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Teatro Roma dal 28 dicembre 2016 al 15 gennaio 2017 la commedia "Rosso Giungla"

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“Non guardate alle vostre spalle, il futuro è davanti a voi”.  E’ questo lo slogan del programma “Abbandonati” che si svolge all’interno del teatro trasformato, per il pubblico in sala, in un fremente studio televisivo, dove la regista Vanessa Gasbarri vuole gli spettatori protagonisti insieme agli attori. 

“Rosso Giungla”– in scena al Teatro Roma dal 28 dicembre 2016 al 15 gennaio 2017 - è una commedia dolce e amara in cui gli autori Cinzia Berni e Guido Polito mettono a confronto due donne diversissime che si ritrovano a fare da specchio l’ una all’ altra, sviscerando i loro drammi veri o presunti, durante una diretta televisiva nella quale l’ unica cosa che conta è far crescere l’ audience.
La conduttrice Simona Sarno (Guenda Goria), amante dell’astrologia e degli amori impossibili, sta per intervistare un’ospite stravagante, la Signora Anna (Gabriella Silvestri).
Oroscopi, passioni, ambizioni personali, tradimenti e vanità muovono i personaggi in scena: il sornione direttore di rete (Jonis Bascir), la tagliente e pragmatica autrice (Federica Quaglieri), il regista sognatore (Alessandro Salvatori) e l’avvenente truccatrice (Clio Evans).
Manca circa un’ora alla diretta di “Abbandonati” ed una serie di imprevisti gettano il seme di esilaranti equivoci e continui colpi di scena in cui si trovano coinvolti anche il vulcanico assistente di redazione (Enzo Casertano) e la sua poetica fidanzata (Alessandra Merico).

E se tutto fosse scritto nelle stelle? Lo chiederemo in diretta a Simon & the Stars !

Teatro Roma
28 Dicembre 2016| 15 Gennaio 2017

Pragma srl 
Presenta
            Gabriella Silvestri                       Guenda Goria
    ROSSO  GIUNGLA


una commedia brillante
di Cinzia Berni e Guido Polito
con
Jonis Bascir
Enzo Casertano
Clio Evans
Alessandra Merico
Federica Quaglieri
Alessandro Salvatori

regia Vanessa Gasbarri
scene Katia Titolo, costumi Marco Maria Della Vecchia e Maura Casaburi,
musiche Jonis Bascir, luci Corrado Rea, aiuto regia Vita Rosati e Barbara Giuliani, 
capo elettricista Fabrizio Mazzonetto, capo macchinista Francesco Costa, 
direzione organizzativa Angela De Ruvo, direzione generale Mario Minopoli, 
TEATRO ROMA 
28 Dicembre 2016 - 15 Gennaio 2017
Via Umbertide 3 (p.zza S. Maria Ausiliatrice), 00181 Roma
Per informazioni: telefono 06 7850626 - fax 06 7853169 - mail info@ilteatroroma.it
Info e prenotazioni: lunedì dalle 10 alle 15, dal martedì al sabato dalle 10 alle 20, domenica e festivi dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 20
Parcheggio Custodito: via Umbertide 27 (apertura parcheggio ore 20.00)
Costo biglietti: intero € 22 (comprensivo di € 1,00 di prevendita), riduzioni per Cral, Centri Anziani e Associazioni Convenzionate
Orario spettacoli: dal martedì al venerdì ore 21 (tranne giovedì 05/01 ore 19), sabato ore 17 ed ore 21, domenica ore 17.30, lunedì riposo
Speciale Capodanno: sabato 31/12 ore 22:45
Costo biglietti: intero € 50, ridotto under 18 € 30 - a mezzanotte brindisi con panettone e spumante!

Opera di Anversa, "Il flauto magico" diventa arma e strumento di tortura, la Regina della notte muore fulminata. La recensione di Fattitaliani

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Continua a stupire e a dividere il pubblico la versione del Flauto Magico di Mozart del regista David Hermann riproposta all'Opera di Anversa: qui resterà in scena fino al 31 dicembre per poi trasferirsi a Gent dall'11 al 21 gennaio 2017. 
Vale davvero la pena assistere alla rappresentazione: è il perfetto esempio di come un classico possa risultare sempre moderno ed essere "rinnovato".
Ma partiamo dall'inizio: chi già conosce la trama dell'opera nell'ouverture ne può già ritrovare le varie fasi emozionali: speranze e delusioni, attrazione e repulsione, impeto e dolcezza, inganno e ingenuità.
È una continua alternanza di poli opposti, di comportamenti estremi che trovano il loro apice soprattutto in due personaggi che escono dagli schemi soliti con cui li vediamo messi in scena.
Papageno e Pamina
© Annemie Augustijns
Da una parte, ritroviamo un Papageno che non ha bisogno di piume per poter sembrare un po' primitivo: l'aspetto e i movimenti un po' scimmieschi ne hanno fatto una sorta di selvaggio che sembra essere inadeguato nel rapportarsi con il prossimo e con lo spazio (brillante Josef Wagner).
Pamina, Papageno e Sarastro
© Annemie Augustijns
Dall'altra, per prestanza, voce e cambiamento di registro rispetto al tradizionale personaggio mozartiano, c'è Sarastro (l'ottimo Ante Jercunica): è vero che alla fine assiste al trionfo dell'amore fra Tamino (Kenneth Tarver) e Pamina (Lore Binon) ma li fa passare attraverso prove che si allontanano parecchio dal noto percorso di iniziazione. 
Ante Jerkunica (Sarastro) & Stephan Adriaens (Priester/Geharnischte)
© Annemie Augustijns
Papagena
© Annemie Augustijns
Lui, assieme a Papageno (che nello stesso luogo di prigionia trova la sua Papagena interpretata da Morgane Heyse), viene sottoposto a un vero e proprio interrogatorio con tanto di incapucciamento e luce puntata addosso; lei, oltre a difendersi da Monostato (Michael J. Scott), deve pure tenere lontano le mani e la lascivia dello stesso Sarastro (foto sotto). 
Sarastro e Pamina
© Annemie Augustijns
Come se non bastasse, entrambi sono costretti a "giocare" alla roulette russa con il flauto che è adesso una pistola, un'arma, uno strumento di tortura che alla fine uccide uno dei due soldati che tengono imprigionati i nostri eroi e Sarastro, colpito a morte da Tamino. 
Le tre Dame con Tamino e Papageno
© Annemie Augustijns
E poi c'è lei, un'esuberante e potente Regina della notte (il soprano Hulkar Sabirova) che appare all'interno di una doccia e qui vi muore fulminata a causa di un - ripetiamo - perfido Sarastro: una scena potentissima, "folgorante"... che sostituisce il consueto inabissamento causato da un terremoto e che uccide sia Monostato che le tre dame della regina (le bravissime Hanne Roos, Tineke Van Ingelgem e Raehann Bryce-Davis).
La regina della notte con Pamina e Monostato
© Annemie Augustijns
Da citare inoltre il M° Jan Schweiger e le tre ragazze soliste che hanno magnificamente dato voce ai tre fanciulli/genietti (qui una specie di pupazzi-castoro) che accompagnano Tamino e Papageno. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
Tamino, Papageno e i tre genietti
© Annemie Augustijns


SKY Atlantic, "Quarry - Pagato per uccidere", dal 19 dicembre la nuova serie crime drama

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È in arrivo su Sky Atlantic “QUARRY - Pagato per uccidere”, la nuova serie crime drama firmata Cinemax/HBO ispirata all’omonimo romanzo di Max Allan Collins e con protagonista Logan Marshall-Green nei panni di Quarry-Mac Conway. La serie sarà trasmessa in prima tv assoluta su Sky Atlantic HD da domani 19 dicembre, ogni lunedì dalle 21.15 (disponibile anche su Sky On Demand, Sky Go e in streaming su NOW TV, la internet tv di Sky).

Ambientata a Memphis nei primi anni ’70, Quarry – Pagato per uccidere racconta la storia di Mac Conway, un marine di ritorno a casa, insieme al suo compagno d’armi Arthur Solomon (interpretato da Jamie Hector), dal Vietnam che viene accolto con ostilità e rifiuto dai concittadini, perché ritenuto colpevole di aver compiuto un massacro durante la guerra. Seppur scagionati da ogni accusa,  nessuno dei due riesce così a trovare un lavoro decente.
E mentre la relazione di Mac con la moglie Joni (Jodi Balfour) diviene sempre più problematica, lui e Arthur vengono tentati da un’offerta vantaggiosa del Broker (Peter Mullan), un oscuro criminale coinvolto in una rete di omicidi e corruzione che si estende per tutta la lunghezza del fiume Mississippi. All’inizio Mac si rifiuta di offrire i propri servizi al Broker, ma dopo che Arthur rinuncia ai suoi principi in cambio di un facile guadagno, anche lui si ritrova alla fine “arruolato” nella squadra del Broker, prendendo il nome in codice di Quarry. Da qui una serie di eventi che avranno conseguenze disastrose per sé stesso e per Joni.
Quarry prova a raccontare la vita dopo la guerra, quando il conflitto, più che fuori, resta dentro, quando il tormento non dà tregua. Oggi questa triste condizione verrebbe definita come disturbo da stress post-traumatico, ma nei primi Anni ’70 questa patologia, sebbene fosse già molto diffusa, non era stata ancora riconosciuta e studiata.
La serie è ispirata all’omonimo romanzo di Max Allan Collins, uno dei più noti e prolifici autori americani di gialli e thriller, maestro del pulp, che ha scritto racconti, romanzi, adattamenti di film, fumetti e sceneggiature per il cinema e la televisione. Dal suo Road to perdition è stato tratto il celebre film “Era mio padre” (2002) di Sam Mendes, con Tom Hanks e Paul Newman.
Tra i creatori della serie tv ci sono Graham Gordy e Michael D. Fuller (già creatori di Rectify), che compaiono anche come produttori esecutivi insieme al regista Greg Yaitanes (Banshee e Dr. House), e a Steve Golin (True Detective e The Revenant), Matt DeRoss, David Kanter, lo stesso Max Allan Collins e Ken Levin.

CIELO, LUNEDÌ IL 19 DICEMBRE "UN NATALE PER 4" CON MARELLA, BORGHESE, MASSARI E VANZAN

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Arriva su Cielo (DTT 26, Sky 126 e TivùSat 19) lunedì 19 dicembre alle 21.15 un appuntamento speciale tutto dedicato al Natale.

L’icona di stile Paola Marella, lo chef Alessandro Borghese, il Maestro Pasticciere Iginio Massari e il campione di flair bartender Bruno Vanzan, infatti, sono i protagonisti di UN NATALE PER 4: una sfidad’eccezione tra i quattro vip per realizzare la festa di Natale perfetta. Ognuno dovrà dimostrare talento, non solo nella propria disciplina, ma in tutte e 4 le diverse categorie: location, drink, dolci food. Ci sarà anche una categoria segreta: la magia del Natale. Il vincitore dello speciale potrà donare un assegno in beneficenza.
In qualità di inediti e speciali “concorrenti” Paola, Alessandro, Iginio e Bruno saranno ospiti a turno uno a casa dell’altro per una cena completa, dall’antipasto al dolce. Si comincia con un’attenta perlustrazione della casa e, a guidare il gruppo, troviamo Paola Marella che commenta le scelte sugli addobbi e la cura dell’atmosfera natalizia. Si prosegue con un “aperitivo di benvenuto” e, a questo punto, la parola passa a Bruno Vanzan che giudica i cocktail e gli stuzzichini. Arriva l’ora di cena e l’originale quartetto si siede a tavola: a questo punto è Chef Borghese a commentare e giudicare il menu preparato dal padrone di casa. Mentre al Maestro Iginio Massari non resta che svelare il suo segreto per un Natale perfetto.  
Al termine di ciascuna cena arriva anche il momento del voto parziale. Ultimo in ordine cronologico ad offrire il pasto serale ai suoi “avversari” è Chef Borghese che, alla fine, raggruppa tutti nel suo salotto, addobbato per le Feste sotto, per rivelare il risultato finale. Il verdetto oltre a sommare i voti raccolti nelle 4 categorie, tiene conto anche de “La magia del Natale” ovvero l’atmosfera che è stata creata durante la serata.
Oltra alla sfida vera e propria, i quattro protagonisti del Natale su Cielo regaleranno ai telespettatori dei brevi tutorial: dal Maestro Iginio Massari con “Il mio segreto per un Natale perfetto”, dove mostra quali dolci non possono mancare sulla tavola delle Feste, a Paola Marella con “Mise en place tavola di Natale” e “Christmas Home make over”, passando per Bruno Vanzan con “Scelte dei vini dall’aperitivo al dolce” e “Preparazione Cocktail di Natale” fino a Chef Borghese con “La pasta fatta in casa” e “Lo storico baccalà coi ceci”.
Il format – prodotto da DRY – andrà in onda su Cielo (DTT 26, Sky 126 e TivùSat 19) lunedì 19 dicembre alle 21.15.

