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Caterina Jazira Famularo, Il giglio marino di Lampedusa. Frammenti di isolitudine. Pensieri e stati d'animo di chi vive a Lampedusa

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di Alfonso Cacciatore 

Mare e Vulcano. I-Solitudine e vento. Memoria e Resilienza. Sono coordinate per una "navigazione" in un testo-mare vasto quanto l'interiorità del "capitano di lungo corso" Caterina Jazira Famularo. Vergate con tratto certo e lungamente meditato, mai gratuito, vengono raccolte in una sorta di giornale nautico che trascende potentemente il genere del registro e somma, fondendoli in unico prodotto editoriale: note autobiografiche, giustamente individuate come frammenti (nessuno, tornerebbe ad affermare con prontezza rav Abraham Joshua Heschel, può scrivere in anticipo la propria biografia); silloge poetica, i cui versi graffiano anima e coscienza come fossero pietra lavica; album fotografico, quale memoria che fissa nelle immagini, colte da angolature venuste, Lampedusa con la sua ricchezza antropologica prima che paesaggistica: il rimando alla icona della "Famiglia lampedusana, anni Cinquanta" di pag. 243 mi pare necessario e non meno imprescindibile è quello relativo alla foto di "Catrina" con Massa (pag. 201) e della stessa con i bambini temporaneamente ospiti al Centro di Contrada Imbriacola (pag. 207).  

Ne' Il giglio marino di Lampedusa non c'è parte del discorso: nome, verbo, aggettivo… che non fluisca o coli sul lettore come l'acqua cristallina del mare di Lampedusa o la lava incandescente dell'Etna, quest'ultima nella sua scioccante incandescenza brucia ipocrisie, infingimenti, dietrologie, le quali ‒ ahinoi ‒ abbondano in casa europea, e non solo nella vulgata politica, ma anche nel così detto "pensiero" mainstream e nella subcultura tendenzialmente "bufalina" (non me ne vogliano le bufale mediterranee!) veicolata dai social network. L'Autrice non scrive di immigrazione, ma di vita e umanità. Dà perciò un contributo ad un umanesimo mediterraneo che ha nell'accoglienza, nella tenerezza, nel dialogo, negli affraternamenti, nel meticciato, alcuni dei suoi snodi e cifre caratterizzanti. 

La scrittura, se abbiamo letto correttamente la Nostra, proiettandoci oltre l'ostacolo dei segni linguistici, decifrando concetti e immagini acustiche, non è semplice anàmnesi, ricordo di un passato, né operazione catartica, tanto in senso greco che psicoanalitico, ma trasmissione, nel senso fortissimo del "tradere" latino, della personalissima danza sull'acqua, nella quale l'intreccio tra piedi, l'intero corpo, e tutta l'anima, si librano dall'incanto nella lotta per la libertà dal mare: infinito del quale non vuole e non può fare a meno. «Libertà schiava dal mare» è ossimoro ricorrente. Le metafore della Famularo sono ardite ed ardenti. Il mare che è la vita per un'isolana, lo si può surfare, planare in superficie, ma il pescatore non si limita a solcarlo con una tavola, va in profondità, ne esplora i fondali, ne coglie le iridescenze nascoste, ne ammira la fauna dalle cromie vivaci e cangianti, sa riconoscere il fischio del vento, che come arbitro in una competizione sportiva, detta i tempi, impone i divieti di navigazione e di immersione. 

Il vento. È la voce a cui il pescatore dà ascolto. Il vento anima, dando vita ad onde ribelli, tante pagine del nostro testo. Il vento è anche metafora del tempo, che ha levigato con i suoi granelli di sale, i lineamenti dell'esistenza della Famularo, ne ha solcato il volto, ora spianandone le rughe, ora tracciandone le linee, come monumenti a se stesso e di se stesso. Al vento si aggiungono altre realtà metaforiche che ruotano nel campo della libertà e della dinamicità della vita, e delle metamorfosi di questa: la farfalla, crisalide che si libera dal suo bozzolo; il gabbiano, la libertà creativa; il faro, proiezione di un fascio di luce che compete con le tempeste e la forza dei venti. Faro, non sfugga al lettore, è Lampedusa, "Lampaduza" per gli arabi, e Caterina-Jazira ne è icona e metafora, e viceversa.  

Il mare, e l'isola animata dal vento, e la notte di questa illuminata da un faro, è l'idea mondo della nostra Autrice.

Nel flusso magmatico della narrazione o nella liricità del verso o nella plasticità della posa fotografica risuona continuamente la semantica del mare, non meno che quella dell'anima e dei sentimenti, della memoria e del ricordo, della speranza e della benedizione, dispiegata in registri cui abbiamo fatto già cenno e in timbri che rendono la pagina ariosa, la lettura piacevole, ma non per questo distraente. No. Il giglio marino come il mandorlo, lo shaqued in ebraico del profeta Geremia, che significa "il vigilante", o il mandorlo che dice Dio alla quercia con la sua fioritura, del poeta greco Nikos Kazantzakis, è una parte notevolissima di un viaggio di vita che sa generosamente concedere non meno che togliere. La lettura de'«Il giglio marino di Lampedusa. Frammenti di isolitudine. Pensieri e stati d'animo di chi vive a Lampedusa» se non inquietasse, se no generasse moti di ribellione per i «corpi senza nome e per i nomi senza corpi» o per la morte «che sorprende gli angeli e ne spezza le ali prima ancora di farli volare», adulti e bambini, ingoiati dalla inumanità a fronte della odierna migrazione, sarebbe davvero parziale, incompleta, al limite del travisamento e della futilità.

Se non possiamo obiettare sulla personalissima autopercezione di Caterina Jazira Famularo ‒ chi potrebbe sostituirla?! ‒ la quale ritiene, e non a torto, che parte della sua vita sia stata caratterizzata dalla tessitura di orditi e trame intessute e disfatte, è proprio grazie alla «metamorfosi della ferita» ‒ la resilienza ‒ che fa fiorire dalla vita che piega, e che talvolta irrimediabilmente spezza, trame preziose di speranza, della quale Caterina Jazira Famularo ne è una generosa quanto abile sarta. 

E il giglio marino disse al vento: «Tu mi piegherai mille volte ma non mi spezzerai. E più mi piegherai più il mio stelo resisterà e si fortificherà».


Armando Siciliano Editore, Messina-Civitanova Marche 2021, pp. 270, € 20,00 



Al Senato la presentazione de “Il Villaggio Dei Saggi”. Un Asilo Sociale Contro La Violenza

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Un progetto firmato bon’t worry INGO per un futuro sostenibile contro la violenza di genere patrocinato dall’ENEA e dall’Arma dei Carabinieri.

ROMA, Senato della Repubblica – Il 26 Ottobre presso il Senato l’associazione bon’t worry INGO presenterà l’asilo sociale denominato “Il Villaggio dei Saggi” patrocinato dall’ENEA e dall’Arma dei Carabinieri. Il seguente è un evento patrocinato dall’ Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR).

La presentazione sarà moderata da Alma Manera soprano di fama e Presidente Onoraria della bon’t worry INGO. Apre l’evento la madrina del progetto, laSen. Maria Rizzotti, Vice Presidente della Commissione contro la violenza di genere e verso le donne del Senato, oltre essere Vice Presidente della Commissione Giustizia e Socia Onoraria della bon't worry INGO. Partecipa il Sen. Maurizio Gasparri per un saluto.

Interverranno la Dott.ssa Bo Guerreschi (Presidente bon’t worry INGO), l’avvocato Licia D’Amico, e l’avvocato Caterina Biafora (Membri Nazionali del Dipartimento Legale dell’associazione organizzatrice), il Dott. Carlo Maria Bassi (AD, GBSAPRI SpA) e sarà proiettato un saluto dell’On. Giusy Versace. In rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri parteciperà un ufficiale e altri rappresentanti dell'ENEA.*

La bon’t worry INGO ha firmato un protocollo d'intesa con l'associazione EOCBAper l’apertura dell’asilo in Egitto e all’evento parleranno Basem Salama Ibrahim (Presidente EOCBA Italia) e Georges Ayad Zaki Hanna(Presidente EOCBA Internazionale).

Chiude Alma Manera con la presentazione del calendario 2022 “donne con la D” dalla stessa ideato per l’associazione.


L’Asilo, Il Villaggio Dei Saggi Per l’Economia Locale e La Sostenibilità

L'asilo denominato “Il Villaggio dei Saggi” nasce da un'analisi delle cause e concause della violenza della Presidente Bo Guerreschi. Una delle difficoltà economica e la difficoltà delle famiglie che troppe volte, si sentono usurpati delle dignità. Troppe volte non riescono con la gestione dei figli arrivando a lasciarli soli, o colpevolizzandoli di non poter lavorare o peggio, isolati nei loro pensieri o davanti alla tecnologia o tv.

Troppe volte queste situazioni portano dalla violenza fisica alla violenza psicologica o violenza assistita come arma di sfogo degli adulti, creando il fattore domino.

Il villaggio dei saggi, cosi denominato, è un asilo sociale contro la discriminazione, che vuole acconsentire a tutti di poter lavorare tutti i giorni e creando momenti interattivi tra genitori e figli. Gli asili vogliono riattivare l'economia locale dando un sostegno maggiore ad aziende e artigiani locali. Il più' piccolo degli asili attiverà dai 110 ai 150 posti di lavoro con mobili sostenibili dove i bambini potranno studiare tre lingue, inglese, italiano e spagnolo e musica, teatro, disegno, sport e molto di più.


Cristiano Proietti grato al web e ai social: nella musica il mio karma. L'intervista di Fattitaliani

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Il 20 ottobre è uscito "Iry", primo singolo di Cristiano Proietti: è l
a storia di un ragazza tormentata. Le vicissitudini della vita a volte lasciano ferite profonde che solo il coraggio e la voglia di vivere riescono a superare. Il brano è dedicato a tutte le donne che con fatica edeterminazione non si sono mai arrese. L'intervista di fattitaliani. 

Buongiorno Cristiano e benvenuto fra le pagine web di fattitaliani. Come ti presenteresti ai nostri lettori per farti conoscere meglio? 

Ciao a tutti io sono Cristiano Proietti, classe 1986 e sono un ragazzo come tanti, pieno di grinta ed amante della vita, un ragazzo che nella sua semplicità, non ha mai smesso di inseguire i propri sogni nonostante le avversità, un ragazzo che nella musica ha ritrovato il suo karma.

 

Personalmente che rapporto hai con la rete?

La rete ed i vari social hanno avuto un ruolo fondamentale in questi ultimi due anni, mi hanno dato la possibilità di uscire fuori da un guscio di insicurezze che non ho mai avuto il coraggio di aprire ed è proprio grazie a loro, che ho trovato la forza di ricominciare a scrivere e mettermi nuovamente in gioco.

 

Cambierà col tuo esordio discografico? 

Ho sempre avuto il timore di espormi in rete, di essere giudicato e di non sopportare quell'odio gratuito di molti individui, ma poi con il tempo ho capito che ogni critica , costruttiva ovviamente, mi ha aiutato a fare sempre meglio, quindi rispondo: Assolutamente no! Perché ciò che prima era la mia più grande debolezza ora è la mia marcia in più.

 

Quali sono le tue aspettative alla vigilia dell'uscita del tuo primo singolo? 

Premetto che non ho mai cercato la notorietà, non è mai stata tra le mie aspettative. Il fatto di aver realizzato il mio primo singolo è per me la vittoria più grande e se dovessi ricevere anche solo un like, per me sarebbe comunque una grande soddisfazione. Nella vita ho sempre cercato di essere me stesso, di tirar fuori la mia personalità e credo che sentirsi appagati e star bene con la propria coscienza sia la strada per un futuro sempre in salita. Spero solo che il pubblico che ascolterà il mio brano possa calarsi nel personaggio per comprenderne e il dolore.

 

Chi ti sta accompagnando lungo questa fase importante della tua vita? 

Ho una moglie meravigliosa e una figlia di cui sono fiero ed orgoglioso, la mia famiglia mi sostiene da sempre e sinceramente non potrei avere appoggio migliore di questo.

 

Quali sono i tuoi modelli di riferimento a livello artistico e umano?

Per il lato artistico posso dire che sin da piccolo sono rimasto assolutamente rapito da due idoli che hanno scaldato il mio cuore e che hanno coccolato la mia adolescenza, parlo di Jon Bon Jovi e Bryan Adams. Tutt'ora li ascolto ed ogni volta è come fare un tuffo nel passato. Se dovessi paragonare le stesse emozioni in un artista odierno direi assolutamente Nicolò Morriconi in arte Ultimo.

Per quanto riguarda il lato umano c'è solo una persona che può ricoprire quel posto, e quella persona è mio padre, il mio mito, il mio pilastro, il mio mentore, colui, che nonostante i milioni di problemi che la vita gli ha posto davanti, è riuscito a trasformare un bambino in un uomo e quell'uomo ora, sogna di diventare un giorno come lui.


Chi è o chi potrebbe essere Iry? 

Iry non è una donna comune, Iry è e deve essere un modello per tutte quelle donne che non hanno il coraggio di affrontare il proprio demone, quelle donne che sono chiuse in loro stesse e non hanno la forza di alzarsi, quelle donne che si sono rassegnate alla vita contro il loro volere. Iry è un messaggio di speranza per tutte queste persone ed è a loro che ho dedicato questo brano con la preghiera che possano finalmente aprire gli occhi e riprendere in mano la loro preziosa vita.

 

Hai altri brani già pronti? 

Sono molti i testi che ho scritto in questi anni e sto già lavorando per dare un suono a quelle parole. Con la preziosa collaborazione di @garagenoiselabel e dei suoi fantastici musicisti posso assicurarvi che sentirete ancora parlare di Cristiano Proietti.
Quindi come dico sempre : Restate Sintonizzati. Giovanni Zambito. 

