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SIMIT - MENINGITE, A ROMA IL LANCIO DELLE LINEE GUIDA: NUMERI, STUDI E VACCINI

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I casi di meningite meningococcica invasiva che vengono ogni anno segnalati in Italia sono circa 200, senza significative variazioni negli ultimi anni. L’incidenza annuale è quindi compresa tra gli 0,2 e gli 0,3 casi per 100,000 abitanti. L’incidenza è maggiore nei bambini al di sotto dell’anno di vita (oltre 4 casi per 100,000 in questa fascia d’età).
Più del 50% dei casi sono causati, soprattutto nei bambini piccoli, dal siero gruppo B. Il sierogrouppo C è il secondo più frequentemente implicato. Dal 2015 si è osservato in Toscana un incremento inusuale di casi invasive dovuti a un ceppo appartenente al sierogruppo C e al complesso clonale 11 (cc11), che è caratterizzato da marcata invasività.

LO STUDIO IN TOSCANA - Sono stati coinvolti principalmente adulti e giovani adulti. Un recente studio attuato nella primavera del 2016 in Toscana su oltre 2000 tamponi faringei prelevati in marzo, aprile e maggio del 2016, ha evidenziato, nelle quattro aree interessate dallo studio, una percentuale di carriage compresa tra il 2,3 e il  4,7% nella fascia d’età tra gli 11 e i 19 anni e tra l’1 e il 2,3% nella fascia d’età tra i 20 e i 44 anni. Il meningococco C è stato isolato in solo  4 dei 58 casi positivi (tutti adolescenti), a suggerire che questo sierotipo sia caratterizzato da uno stato di carrier di breve durata.

I VACCINI - I vaccini per il meningococco attualmente disponibili in Italia sono tre: un vaccino monovalente coniugato contro il siero gruppo C, un vaccino tetravalente coniugato anti-A,C,Y,W e un vaccino subcapsulare contro il sierogruppo B. Il piano nazionale di immunizzazione recentemente approvato prevede la vaccinazione per il meningococco B nei bambini entro il primo anno di vita, il vaccino per il meningococco C nei bambini tra i 13 e i 15 mesi, il vaccino tetravalente ACYW negli  adolescenti (dagli 11 ai 18 anni) e per chi viaggia all’estero in aree endemiche.

La vaccinazione è inoltre raccomandata per tutte le persone considerate ad aumentato rischio di malattia meningococcica (i portatori di immunodeficienze congenite ed acquisite e di particolari condizioni elencate nel piano).  L’efficacia del vaccino monovalente anti meningoccocco C è risultata  maggiore del 95% e la durata della protezione è stimata in circa 5-10 anni. I dati disponibili sono però ancora limitati e si ritiene necessario procedure a ulteriori studi sull’argomento. Nel piano vaccinale italiano è raccomandata negli adolescenti fino ai 18 anni una dose di vaccino anti-meningoccico quadrivalente ACYW135, sia che non abbiano mai effettuato, nell’infanzia, la vaccinazione C monovalente o quadrivalente, sia che abbiano già ricevuto una dose di vaccino.

IL NUOVO DOCUMENTO SIMIT - "La rete dei reparti di malattie infettive negli ospedali italiani - dichiara il Prof. Massimo Galli, Vicepresidente SIMIT, Professore Ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano - rappresenta un valido strumento per la cura e la diagnosi delle malattie contagiose e diffusive, per la raccolta di dati sulla diffusione, l’emergenza e la riemergenza delle infezioni e per la trasmissione di informazioni e bune pratiche di prevenzione all’interno degli ospedali ed alla popolazione tutta. Avvertendo la necessità di condividere le strategie di prevenzione, diagnosi e cura della MMI, con riferimento alle linee guida internazionali e ai contributi degli Esperti, la SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in collaborazione con la Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, ha promosso la stesura di un position paper contenente le raccomandazioni sui comportamenti da seguire nella gestione di diagnosi e cura di questa malattia e la sintesi dei più recenti dati epidemiologici".

Oltre alla trattazione dei temi precedentemente delineati, la giornata di studio si è proposto di definire i compiti degli infettivologi italiani e le modalità degli interventi che ad essi competono per quanto attiene alla estensione della proposta vaccinali alle popolazioni di pazienti a rischio. SIMIT si propone inoltre di esercitare quanto di sua competenza per facilitare l’applicazione sull’intero territorio nazionale delle indicazioni in merito alla profilassi e alla terapia della malattia meningococcica invasiva.

IL BATTERIO - Il meningococco (Neisseria meningitis) è un batterio commensale obbligato che non ha nessun vantaggio biologico ad assumere un ‘atteggiamento’ aggressivo. La sua strategia consiste nel ‘colonizzare’ la mucosa naso-faringea del suo ospite, che è esclusivamente rappresentato dalla nostra specie diffondendosi da una persona all’altra mediante aerosol di quelle che in termine tecnico si definiscono ‘large droplets’ di secrezioni respiratorie. Circa il 10% delle persone sane può, in ogni momento, essere portatore di N. meningitidis nelle vie respiratorie superiori ed è probabile che ciascuno di noi durante la sua vita ‘ospiti’ N.meningitis almeno per un periodo.

Questo fenomeno è noto come  carriage (stato di portatore).  I tassi di trasmissione e di carriage aumentano nelle comunità, soprattutto di giovani (caserme, collegi) e nei contatti dei casi di malattia meningococcica. Nei paesi ad alto reddito il carriage è più frequente negli adolescenti e nei giovani (prevalentemente tra gli 11 e i 20 anni) ed è favorito da infezioni respiratorie concomitanti, dal fumo di sigarette, da condizioni di sovraffollamento, dal bacio intimo. La condizione di carrier può prolungarsi per molti mesi, o essere intermittente o transitoria ed induce, entro poche settimane, una risposta anticorpale cui è attribuito un possibile ruolo protettivo. La gran parte dei ceppi isolati dai carrier sono privi di capsula, e quindi non in grado di causare infezioni invasive. Si stima che si possa verificare un caso di malattia meningococcica invasiva ogni mille portatori.

I fattori individuali che determinano la malattia invasiva sono tuttora poco definiti.  I meningococchi isolati da pazienti con malattia invasiva (sepsi, meningite) appartengono ad un limitato numero di sierogruppi (prevalentemente A, B, C, Y e W135) e di complessi clonali (cc) iper-virulenti che possono includere sierogruppi diversi. Ad esempio, sia il sierogruppo W che ha causato epidemie nella cosiddetta fascia della meningite in Africa, sia il sierogruppo C, implicato nei casi recentemente osservati in Toscana, appartengono al cc11.

ASPETTATIVE - "La produzione di raccomandazioni sulla gestione clinica e diagnostica, sulla prevenzione di una malattia e sulle indicazione di ambiti di ulteriore ricerca fanno parte dei compiti istituzionali di SIMIT - dichiara il Prof. Massimo Galli - e rappresentano una delle principali ragioni che giustificano  l’esistenza stessa di una società scientifica. Riunire i nostri Soci per discutere su questo tema è innanzitutto un segnale di attenzione di chi costituisce una prima linea di assistenza e cura contro questa malattia. Fornire uno strumento che sintetizza le conoscenze più aggiornate sulla malattia invasiva meningococcica significa inoltre offrire agli infettivologi e ai medici di tutta Italia uno strumento di lavoro di facile accesso e consultazione e una guida nella pratica quotidiana.

Il porsi interrogativi (e l’indurre i Colleghi a porseli) serve a proporre soluzioni e ambiti di ricerca per meglio chiarire tutto ciò che non è ancora del tutto definito. L’interrogarci sul nostro ruolo e l’organizzarci per quanto ci compete nel promuovere e prescrivere il vaccino, specie nelle ‘popolazioni speciali ad aumentato rischio’ (come probabilmente potrebbero essere le persone con infezione da HIV), serve a far camminare più rapidamente ed in maniera più efficiente gli interventi indicati dal Piano vaccinale nazionale testè approvato.  Certamente, questi sforzi potrebbero essere in gran parte vanificati in assenza di una omogenea e pronta risposta delle regioni nell’ applicazione delle direttive del piano"

laeffe (139 Sky), Anthony Bourdain dal 9 febbraio torna "Cucine Segrete" con Barack Obama, Asia Argento e Abel Ferrara

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Tornano in esclusiva su laeffe (Sky canale 139) le avventure culinarie e culturali di Anthony Bourdain e dell’acclamata serie “Cucine segrete”, con 8 inediti episodi in prima serata, in onda ogni giovedì dal 9 febbraio 2017 alle ore 21.10: Barack Obama, Asia Argento e Abel Ferrara sono i primi compagni di viaggio del pluripremiato chef e scrittore newyorkese in questo nuovo giro intorno al mondo, alla scoperta di culture e cibi lontani.

L’appassionante on the road si apre in Vietnam, dove Bourdain incontra il Presidente degli Stati Uniti poco prima della fine del suo mandato. Nella capitale Hanoi, gustando il più tipico dei piatti vietnamiti, il Bun Cha, Bourdain si complimenta con Obama per la sua abilità nell’usare le bacchettine, mentre il Presidente racconta dei cibi che detestava da ragazzino, quando viveva vicino a Giacarta. Dopo aver svelato la passione proibita di Obama per i popcorn al formaggio e discusso dei migliori condimenti per un hot dog, i due passano ad argomenti più seri. Entrambi condividono l’importanza di viaggiare e conoscere culture diverse per meglio comprendere il mondo di oggi. La cena si conclude con una riflessione del Presidente sul futuro delle nuove generazioni.

Da un paese in profonda trasformazione come il Vietnam il viaggio prosegue a Roma, cuore di una delle più importanti civiltà antiche, ma anche metropoli contemporanea che Bourdain vuole esplorare nei suoi luoghi meno conosciuti, quelli preferiti dai romani. A fare da “ciceroni” a Bourdain sono due personalità della settima arte, l’attrice e regista Asia Argento e il regista americano di origini italo-irlandesi Abel Ferrara, recentemente trasferitosi a Roma. In una puntata speciale, girata in Widescreen anamorfico, per omaggiare il cinema italiano degli anni ’60 e ’70, Bourdain scopre le periferie che fanno da sfondo ai film di Pier Paolo Pasolini, gusta i celebri carciofi con prosciutto e vino rosso della tipica Osteria Romana, con Asia Argento assaggia la Matriciana cenando davanti ad un ring durante una partita di box e con Abel Ferrara cena nel ristorante preferito del regista, la Trattoria Morgana. Dalla città alle spiagge di Ostia, percorre la Via del Mare, la più pericolosa strada di Roma e, dopo una tipica colazione romana alla Garbatella, visita il quartiere EUR, costruito da Mussolini per esaltare la sua visione di una nuova Roma e rinforzare l’idea della grandezza e del potere dello Stato. 

Vincitore di 3 Emmy Awards, 2 Creative Arts Emmy Awards, 1 Peabody Award, 2 Critics' Choice Awards e insignito del Premio onorario ai CLIO Awards per essersi distinto nell’introdurre milioni di persone nel mondo a nuove esperienze culinarie, Anthony Bourdain prosegue poi il suo viaggio visitando il Brasile, Nashville, il Giappone, la Cina, Houston e Londra rivelandone le tradizioni culinarie più insolite e immergendosi nelle culture locali, in un’avventura costellata da incontri con tanti amici celebri e con gli abitanti del luogo, con cui intesse dialoghi sinceri e significativi.

L’appuntamento con i nuovi episodi di “Anthony Bourdain: Cucine segrete” è ogni giovedì dal 9 febbraio 2017, alle 21.10: 8 episodi inediti da 45 minuti ciascuno – 2 per serata – in prima tv assoluta su laeffe (Sky canale 139).

MICHELE ZARRILLO, il 10 febbraio esce l’album “Vivere e rinascere”

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L’attesa dei fan è terminata. Come titolerebbe un tabloid americano, “Michele Is Back”. Zarrillo è tornato.

Tre anni e mezzo dopo un importante incidente di salute (da cui si è completamente ristabilito) ed un paio di tournée in mezzo (in cui si è esibito anche in chiave acustica e, in alcuni concerti, condividendo il palco con celebrati jazzisti come Danilo Rea e Stefano Di Battista) il cantante e autore romano, a un passo dai suoi ‘primi 60 anni’, ha un messaggio importante per chi ascolta da anni le sue canzoni.  L’amore è la risposta: chi dubitava che un periodo così lungo avesse “arrugginito” intuizioni e creatività, è servito.
“Vivere e rinascere” è il titolo del nuovo album (in uscita il 10 febbraio, per Universal Music, pre-order https://umi.lnk.to/VivereERinascere) dieci brani scritti e interpretati nel suo inconfondibile stile, che gira intorno all’idea che il più importante sentimento abbia un effetto salvifico.
Vivere e Rinascereè un disco di inediti, ognuno con una propria caratteristica, un proprio percorso. Canzoni d’amore, di storie che finiscono e nascono, come spesso accade e come spesso è capitato nel mio repertorio, è una mia caratteristica cantare l’amore. In Vivere e Rinascere l’amore è speranza, base e partenza per un futuro di rinascita e fiducia nel prossimo. Il disco nasce dal lavoro di più di un anno, in cui ho riscoperto il piacere della scrittura”, continua Michele, “un lavoro di composizione, di ricerca di belle canzoni, con l’aiuto anche di altri autori. Anche più di come ho fatto nelle produzioni precedenti”.

