Andrea Camilleri, “La rivoluzione della luna”, Ed. Sellerio, Palermo, 2013.
Recensione di Andrea Giostra.
Per chi ama la letteratura che osa plasmare la storia con i turbamenti e le passioni umane, non può non leggere questo bellissimo romanzo di Camilleri. Ma c’è un pericolo che il lettore deve essere consapevole di dover correre: l’essere travolto e sequestrato impietosamente dalla lettura scorrevole ed emozionante della storia di donna Eleonora di Mora, marchisa di Castel de Roderigo, vedova del Viceré don Angel de Guzmán marchisi di Castel de Roderigo, fimmina beddra di fari divintari le gamme di ricotta, fìmmina di Paradiso, nìvura di capilli, àvuta, slanciata, aliganti, cu du occhi grandissimi, nìvuri come l’inca, che assimigliano a ‘na notti scurosa e scantusa ma nelle quali uno sarebbi cchiù che filici di pirdirisi per l’eternità.
La storia è ambientata nella Palermo dei viceré di Spagna del milleseicentoundici - metaforicamente potrebbe anche essere dei nostri tempi - e racconta di potere, di prepotenza, di ipocrisia, di privilegi, di danaro, di vendetta, di tradimenti, di morte, di viltà, di ingiustizie, di meschinità, di complotti, di passioni, di amore che mai manca nelle coinvolgenti storie di Camilleri. La narrazione è un succedersi repentino e ben ritmato di emozioni, di colpi di scena, di intrighi, di complotti, di battaglie più d’intelletto che d’armi.
Insomma, il pathos che cerca il lettore esigente in questa storia siciliana è assicurato. Il romanzo va letto tutto d’un fiato se si vuole provare il sofisticato piacere di lasciarsi trascinare in una bellissima storia di vendetta al femminile, la più glaciale e raffinata delle vendette, raccontata con arte magistrale e sopraffina che solo Camilleri in Italia riesce oggi a fare.
ANDREA GIOSTRA.
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