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PERSONAGGI DI SPICCO ALL'ANTICA SCUDERIA: PROF. GIULIO TARRO, ANTHONY PETH E MILENA MICONI

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Molti i vip invitati dall’
Academy of Art and Image e dai titolari dell’Antica Scuderia Ilaria Freddara e Massimo Giannini i quali gestiscono il loro circolo privato con amore e professionalità dando la possibilità agli ospiti di degustare prelibatezze culinarie preparate con cura dalla proprietaria Ilaria, una vera padrona di casa la quale, con uno stile inconfondibile riesce ad essere vicina alle esigenze di ogni singolo ospite.

L’Antica Scuderia è ubicata in un posto strategico, sulla Via Aurelia in via G. Lazzati, 120 a pochi minuti dal centro di Roma.
In una piacevole giornata di sole sono intervenuti:  
il famoso virologo  Prof. Giulio Tarro, il conduttore Anthony Peth il quale è stato intervistato con entusiasmo dalle televisioni presenti già presente all’inaugurazione del 10 Agosto u.s., l’attrice Milena Miconi con il marito regista Mauro Graiani ai quali, è stata donata la tessera oro di soci onorari.
La cornice è stata data dalle splendide auto della Porticaro Car Club, i quali hanno portato in scuderia “I ragazzi speciali" della Traiano Boxe.
Al termine con i meravigliosi cavalli, grande passeggiata nel bosco.

Specchio a tre ante, il nuovo libro di Annella Prisco: intreccio narrativo solido e personaggi ben caratterizzati

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È in libreria a partire da giovedì 29 ottobre 2020 Specchio a tre ante”, il nuovo libro di Annella Prisco dalla trama avvincente, con un intreccio narrativo solido e personaggi ben caratterizzati.

Ada, la protagonista di questo romanzo intimo e delicato, è in viaggio e, lungo il percorso, ci accompagna nel suo mondo interiore man mano che affiorano gli episodi della sua vita distinti, nel testo, da due diversi tempi verbali, che scandiscono il racconto facendo emergere, a poco a poco, sensazioni e vicende personali.

Le due storie (presente e passato) spesso si intersecano con la dettagliata descrizione di locali e località (Roma, Firenze, il Cilentoe ci sembra, nel contempo, di incamminarci per quelle strade e di immedesimarci nel flusso dei pensieri della donna.

L’Autrice – scrive nella Postfazione Isabella Bossi Fedrigotti  «mette al centro della sua narrazione, non solo come sfondo ma anche come attiva partecipe dell’azione, una vecchia casa di famiglia. [...] Ada approda qui come chi è in fuga da una quotidiana infelicità: per mettere ordine nei suoi pensieri, per trovare riparo e quiete dell’anima».

Ci si immerge tanto a fondo nella lettura della vita di Ada che si vuole sapere subito come andrà avanti la storia, fino a scoprire il colpo di scena finale.

Manager culturale, critico letterario e vice presidente del Centro Studi Michele Prisco  intitolato a suo padre (vincitore del Premio Strega nel 1966), di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, celebrato da un apposito Comitato nazionale – Annella Prisco ci consegna ancora una volta un romanzo di straordinaria intensità, che rivela pure risvolti sociali di grande attualità e disvela solo nelle ultime pagine la dimensione del “doppio”, rappresentato figurativamente dal gioco di specchi, con una scrittura garbata ed essenziale, senza fronzoli o compiacimenti espressivi.

«Certamente questo nuovo romanzo è per me una grande scommessa… – ravvisa Annella Prisco – forse in qualche momento oscurata dal dubbio di pubblicarlo in una stagione così complicata per tutti, ma la lettura può essere anche catartica soprattutto nei momenti più bui, per immergersi nelle pagine di un intreccio che fa respirare atmosfere intense e coinvolgenti… ma, ovviamente, affido ai lettori l’ultima parola!».

Tanti gli eventi e le iniziative in programma in Italia per l’uscita del libro: i primi appuntamenti sono previsti a Napoli, FirenzeRoma, Milano, Pesaro, in Cilento, a Ischia e Capri.

Pubblicato da Guida Editori, con acquerello in copertina di Vincenzo Stinga, il libro è distribuito da Messaggerie Italiane ed è acquistabile in tutte le librerie anche online e dal sito www.guidaeditori.it

Lo chef Natale Giunta debutta a Detto Fatto, su Rai Due, con i paccheri "ru malu tempu"

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Durante il lockdown per il Covid, la notizia della chiusura dello storico programma, La Prova del cuoco, che gli aveva donato notorietà e oggi, nonostante il momento ancora drammatico causato dalla pandemia e da tutte le restrizioni che danneggiano la ristorazione, la grande gioia per il debutto (lunedì 26 ottobre) in un nuovo programma televisivo, Detto Fatto. Lo chef Natale Giunta è entrato a far parte del cast dello show condotto da Bianca Guaccero che va in onda su Rai Due, dal lunedì al venerdì, dalle 14.50 alle 17.30. Insieme a Giunta ci sono altri due chef Cristian Bertol e Cesare Marretti, oltre ai già noti Carla GozziGianPaolo Gambi e Jonathan Kashanian.

"Ringrazio Endemol per la nuova opportunità"
 
«Ringrazio Endemol per questa nuova occasione, - commenta lo chef Natale Giunta - un’azienda che per 15 anni mi ha accolto alla Prova del cuoco, mi ha segnato positivamente e mi ha fatto crescere. Dopo la chiusura del programma – spiega -, pensavo di prendermi una pausa dai ritmi frenetici, dai voli la mattina presto dopo aver chiuso il locale la notte. Però quando un mese fa è arrivata la telefonata del produttore e dell’autrice che mi hanno annunciato la partecipazione a Detto Fatto non ho esitato un solo istante. Questo programma, così amato dal pubblico e brillantemente condotto da Bianca Guaccero, affiancata da un bel cast mi consentirà di ritrovare le persone che ci seguivano al mattino, più nuovi e nuove amiche che, nella nuova fascia oraria pomeridiana potranno, se vorranno, seguire la mia cucina dal cuore siciliano».

La prima ricetta dello chef Natale Giunta a Detto Fatto
 
Per la prima puntata che lo vede presente, e che coincide con l'inizio di stagione, lo chef Natale Giunta ha scelto di portare un piatto storico, dolce e salato allo stesso tempo, come nella migliore tradizione siculo-araba: I paccheri "ru malu tempu”. Una pasta chiamata così perché si preparava quando c’era brutto tempo e le barche non potevano uscire in mare e pescare. Senza pesce fresco, allora si utilizzava quello che c’era in casa: le sarde o le alici sotto sale, l’uvetta, i pinoli e la mollica, ingredienti poveri e sempre disponibili.

Ricetta
I paccheri "ru malu tempu"
 
INGREDIENTI
 
350 g di paccheri
1 broccolo di media grandezza
4 sarde sotto sale
2 cipolle piccole
50 g uvetta
50 g di vino passito
50 g di pinoli
2 bustine di zafferano
mollica di pane  qb
cannella qb
peperoncino qb
olio evo qb
sale e pepe qb
 
PREPARAZIONE
 
1.       Tagliare le cime del broccolo e sbollentarle nell’acqua salata
2.       Scolare i broccoli poi  nella stessa acqua, aggiungere lo zafferano e mettere a cuocere i paccheri
3.       In una padella, scaldare un filo d’olio
4.       Tritare la cipolla e aggiungerla al soffritto
5.       Unire le sarde dissalate
6.       Unire i pinoli precedentemente tostati
7.       Aggiungere l’uvetta  rinvenuta nel passito
8.       Unire una parte dei broccoli sbollentati e spezzettati.
9.       Mettere i broccoli rimasti in un mixer con un po’ della loro acqua di cottura, olio evo ed la sarda sotto sale rimasta. Frullare il tutto in modo da ottenere una crema liscia.
10.     Unire la crema ottenuta al condimento di broccoli in padella. Aggiustare di sale e lasciare insaporire.
12.     Scaldare un filo d’olio in una padella antiaderente.
13.     Aggiungere il pangrattato fino a ricoprire il fondo della padella.
14.     Far tostare il pangrattato mescolando spesso con un cucchiaio di legno.
15.     Non appena il pangrattato avrà acquisito un bel colore ambrato, togliere dal fuoco
16.     Aggiungere pizzico di sale e la cannella e lasciar raffreddare
17.     Scolare la pasta al dente e finire di cuocerla in padella con il condimento ed un po’ di acqua di cottura della pasta
18.     Impiattare i paccheri e cospargerli di pangrattato aromatizzato alla cannella.

STALK, DAL 28 OTTOBRE SU RAIPLAY IL TEEN DRAMA FRANCESE SULLO STALKING

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“Non avrei dovuto continuare ma non ho potuto farne a meno”. Ed è così che Lux per vendicarsi dei bulli diventa vittima di se stesso.

Presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma - Alice nella città, dal 28 ottobre arriva su RaiPlay quest’altra originale serialità internazionale, in esclusiva prima visione per l’Italia.

Stalk, la serie prodotta per la piattaforma digitale France TV Slash, prevede tre uscite settimanali per dieci episodi, dove si avvicendano fatti e reazioni nell’universo del bullismo e del cyberstalking. Tutto inizia in una prestigiosa facoltà di ingegneria dove Lucas, alias Lux, un geek eccezionalmente dotato, è umiliato da un gruppo di studenti più anziani. Lui si sente il più anonimo degli anonimi ed è arrivato alla facoltà grazie ad una borsa di studio vinta per le sue straordinarie capacità informatiche. Per vendicarsi delle mortificazioni subite, il ragazzo utilizza queste capacità per spiare, perseguitare e molestare i suoi aguzzini.  Hackera i loro cellulari e i loro computer compreso quello di Alma, la ragazza di cui è innamorato.

