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GUNASH, uscito "Death Comes” nuovo singolo dell’Alternative Rock Band italiana

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"Death Comes” (video) è titolo del nuovo singolo dell’Alternative Rock Band italiana GUNASH, registrato presso i Fonogenic Studios di Los Angeles con la straordinaria partecipazione di RAMI JAFFEE dei Foo Fighters in qualità di tastierista e Produttore Artistico. 

Il brano sarà presente nel nuovo album “Great Expectations” in uscita a Marzo 2017 in Cd, Vinile e digitale per la Go Down Records, ed è accompagnato da un Videoclip interamente realizzato dall'etichetta di video-produzione BABYLONFilm. 

“Death Comes” è una canzone che ci invita a non chiuderci in noi stessi e a non fingere d’essere qualcun altro perché, dal momento che non si può sfuggire alla Morte, tanto vale prendere la vita di petto.

Il video è il culmine di un progetto che ha visto la sua nascita nei primi mesi del 2016 e che prende spunto da titoli come “The Snatch”, “Ghost Rider” e “Warrior”. Un progetto ambizioso che punta in alto, e lo fa anche con la presenza della Rock Star Losangelina Rami Jaffee, il quale presenzia nel videoclip come figura “spettrale”.

Mukti Echwantono, intervista al giovane fotografo indonesiano di immenso talento artistico dalle sorprendenti e metamorfiche immagini fotografiche

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Ho incontrato via Skype Mukti Echwantono, fotografo indonesiano di grande talento artistico e con una tecnica straordinaria. Mukti è nato a Malang, Jawa Yimur, in Indonesia. Comincia ad amare e a coltivare la passione per il mondo della fotografia nel 2006.
Mukti ama tantissimo la fotografia mistica e suggestiva che ha fortemente influenzato la sua tecnica e il suo modo di creare immagini uniche e molto originali. Ritiene che la bellezza della fotografia non è necessariamente legata alla foto concepita nella sua luminosità e pulizia. L'arte della fotografia, a suo avviso, è anche un modo di cultura che dobbiamo imparare ad acquisire rispetto al senso della fotografia, al suo significato; una foto che non dovrebbe essere legata solo alla bellezza di chi la guarda, alla bellezza per i nostri occhi. Mukti ritiene che l'arte della fotografia deve essere in grado di colpire al cuore, e generare la tristezza e l'oscurità nell'osservatore. Una foto artistica deve essere in grado di dare forti emozioni che sono le stesse emozioni che fanno parte della vita quotidiana di un uomo o una donna di tutti i giorni.

Mukti benvenuto, e grazie di avere accettato di fare questa intervista con me. La mia idea, che ho avuto di recente, è quella di dare visibilità attraverso delle interviste-conversazioni, non solo alle grandi star di fama internazionale e di fama italiana, ma anche a giovani e giovanissimi artisti; per gli artisti che, anche se hanno molto talento, non hanno, o non hanno ancora avuto l'opportunità di farsi conoscere al grande pubblico italiano; ad artisti come te che hanno grande talento, ma che poche persone conoscono in Italia.

Detto questo, Mukti, per iniziare questa conversazione, cosa vorresti dire ai nostri lettori che ti vogliono conoscere meglio dal punto di vista umano e professionale?

Mi piacerebbe invitare il lettore ad osservare la mia opera da lati diversi, da diverse prospettive, e vorrei rappresentare artisticamente quello che ho visto e che è impresso nella mia mente attraverso l'arte della fotografia.

Bene Mukti! A proposito di cultura, mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di una bellissima frase incisa nella grande frontale del "Teatro Massimo" di Palermo, famoso perché costruito da due dei più grandi architetti del XIX secolo, Giovan Battista Filippo Basile e il figlio Ernesto Basile. Il Teatro Massimo di Palermo è il secondo più grande d'Europa per grandezza e capienza di spettatori e possiede una qualità acustica terza in Europa solo dopo l'Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Il Teatro è una vera e grandissima Opera d'Arte dove si mischiano tantissimi approcci culturali ed espressioni artistiche. La frase incisa sul Frontale è questa: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire».
Mukti, letta questa frase come artista, cosa ti viene in mente, che cosa ti ispirano queste parole che desideri condividere con i nostri lettori?
Gli esseri umani sono creature che hanno la capacità di creare la bontà, la verità, la giustizia, e la responsabilità. Come creature civili, gli esseri umani utilizzano il loro intelletto per creare la felicità, sia per sé stessi che per la comunità, per la perfezione della vita attraverso la creazione di una cultura. Inoltre, gli esseri umani sono in grado di creare, di essere originali, di aggiornare, migliorare, sviluppare e migliorare qualunque cosa per il bene della vita umana. E l'arte, credo, è una parte di tutto questo. (Sorride!).

In effetti hai ragione Mukti, l'arte oggi è solo una parte dell'evoluzione civica e culturale dell'uomo e della donna moderna. Ma resta il fatto che è la migliore forma di espressione della creatività e del talento umano che sicuramente può essere un esempio e può fungere da stimolo per molte persone che amano la bellezza e la creatività umana pe essere proiettati in un futuro migliore!
Come è iniziata la tua passione per la fotografia?
Quando ho iniziato a sentire tutti gli eventi che accadevano intorno a me, e l'idea di quello che avrei dovuto fare per rappresentarli nelle mie opere.

Mukti, è molto interessante quello che hai detto! È come aver ricevuto una chiamata dal cielo, un'ispirazione improvvisa che veniva da sopra, che ti ha portato a fare questa meravigliosa professione artistica: l’arte della fotografia. Mi piace molto quello che hai detto.
Mukti, come ha avuto inizio la tua carriera? Quali difficoltà hai trovato all’inizio di questa professione?

Le difficoltà che ho avuto all'inizio sono state il mio particolare tipo di lavoro in contrasto con l'attuale tendenza artistica della fotografia, presente in quel periodo in tutto il mondo dell'arte visiva, della fotografia. Ecco perché la maggior parte del mio lavoro era a tema cupo e scuro, forse anche troppo buio per alcune persone culturalmente abituate a vedere l'arte della fotografia da una prospettiva diversa!
Mukti, infatti, la tua arte fotografica è molto, molto speciale. Mi piace veramente. Penso che tu sia un genio della fotografia moderna. Dico questo perché con le tue foto fai vedere delle prospettive, delle immagini, che altrimenti non sarebbero mai viste. E poi le tue foto colpiscono come dardi, positivamente, naturalmente! E tutte le opere che crei con le tue foto sono pure, innovative e trionfa la creatività! Penso che sia così.
Mukti, io sono un grandissimo lettore, in particolare del più grande scrittore del profondo dell'animo umano della storia della letteratura mondiale, tanto per rimanere in tema di Cultura. In uno dei suoi romanzi più conosciuti e più belli, “Memorie dal sottosuolo” pubblicato nel 1864, Fëdor Michajlovič Dostoevskijparla, tra le righe, della “Teoria dell'Umiliazione”. A partire dagli anni '90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico che parte dal presupposto che: “Sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono di noi!”
Mukti, hai mai sofferto per le umiliazioni professionali che hai subito e che hanno lasciato il segno nella tua anima, ma allo stesso tempo ti hanno fatto crescere professionalmente, e ti hanno dato più spinta e più forza per andare avanti e continuare nella tua carriera artistica molto singolare e molto affascinante?

Io ne ho subite di umiliazioni, Andrea. Ma penso che quelle persone che mi hanno umiliato non hanno capito quello che stavo facendo in quel periodo, quello che faccio ora, quello che faccio oggi con la mia arte! Avevo capito che questo tipo di umiliazione mi avrebbe reso più forte, più motivato a lavorare sodo e con più determinazione e passione. Fu così che alcune di quelle persone hanno cominciato a vedere qualcosa di interessante nel mio lavoro. E sono stato felice per questo! (Sorride!).

È vero il detto che nulla di importante è stato creato senza il sacrificio, il dolore, l'umiliazione, il sudore della fronte, il duro lavoro, lo studio, il talento e la passione! Penso che sia il cuore di quello che hai detto! Se non c'è tutto questo, non puoi mai essere un vero artista. Questo fenotipo di "no-artista", fugge alla prima delusione, alla prima difficoltà. Un artista di grande talento, che ha la passione, non molla mai, non rinuncia al suo talento e alla sua passione. Anche quando la sua arte non è riconosciuta come tale. E per fare un grande esempio storico, uno dei più grandi innovatori delle arti visive, che non ha mai goduto del riconoscimento della sua straordinaria arte, della sua pittura troppo innovativa per il tempo in cui ha vissuto, per la sua breve vita, è stato Vincent Willem van Gogh (1853-1890)! (Sorrido!).
Mukti, tu sei un giovane fotografo, ma di grande talento e di sicuro successo (incrociamo le dita!). Perché, secondo te, oggi la gente ti riconosce come un genio della fotografia? Che cosa hai fatto che ha suscitato questo grande interesse internazionale per il tuo lavoro?

Ho solo rappresentato con la mia macchina fotografica la realtà che stava accadendo intorno a me. A volte, lo so, forse la mia arte è difficile da capire per la maggior parte delle persone. Ma sono sicuro che chi ama le arti visive, inizia ad interessarsi, perché l'esperienza che accade nella loro vita e che vivono tutti i giorni, io la riproduco e la ri-creo nella mia arte, quella della fotografia. Su una delle mie Opere, una volta, ho ricevuto una mail da una persona che aveva visitato una mia mostra. Dopo aver visto uno dei miei lavori, si ricordò di sua sorella che aveva lasciato la sua famiglia, e che da allora non aveva mai più rivisto o incontrato. Questo probabilmente rende il mio lavoro interessate. E per me questo è molto importante!
Mukti, infatti, la tua arte è molto suggestiva, onirica, stimola la fantasia e la creatività di chi guarda il tuo lavoro … l’elemento straordinario delle tue immagini è quello di dare all'osservatore un ruolo importante: forgiare la sua anima all'interno dei tuoi lavori per innescare emozioni forti! E questo è un talento che solo i grandi artisti possiedono!
Mukti, per diventare il fotografo professionista che sei oggi, cosa hai fatto? Come hai imparato questa splendida arte? Chi sono stati i tuoi "Maestri d'Arte"? Come hai migliorato nel corso del tempo la tua capacità espressiva attraverso le immagini?

Ho imparato questa arte leggendo centinaia di libri di fotografia e di arte visiva, e allo stesso tempo, confrontandomi in lunghe conversazioni e discussioni con alcuni dei più grandi maestri dii arte visiva del mio paese.

Mukti, per fare al meglio il tuo lavoro dove ti piacerebbe vivere? Qual è il Paese che ami di più che ritieni possa darti una marcia in più?

Se fosse possibile, mi piacerebbe vivere e lavorare in Europa o negli Stati Uniti d’America! Chissà che un giorno non accada!
Hai ragione Mukti, infatti sono i due continenti in cui questo tipo di arte ha più successo e dove ci sono più opportunità di lavoro. Anche se oggi ci sono nuovi paesi emergenti che danno molto spazio all'arte, come l'Australia, il Sud Africa, il Canada ... e altri grandi Paesi ancora!
Hai mai pensato di lasciare tutto? Hai mai pensato di rinunciare alla tua passione per le foto?
Sì, mi è capitato. Mi sono fermato per un anno e ho pensato di lasciare tutto. Ma la mia passione per la fotografia era troppo forte, e così dopo un anno sono tornato sui miei passi e ho iniziato di nuovo a fare foto. Così ho deciso di dedicare tutto il mio tempo alla fotografia, alla mia arte! (Sorride!). In quell'anno ho capito che non ero in grado di fare altro, non ero nelle condizioni di lasciare la fotografia! (Sorride di nuovo!).
Cosa hai detto ai tuoi genitori quando li hai informati che volevi fare questo lavoro per la vita? Una professione dura, difficile e piena di insidie?
I miei genitori mi hanno sempre dato la massima libertà di esprimere le mie qualità, il mio talento e quelle che sono le mie passioni.
Dal quando hai iniziato ad esercitare questa professione a tempo pieno, qual è la cosa più bella che hai vissuto e che ti piace ricordare? E la cosa peggiore?
La cosa più incredibile che ricordo di più è quando il mio pubblico mi ha parlato delle sensazioni e dei ricordi che avevano sperimentato guardando la mia opera, le mie immagini, le mie foto, e in che modo il mio lavoro si rifletteva nella loro anima.
Io per fortuna non ho brutte cose da ricordare! Cerco sempre di amare tutti e di comprendere tutte le difficoltà che ho avuto, dare loro un senso, imparare dagli errori e proseguire lungo la mia strada.
Mukti, bellissime parole! Ma saprai certamente che non è così per tutti gli artisti. Sei stato fortunato, come hai detto tu stesso. In Europa e negli Stati Uniti le difficoltà che un artista deve affrontare per emergere sono molto più grandi e più difficili. Ma per te, lo sapremo solo quando ti trasferirai in Europa o negli Stati Uniti per esprimere il tuo talento e diventare una Big Star delle arti visive e un Artista di grande successo. Perché è questo quello che io vedo nelle tue fotografie: il talento straordinario e l’impressionante capacità di innescare nell’osservatore delle tue foto delle emozioni fortissime e talvolta devastanti. Ma … fingers crossed, naturalmente! Devi solo trovare la forza e il coraggio di percorrere nuovi campi di battaglia!
Mukti, hai mai dovuto scendere a compromessi, per andare avanti nel tuo lavoro? In Italia spesso e, purtroppo, questo è un "must". Qual è stata la tua esperienza in questo senso?
Queste cose accadono in tutti i paesi del mondo! A volte dobbiamo scendere a compromessi per percorrere una strada migliore. Ma io posso farlo fino a quando non ho da sacrificare i miei ideali e la mia moralità. Solo in questo caso posso accettarlo.