 

CHRISTIAN PANICO: disponibile in radio il nuovo singolo “LA GIOSTRA DEI RICORDI”

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 Dal 22 ottobre in radio negli store e sulle piattaforme digitali arriva il nuovo singolo inedito di Christian Panico “LA GIOSTRA DEI RICORDI” brano che ha scritto con Andrea Tosi, che ha curato anche gli arrangiamenti, con il testo di Sal Di Giorgi.

“Questo brano descrive una storia vissuta da tanti, chi di noi non ha sofferto per un amore andato, viscerale, che distrugge dentro - dice Christian Panico - ecco, credo che qui si senta tutta la disperazione di una persona abbandonata che viene divorata dai ricordi. Quei ricordi che nel tempo tornano, come una giostra che gira…”

Ricordando un amore finito ci si chiede a chi poter dire le parole non dette e come poter rivivere le possibilità perdute. Riprovare è la soluzione, l'alternativa alle domande senza risposta. L'inquietudine di un amore vissuto in solitudine è simile a un giro in giostra dichiara Sal Di Giorgi autore del testo - tutto intorno è veloce e dai contorni sfumati tranne la verità del sentimento che viene gridato, affermato e desiderato.”

“Parlando del video, girato a Villa Borghese a Roma - racconta il regista Leo Barbato - il protagonista è con la sua attuale compagna con cui cerca di avere un contatto e un dialogo ma lei è sfuggente, e rivedendo la sua ex che con un altro uomo, è felice e in atteggiamento amoroso, il protagonista entra nelle scene cantando la disperazione per il suo amore perduto, tentando attraverso la musica di farla arrivare alla ragazza, ma lei è felice e lo si vede, in un susseguirsi di immagini, come sia riuscita a sostituire quello che provava per il protagonista, con il nuovo ragazzo.”

 

Christian Panico nasce a Roma e cresce in una famiglia appassionata di musica. Il suo quotidiano viene influenzato dai gusti dei genitori, in quanto a casa Panico c'è sempre musica. Il giovane Christian, è uno studente molto eclettico e frequenta le scuole elementari e medie, al PIO IX, dai preti Lasalliani. Viene scelto come componente e voce bianca solista, nel Canticorum Jubilo, coro diretto dal Maestro Lattanzi che gli ha permesso di cantare davanti a Papa Giovanni Paolo II che in quella occasione, lo chiamò a sé, dopo l'esibizione e gli diede un bacio in fronte dicendogli: “Va e canta!”, ricordo che ancora oggi, rimane vivo nel cuore del tenore. Negli anni dell'adolescenza, le attività di Christian si dividono tra Musica e Sport. Infatti, in quegli anni, inizia le sue prime registrazioni vocali ed è voce solista di diverse band. Al contempo, mamma Daria, per placare il suo carattere molto vivace, inizia a fargli praticare diverse attività e dopo aver praticato nuoto a livello agonistico e molti altri sport, Christian inizia a praticare Atletica Leggera. Decide però di dedicarsi alla musica e appena maggiorenne, diventa voce e leader della cover band “Black Queen”, dedicata alla sua band preferita i Queen, il cui leader Freddie Mercury ha sicuramente influenzato la sua carriera artistica.

Iniziano le esibizioni dal vivo. Capisce subito che per “domare” la potente voce, con una estensione vocale di oltre 4 ottave, deve studiare. Partecipa a diversi spettacoli teatrali cantati, tra cui il popolare “Emozioni”, musical con le musiche di Lucio Battisti, in cui canta in coppia con Alessandra Drusian, dei Jalisse. Nello stesso periodo, durante la promozione del Musical, conosce Paolo Limiti che lo invita, come cantante protagonista, nel programma televisivo Rai, “Ci vediamo in TV”. Christian Panico, non è solo un cantante con doti atletiche (ottiene da giovane molti risultati in diverse discipline), ma anche un attore, infatti tra le altre cose, ha un piccolo ruolo nella fiction “I Cesaroni” e nei film “Trenta righe per un omicidio” con Luca Barbareschi e “Nazareno”. Nel 2011 arriva la svolta, grazie ad un casting per una prestigiosa location Russa, frequentata dai più importanti imprenditori e personaggi dello spettacolo, viene scelto e subito inizia la sua carriera di cantante professionista. In pochi anni, a Mosca e in seguito, in tutta la Russia, arriva ad avere una popolarità tale, da vederlo come uno dei pochi artisti ad essersi esibito nel prestigioso Teatro del Cremlino come solista e nelle principali TV Russe. Si esibisce con artisti di fama internazionale come Nikolai BascovEmin AgalarovTimoti e molti altri. Proprio nel periodo “russo”, cambia il suo stile canoro, da Pop/Leggero a Pop/Lirico, una scelta che si rivela fondamentale, per il suo percorso artistico. Riceve il Premio alla Cultura “Stella di Rubino”, grazie al suo impegno nell’aver fatto conoscere la musica italiana in Russia e in tutto l'Est. Sentendo il bisogno di condividere con gli altri la sua conoscenza in campo canoro inizia l'insegnamento diventando vocal coach di diversi professionisti che vivono in Giappone, Russia e ovviamente in Italia. Grazie anche all'incontro con uno dei suoi artisti preferiti, Andrea Bocelli, con cui si confronta, capisce l'importanza dei social media per un artista e durante il Lockdown dovuto al Covid, decide di tenere compagnia agli italiani e non solo, esibendosi live da casa. Il suo video in cui canta “Hallelujah” di Choen in italiano, diventa virale, totalizzando circa 15 milioni di visualizzazioni su facebook e 1 milione sul suo canale YouTube. Viene per questo contattato da Tommaso Ricci, il quale gli dedica l'intera puntata del programma Mizar su Rai2, occasione in cui Christian presenta il suo primo inedito “Alle spalle della falsa libertà”, brano scritto dal compositore Santi Scarcella. Ma è dal 2020 che insieme al Maestro Andrea Tosi, inizia un nuovo progetto discografico che per la prima volta lo vede anche compositore e paroliere.

Esce il 22 ottobre 2021 il secondo inedito “La giostra dei ricordi”, brano scritto in collaborazione con Andrea Tosi con il testo di Sal Di Giorgi.

 

 

https://www.christianpanico.com

https://www.instagram.com/christian_panico_official/

https://www.facebook.com/ChristianPanicoOfficial/


Late apology è il nuovo singolo di OLIVER

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È in radio e in digitale “late apology” il nuovo singolo di OLIVER con gli arrangiamenti di Roberto Gramegna e Ettore Gilardoni e la produzione di Vince Tempera (Zelda Music / Believe), brano acustico, di ispirazione brit-pop che esprime equilibrio assieme ad una melodia avvolgente con arrangiamenti minimalisti, ma estremamente caratterizzanti.

“Ho scritto questo brano per riflettere su una vicenda irrisolta del mio passato e, nello stesso tempo, creare un ponte verso il mio futuro sia personale che musicale - afferma OLIVER - avevo diversi sentimenti repressi per la fine di un'importante storia d'amore. Per lungo tempo non ho voluto affrontarli e confrontarmi con quanto accaduto. Nonostante la frustrazione per essere arrivato in ritardo con la mia ‘fucking stupid late apology’ sono riuscito, tuttavia, ad elaborare e raccontare i miei sentimenti con una certa leggerezza, nonostante il mio forte coinvolgimento. Tutto questo si è tramutato in un singolo di genere brit-pop acustico che è innovativo nell’equilibrio tra la melodia che ho composto e gli arrangiamenti minimalisti a contrapposizione della profondità delle sensazioni interiori. Tra l'altro il video di ‘late apology’ rappresenta molto bene questo mix trovato tra parole e musica. Spero che questo brano possa interpretare situazioni e stati d'animo comuni a molte altre persone giovani o no. Per questo motivo sono molto contento che sia nato in inglese, cosa che mi aiuta a raggiungere una platea di persone ancor più ampia.”

“Per il video racconta il regista Tommaso Crisci - abbiamo scelto una location che trasmettesse una certa intimità tra un gruppo di amici e il protagonista afflitto dalla rottura di un rapporto d’amore.  La cosa vissuta è stata messa in contrasto con l’atteggiamento, a tratti indifferente e a tratti empatico, degli amici a ben rappresentare una situazione giovanile comune in cui il gruppo si chiude intorno all'amico ma con livelli di partecipazione differenti. La figura del chitarrista, il saggio e maggiormente esperto per antonomasia, è stata raffigurata come immutabile e costante nel suo battere il ritmo e scandire l’armonia, quasi come fosse il neutro traghettatore di questo flusso di emozioni. La location vintage e i colori caldi fortemente voluti anche dall'artista hanno dipinto la cornice di un quadro di quotidianità delicato quanto, a volte, surreale se non grottesco.”

 

Oliver Alessandro Kaufmann Nalin, in arte Oliver, nato il 20 maggio del 2000 a Colonia, trascorre i primi anni della sua vita in Germania, per poi arrivare a Verona nel 2012, città in cui passa la sua adolescenza. È un ragazzo contemporaneo: figlio di genitori che si erano trasferiti dall'Italia all'estero, la sua vita è caratterizzata da spostamenti, viaggi e, soprattutto, dalla multiculturalità. Parla italiano, inglese e tedesco. Oliver vive, ora, tra Milano, dove sta sviluppando i suoi progetti musicali con il Maestro Vince Tempera, oltre che frequentare l'Università, e la città scaligera dove risiede la sua famiglia. Già dall'età di 6 anni Oliver è attratto dalla musica iniziando con lo studio del pianoforte, molto presto aggiunge anche la passione per il canto e la composizione. La sua formazione è sia classica che pop. Ascolta vari generi: pop (Ed Sheeran, Bruno Mars, Michael Jackson) trap/ hip-hop (Drake, J. Cole, Notorious B.I.G, Tyler the Creator), i filoni più classici (Beatles, Queen, Sinatra, tra gli italiani Dalla, Battisti, De Gregori) ed anche il mondo indie. Dal 2015 in poi viene seguito per lo studio del pianoforte dalla docente Isabella Lo Porto, titolare di cattedra al Conservatorio di Verona ed in precedenza di Venezia. Tra il 2016 e il 2019 frequenta l'Accademia di Alta formazione Musicale a Verona. Il percorso di Oliver ha una svolta decisiva con la collaborazione artistica con il Maestro Vince Tempera, iniziata nel 2018, per la produzione discografica di brani sia in italiano che in inglese. Il progetto propone l'abbinamento di stili musicali anglosassoni con elementi della tradizione italiana. I suoi testi diventano progressivamente sempre più espressivi ed introspettivi.

Oliver nel 2019 ha pubblicato “Un secondo amore”, “Stop & smile”, in lingua inglese, nel 2020 "It's only words", “Paura di crescere” e nel 2021 “OCCHI (e non scompari) attualmente sta lavorando alla preparazione del suo album.

 

https://olivermusic.it

https://www.youtube.com/channel/UCeruWlyWN0c8nxnACBs5uow

https://www.instagram.com/oliverkaufmann_/

https://www.facebook.com/olivermusic00/

https://vm.tiktok.com/ZMR3moWwS/


Opéra Liegi : Eugene Onegin, 7 quadri di poesia e musica

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di Giovanni Chiaramonte. Onegin, un giovane dandy dei circoli aristocratici di San Pietroburgo, vive nella tenuta che lo zio gli ha lasciato. Stanco della vita e della malinconia, presto fa amicizia con Lenski, un giovane romantico che è fidanzato con Olga Larina, una ragazza del quartiere. Onegin e Lenski fanno poi visita alla famiglia Larin, tipica della nobiltà terriera di provincia. Onegin è affascinato dalla sorella maggiore di Olga, Tatyana, una ragazza tranquilla, sognatrice e un po' ingenua che si innamora immediatamente di Onegin e gli confessa i suoi sentimenti in una lettera ma Onegin non la prende minimamente in considerazione.
Poco dopo, durante un ballo Onegin e l'amico Lenski hanno un diverbio che, secondo le convenzioni sociali del tempo, sfocia in un duello in cui Onegin uccide il suo amico. Tormentato dalla sua coscienza, si mette in viaggio. Quando torna tre anni dopo incontra Tatyana che adesso è sposata con un suo conoscente, un principe dell'alta nobiltà. Lui ne rimane estremamente colpito e si pente di averla rifiutata tre anni prima.... Lei lo ama ancora ed è infelice ma comunque lo rifiuta e rimane fedele al suo voto matrimoniale.

La storia è quella di un eroe egoista che ingaggia un duello fatale contro il suo migliore amico, e vive solo per rimpiangere il rifiuto del suo amore da parte di una giovane donna.

Sullo sfondo di una scenografia nitida, semplice, dai colori chiari gradevolissimi si svolgono I 7 quadri della vicenda di Oniegin. Il contesto della vicenda pensata da Puskin fa da struttura alla musica di Tchaïkovski che, spirito slavo in tutte le sue cellule, ci guida nell’esplorazione del sentire umano in una sorta di full immersion sentimentale, nella quale lo spettatore sprofonda nella magia musicale dei suoi semplici e magnifici quadri.

La regia di Éric Vigié lineare e rispettosa del contenuto, con una forse non indispensabile trasposizione in epoca piu’ recente, ha permesso anche allo spettatore meno esperto di capire e seguire la vicenda.  

Bravissimi Tatyana (Natalia Tanasii) e Eugene (Vasily Ladyuk).

Dirigeva, con passione, Speranza Scappucci.