Maximilian Nisi, attore di talento allievo di Giorgio Strehler, ci racconta l'Arte Recitativa. L'intervista di Fattitaliani

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Maximilian Nisi si diploma nel 1993 alla Scuola del Teatro d’Europa diretta da Giorgio Strehler. Nel 1995 segue il Corso di Perfezionamento per Attori, presso il Teatro di Roma, diretto da Luca Ronconi in collaborazione con Peter Stein, Luigi Squarzina, Piero Maccarinelli, Federico Tiezzi e Franco Quadri. Studia inoltre con Marcel Marceau, Lindsay Kemp, Carolyn Carlson e Micha Van Hoecke.
In campo teatrale è diretto, tra gli altri, da Strehler, Ronconi, Vassil’ev, Savary, Sequi, Scaparro, Terzopoulos, Calenda, Zanussi, Bernardi, Mauri, Lavia, Menegatti, Tchkeidze, Marini, Pagliaro, Lamanna, Znaniecki, Marinuzzi, Ricordi, Sepe, Pizzech. Nel giugno 1995 gli viene assegnato il “Lauro Olimpico” dall’Accademia Olimpica di Vicenza, e nel novembre 1999 il premio “Lorenzo il Magnifico” dall’Accademia Internazionale Medicea di Firenze. In campo cine-televisivo è stato diretto, tra gli altri, da Magni, Negrin, Brandauer, Bibliowicz, Maselli, Spano, De Sisti, Argento, Greco, De Luigi, Zaccaro, Chiesa, Ponzi, Molteni, Migliardi, Sciacca, Riva, Pingitore.
Attore e regista di formazione strehleriana e ronconiana, Maximilian Nisi da anni insegna interpretazione presso Accademie e Scuole di Recitazione riconosciute a livello nazionale. Ha collaborato con la Regione Lazio, e regolarmente tiene work-shop in diverse città italiane.
La sua esperienza come insegnante comincia nel 2010. Ha impartito lezioni di interpretazione presso “Artés”, la Scuola di Recitazione diretta da Enrico Brignano a Pomezia. È stato docente presso la Scuola di Teatro del San Leone Magno diretta da Maria Letizia Gorga a Roma. Ha insegnato a Borgio Verezzi / Savona presso la Scuola di Teatro del Barone Rampante e per diverso tempo a Vicenza presso lo Spazio Bixio per Theama Teatro. Attualmente è insegnante di interpretazione all'Action Academy di Roma, diretta da Maria Grazia Cucinotta e da Nando Moscariello. Collabora spesso come docente per la Regione Lazio. Ultima esperienza nel 2014/15 per LazioInScena. Numerosissimi sono stati in questi anni i seminari, i workshop, i laboratori studio e di approfondimento da lui tenuti in diverse città italiane.

Maximilian, benvenuto, Ti ringraziamo moltissimo per essere qui con me e per aver accettato il mio invito. Tu sei un'Artista, un Attore, che come abbiamo accennato nella presentazione dell'intervista, ha studiato tantissimo e ha fatto una grande ed interessante esperienza artistica e professionale, che ti ha reso un attore di grande cultura esperienziale e formativa, che chiaramente mi racconterai nei dettagli in questa chiacchierata-intervista.
Quella che faremo oggi, Maximilian, sarà più una bella conversazione che una classica intervista con domande spesso superficiali e scontate. Detto questo, la prima domanda che ti pongo è: cosa diresti di te come Uomo, prima che come Artista, ai nostri lettori?
Oggi mi ritengo una persona semplice. Ho lavorato molto per esserlo e mai traguardo fu da me tanto agognato. Francesco d' Assisi diceva che «la semplicità è cosa difficile», devo dire che aveva ragione. La semplicità è il punto di partenza di ognuno di noi - difatti nasciamo senza complicazioni e contraddizioni - e per alcuni, così è per me, rappresenta un punto di arrivo, una meta.
Con gli anni ero diventato una persona piena di chiusure, di reticenze a causa dell'educazione ricevuta, delle esperienze fatte e della cultura che mi era stata impartita. Mi sono messo in discussione e ho cercato di relazionarmi in modo più corretto con le persone, curando l'empatia tra me e loro. Ho assecondato con naturalezza le mie curiosità e mi sono spinto, anche quando non avrei voluto e dovuto, a fare nuove esperienze. Mi sono nutrito di queste ultime e ancora oggi è ciò che desidero fare. Un attore è un interprete di vita. Cosa potrebbe mai raccontare di credibile, di pregno se scegliesse di vivere lontano dal mondo, sotto una campana di vetro, al di sopra degli eventi evitando ogni tipo di relazione, di situazione e di condizione? Sono sempre stato uno spirito infaticabile. La mia anima è sportiva e si è sempre presa cura delle mie passioni in modo ginnico, con esercizio costante, quotidiano. In nome di queste passioni ho sacrificato tutto, dimenticandomi a volte anche di me stesso. Ho imparato a rispettare la mia vita, i miei spazi e le mie esigenze e questo mi ha aiutato a capire che dovevo rispettare la vita, gli spazi e le esigenze degli altri.
Ho scelto un lavoro artigianale, in fondo era quello che desideravo. Non ho mai anelato al successo, non ho mai cercato la facile popolarità. È arrivata un giorno come una cometa e con la rapidità del fulmine se n'è andata. Mi ha lasciato solo con me stesso, felice di aver scelto di svolgere il mio lavoro unicamente per soddisfare le mie fantasie e per dare vita ai miei più intimi pensieri.
È una bellissima prospettiva la tua Maximilian. Hai detto delle cose molto vere e si capisce benissimo che sono frutto di vita vissuta.
Ti ricordi, Maximilian, che età avevi quando hai scoperto la tua passione per l'Arte, per la Recitazione, per il Teatro, per il Cinema?
Sono sempre stato attratto dalla bellezza di un quadro, dall'armonia di una scultura, dalla potenza di un brano musicale e dal significato di un libro di letteratura o di poesia. Ho sempre amato la danza e il teatro, sono mondi che mi hanno sempre incuriosito. Non ricordo un momento preciso in cui tutto questo sia cominciato. Ho sempre subìto il fascino dell'Arte, era naturale. Sin da piccolo il potere che esercitavano sulla mia persona tutte queste discipline, era ipnotico, totalizzante. Era la mia indole che mi spingeva a preferire una galleria d'arte o un teatro ad un campo di calcetto o a una scampagnata in montagna. Ho letto libri, guardato mostre, ascoltato musica, assistito a spettacoli. Ho divorato in modo bulimico tutto quello che potesse aiutarmi a liberare la mia immaginazione, privilegiando tutto ciò che in qualche modo mi facesse esorcizzare le storture del mondo e i miei cattivi pensieri. Ho incentivato così la mia passione per l'Arte. Ma è bene ricordare che la parola “passione” racchiude in sé non soltanto connotazioni positive.
Tu, Maximilian, sei un Uomo che ha dimostrato una determinazione e una volontà al di fuori del normale che hai utilizzato in pieno per raggiungere i tuoi obiettivi professionali ed artistici. Che ruolo pensi abbiano avuto le tue innate qualità nella tua carriera, ancora in itinere ovviamente, al di là della tua passione e del tuo talento artistico?

Quando si dice che per fare il lavoro dell'attore, per anni è necessario svolgerne anche un altro, si dice una grande verità. È fondamentale imparare a non sottovalutare la promozione di sé stessi e del proprio operato. A volte mi è sembrato che “recitare” fosse l'epilogo, l'ultimo anello di una lunga ed estenuante catena. Mi sono trovato a curare sia la parte artistica che quella gestionale e relazionale della mia “attività”. Con il tempo ho capito che la nostra azienda siamo noi, e che, scissi, come Dottor Jekyll e Mr. Hyde, siamo noi a dover diventare agenti di noi stessi. La storia racconta di grandi attrici e di grandi attori come Eleonora Duse, Sarah Bernhardt, Laurence Olivier, John Gielgud, che oltre ad essere interpreti illuminati e persone di grande cultura, erano anche capaci ed indefessi promotori di loro stessi e della loro arte.

Quello che hai appena detto, Maximilian, è una grande verità: oggi per avere successo in tutte le professioni devi essere “imprenditore di te stesso!”. Se un professionista non capisce questo dalla vita, e aspetta che arrivi “la manna dal cielo”, oppure, affida il tuo destino professionale o artistico nelle mani di millantatori o di incantatori di serperti, allora è un Artista finito in partenza, un Professionista che non avrà mai un futuro professionale o artistico!
Al di là dell'ampia presentazione che ho fatto, Maximilian, chisono stati i tuoi “Veri Maestri d'Arte”, come venivano definiti nel Rinascimento Italiano? Coloro che in sostanza ti hanno trasmesso la loro Arte e la loro Professionalità, i loro Strumenti di lavoro, le loro Tecniche artistiche e di recitazione, oltre all'amore per una professione unica ed empatica come quella di Attore?

Giorgio Strehler, è certamente il mio vero Maestro d'Arte, insuperato, unico ed immenso. Sono anni che desidero incontrare una personalità artistica così forte e compatta, così affascinante, coinvolgente e necessaria. È il mio maestro indiscusso, un genio, il poeta, l'esempio da tenere sempre presente nella mente e vivo nel cuore. Poi è arrivato Luca Ronconi, il grande intellettuale, il sagace conoscitore di testi, il professore. Figura determinante per tutto il nostro teatro. Ho goduto nel vederlo lavorare e nel sentirlo parlare. A Torino, durante i suoi due mandati come direttore artistico del Teatro Stabile, spiavo le sue prove interminabili con la curiosità violenta di un adolescente. Aveva la capacità di farmi ridere in un modo intelligente, in un modo mai scontato e sapeva strapazzarmi non solo intellettualmente ma anche emotivamente. Aveva un modo unidirezionale di comunicare e di gestire i suoi attori, è vero - il linguaggio di Strehler era certamente più variegato ed universale - ma il suo insegnamento è stato indispensabile per tutti noi.
Inoltre vorrei ricordare tra i tanti registi che mi hanno dato importanti opportunità di lavoro, Sandro Sequi, il signore del teatro. Alla sua mente fine, al suo animo elevato e nobile devo il mio primo ruolo da protagonista, Billy Budd. Sequi ha saputo coinvolgermi nel suo teatro pazientemente e mi ha condotto per sentieri che senza la sua intelligente sensibilità forse non avrei mai percorso.
Un maestro virtuale è invece Laurence Olivier. Lo adoro. Lo stimo. Lo amo. Il mio grande rammarico è quello di non averlo potuto ammirare in scena personalmente.

Hai citato dei mostri sacri dell’Arte della recitazione, del Teatro e dello Spettacolo se vogliamo. Da questo punto di vista i tuoi Maestri sono stati il meglio che la tua generazione di attori avrebbe mai potuto avere, e da questa prospettiva, come artista sei certamente stato molto fortunato.
Il mondo dell'Arte, Maximilian, della Recitazione, del Teatro, del Cinema, della TV, dello Spettacolo,è molto ambito da tutti i giovani: donne e uomini! Cosa ti senti di consigliare loro alla luce della tua esperienza? Cosa diresti di questo mondo se volessi metterli in guardia da qualcosa? E da cosa principalmente?

