Quantcast
Channel: Fattitaliani.it
Viewing all articles
Browse latest Browse all 33360

Bruxelles, il 19 giugno proiezione di "Caro Lucio ti scrivo". Fattitaliani intervista il regista Riccardo Marchesini

$
0
0
Lunedì 19 giugno alle ore 19 all'Istituto italiano di Cultura di Bruxelles verrà proiettato il film “Caro Lucio, ti scrivo” (2017) di Riccardo Marchesini, che sarà presente (qui per prenotarsi, l'evento è gratuito). I personaggi delle note immortali di Lucio Dalla prendono vita attraverso delle lettere che loro stessi scrivono al cantautore. Fattitaliani ha intervistato il regista Riccardo Marchesini.

"Caro Lucio ti scrivo"è definito una docu-fiction... è giusta la definizione? ce ne vuoi spiegare il significato?
Diciamo che non è un film facile da classificare e la definizione docu-fiction è quella che si avvicina un po’ di più alla tipologia del nostro lavoro. In realtà è un film costruito attorno a un epistolario di fantasia, una serie di lettere immaginarie che i personaggi delle canzoni di Dalla (Anna e Marco, Futura, Meri Luis, ecc.) scrivono al proprio autore. Le lettere sono interpretate da grandi attori del cinema e del teatro italiano come Ambra Angiolini, Neri Marcorè, Piera degli Esposti, Ottavia Piccolo, Alessandro Benvenuti e Andrea Roncato. Attorno a queste parole e a queste voci abbiamo costruito il film che è una commistioni di fiction, immagini di repertorio e immagini documentaristiche che ad esempio descrivono le città e i fenomeni di cui parliamo.
Quando ha preso piede l'idea di convertire lo spettacolo teatrale in un documentario? A parte i cambiamenti tecnici, avete apportato sostanziali modifiche?
In teatro c’era un’unica protagonista, la postina di Lucio Dalla che apriva la corrispondenza destinata al cantautore svelandoci ciò che i personaggi delle sue canzoni gli avevano scritto.
Mentre assistevo alle repliche dello spettacolo la fantasia galoppava e pensavo a quanto sarebbe stato bello vedere ciò che in teatro si poteva soltanto immaginare. E così insieme all’autore del testo, Cristiano Governa, abbiamo iniziato a pensare sempre più ad un film che raccontasse i personaggi, le storie e i luoghi che Lucio aveva descritto nelle sue canzoni. 
Abbiamo ampliato un po’ l’epistolario, in teatro non c’erano le storie legate ai brani “Meri Luis” e “Milano”. Abbiamo mantenuto il personaggio della postina come filo conduttore delle storie e abbiamo dato vita a una serie di episodi che raccontassero quello che veniva descritto nelle lettere, finendo per dare volto e voce ai personaggi, per raccontare i luoghi. 
Ne è nato un film ad episodi, una play list di canzoni, ma anche di storie. È un film certamente insolito e credo abbia una sua originalità e questo ci è parso il modo migliore per raccontare un cantautore che non è mai stato banale.
La risposta dei fan di Lucio Dalla qual è stata?
La risposta ci ha molto sorpresi. Essendo un film inconsueto non ci aspettavamo che godesse di così tanta curiosità e invece ha avuto un’ottima distribuzione in sala e ha riscosso un’attenzione mediatica insolita per un piccolo film indipendente. È uscito come film evento nei cinema italiani dall’1 all’8 marzo, ma da allora non abbiamo mai smesso di proiettarlo. Lunedì prossimo inizierà il suo percorso all’estero da Bruxelles e devo dire che le testimonianze di affetto nei confronti del nostro lavoro sono state tante. Forse perché non si tratta di film biografico, non racconta la vita di Lucio, ma racconta le sue canzoni e di conseguenza le nostre vite, le vite delle persone che Lucio aveva descritto magnificamente nelle sue canzoni. Aveva una straordinaria capacità di osservare e di restituire le storie con immagini molto forti, quasi cinematografiche.
La gente si riconosce negli episodi del nostro film, ritrova le proprie storie e naturalmente ritrova le canzoni che ha amato ed è capitato spesso che gli spettatori finissero per cantarle o canticchiarle al cinema.  
