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Teatro Lo Spazio, DAL 14 AL 19 FEBBRAIO "LA LEZIONE" di Eugène Ionesco regia Fabio Galadini

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La Lezioneè uno dei testi più importanti di Eugène Ionesco, è un "dramma comico", è "Teatro dell'assurdo" perché "il Teatro è essenzialmente rivelazione di cose mostruose" così l'autore definisce il suo spettacolo al debutto a Parigi il 16 febbraio del 1957, nel piccolo Théâtre de La Huchette, nel Quartiere Latino a due passi da Notre Dame.
Il protagonista assoluto di questo classico è il linguaggio, come dimostrazione della difficoltà di comunicare, ma soprattutto come strumento di potere: è il professore a decidere i significati da dare alle parole e chi ha il potere del linguaggio ha il potere sulle cose e sulle persone.
Dietro un'apparente lezione si consuma un rito gotico e omicida che si ripete all'infinito sotto gli occhi complici della governante. Il linguaggio assurdo e paradossale amplia e dilata il gioco crudele che si instaura tra il professore e l'allieva. Un professore che insegna diverse discipline, un’allieva che vuole conseguire il dottorato totale e una governante che sorveglia lo svolgersi delle lezioni con frequenti incursioni in scena. Il dramma di Ionesco, uno dei maestri dell’assurdo, è una metafora sul potere esercitato attraverso l’uso della parola che poco alla volta annichilisce, diventando ripetitiva come in un rito e che sul finale diventa una danza macabra. Ne “La lezione” la parola perde senso, ritorna alla propria origine, cioè ridiventa suono e chi lo subisce può essere usato e manipolato. Oggi più di ieri piegati come siamo a miliardi di parole apparentemente significanti, pronunciate da parolai che detengono il potere.

Biglietto intero 12 euro
Biglietto ridotto 9 euro
Tessera semestrale 3 euro
Durata 70 min.
DAL 14 AL 19 FEBBRAIO
dal martedì al sabato ore 20.30
domenica ore 17.00
LA LEZIONE di Eugène Ionesco
Traduzione di Gian Renzo Morteo
regia 
Fabio Galadini
aiuto regia 
Francesco Guglielmi
Con 
Fabio Galadini, Erika Rotondaro, Simona Meola
scene e costumi 
Teatri Soratte
 
 Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 Roma  0677076486  0677204149
info@teatrolospazio.it

MOPLEN, "Battisti" il NUOVO VIDEO estratto dal 1° album "Siamo solo animali"

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"Siamo solo animali" (La Fame Dischi/Notturnogiovani) è l'album d'esordio dei MOPLEN, disponibile dal 28 ottobre su iTunes, Spotify e tutte le principali piattaforme digitali.

"Battisti"è il nuovo video estratto. Un brano smaccatamente pop che racconta di un giovane che ogni giorno cerca di combattere l'alienazione della routine quotidiana con la stessa canzone. Il video, girato da Elephant Road, ripercorre questa spirale di ripetitività: un uomo pedala su una cyclette che nonostante gli sforzi non si muoverà mai.
Continua il TOUR nei club dei MOPLEN, ecco le prossime date:

12/02 - NA COSETTA, via Ettore Giovenale, 54/A - ROMA
14/02 - SECRET SHOW 
04/03 - CIRCOLO GAGARIN, via Galvani, 2bis - BUSTO ARSIZIO (VA)

I MOPLEN sono una band di Padova attiva dal 2014, il loro sound attinge a piene mani dalla musica pop, arricchito da synth e da un'anima rock. Una formula musicale che unita all'esuberanza delle loro performance li ha fatti diventare dei veri e propri local hero nella loro città natale.

"Siamo solo animali"è il loro album d'esordio, un inno a seguire i propri istinti e ad affrontare con più leggerezza le difficoltà che la vita ci mette di fronte. Le nove canzoni fotografano infatti piccoli momenti di vita quotidiana con un occhio divertito e attento, mentre le sonorità smaccatamente pop, influenzate dal background rock della band, lasciano ampio spazio a un sound moderno e fresco in cui i MOPLEN riescono a far convivere contenuto e ritmo. Tutte le strumentali sono state composte ed arrangiate dagli stessi MOPLEN e prodotte da Giacomo Zavattoni di RC Waves tra Perugia, Padova e Milano. BIOGRAFIA I MOPLEN sono una band originaria di Padova attiva dal 2014. Dopo la pubblicazione del loro primo omonimo EP e dopo essersi costruiti una credibilità nella loro città, nel 2015 partecipano al concorso "Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame QUARTA EDIZIONE" dell'etichetta indipendente La Fame Dischi vincendo il primo premio. Nel 2016 vincono "Va sul Palco", concorso nazionale per band emergenti organizzato da Notturno Giovani, progetto del Comune di Varese in collaborazione con la Cooperativa Naturart. Grazie alla vittoria di questi due concorsi, all'ingresso in RC Waves, factory che raccoglie giovani musicisti di talento, la band pubblica il suo primo album "Siamo solo animali". Il nome della band è legato all'indimenticabile trasmissione Rai "Carosello", dove tra i tanti spot vi era anche quello del Moplen con il tormentone "E mò e mò...Moplen!" di Gino Bramieri. Il Moplen è una materia plastica in uso ancora oggi ma che ai tempi rivoluzionò i consumi degli italiani. La scelta di questo nome da parte della band padovana è legata alla voglia di fare propria l'esperienza di innovazione e intrattenimento, così come lo era stato il Moplen e il Carosello. Arista: MOPLEN Album: Siamo solo animali Etichetta: La Fame Dischi / Notturnogiovani Data Uscita: 28 -10-2016
Promozione: Smc Italia Web: www.facebook.com/moplenaltpop

Teatro Marconi di Roma, "Buffone" di Marco Passiglia e Sergio Viglianese dal 17 a 19 febbraio

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Da venerdì 17 al domenica 19 febbraio il Teatro Marconi ospita la commedia scritta da Marco Passiglia e Sergio Viglianese. Si tratta di Buffone, diretta da Alessandro Barca. Sul palco del Teatro diretto da Felice Della Corte i due autori e Alessandro Mancini e Francesca Tommasoni.


Marco e Sergio sono amici da più di 20 anni. Durante il liceo hanno messo in scena una commedia che ha reso la loro amicizia speciale. Senza dare seguito alla loro passione il destino li ha portati a lavorare insieme per 20 anni in una ditta di imballaggi.
Fino al giorno in cui Marco convince Sergio a lasciare il lavoro per realizzare finalmente il sogno di una vita: scrivere una commedia che li renda ricchi e famosi.
Mentre cercano l'idea, tra dubbi e incertezze, avranno a che fare con una vicina di casa fuori di testa e un impresario a dir poco bizzarro.
Saranno proprio loro a fargli venire l'idea giusta per completare l'opera
Ma quando ormai sembra fatta....

Una commedia molto divertente e a tratti romantica, che parla di sogni, di amicizia, di passioni e di inganni, e che vive tra immaginazione e realtà, salti temporali e colpi di scena.


BUFFONE
di Marco Passiglia e Sergio Viglianese
con Marco Passiglia, Sergio Viglianese, Alessandro Mancini E Francesca Tomassoni
regia Alessandro Barca
musiche Marco Passiglia
Teatro Marconi
viale Guglielmo Marconi 698e (parcheggio interno)
dal 17 al 19 febbraio 2017
Biglietto Intero 20.00€ Ridotto 15.00€ - Under 25 8€
Ore 21.00 domenica ore 18.00
tel 06 59.43.544
Ufficio stampa - Rocchina Ceglia 3464783266 comunicazione@teatromarconi.it
Ufficio promozione - Andrea Alessio Cavarretta promoteatri@gmail.com

Teatro Augusteo di Napoli, dal 17 al 26 febbraio Gigi e Ross con lo spettacolo musicale “Troppo napoletano”

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Al Teatro Augusteo di Napoli, da venerdì 17 fino a domenica 26 febbraio, Gigi e Ross saranno in scena con lo spettacolo musicale “Troppo napoletano”. 