Direi che è un mondo anche troppo ambito. Oggi, assai spesso, le persone vogliono recitare più per il bisogno di apparire che per altro. Recitare è mettersi al servizio di qualcosa di molto più grande ed importante di noi stessi. Bisognerebbe anelare ad essere degli artigiani e non degli artisti. Necessario è lavorare duramente, fortificarsi, cercando una propria consapevolezza, studiare, informarsi. Avvezzare la propria curiosità cercando di rimanere il più possibile credibili ed autentici. Impegnarsi quotidianamente senza riserve. Il lavoro dell'attore ha bisogno di impegno, di costanza e di onesta dedizione. Anche i percorsi privilegiati, quelli che nascono da segnalazioni o da raccomandazioni per intenderci, devono essere sostenuti, mantenuti e nel tempo rinverditi. È questo un lavoro che ha bisogno di energia, di convinzione, di salute e di tanto, tanto sacrificio.
In ultimo, il mio consiglio è quello di non demordere, di non mollare mai.
Sagge parole Maximilian, è proprio così. Ed io stesso, nel mio ruolo di “intervistatore d’Arte”, mi piace definirmi così, lo sottolineo spesso agli artisti che ho intervistato, che sono centinaia!
Sai, Maximilian, io sono un appassionato di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Praticamente ho letto tutte le sue opere più di una volta. In uno dei suoi romanzi piùconosciuti e piùbelli, Memorie dal sottosuolo”, pubblicato nel 1864, Dostoevskij parla tra le righe della Teoria dell'Umiliazione. Negli anni '90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico che sostanzialmente si può sintetizzare in queste parole: “sono piùle umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono di noi!” Tu, Maximilian, nella tua carriera artistica o nella tua vita privata, quali umiliazioni hai subìto che ti hanno lasciato il segno ma che al contempo ti hanno dato la forza di andare avanti per la tua strada e di diventare quello che sei oggi, un’Artista riconosciuto per il suo talento e per la sua professionalità?
Nella mia vita mi è capitato di fare qualche brutta figura e a volte sono stato anche rimproverato. Ma in quelle circostanze non mi sono sentito umiliato, mi sono sentito umano. Credo che sbagliare sia liberatorio ed è sicuramente uno dei modi più veloci per comprendere alcune cose. Negli anni ho affrontato molte difficoltà, a volte in solitudine e a volte no, ma in un modo o nell'altro le ho sempre superate. Come attore, finora, non ho mai avuto insuccessi, ma è capitato che mi siano state negate delle scritture. Può essere umiliante non avere la possibilità di esprimersi e di esplicare qualcosa che per noi ha valore: desideriamo tutti realizzare i nostri sogni e soddisfare i nostri desideri. Mi sono sentito molto umiliato quando ho riconosciuto di non essere all'altezza di una situazione o quando comprendevo che non ero in grado, sebbene lo desiderassi, di dare ad una determinata persona quello che si aspettava da me.
Detto questo, devo dirti che non riesco ad attribuire alla parola “umiliazione” una connotazione negativa. Se consideriamo la sua etimologia si potrebbe addirittura pensare che un'umiliazione non può che far bene, da qui forse il pensiero di Dostoevskij. Il termine “umiltà” deriva dal latino, ha la stessa radice di humus - terra/terreno, quindi metaforicamente un'umiliazione subìta da un uomo in qualche modo lo farebbe “abbassare” e lo ricondurrebbe alla terra.
Come potrebbe essere negativa l'ipotesi di essere restituiti al luogo dal quale siamo stati tratti?
Ottima risposta Maximilian. Devo dire che mi piace!
Maximilian, mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero rispetto ad una bellissima frase incisa nel grande Frontale del Teatro Massimo di Palermo famoso perché costruito da due dei più grandi architetti del XIX secolo, Giovan Battista Filippo Basile e il figlio Ernesto Basile. Il Teatro Massimo di Palermo è il secondo più grande d'Europa per grandezza e capienza di spettatori e possiede una qualità acustica terza in Europa solo dopo l'Opéra Nationaldi Parigi e la Staatsoperdi Vienna. La frase incisa sul Frontale è questa: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire».
Tu, Maximilian, leggendo questa frase cosa ti viene in mente riflettendoci un momento?
Trovo che sia una frase bella, ma un po' roboante. L'arte e il teatro possono spiegare il presente, approfondire il senso e il significato della vita, ci possono aiutare a sviluppare la capacità di conoscere noi stessi; riescono a mettere in evidenza e in giusta luce il periodo storico in cui viviamo, ma non so se possono e debbano preparare l'avvenire e preconizzare il futuro. Forse l'arte in qualche modo anticipa il futuro. Essa può farlo, perché pur essendo al di là del tempo, in realtà lo comprende nella sua universalità, e se il teatro è all'insegna dell'Arte, può guardare al futuro.
Tuttavia devo dirti che non ho mai amato il moralismo applicato all'arte. L'arte forse rinnova i popoli, ma per esserci arte occorre un popolo in un certo senso già “'rinnovato”, che se pur disordinato politicamente ed eticamente, sa trovare nell'arte il senso della vita.
L'Italia dal 1300 al 1600 è stata stravolta da guerre, da invasioni, da tradimenti, ma la sua arte è stata altissima. Leonardo, Michelangelo, Ariosto, non hanno rinnovato il popolo italico, sono loro il prodotto di un popolo disordinato e vitale. Ritengo che l'arte non debba preparare il futuro. L'arte non “deve” niente, deve solo essere se stessa, ovvero estratto, concentrato di bellezza nell'oscurità della vita.
Risposta atipica, Maximilian, anche se molto personale e rispecchia il tuo modo di vedere l’Arte, questo è chiaro! Ma devo però dirti che io non sono molto d’accordo con quello che hai appena detto. Penso che l’Arte sia qualcosa che si “impara”, che si “apprende”. Il concetto di Bellezza è qualcosa di innato che portiamo dentro di noi ancestralmente, questo è anche vero. Ma cos’è l’Arte senza Cultura? Dalla mia prospettiva, dalla mia esperienza di osservatore e di appassionato d’Arte, non ci può essere Arte se alla base non c’è Cultura: le due cose sono inseparabili e aggrovigliate come un gomitolo di cashmere purissimo.Penso che in fondo l’Arte nasca dall’incontro tra un oggetto e un essere umano, tra una rappresentazione artistica e una persona colta e sensibile, e si trova proprio in mezzo a questi due “punti immaginari” che casualmente o volutamente si incontrano. Questo per dire che se nell’essere umano-osservatore non c’è la cultura per cogliere la Bellezza dell’Oggetto-Opera d’Arte, allora l’Arte non c’è perché non viene concepita, non nasce, non sboccia, non si comprende, non esiste! E come far guardare la Pietà di Michelangelo ad uno scimpanzé! Non sono molto convinto che uno scimpanzé sappia cogliere l’emozione immensa che può dare la Bellezza dell’Opera di Michelangelo! Ed è da questa prospettiva che l’Arte deve creare Cultura, e la Cultura deve alimentare l’Arte Vera.
Ma adesso passiamo ad altro Maximilian, tu sei italiano ma vivi e lavori in giro per il mondo. Questo può definirti un cittadino del mondo senza confini, senza pregiudizi e senza preconcetti che possano inibire l'espressione del tuo talento artistico. Gli “analfabeti del XXI Secolo”, come ci dicono e ci dimostrano moltissime ricerche sociologiche di diverse università di tutto il mondo, sono quelle persone portatori di “analfabetismo informatico e tecnologico” e di “analfabetismo idiomatico”. Il primo è chiaramente quello relativo alla scarsissima capacità di usare il computer con tutte le sue applicazioni e programmi; il secondo riguarda la conoscenza di una sola lingua, l'italiano nel nostro caso, in un mondo che sta sempre più diventando poliglotta. Da questo punto di vista, tu di fatto sei un Uomo colto nell'accezione moderna del XXI Secolo. Detto questo, secondo te, Maximilian, quali sono le differenze reali, più evidenti, che tu percepisci, tra l'Arte intesa nell'accezione statunitense-hollywoodiana-internazionale e l'Arte intesa nell'Occidente-Europeo?
Penso che la differenza stia soprattutto nella voglia che gli americani hanno di stupire ad ogni costo, mentre per gli europei l'arte, ogni forma d'arte, ha una cifra più intimista, più finalizzata a sviluppare la riflessione interiore.
Prendiamo come paradigma il cinema. Il cinema di Hollywood è quasi tutto basato sugli effetti speciali, viene vissuto come un evento. Gli americani hanno i mezzi economici per realizzare queste produzioni, ma la loro è anche una scelta di gusto, amano i Kolossal, i grandi film, la spettacolarizzazione.
Si pensi poi all'intimismo del cinema francese, alla valenza di ricerca e spesso di denuncia sociale del cinema inglese o anche all' introspezione psicologica di un certo cinema italiano, quello di qualità più alta, che sempre ci fa ben figurare nei festival internazionali.
Sono linguaggi, codici che non appartengono, o appartengono solo in parte, al cinema hollywoodiano, che segue itinerari diversi, e da sempre lo fa. Probabilmente, in un mercato globale, a livello di botteghino, la scelta vincente è quella americana, ma sul piano della qualità artistica, personalmente, scelgo l'accezione dell'arte che abbiamo noi europei, più maturi anche per vicende storiche che sempre si accompagnano nello sviluppo di un gusto artistico.
Maximilian, ha mai avuto la tentazione durante la tua carriera di mollare tutto e dedicarti ad un'altra attività, ad un altro tuo talento? Se sì, perché?
Ho avuto spesso questa tentazione, credo che sia naturale e legittima. Sant'Agostino diceva che «Dove non c'è contrasto non esiste fede».
Il lavoro che ho scelto è stato molte volte ingrato con me, come lo è generalmente quasi con tutti. Spesso ho desiderato riappropriarmi della mia vita, riprendermi la mia libertà e ripartire da zero con regole, aspettative e mete differenti. Recitare è un lavoro creativo che dipende da una scrittura e non può prescindere da un pubblico.
Il poeta, il musicista, lo scultore, il pittore nei loro momenti di creatività possono produrre e possono espletare ciò che sentono anche in solitudine.
Un attore questo non può farlo. Se non ha un ruolo che gli viene affidato ed un pubblico disposto ad ascoltarlo, è come se non esistesse. La sua creatività rimane imprigionata perché subordinata a terzi.
Ho dipinto per anni e sono un attore, e ho sperimentato questa sensazione sulla mia pelle. Se decidessi di smettere di recitare - cosa che non credo mai farò - potrei tornare a dedicarmi alla pittura. Trovo che dipingere sia energizzante, mi fa star bene, mi diverte e in qualche modo mi fa tornare bambino.
Se non dovessi fare più questo lavoro, cosa faresti nella tua vita professionale? Cosa ti piacerebbe fare?

Scegliere di intraprendere una strada difficile, lasciare Torino per andare a studiare a Milano, dover lavorare per vivere, privarmi della mia famiglia, dei miei affetti e di tutti i miei amici più cari non è stato facile. Frequentare una scuola impegnativa che mi ha spinto a mettermi profondamente in discussione e che ha scardinato il mio modo d'essere facendomi lavorare duramente su tutti i miei limiti, prendere un diploma, cercare selvaggiamente delle scritture, lavorare senza tregua per anni... Tutte queste cose, sommate anche ad altre, mi suggeriscono un'unica risposta a questa tua domanda: non smetterò mai di fare questo mestiere, sarebbe come buttare via trent'anni di vita, banalizzandoli. Potrei pensare di trasformarlo, come d'altra parte da qualche anno sto facendo: doppiaggio, insegnando, dirigendo, proponendo recital.

Maximilian, avrai certamente dei modelli di Artisti e di Attori o Attrici, che ami e che ammiri. Vuoi dirci chi sono e perché proprio loro?

Amo gli attori che spariscono nel loro lavoro, gli attori che amano raccontare storie e che mettono da parte il loro narcisismo per prestare il proprio corpo, la propria voce e la propria anima ai personaggi che interpretano.
Non amo gli attori ego-riferiti, quelli che mettono in scena sempre loro stessi per intenderci e che si antepongono ad un testo, cercando di primeggiare in un gruppo di lavoro, stravolgendo in modo sterile e volgare situazioni drammaturgiche il più delle volte chiare e ben definite.
Amo le personalità forti, sì, ma quelle talmente forti che non temono né il confronto né di essere subordinate a qualcosa che, a parer mio, è senz'altro più interessante e necessario di noi stessi.
Ci sono attori che reputano i personaggi delle ombre, dei fantasmi e per questo si sentono autorizzati a violentarli, a trascinarseli addosso, prevaricandoli ed infine soffocandoli. Recitano tutti i ruoli con lo stesso ritmo, non variano l'uso del corpo e della voce. Dimenticano che il lavoro dell'attore è un lavoro creativo. Loro non creano, si limitano ad interpretare sempre il medesimo ruolo, diventando così meri ripetitori di loro stessi. Li vedi all'opera un paio di volte e decidi di non seguirli più perché sai esattamente quello che faranno la volta successiva.
Come spettatore amo essere destabilizzato, stupito. Adoro Edward Norton, Julie Walters, Sean Penn, Javier Bardem, Christian Bale, Meryl Streep, Ian McKellen, il primo Giancarlo Giannini.
Come attore cerco di mettere in pratica tutto questo. A volte ci sono riuscito, altre volte purtroppo no!

Maximilian, quando hai deciso di dedicarti a questa professione per la vita, e ne hai parlato ai tuoi genitori, cosa ti hanno detto? Che età avevi? Sono stati tuoi alleati oppure, come spesso è capitato a tantissimi altri artisti, hanno cercato di dissuaderti per orientarti verso un'altra professione?

Avevo 18 anni. Mio padre mi ha ostacolato con tutto sé stesso; mia madre, invece, con tutta sé stessa mi ha stimolato ed incentivato. In quel frangente ho amato mia madre come non mai: mi aiutò a realizzare i miei sogni sebbene questo significasse che mi sarei allontanato per sempre da lei.
La chiusura di mio padre mi ha responsabilizzato e profondamente spronato; la comprensione di mia madre mi ha fatto sentire capito, amato.
Che dire? Forse fu il giusto connubio, l'esatto equilibrio, le due facce di una stessa medaglia. Comunque sia furono due posizioni opposte e necessarie, che fuse assieme mi hanno fortificato e fortemente motivato. Oggi non posso che ringraziare entrambi.
Maximilian, quali sono i lavori che ami ricordare ai nostri lettori, che hai fatto negli ultimi due/tre anni, che hanno riscosso un successo di pubblico e di critica importante? E quali sono i motivi per i quali sei legato professionalmente e affettivamente in modo particolare a questi lavori?
Se nella vita sto cercando di essere una persona il più possibile diretta e semplice, nel mio lavoro sono rimasto molto severo, sia con me stesso che con gli altri. Aspiro alla perfezione e siccome questa non è di questo mondo, vivo un perenne stato di insoddisfazione e di infelicità.
Immagino non sia facile starmi accanto sul lavoro. Alla luce del sole, sono una persona gentile e simpatica, ma nell'oscurità di un teatro so che a volte posso trasformarmi in un mostro.
Mi piace il cuore del pubblico e vorrei non lo tradirlo mai.
Dopo questa premessa devo dirti che mi è difficile parlare di un progetto piuttosto che di un altro. Non riesco a privilegiarne uno. Considero tutti i lavori che ho fatto, per motivi diversi, “figli legittimi”, e per questo li ho amati e curati con dedizione quasi maniacale. Sono legato a tutti in modo viscerale, morboso. Anche quelli che mi hanno fatto soffrire o nei quali le collaborazioni si sono rivelate fallimentari. Sono ricordi ed esperienze che mi hanno insegnato moltissimo ed è per questo motivo non li posso e non li voglio rinnegare o declassare.
A cosa stai lavorando adesso? Vuoi dirci qualcosa in anteprima? Dove potranno vederti i nostri lettori, i tuoi fan e i tuoi follower nei prossimi mesi, e a quali Opere stai lavorando e collaborando?
In questi giorni ho ripreso "Fiore di cactus" di Pierre Barillete Jean-Pierre Grédy, una commedia brillante che porto in scena con Benedicta Boccoli.
Nel mese di febbraio 2017, riprenderò invece "Mister Green", il dramma di Jeff Baron, nella versione italiana di Michela Zaccaria, e tornerò a recitare accanto a Massimo De Francovich.
Entrambi gli spettacoli, prodotti da “Theama Teatro di Vicenza”, sono diretti da Piergiorgio Piccolie musicati da Stefano De Meo.
Ad aprile 2017, sarà la volta di "Chicazzohacominciatotuttoquesto" un testo potente di Dejan Dukovskie dividerò la scena con Daniela Giordano. Lo spettacolo, prodotto da “Fattore K”, è diretto da Alessio Pizzech.
Tre riprese e poi in estate ci saranno delle novità!