In questo hai ragione, Mukti, c'è un confine oltre il quale non si deve mai andare. Vi è una soglia che non si dovrebbe mai oltrepassare per rimanere un vero artista. Oltrepassare quel tipo di confine, superare quella soglia, significa diventare un'altra cosa; che vuol dire prendere una strada di non ritorno che non è più la strada del vero e puro artista, ma quella di un artista che ha venduto la sua anima! Io la penso così, Mukti! Un po'come la storia di Dorian Gray nel bellissimo romanzo di Oscar Wilde (1854-1900) "Il ritratto di Dorian Gray"; oppure il Faust che fa un patto scellerato con Mefistofele nel bellissimo poema drammatico omonimo di Johann Wolfgang von Goethe! (Sorriso!).
Quando eri un bambino, quali erano i tuoi miti nel mondo della fotografia? Chi sono stati i tuoi maestri? Chi ti ispira come fotografo di comprovata esperienza e di grande successo?
Ho alcuni artisti che mi hanno ispirato molto e che ammiro tantissimo. Sono indonesiani: il Maestro Fendi Siregare il Maestro Ray Bachtiar Dradjat. Ho avuto diverse occasioni per discutere con loro di fotografi europei e americani. Ammiro il lavoro dell'italiano Paolo Roversi, del tedesco, naturalizzato australiano, Helmut Newton, e dell’americana di origine italiana, Francesca Woodman(1958-1981), aveva un grande talento, ma morì molto giovane!
Tutti loro sono o sono stati grandi talenti e grandi innovatori, Mukti! Hai scelto bene le tue ispirazioni, non c'è che dire!
Chi sono invece le top-model che vorresti avere a tutti i costi per i tuoi lavori? Ci sono fotografi che non possono fare a meno delle loro top-model preferite e li chiamano sempre. Tu, Mukti, hai delle modelle o delle attrici privilegiate che desideri avere sempre a portata di mano per realizzare le tue opere, per esprimere al meglio la tua arte?

Il mio sogno è quello di lavorare con Milla Jovovich e realizzare per lei un grande servizio fotografico, una grande opera di fotografia (sorride!). Sì, ho delle foto-modelle preferite. Credo che non tutte le foto-modelle siano le stesse: con alcune si possono realizzare alcuni lavori, con altre se ne possono fare di diversi. Non sono intercambiabili, per dirla in una parola.
Cosa ne pensi delle arti visive italiane degli ultimi cinque/sei anni? Conosci le arti visive italiane di oggi?
Non sono mai stato in Italia. Ho semplicemente lavorato per esporre il mio lavoro in Italia nel 2012.
Hai in mente un fotografo italiano dal quale desideri imparare qualcosa della sua arte? Se sì, perché?
Come ho detto prima, mi piacerebbe molto lavorare con Paolo Roversi. Spero che un giorno ci sarà questa possibilità. Mi piacerebbe moltissimo imparare da lui! (Sorride!).
A cosa stai lavorando adesso, Mukti? Quando potremo vedere il tuo prossimo lavoro? E dove?
Probabilmente tra uno o due mesi saranno pubblicate due delle mie opere.
Attualmente sto preparando questo mio progetto che ritengo molto importante.
In quale città italiana ti piacerebbe esporre una mostra? E perché?
Le mie opere sono state esposte a Pordenone e a Roma! Per diversi motivi non ero lì! Due città così importanti potrebbero essere certamente l'obiettivo iniziale per andare avanti nella mia carriera! (Sorride!)
Sono sicuro, Mukti, che l’Italia potrebbe essere un grande inizio, per poi passare al resto d'Europa!
Come si fa a gestire la vita relazione, l'amore, con il duro lavoro che fai e con l'intensità di quello che crei?
Per dare equilibrio alla mia arte e alla mia professione, spesso vado in montagna per condividere alcuni momenti della mia vita con i miei migliori amici.
Un'ultima domanda, Mukti. È una domanda che mi piace perché ci fa improvvisamente fare un salto nel tempo passato, a quando eravamo bambini e avevamo i nostri sogni e le nostre belle speranze: ce l'hai un sogno che ti porti dentro da bambino? Un sogno che oggi vorresti realizzare? Vuoi dirci qual è il sogno che ti porti dentro e perché proprio questo?
Ho un sogno che sto ancora cercando di realizzare. Voglio lavorare per la mia arte. Voglio cambiare la forma in un libro di fotografia. Questo è il mio sogno da quando ero un bambino che sognava di diventare un grande fotografo. Un giorno ho letto le parole scritte da un anonimo: «La vita senza sogni è un mondo difficile.» Questo per dire che forse, il sogno di poter realizzare un sogno, è il sogno migliore che si possa avere per una vita meravigliosa!
Grazie Mukti per avermi dedicato il tuo prezioso tempo per la nostra intervista. Non mi resta che augurarti il mio più grande in bocca al lupo per il tuo futuro artistico. Spero di avere ancora la possibilità di intervistarti in futuro, quando sarai diventato una Big Star delle arti visive conosciuta in tutto il mondo. Grazie ancora e alla prossima allora …!

Molte grazie Andrea per questa bellissima intervista. Per me significa tantissimo. (Mukti mi fa un bel sorriso, mi saluta calorosamente, e si incammina per continuare il suo sogno di diventare una grande star della fotografia!).
Andrea Giostra
Per i lettori che volessero approfondire la conoscenza di questo straordinario Artista delle Arti Visive, ecco alcuni link da consultare:
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Official Web-Site:
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Official Art Limited Biography Page:
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Official Facebook Page:
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Official Commercial Facebook Page:
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Official 55px Page:
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Official Fineart-Portugal Page:
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Official The New York Optimist Page:
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Slide-Show-Photos by Andrea Giostra:
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Per chi volesse conoscere virtualmente l’autore dell’Intervista, Andrea Giostra, ecco alcuni sui link:
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Emanuela Grimalda il 6 marzo interpreta "Le difettose". L'intervista di Fattitaliani: rispetto la tv, ma il teatro è la mia casa

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Nell’ambito della rassegna Io sono mia presso la Casa Internazionale delle donne in Via San Francesco Sales a Roma, Emanuela Grimalda, attrice e autrice di origine triestina, che alterna da sempre cinema, teatro e televisione, dopo l’amatissimo personaggio di Ave Battiston nella serie Un Medico in Famiglia, torna in scena con Le difettose, tratto dall'omonimo romanzo di grande successo di Eleonora Mazzoni.  
Uno  spettacolo, allegro, disperato, trasversale e vitalissimo esattamente come il microcosmo sotterraneo, apparentemente marginale ma assai popoloso che racconta. Sette personaggi per una sola attrice,  ironia e commozione in uno slalom senza fiato. In scena lunedì 6 marzo 2017 alle ore 21.00, Emanuela Grimalda, con l’impianto registico di Serena Sinigaglia interpreta il monologo per sette personaggi e un’attrice. Fattitaliani l'ha intervistata.
Quale aspetto l'ha maggiormente convinta a portare in teatro "Le difettose"?
Dopo aver letto il romanzo di Eleonora Mazzoni ho deciso di comprarne i diritti e di metterlo in scena. Ho chiesto a Serena Sinigaglia di fare la regia e l'ho in buona parte prodotto. Quindi è un progetto cui tengo molto. Mi interessava il paradosso molto contemporaneo sul tempo: l'età della vita si è molto allungata ma l'età fertile è rimasta la stessa. Inoltre la scienza ha allargato gli orizzonti costringendoci a spostare i confini etici e ha creato non poche contraddizioni nella società. Anche molto dolorose. Il teatro ha il dovere di mettere in campo queste contraddizioni.
La trasposizione teatrale porta ovviamente a dei cambiamenti d'ordine "tecnico e pratico": come fare a rendere lo spettacolo teatralmente autonomo in sé e al contempo coerente allo spirito del romanzo?
Abbiamo lavorato tutte e tre alla riduzione teatrale. Per ovvie ragioni abbiamo centrato su alcuni personaggi il plot della storia dando spazio anche a personaggi nuovi. Qualcosa del romanzo è stato sacrificato. Ma la storia di Carla, la difettosa che cerca di avere un figlio, attraverso il suo percorso doloroso ma anche pieno di vitalità è intatta. Il monologo è a sette personaggi. Cinque donne e due uomini. E si ride anche.
Era già a conoscenza dei vari aspetti della procreazione assistita? in che cosa il libro e poi lo spettacolo l'hanno resa più consapevole al riguardo?
Nel 2012 non sapevo quasi nulla della procreazione medicalmente assistita. Ma la storia che volevo raccontare non è solo questo specifico. Volevo un ragionamento attuale sul concetto di vita che però vivesse nel cuore e nel corpo di un attore. Volevo parlare delle persone che ci sono sempre dietro le leggi o i numeri. Dare voce a chi ne ha poca. Farne uno spettacolo che parla a tutti perché il desiderio di un figlio è un desiderio universale. È un bisogno di infinito che accomuna uomini e donne.
A chi spera arrivi nel suo messaggio centrale "Le difettose": alle donne, agli uomini o alle istituzioni?
Vorrei che Le Difettose fosse visto da tante persone.  Donne, uomini,  giovani. Io lo farei anche nelle scuole. Si presta molto. Dura un'oretta. È anche attraversato dall'ironia. Ci si commuove e ha un ritmo serrato. Le istituzioni, la classe dirigente sono spesso ritardo rispetto al paese. Quindi ben vengano.
Che cosa dà il teatro in più rispetto alla fiction? e viceversa?
Il teatro è la mia casa. Io sono nata a teatro. Tutto torna al teatro come l'acqua va al mare. A teatro l'attore è fragile e onnipotente. Sublime nella sua nudità. Solo a teatro l'attore può trovare la sua verità. Il teatro non morirà mai perché attiene alla condizione umana. E non ha bisogno di nulla o di molto poco. In questo è un'arte rivoluzionaria perché per esistere non ha bisogno del capitale.
La rivedremo in tivù?
Sì con un tv movie, una coproduzione italo tedesca con Stefania Rocca e Ricky Tognazzi. Ho grande rispetto della televisione che oltre ad avermi fatto conoscere a tante persone mi ha consentito anche di poter investire economicamente  in un  progetto teatrale come Le Difettose. Questo perché volevo avere la massima libertà decisionale sul progetto stesso. Anzi esorto gli attori che se lo possono permettere a mettersi in gioco, a rischiare in proprio per costruire quel nuovo di cui tutti abbiamo bisogno. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata

Fao: vincere povertà e cambiare consumi per sfamare 10 miliardi di persone nel 2050

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“Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura: tendenze e sfide”. E’ il titolo di un nuovo Rapporto della Fao per sollecitare la presa d’atto e le dovute risposte all’imperativo di dover nutrire la popolazione mondiale, con l’obiettivo di sconfiggere la fame, in modo sostenibile per il Pianeta. Roberta Gisotti ha intervistato l’economista della Fao, Lorenzo Giovanni Bellù, principale autore dello studio pubblicato oggi. 

R. – La Fao ha stimato che la produzione agricola dovrebbe crescere intorno al 50 per cento, perché gli aumenti di reddito che ci aspettiamo spingeranno verso l’alto soprattutto i consumi di proteine animali - carne, latte e uova - ma dipende anche dalla popolazione. Intorno al 2050 potremmo essere 10 miliardi, quasi 2 miliardi e mezzo di persone in più rispetto ad adesso.

D. - Dal rapporto si evince che l’obiettivo è di produrre di più – perché è una necessità – con meno costi sul piano ambientale…

R. - Qui cominciano le vere sfide. Mentre da una parte possiamo dire: “Cerchiamo di contenere la domanda”, soprattutto per quanto riguarda i Paesi ricchi che consumano diete molto ricche di proteine e spostandosi verso diete più sostenibili e anche più salutari, dall’altra parte abbiamo anche la possibilità di ridurre gli sprechi alimentari sia in fase di consumo che di produzione. Però è innegabile che 2 miliardi e mezzo di persone in più, comunque, richiederanno più produzione agricole. Inoltre, dovremo poi affrontare anche il problema dell’energia, perché di fronte ai cambiamenti climatici dovremo ridurre i consumi di energie fossili e probabilmente dovremo aumentare la produzione di energie alternative, incluse le bioenergie, ben sapendo che le risorse naturali sono molto vicine al loro limite, intendo dire terra ed acqua. Dunque dobbiamo cambiare modo di produrre e di consumare. In agricoltura già si sperimentano alcune tecniche di conservazione, ci sono di tecniche  di agro-ecologia che cercano di conciliare agricoltura e ecologia e ci sono tecniche che cercano di conciliare foreste ed agricoltura. Tutte queste tecniche devono essere esplorate ulteriormente, devono essere rese applicabili in contesti specifici e, soprattutto, devono essere disponibili anche per i piccoli produttori.

D. - Lei ha citato il gravissimo problema degli sprechi alimentari. Su questo si fa poco a dire la verità, mi sembra …

R. - Ci sono tante iniziative. Anche la Fao stessa è coinvolta in alcune iniziative significative. Ma il tutto sicuramente passa attraverso una maggiore consapevolezza dei consumatori, quindi educazione nel consumo, e passa anche attraverso meccanismi di prezzo che meglio riflettano il valore di ciò che si compra e si consuma. Per esempio, in questo momento nel prezzo dei beni che consumiamo l’impatto sulle emissioni di anidride carbonica non è tenuto molto presente.

D. - Negli scenari futuri, quale ruolo avranno i poveri? Sembra di capire un ruolo importante …

R. - Siamo in un contesto di sviluppo economico in cui le disuguaglianza crescono, la differenza tra ricchi e poveri aumenta e le otto persone più ricche sul pianeta usufruiscono di tanta ricchezza quanto il 50 per cento dell’umanità più povera. È chiaro che noi ci interroghiamo: su come fare in modo che nei cambiamenti che avvengono nei sistemi alimentari, che per esempio spingono verso filiere sempre più lunghe e sempre a maggiore intensità di capitale,  i poveri, in particolare, i piccoli produttori, possano trovare un posto all’interno di queste filiere o che qualora dovessero abbandonare l’agricoltura possano trovare opportunità di lavoro remunerati in modo decente?