 

Lux, Théo Fernandez, protagonista della serie, si trasforma in vero stalker e, vicenda dopo vicenda, riesce a diventare la persona potente e popolare che ha sempre voluto essere, fino a quando non diventa vittima della sua stessa trappola.

“Stalk” vuole ricordare e  ai suoi spettatori che tutti “googliamo” i nomi delle persone con cui usciamo, esaminiamo i loro profili social o curiosiamo le pagine Instagram delle persone che ci piacciono. “Perché tutti, in fondo siamo degli stalker…”

 

“RaiPlay non abdica mai alla sua missione di Servizio Pubblico - sottolinea il direttore Elena Capparelli - in particolare quando trattiamo temi scomodi.  Il nostro obiettivo è avvicinarci alla generazione dei millennials e renderli protagonisti senza intermediazioni dei nostri racconti, proponendo una serie di contenuti specifici per loro dal punto di vista del linguaggio, dei formati e dei temi trattati.  In questo modo il prodotto che presentiamo ha l’ambizione di rappresentare una prospettiva più contemporanea e soprattutto più vicina alla realtà e alle emozioni del pubblico più giovane. La serialità  ‘Stalk’ – conclude Elena Capparelli - tratta il tema dell’accettazione e dell’esclusione ed evidenzia quanto questi fenomeni siano determinanti per una sana e serena crescita.”

 


La serie di GA&A productions è una produzione France TV, nata da una idea originale di Simon Bouisson e Jean-Charles Paugam  per la piattaforma digitale Slash.  Nel cast anche Carmen Kassovitz, Pablo Cobo, Rio Vega, Azize Diabaté, Yasin Houicha, Manon Valentin e Clément Sibony.

 

La serie ha vinto il Premio Miglior regia (Simon Bouisson) e il Premio Miglior Giovane Attore (Théo Fernandez) al Festival de la Fiction TV de La Rochelle 2019.

Francesco Acquaroli tra i protagonisti di Fargo, Suburra, Il giorno e la notte, e Alfredino - una storia italiana

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Francesco Acquaroliè tra i principali interpreti di Suburra, Fargo, Il giorno e la notte, e Alfredino - una storia italiana. È un periodo molto intenso e gratificante, ricco di importanti soddisfazioni per l’attore romano che dopo il personalissimo successo riscosso con il ruolo di Samurai in “Suburra”, ha lavorato in America nella famosissima serie di successo “Fargo”.

La terza e ultima stagione di Suburra - la serie, il crime thriller italiano originale Netflix prodotto da Cattleya - parte di ITV Studios - in associazione con Bartlebyfilm sarà disponibile dal 30 ottobre in oltre 190 paesi nel mondo.  Lanciata nel 2017 e concepita sin dal principio per raccontare la profana trinità - Chiesa, Stato, Crimine - nell’arco di tre stagioni, la prima serie originale italiana Netflix giunge ora al suo atto finale. 


Francesco Acquaroli interpreta il ruolo chiave di Samurai, cattivo per eccellenza, regista che nell'ombra trama con la mafia, con la criminalità romana (la famiglia “Adami” di Ostia e la famiglia sinti degli “Anacleti”) e con la politica, per costruire un porto turistico su alcuni terreni di Ostia. I riferimenti sono noti. Il tutto è ambientato dagli sceneggiatori – che in parte si sono ispirati alle vicende di “Mafia capitale” – tra le dimissioni di un sindaco, le elezioni per eleggere quello nuovo e il sopravvenire dell’emergenza dei migranti.

Grande novità di questa stagione per Francesco Acquaroli è l’importante ruolo nella quarta stagione della serie televisiva americana Fargo, con Chris Rock, composta da 11 episodi,  trasmessa in prima visione assoluta negli Stati Uniti dal canale FX dal 27 settembre 2020. In Italia, la stagione andrà in onda sul canale satellitare Sky Atlantic dal 16 novembre 2020. Francesco interpreta un ruolo fondamentale, quello di Ebal Violante, il consigliere della famiglia mafiosa italiana in lotta con quella afroamericana. Il ruolo è quello di una sorta di giocatore di scacchi, tutto mente: l’uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto. In Fargo gli sceneggiatori prendono sempre spunto da un fatto vero, in questo caso l'emigrazione degli italiani e dei neri dal sud verso il nord, a Kansas City negli anni '50, dove insieme alle persone per bene c'erano i mafiosi. Nella quarta stagione di Fargo vedremo la lotta tra queste due mafie. 

Il “Samurai” ed “Ebal Violante”, due ruoli importanti da “cattivo”. Durante la conferenza stampa di Suburra - la serie, Francesco Acquaroli ha dichiarato: “Il fascino del male ha sempre esercitato un certo gradimento sul pubblico. Pensiamo al Riccardo III di Shakespeare che rappresenta il male assoluto. Forse un fondo di cattiveria lo abbiamo tutti e vederla esercitare al cinema o in tv porta alla catarsi da parte di chi guarda”. Circa la conclusione della serie Suburra, Francesco ha affermato: “C’è un senso di compiutezza, abbiamo fatto qualcosa di cui essere molto fieri. Sono molto contento di questa esperienza e sono stati tre anni bellissimi; c’è la tristezza che tutto questo finisca, ma c’è anche la soddisfazione di aver creato tutti insieme un ottimo prodotto”. 

Inoltre in questi giorni Acquaroli sta girando la serie tv Alfredino una storia italiana: Una serie TV tratta dalla tragica storia di Alfredo Rampi, bambino caduto in un pozzo artesiano di Vermicino, nel Lazio, nel giugno del 1981. La sua vicenda ebbe una copertura mediatica mai vista prima per un fatto di cronaca: le ultime 18 ore delle operazioni furono seguite in una diretta televisiva in onda sulla Rai. Qui Francesco Acquaroli interpreta il ruolo chiave del capo dei Vigili del Fuoco, impegnato nel salvataggio di Alfredino. 

In fine, ma non ultimo, è in uscita il film Il giorno e la notte di Daniele Vicari. La vicenda narra storie di coppie che corrono parallele, unificate da una situazione: improvvisamente il telegiornale dà la notizia che è in corso un misterioso attentato chimico nella città di Roma. Tutti sono obbligati a serrarsi in casa. Nessuno può più uscire. L’ opera è concepita come un film domestico e basata sulle regole dello smart working, si fonda sull’isolamento e sulla paura. Francesco Acquaroli tra i protagonisti del film interpreta una delle coppie raccontate nella vicenda, insieme all’attrice Barbara Esposito, sua moglie anche nella vita.  

BIO FRANCESCO ACQUAROLI

Francesco Acquaroli è un attore teatrale, televisivo e cinematografico

In teatro ha lavorato con Luca Ronconi, Elio De Capitani, Mario Missiroli, Giuseppe Patroni Griffi e molti altri.

In cinema debutta in Diaz, non pulite quel sangue di Daniele Vicari, e con il quale farà ancheSole, cuore, amore,  Arance & martello di Diego Bianchi,  Pasolini di Abel FerraraEra d'estate di Fiorella InfascelliMia madre di Nanni Moretti, Smetto quando voglio I II e III di Sydney SibiliaGli ultimi saranno ultimi di M. Bruno, Dogman di Matteo Garrone, I migliori anni di Gabriele Muccino, Il mio nome è Mohammed di Pascaljevich, Adults in the room di Costa Gavras. È il protagonista del corto d’autore con la regia di Paolo Sorrentino.

Vince il premio come migliore attore non protagonista in Sole, cuore, amore di Daniele Vicari al Festival di Bari.

In televisione partecipa a diverse serie tra cui Romanzo criminale - la serie, Rocco Schiavone, Solo, Distretto di polizia, Avvocato Porta, Squadra antimafia 7.

Interpreta Samurai nelle serie Netflix, Suburra, la serie (I, II e III stagione). Interpreterà il ruolo di Ebal Violante nella serie americana Fargo.

PEPPINO MONTANARO E I SUOI ULIVI SECOLARI

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di Franco Presicci - I rami degli ulivi formano una specie di galleria, nella masseria Accetta Grande, a Massafra. Tra un varco e l’altro il sole filtra trionfante, arabescando sul terreno lame di luce. Gli ulivi, dalle forme capricciose, che danno spettacolo a chiunque venga a visitare la Puglia, furono messi a dimora in tempi antichissimi come dimostrano alcuni documenti rispolverati da Vincenzo Antonio Greco e riproposti nel poderoso e informatissimo volume arieggiato da straordinarie immagini a colori: “I 4000 anni di Accetta, fra monaci, massari e galantuomini”, edito da Kikau. 

