrice Alida Scocco Marini e successivamente due libri “Lino e il microfono” (le sue migliori interviste con i grandi dell’epoca) e “Quando c’era la guerra” ( dove si ricordava il papà nella 1° guerra mondiale), entrambi editi dalla Artemia editrice di Mosciano Sant’Angelo. Perdo un amico, un collega ed anche un pezzo di storia giuliese. Frequenti e notturne, le tante telefonate che Lino mi faceva perché dimenticava il fuso orario tra New York e Giulianova. Devo ringraziare il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Stefano Pallotta, che durante il premio “Polidoro” a L’Aquila ci consegno una targa d’argento alla carriera per Lino Manocchia. Mi dispiace che le varie giunte regionali abruzzesi, nonostante mie sollecitazioni, non attribuì mai la prestigiosa medaglia “Aprutium” premio dedicato agli abruzzesi che si sono distinti fuori dai confini nazionali.




“...Le avversità possono essere delle formidabili occasioni"
Thomas Mann, scrittore (1875-1955)
Lino Manocchia
L’incredibile storia del decano dei giornalisti giuliesi
di Walter DE BERARDINIS*

Pasquale, Omero, Marino Manocchia, per tutti Lino, nasce all’alba (3,00) di un freddo mattino a Giulianova alta il 20 febbraio del 1921, nell’abitazione di Via XX settembre (centro storico) è il primogenito del giornalista e scrittore, il Cav. Francesco Manocchia, poi scomparso nel bombardamento su Giulianova del 29 febbraio del 1944, e di Filomena Spadacci, d’origini toscane. Quel giorno, davanti all’ufficiale dell’anagrafe si presento il papà Francesco con due suoi amici come testimoni: Tommaso Lattanzi, impiegato e Pasquale Galantini, proprietario. Dal matrimonio di quest’ultimi, nacquero anche i suoi tre fratelli: Franco, giornalista del Corriere della Sera; Omero (poi morto per malattia a 17 anni) e Benito (per tutti Benny), corrispondente della Rusconi dagli USA. In realtà il vero nome di Lino è Pasquale (nome del nonno paterno), Omero (nonno materno) e Marino (lo zio paterno di Pittsburgh). Anche se in famiglia lo chiamavano tutti con il diminutivo di Pasqualino, ma per tutti era semplicemente, Lino. L’infanzia a Giulianova viene vissuta soprattutto con i nonni paterni, Pasquale, noto calzolaio della città (poi morto all’età di 94 anni) e della nonna, Lucia Macellaro, casalinga (abitavano dietro l’odierna scuola elementare Edmondo De Amicis, in Via Diaz). Si narra che aveva accarezzato il sogno della vita eclesiastica tanto da costruirsi un altarino in casa dove recitava preghiere e andava a suonare le campane nel vicino Duomo di San Flaviano. Tanto fu che il padre in una delle tante trasferte romane per lavoro contatto personalmente il cardinale Alessio Ascalesi (Afragola, 22 ottobre 1872 – Napoli, 11 maggio 1952) per farlo entrare al seminario di Teramo dove rimase solo due anni. Non mancheranno le occasioni per frequentare i nonni materni in Toscana, nel borgo di Montefollonico, frazione del Comune di Torrita di Siena ed anche a Montepulciano, dove viveva la zia, sposata con un ricco commerciante di stoffe.

A Giulianova, gli amici più cari che frequentava erano: Carlo Marcozzi (poi sposato con la Branciaroli), Guido Pompei, Renato Campeti, Ernesto Ciprietti, l’affezionato Giancola e poi Giorgio De Santis, figlio del Sindaco, il geometra Bruno Solipaca, Dante Paolini (giocatore di serie A negli anni 40’/50), Poliandri, Rossi, Epimerio Taffoni, quest’ultimi noti sportivi giuliesi. Intanto il padre, cerca di investire i suoi risparmi nell’ acquisto di una cartoleria/edicola in città ed anche un piccolo appezzamento di terra. Nel frattempo la famiglia si sposta, vicino alla Chiesa di Sant’Anna, dietro il Torrione ed infine, alla fine degli anni ’30 nel palazzo dietro il Comune, dove viveva anche Renato Morganti, padre della sua maestra Maria. Finite le scuole del regno, si iscrive al Regio Istituto Tecnico Industriale “Raffaele Pagliaccetti in  Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza della Libertà), diretto dal Dott. Marucci. Alla fine degli anni ’30, quasi diciottenne, ebbe modo di conoscere e frequentare l’Avv. Attilio Re. Le prime battute dell’Avvocato furono profetiche: “perché non scrivi come tuo padre francescuccio, scrivi sul nostro Giulianova calcio. Se sbagli ti aiuto io”. Arrivò quel giorno, la squadra vinse e dovette mantenere la parola data. Poco dopo si recò al Caffè di Germano, nel cuore di Corso Garibaldi, l’Avvocato lesse l’articolo ed approvò. Scese in tutta fretta le scalette che conducono al lido e trasmise, con l’unico telefono pubblico, tutto l’articolo alla redazione. Quel primo articolo gli consentì di prendere la tessera d’ingresso al campo. Il padre, severo, insistette per non farlo continuare, è gli ripeteva sempre: “ con questo mestiere ci si muore di fame”. Ma lui serafico rispondeva: “Ma papà, tu sei un morto di fame!”. Poi iniziò le cronache della famosa Coppa Alleva, in occasione della festa della Madonna dello Splendore del 22 aprile e la sua partecipazione a bordo della splendida Lancia Lambada di Pierino De Felice, con tanto di premiazione con la banda di Introdacqua, diretta dal noto maestro Di Rienzo. Poi tutte le cronache del calcio giuliese: vero, vivo, combattuto sempre nella lealtà, quello di Paolini, Taffoni, Poliandri, Rossi, contro squadroni del calibro della Maceratese, Sambenedettese, Fermana, Teramo, Chieti, Vasto ed altre.

Strano destino quello di Lino, un bel giorno la sua famiglia ricevette dai due fratelli paterni (Gino e Marino Manocchia, proprietari di una fabbrica di tabacchi in Pennsylvania) i biglietti che li avrebbe portati in America. Ma la nonna, Lucia Macellaro, di instabile salute, convinse suo padre a restare a Giulianova. Con l’avvento del Fascismo, ma anche durante la sua formazione scolastica, partecipò con i movimenti giovanili dell’epoca. Con il tema “Guardo in alto, ammiro e penso”, partecipò agli Agonali Fascisti per le scuole giuliesi, piazzandosi ai primi posti. Poi ci furono le selezioni provinciali a Teramo. Arrivò prima, ma dopo un consulto della giuria, fu retrocesso al secondo posto con un diploma e il primo premio andò al nipote di un funzionario di stato. Si presentò anche agli Agonali sportivi della provincia, partecipò ai cento metri con un paio di scarpette bianche da ballo, mentre il rivale teramano, Lanciaprima, arrivò prima, ma con delle vere e proprie scarpe da ginnastica. Mestamente di accontentò del secondo posto tra gli applausi dei presenti. Dopo la fine della scuole superiori, trovò posto a Torino come supplente (Italiano e Tecnologia).

Finito il periodo torinese, il padre lo iscrive al Regio Collegio Aeronautico “Bruno Mussolini” di Forlì, per istradarlo ad una sicura carriera militare nella Regia Aeronautica Italiana. Un bel giorno, in visita al Regio Collegio, arrivò il Duce in persona, da buon giuliese si fece avanti per stringergli la mano. Al termine della visita ufficiale, il redattore dell’EIAR (l’agenzia di stampa governativa) dettò il resoconto della visita, ma il suo collega aviere, preso dall’emozione non riuscì ad affilare una parola. All’ora il Colonnello lo chiamò e gli chiese di trascrivere il resoconto. Poi, dopo la stesura, lo stesso Mussolini lo visionò e si congratulò con lui e chiese chi era quel bravo ragazzo. Quando rispose con nome e cognome, il Capo del Fascismo sorrise ed esclamò: “…sei il figlio di Francesco?”. Infatti, il padre, allora era il corrispondente da Teramo per il “il Popolo d’Italia”, il quotidiano del Partito Nazionale Fascista. Poco dopo, allo scoppio la guerra, inquadrato nella Regia Aeronautica Italiana, verrà trasferito a Mostar, nell’ex Jugoslavia. Ebbe modo di incontrare con il concittadino, Elio Fracassa, già esattore delle giocate delle lotterie di stato. Dopo la resa dell’Italia dell’8 settembre, e dopo una lunga odissea dentro i vagoni merci, come giovane sottotenente, fu internato in uno stalag nelle zone di Francoforte sul Meno, in Germania. L’internamento era stato così duro, che anche oggi fatica a ricordare quei terribili giorni di sofferenza.

Dopo tre anni di dura prigionia, viene rimpatriato, ma fa l’amara scoperta che suo padre è morto a causa di un ennesimo bombardamento angloamericano su Giulianova. La bomba, caduta il 29 febbraio del 1944, aveva centrato in pieno il palazzo (dietro l’odierna sede comunale). Morirono molti condomini e per fortuna si salvarono la Madre e i suoi tre fratelli. Tra l’altro, uno dei fratelli, Benito, fu colpito da ben 30 schegge. Poi gli anni duri della ricostruzione, venticinquenne, con una vita tutta da inventare, con i primi lavori con il Comune di Giulianova, organizzando eventi per le feste d’estate, un modo per aiutare la madre ed i suoi tre fratelli più piccoli. Innamoratosi della sua concittadina, Ada Di Michele, figlia di emigranti italiani già negli USA, nata nell’Ohio, sfocerà in matrimonio il 15 luglio 1948, nella parrocchia del lido. Intanto aveva ripreso le collaborazioni con diverse testate giornalistiche italiane, molte delle quali dirette dai colleghi di suo padre Francesco. Ma anche a livello locale seguiva le vicende della sua città. Come quella dell’Avv. Riccardo Cerulli, che voleva “annettere” la frazione di Cologna (Roseto degli Abruzzi) a Giulianova. Poi la battaglia giornalistica in favore della salvaguardia dell’ex Colonia Rosa Maltoni Mussolini. C’erano anche le grandi serate al Kursaal, dove allestiva delle splendide serate con cantanti, sfilate di Miss, orchestre e balli, tutto intorno al mitico Trenino di Santa Fè, un trenino dove venivano approntati dei mini locali per servire gli avventori; successivanete cambio nome in “Il Calipso Fiorito” e poi la famosa “Lanterna Blu”; dove si esibirono i migliori cantati dell’epoca: Mina, Jula De Palma, Peppino Di Capri, Nicola Arigliano, Nico Fidenco, ecc. Nonostante l’impegno e la voglia di riscatto, per Lino si profilava la via dell’espatrio per accarezzare il sogno americano. Era nei primi giorni di marzo del 1949, quando, con il piroscafo Vulcania si imbarcò a Napoli insieme alla moglie (tratta Genova-Napoli-New York) alla volta degli USA. Salutò Giulianova con una serata indimenticabile a casa di Bruno Solipaca ed in compagnia di Giorgio De Santis, Dante e Renato Granata, Claudio Gerardini, Carlo Marcozzi e Renato  Lattanzi.