Dopo il successo cinematografico del film “Troppo napoletano”, il primo lungometraggio prodotto da Alessandro Siani e Cattleya, arriva l’adattamento della pellicola in un’inedita versione teatrale che debutterà venerdì 17 febbraio, in scena fino a domenica 26 febbraio, sul palco del Teatro Augusteo di Napoli.

Scritta e diretta da Gianluca Ansanelli, la commedia è impreziosita anche da alcuni brani musicali scritti da Siani e conferma i protagonisti del grande schermo Gigi e Ross, con i piccoli Gennaro Guazzo e Giorgia Agata che guideranno un cast rinnovato con tante sorprese, composto da: Luigi Attrice, Alessandro Bolide, Nicoletta D’Addio, Cristiano di Maio, Gennaro Di Biase, Ivan Fedele, Loredana Simioli, Ester Gatta, Ciro Villano, e con la partecipazione straordinaria di Valentina Stella, che canterà le canzoni scritte da Siani e Bruno Lanza.

Le scene sono di Roberto Crea; le coreografie di Naike Orilio e Giuseppe Farruggio; la realizzazione scene dei F.lli Giustiniani. Le musiche sono scritte da Bosnia e Gallo; le canzoni sono di Alessandro Siani e di Bruno Lanza. Le grafiche sono a cura di Luca Auletta; videografica e disegno luci Francesco Adinolfi.

Lo spettacolo è prodotto da Best Live. 



Sinossi

“Troppo napoletano” è una storia semplice, una storia d’amore vista con gli occhi di un bambino e che racconta le differenze tra due quartieri di Napoli: il Rione Sanità e Posillipo. Sarà proprio l’amore tra uno scugnizzo e una posillipina a far emergere i contrasti, ma soprattutto le tradizioni, le speranze e i sentimenti che hanno lo stesso sapore per chi è nato a Napoli.



Cast e personaggi

ALESSANDRO BOLIDE - QUAGLIARULO

CIRO VILLANO - INSEGNANTE

CRISTIANO DI MAIO - PICONE

ESTER GATTA - INSEGNANTE

GENNARO GUAZZO - CIRO

GENNARO DI BIASE - GENNY MARESCA

GIORGIA AGATA - LUDOVICA

IVAN FEDELE - COMMISSARIO

LOREDANA SIMIOLI - ZIA MARIA

LUIGI ESPOSITO - TOMMASO

LUIGI ATTRICE - NONNO

MIRKO CUORPO - CIRO

NICOLETTA D’ADDIO - DEBORA

ROSARIO MORRA - STEFANO

VALENTINA STELLA - ZIA TERESA



Giorni e orari spettacoli

Venerdì 17 alle ore 21:00

Sabato 18 alle ore 21:00

Domenica 19 alle ore 18:00

Mercoledì 22 alle ore 18:00

Giovedì 23 alle ore 21:00

Venerdì 24 alle ore 21:00

Sabato 25 alle ore 21:00

Domenica 26 alle ore 18:00



Prezzi

Prezzo poltrona € 33,00

Prezzo poltroncina € 22,00



Informazioni sono disponibili al sito www.teatroaugusteo.it o telefonando al botteghino: 081414243 - 405660, dal lunedì al sabato tra le ore 10:30 e le ore 19:30. La domenica dalle ore 10:30 alle ore 13:30. 


Teatro Augusteo

Marco Calafiore 3926075948

Share-Cooking Therapy, per 1 esperto su 2 cucinare insieme risveglia la passione nella coppia

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Elimina i pensieri negativi, riduce notevolmente lo stress, ma soprattutto aiuta a riavvicinare le persone, secondo un esperto su 2 (52%) la cucina è il luogo ideale dove ritrovare la passione. Oltreoceano viene definita “Share-Cooking Therapy” e sembra aver conquistato anche il Bel Paese.
Sulla scia di una tendenza internazionale, che vede al centro la condivisione nella preparazione dei piatti, l’effetto positivo del “cucinare insieme” è stato oggetto non solo di ricerche scientifiche, ma anche di pellicole cinematografiche: “Non sempre quello che desideri è sul menù” è una citazione significativa estrapolata dal film “Sapori e dissapori”, dove la protagonista (Catherine Zeta-Jones) trova l’amore della sua vita proprio tra i fornelli. A lanciarla sono anche le coppie del jet set, come Ryan Reynolds, attore canadese protagonista del film ‘Deadpool’, e Blake Lively, sua dolce metà e giovane attrice americana, che passano parte del loro tempo in cucina, come dimostrano alcune foto caricate sui principali social network. Belli e felici, i loro sguardi sembrano confermare gli effetti positivi di questa tendenza. Ma quali sono i principali benefici di questa “terapia” di coppia? Spinge a comunicare l’uno con l’altro (82%), sperimentare la fantasia e creatività (74%) e permette di condividere nuove emozioni (68%). Non solo, come riporta il Wall Street Journal, molti terapisti utilizzano la cucina per curare la depressione, l’ansia e i problemi psicologici.

E’ quanto emerge da uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su panel di 80 esperti tra cui chef stellati e psicologi, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire come ritrovare il feeling all’interno della coppia e riaccendere il fuoco dell’amore nella giornata di San Valentino.

“Per la coppia cucinare offre la possibilità di ritrovare complicità e dialogo – afferma la psicologa Ilaria Paoli, specializzata in sessuologia -. ‘Cosa mangiamo oggi?’ o ‘Cosa vuoi per cena?’, in questi banali quesiti una coppia si chiede di cosa ha bisogno e ascolta le reciproche preferenze: è un’occasione per ascoltare i bisogni, accudire e trovare delle soluzioni creative. Dato che l’oggetto dello scambio comunicativo in questo caso è il cibo e non la relazione, la comunicazione può essere più semplice e libera, priva delle barriere difensive che si possono instaurare durante un periodo di crisi o tensione. Per cui si può, attraverso un pasto da preparare, fare tanto e dire tanto, senza mettersi troppo in gioco personalmente. La cucina e soprattutto la zona cottura, in molti casi è uno spazio ristretto e i due partners sono ‘costretti’ a stare vicini fisicamente. Per cui i corpi si girano attorno, si spostano e restano a fianco, come in una danza. I due partners devono collaborare, parlarsi da vicino e consultarsi. Si può fare anche un parallelo tra il piacere della cucina e l’eros: si osservano colori e forme, l’apparecchiatura e la disposizione della pietanza nel piatto, come si osserva il corpo e il portamento del partner. È seducente vedere come il proprio partner si concentra e si dedica a inventare qualcosa per creare un momento speciale”.

La relazione di coppia è un percorso in continua evoluzione, non sempre in discesa. Il 63% degli esperti afferma infatti che alla base delle crisi c’è in particolare la difficoltà a passare del tempo insieme. Ma quali sono i motivi? Il lavoro frenetico di tutti i giorni (54%), gli impegni famigliari (51%) e la pigrizia del partner (48%) mettono in seria difficoltà la coppia. Secondo uno studio della Northwestern University questo è molto rischioso, perché la salute della relazione è direttamente proporzionale al tempo che si riesce a dedicare l’uno all’altro.

Ormai non c’è dubbio sul fatto che la cucina possa modificare positivamente lo stato d’animo delle persone e soprattutto possa riavvicinarle. Infatti a San Valentino ben un esperto su 2 (52%) consiglia alle coppie di riscoprire il piacere di cucinare insieme per ritrovare la passione. Realizzare manicaretti in casa (58%) sembra l’ideale rispetto alla classica cena al ristorante (35%) o alle gite fuori porta nei centri benessere (25%). Questo avviene perché le persone che restano a casa vivono meglio la propria intimità (42%), si sentono liberi da occhi indiscreti (38%) e in generale si sentono più a loro agio (32%). Non può mancare la colonna sonora della serata: secondo gli esperti le canzoni ascoltate nei primi istanti della relazione (57%) sono un’ottima scelta, perché aiutano a riportare la magia di un periodo felice. Altrimenti spazio ai lenti (45%) o musica Jazz (39%).