 

NUOVA PRODUZIONE → OPÉRA ROYAL DE WALLONIE-LIÈGE, OPÉRA DE LAUSANNE

LIBRETTO DEL COMPOSITORE E KONSTANTIN SHILOVSKY ISPIRATO AL ROMANZO DI ALEXANDER PUSHKIN.

   

Distribution

CONDUCTOR

SPERANZA SCAPPUCCI

DIRECTION & COSTUMES DESIGN

ÉRIC VIGIÉ

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

SET DESIGN

GARY MC CANN

LIGHTING DESIGN

HENRI MERZEAU

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

CHOREOGRAPHY

JEAN-PHILIPPE GUILOIS

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

CHOIRMASTER

DENIS SEGOND

EUGEN ONEGUIN

VASILY LADYUK

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

TATYANA

RUZAN MANTASHYAN

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

OLGA

MARIA BARAKOVA

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

LENSKY

ALEXEY DOLGOV

PRINCE GREMIN

ILDAR ABDRAZAKOV

LADY LARINA

ZORYANA KUSHPLER

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

FILIPYEVNA

MARGARITA NEKRASOVA

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

MONSIEUR TRIQUET

THOMAS MORRIS

ZARETSKY / THE CAPTAIN

DANIEL GOLOSSOV

FOR THE FIRST TIME IN LIÈGE

ORCHESTRA & CHOIR

OPÉRA ROYAL DE WALLONIE-LIÈGE

WITH THE PARTICIPATION OF

CONSERVATOIRE ROYAL DE LIÈGE


Regina, continua il successo di riconoscimenti per il film di Alessandro Grande

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"Regina" di Alessandro Grande, il film girato in Calabria e presentato alla 38a edizione del Torino Film Festival come unico titolo italiano in concorso, avrà la sua premiere internazionale in uno dei festival più importanti del Sud America."Regina"è infatti tra le pellicole in concorso alla prestigiosa 45a edizione della Mostra Internacional de Cinema - Sao Paulo international Film Festival. Un grande traguardo per l'opera prima di Grande: "E' importante quando un film riesce a superare i confini nazionali - commenta il regista - e raggiungere luoghi così lontani e manifestazioni così prestigiose, vuol dire che si è lavorato bene. Che sia uno stimolo ulteriore per il futuro, per non fermarsi e continuare a fare sempre meglio".

Uscito nell'anno più complicato e, non solo, per il cinema, in cui molti festival ed eventi sono stati cancellati, "Regina" - interpretato da Francesco Montanari e Ginevra Francesconi - è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante e dopo aver ottenuto consensi di critica, ha vinto già circa 20 premi: dai Nastri d'argento, con la candidatura come miglior soggetto e un premio speciale, al 35° Ciak d'oro come Cult Movie e poi il Miglior film alla 33a edizione del Fano International Film Festival, al 10° Festival del Cinema della Città di Spello, al 23° Festival Internazionale Inventa un Film e, di recente, al Matera Film Festival dove quest'anno tra gli ospiti era presente il maestro David Cronenberg. Il film ha ottenuto tre premi anche al 18° Magna Graecia Film Festival di Catanzaro ed è rientrato nella terzina finalista, nella categoria miglior opera prima, del 61° Globo d'oro, organizzato dall'Associazione della Stampa Estera. Attualmente "Regina"è in concorso nei maggiori festival, oltre ad essere disponibile su Sky Cinema, Amazon Prime e le principali piattaforme. 

VINCENZO INCENZO, in pre-order il nuovo singolo PORNOCRAZIA che anticipa l'uscita del 3° disco

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Da oggi 25 ottobre il nuovo singolo di VINCENZO INCENZO è disponibile in pre-order e in pre-save al seguente link:  https://lnk.to/Pornocrazia_Pre

PORNOCRAZIA” (Verba Manent / distribuzione Artist First) da venerdì 5 novembre sarà in radio, sulle piattaforme streaming e in digital download e anticipa il nuovo album di inediti “ZOO”, in uscita prossimamente.

 

PORNOCRAZIA è prodotto da Jurij Ricotti (Eminem, Rita Ora, Ariana Grande, Morricone, Bocelli) e DLewis (uno dei più affermati dj della scena internazionale), e fonde un testo velenoso e ironico con la Elettronica Extrabeat di stampo europeo. In questo progetto sono state usate tecniche innovative di registrazione e mix ancora non presenti sul mercato dell’audiorecording.

A proposito del nuovo brano, Vincenzo Incenzo dichiara“Questa non è una canzone, ma il rifiuto di venerare e servire questo falso Regno dei Cieli che è la nostra contemporaneità. Non c’è niente di più pornografico di un inferno travestito da paradiso”.

 

VINCENZO INCENZO autore per Renato Zero, Armando Trovajoli, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, PFM, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Albano, Tosca e molti altri.

Attivo come autore anche in America Latina, vanta una collaborazione con Papa Francesco per il brano “La Madre”, cantato da Mijares.

Autore dei grandi musical italiani, per il teatro ha scritto “Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo” di Gerard Presgurvice “Dracula Opera Rock” su musiche della PFM, entrambi prodotti da David Zard. Ha scritto e diretto i musical “Diana & Lady D”“Rosso Napoletano” e “La sciantosa”; con Renato Zero ha scritto e diretto “Zerovskij, Solo Per Amore” e con Ron “Lucio!”. Ha curato la versione italiana delle canzoni di “Menopause The Musical” di Jean Linders, “Squali” di A.L. Recchi, “Tango Delle Ore Piccole” di Puig, “Il Principe Abusivo” di Alessandro Siani, e “Vacanze Romane”, riconosciuta dalla Carl Porter Society come la versione italiana ufficiale nel mondo. Ha collaborato a “Lennon & John” di Lucariello/Speranza, ed ha scritto le musiche di “Cassandra e il Re” e “Tieste”, di G. Arghirò. Ha firmato la regia e le musiche di “Ingresso Indipendente” di Maurizio Giovanni e “Santo Piacere” di Giovanni Scifoni. Ha scritto le musiche di “Shake Full”, di Manuela Tempesta. Nel 2022 andrà in scena anche in Italia il musical evento “Bernadette de Lourdes”, di cui ha curato la versione italiana.

Per la televisione ha scritto canzoni per la fiction Mediaset “Non Smettere Di Sognare” ed è co-autore della edizione 2013 di “Capodanno di Canale 5” e “Romeo & Giulietta, una storia mai raccontata” (Raidue). La sua canzone “Creatura Nuda” è entrata nella serie internazionale “Beautiful”.

Al cinema ha dato canzoni nei film “Il Paradiso all’improvviso” di Leonardo Pieraccioni, “Dalla vita in poi” di Gianfrancesco Lazzotti, “Ho sposato mia madre” di Domenico Costanzo e “Luce oltre il Silenzio” di Giuseppe Racioppi. Lo spettacolo “Zerovskij, Solo Per Amore” è diventato un film.

Ha pubblicato i libri “La Partitura Infernale” (Fonopoli)“Il sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano” e “Cinema Mundi” (LietoColle)“La canzone in cui viviamo” e “#Romeo E Giulietta Nel Duemilaniente” (No Reply)“Valentina Giovagnini” (Zona), “Zero” (Tattica).

È stato direttore artistico dell’Associazione Culturale Fonopoli e direttore e autore della Mostra “ZERO” dedicata a Renato Zero.

Questo progetto arriva dopo il suo primo album da cantautore “Credoprodotto da Renato Zero, ed il secondo “Ego”, usciti anche in lingua spagnola e promossi in Sud America con live tour.

Tra i numerosi premi e riconoscimenti ha vinto due volte il Premio Lunezia, il Premio SIAE autori, il Premio Nazionale Liolà, la Medaglia d’argento della Camera dei Deputati, il Premio Internazionale Antonio De Curtis, il Premio Internazionale di Poesia Alfonso Gatto, il Premio Giffoni Film Festival, il Premio Roma Videoclip.

 

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Ordine Costantiniano Charity: donate 15 mila mascherine Ffp2 per gli ospedali ugandesi

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Elargizione avvenuta durante l’incontro tra Carlo di Borbone delle Due Sicilie e l’ambasciatore dell’Uganda Elizabeth Paula Napeyok.Il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, Capo della Real Casa e fondatore dell’Ordine Costantiniano Charity onlus, ha incontrato ieri l’ambasciatrice dell’Uganda, S.E. Elizabeth Paula Napeyok, presso la sede dell’Ambasciata ugandese a Roma per ufficializzare la donazione di 15.000 mascherine FFP2 destinate agli ospedali ugandesi.

Un quantitativo di 5.000 mascherine sarà destinato al “Bujumbura Health Centre III - Ospedale San Giorgio Martire”, struttura che conta quaranta stanze e accoglie tutt’oggi pazienti della numerosa comunità rurale della parrocchia di Igayaza, realizzata nel 2009 dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio nella Diocesi cattolica di Hoima (zona di Kakindo, distretto di Kibaale). Ulteriori 5000 dispositivi andranno al Centro di chirurgia pediatrica di Entebbe, progettato da Renzo Piano, realizzato da Emergency e attivo dallo scorso 21 aprile, che eroga prestazioni gratuite e di qualità in favore delle numerose tribù che popolano questa zona: BanyoroBakigaBagandaBanyankoleBamba e Bafumbira. L’area, molto popolosa e sottosviluppata, non riceve infatti sufficienti e adeguati servizi, specialmente nel campo sanitario. Altre 5000 mascherine saranno infine destinate ai campi profughi al confine con la Repubblica Democratica del Congo.

Siamo molto felici e colpiti del fatto che ci sono persone al mondo capaci di questi gesti” è il commento dell’ambasciatrice Ugandese. “La lentezza con la quale la campagna vaccinale procede in Africa, dove appena il 2% della popolazione ha ricevuto il vaccino, muove la nostra azione a concreto sostegno della tutela degli operatori sanitari in Uganda e del loro prezioso lavoro” – ha spiegato Carlo di Borbone che proseguirà la sua permanenza in Italia a Monreale dove riceverà la cittadinanza onoraria e incontrerà i bambini della Casa Del Sorriso per una donazione di aiuti alimentari.

La donazione era già stata anticipata formalmente in un incontro tra il Segretario Generale dell’Ordine Costantiniano, Giampaolo Grazian e il Ministro degli Esteri ugandese, Henry Oryem Okello, avvenuto a margine della conferenza Ministeriale “Incontri con l’Africa”, che ha riunito a Roma le delegazioni dei 54 Paesi africani.

Mamma raccontami una fiaba, lo scrittore Biagio Arixi e l’editore Alessandro Cocco varano un progetto

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di Paolo Salvatore Orrù
Progetto nato per aiutare chi è stato privato della possibilità di avere la vita che ogni bimbo merita.
Dentro di sé ogni essere umano può sentire qual è l’essenza della gioia, ma soltanto aiutando il prossimo ha la possibilità di godere della vera felicità. Ed è per questo che Biagio Arixi ha deciso di donare “sette fiabe contro il femminicidio”, per stare “dalla parte dei figli”. Per lo scrittore di Villasor è tornato il tempo delle grandi sfide, dopo l’ultima fatica, Diva Perversa, il romanzo ambientato nel jet set della Grande Bellezza romana, ha sentito l’esigenza di tornare a quello che in Sardegna, la sua isola, chiamano su connottu. Cioè alla tradizione. Perché le fiabe sono il genere colto che, insieme alla poesia, l’hanno fatto conoscere e reso famoso nel mondo della letteratura italiana. Mamma, leggiamo una fiaba? è il titolo del suo nuovo libro. “La mia prossima pubblicazione”, ha spiegato a City@City, Arixi, “sarà dedicato a quei bambini che sono diventati orfani due volte: la prima quando la loro madre è stata assassinata dal loro padre, la seconda quando la magistratura ha revocato al genitore superstite la patria potestà”.

Ciò che ogni uomo fa per sé resta nascosto nella vaghezza delle cose non note e muore con lui; ciò che invece è fatto per gli altri, per il mondo, per i bambini, diventa eterno. Per questo, l’autore, con la collaborazione dell’editore Alessandro Cocco, discendente di una grande famiglia di librai e di editori di Cagliari, ha deciso di lanciare un progetto nato per aiutare economicamente chi, a causa di un destino scellerato o per un mal interpretato libero arbitrio, è stato privato della possibilità di avere una vita normale, la vita che ogni bambino merita. “Quando Biagio mi ha presentato il suo progetto”, ha detto l’editore, “ho pensato che il suo disegno fosse in grado di sensibilizzare i lettori sul tema, particolarmente delicato, del femminicidio, e così ho deciso di dargli una mano”. Arixi crede tantissimo in questa idea: “Confesso che il primo impatto con questa realtà è stato scioccante, ho pensato che per la quasi totalità di questi giovanissimi fosse preclusa una vita normale”.
 
 

Lo scrittore sa che la resa non può essere considerata una soluzione. “Volevo trovare un modo per dare una possibilità in più a chi ha avuto il tormento di vivere in un mondo di violenza e di sopraffazione”, ha spiegato. Le bacchette magiche non esistono, le istituzioni latitano, resta una opportunità: la solidarietà di tutti. L’ex mentore di attori, cantanti e attrici e un editore, che vuole tornare ad essere al centro della cultura della Sardegna, hanno così trovato il modo di allearsi per raggiungere un obiettivo eclatante: vogliono pubblicare sessantamila copie del libro, un obiettivo quasi stratosferico, ma che potrebbe avere il successo che merita se a dare una mano saranno anche le amministrazioni comunali. “Per quanto mi riguarda, farò la mia parte rinunciando al diritto d’autore”, ha sostenuto Arixi.