D. - Una domanda forse provocatoria. Questi rapporti così documentati della Fao, sono tenuti sufficientemente in considerazione dagli Stati, dai governi?

R. - La Fao cerca di giocare un ruolo che è quello di produrre del materiale che sia utile per prendere delle decisioni che vadano verso un futuro più equo e sostenibile. Ovviamente i mezzi di comunicazione, incluso il vostro, hanno un ruolo molto importante nel coinvolgere tutte le persone che comunque sono consumatori, ma sono anche cittadini, sono persone che votano, quindi scelgono i propri governi affinché scelgano quelle persone che più sono sensibili all’evoluzione del nostri sistemi socio-economici. Quindi l’invito è quello di diffondere il più possibile questi nostri “campanelli d’allarme” perché da una parte i consumatori diventino più consapevoli e dall’altra parte anche i decisori spossano inserire nel loro orizzonte decisionale alcune delle considerazioni che noi proponiamo in questo rapporto. Roberta Gisotti, Radio Vaticana, Radiogiornale del 22 febbraio 2017.

Teatro Studio Uno, dal 2 al 5 marzo “Bernarda o il caos di Bernarda Alba” lo spettacolo di Giovan Bartolo Botta

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Miglior attore al Roma Fringe Festival 2016 con lo spettacolo "Antigone fotti la legge", torna in scena dal 2 al 5 marzo al Teatro Studio Uno, Giovan Bartolo Botta con “Bernarda o il caos di Bernarda Alba” lavoro liberamente tratto da Federico Garcia Lorca, scritto, diretto ed interpretato da Giovan Bartolo Botta insieme a Krzysztof Bulzacki Bogucki, Isabella Carle, Flavia G. de Lipsis, Mariagrazia Torbidoni.

Sinossi
Bernarda Alba ha un problema. Ha molti problemi. È solo un problema. Le sue figlie sono un problema. Assettate di vita. Vita vissuta. Pretendono il motorino, il piercing, il tatuaggio, la libera uscita senza coprifuoco, il superalcolico, l’esperienza psichedelica e la giusta dose di sentimentalismo compulsivo. I compiti li scopiazzano, l’andamento scolastico è pessimo, ingollano junk food, non fanno attività fisica, disprezzano le generazioni precedenti, non credono in Dio, non credono nel caso, non credono e basta. L’assistente sociale alza bandiera bianca, il terapeuta si suicida, il confessore si inginocchia sui ceci. Tutto pur di non aver a che fare con loro. La loro storia non interessa a nessuno. Piace giusto agli attori che devono lavorare per mangiar e gli tocca farsi carico dei problemi dei personaggi come se non ne avessero già abbastanza come persone.

Produzioni Nostrane - Ultras Teatro è un progetto teatrale che mette in scena i testi classici adattandoli ad un linguaggio contemporaneo. I testi diventano così originali, completamente rimaneggiati. Lasciando del pulviscolo classico unicamente l’odore. L’idea primordiale. Il linguaggio classico interessa particolarmente poiché parla per archetipi. Una caratteristica che solletica l’eternità. Come? Togliendo alla messa in scena costumi storici intrisi di polvere, catartici giochi di luci, musiche da ambientazione e trombonismi vocali, tornando così all’urgenza, all’essenziale. Al puro lavoro sull’attore. All’interazione sul palcoscenico tra elementi vivi. Che non hanno appigli. Che possono contare solo su loro stessi. Come nella vita.


“Bernarda o il caos di Bernarda Alba” dal 2-5 marzo 2017 | Sala Teatro
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 10 euro. Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00

PRENOTAZIONI http://j.mp/prenotaTS1
Per info: 3494356219- 3298027943
www.teatrostudiouno.com – info.teatrostudiouno@gmail.com

Fabrizio Moro, il 10 marzo esce l'album "Pace" con "Portami via" e inizia l'instore tour

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Il 10 marzo esce “PACE” (Sony Music Italy), il nuovo album di inediti di FABRIZIO MORO, già disponibile in pre-order su Amazon e iTunes (https://lnk.to/FM-Pace). Il disco contiene il singolo sanremese “PORTAMI VIA”, il cui video su Vevo (http://vevo.ly/fsgi58) ha superato 7.000.000 di visualizzazioni.

Il videoclip del brano, diretto da Andrea Folino e di cui è protagonista l’attore Fabrizio Ferracane, è una metafora dell’amore universale capace di abbattere qualsiasi paura.

Sempre il 10 marzo partirà l’instore tour durante il quale Fabrizio Moro presenterà “Pace” con un mini live, accompagnato al pianoforte dal maestro Claudio Junior Bielli, e incontrerà i fans. Queste le date attualmente confermate:

10 marzo a La Feltrinelli di Roma (Via Appia Nuova, 427 – ore 20.00)
11 marzo a La Feltrinelli di Napoli (Via Santa Caterina a Chiaia, 23 angolo Piazza Dei Martiri – ore 17.00)
13 marzo a La Feltrinelli di Milano (Piazza Piemonte, 2 – ore 18.30)
15 marzo a La Feltrinelli di Bari (Via Melo, 119 – ore 18.30)
16 marzo a La Feltrinelli di Torino (Stazione di Porta Nuova – ore 18.30)
17 marzo a La Feltrinelli di Bologna (Piazza Ravegnana, 1 - ore 18.00)

Questa la tracklist dell’album: “Pace”, “Tutto quello che volevi”, “Giocattoli”, “Semplice”, “Portami via”, “La felicità”, “L’essenza”, “Sono anni che ti aspetto”, “Andiamo”. “È più forte l’amore” (con Bianca Guaccero), “Intanto”.

L’artista porterà sul palco “PACE” in anteprima live il 20 aprile al FABRIQUE di Milano e il 26 maggio al PALALOTTOMATICA di Roma. I biglietti per i due concerti sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it.

Cantautore, chitarrista e musicista italiano, Fabrizio Moro ha alle spalle una ventennale carriera, cominciata nel 1996, con all’attivo 8 album in studio e la raccolta “Atlantico Live”. Oltre all’edizione appena finita, durante la quale il brano “Portami via” ha ricevuto la "Menzione Premio Lunezia per Sanremo" come miglior testo in gara nella sezione Campioni, Moro ha già partecipato a quattro Festival di Sanremo come cantautore e due come autore: vince nel 2007 tra le Nuove Proposte con “Pensa”, brano con il quale si aggiudica anche il Premio della Critica “Mia Martini” e conquista il podio nel 2008 tra i Campioni con “Eppure mi hai cambiato la vita”. Nel corso degli anni, diversi suoi brani sono stati utilizzati come spot pubblicitari e documentari e come colonne sonore per campagne sociali, serie e programmi TV.
 www.fabriziomoro.net

Ballando con le Stelle, sabato 25 febbraio torna il talent show di Raiuno con Milly Carlucci

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Sabato 25 febbraio torna Ballando con le Stelle il talent show di Raiuno condotto da Milly Carlucci, al suo fianco come sempre l’ironia e lo swing di Paolo Belli. La trasmissione giunta quest’anno alla dodicesima edizione si conferma appuntamento irrinunciabile del palinsesto Rai. La seduzione della danza e un sano gusto per la competizione, rendono Ballando con le stelle una delle trasmissioni più attese e seguite dal pubblico televisivo.

Dal 2005, anno della sua prima edizione, Ballando con le stelle è stata la prima trasmissione interamente dedicata alla danza sportiva, catalizzando da subito l’attenzione del pubblico. Fiore all’occhiello di Rai Uno, in questi dodici anni il programma ha mantenuto vive le emozioni dei telespettatori in ogni edizione.
Tredici Vip pronti a mettersi in gioco, in coppia con i migliori maestri di ballo, stelle internazionali della danza, una band pronta ad accompagnare ogni performance dal vivo, ospiti celebri, coreografie passionali e sorprendenti, una giuria inflessibile attenta a ogni dettaglio, abiti dal gusto glamour e una scenografia che vi trasporterà nelle magiche atmosfere del ballo di coppia. Questi gli ingredienti che terranno i telespettatori incollati allo schermo per dieci imperdibili appuntamenti, alla scoperta del prossimo vincitore di Ballando con le stelle 2017. Ma quest’anno importanti novità attendono il pubblico anche a bordo pista, infatti, due nuovi protagonisti entreranno a far parte del programma: il poliedrico cantante Valerio Scanu, che insieme a Milly e Paolo Belli condurrà il dance show attraverso un secondo schermo, il web. Una finestra sui social che da sempre seguono con interesse e grande curiosità tutte le edizioni. Roberta Bruzzone, la nota criminologa affiancherà invece Sandro Mayer come opinionista, chissà quali curiosità scopriremo sui nuovi concorrenti.
Anche questa edizione porta sulla pista da ballo dell’Auditorium Rai del Foro Italico, un cast sorprendente, queste le coppie che ogni settimana si contenderanno la possibilità di proseguire la gara per raggiungere la meta finale: Oney Tapia – Veera Kinnunen; Martin Castrogiovanni – Sara Di Vaira; Anna Galiena – Simone Di Pasquale; Martina Stella – Samuel Peron; Antonio Palmese – Samanta Togni; Simone Montedoro – Alessandra Tripoli; Fabio Basile – Anastasia Kuzmina; Cristhopher Leoni – Ekaterina Vaganova; Giuliana De Sio – Maykel Fonts; Alba Parietti – Marcello Nuzio; Anna La Rosa – Stefano Oradei; Fausto Leali – Ornella Boccafoschi ; Xenya – Raimondo Todaro.  
Ognuna di queste coppie al termine della puntata potrebbe essere eliminata, ma tutte a distanza di qualche settimana, avranno la possibilità di rientrare in gara a condizione, però, di continuare a studiare con grande impegno e costanza. 

Molte le sfide che dovranno affrontare i protagonisti di questa edizione misurandosi ogni sabato sera con diversi stili di danza: balli caraibici, standard e latino-americani, ma anche prove a sorpresa che serviranno a valutare il loro grado di preparazione, sottoponendosi al giudizio della temutissima Giuria di esperti, composta da Guillermo Mariotto, Fabio Canino, Ivan Zazzaroni e da Selvaggia Lucarelli, capitanata dall’inossidabile Carolyn Smith. L’ultima parola, comunque, spetta al pubblico che segue da casa la trasmissione che, attraverso il Televoto decreterà, di volta in volta, la coppia eliminata attraverso i numeri: 894.001 da telefono fisso, e sms 475.475.1 da telefono mobile. 
Il primo personaggio protagonista dello spazio “Ballerino per una notte” sarà: Roberto Mancini. Allenatore di calcio fra i più apprezzati a livello internazionale è considerato uno dei migliori numeri 10 nella storia del calcio italiano. Questa volta Roberto Mancini si troverà alle prese con una nuova sfida, infatti dovrà sottoporsi ad un vero e proprio “tour de force” imparando in poche ore, una coreografia da eseguire durante la diretta del programma.  La sua esibizione verrà valutata dalla giuria presente in studio ed il punteggio ottenuto servirà a migliorare la classifica di una delle coppie in gara.
Tutti i momenti musicali di ogni singola puntata saranno affidati a Paolo Belli e alla sua Big Band, che accompagneranno, dal vivo, l’esibizione dei ballerini al ritmo di brani arrangiati secondo gli stili musicali di ogni singola gara.
La scenografia, curata da Claudia Sammicheli, caratterizzata dallo scintillio dei cristalli, il vibrare degli ori e il calore cromatico del rosso dei tessuti, avvolgerà idealmente i concorrenti in un caldo abbraccio, mentre volteggiano sulla scena vestiti con gli eleganti abiti creati per loro dalla costumista Federica Boldrini e assolutamente in tema con i balli eseguiti. L’apporto dei mezzi tecnologi video, creerà di volta in volta nuove atmosfere, personalizzando le esibizioni con l’ausilio di effetti cromatici e illuminotecnici. 
Per tutti coloro che desiderano avere notizie particolareggiate sulla trasmissione, ricordiamo che è attivo il sito del programma: www.ballandoconlestelle.rai.it dove è possibile trovare informazioni sui vip, sui maestri di ballo, sulla giuria e sulle singole puntate della trasmissione.
“Ballando con le Stelle”, adattamento del format BBC “Strictly Come Dancing”, è una produzione di Raiuno in collaborazione con la Ballandi Multimedia ed e’ un programma di Milly Carlucci e di Giancarlo De Andreis, ideato e scritto con Luca Alcini, Maddalena De Panfilis, Giovanni Giuliani, Lucia Leotta, Francesco Saverio Sasso, Chicco Sfondrini, Svevo Tognalini, Simone Troschel. La regia è firmata da Luca Alcini. 

Roma, torna dal 25 al 28 febbraio il Carnevale Romano 2017

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Una grande festa in chiave contemporanea, all’insegna della riscoperta filologica della tradizione dello storico Carnevale romano che fortemente influenzò la vita, la cultura e persino l’urbanistica di Roma dal XII al XIX secolo. Torna dal 25 al 28 febbraio il Carnevale Romano 2017, alla sua nona edizione, per animare e colorare strade, piazze e istituzioni culturali della città con un ricco programma di eventi.

L’iniziativa è promossa da Roma Capitale, Assessorato allo Sport, Politiche Giovanili e Grandi Eventi, con l’ideazione e la direzione artistica di Marco Lepre per conto dell’Associazione culturale Carnevale romano – Accademia del Teatro equestre, e con il coordinamento organizzativo di Zetema Progetto Cultura. Il progetto è gemellato con lo storico Carnevale di Fano, in collaborazione con l’Esercito Italiano, con il patrocinio di Federalberghi Roma, della Federazione Italiana Sport Equestri e della F.I.S.E Comitato Lazio.
Tema centrale dell’edizione 2017 sono le donne di Roma, con dediche speciali a Beatrice Cenci - nel 440° anniversario della sua nascita - Artemisia Gentileschi e Cristina di Svezia, in modo diverso protagoniste femminili della storia di Roma e del Carnevale romano.