Maximilian, una persona artisticamente importante, piena di impegni e di lavoro, come fa a gestire la sua vita relazionale-affettiva? Molti artisti, soprattutto quelli hollywoodiani, e questo lo saprai benissimo, amano dire “to become a great actor you have to choose: either work or love” (per diventare un grandissimo attore devi scegliere: o il lavoro o l'amore). Pensi che i grandi attori americani, vincitori di Oscar e di Golden Globe, che hanno fatto questa scelta di vita, abbiano torto o ragione? Qual è il tuo pensiero in merito?

Senza amore non credo ci possa essere alcuna forma d'arte. Non è possibile lavorare bene se non si ama. Il lavoro viene esaltato proprio dalla capacità di amare e di sentirsi amati. Io sono perennemente innamorato di qualcosa o di qualcuno, e non riuscirei a pensare alla mia vita o al mio lavoro senza amore. Quindi devo dirti che non condivido questa frase nel modo più assoluto. Forse per questo non ho vinto Oscar o Golden Globe. (sorride!)
Io amo, ho bisogno di farlo, anche se ora so che anche gli amori più grandi sono destinati a finire.

Hai detto una grande verità, Maximilian, “Nulla su questo pianeta, dura per sempre! Tutto ha un inizio e una fine!”: è quello che penso alla luce della mia esperienza e alla luce della passione che nutro per la lettura e per le storie vere che ho amato ed alle quali mi sono appassionato. Ed è proprio come dici tu!
Maximilian, facciamo finta che un pomeriggio, mentre stai passeggiando in un parco pubblico, ad un certo punto due bambini di dieci anni riconoscono che sei un Artista, ti fermano e ti chiedono: «Ciao Maximilian, ci spieghi cos'è l'Arte?». Cosa diresti loro con parole semplici per far capire il tuo mondo e la magia dell'Arte?

L'arte è un dono, in ogni sua manifestazione è la più alta espressione umana di creatività. È il modo che l'uomo ha per esprimere la propria interiorità, le proprie idee, le proprie sensazioni. Ognuno la filtra attraverso i propri sentimenti e valuta le emozioni attraverso le corde che vengono sollecitate nel momento stesso in cui creiamo. L'arte è l'interpretazione profonda della bellezza. Se dovessi spiegare cos'è l'arte a dei bambini chiederei loro di pensare alle emozioni che provano quando ascoltano una canzone o leggono le parole di un libro o ammirano i colori di un quadro o sentono il profumo dei fiori. Chiederei loro di ricordare cosa li rende tristi e a cosa invece li rende allegri e direi loro che l'arte è tutto questo.

Bellissime parole, Maximilian, mi piacciono moltissimo! Devo dirti sinceramente che è una delle migliori definizioni di Arte che ho ascoltato in tutte le interviste che ho fatto fino ad oggi! (sorrido!)
Forgiato da Strehler e Ronconi, calchi le tavole di prestigiose ribalte teatrali da venti anni e più ormai: dal tuo debutto in poi è cambiato il tuo approccio con il pubblico?

Il pubblico va onorato, rispettato, nutrito. Come ti ho detto mi piace il suo cuore e adoro le sue vibrazioni. Un tempo forse ero più dipendete dal suo giudizio. Oggi desidero ancora conquistarlo sera dopo sera ma in modo meno nevrotico, più saggio, più tranquillo, insomma più adulto.

Qual è il tuo rapporto con i social-network?

Un rapporto sano. Sono “social” quanto basta. Ritengo che internet ed i social-network costituiscano un validissimo mezzo di comunicazione, ma che non si debba abusarne e diventarne dipendenti.
Non sono la vita.
Io non dimentico l'importanza del rapporto reale tra le persone e dell'empatia. Sono all'antica: ho bisogno di incontri, di gesti, di sguardi e di parole vere, di parole reali.

Adesso, Maximilian, per finire la nostra bellissima conversazione, voglio farTi una domanda che io amo molto, perché ci riporta d'embléenel passato, a quando eravamo bambini spensierati e felici, pieni di bei sogni da realizzare: «Qual è il Tuo sogno nel cassetto che fin da bambino ti porti dentro e che oggi ti piacerebbe più di ogni altra cosa realizzare?»

Mi piacerebbe avere un Teatro tutto mio, una casa, per accogliere le nuove generazioni e raccontare loro “cose” che negli anni sono state raccontate a me. Lì mi piacerebbe fondare una scuola e creare un gruppo d'arte operativo, efficiente, consapevole, capace.
Io non ho figli, sarebbe il mio modo di curare una mia discendenza, sarebbero dei “figli teatrali”.
Ho scoperto che mi piace molto insegnare, è un’esperienza cominciata anni fa, che mi ha dato grande soddisfazione e mi ha donato nuova linfa vitale ed artistica. Mi gratifica unire al lavoro di attore quello di pedagogo. Ritengo che l'unico modo per riportare il pubblico a teatro sia rilanciare le politiche di formazione. Ho ancora la forza di sognare, anche se ritengo che i sogni ad un certo punto vadano realizzati.

Grazie Maximilian,per aver dedicato il tuo preziosissimo tempo al nostro Magazine, e grazie per essere stato con noi. Io e tutta la Redazione del nostro Magazine ti diciamo semplicemente “break a leg!”, come si dice agli artisti hollywoodiani, con l'augurio che col tuo talento e con la tua grande professionalità, tra un paio di anni possa ritornare e raccontarci dei tuoi nuovi importanti successi. Da parte mia, Maximilian, conversare con te è stata un'esperienza molto interessante. Grazie ancora e a presto!
Andrea Giostra

Per i nostri lettori che volessero conoscere più da vicino Maximilian Nisi, ecco alcuni link che potrete facilmente visitare:
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AGENZIA: Simone Oppi Artist’s Management:

SIN/COS, esce oggi il 2° album 'In/Prism' in free download

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Il 19 dicembre esce il secondo album di Sin/Cos, progetto di respiro internazionale di Maolo Torregiani, voce generazionale dei mitici My Awesome Mixtape, ricercatori di nuove sonorità con Quakers & Mormons e ora chef sopraffino da Olmo, il ristorante che ha da poco aperto a Bologna: In/Prism è stato prodotto e registrato in compagnia di Rico, ovvero la mente ritimica dei Uochi Toki.  

“La nascita di In/Prism non è stata delle più facili - dice Maolo - anzi ha proprio centrato in pieno un periodo piuttosto capitale della vita di ognuno di noi... quel periodo in cui si decide definitivamente che cosa fare da grandi senza remore e titubanze. La mia strada non è sicuramente quella del musicista, infatti la mansione di "cocineros " ha prevalso per tante piccole ragioni. Il fatto di aver dato alla luce un locale con la persona che amo, il dimostrare quotidianamente le proprie abilità gustative e manuali, il rendere contente delle persone con il cibo sono tra le tante cose che mi hanno spinto a dire basta "la musica è un capitolo chiuso". Ciononostante ci tenevo a chiudere questo capitolo con un disco e con un progetto a cui ad ogni modo sono estremamente legato, un po' perché mi ha riportato sulla via del canto è un po' perché dovevo assolutamente esacerbare alcune tematiche che erano rimaste in sospeso sia in Parallelograms che nei dischi di Quakers and Mormons...ecco perché il decidere di collaborare con Rico (Uochi Toki) di nuovo ed ecco perché il riprendere alcuni temi come la morte di mio padre. In/Prism racconta del rapporto non sempre semplice tra mia madre e mio padre dai primi momenti fino all'ultima estate. Sempre tutto in maniera piuttosto criptica ma utile al fine di liberarsi di alcuni fardelli...”
Dunque per InPrism torna la collaborazione con Riccardo ‘Rico’ Gamondi dei Uochi Toki (già produttore dei dischi dei Quakers & Mormons) questa volta affiancato da Matteo Marson nella produzione artistica.
"La libertà di azione - spiega Rico - ci ha dato alla testa e così abbiamo deciso di raggiungere la soglia del fastidio anche con l' ausilio dell'editing. Come dicono nei laboratori Aperture Science: "We do what we must because we can"."

BIO
Maolo Torreggiani arriva da lontano, nonostante la sua ancora giovane età (è del 1986). Dal suo mini esordio con i Non Compliant Cardia, passando per le piccole star dell'indie anni zero My Awesome Mixtape e le sperimentazioni rap dei Quakers & Mormons, fino ad arrivare a Sin/Cos. Tante vesti, tante collaborazioni - proprio recentemente  nell’ultimo disco di TY1 - e tanti interessi, tra cui, ultimo e più importante, i cibo: Maolo ha coltivato negli anni la passione per la cucina e tra catering per Estragon, Locomotiv, Karemaski e Interzona, capo cuoco all’Hana-bi di Marina di Ravenna, oggi è proprietario e chef di Olmo, nuovo bistrot bolognese di ottima qualità.

Con Sin/Cos torna per un secondo album che potrebbe essere l'ultimo.

“Le uscite di scena le ho sempre preferite all'eterno perpetuarsi delle stesse cose. Dunque per il momento mi viene da pensare che questo disco potrebbe anche essere il mio ultimo disco, e che Sin/Cos potrebbe essere il mio ultimo progetto musicale.”

L'esordio Parallelograms (Sangue Disken/Anemic Dracula, 2014) concepito assieme a Vittorio Marchetti (Osc2x, Collettivo HMCF) co-prodotto da Lorenzo Nada aka godblesscomputers è stato definito da Rockit:"un progetto ambiguo: non è rap, non è elettronica, ma dietro questo suo essere tormentato e notturno nasconde un gusto per un pop raffinato, per un certo r&b contemporaneo che spesso incontra vene blues e lunghe malinconie alla James Blake".  

- TOUR - 

0301 / Locorotondo / Docks 101
0401 / Benevento / Morgana
0501 / Roma / Monk 
0601 / Milano / Arci L'Impegno
0701 / Bologna / Covo Club

SALA MASSIMO TROISI DI OSTIA, DAL 27 DICEMBRE ALL’8 GENNAIO "MISERIA E NOBILTÀ"

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Dal 27 al 30 dicembre e dal 3 all’8 gennaio la Compagnia Teatro Pegaso porta in scena alla Sala Massimo Troisi di Ostia Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta.

La commedia ha come protagonista Felice Sciosciammocca, celebre maschera di Eduardo Scarpetta, e la trama gira attorno all'amore del giovane nobile Eugenio per Gemma, figlia di Gaetano, un cuoco arricchito. Il ragazzo è però ostacolato dal padre, il marchese Favetti, che è contro il matrimonio del figlio per via del fatto che Gemma è la figlia di un cuoco. Eugenio si rivolge quindi allo scrivano Felice per trovare una soluzione. Felice e Pasquale, un altro spiantato, assieme alle rispettive famiglie, si introdurranno a casa del cuoco fingendosi i parenti nobili di Eugenio. La situazione si ingarbuglia poiché anche il vero Marchese Favetti è innamorato della ragazza, al punto di frequentarne la casa sotto le mentite spoglie di Don Bebè.

Situazioni comiche e allo stesso tempo ritratto di una realtà come solo Scarpetta sapeva fare. Uno spettacolo indimenticabile.



Sala Massimo Troisi

Via Cardinal Ginnasi 12

Ostia Lido (Roma)

Orari spettacoli: 

Giovedì/Venerdì ore 21

Sabato ore 21 e ore 18

Domenica ore 18





MISERIA E NOBILTÀ scritto da EDUARDO scarpetta 

Diretto da ANTONIA DI FRANCESCO

CAST 



ANTONIO ABET

FILIPPO VALASTRO

ROSSELLA VISCONTI 

IONE PAGLIARO

VALERIO DI TELLA

STEFANO FEBI

DOMENICO DI MARCO

PAMELA CAMPI

LINO MANDILE

EDOARDO MARINANGELI

MAURIZIO DI BERARDINO

"ITALIANO DI NAPOLI" il nuovo spettacolo di SAL DA VINCI: domani debutto al Teatro Augusteo di Napoli

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“ITALIANO DI NAPOLI” è il titolo del nuovo spettacolo musicale di Sal Da Vinci: “Una riflessione sulla nostra identità di napoletani, di italiani, di cittadini della Repubblica dei sentimenti - commenta l’artista. Una riflessione sulle proprie origini nata dall’antico proverbio “Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici”.

La sinossi dello spettacolo - in scena al Teatro Augusteo di Napoli, dal 20 dicembre 2016 al 15 gennaio 2017 - è già un fantastico viaggio nel cuore dello show teatrale. C’è un mondo dove la poesia e la musica si incontrano: il teatro! Un luogo vibrante e coinvolgente. Le sue strade sono vissute da abitanti magici e surreali, le piazze sono ricche di saltimbanchi, acrobati e voci della luna e i vicoli stretti sono come muri antichi che si aprono verso il mare, ossia verso l’infinito. In questo infinito si alterneranno le note, le canzoni e i racconti del protagonista Sal Da Vinci, un “italiano di Napoli” che, attraverso la propria musica, trascinerà il pubblico verso un mondo più vero, senza pregiudizi nè differenze, perchè in fondo sono le differenze a renderci speciali.

Lo spettacolo, prodotto da “Cose Production”, ideato da Sal da Vinci - è scritto dall’artista con Alessandro Siani che ne firma anche la regia: “L’Italia non é uno stivale, ma un essere “umano”: le città sono gli organi vitali. Milano potrebbe essere il cervello, Roma l’anima e Napoli il cuore, ma tutto è nelle mani del pubblico. Sì, nelle mani del pubblico, perché saranno gli applausi - commenta Siani - i silenzi e le risate in sala a decretare se per due ore il pubblico ha vissuto una favola o, per una volta - e dico una volta! - la realtà di questo pazzo paese può essere meravigliosamente vissuta anche ad occhi aperti! 