Il disegno ha già fatto proseliti fra alcuni sindaci sardi, una avanguardia che potrebbe diventare il gruppo trainante di una idea che, se realizzata, potrebbe aiutare a lenire il dolore delle piccole vittime del femminicidio in Sardegna. “Perché il progetto abbia, oltre alle idee, anche gambe”, Arixi e Cocco hanno bisogno della collaborazione delle pubbliche amministrazioni. “Debbo dire”, aggiunge Arixi”, “che un certo numero di amministratori si stanno rimboccando le maniche per renderne possibile la realizzazione ”. Le istituzioni che risponderanno all’appello lanciato dai due visionari sardi, potranno regalare agli scolari delle scuole elementari la raccolta di fiabe edita dalla casa editrice La Zattera. “Nel corso degli anni mi sono reso conto che le biblioteche comunali sono spesso segregate in luoghi angusti e che, soprattutto, non riescono a comunicare con i lettori. Con questo libro vorrei aiutare i Comuni a superare questo gap”, ha concluso l’artista.

L’arte di Arixi si è evoluta nel tempo. In una intervista rilasciata a Tiscali Notizie qualche anno fa, aveva spiegato che l’importante non è apparire ma essere. Essere un poeta, uno scrittore, un uomo di cultura. Ed era stato subito un successo strepitoso di critica: “Ho vinto il Cittadella come miglior poeta giovane, la selezione Viareggio, che mi hanno aperto le porte con due scrittori importanti: Dario Bellezza (pupillo di Pasolini) e Milena Milani”. Con il loro sostegno, Arixi cominciò a farsi conoscere in tutto lo star sistem di Roma, che lo ribattezzò “il poeta mondano”. Grazie all’onnipresente Gil Cagné conosce Liza Minnelli, Jacqueline Bisset, John Travolta, Nureyev, e le più le grandi attrici italiane del tempo (Dalila di Lazzaro, Elsa Martinelli, per fare qualche esempio).  Qualche mese dopo, la casa editrice “Carte Segrete” pubblica “Polvere Nera”. Dario Bellezza su Paese Sera scriveva: “Arixi è uno dei più grandi poeti italiani viventi”. Ora il poeta – non più mondano – ritorna al mondo delle fiabe, per dare una chance a quei bimbi che delle fiabe ricordano solo l’orco cattivo.

Halloween da brividi al Castello di Lunghezza con il Conte Dracula

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Il Conte Dracula è tornato e ha deciso di trasferirsi dal Castello di Bran, situato in Transilvania, a quello di Lunghezza alle porte di Roma. Le principesse e gli eroi che abitano il “Fantastico Mondo del Fantastico”, il regno della fantasia amatissimo dai bambini, hanno deciso di ribellarsi a questa insolita “occupazione” e per questo stanno cercando piccoli eroi disposti a sfidarlo in una gara all’insegna di “Dolcetto, scherzetto o aglietto?”. Riusciranno le bambine e i bambini più temerari ad arrivare al castello, con indosso il loro costume preferito, e partecipare ad un contest (con tanto di giuria e premiazione finale) nel quale mostrare la propria “faccia da paura” per terrorizzare e cacciare il vampiro? Ad affiancarli il 31 ottobre e 1 novembre un vero e proprio esercito di streghe, maghi, fantasmi, zombies, zucche animate e tutti quei personaggi che sentono quella di Halloween come la loro festa! Al Castello di Lunghezza, in via della Tenuta del Cavaliere 230, nei suggestivi spazi del Fantastico Mondo del Fantastico, quella di Halloween sarà una ricorrenza indimenticabile per le famiglie. Oltre al Conte Dracula, che freme per uscire dal sarcofago e ritrovare la sua pallida compagna, sarà possibile incontrare dal vivo la bellissima e pericolosa Vampirella oppure It il malefico pagliaccio, ma anche assistere anche gli esperimenti del Dott. Frankenstein o gustare le perfomance di Mortisia e Gomez, de La Famiglia Addams, intenti ad entusiasmare il pubblico avvolti da un’atmosfera dark e romantica che li vedrà danzare insieme. Impossibile poi perdere il Rito della Zucca e quello della danza delle streghe. Il pubblico più coraggioso potrà fare visita al villaggio fantasma, mentre Jack O’ Lantern farà rivivere la leggenda di Halloween al campo delle zucche e il Cavaliere senza testa combatterà contro il mostro del castello. Quale luogo migliore di un antico castello e il suo affascinante parco per vivere un Halloween con i fiocchi? Vi aspettiamo in maschera, dalle 10.00 al tramonto,  per vivere due giornate da cittadini del Fantastico con tanto di carta d’identità speciale rilasciata esclusivamente per l’occasione. Urka la Zucca…se non hai il Green Pass il tampone gratuito te lo regaliamo noi! Info per prenotazioni 06/2262880 www.fantasticomondo.it

Mostra "KLIMT. La Secessione e l’Italia" dal 27 ottobre Museo di Roma a Palazzo Braschi