Arrivato a New York, visse un periodo nel Bronx, nel quartiere “Piccola Italia”, poi nella zona del Westchester, oggi nota zona residenziale. All’inizio si arrangiava facendo il macellaio con il suocero (già cittadino americano), ed inseguito, con un cuoco sorrentino aprì un ristorante “da Capri”. Uscito fuori dal mondo della ristorazione, per via degli inizi di collaborazioni con la “Voice of America” e anche come corrispondente dall’estero per giornali italiani. Iniziò anche con la tv americana, presentando un programma televisivo settimanale sulla rete “Wevd” e uno radiofonico sulla “Whom”. Mentre, si stavano aprendo le porte dei famosi studios americani con le “prime” mondiali del mondo della celluloide. Numerosi e tanti, furono gli attori ed attrici che ha intervistato e conosciuto dei quali conserva ancora preziose foto. Ha incontrato ed intervistato personaggi come: Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como, Rocky Marciano, Juan Manuel Fangio, Mario Andretti e tanti altri illustri personaggi. Durante il lavoro con Voice of America, Manocchia ha avuto modo di intervistare cinque Presidenti americani: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton. Manocchia trovava anche il tempo per inviare, tramite la Voice of America, servizi regionali per l’Abruzzo, con la Rai di Pescara, allora diretta dal noto giornalista Dino Tiboni. Iniziò come corrispondente del “Messaggero” di Roma, il “Secolo XIX” di Genova, la “Gazzetta di Mantova”, ed altri. Poi l’incontro con il grande giornalista Luigi (Gino) Palumbo che lo portò a “Sport Sud” e poi al “Corriere della Sera”, dove collaborò per nove anni, per poi passare alla “Stampa” di Torino. E’ stato anche cofondatore di “Stadio” di Bologna, assieme a Remo Roveri ed altri, poi divenuto “Stadio-Corriere dello sport”, la cui collaborazione continuò anche dagli Stati Uniti con interessanti reportage. E’ stato inviato speciale di importanti testate, narrando della “SAC”, la Linea aerea strategica degli Usa, un paio di lanci di satelliti in coppia col compianto collega Ruggero Orlando, ricevendo anche dalla Commissione della Rai il più alto elogio per una sua trasmissione sull’anno geofisico. Senza trascurare di intervistare tanti abruzzesi in America, narrando le loro “odissee”. Corrispondente ventennale con i settimanali automobilistici “Rombo” (con il giornalista teramano  Marcello Sabbatini, recentemente scomparso), “Autosprint” e “Controsterzo”, ora concentra la sua attività, malgrado le numerose primavere, ancora pubblica i suoi lavori su Internet. La sua famiglia è nata nel giornalismo, dopo Lino, emergono Franco, ex redattore del “Corriere della Sera” e poi Benny (Benito), anch’egli dagli Stati Uniti per la “Rusconi”. Manocchia ha avuto numerose offerte per scrivere qualche libro sulla sua attività americana e soprattutto sui 40 anni ad Indianapolis” la famosa 500 miglia, la corsa più spettacolare del mondo. Oggi Manocchia vive a Cambridge nello stato di New York, insieme a suo figlio Adriano (sposato anche lui con la giuliese, Teresa Schiavi), noto artista e suo nipote Adriano Jr, manager del reparto ricerche della Cornell University di Ithaca a New York. Nonostante l’età, sfidando spesso i disagi dei voli aerei, segue le varie manifestazioni motoristiche delle quali è un noto esperto, incontrando famosi attori americani, appassionati di motori, una passione nata da un’intervista a Tazio Nuvolari, prima di una Coppa Acerbo a Pescara.

A cavallo della fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000 inizia una fitta corrispondenza via mail e via cavo con il sottoscritto, poi sfociata nella collaborazione con il mio giornale giulianovanews.it e successivamente con il giornale online diretto dal collega Ludovico Raimondi, giulianovailbelvedere.it. Successivamente inizia le collaborazioni abruzzesi con News Italia Press; la Gazzetta del Sud africa; primadanoi.it, abruzzopress.info del collega Marino Solfanelli,  Nell’aprile del 2008, proposi un riconoscimento pubblico a Lino tramite la Regione Abruzzo con il premio Aprutium e al Comune di Giulianova, con una targa di riconoscimento, ma senza esito in entrambi i casi. Nel dicembre 2014 fui più fortunato, grazie alla mia proposta e all’impegno profuso del Presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta e la commissione giudicatrice della XIII edizione del Premio Polidoro ritenne di assegnare un encomio per la carriera al “nostro” Lino Manocchia. La cerimonia di premiazione si svolse venerdì 12 dicembre, presso l’auditorium Bper a L’Aquila con la prestigiosa presenza del Presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Prof. Francesco Sabatini e la presenza delladirettrice della Artemia, Maria Teresa Orsini che ritirò il premio. In realtà a Lino il 24 ottobre 2013, a Giulianova, durante la presentazione del suo volume  dal titolo “Lino e il microfono”, fu omaggiato dalla sua Giulianova grazie proprio alla casa editrice Artemia Editrice diretta da Maria Teresa Orsini. Oltre agli innumerevoli riconoscimenti durante la sua professione ricevuti nella sua straordinaria carriera, Manocchia, il 23 aprile 1946, a firma del Ministro della Casa Reale Lucifero Falcone (Falcone Lucifero dei marchesi di Aprigliano (1898-1997)), fu nominato Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Oltre all’encomio, anche la la mia testata online www.giulianovanews.it ha ritenuto di omaggiare il giornalista giuliese con una targa di merito consegnata a L’Aquila nel 2014, che recita la seguente frase: “al decano dei giuliesi Lino Manocchia, dedico questa frase di Enzo Anselmo Ferrari (Modena, 18 febbraio 1898 – Modena, 14 agosto 1988) “Sono i sogni a far vivere l’uomo. Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente quel che vogliamo e siamo decisi ad ottenerlo.” Con l’opera “La lotteria, un campo tedesco per prigionieri di guerra” al commendatore Lino Manocchia vinse il premio “MONTEFIORE NEL MONDO”, era il 28 Settembre alle ore 15.00 presso il Teatri Malatesta di Montefiore Conca. Da non dimenticare le uniche due biografie pubblicate su Lino: una del sottoscritto sull’annuale storico “Madonna dello Splendore” e successivamente dall’amica e collega, Alida Scocco Marini nel secondo tomo di “Conosciamoci e facciamoci conoscere”; Poi lAccademia Culturale Internazionale di San Giovanni Crisostomo, presieduta dal Presidente, Giuseppe Del Zoppo il 17 agosto 2013, presso la sede del Centro Culturale San Nicola a Pescocostanzo (AQ), in occasione del Premio culturale Internazionale, “ SAN GIOVANNI CRISOSTOMO “ premiarono me e Lino per l’attività giornalista

Lino Manocchia: "Rifarei tutto, ma cancellerei i dolori della guerra". Mentre scrivevo questo breve profilo biografico, gli ho chiesto: ricominceresti da capo senza cambiare nulla? Lui mi ha risposto: "Certo che accetterei. Ma cancellerei la parentesi della prigionia in Germania e la perdita di mio padre sotto le bombe. La vita mi ha dato tanto ed io le sono grato insieme alla Provvidenza che mi ha guidato, aiutato e sorretto,  facendomi acquisire una esperienza favolosa. Ringrazio anche il dono della capacità di volgere in gioco le più crudeli avversità di comunicare col pubblico, in un sapiente dosaggio di ruoli. La mia vita è un romanzo multicolore, bello, reso affascinante dalla moltitudine di soggetti incontrati e trattati.” Credo, alla luce di quanto raccontato, che questo illustre giuliese, ultra 90enne ed ancora in attività, abbia una miscela esplosiva di estro e di calcolo, di impulsività e scetticismo, condito dalla spregiudicatezza che accomuna molti giuliesi conosciuti fin adesso. Eppure non c’è stato interlocutore più amabile, agguerrito e conversatore come lo è lui. Uno che si reputa “artigiano” della penna. Un cronista chiaro nell’esposizione dei fatti raccontati. Che magnifico istrione questo Lino Manocchia,  nato a Giulianova quasi 96anni fa. Credo che la Città di Giulianova lo debba onorare con un encomio pubblico per aver portato il lavoro e la laboriosità di noi giuliesi fuori dai confini nazionali e con la speranza che lo faccia il CRAM Abruzzo per un abruzzese che ha onorato la sua regione.

Non so se farà piacere e se leggera questo mio pezzo Lino, il “monello” come lui e il collega Ludovico Raimondi amano spesso chiamarmi, spera che i posteri possano in seguito rileggere e riscoprire chi della giuliesità prima e l’italianità dopo, ha dimostrato di farsi valere fuori dai confini regionali; mentre scrivo quest’ultime righe penso a mio fratello Arino che ha dovuto emigrare per realizzarsi niente di poco meno che a Tokyo e alla sfortunata sulmonese Fabrizia Di Lorenzo che aveva appena accarezzato il sogno di realizzarsi fuori i confini nazionali. Non me ne voglia Lino, ma a queste due ultime persone va il mio pensiero di abruzzese e giuliese.
  

*giornalista e fondatore della testata giornalistica giulianovanews.it 

Manhattan, New York: l’Artista e Pittrice italiana Chiara Spagnoli Gabardi fino al 30 marzo espone al “Women in Art 2017”, X Edizione, "Women's Month”

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La talentuosa Artista e Pittrice italiana Chiara Spagnoli Gabardi, dopo gli svariati successi europei, che hanno toccato città importanti quali Milano, Roma, Venezia, Palermo, Londra, Oxford, Parigi, adesso, per la quarta volta nella sua giovane carriera, espone i suoi bellissimi dipinti nel cuore della Grande Mela, a Manhattan, New York, nel mese che gli States dedicano alle Donne, il mese di marzo di ogni anno che ricorda eventi dolorosi, ma che al contempo ha fatto sì che a partire dal 1909 il Governo degli Stati Uniti d’America celebrasse marzo quale mese della Donna, e l’8 marzo di ogni anno quale Giornata della dedicata alla Donna di ogni Paese del mondo. Dal 1911 questa ricorrenza è stata mutuata e acquisita da altri paesi europei, tra cui l’Italia nel 1922.

Il mese di marzo negli U.S.A. è un mese molto sentito, e la Donna è al centro della Cultura e dell’Arte statunitense che vede organizzare e produrre centinaia di eventi e manifestazioni di grande rilievo che si tengono in ogni parte del Paese. Uno di questi eventi che celebrano la figura femminile, tra l’altro durante la settimana della celeberrima “Armory Show”, è proprio il “Women in Art” che si organizza a Manhattan, proprio nel cuore della Grande Mela, e che di fatto è una mostra collettiva di arti visive, ed in particolare di dipinti, tutti creati da Artiste Donne, come la nostra Chiara Spagnoli Gabardi, che dopo i successi internazionali, è stata invitata dagli organizzatori per esporre le sue Opere, alcune delle quali abbiamo il piacere di vedere tra le righe di questa breve presentazione.



