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Cinema, Fattitaliani consiglia “In nome di mia figlia” di Vincent Garenq, un film bellissimo. La recensione

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Un Film bellissimo!

È questo quello che mi viene di scrivere come prima frase per connotare questa vera e propria Opera d’Arte cinematografica francese che è densa, pregna, colma, intrisa, detonante… di tantissimi elementi che caratterizzano inequivocabilmente la giustizia giusta dalla giustizia ingiusta, la verità dalla mistificazione, l’onestà dalla disonestà, l’indomabile collusione col male dall’ostinata ed ossessiva ricerca della verità per ottenere la giustizia terrena alla quale tutti gli uomini di sani principi anelano dalla nascita del tempo. La giustizia divina – e quella è un’altra storia! - di certo sarà inesorabile e non accoglierà alcuna richiesta di “perdono” da parte dei colpevoli, dei protagonisti-criminali, ovvero, di tutti coloro che si sono macchiati del sangue di una Donna pura e innocente, e sono stati collusi per pusillanimità o per complicità con l’autore del “delitto” di questa drammatica e devastante storia vera iniziata in Francia nel 1982, in una serena, calda e spensierata giornata d’estate. Tutto comincia con un fulmine repentino ed impietoso che squarcia il cielo azzurro e luminoso della Francia del 10 luglio del 1982 quando André Bamberski (Daniel Auteuil), in vacanza nella sua bellissima villa di campagna, riceve la terribile e straziante telefonata dell’ex-moglie Dany (Marie-Josée Croze), che stava trascorrendo coi due figli le sue vacanze in Germania insieme al suo nuovo compagno, il medico tedesco Dieter Krombach (Sebastian Koch). La telefonata è repentina ed incisiva, e trapassa Auteuil come se fosse stato infilato dalla lama d’acciaio della katana forgiata dal Gran Maestro Hanzo, che abbiamo ammirato nella trilogia “Kill Bill” di Quentin Tarantino. La notizia che arriva dalla cornetta alle orecchie di Auteuil è che la figlia quattordicenne era morta improvvisamente per cause inspiegabili!
La regia di Vincent Garenq, specializzatosi oramai in fatti di cronaca giudiziaria dove la giustizia giusta è sempre succube della giustizia ingiusta (… è questo il vero motivo per cui in Italia non vengono più distribuiti i suoi bellissimi Film!), è impeccabile; il Cast di attori è brillante e bravissimo; la sceneggiatura, tratta dal Best Seller francese scritto dal papà della vittima, André Bamberski, insieme al giornalista de “Le Figaro” Cyrille Louis, col titolo originale “Pour que justice te soit rendue” pubblicato in Francia nel 2010, è scritta a quattro mani, dallo stesso regista Vincent Garenq e da Julien Rappeneau; la sceneggiatura risulta incisiva e penetrante, malgrado i ridotti margini di libertà, essendo un fatto realmente accaduto e tratto da un Romanzo di successo: e questo dà loro ancora più onore e merito; le musiche di Nicolas Errèra danno alla narrazione quel tocco in più di pathos e di empatia, come la nocciola croccante dentro un cioccolatino Ferrero Rocher.
Il Film è densissimo di messaggi, di meta-messaggi e di significati reali e veri. E come ho già scritto altre volte, leggendo diverse recensioni dopo aver visto il film, nessuna di quelle che ho letto, scritta da “critici-professionisti”, ha colto il vero messaggio della storia-vera narrata nel Film, nessuna ha compreso la costruzione impavida della sceneggiatura, della regia, del neo-realismo post-moderno dell’Opera!
Tutto questo per me è veramente inquietante e mi chiedo come facciano questi “critici-cinematografici-professionisti” a scrivere di cinema se non riescono a cogliere il senso vero, il messaggio importante di un Film che, nella fattispecie, è così forte e così attuale da non lasciare scampo ad equivoci; un messaggio drammatico e bello insieme, che lascia solchi profondi e sanguinanti nell’anima e nel cuore di ogni Donna e di ogni Uomo che amano la vita e l’amore?
E allora questa mia Recensione sarà un po’ più lunga del solito proprio perché voglio scrivere di questo Film senza che ci possano essere possibilità di interpretazioni improprie da parte del lettore.
È una delle rare volte che a chiedere ossessivamente giustizia dell’evidente femminicidio di una bellissima adolescente, sia un Uomo, in questo caso il padre André Bamberski, che ama con tutto sé stesso e con tutte le sue forze i suoi due figli; e per l’amore che nutre per loro è disposto a sacrificare la sua vita, la sua professione, le sue passioni, il suo amore per la sua nuova donna… insomma, per amore filiale è disposto a sacrificare la sua stessa vita!
È già questo un primo messaggio fortissimo ed attuale, che la nostra cultura occidentale deve ad ogni costo recuperare e rinvigorire; perché è la Cultura che ci hanno lasciato i nostri avi, i nostri nonni, i nostri padri, i nostri culti di origine Cristiana: l’amore filiale incondizionato ed al costo della propria vita di genitori!
Alla notizia della morte improvvisa della figlia, il padre Daniel Auteuil si precipita in Germania per baciare ed abbracciare per l’ultima volta la sua amata “bambina”. Ma lì si rende subito conto che qualcosa non va, che la verità che le viene raccontata è una verità-falsa, costruita ad arte, una “verità” che nasconde accadimenti che una volta rivelatesi, avrebbero ferito a morte il suo cuore di padre e la sua anima di Uomo giusto e amorevole verso la sua prole.
Inizia a questo punto il secondo messaggio del Film; anche questo è un messaggio forte e inquietante, destrutturante e attuale: La giustizia terrena non è per i giusti; La giustizia terrena è per i potenti e per i corrotti. Ma questo è un “messaggio” rispolverato assai opportunamente dal Vangelo secondo Luca (18, 1-8) con la parabola di Gesù “Il Giudice Disonesto”. Non posso certo commentare un passo del Vangelo: non ne sono degno ovviamente! Ma il lettore può facilmente recuperarlo perché oggi come allora, duemila anni fa, le cose non sono affatto cambiate!
Nel caso francese Bamberski, giustizia non venne fatta, ovvero, venne fatta dopo trent’anni solo e soltanto per l’ostinazione temeraria ed indefessa di un padre carico di speranza e di un amore infinito per la sua bambina; perché i giudici e gli inquirenti che presero in mano giuridicamente il caso, erano gli stessi giudici di cui parla nella sua parabola Gesù attraverso le parole del Vangelo secondo Luca. Anche in questo caso mi astengo dal fare commenti perché tutto è già stato scritto da almeno due millenni!
Il terzo messaggio è relativo all’ancora fortemente radicato maschilismo e misoginia da parte della maggioranza degli uomini di potere che culturalmente ed intellettualmente concepiscono ancora oggi la Donna come un oggetto, come un essere inferiore, come una “preda” della quale qualsiasi uomo può farne ciò che vuole; questi “uomini”, per tutte le loro azioni che vedono vittima la Donna, non devono essere puniti né dalla giustizia terrena, né dalla “falsa-morale” di coloro che Fabrizio De André ben narra nella sua bellissima ballata “Un Giudice” del 1971, dove un metaforico “nano” - che l’allievo di Sigmund Freud (1856-1939), Alfred Adler (1870-1937), nella prima metà del ‘900, ebbe a definire clinicamente e correttamente come colui che incorpora una forte “volontà di potenza” frutto dell’ostinata determinazione che ha origine nell’età infantile e adolescenziale che caratterizza ogni Uomo quando è succube del “sentimento di inferiorità” e della sua fragilità umana di quel particolare periodo della propria vita, trasformandolo nel tempo con un forte impulso all’“aspirazione alla superiorità” - divenuto potente ed indiscusso giudice, si “vendica” con chiunque passi sotto la “sua giustizia” per finalmente affermare la sua superiorità malgrado la statura “morale”, e non certo “metrica”, inferiore a quella di tutti i suoi “pari”!
Il quarto messaggio è l’inspiegabile cecità della madre Marie-Josée Croze che sotto i suoi occhi rinneganti, non vede quello che chiunque avrebbe visto! Ed anche questo, in tutti i delitti di questa tipologia criminologica, è un fatto sempre ricorrente: madri che incomprensibilmente quasi mai salvano le loro figlie vittime di abuso, di violenza sessuale, di femminicidio! Anzi, spesso sono tacite e silenti complici degli aguzzini, dei carnefici, dei vigliacchi che usano la loro forza contro la debolezza fisica della Donna; madri che consentono a questi démoni-pusillanimi, per paura, per meschinità, per vigliaccheria, per “invidia” talvolta, per “rinnegamento”, come direbbe Sigmund Freud, di non vedere ciò che è visibile, e lasciano che il loro stesso sangue venga annientato da mani di “mostri” che abusano, violentano e uccidono quello che hanno generato loro stessi, col sublime dolore del concepimento materno… di madre adesso divenuta snaturata!
Tutti gli altri messaggi, o meta-messaggi, come li vorrà definire il lettore di questa mia Recensione, che certamente, sono sicuro, sarà spettatore di questo bellissimo e drammatico Film di Garenq, dovranno scoprirli all’interno della Sala Cinematografica che li avvolgerà in una storia dirompente e dolorosa, che cambierà certamente il loro modo di vedere la condizione della Donna del XXI secolo del mondo occidentale che si “vanta” mascolinamente, della sua pretestuosa modernità e parità di diritti! Andrea Giostra.

Teatro lo spazio, DAL 28 AL 30 DICEMBRE "LA RIVOLUZIONE DELLE SEDIE" I° classificato concorso corti teatrali

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Come ci si comporta con un paraplegico arrogante e prepotente?Siamo in un ufficio del supermercato Eurospin. Luca è il capo del personale della divisione romana, inflessibile e autoritario. Un cassiere, Matteo, entra nel suo ufficio e avanza richieste bizzarre. Luca, stranamente, non lo caccia via. Perché Matteo è seduto su una sedia a rotelle. 
"La rivoluzione delle sedie", attraverso un turbine di ritmo e divertimento, svela l'ipocrisia del senso di colpa dei normodotati nei confronti dei disabili.

DAL 28 AL 30 DICEMBRE
ORE 20.30
LA RIVOLUZIONE DELLE SEDIE
I° classificato concorso corti teatrali del teatro lo spazio 2016
 in scena al  Teatro Lo Spazio 
da confermare a 
oppure 0677076486 - 0677204149  (15,30/20,15) 
Biglietto intero 12 euro
Biglietto ridotto 9 euro
Tessera semestrale 3 euro
 
 Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 Roma  0677076486  0677204149
info@teatrolospazio.it

Litfiba, dal 6 gennaio in radio "STRANIERO" il nuovo singolo

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Da venerdì 6 gennaio sarà in rotazione radiofonica “STRANIERO”, nuovo singolo estratto dall’ultimo, potente disco dei LITFIBA, “EUTÒPIA”.

«“Straniero” parla della difficoltà di sentirsi a proprio agio nel mondo attuale – raccontano Piero e Ghigo – Il brano è ispirato al romanzo di Erri De Luca “Tu non c’eri”, che è anche diventato un cortometraggio presentato e premiato all’ultima Festa del Cinema di Roma. La colonna sonora del cortometraggio, dall’omonimo titolo “Tu non c’eri”, è inclusa come bonus track insieme ad un altro brano strumentale, “La danza di Minerva”, nel vinile di “Eutòpia”, rimasto saldamente al primo posto della classifica dei vinili più venduti in Italia per due settimane consecutive!».
I Litfiba si stanno preparando per il loro grande ritorno live: dal 29 marzo, infatti, la band sarà protagonista dell’”Eutòpia tour”, sei date speciali dove presenteranno con tutta la loro prorompente carica i brani dell’ultimo disco e i loro più grandi successi.
Queste le prime date dell’”Eutòpia tour” (prodotto e organizzato da F&P Group): il 29 MARZO alla Kioene Arena di PADOVA, il 31 MARZO al Mediolanum Forum di MILANO, il 5 APRILE al Palalottomatica di ROMA, il 7 APRILE al Mandela Forum di FIRENZE, l’11 APRILE al Palaflorio di BARI e il 13 APRILE al Pal’Art Hotel di ACIREALE (Catania).
I biglietti sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati.
RTL 102.5 è la radio media partner ufficiale dell’“Eutòpia tour”.
L’album “Eutòpia” (prodotto da TEG/Renzulli e distribuito da Sony Music Italy) è disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming.
Il disco, che ha esordito al terzo posto della classifica degli album più venduti in Italia e al primo posto della classifica dei vinili, è composto da dieci graffianti tracce in puro stile Litfiba, dove Piero Pelù e Ghigo Renzulli trattano diversi temi: dall’inquinamento all’estremismo religioso, passando per le vittime della ‘Ndrangheta ai nuovi media.
Il video del primo singolo estratto dal disco, “L’IMPOSSIBILE”, è visibile a questo link: http://vevo.ly/561opz.
Parte del video de “L’Impossibile” è stato girato nel piazzale esterno della Stazione Leopolda di Firenze, prima ferrovia pubblica costruita in territorio fiorentino. Dagli anni '90 la Stazione Leopolda è uno spazio polifunzionale, di 6.000 mq, gestito da Stazione Leopolda srl, in grado di ospitare eventi culturali, artistici e di comunicazione ad alto tasso di contemporaneità.
Foto di Paolo De Francesco

LA BELLEZZA FERITA Norcia, Earth Heart Art Quake. A Siena i capolavori della città di San Benedetto

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Il 24 agosto 2016 un forte terremoto colpisce il centro Italia. Il 26 e 30 ottobre 2016 un’altra scossa sismica “ferisce” Norcia e il territorio circostante. La Basilica di San Benedetto, la Concattedrale di Santa Maria Argentea e tutte le chiese della città e dintorni sono distrutte. I monaci, insieme alla popolazione, pregano in ginocchio nella piazza, dinanzi alla statua del Santo che ha fondato l’ordine benedettino.