Fra i tanti personaggi delle sue canzoni ce n'è uno che preferisci, che ti ispira maggiormente?
Anna e Marco sono sicuramente i personaggi che ho amato di più. Può sembrare banale, ma la canzone è così bella che mi sono immaginato spesso che faccia potessero avere o chi fossero. 
Ho scelto i due attori che li interpretassero con parecchia preoccupazione. Ero certissimo che ognuno di noi, nel proprio immaginario, avesse i propri Anna e Marco e che in qualche modo, inevitabilmente avrei tradito l’immagine che ognuno custodiva nella propria fantasia. Alla fine ho scelto i “miei” Anna e Marco, di cui sono estremamente soddisfatto. Due attori tanto giovani quanto bravi con cui ho lavorato benissimo. Anna e Marco mi piacciono molto perché rappresentano le incertezze della vita, in un’età in cui si vorrebbe essere diversi, si è particolarmente fragili, ci si mette in discussione e molto spesso si vorrebbe andare via. In questo senso sono personaggi attualissimi che trovano la forza di andare avanti l’uno nell’altra. 
Di qualche canzone, di alcuni personaggi hai talvolta immaginato un ulteriore sviluppo, una continuazione...?
Tutte le storie che abbiamo raccontato potrebbero far nascere nuove storie, ma soprattutto con Cristiano abbiamo pensato spesso a quelle canzoni di Lucio che abbiamo molto amato e che per forza di cose non sono entrate nel film. Un lavoro che nella nostra fantasia è continuato e penso continuerà nel tempo. A me sarebbe piaciuto sviluppare “La sera dei Miracoli”, Cristiano penso che avrebbe volentieri inserito “Mambo”. Ma credo che queste storie rimarranno nella nostra fantasia. 
Come sono stati coinvolti gli attori che hanno prestato la loro voce?
Le lettere costituiscono la centralità del film e pertanto era importante trovare gli interpreti giusti. Ho fantasticato su quegli attori che avrei voluto come interpreti di quelle parole, ho pensato in grande e alla fine siamo riusciti a mettere insieme un cast di voci davvero eccezionale, grandi attori che hanno aderito a questo progetto senza percepire alcun compenso, perché hanno creduto nella nostra idea, in un progetto indipendente, e naturalmente perché avevano molto amato le canzoni di Lucio Dalla. Ognuno di questi incontri è stato bellissimo e molto intenso. Devo molto alla generosità di questi interpreti che non solo sono stati capaci di restituire queste lettere in maniera molto emozionante, ma con il loro nome ci hanno aiutato a veicolare il film. 
Pensi che il documentario possa far conoscere ancora di più certe sfumature del lavoro e della personalità di Dalla?
Lo spero. Io credo che il film faccia riflettere sulla sua capacità di osservazione, sulla sua vicinanza alla gente e sulla sua originalità nel raccontare le cose della vita. Credo che costituisca un’occasione per riascoltare attentamente le parole dei suoi brani che hanno diverse chiavi di lettura e che soprattutto si apprezzano in maniera diversa a seconda dell’età e del momento della vita in cui le si ascoltano. Lucio ci ha lasciato un enorme patrimonio, decine e decine di brani bellissimi. Era geniale ed originale nella scrittura delle sue canzoni, ma anche uno straordinario interprete e musicista. Lucio, in ambito musicale, non aveva eguali. Nell’ultimo periodo della sua vita ha tentato di esprimersi in molti altri modi (regie teatrali, film, mostre) e non tutto ciò che faceva, a mio parere, era a fuoco, centrato, ma soprattutto ci portava lontano dal suo enorme talento per la musica. In quell'ambito sapeva fare veramente tutto e in questo differisce dalla maggior parte degli altri cantautori italiani che per quanto grandi, non raggiungono la sua completezza e la sua genialità. E questo è bene non dimenticarlo. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata

Viewing all articles
Browse latest Browse all 33360

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>