Passeggiammo una domenica di luglio 2011 sotto queste fronde, conversando piacevolmente e osservando i tronchi monumentali, orgoglio del padrone di casa, Peppino Montanaro, che faceva da guida a me e al professor Francesco Lenoci, che memore della sacralità dell’ulivo - i luoghi di culto degli etruschi tra gli uliveti e il Monte degli Ulivi, dove Gesù passò l’ultima notte prima della cattura…- stimolò Peppino a raccontare la sua vita esemplare. Lui era un po’ imbarazzato a parlare di sé, e rispose che lo avrebbe fatto la prossima volta. Lo incalzai: “Tu sei un formicone di Puglia e io un ficcanaso di professione: devo insistere, facendomi perdonare. Non posso tornarmene a Martina Franca con il carniere vuoto, come un cacciatore che non sa prendere la mira”. Sorrise, forse pensando: “Ficcanaso e rompiballe”. Proprio così.

Sposato (oggi purtroppo vedovo) con la deliziosa, dinamica, ferratissima Maria Rosaria, tre figli, Ilaria, Donato, Filippo; titolare di questo immenso patrimonio, terra un tempo arida, selvaggia e oggi, grazie a lui, fertile, affascinante. A portarmi da Montanaro era stato proprio Francesco Lenoci, autore di 35 volumi di finanza aziendale, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, valorizzatore viaggiante delle imprese più rilevanti del nostro Paese. Giunti a Massafra, dove l’abitato è diviso dalla gravina di San Marco e vanta alcune delle cripte basiliane più importanti della regione, ritrovai un paese che non vedevo da una ventina d’anni, forse più: figurarsi la gioia.

Nei venti minuti di viaggio dal mio trullo su via Mottola a Martina, Francesco mi aveva abbozzato la personalità dell’uomo che stavo andando ad incontrare, dal quale fui accolto con grande cortesia fra palme e gelsomini subito dopo il cancello. All’interno della sua elegantissima e luminosa residenza, fui colpito da un cavallo di ferro nell’atto di spiccare un salto per superare un ostacolo. L’autore di questa efficacissima scultura era lui, l’anfitrione.

Dopo i convenevoli, Lenoci suggerì di mostrarmi le sue quattro masserie; e così c’imbarcò su un’auto e partimmo. Prima tappa, gli ulivi, in doppia fila per 600 metri, della Accetta Grande, che la famosa architetta Gae Aulenti aveva definito “La cosa più visibile del pianeta Terra dal satellite dopo la Muraglia Cinese”. Che soddisfazione per Montanaro, essendo stato lui a far spostare quei monumenti dall’Amastuola, altra sua architettura agricola, dove un archeologo olandese aveva scoperto un villaggio dell’antica Grecia, a Crispiano(la città delle cento masserie). Tutti e tre in silenzio ammirammo l’ambulacro vegetale, pensando ai millenni che questi testimoni senza parola hanno attraversato.

Poi, all’Amastuola, corpo di fabbrica signorile, lanciammo lo sguardo ad un altro fenomeno stupendo, la vigna a onde, anche questa voluta da Peppino, ricco di idee geniali e di multiformi esperienze, intelligente e generoso, su progetto realizzato da Fernando Caruncho, architetto di livello internazionale, filosofo e paesaggista, vero grande artista nel creare l’agricoltura come giardino. 

Peppino sembra un parroco di campagna, saggio, benevolo e comprensivo. Tra l’altro delicato nei modi, voce bassa, parole ben dosate, nessuna enfasi. Già da ragazzo, scuola e lavoro. Non aveva ancora 13 anni e nelle vacanze pascolava le pecore del nonno massaro. Poi prese a fare il sarto. Poco tempo dopo dall’ago passò alla cazzuola; e aiutando a costruire muri realizzava, con esiti apprezzabili, sculture di tufo, materiale non “sordo all’intenzion dell’arte” e utilizzato per innalzare palazzi. Dalla cazzuola al maglio e all’incudine il passo fu breve. 

A 14 anni e mezzo, agricoltore. L’Ente Riforma assegnò al padre una palazzina con tre ettari di terreno nella zona di Paternisco, e lui si mise anche a scavare buche per gli alberi dalle parti di Palagiano. Trentadue lire a buca, di un metro cubo ciascuna. E inventò un sistema per accrescere la produttività, modificando zappe, picconi, pale, servendosi di ciò che aveva appreso lavorando in precedenza da fabbro. Da solo faceva 60 fossi al giorno. E intanto poneva attenzione agli specialisti che installavano gli impianti d’irrigazione. Ci mise poco a imparare a farli per sé. E per gli altri: a cabina, con la vasca di sollevamento. 


In casa eravamo cinque figli, e dovevo darmi da fare. A 18 anni, nell’esercito, a Spoleto, paracadutista sabotatore. Fui allontanato perché non era arrivato il nullaosta dai miei genitori”. Da un commilitone geometra, pratico di serramenti metallici, apprese la teoria del mestiere e fu assunto in una officina di Massafra, diventando preciso e veloce. Costruì un capannone sulla via Appia per la fabbricazione di quegli elementi, e poi un altro nell’aerea industriale con impianti innovativi. Acquistò terreni e li trasformò, stabilendo contatti con professori universitari della California. Appassionato di sopravvivenze elleniche, avrebbe voluto averne tante da custodire in teche particolari nel suo Kikau-store dotato di una “scatola nera” per esposizioni. Nel giardino dell’edificio si svolgono attività culturali, tra cui conferenze. Ne aveva tenuta una Francesco Lenocisui giovani e don Tonino Bello, figlio di un maresciallo dei carabinieri nominato vescovo nell’82 da Papa Giovanni Paolo II e in odore di beatificazione. 

Il tempo purtroppo è avaro. Passammo davanti al modernissimo opificio di Peppino Montanaro, dove gli operai trasformano in vino il sangue delle sue viti (centinaia di migliaia di piante) e pensai ai tanti mestieri che questo signore aveva praticato e alle bellissime opere che aveva creato. Avrei voluto fermarmi ancora ad ascoltarlo, per approfondire la sua conoscenza. “E’ davvero un formicone di Puglia; un esempio della nostra regione che cammina. Un orgoglio, un vanto di questa nostra terra. Straordinario”, sussurrai a Lenoci. “Ti avevo detto che ti avrei fatto incontrare una persona importante, con una storia quasi singolare”. Pensai a Fernando Caruncho, che aveva collaborato a realizzare la vigna a onde; a Gae Aulenti e a quegli ulivi secolari, saraceni, imponenti, austeri: uno così possente che per cingerlo occorrono una decina di braccia. 

Montanaro mi invitò a pranzo, ma dovevo tornare a Martina per un altro appuntamento. E volle regalarmi alcune bottiglie del suo vino. Io non bevo, ma le accettai promettendomi che un paio di centimetri di nettare li avrei ingoiati per un brindisi in suo onore. Ci salutammo con l’impegno di rivederci. 

E ci siamo rivisti a Taranto, l’anno scorso, nella splendida galleria del Castello Aragonese, in occasione della mostra fotografica di Cataldo Albano sulle caratteristiche paesaggistiche della città dei due mari: il fiume Galeso, il Mar Piccolo con i pescherecci e le lampare, il ponte girevole, i tramonti fiammeggianti sul Mar Grande… Purtroppo lui fu una meteora: il suo calendario era strapieno e lo richiamò prima della conclusione della serata. A Taranto probabilmente sarà tornato mercoledì 15 luglio, giorno in cui Francesco Lenoci ha tenuto una “Lectio Magistralis” al molo Sant’Eligio su “La sostenibilità è armonia del pianeta”. Io spero d’incontrarlo al “Vinitaly” di Verona, dove ogni anno Montanaroespone i suoi vini, che esporta in tutto il mondo. 

La sera della mostra al Castello raccolsi il pensiero di Michele Annese, direttore di “Minerva”, ex segretario generale della Comunità Montana di Mottola e già valentissimo direttore della Biblioteca “Carlo Natale” di Crispiano. “Peppino Montanaro? Persona di grandi capacità e disponibilità. Illuminata, di compagnia, dalla battuta di spirito garbata. Le cose le sempre fa bene, ad alto livello. Quando trapiantò i suoi ulivi si accesero numerose e accanite polemiche, convinte che quegli alberi non avrebbero resistito al ‘trasloco’. Invece, eccoli lì, belli e superbi, esaltati da quanti vanno a vedere la masseria, a suo tempo impreziosita da Montanaro. Una vittoria significativa sulle critiche, che non mancano mai e a volte sono pretestuose contro le persone che hanno stoffa da vendere”. E giacché c’ero, chiesi ad Annese notizie del suo libro “La Biblioteca di Crispiano”.  L’ha pubblicato Schena. Nelle sue 600 pagine contiene anche l’intera relazione del professor Gert-Jan Burgers, docente presso la Libera Università di Amsterdam, autore della scoperta del villaggio dell’antica Grecia all’Amastuola e presentata anni fa ad un numerosissimo pubblico nella via principale di Crispiano”, che si snoda dalla piazzetta antistante la chiesa della Madonna delle Neve. Complimenti.