A seguito del sisma, la Protezione Civile, il Corpo Nazionale Vigili del Fuoco, il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria, insieme con l’Ufficio Beni Culturali dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia, hanno provveduto alla messa in sicurezza delle opere d’arte del territorioAlcuni di questi capolavori, ricoverati nei depositi, saranno nuovamente mostrati al pubblico per raccontare la “ferita” subita dal patrimonio culturale della zona di Norcia

Le opere, appartenenti all’Archidiocesi, che riportano le numerose “ferite” provocate dal recente sisma, saranno ospitate dalla città di Siena e protette all’interno delle sue viscere: nella cosiddetta “Cripta” sotto il Duomo, dedicato alla Vergine Maria, e nel percorso del Santa Maria della Scala, luogo principe dell’accoglienza, dai pellegrini agli infermi, dai bambini abbandonati, i gittatelli, fino agli indigenti, senza cibo né tetto. L’allestimento prevede un itinerario attraverso i capolavori prima custoditi all’interno di basiliche, santuari e pievi del territorio. Una serie di video, concessi dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, e materiali fotografici di fotoreporter locali permetteranno inoltre la visione delle fasi di recupero delle opere dopo il terremoto.

L’esposizione documentaria, che si deve all’impulso dell’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, S.E. Mons. Renato Boccardo, in collaborazione con la Soprintendenza dell’Umbria, diretta dalla dott.ssa Marica Mercalli, è promossa dall’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Siena, diretto da Don Andrea Bechi, dal Rettore dell’Opera della Metropolitana di Siena, Gian Franco Indrizzi, e sostenuta dal Sindaco di Siena, Bruno Valentini, con l’organizzazione di Opera-Civita. L’iniziativa è seguita anche da Padre Abate Bernardo Gianni, Abbazia San Miniato al Monte.

Tale progetto permette la presentazione del territorio di Norcia e delle sue opere a un pubblico vasto che ogni giorno raggiunge la città di Siena, facendo conoscere al turismo internazionale la drammatica realtà delle zone terremotate, ma anche il forte orgoglio civico del popolo che le abita. Norcia, così danneggiata nel suo intimo, impetra ora una rinascita.

I promotori e gli organizzatori hanno destinato un contributo economico all’Archidiocesi di Spoleto-Norcia per le fasi di restauro e ricostruzione.

Anche Siena è stata colpita da una serie di terremoti tra il 1466 ed il 1467, ma Norcia e Siena sono unite soprattutto da forti motivazioni spirituali: Norcia è la città natale di San Benedetto, fondatore dell’ordine dei benedettini, e Siena ha dato i natali a San Bernardo Tolomei, fondatore della congregazione benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto.

Il progetto intende far conoscere la “ferita” che ha colpito la popolazione del territorio e il patrimonio culturale e sensibilizzare a contributi di restauro e di sostegno alle popolazioni colpite dal sisma.

GIORNI DI APERTURA

CRIPTA
23/12/2016 – 29/10/2017  Tutti i giorni

SANTA MARIA DELLA SCALA
23/12/2016 - 6/1/2017   Tutti i giorni
7/1/2017 – 31/01/2017   Tutti i giorni tranne il martedì
1/02/2017- 28/02/2017   Sabato e Domenica
1/03/2017- 14/03/2017   Tutti i giorni tranne il martedì
15/03/2017- 15/10/2017  Tutti i giorni
16/10/2017- 29/10/2017  Tutti i giorni tranne il martedì
                                                       
Chiuso il 25/12/2016                                            

Biglietti
Santa Maria della Scala compresa Bellezza Ferita  € 9,00
Cripta compresa Bellezza Ferita  € 8,00
Biglietto cumulativo (oltre alle due sedi espositive dà diritto a visitare
i complessi museali del Duomo di Siena e Santa Maria della Scala  € 18,00

Info e booking

Sala Santa Rita di Roma, 29-31 dicembre 2016 la mostra "Vita. Morte. E poi?"

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Vita. Morte. E poi? Questo il titolo della mostra allestita presso la Sala Santa Rita di Roma dal 29 al 31 dicembre 2016. Un originale e fertile incontro tra l’arte visiva e la narrativa che vede protagonisti i giovani artisti Luigi Annibaldi e Agrin Amedì e i racconti degli allievi della Scuola di Scrittura Omero.

La mostra, che inaugurerà giovedì 29 dicembre alle ore 18.00, prevede un’installazione a raggiera al centro della sala a richiamare idealmente la pianta ottagonale dell’ex chiesa, ora sconsacrata, di Santa Rita. Le opere di Annibaldi e Amedì, dodici colorati disegni e collage digitali nati per illustrare i racconti, si sviluppano attorno ad un asse centrale sorrette da fili trasparenti. 
Non si tratta tuttavia di una mostra tradizionale nel senso stretto del termine. Ciò a cui i visitatori avranno la possibilità di assistere sarà infatti un singolare e felice connubio tra le arti: non solo opere d’arte visiva dunque, ma anche musica e soprattutto letteratura.
Accanto ad ogni tavola ci sarà un QR code attraverso il quale, scaricando l’apposta applicazione, si potrà leggere direttamente dal telefonino il racconto, nato nei laboratori della Scuola Omero, che ha ispirato l’opera. E se l’occhio può ritenersi soddisfatto, l’udito non sarà da meno: l’installazione sarà infatti arricchita da brani musicali alternati a letture registrate, tratte dai racconti stessi.

Vita. Morte. E poi? Un titolo che fin da subito svela il filo conduttore della mostra. L’intento, tanto delle opere quanto dei racconti, è indagare, portandole a galla, condizioni e aspettative della natura umana: le scelte di vita e le sue ragioni, la paura, il desiderio di morte con le sue implicazioni, l'ignoto, la perdita di fiducia, l’autoironia e la speranza.
Le opere in mostra dei due artisti, che in comune hanno la predilezione per i colori accesi e le ampie campiture monocrome, oltre ad un certo taglio minimalista, sono un esempio del modo di fare arte oggi, in cui una pittura senza pennelli, con occhio indagatore e di natura digitale, trasforma in immagine la parola scritta. Le opere di Amedì e Annibaldi sembrano infatti ripropor-re, in chiave del tutto contemporanea, il concetto, invece millenario, dell’ut pictura poesis, ovvero il rapporto tra la pittura e la letteratura, e la loro reciproca influenza, inserendosi appieno nell’eterna gara, mai ad oggi risolta, tra immagine e verbo.
 La mostra è curata dalla Scuola di scrittura Omero ed è promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale – Dipartimento Attività Culturali - Direzione Organismi Partecipati e Spazi Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. 

Agrin Amedì (Catanzaro, 1988)
Illustratrice e docente presso la Scuola di scrittura Omero, redattrice presso Storie di Questo Mondo, da sempre legata alla scrittura, vince un concorso nazionale di poesie “Tuffi nelle notti” nel 2009 promosso dalla casa Editrice “Il Capitello”. Ha inoltre tenuto corsi di pittura e decoupage presso scuole primarie e secondarie.

Luigi Annibaldi  (Roma, 1979)
Scrittore, grafico e docente della Scuola Omero. Ha curato la nuova veste grafica di Omero Editore. Spiega, alternando teoria a pratica, le sue competenze all’interno di una casa editrice nei laboratori di editoria. I suoi racconti sono stati pubblicati dalla rivista “Linus” di Baldini&Castoldi, dalla rivista francese “Le chaiers européens de l’imaginaire”, nella collana narrativa di Omero Editore (Fantareale. Nuova antologia del racconto fantastico e Amore e Sesso Fantareale). Da un suo racconto è stato tratto il cortometraggio Sushi pin-up, vincitore del premio Miglior Film della giuria popolare del festiva di cortometraggi “Campo Lungo” di Roma. Sushi pin-up è anche la sua opera prima pubblicata da Omero Editore. In uscita a giugno 2016 con il romanzo Una volta l’estate, scritto a quattro mani con Ilaria Palomba per Meridiano Zero. Conduce corsi di narrativa in diverse scuole medie, licei statali e biblioteche di Roma e al Goethe-Institut, l’Istituto di Cultura della Repubblica Federale della Germania. E’ tra i progettisti di Readandgo, applicazione culturale per smartphone finanziata dalla Regione Lazio.

Scuola di Scrittura Omero
La Scuola di Scrittura Omero, la prima in Italia, ha sede a Roma, nel quartiere di Monteverde Vecchio. Fondata e diretta da Enrico Valenzi e Paolo Restuccia, ha 28 anni di esperienza nell’insegnamento della scrittura. Nel dicembre 1992 Omero diventa anche una casa editrice e avvia le pubblicazioni con il periodico “OMERO” la rivista della scrittura creativa. 
La Scuola collabora e organizza corsi presso Università e Scuole di ogni ordine e grado, corsi di giornalismo e sceneggiatura.
Nel 1994 e nel 1995, prima tra tante iniziative analoghe (come i Festival delle Letterature di Mantova e Roma) Omero organizza il festival Città della Scrittura con spettacoli della Lega italiana di improvvisazione teatrale.La Scuola, dal 1993, organizza programmi residenziali per autori.

Sala Santa Rita
Via Montanara (ad. Piazza Campitelli)
Ingresso libero

Aperture:
29 dicembre ore 14.00 – 21.00 
30 dicembre ore 10.30 – 20.30
31 dicembre ore 10.30 – 18.00

Info 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)

Teatro Studio Uno, dal 5 all'8 gennaio 2017 "La Carta da Parati Gialla" regia di Paolo Biribò e Marco Toloni con Elena Balestri

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Dopo il debutto fiorentino, dal 5 all’8 gennaio 2017 arriva a Roma al Teatro Studio Uno uno dei testi fondanti dei movimenti femministi e di genere di tutto il Novecento: La Carta da Parati Gialla / The Yellow Wall Paper di Charlotte Perkins Gilman con la regia di Paolo Biribò e Marco Toloni.

Un testo che nel 1892 fu sbrigativamente catalogato “racconto del terrore”, che negli anni Settanta divenne cardine delle rivolte e delle prese di coscienza e d’identità di genere, contribuendo al dissestamento dell’immaginario collettivo, e che oggi, più attuale che mai, trova forma a teatro con l’interpretazione di Elena Balestri, già attrice per Arnoldo Foa, le musiche di Roberto Procaccini e l’attenta produzione di Es Teatro.

Diario dentro la ''follia'' di una donna che, soggetta a una grave forma di depressione, giungerà a deliri allucinatori e allo sdoppiamento di personalità, La Carta da Parati Gialla / The Yellow Wall Paper è piuttosto il racconto dell’oppressione sociale, economica e linguistica della figura femminile del periodo, fortemente dipendente da codici maschili concilianti ma comunque autoritari come quelli espressi dal marito nell’ambito della cura della moglie, che le vietano categoricamente, tra le altre cose, di leggere e scrivere.
Limiti palesemente infranti dalla protagonista nella personale decisione di raccontarci la storia dal proprio punto di vista, rompendo il silenzio e riappropriandosi di quel diritto all’espressione che emblematicamente scaturisce con forza proprio dalla carta da parati dello “spazio domestico” in cui è costretta e in cui sembra scritta la storia personale e collettiva della figura femminile imprigionata dietro di essa.