Ma quali soni i principali benefici della “Share-Cooking Therapy”, ovvero del cucinare insieme? Innanzitutto aiuta a far comunicare i partner (82%). Piatti semplici o sofisticati non fa differenza, realizzare un “piatto di coppia” presuppone sinergia e coordinazione tra i partner. Questo avviene tramite sguardi, gesti e parole che fanno avvicinare le persone. Cucinare insieme permette di stimolare la fantasia e creatività della coppia (74%), nonché entrare in contatto fisico con il proprio partner durante la preparazione dei piatti (71%), permettendo a ‘lui’ e a ‘lei’ di vivere emozioni sopite o in fondo mai provate (68%), come la spensieratezza di un momento di relax condiviso (62%) oppure la soddisfazione di condividere un dolce riuscito, di un secondo prelibato mai realizzato prima (59%). Di conseguenza questo permette di essere felici insieme (52%) e rafforza il legame sentimentale (48%).

“Da sempre cucinare è un atto d'amore verso il partner: lo fa sentire accudito e coccolato – afferma Valeria Piccini, chef bistellata del ristorante Caino (Montemerano) -  Allo stesso modo lo stare a tavola e mangiare insieme; si tratta di momenti di condivisione e complicità. Per San Valentino io proporrei delle ostriche al frutto della passione, la cagliata di latte di bufala, mandorle, ricci di mare, tartufo nero e bottarga. Infine, poiché il cioccolato non può mancare, un dessert come cioccolato, liquirizia e frutti esotici. Da non dimenticare le verdure: magari una pasta o dei tagliolini fatti in casa saltati semplicemente con carciofi e una spolverata di parmigiano”.

Ma secondo gli esperti quali sono i piatti che migliorano l’intesa tra i partner? La realizzazione di un primo (63%) rappresenta il piatto ideale per mettere alla prova la coppia regalandole quel tocco afrodisiaco con cui iniziare la serata. La manualità richiesta dalla preparazione della pasta fatta in casa, da accompagnare con del pesto o con verdure, secondo gli esperti è perfetta per migliorare l’intesa fisica della coppia. La preparazione di un antipasto (53%), che può prevedere l’utilizzo di sottaceti e di creme spalmabili, consente ai partner di esaltare la propria creatività e fantasia nel piatto, permettendo di creare piatti personalizzati secondo i gusti del proprio partner. Il dolce (52%) poi, a base di “Cioccolato al latte o fondente”, “panna o crema chantilly” da servire in coppette, esalta il romanticismo e la fantasia, dall’impiattamento alla degustazione finale.

Ma cosa porteranno in tavola gli italiani a San Valentino? Secondo il 72% degli esperti, gli italiani sceglieranno i gusti classici della dieta mediterranea per realizzare la perfetta cenetta di San Valentino. Il 18% proverà a cimentarsi con la cucina asiatica, mentre il restante 10% sonderà insieme la tradizione della cucina europea (francese, spagnola, ecc). E quali saranno gli ingredienti più utilizzati dalla coppia per la realizzazione della propria cenetta romantica? Al bando aragosta e champagne: al primo posto si conferma ancora una volta il pesce azzurro (72%), seguito dalla pasta all’uovo (63%) e dagli ortaggi (58%), come carciofi (42%), olive (38%), peperoni (27) e asparagi (21%) che la fanno da padroni. Ma se il cioccolato (51%) perde alcune posizioni, la frutta (48%) vedrà le fragole (52%) assolute protagoniste. Come antipasto largo a formaggi ( 42%) e affettati (41%).

ECCO I 5 CONSIGLI PER LA SERATA DI SAN VALENTINO PERFETTA

1) CUCINA, MON AMOUR. Cucinare aiuta a ritrovare la passione di un tempo. A San Valentino condividere i doveri della cucina con il partner aiuta a riallacciare il rapporto, perché permette di confrontarsi regolarmente e vivere nuove emozioni insieme.

2) LARGO AI PRIMI. Per ritrovare l’intesa tra i partner, dedicarsi alla preparazione di un primo piatto, magari a base di pasta all’uovo, è l’idea giusta perché unisce la manualità dell’uomo alla creatività della donna.

3) CHOCOLATE ADDICTED. Il mito del cioccolato non viene sfatato, ma per avere l’effetto afrodisiaco desiderato, spazio a frutta e verdura tra le pietanze. Gli ortaggi possono essere utilizzati all’interno di tutte le portate, la frutta nei secondi e nei dolci.

4) I LOVE DIETA MEDITERRANEA. Scegliere di fare una cena basata sulla dieta mediterranea è l’ideale, perché vengono esaltati i sapori cari ad entrambi. Essere alternativi in molti casi non premia, specialmente se il partner adora la cucina italiana.

5) NOTE D’AMORE. Il sottofondo musicale è fondamentale quando si è ai fornelli, in particolar modo a San Valentino. Rispolverare le canzoni che raccontano la storie della coppia, porta magia e più romanticismo alla serata.

Lo spazzatore finanziario

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Apprendo da Radio 24 (Focus Economia) che che la RAP, l’azienda che cura il servizio smaltimento immondizia della Felicissima Città di Palermo con i risultati che sappiamo, a seguito delle centinaia di reclami per strade non spazzate intenderebbe migliorare l’efficienza del servizio grazie a controlli antifurbetti basati su due semplici accorgimenti.
 Il primo, la geolocalizzazione satellitare.  Non del personale, per carità, cosa che sarebbe contro la privacy; solo dei mezzi e dei cassonetti.
Il secondo, assegnando al personale di raccolta non più zone, come adesso, ma percorsi. In sostanza, mentre prima qualcuno poteva dire “sono in zona ma non mi vedi perché sto lavorando da un’altra parte” (e magari, come è successo qualche anno fa, è a dieci km di distanza impegnato a trasportare un divano con il camioncino dell’azienda) adesso i mezzi farebbero un percorso ben definito, senza… “saltare fermate”, e la geolocalizzazione controllerebbe che il percorso viene compiuto regolarmente.
Secondo voi i sindacati - che spesso dichiarano “i primi ad avercela con i furbetti siamo noi perché causano problemi ai tantissimi lavoratori onesti”, come si sono comportati?
Dai, facciamo un quiz. Vediamo se indovinate la risposta del sindacato FIT-CISL. 
Scegliete una delle due:
1 – “La stragrande maggioranza dei nostri lavoratori non ha nulla da temere da controlli, e ringraziamo la direzione della RAP perché, grazie ai percorsi e alla geolocalizzazione dei mezzi, ci aiuterà a dimostrarlo, ma anche a rimuovere le eventuali mele marce”.  
2 – “La direzione pensi piuttosto alla salute finanziaria dell'azienda, che rischia di nuovo di fallire. Prima la vicenda del furbetti “in malattia”, ma omettendo di dire che i lavoratori erano stati ritenuti malati dal medico aziendale e non dai medici di famiglia; poi la presunta opposizione dei sindacati alla riorganizzazione aziendale; e oggi quella del controllo satellitare degli operatori ecologici. Tutto per non affrontare l’unico vero tema degno di essere preso in considerazione dall’azienda e dal Comune: il rischio di un nuovo fallimento che noi non consentiremo”.

Allora avete scelto?
Bene, vedo che nessuno ha scelto la prima… aspettate, vedo una mano alzata. 
Ci dica, lei perché  ha scelto la prima? Come? Aaah, scherzava. Vabbè.
Insomma, ci avete azzeccato tutti. 
Allora permettetemi solo un commentino.
Tutti gli anni lascio vado ad abitare nella mia mini-casetta di Mondello per due mesi e mezzo. La via è regolarmente un immondezzaio a causa di certi bipedomaiali che sporcano - alcuni sono vicini di casa che preferiscono frapporre una ventina di metri fra la loro abitazione e la monnezza piuttosto che farsi altri cento metri fino al cassonetto; ma anche a causa dell’assenza di un servizio di spazzamento. Ci sono state intere stagioni in cui non si è visto nessuno, altre in cui lo spazzatore è passato una sola volta. L’anno scorso ci siamo goduta una strada finalmente decente per una decina di giorni, ma solo perché l’abbiamo ripulita noi. 
Due anni fa sono riuscito a sapere che lo spazzino assegnato alla nostra via “era invalido e si rifiutava di venirci”. Reclamai tre o quattro volte per telefono, ma non so come sia andata a finire. Ho sentito di tutto: che l’azienda ha riconosciuto che l’invalido non poteva spazzare ma non l’ha sostituito, che l’invalido è stato sostituito ma, per sbaglio, con un altro invalido ancora più invalido, che la FIT-CISL è intervenuta minacciando uno sciopero dicendo che gli spazzatori non possono spazzare perché hanno importantissimi problemi di gestione aziendale a cui pensare. 
Io non sono riuscito a farmi un’opinione, anzi se qualcuno mi illumina gliene sarò grato. Per il momento, visto che la RAP continuerà a lasciare accumulare l’immondizia nella strada, non mi rimane che tentare di trovare una soluzione innovativa; per esempio, visto che i funghi crescono bene nel letame, una fungaia. O inserire la “caccia al sorcio con arrustuta” nel programma di festeggiamenti del Festino, magari in abbinata a una caccia il tesoro in cui vince chi trova il pannolone più grande. 
Oppure un minitermovalorizzatore che produrrebbe energia sufficiente a riscaldare un piccolo prefabbricato munito di TV e computer dove lo spazzatore di zona potrà tenersi informato, riflettere e persino collegarsi in teleconferenza con i colleghi per discutere le strategie finanziarie della RAP. 

Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Giornata bambini soldato. Andrea Iacomini, Unicef: oltre 250 mila nel mondo

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Oltre 250 mila sono ancora i bambini che nel mondo vengono arruolati nelle guerre. Una piaga che distrugge la loro infanzia e calpesta i loro diritti. Tutelare la dignità dei piccoli e debellare il traffico di armi è stata anche l’intenzione di preghiera del Papa nel dicembre scorso, mentre questa domenica 12 febbario, Giornata Mondiale contro l’Impiego dei Minori nei Conflitti Armati, servirà a ribadire la necessità di un impegno istituzionale globale. Il servizio di Gabriella Ceraso: 

Armati dagli adulti e per le loro guerre: Francesco lo ha più volte denunciato nel corso del suo Pontificato il fenomeno aberrante dei bambini reclutati come soldati, ma non solo, come spie, corrieri, messaggeri, bambini violati e abusati, strappati alle loro famiglie o venduti dalle famiglie stesse perchè in condizioni disperate. I dati di Andrea Iacomini, presidente Unicef Italia:

“Ad oggi possiamo dire che si contano circa 250 mila bambini soldato, ma non è un numero preciso. I conflitti dove si registrano le più ampie partecipazioni sono sicuramente all’interno del conflitto siriano, nello Yemen – dove già nello scorso anno si sono registrati mille casi di bambini reclutati come soldati – in Sud Sudan, in Centrafrica o in Myanmar si registrano quasi 10 mila bambini reclutati come soldati. Annualmente riusciamo, dipende dalla lunghezza delle trattative, a far liberare 200-300 bambini. Vengono fatte poi delle verifiche per cercare di ricongiungerli ai familiari e quindi si passa a una fase di trattamento psicologico e a un percorso di scolarizzazione, perché questi bambini devono tornare comunque alla loro normalità”.

Ma chi sono i bambini soldato? Quali le loro ferite e i loro pensieri? Lo abbiamo chiesto a Lucia Castelli, pediatra della Ong Avsi, attiva per quasi dieci anni in Nord Uganda:

“Io ho visto bambini che sono scappati dopo avere vissuto con i ribelli, essere stati obbligati da loro ad azioni atroci: uccidere e bruciare villaggi o andare a rapire altri bambini, rubare cibo, vettovaglie, ecc. Si tratta innanzitutto di bambini pieni di ‘colpe’ che non sono loro, bambini che devono essere riaccolti, e resi consapevoli del fatto che – appunto – alcune azioni, in fondo, non erano da loro volute ma loro erano obbligati a farle”.

Dopo l'addio alle armi dunque la sfida è la reintegrazione. Fondamentale, racconta Lucia Castelli, è la presenza della comunità anche per combattere il fenomeno dell'arruolamento:

“Io credo che uno dei fattori che ha molto contribuito, in Uganda, se non altro a fare andare i ribelli in altri Stati è che c’è stato un movimento di popoli: i genitori di alcuni di questi bambini hanno creato un’associazione, ci si è messi insieme anche coinvolgendo la gente e il governo, che ha avuto una grossissima implicazione. Purtroppo esistono dei meccanismi e delle dinamiche nei confronti delle quali io mi sento molto impotente, per esempio il discorso di chi sostiene economicamente queste bande di ribelli dando loro le armi”.

Traffico di armi dunque e guerre irrisolte, questo il nodo cruciale anche per l'Unicef, nonostante i tanti successi ottenuti. Ancora Andrea Iacomini: 

“Purtroppo, fin quando continueranno le guerre è chiaro che l’ottimismo viene meno. Però, dobbiamo lavorare per fare in modo che perlomeno gli Stati, i Paesi applichino i protocolli opzionali. Ma è complesso quando ci sono fazioni che sfuggono naturalmente alle regole normali di una nazione”. Gabriella Ceraso, Radio Vaticana, Radiogiornale dell'11 febbraio 2017.

Macerata, la FORM e la violinista giapponese Yuzuko Horigome nella Pastorale di Beethoven

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MACERATA - L’Orchestra Filarmonica Marchigiana a Macerata con il nuovo programma sul classicismo viennese. Mercoledì 15 febbraio, i musicisti, diretti dal Maestro Hubert Soudant, insieme alla violinista Yuzuko Horigome si esibiranno al Teatro Lauro Rossi, in una serata dedicata a Ludwig Van Beethoven (ore 21).
Aprirà il Concerto per violino op. 61, l’unico scritto dal compositore tedesco per questo strumento: un capolavoro di straordinaria bellezza e di importanza fondamentale per gli sviluppi successivi del genere del concerto violinistico qui interpretato dalla celebre violinista giapponese. Nella seconda parte, la rappresentazione sonora della Natura più monumentale ed entusiasmante della storia della musica: la Sinfonia “Pastorale”, opera tra le più note ed amate del compositore tedesco.
Yuzuko Horigome, nata a Tokyo, è concertista di fama internazionale che grazie al suo talento calca regolarmente i palcoscenici dei teatri più importanti del mondo esibendosi come solista con le principali orchestre (London Symphony Orchestra, New York Philharmonic, Boston Symphony, Orchestra del Concertgebouw, Berliner Philarmoniker, Wiener Philarmoniker, Orchestra della Scala, ecc.). Ha iniziato lo studio del violino all’età di 4 anni, ha vinto numerosi concorsi ed è così apprezzata nel suo Paese per la personalità musicale, da spingere molti compositori giapponesi a scriverle e dedicarle opere per violino solo.

I biglietti vanno da 18 euro per quello intero a 12 euro per gli spettatori fino a 30 anni e oltre 60, per i possessori della Carta Giovani, per le Associazioni musicali, per i Club Services, per gli abbonati alla stagione teatrale AMAT. Alle scuole è riservato il prezzo di 4 euro. Ulteriori informazioni: FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana tel. 071 206168 | fax 071 206730 | info@filarmonicamarchigiana.com, Biglietteria Teatro Lauro Rossi tel. 0733 230735 | fax 0733 261570 | boxoffice@sferisterio.it

Nella foto la violinista Yuzuko Horigome

LELE, trionfa sul palco del 67* Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte con il brano "ORA MAI"

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LELE, con la sua “ORA MAI”, trionfa sul palco della 67° edizione del Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte!


Il brano (testo e musica di Raffaele Esposito, Rory Di Benedetto e Rosario Canale) è contenuto nel disco uscito oggi “COSTRUIRE 2.0” (Sony Music Italy), versione rinnovata del suo disco d’esordio: 12 tracce inedite, tutte scritte o co-scritte da Lele stesso, tra cui anche proprio “ORA MAI”, brano caratterizzato da sonorità pop accattivanti e da un ritornello che rimane subito impresso prodotto da Fabrizio Ferraguzzo.

“COSTRUIRE 2.0” contiene altre quattro tracce inedite che vantano la prestigiosa produzione di Michele Canova, già al lavoro con artisti del calibro di Tiziano Ferro, Jovanotti, Giorgia, Marco Mengoni e molti altri.  