Armory Show”.
Ho scritto della celeberrima “Armony Show”, che merita proprio due righe per i nostri lettori, proprio perché questo Evento nasce a New York nel lontano 1913, ed ha quindi una tradizione ultracentenaria! Di fatto, l’evento inaugurale, fu organizzato presso l’Armeria del 69° Reggimento dei Volontari di New York, e furono presentate, per la prima volta in assoluto della storia delle Arti Visive statunitensi, più di mille opere di grandissimi artisti europei, scelti da A. Davies e W. Kuhn, insieme ad artisti americani del XIX Secolo e ad Artisti contemporanei statunitensi. La mostra ebbe un enorme successo, tanto da diventare da un lato una pietra miliare della cultura delle arti visive americane, dall’altro un punto di riferimento importantissimo per le nuove generazioni di artisti americani. Da allora venne replicata ogni anno con artisti diversi.
La cosa interessante è che nella mostra collettiva del 1913, la cosiddetta “anno zero”, tra gli Artisti che esposero le loro Opere, ce n’erano alcuni che oggi chiameremmo senza alcun dubbio International Big Star delle Arti Visive: gli europei P. Gauguin, V. Van Gogh, O. Redon, H. Matisse, M. Duchamp, C. Brancusi; insieme agli americani “The Eight”; i “modernisti” quali O. Bluemner e A. Mauer; e giovani artisti progressisti quali P.H. Bruce, S. Davis, J. Marin, M. Russel, J. Stella, l. Feinninger.


Chiara Spagnoli Gabardi.
Chiara, oltre ad essere una giovane Artista di grande talento, è anche una talentuosa scrittrice che parla e scrive correntemente in inglese, italiano, francese e spagnolo; nella realtà è una poliglotta e quindi non soffre di certo di analfabetismo idiomatico, ed è certamente una cittadina e un’Artista del mondo.
Chiara è anche membro dell’Associazione Italiana di Giornalisti della Stampa Estera di New York City (“Foreign Press Association in New York”).
La sua formazione culturale e accademica è multiforme. Dalla scuola materna al liceo ha infatti frequentato una scuola britannica a Milano. Dopo la maturità si è laureata brillantemente in Scienze Politiche, frequentando successivamente un Master universitario in produzione cinematografica e sceneggiatura. Durante questa formazione, ha frequentato dei corsi intensivi estivi tra New York e Los Angeles al “Lee Strasberg Theatre and Film Institute”, che nasce dalla volontà di Harold Clurman, Cheryl Crawford e “Lee Strasberg’s The Group Theater”. LaLee Strasberg Theatre & Film Institute”,è l'unica scuola al mondo che insegna l’Arte cinematografica e teatrale di Lee Strasberg nelle sue molteplici declinazioni: regista, insegnante, pioniere della formazione in recitazione. Oggi l’Istituto celebra oltre 45 anni di lavori concentrati soprattutto nella formazione di attori, di artisti della settima arte nelle varie declinazioni, nelle arti di intrattenimento con l’utilizzo di tecniche innovative e di conoscenze esperienziali che nessun’altra scuola statunitense è in grado di trasmettere ai propri allievi.
Oggi Chiara, oltre ad essere un’Artista di successo internazionale, continua nelle sue molteplici passioni artistiche e giornalistiche, esprimendo la sua Arte da diverse prospettive creative ed intellettuali: critico cinematografico, sceneggiatore, regista, giornalista ed editorialista per diversi magazine europei e statunitensi, sia della carta stampata che delle emittenti televisive e radiofoniche, che della comunicazione online che utilizza diversi strumenti giornalistici informatici. Oltre ad essere Professore presso l’Università I.E.D. di Milano, dove insegna “Phenomenology of Contemporary Arts”.
Nella sua veste artistica, Chiara ama definire le sue Opere come "Calembours Materici", ovvero, “giochi di parole”, rappresentati in dipinti che hanno un fascino particolare e che riescono a sedurre l’amante dell’Arte sperimentale e innovativa creata con una tecnica mista che usa principalmente la tela come base, ma che poi applica diversi elementi che ne fanno un’opera originale ed unica.
ANDREA GIOSTRA.
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Per chi volesse saperne di più sull’Artista Chiara Spagnoli Gabardi e sulla Mostra Collettiva Statunitense “Women in Art 2017”, può consultare i link a seguire:
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Per chi volesse conoscere meglio virtualmente l’autore dell’articolo:
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Ar.Ma Teatro di Roma, dal 10 al 12 marzo Enrico Maria Falconi e Ramona Gargano in "S'amavano"

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Dal 10 al 12 marzo al Teatro Ar.Ma è in scena S'amavano un testo scritto, diretto da Enrico Maria Falconi che vede in scena lo stesso autore con Ramona Gargano.

Ambientato nella sala da bagno di una casa, un uomo disteso a terra comincia a raccontare della sua più grande Storia d'Amore e, a poco
a poco, tutto si anima. Una storia divertente, dissacrante e piena di spunti in cui tutti possiamo riconoscerci! 

"S'Amavano" è l'incontro-scontro tra due personalità forti. Tra due persone vere. Tra due mondi apparentemente lontani.


"S'amavano" è una storia all'imperfetto proiettata nel futuro, lungo una strada di semafori rossi e verdi, di incroci, di ruote da cambiare, di nonne e, magari, anche di partite di pallamano.

"S'amavano" è un sogno che non smette mai di sognarsi. Un sogno che non si recita perchè si vive.

S'amavano
scritto e diretto da Enrico Maria Falconi
con Enrico Maria Falconi e Ramona Gargano
amministrazione Jessica Brancaccio
disegno luci Luca Bertolo
aiuto regia e costumi Simone Luciani
scene di Patrizio de Paolis e Luca Garramone
Grafica Veronicartoon

Ar.Ma Teatro
via Ruggero di Lauria 22
dal 10 al 12 marzo  2017
dal venerdì alla domenica
ore 21.00 – domenica ore 18.00
Biglietti 12.00 euro
Telefono 06 39744093    cell. 333 9329662
Mail. info@capsaservice.it

ITALOSVEVO Edizioni, dal 16 marzo in libreria "E DUE UOVA MOLTO SODE" di GIOVANNI NUCCI

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Le frittate alle cipolle di Guido Alberti, l’invenzione delle uova benedict, un esilarante intervento di Emilio Gualdi alla radio britannica, menzogna e uova in Federico Fellini, i racconti ritrovati di Carlo Sperati, il soufflé e il declino dell’occidente nelle cartoline di Bartolomeo Polidoro, una curiosa lezione di Norton Bernard sull’uovo in Hamlet.

Inutile cercare di classificare questa raccolta.
Non si tratta propriamente di racconti, semmai è il caso di parlare di resoconti, e neppure troppo attendibili. Certamente questo non è un libro di cucina. Forse l’unica sua certezza risiede nel fatto che qui si parla di uova. Per il resto è un po’ come in uno di quei pasticci di spaghetti che sanno fare così bene a Napoli: sono le uova a tenerlo insieme; e dentro poi, puoi trovarci di tutto.

In questi sette pezzi, in parte usciti sul supplemento «Domenica» de «Il Sole 24 ore», Nucci ci parla delle uova, ma lo fa quasi per spiazzare il lettore, con l’intento di portarlo altrove da dove quello crederebbe di andare leggendo un libro sulle uova. Quando la cucina in libreria sembra finalmente passata di moda, il piatto qui è chiaramente una scusa, un inganno, per parlarci del declino dell’occidente, di un mondo forte e moralmente saldo che potrebbe invece essere il faro per la tempesta che stiamo attraversando.

Scritto magistralmente, queste “uova” sono un pamphlet ironico e profondo, un libro che rientra nella migliore tradizione della letteratura filosofica italiana. È esplicito l’omaggio ad Aldo Buzzi, ma dietro si scorgono chiaramente anche Manganelli e Sciascia.

“D’altronde quand’è che un uovo non racconta per diritto o per storto le pieghe segrete dell’esistenza umana e per riflesso di quella divina? Un uovo è al contempo il creato e la creazione: e la creazione, come è noto, si esprime nelle più svariate forme e differenti elaborazioni. In sintesi, più o meno tutto quello che abbiamo da dire a riguardo è che dentro un uovo c’è già tutto, il poco e l’assai, sia l’uno che l’altra, l’universo e il vuoto contenuti da un buco chiuso in se stesso: ma da quello che dice di sé, di solito, non lo si capisce.”
Giovanni Nucci, scrittore e critico, lavora in campo editoriale ed è molto noto come autore per ragazzi. Il suo Ulisse il mare color del vino, è tra i più solidi long seller della Salani (dopo dieci anni dalla prima edizione ha superato le 50.000 copie).

LA COLLANA - PICCOLA BIBLIOTECA DI LETTERATURA INUTILE
L’energia intellettuale che da sempre caratterizza la città di Svevo, Saba, Bazlen e Stuparich, per una nuova editoria di cultura, intel­ligente e attenta alle esigenze dei lettori più raffinati. 
La Italosvevo rinasce con una nuova collana di volumetti intelligenti e anticonvenzionali per contenere quel­la letteratura, di grande tradizione italiana, che non appartiene alla narrativa e difficilmente trova spazio nelle case editrici. Volumi di piccolo formato molto cura­ti nella veste grafica, copertina in brossura su carta di pregio con lunghe bandelle, ri­legatura filo refe, tagli laterali in tonso. Con questo nuovo progetto editoriale Italosvevo vuole catalizzare l’energia culturale che nasce dalla storica tradizione letteraria di Trieste e che tuttora ne fa una delle città più attive e ferventi, per esportarla in tutto il Paese. Il progetto della Italosvevo, rilevata Alberto Gaffi, la cui direzione editoriale è affidata a Giovanni Nucci, è di andare a cogliere questo fermento là dove storicamente è sempre, con una produzione letteraria particolarmente vivida, colta, intelligente e raffinata. Con un occhio di riguardo alla realtà triestina, pubblicando però indistintamente autori italiani e, se necessario, stranieri.
La collana «Piccola biblioteca di letteratura inutile» si muoverà negli spazi del reportage, delle divagazioni letterarie, divertissement, pamphlet, testi di letteratura filosofica o di saggistica dissacrante, brevi scritti morali. Nel segno della riflessione e della critica, dall’attenzione e dell’intelligenza, del sarcasmo e dell’ironia. La grafica curata da Maurizio Ceccato è moderna pur seguendo i dettami della grafica editoriale di più chiara tradizione.  I volumi finora usciti sono: Trittico di Hans Tuzzi, Piccolo dizionario delle malattie letterarie di Marco Rossari, Un ossimoro in lambretta. Labirinti segreti di Giorgio Manganelli di Patrizia Carrano, Sulla Poesia di Giorgio Caproni a cura di Roberto Mosena, Editori vicini e lontani di Cesare De Michelis.
E DUE UOVA MOLTO SODE
di
Giovanni Nucci
Brossura con bandelle • fogli intonsi • pp 128 • € 14,00
www.gaffi.it                                            www.italo-svevo.it

Carmen Di Pietro: "Anche per buttare l'immondizia non rinuncio al tacco 12"

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"Anche quando scendo a buttare l'immondizia non rinuncio al tacco 12". La showgirl Carmen Di Pietro, paparazzata all'uscita di casa in tarda serata, getta un grande sacco di immondizia "modello condominiale" in abito elegante.
 Un bel cappotto taglio slim total black e un immancabile tacco 12.
"La femminilitá é importante, mai rinunciare a prendersi cura di sè.  Fa bene a noi stessi, non solo al nostro corpo ma anche alla nostra anima. 
Sono una mamma super impegnata ma non rinuncio alla palestra. Ogni mattina alle 6.30 prima di accompagnare Carmelina a scuola pesi e tapis roulant.
 I miei abiti? Nessun problema anche con pochi euro al mercato sotto casa o a Porta Portese trovo abiti carini e alla moda".