Un viaggio nella “stanza della follia” di una donna, poco prima che Virginia Woolf, con la sua “Stanza tutta per sé” (1929), ponesse le basi per un percorso femminile identitario che partiva (e da allora partirà) da un’affermazione di genere attraverso la cultura, l’indipendenza intellettuale, la letteratura e l’accesso al sapere.

Nata nel Connecticut nel 1860 Charlotte Perkins Gilman fu esponente di rilievo nel movimento delle donne statunitense durante i primi due decenni del secolo, nota anche internazionalmente per la larga diffusione che ebbero alcuni dei suoi numerosissimi scritti (poesie, romanzi e racconti, articoli e saggi).

Al Teatro Studio Uno dal 5 all’8 gennaio 2017
La Carta da Parati Gialla 
liberamente tratto da The Yellow Wall Paper
di 
Charlotte Perkins Gilman
RegiaPaolo Biribò | Marco ToloniConElena Balestri

Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca 6
Dal 5 gennaio 2017 alle 21:00 al 8 gennaio 2017 alle 18:00

Costumi Antonio Musa, Musiche originali di Roberto Procaccini

PRENOTAZIONI http://j.mp/prenotaTS1Per info: 3494356219- 3298027943

Teatro Villa Pamphilj, in mostra tavole di Fabio Magnasciutti. L'8 gennaio presentazione libro "NOMI COSI ANIMALI"

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Fabio Magnasciutti, vincitore del premio "Miglior Vignettista 2015" presso il Museo della Satira di Forte dei Marmi, è uno dei più grandi illustratori italiani. Al Teatro Villa Pamphilj espone una selezione dei suoi ultimi lavori e l'8 gennaio insieme a Silver, presenterà in anteprima il suo nuovo libro "NOMI COSI ANIMALI" edito dalla Barta

Così Silver (che ha scritto l'introduzione al libro) sull'autore: «Fabio è bravo, e io quelli bravi li tengo d’occhio. A tanti capita di essere bravi una volta, e quelli li lascio perdere, ma quelli che sono bravi sempre fanno paura, e li curo. Non mi addentro nella disamina del suo stile grafico personalissimo (che poi quando ci vediamo mi spieghi la tecnica, se usi davvero i pennelli o è solo un filtro, in che dimensioni, quanto c’è di materico e quanto photoshop ecc.), no, parlo dell’intelligenza elegante delle sue riflessioni, dello sguardo lunare sulle cose, distaccato e apparentemente disinteressato alle miserie dell’attualità, che invece, al contrario, aggredisce alle spalle arrivandoci per vie traverse. […] Preciso come un laser, Fabio ti spiazza. È come qualcuno che ti porge la mano per stringere la tua e poi velocemente la ritira. È la palla che ogni volta Charlie Brown si ostina a calciare. È la porta a vetri che non riesci mai a vedere in tempo. Il gatto che fissa la boccia d’acqua del pesce rosso e dice «Oh quando la guardi non bolle mai» vorrei mille volte averla fatta io. Ma che sinapsi ha questo ragazzo?».

Fabio Magnasciutti è nato a Roma. Si dedica all'illustrazione da circa venticinque anni, ma dagli ultimi sette si dedica costantemente alla satira. Ha pubblicato numerosi libri con la casa editrice Lapis e con altri editori e illustrato diverse campagne per grandi aziende come Saras, Enel, Api, Montedison.
Tra le sue collaborazioni figurano La Repubblica, l'Unità, Il Fatto Quotidiano, Gli Altri, Linus, Left, Il Manifesto. Vincitore del premio come Miglior vignettista 2015 presso il Museo della satira di Forte dei Marmi, ha curato sigle e animazioni dei programmi di Rai 3 "Che tempo che fa" e di "Pane quotidiano" e ha realizzato alcune illustrazioni per i programmi "AnnoZero"  e  "Servizio pubblico". Insegna illustrazione editoriale presso lo IED di Roma e nel 2005 ha fondato la scuola di illustrazione Officina B5. Dal 1993 è il cantante del gruppo Her Pillow (folk/rock), di cui è fondatore.

Silver. Noto anche come Guido Silvestri, è il padre di Lupo Alberto e della fattoria dei McKenzie. Senza di lui nessuno direbbe «Ehilà Beppe» e il mondo sarebbe un po’ più brutto.

  
Teatro Villa Pamphilj - Villino Corsini
Villa Doria Pamphilj Via di San Pancrazio 10 - P.zza S. Pancrazio 9/a​,  00152 ROMA
Orario Mostra: dal martedì alla domenica  dalle 10,00 alle 17,00
Info: tel. 06 5814176  dal martedì alla domenica​ - promozione@teatrovillapamphilj.it
Arrivare a teatro: BUS 870 – 982 – 44 – 44F - (e nelle vicinanze 710 e 871) FM 3 (Roma/Viterbo) fermata Quattro Venti

MARIO BIONDI, da marzo "BEST OF SOUL - TOUR". Raddoppia la data di Milano, 8 e 9 marzo al Teatro Arcimboldi

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A partire da marzo 2017 MARIO BIONDI sarà in concerto nei teatri di tutta Italia con l’imperdibile Best Of Soul - Tour, la tournée che segue l’uscita della raccolta “Best Of Soul”, con cui l’artista festeggia i dieci anni dal celebre disco d’esordio “Handful of Soul”!

A grande richiesta raddoppia il concerto di Milano al Teatro degli Arcimboldi: oltre alla data già annunciata dell’8 marzo, da domani, mercoledì 28 dicembre, saranno aperte le prevendite anche per il nuovo concerto del 9 marzo.

Queste tutte le date del Best Of Soul - Tour: il 6 marzo al Teatro Carlo Felice di Genova, il 7 marzo al Teatro Verdi di Montecatini (Pistoia), l’8 e il 9 marzo al Teatro Degli Arcimboldi di Milano, l’11 marzo al Teatro Ponchielli di Cremona, il 13 marzo all’Europauditorium di Bologna, il 14 marzo all’Auditorium Del Lingotto di Torino, il 16 marzo all’Obihall di Firenze, il 17 marzo al Teatro Di Varese a Varese, il 19 marzo al Nuovo G. Da Udine ad Udine, il 20 marzo al Teatro Rossetti di Trieste, il 22 marzo al Teatro Regio di Parma, il 24 marzo al Teatro Pala Banco di Brescia, il 25 marzo al Teatro Ariston di Sanremo (Imperia), il 28 marzo all’Auditorium Santa Chiara di Trento, il 30 marzo al Gran Teatro Geox di Padova, il 31 marzo al Teatro Creberg di Bergamo, il 18 aprile al Teatro Metropolitan di Catania, il 20 aprile al Teatro Team di Bari, il 22 aprile al Teatro Augusteo di Napoli e il 24 aprile al Parco Della Musica di Roma.

Il Best Of Soul - Tour è prodotto e organizzato da F&P Group. I biglietti sono acquistabili su www.ticketone.it, nei punti vendita e nelle prevendite abituali (per informazioni www.fepgroup.it).
RTL 102.5 è la radio media partner ufficiale del tour. 

Il nuovo doppio album di Mario Biondi “Best Of Soul” (Sony Music Italy), disponibile nei negozi tradizionali e negli store digitali, è un percorso musicale attraverso la carriera dell’artista con 7 nuovi brani tra cui il singolo estratto “Do you feel like I feel”.

Questa la tracklist: CD1 - “Do you feel like I feel”, “Chilly girl”, “You are my Queen”, “The mystery of man”, “I will never stop loving you”, “Stay With me”, “This is what you are”, “A Handful Of Soul”, “No Merci For Me”, “Rio De Janeiro Blues”, “Never Die”; CD2 - “Gratitude”, “Be Lonely”, “Shine on”, “What have you done to me”, “Deep Space”, “Come to me”, “Open up your eyes”, “Love is a temple”, “Another kind of love”, “All I want is you”, “Nightshift”.

Dopo il successo dell'ultimo album “Beyond” certificato oro e i sei dischi di platino conquistati negli ultimi quattro anni, con “Best of soul” Mario Biondi si conferma artista unico nel panorama musicale italiano, godendo da anni di grande stima anche da parte di pubblico e critica internazionali. 

Morte di George Michael, il compagno Fadi Fawaz: lottava contro l'eroina

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Giungono nuove ipotesi sulle cause della morte della star britannica George Michael, deceduto all'età di 53 anni.
A fornire una serie di dettagli - rivelati da Fadi Fawaz (insieme nella foto), compagno del cantante pop, è il Daily Telegraph, che ipotizza l'overdose come causa dell'arresto cardiaco. Fawaz - parrucchiere delle rock star - avrebbe chiamato i soccorsi dopo aver visto George Michael senza vita, da solo nel suo letto il giorno di Natale ad ora di pranzo. Ed è quanto ha scritto lui stesso in un tweet:

ITs a xmas i will never forget finding your partner dead peacefully in bed first thing in the morning.. I will never stop missing you xx

— Fadi Fawaz (@fadifawaz) 26 dicembre 2016
Secondo il Telegraph "nell'ultimo anno Michael ha lottato contro una crescente dipendenza dall'eroina".

Nel quartiere di Highgate, a Londra i suoi ammiratori portano fiori, biglietti, qualche candela, fino davanti alla porta di casa del cantante. C'è anche chi lascia lunghe lettere in cui ricorda come le celebri canzoni dell'ex Wham gli abbiano cambiato la vita. Lo stesso sta accadendo nel villaggio di Goring-on-Thames, nel South Oxfordshire, di fronte alla casa di campagna del cantante, dove è morto a 53 anni per problemi cardiaci. In un messaggio Tracy ha scritto: "Caro George, il mio cuore è a pezzi, te ne sei andato troppo presto". E ancora: "La tua musica e il tuo spirito vivranno in eterno". Ma anche sui social media, a partire da Twitter, i tanti fan di Michael ricordano il loro beniamino, in particolare sotto l'hashtag #RIPGeorge, 'George riposa in pace'.

TEATRO ELISEO, dal 10 gennaio Alessandro Gassmann dirige "Qualcuno volò sul nodo del cuculo"

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Qualcuno volò sul nido del cuculoè il romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano. Racconta, attraverso gli occhi di Randle McMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera – la vita dei pazienti di manicomio statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato.
Nel 1971 Dale Wasserman ne realizzò, per Broadway, un adattamento scenico, che costituì la base della sceneggiatura dell'omonimo film di Miloš Forman, interpretato da Jack Nicholson e entrato di diritto nella storia del cinema. Oggi, la drammaturgia di Wasserman torna in scena, rielaborata dallo scrittore Maurizio de Giovanni che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l'ha avvicinata a noi, cronologicamente e geograficamente, trasferendo la storia nel 1982 nell'Ospedale psichiatrico di Aversa.
Il risultato è uno spettacolo appassionato, commovente e divertente, imperdibile per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale.   

Durata: 2 h e 45 min. con intervallo

Personaggi e interpreti:
Dario Danise Daniele Russo
Suor Lucia Elisabetta Valgoi
Muzio Di Marco Mauro Marino
Adriano Bernardi Giacomo Rosselli
Giacomo Buganè Emanuele Maria Basso
Manfredi Delle Donne Alfredo Angelici
Fulvio Calabrese Daniele Marino
Ramon Machado Gilberto Gliozzi
Dr. Graziano Festa Davide Dolores
Assistente Lorusso Antimo Casertano
Assistente Esposito Gabriele Granito
Infermiera Spina, Titty Love Giulia Merelli

Note di regia
La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Temi tutti straordinariamente presenti nello spettacolo che mi accingo a mettere in scena, "Qualcuno volò sul nido del cuculo" di Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey, la cui versione cinematografica diretta da Miloš Forman è entrata di diritto nella storia del cinema.
Con Maurizio de Giovanni, che ha curato l’adattamento del testo, abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una clinica psichiatrica italiana nel 1982. Tutto ha inizio con l'arrivo di un nuovo paziente che deve essere "studiato" per determinare se la sua malattia mentale sia reale o simulata. La sua spavalderia, la sua irriverenza e il suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti, porterà scompiglio e disordine ma allo stesso tempo la sua travolgente carica di umanità contagerà gli altri pazienti e cercherà di risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente le loro emozioni e i loro desideri.
Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi.
Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell'uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere.
Come sempre lavorerò sui complessi rapporti psicologici tra i vari personaggi, immergendoli in uno spazio scenico realistico e asettico.
In questo caso, le videografie, che spesso utilizzo nei miei spettacoli, mi permetteranno di tradurre in immagini i sogni e le allucinazioni dei cosiddetti "diversi". L'obiettivo che mi pongo è, come sempre, quello di riuscire a far emozionare un pubblico di ogni età, soprattutto i più giovani che forse non conoscono quest’opera che è un vero e proprio inno alla libertà.
Alessandro Gassmann

Note dell'autore dell'adattamento
Le Grandi Storie si riconoscono subito. Si possono leggere nei libri o vedere al cinema; si possono incontrare per caso, nelle parole di un anziano, o ascoltare alla radio; ci si può imbattere in una di esse in televisione, o intuirne qualcuna da una notizia su un giornale o sul web. Le Grandi Storie non necessitano di una forma precisa, perché vanno direttamente a ferire la superficie dell’anima e lasciano un’indimenticabile, meravigliosa cicatrice.