Se la vita porta via i nostri sogni (come si intuisce in “La ragazza corre”), l’amore può ridare senso all’intera esistenza. Ci si può struggere di assenza come in “L’amore ancora esiste?” (“Per sempre innamorati senza rivedersi più”, canta Zarrillo in uno dei versi più ispirati della collezione); ricercare noi stessi e fermare l’anima dove ci si sente a casa, a prescindere dal luogo, alla maniera di “Vivo nel mondo”; ringraziare chi ti dona la parte migliore di se stesso, “Per chi sa scegliere”; macerarsi nelle notti insonni di “Come ho fatto a perderti”; inseguire i limiti di un “Amore imperfetto”, affermare impunemente che “il tempo è una bugia”, come recita uno dei versi più inspirati. Ma c’è ancora vita, “in cui si può rinascere vivendo”, dopo un periodo di riflessione in cui Zarrillo ha utilizzato la sua “pausa forzata” per riassaporare il piacere della scrittura e le gioie della famiglia.
Trent’anni dopo aver vinto il Festival di Sanremo con “La notte dei pensieri” nella categoria ‘Nuove Proposte’, Zarrillo è tra i BIG, alla sua dodicesima partecipazione alla massima competizione canora nazionale con “Mani nelle mani”.
“Mani nelle mani è il racconto, il simbolo della parte più esaltante, più bella del rapporto: l’inizio, la scoperta, la conoscenza, la nascita dell’amore, quando non riesci a staccarti dall’altra persona, un intreccio di mani, appunto, che con il passare degli anni si perde e si vorrebbe recuperare”. Michele torna così a riappropriarsi del suo spazio tra i classici moderni della scena italiana.
“Vivere e rinascere” ci regala un Michele interprete di grande qualità, più che mai. Oltre alle sue doti di musicista e autore, in questo disco vengono ancora una volta messe in risalto le sue qualità interpretative, toccanti e virtuose allo stesso tempo.
Quest’ultimo lavoro ci restituisce un autore in grado di offrirci la grammatica dell’amore in tutte le sue desinenze e varianti. Il suo cuore batte alla ricerca del senso della vita. A volte, come in “Mille latitudini”, si dice “fregato per un eccesso di emozioni”, ma è sempre a caccia di risposte dai sensi.
Tra i principali collaboratori dell’album troviamo Giampiero Artegiani e Alessandro Canini, insieme a Saverio Grandi, Valentina Parisse, Roberto Pacco, Luca Mattioni, Mario Cianchi, Felice Di Salvo, Marco Rettani, Stefano Colino. Gli arrangiamenti e la produzione sono di Alessandro Canini, che firma con lo stesso Zarrillo.
Pop per vocazione, intimo e progressivo allo stesso tempo, “Vivere e rinascere” segna un ritorno atteso da tempo. E’ un disco di “sturm und drang” (nella più nobile accezione romantico-letteraria), tempesta e impeto in cui l’artista trova una nuova chiave per ritrovar se stesso.
Michele Zarrillo sarà in tour nei teatri a partire da aprile. Queste le date annunciate: Napoli (11 aprile, Teatro Diana); Salerno (20 aprile, Teatro Augusteo); Gallipoli (21 aprile, Teatro Politeama); Frosinone (28 aprile, Teatro Nestor); Assisi (29 aprile, Teatro Lyrick); Torino (5 maggio, Teatro Colosseo); Milano (11 maggio, Teatro Nazionale); Roma (18 maggio, Auditorium Parco della Musica). Produzione e booking: Color Sound. Management: Antonio Colombi
Il calendario è in aggiornamento e a breve disponibile su www.colorsound.com

Sito ufficiale: www.michelezarrillo.info

Totò, Ferreri e il misterioso film sul Papa Buono

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Lasciata la confortevole saletta del bar dove l’aveva convocato Diego Fabbri, Marco Ferreri affrontò a testa bassa il lastricato di Via della Conciliazione, scivoloso per i postumi del violento nubifragio che la sera prima aveva flagellato Roma.
Per quanto a malincuore, aveva dovuto lasciare a spron battuto il montaggio del suo nuovo film: quella era stata una chiamata ineludibile, perché Fabbri non era soltanto un commediografo di gran successo e lo sceneggiatore candidato agli Oscar del Generale della Rovere di Rossellini, era pure il suo sceneggiatore per L’ape regina, il film che appena due mesi prima aveva guadagnato il passaporto verso le sale di proiezione, sebbene al prezzo di massacranti imposizioni da parte della censura governativa.
Uscendo dal bar, Ferreri aveva percepito un insolito silenzio, lí intorno, e, nel levare lo sguardo verso il cielo oscurato da una plumbea coltre di nuvole, s’era trovato coinvolto in un fitto andare di gente vero Piazza San Pietro. Pur senza averlo deciso, anche i suoi passi s’incamminarono nella stessa direzione.
Nel chiuso della mente seguitavano a rincorrersi quelle parole che gli avevano segato il fiato: «Mi ha telefonato Luigi Chiarini. M’ha pregato di parlare urgentemente con te e di aiutarti a capire. Capire in primo luogo proprio lui, che si trova in una situazione delicatissima, perché questo è il suo primo anno da Direttore alla Mostra del Cinema di Venezia. Poi, capire la gravità delle circostanze. Il fatto, purtroppo, è questo: lui deve cancellare il tuo nuovo film dal programma della prossima Mostra. Ha ricevuto pressioni da tutte le parti, dal Vaticano e dal Governo. Caro Marco, tu hai solo 35 anni e sei appena al tuo secondo film girato in Italia. Non avvilirti: c’è tutto il tempo per rifarti, per avere tante altre opportunità, a Venezia e non solo. Vedrai, il successo che hai avuto in Spagna lo avrai, e moltiplicato, anche qui in Italia. Devi capirlo, Marco, non è proprio possibile che un titolo come Il Papa buono venga annunciato tra le novità di Venezia proprio mentre il vero Papa Buono sta morendo!».
Camminando camminando, finí con l’accorgersi d’essere arrivato sul limitare delle smisurate braccia di pietra inventate da Gianlorenzo Bernini. Lí dentro, una sorprendente quantità di persone, molte inginocchiate. Un sommesso mormorio velava appena l’irreale silenzio, enfatizzando l’effetto notte creato dalle dense nuvole temporalesche, dalle luci elettriche spente e dalle tremule fiammelle di candela disseminate tra la folla.
Ferreri si sentí a disagio, in quel contesto di cui non afferrava il senso. Decise d’andarsene, senza fretta, tuttavia, dato che ormai era svanita l’urgenza di finire il film in tempo per la presentazione di fine Agosto a Venezia. Proprio in quel momento, una luce squarciò il buio, là in alto, in fondo alla piazza, sulla destra, dove la memoria visiva di tutto il mondo colloca la finestra dello studio papale. Un prolungato oooooh! si levò, quasi fosse un soffocato respiro di mare rassegnato alla notte. L’indomani, i giornali in tutti i continenti titolavano: Ieri, 3 Giugno 1963, alle 19:49, è spirato Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, universalmente noto come “il Papa Buono”.
Quella fin qui esposta avrebbe potuto essere, piú o meno, la verosimile ricostruzione dell’antefatto di una notizia entrata in circolazione, cinquantadue anni dopo il ’63, in quel contenitore di tutto l’attendibile e l’inattendibile che è Internet.
La notizia, estremamente stringata eppure quanto mai affascinante, appariva cosí formulata: «Il ritrovamento di alcuni spezzoni di un film inedito di Marco Ferreri del 1963 mostra come ben prima di Pasolini un regista avesse pensato di far interpretare al grande Totò un ruolo di una figura carismatica, religiosa e surreale, in questo caso Celestino V. Il Papa buono - cosí doveva intitolarsi questa opera i cui brandelli di dialoghi oggi ascoltiamo e analizziamo con il regista Giuseppe Sansonna ed il Direttore e Conservatore della Cineteca Nazionale Emiliano Morreale - non vide però mai la luce, a quanto pare per problemi di censura».
Un paio d’anni piú tardi, quella notizia, capitata tra le mani di un oscuro, e tuttavia non del tutto sprovveduto, cronista, suscita l’interesse a scoprire di quale entità fosse il clamoroso ritrovamento e quale destinazione o utilizzo ne fossero seguiti. In tutta evidenza trattandosi di un argomento affrontato nel corso d’una trasmissione radio o tv, si rivela abbastanza facile il risalire alla fonte, cioè a Melog, il programma condotto da Gianluca Nicoletti che Radio24 diffonde dal Lunedi al Venerdi. Nel sito di Melog c’è la registrazione e il cronista se la copia e se la studia. C’è anche la riproduzione di quello che potrebbe essere l’abbozzo d’una grafica pubblicitaria.
Qualcosa induce perplessità: specialmente, che gli esterni erano stati girati in Molise, nell’Abbazia di Ferrazzano, che in realtà non esiste. Nella grafica, in aggiunta all’indicazione di Aldo Fabrizi, Lisa Gastoni e Enzo Cannavale quali altri protagonisti, accanto a Totò, c’è una ipotetica foto di scena, ove il pontefice impersonato da Totò è presente con una mitria episcopale invece che con la tiara papale d’ordinanza, mentre sullo sfondo s’intravede non un’abbazia ma quello che è realmente il Castello Carafa di Ferrazzano, il tutto avendo l’aria di un fotomontaggio, sia pure d’accorta fattura. Comunque, i fattori di perplessità vengono ascritti alla famiglia delle imprecisioni di minimale rilievo. Quel che conta veramente sta nel parlato: l’accurata esposizione circa il dove e il come del ritrovamento, l’ascolto degli inequivocabili “brandelli” di dialoghi e, sopra tutto, l’affermazione che sono in corso lo studio accurato degli spezzoni e la ricerca di eventuali ulteriori materiali.
Il passo successivo ha come mira la scoperta della sorte toccata a quanto del mai nato film di Ferreri era stato recuperato. Emiliano Morreale non è piú in carica alla Cineteca Nazionale, né un successore è stato insediato. S’invoca il soccorso di qualche amicizia all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografia e intanto s’indaga circa la possibilità che esista una documentazione di prima mano, magari la sceneggiatura o almeno qualche annotazione del regista o di suoi collaboratori. Questa ricerca qui attinge esiti promettenti, perché si viene a sapere che il vasto archivio personale di Ferreri è stato donato dalla moglie al Museo Nazionale del Cinema di Torino, dove sarà possibile andare a cercare, e probabilmente pure trovare, qualcosa di utile.
L’esito della ricerca al Centro Sperimentale, invece, è spiazzante: «Non c’è niente del genere, né archiviato, né in lavorazione. Né sarebbe stato possibile che ci fosse: la notizia del ritrovamento era un Pesce d’Aprile!».
Rapido riscontro e sonoro schiaffo sulla fronte: perché non aver fatto caso al giorno di trasmissione di quella puntata di Melog, perché non averne súbito intuito l’ovvia finalità ludica? L’anno dell’andata in onda, va bene!, è l’innocuo 2015, ma, accidenti!, il giorno è il 1° Aprile!
Dunque, tutto da mandare al macero? Riflettiamo! Quei tre sono tutt’altro che dilettanti allo sbaraglio: Nicoletti scrittore e autore teatrale e radiofonico, Morreale critico cinematografico e professore universitario, Sansonna regista scrittore e critico cinematografico pure lui. Quel che hanno prodotto tutti insieme non è un’insignificante goliardata, è piuttosto uno stringato capolavoro di creatività: scorre secondo la linearità e il ritmo dello specifico radiofonico ma nel contempo evidenzia un’impeccabile sceneggiatura cinematografica ben incardinata in un efficiente schema drammaturgico.
«Sansonna, da dove è venuto fuori il progetto del vostro Pesce d’Aprile radiofonico?».
«L’idea fu mia, súbito accolta da Morreale e Nicoletti. Pensammo a un gioco tra amici, mettendoci a fare un po’ i piccoli Orson Welles. Certo, non con la velleità di ripetere il clamore dell’exploit radiofonico sulla Guerra dei Mondi, piuttosto ammiccando alle stralunate spericolatezze radiofoniche di Giorgio Bracardi. Diventò una sorta di jam session, in cui ognuno ha messo del suo, concatenando le rispettive idee e suggestioni».
«E la spericolatezza di coinvolgere una figura come quella di Celestino V, cosí lontana dalla sgangherata quotidianità del nostro tempo?».
«Avevo immaginato di puntare su Celestino V perché avevo appena girato un documentario a Sulmona. Lí ero entrato in contatto con quel suo mondo stralunato di eremita, piuttosto naïf, imbevuto d’una intensa spiritualità genuina, estraneo ai geroglifici del potere, intensamente partecipe della straziante realtà dei diseredati».
«Come dire che un personaggio del genere sarebbe stato perfetto per un film basato sugli stravolgimenti del senso comune, com’era tipico di Ferreri».
«Vedemmo in lui in sostanza un corpo estraneo alla Chiesa ufficiale, alla Chiesa come potenza temporale, il che rendeva naturale incrociarlo con il mondo nero di Ferreri».
«Perciò, era inevitabile pensare a un interprete capace di raccontare la realtà attraverso il suo rovescio».
«Già, altrettanto naturale ci venne l’idea che quel corpo estraneo potesse trovare l’interprete ideale in Totò, grazie ai corto-circuiti di se stesso che Pasolini aveva ben intuito congeniali a quella consapevolezza del dramma esistenziale incardinata nel personaggio affidatogli in Uccellacci e uccellini».
Affinché il Pesce d’Aprile avesse l’aria d’una ben fondata credibilità, ovviamente, non bastava limitarsi a inventare un film utilizzando ingredienti capaci di farne apparire del tutto veritiera la genesi, occorreva pure escogitare una spiegazione per la scomparsa della pellicola. Infatti, nel corso della puntata di Melog i suoi tre inventori argomentarono che il finale d’anno del 1963 era stato pervaso da tragedie di tale portata da annebbiare qualsiasi interesse per le sorti del film di Ferreri su Celestino V: il 9 Ottobre crollava la diga del Vajont e il 22 Novembre veniva assassinato John Kennedy. Per rincarare la dose fumogena, avrebbero potuto aggiungere che pure la Mostra di Venezia di quell’anno, la 24° della serie, aveva a lungo monopolizzato le cronache, non solo quelle culturali, con i clamori suscitati dal film vincitore del Leone d’Oro, il poderoso capolavoro di Francesco Rosi Le mani sulla città.
Gli autori di quei venti minuti radiofonici sostengono d’aver improvvisato. Può essere vero, fino a un certo punto: se hai familiarità con le tecniche espressive – e quelli ce l’avevano in abbondanza – una felice improvvisazione è comunque governata dalla professionalità retrostante.
Al di là dell’occasione e delle intenzioni ludiche, resta la materia nobile di quei venti minuti del trio Morreale-Nicoletti-Sansonna, che è, sí, l’ideazione e conseguente manifattura, ma è anche l’estro che ha guidato a miscelare nel medesimo contenitore la memoria di figure diversissime l’una dall’altra e tuttavia accomunate dall’aver espresso autorevolmente nei rispettivi ambiti professionali e morali un ruolo dirompente tuttora capace di emozionare e far riflettere. Niente piú d’un effimero Pesce d’Aprile nel campo dello spettacolo, eppure un’invenzione meritevole di non venire dimenticata.
Errico Centofanti