JACOPO MICHELINI, da venerdì 10 marzo in radio il nuovo brano "TRA IL PAVIMENTO E IL TETTO" del giovane cantautore bolognese

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Da venerdì 10 marzo sarà in rotazione radiofonica “TRA IL PAVIMENTO E IL TETTO” (Fonoprint/Artist First), il nuovo singolo di JACOPO MICHELINI, giovane cantautore bolognese scoperto da FONOPRINT, lo storico studio di registrazione italiano da cui sono passati i più grandi artisti della storia della musica italiana.

«“TRA IL PAVIMENTO E IL TETTO” nasce all’alba di un giorno di primavera, dopo una classica notte movimentata tra bar e locali universitari - racconta Jacopo Michelini - Al sorgere del sole, però, con gli ultimi superstiti della notte pronti a coricarsi e nuove sagome che si affacciano alle prime luci del giorno, cessato il caos arriva la calma.  Una calma che riporta una tranquilla serenità, con la testa che torna a mettere a fuoco la realtà ed ad animarsi di pensieri ed interrogativi, ed il fisico stanco, supplichevole di riposo. Questa volta però, una calma diversa, amara e nostalgica. Nel tragitto di ritorno verso casa le solite luci, la solita strada, i soliti tetti, si dipingevano di un’insolita malinconia. Un vuoto, un buco nello stomaco. Sapevo bene cos’era quel vuoto, perché quella notte avevo indossato l’ennesima maschera. Una maschera che portasse la testa lontano da lei. Io e lei, un “accordo distorto”, un vicolo cieco, un rapporto destinato a scontrarsi. Allo stesso tempo, senza lei, ero come “un ingranaggio senza il suo difetto” che continua a ruotare, ruotare, ruotare all’infinito senza sosta, inerte, in balia degli eventi, senza scosse, senza vitai».

“TRA IL PAVIMENTO E IL TETTO” quindi racconta come tutte le sensazioni di Jacopo su questo “accordo distorto” siano uscite con facilità e spontaneità dalla sua chitarra; il titolo del brano identifica proprio la sensazione di vuoto che si prova, come una sospensione tra passato e presente, alla ricerca di un punto fermo, di una certezza, con lei o senza di lei.

JACOPO MICHELINI, classe ’93, è un cantautore bolognese dotato di forte ironia e sensibilità ed è anche uno dei primi talentuosi artisti scoperto da Fonoprint! Attiva a Bologna dal 1976, Fonoprint è lo storico studio di registrazione che ha dato i natali a moltissimi artisti, oggi di fama nazionale e internazionale. Da Zucchero a Vasco Rossi, da Lucio Dalla a Francesco Guccini, da Andrea Bocelli a Paolo Conte, la storia della musica italiana è passata tutta da Fonoprint! Dal 2015, inoltre, grazie all’iniziativa dell’imprenditore Leopoldo Cavalli, l’azienda è diventata punto di riferimento italiano nell’attività di scouting di giovani talenti. Gli Studi Fonoprint offrono ai professionisti del settore e ai giovani, le più avanzate tecnologie nel campo dell’incisione, dell’arrangiamento, del montaggio audio e video e della masterizzazione, continuando a fare della ricerca, della tecnologia, del know how e della sperimentazione la propria mission assoluta.  Fonoprint è un “patrimonio cittadino” e Bologna, forte del suo ruolo di Città della Musica Unesco nel 2006, permettendo ai suoi giovani di avere le stesse, e forse ancora maggiori, possibilità rispetto al passato di mettere in luce il proprio lato artistico e di diventare una stella della musica.
Foto di Federico Sanavio
 www.fonoprint.com www.facebook.com/fonoprint www.twitter.com/fonoprint

Palermo, l'8 marzo "VIAGGIO NEL CUORE DELLE DONNE" con la pittura di Anil (Oliva Patanella) e la poesia di Sara Favarò

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Una personale di pittura e un reading di poesie per la giornata della festa della donna con due artiste, una pittrice e l’altra poetessa, che condividono le origini e l’amore per l’arte.

Oliva Patanella, in arte Anil, e Sara Favarò sono nate entrambe a Vicari, un paese a 50 chilometri da Palermo. Nonostante Sara abiti a Palermo fin dall’età di 11 anni e Anil  sia invece rimasta nel suo paese, hanno continuato a coltivare la loro amicizia e il profondo amore per l’arte e la cultura. Dopo tanti percorsi artistici differenti che le hanno portate a far conoscere la loro arte nel mondo, Anil attraverso i contrasti di luci delle sue tele dalle tinte forti e Sara con il suo essere artista poliedrica, l’8 marzo saranno insieme, per la prima volta, a Palermo. Due donne diverse che, seppure con linguaggi differenti, affermano artisticamente il loro essere donna, in un percorso di arte e cultura che si concretizza nel loro “Viaggio nel cuore delle donne”.

Pesaro, morto a 89 anni Alberto Zedda musicista e direttore d'orchestra. L'intervista di Fattitaliani

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(videointervista di Fattitaliani)Il maestro Alberto Zedda è morto a 89 anni a Pesaro.
Fattitaliani lo aveva intervistato a Gent in occasione della direzione dell'Opera "Armida".
Nella sua lunga carriera fra l'altro è stato direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano, del Teatro Carlo Felice di Genova e del Rossini Opera Festival di Pesaro.
Ha inciso dischi di musica sinfonica, da camera e operistica.

Caserta, dall'8 marzo Mostra d’Arte contemporanea "Rosa senza spine"

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CASERTA - Il Comune di Caserta, la Pro Loco, VerbumlandiArt, MoviMenti e Ars Supra Partes propongono per il giorno dedicato alla donna una mostra d’Arte contemporanea dal titolo “Rosa senza spine”.
L’evento gode del patrocinio dell’Amministrazione comunale di Caserta, del Consolato onorario dell'Uzbekistan per la Campania e il Molise, dell’Associazione Genitori Italiani della Provincia di Caserta, della Fidapa "Calazia" di Maddaloni, dell’Unione Regioni Storiche Europee, di Albatros Magazine e di Liberalibri. La manifestazione si avvale di Annabella Ciardiello quale addetto stampa. L’esposizione, organizzata ed allestita da Ottavia Patrizia Santo, sarà presentata dal critico d'Arte ing. Carlo Roberto Sciascia, Presidente della Pro Loco di Caserta.

L’inaugurazione dell’evento è prevista per mercoledì 8 marzo, alle ore 17:00, presso la sala conferenze della Biblioteca comunale “A. Ruggiero” di Caserta, con ingresso da via R. Lodati n.9. Interverranno alla cerimonia il Sindaco di Caserta avv. Carlo Marino, l’Assessore alla Cultura prof. Daniela Borrelli, la Responsabile della Biblioteca dott. Marialidia Raffone, il Console onorario dell'Uzbekistan avv. Vittorio Giorgi, la Presidente dell’A.Ge. di Caserta prof. Rosalia Pannitti, la Presidente dell’Associazione Donne Giuriste Italia avv. Giovanna Barca, la Presidente della Fidapa "Calazia" di Maddaloni prof. Valentina Bellini Scala, il Direttore responsabile della rivista Albatros Edizioni prof. Lucia de Cristofaro. Modererà la giornalista Giovanna Paolino. Durante la cerimonia vi sarà un intermezzo musicale con la partecipazione dei giovanissimi Emanuela Dessì al flauto e Giovina Elèna Cianciaruso alla chitarra; il programma propone la Sonata in do maggiore variazione I K545 e Habanera da Carmen di Bizet (duo), Tango en skai di Roland Dyens e Preludio n.1 di Villa Lobas (solo chitarra).

Espongono i seguenti artisti: Gianna Amendola, Gemma Amoroso, Fabio Baccigalupi, Rosa Bencivenga, Maria Comparone, Giovanna Capone, Antonio Costanzo, Daniela Capuano, Iula Carcieri, Antonio Costanzo, Loredana De Nunzio, Rosanna Di Carlo, Renato Falco, Leonilda Fappiano, Tiziana Iannace, Claudia Tonia Manganiello, Jenny Morales, Antonietta Paolella, Pasquale Polito, Massimo Pozza, Silvia Rea, Rita Rosa, Antonio Scaramella, Bartolomeo Sciascia, Anna Scopetta, Pierfelice Trapassi, Ulino Maria, Anna Zulla Ciardiello, Mirella Sonia Zulla.

La mostra, con accesso dalla via Laviano n. 65, Caserta, proseguirà fino al 17 marzo 2017 con il seguente orario: da lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 18, sabato dalle 10 alle 12:30. 

ll titolo dell'evento "Rosa senza spine" - annota Carlo Roberto Sciascia - può apparire singolare ma mette in luce un importante problema: le donne devono essere trattate con i fiori, dei quali la regina è la rosa; quest’ultima, però, non deve nascondere le spine! Infatti, si sente spesso parlare di amore senza comprendere a fondo il significato di questa parola. Amare vuol dire innanzitutto rispettare il partner al di là di ogni problema e/o situazione contingente. Non si può in alcun modo comprendere l’abbinamento dell’amore con la violenza, che non è mai giustificata, né giustificabile. Addirittura sono proprio molte donne, vittima di azioni aggressive da parte dell’uomo, a fornire delle giustificazioni ed alla fine <colpevolizzandosi>! Esse, che pur mostrano ancora sul proprio corpo i segni della violenza subita, spiegano che il proprio uomo le ama <veramente>, che le ha chiesto scusa giustificandosi con l’essere stressato o con l’avere bevuto troppo, che le vuole bene e che non lo farà più … sì, fino alla volta successiva!

Ebbene, il segnale che si vuol dare con questa manifestazione è che bisogna smettere di parlare di simili comportamenti deprecabili senza indicare contemporaneamente la via giusta da seguire nei rapporti umani e, in special modo, nelle relazioni amorose tra due esseri che dovrebbero volersi bene. La violenza è un atto esecrebile che rende l'uomo peggiore delle bestie se si pensa che esse aggrediscono istintivamente solo per mangiare o per difendere il proprio habitat o per superare con la forza gli altri simili per accoppiarsi, mentre l'uomo è capace di uccidere anche solo per piacere e ferire (e qualche volta uccidere) proprio la donna che ama. È prioritario ed inderogabile per la nostra società non descrivere i tanti comportamenti sbagliati, ma insegnare agli uomini il rispetto degli esseri umani, nessuno escluso.