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A partire dal 27 ottobre 2021 e fino al 27 marzo 2022, il Museo di Roma a Palazzo Braschi apre le sue porte al pubblico per un evento espositivo eccezionale che celebra la vita e l’arte di uno dei più grandi maestri e fondatori della Secessione viennese: Gustav Klimt. Klimt. La Secessione e l’Italiaè una mostra promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, co-prodotta da Arthemisia che ne cura anche l’organizzazione con Zètema Progetto Cultura, in collaborazione conil Belvedere  Museum e in cooperazione con  Klimt  Foundation, a cura di Franz  Smola,  curatore  del  Belvedere,  Maria  Vittoria  Marini  Clarelli,  Sovrintendente  Capitolina  ai  Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna. La  mostra  vede  come  main  sponsor Acea, special  partner Julius  Meinl  e Ricola, partner Catellani  &  Smith, radio partner Dimensione Suono Soft ed è consigliata da Sky Arte. Con  l’esposizione  Klimt.  La  Secessione  e  l’Italia,  l’artista  austriaco  torna  in  Italia  e  proprio  a  Roma,  dove  110  anni  fa,  dopo  aver  partecipato  con  una  sala  personale  alla  Biennale  di  Venezia  del  1910,  fu  premiato all’Esposizione Internazionale dʼArte del 1911. La  mostra  ripercorre  le  tappe  dell’intera  parabola  artistica  di  Gustav  Klimt,  ne  sottolinea  il  ruolo  di  cofondatore  della  Secessione  viennese  e  –  per  la  prima  volta  –  indaga  sul  suo  rapporto  con  l’Italia,  narrando dei suoi viaggi e dei suoi successi espositivi. Klimt  e  gli  artisti  della  sua  cerchia  sono  rappresentati  da  oltre  200  opere  tra  dipinti,  disegni,  manifesti  d’epoca   e   sculture,   prestati   eccezionalmente   dal   Museo   Belvedere   di   Vienna   e   dalla   Klimt Foundation,  tra  i  più  importanti  musei  al  mondo  a  custodire  l’eredità  artistica  klimtiana,  e  da  collezioni  pubbliche e private come la Neue  Galerie  Graz. La mostra propone al pubblico opere iconiche di Klimt come  la  famosissima  Giuditta  I  (1901),  Signora  in  bianco  (1917-18),  Amiche  I  (Le  Sorelle)  (1907)  e  Amalie Zuckerkandl (1917-18). Sono stati anche concessi prestiti del tutto eccezionali, come La sposa (1917-18), che per la prima volta lascia la Klimt Foundation, e Ritratto di Signora (1916-17), trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato nel 2019. 
Fanno  da  cornice  a  questi  grandi  lavori  del  maestro  austriaco  e  contribuiscono  al  racconto  del  periodo  della  Secessione  viennese,  anche  dipinti  e  sculture  del  Museo  Belvedere,  firmati  da  altri  artisti,  quali  Josef  Hoffmann,  Koloman  Moser,  Carl  Moll,  Johann  Victor  Krämer,  Josef  Maria  Auchentaller,  Wilhelm  List, Franz von Matsch e molti altri. Cartoline autografe documentano in mostra i viaggi in Italia di Klimt, che visitò Trieste, Venezia, Firenze, Pisa,  Ravenna  –  dove  si  appassionò  ai  mosaici  bizantini  –  Roma  e  il  lago  di  Garda,  cui  si  ispirarono  alcuni suoi paesaggi. Questi viaggi furono importanti per l’evolversi della sua ricerca creativa e ne accrebbero l’influsso sugli artisti  italiani.  Per  questo  al  Museo  di  Roma  a  Palazzo  Braschi  le  opere  di  Klimt  saranno  messe  a  confronto  con  quelle  di  artisti  italiani  come  Galileo  Chini,  Giovanni  Prini,  Enrico  Lionne,  Camillo  Innocenti,  Arturo  Noci,  Ercole  Drei,  Vittorio  Zecchin  e  Felice  Casorati  che  –  recependo  la  portata  innovativa  del  linguaggio  klimtiano  molto  più  dei  pittori  viennesi  del  loro  tempo  –  daranno  vita  con  diverse sensibilità e declinazioni alle esposizioni di Ca’ Pesaro e della Secessione romana. Grandi capolavori ma non solo. Al Museo di Roma, infatti, grazie alla collaborazione tra Google  Arts  &  Culture Lab Team - nuova piattaforma di Google dedicata all’approfondimento delle arti - e il Belvedere di  Vienna,  tornano  in  vita  tre  celebri  dipinti  conosciuti  come  Quadri  delle  Facoltà  -  La  Medicina, La Giurisprudenza e La  Filosofia  -,  allegorie  realizzate  da  Klimt  tra  il  1899  e  il  1907  per  il  soffitto  dell’Aula  Magna dell’Università di Vienna e rifiutate da quest’ultima perché ritenute scandalose. Ciò  che  rimane  di  queste  opere  andate  perdute  nel  1945  durante  un  incendio  scoppiato  al  castello  di  Immendorf in Austria, sono solo alcune immagini fotografiche in bianco e nero e articoli di giornale. La sfida di Google Arts & Culture è stata quindi di ricostruire digitalmente i pannelli a colori, attraverso il Machine  Learning  (un  sottoinsieme  dell'Intelligenza  Artificiale)  e  con  la  consulenza  del  dott.  Franz Smola, curatore della mostra e tra i maggiori esperti di Klimt al mondo. Un processo di ricostruzione del colore.Partendo  da  una  ricerca  condotta  dallo  stesso  Smola  su  descrizioni  che  gli  studiosi  del  tempo  e  giornalisti  avevano  fatto  dei  tre  dipinti  ancora  esistenti,  il  materiale  raccolto  è  stato  messo  a  confronto  con le colorazioni utilizzate da Klimt nei dipinti realizzati in quello stesso periodo e ancora esistenti. Da qui, Emil  Wallner, programmatore creativo per Google Arts & Culture, ha programmato un algoritmo di machine  learning  per  creare  un  modello  statistico  di  texture,  motivi  e  colori  di  ciò  che  rimaneva  dei  Quadri  delle  Facoltà;  Smola  e  Wallner  hanno  quindi  hanno  preso  i  riferimenti  cromatici  e  li  hanno  aggiunti con cura ai tre dipinti di Klimt. Mettendo insieme le testimonianze in bianco e nero e i riferimenti cromatici, il modello statistico è stato in grado  di  collegare  i  motivi  in  scala  di  grigi  con  le  colorazioni  dei  dipinti  di  Klimt  ancora  esistenti,  restituendo ai Quadri delle Facoltà i loro colori originali.
LA MOSTRA
Prima sezione – Vienna. 1900 Nel 1857 l’imperatore Francesco Giuseppe fa abbattere le antiche mura di Vienna per cingerla con una doppia  strada  alberata,  la  Ringstrasse,  popolata  di  giardini,  caffè  e  edifici  di  rappresentanza,  ciascuno  dei  quali  improntato  allo  stile  storico  più  confacente  alla  sua  funzione.  La  rottura  avviene  proprio  ad  opera di due artisti coinvolti nella costruzione e nella decorazione degli edifici del Ring: l’architetto Otto Wagner  e  il  pittore  Gustav  Klimt,  uniti  dalla  partecipazione  alla  Secessione  di  Vienna,  il  movimento  fondato nel 1897 che cerca di adeguare l’arte agli stili di vita contemporanei. Scrive Wagner: «Tutto ciò che è creato con criteri moderni deve corrispondere ai nuovi materiali e alle esigenze del presente». E ciò  vale  soprattutto  per  i  nuovi  tipi  edilizi,  come  le  stazioni  della  metropolitana,  le  case  d’affitto,  le  ‘ville  urbane’. L’interno più radicale della Vienna fin de siècle è però il Cafè Museum di Adolf Loos (1899). A Vienna, peraltro, i caffè «sono una sorta di club democratici e accessibili a tutti al modico prezzo di una tazzina  di  caffè»,  come  scrive  Stefan  Zweig,  uno  dei  protagonisti  letterari  del  momento,  insieme  con  Hugo von Hofmannsthal, Georg Trakl, Arthur Schnitzler, Franz Werfel, Robert Musil. Anche nella scena musicale  l’avvicendamento  avviene  nel  1897,  quando  Gustav  Mahler  diviene  direttore  dell’Opera  di  Corte. E mentre Arnold Schönberg, e Alban Berg aprono strade inesplorate alla musica, Sigmund Freud schiude la porta dell’inconscio. 
Seconda sezione – Prime opere. La compagnia di artisti Künstler-compagnie Gustav  Klimt  proviene  da  un  ambiente  molto  semplice.  Nato  il  14  luglio  1862,  l’artista  è  il  secondo  di  sette  figli  di  Ernst  Klimt,  incisore  d’oro,  e  sua  moglie  Anna,  nata  Finster,  a  Baumgarten,  all’epoca  un  sobborgo  di  Vienna.  Nonostante  la  critica  situazione  finanziaria,  i  genitori  di  Klimt  permettono  al  loro  figlio Gustav e ad altri due figli, Ernst e Georg, di formarsi presso la scuola di arti e mestieri di Vienna. Durante i loro studi, i due fratelli Gustav ed Ernst Klimt, insieme al loro compagno di studi Franz Matsch, fondano  intorno  al  1879  un  gruppo  di  lavoro  e  studio,  la  cosiddetta  Compagnia  di  artisti,  specializzata  nell’esecuzione  di  dipinti  su  pareti  e  soffitti.  Ricevettero  commesse  dai  rinomati  architetti  Fellner  &  Helmer,  che  costruirono  teatri  in  tutta  la  monarchia  e  commissionano  ai  pittori  sipari  teatrali  e  decorazioni delle volte. Le commesse più importanti includono le decorazioni del soffitto negli scaloni del Burgtheater di Vienna e gli affreschi nella tromba delle scale del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il successo  della  Compagnia  di  artisti,  tuttavia,  subisce  un  duro  colpo  quando  il  fratello  di  Gustav,  Ernst,  muore improvvisamente nel 1892 e il gruppo si scioglie. Dai primi anni del 1890, Gustav Klimt esegue sempre più commissioni di ritratti per i circoli della classe media, distinguendosi per l’esecuzione realistica tecnicamente brillante e dettagliata.  Terza sezione – 1897. La fondazione della Secessione Viennese Probabilmente  l’evento  più  importante  nel  contesto  del  rinnovamento  artistico  di  Vienna  può  essere  considerata la fondazione della Secessione viennese. Si tratta di uno spin-off della Cooperativa di artisti visivi  Vienna  -  Künstlerhaus,  l’organizzazione  che  all’epoca  godeva  di  un  monopolio  nell’attività  espositiva  viennese.  Insieme  a  oltre  venti  compagni,  Gustav  Klimt  fonda  l’Associazione  degli  artisti  austriaci  -  Secessione  il  3  aprile  1897  all’interno  del  Künstlerhaus.  Il  24  maggio  1897  i  Secessionisti  decidono di lasciare il Künstlerhaus. Gustav Klimt viene nominato primo presidente della Secessione e ne   disegna   il   primo   manifesto   raffigurante   Teseo   nudo   che   combatte   il   Minotauro.   Le   autorità   censurarono  il  manifesto,  decretando  che  i  genitali  dell’eroe  dovessero  essere  nascosti  da  un  tronco  d'albero. I  membri  della  Secessione  non  perseguono  un  linguaggio  artistico  uniforme.  Da  una  parte,  vi  erano  pittori  più  impegnati  nell’arte  realistica  e  naturale,  come  Wilhelm  List,  Johann  Viktor  Krämer,  Vlastimil  Hofman o Ferdinand Andri. D’altra parte, i pittori più orientati verso l’Art Nouveau, come Klimt, Carl Moll o Ernst Stöhr. Queste differenze stilistiche, ma anche dispute organizzative tra i “naturalisti” e gli “stilisti”, portano  divisioni  sempre  maggiori  fra  gli  artisti  della  Secessione,  fino  a  quando  Klimt  e  altri  colleghi  come Moser, Hoffmann e Moll decidono di lasciare il gruppo nel 1905.
Quarta sezione – Design nel contesto della Secessione Viennese La  particolarità  della  Secessione  viennese,  fondata  nel  1897,  è  lo  stretto  legame  tra  le  belle  arti,  l’architettura  e  il  design.  Oltre  a  numerosi  pittori,  fanno  parte  del  gruppo  della  Secessione  importanti  architetti,  designer  innovativi  e  scenografi,  come  Otto  Wagner,  Josef  Hoffmann,  Joseph  Maria  Olbrich,  Koloman  Moser  e  Alfred  Roller.  Hoffmann,  Moser  e  Roller  sono  anche  i  più  importanti  progettisti  delle  ventitre  mostre  che  furono  allestite  nella  Secessione  nei  primi  otto  anni  dalla  fondazione  nel  1897  alla  partenza del gruppo intorno a Gustav Klimt nel 1905, stabilendo nuovi standard con la modernità delle loro presentazioni espositive. Le mostre vengono accompagnate da manifesti la cui grafica è fortemente innovativa.  Dal  1898  al  1903  la  Secessione  pubblica  la  rivista  d’arte  Ver  Sacrum,  per  la  quale  Klimt,  Moser e Josef Maria Auchentaller, tra gli altri, realizzano numerosi disegni. Moser  e  Hoffmann  progettano  anche  oggetti  artistici  e  artigianali  realizzati  con  un’ampia  varietà  di  materiali.  L’esecuzione  di  questi  oggetti  viene  affidata  da  aziende  austriache  eccezionali,  come  la  società  di  vetro  Johann  Lötz  Witwe,  famosa  per  i  suoi  oggetti  in  vetro  iridescenti  e  luccicanti.  Moser,  Hoffmann e l’imprenditore Fritz Wärndorfer fondano l’azienda Wiener Werkstätte nel 1903, che avrebbe prodotto un gran numero di articoli di alta qualità per quasi trent'anni.
Quinta sezione – I primi viaggi di Klimt in Italia nel 1899 e nel 1903. Il  Paese  che  Klimt  visita  più  spesso  è  stato  senza  dubbio  l’Italia.  All’inizio  del  mese  di  maggio  1899  si  reca  in  alcune  città  del  Nord  insieme  al  suo  amico  pittore  Carl  Moll  e  alla  sua  famiglia.  Tra  l’allora  trentasettenne Klimt e la ventenne figliastra di Moll, Alma Schindler, l’attrazione reciproca già esistente da tempo si manifesta proprio durante il viaggio. Precisamente a Genova, Gustav e Alma si baciano per la prima volta, e a Verona Klimt la bacia una seconda volta. A Venezia, però, Moll, risentito, vieta al suo amico Klimt di fare ulteriori avances ad Alma. Klimt si scusa con Moll per il suo comportamento in una lettera lunga tredici pagine. 
Quattro anni dopo, nel maggio 1903, Klimt torna a Venezia. In questa occasione ha modo di visitare per la prima volta i mosaici di Ravenna, evento che suscita in lui grande entusiasmo. Alla fine di novembre e all’inizio  di  dicembre  dello  stesso  anno  si  reca  ancora  una  volta  a  Ravenna  e  altre  città  dell’Italia  settentrionale.  Grazie  alle  cartoline  che  Klimt  invia  quasi  ogni  giorno  a  Emilie  Flöge  a  Vienna,  siamo  informati  dell’andamento  del  viaggio.  Klimt  scrive  le  prime  cartoline  da  Villach,  Pontebba,  Venezia  e  Padova.  Il  2  dicembre  Klimt  scrive  da  Ravenna:  «[...]  a  Ravenna  tante  povere  cose  -  i  mosaici  di  uno  splendore  inaudito».  Seguono  cartoline  da  Firenze,  Pisa,  La  Spezia,  Verona  e  infine  due  cartoline  da  Riva del Garda.
Sesta sezione – Giuditta. Un’opera con lo status di icona Negli  anni  tra  il  1900  e  il  1910,  Klimt  cade  ripetutamente  nel  ruolo  dell’artista  dello  scandalo  che  per  primo  osa  concentrarsi  più  chiaramente  che  mai  sull’erotismo  femminile  nei  suoi  dipinti,  specialmente  quelli dal contenuto simbolista e allegorico. Uno degli esempi più noti oggi, in cui Klimt rende omaggio al fascino  dell’erotismo  femminile,  è  il  suo  ritratto  di  Giuditta,  creato  nel  1901.  Questa  leggendaria  figura  biblica, che decapita con le sue stesse mani il generale assiro Oloferne, per salvare dalla rovina il suo popolo ebraico, si fa strada sempre più nell’arte e nella letteratura al tempo. La Giuditta di Klimt sembra essere un eccezionale esempio del tipo di femme fatale, di nuovo stilizzato nelle arti visive e nella letteratura intorno al 1900, quell'essere affascinante da cui l’erotismo e il pericolo vengono sprigionati in egual misura. La visione ambivalente di Klimt di una donna erotica e allo stesso tempo  omicida  richiama  l’attenzione  su  un  argomento  molto  dibattuto  a  Vienna  all'inizio  del  XX  secolo,  ovvero  il  rapporto  tra  i  sessi.  Il  ruolo  dell’uomo  e  della  donna  nella  società,  l’erotismo  e  la  sessualità,  l’autodeterminazione  e  la  determinazione  esterna  dei  ruoli  sessuali  vengono  gradualmente  messi  al  centro  della  scienza  e  della  società  negli  anni  successivi  al  1900  e  divengono  oggetto  di  una  fondamentale  rivalutazione.  Non  è  certo  un  caso  che  proprio  in  quegli  anni  a  Vienna  i  rappresentanti  dell’ancora  giovane  disciplina  scientifica  della  psicoanalisi,  Sigmund  Freud  in  primis,  giungano  qui  a  intuizioni del tutto nuove.
Settima sezione – Ritratto di Signora. Il   lavoro   di   Klimt   è  indissolubilmente   legato   alla   sua   speciale   maestria   nella   ritrattistica.  Sorprendentemente,  si  dedica  quasi  esclusivamente  a  ritratti  femminili,  mentre  i  ritratti  di  uomini  sono  estremamente  rari  e  risalgono  ai  primissimi  anni  creativi.  Nella  ritrattistica  in  particolare,  le  opzioni  di  design  di  Klimt  variano  in  grande  densità  e  velocità.  Nel  primo  Ritratto  di  donna  di  grande  formato  del  1894 circa, dimostra la sua maestria nel padroneggiare una tecnica pittorica quasi fotorealistica, mentre nel  ritratto  di  donna  di  piccolo  formato  su  sfondo  rosso  della  fine  degli  anni  1890  passa  a  una  tecnica  impressionistica dello sfumato. In ogni ritratto il maestro cerca nuove ispirazioni; nessuna composizione è  uguale  all’altra.  Con  l’aiuto  di  un  gran  numero  di  studi  a  matita,  Klimt  si  avvicina  lentamente  alla  postura  del  modello,  da  lui  considerata  perfetta.  La  maggior  parte  dei  committenti  per  i  ritratti  di  Klimt  appartiene  alla  classe  benestante  della  società  cittadina,  alcuni  tra  i  più  ricchi  del  paese,  come  le  famiglie  Wittgenstein,  Bloch-Bauer,  Lederer  o  Primavesi.  Molti  appartengono  all’élite  intellettuale  del  Paese, come la famiglia Zuckerkandl. Al di là della maestria di Klimt nella ritrattistica, il ritratto femminile è molto popolare all’epoca. Numerosi membri  della  Secessione  viennese,  come  Otto  Friedrich,  Friedrich  König,  Max  Kurzweil  o  Josef  Maria  Auchentaller,  ne  sono  un  eccellente  esempio  con  i  loro  ritratti  estremamente  attraenti  delle  signore  viennesi.
Ottava sezione – I quadri delle Facoltà Nel  1894  Gustav  Klimt  e  Franz  Matsch  ricevono  l’ordine  dal  Ministero  della  Pubblica  Istruzione  di  dipingere  allegorie  monumentali  per  il  soffitto  dell’Aula  Magna  dell’Università  di  Vienna.  Klimt  assume  l’esecuzione  delle  rappresentazioni  Filosofia, Medicina e Giurisprudenza.  Questi  quadri  monumentali  sono  considerati  le  opere  principali  dell’opera  di  Klimt  oggi.  In  esse,  Klimt  ha  trattato  l’erotismo  e  la  sessualità  in  un  modo  che  nessuno  a  Vienna  aveva  osato  fare  prima  di  lui.  Sin  dalla  loro  prima  presentazione, le opere suscitano l’indignazione generale del pubblico e del contesto politico, tanto che il Ministero  decide  di  non  farle  appendere  come  previsto  inizialmente.  Klimt  rinuncia  quindi  all’incarico  e  restituisce l’onorario che gli era stato anticipatamente versato. Due dei dipinti delle facoltà finiranno nelle mani  di  un  privato,  uno  entrerà  in  una  collezione  museale.  Sfortunatamente,  tutti  e  tre  i  dipinti  furono  distrutti negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale. 
Oggi conosciamo l’aspetto dei quadri delle facoltà grazie a fotografie in bianco e nero. Solo la figura di Igea  nella  metà  inferiore  di  Medicina è  stata  fotografata  a  colori.  Nell’ambito  del  progetto  digitale  su  Gustav  Klimt  realizzato  da  Google  Arts  &  Culture,  un  gruppo  di  ricerca  ha  utilizzato  le  più  recenti  tecnologie informatiche come l’apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale per ricavare il colore originale delle immagini dalle riproduzioni in bianco e nero. Il risultato di questo progetto di ricerca sarà presentato per la prima volta al pubblico nel corso di questa mostra.
Nona sezione – Il Fregio di Beethoven Da aprile a giugno 1902, la Secessione viennese presenta come parte della sua XIV Mostra un omaggio a  Ludwig  van  Beethoven.  L’attrazione  principale  della  mostra  è  una  scultura  di  Beethoven  scolpita  in  marmo colorato da Max Klinger. Inoltre, venti artisti della Secessione - tra cui Elena Luksch-Makowsky come unica artista - idearono contributi originali, in particolare fregi e rilievi murali. Alfred Roller sviluppa il concept della messa in scena, mentre il design degli interni viene affidato a Josef Hofmann. È  di  Gustav  Klimt  il  contributo  più  sensazionale  con  un  fregio  murale  lungo  più  di  34  metri,  che  si  estendeva  per  un’altezza  di  circa  due  metri  su  tre  pareti  di  una  stanza  laterale.  Klimt  sviluppa  un  complesso  programma  di  immagini  che  può  essere  visto  come  un’interpretazione  visiva  della  Nona Sinfonia di  Beethoven.  L’importanza  del  fregio  di  Beethoven  per  l’opera  artistica  di  Klimt  non  è  sopravvalutata:  Klimt  raggiunge  qui  per  la  prima  volta  un  monumentale  isolamento  delle  figure;  la  linearità  come  elemento  progettuale  autonomo  raggiunge  il  suo  primo  culmine.  È  davvero  una  fortuna  enorme che il fregio di Klimt non sia stato demolito dopo la mostra di Beethoven – come i murali di altri artisti – e che sia stato conservato per i posteri. Il fregio, faticosamente rimosso dal muro, finisce nelle mani  di  committenti  privati.  Negli  anni  ‘70  viene  venduto  alla  Repubblica  d’Austria  e,  dopo  anni  di  restauri,  trova  la  sua  definitiva  dimora  nei  sotterranei  del  palazzo  della  Secessione  viennese,  dove  è  possibile ammirarlo ancora oggi.
Decima sezione – La pittura paesaggistica Intorno al 1900 Klimt scoprì il tema del paesaggio, che da quel momento in poi costituirà un punto fermo nella  sua  pittura  accanto  alle  allegorie  e  ai  ritratti.  Il  rituale  del  viaggio  estivo  annuale  era  di  grande  beneficio per questo. In compagnia della sua compagna Emilie Flöge e della sua famiglia, Klimt guidava regolarmente  in  campagna  per  circa  due  o  quattro  settimane  a  luglio  e  agosto,  preferibilmente  nella  regione dei laghi del Salzkammergut dell'Alta Austria. Nei suoi paesaggi, Klimt ha in mente una natura idealizzata; il suo obiettivo è creare un mondo senza nuvole e paradisiaco. Klimt  trascorse  l'estate  del  1913  sul  Lago  di  Garda  nel  Nord  Italia.  Il  risultato  di  questo  soggiorno  di  cinque settimane, durato dal 31 luglio al 10 settembre, furono tre dipinti di grande formato, ovvero due immagini  di  città,  vedute  di  Malcesine  (già  Collezione  Lederer,  Vienna,  perduta  dal  1945)  e  Cassone  (collezione  privata),  oltre  a  una  soleggiata  Sezione  di  un  sentiero  di  un  giardino  (Kunsthaus  Zug,  Svizzera). Molti  colleghi  pittori  dell'ambiente  della  Secessione  viennese  condividevano  la  preferenza  di  Klimt  per  paesaggi esteticamente raffinati e idealizzanti. Carl Moll e Koloman Moser, ad esempio, hanno preso in prestito  molto  da  vicino  le  rappresentazioni  di  Klimt.  La  pittrice  Broncia  Koller-Pinell,  così  come  i  pittori  Franz  Jaschke  e  Rudolf  Junk,  crearono  quadri  di  paesaggi  e  città  in  modo  marcatamente  divisionista.  Sebastian Isepp, d'altra parte, mostra ispirazione.
Undicesima sezione– Roma 1911. L’Esposizione Internazionale di Belle Arti Il fulcro del padiglione austriaco all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 è la sala Klimt, spesso citata nella stampa come “tempietto” o “abside” per la sua forma semicircolare e per l’aura quasi sacrale. Al  suo  interno,  Klimt  presenta  otto  dipinti  e  quattro  disegni,  tra  ritratti,  paesaggi,  soggetti  allegorici.  Fra  questi,  il  celebre  dipinto  Il  bacio,  i  ritratti  della  signora  Wittgenstein  e  quello  di  Emilie  Flöge,  due  elaborate  opere  simboliste  quali  La  Morte  e  la  Vita  e La  Giustizia,  le  Bisce  d’acqua  I  (o Le  sorelle), elegantemente  stilizzate.  L’impressione  complessiva  che  dovevano  suscitare  i  colori  smaglianti,  la  sinuosità delle linee, l’esuberanza dei motivi decorativi nello spazio bianco dell’abside, è sintetizzata da Emilio Cecchi, con parole che tradiscono, nonostante tutto, una sottile seduzione: «Perché veramente il segreto  dell’arte  di  Klimt  sta  nel  fascino  delle  colorazioni  elementari,  negli  accordi  spontanei,  negli  incontri  immediati,  come  quelli  dei  colori  dell’ali  della  farfalla  o  delle  scaglie  della  pietra.  Quella  sua  complicatezza  simbolica,  quel  desiderio  di  significati  profondi  che  le  hanno  attirato  l’ammirazione  dei  raffinati sono cosa estranea e, se rivelano con la loro macchinosità e con la loro astrattezza una volontà laboriosa  dell’artista  per  mettersi  d’accordo  con  la  morbidità  dei  tempi  e  vibrare  all’unisono  con  la  celebrarità  esasperata  dei  contemporanei,  rivelano,  anche,  quanto  la  sua  energia  concreta  e  profonda  rimanga da esse remota».
Dodicesima sezione – Alla Biennale di Venezia Gustav  Klimt  partecipa  per  la  prima  volta  alla  Biennale  Internazionale  d’Arte  di  Venezia  con  due  opere  nel 1899 e nella città lagunare giunge all’epilogo la sua relazione con la giovane allieva Alma Schindler, che avrebbe poi sposato Gustav Mahler, divenendo una delle più celebri muse del XX secolo. Il pittore torna  alla  Biennale  nel  1910  con  una  sala  individuale,  la  numero  10,  allestita  dall’architetto  austriaco  Eduard  Josef  Wimmer-Wisgrill  come  una  scatola  bianca,  con  le  pareti  tripartite  da  due  sottili  fasce  decorative  nere  e  sei  eleganti  poltrone  di  vimini  al  centro.  Il  quadro  Le  amiche,  qui  esposto,  è  riconoscibile  in  una  fotografia  della  sala  10,  dove  appare  significativamente  affiancato  allo  scandaloso  Bisce d’acqua II. È come se le eleganti signore viennesi del primo quadro, vestite con mantelli e cappelli invernali  che  ne  lasciano  scoperti  solo  i  volti,  si  fossero  denudate  per  immergersi  nelle  onde  senza  tempo  del  secondo  quadro,  unendosi  alle  creature  iridescenti  che  si  lasciano  cullare  dai  loro  istinti.  La  mostra  fa  subito  scalpore  e  divide  la  critica.  La  ragione  principale  la  espone  Nino  Barbantini,  direttore  della  Galleria  Internazionale  di  Ca’  Pesaro:  «L’arte  di  Klimt  è  antipatica  al  nostro  tempo  perché  l’oltrepassa e prepara il tempo di domani».
Tredicesima sezione – Secessione 1914 La  seconda  mostra  della  Secessione  romana  del  1914  vede  l’attesa  partecipazione  (dopo  l’occasione  mancata dell’anno precedente) dell’Associazione di artisti austriaci fondata da Klimt nel 1906, in seguito alla  scissione  dalla  Secessione  viennese.  Nato  nel  1912  sulla  scorta  dei  recenti  successi  del  gruppo  klimtiano in Italia, il movimento romano propone, in alternativa alla Società Amatori e Cultori di Belle Arti, un  aggiornamento  culturale  di  livello  europeo  sull’esempio  “modernista”  della  Secessione  austriaca.  L’unica  opera  inviata  da  Klimt  era  il  Ritratto  di  Mäda  Primavesi  (1912-1913),  esposto  con  4  disegni  di  Egon Schiele e dipinti di artisti come Carl Moll, Emil Orlik, Bertold Löffler, Oskar Laske, Broncia Koller, Ferdinand  Andri  e  Felix  Albrecht  Harta.  In  una  seconda  sala  vengono  proposte  le  sculture  di  Franz  Barwig  e  Michael  Powolny,  e  quattro  vetrine  con  ceramiche,  stoffe,  ricami,  sete,  oggetti  d’oro  e  d’argento. L’allestimento di Dagobert Peche, architetto e designer della Wiener Werkstätte, segue il principio della Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale), condiviso da molti artisti italiani che progettarono la decorazione degli ambienti espositivi: Vittorio Grassi, Aleardo Terzi, Enrico Lionne, Carlo Alberto Petrucci per le sale internazionali,  Plinio  Nomellini  e  Galileo  Chini  per  la  sala  del  gruppo  della  “Giovine  Etruria”,  Ferruccio  Scandellari  per  quella  dei  bolognesi.  L’esecuzione  dei  lavori  viene  affidata  a  Vincenzo  Costantini  e  Gualtiero Gherardi, i mobili alla manifattura Spicciani.
Quattordicesima sezione - “La Sposa”. Un’opera importante degli ultimi anni Quando Klimt viene inaspettatamente colpito da un ictus nel gennaio 1918, prima di compiere 56 anni, per le cui conseguenze sarebbe morto un mese dopo, diversi sono i dipinti che ha ancora in lavorazione, tra cui l’opera di grande formato La sposa. In alcune parti del quadro, come quella a sinistra, l’immagine era in gran parte completa, mentre altre parti mostrano ancora uno schema di colori approssimativo. È uno  dei  formati  più  grandi  che  Klimt  abbia  mai  eseguito.  Il  tema  è  l’amore  e  il  desiderio  sensuale.  Al  centro c'è la sposa omonima, addormentata e avvolta in un abito blu. La testa del suo partner è accanto a lei. Il suo corpo è in gran parte nascosto da un gruppo di donne che, strette l’una all’altra, sembrano fluttuare in posizioni diverse. In parte nude, in parte vestite, illustrano ovviamente le sfaccettature delle esperienze  erotiche  di  felicità  a  cui  la  sposa  sembra  abbandonarsi  nel  suo  sonno  beato.  La  forte  colorazione  del  quadro  e  gli  audaci  contrasti  di  colore  mostrano  che  l’opera  è  caratteristica  della  tarda  fase creativa di Klimt. Una pennellatura dinamica è visibile anche nel Ritratto di Johanna Staude, che Klimt dipinge negli ultimi mesi  prima  della  sua  morte.  Johanna  Staude,  nata  Widlicka,  è  la  modella  di  Klimt  del  tempo.  L’incompleto Ritratto di dama in bianco, tuttavia, non può essere associato a nessuna persona specifica. Presumibilmente  è  uno  di  quei  ritratti  femminili  idealizzanti  che  Klimt  spesso  faceva  delle  sue  modelle  nude. 
FOCUS
Il capolavoro ritrovato: Ritratto di signora Databile tra il 1916 e il 1917, il Ritratto di signora appartiene all’ultima fase di attività dell’artista. La sua  pittura  si  fa  meno  preziosa  e  sorvegliata,  abbandonandosi  a  pennellate  quasi  sbrigative,  che  tradiscono un approccio più emozionale, aperto alle atmosfere espressioniste. Spetta  a  una  studentessa  di  un  liceo  piacentino  –  Claudia  Maga  –  avere  intuito  nel  1996  la  particolarissima genesi dell’opera poi confermata anche dalle analisi cui la tela è stata sottoposta: Klimt  la  dipinge  sopra  un  precedente  ritratto  già  ritenuto  perduto  raffigurante  una  giovane  donna,  identica nel volto e nella posa all’attuale effigiata, ma assai diversamente abbigliata e acconciata. I  colpi  di  scena,  tuttavia  non  finiscono  qui.  Il  22  febbraio  1997,  la  tela  di  Klimt  viene  rubata  dalla  Galleria  Ricci  Oddi  di  Piacenza  con  modalità  che  le  indagini  non  riusciranno  mai  a  chiarire.  Non  mancheranno   sedicenti   informatori   che   millanteranno   contatti   preziosi,   mitomani,   medium,   estorsori e dubbie confessioni. Per la ricomparsa del dipinto occorrerà aspettare quasi ventitré anni e,  se  possibile,  il  ritrovamento  sarà  ancora  più  enigmatico  del  furto.  Il  10  dicembre  2019  sono  in  corso alcuni lavori di giardinaggio lungo il muro esterno del museo piacentino. Qui, in un piccolo vano chiuso da uno sportello privo di serratura, viene rinvenuto un sacchetto di plastica dentro il quale c’è una tela: è il Ritratto di signora di Klimt. 