Originale e coinvolgente, si presenta così la colonna sonora dello spettacolo che va dai brani dell’ultimo progetto discografico di Sal da Vinci dal titolo "Non si fanno prigionieri" - che arriva a due anni di distanza da "Se amore è". Un lavoro che ha la direzione artistica di Renato Zero - e le hit del cantautore, senza tralasciare sorprendenti incursioni tratte dal repertorio vecchio e nuovo della musica italiana.

Ogni passaggio sarà lo spunto per una riflessione, un aneddoto, uno sketch. Ogni canzone sarà la tessera di un affascinante puzzle che diventa specchio dell’anima: l’artista sul palco sarà affiancato da una nutrita compagnia composta da bravissimi attori e attrici - tra gli altri Lorena Cacciatore, da fantasisti e acrobati, da un trascinante corpo di ballo (di 8 danzatori) e un'orchestra dal vivo composta da 6 musicisti. Non mancheranno gli spunti comici carichi di fascino, commozione e riflessioni affidati agli artisti Davide Marotta e Lello Radice.

“Italiano di Napoli” è, insomma, un viaggio suggestivo e incantato che farà vibrare, ancora una volta, le corde del cuore del pubblico.

Ideato da Sal Da Vinci. Regia di Alessandro Siani. Scritto da Alessandro Siani e Sal Da Vinci. Coreografie di Marcello e Momo Sacchetta. Nel cast Sal Da Vinci, Lorena Cacciatore, Lello Radice, Davide Marotta. Disegno luci di Francesco Adinolfi. Scene di Roberto Crea. Scenotecnica di Fratelli Giustiniani. Ideazione costumi di Claudia Tortora. Progettazione costumi di Daniela Antoci. Sartoria di Romeo Gigli Plus. Make Up di Kriss Barone. Produzione di Cose Production.

SAL DA VINCI - ITALIANO DI NAPOLI

TEATRO AUGUSTEO @NAPOLI
20 dicembre - 15 gennaio 2017
Prezzo spettacolo: da € 25,00 a € 35,00
Prezzo a Capodanno: da € 40,00 a € 55,00

A TU PER TU CON PATRIZIA VITTURINI E I SUOI BIJOUX. L'intervista

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Chi è Patrizia Vitturini?

Patrizia Vitturini è una donna di 53 anni che, all'età di circa 48 anni, perde il lavoro ed a causa dell'età non più giovane e di un curriculum (forse) più qualificato di un semplice impiegato non riesce a rientrare nel mondo del lavoro e decide reinventarsi.
Quando ha capito che le sue mani potevano creare bijoux di alta classe?
Non c'è stato un momento in cui l'ho capito... anche perché ancora non mi sento affatto una creatrice di Bijoux di alta classe ma semplicemente una creatrice di bijoux che può migliorare ogni giorno e che deve ancora trovare il pezzo che faccia la differenza.
Che materiali vengono usati per realizzarli?
I materiali vengono acquistati in Italia da fornitori italiani (e questo è già un valore aggiunto). Prevalentemente utilizzo Resine, Filigrane in Ottone martellato o rodiato,legno, cerniere, acciaio, alluminio, cristalli ma soprattutto pietre che acquisto nei miei viaggi nel mondo...
Sono artigianali?
Alcuni materiali sono Artigianali, altri no (o almeno non credo lo siano). Acquisto prevalentemente in fiera dove vado alla ricerca di nuovi fornitori e nuovi materiali... ovviamente essendo curiosa cerco di trovare durante i miei viaggi qualche oggetto particolare da inserire in una creazione.
Che consiglio darebbe per non sbagliare questo particolare ed importante accessorio?
Un accessorio deve colpire alla prima occhiata, dovrebbe essere scelto per dare un tocco di particolarità, di unicità e di distinzione. L'accessorio credo sia una delle cose più importanti per distinguere lo stile ed il gusto di una donna.
Gli uomini sanno  scegliere per la loro donna o chiedono consigli?
L'uomo che sa scegliere per la propria donna è un uomo attento ed intelligente... sa ciò che vuole e conosce la propria donna ... Chapeau 
Da chi vengono particolarmente apprezzati?
...Gli uomini che sanno cosa vogliono oppure le mie Creazioni? (ride)

NOTRE DAME DE PARIS DA RECORD, IL PIÙ VISTO DELL'ANNO: A GRANDE RICHIESTA PROSEGUE NEL 2017

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“Notre Dame de Paris”, il più grande successo di sempre nella storia dello spettacolo in Italia riprende le rappresentazioni per le feste di Natale e ci accompagnerà almeno fino alla metà del 2017.

Dopo una prima parte di tour rovente con dei veri e propri “bagni di folla” che hanno infiammato i cuori del pubblico, ci sarà una seconda parte a grande richiesta, ripartendo dalla capitale il 28 dicembre, con tappe nei principali capoluoghi della penisola nel 2017: Torino, Bologna, Milano, Ancona, Bari, Napoli, Lugano, Rimini, Firenze, Padova. Alcune sono tappe nuove, altre sono ritorni dopo il trionfo delle rappresentazioni andate in scena quest’anno.

In un momento storico particolarmente difficile come quello attuale, il bilancio di questo incredibile ritorno fa gridare al miracolo: l’opera musicale firmata da Riccardo Cocciante ha fatto impennare le vendite dei biglietti a teatro quest’anno, capitanando la classifica dei titoli, e superando le presenze dei più grandi live della musica rock e pop. Sono infatti oltre 700mila i biglietti venduti ad oggi e ben 23 le città visitate (da Trieste a Reggio Calabria passando per la Sicilia e la Sardegna) per un totale di 171 repliche a colpi di sold out, con pubblico in delirio e critiche entusiaste.

“Notre Dame de Paris” oltre ad essere il più grande successo di sempre nella storia dello spettacolo in Italia, è anche lo show più importante che sia mai stato prodotto in Europa. E’ diventato un vero e proprio “cult”, grazie soprattutto al grande amore che l’affezionatissimo pubblico gli tributa ogni sera, affollando le rappresentazioni in ogni città della penisola. In undici anni di programmazione, ha superato i 3.500.000 di spettatori in circa 1.000 repliche, 42 le città visitate in Italia per un totale di 113 tappe.

“Notre Dame de Paris ha cambiato il modo di fare un certo tipo di spettacolo” afferma Riccardo Cocciante Il mio intento era quello di creare un’espressione popolare moderna, recuperare la nostra cultura europea e lo strumento della voce, e inserirle in un contesto moderno. Quest’opera non è una fotografia ma un’immagine in movimento che vive nel tempo e diventa ogni volta qualcosa di diverso, grazie alla forza attrattiva di una scrittura che ti porta dentro alla storia”. E il produttore David Zard aggiunge “Tenere conto del pubblico è la prima cosa nel nostro lavoro. Dare certezze al pubblico è fondamentale. Notre Dame de Paris ha questo enorme successo perché è onesto, mantiene ciò che promette.”          

"Notre Dame de Paris" è l’opera popolare moderna tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, prodotta da David e Clemente Zard, con le musiche di Riccardo Cocciante e le liriche di Luc Plamondon adattate in italiano da Pasquale Panella. In scena un cast d'eccezione: Lola Ponce (Esmeralda), Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo), Leonardo Di Minno (Clopin), Matteo Setti (Gringoire), Graziano Galatone (Febo) e Tania Tuccinardi (Fiordaliso), assieme al secondo cast e agli oltre 30 ballerini e acrobati.

“Provo un’enorme gratitudine nei confronti degli spettatori italiani. Moltissimi tornano a vederci, continuamente, e sono sempre di più! Notre Dame de Paris ha cambiato le loro vite, e le nostre: un’esplosione di energia e di amore che viviamo ogni sera” dichiara Lola Ponce, e Giò Di Tonno racconta che “oggi affrontiamo questo spettacolo con maggior consapevolezza ma senza aver perso la voglia di divertirci. Quando abbiamo iniziato 14 anni fa sentivo di dover fare uno sforzo in più per conquistare il pubblico, oggi  sono molto più sicuro e voglio solo dare emozioni. Ed il bello è che in tutti questi anni noi siamo cambiati ma l’entusiasmo del pubblico è rimasto intatto. L’opera ha ancora più successo di prima e ogni sera ne siamo esterrefatti.”

NOTRE DAME DE PARIS - LA MUSICA NON É MAI STATA COSÌ SPETTACOLARE.

Radio Kiss Kiss è la radio ufficiale di Notre Dame de Paris. Premiata dalle ultime indagini GFK Eurisko sull’ascolto radiofonico in Italia, racconta lo spettacolo e tiene ogni giorno, alle 13.25, di città in città, il diario del tour, portando ai suoi microfoni Riccardo Cocciante, Lola Ponce, David Zard e tutti i protagonisti dello spettacolo. Ascoltando Kiss Kiss, inoltre, gli ascoltatori possono aggiudicarsi posti in poltronissima.


Il Tour – Seconda parte

Roma PalaLottomatica | dal 28 dicembre 2016 al 6 gennaio 2017
Torino PalaAlpitour | dal 10 al 12 febbraio 2017
Bologna Unipol Arena | dal 22 al 26 febbraio 2017
Milano LinearCiak | dal 2 marzo 2017
Ancona PalaRossini | dal 24 al 26 Marzo 2017
Bari PalaFlorio| dal 30 marzo al 2 aprile 2017
Napoli Teatro Palapartenope | dal 6 al 9 aprile 2017
Lugano Teatro LAC | dal 25 aprile 2017
Rimini 105 Stadium | dal 5 al 7 maggio 2017
Firenze Mandela Forum | dal 12 al 14 maggio 2017
Padova Patavium Arena | dal 26 al 28 maggio 2017        

NOTRE DAME DE PARIS. INFORMAZIONI
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
Sito ufficiale www.ndpitalia.it

AQUARIUS, Sonia Braga conquista il boxoffice italiano: terza media copia nel 1° weekend davanti ai Cinepanettoni di Natale

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Sonia Braga conquista il boxoffice italiano: uscito il 15 dicembre in 13 copie, distribuito da Teodora Film, AQUARIUS di Kleber Mendonça Filho ha sfiorato nel primo weekend di programmazione i 45mila euro di incasso, imponendosi come la terza media copia della settimana, davanti ai "cinepanettoni" e dietro soltanto ai due blockbuster Rogue One e Miss Peregrine ("avvantaggiati" però, in molte sale, dal prezzo maggiorato del 3D).

Reso possibile anche dal sostegno entusiasta della stampa, dall'attenzione manifestata dal pubblico sui social network e dalla fiducia dell'esercizio più intelligente, questo risultato straordinario - e tanto più incoraggiante per un film autenticamente indipendente - conferma anche in Italia lo status di "film-evento" con cui Aquarius è stato salutato in tutto il mondo sin dalla presentazione in concorso al Festival di Cannes e poi alla sua uscita in Brasile, in Francia, negli Stati Uniti.

Reso possibile anche dal sostegno entusiasta della stampa, dall'attenzione manifestata dal pubblico sui social network e dalla fiducia dell'esercizio più intelligente, questo risultato straordinario - e tanto più incoraggiante per un film autenticamente indipendente - conferma anche in Italia lo status di "film-evento" con cui Aquarius è stato salutato in tutto il mondo sin dalla presentazione in concorso al Festival di Cannes e poi alla sua uscita in Brasile, in Francia, negli Stati Uniti.

Mimma Marafioti, la maestrina del Sud che è rimasta nel cuore dei bimbi del Nord

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di Domenico Logozzo* - GIOIOSA JONICA - Una nuova pagina deamicisiana, 130 anni dopo la prima pubblicazione del libro Cuore avvenuta nel 1886. Protagonisti una maestrina del Sud e i suoi alunni piemontesi.
Una tragedia della strada il 15 febbraio del 2014 ha spento per sempre il sorriso di Mimma Marafioti, 39 anni, calabrese, insegnante nelle scuole primarie del Piemonte. Immenso l’amore per i sui allievi e dai suoi allievi. Le lacrime rigano il volto dei bambini, ripensando oggi alla maestra che non c’è più. “Ho il cuore che mi batte forte… forte … ricorderò sempre la mia cara maestra Mimma...”.

Piange il piccolo Jacopo nel giorno in cui nella scuola primaria di Lessolo (Torino), viene ricordata la maestrina di Molochio (Reggio Calabria) partita dal profondo Sud con tante idee, tanti progetti da realizzare insieme ai bambini. Entusiasta. Il sogno di insegnare si concretizzava. Finalmente. Sogno che purtroppo due anni fa si è bruscamente interrotto, per un maledetto incidente stradale, nei pressi di Ivrea. Mimma ha lasciato un bimbo di 16 mesi e una ragazzina di 17 anni. Erano con lei nell’auto guidata dal marito che si è scontrata frontalmente con un’altra vettura. Donna forte. Combattente. Ha lottato fino all’ultimo. Non ce l’ha fatta. Il decesso è avvenuto alcune ore dopo il ricovero al Cto di Torino. I due figli, il marito ed il conducente dell’altro mezzo, trasportati al Pronto Soccorso, erano stati dimessi quasi subito.