A tal proposito voglio ricordare una barzelletta molto appropriata: “Un genitore, infuriato perché il proprio figlio si lasciava scappare spesso una parolaccia, gli consegnò un quaderno imponendogli di imparare a memoria tutte le parolacce, contenute in esso, in modo da non ripeterle mai!” È opportuno affrontare il problema insegnando come comportarsi, cosa fare e non cosa non fare! L’esposizione sarà visitata dagli studenti delle scuole casertane i giorni successivi all’inaugurazione.

GEORGIE IL MUSICAL, il 25 marzo parte la tournèe. Nuovo allestimento e nuovo cast

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Dopo il debutto romano dello scorso anno Georgie il Musical, che fa ufficialmente parte del programma per la "Festa del 90° di AVIS, Associazione Volontari Italiani Sangue", si prepara per una intensa tournèe in alcuni prestigiosi teatri italiani. Perugia, Latina, Civitavecchia, Tivoli, Velletri, Montalto di Castro, Gallarate, Milano, sono queste le città in cui sarà in scena il musical a cui lo scorso anno sono stati riconosciuti due Premi ai Broadway World Italy Awards 2016, uno come "Miglior Spettacolo con Partitura Originale" e l'altro come "Miglior Attrice non protagonista" a Brunella Platania.


Tratto dalla novella di Mann Izawa “Lady Georgie” è stato reso celebre in Italia dall'anime (cartone animato) tuttora trasmesso in alcuni canali televisivi.
Sul palco grandi artisti del teatro musicale italiano. Ritroviamo Claudia Cecchini nel ruolo di Georgie; Brunella Platania che in questa stagione teatrale è stata Vi Moore in “Footloose- il musical” di Stage Entertainment diretta da Martin Michel, nel ruolo della madre adottiva Mary Buttman (Brunella è anche vocal coach e acting coach); Dario Inserra che, dopo essere stato Arthur Buttman nel debutto dello scorso maggio, interpreterà il giovane aristocratico Lowell J.Grey.
Nuovo allestimento e nuovi artisti entrano a far parte del cast.
Nei ruoli dei fratelli Abel e Arthur Buttman i gemelli Daniele e Umberto Vitadoppiaggio cantato Disney, conduttori tv, disegnatori, cantanti e attori, attualmente impegnati sul set di una fiction.

Il ruolo intrigante e misterioso di Irwin Dangering è affidato a Roberto Rossetti, un grande nome del teatro musicale italiano. Numerose esperienze tra cui “La Bella e la Bestia” di Stage Entertainment; “Viva Zorro” di Stefano D'Orazio diretto da Fabrizio Angelini in collaborazione con Gianfranco Vergoni;“Fantasmi a Roma” di Gianfranco Vergoni e musiche di Massimo Sigillò Massara con la regia di Fabrizio Angelini; è Lucio Tasca e Maresciallo nel tour nazionale di “Salvatore Giuliano” scritto dal Maestro Dino Scuderi e dal 2014 per Compagnia della Marca cura la regia , le coreografie e la direzione musicale della terza edizione dell'opera; per Dafni Spettacoli è Tom Collins in “Rent” testi e musiche di Jonathan Larson. A breve debutterà nella sua seconda regia con la nuova produzione di Compagnia della Marca: “Edda Ciano – tra cuore e cuore” di Dino Scuderi, autore delle musiche e coautore di testi e liriche insieme ad Elisabetta Tulli.

Lalo Cibelli darà volto e voce al Duca Dangering: straordinario artista del panorama musicale italiano ha collaborato a 8 edizioni del “Pavarotti e Friends”, 3 Cd con i Nomadi e relativi concerti e dal 2012 dopo la morte di Lucio Dalla, è il cantante del gruppo di musicisti vicini a lui, i DALLABANDA. E' interprete di opere musicali di successo come “Tosca Amore Disperato” di Lucio Dalla, “La Divina Commedia – l'uomo che cercava l'amore” di Marco Frisina, “Messer Filippo” opera popolare di Marco Cavani, “Il grande Dittatore” diretto da Giuseppe Marini. Attualmente è in tour con l’opera popolare “Francesco De Paula” scritta da Francesco Perri e portata in scena da Marco Simeoli per il Teatro Rendano di Cosenza.

Il Manga in generale è una espressione artistica giapponese dove specialmente in Italia ha trovato la massima diffusione negli anni ’80. Splendide storie d’amore raccontate spesso con toni drammatici, con tematiche importanti e molto attuali con elementi tipici del racconto anglosassone. Il musical può diventare un efficace mezzo di denuncia di alcune problematiche sociali, stimolando la riflessione nel pubblico attraverso l'ascolto e la partecipazione ad un evento che nasce, in prima battuta, come un’occasione di puro divertimento.


BREVE SINOSSI:
Ambientato nella seconda metà del XIX secolo, quando l'Austalia era ancora una colonia penale Inglese. Una sera, il signor Buttman, un agricoltore del luogo, trova una donna in fin di vita, Sophie, che gli affida la figlia Georgie, ancora in fasce. Nonostante il pericolo, infatti la donna sembra fuggita dal vicino campo di prigionia, l'uomo decide di prendere con sé la bambina. Georgie viene così adottata dalla famiglia Buttman, composta dal padre, dalla madre Mary e dai due fratelli Abel e Arthur. La madre adottiva non riesce però ad accettare la piccola Georgie: a turbarla sono sia le sue oscure origini che il timore, peraltro giustificato, che, crescendo, la ragazza possa portare scompiglio tra Abel ed Arthur. Gli accadimenti vedranno la nostra eroina intraprendere un viaggio lungo e pericoloso partendo dalla sua amata Sydney fino ad approdare in una Londra grigia e sconosciuta alla ricerca delle sue vere origini e del suo amore, l'aristocratico Lowell J. Grey. La piccola Georgie dovrà crescere in fretta e dar conto alle sue vere emozioni.

NOTE DI REGIA - Quando l’ideatore Claudio Crocetti mi ha sottoposto la sceneggiatura di GEORGIE – Il Musical ho intravisto subito, tra le righe di questa appassionante storia, la possibilità di dare vita a idee registiche e coreografiche innovative che nella mia mente, già durante la lettura e l’ascolto dell’accattivante colonna sonora di Tiziano Barbafiera e Diego Ribechini, si materializzavano coniugandosi perfettamente con l’intreccio, i personaggi, i sapori di questo romanzo, che ha le caratteristiche di un racconto di stampo anglosassone ma che, non dimentichiamo, è stato concepito nella culla della cultura giapponese, antichissima e modernissima, di cui non perderà in scena alcune importanti profondità e sfumature. Proprio tenendo conto di queste due essenziali caratteristiche la mia regia spazierà scenograficamente tra tradizione e tecnologia e concettualmente strizzerà l’occhio alla versione cartoon degli anni ’80 e, quindi al “Family Show”, con estrema attenzione però al manga e all’opera letteraria originale di Mann Izawa. (Marcello Sindici)

GEORGIE IL MUSICAL

Tratto dalla novella di Mann Izawa “Lady Georgie”
Adattamento teatrale – Claudio Crocetti
Musiche – Maestro Tiziano Barbafiera
Libretto – Diego Ribechini
Revisione Testi – Elisabetta Tulli
Costumi – Veronica Crocetti
Scenografie By Alenkia
Regia e Coreografie – Marcello Sindici

CAST:
Claudia Cecchini - Georgie
Daniele Vita - Abel Buttman
Umberto Vita - Arthur Buttman
Dario Inserra - Lowell J.Grey

E con la partecipazione di
Brunella Platania nel ruolo di Mary Buttman
Roberto Rossetti nel ruolo di Irwin Dangering

E con
Lalo Cibelli nel ruolo del Duca Dangering

Maria Grazia Di Valentino- Sophie Gerald/ Emma
Stefania Paternò – Jessica
Stefano Colli - Governatore/ Kenny/Bandito
Rosy Messina - Elise Dangering
Roberto Fazioli - Comandante delle Guardie/Bandito 
Enrico Verdicchio - Conte Gerald
Davide Paciolla - Eric Buttman/Dick
Alessandro Orfini – Marinaio/Deportato

CORPO DI BALLO “LADY GEORGIE”
Serena Mastrosimone – Isabel Pelagatti - Desirèe Benevieri – Elisa Abozzi – Sergio Nigro -
Raffaele Oliva Cristian Cesinaro – Manuel Bartolotto
Produzione Senso Unico Alternato
in collaborazione con AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue)
Assistente di Produzione Claudia Grohovaz
Segretario di Produzione Antonio Oliva
Ingegnere del Suono Andrea Saponara
Fonica Polistudiorecording Roma
Vocal Coach Brunella Platania
Acting coach Brunella Platania – Alina Mancuso
Armi e Meccanica Massimiliano Crocetti in collaborazione con PAPERTOYS.IT
Architetto plastici Riccardo Crocetti
Tour Manager Claudia Grohovaz
Assistente alle coreografie Serena Mastrosimone
Assistente alla regia Alina Mancuso
Comunicazione Web Claudia Grohovaz
Ufficio Stampa Rocchina Ceglia
Trucco Fabiana Lizzi
Costumista Alenkia
Assistente costumista Rita Tedesco
Costumi ARIANNA SARTORIA TEATRALE
La parrucca di Georgie è del laboratorio artigianale Giulia Fracassi di Roma
Le foto di scena sono di Annarita Barbarossa e Laura Fazzi
Adattamento teatrale – Claudio Crocetti
Musiche - Tiziano Barbafiera
Libretto – Diego Ribechini
Revisione testi – Elisabetta Tulli
Costumi – Veronica Crocetti
Scenografie by Alenkia
Regia e coreografie – Marcello Sindici

TOUR
Prevendita online su www.eventbrite.it - Infoline: 3477193198
25/26 Marzo – Teatro Del Pavone – Perugia
28 Marzo – Teatro Moderno – Latina
30 Marzo – Teatro Traiano – Civitavecchia
1 Aprile – Teatro Giuseppetti – Tivoli
4 Aprile – Teatro Artemisio – Velletri
6 Aprile – Teatro Lea Padovani – Montalto Di Castro

8 E 9 APRILE – TEATRO CONDOMINIO – GALLARATE
11 APRILE – EVENTO PRIVATO "Festa del 90° di AVIS, Associazione Volontari Italiani Sangue"– TEATRO DI MILANO (Biglietti non in vendita)

CONTATTI:
Twitter @GeorgieMusical
Instagram @georgieilmusical

MEDIA PARTNER
Anime Web Radio www.animewebradio.it
La Nouvelle Vague Magazine www.lanouvellevague.it
Vista sul Placo – notizie di teatro www.vistasulpalco.altervista.org
Anime e Manga – sito dedicato agli appassionati www.animeemanga.it
Flaminio Boni – Un posto in prima fila www.flaminioboni.it

PREMIO CINEMA GIOVANE, dal 20 al 24 marzo “I DIECI MIGLIORI FILM DEL CINEMA GIOVANE ITALIANO”