Errico Centofanti è nato all’Aquila nel 1940. Ha intrapreso l’attività di giornalista, autore di eventi culturali e scrittore quando studiava filologia romanza all’Università Orientale di Napoli. Con Peppino Giampaola e Luciano Fabiani ha fondato il Teatro Stabile dell’Aquila, curandone la direzione dal 1963 al 1982. Per il Comune dell’Aquila ha ideato nel 1983 Perdonanza Festival, del quale è stato Soprintendente fino al 1992. È stato docente di storia del teatro all’Accademia Sharoff di Roma e alla Scuola di Cultura Drammatica dell’Aquila, della quale è stato anche direttore. È stato consigliere e assessore al Comune dell’Aquila, dal 1971 al 1980. Insieme con Andrea Vitali, ha ideato e curato la direzione artistica dei festival internazionali “Urbino Rinascimenti”, per la città di Urbino (dal 1995 al 1997), e “Castel dei Mondi”, per la città di Andria (dal 1997 al 2000), e è stato direttore artistico della rassegna di spettacolo “Il Suono di Dante” per il “Settembre Dantesco” di Ravenna (dal 1998 al 2007), e del festival internazionale collegato allo “Sposalizio del Mare” di Cervia (dal 2001 al 2007). Ha curato progetti culturali in Australia, Canada e Est europeo nonché ideazione e drammaturgia per gli eventi di numerose città d’arte e centri storici, tra cui Ascoli Piceno, Bologna, Brisighella, Castelnuovo di San Pio delle Camere, Fabriano, Fossanova di Priverno, Monteveglio, Offagna, San Gimignano. 
Dal 2005 cura la direzione artistica delle Giornate Dantesche del Canadian Centre for Italian Culture and Education di Toronto. Ha curato i testi per composizioni musicali di Luis Bacalov e Ennio Morricone e per spettacoli interpretati, tra gli altri, da Flavio Bucci, Riccardo Cucciolla, Piera Degli Esposti, Arnoldo Foà, Giampiero Fortebraccio, Paola Gassman, Andrea Giordana, Renzo Giovampietro, Leo Gullotta, Ugo Pagliai. Autore di saggi e opere narrative per diversi editori e periodici specializzati, collabora tuttora con diverse testate. Tra le sue opere saggistiche e letterarie: Un sogno ancora da sognare, 1994 - Perché “dell’Aquila”, 1995 - Le Dimissioni, 1998 - L’Emiciclo, 1999 - Storie da Caminetto, 1999 - Italiani nel mondo, 2002 - La festa crudele, 2003 - Introduzione al Polittico Abruzzese e i lemmi Abruzzo e Giornalismo per The Gadda Encyclopedia dell’Università di Edimburgo, 2004 - Gadda inviato speciale in Abruzzo, 2004 - L’Anima dell’Aquila, 2007 - La Gran Cornata, 2009 - Quel Ramo di Mandorlo, 2011. È coautore/curatore di: La Provincia dei Parchi, 1997 - Gli Eremi di Roccamorice, 2000 - Il Palazzo degli Occhi, 2004 - Breviario del Gran Sasso, 2005 - La Basilica di Collemaggio, 2005 - La Stagione degli Scioperi a Rovescio, 2007 - Con l’Opra in Man Cantando, 2007 - In memoria di Tullio de Rubeis, 2008. È autore degli apparati critici per Piero Ventura, un rivoluzionario di professione, di Eude Cicerone, 1985 - Meraviglie d’Abruzzo, di Carlo Emilio Gadda, 2001 - La mia grande avventura, di Louis Carrozzi, 2006 - Dizionario di pensieri e sentenze, di Niccolò Persichetti, 2006.

Regali a San Valentino: basta con cioccolatini e profumi, a trionfare sono gioielli e hi-tech

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C’è chi lo odia e chi lo ama, San Valentino è spesso al centro di polemiche che ne dichiarano come unica funzione quella consumistica ma anche il cuore più cinico e duro non disdegna una sorpresa inaspettata o un gesto d’affetto nella giornata dedicata all’amore.
Ed ecco allora che avere una ricorrenza prestabilita può rappresentare un motivo in più per prendersi una pausa dalla routine quotidiana e regalarsi del tempo da condividere con la persona amata. Come stupire allora il proprio partner con un dono semplice, originale e inaspettato? Ma soprattutto gli Italiani cosa desiderano ricevere per San Valentino? Sul gradino più alto del podio femminile svettano i gioielli (71%), un gesto classico ma che non passa mai di moda, seguiti dalla voglia di vivere esperienze da condividere con il proprio partner. A sorpresa anche agli uomini piace sempre più sfoggiare gioielli (32%) dal design contemporaneo per impreziosire il proprio abbigliamento. Cioccolatini e peluche per lei, e profumi e gadget a forma di cuore per lui perdono posizioni in classifica risultando tra i regali meno apprezzati.

È quanto emerge da una indagine promossa dall’agenzia Espresso Communication per Thomas Sabo su circa 1500 persone tra i 20 e i 50 anni, distribuite in tutta Italia, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community. Nello studio è stato anche coinvolto un panel di 10 docenti universitari di Sociologia dei consumi e Design del gioiello per capire perché il gioiello resta uno dei regali classici più desiderati.

Sempre più alla ricerca di emozioni da condividere e di ricordi da indossare, oggi le persone individuando la preziosità di un gioiello non più solo nelle caratteristiche oggettive della materia ma in un insieme di valori intangibili ed individuali quali creatività, innovazione e bellezza. Tesi confermata anche dai massimi esperti in fatto di stile e design: “I gioielli rappresentano i sentimenti più intimi e umani – spiega Susanne Kölbli, direttore creativo della maison di gioielli Thomas Sabo – Amore, felicità personale e momenti speciali della vita si riflettono nei gioielli stessi, aumentando il desiderio di indossarli e condividerli con le persone che ci stanno a cuore”.

Nella top five dei desideri delle donne, subito dietro ai gioielli (71%), troviamo le esperienze condivise: momenti di relax (63%), fughe romantiche nei luoghi del cuore (58%) e cene ricercate (52%) relegano cioccolatini, fiori, peluche e lingerie tra i regali meno graditi. A chiudere la classifica abbigliamento e accessori (45%), sempre apprezzati dal mondo femminile. Nei sogni degli uomini si confermano invece al primo posto oggetti tecnologici (65%), seguiti da abbigliamento (57%) ed esperienze adrenaliniche (41%). Posto di rilievo nella lista dei desideri è riservato ai gioielli (32%) che spodestano profumi, gadget cuoriformi personalizzati e dolci. Infine concerti e manifestazioni sportive (29%) restano tra le attività preferite.

Ma perché i gioielli non conoscono crisi restando il dono più desiderato ed apprezzato? Secondo Roberta Paltrinieri, Direttrice del Cescocom (Centro studi sul consumo e la comunicazione dell’Università di Bologna), “i gioielli hanno la caratteristica intrinseca della durata. Un gioiello è per sempre perché non perde valore ma resta sempre lì a ricordare a chi l’ha ricevuto che è stato un atto d’amore o di affetto; in altre parole esprime il valore relazionale che si nasconde nell’oggetto aggiungendo alla preziosità dei materiali la dimensione simbolica del dono”.

“I gioielli esistono da sempre ed esisteranno per sempre – spiega Laura Conticelli, autrice di una tesi di laurea sul mercato dei gioielli presso l’Università di Parma. - E dunque il gioiello è l’oggetto che meglio si presta per cristallizzare un’emozione e consegnarla all’eternità”.

Infine, secondo Francesca Setiffi, Docente di Sociologia dei consumi presso l’Università Ca' Foscari di Venezia “I gioielli hanno una componente sacrale che è importante valorizzare e che li differenzia da tutti gli altri prodotti lifestyle”.

Osservazioni confermate anche dai dati emersi dall’indagine. Tra le ragioni principali emerge infatti il desiderio crescente di celebrare un importante traguardo personale o professionale con un simbolo prezioso da portare sempre con sé (78%). Tra le altre motivazioni segnalate rileviamo la volontà di affermare la propria personalità indossando accessori dal design particolare e dai materiali ricercati (58%) ed infine il semplice desiderio di esibire il proprio status sociale (32%). Motivazioni condivise anche dall’universo maschile che sempre più spesso amano sfoggiare gioielli impreziosendo il proprio abbigliamento. Un trend che sta registrando una crescita straordinaria complice l’influenza che la moda ha e ha avuto nel mondo dei bijoux grazie alla maggiore libertà di sperimentare nuovi ambiti e materiali. Il risultato è una crescita a livello nazionale e internazionale della richiesta di accessori maschili, ornamenti che permettono agli uomini di mostrare tutta la loro eleganza, forza e personalità.

Come spiega Roberto Zanetti, Docente di Design del gioiello presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia: “Alla base del potenziale successo di un gioiello dedicato ad un pubblico maschile è necessario che si crei quell’empatia che permette di dare vita ad un’interazione con chi lo indossa entrando in sintonia con l’utilizzatore. Le aziende produttrici di gioielli più attente hanno cavalcato l’onda, aprendo così delle nuove opportunità per il mercato”.

Ecco infine la top5 femminile e maschile dei regali più desiderati a San Valentino:

TOP 5 REGALI DONNA
1.       Gioielli 71%
2.       Trattamento benessere 63%
3.       Fuga romantica 58%
4.       Cena ricercata 52%
5.       Abbigliamento e accessori 45%

TOP 5 REGALI UOMO
1.       Prodotti tecnologici 65%
2.       Abbigliamento sportivo 57%
3.       Esperienze adrenaliniche 41%
4.       Gioielli 32%
5.       Concerti/manifestazioni sportive 29%

Teatro Orione Palermo, l'11 febbraio in scena la “Compagnia Teatro del Mediterraneo” per il Bangladesh

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Sabato 11 febbraio alle ore 21,15 al Teatro Orione di Palermo la “Compagnia Teatro del Mediterraneo” rende omaggio allo scrittore argentino Manuel Mujica Lainez, mettendo in scena la piece teatrale “El Hombrecito Del Azulejo” (Il piccolo uomo della piastrella) tratto da “Misteriosa Buenos Aires”, con sceneggiatura e costumi di Susana Pratto, direzione generale e regia di Andrea Cabrera Alonso.

L’intero incasso della serata sarà devoluto all’Associazione Onlus “Oltre il Possibile”, organizzazione internazionale no profit che presta la sua opera con interventi chirurgici e cure per esiti di ustioni e malformazioni facciali in Bangladesh, presso l’ospedale St. Vincent de Paul’s che ha sede nella città di Mymensingh. L’Associazione è formata esclusivamente da volontari ed ha sede a Palermo.
Lo spettacolo vede la collaborazione del Centro Teatro Danza di Palermo di Eliana Lo Bue e del Teatro Orione.

SAN VALENTINO, COLAZIONE A LETTO IRRINUNCIABILE PER 3 DONNE SU 4

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Regali importanti (18%) e gesti plateali (14%) sono sicuramente graditi, ma non sono solo questi a rendere felice una donna il giorno di San Valentino. Piuttosto, per la festa degli innamorati, le donne italiane preferiscono piccoli e costanti gesti d'amore (41%) e sorprese spezza routine (27%), a partire sin dal risveglio.
Tra questi gesti, secondo un sondaggio di PerDormire, brand italiano leader nella produzione di materassi e sistemi letto, in cima alla lista dei desideri, per 3 donne su 4, c’è il ricevere la colazione a letto.
Il perché di tanta attenzione al momento del risveglio da parte delle donne è spiegato da una ricerca dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, realizzata sempre per PerDormire. Infatti, lo studio, condotto su un campione di più di 1.000 italiani dai ricercatori, sul rapporto che abbiamo con il letto, evidenzia come dopo una buona notte di sonno ci si sente carichi di emozioni positive: rilassati (88%), di buon umore (84%), appagati (72%), padroni della propria giornata (66%) ed energici (47%).

“Qualcuno pregusta il piacere della colazione apparecchiando già la tavola la sera prima, per poter avere il tempo di godersi il pasto del mattino, che ha la dimensione del rituale, ovunque esso avvenga – commenta Veronica Gabrielli, Professore Associato di Marketing presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – quindi, mentre ci si addormenta quasi inconsapevolmente, pensando al sonno come una necessità; ci si risveglia riscoprendo quanto il dormire sia piacevole (69%), una coccola (43%), per qualcuno addirittura un lusso (38,3%), di cui la colazione a letto appare come una contemporanea sublimazione! Soprattutto in un giorno speciale come San Valentino."