Il video di “ORA MAI”, che ha già superato le 215.000 visualizzazioni,
è il video più visto di quelli dei brani della sezione Nuove Proposte del Festival di Sanremo di quest’anno. È disponibile su Vevo al link:



Partirà il 15 febbraio con un doppio appuntamento prima a Salerno e poi a Napoli la prima parte dell’INSTORE TOUR, in cui Lele presenterà il disco “COSTRUIRE 2.0” e incontrerò i fan. Queste le prime tappe confermate: 15 febbraio a Salerno (La Feltrinelli di Corso Vittorio Emanuele) e a Pomigliano d’Arco - NA (La Feltrinelli); il 16 febbraio a Caserta (Juke Box); il 18 febbraio a Roma (Mondadori Bookstore del C.C. La Romanina); il 20 febbraio a Varese (Varese Dischi); il 22 febbraio a Milano (Mondadori Megastore di Piazza Duomo); il 23 febbraio a Marcon - VE (C.C. Valecenter); il 24 febbraio a Nola – NA (Mondadori Megastore del C.C. Vulcano Buono); il 25 febbraio a Rende – CS (Media World del C.C. Metropolis).


Questa la tracklist del disco:
“La Nostra Distanza”, “Senza Paura Di Sorridere”, “Ora Mai, “Così Com'è”, “Adesso E Sempre”, “L'Ho Voluto Io (alternative version)”, “La Strada Verso Casa”, “Screamin' It Loud”, “Through This Noise”, “Love Me Now”, “Christmas Night With You”, “We Will Carry On”. 
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Lele (nome d’arte di Raffaele Esposito) ha 20 anni ed è nato a Pollena Trocchia (provincia di Napoli), dove vive con i genitori e il fratello. Fin da piccolo ha la passione per la musica e per il canto: a 6 anni si avvicina al pianoforte, strumento che continuerà a studiare entrando a 12 anni al conservatorio di Napoli San Pietro a Majella.  Suona inoltre la chitarra da autodidatta. Lele, prima ancora di essere un cantante, è un autore e compositore: scrivere è una passione che coltiva da sempre, e già a 12 anni inizia a creare testi e musiche delle sue canzoni in italiano e in inglese. Tra le sue passioni, oltre alla musica, ci sono il basket, i viaggi, le moto ed in particolare Valentino Rossi. A metà marzo 2016 Lele accede al serale di Amici e sceglie di concorrere per la squadra Bianca accanto a Emma e Elisa, reputando quest’ultima “più vicina al suo mondo inglese”. Il 27 maggio 2016 è uscito il suo primo album, “Costruire”, che ha dato inizio al suo percorso di musicista, sostenuto anche dall’affetto dei suoi fan (più di 137.000 su Facebook e 425.000 su Instagram). Lele è stato scelto da Elisa e da Emma come opening-act di alcune date dei rispettivi tour nei palasport, esibendosi in un set voce, chitarra e loop station.


FICTION “STUDIO 1”: RISORGE IL COREOGRAFO DON LURIO. Era anche pittore: eccone un ricordo

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MILANO - A quanto pare la Rai con una “fiction” ha riesumato “Studio Uno”, il programma che ebbe nel cast, con Mina, Luciano Salce, Paolo Panelli, Rita Pavone, Walter Chiari, le gemelle Kessler…, il coreografo, ballerino e “showman” americano Don Lurio.
Una buona occasione per ricordare un incontro con lui, nel marzo del 1999, nella Galleria “Prospettive d’arte” di uno dei pugliesi illustri che risponde al nome di Mimmo Dabbrescia, di Barletta. Avevo già intervistato per telefono, grazie sempre a Dabbrescia, la star, mentre si trovava a Sanremo per partecipare al festival come “spalla” di Fabio Fazio. “Non possiamo conversare in Galleria, dove, come sai, sta per essere inaugurata una mia mostra di quadri?”, mi aveva proposto. “Lo faremo dopo, ma oggi al Giorno ti è stata riservata quasi una pagina”. Ed ecco aprirsi un capitolo della sua biografia, verosimilmente nota a pochi.
“Fu la mia insegnante delle elementari a incoraggiarmi nella pittura. Aveva intuito la mia vocazione e mi consigliò di sostenere l’esame di ammissione alla High School of music and art di Harlem. Ma non era facile arrivare a quelle aule, dove soltanto 50 ragazzi su mille ci riuscivano. E fu la stessa maestra a tranquillizzare i miei genitori, preoccupati per il fatto che io ancora bambino dovessi percorrere le strade piene di pericoli di quel quartiere di Manhattan. Per maggiore sicurezza mi scortò sempre un poliziotto. Così frequentai quell’istituto per quattro anni…”. Ritrovai Don Lurio in galleria; visitai l’esposizione, in compagnia di Dabbrescia, persona discreta, cortese, parca di parole, e del fotografo Gaetano Montingelli, che è di Cerignola. Quella sera il coreografo non stava tanto bene, e Mimmo gli suggerì d’indossare il cappotto, perché la sua poteva essere influenza. Ma era un malessere più serio, tanto che venne ricoverato all’Umanitaria e vi rimase un paio di giorni. E’ lì che Mimmo lo rintracciò dopo averlo cercato in diversi posti.
   
Con Don Lurio, pseudonimo di Donald Benjamin Lurio, nato a New York nel 1933, era piacevole dialogare. Sottile, sguardo penetrante, agile ed elegante come un gatto, espressione birichina, sibilò: “Tu sei furbo e mi vuoi fregare”. Poi si accorse che non era vero e mi regalò con dedica una litografia raffigurante tre giocatori con le carte in mano, mentre osservavo una “Donna su un divano rosso”, un “Matinée al Sistina”, ballerine, sedie impagliate…: acrilici su tela. “Per tanti anni ho dipinto senza poter mai esporre, preso com’ero dal balletto, dalla coreografia”. Pittura e danza sono in antitesi? “No. In fondo il palcoscenico è una tela bianca, dove i ballerini sono i colori in movimento. Protagonista è lo spazio”. E confessò il rimorso per aver dedicato poco tempo alla tavolozza, che impugnava quando poteva. 
   
Era arrivato in Italia nel ’57, cominciando un percorso destinato al successo. Debuttò in uno show televisivo intitolato “Crociera d’estate”; nel ’59, prese parte a “Canzonissima” di Garinei e Giovannini, con Delia Scala, Paolo Panelli, Nino Manfredi; due anni dopo fu principe in uno spettacolo con il Quartetto Cetra e, con la regia di Antonello Falqui, in “Studio Uno”, per il quale tra l’altro creò la coreografia del “Dadaumpa”. Una carriera teatrale e televisiva sfolgorante.  
   
Ne parlavo giorni fa con Mimmo Dabbrescia, che conosco da 40 anni. Uomo e professionista serio, preciso, limpido, stimato; nato nel ’38 a Barletta, città ricca di sopravvivenze antiche e di chiese in stile romanico-pugliese, arrivò a Milano immagino con la macchina fotografica a tracolla. Vero maestro dell’obiettivo, uno di quelli che amano camminare con le proprie gambe, senza bastoni a cui appoggiarsi, entrò al Corriere della Sera e visse la cronaca più calda. Poi fondò una rivista molto importante, “Prospettive d’arte”, alla quale collaborarono nomi di riguardo, come Ugo Ronfani e gli artisti più rappresentativi dell’arte contemporanea, oltre alla stessa moglie di Mimmo, Bruna. 

Pubblicò anche libri su Ernesto Treccani (impegnato con la ceramica a Forte dei Marmi), Salvatore Fiume (con un grande reportage sul viaggio in Polinesia sulle orme di Paul Gauguin), Saverio Terruso (durante la processione del Cristo a Monreale)…; ebbe contatti con Francis Bacon, Salvador Dalì, Agostino Bonalumi, Michelangelo Pistoletto, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Lucio Dalla, Gino Paoli e Ornella Vanoni insieme (lui che accompagnava al pianoforte la voce di lei), e con tanti altri personaggi, non soltanto dell’arte e dello spettacolo … li ritrasse, consentendoci adesso di pubblicare alcuni di quegli scatti. Mimmo fu amico di Ugo Ronfani, vicedirettore de Il Giorno, critico d’arte e teatrale (intervistò Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir… e scrisse, oltre a “La toga rossa”, pagine splendide, libri su monsignor Lefebvre, su 40 anni di teatro francese…) e per un breve periodo direttore della scuola di giornalismo dell’Ordine lombardo. 