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Da lunedì 20 a venerdì 24 marzo 2017 il Cinecircolo Romano presenta l’annuale appuntamento con il PREMIO CINEMA GIOVANE & FESTIVAL DELLE OPERE PRIME.
Un evento speciale dell’Associazione cinematografica che quest'anno festeggia il “cinquantaduesimo” anno di attività, con migliaia di soci affezionati. Come ogni edizione sarà lo storico Auditorio di via Bolzano 38 il cuore della manifestazione. A tredici anni dalla nascita, l’evento può vantare un albo d’oro di tutto rispetto che vede tra i vincitori precedenti: Beppe Fiorello, Vinicio Marchioni, Donatella Finocchiaro, Micaela Ramazzotti, Giuseppe Battiston, Valentina Lodovini, Sabrina Impacciatore e Fausto Brizzi, Saverio Costanzo, Edoardo Leo, Edoardo Falcone, Laura Bispuri, Francesco Miccichè, Sidney Sibilia….
I FILM - La competente e qualificata commissione di selezione ha scelto le migliori opere prime del cinema giovane italiano. La rassegna, infatti, presenta una selezione di dieci tra i migliori film italiani usciti in sala nel 2016. Sui 45 esordi cinematografici registrati lo scorso anno sono tre i film in concorso che si contendono il Premio: Il più grande sogno di Michele Vannucci, La ragazza del mondo di Marco Danieli, The Pills – sempre meglio che lavorare di Luca Vecchi. Completano il programma sei opere prime selezionate e un film scelto per qualità : Due euro l’ora di Andrea D’Ambrosio, L’universale di Federico Micali, I Cormorani di Fabio Bobbio, Fräulein – una fiaba d’inverno di Caterina Cairone, WAX: We Are The X di Lorenzo Corvino, La pelle dell’orso di Marco Segato e La vita possibile di Ivano De Matteo.Il ruolo del pubblico, a inviti gratuiti anche per spettatori ospiti (ritiro coupon con semplice registrazione in Auditorio), sarà come sempre fondamentale in quanto gli spetta il compito di votare i film in concorso su apposita scheda.
LE INTERVISTE E GLI EVENTI SPECIALI- Numerosi saranno gli artisti e registi dei film selezionati che parteciperanno ai vari incontri con il pubblico e gli studenti.. Alcuni di questi saranno applauditi nella serata di Premiazione di venerdì 24, assieme a testimoni delle precedenti edizioni e a eminenti rappresentanti degli Enti collaboranti, tra i più prestigiosi Enti patrocinanti e Partners culturali. Un importante ruolo avranno i numerosi studenti delle scuole medie superiori del Comune di Roma e della Regione inseriti nel Programma Educazione Cinema d’Autore, i ragazzi avranno anche la preziosa opportunità di prendere parte al “Concorso di scrittura della migliore recensione”, partecipando alle proiezioni mattutine dei film in concorso.

LA SETTIMANA CULTURALE- Il Premio Cinema Giovane fa parte dell’annuale Settimana Culturale dell’Associazione che tra l’altro prevede, per animare le cinque giornate della rassegna, anche la consueta Mostra di Arti Figurative nel foyer dell’Auditorio, in gemellaggio con la Associazione Nicola Zabaglia, giunta ormai alla XXXV edizione. Infine, è previsto un Forum e dibattito sul tema: Il Cinema Giovane Italiano nel rinnovamento, in programma mercoledì 22 marzo alle ore 19. 

Donne nell'Arte, l'8 marzo proiezioni, presentazioni e incontri con Registe Scrittrici e Giornaliste

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“Le donne nell’arte” è un’iniziativa promossa dall’associazione culturale Romarteventi e Cinema D'Autrice di Elena Tenga, in collaborazione con APOLLO  11  e la direzione artistica di Francesca Piggianelli.

- ANTEPRIME cortometraggi: “BAGNI” di Laura Luchetti, ”EGO” di Lorenza Indovina, “La slitta” di Emanuela Ponzano, presenti le registe

- LIBRI : presentazione di alcuni libri di successo alla presenza delle autrici tra cui citiamo Emanuela Mascherini con “Alice senza meraviglie” Valentina Tonelli con “Ascoltami in silenzio per raccontare di me”modera la giornalista e scrittrice Chiara Nucera

- CINEMA : incontri ed anticipazioni alla presenza della distributrice Lucy De Crescenzo della Europictures , la produttrice Pilar Saavedra della Moliwood films, la sceneggiatrice e regista Manuela Tempesta, la sceneggiatrice e produttrice Carlotta Bolognini, la regista Giovanna Gagliardo ed altre ospiti

- OMAGGIO  ad  Anna Magnani con annuncio  della quarta edizione “Premio Anna Magnani” alla presenza del direttore artistico Matteo Persica, autore di successo del libro dedicato ad Anna Magnani

- DIBATTITO: incontro sul tema “Le donne nell’arte....ieri…oggi…domani” con la partecipazione delle maestranze del panorama artistico, cinematografico e di stampa, registe, scrittrici, sceneggiatrici, giornaliste, produttrici e distributrici, modera la giornalista Anna Maria Piacentini.   

ORE 21:00 Film “APRI GLI  OCCHI”di Leyla Bouzid  biglietto 3.00 euro 

Festa della donna, 6 italiane su 10 la festeggeranno in cucina. Gli esperti: “Le amicizie si rafforzano tra i fornelli”

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Rafforzare le relazioni d’amicizia, fare nuove conoscenze e dare spazio alla creatività…in cucina. In occasione della festa della donna, ben 6 italiane su 10 (62%) festeggeranno ai fornelli la giornata dedicata al gentil sesso, lasciando da parte la routine quotidiana come lavoro, marito e/o fidanzato, per dedicarsi a pieno alle relazioni “in rosa”.
Le donne sono consapevoli che per divertirsi con le amiche non basta fare l’aperitivo al bar o andare in discoteca: a volte una serata organizzata a casa e in buona compagnia, è la ricetta ideale. Un esempio concreto arriva direttamente da Hollywood, dove star come Cameron Diaz, Drew Barrymore e Taylor Swift non perdono occasione per postare foto tra i fornelli in compagnia delle amiche. Una tendenza che oltreoceano viene definita “Share-Cooking” e che oggi coinvolge milioni di italiani. Ma qual è l’effetto che ha sulle donne cucinare insieme? Permette di migliorare la complicità tra amiche (58%), dimenticare per un attimo i problemi di coppia o famigliari (52%) e conoscere nuove persone (47%). Il segreto per la serata perfetta? Il primo passo è quello di condividere la lista della spesa (57%) attraverso chat condivise (75%) o liste broadcast (62%), che oggi rappresentano i mezzi ideali per organizzare una serata di gruppo.

È quanto emerge da uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana, condotto su un panel di 80 esperti tra psicologi e chef stellati, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per analizzare l’effetto dello Share Cooking e capire quale sarà il menù delle italiane in occasione della festa della donna.

“Cucinare insieme può incrementare il benessere delle persone, perché stimola la creatività, migliora l’autostima e il senso di autoefficacia – afferma la psicologa Martina Spelta -. Inoltre è un’utile strategia comportamentale di distrazione dallo stress e dalle preoccupazioni quotidiane. Questa attività svolta in compagnia di altre persone, in questo caso con delle amiche, diventa un’occasione per condividere degli interessi e le passioni trascorrendo del tempo insieme. Questo può essere quindi un campo fertile per la costruzione di nuovi rapporti e per il consolidamento di quelli già in corso. Darsi obiettivi comuni come ad esempio cucinare una nuova ricetta, imparare le tecniche l’una dall’altra e affrontare delle difficoltà insieme, permette di sviluppare la cooperazione, che è fondamentale per la costruzione della società e dei rapporti umani. Infine, proprio per tutte questi motivi, lo Share Cooking viene utilizzato negli USA dagli psicoterapeuti per aiutare le coppie a superare le crisi migliorando la comunicazione e la relazione”.
Passare una serata insieme, sperimentando e condividendo i piaceri della cucina. Ma quali sono gli argomenti più gettonati dalle donne che vengono affrontati mentre si è ai fornelli? Uno degli argomenti più “caldi” sarà sicuramente la vita sentimentale delle amiche (82%), il lavoro (75%) e lo shopping (65%). Ma cosa non deve mancare in una serata tra donne? L’atmosfera gioca un ruolo fondamentale, di conseguenza non può mancare la musica (65%).  La scelta di una playlist adeguata è molto importante e contribuisce a creare il mood ideale. Sottofondo delicato ad inizio serata, ritmo scatenato dopo una certa ora. Per rompere il ghiaccio non deve mancare un drink di benvenuto (58%) e un aperitivo (54%) a base di finger food semplice, ma ricco di stuzzichini preparati insieme alle amiche seguendo i gusti di tutte. Crostini con il salmone (65%), affettati (62%), sottoli (58%) e formaggi (55%) sono l’ideale per un pre-serata vincente.

“Un tempo a fine giornata o nel fine settimana ci si trovava attorno al tavolo per mangiare insieme – afferma Valeria Piccini, chef bistellata del ristorante Caino (Montemerano)-. Adesso invece ci si ritrova anche davanti ai fornelli della cucina che è diventata un luogo di condivisione. Mentre si preparano i piatti ci si confronta, si chiacchiera e si scambiano consigli culinari e non solo, anche confidenze. E tra donne è ancora più facile che succeda. Tra di loro nasce una forte complicità ed è una gioia mangiare un piatto che è stato scelto e cucinato insieme. Si deve cercare di accontentare i gusti di tutte: il menù deve avere piatti più leggeri, ma anche piatti più gustosi e golosi. Il mio menù per la festa della donna è composto da una passatina di ceci con calamaretti spillo e olio al rosmarino, seguito da bottoni cremosi di patate con cipolla al sale e tartufo nero pregiato. E poi baccalà cotto a bassa temperatura con verdure di stagione e olio al prezzemolo, con un finale a base di Dolce Arcobaleno, un dolce al cucchiaio guarnito con cialde di verdura, ciascuna con il proprio colore”.

Ma secondo gli esperti qual è il menù ideale per la festa della donna?  La cosa più importante è presentare un menù vario (72%), che comprenda piatti della tradizione e allo stesso tempo piatti alternativi per uscire dalla routine quotidiana. Alla base di tutte le pietanze non devono mancare pesce (65%) e verdure (62%). Le lasagne alla bolognese (69%) battono le melanzane alla parmigiana (65%), mentre una semplice pasta fresca al pesto (56%) precede il salmone al forno (52%). Tra le varianti, la lasagna resta in cima alle preferenze, ma nella versione alle verdure (48%), con zucchine (31%), carciofi (27%) e zucca (17%) come ingredienti principali. Al secondo posto il cous cous (39%), arricchito con carne di pollo (65%), peperoni (54%), carote (42%) e mais (35%). Al terzo posto sempre più gettonati i tagliolini al limone (27%), una ricetta semplice, ma innovativa. 

Una serata tra amiche non può prescindere da un’accurata organizzazione che nel nuovo millennio significa tecnologia. Infatti per non arrivare a casa con gli stessi prodotti o senza gli ingredienti necessari, app di messaggistica (78%), chat condivise 75%) e liste broadcast (62%) sono utili e corrono in soccorso delle donne, che riescono ad organizzare la serata con il minimo sforzo e in breve tempo. Una giornata che diventa l’occasione per postare selfie di gruppo (85%), foto dei piatti realizzati (78%) e dirette video (34%). Finito con la tavola, largo ai gadget e vestiti inusuali per serate a tema (54%) da ricordare, che costano poco e rappresentano un’idea creativa, fantasiosa e divertente. Possono essere impreziosite grazie a vecchi giochi che si facevano nell’adolescenza (47%) o, per le amanti del cinema, attraverso una maratona di film (42%).