 

Imprese moda, startup italiana DressYouCan lancia la sua prima campagna di crowdfunding

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Ha preso il via il 23 ottobre la prima campagna di equity crowdfunding di DressYouCan, realtà milanese protagonista del mondo del fashion renting di abiti e accessori di alta moda femminile, fondata nel 2015 come risposta alla riduzione di spese e sprechi legati al mondo della moda. La campagna (https://www.backtowork24.com/online-campaign.php?c=107-dressyoucan) è stata realizzata insieme a BacktoWork, società di equity crowdfunding partecipata da Intesa Sanpaolo, e nasce dal desiderio di DressYouCan di continuare a crescere e raggiungere nuovi mercati, ampliando sempre di più quell’armadio collettivo e infinito rappresentato dal proprio catalogo online. E per una startup che fa della sharing economy il suo punto di forza, non poteva che essere il crowdfunding il modo migliore per raggiungere nuovi traguardi. Una campagna che arriva in un momento molto particolare, ma che trova proprio nei mutamenti in atto il suo punto di forza: i mesi di quarantena hanno, infatti, modificato le abitudini di acquisto spingendo verso l’anti-consumismo, rendendo necessari nuovi modelli di business e ampliando la capillarità dell’online. DressYouCan ha fin da subito colto i segnali d’evoluzione del mercato, implementando la propria transizione verso la totale digitalizzazione del servizio, triplicando il numero di ordini online e aumentando la propria visibilità sui social network del 424%. Ma anticipare le tendenze non è una novità per DressYouCan: il brand milanese è, infatti, precursore a livello nazionale della tendenza “TraveLight”, ovvero la possibilità di viaggiare senza valigia, nata dalla partnership con hotel e piattaforme di booking. Inoltre, il costante aumento della propria community e il diffondersi della domanda hanno spinto la realtà con sede nel cuore di Milano ad implementare ulteriormente target e offerta: la collaborazione con il portale Sportit ha ampliato il catalogo con abbigliamento e accessori tecnici per donna, uomo e bambino, mentre dalla partnership con Carlo Zini è nata un’esclusiva collezione di bijoux. 

“Grazie alla determinazione, al duro lavoro del nostro staff e alla vasta community di clienti, siamo orgogliosi del percorso e degli obiettivi che abbiamo raggiunto, ma non vogliamo fermarci qui – afferma Caterina Maestro, CEO di DressYouCan – I fondi raccolti attraverso la campagna di crowdfunding saranno quasi equamente distribuiti fra attività di marketing, IT development, employees e inventory. Lo sviluppo di una strategia di marketing digitale è il fulcro dei nostri investimenti e consiste in tutte quelle attività rivolte a migliorare la piattaforma e-commerce e il sito web attuale, a integrare sistemi di indicizzazione intelligente, servizi di chat e help desk per un’assistenza real time. Insomma, vogliamo rendere il nostro servizio sempre più immediato ed essere più vicine alle nostre clientiPuntiamo anche ad incrementare le collaborazioni con brand partner e atelier sposa, un modo per continuare ad ampliare il nostro catalogo, così da esaudire il sogno di ogni donna: poter attingere da un armadio infinito, sfoggiando abiti ogni giorno diversi senza costi elevati e, soprattutto, con un ridotto impatto sull’ambiente”.

 

Le magnifiche di Daniela Musini: 33 donne che hanno reso illustre l'Italia

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PROTAGONISTE DEL PROPRIO DESTINO O VITTIME (SEPPURE INDOMITE) DI TRAME ESISTENZIALI ORDITE DA ALTRI, NESSUNA DI LORO FU ESENTE DA PASSIONI E TORMENTI, ASCESE VERTIGINOSE E DISCESE NEGLI INFERI, E TUTTE HANNO LASCIATO UN’IMPRONTA INDELEBILE NELLA STORIA, NELLA CULTURA, NELL’ARTE E NEL COSTUME DEL NOSTRO PAESE. SONO LE MAGNIFICHE.

Chi fu davvero la papessa e come tenne in scacco il papato? Quali segreti si celano dietro alle crudeli congiure ai tempi dei romani? Chi è la prima donna laureata della storia? Da dove nasce l’odio ancestrale tra Isabella d’Este e Lucrezia Borgia? Quale vita si nasconde dietro alla dottrina pedagogica di Maria Montessori? In questi ritratti di donne dal 60 a.C. agli anni ’60 del Novecento, Daniela Musini ha voluto raccontare le vite fiammeggianti di trentatré donne emblematiche, le loro passioni temerarie, le scelte audaci, la fragilità e l'intensità delle loro anime, ma anche l'inarrendevolezza, il talento e la determinazione che le hanno connotate: un excursus avvincente e suggestivo attraverso la femminilità e lo scorrere del tempo. Donne forti e artefici del proprio destino, ai cui piedi si inchinava tutto il mondo, ma anche donne murate dentro al proprio personaggio e, di conseguenza, irrimediabilmente sole. Da Messalina a Grazia Deledda, dalla regina Margherita di Savoia a Wanda Osiris, passando per colei che ispirò il Manzoni per la monaca di Monza, trentatré donne, diversissime tra loro ma accomunate dalla grandezza del proprio operato. Dal canto alla scienza, dal cinematografo alla guida di uno stato, ognuna di loro ha lasciato il segno nella nostra storia.

 

DANIELA MUSINI, nata a Roseto degli Abruzzi, vive a Città Sant'Angelo, in provincia di Pescara. È scrittrice, pianista, attrice e autrice teatrale e ha allestito in Italia e all'estero acclamati recital/concert incentrati sull'opera di Gabriele d'Annunzio e monologhi dedicati a intense figure femminili quali Eleonora Duse e Maria Callas. Da sempre appassionata di personaggi carismatici di donne, ha al suo attivo la biografia Lucrezia Borgia. Misteri, intrighi e delitti (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri) e un saggio ebook dedicato all'universo muliebre dannunziano dal titolo I 100 piaceri di d'Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà (Librinmente Editore). Per la sua poliedrica attività artistica e per i traguardi raggiunti le sono stati conferiti 36 premi letterari nazionali ed internazionali e 16 premi alla carriera.


Tre castelli italiani tra i più affascinanti d'Europa secondo Jetcost

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Il Castello di Miramare in Friuli Venezia Giulia, il Castello di Sirmione sul Lago di Garda in Lombardia e Castel San’Angelo nel Lazio, tra i 20 più belli del Vecchio continente

L’Europa è piena di castelli di ogni genere. Ce ne sono alcuni quasi in rovina, altri in perfette condizioni che sono abitati o potrebbero tranquillamente esserlo. Ce ne sono in riva al mare o sulle rive di grandi fiumi e laghi; altri si innalzano su pianure mozzafiato o scogliere vertiginose. Naturalmente non hanno più il carattere difensivo di un tempo ma conservano sempre il loro valore artistico, storico e leggendario. Tra tutti i castelli sparsi per l’Europa non è facile scegliere i più attraenti e per questo il motore di ricerca di voli e hotel www.jetcost.it ha chiesto ai suoi utenti di selezionare quelli che per diversi motivi trovavano più affascinanti. Ne sono emersi in particolare 20, e di questi ben 3 si trovano in Italia. 

Parliamo del Castello di Sirmione, sullo splendido Lago di Garda, nella provincia di Brescia, Lombardia, importante luogo di villeggiatura per l’elite italiana sin dal I secolo a.C.; Castello di Miramare, vicino a Trieste, in Friuli Venezia Giuliaeccellente esempio di residenza aristocratica di lusso con un magnifico giardino costruito un tempo su un terreno desertico e Castel Sant’Angelo a Roma, nel Lazio, che dal 1277 fu collegato da un lungo corridoio di 800 metri di lunghezza con la Città del Vaticano, in modo che il Papa potesse fuggire in caso di pericolo.

Questi sono i 20 castelli più sorprendenti scelti dagli utenti di Jetcost.it tra quelli in tutta Europa:


Castello di Sirmione (Italia)
Si distingue soprattutto per la sua singolare posizione in mezzo al lago di Garda. Conosciuto anche come Scaligero in onore della potente famiglia degli Scaligeri, che lo commissionò e governò la regione all’inizio del XIII secolo. Costituisce un esempio spettacolare di architettura medievale, la cui maestosità si accentua grazie ai suoi impressionanti dintorni. Questo castello, circondato da ponti levatoi, un fossato, torri, muri percorribili e smerigliati, presenta tutti gli elementi tipici di una fortezza medievale. Bisogna avere il coraggio di salire i 150 gradini perché la vista del lago e di Sirmione dalla torre più alta è davvero spettacolare.


Castello di Miramare (Italia)
Conserva la maggior parte degli arredi e delle decorazioni originali. Il castello fu commissionato dall’arciduca Ferdinando Massimiliano D’Asburgo nella seconda metà del XIX secolo come residenza per lui e sua moglie, Charlotte del Belgio. Circondato da un giardino botanico, con suggestivi scorci panoramici grazie alla sua posizione su una scogliera che domina il Golfo di Trieste, è una deliziosa combinazione di stile medievale, rinascimentale e gotico.


Castel Sant’Angelo (Italia)
È uno degli edifici più fotografati di Roma, e sorge proprio dove il cuore della Capitale incontra la Città del Vaticano. Castel Sant’Angelo fu costruito originariamente nel II secolo come mausoleo per l’imperatore Adriano e la sua famiglia, poi divenne una fortezza militare. Prende il nome da una leggenda, che narra che l’arcangelo Michele apparve in cima al castello per fermare la peste che stava devastando Roma nell’anno 509. E’ riuscito a sopravvivere nei secoli ed è stato dimora di molti personaggi famosi, tra cui Michelangelo.  