Ma qual è la colazione perfetta per il giorno di San Valentino?
Rosanna Marziale, chef stellata del ristorante Le Colonne di Caserta, non ha dubbi: “Come in amore, anche un menù per la colazione di San Valentino deve puntare sulla leggerezza, semplicità e genuinità. Ma non deve assolutamente mancare un tocco di creatività, magari preparando, rigorosamente al momento, dei panetti da tostare in padella con forme simpatiche e divertenti da condire con miele e marmellate. Il tutto accompagnato da spremute e centrifughe di agrumi e zenzero, di cui sono note le proprietà afrodisiache e energizzanti, ideali per iniziare al meglio la giornata degli innamorati”

Libri, esce oggi il saggio “Il piacere di raccontare - Pavese dentro il fantastico postmoderno” di Franco Zangrilli

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Contenuto: In questo studio si fa una lettura del fantastico nella produzione di Cesare Pavese.
I suoi miti sono l’anima di un fantastico originale che interpreta la realtà contemporanea, come le angosce e le crisi dell’uomo appartato. Si ha a che fare con un fantastico che spazia verso nuovi orizzonti affabulatori, grazie alla poetica postmoderna della riscrittura. Una poetica sorretta da innovativi mezzi espressivi, efficaci ad illuminare mitologie antiche, contemporanee, personali, una rete di enigmi umani e sovrumani, una foresta di simboli. Pavese è uno scrittore volto a cogliere i fili incongruenti, ambigui e misteriosi che esistono tra le cose, per cui il rapporto fantastico delle immagini è l’argomento stesso della sua rappresentazione, è il cuore del racconto. Lo sperimentalismo con i meccanismi del fantastico dà adito anche ai motivi della referenzialità e della metaletterarietà; porta avanti un racconto intricante in cui non manca neanche il segmento del barocchismo; crea una poesia diversa da quella dell’ermetismo che impera nei tempi di Pavese.

L’autore: Franco Zangrilli è Full Professor d’italiano e di letteratura comparata alla City University of New York. Ha pubblicato più di quaranta testi di critica letteraria sugli scrittori contemporanei. I suoi libri più recenti sono: “Un mondo fuori di chiave. Il fantastico in Pirandello”; “Dietro la maschera della scrittura. Antonio Tabucchi”; “Il pianeta dei misteri. Il neofantastico in scrittori contemporanei”. Dirige diverse collane di critica letteraria e di scrittura creativa e ha vinto numerosi premi per il suo lavoro di critico.

Autore: Franco Zangrilli
Titolo: Il piacere di raccontare - Pavese dentro il fantastico postmoderno
Editore: Dario Flaccovio
Anno 2017
Pagine: 288
Prezzo: 26 euro
Isbn: 978-88-579-0654-6

Street art di tutta l'Italia: esce il libro "Urban lives", ricco di immagini e di spunti di riflessione

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Contenuto: Questo libro, che guida ai luoghi della street art lungo tutta l’Italia, dal Piemonte alla Sicilia, passando per l’Emilia Romagna e il Lazio, nasce a seguito dell’esperienza maturata dall’autrice con il sito Urban Lives, da lei creato per raccontare l’arte urbana attraverso interviste e testimonianze dirette e indirette, retroscena, fotografie, video, ma anche approfondimenti tematici, opinioni e reportage, con l’intento di stimolare un dialogo libero, senza filtri e senza censure, su questo tema tanto controverso.
Ripercorrendo le tappe salienti di questo lungo percorso, Ivana De Innocentis ci guida alla scoperta della forte funzione critica e sociale di quest’arte nata “dal basso”, gratuita e accessibile a tutti.
Questo lavoro rappresenta non solo il racconto di come tutto è nato, ma anche una sfida, quella di documentare le peculiarità dell’arte di strada: genuinità e dissenso, proprio adesso, ossia nel momento in cui la street art è divenuta mainstream ed è stata fagocitata dal sistema e dal business.

L’autrice: Ivana De Innocentis, romana, fondatrice di Brands Invasion, è social media manager, blogger, strategic planner e docente di social media marketing. Nel 2014 ha ideato e lanciato il progetto editoriale Urban Lives, sull’arte urbana in Italia. Ha partecipato come relatrice a diversi eventi, talk, letture e lezioni presso musei, università, istituti culturali.

TEATRO TOR BELLA MONACA, 10-12 FEBBRAIO NATACHÀ DAUNIZEAU IN “FRAMMENTO”, TESTO E CLARINETTI DI MARCO COLONNA

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La voce interprete di Natachà Daunizeau accompagnata ai clarinetti da Marco Colonna approda sul palcoscenico del Teatro Tor Bella Monaca dal 10 al 12 febbraio 2017.
Uno squarcio esistenziale vestito da donna. Un monologo, scritto e accompagnato ai clarinetti da Marco Colonna, costruito sulla parola e sul suono della gestazione. “Il testo scritto per Natacha Daunizeau – afferma Marco Colonna - è un gesto di amore. Per tutte le donne. Per la loro capacità di lottare, resistere, amare ed inventare il Mondo. Oggi, più che mai, mi sembra necessario non lasciarlo nel contenitore dello spettacolo costruito su di esso”.
Donna come essenza del Mondo, come risoluto atto rivoluzionario, ma anche come madre sognatrice, come umorale sentire, come difesa ultima dalla bruttura che ci circonda.  Un testo come frammento di pensiero, scheggia di coscienza; come una sosta durante il viaggio.  E il flusso è aperto libero non costruito e non meditato, ma soltanto vero. Il vero “frammento” è nella voce che ti cattura, nella musica che ti rapisce, nell’insieme che ti porta metaforicamente sul palco per lasciarti con la consapevolezza di aver bisogno di tutti i frammenti per ricomporre il tutto.
venerdì 10, sabato 11 febbraio ore 21
domenica 12 febbraio ore 17,30

voce, interpretazione e regia di Natachà Daunizeau
clarinetti e testo Marco Colonna
produzioneAss. Cult "28DIVINO"


Teatro Tor Bella Monaca
via Bruno Cirino, all'angolo di viale Duilio Cambellotti con via di Tor Bella Monaca

Info e prenotazioni
Prenotazioni: tel 06 2010579
Botteghino: feriali ore 18-21.30, festivi ore 15-18.30
Ufficio promozione: ore 10-13.30 e 14.30-19

Biglietti
Intero 10 euro
Ridotto 8 euro

Ufficio stampa
Brizzi comunicazione

Cinema, Fattitaliani ha visto “La battaglia di Hacksaw Ridge” di Mel Gibson: efficace operazione di cuore e anima. La recensione

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Mel Gibson riesce sempre a sorprendere lo spettatore con i suoi Film bellissimi e fortissimi da digerire emotivamente e da introiettare empaticamente: un’operazione cinematografica di cuore e di anima straordinariamente efficace! Da questo punto di vista Gibson è unico e insuperabile in quello che è diventato il suo genere: narrare cinematograficamente con talento e passione devastanti le gesta di guerrieri-eroi di ogni tempo della storia dell’Uomo.

“La battaglia di Hacksaw Ridge” narra magnificamente la storia di Desmond Doss, interpretato dal sempre più bravo Andrew Garfield, divenuto famoso al grande pubblico mondiale della settima arte con ”The Amazing Spider-Man” del 2012 diretto da Mark Webb; e oggi lo vede, altresì, brillante protagonista dell’ultimo straordinario Film di Martin Scorsese “Silence” del 2016, ancora nelle sale cinematografiche italiane.
Doss fu il primo soldato obiettore di coscienza andato in guerra della storia di tutti i tempi! Partecipò attivamente alla battaglia per la conquista dell'isola di Okinawa, presieduta dai giapponesi dopo il feroce e spietato attacco aereo alla base militare statunitense di Pearl Harbor, che fece migliaia di vittime militari e civili, e che sconvolse gli Stati Uniti d’America e il mondo intero; e di fatto rappresentò la miccia che causò l’entrata imperiosa degli U.S.A. nella Seconda Guerra Mondiale che portò in pochissimi anni alla completa distruzione e al totale annichilimento del Terzo Reich.
La Battaglia di Okinawa iniziò il 1° aprile del 1945, e fu una delle battaglie più sanguinarie e sanguinose della Storia della Guerra di tutti i tempi. Allora si stimò che un quarto della popolazione civile dell’isola giapponese, venne uccisa nel corso degli spietati bombardamenti americani e delle battaglie uomo a uomo a terra. Gli americani riuscirono a conquistare l’isola dopo ottanta giorni di battaglia durissima e spietatissima, caratterizzata da episodi di fanatismo e di disperazione dell’esercito nipponico che portò allora a stimare circa 1900 episodi di attacchi suicidi dei soldati giapponesi contro i soldati americani: un bagno di sangue e di vittime agghiacciante! Gli americani sconfissero i giapponesi e presero tutto l’arcipelago di Ryukyu che rimase in mano statunitensi fino al 1972.
È questo il campo di battaglia nel quale hanno avuto luogo le eroiche gesta di Desmond Doss, che Mel Gibson ci racconta con una avvincente, brillante e per certi versi spirituale sceneggiatura originale scritta a quattro mani da Andrew Knight e Robert Schenkkan.
Desmond è un giovane ragazzo della Virginia, con una infinita fede cristiana avventista, che ha promesso a sé stesso di non impugnare mai un’arma pe colpire o ferire un altro uomo; ma che al contempo vuole dare il suo contributo di giovane patriota dopo i drammatici eventi di Pearl Harbor. Arruolatosi nelle truppe americane, riesce, dopo innumerevoli atti di pregiudizio, di violenza da caserma e di bullismo militare, a svolgere il compito che si era prefissato: medico soccorritore. Fu così che nella drammatica battaglia dell’isola di Okinawa salvò da solo, con l’aiuto della sua infinita fede cristiana, decine e decine di soldati americani feriti gravemente dai soldati nipponici, abbandonati dall’esercito americano temporaneamente in ritirata, che senza il suo solitario soccorso avrebbero trovato morte certa. Fu insignito della medaglia d’onore dal Congresso Americano e quando le sue gesta furono note, divenne un vero eroe nazionale amato da tutto il popolo americano.
Desmond è un altro degli eroi-guerrieri realmente esistiti e rappresentati cinematograficamente da Mel Gibson: tutti i suoi protagonisti cinematografici si distinguono per la grande fede, per la consapevolezza nelle proprie capacità, per il coraggio che non conosce limiti, in grado di segnare indelebilmente la storia dell’uomo, che vogliono rappresentare un esempio di vita e di immolazione per amore del prossimo e della propria gente, da imitare per tutti gli uomini e per tutte le donne del nostro secolo …, che invece spesso alla forza della fede, dell’etica, della moralità, della solidarietà umana, preferiscono la pusillanimità e l’egocentrismo più esasperato frutto di una cultura occidentale che ha abbandonato definitivamente i cardini e i pilastri su cui per millenni è stata costruita la “nostra civiltà” dai nostri avi!
È questo il messaggio ricorrente di Mel Gibson in tutti i suoi Film, al di là delle gesta e delle storie dei suoi protagonisti, che sa raccontare cinematograficamente con un talento e una genialità straordinari, molto superiore alla media di tutti i registi Big Star hollywoodiani.
Non è certamente un caso se il Film “La battaglia di Hacksaw Ridge” ha già ricevuto 6 candidature ai Premi Oscar 2017, 3 candidature ai Golden Globes 2017, 1 candidatura ai London Critics, e tanti altri riconoscimenti dal mondo della settima arte, dei quali altri ancora sicuramente arriveranno!
Concludo questa recensione consigliando agli appassionati di cinema e di vera arte cinematografica di rivedere, quando potranno, tutte le opere cinematografiche di cui Mel Gibson è stato regista, sceneggiatore, e talvolta autore e produttore, che cito a seguire per facilitare il lettore: “The Man Without a Face” 1993; “Braveheart” 1995; “The Passion of The Christ” 2004; “Apocalypto” 2006; per finire con l’ultimo del quale ho scritto, “Hacksaw Ridge” 2016.
ANDREA GIOSTRA.
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/?business_id=1569737553326223

TEATRO SISTINA, presentato "Diana&Lady D" con Serena Autieri - Debutto nazionale assoluto, martedì 14 febbraio

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In prima nazionale assoluta, martedì 14 febbraio debutta a Roma, nella storica cornice del Teatro Sistina, Diana & Lady D con Serena Autieri, primo spettacolo teatrale al mondo sulla vita della principessa triste, scritto e diretto da Vincenzo Incenzo e prodotto da Engage.

Serena Autieri sul palco senza rete inscena una performance verbale e fisica dai contrasti sorprendenti, facendoci rivivere l’ultima notte della principessa del popolo in un flusso di coscienza intenso e poetico, dove lampeggiano l’infanzia difficile di Diana, la stagione felice dell’adolescenza, la vita controversa con Carlo, le maestose cerimonie reali, le raggianti apparizioni nella moda e nella mondanità, il volontariato spettacolare, i discutibili amanti, la solitudine e il dramma. Fino al sorprendente, spettacolare epilogo, che colpirà il cuore di ogni spettatore.

31 agosto, è la sera dell'incidente; Diana sta per lasciare l'appartamento all'Hotel Ritz di Parigi e raggiungere Dodi in macchina; un ultimo colpo di cipria allo specchio ed ecco l'immagine riflessa, l’altra parte di se’: Lady D.
E' l'occasione per confessarsi definitivamente una all'altra lontano da tutto e tutti, e mettere sul piatto senza più nessuna riserva le loro vite inadeguate. E' un susseguirsi di colpe, un turbinìo di accuse, fino addirittura allo scontro fisico, ma è anche il tentativo estremo di essere ascoltate, comprese, abbracciate. Per arrivare al perdono, alla ricomposizione del se’, al ritorno all’Uno; dopo di cui tutto, anche la morte, può essere accolta con illuminata leggerezza. 

Il palco si fa luogo dell’anima e nostalgico dopomondo grazie al disegno scenico del Premio Oscar Gianni Quaranta (Zeffirelli, Yvori, Ross, Corbiau); le luci di A J Weissbard (Bob Wilson, Cronenberg, Sten, Greenaway), inventano suggestioni intense sdoganando spazio e tempo; le cadute e le resurrezioni vengono tratteggiate dalle ballerine di Bill Goodson (Diana Ross, Gloria Estefan, Steavie Wonder, Moulin Rouge). La luce e il colore incontrano la poesia nei vestiti di Silvia Frattolillo, costumista storica del teatro italiano. Immanente è la musica, diretta da Maurizio Metalli, a raccontare un cuore e un epoca, con inediti e successi planetari registrati tra Londra e Los Angeles da musicisti di fama mondiale come Russ Miller, Robert Cohen, Matt Bissonette, abitualmente al fianco di Elton John, Andrea Bocelli, Nelly Furtado, Tina Turner.