Tra i tanti appuntamenti in programma cittadini e turisti potranno assistere all’imponente e, ormai, tradizionale sfilata equestre con momenti di animazione e intrattenimento, allo spettacolo pirotecnico dei fuochi del Carnevale romano, al concerto jazz in Piazza del Campidoglio, al tradizionale convegno-spettacolo nella meravigliosa cornice della Biblioteca Angelica e ad un appuntamento di musica antica con letture sul Carnevale romano presso il Museo di Roma Palazzo Braschi.
La festa avrà inizio sabato 25 febbraio in Piazza del Campidoglio dove dalle ore 11.00 si svolgerà attività di animazione per bambini con SAVE THE CHILDREN, LA CONSULTA HANDICAP, COSPEXA Società Cooperativa Sociale Servizi Socio-sanitari, la COOPERATIVA SOCIALE S.S. PIETRO E PAOLO PATRONI DI ROMA, e dalle ore 12.00 avrà luogo il concerto della Rustica X Band. Trentacinque ragazzi,  diretti dal maestro Pasquale Innarella, suoneranno un repertorio di musica jazz dalle origini ai giorni nostri, partendo da Luis Armstrong e Duke Ellington fino ad Archie Shepp. La banda, composta da fiati e percussioni è formata da  giovani di età compresa tra i 7 e i 24 anni, dei quartieri di Cinecittà e la Rustica. Questa iniziativa nata oltre 15 anni fa con il sostegno della Cooperativa Nuove Risposte oggi portata avanti dalla Associazione Culturale “Voci e Suoni di Periferia”, svolge il ruolo fondamentale di contribuire attraverso la musica alla crescita culturale, al dialogo e all'amicizia tra i giovani della periferia a sud est di Roma.
Nel pomeriggio, alle ore 15.30, la Grande Sfilata equestre, coordinata da Alessandro Salari, partirà da piazza del Popolo per proseguire su via del Corso, lungo il percorso seguito dai cortei rinascimentali sulle orme del tracciato della rinomata corsa dei berberi che per secoli, fino ai primi anni di Roma Capitale, ha caratterizzato il Carnevale romano. Protagonista indiscusso - oggi come ieri – sarà il cavallo, con la presenza degli artisti dei grandi spettacoli equestri di Piazza del Popolo, tra cui Roberto Concezzi e il Campione nazionale di dressage Andrea Giovannini. Sbandieratori, artisti equestri, carrozze, trampolieri, mangiafuoco, ma anche realtà culturali come i butteri laziali da Blera, Cottanello, Marta, Ponzano, Riano Flaminio e i bambini in maschera sui pony dei circoli FISE capitanati da Arianna Bonanno, nonché la prestigiosa presenza dei corpi militari che hanno dato lustro alla storia della cavalleria italiana e che ancora oggi svolgono servizi essenziali grazie al prezioso quadrupede: la fanfara a cavallo del Reggimento Lancieri di Montebello (8°), il IV Reggimento Carabinieri a cavallo, la Polizia di Stato a cavallo. Non mancheranno le realtà culturali rievocative laziali, tra cui la significativa presenza de Il palio del velluto di Leonessa, che, anche questa volta, malgrado la tragedia sismica che ha recentemente colpito il territorio, non ha voluto mancare alla manifestazione capitolina. Ancora protagonisti i Cavalieri del passato e l’Associazione Italiana Muli Montati, che rievocherà in sfilata la storica cavalcata papale sulla mula bianca con la quale il Pontefice dal 858 al 1769 prendeva possesso della cattedra di San Pietro. Immancabile il Gruppo Storico Romano, a interpretare la riscoperta della cultura classica che avvenne nel corso delle grandi sfilate rinascimentali, oltre alla Banda della Città di Roma, il corteo storico del Palio di S. Atanasio, gli sbandieratori e musici di Castel Madama e i carretti a vino di Zagarolo che storicamente rifornivano Roma per l’appuntamento carnevalesco. In rappresentanza della Federazione regionale delle manifestazioni storiche del Lazio, oltre al Palio del Velluto di Leonessa, saranno presenti i musici di Torre Orsina, i rievocatori medioevali di Roccantica, la Compagnia del Grifoncello da Perugia.

Oltre 100 cavalli e 200 rievocatori per una grande emozione per grandi e piccini, con Daniele Coscarella a raccontare le mille storie del Carnevale romano e i costumi di Annamode Costumes, costumista Annalisa Di Piero, indispensabili protagonisti dell’evento.

Alle ore 18.00 a Piazza del Popolo si terrà un concerto della Fanfara a cavallo del Reggimento Lancieri di Montebello (8°), in attesa della rievocazione della tradizionale Festa dei Moccoletti.

Alle ore 19.00 il sabato carnevalesco di Piazza del Popolo si concluderà con lo spettacolo pirotecnico dei Fuochi d’artificio del Carnevale romano, realizzati dalla terrazza del Pincio dal Gruppo IX Invicta su ricerche storiche del Cav. Giuseppe Passeri, rievocativi dei fuochi del Carnevale romano del 1749, quando la pirotecnia era una forma d’arte nella quale competevano i grandi artisti e architetti del tempo.

Dalle ore 20.00 a Palazzo Ferrajoli si terrà il tradizionale Ballo in maschera, evento a pagamento e su prenotazione a favore della Lega Italiana Fibrosi Cistica, comitato OFFICIUM ONLUS, che si occupa dei bambini affetti da tale patologia presso l'ospedale Bambino Gesù e di GARIBALDI COOP., che si occupa del futuro dei  ragazzi autistici.

Domenica 26 febbraio alle ore 16,30 al museo di roma palazzo braschi, avrà luogo il concerto di musica antica Parole e musiche del Carnevale Romano - da Artemisia a Cristina viaggiando nel Carnevale Romano a cura di Archetipa ottava, con letture a opera di Crescenza Guarnieri, Giada Lorusso e Leonardo Petrillo. Si accede con il pagamento del biglietto d’ingresso al museo, dove sarà possibile visitare anche la mostra “Artemisia Gentileschi e il suo tempo”.

La IX edizione del Carnevale romano si concluderà martedì 28 febbraio alle ore 18.00 nella seicentesca Biblioteca Angelica con il convegno-spettacolo Il Carnevale romano e le donne di Roma realizzato con la collaborazione di esperti della cultura barocca a carnevalesca romana oltre che con l’intervento degli artisti dello spettacolo "Cristina, Regina di Roma tra Arte e Alchimia" per la regia di Pascal La Delfa (ingresso gratuito fino a esaurimento posti).

Per maggiori informazioni
+39 060608 (tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 21.00)
www.carnevaleromano.com
FB: Carnevale Romano
FB: Carnevale di Roma

Libri, esce "SONO STATA ALL'INFERNO. In fuga da Boko Haram assieme a mia figlia" di ANDREA C. HOFFMANN e PATIENCE I.

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Patience ha diciannove anni quando precipita all’inferno.

Un giorno torna a casa, nel suo villaggio in Nigeria, e suo marito è a terra, morto: ucciso dagli uomini di Boko Haram, il gruppo di fondamentalisti islamici che terrorizza da anni quelle terre dell’Africa occidentale. La colpa: essere cristiano. E anche Patience lo è. Non passa molto tempo prima che si ritrovi a sua volta rapita da una banda di soldati di Boko Haram, costretta ad affrontare assieme ad altre ragazze le marce forzate, la fatica e la fame, le violenze quotidiane. Con un problema in più: è incinta, e se i suoi torturatori lo scoprono, per lei e per la vita che porta in grembo non ci sarà salvezza. Deve fuggire, anche se fuori dal campo di lavoro la attende solo l’incognito di una società prigioniera della paura. E anche se sarà costretta a dare alla luce da sola, in mezzo agli alberi, una figlia che chiamerà Gift. Il Dono.

Nella storia di Patience, narrata in prima persona e raccolta dalla penna sensibile di Andrea C. Hoffmann, risuonano la sofferenza, la tenacia e il coraggio di una moltitudine di donne che combattono e soffrono in troppi terribili scenari del mondo.

Un racconto mozzafiato, una testimonianza unica su una tragedia di cui sappiamo assai poco, un inno alla libertà femminile al di là di ogni etnia, di ogni religione, di ogni distanza geografica, in nome di quel luminoso, irrinunciabile valore assoluto che è la vita.

“Fuori iniziava a fare buio. Nel cortile sentii gli uomini di Boko Haram pregare. Che strano dio è il loro, pensai. Quale dio ordina ai suoi fedeli di uccidere o catturare altri esseri umani?”

Andrea C. Hoffman. È una scrittrice e giornalista tedesca. Ha collaborato con importanti giornali come «Zeit», «Berliner Zeitung», «Focus», e realizzato reportage dai punti più caldi del mondo, come Afghanistan, Iraq, Libano, Siria. In Italia ha pubblicato con Farida Khalaf, La schiava bambina dell’Isis (Piemme, 2016)

“Le radici e le ali” di Goffredo Palmerini: pregi umani della nostra Italia nel mondo

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L’AQUILA - 21 marzo: primo giorno di primavera! È bello battezzare nel dì in cui si festeggia anche la poesia l’ultimo libro “nato” di Goffredo Palmerini, Le radici e le ali, che bene si conforma ai tempi moderni! Perché, proprio come accade in ambito di natalità infantile dove l’esame ecografico permette di godere della visione del nascituro molto prima della nascita effettiva, altrettanto, grazie ai social network, è accaduto a questo splendido sesto volume di Palmerini, edito dalla One Group dell’Aquila: da mesi, Facebook, nell’annunciare in anteprima la nascita del volume, ha pubblicizzato la bella copertina realizzata da Laura Ruggeri e da Elisabetta Santini; poi ha indicato i probabili tempi editoriali e addirittura, prima ancora che uscisse il libro in cartaceo, ha diffuso le prime recensioni, tra cui quella ben composita di Domenico Logozzo! I miracoli belli del progresso e della comunicazione! 