L’Alhambra di Granada (Spagna)
Anche se l’Andalusia ha al suo attivo molti siti Patrimonio dell’Umanità, senza dubbio il più spettacolare e visitato – più di tre milioni di persone all’anno - è l’Alhambra, sito storico monumentale, difficile da definire, a metà tra un castello e un palazzo. Guardando il tramonto dal belvedere di San Nicolás non si può che essere d’accordo con l’ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, che lo definì il “tramonto più bello del mondo”. Fu concepita tra il IX e il XII secolo come zona militare, ma non solo: l’Alhambra era un forte, un palazzo nazarita e una medina, tutto allo stesso tempo. Fino al 1492, quando divenne una corte cristiana dopo la riconquista di Granada da parte dei dei monarchi cattolici. Da non perdere l’Alcazaba, i Palazzi Reali, i Giardini del Generalife, l’accogliente Sala D’Oro, la maestosa Sala de Comares, il palazzo rinascimentale di Carlo V e il famoso Patio de los Leones.

Castello di Edimburgo (Regno Unito)
Premiato con il massimo dei riconoscimenti ai British Travel Awards, e classificato come l’attrazione turistica a pagamento numero 1 in Scozia, il castello di Edimburgo ha una storia tanto complessa quanto irresistibilmente macabra. Spesso citato come ispirazione per la dimora di Macbeth nella famosa opera di Shakespeare, il castello vanta il maggior numero di avvistamenti di fantasmi fino ad oggi, sicuramente già un’attrazione in sé. Con origini che risalgono all’età del ferro, il castello fu eretto come bastione difensivo nel 638 per i Celti. Diverse centinaia di anni dopo, fu ricostruito come residenza di Maria Regina di Scozia fino al suo esilio in Inghilterra.   

Castello di Óbidos (Portogallo)
La costruzione di questo magico castello risale alla presenza romana in Portogallo. Il Castello di Óbidos ha torri cilindriche e quadrate, mentre la pietra calcarea e il marmo aggiungono un aspetto grandioso alla facciata. E’ un buon esempio di fortificazione ben conservata, ed è stato addirittura trasformato, come svela Jetcost.it, in uno dei piccoli hotel più romantici del Portogallo. Il villaggio circostante, Óbidos, è noto per i suoi attraenti paesaggi e la vegetazione lussureggiante. Quello che una volta offriva protezione militare nel cuore del Portogallo, ora come hotel offre ai visitatori la possibilità di fare un viaggio indietro nel tempo.   

Castello di Bojnice (Slovacchia)
Questo castello sorge su un grande cumulo di marmo travertino ed è stato nelle mani di alcune delle più potente famiglie ungheresi sin dall’XI secolo. Nel XIX secolo è stato restaurato in stile neogotico romantico. La sua potente struttura è completata da un paesaggio altrettanto idilliaco, con tanto di grotta piena di stalattiti proprio sotto il castello.

Castello di Bellver (Spagna)
Situato su una collina e con una vista spettacolare, il Castello di Bellver è stato utilizzato in tanti modi nel corso della storia. Re Giacomo II lo fece costruire come residenza reale in stile gotico. Nel XIX secolo divenne una zecca. La sua struttura si distingue per essere circolare. Ha tre torri e un torrione che si divide in quattro piani. All’interno del castello c’è una Piazza d’armi a due piani, circolare, e un cortile costruito sopra una cisterna. Al secondo piano, invece, c’è una cappella.

Castello di Chambord (Francia)
E’probabilmente il castello più bello e prestigioso della Loira, circondato da boschi che ospitano cinghiali e cervi. Fu costruito nel XVI secolo per il re Francesco I ed è immediatamente riconoscibile dall’iconica moltitudine di cupole e torri sui tetti. L’architetto originale rimane un enigma, ma si sostiene che l’edificio sia stato ispirato dai bozzetti di Leonardo da Vinci, il protetto del re, ed è uno dei più bei palazzi rinascimentali in Francia. Appare chiaro che Leonardo ha partecipato alla più acclamata opera d’interni, una scala centrale a doppia elica che si snoda con grazia fino a tre piani ed è illuminata dall'alto da un lucernario.

Castello di Neuschwanstein (Germania)
Il Castello di Neuschwanstein, che significa "Nuovo Cigno di Pietra", in Baviera, è stato aperto al pubblico già da sette settimane dopo la morte del re Ludovico II nel 1886 e da allora è diventato una destinazione popolare con 1,5 milioni di visitatori e l'edificio più fotografato della Germania. Fu costruito in un'epoca in cui i castelli e le fortezze non erano più strategicamente necessari, ma come rifugio dal mondo esterno. Dotato di impianto idraulico ed elettrico all'avanguardia, nonché di riscaldamento centralizzato a vapore e del primo telefono mobile in assoluto (con copertura di sei metri). Nella decorazione ci sono continui riferimenti a leggende e personaggi medievali come Tristano e Isotta o Ferdinando il Cattolico. Si dice che abbia ispirato il famoso castello di Biancaneve presente nei parchi Disney.

Castello di Bran (Romania)
Anche se Bram Stoker non ha mai visitato la Romania e il suo personaggio di culto, Dracula, nato dalla sua fantasia, non abitava in un castello, è sempre stato conosciuto come il castello di Dracula. Tuttavia i visitatori possono ancora passeggiare per i corridoi e i cortili, sperando di intravedere il vampiro immortale. E’ situato lungo il confine tra la Transilvania e la Valacchia, nel 1212 iniziò la sua costruzione, quando i Cavalieri Teutonici eressero una fortezza di legno per fermare il traffico all’ingresso del passo, che all’epoca era molto utilizzato dai commercianti.

Torre di Belèm (Portogallo)
E’ senza dubbio una delle icone del Portogallo e della sua capitale, Lisbona, grazie alla sua posizione sul fiume Tago in uno degli ingressi della città e suo simbolo chiave come ricordo dell'antico potere dei portoghesi sulla terra e sul mare. E’ classificato come Patrimonio dell’umanità. Costruita nel XVI secolo, la Torre di Belém è stata decorata con i simboli della casa del re Manuel I, con la spessa corda che circonda il castello e che termina con eleganti nodi e incroci ad angoli diversi. La torre divenne una prigione durante l'invasione spagnola del Portogallo alla fine del XVI secolo. L'interno merita una visita per la salita all'ultimo piano, dove lo sforzo è ricompensato dalla vista abbagliante sull'ampio estuario del Tago e sulla parte occidentale della città di Lisbona.

Castello di Predjama (Slovenia)
Arroccato sulla cima di un'imponente scogliera, il misterioso e magnifico castello di Predjama è entrato nel Guinness dei Primati come il più grande castello rupestre del mondo. Grazie all'ambiente circostante, una serie di tunnel e pareti sotterranee che si intrecciano con la struttura naturale della grotta, il luogo è apparso in numerosi film e speciali televisivi. Il castello fungeva da rifugio per Erazem di Predjama nel XV secolo, un leggendario barone ladro che resistette all'assedio di un anno e divenne una specie di Robin Hood.

Castello di Guimarães (Portogallo)
È considerata la più importante fortezza medievale del Portogallo settentrionale. La presenza del castello evoca la miscela di leggenda, poesia ed eroismo che circonda gli inizi della storia nazionale. La sua caratteristica più sorprendente sono le mura costruite a forma di pentagramma, con otto torri rettangolari merlate. Costruita nel X secolo, divenne in seguito la residenza reale ufficiale del conte D. Henrique, padre del primo re del Portogallo, Afonso Henriques. Il castello resistette alla battaglia di São Mamede nel 1128, che portò alla vittoria di Alfonso e segnò l'inizio di un Portogallo indipendente.

Alcazar di Segovia (Spagna)
Questo sito, Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, è uno dei castelli-palazzo più caratteristici della Spagna e dell'Europa. E’in cima alla città e le sue mura sono testimoni privilegiati della storia della Spagna. Austero, come lo erano i re di Castiglia, innalzato sulla roccia alla confluenza delle valli dell'Eresma e delle Clamore, sembra sorvegliare la città. 
La sua bellissima Torre del Homenaje, spesso paragonata alla prua di una nave che naviga tra i fiumi, è di una bellezza mozzafiato. I turisti si stupiscono nel vedere che la fortezza è una parte viva di questa città castigliana, scelta come luogo di residenza da molti dei monarchi della dinastia Trastámara. Da visitare la Sala degli Ajimeces con la sua collezione di opere d'arte, la Sala dei Re e la Sala del Trono. Ma bisogna anche prendersi il tempo di guardare fuori e contemplare il suo spettacolare profilo dal bordo dell'Eresma.

Castello di Malbork (Polonia)
Tra le altre bellissime fortezze medievali di cui è piena l’Europa, c’è Malbork, costruita dai famosi guerrieri dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici come parte della loro conquista di quella che oggi è la Polonia. È il più grande castello del mondo in termini di superficie e il più grande edificio in mattoni d'Europa, e il suo caratteristico colore rosso lo rende uno spettacolo davvero indimenticabile. Tra l'altro, fu la residenza della famiglia reale polacca fino alla fine del XVIII secolo.

Castello di Belmonte (Spagna)
Fu commissionato dal signor Juan Pacheco, Marchese di Villena, per essere usato come casa propria nella sua città natale. Si tratta di un castello gotico-mudéjar, opera del maestro Hanequin di Bruxelles. È stato costruito sul monte di San Cristóbal con una pianta unica nel suo genere. La piazza d'armi è un triangolo equilatero e da esso si sviluppa il resto dell'edificio. La forma del castello è una stella a sei punte e alla fine di ognuna di esse c'è una torre cilindrica.