PER NON DIMENTICARE

Sorprende che il mondo non celebri Diana nel ventennale della sua morte.
Elisabetta II la vorrebbe cancellare dai libri di storia. L’ex marito Carlo sopporta a malapena l’entusiasmo dei figli William e Harry nei confronti della madre defunta. Il suo Memorial Fund, che negli anni seguenti la sua scomparsa riuscì a raccogliere ben 138 milioni di sterline per le varie cause benefiche che stavano particolarmente a cuore alla principessa, è stato chiuso già da qualche anno. La famosa fontana commemorativa di Hyde Park, inaugurata in suo onore da una riluttante regina nel 2004, oggi giace in rovina. La sua unica statua, esposta in un angolo oscuro di Walsall, una cittadina nel cuore dell’Inghilterra, appare sempre più precaria. E persino la sua tomba, in un isolotto di Althorp, tenuta di famiglia degli Spencer, appare trascurata e sempre più nascosta da erba e muschio. Ora timidamente arriveranno a Londra una mostra in suo onore e una statua. Troppo poco.
Eppure l’idea di Diana è viva; nel cuore delle donne, nella memoria dei grandi artisti, nell’immaginario popolare del pianeta qualcosa di più forte delle celebrazioni di rito la rende eterna.

E’ nostra intenzione, il 31 agosto, giorno dell’anniversario della sua morte, presentare questo spettacolo ai figli. Abbiamo avviato un percorso di corrispondenza che sarà sicuramente lungo e macchinoso, e sul quale al momento non ci esponiamo. Ma siamo tutti convinti che la sincerità del nostro lavoro possa arrivare là dove spesso i protocolli si fermano.


NOTA DELL’AUTORE-REGISTA

Diana & Lady D, il dialogo per voce sola in ognuno di noi

Un luogo comune e abusato considera doppie le personalità eccellenti. Parte pubblica e parte privata da sempre generano suggestioni di contrasti forti, violenti, talvolta fatali. Due anime in lotta, una fragile, l’altra invincibile, che condividono un unico corpo.
Mai come nel caso di Diana però tutto questo è stato così trasparente. La principessa e la maestrina d’asilo, la bulimica e la filantropa, la mamma e l’amante si sono ostacolate e combattute fino all’ultimo giorno, bruciando una il terreno dell’altra e rivendicando la loro impossibilità di coesistere mentre incessanti scorrevano copertine patinate, sorrisi, onorificenze ed applausi.
Da qui l’idea di un monologo verbale e fisico che potesse, entrando con violenza e tenerezza negli aspetti emotivi e nelle dinamiche psicologiche della complessa personalità di Diana, scardinare l’esteriorità per portare alla luce i lati più nascosti o taciuti di un personaggio ancora tutto da scoprire, e, con quel personaggio, il percorso duplice e misterioso che ognuno di noi attraversa oscillando tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. Strappare le radici di noi stessi per farle brillare senza paura al sole, nell’illusorio quanto coraggioso tentativo di fare un piccolo passo in avanti nella conoscenza dei nostri abissi e dell’origine ignota delle nostre lacrime e dei nostri sorrisi.
Ho pensato ad una lettura verticale del palco, concepito su due altezze differenti, perché il tracciato oculare dello spettatore potesse abituarsi ad una lettura “alto-basso” facilmente associabile a una bipolarità riflettente all’impatto l’essere e l’apparire. 
Da qui ho immaginato una serie di suggestioni sceniche, con oggetti fuori scala, immagini sdoganate dall’arte classica e riformulate, perché tutto potesse apparire come filtrato dallo sguardo tormentato di Diana, nel tentativo di avvicinare il pubblico al suo paesaggio interiore, assediato da tutte le sue indotte o inseguite incoerenze. Gianni Quaranta ha dato forma ai miei sogni, e fondamentale sono state la presenza di Bill Goodson, le intuizioni di A J Weissbard, le proposte di Silvia Frattolillo, l’esperienza attoriale di Fioretta Mari.
Mancava la protagonista, un attrice cantante tanto forte e incosciente da prendersi sulle spalle le due anime e vomitarle sulla scena. Mancava un’anima sicura e fragile, com’era Diana.
Dalla prima lettura del testo Serena era la principessa triste, come catturata da un richiamo; con una passione e una volontà commoventi giorno dopo giorno ne ha edificato la sua verticalità. Senza rete, senza ricette. Occorrevano, le viscere, più che il cervello. E cuore infinito. Nessuno specchio, nessun ologramma, nessun trucco di scena. Semplicemente il continuo errare a vista di un’anima da un involucro all’altro, dal pianto alla ragione, dalla tenerezza alla follia, dalla ribellione alla resa.
I forti contrasti, il personaggio e il suo doppelganger, la presenza solitaria sul palco, il ritmo serrato, portano Serena ad una prova d’attrice cantante assoluta, dove tutti i climi emozionali vengono sviscerati, con la volontà di consegnare al pubblico un tracciato di parola e di corpo che mi auguro lasci tutti con il fiato sospeso fino all’ultimo sorprendente quadro.
Diana & Lady D è la favola amara della principessa scomparsa, ma è anche il grido di ogni donna inascoltata, schiacciata nei suoi intendimenti, mortificata nella propria femminilità; un inno alla differenza, la celebrazione di un bene superiore, la promessa di fiducia e di pace alla donna che verrà. Perché ancora oggi, in una società devota alla religione dell'individualismo, la libertà femminile è una libertà spesso non prevista. Perché ancora oggi alle donne è rimproverato di non imparare a leggere in tempo i segnali della violenza per garantirsi una salvezza.
Ma è la donna, nella Storia del mondo a sovvertire sempre le regole, spesso attraverso il suo sacrificio estremo. 
Dopo di cui niente può, o deve, essere più come prima.

Vincenzo Incenzo


SINOSSI

Il sipario si apre sulla notte dell’incidente; le parole di una bambina, come una memoria sbiadita, a ricordare intenti di una vita disattesa; poi notiziari da tutto il pianeta annunciano nel buio la morte della principessa. Quando si illumina la scena troviamo Diana nuda, senza vita, in terra, sotto un cumulo di giornali.
Dall’alto scendono angeli, che rimuovono i giornali, posizionano le lancette del grande orologio stagliato nel cielo due ore indietro e sollevano Diana.
Diana si volta. Ora è viva, e può riattraversare le ultime due ore della sua vita.
Si veste, va allo specchio per truccarsi. Dodi la sta aspettando nella hall dell’albergo, per fuggire via dall’ennesimo presidio dei fotografi. Ma allo specchio il rossetto le cade di mano. Qualcosa nella stanza la turba. E’ l’altra parte di se’, la parte pubblica, divenuta icona planetaria. E’ Lady D. Diana avverte il rancore, i rimpianti e i rimorsi per una vita inconciliabile con la sua vera natura.
Vengono alla luce i ricordi di un’infanzia ancora rimpianta, la scuola, le lezioni di pianoforte e di danza, le amiche di un tempo, ma anche i primi risentimenti, l’incubo in famiglia di un erede maschio, un padre assente che l’ha venduta alla famiglia reale. Il mondo di ragazza ora giace dietro una gabbia d’oro. Le ali dei gabbiani di un tempo sono ora la rete metallica del suo confine con la felicità.
Ma ecco in alto sul palco incombere Lady D, in un cuore di porpora e oro. Anche lei ha visto morire il suo universo. Il matrimonio più fastoso della storia, i grandi incontri, un compromesso accettato con Camilla. Lady D era pronta, ma Diana, la parte liberà di se’, non lo ha permesso. Così Lady D strappa indignata il suo velo nuziale, rivive con rabbia il primo parto, in una lotta furiosa con se stessa: reprimere quel figlio in grembo o andare fino in fondo nella grande commedia della vita?
La principessa si dissolve e ritroviamo Diana ubriaca, alle prese con i suoi fantasmi e le violenze psicologiche che è costretta a subire. La bulimia, la competizione con Camilla, la mortificazione dei farmaci, l’infelicità sentimentale e sessuale.  La sua disperazione si fa denuncia in favore di tutte le donne oppresse, mentre su lei cala inesorabile la prigione dell’apparire.
Lady D non si arrende, vuole salvarsi, imporre il suo ruolo; in un vortice di televisori che trasmettono dall’intero pianeta grida con orgoglio la sua ascesa nel mondo della comunicazione, del glam e della moda.
La rabbia contro Diana non è servita, ed è sul piano del compiacimento che la principessa tenta ora di allearsi con la donna: perché non cavalcare l’onda degli eventi, perché non godersi la vita? 
Ma ai primi flash dei fotografi la sua immagine si scompone, si polverizza; la sua armatura regale si sfalda e nuda in scena torna Diana, con la sua disperazione per una vita che le nega tregua, privacy e umanità. Ecco scorrere allora in un fiato la sua infelice parabola sentimentale, dal sogno del principe all’abisso di amanti inutili quanto vigliacchi.
Mentre Diana si concede all’ennesimo uomo in preda a un desiderio estremo di annullamento, Lady D passa ora al ricatto, puntando la lama nella carne viva di Diana: i suoi due figli. Le grida in faccia i doveri di madre disattesi, la vergogna a cui li ha esposti; Diana reagisce con violenza, si dispera. I suoi incubi la assediano. La donna e la principessa sono sempre più distanti. 
Ma è un dolore estremo a muovere in entrambe il primo passo una verso l’altra. La morte del padre, e quel funerale al quale non si può partecipare se non accompagnati dai reali. Anche Lady D ha capito di non essere padrona di nulla, nemmeno del proprio dolore. 
L’ultimo tentativo di fuga lo propone Diana, nello scenario dell’Angola, dove ha raggiunto donne e bambini per la campagna contro le mine antiuomo. I suoi sforzi verso chi soffre, che sovvertono il protocollo a Buckingham Palace, si rivelano però solo gli accessori nobili di una principessa triste che attraverso il dolore degli altri vuole salvare se stessa.
Ora, nel buio, il rumore di una frenata rompe l’intenso dialogo tra le due. Lady D e Diana si parlano. Cosa è successo? Lady D ha capito, il tempo è finito. Diana no, crede o vuole credere che tutto sia ancora possibile.
Su una grande altalena sospesa nel vuoto Diana e Lady D ora riunite in una sola immagine si parlano con le lacrime agli occhi, mentre controluce la sagoma di una bambina sull’altalena attraversa la scena in senso contrario. Poi l’altalena sparisce in quinta e torna vuota.
In un cielo di nuvole che si allontanano dal mondo ecco Diana e Lady D finalmente unite ascendere al cielo, dove si illumina il viso di Diana bambina. E’ il ritorno all’innocenza, o forse il Paradiso. Ma è soprattutto la scia di luce che la principessa triste lascerà nel cuore della gente per tutti i tempi a venire. Perché quella di Diana non è morte, è narcosi. Anticamera della resurrezione.



La protagonista: Serena Autieri

Inizia da bambina a studiare danza classica, recitazione e canto, una passione che la porta a incidere già nel 1997 il suo primo CD, “Anima soul”. 
Diplomatasi all’Istituto d’Arte di Napoli, frequenta la Facoltà di Architettura dell'Università Federico II, intraprendendo contemporaneamente la sua carriera di attrice. 
Nel 1998 entra nel cast della soap di Rai 3 “Un posto al sole”. Tra il 2001 e il 2002 è tra i protagonisti della prima e seconda serie di “Vento di ponente” (Rai 2). Ancora su Rai Due appare in “Tutti i sogni del mondo” (2003), in cui è anche l'interprete della sigla. 
Nella stagione 2002-2003 è protagonista nel musical “Bulli & Pupe” e affianca Pippo Baudo al Festival di Sanremo 2003. 

L’ amore per il teatro coltivato sin da piccola le fa operare da subito delle scelte mirate, volte alla qualità. Armando Trovajoli la sceglie insieme a Massimo Ghini, della prima edizione della commedia musicale “Vacanze Romane” diretta da Pietro Garinei. Nel 2004 per la grande cerimonia del Columbus Day a New York, rappresenta l’Italia con un concerto dal vivo al Manhattan Center. 
Nello stesso anno gira il suo primo film, “Sara May”, diretta da Marianna Sciveres. Successivamente è protagonista di alcune miniserie tv: “La maledizione dei Templari”, “Callas e Onassis”, di Giorgio Capitani, (2005), e “L'onore e il rispetto” (2006), di Salvatore Samperi. Dopo esser stata protagonista nel film “Notte prima degli esami ­ Oggi” (2007), di Fausto Brizzi, gira “Liolà”, con la regia di Gabriele Lavia. Nel 2008 ritorna sul piccolo schermo come guest star della soap opera “Agrodolce” ed è protagonista del film tv di Canale 5 “Dr.Clown”, di Maurizio Nichetti. 
Nel 2009 è tra i protagonisti dei film “L'ultimo crodino”, con Ricky Tognazzi e Enzo Iacchetti. Nello stesso anno Giorgio Albertazzi la vuole al suo fianco al Teatro Sistina nello spettacolo “Shakespeare in Jazz”. 
Nel gennaio del 2010 torna su Canale 5 con la miniserie in due puntate “Nel bianco” di Peter Keglevic e nel film di Neri Parenti “Natale in Sudafrica”. Nel 2011 recita nel film “Femmine contro maschi” di Fausto Brizzi e nella fiction tv “Dov'è mia figlia?” di Monica Vullo. Nel 2012 partecipa al talent di Rai1 “Tale e Quale Show” che la vedrà protagonista nelle stagioni successive, oltre che vincitrice. 
Nello stesso anno presenta con Bruno Vespa l'edizione annuale del “Premio Campiello”. 
Conduce poi “Una voce per Padre Pio” con Massimo Giletti e “Cantare è d'amore” con Amedeo Minghi. 

Nel 2013 è tra i protagonisti dei film “Il principe abusivo” di Alessandro Siani, “Un fantastico via vai” di Leonardo Pieraccioni e “Sapore di te” di Carlo Vanzina. 