Il dolce sorriso di Mimma si è spento. Il suo ricordo luminoso però è sempre vivo. Come la vicinanza alla famiglia sia da parte della comunità di Molochio che di quella piemontese. Onorata la memoria con borse di studio in Calabria e in Piemonte. Sicurezza stradale, legalità, scuola, famiglia. I temi che vengono privilegiati nel cammino didattico sulla via tracciata da Mimma. Che è sempre nel cuore dei piccoli alunni. “Jacopo mi ha fatto una enorme tenerezza”, ci dice Katia, sorella maggiore di Mimma, che la settimana scorsa con la famiglia ha incontrato gli alunni e i docenti della scuola primaria di Lessolo. Un incontro carico di commozione.

“Noi abbiamo istituito la borsa di studio in memoria di Mimma e la scuola ha deciso di dedicarle una giornata. Canti, poesie, filastrocche e ricordi. Quanti ricordi! Disegni e parole. Mimma raccontata dai suoi alunni”. Emozioni a non finire per il papà e la mamma venuti dalla Calabria e per la sorella Katia che da anni insegna in Piemonte. Un anno e mezzo fa ha dato alla luce una bella bambina. L’ha chiamata Mimma: “Le somiglia tanto, anche nel carattere”. Katia ci racconta poi l’incontro con un’altra alunna di Mimma. “Si è avvicinata e mi ha detto che vuole tanto bene a Mimma: “Così buona, così bella, così affettuosa la mia maestra. Ci ha sempre aiutati. Aveva grande cura di noi. Ci ha insegnato tanto. Era premurosa. Come quel giorno che piangevo perché aver rotto il vasetto di vetro con il quale avevo fatto un lavoretto. La maestra si è avvicinata, mi ha detto di non piangere, perché nella borsa aveva un vasetto di omogeneizzati del figlioletto, che l’avrebbe svuotato e poi me l’avrebbe dato. L’ha fatto subito. Così ho rifatto tutto. Ero per questo molto felice. Quanto è stata cara la maestra Mimma!”.

Tanti momenti indimenticabili che Katia Marafioti ha ricordato nella commovente lettera alla “Cara Mimma” scritta su facebook. “Io, mamma, papà e Rosaria siamo stati a scuola dove tu hai lasciato un grande vuoto. Negli occhi dei tuoi bimbi, colleghe e collaboratori c'erano i segni di dolore. Un bimbo, Jacopo, mi ha fatto una enorme tenerezza, mi ha detto: “No il cuore che mi batte forte”. Piangeva. Mi ha anche detto: “Ricorderò sempre la mia maestra Mimma”. Le lacrime di Katia Scavalda che continuava a dirmi: “Ancora non credo che non ci sia più”. Eppure è così. Ognuno di noi ti cerca ma non ti vede. Come faremo senza di te??? Un grazie particolare alla presenza della preside e della vicepreside che con la loro umanità e gentilezza hanno partecipato a questo evento. Un grazie ancora infinito ai tuoi bimbi, alle tue colleghe e ai collaboratori. Ciao Mimma”.

Amatissima. In ricordo di Mimma, l’Istituto comprensivo di Pavone Canavese (Torino) ha pubblicato sulla pagina facebook una toccante testimonianza d’affetto. “Mimma era una giovanissima mamma ed una nostra maestra. La sua dolcezza e il suo amore per la scuola e per i bambini erano palpabili, la sua forza e il suo sorriso intensi. Un terribile incidente l'ha strappata all'affetto della sua famiglia, dei suoi figli e dei suoi piccoli alunni il 15 febbraio 2014 lasciando un vuoto ed un dolore incolmabili. La sua famiglia e sua sorella Katia hanno istituito una borsa di studio in suo onore e in suo ricordo premiando ogni anno tramite un concorso sui temi della sicurezza stradale e della legalità gli alunni della scuola primaria di Lessolo, la sede in cui lei insegnava. Quest'anno è stato stabilito di devolvere la cifra del premio all'intera scuola e in accordo con le insegnanti è stato acquistato un Canta Tu per tutti i bambini. Questa settimana la sorella Katia e i genitori di Mimma sono venuti a scuola per consegnare il dono. Un momento carico di emozione e tenerezza perché sempre vivo e presente è il suo ricordo. Ringrazio a nome della Dirigente Scolastica e delle insegnanti per il momento intenso vissuto insieme e per il dono. Ogni canzone ci canterà di te”. E Mimma amava molto il canto.

La sorella Katia ci mostra infatti una foto scattata a Molochio il 29 luglio 2011 mentre canta con l’amico Francesco in occasione di una festa religiosa nel paese natio al quale era fortemente legata. E’ bella questa pagina dei sentimenti. E’ questa la buona scuola. Il valore della memoria. Una maestrina del Sud che ha conquistato il cuore dei bambini e degli insegnanti del Nord. Insieme. Il cuore oltre l’ostacolo. Mimma questo messaggio ci ha lasciato in eredità. Preziosa eredità. Da non disperdere. “Era una mamma davvero speciale, sempre pronta a partecipare e offrire il suo contributo alle iniziative del gruppo”. Qualche giorno dopo lo scontro mortale, così l’aveva ricordata Else Klecker, presidente dell’associazione “il Cuore oltre l’ostacolo”. In seguito al terribile incidente l’attività dell’associazione impegnata nel sociale, era stata ampliata, inserendo nei programmi la sicurezza stradale. La sorella Katia ricorda che “Mimma faceva parte dell’associazione perché ha una ragazza speciale. Era sempre presente con la sua bimba, partecipava attivamente con le sue meravigliose opere, perché lei era creativa. Lavorava tanto con il Fimo. Era la sua passione. Dei veri capolavori. La settimana prima della tragedia aveva realizzato per i nostri ragazzi dei portachiavi a forma di coccinella”. 

La vita di Mimma come una pagina del libro Cuore. Dal Sud al Nord. La maestra venuta dalla lontana provincia di Reggio Calabria è riuscita a conquistare l’amore dei bambini e del mondo della scuola del Piemonte. La scuola senza barriere. Nel nuovo millennio le lezioni della maestrina calabrese che si impegnava per un mondo migliore, senza ostacoli, senza discriminazioni. Stare bene insieme. E ci torna alla mente il maestro piemontese del libro Cuore che caldeggiava “l'abbraccio dei figliuoli del Piemonte al figliuolo della Calabria” che era appena arrivato a Torino. “Voi dovete essere contenti. Oggi entra nella scuola un piccolo italiano nato a Reggio di Calabria, a più di cinquecento miglia di qua. Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano. Egli è nato in una terra gloriosa, che diede all'Italia degli uomini illustri, e le dà dei forti lavoratori e dei bravi soldati; in una delle più belle terre della nostra patria, dove son grandi foreste e grandi montagne, abitate da un popolo pieno d'ingegno, di coraggio. Vogliategli bene, in maniera che non s'accorga di esser lontano dalla città dove è nato; fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trova dei fratelli”.

Voler bene. Sentirsi fratelli. Nessuno sia escluso. Costruire un futuro di bontà. Con amore. “L'amore non si realizza perché ne parliamo - ci ricorda Papa Francesco -, ma quando lo viviamo: non è una dolce poesia da studiare a memoria, ma una scelta di vita da mettere in pratica!”. Come faceva Mimma e come ognuno di noi, tutti i giorni deve fare, per il bene di tutti.

*già Caporedattore TGR Rai

FIORI NERI, “TUTTI I GIORNI È NATALE” È IL NUOVO SINGOLO DELLA BAND VITERBESE

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“Tutti i giorni è Natale” è un personale punto di vista sulla vita, identificata dai ragazzi della band, come una festa quotidiana dove si ha la possibilità di condividere ogni singolo momento con le persone a sé care. Un pezzo quindi che vuole essere un inno alla bellezza delle piccole cose di ogni giorno.

«È sbagliato restare delusi di fronte agli eventi negativi che la vita ci pone, perché a volte “non tutto il male viene per nuocere”, ma anzi può essere la molla che ci spinge a fare meglio, a vivere meglio come se ogni singolo giorno fosse una festa».
Fiori neri

Guarda il videoclip su Youtube

Il brano, seconda traccia del disco #Sognoinedito da cui è estratto, è stato scritto da Andrea Concarellae Leonardo Rossimentre l’arrangiamento è stato curato da Giovanni Pompei.Registrato e mixato presso GF Audio Area da Giordano Fioco a giugno 2016.

Bio

I FIORI NERI nascono a Viterbo nel maggio del 2007 come cover band dei Nomadi. Inizialmente la loro avventura musicale era incentrata esclusivamente nel divulgare la musica dei Nomadi. Con il crescere e il condividere i successi nelle piazze e nei teatri, hanno iniziato a creare propri arrangiamenti, rivisitando la musica nomade con un tocco moderno, mantenendo però fede sempre alla promessa iniziale, fare la musica Nomade con una nuova impronta ed interpretazione originale.
In questi anni lo hanno fatto anche contribuendo, in modo fattivo e continuo, all’Associazione Augusto per la Vita, associazione per la ricerca e la lotta contro il cancro, ormai parte della vita interna del gruppo musicale. A tal proposito I FIORI NERI nel 2011 sono stati riconosciti soci onorari dall’Associazione Augusto per la Vita e cover band ufficiale Nomadi.
Quest’ultima realtà ha portato la band della Tuscia a stare spesso vicino ai Nomadi, iniziando, anche con loro, un rapporto di stima reciproca e di fattiva amicizia personale che sfocia nel bellissimo concerto del 2013 al teatro Lea Padovani di Montalto di Castro a cui partecipano alcuni membri dei Nomadi stessi (Beppe Carletti, Daniele Campani e Cristiano Turato) e Rosanna Fantuzzi, compagna Storica del leader Augusto Daolio nonché presidente dell’Associazione Augusto per la Vita.Alla fine del 2013, dopo numerosi concerti nelle piazze viterbesi, toscane e umbre, decidono di iniziare un’avventura discografica tutta loroe, dopo molti consigli e solleciti di alcuni personaggi importanti della musica leggera italiana, il progetto prende forma nel 2014.
Esce il 24 dicembre 2014 il nuovo singolo dal titolo “Adesso Dormi”,canzone che in pochi giorni viene messa in programmazione su Radio Galileo e Radio Verde, di cui esce anche un video promozionale che può essere visto sul web tramite il sito www.fiorineri.it oppure tramite la pagina del gruppo su Facebook (www.facebook.com/ifiorineri) o il canale Youtube Fiori Neri. Nel giugno 2015 viene pubblicato il cd “Fiori Neri in Concerto”, la registrazione live del concerto fatta al teatro Lea Padovani di Montalto di Castro con la partecipazione straordinaria di Cristiano Turato e Daniele Campani dei Nomadi.
Nel marzo 2016 esce il video di “Credo nei miracoli” brano che anticipa l’uscita del primo album di inediti dal titolo #Sognoinedito, pubblicato poi nel luglio 2016. L’album racchiude 11 brani che parlano delle esperienze di vita narrate e messe in musica dalle sapienti mani di Leonardo Rossi e Andrea Concarella.
Canzoni spesso viscerali che parlano dei ragazzi della band, delle difficoltà che spesso s’incontrano nella vita, ma anche della speranza e della caparbietà con cui si affrontano e si risolvono. Tutto questo, viene impreziosito dalle collaborazioni di Giovanni Pompei e di due importanti professionisti come Cesare Chiodo e Cristiano Turatoche contribuiscono al nostro progetto scrivendo 2 brani poi contenuti nel disco, rispettivamente le canzoni “Tutto era niente” e “La tua Immagine in un quadro” (che lo stesso Turato canta nel disco).

I Fiori Neri sono:

Riccardo Bizzi: voce e chitarra
Andrea Concarella: basso
Cristian Mei: chitarra
Leonardo Rossi: piano e synth

Massimo Stendardi: batteria
Contatti e social

SITO INTERNET:www.fiorineri.it

Natale, per 7 esperti su 10 sulla tavola trionferanno i Christmas Light Dishes

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Cotechino e panettone, lasagnette alle verdure e branzino in crosta. A Natale gli italiani non rinunciano alla tradizione, ma scelgono di unire ai peccati di gola piatti leggeri e nutrienti.
Secondo il 72% degli esperti infatti, gli italiani non rinunceranno ai classici banchetti natalizi, ricchi di pietanze ad alto contenuto calorico, ma daranno spazio a piatti innovativi e leggeri, i cosiddetti “Christmas Light Dishes”, ricette rivisitate ma appartenenti alla secolare tradizione culinaria del Belpaese. Pesce (65%) e verdura (56%) diventano protagonisti, capaci di lasciare spazio al gusto senza trascurare le proprietà nutrizionali. Il panettone e il pandoro (65%) non perdono il ruolo di dolci per eccellenza delle feste natalizie, ma aumentano le richieste di dessert a base di frutta (15%).
E’ quanto emerge da uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su un panel di 50 esperti dell’alimentazione tra cui chef stellati e nutrizionisti, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire quale sarà il menù di Natale degli italiani.

“Anche a Natale, come amo ricordare, più della metà della mia carta non esisterebbe senza i prodotti dell’orto, che utilizzo in tutte le stagioni – afferma Valeria Piccini, chef del ristorante Caino di Montemerano (Grosseto) che proprio nel 2016 ha celebrato i 18 anni di due stelle Michelin -. Immancabile la minestra con i ceci, i crostini con il cavolo, il fritto di baccalà e i carciofi fritti. Anche nell’alta cucina c’è ormai da tempo un indubbio avvicinarsi a piatti che danno ampio spazio alla verdura, non di meno a Natale, senza dimenticare la tradizione. Credo che ormai siamo tutti sensibili all’argomento, perché conosciamo i vantaggi di un’alimentazione ricca delle vitamine, dei sali minerali e dei nutrienti di frutta e verdura.  Non solo, anche i legumi, i cereali e il pesce, hanno creato con il tempo una dieta, ma soprattutto uno stile di vita molto salutare. Per dare più gusto ai piatti, legando meglio i sapori, io consiglio sempre di utilizzare l’olio extravergine di oliva, il nostro oro verde, sia a crudo che in cottura”.