Castello di Trakai (Lituania)
Situata in un paesaggio idilliaco sull'isola di Trakai, questa pittoresca struttura del XIV secolo era uno dei principali centri del Granducato di Lituania, che veniva utilizzata come residenza estiva. Oggi il castello è composto da due parti: l'originale, molto piccolo, situato su una sponda del lago, e un secondo, eretto nei secoli successivi, situato in mezzo alle acque. Citato dagli appassionati di architettura come una vera e propria incarnazione dello stile gotico, il castello offriva una serie di gallerie in legno, pannelli di vetro colorato, murales e passaggi segreti, che i visitatori possono vedere nel museo ufficiale del castello.

Castello di Peñíscola (Spagna)
Si trova nella zona più alta della città di Castellón. Costruito dai Templari sui resti dell'antica cittadella araba, il castello fu eretto con muri in pietra scolpita. La maggior parte delle stanze sono coperte con volte a botte. È una costruzione sobria e solida. Papa Luna, dopo il suo trasferimento a Peñíscola nel 1411, trasformò il castello in un palazzo e in una biblioteca pontificia. Il suo vero nome era Benedetto XIII, l'ultimo Papa del famoso scisma di Avignone, diventato un simbolo di testardaggine, soprattutto tra gli aragonesi, per il suo rifiuto a dimettersi quando dei tre Pontefici l’unico che venne riconosciuto fu Martino V.

Castello di Kronborg (Danimarca)
William Shakespeare, che mise il suo Amleto in questo castello, lo chiamò Elsinore. Fu uno dei castelli più importanti del Nord Europa in epoca rinascimentale ed è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Si trova nell’angolo Nord-est dell'isola di Selandia. La storia del castello risale a Krogen, una fortezza costruita da Eric di Pomerania, re danese, nel 1420. Lo eresse per controllare il passaggio delle navi nello stretto, per poi poter riscuotere il pedaggio d'accesso o d'uscita dal Mar Baltico.

MARCO CIGNOLI: arriva in radio il remix del brano "LA MIA MERCEDES"

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Da martedì 27 ottobre arriva in radio e in digitale il remix de “LA MIA MERCEDES” (Jab Media), il nuovo singolo di MARCO CIGNOLI, realizzato dal Dj spagnolo GAGO.

 

«L'incontro con Marco Cignoli nasce per puro caso grazie al web. Entrambi siamo iscritti a vari gruppi Facebook dedicati alla musica pop anni '90 (decennio in cui siamo cresciuti) e proprio in una di queste community ho ascoltato il brano “La mia Mercedes” che mi è subito piaciuto - spiega il dj spagnolo Gago - Senza che io lo sapessi, Marco aveva ascoltato alcune mie produzioni e mi ha contattato pochi giorni dopo per chiedermi se mi andava di remixare il suo pezzo. Mi sono subito chiuso nel mio studio di Barcellona a lavorare ed è nata una versione “super power” di questa bellissima canzone».

 

“LA MIA MERCEDES” è un brano intimista, che racconta il desiderio (spesso l'ossessione) di trovare qualcuno o qualcosa, o più semplicemente un obiettivo, che ci permetta di alzarci dal letto il mattino con la voglia di affrontare la giornata.

 

«Un giorno, in un periodo in cui ero particolarmente depresso, chiesi ad un mio caro amico


quale fosse l'obiettivo delle sue giornate. Mi rispose: “mettere da parte i soldi per comprarmi il mio modello preferito di Mercedes”
 - racconta Marco - Il giorno dopo, di getto, scrissi questa canzone, chiedendomi quale fosse la “mia” Mercedes, l'obiettivo salva-vita. È una canzone spontanea anche nel testo: quel “Mercedes Forever, Forever Mercedes” doveva essere provvisorio ma lì è rimasto, non ho voluto toccare nulla».

 

Il video diretto da Marco Rosson e girato a Voghera, racconta i volti, i sorrisi, gli sguardi e i momenti di vera quotidianità vissuti tra Marco Cignoli e le persone che fanno realmente parte della sua vita. I protagonisti, infatti, non sono attori ma gli amici di Marco. Forse sono loro “la mia Mercedes” o forse, come racconta il finale, “la mia Mercedes” non è altro che saper convivere con il lato più oscuro di ognuno di noi.

 

L'avventura artistica di Marco Cignoli prende il via nel 2009 e attraversa alcuni tra i più importanti mezzi di comunicazione esistenti: musica, televisione, radio e web TV.

L'esordio nella musica avviene nel 2010 con la pubblicazione del brano corale “Noi siamo qui”, scritto dal noto youtuber Michael Righini. Nel 2018 pubblica il singolo d'esordio “Can you love me” (prodotto da Alessandro Porcella), che raggiunge la top10 della classifica dei brani indie più suonati in Europa. Il videoclip ufficiale vince il Top Shorts Online Film Festival nella categoria “Best Song Music Video”. Nel giugno 2020 esce “Figlio Imperfetto”, frutto della collaborazione con Dj Sheezah, producer brianzolo già al lavoro con alcuni tra i più interessanti artisti della scena trap e hip hop italiana tra cui Vacca, Galup e KG Man.

Come reporter, nel 2012 avvia una collaborazione con Tele Pavia Web e un lungo matrimonio con Occhio Pavese, principale web tv del territorio. Nel 2013 è fondatore della web tv Jab Media TV, per la quale conduce, scrive e produce centinaia di eventi dal vivo, programmi e interviste a personalità di fama internazionale, collaborando con artisti come Mara Maionchi e Loredana Bertè.

Venerdì 11 settembre 2020 pubblica  “La mia Mercedes” il nuovo singolo registrato e missato da Axl Zardoni presso GoldenEye Studio di Cesano MadernoAttualmente sta lavorando al suo primo album che uscirà nel 2021.


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http://www.instagram.com/marco.cignoli

https://twitter.com/marco_cignoli


RECmedia comunicazione e promozione

Willie Doherty, "Where / Dove" prima personale dell’artista nordirlandese in Italia dal 7 novembre

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Fondazione Modena Arti Visive presenta Where / Dove, prima personale dell’artista nordirlandese Willie Doherty (Derry, 1959) in un’istituzione italiana, che si terrà nella sede espositiva della Palazzina dei Giardini dal 7 novembre 2020 al 31 gennaio 2021.

La mostra, curata da Daniele De Luigi e Anne Stewart, è co-prodotta da FMAV e National Museums Northern Ireland, che la ospiteranno dal 5 marzo al 6 giugno 2021 presso l’Ulster Museum di Belfast. Realizzata con il sostegno del British Council nell’ambito della UK/Italy Season 2020 “Being Present”, offre una panoramica della carriera di Doherty attraverso opere fotografiche e video focalizzate sul tema dei confini, dai lavori degli anni Novanta fino a unanuova video installazione commissionataper l’occasione.


Willie Doherty è un artista noto a livello internazionale per il suo lavoro fotografico e videoinstallativo, che ha avuto origine nella sua personale esperienza del conflitto nordirlandesevissuta aDerry, sua città natale. Situata all’estremità occidentale dell’Europa, al confine tra Regno Unito e Irlanda, Derry è un luogo dove la complessità storica e politica ha modellato l’esperienza fisica e psicologica del paesaggio. Doherty affronta, in modo particolarmente acuto e tagliente, temi inerenti l’eredità del colonialismoe del conflitto e le linee di frattura, tanto reali quanto percepite, che dividono gli individui e le comunità. Il suo uso del paesaggio per evocare un senso di instabilità e incertezza, attraverso una complessa stratificazione di riferimenti, è uno degli aspetti più dirompenti della sua pratica. Doherty utilizza questo genere artistico per esplorare la persistenza dei traumi individuali e collettivi e le ripercussioni sul presente.Più recentemente, l’artista ha esteso il suo sguardo ad altre aree geografiche contestate, come il confine tra Stati Uniti e Messico, dove l’innalzamento condotto in modo sistematico di un muro crea un’illusione di controllo, strumentalizzando e rinsaldando una falsa sensazione di forza e sicurezza.
 


Sebbene il concetto di confine - sia esso concreto o immaginario - abbia sempre avuto un ruolo cardine nella pratica artistica di Willie Doherty, per la prima volta viene messo esplicitamente al centro di un suo progetto espositivo, con l’intento di indurre lo spettatore a mettere in discussione le proprie convinzioni sul suo valore e significato, rivelandone la complessità e i numerosi risvolti politici, sociali e psicologici. Questo avviene, non a caso, in un momento storico in cui la tematica dei confini è di un’attualità sempre più stringente non solo in Irlanda e nel Regno Unito, a seguito dell’uscita di quest'ultimo dall’Unione Europea, ma anche a livello globale in un’epoca segnata da migrazioni e pandemie. 
 

Accompagna la mostra il catalogo Willie Doherty. Where / Dovea cura di Daniele De Luigi e Anne Stewart (Franco Cosimo Panini Editore, italiano e inglese, euro 25), con testi dei curatori e del critico d’arte Declan Long.


Willie Doherty
sarà anche visiting professor delMastersull’immagine contemporanea della Scuola di alta formazione di Fondazione Modena Arti Visive, progettato per formare giovani talenti artistici, i quali hanno l’opportunità straordinaria di confrontarsi con i grandi artisti italiani e internazionali protagonisti del programma espositivo di FMAV, che accompagnano gli studenti nella ricerca e sperimentazione di nuovi approcci, linguaggi e progetti (scuola.fmav.org). 