 Ciò detto, tuttavia, a onor del vero avrei voluto essere il correttore di bozze di questo lavoro, non perché ci fossero refusi, che è pressoché perfetto, ma per poterlo leggere e assaporare in cartaceo con tutta la calma necessaria. Mi sono trovata invece di fronte ad una regale tavola imbandita, le cui delizie ho potuto solo assaggiare. Fuor di metafora: il libro è bellissimo e godibile sotto tutti i punti di vista: stilistico (narrativo oltre che descrittivo-relazionale), contenutistico (ha una miniera di notizie, le più disparate), iconografico (con 290 immagini magistralmente inserite dal grafico della One Group Duilio Chilante, non a corredo ma parte integrante dei 67 interventi che contiene). Goffredo, infatti, non utilizza il solo senso della vista nel rappresentare paesaggi, città, itinerari, persone, eventi; egli accompagna il lettore facendogli rivivere immagini e sensazioni con pacatezza, con partecipazione d’animo, con sentimento, con gradevole senso estetico, così che talvolta il respiro dello scrittore va oltre la veridicità del giornalista. Ecco solo un brevissimo passo, uno dei tanti che impreziosiscono il volume, in cui Goffredo racconta il suo viaggio verso Marcinelle:
«È una bella giornata di sole, di quelle tiepide, come promettono le incipienti ottobrate romane che tanto intrigarono Ottorino Respighi. Man mano che l’aereo guadagna il nord s’increspano nuvole candide e cirri, disegnando al suolo arabeschi d’ombre lungo la costa toscana e sulla campagna frammentata di colture cangianti, nelle tonalità del verde e della terra di Siena. […] Pochi minuti per raggiungere la stazione di Charleroi Sud, di fronte alla quale c’è l’albergo dove alloggiamo. In quella stazione, nel secondo dopoguerra, stipati convogli assecondavano il sogno di futuro di centinaia di migliaia di nostri emigrati, specie del meridione d’Italia, per calarli nelle nere viscere della terra ad estrarre carbone. Una fetta cospicua di questa emigrazione era abruzzese» (pp.101-102).
  Il libro è ben strutturato anche sotto il profilo tipografico-editoriale: si apre con un comodo e chiaro indice degli argomenti, bene introdotti immediatamente dopo da due importanti contributi, rispettivamente di Mario Fratti e di Lucia Patrizio Gunning, e da una nota esplicativa dell’autore. Seguono 55 reportage dall’Italia e dal mondo, collocati secondo l’ordine cronologico tra 31 gennaio 2013 e il 24 settembre 2014; lo arricchiscono un’esaustiva appendice che raccoglie a mo’ di continuità con il volume precedente  nove tra “note” e “recensioni” su L’Italia dei sogni, un elenco delle testate giornalistiche che nel mondo hanno pubblicato e pubblicano gli scritti di Palmerini, e poi le testate on line rispettivamente italiane, abruzzesi, le agenzie internazionali, i quotidiani e i periodici. Lo concludono un completo e utilissimo indice dei nomi e i ringraziamenti a persone e ad enti per le foto ricevute. 
Ma, quanto, per questa “presentazione”, avrei preferito scorrere in cartaceo, piuttosto che in pdf, le 337 pagine del libro Le radici e le ali ancora caldo di stampa! Esigenze comunicative, che tolgono, almeno alla “prima” presentazione, il piacere della lettura, il piacere del testo, come recita il titolo di un prezioso libretto di Roland Barthes. Ma, già Herman Hesse, premio Nobel del 1946, lamentava che «l’uomo non sa più leggere»! Chissà, forse anche perché la scrittura dilaga e il tempo diminuisce! E se fosse anche vero che il ruolo del presentatore è quello di soffermarsi alla superficie delle cose, è vero altrettanto che della superficie si colgono gli aspetti migliori se se ne conosce anche la profondità. 
Comunque, di fronte ai libri di Palmerini, illustre «membro dell’Osservatorio per l’Emigrazione della Regione Abruzzo, nonché vero e proprio punto di riferimento per tanti abruzzesi all’estero», come correttamente lo definisce la giornalista televisiva Benedetta Rinaldi, il nostro è un “confermare”- che tuttavia non è mai un ripetere- qualità e in genere contenuti che caratterizzano questo come i libri precedenti di Goffredo, perché una fitta rete di collegamenti si stabilisce non solo tra i reportage contenuti in ciascun libro, ma addirittura tra questi e quelli presenti nei libri precedenti, concepiti tutti seguendo la successione dei vari avvenimenti ai quali Palmerini ha partecipato. Era il 2007 quando Goffredo ha esordito con il suo primo annale: Oltre confine; a cui è seguito, nel 2008, Abruzzo Gran riserva: entrambi editi presso la Libreria Colacchi dell’Aquila. Sono poi usciti: L’Aquila nel mondo (2010, L’altra Italia (2011), L’Italia dei sogni (2013) e finalmente Le radici e le ali, tutti pubblicati presso l’aquilana One Group. 
Le radici e le ali: un titolo annunciato. Francesco Lenoci, docente dell’Università Cattolica di Milano, nella splendida presentazione dell’Italia dei Sogni riportata nel libro che oggi si presenta, ricorda come Palmerini in quel testo avesse già dichiarato che due sono le cose importanti della vita: le radici e le ali. Le radici, ferme e salde al vasto tema dell’emigrazione, hanno alimentato il grosso e ricco albero della migrazione abruzzese e italiana nel mondo, che di volume in volume ha sviluppato verso alti orizzonti le vivaci propaggini dei rami fino a mettere le ali. Ma il volo resta un volo a tutto tondo, che si allarga, si amplia, soprattutto, in questo caso, si eleva sondando e respirando più alte mete culturali e accademiche, come vedremo, senza mai perdere tuttavia di vista l’orizzonte entro cui è chiamato a volare. È un mondo sferico, all’interno di una superficie, meglio ancora, di un “volume” ben definito: quello che lega gli Italiani e la italianità dentro e soprattutto fuori i confini dello Stato. 
E la dedica del libro «a tutti i bambini migranti» costituisce, già da sola, radice e ali: essa abbraccia storia passata, presente, futura in ambito di umanità, di solidarietà, di amore, di speranza, di problematicità, di educazione e di cultura per un mondo migliore. «A tutti i bambini migranti»: una realtà cruda e dolorosa di ieri che quotidianamente e drammaticamente si rinnova ai nostri giorni; una realtà, che con tutti i dovuti distinguo sociali, politici, religiosi, territoriali, antropologici, che sia normale emigrazione o esodo senza fine, è una realtà che resta invariata nel tempo sotto il profilo del trauma fisico e psicologico, perché la carne e l’animo di qualunque bambino del mondo, a qualsivoglia epoca si riferisca, sono carne ed animo innocenti.
E, a conferma della continuità tra i vari volumi, tra i vari “annali”, pur apprezzando le belle parole dei tanti che hanno commentato e riflettuto sui vari libri di Palmerini, faccio mie e mi piace qui ricordare, perché le trovo molto calzanti anche per il volume che oggi si presenta, quelle che Errico Centofanti ha scritto con compiutezza e concisione nella prefazione a L’Italia dei sogni (pag. 8): 
«Adempie a una funzione di straordinario spessore il lavoro che Goffredo Palmerini svolge da anni mediante la diffusione di notizie attraverso il circuito mondiale di contatti da lui costruito con appassionata meticolosità. Non si tratta di un’attività da agenzia di stampa. Goffredo produce reportages dettagliati, precisi, accuratamente documentati, su avvenimenti e persone di entrambi i fronti: parla delle cose italiane che possono suscitare l’interesse di chi vive altrove e a noi racconta quel che mai verremmo a sapere di quell’altra Italia fatta di decine di milioni di uomini e donne che vivono all’estero e nelle cui arterie scorre sangue d’origine italiana. Quei reportages circolano in Italia e in dozzine d’altri Paesi attraverso la rete internet, entrano nelle case e nelle sedi di associazioni, vengono ripresi da testate on line e cartacee, dando luogo a un incrocio di informazioni e riflessioni con cui si accrescono ogni giorno la consapevolezza della realtà e l’attitudine a sviluppare fattori di progresso. [...] Così, lentamente ma senza tregua, giorno dopo giorno, Goffredo va irrobustendo il ponte di cui v’è necessità per scavalcare quel burrone di reciproca indifferenza che decenni di disinformazione e cattiva informazione hanno scavato tra gli italiani d’Italia e gli italiani dell’Italia fuori d’Italia».
È noto che la migrazione nasce e accompagna da sempre l’uomo, tanto che già prima dell’anno Mille il geografo e storico arabo di Persia Ibn al-Faqīh nel Libro dei paesi scrive: «Non vi spaventi l’esser lontani dalla patria se lontani trovate mezzi di sussistenza, non vi affligga la separazione se vi permette di incontrare degli agi, perché ben più terribile dell’esilio è la povertà, e la compagnia della ricchezza ben più dolce di quella del paese natale […].La povertà in patria è come un esilio, la fortuna nell’esilio è come una patria»1. Una riflessione analoga a quella del «poeta del piccone e della pala» Pascal D’Angelo, il quale, partito da Introdacqua verso America nei primi anni del ‘900, malgrado i tanti sacrifici cui fu sottoposto, non rinunciò al sogno americano, convinto che «da qualche parte in quella sconfinata nazione … avrebbe trovato la luce», come ricorda Palmerini nel relazionare sulla cerimonia inaugurale del Museo Regionale dell’Emigrante di Introdacqua a lui intitolato. Ma è anche vero che con l’acquisizione di sempre maggiori diritti da parte dell’uomo, con l’incremento dell’istruzione e della cultura, con il progresso e lo sviluppo della scienza, delle comunicazioni e dei trasporti, con il miglioramento delle economie nazionali a cui tanto hanno contribuito anche le “rimesse” degli emigranti, con lo sviluppo delle stesse politiche nazionali e internazionali, e ancora con lo sviluppo delle ricerche antropologiche, dei cultural studies che hanno valorizzato la letteratura della testimonianza e dell’emigrazione, l’esigenza di una più stretta collaborazione tra terre d’immigrazione e patrie di provenienza si è fatta più forte. E sotto questo profilo, purtroppo, forse l’ultima a comprendere quanto proficua possa essere la cooperazione tra Stato e i propri concittadini all’estero è proprio l’Italia, come tristemente testimonia, in questo libro, l’articolo che riproduce anche l’amara lettera di risposta del presidente dell’Associazione Abruzzese in Svezia, Luciano Mastracci all’ex presidente della Regione Abruzzo il quale, lamentando le spese dei viaggi (definite “gite”) dei rappresentanti del Cram, non aveva mai sovvenzionato le varie Associazioni. 
È qui il merito basilare di Goffredo Palmerini. Come ebbi a dire nel 2009 nel presentare Abruzzo Gran Riserva, egli, nel ruolo di componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM), poteva tacere o riassumere in brevi e concisi ragguagli - come solitamente era accaduto prima di lui - gli incontri, le manifestazioni, gli eventi che in Abruzzo e perlopiù all’estero lo vedevano attivo e presente. E invece, oltre a tessere e a consolidare i legami con le comunità abruzzesi nei paesi stranieri, Goffredo ha sentito da subito l’esigenza di trasmettere questa sua esperienza raccontando poco o nulla di sé e tanto delle persone incontrate e conosciute; degli abruzzesi nel mondo - che non oseremmo più chiamare emigranti (non lo amano neanche loro), ben integrati come sono spesso da più generazioni nei territori che li hanno ospitati e fatti crescere in senso lato -; quindi, delle loro qualità e delle loro più disparate professioni, degli eventi, degli accadimenti, degli incontri, delle mostre, dei premi ricevuti, degli anniversari che li vedono protagonisti. E testimonianza della loro progressiva evoluzione umana e professionale, sempre più elevata, colta, accademica è quella che di volume in volume si consolida nei reportage di Goffredo Palmerini, nei quali si apprezzano le qualità dello scrittore odeporico, dello storico, del dettagliato relatore, del critico partecipe, del biografo, il tutto ingentilito da grande sensibilità d’animo e profonda umanità. 
Qualità, queste ultime nominate, che si apprezzano in particolar modo nelle intense pagine dedicate alle persone scomparse: l’onorevole Alberto Aiardi di Teramo, vice presidente nazionale dell’ANFE per volere della sempre eccellente Maria Agamben Federici fondatrice dell’Associazione, della quale Palmerini non si stanca mai di tessere le meritate lodi; Giovanni Margiotta, il «determinato, tenace, schietto generoso, dotato di grande carisma» Presidente della Federazione degli Abruzzesi in Venezuela; il passionista Umberto Palmerini, del quale Goffredo tesse la storia della vita: l’infanzia, gli studi, l’attività di redattore dell’«Eco di San Gabriele», il ruolo di Rettore del Santuario e l’impegno profuso, l’incontro, lì, con Papa Giovanni Paolo II; il pittore rumeno Constantin Udroiu, amico dell’Aquila e degli aquilani; in fine l’amico musicista Luciano Mastracci, «figlio appassionato della sua terra d’Abruzzo» a Stoccolma dove la rappresentava, del quale Palmerini stila una toccante biografia di affetti.
Nel testo in oggetto, radici vive sono ben “impiantate” nel venerando ultranovantenne drammaturgo, scrittore e poeta aquilano, l’attivissimo Mario Fratti, emigrante colto, partito per l’America nel 1963 con in tasca una laurea in lingue; oggi amico fraterno di Goffredo, guida nei suoi viaggi americani, autore della presentazione di questo libro, ma costantemente presente nel volume per i premi ricevuti, i libri presentati, gli spettacoli teatrali rappresentati in varie città italiane ed estere. Non posso qui non ricordare la vivace mobilità del suo sguardo ceruleo e la giovanile tempra con cui ha dominato la splendida serata della presentazione, presso l’Università dell’Aquila, della silloge poetica Volti. 
E radice “spiritualmente” sempre viva è la già ricordata Maria Agamben Federici, la prima donna che ebbe caro il destino degli emigranti e di ciò che sarebbe stato di coloro che rimanevano, fondatrice, nel 1947, dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigranti (ANFE) poi ereditata da un altro venerando, Serafino Patrizio, la cui figliola, Lucia Patrizio Gunning, è la prefatrice del volume che oggi si presenta oltre ad essere, essendo sposata all’architetto designer londinese Barnaby Gunning, rappresentante dell’ANFE in Gran Bretagna. Dalle radici alla pianta, prima che alle ali, si potrebbe dire in questo caso. Anche Lucia, neo laureata in lingue, si è trasferita negli anni ’80 dall’Italia a Londra, dove ha conseguito il dottorato e ha trovato l’amore della vita. Ma, neanche per scherzo parlerei in questo caso di emigrazione! Casomai di buono o severo tirocinio di vita e di specializzazione della lingua. Il programma Erasmus, che promuove la mobilità studentesca all’interno dell’Unione Europea, sempre più valorizzato dalle Istituzioni, dovrebbe essere esteso a tutti i giovani, le cui esperienze all’estero, in un’Europa unita e colta dovrebbero essere pane quotidiano, per ampliare le conoscere e per comprendere, comparando e valutando i pro e contro di quanto si ha e non si ha in Italia, che la perfezione non è di nessun Paese e che solo osservazione e collaborazione sviluppano il reciproco miglioramento. Una testimonia positiva della rete di relazioni tra popoli è data proprio dall’interesse creativo del marito di Lucia, Barnaby Gunning, con il progetto per la ricostruzione tridimensionale dell’Aquila, “L’Aquila 3D”, già attestato nell’Altra Italia, arricchitosi ora del progetto “Noi L’Aquila”, ed esportati entrambi negli States: in un servizio dettagliato, tutto da leggere, Goffredo mette tra l’altro in evidenza l’immediato amore per la città dell’Aquila nutrito da subito dal giovane londinese tanto da sentirsi pienamente coinvolto, dopo il tragico sisma del 2009, nel progetto di ricostruzione della città, fino a rendere complici dei suoi piani anche gli atenei americani. 
Insieme a Lucia Patrizio e a Barnaby Gunning, un’altra voce colta e ricorrente nel volume è quella di Tiziana Grassi: «bella partnership professionale […] in questi ultimi anni»; e ancora: «straordinaria studiosa di migrazioni, autrice colta e raffinata» scrive Palmerini nell’aprire il suo volume con una ricca, corposa e dettagliata esposizione sulla presentazione presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma del libro Anatomia degli invisibili della brava giornalista RAI di Taranto, vincitrice tra l’altro del Premio speciale per l’impegno civile “Spoleto festival Art 2013”, motore e anima, quale direttrice del progetto editoriale del monumentale Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo, argomenti tutti sui quali puntualmente Palmerini scrive. E con Tiziana Grassi e la sua città natale di Taranto, la Puglia tutta, terra di emigrazione, di ricche tradizioni, di riti religiosi, di cultura, di singolari e varie bellezze di luoghi, di personalità famose come Al Bano, una Puglia internazionale è ancora oggetto di scrupolosa attenzione in due corposi saggi a due mani di Goffredo e di Tiziana, con interviste ed interventi a e di altre autorevolissime personalità della cultura in varie università e persino presso Senato.
Una speciale attenzione è riservata all’aquilana Laura Benedetti, Direttore di Studi Italiani alla Georgetown University di Washington. Palmerini relaziona con viva partecipazione sulla cerimonia del prestigioso riconoscimento che le viene conferito dall’Organizzazione Nazionale Donne Italo Americane Three wise women, stilando una dettagliata descrizione dei luoghi, una minuziosa bio-bibliografia, ripercorrendo dalle origini la storia della Organizzazione, la sua composizione, elencando le donne precedentemente premiate a sigillo dell’orgoglio sincero sia per la comunità italiana in America sia per l’onore che le donne italo-americane rendono al Paese delle loro radici. Palmerini non manca di evidenziare la costante presenza all’Aquila della Benedetti con i suoi allievi, i convegni organizzati, le relazioni che ella ha intessuto negli anni con il Dipartimento di Scienze Umane dell’ateneo aquilano. 
Il volume, che tra gli ambiti disciplinari toccati vede la letteratura ampiamente rappresentata, non poteva tacere su due altre salde “radici”: se a John Fante, lo scrittore americano di origini abruzzesi oggi osannato anche in Italia – ma inizialmente interpretato nella sua più vera profondità da quello splendido poeta e scrittore maledetto americano di origini tedesche che è il grande Charles Bukowski - la natia terra paterna di Torricella Peligna dedica meritatamente un festival letterario interdisciplinare, il romanzo La Rappresaglia, di un’altra grande scrittrice aquilana del ‘900, Laudonia Bonanni, approda finalmente in America tradotto in lingua inglese da due studiose americane della Princeton University, Susan Stewart e Sara Teardo, che hanno così concretizzato un desiderio della scrittrice rimasto strozzato sul nascere mentre ella era in vita. La presentazione negli Usa del libro, affidata a Laura Benedetti, è come sempre ampiamente raccontata e corredata della sua storia redazionale ed editoriale dall’amico Palmerini, che non dimentica di citare nessuno degli studiosi della Bonanni. 
L’amore per la cinematografia nutrito da Goffredo, quale fiero vicepresidente dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila fondato da Gabriele Lucci, è ampiamente documentato anche in questo volume in occasione dell’assegnazione dei premi “David di Donatello”. Riservato e schivo quando deve parlare di sé e dei propri cari, Goffredo lascia la penna all’amico e noto giornalista Rai Domenico Logozzo per comunicare l’assegnazione del Premio per il Suono in presa diretta al figliolo Alessandro, che dall’Accademia dell’Immagine dell’Aquila è salito a soli 36 anni ai vertici del grande cinema e della tv in Italia e all’estero, già premiato negli anni precedenti per il film La ragazza del lago, ed ora gratificato per il film Diaz, dopo aver ottenuto la nomination per Io e te di Bernardo Bertolucci. Se Goffredo tace sui suoi affetti, l’abile giornalista lascia la parola al giovane Alessandro, e tramite la sua voce, la famiglia intera e la saggia figura paterna si stagliano in un afflato di bellezza intellettuale e spirituale. Goffredo assume il medesimo atteggiamento nei confronti del figliolo sacerdote don Federico. È ancora l’amico Logozzo a scandire la cronaca di una giornata speciale e memorabile per Paganica e per la cronaca aquilana: la prima Messa di don Federico, che si apre con un gesto di toccante solidarietà. Ma qui il papà non tace: commozione e desiderio di testimoniare la sincerità e la vocazione del figlio prete sono forti e sentite.
Con i giovani siamo ormai alle ali, sono loro che spiccano il volo, si spera, verso un roseo futuro. Come giovane tornerà ad essere la città dell’Aquila, che pur avendo io poco nominato, è presentissima nel volume: con la secolare festa, tutta aquilana, della maldicenza elevata a virtù civica, una specie di castigat ridendo mores, qui studiata da Paola Aromatario in un testo vincitore ad Abbateggio del Premio Majella; con il docufiction su Celestino V del giovane regista Giuseppe Tandoi, Nolite timere; con la presentazione del film La prima neve, sull’attuale tema migratorio, e con l’intervista al regista, Andrea Segre; con le presentazioni del romanzo, della poesia e del teatro di Mario Fratti; col racconto di Patrizia Tocci sull’Aquila Tra i colori del passato e le mille gru di futuro, e numerosi altri. 
«Se non dimentichi mai le tue radici / rispetti anche quelle dei paesi lontani / Se non scordi mai da dove vieni / dai più valore alla cultura che hai» recita una poesia riportata nella relazione già citata di Francesco Lenoci a Milano durante la presentazione del libro L’Italia dei sogni. E allora, dalle radici le ali: il libro di Palmerini si conclude con un’ampia e dettagliata trattazione su una radice antica, appena riemersa dopo secoli dalle macerie del terremoto e che L’Aquila vuole riportare alla luce e valorizzare quale simbolo del suo nuovo volo dopo il tonfo: il recupero di Borta Barete, accesso principale alle medievali mura urbiche della città, a difesa del quale è il poderoso e pregevole tomo di monsignor Orlando Antonini, L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio, edito da One Group nel 2012, insignito del Premio “Città di Roccamorice”. Col volume di monsignor Antonini, abilmente presentato da Palmerini che fa riferimento anche al gruppo aquilano di Azione civica Jemo ‘nnanzi, difensori entrambi della radice di Porta Barete, si concludono, i reportage. 
 In nome delle radici della nostra storia, costantemente irrorate dalla memoria attraverso i libri-annali del nostro caro amico e concittadino Goffredo Palmerini, portiamo avanti la bella battaglia culturale e civica, con l’auspicio che non solo l’Aquila torni a volare, forte e solida nella corporeità, veloce nella ripresa economica, salda nei suoi valori millenari, gentile nell’interiorità dei suoi cittadini, ma, con essa, l’Abruzzo e l’Italia intera, quell’Abruzzo e quell’Italia che hanno contribuito ad abbellire e ad arricchire il mondo. 