Il nome della rivista diventò l’insegna della galleria, aperta in via Carlo Torre 29, dove si estende il fascino del Naviglio Grande. In queste sale Dabbrescia ha ospitato mostre memorabili e iniziative culturali, tra cui la presentazione dei volumi “Venticinque secoli di Milano” e un libro sulla storia del calcio barese, di Gianni Antonucci, che ebbe come relatori lo stesso Don Lurio; Giovanni Lodetti, già campione del Milan; lo storico Guido Lopez (tra l’altro autore di “Milano in mano”; “Milano in Liberty”, illustrato da Fulvio Roiter; “I cortili di Milano”, da Mario De Biasi; editi dalla Celip); moderatore Piero Colaprico, inviato di Repubblica e noto autore di “gialli”. 

Per anni questa galleria prestigiosa, ricca di luce e di colori, è stata un punto di riferimento. Ogni mostra richiamava frotte di visitatori e suscitava l’attenzione dei giornalisti. Guidati dagli insegnanti, le scolaresche ci andavano per ammirare i protagonisti dell’arte contemporanea. In occasione di una mostra un cronista venne invitato ad illustrare le opere del cofondatore di “Corrente” (movimento culturale e artistico sbocciato a Milano nel ’38), di cui ricordiamo i volumi “Ernesto Treccani per immagini” e “Ernesto Treccani: Con il sole, senza sole”. 

Dabbrescia ha dato, e continua a dare, un notevole contributo alla diffusione dell’arte, facendo apprezzare Ibrahim Kodra, Attilio Alfieri, Remo Brindisi, Madè…. E’ stato lui a rivelare, nel marzo del 1999, l’attività “segreta” di Don Lurio, rispondendo all’appello di un gruppo di amici del coreografo e ballerino, che confidò: “Da giovane avrei voluto fare soltanto il pittore. Ma ai pennelli e ai colori ho dedicato poche ore sottratte al sonno”. Anche quando per lui si sono spente le luci della ribalta di tempo ne ha avuto poco. E’ scomparso a Roma nel gennaio del 2003, a quasi 70 anni. Oggi la galleria di famiglia si chiama “Art D2” e ha due assi in più: i figli di Mimmo, Riccardo e Paolo, che dopo aver seguito corsi di studio brillanti, all’istituzione hanno dato una svolta, da qualcuno interpretata come l’arte a domicilio via internet. Non è più il pubblico che visita le mostre, ma sono i quadri che entrano nelle case. E Mimmo non sta a guardare. E neppure Bruna.   
Franco Presicci

Torrevecchia Teatina, SONIA CANCIAN AL MUSEO DELLA LETTERA D’AMORE il 15 febbraio con le lettere d’amore degli emigranti

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CHIETI - Per chi volesse festeggiare in modo diverso l’amore, ecco un’occasione davvero speciale.
Mercoledì 15 febbraio, alle ore 17 e 30, presso la sala dei convegni del Palazzo del Marchese Valignani a Torrevecchia Teatina la docente universitaria Sonia Cancian (Zayed University di Dubai, Emirati Arabi) parlerà del sentimento umano più nobile attraverso le lettere d’amore di due emigranti. L’iniziativa, che rientra nel ciclo delle manifestazione previste sotto il titolo “Lettere d’amore dall’Italia” è organizzato dall’Associazione AbruzziAMOci, con il patrocinio del Comune di Torrevecchia Teatina e del Museo della Lettera d’Amore, un museo unico al mondo nel suo genere.
L’amore e l’atto di scrivere lettere d’amore sono al centro della nostra storia. Per gli immigranti, i rifugiati e gli esiliati, in particolare, le lettere rappresentano un cartaceo di storie ancorate in spazi transnazionali e tempi diversi, amori passati, amori trovati e amori riaffiorati alla memoria. In molte famiglie, lettere di questo genere finiscono dimenticate nei cassetti, nelle valigie dei nostri nonni, negli attici della vecchia casa paterna e materna.  

Una volta ritrovate, queste lettere mettono in evidenza una costellazione di emozioni (nostalgia, euforia, frustrazioni, delusioni, gioie, gelosie, disaccordi, malintesi, affinità provate in maniera quasi telepatiche) provate sia da vicino che da lontano dagli innamorati. Mettono in luce una realtà che mai avremmo immaginato dei nostri cari: la nostalgia per la famiglia, per la patria, per gli affetti lasciati a casa, nonché la definizione di un amore puro quando ancora si credeva nell’amore.

Un esempio lo offrono le lettere di Antonietta Petris e Loris Palma, una corrispondenza che ha inizio nell’agosto 1946 quando lui tornò a casa nella sua Venezia e lei rimase ad Ampezzo in Friuli. Dopo due anni di corrispondenza intensa, un’interruzione straordinaria sconvolge i loro mondi: una separazione oltre-oceanica. Quello che segue sono le lettere di un amore passionale e razionale, un amore idealizzato che parla di solitudine e compagnia, di sogni e realtà, di delusioni e desideri. In queste lettere, permane un amore che auguriamo non sia un frammento del passato - un passato postbellico quando molti dei nostri partivano per l’America - ma che continui a vivere nei sentieri delle nostre vite. 

Sonia Cancian è docente universitario alla Zayed University di Dubai, canadese di nascita ma di origine italiana. Specializzata in storia dell’immigrazione, si occupa di lettere d’amore e altre storie di vita con particolare attenzione agli studi di genere, storia dei media, storia delle emozioni, storia contemporanea canadese e italiana. Ha ricevuto numerosi premi ed è stata titolare di borse di studio per la ricerca. La prof. Cancian ha presentato il suo lavoro in numerosi eventi nazionali e internazionali tra cui Canada, Stati Uniti, Inghilterra, Italia, Francia, Austria, Cina e recentemente ha partecipato al TEDx Talk di Losanna in Svizzera. Ha scritto numerosi articoli, pubblicati in antologie e riviste scientifiche. È autrice del libro Families, Lovers, and their Letters: Italian Postwar Migration to Canada (University of Manitoba Press, 2010). Al momento sta completando un manoscritto su uno scambio epistolare di due innamorati italiani separati dall’immigrazione nel 1948-1949. 

GIÒ GUERRIERI, MILANO/ BETTA CONTEMPORARY COUTURE. LA REGINA DEL TUBINO VI ASPETTA NEL SUO SHOW-ROOM

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Giò Guerreri è un brand nato da una lunga esperienza familiare nel mondo del glamour haute couture.

A dare vita a questa realtà produttiva è l’attuale designer Betta Guerreri.
La nonna, era una famosa modista di cappelli, la zia, era titolare di una sartoria d’Alta Moda, e la madre aveva una prestigiosa boutique nel quadrilatero della moda milanese. Impossibile per la giovane cresciuta in un’ambiente tanto ricco di stimoli estetici e legati al mondo del fashion design, non diventare una disegnatrice d’abiti.
Sono proprio gli abiti, sia da giorno che da sera, gli indiscussi protagonisti delle collezioni Giò Guerreri, al punto da portare Betta ad essere riconosciuta come “la regina del tubino”. Lo stile proposto da questa griffe racchiude in sé un equilibrio fra eleganza, sensualità e grinta. Le linee dei vestiti infatti esaltano quelle del corpo femminile, ma sempre nei punti giusti. Per questo il successo delle collezioni di Betta Guerreri è notevole, tanto da conquistare molte star della tv italiana che indossano spesso le sue creazioni. Fedeli clienti Guerreri sono: Samantha De Grenet, Federica Panicucci, Alba Parietti, Barbara D’urso e Bianca Balti.
Il nome dell’etichetta è stato scelto in omaggio alla madre Gianlorenza, soprannominata Giò, all’insegna della continuità con un passato ricco di suggestioni d’alta moda.
Forte di un significativo successo la linea, pur rimanendo un’icona per l’abito femminile, si è arricchita nel tempo di soprabiti, maglieria, accessori, gioielli.