Willie Doherty
è stato protagonista di numerose mostre personali in alcune delle più prestigiose istituzioni internazionali, tra cui Fundaçao Calouste Gulbenkian, Lisbona; Neue Galerie, Museumslandschaft Hessen, Kassel; Irish Museum of Modern Art, Dublino; Statens Museum for Kunst, Copenaghen; Fruitmarket Gallery, Edimburgo; Dallas Museum of Art; De Appel, Amsterdam; Tate Gallery, Liverpool; Kunsthalle Bern; Kunstverein, Monaco di Baviera; Kunstverein, Amburgo; Musée d’Art Moderne, Parigi. Nel 2007 è stato selezionato dall’Arts Council of Northern Ireland e dal British Council per rappresentare l’Irlanda del Nord alla 52ma Biennale di Venezia. È stato finalista due volte per il Turner Prize e ha partecipato ad altre importanti mostre internazionali tra cui Documenta, Manifesta e le biennali di San Paolo e Istanbul. Le mostre collettive più recenti includono: The Otherside, Borderlands In Contemporary Irish Art, Dortmunder U, Dortmund; Walking through Walls, Berliner Festspiele, Gropius BAU, Berlino (2020); How the light gets in, Johnson Museum of Art, New York; Shaping Ireland: Landscapes In Irish Art, National Gallery of Ireland, Dublino; Political: Language Is Not Innocent, Kunstverein Hamburg, Amburgo (2019). Sue opere sono conservate nelle collezioni di Fondazione Modena Arti Visive, dell'Ulster Museum, del British Council e dell’Arts Council of Northern Ireland, oltre a quelle di numerose altre istituzioni internazionali tra cui Fundació “La Caixa”, Barcellona; The European Commission/Parliament, Bruxelles; The Imperial War Museum, Londra; Irish Museum of Modern Art, Dublino; Kadist Art Foundation, Parigi; Moderna Museet, Stoccolma; MoMA - Museum of Modern Art, New York; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Tate Britain, Londra; Montreal Museum of Fine Arts; Walker Art Center, Minneapolis.


Willie Doherty

Where / Dove 

A cura di

Daniele De Luigi e Anne Stewart 

Sede

FMAV – Palazzina dei Giardini

Corso Cavour 2, Modena

Date

7 novembre 2020 – 31 gennaio 2021

Orari

Mercoledì, giovedì e venerdì: 11-13 / 16-19; sabato, domenica e festivi: 11-19

25 dicembre 2020 e 1 gennaio 2021: 16-19. 

Ingresso

Intero € 6,00 | Ridotto € 4,00

Ingresso libero: mercoledì | prima domenica del mese

Acquista online su Vivaticket 

Prodotta da

Fondazione Modena Arti Visive e National Museums Northern Ireland | Ulster Museum, Belfast 

Con il sostegno di

British Council 

In collaborazione con

Kerlin Gallery, Dublino e Alexander and Bonin, New York 

Informazioni

Tel. +39 059 2033166(in orario di mostra) | www.fmav.org

PUBBLICATO IL NUMERO DI SETTEMBRE-OTTOBRE DEL BIMESTRALE ABRUZZO NEL MONDO

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Il periodico diretto da Antonio Bini apre con una riflessione del prof. Nicola Mattoscio, economista e presidente dell’Associazione Abruzzesi nel Mondo, sulle aspettative europeiste connesse alle complesse vicende economiche conseguenti al coronavirus e sulle emergenti questioni legate alla inedita prospettiva della europeizzazione del debito che vedono la contrarietà di alcuni stati minori. Altri approfondimenti riguardano la crisi dell’associazionismo, con una testimonianza dalla Svizzera della scrittrice e poetessa Rita Cappellucci e quindi il premio Campiello, aggiudicato allo scrittore lancianese Remo Rapini con il romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, con un articolo di Silvino D’Ercole che pone in rilievo anche a aspetti della vita di emigrante del protagonista del romanzo. 

Generoso D’Agnese ricostruisce le origini abruzzesi, recentemente riscoperte dall’americana Mathea Falco, docente universitaria, considerata tra i massimi esperti di prevenzione dalle tossicodipendenze, docente universitaria e presidente di Drug Strategies e poi descrive le ricerche sulla emigrazione in Argentina dalle province di Chieti e Pescara che sono al centro di una tesi di dottorato da parte di Berenice Rossi che sarà pubblicata prossimamente nel paese sudamericano. Scenari e nuove rotte dell’emigrazione italiane vengono delineati da Gianni Lattanzio sulla base dell’ultimo rapporto Istat. L’emblematica storia di Sabatino, garzone di stalla analfabeta, poi emigrato nelle miniere in Belgio, è rivissuta da Mario Nardicchia.


Maria Rosaria La Morgia, presidente dell’Associazione Sentiero della Libertà/Freedom Trial, illustra i contenuti più significativi del saggio a cura di Nicola Mattoscio, “Brigata Maiella. Resistenza e Bella Ciao. Combattere cantando”, edito da Rubettino, che contiene anche il contributo dello storico piemontese Cesare Bernani sulle origini del canto “Bella Ciao”. Il popolare canto della Resistenza, sorto tra le montagne della Maiella e poi diffusosi in Italia, si sta sorprendentemente imponendo in tutto il mondo come simbolo universale di libertà, grazie al successo della serie televisiva spagnola “La Casa di Papel” (La Casa di Carta”), nei mesi scorsi rilanciata a livello globale su Netflix.  Altri articoli riguardano l’imminente inaugurazione dell’Imago Museum a Pescara, illustrata da Alessandra De Nicola e il completamento, grazie al contributo della Federazione Russa, della ristrutturazione di Palazzo Ardinghelli a L’Aquila, fortemente danneggiato dal terremoto del 2009, di cui scrive Roberta Di Fabio


Una riflessione sugli aspetti meno evidente della attuale situazione di New York è data da Letizia Airos, editor di I-Italy.org. Una cartolina inviata nel 1904  da Roccaraso al fotografo inglese James W. Holtcombe è al centro di alcune riflessioni da parte di Antonio Bini su aspetti legati ai primordi del turismo in Abruzzo. Completano il numero altri articoli su mons. Giovanni Gaspari, nuovo nunzio apostolico in Angola, su un libro che raccoglie l’opera di Giuseppe Tontodonati, poeta abruzzese nella Bologna del secondo Novecento, sul terzo centenario della Famiglia Passionista. Ci sono inoltre ricordi di due pilastri dell'emigrazione abruzzese recentemente scomparsi, Agostino Bellini vissuto molti anni in Germania, ricordato dal Gen. Roberto Fatigati, e lo stesso Fatigati, presidente dell'Associazione Abruzzesi e Molisani in Friuli Venezia Giulia, ricordato in un articolo da Goffredo Palmerini. Infine altre notizie sull’emigrazione abruzzese negli USA, in Argentina e da ultimo in CinaOltre alla versione cartacea, la rivista è disponibile sul sito www.abruzzomondo.it.

 

ECONOMIA LOMBARDA, PREVISTI UN’IMPORTANTE FLESSIONE DEL PIL NEL 2020 (-10,2%) E UN RIMBALZO CONSISTENTE NEL 2021 (+6,9%)

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La rapida e inattesa ripresa del manifatturiero in Italia apre uno spiraglio di fiducia in questo 2020 che ha messo in ginocchio l’economia delle piccole e medie imprese italiane. Secondo i dati riportati nel nuovo booklet di Assolombarda, pubblicato sul web magazine Genio & Impresa (genioeimpresa.it), l’Istat ha infatti certificato il ritorno completo della produzione industriale italiana sui livelli di attività precedenti alla pandemia, con un +0,4% rispetto a gennaio 2020. Si tratta di una ripresa più veloce rispetto ai maggiori competitor europei, a evidenza della dinamicità del manifatturiero Made in Italy. Grazie alla ripresa del settore, la perdita a fine 2021 sarà più contenuta per le province lombarde come Lodi (-1,4% rispetto al 2019), Monza e Brianza (-2,4%) e Pavia (-3,6%), Milano (-5,1%), invece, risentirà maggiormente della lenta ripresa dei servizi. Panorama ancora incerto quello dei servizi che, considerando il rapido aumento dei contagi da Covid-19 nell’ultimo mese, potrebbe subire un ulteriore calo.  Nel 2020 il PIL lombardo fletterà del -10,2%, più della media nazionale (-9,6%), ma nel 2021 registrerà un rimbalzo più consistente con un +6,9%rispetto al +6,2% del totale nazionale. A fine 2021 le perdite cumulate di PIL dell’Italia e della Lombardia saranno allineate intorno al -4%. Gli “indicatori soft”, necessari per monitorare l’andamento dell’attività produttiva, sono in sensibile ripresa e si avvicinano ai livelli precedenti la pandemia: i consumi elettrici in Lombardia a settembre sono stati del -3,6% inferiori ai valori dello scorso anno, così come il traffico dei veicoli pesanti sulle tangenziali milanesi, inferiori solo del -2% nella prima metà di ottobre. In controtendenza i dati in riferimento agli ingressi in area B a Milano (-28% a settembre), il traffico dei veicoli leggeri sulle tangenziali (-14% nelle prime due settimane di ottobre) e la mobilità delle persone per motivi di lavoro (-22% in Lombardia al 15 ottobre), ancora molto al di sotto del pre-Covid per effetto dell’intenso ricorso allo smart working da parte delle imprese del territorio. Per quanto concerne il mercato del lavoro, secondo Burning Glass-Crisp, tra luglio e settembre 2020 in Lombardia gli annunci di lavoro pubblicati sul web risultano del -4% inferiori rispetto al 2019, dato rassicurante dopo il -34% registrato nel secondo trimestre più duramente colpito dal lockdown e il -14% dei primi tre mesi del 2020. Importante l’andamento degli annunci in sanità e assistenza sociale, che registrano variazioni tendenziali positive del +70%, riflettendo così la domanda di lavoro crescente per far fronte all’epidemia. A conferma dell’impatto di quest’ultima sul mercato del lavoro, i volumi ingenti della Cassa Integrazione42 milioni di ore autorizzate nel solo mese di settembre in Lombardia, per un totale di 156 milioni di ore nel terzo trimestre, di cui 73 milioni a MilanoMonza e BrianzaLodi e Pavia.