Liliana Biondi, già docente di Critica letteraria e Letterature comparate all’Università degli Studi dell’Aquila. 

Questo è l’intervento della prof. Biondi alla presentazione del volume Le radici e le ali di Goffredo Palmerini (One Group, 2016), il 21 marzo 2016 a L’Aquila presso l’Auditorium Elio Sericchi.  L’intervento, allora svolto a braccio e registrato, è stato ora trascritto per essere inserito in Appendice al prossimo libro di Palmerini.   

Teatro Studio Uno, dal 2 al 5 marzo “Vìt! Vìt! Storia di una pendolare”: il viaggio di una donna sempre in corsa, metafora della nostra società

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In scena al Teatro Studio Uno dal 2 al 5 marzo “Vìt! Vìt! Storia di una pendolare” spettacolo scritto, diretto ed interpretato da Francesca Danese nato da un lavoro sul tema del viaggio, un monologo metafora della nostra società, elaborato in occasione della residenza teatrale “Clessidra”, associazione RESET e Teatro delle Forche di Massafra.

Una donna semivestita è pronta a schizzare in corsa nella sua vita quotidiana, pochi minuti per compiere maldestramente i gesti più quotidiani e poi dritta come ogni giorno verso la stazione, sempre in bilico fra treni in ritardo superaffollati e lavoro precario, in un ritmo forsennato che schiaccia ogni possibile relazione e da cui fuoriescono bisogni inappagati e ricordi d’infanzia. La protagonista narra e rivive la sua feroce routine, dialogando ora con gli ipotetici compagni di viaggio ora con le presenze che emergono dal suo racconto, così quotidiano eppure così paradossale. Ingoiata da un meccanismo frenetico che la obbliga a non fermarsi mai, parla, corre, persino balla, abbandonandosi a momenti di ridicola esaltazione o malinconica riflessione, ma basta una distrazione e  ecco sfumare davanti ai suoi occhi quell’unica fermata che la riporterà a casa. Inutile implorare di fermarsi non resta che proseguire la folle corsa di questo treno, ignari della meta, sebbene la protagonista, stavolta, non sia sola, perché, come afferma minacciosamente: “Sequestro? Certo! Siamo tutti sequestrati!”.

La messinscena si caratterizza per la sua essenzialità scenica e per la centralità della presenza dell’attore e della parola, in un linguaggio che mescola prosa e narrazione, comicità quasi cabarettistica e riflessione, quotidianità e citazione colta, dialoganti con un mirato contrappunto sonoro e musicale facendo diventare Il viaggio di una pendolare sempre in corsa, metafora della nostra società e delle sue lacune ed occasione per riflettere sulla quantità e sulla qualità di quel residuo di tempo e di relazioni umane che la corsa forsennata della società ci lascia a disposizione.

Vit! Vit! è ua piccola storia sul più grande furto della nostra società, il furto del nostro tempo, una sottrazione mirata e ineluttabile a cui l’essere umano si è abituato, nonostante cerchi in tutti i modi di recuperarlo tra i piccoli resti che l’ossessionata e convulsa vita quotidiana ci lascia, eppure bisogna trovarlo, correre, Vit! Vit!


“Vit! Vit!” dal 2 al 5 marzo 2017 | Sala Specchi
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 10 euro. Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00

PRENOTAZIONI http://j.mp/prenotaTS1
Per info: 3494356219- 3298027943
www.teatrostudiouno.com – info.teatrostudiouno@gmail.com

SUPERSHOCK, “EMPTY.FULL” È IL NUOVO ALBUM DELL’ECLETTICO MUSICISTA TORINESE

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“Empty.Full” è stato registrato totalmente da Supershock, il quale ha sia suonato tutti gli strumenti presenti (voce, chitarre, basso, batteria e percussioni, flauto, piano), che mixato il lavoro al fianco di Alessandro Ciola (che si è poi occupato del mastering presso la Imagina Production di Torino).

Il suono del disco è puramente analogico: infatti sono stati utilizzati registratori multitraccia a nastro e tecnologia, per l’appunto, totalmente analogica, col fine di creare il giusto “calore” sonoro e ottenere dinamiche potenti e naturali.
«L'obiettivo che vorrei raggiungere con la musica nella vita è di riuscire a creare un elemento di novità per la cultura musicale moderna. L'obiettivo che cerco di raggiungere ogni giorno ad ogni nuovo concerto è di far emozionare chi mi ascolta, proprio come capita a me ogni volta che mi metto le cuffie e ascolto la voce di qualche sognatore». Supershock

TRACK BY TRACK

. “NY1961” - Un'ouverture di otto minuti con parti strumentali e vocalizzi cantati senza testo in cui si cerca l'equilibrio tra una composizione classica e un viaggio psichedelico.

. “Born” - Primo singolo estratto, uno sguardo ironico e al contempo sognante di un bambino proveniente dalla luna. 

. “Do you know my secret?” -  L'ironia è la chiave di lettura dei testi, che suggerisce delle visioni surreali supportate da un suono luminoso.

. “Julian” - Quarto brano che cambia totalmente atmosfere, descrivendo la storia (vera) di una donna obbligata con la violenza ad una vita di sofferenza.

. “True love means nothing”, “Furioso”, “It's up to me” e “Monologues of depression” - Luminosità, ironia e delicatezza ritornano prorompenti.  Brani che riflettono sull'esistenza e sulle domande che essa porta con sé… “in modo particolare “It's up to me” è un ideale dialogo con il mio bambino, a proposito di ciò che dovrà affrontare nel proprio percorso e di come non dovrà mai pensare che siano gli altri ad essere padroni delle sue azioni e scelte”.

“Song of anger” e “If I could be” - La parte finale dell’album diventa più riflessiva e quindi anche più “scura” a livello sonoro. I temi sono le proprie paure, la rabbia e la voglia di nascondersi; chitarre notturne accompagnano voci sospiranti in armonie malinconiche. Tutto finisce con il suono di una tempesta di vento, un vento interiore che al contempo tormenta e spinge verso la soluzione.

BIO

Supershock, alias Paolo Cipriano, è un musicista rock italiano.
Il progetto artistico nasce come trio rock band nel 2002 a Torino e si trasforma in un solo artist project a partire dal 2014. Durante questi quindici anni, ogni occasione è vissuta come la possibilità di sperimentare un nuovo approccio musicale. In particolare Supershock inventa nuove ed alternative applicazioni della propria musica: è infatti internazionalmente riconosciuto per i suoi “cineconcerti”, spettacoli sperimentali creati dalla fusione di musica e immagini, ed anche per le sue collaborazioni nel mondo del teatro.
Dal 2002 ha fatto più di 500 concerti in Italia, USA, Francia, Emirati Arabi e Guyana, collaborando costantemente con prestigiose istituzioni culturali, come il Museo Nazionale del Cinema, il Goethe Institut, Sistema Teatro Torino.
Ha prodotto 10 cineconcerti componendo la sua colonna sonora originale sulle immagini dei capolavori dell'era del cinema muto: "Nosferatu" (2006), "Caligari" (2007), "Golem" (2008), "Metropolis" (2009), ”Viaggio a New York” (2013),  "Voyage dans la Lune" (2014), “Silent Porn” (2014), “Taboo” (2015), “Inferno” (2015), “Faust” (2016).
Ha pubblicato 7 album: “Les fleurs du mal” (2003), “Galaxy rodeo” (2005), “Utopia” (2006), “Nosferatu, a horror symphony” (2006), “Caligari” (2007), “Midnight in the garden” (2010), “empty.full” (2017); e 3 DVD: “The Fall of the House of Usher” (2007), “Le pays des aveugles” (2012), ”Viaggio a New York” (2013).
Si è occupato di 8 spettacoli di teatro musicale: “A Woman Left Lonely – Omaggio a  Janis Joplin” (2004), “L’ultima notte di Antigone” (2006), “Sotto i cieli del Mondo” (2007), “La Buona Novella” (2010), "Guerra Eterna Menzogna – Voci, Immagini e Suoni dall'Orrore" (2011), “La Storia Siamo Noi” (2011), "Cloruro di Odio – Requiem pour Aigues Mortes" (2011), “Le Pays des Aveugles” (2011). Partecipa inoltre a molti festival di fama internazionale.