Questo accade perché le Grandi Storie raccontano, in maniera semplice e comprensibile, quello che tutti abbiamo in comune: sentimenti, passioni. Amicizia, amore, disperazione. Nessuno può fingere di non sentire quello che le Grandi Storie riescono a comunicare.

Tuttavia, anche le Grandi Storie oltre agli elementi universali hanno bisogno di un tempo e di uno spazio. Devono essere vestite di quotidianità e di musica, di abiti e dialetto, di cibo e di mobili. Un tempo e uno spazio immediato e concreto, che se ascoltati a troppa distanza possono appannare gli elementi vitali e universali che ne costituiscono l’essenza. Qualcuno volò sul nido del cuculo è una storia fatta, nella sua originaria meravigliosa fattura, di country e baseball, di slang e memorie degli anni Cinquanta, di veterani e polverose province americane. Un vestito esotico e profumato, che tuttavia non è il nostro. Io ho provato a trasportarne gli elementi primari in un tempo e in uno spazio più vicini, per vedere se anche in un luogo disperato e terribile come un ospedale psichiatrico della nostra tormentata Campania e in un tempo di urla e silenzi come i primi anni Ottanta potevano sopravvivere le amicizie, i rancori e le tenerezze di questa meravigliosa e delicatissima Storia.

Sotto le mie dita e per mio tramite i personaggi hanno, spero, trovato una perfetta collocazione sopravvivendo nei sentimenti e nelle passioni senza alcuno sforzo. Mi sono divertito da morire incontrandone intatte nuove follie, strane fobie e dolci timori. Ne ho visto nascere le relazioni, ho visto sorgere rapporti. Ho assistito a grandi sconfitte e a piccole, meravigliose vittorie. Ho sentito fluire la vita, come se la Grande Storia fosse stata pensata e voluta proprio là e allora, con spontanea emozione.

Quando, sorridendo, ho calato il mio virtuale sipario ho provato una immediata nostalgia dei personaggi; perché, come sempre accade in questi casi, erano diventati veri, di carne e di sangue e di passioni e di dolori e gioie, e mi mancano e mi mancheranno.

Perché questa, sapete, è la forza delle Grandi Storie.
Maurizio de Giovanni
TEATRO ELISEO
Da martedì 10 a domenica 29 gennaio 2017
Qualcuno volò sul nido del cuculo

di Dale Wasserman

dal romanzo di Ken Kesey
traduzione Giovanni Lombardo Radice
adattamento Maurizio de Giovanni

Con
Daniele Russo
Elisabetta Valgoi

e con
Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Emanuele Maria Basso,
Alfredo Angelici, Daniele Marino, Gilberto Gliozzi,
Davide Dolores, Antimo Casertano, Gabriele Granito, Giulia Merelli

Scene Gianluca Amodio
Costumi Chiara Aversano
Disegno luci Marco Palmieri
Musiche Pivio e Aldo De Scalzi
Videografie Marco Schiavoni

Uno spettacolo di Alessandro Gassmann

Produzione Fondazione Teatro di Napoli

Orario spettacoli:
martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20.00
mercoledì e domenica ore 17.00

Biglietteria tel. 06.83510216 |Giorni e orari: da martedì a domenica 10.00 – 19.00
Via Nazionale 183 – 00184 Roma
Call center Vivaticket: 892234
Prezzi da 24 € a 40 €
Riduzioni e agevolazioni a norma di legge

DA BAUDO A DOMENICA IN, LORELLA CUCCARINI: HEATHER ¨PARISI ORA FACCIA PACE CON SE STESSA

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“Heather Parisi è una donna molto fragile, che va trattata con cura. Io le sono stata molto vicina. Ma ora “faccia pace con se stessa”.

Ha scelto le telecamere di “Domenica in” Lorella Cuccarini per rispondere alla sua “Nemica amatissima” e alle polemiche innescate da Heather Parisi al termine dello show che le ha viste protagoniste in prima serata su Rai1.
In un intenso faccia a faccia con Pippo Baudo, nella puntata di Natale, Lorella ha ribadito che, “per quanto la riguarda”, tra lei e Heather “non è successo assolutamente niente”. “Io – ha detto - sono rimasta ferma a quell’abbraccio che ci siamo date una volta finito il programma, mi sembrava che tutto fosse andato nel modo migliore possibile con un po’ di difficoltà”. "Il rapporto tra di voi è stato difficile?”, ha chiesto Baudo: “E’ stato un po’ faticoso”. "Heather si è lamentata di essere stata falcidiata dal regista a tuo favore - ha insistito il conduttore - il montaggio è stato un po’ sbarazzino…". “Non è andata così – ha spiegato Cuccarini - si sono sentiti alcuni tagli, perché sono cambiati i blocchi e quindi hanno dovuto fare dei montaggi. Però era un problema tecnico, non di contenuti. C’era uno squilibrio dall’inizio tra le due, perché è stata una sua scelta”.
"Se Heather ci vedesse da Hong Kong, è Natale, cosa le vorresti dire?”, ha concluso Baudo. “Di fare pace con se stessa. E’ una donna molto fragile, che va trattata con cura. Io le sono stata molto vicina”. 

“ONCE UPON A TIME L’AQUILA”, Musica, canto e immagini: a Casa Onna il Concentus Serafino Aquilano incanta il pubblico

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L’AQUILA - Si è rinnovata ancora una volta a Casa Onna, ieri sera (26 dicembre), l’incantevole atmosfera di sospensione dell’anima con Once upon a time, l’ultima produzione del Concentus Serafino Aquilano, straordinario mix di musica, canto corale e immagini.
Sembra una magnifica fiaba, che invece fiaba non è, ma l’origine e la storia dell’Aquila affidata, ai testi di Eulalia Caterina Rosati, alle musiche di Manlio Fabrizi, alle immagini del filmaker e regista Giuseppe Tandoi, alle voci recitanti di Aldo Spahiu ed Emanuele Incorvati, all’eccezionale talento del coro - le voci femminili e maschili del Concentus - accompagnato da Diana Pettinelli al pianoforte, Marta Vitaliani al flauto, Tonino Ieie al contrabbasso e Patrizio Migliarini alle percussioni.
Pubblico numeroso in sala. Attento. Rapito dalla magia del concerto. Un grande successo questa nuova produzione, come già all’esordio il 26 novembre scorso. I brani cantati contrappuntano la recitazione dei testi che narrano la straordinaria storia dell’Aquila, la spiritualità della città, la sua dimensione elevata, mai plebea e cialtrona, nel corso dei secoli. Sta tutto qui il senso di questa ulteriore e progressiva tappa nella ricerca del nuovo e del bello che sin dall’origine caratterizza il Gruppo vocale e strumentale Concentus Serafino Aquilano, diretto da Manlio Fabrizi, con la perfezione del canto corale, con il sapiente intervallare musica antica e moderna, persino con la bellezza dei costumi. 

Questa volta si deve alle parole d’uno scritto di Carlo Franchi, che risale alla metà del Settecento, l’innesco di Once upon a time L’Aquila. “Quell’ingenito amore verso il patrio suolo, che acceso nel petto di quasi tutte le nazioni più culte del mondo, fu sempre mai occasione costante, e felice delle azioni più grandi, più rinomate, e più utili all’umana società, spinse anche Noi ad intraprendere di buon grado la difesa della Città dell’Aquila nostra patria”. Dal 1754 queste parole giungono fino a noi e al Concentus Serafino Aquilano rinnovando “un dolce stimolo di passione per le patrie Contrade”. Per il Gruppo Vocale e Strumentale, infatti, come dice Eulalia Caterina Rosati - lei anima e corpo del Gruppo, come Manlio Fabrizi né è il cuore per la musica – “…non è una novità recitare e cantare l’incondizionato amore per la nostra città e, a dispetto dei giorni attuali che vorrebbero la negazione dell’umano progredire attraverso la conoscenza e la cultura, con l’umiltà rubiamo pagine di storia e rendiamo all’Aquila, per il tempo di una favola, la sua grandezza. Once upon a time L’Aquila lo presentiamo al pubblico con la stessa emozione con la quale l’abbiamo preparato, esaltandoci ad ogni pagina, vibrando ad ogni emozione riscoperta. Respirare la fantasia e sentirla viva nella mente e nel cuore, sollevarsi al sogno di toccare le stelle e splendere nella loro bellezza…”. Once upon a time L’Aquila è un concerto scenico. E’ stato per il Concentus un notevole impegno di diversi mesi, come lo è stato per il regista Giuseppe Tandoi nel creare il filmato che accompagna il concerto, con immagini spettacolari e con l’intrigante uso degli effetti speciali per dargli quell’aura di favola cavalleresca. Magari potrà diventare un Dvd, come già fu con la fortunata precedente creazione “Punto di vista 99”.
  
“Qui non servono ali, basta l'Amore finché ce n'è!”. In un momento difficile come questo, dove troppe realtà sociali ed economiche sembrano sgretolarsi sotto i nostri occhi, c'è chi ha ancora il coraggio di sognare, c'è ancora chi ha la forza di recuperare il passato e di credere nel futuro con la giusta tenacia per vivere il presente.  “Non servono ali” sono le parole di un brano cantato dal Concentus Serafino Aquilano nel nuovo concerto scenico Once upon a time L'Aquila, un vero e proprio gioiello realizzato con straordinaria maturità artistica.
Quante volte abbiamo desiderato volare via dai problemi, fuggire dalla nostra città che a volte sembra esser stata paralizzata dalla violenza della natura...? Ma “La luce dell'Amore è la vera chiave che trova la sua porta giusta”, cantano le donne e gli uomini del Concentus. “Sono parole del Federico II - dice Giuseppe Tandoi - a cui il Concentus ha ridato vita, nell' incantevole concerto che miscela sapientemente antiche sonorità medievali con la leggerezza delle fiabe di ogni tempo. Ed è Federico II il vero protagonista di questo spettacolo, colui che secondo lo storico settecentesco Carlo Franchi è il vero ideatore e fondatore della città dell'Aquila. Fondatore sì, perché nel suo “Privilegio della Fondazione della città dell’Aquila” dà tutte le indicazioni seguite poi da chi concretamente poté realizzarle quando la città fu edificata. Lo Stupor Mundi, avversato da chi lo aveva cresciuto e tradito pesantemente anche tra le proprie mura, torna ed emergere ora, con forza ed emozione, dalle parole, dalle musiche e dalle immagini di Once upon a time L’Aquila.”

Il concerto scenico è una piccola meraviglia di musica, canti, voci ed immagini. Un lavoro articolato, la cui ricerca storica ed i testi originali sono stati curati dall'estro di Eulalia Caterina Rosati, le musiche e gli arrangiamenti dal M° Manlio Fabrizi e le immagini da Giuseppe Tandoi. Alle voci recitanti del coro si sono unite, con grande emozione, quelle del piccolo Emanuele Incorvati e dell'attore Aldo Spahiu. A loro due è stato affidato il compito d’interpretare Federico II da bambino e da adulto. Bravi anche i musicisti: Marta Vitaliani al flauto, Diana Pettinelli al pianoforte, Tonino Ieie al contrabbasso e Patrizio Migliarini alle percussioni. Un lavoro dedicato all'Aquila che si spera di rivedere presto su altri palchi, per far conoscere anche altrove i sogni che L’Aquila racchiude segretamente nelle sue pietre.