Sempre più il teatro diventa la sua ragione di vita. Nello stesso anno è one woman show nella commedia musicale “La Sciantosa”, scritta da Vincenzo Incenzo e diretta da Gino Landi, presentata al Festival di Spoleto. Doppia poi “Elsa, la regina delle nevi”, nel nuovo musical animato della Disney “Frozen-Il regno di ghiaccio”, di cui interpreta anche la versione italiana delle canzoni. Nel 2014, la Disney riconferma la sua voce sull'attrice Georgina Haig, nel ruolo di Elsa nella quarta stagione di “C'era una volta”. 

Dal 2015 ha ripreso con straordinario successo “Vacanze romane”.
Nello stesso anno è tra i protagonisti del film “Si accettano miracoli”, di Alessandro Siani.

Nel 2017 è accanto a Neri Marcorè nella fiction Raiuno “Mia moglie, mia figlia, due bebè”.



IL TEAM CREATIVO

L’autore e regista: Vincenzo Incenzo 

E’ nato a Roma da famiglia di musicisti. Dopo la laurea al Dams ha iniziato il suo percorso di autore. Ha scritto per Renato Zero, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, Premiata Forneria Marconi, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Albano,Tosca e tanti altri. Ha collaborato con Armando Trovajoli alle canzoni alla trasposizione teatrale di “Tosca” di Magni-Trovajoli.
Molte le sue presenze come autore al Festival di Sanremo: tra le canzoni “Cinque Giorni”, eseguita nel mondo in più versioni, “Strade di Roma”, “Che sarà di me”, “L’elefante e la farfalla”, “L’acrobata”, “Gli Angeli”, “Il passo silenzioso della neve”, “Un altro amore no”, “L’alfabeto degli amanti”, “Nel perdono”.
Per il teatro ha scritto “Romeo & Giulietta, Ama e cambia il mondo” versione italiana del musical di fama mondiale “Romèo e Juliette” di Gèrard Presgurvic; il libretto e le liriche di “Dracula Opera Rock” su musiche della PFM, diretto da Alfredo Arias; “La Sciantosa”, diretto da Gino Landi; la versione italiana delle canzoni di “Menopause the Musical” di Jean Linders, di “Squali” di A.L. Recchi, e di “Tango delle ore piccole” di Puig. Ha collaborato a “Lennon & John” di Lucariello/Speranza, ha scritto le musiche di “Cassandra e il re”, di G. Arghirò e la regia e le musiche di “Ingresso indipendente” di Maurizio De Giovanni.
Ha pubblicato i libri “La partitura infernale, eventi sonori nelle bolge dantesche” (Ed. Fonopoli- 2002), “Il Sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano” (Ed. LietoColle-2004), “Cinema mundi” (LietoColle -2011), “La canzone in cui viviamo” (No Reply- 2011), “Valentina Giovagnini tra vita e sogno” (Zona-2012), “#Romeo&Giulietta nel Duemilaniente” (No Reply - 2014), e “ZERO” (Tattica-2014). È presente in varie antologie poetiche e collabora con molte riviste a carattere artistico.
Per la televisione ha scritto le canzoni della fiction “Non smettere di sognare” (Mediaset- 2012); “Capodanno di Canale 5 ″ (Mediaset- 2013); “Una storia mai raccontata così, Romeo & Giulietta ama e cambia il mondo” (RAI-2013). 
Per la sua attività di autore e scrittore ha ricevuto due volte il Premio Lunezia, il Premio SIAE Autori, il Premio Giffoni Film Festival, il Premio Nazionale Liolà, la Medaglia d’argento della Camera dei Deputati, il Premio Internazionale di Poesia Alfonso Gatto, il Diploma honoris Causa in lettere dall’ I.S.L.A.S., il Premio Antonio de Curtis, il Premio Federico II al Festival di Calvi, il Premio Internazionale di poesia Città di Sassari e il Premio Poggio Bustone dedicato a Lucio Battisti.
È direttore artistico di Fonòpoli, per cui ha realizzato i format “Ulisse”, “Io e l’altro”, l’evento live itinerante “Fonopoli in scena” e ha fondato la rivista di arte e cultura “Icaro”. Dirige la rivista “Infonopoli”.
È direttore artistico e autore della mostra “ZERO” (2014), dedicata a Renato Zero.
Oltre alla professione di scrittore si dedica alla didattica, con stages continui sulla scrittura creativa, e alla pittura.


Lo scenografo: Gianni Quaranta

Premio Oscar e Commendatore della Repubblica Italiana, laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera, è stato direttore degli allestimenti scenici del Teatro La Fenice di Venezia nella stagione 1972-73 e del Teatro dell’Opera di Roma nella stagione 1984-85. Ha curato le scenografie teatrali di spettacoli di Mauro Bolognini, Filippo Crivelli, Giorgio Ferrara, Giancarlo Menotti, Luca Ronconi, Franco Zeffirelli.
Ha disegnato e creato  la scenografia di grandi opere liriche di repertorio quali “La Traviata”, “Tosca”, “Rigoletto”, “Falstaff”, “Aida”, “Mosé e il Faraone”, “Guglielmo Tell”, “Don Carlos”, “Carmen”, “Adriana Lecouvreur”, “Il Turco in Italia”, “Il Tabarro”, “Suor Angelica”, “Gianni Schicchi” e molte altre per i più prestigiosi teatri italiani e del mondo, tra cui: La Scala di Milano, La Fenice di Venezia, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Politeama di Palermo, il Théâtre National de l’Opéra di Parigi, il Grand Théâtre de Genève, lo Staatsoper di Vienna, il Theatro Municipal do Rio de Janeiro, il The Dallas Opera House, il Philadelphia Opera Company, il Lyric Opera of Chicago, la Royal Opera House di Muscat, il Metropolitan Opera House di New York.
Nel cinema ha debuttato nel 1971 accanto a Renzo Mongiardino, come direttore della realizzazione scenica, per la scenografia di “Fratello Sole Sorella Luna” di Franco Zeffirelli, dimostrando da subito la sua capacità di fondere reminiscenze di stampo teatrale con uno spiccato gusto realistico, tanto da ottenere la prima delle tre nomination all'Oscar. Ha ottenuto i Nastro d’argento alla miglior scenografia nel 1978 per il film “Gesù di Nazareth” e nel 1983 per il film “La Traviata”. Nel 1986 riceve il premio Oscar alla migliore scenografia per il film “Camera con vista” e nel 1995 il Premio Cèsar per la migliore scenografia per il film “Farinelli, voce regina”. Ai due film viene anche riconosciuto il “Premio Bafta” Stimato in Europa ed in America, oltre che con James Ivory, ha lavorato nel cinema con registi quali François Giraud, Paul Mazursky, Herbert Ross, Jean Pierre Ponnelle, Gerard Corbiau, H. Gordon Boos, Anthony Hickox, James Cellan Jones, Paul Schrader.
Nel 1995 ha avviato la sua carriera di regista di opere teatrali, con “Tosca” di Giacomo Puccini, interpretata da Josè Cura e Barbara De Maio a Torre del Lago Puccini. Tra gli infiniti incarichi artistici, nel 2011, la Royal Opera House di Muscat (Sultanato dell’Oman) gli conferisce il prestigioso incarico di regista, scenografo e costumista per l’opera “Carmen” di Georges Bizet, per la prima stagione inaugurale del teatro, con un cast cosmopolita tra cui il tenore Marcello Giordani ed il soprano Julia Gertseva. Ha curato la regia, la scenografia e luci del musical “Datemi tre caravelle”, allestito nell’antico teatro greco–romano di Taormina (Sicilia). Ha diretto lavori cinematografici, tra cui “Maruzzella”, vincitore del primo premio al Festival di Sabaudia, e il “Dono dei Magi”, tratto dall’omonimo racconto di O. Henry.Nel campo della pubblicità ha lavorato per le ditte Mulino Bianco, Fiat, Banca di Credito Cooperativo di Roma, TIM e IP Petroli. Nel campo degli eventi spiccano “Maestri del Lino” sfilata di moda di dieci stilisti europei, la mostra fotografica “Il letto racconta” e la mostra “Falso non ha senso” (esposizione sul tema della contraffazione sostenuta da ditte di prodotti di lusso). Il 21 novembre 2009 – in occasione del Decennale della Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II, ed a 45 anni dallo storico incontro di Paolo VI con gli Artisti –Benedetto XVI lo invita all’incontro con i più illustri artisti provenienti da tutti i continenti.

Il lighting designer: A J Weissbard

Lighting designer e artista americano, lavora in tutto il mondo per teatri, video, esibizioni, istallazioni architettoniche permanenti. Ha collaborato con Robert Wilson, Peter Stein, Luca Ronconi, Daniele Abbado, Marina Abramovic, Bernard Sobel, Peter Greenaway, William Kentridge, David Cronenberg, Andriy Zholdak, Shirin Neshat, Gae Aulenti, Richard Gluckman, Matteo Thun, Giorgio Armani, Hugo Boss, e la “Martha Graham Dance Company”. Ha lavorato nei più famosi teatri dell’opera, in più di 40 paesi: Lincoln Center New York, Los Angeles Opera, Brooklyn Academy of Music, Teatro alla Scala Milan, Paris Opera Garnier, Brussels Opera La Monnaie, Teatro Real Madrid, Epidaurous ancient theater, Deutsche Oper Berlin, Esplanade Singapore, Bunka Kaikan Tokyo, Teatro Municipal São Paolo, Royal Opera House Muscat; Guggenheim New York/Bilbao, Royal Academy of London, Petit Palais Paris, Vitra Design Museum, Milan Triennale, Quirinale of Rome, Kunstindustrimuseum Copenhagen, Shanghai Art Museum; Aichi World Expo 2005, Milan Salone del Mobile, Venice Biennale, and the Louvre.
Nel 2014 ha vinto il “Golden Mask” per musical ed il primo premio IFSArt. Insegna nelle più importanti università del mondo.

Il coregrafo: Bill Goodson 

Coreografo e danzatore di successo planetario, ha ballato e coreografato i video dei Jackson Five, Michael Jackson, Diana Ross, Steavie Wonder, Gloria Estefan; ha lavorato per i Grammy Awards e per i films "Electric Boogaloo", "Jewel of the Nile" e "Back to School".
 Svolge un’intensa attività di insegnamento in tutto il mondo: da Los Angeles (Edge Performing Arts-Dupree, Dance Academy), a Parigi (Studio Harmonic), a Stoccolma (Ballet Academien) a Tokio (Broadway Dance Center). Le innumerevoli esperienze artistiche gli hanno permesso di creare uno stile personale che innesta nelle radici della sua cultura nera le più diverse espressioni della danza.
 Da anni è il coreografo del Moulin Rouge di Parigi. In Italia ha realizzato le coreografie del “GB SHOW” di Gino Bramieri, al Teatro Sistina di Roma, degli show televisivi: “Torno sabato” con Giorgio Panariello, “La bella e la bestia” con Lucio Dalla e Sabrina Ferilli, con la quale ha collaborato anche nella fiction Mediasetin “Anna e i cinque”. Ha lavorato accanto a Gheorghe Iancu alla realizzazione de “Il Ballo delle Debuttanti” che lo ha visto impegnato in prima persona; Poi “Numero Uno” con Pippo Baudo e Paola Barale, “Sognando Las Vegas” con Luisa Corna, “Torno sabato …e tre” con Giorgio Panariello, “Ma il cielo è sempre più blu” con Giorgio Panariello. E' il coreografo per i tour di Renato Zero più importanti, tra i quali “Cattura il Sogno” e “Amo Tour” ed è danzatore e coreografo del "Chiambretti Night", showcult di Italia 1.

La costumista: Silvia Frattolillo 

Esordisce nel 1977 con il grande cinema, assistente di Piero Tosi e di Alberto Verso. Nel 1981 si trasferisce a New York dove ha vissuto per 7 anni collaborando come costumista con Rai Corporation, HBO ed altri importanti cable Tv. Il suo primo film firmato da costumista è di Alberto Sordi, nel 1987, Un tassinaro a New York. Successivamente si dedica al teatro e al varietà. E’ stata per dieci anni la costumista preferita di Pietro Garinei collaborando con lui al Sistina in Vacanze Romane, Un paio d’ali, Meno male che c’è Maria e molti altri. Per il varietà televisivo e non, il suo regista e coreografo di elezione diventa Gino Landi, arrivano poi altre grandi collaborazioni con Bill Goodson e Daniel Ezralow. Collabora come costumista negli spettacoli televisivi di Pippo Baudo, Carlo Conti, Paolo Bonolis, Fabrizio Frizzi, Lucio Dalla ed Enrico Montesano, inclusi gli show di Adriano Celentano con cui lavora a partire dal 2001 e il sodalizio continua ancora oggi. Ha collaborato anche per la pubblicità di grandi marchi internazionali come Coca – cola e Gillette e per i video musicali di vari artisti.
La sua carriera si diversifica tra prosa teatrale, varietà, fiction, cinema e teatro.

Il direttore musicale: Maurizio Metalli 

Musicista, compositore, arrangiatore, produttore con molti anni di esperienza nei migliori studi di Los Angeles, dove nel 2008 ha fondato L.A. Music Sessions, una compagnia specializzata nelle registrazioni long-distance con turnisti Multi-Platinum e nominati ai Grammy Awards, tra cui il batterista Russ Miller (Christina Aguilera, Tina Turner, Natalie Cole), il percussionista Luis Conte (James Taylor, Barbra Streisand, Phil Collins), il batterista Gregg Bissonette (David Lee Roth, Joe Satriani, Steve Vai), il bassista Matt Bissonette (Elton John, Joe Satriani, Ringo Starr).
Ha lavorato in Italia dal 1997 al 2001 come tastierista della rock band Formula 3, in tour nazionali e con moltissime apparizioni televisive in RAI, Mediaset (Domenica In, Sanremo Estate, Battisti Fan Club, La Vita in diretta, Ci Vediamo in TV, Furore, Ieri e Oggi, Sanremo Rock, Sarabanda, Taratatà). 
Come compositore ha realizzato musiche di documentari per la RAI e spot pubblicitari (Presidenza Consiglio dei Ministri, 2004), e anche come sound designer per spot Honda e Opel (2002-2003).
Ha scritto e arrangiato per la cantante Filippa Giordano negli album Prima Donna (Sony – 2005, disco d’oro in Giappone e Messico) e Capriccio (2008).
Tra le varie attività, svolge anche quella di insegnante di music production (London School of Sound di Londra 2016) dove risiede attualmente. 