Teatro Abarico, il 25 marzo "PSICOSI DELLE 4 E 48" con Rossella Rhao regia di Ivano Capocciama

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Sarà in scena al Teatro Abarico il 25 Marzo 2017 lo spettacolo PSICOSI DELLE 4 E 48 diretto da Ivano Capocciama e interpretato da Rossella Rhao.
Nel fatato e angusto spazio di una stanza di un vecchio palazzo, una bambola meccanica aspetta, da secoli, che qualcuno possa rimetterne insieme i pezzi, le gambe, le braccia, la testa e i capelli, per poter tornare a raccontare la sua storia. La bambola si desta da un sonno antico, forse è stata gettata in quella stanza da tempo immemore. La polvere le accarezza il corpo come accade alle cose antiche e una strana magia le ha donato la parola. Cosa accade al corpo di un pupazzo meccanico nel momento in cui, una volta liberatosi delle polveri da soffitta del tempo e dell'incuria, si ritrova, come in una storia di Collodi, improvvisamente dotato della parola e di un'anima tesa inesorabilmente verso la carne? La sua psicosi non è altro che disperata vitalità che scorre tra i cardini e le membra legnose della bambola, figura ibrida tra umano la cui metamorfosi innescherà il suo ultimo, burattinesco e pietoso spettacolo. 
Note di regia 
“Lo spettacolo, attraverso uno slittamento totale dell'orizzonte d'attesa dello spettatore, sposta la vicenda di Sarah Kane in un contesto «altro» in cui il personaggio tenta di rimettere insieme i frammenti di una condizione mentale (forse d'amore) che si staglia davanti agli occhi dello spettatore come il tentativo disperato di riconquista di una identità perduta. Attraverso le parole di Sarah Kane, la bambola meccanica, abbandonata nel proprio polveroso alveo sospeso a metà tra il gioco e la realtà, tra il sogno e il risveglio, tenta una evoluzione autofagocitante all'interno della quale non c'è posto per alcuna possibilità di redenzione o di riscatto. Non si assiste ad una riconquista della posizione eretta di darwiniana memoria, ma ci si libera dell'involucro meccanico attraverso una struttura fisica lacerante, radiografia epidermica di una mente ed eucaristia fisica di una vivificazione. La metamorfosi da automa a donna si traduce in uno schema registico che, con l'abilità d'un orefice d'altri tempi, incastona il martirio della protagonista in una cornice melodrammatica ove la musica e le azioni si fondono in un «arioso» (nel senso di aria d'Opera lirica) esperire del dolore in cui le mani, le braccia e il corpo intero tessono un percorso dello sguardo, un lento sprofondamento nella mortalità che metamorfizza la protagonista e ne racconta la propria sconfinata, atroce ed antica storia.” 
DURATA SPETTACOLO: 70 minuti 
Abarico Teatro Via dei Sabelli, 116 
00185 Roma 
tel 06-98932488 - +39 329/6963504 – 
email info@abarico.it 
Orario spettacolo: ore 21.00 Prezzo biglietti: €10,00 (si consiglia la prenotazione)

#IMWOMAN, LA CAMPAGNA SOCIAL 2.0 CHE CELEBRA L’ORGOGLIO FEMMINILE

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Celebrare l’orgoglio femminile sempre più protagonista oggi a ogni livello sociale, ma troppo spesso ostacolato e calpestato. È questo il messaggio della campagna #ImWoman promossa in vista dell’8 marzo dall’associazione culturale Libreriamo (www.libreriamo.it), che ha dato voce a mamme, manager, professioniste, studentesse, nonne e casalinghe per raccontare in un video virale cosa vuol dire essere donna oggi.
Il video, che ha già prodotto migliaia di views e condivisioni, è la punta di diamante di una vera e propria campagna 2.0 con cui Libreriamo invita ogni donna a festeggiare l’orgoglio femminile attraverso foto di vita quotidiana, ma anche opere d’arte, fotografie d’autore, libri e scene cinematografiche con l’hashtag #ImWoman.
“Con questo video vogliamo celebrare la donna - afferma Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo - , non solo ispiratrice di grandi opere artistiche, ma soprattutto protagonista della società e del mondo culturale. Infatti, come dimostrano gli ultimi dati Istat, la lettura è un’abitudine prevalentemente femminile. Probabilmente perché le donne sono più appassionate, si emozionano di più e non sono disposte a rinunciare a quel mondo immaginifico racchiuso tra le pagine di un libro. Questo video e la campagna nascono proprio per celebrare il connubio donne-cultura e in generale la rilevanza del ruolo della donna all’interno della società e per farlo abbiamo deciso di sfruttare la viralità dei social più popolari.”
Ma cosa vuol dire oggi essere donna? È questa la considerazione da cui è partito Libreriamo, la community che racconta Storie di chi ama la Cultura. Tanti sono stati i messaggi e le riflessioni delle donne che hanno dato il via alla campagna #ImWoman: “essere donna non significa adattarsi a uno schema imposto dalla società, che vede la realizzazione della donna nel ruolo di moglie, di madre, di devota alla causa familiare. Non significa neppure rinunciare alla propria femminilità per avvicinare con arroganza il mondo maschile, per chiedere una dovuta parità di diritti ma facendolo sul piano sbagliato”

“Essere donna è qualcosa di grande, di magico, vuol dire molto di più di quanto spesso viene raccontato: vuol dire avere il coraggio di affrontare la vita con quella forza interiore che da sempre contraddistingue le donne, quella forza che fa superare gli ostacoli che il destino pone davanti, sapendo che ogni linea di arrivo è la linea di partenza verso un nuovo traguardo, vuol dire smettere di indossare le proprie lacrime come gioielli per nascondere i problemi agli occhi di chi non sa vederli”.

L’iniziativa vivrà sulle pagine Facebook, Twitter e Instagram di Libreriamo. Oltre a pubblicare le immagini sui diversi canali social, occorrerà inserire l’hashtag #ImWoman e la mention @Libreriamo. Momento clou della campagna su Twitter sarà il 7 marzo, giorno in cui verrà rilanciato l’hashtag #ImWoman per farlo entrare nelle tendenze italiane di Twitter. L’obiettivo della campagna è quello di stimolare la condivisione di pensieri sulla condizione della donna, per spingere quante più persone possibili a riflettere sull’importanza e sul valore che le donne hanno nella società di oggi. 

AMIT, ANTIBIOTICO-RESISTENZA "MINACCIA DEL SECOLO": 700MILA DECESSI OGNI ANNO

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Si svolge giovedì 9 e venerdì 10 marzo a Milano, presso Palazzo Castiglioni in Corso Venezia 47, il 6° Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali, organizzato e presieduto dal Prof. Marco Tinelli, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive e Tropicali - Azienda Ospedaliera di Lodi, nonché Segretario Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
Nella due giorni di approfondimento su batteri, patologie e nuovi rimedi, oltre trecento gli specialisti provenienti da tutta Italia e dall’estero, con le relazioni di tanti specialisti internazionali.
IL CONGRESSO - Il VI° Congresso AMIT ha identificato come scelta iniziale delle varie sessioni scientifiche programmate alcuni argomenti particolarmente innovativi. Parliamo della “Medicina di Precisione” (un approccio emergente di trattamento e prevenzione delle malattie che tiene conto della variabilità individuale di geni, ambiente e stili di vita di ciascuna persona), del ruolo del Microbiota (la flora intestinale, considerata ormai un vero e proprio organo a sé stante che determina, se alterata problemi alimentari e favorisce le infezioni) e dei nuovi metodi di diagnostica microbiologica, sempre più basati sulla caratterizzazione genotipica.

Tra gli altri argomenti, anche le micobatteriosi nella popolazione migrante, la gestione delle polmonite correlate all’assistenza in ospedale e comunità, le linee guida sugli antibiotici e il futuro per epatiti e HIV. Ma il primo problema su cui si discuterà è quello relativo all'antibiotico-resistenza, la vera minaccia globale del XXI secolo, che potrebbe provocare nuove epidemie e milioni di morti.

"Il dato epidemiologico sull’evoluzione delle resistenze in Italia rimane un argomento fondamentale su cui ragionare sia per adottare provvedimenti di controllo delle infezioni che per la terapia. Infatti i Piani di Controllo internazionali e nazionali devono avere sempre come base il dato epidemiologico sia su vasta scala che regionale, pur dovendosi adattare a varie realtà assistenziali differenti come l’ospedale, le strutture socio-assistenziali come le RSA ed il territorio vero e proprio. Obiettivo primario è impostare una corretta gestione degli antibiotici, la cosiddetta “antibiotic stewardship”, che non deve avere un’impostazione organizzativa “compulsiva” ma partecipativa di tutti gli interlocutori del sistema guardando soprattutto gli esiti finali".

IL PROBLEMA DELL'ANTIBIOTICORESISTENZA - L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) calcola che circa 700.000 decessi  all’anno sono causati dall’antibiotico-resistenza e che se questo trend continuerà a crescere oltre il 40%, potrebbero morire circa 9 milioni e mezzo di persone ogni anno, confermando i dati riportati dall’ONU. Per ogni persona con infezione causata da antibiotico- resistenza, l’OCSE stima che ogni ospedale spenda da 10.000 a 40.000 dollari per le cure necessarie.  L’effetto di questa situazione sul PIL complessivo dei paesi OCSE  potrebbe comportare entro il 2050 una spesa astronomica di 2,9 trilioni di dollari ovvero 2900 miliardi.

LE CAUSE DELL'ANTIBIOTICORESISTENZA - Tra le cause principali, la scarsa tendenza a lavarsi frequentemente le mani. Questa è particolarmente rilevante in Italia, dove l’uso delle soluzioni alcoliche usate come detergenti risulta essere tra i più bassi nella Unione Europea. Altre cause sono la non oculata ed inappropriata  gestione degli antibiotici, negli animali da allevamento, nel territorio, il trasferimento genico delle resistenze da un battere all’altro e l’esagerato turn-over dei pazienti nelle strutture sanitarie (ospedali, RSA) dovuto ad una cronica mancanza di posti letto. Negli ospedali italiani, infatti, si contano 24.000 letti in meno negli ultimi 5 anni. 

LOMBARDIA - La Lombardia è la regione italiana dove ci sono più strutture ospedaliere per malati critici.  Presso tali pazienti si sviluppano più facilmente infezioni anche gravi molte delle quali da batteri ad alta resistenza agli antibiotici. Il problema è la gestione della terapia antibiotica, la cosiddetta “antibiotic stewardship”  dove in Lombardia, come nel resto d’Italia, non sempre  e non ovunque sono stati sviluppati dei programmi ancora efficaci di gestione per la corretta somministrazione degli antibiotici specie nei pazienti a più alto rischio di infezione come gli immuno-compromessi (trapiantati, neoplastici, anziani, ecc).