Il Concentus Serafino Aquilano è nato nel 1999, imponendosi subito con un'intensa attività concertistica e la cura di produzioni di livello. Ne è direttore artistico Manlio Fabrizi, Maestro dall'esperienza pluridecennale, artefice coraggioso di questo miracolo in cui voci maschili e femminili si compongono e si armonizzano per dare vita ad un unico poliedrico, strumento delicato e vigoroso. Ogni concerto è vissuto non solo come una scelta culturale ma, viaggiando su frequenze musicali e dialettiche, come esperienza comunicativa che coinvolge esecutori e pubblico, sa sempre regalare momenti di forte carica emotiva. Vastissimo il repertorio di brani tradizionali, commerciali ed inediti, composti da Manlio Fabrizi. Arrangiamenti innovativi e d'avanguardia sono accompagnati da validi strumentisti. Estrema la cura nei dettagli della polifonia. Temi mai casuali che, proiettati nel futuro, cercano di far propria la spirale evolutiva dell'animo umano, sfiorando con delicatezza e decisione i grandi temi. Tradizione, innovazione, olismo e armonia s’intrecciano e si uniscono per dare vita ad un Coro. Un intreccio di voci che camminano e si elevano facendo del canto preghiera. Canto che non è più soltanto una scelta culturale, ma si propone come viaggio ed esperienza comunicativa che coinvolge grandi temi dell'esistenza umana. Sono questi gli elementi che caratterizzano il Concentus Serafino Aquilano. 

Strettissima la collaborazione del regista Giuseppe Tandoi, giovane talento della settima arte, con il Concentus Serafino Aquilano. Giuseppe Tandoi è nato nel 1982 a Corato, in provincia di Bari, ma ormai è aquilano d’adozione. Diplomato all’istituto d’arte della sua città, sceglie L’Aquila come città universitaria e dal 2001 al 2007 studia e si diploma all’Accademia dell’immagine, centro d’eccellenza per la formazione di professionisti della settima arte. Nel 2008 frequenta un master a Roma in Gestione d’impresa cinematografica ed audiovisiva. Dal 2001 fino ad oggi si è occupato della regia di numerosi video per concerti e spettacoli dal vivo, oltre alla realizzazione di spot, cortometraggi e documentari. Tra i suoi lavori più importanti i video per lo spettacolo La viltà del rifiuto, il coraggio della scelta, in collaborazione con il Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila; i video per Caldo Desio spettacolo teatrale con il violista Christophe Desjardins e con la voce recitante di Federico Sanguineti; La maledizione dell’agave, cortometraggio prodotto dall’Accademia dell’immagine dell’Aquila con la supervisione di Riccardo Milani; I custodi - L’Inganno, cortometraggio autoprodotto, vincitore di tre premi a livello nazionale (Arnaldincorto, Brescia 2006, video Festival Città di Imperia 2007 e la candidatura al David di Donatello 2007); Punto di vista 99, concerto scenico realizzato dal Concentus Serafino Aquilano. Nel luglio 2009 fonda a L’Aquila la società di produzione cinematografica e video Esprit Film che in settembre produce il suo primo lungometraggio “La città invisibile”, che porta anche la sua firma alla regia. Il film è riconosciuto d’interesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema. Uscito in sala il 30 luglio 2010, è stato premiato come miglior opera prima all’International Catholic Film Festival 2011 di Roma e ha partecipato fuori concorso a numerosi altri Festival.  Infine ha prodotto e diretto la docufiction Giusta, sulla santa martire venuta nel III secolo d.C. da Siponto per evangelizzare le genti della Conca aquilana, e la docufiction Nolite timere, sulla vita di Pietro del Morrone, poi diventata Papa Celestino V, con lusinghieri apprezzamenti di critica. Significativa la collaborazione nelle due docufiction del Concentus Serafino Aquilano, in particolare per la sceneggiatura di Eulalia Caterina Rosati e le musiche di Manlio Fabrizi. Una collaborazione che continua reciprocamente, come appunto il caso di Once upon a time L’Aquila.

Goffredo Palmerini

FoxLife, mercoledì 28 dicembre seconda puntata di DANCE DANCE DANCE all’insegna delle esibizioni singole

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Mercoledì 28 dicembre alle 21.10 arriva in prima visione assoluta su FoxLife (Sky 114) la seconda puntata di DANCE DANCE DANCE, il nuovo reality condotto da Andrea Delogu e Diego Passoni, in giuria Vanessa Incontrada, Luca Tommassini e Timor Steffens. Sei le coppie di personaggi famosi in gara che si sfideranno  nella reinterpretazione delle più celebri coreografie tratte da videoclip, musical o film.

Sarà una seconda puntata all’insegna delle esibizioni singole: questa settimana, infatti, solamente un componente di ogni coppia si esibirà sul palco di Dance Dance Dance.
Diego Dominguez - reduce con Clara Alonso dalla strabiliante performance della scorsa settimana che è valsa alla coppia la leadership provvisoria della classifica con 24 punti - dovrà cercare di convincere i giudici esibendosi sulle note di Bad di Michael Jackson. E non sarà facile avere un buon voto da Luca Tommassini e Timor Steffens per una coreografia dell’indimenticato Re del Pop.
Claudia Gerini, dopo l’ottimo debutto e il secondo posto in classifica provvisoria con 23 punti, vestirà i panni di Beyoncé in Run The World.
Dopo la buona performance della scorsa settimana con il compagno Giovanni Tocci (3° posto con 22 punti), Tania Cagnotto tornerà sul palco sulle note di Shake It Off di Taylor Swift. Le aspettative dopo il sorprendente debutto sono alte e Tania dovrà riuscire a confermare il parere positivo dei tre giudici.
Raniero Monaco di Lapio riparte della 4° posizione provvisoria, grazie ai 20 punti raccolti la scorsa settimana con la compagna Beatrice Olla. Si esibirà singolarmente interpretando Will Smith in Man In Black.
In cerca di riscatto, troviamo Chiara Nasti con Roberto De Rosa e Mirco Bergamasco con la moglie Ati. La scorsa settimana queste due coppie sono finite nella “Danger Zone”, ovvero negli ultimi due posti della classifica e sono a rischio eliminazione. Toccherà a Mirco nei panni di Justin Timberlake in Rock Your Body sfidare Chiara Nasti che ballerà sulle note di Problem di Ariana Grande.
Al termine delle esibizioni, i voti dei giurati Vanessa Incontrada, Luca Tommassini e Timor Steffens daranno vita alla classifica finale. Le due coppie che avranno totalizzato il punteggio peggiore si dovranno sfidare, la prossima settimana, nel temutissimo “Dance off”: lo scontro diretto che decreterà la coppia che proseguirà la competizione e quella che dovrà lasciare definitivamente la pista da ballo.
Ideato dal genio di John De Mol (creatore del Grande Fratello e di The Voice), Dance Dance Dance è uno dei talent show più innovativi del panorama televisivo internazionale: non un semplice programma sulla danza, ma una competizione che unisce performance, reality e innovazione tecnologica grazie all’utilizzo della realtà aumentata e del videomapping.
Dance Dance Dance è in onda in anteprima assoluta ogni mercoledì alle ore 21.10 su FoxLife (Sky, 114).
La fatica, il sudore e gli allenamenti delle sei coppie protagoniste verranno raccontate nel “Daily” di Dance Dance Dance –in onda ogni giorno dal lunedì al venerdì, alle 18.45 (e in replica il giorno successivo alle 13.05) sempre su FoxLife.
Tutte le informazioni e gli aggiornamenti sul programma sonodisponibili sul sito www.mondofox.it

Sono inoltre attivi i profili social del programma:


Twitter: @foxlifeit@DDDance_IT


L’hashtag ufficiale del programma è #DDDance

La versione italiana del format internazionale Dance Dance Dance è realizzata da Toro Media. Coordinamento e capo progetto Piergiorgio Camilli. Regia di Duccio Forzano. Direttore Artistico: Emanuele “Laccio” Cristofoli.

MAC Cosmetics è il makeup ufficiale di Dance Dance Dance

FoxLife è solo su SKY (canale 114)
#DDDance

Palermo, I ART 4 CHRISTMAS: un unico progetto, 4 appuntamenti per piazza Pretoria

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I ART 4 CHRISTMAS: un unico progetto, quattro appuntamenti, quattro associazioni che usano come palcoscenico naturale la splendida piazza Pretoria, a Palermo. Le quinte naturali dei palazzi, la candida fontana al centro, la scalinata che conduce al cuore antico della città: tutto contribuisce a dar vita ad un vero e proprio palco en plein air che sarà animato da videomapping e arte, danza e musica.
Una galleria d’arte a cielo aperto che si aprirà alle animazioni tecnologiche, che accoglierà i danzatori tra gli zampilli della fontana e poi coinvolgerà tutti in un unico ballo collettivo, un modo per salutare insieme il vecchio anno. A corredo del progetto I Art 4 Christmas - che vedrà collaborare le associazioni Bobez, Sinergie Group, Tavolta Tonda con I World, all’interno dei cartellone eventi promosso dal Comune di Palermo per il Natale - le visite guidate alle mostre in corso, l’apertura dei palazzi storici fino a mezzanotte.


I Art 4 Christmas è un progetto a tutto campo, naturale prosecuzione del progetto I ART che l’estate del 2015 ha realizzato oltre 300 spettacoli in 30 diversi comuni siciliani: questa volta I ART 4 Christmas, ideato e diretto da Lucio Tambuzzo, vede I WORLD collaborare con altre associazioni per un unico festival multidisciplinare, in quattro serate, ognuna a cura dell’ente coinvolto che sarà in linea con autonomi linguaggi e progetti: Bobez si occuperà della serata di mercoledì (28 dicembre) quando piazza Pretoria si trasformerà in una galleria d’arte virtuale, visto che sulle facciate dei palazzi verranno proiettate opere di artisti moderni e contemporanei. Sinergie Group, giovedì 29 dicembre, sta invece organizzando uno straordinario spettacolo multidisciplinare di videoarte, illuminazioni e danza site related all’interno della fontana Pretoria, accompagnate da scenografie virtuali. Tavola Tonda (venerdì 30 dicembre) proporrà invece un vero e proprio pre-capodanno, ovvero un concerto e una Festa a Bballu in piazza Pretoria. Un salto in avanti e si arriva a domenica 8 gennaio: I WORLD ha infatti richiamato il Teatro Potlach e Pino Di Buduo per un grande evento artistico multidisciplinare che coinvolgerà Palazzo delle Aquile, Palazzo Bonocore, la fontana Pretoria, la chiesa di Santa Caterina e piazza Bellini, la Martorana e la chiesa di San Cataldo. “Ogni partner ha presentato un progetto autonomo e indipendente – spiega il curatore Lucio Tambuzzo -, ma inquadrato in un contesto unico e con una programmazione coordinata, in grado di creare un valore aggiunto, e di incidere in maniera significativa sul processo di valorizzazione del sistema di piazze Pretoria-Bellini, sede di alcuni dei monumenti più belli e importanti della città, un anno fa inseriti nel percorso Unesco”. Nelle quattro serate sarà anche possibile visitare Palazzo Bonocore (aperto 10 |13 e 18 | 23, ingresso: 5 euro) e la mostra “Divino Amore”, artisti che rileggono l’amore sacro e profano; a cura di Alba Romano Pace.

Brancaccino, 28-30 dicembre "Le Brugole METAFISICA DELL’AMORE" di Giovanna Donini con Roberta De Stefano e Annagaia Marchioro

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All’interno della seconda edizione della rassegna “Spazio del racconto” al Teatro Brancaccino va in scena “Metafisica dell’amore”, spettacolo comico che parla dell’amore, e soprattutto delle donne.
Donne che amano le donne che amano altre donne che amano tutti gli altri. L’amore è un sentimento universale, tutti provano le stesse emozioni, gli stessi piaceri, gli stessi dolori: lui e lui, lei e lei, lui e lei. Coppie diverse, identiche emozioni. Questa è una legge che, a differenza della legge, è uguale per tutti... con qualche piccola differenza che fa la differenza. Le attrici protagoniste raccontano e si raccontano, trasformandosi e dando vita a una carrellata di personaggi esilaranti. Tutti alla ricerca di un amore: la psicopatica, la milanese, l’artista, la fricchettona, la ex... Uno spettacolo dedicato a chi ha ancora voglia di amare e ridere di questo disgraziato dolore che ti prende allo stomaco senza distinzione di sesso, di razza, di lingua o di religione. Un passo in più verso il rispetto, perché la discriminazione, guardata col cuore, si rivela nella sua stupidità. E noi lo facciamo con uno spettacolo. Questo. Che no vuole dare risposte. Ma vuole esistere. E basta.

La Compagnia Le Brugole nasce nel 201 1 da due attrici: Annagaia Marchioro e Roberta Lidia de Stefano, affiancate dall’autrice Giovanna Donini. Nel tempo collaborano anche con altri attori, registi, illustratori, operatori. Il primo spettacolo “Metafisica dell’amore”, nel 2011 vince il Premio Scintille al Festival di Asti. Nel 2012 nasce il secondo spettacolo “Boston Marriage” con la regia di Vittorio Borsari. Nel 2014 debutta la terza produzione “Diario di una donna diversamente etero” scritto da Giovanna Donini, diretto e adattato da Paola Galassi. Nel 2015 nasce “Per una biografia della fame” ispirato al libro di Amélie Nothomb, di e con Annagaia Marchioro.