Nonostante gli ultimi anni abbiano visto un aumento significativo di piatti innovativi, più leggeri e salutari, ci sono alimenti della tradizione che non possono mancare sulle tavole degli italiani a Natale. Infatti, l’81% degli esperti sostiene anche quest’anno gli italiani non rinunceranno a panettone e il pandoro, che rappresentano da sempre i dolci simbolo delle feste natalizie. Non solo, se i dolci la fanno da padrone, non sono da meno il cotechino (65%), lo zampone (52%) e il vitello tonnato (37%). Ma quali saranno i principali alimenti che finiranno sulle tavole degli italiani? Al primo posto si posiziona il pesce (65%), presente in quasi tutte le portate: dall’antipasto, al primo fino al secondo. Stesso discorso vale per la verdura (56%), fuori solo dai dolci dove viene rimpiazzata dalla frutta. Al terzo posto si posiziona la pasta (52%), che comprende sia quella lunga come i tagliolini, ottimi con il pesce o il ragù bianco di vitello, sia la classica sfoglia, perfetta per le lasagne.

La tradizione resiste alle novità di stagione, ma quali sono i piatti in forte ascesa nel 2016? Al primo posto troviamo le lasagnette di verdure al forno (32%), ottime come antipasto se servite in piccole dosi o come primo, ideali per permettere alle persone di affrontare un secondo più grasso senza particolari problemi. Non solo, hanno un doppio ruolo perché vanno incontro alle richieste sempre maggiori di vegetariani e vegani.  Al secondo posto si posizionano fagottini di zucchina ripieni (19%), perfetto connubio tra gusto e leggerezza. Infatti, la zucchina, leggera e salutare, si lega perfettamente ad un ripieno più pesante, fatto di formaggi o carne macinata. Al terzo posto spazio a branzino in crosta (17%), che sostituisce il classico salmone, mentre al quarto posto spazio ai dessert a base di frutta (15%). La tavola natalizia vedrà un forte aumento dei prodotti chilometro 0 (65%), sempre più utilizzati dagli italiani, ma anche dai grandi ristoranti

“Tutto quello che è potager (orto/giardino ndr) è estremamente attuale anche a Natale" - afferma Mariangela Susigan, chef stellata del ristorante Gardenia di Caluso. Tutti i prodotti della terra, inclusi naturalmente la verdura e la frutta, danno a noi chef la possibilità di giocare con sapori spesso dimenticati e di proporre piatti inediti rispetto ai classici natalizi. Senza dimenticare la bellezza di un piatto che scalda oltre al palato, anche gli occhi con la varietà di colori: dall’arancione della zucca, da abbinare allo zenzero, al rosso del radicchio o della barbabietola a cui possiamo abbinare aceto di lampone. Come antipasto di Natale io proporrei un’insalata di radicchio, puntarelle, caprino, noci e melograno, seguita da tagliolini di rapa, carciofi e guanciale affumicato; zuppa francigena (nella foto), che deriva da una ricetta medievale, con sorgo, ceci, fave decorticate, fagiolo piattella di Cortereggio Presidio Slow Food, aromatizzata con cumino. Poi un secondo vegetariano come il carciofo con zucca mantovana alla brace e radicchio tardivo, servito con agro di barbabietola all’aceto di lampone. Infine chiuderei con clementine, yogurt, yuzu e cioccolato bianco”.

Cosa spinge gli italiani a mantenere la tradizione, ma allo stesso tempo unirla al benessere? Come evidenziano diversi studi, gli italiani prestano sempre più attenzione ai prodotti che scelgono ed acquistano, in primis nel genere alimentare, dove si sta compiendo una vera rivoluzione. Gli italiani infatti scelgono sempre più prodotti ricchi di sali minerali, calcio e ferro (52%), che aiutano a rinforzare le difese e garantire al nostro organismo un pieno di vitalità e salute.  Molto importanti sono ritenuti gli alimenti ricchi di omega 3 e proteine (37%), in particolare il pesce e anche la carne, meglio se bianca. Infine viene dato un peso considerevole agli alimenti ricchi di vitamine (24%). L’azione combinata di vitamine e sali minerali garantisce un elevato potere antiossidante così da proteggere il nostro organismo dai pericolosi radicali liberi.

Teatro Biblioteca Quarticciolo, ANTONELLO FASSARI ne "La ricotta" omaggio a Pier Paolo Pasolini: 21-23 dicembre

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Nell’ambito della programmazione del Teatro Biblioteca QuarticcioloAntonello Fassari, attore che alterna da sempre cinema, teatro e televisione, riporta in scena dal 21 al 23 dicembre alle ore 21.00 La ricotta, il suo omaggio a Pier Paolo Pasolini, con l’accompagnamento musicale di Sergio Mascagni.

“La ricotta” (1964) è un racconto che nasce come studio propedeutico per la scrittura del “Vangelo secondo Matteo” ed è poi diventato il terzo capitolo del film di quattro episodi Ro.Go.Pa.G. per la regia di Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti. Realizzato dopo “Accattone” e “Mamma Roma”, tratta il sacro declinandolo nei temi della povertà e della contrapposizione sottoproletariato/borghesia, accennando riflessioni sull’uomo medio e sul marxismo e con vari riferimenti all’arte sacra. Tutti temi già cari all’autore sin dai suoi primi lavori. Pretesto per esprimersi sui citati argomenti è la realizzazione di un lungometraggio sulla Passione, di cui Orson Welles interpreta il regista, tramite il quale parla direttamente Pasolini. Quest’opera cinematografica gli è valsa la censura e l’accusa di blasfemia.
La vicenda si sviluppa durante le riprese di questo film. Il protagonista Stracci, comparsa che interpreta il ladrone buono, cede il suo pasto alla famiglia. Affamato, dopo varie vicissitudini sfortunate, riesce finalmente a mangiare, abbuffandosi con pane e ricotta. Morirà, quindi, d’indigestione mentre è issato sulla croce aspettando di girare. Stracci non è solo una sfortunata comparsa che, nel sacrificarsi per moglie e figli, trova la morte, ma diventa il simbolo di due precise condizioni: da un lato, il sottoproletariato alla mercé della borghesia e, dall’altro, un Cristo dei nostri tempi, non più solo crocifisso ma lasciato morire dall’indifferenza di un mondo ripiegato su stesso.
Dal cortometraggio, Pasolini ha tratto anche un racconto. È proprio questo che Antonello Fassari, ha scelto per realizzare il suo omaggio a Pasolini, proponendo uno spettacolo diviso in due parti. Nella prima propone una messinscena teatrale totalmente fedele al testo pasoliniano, nella seconda viene proiettato il film diretto da Pasolini della durata di 28 minuti, in cui il testo è usato piuttosto come traccia, non avendo mai scritto Pasolini una vera e propria sceneggiatura per la realizzazione del film. Un percorso emozionante che permette allo spettatore di esplorare le potenzialità del lavoro pasoliniano sia nella sua veste letteraria che in quella cinematografica.
Lo spettacolo aveva debuttato al Festival di Todi nel 2004 e negli anni è stato riproposto in moltissime città italiane.
Foto di Marina Alessi
 
 
Teatro Biblioteca Quarticciolo
Via Ostuni 8
 
Info e prenotazioni
Prenotazioni: tel 06 98951725 - 06 0608 
Botteghino: feriali ore 18-21.30, festivi ore 16-18.30
Biglietti
Intero 10 euro 
Ridotto 8 euro (over 65, under 24, possessori Bibliocard)

Francesco Di Bella, arriva il video di "Aziz" nuovo singolo feat 99 Posse

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Il videoclip (link) di Aziz, brano tratto dall’album Nuova Gianturco (cd/lp 2016 La Canzonetta Record), è nelle intenzioni del regista Cosimo Alemà un cortometraggio che ritrae con tenerezza e semplicità la vita quotidiana di un bambino immigrato a Napoli, Aziz appunto, e racconta del suo impossibile amore per una ragazza molto più grande di lui.

Il regista si è fatto guidare principalmente dall'atmosfera musicale e dalla linea melodica nostalgica e avvolgente della canzone. La presenza nel video degli artisti, Francesco e 99 Posse, è relegata a dei veri e propri cameos contestuali alla storia. 
Tra le varie locations è stato inserito il negozio di parrucchiere di Salvatore Castelluccio, che dall’agosto del 2015 vive sotto scorta e parzialmente emarginato per essersi ribellato al pizzo e aver fatto arrestare i suoi estorsori. Francesco Di Bella spera così di contribuire a tenere alta l’attenzione su di lui e sulla sua coraggiosa scelta. Un esempio per chi crede che un cambiamento può e deve avvenire.
Vengono così esposte nel medesimo contesto le difficoltà che affrontano sia i migranti nel processo di integrazione sia chi rifiuta di rinunciare alla propria libertà sottostando alla prepotenza della criminalità.

BIOGRAFIA

Francesco Di Bella nasce a Napoli il 26 luglio 1972.

Alla fine degli anni ’80 forma la prima band con alcuni di quelli che sarebbero poi diventati i 24 Grana, nome che verrà adottato dal 1994. A seguito dell’incontro col produttore e manager Claudio de Cristofaro, la band firma con la label napoletana Sintesi 3000/La Canzonetta record. Nel 1996 esce il primo ep del gruppo, seguito l’anno successivo dall’album Loop. Ne segue un’intensa attività live in tutta Italia.

Il suono che caratterizza i primi 24 Grana, destinati a diventare una delle più importanti e seguite formazioni indie, è una miscela di punk, dub ed elettronica con testi intensi e rivolti alla situazione sociale di quegli anni. Fatto, quest’ultimo, che porta migliaia di fan ad immedesimarsi nelle canzoni della band, tutte firmate da Francesco Di Bella. Un successo che si rafforza con la pubblicazione dei dischi Live - Teatro Nuovo (1998) e Metaversus (1999), entrambi usciti su licenza Sintesi 3000 con etichetta Cgd-Warner. Quest’ultimo disco, caratterizzato da forti influenze psichedeliche, riscuote un ottimo successo di pubblico e di critica. Ciò nonostante, a causa di forti divergenze, la casa discografica li scarica.

L’attività dei 24 Grana, però, prosegue incessante: nel 1999 vengono commissionate al gruppo dal Teatro San Carlo di Napoli le musiche per il balletto Roc, che va in scena per venti repliche al Teatro Mercadante con l’esibizione live della band insieme al corpo di ballo del regio teatro napoletano. I 24 Grana aprono inoltre i concerti di Vasco Rossi allo stadio di Firenze e Ben Harper al Pistoia Blues Festival. Negli anni successivi la band pubblica altri quattro album, che rafforzano il rapporto col pubblico e li portano ad esibirsi spesso all’estero, da Parigi a Barcellona fino a Tokio. Il primo di questi dischi esce nel 2001, di nuovo su etichetta La sintesi 3000: K-Album, fortemente influenzato dai soggiorni di Francesco a Londra, mostra un suono più grezzo e meno elettronico rispetto ai precedenti. Segue nel 2004 Underpop, trainato dal singolo Canto pe' nun suffrì. Nel 2008 è la volta di Ghostwriters, che vede la partecipazione di Riccardo Sinigallia, Marina Rei e Filippo Gatti. Il disco, prodotto da Daniele Sinigallia, fratello di Riccardo, inaugura un percorso più cantautorale della band, come testimoniano brani come Accireme, Carcere e Avere una vita davanti. Nel 2011 esce l’ultimo disco della band La stessa barca, registrato a Chicago da Steve Albini, mago della presa diretta e del tipico sound indie rock americano. È un disco urgente che porta di nuovo il gruppo su territori più acid rock. I 24 Grana si esibiscono a Chicago e Londra e per due anni rimangono ininterrottamente in tour.

Parallelamente all’attività con la band, dal 2006 Francesco Di Bella colleziona diverse esperienze artistiche al di fuori dei 24 Grana. Collabora al disco di Marina Rei, conosce Daniele Sinigallia (che diventerà il suo produttore artistico nei successivi dischi Ghostwriters e Francesco Di Bella & Ballads Cafè, oltre che in quello di prossima uscita “Nuova Gianturco”), canta e compone per Almamegretta, 99 Posse e numerosi altri. Più volte invitato da Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco a Stazioni lunari, divide la scena con numerosi artisti con i quali instaura rapporti di stima reciproca: da Max Gazzè a Morgan, da Cristina Donà a Cristiano Godano. Apre, come solista, il concerto di Iggy Pop al Neapolis Rock Festival.

Nel 2013, dopo anni di dischi e concerti, Francesco decide di lasciare i 24 Grana e di dedicarsi alla sua attività di cantautore, tornando a suonare in piccoli club accompagnato dalla chitarra di Alfonso Bruno con il nome di Ballads. Nel 2013 pubblica il primo lavoro solista Francesco Di Bella & Ballads Cafè, in cui reinterpreta alcuni dei suoi brani in una chiave diversa. Si esibisce sul palco del primo maggio a Roma e in apertura a Manu Chao a Napoli.

Nel 2016 pubblica il primo album interamente di canzoni inedite Nuova Gianturco” (Sintesi3000/La Canzonetta record), in cui duetta con Neffa, i 99 Posse e i cantautori napoletani Dario Sansone dei Foja e Claudio Gnut Domestico.