Sanremo 2017, vince Francesco Gabbani con "Occidentali's Karma". La classifica

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Alla fine la scimmia danzante ce l'ha fatta. Il simpatico e originale cantautore Francesco Gabbani con la canzone "Occidentali's Karma" ha vinto il 67° Festival della canzone italiana (poco prima gli era stato assegnato il premio TimMusic).
Sin dalla prima serata aveva conquistato il pubblico di Sanremo con il ritmo e movimenti del brano.
Una vittoria che si aggiunge a quella dell'anno passato fra le nuove proposte.
La classifica:
02) Fiorella Mannoia
03) Ermal Meta
04) Michele Bravi 
05) Paola Turci
06) Sergio Sylvestre 
07) Fabrizio Moro 
08) Elodie
09) Bianca Atzei 
10) Samuel 
11) Zarrillo 
12) Comello 
13) Masini 
14) Chiara 
15) Bernabei 
16) Clementino

Musica, la band Westmoor della Sorry Mom! firma con l'etichetta genovese This is Core

Salerno, al Teatro Nuovo la Company_Contemporaneo Alfano I, con “Nessuno”, coreografie di Annarita Pasculli

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Grande attesa a Salerno per l’appuntamento di domenica 12 febbraio alle ore 19:00, in calendario nella rassegna Atelier - spazioperformativo, giunta alla VII edizione e diretta da Artestudio e Teatro Grimaldello, con il coordinamento di Loredana Mutalipassi.
Sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Via Laspro si esibirà infatti la Company_Contemporaneo Alfano I, con “Nessuno”, coreografie di Annarita Pasculli. In scena: Giorgio Loffredo, Pierfrancesco Vicinanza, Samuele Stanghellini, Cristian Cianciulli, Luca Di Giorgio, Giorgia Citro, Silvia Manfredi, Daniela Gazzaneo, Maria Rosaria Lamberti, Aurora Palumbo, Nunzia Prisco, Nicol Memoli e Verdiana Stellaccio. Ospiti: Demy Giustarini e Raffaele Maisano. Assistente alla regia: Annalisa Di Matteo. “Nessuno" motore drammaturgico: l'uomo in tutte le sue sfaccettature attraverso un'attitudine estetica che tende verso il concetto pirandelliano della frantumazione dell'IO. Tutto è relativo, persino la gente, le opinioni, la personalità di un individuo, perfino quello che credi di essere perché - quando uno vive - vive e non si vede.
Inizio spettacoli alle ore 19.00
biglietti € 10,00
Info e prenotazioni: 347 4016291 – 331 8029416

TV8, da stasera in prima tv free "CUCINE DA INCUBO" con lo Chef Antonino Cannavacciuolo

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Arriva in prima tv free su TV8 (tasto 8 del telecomando) da domenica 12 febbraio alle 21.15 un’inedita stagione in chiaro di CUCINE DA INCUBO con lo Chef Antonino Cannavacciuolo.

Il pluristellato chef e patron del ristorante Villa Crespi ritorna in azione per rispondere alle richieste d’aiuto provenienti da ristoranti e trattorie di tutta Italia. In questa edizione si confronterà con realtà molto particolari, come lo staff de A’ Lanterna, il celebre ristorante della Comunità di San Benedetto al Porto, fondata da Don Andrea Gallo a Genova, protagonista della prima puntata insieme al ristorante Sabatino di Anguillara Sabazia (Roma).
In ogni puntata, Chef Cannavacciuolo analizzerà con la proprietà e lo staff del ristorante i problemi che hanno portato l’attività vicino al fallimento per poi offrire soluzioni efficaci su tutto: dalle voci del menu, all’arredamento dei locali, dal servizio alla gestione del personale. E, a modo suo, con grandi pacche sulle spalle, duro lavoro tra i fornelli e tanto entusiasmo in sala, troverà una soluzione per tutto.
Nelle situazioni più critiche, lo Chef inviterà tutto lo staff del locale ad andare oltre alla propria “comfort zone”, costituita dalle mura del locale, trascinando titolare e personale verso luoghi inaspettati: un istituto per ciechi, un molo, una cava di marmo - per metterli realmente alla prova, costringendoli a confrontarsi tra loro per superare prove impegnative, sia dal punto fisico che emotivo.
TV8 è il canale televisivo generalista nazionale in chiaro entrato a far parte del gruppo Sky il 31 luglio 2015. Posizionato al numero 8 dell’LCN del digitale terrestre, TV8 propone una programmazione generalista, con il meglio dei programmi di intrattenimento italiani ed internazionali, dai talent show al factual entertainment, importanti finestre free di diritti sportivi, il cinema, l’informazione di Sky TG24, e le grandi produzioni originali. TV8 è guidato da Antonella d’Errico, Senior Director Sky Terrestrial Channels.

Teatro Le Sedie, dal 17 al 19 febbraio "Allargando lo sguardo" di e con Edoardo Ciufoletti

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Allargando lo sguardo uno spettacolo che vuol essere una critica alla mitizzazione e alla spettacolarizzazione dei fatti e dei personaggi legati alla Banda della Magliana, sarà in scena dal 17 al 19 febbraio al Teatro Le Sedie di Roma. Scritto da Edoardo Ciufoletti, unico attore in scena, e Massimiliano Gracili che ne firma la regia.

Le crudeli gesta della banda della Magliana raccontate con innocente incoscienza da un giovane di borgata. Carlo, un giovane pigro e apatico della periferia romana, grazie all’interesse di un amico di famiglia, riesce a trovare lavoro come custode dentro al Palazzo di Giustizia. Negli scantinati del “Palazzaccio”, mentre fa da “guardiano” alle migliaia di faldoni lì conservati, conosce Sara, bella e introversa scozzese venuta a Roma a cercare notizie sulla Banda della Magliana. Carlo, che ignora i reali motivi per cui Sara s’interessi alla storia della spietata Banda, per far colpo sulla ragazza inizia a documentarsi leggendo gli atti dei processi e affascinato da quello che legge, senza accorgersene, si ritrova a mitizzarne fatti e personaggi. Sara, però, non è affatto appassionata dalle gesta del “Negro” e di “Crispino”. Il suo scopo è un altro…

Allargando lo sguardo
di Edoardo Ciufoletti e Massimiliano Gracili
con Edoardo Ciufoletti; regia Massimiliano Gracili
Teatro Le Sedie
vicolo del Labaro 7
dal 17 al 19 febbraio
ore 21.00
domenica ore 18.00
Ingresso: € 10 intero; € 8 ridotto
info e prenotazioni: info@teatrolesedie.it – 3201949821

Sorelle Marinetti, il 22 febbraio parte il tour siciliano dello spettacolo "La Famiglia Canterina"

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Lo spettacolo “La Famiglia Canterina” del trio vocale Sorelle Marinetti, i tre attori cantanti che hanno fatto della canzonetta sincopata una missione di vita e di spettacolo e che accanto a una estensiva attività teatrale vantano anche collaborazioni di prestigio, come quella con Arisa a Sanremo (2010), con Simone Cristicchi in un fortunatissimo tour estivo (2011) e con Vinicio Capossela per l’album “Marinai profeti e balene” (2012), fa tappa in Sicilia con quattro date: il 22 febbraio si parte dal Palauxilium di S.Agata di Militello (Me), poi il 23 febbraio al Teatro Comunale di Siracusa, il giorno dopo al Teatro Sangiorgi di Catania, per concludere con il Cinema Teatro Golden di Palermo il 25 febbraio.

A dar manforte alle splendide Sorelle Marinetti ci saranno inoltre due dei colleghi della commedia musicale “Risate sotto le bombe”: la bella e brava Francesca Nerozzi e il talentuoso Jacopo Bruno.
Con loro sul palco una selezione di ottimi musicisti dell’Orchestra Maniscalchi sotto la direzione musicale del M° Christian Schmitz.

Quello che metteranno in scena le Sorelle Marinetti in “La Famiglia Canterina” è un originale spettacolo teatral-musicale, un vero e proprio salto a ritroso nel tempo, che regala a qualunque tipo di pubblico divertimento e ottima musica, con un cast di grandi professionisti.
Un’atmosfera natalizia decisamente vintage – quella della fine degli anni Trenta – condita di sketch, coreografie e aneddoti sul costume e la cultura del tempo e cullati dalla bellissima musica delle orchestre leggere dell’Eiar (l’antenata della RAI, che a Torino aveva sede in via Arsenale), ambientata nell’Italia dei “telefoni bianchi” di Camerini (le commedie cinematografiche brillanti), delle “sale per danze” eleganti (un esempio su tutti la Sala Gay di via Pomba di Torino), della radio, delle radiocronache calcistiche, della Fiat Topolino e della Balilla, del pugile Primo Carnera e del trasvolatore Italo Balbo.