Annagaia Marchioro nasce a Padova, nel 1983; laureata in filosofia, si diploma come attrice alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano nel 2009. Da allora inizia ad occuparsi di cabaret a Zelig e parallelamente continua a lavorare in teatro. Lavora con Andreè Ruth Shammah, Mimmo Sorrentino, Federico Grazzini, Rodrigo Garcia con Andrea De Rosa e Serena Sinigaglia. Nel 2014 dirige la sua prima regia per Aslico Al cinema lavora con Olivier Assayas nel film Apres Mai, presentato in concorso al mostra del cinema di Venezia, mentre in televisione arriva con vari pezzi comici del duo Le Brugole e da Crozza come attrice.

Roberta Lidia De Stefano, nasce nel 1985 a Castrovillari, sin da bambina incontra Saverio Laruina della compagnia scena Verticale. Al percorso teatrale affianca sempre quello musicale, suona infatti vari strumenti musicali tra cui il pianoforte, che ha praticato per dieci anni. Canta. Nel 2010 si diploma alla “scuola d’arte drammatica Paolo Grassi” di Milano;qui studia e collabora con importanti maestri del panorama europeo. Ad oggi lavora stabilmente con il teatro Tieffe Menotti di Milano e da poco entra a far parte di ERT (Emilia Romagna Teatro), grazie allo spettacolo “Ifigenia in Aulide” di Marco Plini.

Giovanna Donini, nasce a Treviso nel 1973. Fonda il trio comico Le Spaventapassere, a Torino nel 2001. Un passato da giornalista per numerose testate regionali, oggi è un’autrice televisiva italiana. Lavora a Zelig dal 2006 oltre che firmare gli spettacoli di Teresa Mannino. Nel 2008 lavora per radio 105 alla conduzione di Marco Galli. Attualmente è anche responsabile della redazione on line della Smemoranda.


Fine Living, il 2017 SI APRE CON TANTE CASE PER TUTTI I GUSTI IN GIRO PER IL MONDO

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Il nuovo anno su Fine Living - il canale di lifestyle trasmesso al numero 49 del digitale terrestre - è all’insegna delle case per tutti i gusti in giro per il mondo.

Dall’11 gennaio ogni mercoledì alle 22.00 è il turno della coppia tutta al femminile di Donne in Affari. Il programma in prima tv assoluta segue Karen E Laine e Mina Starsiak nella loro missione: dare un nuovo volto ad Indianapolis, la loro città natale, una casa alla volta. Grazie alle conoscenze legali di Karen e alle competenze di Mina in campo immobiliare la coppia madre-figlia individua e acquista le proprietà più fatiscenti della città e, con l’aiuto di altri componenti della famiglia, le trasforma in abitazioni super trendy da rivendere ad un prezzo contenuto.

A gennaio si vola anche in uno dei più bei paradisi terrestri grazie al nuovo programma in prima tv assoluta Vado a Vivere ai Caraibi (doppio appuntamento dal 2 gennaio dal lunedì al venerdì alle 17.10). Le tantissime isole dei Caraibi hanno molto da offrire, dalle stupende spiagge al sole che non manca mai, fino alla frenetica vita notturna. Ecco perché molte coppie e famiglie le scelgono come destinazione per una vacanza e, in alcuni casi, come nuova residenza per la vita. Il programma racconta proprio la realizzazione di questo sogno: trasferirsi sulle coste sabbiose e assolate dei Caraibi.
E, per chi non si accontenta, ogni sabato per tutto il mese di gennaio, è prevista una maratona dei migliori episodi del programma (ogni sabato dalle 8.00 alle 12.30).

Altra novità in prima tv assoluta è Occasione in riva al lago (doppio appuntamento dal 15 gennaio ogni domenica alle 20.10). Il programma che fa scoprire come, anche con un budget limitato, una famiglia può riuscire ad acquistare la casa dei propri sogni vicino all’acqua.

Tra i grandi ritorni del mese di gennaio troviamo i nuovi episodi in prima tv di Case a Domicilio (dal 3 gennaio ogni martedì alle 21.10): la spettacolare serie dedicata agli affari immobiliari che vede 3 squadre di esperti del settore che, dopo aver acquistato un’abitazione all’asta, la spostano per una veloce ristrutturazione e per rivenderla ad una nuova asta e trarne un buon profitto. E ancora la nuova stagione di Building Alaska (dal 7 gennaio ogni sabato alle 20.10): costruire una casa totalmente isolata in uno dei luoghi più freddi del pianeta è una sfida che non molti sarebbero disposti ad accettare, tranne i tre impavidi costruttori protagonisti del programma Derek, Tony e Lee.

Infine, per dare il benvenuto al Nuovo Anno, domenica 1° gennaio dalle 13.25 alle 23.00, spazio alla Maratona Vado a Vivere in…Minicase che, in prima serata, regalerà anche 4 episodi inediti. Come sempre, seguiremo le avventure di coppie e famiglie alla ricerca della “minicasa” dei sogni dove iniziare una nuova vita.

Teatro Quirino, fino all'8 gennaio "Un'ora di tranquillità" diretto e interpretato da Massimo Ghini

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Massimo Ghini ha deciso di misurarsi con la travolgente comicità di un testo mai rappresentato in Italia Un’ora di tranquillità di Florian Zeller uno dei più apprezzati drammaturghi francesi contemporanei.

Un’ora di tranquillitàè una commedia moderna, brillante e divertente grazie al meccanismo del vaudeville giocato tra equivoci e battute esilaranti, è una macchina drammaturgicamente perfetta inventata da questo geniale scrittore francese che è stata in patria un grandissimo successo teatrale, definita una spassosa, intelligente e geniale operazione da non perdere. Il meccanismo della comicità presente nel testo consente di non dover ricorrere a imponenti adattamenti, anzi è proprio nel meccanismo utilizzato nella scrittura che si poggia la forza di questa commedia brillante. I personaggi hanno ciascuno un ruolo fondamentale nella vicenda, è come se fossero loro stessi gli ingranaggi che mettono in moto la macchina della risata già dalle prime battute del testo.
Si tratta di un’opera corale dove ogni attore deve legare la propria arte agli altri. 
Il personaggio “centrale” di Un’ora di  tranquillità è un uomo che cerca disperatamente un momento di solitudine e serenità. 
E’ riuscito a rintracciare e acquistare un vecchio disco in vinile da un rigattiere ma, mentre cerca di trovare il modo per dedicarsi a questo cimelio, una serie di eventi e personaggi lo interrompono: la moglie che, gli deve parlare di cose importanti del loro rapporto, il vicino di casa che, a causa dei lavori che sta effettuando nella propria abitazione, irrompe mentre Michel sta cercando di ascoltare il disco, fino ad un improbabile idraulico che invece di riparare i guasti, ne provoca ulteriori. A questi si aggiungono altri amici, amanti e figli che entrano in scena inconsapevoli di rendere impossibile al povero protagonista di godersi solo un’ora di tranquillità. 
Senza poterli minimamente prevedere verranno alla luce vecchi amori, tradimenti, bugie… il tutto tenuto sempre sotto perfetto controllo ma con la genuinità dirompente del non programmato.
Il tempo di  pace è praticamente un sogno irraggiungibile fino al momento in cui tutto si ferma e il disco finalmente sta per essere ascoltato…

L'abilità di Florian Zeller non è solo nella scrittura brillante, ma anche nell'arte di gestire l’imprevisto continuo, in un vortice in cui le collisioni sono inevitabili, con un gusto che amplifica il divertimento. Lo spettatore è invitato e sollecitato a conoscere la verità  ma continua ad avere ben presente  l’impossibilità di riuscire a sistemare le cose perché ci sono troppe varianti che interferiscono con quello che sembrava un banale progetto  per trascorrere un po’ di tempo, anzi solo un’ora, di tranquillità.


NOTE DI REGIA 
Un’ora di tranquillità. Ho avuto proprio bisogno di questo, per riuscire a scrivere queste poche note di regia. Un titolo che rappresenta in maniera precisa un sogno, un'esigenza che, dati i momenti convulsi che viviamo, si fa quasi utopia. 
La commedia mi è stata segnalata da un direttore di teatro che l'aveva appena vista a Parigi. La prima lettura è stata immediatamente rivelatrice delle potenzialità del testo stesso. Una intelaiatura da farsa, composta e sviluppata con eleganza che, non disdegna la memoria geometrica di tanta commedia francese cinica e moderna che, ancora continua ad essere fonte di ispirazione per molti film di successo. Il nostro protagonista, che più che essere un protagonista finisce per essere il Caronte di sé stesso, andrà incontro ad uno tsunami che lo travolgerà. Onda anomala composta da una serie di persone, di affetti, di sconosciuti che scaricheranno su di lui le loro nevrosi, spinti, a loro pensare, da un senso di giustizia che vorrebbe riparare al male fatto. La meravigliosa doppiezza dei protagonisti fa sì che qualunque opera riparatrice essi vogliano compiere, si trasformerà in tortura. Il cinismo che pervade tutta la storia mi ha affascinato. Quando la mancanza di ipocrisia permette ad un autore di poter essere così diretto e spietatamente onesto, la risata arriva là dove tanta morale, tanta ipocrisia appunto, fa spesso danni irreparabili. Ridere continuando a descrivere la doppiezza della società che non parla e, se lo fa, mente, accettando tutti di essere protagonisti del nulla. Il testo è di Florian Zeller, uno dei talenti più affermati della nuova drammaturgia francese. I suoi testi sono rappresentati nei maggiori paesi d'Europa riscuotendo successo di critica e di pubblico. Un'ora di tranquillità è stata realizzata la scorsa stagione a Parigi diretta ed interpretata da Fabrice Lucchini con un successo travolgente, tanto da ottenere l'interesse di Patrice Leconte che ne ha fatto un film con Christian Claviert e Carol Bouquet, campione d'incassi.

Massimo Ghini
ORARI SPETTACOLI
da martedì a sabato ore 21
domenica ore 17
domenica 25 e lunedì 26 dicembre ore 21
giovedì 29 dicembre, domenica1, mercoledì 4e venerdì 6gennaio ore 17
sabato 31 dicembre ore 19 e ore 21.30
sabato 7gennaio ore 17e ore 21



SPECIALE CAPODANNO
ore 19.00 spettacolo e brindisi al nuovo anno a fine recita
platea € 60 – I balconata € 50 – II balconata € 40 – galleria € 25 
ore 21.30 spettacolo, cena a buffet e brindisi di mezzanotte
La platea si trasforma in pista da ballo con il travolgente swing di 
Emanuele Urso e la sua orchestra
platea € 120 – I balconata € 110 – II balconata € 100 – galleria € 75
ingresso dopo mezzanotte QUI DISCO
Si va avanti fino all’alba con la musica del DJ Antonio Matani
€ 30
 compresa 1 consumazione


INFO
botteghino 06.6794585
mail biglietteria@teatroquirino.it
segreteria 06.6783042 int.1
mail segreteria@teatroquirino.it



PREZZI mar / mer / gio / ven / sab. pomeriggio


intero

ridotto
platea36,00

32,00
I balconata30,00

27,00
II balconata25,00

23,00
galleria19,00

17,00


PREZZI sab. sera / dom


intero

ridotto
platea40,00

36,00
I balconata34,00

31,00
II balconata29,00

26,00
galleria23,00

21,00



Valentina Casesa, "Orior" il 1° album della compositrice e pianista: un piccolo scrigno modern classical