DAL CAPOLAVORO DI TORQUATO TASSO ARRIVA AL TEATRO TRASTEVERE DI ROMA L’AMINTA DI SERGIO BASILE

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Da martedì 9 a domenica 14 novembre arriva al Teatro Trastevere di Roma lo spettacolo L’ Aminta diretto da Sergio Basile con Massimiliano Auci, Giovanna Cappuccio, Andrei Costantino Cuciuc, Riccardo Parravicini, Arianna Serrao, Giorgia Serrao.

Uno spettacolo intenso e coinvolgente, un’Aminta immaginata e rivista da Tasso all’interno dell’universo manicomiale in cui è precipitato, ovvero il manicomio di Sant’ Anna in cui il poeta è stato rinchiuso per sette anni per aver gridato frasi ingiuriose contro il duca di Ferrara. 

Un’atmosfera drammatica all’insegna della sopraffazione e violenza, dove gli altri frenetici, come il poeta stesso è considerato, assumono nella sua mente allucinata i ruoli di Aminta, Silvia e Dafne. Lui stesso si immagina come Tirsi, l’amante deluso e sfortunato, che solo nella poesia ha trovato rifugio al suo dolore.

Tasso riconosce i personaggi del dramma pastorale nei reclusi che presentano curiose similitudini psicologiche (e patologiche) con gli originali; li riconosce in Veronica, Alighiero, Adalgisa, povere anime devastate dalla follia e mette in scena il suo personalissimo ed immaginario teatro, la sua impossibile rappresentazione.