Contatti e social

Teatro Azione, dal 3 al 19 marzo "JULIE" di A. STRINDBERG adattamento e regia MARCO BLANCHI

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Dal 3 al 19 marzo, dal venerdì alla domenica, il Teatro Azione ospite Julie il capolavoro della pur vasta produzione drammaturgica dello scrittore svedese August Strindberg. L'adattamento e la regia sono a cura di Marco Blanchi che affida questa elegante storia ad un doppio cast. Infatti sul palco del Teatro Azione si alterneranno Livia De Luca, Ilaria Salvatori, Vincenzo Grassi, Valerio Rosati, Valentina Mangoni.

Questa “tragedia naturalistica”, come la definisce lo stesso autore, mette in scena tutta una serie di rapporti conflittuali, primo fra tutti, quello eterno fra uomo e donna, ma anche quello tra servo e padrona e, quindi, implicitamente il tema della lotta di classe. La vicenda è apparentemente elementare: la contessina Julie si invaghisce del suo servo Jean e, complice l'assenza del padre che si è recato in visita dai parenti, l' alcool e le danze sfrenate del ballo della servitù e la conturbante atmosfera della notte di mezza estate, decide di intraprendere un pericoloso gioco di seduzione fatto di sguardi, allusioni ed esplicite sfrontatezze che, però, finiscono per innescare un meccanismo perverso che lei stessa non riuscirà più a controllare, e che la porterà a trasformarsi da padrona in serva del suo servo fino al suicidio come ultimo e unico atto di riparazione per il suo onore calpestato e ferito. Ma oltre la semplice apparenza c'è molto, molto di più... perché i veri motivi di questa storia non si trovano, secondo me, in ciò che accade ma in tutto quello che si nasconde all'interno delle cose che vediamo accadere. E allora ecco che ad una lettura un po' più attenta si scopre che ai “semplici fatti” si aggiungono nuovi riflessi che vanno ad illuminare le parti più oscure e nascoste della psiche dei personaggi. Ed ecco che il testo smette di essere ciò che sembra, e cioè un breve viaggio nel rapporto fra un uomo e una donna o tra un servo e la sua padrona, e inizia a trasformarsi in un percorso molto più affascinante all'interno di due anime alle prese con i loro sogni, con il loro sesso e con la loro animalità.

“Come regista e come uomo di teatro sono sempre stato affascinato dall'invisibile che si nasconde all'interno di un'opera d'arte” spiega Marco Blachi “perché ritengo che proprio quell'invisibile sia ciò che può essere utile allo spettatore e quindi credo che il mio lavoro consista più che nel mettere in scena un testo teatrale, nel cercare di rendere visibile l'invisibile di quel testo. Ciò che mi ha spinto a lavorare su “La contessina Julie” non è legato a ciò che accade o accadrà in scena ma all'investigazione dell'io nascosto e profondo dell'essere umano”


JULIE
di  A. STRINDBERG
adattamento e regia Marco Blanchi
Primo Cast: Vincenzo Grassi (Jean), Livia De Luca (Julie), Valentina Mangoni (Kristin)
Secondo Cast: Valerio Rosati (Jean), Ilaria Salvatori (Julie), Valentina Mangoni (Kristin)
luci: Augusto Belli
foto: Costanza Cosi
Scene e costumi: Devila
Sound designer: Daniele Paesano
Teatro Azione
via dei Magazzini Generali 34
dal 3 al 19 marzo
ore 21.00 domenica ore 18.00
Primo cast: 3,4,5,18,19 marzo
Secondo cast: 10,11,12,17 marzo
Biglietti: intero 10,00 + 2,00 (tessera associativa), 8,00 + 2,00 (tessera associativa)
per Info e prenotazioni: Telefono 347 3402275 / julieteatro@gmail.com

Milano Fashion Week su Instagram: nei primi due giorni trionfano Gucci e Moschino

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Secondo l’Instagram Fashion Index di Blogmeter, i primi due giorni delle sfilate femminili Autunno-Inverno 2017/18 hanno visto brillare le super modelle e i fashion designer. Gucci e Moschino i brand più coinvolgenti  

La Milano fashion week è tornata: dal 22 al 27 febbraio 2017, tutti gli occhi sono puntati sulle collezioni donna Autunno-Inverno 2017-2018 dei maggiori designer. Blogmeter, società leader nella social media intelligence, attraverso il suo #InstagramFashionIndex monitora per il secondo anno consecutivo le social performance dei fashion brand su Instagram che sfilano secondo il calendario ufficiale di Camera Nazionale della Moda Italiana.

Nel primo giorno della #MFW, il 22 febbraio, hanno sfilato 11 brand: Grinko, Angelo Marani, Wunderkind, Cristiano Burani, Gucci, Fay, Alberta Ferretti, N° 21, Fausto Puglisi, Francesco Scognamiglio e Annakiki. Protagonista indiscusso delle passerelle social della prima giornata è stato Gucci che ha conquistato 806 mila interazioni: gli hashtag più coinvolgenti utilizzati dalla maison fiorentina sono stati #guccifw17 e #alessandromichele, mentre il contenuto più performante è stato un post dedicato alla frase dell’artista e fotografa spagnola @cococapitan “Common sense is not that common” che ha collaborato con Gucci per la collezione F/W 2017/2018.

Il secondo fashion brand più appealing su Instagram è stato Alberta Ferretti, che si è distinto tra l’altro come il più attivo della giornata con ben 40 post dedicati alla fashion week, che hanno generato oltre 126 mila interazioni grazie anche alle sue super modelle nonché social influencer @GigHadid e @SaraSampaio. Infine, è doveroso menzionare le performance di N°21 che in un solo giorno ha acquisito ben 1,6 mila nuovi seguaci, classificandosi terzo nella classifica per nuovi follower, senza dimenticare che l’hashtag più coinvolgente è stato quello dedicato al suo designer #alessandrodellacqua.

Nella giornata di ieri, giovedì 23 febbraio, hanno sfilato 14 case di moda: Max Mara, Genny, Luisa Beccaria, Fendi, Vivetta, Anteprima, Emilio Pucci, Les Copains, Angel Chen, Prada, Daniela Gregis, Byblos, Moschino e Atsushi Nakashima. Il migliore in termini di engagement è stato il profilo Instagram di Moschino che con le sue supermodelle @gigihadid @kendalljenner @bellahadid e @stellamaxwell ha generato 338 mila interazioni. Segue a stretto giro Fendi con 295 mila interazioni e #karllagerfeld tra gli hashtag più coinvolgenti.  

In termini di nuovi seguaci è Prada ad avere la meglio avendo acquisito ben 19 mila new followers in un solo giorno, nonostante la pubblicazione di soli 3 post dedicati alla sfilata, contenenti gli hashtag #pradafw17 e #mfw. Ottime anche le performance di Max Mara che con la sua collezione ispirata agli anni 50 ha generato ben 66 mila interazioni, merito anche della coppia vincente (sia in passerella che su Instagram) costituita dalle supermodelle Gigi Hadid e Halima Aden, che hanno sfilato con lo hijab.

Milano Moda Donna è l’evento più prestigioso organizzato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, oltre a essere uno dei momenti più attesi dal Fashion System internazionale, con i suoi due appuntamenti all’anno seguiti da una rete di migliaia di operatori del settore. Una manifestazione che negli anni ha promosso le Maison che hanno reso celebre il Made in Italy nel mondo supportando al contempo i nuovi talenti che fanno del settore della Moda un ambito in continua evoluzione. Per consultare il calendario completo delle sfilate: http://www.milanomodadonna.it/it/

LE 10 INVENZIONI TECNOLOGICHE CHE HANNO CAMBIATO LA VITA DELLE DONNE NEGLI ULTIMI 100 ANNI

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Dalla piastra per capelli, al trucco permanente fino alla tecnologia laser, gli ultimi 100 anni hanno visto alternarsi invenzioni di ogni genere, che in molti casi hanno messo al centro l’interesse per la donna. Il nuovo millennio ha sancito l’importanza della tecnologia per il benessere del fisico e della mente delle donne.
Secondo un'indagine realizzata dalla Miller School of Medicine - University of Miami, l’immagine del corpo incide fortemente sulla sfera psicologica delle persone, in particolare del gentil sesso. Per questo gli ultimi anni hanno visto la tecnologia compiere passi da gigante nel campo della medicina estetica, attraverso macchinari all’avanguardia che hanno migliorato il rapporto delle persone con il proprio corpo. Oggi i principali desideri delle donne sono i trattamenti di epilazione permanente (45%), trucco permanente (42%), manicure o pedicure (39%) e il ringiovanimento cutaneo (37%). I benefici non sono puramente estetici, ma anche psicologici in grado di rafforzare l’autostima (62%), di accettare maggiormente l’immagine del proprio corpo (58%) e più nel concreto permettono di risparmiare tempo per la cura del corpo (52%) e di variare il look facilmente (46%).

È quanto emerge da un monitoraggio condotto da Found! in occasione del Congresso Internazionale di Medicina e Chirurgia estetica Sies - Bologna 24/26 febbraio, su 50 testate internazionali, dedicate a scienza, tecnologia e attualità, oltre che su un panel di 30 esperti nel campo dell’innovazione, della sociologia e della scienza applicata, per capire quali siano state le scoperte degli ultimi 100 anni che hanno concretamente rivoluzionato le abitudini di vita delle donne.

Le continue scoperte in campo medico, scientifico e tecnologico hanno caratterizzato e continuano a fare parte della nostra società. Ma quali sono i settori che hanno saputo innovarsi maggiormente negli ultimi 100 anni? Secondo gli esperti  il campo dove sono state realizzate più innovazioni è quello tecnologico (67%), soprattutto nell’ultimo decennio, seguito da quello scientifico (64%) e quello medicale (62%).

La storia ha visto alternarsi invenzioni tecnologiche di ogni genere: se i primi del ’900 accoglievano la piastra per capelli ed il phon con grande entusiasmo, gli ultimi trent’anni hanno visto nascere nuove tecnologie per la bellezza della donna. L’epilatore elettrico e la dermo-pigmentazione ad esempio, hanno rivoluzionato l’aspetto estetico della donna del nuovo millennio,  anche se il passaggio decisivo è stato l’introduzione della tecnologia laser che ha permesso di intervenire efficacemente su diverse problematiche di carattere medico ed estetico. Nell’ultimo decennio infatti, le donne hanno cambiato abitudini di vita, grazie ad interventi mirati come l’epilazione laser permanente (45%), che è tra i principali desideri della donna. I ricercatori hanno compiuto passi da gigante in questo campo ed hanno messo a punto strumenti di controllo dell’emissione del raggio luminoso sempre più selettivo e qui più efficace. Allo stesso modo i trattamenti di foto ringiovanimento cutaneo (42%) hanno avuto un forte impulso grazie a procedure che permettono alla nostra pelle di affrontare il passare del tempo con naturalezza e risultati ottimali. Anche il ringiovanimento vaginale (31%) è sempre più richiesto dalle donne italiane.

“L’ausilio della tecnologia nella medicina estetica rappresenta un aiuto concreto per il benessere delle donne- afferma Lapo Cirri, direttore commerciale di Renaissance -. Per quanto riguarda i trattamenti estetici, la domanda da parte della sfera femminile è sempre molto alta e non ha età. I trattamenti più richiesti nel nostro settore sono quelli che riguardano l’epilazione e il rimodellamento del corpo, anche se sicuramente recitano una parte importante il foto-ringiovanimento,  l’eliminazione delle macchie della pelle e la rimozione dei tatuaggi. Il MonnalisaTouch, trattamento dedicato al problema dell’Atrofia Vaginale e dei suoi sintomi durante la menopausa, testimonia l’attenzione che da sempre abbiamo non solo per “l’estetica” del modo femminile, ma anche per le problematiche funzionali: questo trattamento, oggi convalidato da 18 pubblicazioni scientifiche e da quasi 2000 modelli laser installati nel mondo, ne è la testimonianza”. 

“Il progresso tecnologico ha permesso di mettere in campo una serie di trattamenti con un ‘downtime’ molto più breve – afferma Giustino Gallo, product manager di Renaissance -.  La richiesta di questi trattamenti è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, prima da parte della popolazione femminile, poi anche di quella maschile. In generale tutti quei pazienti che hanno superato gli ‘anta’ oggi, si sottopongono con consuetudine a quei trattamenti che tendono a rallentare il cronoaging. Parliamo di tutti i danni che sono tipici dell’irraggiamento solare che è sempre  più pericoloso. I laser come il Discovery PICO sono adatti per un pubblico che chiede un trattamento per la rimozione di tatuaggi, il Tatoo changing, e delle macchie solari. Se invece parliamo di foto-epilazione, che può essere fatta durante tutto l’anno, si utilizzano sistemi come il Duetto MT EVO”.

Il laser si pone così come l’innovazione tecnologica più significativa degli ultimi anni, grazie alla mininvasività, sicurezza e precisione capace di migliorare non solo l’aspetto estetico di una donna, ma soprattutto la qualità della sua vita. La sua storia risale agli inizi del secolo scorso: fu Einstein, nel suo trattato Zur Quantum Theorie der Strahlung del 1917 a teorizzare la possibilità di un’emissione stimolata della luce, diversa da quella spontanea. A quell’epoca la parola laser neppure esisteva: si tratta di un neologismo, coniato nel 1959 da Gordon Gould. Ma fu solo un anno più tardi che Theodore Maiman costruì il primo laser a rubino e il 16 maggio del 1960 proiettò una luce rossa nel laboratorio di ricerca della Hughes a Malibu in California. Sono negli ultimi anni il laser è stato usato soprattutto per scopi medici. Secondo gli esperti i vantaggi più significativi riguardano il trattamento di rimozione dei tatuaggi (43%), dell’atrofia vaginale (41%) e delle lesioni vascolari (38%). 