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Uscito ieri martedì 27 dicembre 2016 in download e streaming su BandCamp e a seguire su tutte le piattaforme digitali (distr. The Orchard) "Orior",  il 1° album della compositrice e pianista Valentina Casesa. Presto sarà disponibile anche in formato fisico: una preziosa edizione limitata, un cofanetto di legno contenente fogli, rami, memorie e tracce di percorsi, con download-code e invito al viaggio stampati sul fondo.
Il disco è composto da cinque brani: una sorta di piccolo scrigno 'modern classical' che Valentina ha sigillato prima di partire per questa avventura discografica che la vedrà tornare in studio per il suo album di lunga durata nel 2017. Ciononostante, Oriorè un'opera di significativa meditazione sul suono e sul suo significato più profondo, prendendo per mano l'ascoltatore.
Nasce così un nuovo album pianistico di Almendra Music, ancora una volta da percorsi, da geografie umane e artistiche, da sensazioni tradotte in musica e offerte all'immaginazione e alla sensibilità dell'ascoltatore: è Orior, debutto discografico di Valentina Casesa. Dopo Ambienti di Giovanni Di Giandomenico, per pianoforte, pianoforte preparato ed elettronica, la indie-label siciliana sottolinea con un nuovo disco la propria idea di "Almendra piano album", caratterizzati ciascuno dal protagonismo dello strumento e da un approccio compositivo di volta in volta diverso ma coerente, riconoscibile, e dai risultati pregnanti sia intellettualmente che emotivamente. L'intervista a Valentina Casesa.
L'ultimo disco Almendra Music, Ambienti di Giovanni Di Giandomenico, era incentrato sui luoghi. Partiamo proprio da qui perchè anche il tuo lavoro si muove intorno ai luoghi, al movimento, alle geografie umane e artistiche. Non a caso hai affermato di aver voluto “unire dei punti per cercare un’essenza comune”.
Sì, ogni partitura rappresenta un viaggio, per me e per chi ascolta, e così anche ogni registrazione perché durante il lavoro in studio non hai mai una percezione definitiva, se non solo dopo aver affrontato un percorso, un viaggio, attraverso lo strumento.  Riesco a scrivere soltanto immaginando. Ricreare attraverso il pianoforte un luogo, un accadimento, un profumo, colore, emozione, è il modo in cui cerco di comunicare col mondo, sentendone profondamente, a volte anche violentemente, ogni più lieve inflessione e sfumatura. Per questo la mia ricerca si fonda sull'essenza del suono, il quale essendo mezzo di trasmissione di energia, percorre non solo gli spazi ma è capace di entrare dentro l'anima fisicamente, ponendosi in risonanza con l'uomo.
Ovviamente la mia è una ricerca, non dico di aver trovato "Il Modo", e mi auguro di non trovarlo mai, così avrò sempre stimoli per scrivere, raccontare e comunicare.
Questo disco mostra un tuo approccio alla scrittura quasi "narrativo". Ogni brano nasce da "una necessità"...
Esattamente, "ricreare/trasformare"è il modo in cui le mie emozioni ed i miei "viaggi" prendono una forma musicale: la trasformazione di qualcosa è un racconto che avviene nel tempo. Poi vi sono composizioni che nascono con una facilità estrema, senza alcun cambiamento o ripensamento in scrittura, e altre invece sono così dense, complesse, che a causa del loro carico si ha quasi la necessità di "vomitare" tutto quello che si ha dentro. Mi dispiace utilizzare un termine così forte, ma ora non saprei come altrimenti definire un processo compositivo a volte, per me, così viscerale. 
Il disco è composto da brani che hanno origini e provenienze diverse. A lavoro concluso, quale pensi sia il filo conduttore che li lega?
Se ogni brano è un viaggio, il filo comune tra tutti è il fatto che io, componendo e suonando, ho realizzato il mezzo di trasporto. Lascio quindi i dettagli della risposta a chi ascolta, in viaggio con me.
In questo cammino di ricerca - tu stessa parli di brani come "creature viventi" - è stato decisivo il lavoro sul suono. Ci spieghi meglio premesse e procedimento?
Sì, questa è una domanda complessa. Entrando negli studi Almendra, da principio, pensavo di dover semplicemente registrare, ed ero anche convinta che tutto sarebbe venuto fuori in modo scontato, come in una qualsiasi sessione di registrazione: arrivi preparata, si prova il pianoforte, si fa qualche ripresa audio, si ascolta e si ritorna ad incidere la versione definitiva. Tutto ciò non è avvenuto! Ho sì provato il pianoforte e sentito qualche prova di registrazione, ma poi Gianluca mi ha invitato a una costante concentrazione sul suono, istante per istante: "tieni il suono!", la tensione, la vibrazione delle corde, e la mia, in ogni nota. E' un operazione complessa da definire, provo a essere più chiara: ogni suono nasce e muore, oppure si trasforma in altro suono. La ricerca di “essenza del suono” è stata la estrema concentrazione su questa vita del suono e sulle sue trasformazioni, per ogni brano, per ogni singola frase musicale, ogni nota, ogni singolo respiro, la trasformazione degli armonici in altri armonici, anche con l'uso del pedale come ulteriore e specifico strumento all'interno del pianoforte. Mi è piaciuta molto l'idea di sentire ogni suono vivo, presente, e di portare l'ascoltatore dentro il suono, avvolto dallo stesso, come se il mio suono fosse una calda coperta in una fredda sera d'inverno.
Questo è il tuo debutto discografico, ma non compositivo. Un lavoro importante nella tua storia è Con un soffio di Vento: che differenze ci sono rispetto ai brani del piano solo?
"Con un soffio di Vento", sicuramente un lavoro impegnativo, è un'opera da camera di cui ho realizzato sia libretto che musica. Si tratta di una storia intensa, sofferta, il cui tema è l'assenza dell'uomo e la percezione della presenza nonostante l'apparente morte. Che si tratti poi di morte fisica o mentale, intellettuale, questo ovviamente non è espresso palesemente all'interno dell'opera. E' stata una mia prima dichiarazione di vita, reazione alle assenze vissute, e quindi di trasformazione del mio passato e del mio vissuto. Vi ho espresso la mia visione di luce e di buio, ma con la volontà di dare una spinta propulsiva, diciamo un'accelerazione alla mia esistenza. 
Questi brani per pianoforte invece, dal punto di vista della mia storia personale, rappresentano me dopo questa "dichiarazione" di vita. Quindi attraverso questi brani, peraltro anticipazione di un album di più lunga durata, già in preparazione, dichiaro al mondo di essere ufficialmente in viaggio (e sono solo all'inizio)!
Cosa ascolta di solito Valentina Casesa? 
Diciamo che non ho il famoso "cantante preferito", non sono appassionata di musica “da classifica”, ma amo ascoltare un po' di tutto. Adoro ascoltare soprattutto la musica dei miei amici compositori, le musiche di oggi, le colonne sonore dei film, sia nel loro contesto che fuori, le commistioni sonore di ensemble strumentali poco comuni, l'utilizzo delle voci anche come timbri strumentali.
Mi appassiona ogni musica che sia in grado di trasmettere vera energia ed odio tutto ciò che risulta essere profondamente "costruito" e che non dia all'uomo-ascoltatore un'immagine vera dell'uomo-artista. 
Quali sono i tuoi artisti prediletti, quelli con cui si cresce e ci si confronta?
Adoro Schumann, Sting, Ligeti, Bach, Britten, Takemitsu, Sakamoto... Volutamente citati così, senza una classifica e senza un prima e un dopo. In realtà preferisco anzitutto confrontarmi con i miei amici compositori e musicisti, quelli con cui ho vissuto gli anni di studio in Conservatorio o semplicemente coloro che ho avuto modo di incontrare nel corso della mia vita. Ho per esempio un bel rapporto, di amicizia e di profonda stima artistica, con la compositrice Barbara Rettagliati, mia prima insegnante di composizione, spesso parliamo di scelte compositive, d'orchestrazione. Anche con Mirko e Giorgio, due terzi del Trio Arté, coi quali ho un rapporto decennale, per cui ci ritroviamo costantemente a parlare, durante le prove del Trio, di aspetti compositivi dei brani oggetto di studio, e delle mie composizioni; per la scrittura degli archi è bello averli vicini, anche per un parere nelle prime fasi sperimentali di un brano.
Quando viene fuori un lavoro nuovo c'è anche l'aspetto più simpatico, negli scambi tra colleghi ed amici, di frasi del tipo: "Sono in ritardo sulla consegna del brano... Ma ho già detto che mi mancano solo le ultime battute!". E' in quel preciso momento, negli scambi tra colleghi, che comprendi che scrivere musica è decisamente una passione, e non può essere solo un lavoro realizzato a tavolino. E spesso le scadenze delle consegne non aiutano, ma alla fine, tra mestiere e rapporti, quasi magicamente, si riesce sempre a far tutto. 
La prossima uscita Almendra Music - prevista per il 17 gennaio 2017 - riguarda Marco Betta: quanto è stata importante questa figura per il tuo percorso di compositrice?
Tanto, ma non solo perché Marco è stato colui che mi ha accompagnato nel percorso di formazione fino al conseguimento del biennio di composizione, ma anche sotto il profilo della comprensione di ciò che sono artisticamente, il mio Maestro. Credo che quest'aspetto non sia scontato, e oggi che a mia volta insegno posso dirlo con certezza. Molti docenti mirano esclusivamente a fornire un bagaglio, sia pure importante, attraverso l'insegnamento delle materie; davvero pochi sono quelli che mirano alla crescita dell'individuo e della sua identità, alla conoscenza delle potenzialità degli allievi. Marco appartiene a questa seconda categoria di docenti, oltre ad essere un fantastico compositore  (mi sembra quasi superfluo e riduttivo ricordare le sue abilità compositive).
Dopo il percorso in conservatorio, ciò che rimane è infatti un rapporto basato sul rispetto e sulla stima reciproca tra colleghi, ed una bellissima amicizia di cui sono proprio felice. 
Foto di Alessandro Ingoglia
Biografia

Valentina Casesa, compositrice e pianista, è autrice di musica strumentale e d'opera, musica per le immagini e per la danza. Le sue composizioni sono narrazioni in continua evoluzione, senza certezza di sviluppo e fine, moti continui che avvolgono in calmi paesaggi o sorprendono con scarti improvvisi, e coinvolgono ascoltatori da qualsiasi background sollecitando emozioni e immagini profonde, complice anche una ricerca del colore strumentale sempre ben ponderata e spesso sorprendente.

Valentina ha incontrato il pianoforte all'età di sei anni e si è diplomata con lode in pianoforte, composizione e direzione di coronel Conservatorio della sua città, Palermo. Figure importanti per la sua formazione sono stati Charles Rosen, Ennio Pastorino e Jaquin Achucarro per il perfezionamento pianistico, Dario De Rosa e Renato Zanettovich del Trio di Trieste per la musica da camera, Barbara Rettagliati e Marco Betta per la composizione.
La fioritura del suo linguaggio è avvenuta nella dialettica tra la costante pratica al pianoforte della musica classica e romantica, specialmente col Trio Arté, e la fascinazione per l'approccio al suono di autori orientali come Toru Takemitsu e Ryuichi Sakamoto, assumendo anche spunti dalle idee di spazialità musicale di Gyorgy Ligeti.

Oltre al riconoscimento da parte del pubblico più variegato, la musica di Valentina è stata di recente apprezzata anche da Sofia Gubaidulina, ascoltatrice partecipe in prova e in sala alla prima realizzazione di “Perceptions”(2015), per ensemble di percussioni, composta in onore della grande compositrice per il Festival Nuove Musiche del Teatro Massimo di Palermo. La decennale collaborazione col Trio Arté, di cui è cofondatrice, ha portato Valentina sui palchi dei festival e stagioni concertistiche di area classica in Italia e all'estero, spesso condividendo il palco con grandi solisti, tra i quali Gilda Buttà, Karl Alfred Rutz, Riccardo Ghiani, Claudio Marinone.

Nel 2013 Valentina debutta anche come autrice di teatro musicale, con l'opera da camera “Con un soffio di Vento”, su soggetto e libretto suoi, la cui prima ha avuto luogo alle Orestiadi di Gibellina. Dello stesso anno è anche “Aspettando Violetta”, per orchestra, soprano e voce pop, realizzata in Piazza Maggiore a Bologna in memoria delle vittime della strage del 2 Agosto 1980, e trasmessa in broadcasting e webcasting internazionale da Rai TV. Nel maggio 2016 la musica da camera di Valentina varca i confini italiani, con “Fìmmina”, per violino, violoncello e pianoforte, dedicata al Mediterranea Trio (Gran Bretagna) e realizzata dallo stesso a Londra come evento ufficiale al British Museum in occasione della mostra sulla Sicilia che ha inaugurato la nuova direzione del museo britannico. Pochi mesi dopo Valentina è compositrice e pianista, in dialogo con temi wagneriani tra scrittura e improvvisazione, in "Saracina", realizzazione scenica dell''omonima opera non musicata di Richard Wagner, in scena al Festival Pergolesi Spontini a Jesi e ancora al Teatro Massimo di Palermo.

Valentina chiude il 2016 con una nuova apertura, “Orior”,debutto discografico da pianista-compositrice, prodotto e pubblicato da Almendra Musicin anticipazione dei lavori in corso per il primo LP, già programmato per la pubblicazione nel 2017.


ORIOR: annotazioni di Valentina Casesa.