A preoccupare particolarmente è la percentuale elevate di anziani over 70 con infezioni gravi, in particolar da enterobatteri , batteri che normalmente sono i principali componenti della flora batterica intestinale e non danno problemi. Nelle persone fragili come l’anziano possono diventare virulenti e dare origine ad infezioni anche molti gravi. Tra questi batteri il più diffuso è l’E. coli ma il più pericoloso è la Klebsiella pneumoniae. Il problema nell’anziano in Lombardia è particolarmente sentito perché è la regione d’Italia a più alta densità di posti letto per abitante (28,3 per 1000 abitanti) nella case di riposo (le RSA).  Presso tali strutture si riscontrano percentuali elevate (anche del 50%) di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici più comuni.

Edwige Fenech, "Cara Edwige ti scrivo": su Cielo il ciclo di film dall'8 marzo al 12 aprile

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In occasione della festa della donna, Cielo rende omaggio a una delle interpreti più affascinanti del cinema italiano degli anni ’70: Edwige Fenech. 

Dall’8 marzo al 12 aprile, ogni mercoledì alle ore 23.00, andrà in onda su Cielo (DTT canale 26, Sky canale 126 e TivùSat canale 19), “Cara Edwige ti scrivo”, un intero ciclo di film dedicato all’attrice, icona senza tempo di bellezza e sensualità.
L’attrice di origini italo-algerine grazie alle sue forme procaci e a una smisurata carica seduttiva ha conquistato intere generazioni. Chi non ricorda le sue proverbiali docce spiate dal buco della serratura? 

Con questo ciclo di film, veri e propri cult per gli appassionati, Cielo propone uno spaccato dell’Italia degli anni ’70, ripercorrendo al contempo alcune delle tappe della carriera di Edwige Fenech. Il primo appuntamento è con “Lo strano vizio della signora Wardh” di Sergio Martino, in onda domani, mercoledì 8 marzo, alle ore 23.00. Si prosegue poi nelle settimane successive, sempre il mercoledì in seconda serata, con “I peccati di Madame Bovary” (15 marzo) di Hans Schott-Schöbinger, “Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?” (22 marzo) di Giuliano Carnimeo, “Anna, quel particolare piacere” (29 marzo), sempre di Giuliano Carnimeo, “Giovannona Coscialunga disonorata con onore” (5 aprile) di Sergio Martino e, infine, “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda” (12 aprile) di Mariano Laurenti.

Synaesthetic Motion, uscito il nuovo EP degli Elektrolabio

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Synaesthetic Motion, il nuovo EP degli Elektrolabio, è parte del concept Synaesthetic e desidera mostrare un carattere più definito in termini di produzione rispetto ai lavori precedenti.

L’atmosfera di Synaesthetic avvolge i sensi nella loro totalità ed indaga tutte le sfaccettature che coesistono in noi, sebbene sembrino opposte e discordanti. Dal lato energico e ludico, a quello riflessivo e introspettivo, c’è una parte di noi che vuole rinascere, osare, lanciarsi alla scoperta del mondo: Synaesthetic Motion vuole stimolare quella travolgente energia vitale dettata dal ritmo. 

Dance, progressive house ed elettronica si mescolano alla ricerca del dettaglio e alla pulizia dei suoni e delle voci; la maggiore attualità degli arrangiamenti e il caratteristico tocco ambient e chill del gruppo, completano la formula vincente degli Elektrolabio.

Elektrolabio è il progetto musicale electropop/dance/sperimentale fondato dal cantautore e produttore Alek tra le cantine della provincia milanese: nasce dall'esigenza di comporre musica a 360°, spaziando tra vari generi ed utilizzando soprattutto synth e drum machine. Nel giugno del 2010, viene pubblicato sui più importanti digital store Relax House, il primo esperimento che, con la voce di Bernadette, vede emergere le primordiali sonorità deep house e chillout del progetto. 

Nel luglio 2012 si apre una collaborazione in studio con l'autore e musicista TQM, che porta alla pubblicazione di Transitional. L'album ottiene riscontri molto positivi dal web guadagnandosi l’interesse di radio locali e webmagazine. 

Il 2013 è l’anno della pubblicazione del primo videoclip di Elektrolabio City Lights, presente su YouTube ed estratto da Transitional, in cui Alek è non solo interprete, ma anche film-maker tra le strade di New York. Tra il 2013 e il 2016 il progetto si evolve grazie al ritorno di Bernadette in qualità di “female voice” ed autrice. Synaesthetic Motion è il primo EP del concept Synaesthetic.

Nel web: www.elektrolabio.com

Il silenzio e le ipocrisie sulla strage di Cefalonia: il nuovo libro di Vincenzo Di Michele "Cefalonia, Io e la mia storia"

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È una lettura vissuta a pelle sullo sfondo familiare e soprattutto al femminile quella che Vincenzo Di Michele ripercorre da quei giorni fino a oggi. Nel suo nuovo romanzo storico “Cefalonia, Io e la mia storia” (Editore il Cerchio), Di Michele rilegge una delle pagine più buie della storia italiana da una prospettiva diversa: le angosce e le attese delle mamme e delle mogli che attendevano il ritorno dal fronte dei loro cari.

Partendo da fatti realmente accaduti, lo storico e saggista rivive in prima persona gli avvenimenti di quel settembre del 1943 quando l’esercito italiano, dopo la proclamazione dell’armistizio, si dissolse nel nulla. «Il dramma della seconda guerra mondiale e quella crudele carneficina di Cefalonia vengono narrate attraverso le voci e le testimonianze di quelle mamme e di quelle mogli che attendevano il ritorno dal fronte dei loro figli o mariti», spiega l’autore. Nel suo racconto vissuto a pelle, Di Michele narra in prima persona le attese della sua famiglia. «Ci sono le voci di mia bisnonna, di mia nonna e di mia mamma che hanno vissuto con angosciosa trepidazione tanti e poi tanti anni. Un’attesa di veder tornare “il loro Caro” che poi al dunque è stata vana», aggiunge Di Michele. Ma anche «c’è il racconto, preso da un diario inedito, di quel soldato che ha fatto di tutto per sopravvivere alla tragedia della guerra pur di far ritorno a casa per riabbracciare la propria moglie e quella figlia di 7 anni che non  aveva mai conosciuto».

La ricostruzione della strategia militare passa in secondo piano per lasciare spazio ad un dramma personale che porta ad un racconto autobiografico. In una narrazione personale e con piglio a tratti provocatorio, l’autore chiama in causa il lettore mettendo in evidenza il passato del suo Paese, che è anche il passato sofferto di tante famiglie italiane che hanno avuto un disperso in guerra.

I fatti storici, letti con le lenti della vicenda personale, assumono nuovi contorni e nuove prospettive. E il risultato non è per nulla scontato. A partire proprio da come il generale Antonio Gandin era solito rivolgersi ai propri soldati: “Dodicimila figli di mamma tutti obbedienti agli ordini” per arrivare a come e perché quella strage di Cefalonia stracolma di sangue e vite umane stroncate nel fiore degli anni, di certo si poteva evitare.

VINCENZO DI MICHELE (1962), libri pubblicati: “La famiglia di fatto”, un’analisi della convivenza more uxorio; Io prigioniero in Russia, oltre 50.000 copie e vincitore di premi alla memoria storica; “Guidare oggi”, un manuale per le problematiche stradali; “Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso”, una revisione storica sulla prigionia del Duce a Campo Imperatore; “Pino Wilson, vero capitano d’altri tempi”, la biografia ufficiale dello storico calciatore della Lazio campione d’Italia nel 1974; “Come sciogliere un matrimonio alla Sacra Rota”, un’inchiesta sull’iter di annullamento dei matrimoni innanzi ai Tribunali ecclesiastici; “L’ultimo segreto di Mussolini”, quel patto sottobanco tra Badoglio e i tedeschi e i retroscena dell’operazione Quercia sulla liberazione di Mussolini; “The Last secret of Mussolini”, the undercounter pact between Badoglio and the Germans.  “Cefalonia , Io e la mia storia” un racconto autobiografico sullo sfondo degli avvenimenti bellici dell’eccidio di Cefalonia del settembre 1943.

Endless Harmony, uscito "Hyperspace" nuovo singolo con annesso video del gruppo veronese

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VERONA - È il brano title track del disco “Hyperspace” il primo videoclip pubblicato online nato dalla collaborazione degli Endless Harmony con la Run Academy di Gaetano Morbioli. La collaborazione con l’officina creativa Run Academy ha visto la realizzazione di quattro videoclip professionali affidati al team diretto da Gaetano Morbioli e dal professor CarloTombola che vedranno la pubblicazione durante l’anno.

«Il video di “Hyperspace” è stato girato al Ponte di Veja - racconta la band - il ponte naturale di pietra situato fra i monti veronesi: è stata per noi una grande emozione trovarci sul dorso del ponte a suonare la nostra canzone ripresi da telecamere e droni. I ragazzi della Run Academy hanno fatto davvero un gran lavoro e hanno saputo cogliere al meglio l'essenza di “Hyperspace”».
Gli Endless Harmony, giovanissimi, hanno avuto un anno da incorniciare a cui si aggiunge questa prestigiosa occasione: dopo l’uscita di “Hyperpace” la band ha vinto il contest “Obiettivo BluesIn” salendo sul main stage del Pistoia Blues 2016, ha ottenuto passaggi radiofonici nel circuito rock, numerosi concerti ed apertura importanti a MorganFinley e molti altri. I prossimi live sono previsti: il 9 Marzo ore 15:00 al Centro Commerciale Valecenter (presso negozio Jack Jones) di Marcon (VE), alla Biblioteca di Sona (VR) il 14 marzo (ore 20:30) ed all’inaugurazione del Centro Commerciale Verona Adigeo il 30 marzo (presso negozio Jack Jones).
Gli Endless Harmony sono formati dalla italo/dominicana Pamela Pérez alla voce, Francesco “Tyron” Tagliaferro al basso, Federico “Fit” Costanzi alla chitarra e Giuseppe “Saggio” Saggin alla batteria. Nel 2013 partecipano a diverse serate e concorsi tra cui anche la partecipazione a CapiTalent su Radio Capital che inizia a dare alla band una visibilità nazionale. Nel 2014  firmano con l’etichetta Vrec di davvero comunicazione ed iniziano la pubblicazione di una trilogia di singoli corredati da rifacimenti di celebri brani del rock internazionale: “Ticket To Wonderland/Because of You” e “Blur/Whole Lotta Love intervallati dalla partecipazione al cd “A Tribute To Kurt Cobain and Nirvana” dove hanno proposto “Pennyroyal Tea”. L’inedito “Independent” è inserito nella compilation “Pistoia Blues Next Generation” del 2015. A Capodanno 2015 si esibiscono in Piazza Bra dove ottengono un ottimo riscontro grazia alla rivisitazione in chiave acustica del brano “Hello” di Adele. Nel 2016 esce “Hyperspace” prodotto da PietroForesti su etichetta Vrec/Audioglobe. A giugno 2016 vincono il contest Obiettivo BluesIn aggiudicandosi il mainstage del Pistoia Blues Festival il 9 luglio 2016.
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