La produzione: Engage

La giovane produzione di Enrico Griselli vanta già numerosi successi nel panorama teatrale italiano, con opere quali “La Sciantosa” di Vincenzo Incenzo, “Vacanze Romane” di Garinei, Fiastri Trovajoli, “Ingresso indipendente” di De Giovanni. La sua mission è operare alla ricerca del nuovo in teatro senza rinunciare alla tradizione e a titoli che hanno fatto la storia della nostra cultura e del nostro costume.

ELABORAZIONI GRAFICHE: UNITA’ C1

CANZONI ORIGINALI
Vincenzo Incenzo / Francesco Arpino

VERSIONE ITALIANA DELLE COVER  
Vincenzo Incenzo

ACTING COACH
Fioretta Mari



Via Sistina 129, 00187 Roma
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Ufficio Stampa e Comunicazione
Federica Fresa +39 335 5481631 
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Info e Prenotazioni: 06 4200711 - 392 8567896
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Botteghino
Da martedì a sabato 10.00-19.00 orario continuato
Domenica 11.00 - 19.00 
Lunedì chiuso

Prezzi Biglietti
Poltronissima €44,00
Poltrona e I Galleria €39,50
Seconda Galleria €34,00
Terza Galleria €27,50

Orario Spettacoli 
dal martedì al sabato ore 21.00
domenica ore 17.00
mercoledì 15 febbraio solo ore 17.00
sabato 18 febbraio ore 17.00 e ore 21.00

Dorian Gray, esce il disco "Moonage Mantra", un mantra notturno fra paradiso e inferno. La recensione di Fattitaliani

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I Dorian Gray sono tornati. La prima band europea a suonare (e fare un tour) nella repubblica cinese, infatti, sta per far uscire un nuovo disco dal titolo Moonage Mantra disponibile da oggi 10 febbraio.
Tuttavia i quattro componenti, attivi già dagli anni novanta,  non sono per nulla soli, a fare loro compagnia alcuni nomi di spicco tra cui : Blaine Reininger, già leader dei Tuxedomoon, Luca Masseroni dei Tre allegri ragazzi morti e Sebastiano De Gennaro dai Calibro 35/ Le luci della centrale elettrica.
Un disco diviso, quasi spezzato da un profondo conflitto interno: quello di un Dorian Gray che evolve e muta in Golem in love. Il passaggio è netto, ed è sancito dalla diversa lingua del cantato e da un profondo mutamento nello stile sonoro. 
Nella prima metà possiamo notare una sorta di cantautorato rock, ma anche molta new wave (che da più di due decenni ormai contraddistingue il gruppo) e tematiche varie: si passa da canzoni d'amore a crudeltà politiche e sociali, da crisi d'identità a profonde riflessioni sul senso della vita. Le collaborazioni sopracitate si trovano tutte nei primi tre brani del disco; fra i quali emerge particolarmente il terzo (Quasar) : un brano carico di pathos ulteriormente arricchito dalla voce di Reininger.
La prima parte si chiude con la fine del mondo: Kali Yula (una sorta di fine del mondo spirituale nella religione induista) che regala loop elettronici ricordanti un certo tipo di musica dell'Europa Centrale, che, man mano che il brano prosegue avvolgono l'ascoltatore e lo coinvolgono fino a trasformarsi in una dolce melodia al sax che ci accompagna verso la fine dei tempi.
La seconda parte, se possibile, è ancora più coinvolgente: è il regno delle antitesi e degli scontri come evince principalmente dai due brani in sequenza Crowded Brain e Atacama baby. Il primo ci immette immediatamente nella confusione di un cervello affollato, il secondo ci rilassata con la poetica immagine di un deserto silenzioso. 
A dare probabilmente il titolo all'opera è il brano finale (Dreams never sleep) una "ballata" strumentale che ci accompagna, come se fosse un mantra, nell'era della luna.
Un disco carico di energia che spinge l'ascoltatore a indagare dentro di se, alla ricerca di quel profondo conflitto interiore fra paradiso e inferno che, d'altra parte, possediamo tutti. 
                                                                                           Giuseppe Vignanello

CREDITS
Davide Catinari _ voce, synt, loops
Samuele Dessì _ chitarre, tastiere, programming, loops, cori
Nico Meloni _ chitarre
Jacopo Vannini - tastiere, loops, percussioni e cori
Featuring
Blaine L. Reininger - Vocals and Violin, Background Vocals (Quasar)
Stefano Cherchi - Background Vocals (Quasar)
Riccardo Erba - Flugelhorn (Dreams never sleep)
Sebastiano De Gennaro - Vibraphone (Forma e Apparenza)
Mario Marino - Drums (Kali Yuga, Dreams never sleep)
Luca Masseroni - Drums (Dimenticare Burroughs, Crowded Brain)
Pepe Ragonese - Trumpets (Dimenticare Burroughs)
Riccardo Erba - Flugelhorn (Dreams never sleep)
Giovanna Famulari -  Cello (Resta a Vederlo Morire)
Vanessa Cremaschi  -  Viola (Resta a Vederlo Morire)
Produced and Arranged by Davide Catinari / Samuele Dessi Recorded by Samuele Dessi at NoiZeLab Studio, Capoterra (Cagliari) and Jacopo Vannini at Kollo Studio , Berlin
Strings recorded on “Resta Vederlo Morire” by Fabrizio Santarelli at Groovefarm Studio, Roma
All songs mixed by Samuele Dessi at NoiZeLab Studio except
Digital Mastering by Norman Nitzsche at Calyx Studio Berlin
All songs written by Davide Catinari
Forma e Apparenza, Kali Yuga, Voodoo Connection, Dreams never sleep written by Davide Catinari/Samuele Dessì

TEATRO AGORÀ 80, fino al 12 Febbraio "I MIGLIORI SELFIE DELLA NOSTRA VITA" regia Pietro De Silva

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Dal 7 al 12 febbraio 2017 alle ore 21.00 andrà in scena al Teatro Agorà “I migliori selfie della nostra vita”, con felice ironia, comicità e freschezza, i cinque giovani protagonisti della commedia ci accompagnano attraverso una attualissima riflessione sulla estrema pervasività della tecnologia nel nostro quotidiano.

Quella che dovrebbe essere la soluzione a molti dei nostri problemi…spesso ne diventa la causa. Ogni giorno scopriamo nuove applicazioni da aggiungere al nostro cellulare, ce ne innamoriamo…e finiamo per rimanerne “schiavi” senza accorgercene. La grande capacità di comunicare che le nuove tecnologie ci offrono ci aiutano veramente nella comunicazione reale? Queste e molte altre domande si pone  il giovane autore Antonio Romano nella sua opera prima, alle quali  tenta di rispondere mostrandoci uno  spaccato di vita di  una simpatica coppia di innamorati, Fedele e Chiara, delle piccole tragedie della sorella e fratello di lui, Addolorata e Eros, e di una “cara” amica…un po’ invadente, Azzurra: Tra una risata e l’altra, con divertimento e disincanto, i protagonisti dello spettacolo ci faranno scoprire che c’è anche un pezzettino di noi  nelle loro storie. Ma la cosa più divertente è che ci sorprenderemo a ritrovarli nei molti momenti della nostra vita personale. L’autore ci porta, tra tante risate, a riflettere sul vero amore, sui veri valori della vita, senza aver bisogno delle numerosi tecnologie.

Note di regia
Come dirigere 5 squinternati ed esagitati attori in una commedia fulminante piena di peripezie e colpi di scena? Innanzitutto il presupposto fondamentale per una regia che debba definirsi tale è quella di fare in modo che il pubblico non venga sovraccaricato di parole ma di emozioni ed azioni. Uno spettacolo è come l'andamento di un elettrocardiogramma con inizio, un centro e una fine. Con un percorso da montagne russe con dei picchi e delle variazioni continue e soprattutto inaspettate, l'imprevedibilità è quella sfida da vincere ogni volta che si allestisce uno spettacolo comico, essendoci un inflazione del genere, la sfida diventa ancora più appassionante.
 Il testo di Antonio Romano esilarante è la classica commedia degli equivoci nel quale le bugie reciproche dei personaggi, la fanno da padrona.  Nessuno dei personaggi è realmente quello che crede di essere o che vorrebbe far credere di essere, lo stesso Pirandello, maestro del genere, in questa girandola di menzogne, probabilmente non ne verrebbe a capo. I protagonisti della commedia sono succubi della mania del web, incollati 24 ore su 24 sui loro scintillanti smartphone per riempire il vuoto della propria esistenza. La loro meschinità è sublime e per assurdo diventa un aspetto della loro implicita grandezza.
 Insomma un testo che sollecita l'attenzione e la curiosità, sia di chi lo allestisce e la interpreta e sia di chi ne è spettatore, in più metteteci 5 attori che sono una forza della natura, beh…già in partenza il risultato ci sembra una strada spettacolarmente in discesa.
Pietro de Silva
Teatro Agorà 80
Dal 7 al 12 Febbraio 2017 ore 21.00

di Antonio Romano
con  Antonio Romano, Veronica Liberale, Carlotta Ballarini, Costanza Noci, Andrea Venditti
regia di   Pietro De Silva
aiuto regia Francesca Pausilli
scenografia Michele Funghi
Teatro Agorà 80
Via della Penitenza 33, Roma (Trastevere)
Orari spettacoli: da Lunedì al Sabato ore 21.00
 Domenica ore 18.00
Sala A
  Tessera associativa: 2 euro
Biglietti:
 Intero 16 euro |Ridotto 13 euro| Gruppo min.10 persone 10 euro
Per info e prenotazioni:
Tel:06 68 74 167 -  Fax: 06 68 80 30 68
Per agevolazioni sul prezzo dei biglietti:

Teatro Biblioteca Quarticciolo, il 12 febbraio "BATTIMANI E BATTICUORE - io l’amore non lo capisco" spettacolo della Compagnia TeatroViola

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In occasione di San Valentino, dopo l'anteprima al Festival Kiddanza a Bari, "BATTIMANI E BATTICUORE – io l’amore non lo capisco", il nuovo spettacolo della Compagnia TeatroViola, con Chiara Casciani Marco Conti e la drammaturgia e regia di Federica Migliotti, debutta a Roma al Teatro Biblioteca Quarticciolo il 12 febbraio alle ore 17, all'interno della programmazione ragazzi.
Angelica corre...da chi sta scappando? Da Orlando, che non smette di farle i dispetti. Che noia! meglio chiedere un consiglio alla mamma: “Forse Orlando è innamorato di te, solo che non sa esprimerlo”, le dice lei. "Cosa vuol dire innamorato?" chiede allora Angelica alla sua Mente e al suo Cuore, che purtroppo però non ne sanno molto; "potremmo chiedere ai tuoi amici", le suggeriscono. I due personaggi allora raccolgono le diverse risposte e le mettono nei cassetti della  "magica macchina della memoria", per poi riaprirli uno alla volta e farne esperienza, attraverso la danza e l'immaginazione.

Riuscirà Angelica a capire cos'è l'amore? Troverà finalmente un modo per giocare con Orlando e fargli capire che se è "innamorato" di lei deve essere più gentile?

Metafore e giochi linguistici, attraverso voci registrate di bambini, offrono lo spunto agli attori-danzatori per avviare una scanzonata e delicata riflessione sull’amore e sulla relazione, per piccoli e grandi cuori. 

Lo spettacolo è per adulti e bambini a partire dai 6 anni.





Crediti

BATTIMANI E BATTICUORE - io l'amore non lo capisco
con Chiara Casciani Marco Conti
oggetti di scena Viola Carnelutti Leone
costumi Federica MigliottiLoredana Spadoni
musiche originali Mauro Remiddi
musiche Michele MoiMario Sollazzo
elaborazioni sonore Valerio Camporini Faggioni
luci Paolo Civati
voce Angelica Viola Ivaldi
voci bambini Valerio CatalucciAnna Sophie CivatiRachele CornacchiaBianca MartinoPietro e India FalconeLorenzo MigliottiCristiano Pizzichini
voce carillon Jessica Bertagni
assistente alla regia Marzia Pellegrino
drammaturgia e regia Federica Migliotti




Teatro Biblioteca Quarticciolo
Via Ostuni 8

Info e prenotazioni
Prenotazioni: tel 06 98951725 - 06 0608 
Botteghino: feriali ore 18-21.30, festivi ore 16-18.30

Biglietto 
adulti 8 euro, bambini 5 euro

Prenotazione consigliata 


Vittorio Rombolà, er poeta der baiocco: uscita la raccolta di poesie "Baioccate". Presentazione

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Vittorio Rombolà, "Baioccate” (2017), Ed. Progetto Cultura, Roma, 2015. Vittorio Rombolàrealizza un’altra interessantissima Opera letteraria, nella fattispecie una raccolta di poesie der poeta der baiocco”, popolare personaggio teatrale della Roma Papalina, creato e interpretato dallo stesso autore.

Sinossi:
Un vate straccione, dall’animo nobile e sensibile, il quale ama decantare le sue variopinte “baioccate” dopo essere stato opportunatamente compendiato da un baiocco, moneta dell’800.
Saggezza, amore, ironia e ammonimenti, fanno di questa raccolta un insieme di deliziose e ammiccanti pagine da gustare “a piccoli sorsi agrodolci”.

Note per il lettore:
La Prefazione in versi di Enzo Salvi, un personaggio/simbolo della romanità contemporanea, impreziosisce ulteriormente il testo.
A pregiato completamento dell’opera, la copertina disegnata da Paolo Dionisie le fotografie di Ivan D’Angelo, realizzate presso “Eventin Organizzazione & Spettacoli” di Roma.