Se qualcuno pensa che io abbia deciso di realizzare un disco, si sbaglia.
Tecnicamente ho solo iniziato ad unire dei punti, situati in varie parti del globo terrestre, per cercarne come un'essenza comune. Non è facile viaggiare costantemente, prendere aerei, fare bagagli, magari hai anche lavoro, casa, famiglia, devi vivere in qualche modo. Ma nulla ti vieta di viaggiare resistendo, anche ad occhi aperti, sentire gli odori dei luoghi in cui sei, fotografarne i colori.

I brani registrati hanno età differenti, momenti ed episodi diversi pronti a definirsi e ridefinirsi l'uno con l'altro. Tutti però, infine, sono stati "cercati" in studio di registrazione, nota per nota, oltre la scrittura; mi piace sentire il suono nascere, svilupparsi e cambiare identità, oltre la morte acustica del suono stesso… Sentire l'ultimo suono, gli armonici che vengono sopiti dallo smorzo sulle corde per poi rinascere in altri suoni e così fino alla fine del racconto. Ogni brano è una creatura viva.

Vi sono volte in cui la scrittura diventa una necessità, ed appare complicato scrivere
perché sai che vorrà dire trasformare tutte le emozioni, i pensieri e le idee in note, vorrà dire a volte anche vomitare tutto il dolore che hai dentro per poterlo trasformare in qualcosa di bello, di diverso. A volte invece basta solo sentire un odore, incontrare uno sguardo e sei subito altrove, come nel caso di Sunrise, che percorre la sua strada tra un giardino zen e lo scorrere dell'acqua che poi diventa fiume e poi ancora cascata di suono; invece Untitled #1è nato letteralmente, così come lo si sente nel disco, in una serata piovosa, uno di quelle in cui ti viene voglia di sorseggiare una tisana o un bourbon, (personalmente mi piace pensare che la mia tisana sia come un buon bourbon) e poi metterti al piano e buttare giù le dita cercando i suoni capaci di portarti nei paesi del nord del continente, con un'armonia tendente dal giallo fino al caldo arancione, e sentirti avvolta dal suono, da una coperta, e da un buon vecchio bourbon.

La scrittura per me è così, grossomodo, ora però sarebbe giusto se io raccontassi una storia per ogni mia composizione, o meglio: in realtà io racconto una storia, la mia, ma chiunque ascolti deve poter trovare la propria e poterla trasformare a piacimento, cercando dentro di sé lo stesso suono, la stessa vita, la stessa essenza.

Buon viaggio a tutti.

Valentina Casesa – Palermo, 20 novembre 2016




Orior: una conversazione con Valentina Casesa.




Valentina Casesa - piano
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label & publishing: Almendra Music [ almendramusic.bandcamp.com ]
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credits
released December 27, 2016

all music by Valentina Casesa

produced by Gianluca Cangemi & Luca Rinaudo
co-executive producer: Danilo Romancino

recorded live-in-studio on October 22-23, 2016 at Zeit Studio, Palermo (Italy) by Luca Rinaudo and Gianluca Cangemi
mixed by Luca Rinaudo and Giovanni Di Giandomenico at Zeit Studio, Palermo (Italy) and at Marzahn Sessantunodue, Berlin (Germany)

mastered by Luca Rinaudo at Zeit Studio, Palermo (Italy)

art direction and design by Antonio Cusimano [ 3112htm.com ]








Abbuffate natalizie, fino a 3 chili in più: i 10 consigli per riprendersi

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Che si mangi in casa o si scelgano i ristoranti, ciò che accumuna a Natale gli italiani sono gli eccessi a tavola. Tant’è che per gli esperti il rischio è che alla fine delle festività si possa pesare fino a 3 chili in più. Ad influire è soprattutto la cattiva abitudine di mangiucchiare durante l’intero arco della giornata (66%). Senza considerare che a Natale sembra che la maggior parte degli italiani trascuri ogni principio di sana alimentazione e corretta idratazione (42%). E dagli esperti arriva il decalogo per “limitare i danni” e liberarsi dai chili accumulati durante le feste. 

È quanto emerge da uno studio di In a Bottle (www.inabottle.it) condotto da attraverso metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 50 portali, forum e community di esperti nutrizionisti, dietologi e medici generici.

Per il 74% degli esperti quell’ago della bilancia che spessissimo dopo i festeggiamenti del Natale e del Capodanno si impenna indica un reale aumento di peso.  In ogni caso, basandosi sulla loro esperienza, gli esperti stimano che durante le festivita’ si ingrassi in media di 2 kg (24%), per arrivare ai 3-4 kg (32%). Ma non e’ difficile che dopo il periodo che va da inizio dicembre e meta’ gennaio si arrivi a pesare anche 5 kg in piu’ (18%). Solo una minoranza, secondo il 22%, riesce a limitare i danni, arrivando a pesare 1 kg in piu’ rispetto all’ultimo controllo peso pre-festivo. 

I colpevoli di questo levitare della bilancia? Una serie di errori e cattivi comportamenti a cui sembra che gli italiani proprio non sappiano rinunciare. La maggior parte (78%), ritiene che il vero danno sia dato proprio dalla continuita’ nell’assunzione di calorie in eccesso, ovvero dall’abitudine di “anticipare” le abbuffate natalizie e di continuarle anche nei giorni che non rappresentano nessuna ricorrenza. E in cima alla lunga lista di errori c’e’ la cattiva abitudine di mangiare cibi molto calorici durante l’intero arco della giornata (66%), spiluccando in continuazione. Moltissimi, poi, trascurano ogni regola di sana alimentazione e idratazione (42%). A questo si aggiunge un abuso nel consumo di bevande alcoliche (35%), che oltre a non essere “sano”, e’ iper-calorico. Allo stesso modo alla mancanza di ogni forma di abbinamento corretto tra i diversi cibi (23%), secondo gli esperti sono molto minori le occasioni per “bruciare” le calorie che vengono immagazzinate, rispetto a quanto avviene di solito (45%).

Quali sono i motivi per cui si eccede? Esistono un mix di cause, a partire dal fatto che il mangiare viene utilizzato per combattere la noia (55%), legata a una over dose di tempo libero a cui non si e’ piu’ abituati. Ad aiutare, in senso negativo, anche le lunghe ore passate davanti al piccolo schermo (53%), si tratta di un mangiare distratto, che senza accorgersene sommerge l’organismo di calorie. Fattori a cui si aggiunge la voglia di lasciarsi andare dopo lo stress accumulato durante l’anno (38%), per molti, infatti, il mangiare diventa una valvola di sfogo. Non aiutano, poi, soprattutto per il controllo dell’assunzione dell’alcool e di stuzzichini, le visite ad amici e parenti (34%). Per il 59% sarebbe stato pero’ sbagliato non lasciarsi un po’ andare. Solo il 12%, piu’ radicale, e’ infatti convinto che con il moderno stile di vita non sarebbe necessario eccedere con le calorie e che anche a Natale bisognerebbe rinunciare a strappi eno-gastronomici. 

Quali allora i trucchi per ritrovare il benessere psicofisico? Il 65% si dice assolutamente contrario a lanciarsi in una rigida dieta o rinunciare del tutto a festeggiare la ricorrenza. Importante, poi, per il post-festivita’ evitare una “dieta da fame”, nella speranza di perdere in pochi giorni i chili di troppo accumulati. Si darebbe uno shock inutile all’organismo e si rischierebbe di perdere gli effetti positivi sul benessere psicologico associati alla trasgressione. Molto meglio tornare per gradi ad una corretta alimentazione e idratazione (38%) e reintrodurre nel proprio organismo tutti quegli elementi, come frutta, verdura e acqua che durante le abbuffate natalizie vengono un po’ trascurati. Addirittura secondo il 26% dovrebbero essere applicate alcune “abitudini” assunte durante le festivita’, ovvero fare almeno tre pasti al giorno, cosa di cui durante il periodo lavorativo spesso ci si dimentica.   

Il decalogo “smaltipanettone”


1. Osserva una dieta varia e equilibrata: variare l’alimentazione e’ importante per non far mancare all’organismo i principali nutrienti.
2. Non sottovalutare i rischi di un’alimentazione iper-calorica: un apporto di calorie superiore all’effettivo fabbisogno contribuisce all’aumento di peso, affaticando l’organismo.
3. Limita i dolci: se durante le feste si e’ esagerato, l’importante e’ limitarne il consumo nei giorni seguenti. 
4. Evita il consumo di bevande alcoliche: e’ consigliabile limitare o evitare di assumere alcolici, dal momento che l’apporto calorico ad essi associato non e’ affatto trascurabile.
5. Pratica attivita’ fisica: una corretta alimentazione accompagnata da una sana attivita’ fisica e’ il metodo migliore per tornare in forma all’indomani delle feste natalizie.
6. Mangia frutta e verdura: ricordare di assumere i giusti quantitativi di frutta e verdura, fondamentali per un corretto apporto di fibre, vitamine e sali minerali, e’ fondamentale specialmente quando si e’ osservata una dieta poco bilanciata.
7. Scegli l’acqua: assumerla puo’ aiutare a eliminare i liquidi in eccesso trattenuti dal nostro organismo e ad opporsi alla voglia di mangiare ancora grazie alla capacita’ di dilatare lo stomaco e favorire il senso di sazieta’.
8. Evita di assaggiare i cibi lontano dai pasti: limitarsi a mangiare durante i pasti principali, aiuta a tenere sotto controllo le quantita’ di cibo ingerite.
9. Riduci i grassi: moderare la quantita’ di grassi e oli utilizzati per condire e preferire metodi di cottura leggeri e salutari, sono buone norme che e’ consigliabile osservare non solo per tornare in forma dopo le feste, ma anche durante tutto l’anno.
10. Non saltare i pasti, il benessere psicofisico parte da un’alimentazione e da pasti regolari.

A.M.I., in vendita la compilation di ALL MUSIC ITALIA i cui ricavati andranno alle vittime del terremoto di Amatrice

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Uscita in tutti gli store di musica digitale il 27 dicembre A.M.I. - Rarità di Artisti per Amatrice una compilation nata da un’idea di Massimiliano Longo, Direttore di All Music Italia, e realizzata con il supporto di Believe Digital Italia che raccoglierà al suo interno 14 brani esclusivi.

Dieci delle tracce della tracklist saranno composte da canzoni inedite, versioni acustiche e rarità mai uscite prima d’ora donate al progetto da diversi artisti italiani tra cui Syria e Gerardina trovato (che hanno interpretato delle cover di Rettore e Vasco Rossi), Virginio che ha realizzato un’intensa versione di Royal di Lorde, Romina Falconi con un brano mai uscito prima in vendita, e le ragazze de L’Amore Merita che hanno realizzato un versione acustica ad hoc del brano già disco d’oro appositamente per la compilation.

Nello spirito di attenzione a tutti i professionisti della musica che da sempre contraddistingue All Music Italia saranno presenti anche tre artisti emergenti scelti tra quelli che premiati dal sito nel corso di importanti Festival quali il Festival di Ghedi, il Limatola Festival e Il Festival estivo.
Tra le tracce sarà presente anche un noto autore, Andrea Amati, a cui è stato chiesto di reinterpretare un suo brano noto portato al successo da un altro artista.

Grazie alla partnership con Believe Digital Italia tutti i ricavi dalla vendita della compilation e delle singole tracce saranno interamente devoluti per le vittime del terremoto di Amatrice. Believe infatti ha accettato di rinunciare ad ogni commissione sulle vendite (fatta esclusione per le quote riservate agli store digitali).

All Music Italia per garantire una maggiore efficenza e trasparenza all’operazione documenterà periodicamente l’andamento delle vendite attraverso i proprio canali social. 
Il ricavato verrà versato sotto forma di bonifico alla campagna solidale di successo già lanciata da IL FATTO QUOTIDIANO - Fatto per Amatrice.

Di seguito la tracklist:

1.     L’Amore resta - Romina Falconi
2.     L’Amore merita (Acoustic version) - Simonetta/Greta/Roberta/Verdiana
3.     C’è chi dice no - Gerardina Trovato
4.     Sono qui - Nicola Franca
5.     Io ho te (Acoustic version) - Syria
6.     Tutto quello che ricordo - Sara Galimberti
7.     Mentre fuori piove (Acoustic version) - Traccia 24
8.     Royals - Virginio
9.     Notte di febbraio - Andrea Amati
10.   Non voltarti più (Acoustic version) - Davide Papasidero
11.   Il Mondo alla rovescia - Roberto Pezzini
12.   Event Though - Matteo Faustini
13.   Fever/I Will Survive - Palla e Chiatta
14.   N.E.G.R.A. feat Paolo Del Grande (Kuerty Uyop Deep Remix) - Cecile

fonte: www.allmusicitalia.it
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