“Nello spettacolo vediamo Tasso come personaggio. Ormai il dramma bucolico pastorale dove si narrano gli amori a lieto fine tra ninfe e pastori scritto in uno degli ultimi momenti felici della sua vita, è solo una vaghissima, lontana memoria, una memoria corrotta dal dolore e dall’esaltazione. La favola pastorale si è spezzata in frammenti, brandelli, ripetizioni, ossessioni, smarrendo per sempre l’olimpico ordine compositivo –perfetto - con cui era stata scritta”.

Cit. Il regista Sergio Basile

 Foto Stefano Bove

Teatro Trastevere Il Posto delle Idee

via Jacopa de' Settesoli 3, 00153 Roma

Da martedì a sabato ore 21, domenica ore 17:30

CONSIGLIATA PRENOTAZIONE prevista tessera associativa

biglietto 13 euro

Contatti: 065814004

info@teatrotrastevere.it

www.teatrotrastevere.it

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Carlo Barbieri presenta “Dieci piccoli gialli 3”: per bambini, non da bambini. L'intervista

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 «Quando un autore di thriller per grandi, preso da un attacco di... nonnite, decide di scrivere per i lettori più giovani, ne nascono gialli per bambini. Non "da" bambini"»
(Carlo Barbieri).

Ciao Carlo, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come stai?

Benissimo e piacevolmente indaffarato.

È appena uscita l’ultima puntata, in ordine di tempo, della serie di gialli per bambini dal titolo “Dieci piccoli gialli 3” edito da Einaudi Ragazzi. Una serie di storie che stanno avendo un successo incredibile e che stanno affascinando migliaia di bambini italiani. Raccontaci lo stato dell’arte e di quest’ultima puntata, se vogliamo chiamarla così.

Si tratta di altri dieci incontri con il piccolo investigatore Ciccio, un bambino simpatico e un po' Ciccio...ttello che da grande vuole fare il commissario di polizia e che risolve già casi investigativi, piccoli e non tanto piccoli, in cui si imbatte nella sua vita di ragazzino normalissimo. Accanto ha, come sempre, la mamma apprensiva ma orgogliosa del suo piccolo poliziotto, il nonno un po' monello e pronto a  collaborare alle indagini – a patto però che Ciccio lo chiami "ispettore nonno"; ma c'è anche un vero ispettore di polizia che mi sa tanto che farà carriera... visto che Ciccio gli dà spesso una grossa mano. Quanto ai misteri che Ciccio deve risolvere, sono i più disparati: un furto in una casa blindatissima in cui solo il proprietario può entrare usando le sue impronte digitali, e da cui le telecamere non hanno visto entrare o uscire nessuno; un altro furto commesso da ladri natalizi che sapevano tutto di una casa senza averci mai messo piede, una tombola di beneficenza truccata in un modo ingegnoso, una cassaforte aperta da ladri che non potevano assolutamente conoscere la combinazione, eppure la sapevano... un misterioso, introvabile tesoro lasciato da una nonna alla nipotina...  E così via. Confessa che ti è venuta voglia di leggerlo, eh?

È prevista la traduzione e la pubblicazione in altri Paesi?

Sì, in Cina e in Turchia. Sono curiosissimo di vedere se Ciccio manterrà il volto che ha adesso, o gli verranno gli occhi a mandorla. E continuerà a chiamarsi Ciccio ? O forse Ciccio-Cin?

So che hai fatto tantissime presentazioni nelle scuole italiane, che hanno avuto grande attenzione e partecipazione. Raccontaci di queste bellissime esperienze. Quali sono le domande più frequenti che ti fanno i bambini e i ragazzi, cosa li affascina di più, come si pongono di fronte a questi enigmi polizieschi. Insomma, racconta ai nostri lettori dei tuoi successi editoriali con i lettori della Generazione Z.

Ovviamente le esperienze più belle sono state quelle pre-COVID, in presenza. Avere di fronte intere classi di bambini, seduti con il libro in mano e pieni di domande, è stato molto gratificante. Ma le esperienze più forti sono state quelle in DAD. Ho capito quanta buona volontà hanno dovuto metterci insegnanti, bambini e genitori, quante difficoltà hanno incontrato, quanto danno è stato fatto alla formazione delle generazioni più giovani. E quindi quanto sia necessario fare qualsiasi cosa – vaccini compresi – perché tutto questo non si ripeta mai più.

Le domande più frequenti sono "Ciccio quanti anni ha, a che classe va", "Ma da grande diventa veramente commissario", "Tu come le inventi queste storie"; ma ce ne sono anche che riguardano la mia biografia, che gli insegnanti li invitano a leggere su Wikipedia: "Hai vissuto davvero in Egitto""Che sei andato a fare in Iran""Com'è che scrivi anche libri per i grandi?".  

Qual è invece l’atteggiamento degli adulti e degli insegnanti in particolare? Intendo quando fai le tue presentazioni e nella relazione che si instaura con i bambini e i ragazzi che ti ascoltano. Anche loro ne sono affascinati? Partecipano oppure stanno in silenzio ad ascoltare?

I genitori e gli insegnanti partecipano moltissimo, me ne rendo conto dagli sguardi e dai sorrisi... ma, da bravi genitori e insegnanti, si fanno da parte per dare spazio al rapporto diretto fra me e i bambini. Sanno che per loro è una occasione speciale e gli danno la possibilità di viverla interamente in prima persona e in piena libertà.

Raccontai qualche episodio divertente e piacevole che ti è capitato durante una delle tue presentazioni.

Niente di specialissimo; piuttosto tanti comportamenti – esitazioni, timidezze, spavalderie – che mi hanno catapultato al tempo in cui ero io ad essere un alunno fra altri alunni. Ne ricordo solo uno: un bambino che si era scritto la domanda e che evidentemente era rimasto a ripassarsela senza ascoltare quelle che facevano i compagni, mi ha chiesto la stessa cosa che aveva appena chiesta un altro, e tutti si sono messi a ridere. Io sono intervenuto dicendogli "Hai fatto bene a ripetere la domanda perché la mia risposta non era completa. Devo aggiungere che...". Il bambino ha sorriso contento, e io non gli ho strizzato un occhio solo perché avrei rovinato il... salvataggio.

Mi piace anche ricordare l'immancabile momento speciale di ogni evento in presenza: a ogni dedica che facevo su un libro, il proprietario del medesimo mi stampava un bacione sulla guancia. E io mi squagliavo.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare quest’ultima puntata? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

Per questi ultimi minigialli, ma anche per tutto quello che ho scritto fino adesso e per quello che – spero – scriverò, ringrazio il mio indimenticabile nonno. Fu lui a insegnarmi a leggere e a scrivere, e a trasmettermi l'amore per la narrativa. Era anche un grande raccontatore di favole, molte delle quali inventate: e questo mi fa pensare che parte della... "trasmissione nonnesca" sia avvenuta per via DNA.

Consigli per l’acquisto di questo ultimo libro? Cosa vuoi dire ai nostri lettori per invogliarli a comprare questa tua ultima opera?

La domanda è imbarazzante perché somiglia al famoso: "Oste, il suo vino è buono?". Preferisco citare quello che dicono gli altri. Una mamma: "Il suo libro è riuscito a far leggere mio figlio. Adesso mi ha chiesto di comprare anche i precedenti". E il piccolo "Angelo S., di quasi 9 anni", sulla pagina Facebook: "Il terzo libro di Ciccio mi è piaciuto molto perché le storie erano avvincenti ed interessanti. Ciccio è un commissario nato e farà carriera nel campo. Peccato che i casi da risolvere erano solo dieci!!".

Hai programmato delle presentazioni pubbliche di questo nuovo capitolo. Se sì, dacci alcuni degli appuntamenti previsti perché i lettori interessati possano partecipare.

Purtroppo causa problemi logistici e COVID ho dovuto rinunciare a due appuntamenti a cui tenevo molto: al Festival Giallo Garda il 10 ottobre, in cui – fra l'altro –  Dieci piccoli gialli 2 ha ricevuto il premio speciale della giuria dedicato ai i gialli per ragazzi; e al Salone del Libro di Torino il 14 ottobre. Pazienza.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?

Abbasso il COVID e tantissimi saluti da me e da Ciccio.

Carlo Barbieri

https://www.facebook.com/carlo.barbieri.18

https://www.facebook.com/libridicarlobarbieri/

http://www.carlobarbieriblog.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Barbieri_(scrittore)

Twitter: @BarbieriBooks

Il libro:

Carlo Barbieri, “Dieci piccoli gialli 3”, Einaudi Ragazzi Ed., Torino, 2021

https://www.edizioniel.com/prodotto/dieci-piccoli-gialli-9788866565239/

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

DAVIDE BUZZI presenta il disco "Radiazioni Sonore Artificiali Non Coerenti", una prova di coraggio. L'intervista

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"Radiazioni Sonore Artificiali Non Coerenti
" è il titolo del nuovo lavoro del cantautore Svizzero Italiano Davide Buzzi, giunto al suo quinto album sebbene alle spalle abbia oltre  trent’anni di carriera, passati ad esibirsi in diverse parti d'Europa e a scrivere canzoni anche per altri artisti. L'intervista.

Parlaci del nuovo album. Che impronta hai voluto dargli?

Il titolo di questo lavoro dice tutto già di suo, Radiazioni Sonore Artificiali Non Coerenti, e già questo sarebbe sufficiente già di suo per creare la giusta curiosità negli ascoltatori.

Ma quest’anno festeggio anche i miei primi 30 anni di carriera artistica e quindi era il momento giusto per una prova di coraggio. Non avevo mai scritto un disco d’amore, in verità non mi si confà molto questo tema, ma per questo secondo volume de La Trilogia ho pensato fosse giunto il momento di parlare anche d’amore. Naturalmente l’ho affrontato a modo mio e quindi nel disco parlo soprattutto di amori finiti. Il mio però non è un disco triste, anzi. Un esempio lampante è il primo singolo, “Come stai?” in circolazione dai primi Le mie storie le racconto con una certa ironia e, soprattutto sempre a ritmo di rock. Parlo di amori finiti, amori web, perfino di amori che nascono – come in “Mama”, che racconta di un bambino che ancora deve nascere e dell’amore di una madre,  ma anche di amicizie indistruttili. Insomma, credo che alla fine ne sia uscito un bel lavoro, tipicamente cantautorale, sì, ma anche molto rock.

Un brano davvero speciale è il secondo singolo estratto dall’album, che arriverà nelle radio verso la metà di novembre, “americanfly.chat”. Si tratta di una canzone davvero divertentissima, realizzata in copia con Franco Ambrosetti, qui al flicorno, ritenuto uno fra i dieci trombettisti jazz più grandi al mondo. Il brano affronta la realtà odierna dei social network e/o dei siti per incontri, dove spesso nascono amori virtuali che hanno ormai sostituito in tutto e per tutto l’antico forma di corteggiamento. 

In “americanfly.chat” i due focosi (non ancora) amanti decidono di incontrarsi, ma l’appuntamento si dovrà realizzare in un aeroporto al di là dell’oceano. Purtroppo, come non tutte le ciambelle nascono con il buco, anche in questo caso l’incontro reale dell’amore virtuale finirà con una sorpresa a dir poco sgradita. Una canzone splendidamente comica e dalle venature jazz, supportata da un flicorno fenomenale. Io e Franco, come anche tutti i miei musicisti, ci siamo divertiti tantissimo nel realizzarla; speriamo che anche gli ascoltatori la accoglieranno con il nostro stesso sorriso.

Quali sono i tuoi cantanti di riferimento? 

Ovviamente cantautori italiani storici, ma anche anche qualche artista country americano e poi, ovviamente, Bruce Springsteen.

In questi album de La Trilogia includo sempre qualche rifacimento di brani di cantautori che hanno segnato la mia crescita artistica; nel primo volume avevo interpretato a modo mio “A muso duro” di Pierangelo Bertoli, in questo nuovo album ho voluto fare un omaggio a Ivan Graziani, includendo fra le tracce “Fuoco sulla collina”.  

Qual è l’esperienza lavorativa che più ti ha segnato fino ad ora?

Ho un passato professionale ricco e variegato, ma sono soprattutto un artista. Oggi faccio il giornalista e credo che questa professione sia quella che più si avvicina alla mia indole curiosa e creativa.

Invece quella mai fatta e che ti piacerebbe fare?

Ho sempre desiderato poter fare l’astronauta. Pare che adesso sia possibile realizzare questo sogno, vedremo. Se no, l’esploratore polare.

Progetti futuri? Farai un tour? 

Adesso sto già lavorando al terzo volume di questa Trilogia, che spero possa uscire sul mercato nel corso del 2022.

Un tour al momento non è previsto, il Covid ha incasinato un po’ tutto. Però ho in programma qualche concerto sparso in alcune località cruciali. Speriamo non capiti come negli ultimi due anni, dove tutto è stato (giustamente) sospeso. È un momento difficile, ma per il bene di tutti dobbiamo adattarci. Il bene collettivo vale molto di più ddella libertà personale, libertà che  in ogni caso ci sarà restituita quando il Covid sarà sconfitto. 

IL DISCO
Il lavoro, parte di un progetto ben più articolato, è il secondo capitolo de La Trilogia. Realizzato a cavallo fra Ticino e Milano, si avvale della collaborazione di una band di apprezzati musicisti italiani e di alcuni ospiti speciali, fra i quali Franco Ambrosetti, ritenuto uno fra 10 più grandi trombettisti jazz al mondo . 