Quale omaggio per il lettore, una delle poesie tratta dall’Opera di Rombolà:
«… nun me stancherò mai
d’ammirà ’sta Città…
ogni scorcio m’ennammora,
ogni sercio me conquista…
passo dopo passo,
ora dopo ora…
e mentre ’n menestrello
musica ’n gradito stornello
e ’na carozella
se ne va pe Roma bbella,
io, da solo, passeggio a Feragosto,
fra vicoli, piazze
e quarche artro posto
e me viè da penzà,
dar profonno der core,
ammazza Roma quanto sei bbella,
a Te, t’ha dipinta Nostro Signore!!!»

ANDREA GIOSTRA.
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Per chi volesse saperne di più su Vittorio Rombolà e sulla sua ultima Opera poetica, ecco alcuni link di approfondimento:
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YouTube -“er poeta der baiocco” (Vittorio Rombolà) - da "Carosello Romano" (regia, Mauro Bellisario):
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Edizioni Progetto Cultura:
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Enzo Salvi Official Facebook Page:

Paolo Dionisi Official Facebook Page:

Ivan D’Angelo Official Facebook Page:
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Eventin organizzazione eventi e spettacoli” – Sito-Web e O.F.P.:
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Official Web Site Page:

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Official Facebook Page:

https://www.facebook.com/vittorio.rombola;

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Pagina Ufficiale “Poeti e Poesia”:

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Official “Ibis-Libri” Personal Page:

http://www.ibs.it/ser/serfat.asp?site=libri&xy=vittorio+rombol%E0;

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Per chi volesse conoscere meglio virtualmente l’autore dell’Articolo, Andrea Giostra, ecco i suoi link ufficiali:
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Teatro L'Aura di Roma, dal 16 al 19 febbraio "Affette da affitto" scritto e diretto da Francesca Milani

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Dal 16 al 19 febbraio è in scena al Teatro L'Aura di Roma, Affette da affitto. Il testo è scritto e diretto da Francesca Milani in scena con Chiara Canitano, Roberta Mastromichele.

Tre donne diverse, per diversi motivi, si ritrovano a condividere lo stesso appartamento. Nulla sembra accomunarle… ma l'arrivo di un ospite inatteso in una notte come le altre, che in realtà si rivelerà non esserlo affatto, darà loro modo di scoprire di essere più simili di quanto mai avrebbero immaginato. Risate, un velo di noir e continui colpi di scena condurranno lo spettatore all'inaspettato finale!

Affette da affitto
scritto e diretto da Francesca Milani
con Francesca Milani, Chiara Canitano, Roberta Mastromichele.
Teatro L'aura
vicolo di Pietra Papa, 64 (angolo Via Blaserna, 37)
dal 16 al 19 febbraio 2017
dal giovedì al sabato alle ore 21.00 domenica alle ore 18.00
Biglietti Intero 13.00 + 2.00 (tessera associativa)
Ridotto 10.00 + 2.00 (tessera associativa)
Info e prenotazioni 0683777148 oppure nuovoteatrolaura@gmail.com

MARCO MASINI a SANREMO 2017, oggi esce il nuovo album di inediti "Spostato di un secondo"

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Oggi, venerdì 10 febbraio, esce “Spostato di un secondo”, il nuovo album di inediti di MARCO MASINI, a sei anni dal precedente album in studioIl disco contiene il brano omonimo, con cui l’artista è in gara nella sezione Campioni al 67° Festival di Sanremo. Il video del singolo “Spostato di un secondo” è online al seguente link: http://vevo.ly/F1HfoJ.

Questa la tracklist dell’album “Spostato di un secondo” (Sony Music Italy), prodotto da Diego Calvetti: “Ma quale felicità”, “Nel tempo in cui sono tenuto a restare”, “Spostato di un secondo”, “Tu non esisti”, “Invece di scriverti una canzone”, “La massima espressione d’amore”, “Guardiamoci negli occhi”, “All’altro capo di un filo”, “Qualcosa che cercavi altrove”, “La vita comincia”, “Una lettera a chi sarò” e la bonus track “Signor Tenente”.

Il brano che dà il titolo al disco e che Masini porta sul palco dell’Ariston è stato scritto dallo stesso Masini con Zibba e Diego Calvetti e prodotto da quest’ultimo. Nella serata in cui il Festival ha omaggiato la tradizione della canzone italiana, l’artista si è classificato terzo con il brano “Signor Tenente” dell’indimenticabile amico e collega Giorgio Faletti. A questo link si può ascoltare il brano: http://vevo.ly/r7OAPP.

Questa è l’ottava volta di Marco Masini al Festival di Sanremo. La prima partecipazione fu nel 1990 quando il cantautore fiorentino al suo esordio si aggiudicò il 1° posto della Sezione Novità con il brano Disperato. L'anno dopo tornò da Campione con “Perché lo fai” aggiudicandosi il terzo posto. Nel 2000 si presentò a Sanremo con “Raccontami di te” e nel 2004 vinse un'altra volta la kermesse con“L'uomo volante”. Tornò sul palco dell'Ariston nel 2005 con “Nel mondo dei sogni” e nel 2009 con “L'Italia”. La sua ultima partecipazione al Festival di Sanremo risale a due anni fa, nel 2015, con “Che giorno è”.

Dal 14 febbraio Marco Masini sarà impegnato in un instore tour per presentare “Spostato di un secondo”, queste le date: il 14 febbraio a La Feltrinelli di Firenze, il 15 febbraio al Mondadori Megastore (via Marghera) di Milano, il 16 febbraio al Mondadori Megastore (C.C. Freccia Rossa) di Brescia, il 17 febbraio al Media World (C.C. Shopville Gran Reno) di Casalecchio di Reno (Bologna), il 18 febbraio alla Discoteca Laziale di Roma, il 20 febbraio al Mondadori Bookstore (Piazza Vanvitelli) di Napoli, il 21 febbraio a La Feltrinelli di Catania, il 22 febbraio al Mondadori Megastore di Palermo, il 23 febbraio al Mondadori Bookstore di Padova, il 24 febbraio al Media World (C.C. Parco Commerciale Le Fornaci) di Beinasco (Torino), il 28 febbraio al Mondadori Bookstore di Genova, il 2 marzo al Media World (C.C. Pescara Nord) di Città Sant’Angelo (Pescara), il 3 marzo a La Feltrinelli di Bari e il 4 marzo al C.C. Porta di Roma aRoma.

Il 30 aprile partirà il tour (prodotto e organizzato da ColorSound) con cui Marco Masini presenterà il nuovo disco. Queste le prime date: il 30 aprile al Teatro Verdi di Montecatini (PT), il 3 maggio al Teatro delle Muse di Ancona, il 5 maggio all’Auditorium Parco della Musica – Santa Cecilia di Roma, il 7 maggio al Linear Ciack di Milano, il 9 maggio al Teatro Massimo di Pescara, il 10 maggio all’Obihall di Firenze, il 13 maggio al Teatro Colosseo di Torino, il 14 maggio al Teatro Verdi di Pisa, il 16 maggio al Teatro Politeama Greco diLecce, il 20 maggio al Palabanco di Brescia e il 27 maggio al Gran Teatro Geox di Padova.
 Foto di Angelo Trani

Teatro Orione di Roma, dal 14 al 19 febbraio "Appuntamento al buio" IL MUSICAL DEGLI EQUIVOCI IN AMORE PER SAN VALENTINO

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Appuntamento al buio è la versione italiana di First Date, un nuovo musical americano di Austin Winsberg, Alan Zachary e Michael Weiner, che ha debuttato nel 2013 rimanendo in scena per due anni consecutivi.
Il progetto nasce dalla volontà di importare uno spettacolo fresco, moderno e divertente. Va in scena a Roma dal 14 al 19 Febbraio 2017 alle ore 21.00 presso il Teatro Orione in Via Tortona 7 
 
Eugenio Contenti ha curato l’adattamento del testo italiano, la regia e le liriche sono di Piero Di Blasio e la direzione musicale è affidata a Giovanni Maria Lori; le musiche sono accattivanti e strizzano l’occhio al rock, al pop e al classico Broadway-style, passando per le ballad che fanno innamorare alle prime note. Si tratta di uno show “on” Broadway atipico, con due ambientazioni e sette attori in scena, uno spettacolo “agile”, capace di rispondere alla richiesta del mercato teatrale italiano che esige bassi costi ed alta qualità.
 
La storia è universale: un improbabile nuovo amore che nasce, il primo incontro tra due giovani newyorkesi. Casey (Laura Galigani) e Mike (Antonio Orler) sono alla costante ricerca della loro “perfetta metà”, della mela. L’appuntamento è stato combinato dalla sorella di lei, Maggie (Silvia Di Stefano) e da suo marito, collega di lavoro di Mike. Perciò, anche se hanno avuto qualche informazione l’uno dell’altra, si tratta un vero e proprio di appuntamento al buio. L’incontro avviene in un tipico ristorante di New York - ma potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo - gestito in maniera alquanto eccentrica da uno stanco e colorato Cameriere (Fabrizio Checcacci).
 
L’appuntamento è visto attraverso due piani concettuali: il “reale” e quello “nella mia mente”.
Nel primo caso, i due ragazzi discutono di sé e dei propri interessi, tra gli avventori del ristorante, cercando di tenere viva l’attenzione per far sbocciare qualcosa… con scarsi risultati.
 
Nell’altro, invece, l’appuntamento viene elaborato nelle loro menti. I clienti diventano personaggi presenti nelle loro vite, a volte nel bene, altre nel male. Il pubblico farà la conoscenza di Alex (Alessandro Arcodia), il miglior amico “forever” di Casey, che la vuole tutta per sé e che teme che Mike la stia facendo a pezzi. Nick (Luciano Guerra), l’amico d’infanzia di Mike, il corteggiatore per eccellenza, l’insegnante di “rimorchio applicato”, l’unico che ha sempre detestato l’ex fidanzata del suo amico, Allison (Laura Pucini), una snob ed egocentrica ragazza frigida che ha fatto perdere la testa, il cuore e la faccia a Mike, lasciandolo da solo sull’altare.
 
Insieme a loro, rivivranno nella testa dei due protagonisti tanti altri fantasmi del passato: lo psicologo, gli ex fidanzati “stronzi”, la nonna Ida, il padre di Casey e la madre di Mike. Quando questi due piani smetteranno di essere così distanti, si saprà se questo appuntamento al buio resterà solo una serata persa oppure sarà l’inizio di una nuova storia. 
Prenotazione biglietti al numero +39 06 77206960 o sul sito www.vivaticket.it.

Libri, il 13 febbraio arriva "IGUANA CLUB" di Maurizio Lanteri e Lilli Luini Novecento editore

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All'Iguana Club, nel cuore nero della provincia

«L’Iguana Club e` il locale dell’Alassio che conta, della gente che tiene entrambe le mani sui rubinetti del potere. Luca ci va un paio di volte la settimana per sentire l’aria che tira, un drink con gli amici prima di andarsene a cuccia. Ma stasera non e` qui per procacciarsi affari, quello di cui ha bisogno sono informazioni. Mattia non s’è ancora fatto vivo, e questo e` il posto giusto dove sapere le novità senza dare nell’occhio. Il primo tentativo lo fa con Shakira, una che sa tutto di tutti. Shakira e` l’unico nome con cui gliel’hanno presentata, anche se la somiglianza con la cantante arriva si` e no a due chiappe sporgenti e alle labbra gonfiate di silicone. Il suo ruolo nel locale non gli e` chiaro ma tutti la trattano con deferenza». 

IL LIBRO
I galgos sono levrieri spagnoli. Una razza che corre veloce e deve farlo. Se non riescono a vincere, li aspetta una morte crudele, impiccati a un albero nel nome della Vergine Maria, perché così vuole la tradizione nel circuito delle corse clandestine in Spagna.
Jorge è un galgo che riesce a sfuggire alla sorte incrociando la strada di Luca Dolmetta, un agente immobiliare con la passione per la cocaina e i soldi facili.  Un vizio che l’ha legato a doppio nodo a Mattia Cattaneo, rampollo di una delle famiglie più in vista di Alassio, trasformandolo in corriere della droga tra l’Italia e la Spagna.
Ma pochi giorni dopo l’ultimo viaggio di Luca, il cadavere di Mattia viene ritrovato su una delle spiagge della cittadina ligure. Luca Dolmetta si ritrova così con un cane ferito, una BMW imbottita di cocaina, indeciso tra una fuga rapida e la possibilità di guadagnare ancora di più. La situazione perfetta, per uno che gioca d’azzardo.
La morte di Mattia ha tutte le caratteristiche di un'esecuzione per passare inosservata agli occhi di chi quei luoghi li conosce bene. È una notizia  sui cui si butta a capofitto con tutti i suoi 100 chili il giornalista Jacopo Bignone, meglio conosciuto con la sigla con cui si firma: JB. Alla vigilia dei suoi 40 anni ha solo voglia di riscattarsi agli occhi dei genitori di cui non ha voluto seguire le orme nella salumeria di famiglia.
JB e la squadra della Ponente Press si mettono a ricostruire una pista che diventa ben presto una ragnatela: cosa lega un massacro nei dintorni di Valencia, il ritrovamento di una piantagione di basilico e il più esclusivo night club di Alassio, l'Iguana Club?

GLI AUTORI
Maurizio Lanteri, medico pediatra, vive a Garlenda in Liguria. Lilli Luini lavora in campo finanziario e vive a Taino, sul Lago Maggiore. Si sono conosciuti sul web e scrivono in coppia dal 2003. Insieme hanno pubblicato il mistery La Casa del Priore (TracceDiverse, 2006), due romanzi noir con Fratelli Frilli (Non tornare a Mameson, 2007 e La forgia del diavolo, 2009), cui sono seguiti Bruja (Todaro, finalista Nebbia 2011) e La cappella dei Penitenti Grigi (Nord, 2013). Il loro sito è www.lanteriluini.it. Con Iguana club hanno vinto la prima edizione del Premio NebbiaGialla per romanzi inediti.


COLLANA
Calibro 9 - Gialli e noir metropolitani
pp. 384 - € 13,90 - ISBN 978-88-99316-57-0

Distribuzione: www.bookway.it
Per informazioni: www.novecentoeditore.it

Antonino Pintacuda: pintacuda@novecentoeditore.it 

tel. 02 23002405
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