“La tecnologia in generale ha portato un’innovazione nei trattamenti delle problematiche che si possono presentare con la menopausa – afferma il Prof. Stefano Salvatore, ginecologo e responsabile dell’Unità funzionale di Uroginecologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano -. Il laser viene applicato in ambito ginecologico non solo per trattamenti estetici, ma come un vero e proprio trattamento medico per condizioni che hanno impatto sulla qualità di vita, sull’autostima e sull’ immagine di sé, che spesso compromette i rapporti relazionali delle pazienti. Bisogna differenziare un trattamento come quello dell’atrofia vulvo vaginale che colpisce soprattutto le donne in post-menopausa, dai trattamenti che riguardano le donne più giovani. Anche loro possono beneficiare di questi trattamenti: secchezza vaginale e la conseguente difficoltà ad avere rapporti sessuali sono segnali che identificano problematiche trattabili e migliorabili con il laser. Bisogna saper preservare le dimensioni della coppia, riducendo quelli che sono gli aspetti che possono limitarne il rapporto”. 

Ma seguendo un percorso cronologico, quali sono le 10 invenzioni tecnologiche che hanno cambiato la vita della donnanegli ultimi 150 anni?

LA PIASTRA PER CAPELLI: oggi è un elettrodomestico che serve per modificare la struttura dei capelli facendo ricorso al calore, ma la prima versione risale al 1906, quando Simon Monroe brevettò un utensile composto da sette denti metallici che pettinavano i capelli, lisciandoli.

IL RASOIO PER DONNE: il rasoio a lame monouso è stato brevettato per la prima volta nel 1895, ma per la donna la svolta è avvenuta nel 1915 con la nascita del primo rasoio specificatamente per donne. Nel 1928 poi, sarà brevettato il primo rasoio elettrico dal produttore statunitense Col. Jacob Schick.

L’ASCIUGACAPELLI: I primi vennero inventati nel 1920 a Racine, nel Wisconsin. L'idea nacque dall'unione dell'aria uscente da un aspirapolvere con un motore da frullatore. I primi asciugacapelli erano voluminosi, pesanti e poco pratici, però guadagnarono presto consenso presso i consumatori evolvendosi fino ai modelli attuali.

LAMPADA ABBRONZANTE: a partire dagli anni ’70 alcune aziende hanno sfruttato questa tecnologia per immettere sul mercato i primi modelli abbronzanti, finalizzati ad uso estetico e non più solo medico. I “lettini” solari fecero così il loro ingresso negli istituti di bellezza. Ma solo negli anni ’90 ci fu un vero e proprio boom della abbronzatura artificiale, grazie al miglioramento della tecnologia delle lampade UVA. 

IL TEST DI GRAVIDANZA: dopo numerosi tentativi, ha raggiunto affidabilità, velocità e semplicità di esecuzione tali da far diventare storici anche i più recenti.  Negli anni ’80 comparvero i primi test diretti, mentre negli anni ’90 si passò all’utilizzo degli enzimi indicatori. Ora abbiamo display digitali e test di funzionalità precoce con tecnologia monoclonale multipla usati di norma dal primo giorno in cui salta il ciclo mestruale con risultati visualizzati in pochi minuti.

L’EPILATORE ELETTRICO: è stato lanciato sul mercato nel 1986. Si tratta di una macchinetta che pinza e strappa con rapidità il pelo, rompendolo o estraendolo fino alla radice. L'epilazione meccanica, può essere realizzata anche manualmente con pinzette o con un filo sottile manovrato in modo che si attorcigli ai peli prima dello strappo.

CUFFIA ASCIUGACAPELLI: una tecnologia avanzata collegabile alla bocchetta per l'uscita dell'aria calda dei tradizionali asciugacapelli. Il funzionamento di questa cuffia è lo stesso del casco asciugacapelli, ma la differenza sta nel fatto che l'aria calda viene soffiata fuori dall'asciugacapelli e questa, passando tramite un tubo collegato alla cuffia, arriva fino a quest'ultima e asciuga i capelli.

TRUCCO PERMANENTE: è la soluzione ideale per chi, per esigenze di lavoro o semplicemente per se stessa, vuole sempre un trucco perfetto, ma non ha il tempo per realizzarlo tutti i giorni. E’ una tecnica di pigmentazione dell’epidermide, affine al tatuaggio, eseguita tramite l’introduzione di micro-pigmenti minerali nello strato superficiale dell’epidermide, con un ago montato su apposito macchinario.

SPAZZOLA PULIZIA VISO: è spazzola a micro-oscillazione nata a Seattle nel 2011 che deterge perfettamente la pelle in un minuto. È un sistema semplice per liberare i pori della pelle. Negli anni è diventato la scelta numero 1 delle donne per la pulizia del viso. Con oltre 300 micro oscillazioni al secondo, pulisce a fondo l’epidermide. 

IL LASER USO MEDICO ED ESTETICO: i primi esperimenti nel campo dell’epilazione con apparecchiature basate sull’emissione di luce coerente risalgono a poco più di due decadi fa, ma è solo nell’ultimo decennio che questo trattamento ha preso il volo. Infatti nel triennio 1995-1998 la Food and Drug Administration (FDA) approvò il primo laser specificatamente ideato per l'epilazione laser. I laser come il Discovery PICO sono adatti per un pubblico che chiede un trattamento per la rimozione di tatuaggi, il Tatoo changing, e delle macchie solari. Se invece parliamo di foto-epilazione, che può essere fatta durante tutto l’anno, si utilizzano sistemi come il Duetto MT EVO. Il MonnalisaTouch invece è adatto al trattamento dedicato al problema dell’Atrofia Vaginale e dei suoi sintomi durante la menopausa.

Teatro L'Aura, dal 1° al 5 marzo “L’ORSO” di Checov e “IL CASO CHAMPIGNON” di Courteline

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Da mercoledì 1 a domenica 5 marzo il Teatro L'Aura ospita Atti Unici. In scena Cristina Angiuli, che ne firma anche la regia, Davide De Marco, Monica Angiuli, Vito Caporusso.

Signore e signori dabbene, tribunali, vedovanza, adulterio, condanne ... due divertentissimi atti unici che sono due vere e proprie commedie per una serata all’insegna del divertimento dal sapore belle époque. Quando, con le nostre mani, decidiamo il  destino che però si fa beffe di noi.

Ne “L’Orso”, la protagonista è Elena Popova, vedova inconsolabile che ha giurato, dopo la morte del marito, di non uscire più di casa e di non frequentare più nessun uomo; nonostante le preghiere, a ripensare la sua decisione, da parte della sua cameriera. La situazione cambia quando l’ex ufficiale d’artiglieria Smirnov, si reca in casa della Popova per riscuotere delle vecchie cambiali del marito. Il rifiuto di lei a pagare e la volontà di lui a esigere quanto dovuto, porteranno i protagonisti a un dialogo concitato e divertente, che sfocerà in un duello tra i due e un finale a sorpresa. “Il caso Champignon” si svolge in un’aula di un Tribunale francese. Il signor Champignon querela la propria moglie, per adulterio. Attraverso divertentissime situazioni, la situazione si ribalterà a sfavore del protagonista, che si vedrà condannato a una multa e al carcere.

ATTI UNICI
“L’Orso” Di Anton Checov - “IL Caso Champignon” Di Georges Courteline
Cristina Angiuli, Davide De Marco, Monica Angiuli. Vito Caporusso.
Regia Cristina Angiuli.
di Simone Polverini
con David Pinto, Isabella di Raimondo, Jano di Gennaro, Enrico Gargiulo, Giuseppe de Pilla
Teatro L'aura
vicolo di Pietra Papa, 64
dall'1 al 5 marzo 2017
dal mercoledì al sabato alle ore 21.00 domenica alle ore 18.00
Biglietti Intero 13.00 + 2.00 (tessera associativa)
Ridotto 10.00 + 2.00 (tessera associativa)
Info e prenotazioni 0683777148 oppure nuovoteatrolaura@gmail.com

Libri: “Riva occidentale”, la prima raccolta poetica di Massimiliano Perrotta

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La casa editrice Sikeliana pubblica un nuovo testo per la collana “Occidente”, si tratta di “Riva occidentale”, la prima raccolta poetica di Massimiliano Perrotta.

Dalla riva occidentale, dal nostro luna park in rovina, il poeta prova a salire qualche gradino, tra lo sgomento di certe visioni notturne e colorate cronachette amorose, nell'attesa della parola magica che redima tutto questo tempo.
Già drammaturgo dalla forte tensione poetica, Perrotta ha pubblicato Cornelia Battistini o del fighettismo (La Cantinella, 2006; tradotto in Francia) e Hammamet (Sikeliana, 2010; Premio Giacomo Matteotti della Presidenza del Consiglio dei Ministri).
Il libro è disponibile in libreria e online.

«Su questa riva occidentale
stanchi abbiamo smesso di aspettare
navi cosacche o corsare,
eppure è tempo di aspettare,
eppure…»
Info

Sikeliana
Via Madonna della Pietra, 8 – 95044 – Mineo (CT) – 0933/98.17.76 – 392/23.72.334

Teatro Olimpico, Francesca Reggiani dal 28 febbraio al 5 marzo con "SPAESATI"

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Francesca Reggiani dal 28 febbraio al 5 marzo sarà protagonista assoluta al Teatro Olimpico di Roma con SPAESATI, il suo nuovo travolgente spettacolo, scritto insieme a Valter Lupo e Gianluca Giugliarelli.

Lo spaesamento è generale. L'unica sicurezza che abbiamo è la precarietà in tutti i sensi. Personaggi vecchi e nuovi tengono insieme il nuovo show. Da Hillary Clinton a Maria De Filippi, dal sottosegretario Maria Elena Boschi a Patty Pravo, sfiorando Virginia Raggi… se si lascia sfiorare.
Donne molto diverse tra loro, ma tutte donne che hanno da dire parecchio. Alcune illuminate, altre fulminante. Maria de Filippi fa da fil rouge, in quanto unico riferimento positivo  in un Paese che si sfalda ogni giorno sotto i nostri occhi.
Un irresistibile one-woman-show che non lascia via d’uscita, fatto di riflessioni acute e scomode di una sfavillante Francesca Reggiani, con uno sguardo ironico attraverso le donne che finalmente occupano posti di potere, includendo anche le dinamiche con i loro uomini.
Per quanto riguarda invece la sfera sentimentale? Francesca risponde: "Ricalca esattamente quella politica e sociale. Anche le nostre relazioni sembrano sempre più essere a tempo determinato e in alcuni casi, anche loro, non riescono ad arrivare alla fine del mese". E propone la sua ricetta per uscire dall'impasse suggerendo "Rimboccatevi le maniche!" Ma specifica: "Sempre se vi è rimasta una camicia..."

Sea Faint, "Bodies" il nuovo singolo indie-pop della produttrice brit-pop

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Il suo nuovo singolo “Bodies”, previsto per il 23 febbraio 2017, è un brano indie-pop mid-tempo. Si presenta come una commistione di chitarre eteree, pianoforte e echi di elettronica, che rimandano a tratti a un recente Noel Gallagher e ai Radiohead anni 90.

Il testo racconta un mondo dove “corpi spezzati” si trascinano in situazioni e consuetudini che incatenano e appiattiscono invece di valorizzare. Sea Faint osserva tutto questo senza perdersi in critiche, constatando che a volte basta soltanto una persona a “far andare tutto bene” anche in situazioni estreme dove senti le “ossa che si spezzano” inesorabilmente.
Sea Faint - l'artista:
Da sempre incline e legata alla musica britannica, a prescindere dalle correnti musicali. Ha sempre spaziato nell’ascolto di più generi, focalizzandosi prevalentemente sulle emozioni suscitate dalle singole canzoni. Nonostante la sua passione per la new-wave e il brit-rock, la sua musica contiene svariate sfumature appartenenti a generi distinti, influenzata anche dagli anni di studio di canto sia moderno che jazz. Le chitarre rubate all’ambiente british e le tastiere vintage, che caratterizzano gli arrangiamenti dei pezzi, consentono all’artista di creare il giusto equilibrio fra alternative rock e indie pop.

THE BIG BLUE HOUSE, esce “Do it” 1° album per gli ultimi vincitori toscani di Obiettivo Blues In

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SIENA - E’ disponibile da oggi in tutti gli store digitali e piattaforme streaming “Do it” l’album  d’esordio dei senesi The Big Blue House, giovanissima band (tra le tre vincitrici del contest Obiettivo BluesIn del Pistoia Blues 2016che crea frizzanti brani inediti partendo dai classici del blues (su etichetta Vrec).
L’album contiene 8 brani registrati presso il lo Stabbiolo Music Studio di Sarteano (SI) con il tema conduttore dell’amore, questo sentimento così agrodolce (“Sweet Thing, Bad Thing”) che travalica l’amicizia (“Blue Sky”), ferisce profondamente (“This is how I Feel”) continua a girare nella testa alla ricerca del nome della persona giusta. Tematiche moderne per uno stile classico con il denominatore comune di quel “fucking blues” così sporco e crudo, ma anche tanto spirituale.
The Big Blue House sono una delle più giovani band di blues italiane: provengono da Torrita di Siena e la formazione attuale vede Danilo Staglianò (voce e chitarra), Luca Bernetti (Basso), Sandro Scarselli (tastiere/ Hammond), Andrea Berti (batteria). I riferimenti musicali sono all’Electric Blues classico: da Buddy Guy a Gary Moore, da Eric Clapton a Joe Bonamassa passando per Stevie Ray Vaughan. Formatisi nel 2014 hanno all’attivo già numerosi concerti e concorsi. Nell’estate del 2016 sono tra i tre vincitori del contest Obiettivo BluesIn vincendo l’esibizione sul mainstage del Pistoia Blues Festival 2016 ed inserendo un loro brano nella compilation “Pistoia Blues Next Generation vol.2”. Ad inizio 2017 pubblicano il singolo e video “Blues Sky”, partecipano a Firenze Libro Aperto aprendo il concerto di Morgan e pubblicano il 24 febbraio l’album d’esordio “Do It”.


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