Lo spettacolo musicale propone il bellissimo repertorio del Trio Lescano, le cui canzoni vennero interpretate dalle talentuose sorelline magiaro-olandesi assieme alle migliori voci femminili e maschili di quegli anni. “La Famiglia Canterina” va alla riscoperta di quelle voci e di quelle canzoni, per riportare sul palcoscenico nomi leggendari ai tempi dell’E.I.A.R. come, tra gli altri, Silvana Fioresi, Maria Jottini, Lina Termini, Dea Garbaccio, Alberto Rabagliati, Odoardo Spadaro, Enzo Aita, Oscar Carboni, Gianni Di Palma, Alfredo Clerici.

Tra le canzoni che verranno proposte durante lo spettacolo, accanto alle più note – “Ma le gambe”, “Maramao”, “Pinguino innamorato” – verranno rimessi a nuovo successi del tempo come “Appuntamento con la luna”, “La famiglia canterina”, “Vieni in riva al mare”, “La-dà-dà” e molte altre.
Il repertorio è stato raccolto in un nuovo lavoro discografico delle Sorelle Marinetti, dal titolo “La Famiglia Canterina”, che uscirà il 6 marzo 2017 e che verrà presentato al pubblico e alla stampa il 5 marzo nel corso di uno spettacolo al Blue Note di Milano.

Per gli spettacoli siciliani, che cadono nel corso dei festeggiamenti per il Carnevale, la compagnia ha espresso al proprio pubblico il desiderio di optare in questa occasione per un abbigliamento di sapore e stile anni Trenta e Quaranta – anche un semplice accessorio va bene – per poter creare insieme l’illusione di una serata in vero stile “Swinging Forties”.

ANDREA CAMPUCCI, LE RIFLESSIONI DEL GIOVANE SCRITTORE SU SANREMO 2017: LO SPECCHIO DELLA NOSTRA SOCIETÀ

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Premetto che non sono un grande fan di Sanremo e della musica italiana che, in versione più o meno ammorbidita, ogni anno possiamo apprezzare nella kermesse ligure.
Devo comunque dire che le ultime tre stagioni, grazie anche alla presenza del mio conterraneo Carlo Conti, sono state un successone, e i miei complimenti vanno sia al sempre valido conduttore che al direttore di Rai uno Giancarlo Leone. La musica… La musica è quella di sempre, perfettamente in linea con lo spirito della manifestazione, giunta ormai alla sua sessantesettesima edizione. Sui testi non mi dilungo, perché si sa, chi volesse andare un po’ oltre la solita formuletta strofa-ritornello farebbe bene a spengere il televisore, collegarsi a Youtube e buttarsi su un bell’album dei King Crinsom. Qualcosa da dire comunque si può sempre trovare, anche perché il vero senso di Sanremo non sta tanto nella musica, ma nella sua funzione di specchio di una società in divenire, con i suoi ospiti e siparietti vari. Ho comunque apprezzato il pezzo della Mannoia, Che sia benedetta, specie per quella morbida chitarra che sostiene il brano dall’inizio alla fine. I toni delicatamente incazzati di Fabrizio Moro, con Portami via, rendono sufficientemente sopportabile la canzone. Qualche perplessità in più sulle performances dei vari Al Bano, Ron, Giusy Ferreri, Ermal Meta etc., il tutto in un clima di forte continuità contenutistica con melodie come Romantica della coppia Dallara – Rascel o Aprite le finestre di Franca Raimondi. Di buon gusto la partecipazione dei volontari del soccorso alpino intervenuti di recente all’Hotel di Rigopiano e l’omaggio a Luigi Tenco da parte di Tiziano Ferro con Mi sono innamorato di te. Il tutto coronato dall’”apparizione” di quella che considero in assoluto la più conturbante, sensuale e divina giornalista sportiva italiana, l’incantevole Diletta Leotta che, polemiche a parte con la Balivo, potrebbe benissimo popolare i miei più dolci sogni con quel suo top rosso!

TEATRO AGORÀ 80, dal 15 al 26 Febbraio "INDIA HOTEL" di Emilio Santoro regia di Pino Loreti

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Dal 15 al 26 febbraio 2017 alle ore 21.00 andrà in scena al Teatro Agorà “India Hotel-L’oscura trama della realtà”, atto unico di Emilio Santoro tratto dal romanzo “Gua…” dello stesso autore.

Aristide Falerna è un giornalista uscito dal coma a causa di un grave incidente stradale di cui non ricorda più nulla. Ha una sola strana certezza: da quel tragico evento non sarebbe mai potuto uscire vivo.

Egli è convinto che questa percezione sia la proiezione della sua volontà di esistere e che anche le persone che gli sono attorno stiano vivendo il suo stesso sogno (una specie di realtà virtuale creata dalla sua mente, che si sta pian piano spegnendo) ma che non siano reali. Anche per via della professione che svolge, egli è spinto dal desiderio di sapere cosa sia accaduto la sera dell’incidente per risalire alle cause di queste sue sensazioni inquietanti, per scoprire quale sia la realtà...

La realtà... In quanti, tra filosofi e scienziati, hanno cercato di darne una definizione? Che cos’è “reale”? Noi percepiamo il mondo esterno ma è il nostro cervello poi a elaborare le informazioni... In questo lavoro a più piani, come nel gioco delle scatole cinesi, si richiede un grande sforzo allo spettatore: nulla potrebbe essere ciò che sembra, la realtà vera potrebbe essere sfuggente come il colpevole in un giallo. E infatti, la storia rappresentata è il racconto di uno psico-thriller in cui si dà la caccia alla verità. C’è una realtà che sembra vera, all’interno della quale si sviluppa poi una sua simulazione che però potrebbe essere più vera della realtà stessa, una realtà forse spaventosa. Il testo è una metafora sull’impossibilità di conoscere una verità oggettiva sulla base della percezione – soggettiva – della realtà. La verità è irraggiungibile, irrisolvibile e sfuggente, come lo è appunto la realtà. In questa storia – che trae spunto da un episodio oscuro e ancora senza verità del nostro passato, rielaborato in modo provocatorio affinché la memoria e le domande senza risposta che esso si trascina dietro possano continuare a mantenersi vive – i piani reali e simulati sembrano scambiarsi in modo tale da fornire allo spettatore una verità percepibile solo attraverso la sua sensibilità interpretativa, non certo però con l’obiettivo di confonderlo. Ognuno dovrà trovare le risposte dentro di sé dal modo in cui interagirà con la storia stessa. Come il soggetto rappresentato qui accanto nel disegno di William Ely Hill (1915): si tratta di una donna giovane o di una signora anziana? Osservate bene... qual è la verità?

“Essere è essere percepiti”, affermava il vescovo George Berkeley nel 1700 con l’esempio dell’albero che cade nella foresta: se nessuno lo osserva, esso cadrà senza far rumore, anzi, se non c’è alcun osservatore, l’albero neppure dovrebbe esistere... La verità è solo dentro di noi. È la nostra verità. E ogni spettatore dovrà percepire se l’albero sia caduto o se addirittura esso non sia neppure mai esistito... E domandarsi anche se Aristide Falerna si sia poi davvero mai svegliato dal coma... Ci sarà, alla fine, una sola risposta?
Teatro Agorà 80
Dal 15 al 26 Febbraio 2017 ore 21.00
di Emilio Santoro
con  Pino Loreti, Gianfranco Guerra, Alicita Santoni, Gianluca Manni, Antonella Alfieri, Monica Lammardo, Maria Bernardini
regia di Pino Loreti
Teatro Agorà 80
Via della Penitenza 33, Roma (Trastevere)
Orari spettacoli: da Mercoledì a Sabato ore 21.00- Domenica ore 17.30 
Sala A
  Tessera associativa: 2 euro
Biglietti:
Intero 15 euro| Ridotto 12 euro
Per info e prenotazioni:
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