La Madonna di MezzaStrada, "Crono" il nuovo album della band umbra

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La Madonna di MezzaStrada da Perugia con il suo post-rock d'autore è pronta a tornare con un grande disco tra le mani che non passerà sicuramente inosservato. 
Dopo il loro album d'esordio “CANTICHE” uscito nel 2012 e “LEBENSWELT (il mondo della vita)” del 2014, la band pubblica un nuovo album dal titolo “CRONO”, con la produzione artistica di Daniele Rotella (The Rust And The Fury, Michele Maraglino, ecc.), fuori dal 10 Gennaio 2017 per La Fame Dischi [LFD-26]. Un vero e proprio concept album sul panorama scheletrico del tempo. Un viaggio visionario di sei brani. Un immaginario poetico stagliato su paesaggi sonori solidi e quanto mai duttili. Un trip meraviglioso di suoni colori e profumi in una forma canzone monolitica non etichettabile. Un piccolo e sconosciuto capolavoro.

La Madonna Di MezzaStrada – Crono (La Fame Dischi 2017)[LFD-26]
1. Albero
2. Dirigibili
3. Formaldeide [PRIMO SINGOLO DA TRASMETTERE]
4. Cesare
5. Triliardi
6. Crono

Prodotto da LA FAME DISCHI & LA MADONNA DI MEZZASTRADA [LFD-26]
Registrato e Mixato da Daniele Rotella presso lo studio CURA DOMESTICA di Perugia
Mastering di Umberto Ugoberti presso lo studio PITCH AUDIO RESEARCH di Perugia
Produzione Artistica di Daniele Rotella
La Madonna di MezzaStrada sono:
FABIO RIPANUCCI voce, chitarre
FABRIZIO DE ANGELIS basso, cori
DAMUN MIRI LAVASANI piano, synth, rhodes, moog
LUCA PAPALINI violino
MICHELE TURCO batteria
Testi di Fabio RipanucciArtwork a cura di Fabrizio De Angelis

Natale, 1 giovane su 3 sogna un lavoro all'estero: parlano esperti di stage e psicologia del lavoro

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Sono giovani, vivono nell’era dell’usa e getta, viaggiano per il mondo tramite il loro smartphone e quest’anno a Babbo Natale chiederanno… un sostegno economico per andare all’estero a vivere un’esperienza formativa svolgendo uno stage professionalizzante.
Verrebbe quasi da non crederci e, invece, fanno sul serio e sono molto determinati: quasi un giovane su 3 infatti ammette di voler rinunciare ai soliti regali preferendo la possibilità di fare un’esperienza concreta di crescita lavorativa. Il dato si manifesta piuttosto in egual misura al Nord (29%) come al Sud (25%) con una differenziazione di genere che vede le ragazze in maggioranza (31%) rispetto ai ragazzi (23%). Nella speciale top 10 dei desideri natalizi al primo posto si confermano i prodotti hi-tech come smartphone, tablet, pc e consolle (49%), seguiti da abbigliamento e accessori firmati (45%), viaggi di piacere (38%), che precedono proprio le esperienze all’estero (27%); a seguire animali domestici (26%), auto e moto (22%), attrezzature e corsi sportivi (20%), trattamenti di benessere e tatuaggi (13%). Tra le mete più gettonate emerge la Cina (15%), come conferma Chiara Grosso, presidente di FourStars.

Questo è quanto emerge dallo studio promosso dall’agenzia Espresso Communication, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su un campione di circa 1200 giovani tra i 18 e i 29 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum specializzati e community. Nello studio è stata anche coinvolta FourStars - società accreditata dal Ministero del Lavoro e leader nazionale in materia di tirocini formativi, e il suo osservatorio di 85.000 stage attivati dal 2000 ad oggi - nonché un panel di 10 docenti universitari di Psicologia e Sociologia del Lavoro, per capire quali sono le motivazioni alla base della tendenza e cosa ci si aspetta di portare a casa da questa esperienza.

Ma perché questa tendenza sta prendendo piede proprio adesso e in questa forma? Secondo Chiara Grosso, Presidente e CEO di FourStars: “I giovani d’oggi sanno bene che non è più sufficiente avere in tasca una laurea per poter entrare da subito nel mondo del lavoro. Per questo pretendono che i percorsi formativi non siano fatti di sola teoria, ma che diano la possibilità di sperimentare in prima persona i contesti professionali. Poi c’è la questione della competitività ed esclusività: i giovani italiani vogliono sì andare all’estero, ma la maggior parte di essi preferisce fare ritorno per poter mettere a frutto qui, nel suo Paese, le competenze acquisite. È proprio partendo da questi desideri di ambizione che abbiamo pensato gli 11 programmi di stage in Cina: percorsi ad hoc in un Paese in crescita continua, dove avere un’idea significa poterla realizzare, impegnarsi vuol dire avere responsabilità”.

Tra le mete predilette l’Europa va per la maggiore (33%) con un netto sbilanciamento verso Germania (12%) e Regno Unito (15%) che sono ancora percepiti come i Paesi con più opportunità lavorative. A seguire il sogno americano (28%) con in testa New York (14%) e Los Angeles (11%) e, infine, merita di essere menzionata la forte ascesa di interesse verso i Paesi asiatici (24%) con la Cina tra le mete più ambite (15%).

Ma quali sono, secondo il mondo accademico, le ragioni che spingono sempre più giovani a desiderare di ricevere in dono per Natale questa esperienza? Secondo Maurizio Tirassa, professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Torino: “Non è un caso che i giovani chiedano per Natale un’esperienze all’estero. Lo fanno perché sperano di acquisire competenze, anche solo linguistiche, e di costruire reti sociali che permettano loro di tornare in Italia a condizioni migliori e, in altri casi, di aprirsi vie di fuga dal destino al quale si sentono “condannati” in Italia”.

Un parere, quello del Professor Tirazza, confermato anche dai dati emersi dall’indagine. Il 25% del campione intervistato ha dichiarato di desiderare un viaggio formativo proprio a causa dell’insoddisfazione diffusa che si respira nel nostro Paese. Tra le altre motivazioni segnalate appaiono anche, e con una percentuale di preferenza nettamente superiore, la volontà di imparare una lingua straniera in loco (45%), di acquisire competenze tecniche in un contesto internazionale (42%) e di allargare il proprio network di contatti (29%).

“Non si tratta di semplici regali natalizi, ma di veri e propri investimenti strategici per realizzare un progetto professionale – afferma Franco Fraccaroli, Professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Trento –  Credo che le leve psicologiche che spingono in questa direzione siano due: il bisogno di riuscita, o l'ambizione, per dirlo in termini di linguaggio corrente, e la capacità di pensare sul lungo termine, senza cercare benefici futili e di breve respiro”.

A chiudere il cerchio dell’analisi ci sono le forti trasformazioni del mercato del lavoro e l’avvento di nuove professionalità sempre più ibride, sempre più legate alle dinamiche digitali. “Siamo ormai nell'economia della conoscenza – interviene così Cristian Balducci, Professore Associato di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Bologna - Recenti dati Istat corroborano l'idea che investire in conoscenza e rimanere disposti a farlo per tutta la vita lavorativa siano fattori protettivi importanti, sia in termini di successo nella ricerca di un lavoro, sia perché diminuiscono il rischio di perderlo anche in situazioni di crisi”.

Ambiziosi, determinati e fiduciosi nel futuro: sono questi i giovani che, con un pizzico di sacrificio, a Natale scelgono di investire sulla propria formazione. Da Nord a Sud il fenomeno si sviluppa in maniera omogenea, rispettivamente con un’incidenza del 29 e 25 per cento. Le donne dimostrano più motivazione verso i viaggi professionalizzanti: il 31% afferma di preferire questo genere di regalo a quelli più tradizionali o di tendenza. I ragazzi, invece, si esprimono con favore in una misura pari al 23%. Dove vivono? Le più grandi metropoli del Bel Paese vanno per la maggiore: Milano (23%) e Napoli (21%) superano Torino (19%) e Roma (17%).


ECCO INFINE LA TOP 10 DEI REGALI PIÙ DESIDERATI DAI GIOVANI ITALIANI A NATALE:

1.      Oggetti hi-tech (smartphone, tablet, console, pc) 49%
2.      Abbigliamento, borse e accessori firmati 45%
3.      Viaggi di piacere 38%
4.      Esperienze all’estero 27% 
5.      Animali domestici 26%
6.      Automobili o scooter 22%
7.      Abbonamenti fitness corsi sport attrezzature sportive 20%
8.      Spa e trattamenti benessere 17%
9.      Esperienze culturali e/o enogastronomiche 16%
10.  Tattoo e interventi di medicina estetica 13%

28° Trieste Film Festival, apre THE TEACHER di Satine Film

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Chi pensa che dietro alla Cortina di ferro ci fossero soltanto grigiore e austerità non ha ancora visto le gonne colorate e le scarpe charleston di Maria Drazdechova: siamo a Bratislava, nella Cecoslovacchia del 1983 che inizia a sbirciare verso ovest, e quando questa maestra fa il suo ingresso in classe, non può che conquistare, col suo aspetto solare ed eccentrico, la fiducia della sua classe. Ma perché, al momento di fare l'appello, chiede a tutti gli alunni che lavoro fanno i loro genitori?

Ispirato a una storia vera, e in uscita nelle sale italiane nel 2017 distribuito da Satine Film, THE TEACHER è l'evento speciale di apertura del 28. TRIESTE FILM FESTIVAL, in programma dal 20 al 29 gennaio. Già applaudito a Karlovy Vary (dove la protagonista Zuzana Mauréry ha conquistato il premio come migliore attrice), il nuovo film del pluripremiato Jan Hrebejk - candidato all'Oscar per il miglior film straniero nel 2000 con Divided We Fall - è un apologo venato di umorismo grottesco che, a partire dal contesto storico del Socialismo reale, trascende ogni coordinata di regime politico e racconta quella sottile linea che - a qualsiasi latitudine e in qualunque tempo - separa il compromesso dalla corruzione, l'egoismo dalla solidarietà. Il risultato è una storia universale che arriva a tutti - genitori e figli – e che tocca temi morali ancora profondamente attuali, come il valore dell’insegnamento e il coraggio di opporsi alle ingiustizie.

I materiali stampa del film sono disponibili al seguente link
http://www.manzopiccirillo.com/the-teacher

"Siamo davvero orgogliosi - spiegano i direttori del Trieste Film Festival, Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo - di inaugurare la 28. edizione con un film che rappresenta al meglio tutte le qualità che continuano a far grande il cinema dell'Europa centro-orientale, a cominciare dall'originalità di scrittura, dagli splendidi interpreti, dallo humour mai banale".

Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino (l'edizione "zero"è datata 1987), il Trieste Film Festival - diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo - è il primo e più importante appuntamento italiano dedicato al cinema dell'Europa centro-orientale, che continua a essere da quasi trent'anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell'Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale.

NICCOLÒ BOLCHI, ESCE IL 1° SINGOLO “THE REMEDY”

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Ora disponibile in digital download e sulle principali piattaforme di streaming “THE REMEDY” il singolo d’esordio di NICCOLÒ BOLCHI, presentato live in anteprima durante il tour con Stef Burns League e al Rock Aid con un’esaltante risposta da parte del pubblico, è subito al quarto posto della classifica dei singoli di Itunes (Itunes: http://apple.co/2gRHXZv).

Si tratta di un brano alternative rock, caratterizzato da un sound graffiante e potente con un testo semplice e diretto, che anticipa il suo album in uscita il prossimo anno.
Dopo le soddisfazioni raccolte come autore, infatti, Niccolò Bolchi ha deciso di lavorare al suo progetto solista. Combinando la sua grande passione per il rock dei primi anni 2000 alla scrittura pop contemporanea, in circa sei mesi nasce  “Away From Home”.

“È un disco rock internazionale in cui  fotografo la realtà in maniera sincera, mi sono ispirato a fatti realmente accaduti nella mia vita, senza dover ricorrere all’invenzione di storie o situazioni - racconta Niccolò - ogni canzone è stata scritta prendendo il tempo necessario, senza mai forzare il cuore. E’ un album sofferto, c’è rabbia, amore, malinconia e tanta speranza..”

Niccolò Bolchi, giovane cantautore italiano, inizia a suonare la chitarra a quattro anni, prosegue con gli studi da sound engineer ed approda come autore nel pop italiano, ottenendo grandi soddisfazioni. Dopo qualche anno di gavetta lavorando nelle tournée come roadie, guitar tech, mixer engineer per artisti italiani e internazionali come Stef Burns, Billy Sheehan, Juan Van Emmerloot, Peppino d’Agostino, Cesareo, Fabio Treves, Roberto Tiranti, nel 2013 inizia la collaborazione con l’artista Nesli.
Da lì il salto è breve. Firma un contratto d’esclusiva con Edizioni Curci e ha modo di collaborare alla scrittura di brani pop di successo come “Uno di questi giorni“ di Nek singolo del nuovo disco; “Dimentico Tutto“ di Emma  singolo di platino e 3 dischi di Platino; gli album di Nesli  “Nesliving.3 Voglio di Più“ disco d’oro e “Andrà tutto Bene“. Inoltre, il brano “Il bene si avvera“ per Braccialetti Rossi, colonna sonora della serie televisiva di Rai Tv nominata agli Emmy Awards Kids di Cannes. Ha anche la fortuna di collaborare con grandi autori, arrangiatori e mixer engineer italiani tra i quali Niccolò Agliardi, Luca Chiaravalli, Saverio Grandi, Andrea Bonomo, Gianluigi Fazio, Raffaele Stefani, Elio Rivagli, Alberto Cutolo, Brando, Marco Barusso, Matteo Cantaluppi, Davide Simonetta, Max Zanotti. Nel 2016 inizia la realizzazione del suo album d’esordio “Away from Home” in uscita nel 2017, anticipato dal singolo The Remedy.  


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