La maggior parte delle canzoni contenute in "Radiazioni Sonore Artificiali Non Coerenti" sono state scritte dallo stesso Davide, sia per quanto riguarda i testi come anche per la parte musicale. Escluse naturalmente “Sette fili”, brano inedito di Massimiliano Lazzarato, e le rivisitazione di “Fuoco sulla Collina”, storico brano di  Ivan Graziani, “L’emigrante” del cantautore popolare ticinese di origini romagnole Vittorio Castelnuovo - con il cameo della cantautrice comasco/argentina Alex Bartolo - e "Tempo Perso", una canzone quasi inedita di Graziano Rossi, apparsa solo nel lontano 1987 su una rara registrazione in musicassetta della band svizzera dei Departure e oggi ormai introvabile.

Tutti gli arrangiamenti sono stati curati dal chitarrista e produttore Alex Cambise, con in parte l'intervento dello stesso Buzzi su alcune tracce. 

«Le canzoni sono parole che porta il vento e che io cerco di catturare, mettendole su carta prima che possano sfuggirmi dalla mente. Cerco sempre di ascoltarne profondamente il suono, in modo da poterle catturare già complete della loro melodia.
I testi però sono la parte preponderante del mio lavoro. Quando scrivo cerco sempre di trasporre lo stesso spirito che ritrovo nel suono del vento, fino ad arrivare a raccontare l
e mille sfumature della vita, stravolgendo ogni certezza e ponendo a me stesso e all’ascoltatore enigmi di fondo sui quali riflettere.»

 

Davide Buzzi


il Direttore Musicale dell'Opéra Royal de Wallonie-Liège Speranza Scappucci riceve la prima edizione del Prix De Sanctis Europa

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Questo giovedì 28 ottobre 2021, il Direttore Musicale dell'Opéra Royal de Wallonie-Liège Speranza Scappucci riceverà la prima edizione del Prix De Sanctis Europa, presso la residenza dell'Ambasciatore d'Italia a Bruxelles. Il Premio De Sanctis è un importante riconoscimento italiano, conferito dalla Fondazione De Sanctis in collaborazione con il Consiglio dei ministri e il sostegno del Presidente della Repubblica Italiana, che premia personalità attive nel campo della cultura. Nel 2021, in occasione del decennale del Premio De Sanctis, nasce un nuovo Premio dal titolo “Premio De Sanctis Europa”, che sarà assegnato ogni anno a personalità europee che eccellono nel campo dell'arte, della scienza o delle idee . .Per questa prima edizione, Speranza Scappucci riceverà il premio accanto all'autore e saggista Philippe Forest (Francia), al fisico Fabiola Gianotti (Italia), al pittore e scultore Anselm Kiefer (Germania), al direttore d'orchestra Riccardo Muti (Italia) e allo scrittore David Van Reybrouck (Belgio). Un magnifico riconoscimento per il percorso artistico del nostro Maestro!

Tullio De Piscopo, The Kolors e Luisa Corna a Monza per il concerto benefico organizzato da Salute Donna Onlus

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Il 31 ottobre alle 20.30 al Teatro Manzoni di Monza
 si terrà la serata concerto benefico organizzato da Salute Donna Onlusassociazione di volontariato nata nel 1994 ed impegnata nella lotta contro il cancro.

 

La serata vedrà come ospiti Tullio De Piscopo, i The Kolors, Luisa Corna, Il Nostro Canto Libero, Ronnie Jones, Raul Cremona, Laura Ciriaco, Guido Guglielminetti e Lalla Francia.

Presentano la serata Katia Fiorelli e Flavio Zinni.

 

Scopo della serata è raccogliere fondi da destinare al rifinanziamento del PROGETTO MOIRA che esiste da ormai sei anni,  all'interno dell’Istituto Nazionale Dei tumori di Milano a cui andranno i  fondi raccolti.  Si tratta di  un gruppo di  sostegno psicologico, pensato per accompagnare i malati oncologici (sia uomini che donne) in questo cambiamento, focalizzando l'attenzione sul senso e il significato della malattia all'interno del proprio percorso esistenziale.

MOIRA è il nome di una cara amica che ha segnato la storia dell’Associazione Salute Donna., e allo stesso tempo è l’acronimo che descrive le tecniche psicologiche/psicoterapeutiche utilizzate per perseguire gli obiettivi clinici che questo gruppo si propone. In cosa consiste? In attività di sostegno psico-terapeutico utili a promuovere la qualità di vita attraverso tecniche di medicina narrativa, pratiche di mindfulness, meditazione e psicoterapia orientata alla riflessione sul senso e sul significato della vita.  In specifico Il percorso clinico, che si struttura nell'arco di 2 mesi, è frutto dell'integrazione tra le psicoterapie corporee, cognitive e le recenti acquisizioni delle neuroscienze.

 

Per prenotarsi alla serata/concerto è necessario inviare una mail all'indirizzo info@salutedonnaonlus.it

AGAPE: disponibile in radio il nuovo singolo "MEDUSA"

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Medusa” è il nuovo singolo di Agape, in uscita in radio e nei digital store venerdì 29 ottobre 2021. È la storia di una vittima, raccontata attraverso il celebre personaggio mitologico Medusa. 

Il brano – scritto dalla stessa Giorgia Papasidero (questo il vero nome dell’artista) e Diego Pistolesi per Gotham Dischi – ha un ritmo deciso e incalzante, come un risvolto positivo, un messaggio di speranza.

Bellissima, seducente e condannata per questo – spiega la stessa cantautrice – Vittima in quanto ha subito un'offesa, un danno, un sopruso proprio da chi avrebbe dovuto proteggerla e tutelarla. Un'umana devota agli dei, le stesse divinità che l'hanno calpestata e umiliata, ma è anche la storia di una donna vittima di abusi e violenza, che non riceve sostegno, aiuto o garanzie da chi dovrebbe farla sentire al sicuro. Mortificata e trasformata in un mostro per nascondere le colpe di chi non può essere accusato, spesso nella nostra società succede questo, proprio come è stato per Medusa”.

Agape è una cantante romana, all'anagrafe Giorgia Papasidero. La passione per la musica
l’accompagna da sempre, canta fin da piccola in tanti contesti musicali. Si forma in New Jersey dove frequenta una scuola di canto, danza e recitazione.  Diventa una professione dopo aver preso parte al programma The Voice of Italy nel 2016.  Da lì inizia il suo percorso, con date live in tutto il mondo e canzoni scritte e composte da lei.

I tratti particolari del suo volto e le sue origini greche hanno dato luce all'idea del progetto su cui sta lavorando con Gotham Dischi. Un percorso attraverso le sue origini, quelle greche e romane, un viaggio nella quale si avvicina a tante donne della storia e della mitologia, donne che hanno lasciato un segno ed un messaggio.

Agape fa una ricerca del mondo femminile e ne parla con note autobiografiche, una ricerca anche è quella musicale, in continuo sviluppo, in continuo mutamento. Dalle vibrazioni calde dell'Egitto (del primo singolo Cleopatra) si passa ad un colore diverso, quello di un cielo in tempesta, di un canto disperato.  


https://www.instagram.com/agapemusic_/

https://www.facebook.com/papasiderogiorgia


Storie di Musica di Alberto Salerno nella nuova puntata ospite il maestro NATALE MASSARA

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Nella prossima puntata di “Storie di musica”, in onda sul canale YouTube di Alberto Salerno da venerdì 29 ottobre, ospite l’arrangiatore, produttore e direttore d'orchestra Natale Massara. La sua storia inizia nella banda del paese, si diploma in clarinetto al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, entra a far parte – come sassofonista – nel gruppo de i Ribelli, fino ad approdare nello staff della casa discografica Clan di Adriano Celentano. Ha diretto l'orchestra per alcuni Festival di Sanremo e ha collaborato come arrangiatore per numerosi artisti, tra cui Adriano Celentano, Lucio Battisti, Mia Martini e Mina.   

Nel canale YOUTUBE troverete anche la puntata precedente dove è stato analizzato l’album di Walter Foini, “Compro Tutto”, pubblicato nel 1977 dalla Polydor, album ha visto la collaborazione del cantautore con Alberto Salerno che ha scritto i testi dei brani. L’album è il primo di Foini, di cui Alberto Salerno svela alcuni retroscena.

Nelle prime due stagioni protagonista la musica di Mango, Mia Martini, Mariella Nava, Vasco Rossi, Laura Valente, Ivano Fossati, Bruno Lauzi, Rino Gaetano, Rossana Casale, Roberto Vecchioni, Mietta,  Rettore, Francesco Gabbani, Grazia Di Michele, Gruppo Italiano, Toto Cutugno, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Aida Cooper e tanti altri, torna STORIE DI MUSICA con nuovi appuntamenti che possono essere seguiti a questo link: http://bit.ly/AlbertoSalerno_yt, e dove ovviamente potrete rivedere quelli già realizzati.

 

 

 

http://bit.ly/AlbertoSalerno_yt  

https://www.facebook.com/Alberto-Salerno-270826933072401

https://www.instagram.com/alberto_salerno/?hl=it 

https://twitter.com/albertosalerno1


Fiction, l'attrice Claudia Coli: Per me Carla Fracci è stata un punto di riferimento

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L'attrice Claudia Coli è nel cast di “Carla”, il primo film tv sulla straordinaria vita della più grande ballerina italiana di tutti i tempi, ispirato all’autobiografia di Carla Fracci “Passo dopo passo - La mia storia”. 

Diretto da Emanuele Imbucci, il film è una coproduzione Rai Fiction – Anele, che sarà al cinema nei giorni 8, 9 e 10 novembre (distribuito da QMI) per poi andare in onda a dicembre su Rai 1.

Claudia Coli interpreta la Signorina De Calboli, un'insegnante di danza alla “vecchia” maniera, che sostituisce per un breve periodo la S.ra Esmée Bulnes. Siamo nel 1955 e per lei, che proviene da una famiglia aristocratica, è inconcepibile che la figlia di un tranviere venga ammessa nel corpo di ballo della Scala e sarà anche difficile accettare che sia proprio Carla ad essere scelta da Luchino Visconti come la protagonista, per il “passo d’Addio” delle Allieve, nello Spettro della Rosa.

«Per me Carla Fracci è stata un punto di riferimento: mi ricordo ancora quando, da bambina, andavo a vederla a teatro. L'ultima volta che l'ho vista danzare è stata nel 1999, in “Chéri” di Roland Petit (tratta da un romanzo di Colette), naturalmente alla Scala» - racconta Claudia Coli - «Lei è simbolo del talento, ma anche della tenacia: è l'esempio di come non ci debba arrendere mai e di come il successo di debba guadagnare con il duro lavoro. Carla ha sempre rappresentato la fierezza e la dignità che hanno le persone nate in ceti modesti e provenendo anch'io da una famiglia semplice mi ritrovo in lei».


BIOGRAFIA CLAUDIA COLI

Claudia Coli si diploma alla scuola del Teatro Stabile di Genova, completa la sua formazione in Francia allo Studio Pygmalion e in Italia presso il Centro Teatrale Santa Cristina diretto da Luca Ronconi. Debutta in palcoscenico arriva nel 2000 al Teatro di Genova nello spettacolo “I reverendi” con la regia di Jerzy Stuhr. Nel cinema esordisce in un ruolo da protagonista nel film “Le parole di mio padre” di Francesca Comencini, selezionato al Festival di Cannes, nella sezione Un certain regard. Seguono spettacoli teatrali per la regia di Valerio Binasco quali “Il gabbiano” di Cechov (nel quale interpreta Nina e Cara professoressa di Ljudmila Razumovskaja). Nel 2003 viene candadata al Premio Ubu come Nuova attrice (under 30). Torna al cinema con “Il fuggiasco” di Andrea Manni tratto dal romanzo di Massimo Carlotto. Nel 2004-2005 interpreta Liliana Ungari nella miniserie televisiva “Amanti e segreti 1-2” di G. Lepre Rai 1.

Nel 2005 il regista Patrice Chéreau la sceglie nel film “Gabrielle”, dove recita in lingua francese al fianco di Isabelle Huppert: per la sua performance viene selezionata alla candidatura dei César come “Nouvelle Espoir femminin”. Nel corso degli anni, sempre in cinema, lavora con Renato De Maria, Francesco Falaschi, Marina Spada, Maria Sole Tognazzi, Eros Puglielli e Tony D’Angelo in “Calibro 9”.

In televisione, sempre per la regia di Renato De Maria, prende parte al serial “Medicina generale”. Sul piccolo schermo seguono lavori con Francesca Archibugi (“Renzo e Lucia”), e fiction come “Raccontami”, “L’uomo della Carità” (con Giulio Scarpati), “L’allieva”, “Provaci ancora Prof”, “1992” con Stefano Accorsi , “Don Matteo 10”, “Non Uccidere” e altri.

Presto la vedremo, sempre in tv, nella docufiction “Romanzo Radicale” diretta da Mimmo Calopresti nel ruolo di Luciana Castellina.

Tornando al teatro, nel corso degli anni è stata Natasha nelle “Tre sorelle di Čechov” per la regia di Massimo Castri, ma ha anche firmato una sua ideazione assieme al musicista Arturo Annecchino dal titolo “La signorina Else… e di alcuni piccoli valzer” tratto da Arthur Schnitzler. È poi stata la protagonista femminile della commedia brillante “Cercasi tenore” con Gianfranco Jannuzzo e ha lavorato con Nikita Michalkov, V. Malosti, P. Maccarinelli e altri. Ha recitato con Elio De Capitani e Ferdinando Bruni in “Frost/Nixon” e” Afghanistan Il Grande Gioco- Enduring Freedom” prodotto dal Teatro dell'Elfo di Milano.

Claudia lavora come insegnante alla Scuola Civica Paolo Grassi - Summer School ed è docente alla scuola di cinema ICMA, Michelangelo Antonioni. Tiene inoltre laboratori di recitazione su temi monografici, spettacoli teatrali e film.

Foto: Roberto Orlandi

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