Riparte Piola in Casa: libri, vino e pizza a domicilio a Bruxelles!

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Amiche e amici di Piolalibri, da domani riparte Piola in Casa: libri, vino e pizza a domicilio a Bruxelles!

Tu leggi, mangi e bevi. Noi pedaliamo.

Abitate nell'area metropolitana di Bruxelles? Lo smart working vi inchioda alla sedia? Volete sostenere le realtà indipendenti della vostra città senza vendere, sconticino dopo sconticino, parte della vostra anima ad Amazon? Potete trovare i nostri cataloghi e le informazioni su come ordinare su piolaincasa.com

Il modo più facile per avere a casa vostra i migliori - o peggiori -  libri della letteratura italiana e straniera di Piolalibri, le bottiglie di ottimi vini italiani selezionati negli anni da Dewine, le meravigliose pizze napoletane di Piola Pizza, con la loro rete di prodotti d'eccellenza e passione partenopea. 

I libri sono a prezzi di copertina, il costo di consegna è pari ad 1€, mentre gli ordini di vini sono in consegna gratuita.
Non sarai a casa il giorno della consegna? Troverai il tuo ordine pronto per il ritiro in tutta sicurezza presso Piolalibri (lunedì - venerdì 12:00 - 19:00).

"Unico strumento del nostro lavoro sarà l'immaginazione" 
(Massimo Bontempelli)

EN. SBAM! BANG! KABOOM!

Dear friends, Piola in Casa will be back from tomorrow: book, wine and pizza delivery in Brussels.

You read, eat, and drink. We ride.

Do you live in the Brussels metropolitan area? Has smart working got you nailed to your chair? Do you want to support independent businesses in your city without selling parts of your soul to Amazon, discount by discount? You can find our catalogues and information on how to order on piolaincasa.com

The easiest way to have the best - or worst if you prefer - books in Italian and foreign literature by Piolalibri, bottles of excellent Italian wines from Dewine, and the wonderful Neapolitan pizzas by Piola Pizza, brought to your doorstep

The books are sold at cover price, the delivery charge is 1€; wine is delivered free of charge.
Won't be home on the day of delivery? You will find your order ready for collection safely at Piolalibri (Monday - Friday 12:00 - 19:00).

"Unico strumento del nostro lavoro sarà l'immaginazione" 
(Massimo Bontempelli)

FR. SBAM! BANG! KABOOM!

Chères amies et chers amis, Piola in Casa sera de retour de demain: livres, vin et pizza livrés à Bruxelles.

Vous lisez, mangez et buvez. Nous pédalons.

Vous habitez dans la région métropolitaine bruxelloise? Le télétravail vous cloue à votre chaise? Vous voulez soutenir les initiatives indépendantes de votre ville sans vendre une partie de votre âme à Amazon? Vous pouvez trouver nos catalogues et toutes les infos sur piolaincasa.com.

La façon la plus simple d'avoir chez soi les meilleurs - ou les pires - livres de littérature italienne et étrangère de Piolalibri, les bouteilles d'excellents vins italiens sélectionnés au fil des années par Dewine, les merveilleuses pizzas napolitaines de Piola Pizza, et leur association de produits d'excellence et la passion napolitaine.

Les livres sont vendus au prix de couverture, les frais de livraison sont de 1€; les commandes de vin sont gratuites.
Vous ne serez pas chez vous le jour de la livraison?
Vous trouverez votre commande prête à être retirée en toute sécurité chez Piolalibri (du lundi au vendredi de 12h00 à 19h00).

"Unico strumento del nostro lavoro sarà l'immaginazione" 
(Massimo Bontempelli)

Mi stai sullo scaffale
Novità da leggere / Book Marks / Segna(ti) libri!


Mirko Sabatino, L'estate muore giovane (Nottetempo)
Remo Rapino, Vita morte e miracoli di Liborio Bonfiglio (Minimum fax)
Cecilia M. Giampaoli, Azzorre (Neo.)
Paolo Zardi, La gente non esiste (Neo.)
Roberto Camurri, Il nome della madre (NN editore)
Elvis Malaj, Il mare è rotondo (Rizzoli)
Valentina Maini, La mischia (Bollati Boringhieri)
Alessio Forgione, Giovanissimi (NN editore)
Andrea Donaera, Io sono la bestia (NN editore)
Rossella Paschi,  Cronaca di un suicidio mancato (Mimesis)
Ezio Sinigaglia, L'imitazion del vero (Terrarossa edizioni)
Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango)
Alessandro Raveggi, Grande Karma (Bompiani)

Stefano Talone, Sbirri e culicaldi: un romanzo sul terrorismo salafita nel Regno Unito

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Ensemble - Collana Echos, 348 pagine, €16.
Una gelida giornata di pioggia delle Midlands, una struttura governativa chiamata dalle vecchie glorie “Orecchio” per via della sua forma circolare e una sala riunioni.

Il detective Oliver Outeberry, dell’ufficio Servizi per il Territorio dell’Antiterrorismo, insieme a Elliot Garson, dirigente del servizio di sicurezza interno del Regno Unito, ascoltano da un tecnico gli ultimi ragguagli di una lunga serie di intercettazioni e incroci di dati. 

“King Khan si sta muovendo e colpirà a breve. Siete tutti avvertiti. Ogni organo di questo paese è sotto attacco”, dice il twitter di Irhabi007. “Tutto pronto, King Khan colpirà a brevissimo. Materiale in arrivo” è invece il messaggio partito dal cellulare di Usman Akram, un ragazzo pakistano cittadino britannico, residente nel distretto di Lewisham. 

Non c’è dubbio; i poliziotti sono davanti a un culocaldo, che nel gergo poliziesco èun sospettato di terrorismo, probabilmente in combutta anche col fratello per organizzare un attentato terroristico. 

A quel punto il detective Outeberry si trova a collaborare con Victor Gell, sbirro di periferia di quel sonnecchioso distretto di Londra che è Lewisham, per l’indagine congiunta su questi due ragazzi del suo distretto, venuti fuori dal nulla. Immigrati di seconda generazione, sradicati, idealisti, e, apparentemente, con qualche grillo di troppo per la testa. 

L’indagine sui fratelli Akram porterà i due agenti dentro le rivoluzioni solitarie dei sobborghi multietnici della grande metropoli, tra musicisti da garage, piccoli spacciatori, e fan di Guerre stellari, tutti legati da un’inedita voglia di fede e di martirio. 

Con uno stile secco e accattivante, Stefano Talone, al suo esordio letterario, costruisce un noir dal ritmo serrato, con molti e intensi dialoghi, mostrando i due volti della giustizia (quella dei terroristi e quella della polizia), rivelando sia le metodologie investigative britanniche (grazie anche alla collaborazione fornita all’autore da Scotland Yard), che la difficoltà di chi, poliziotto per passione e missione, deve costantemente scontrarsi contro una macchina burocratica acefala e non sempre equa. 

Un esordio da non perdere. In copertina, un’opera del famosissimo disegnatore Armin Grader. 

Stefano Talone, classe 1983, laureato in lettere con master in economia. Giornalista di politica e cambiamenti climatici, ha vissuto tra Africa e Regno Unito; attualmente lavora per una ONG e ha pubblicato diversi reportage. Sbirri e culicaldi è il suo primo romanzo.


  



ROMA MUSIC FESTIVAL, IL PUNTO CON IL PATRON ANDREA MONTEMURRO

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Il produttore parla dell'apertura delle iscrizioni e annuncia l'ingresso della musica classica nell'edizione del 2021

Novità importanti in arrivo per il Roma Music Festival, il contest ideato dal produttore musicale Andrea Montemurro. L'ultima finale ha messo in evidenza talenti della musica pop, rock e rap, ma per il 2021 si prevedono altre importanti novità all'orizzonte e la nascita di una sezione interamente dedicata alla musica classica. 
Come vanno le iscrizioni per l'edizione del 2021? "Stanno arrivando richieste di partecipazione da tutta Italia, quindi la partenza è molto promettente e confortante - dice Andrea Montemurro -. Certo il periodo non aiuta, ma chi vive di musica sa tirar fuori il meglio di sé anche nelle difficoltà e fare forza sulla sua capacità d'ispirazione. E come abbiamo fatto in occasione della serata finale dell'edizione 2020, vogliamo portare avanti il Festival senza soluzione di continuità proprio per dare un segnale di ripartenza e di ottimismo verso il futuro". 

Il patron del RMF Andrea Montemurro annuncia anche una novità per l'edizione 2021 del RMF: "La musica ha un linguaggio universale che si esprime sotto varie forme, ed è giusto rivolgere la nostra attenzione anche alla classica, che io amo particolarmente e che in Italia è rappresentata da sempre da autori entrati nella storia della cultura universale - dice Montemurro -. Oggi tantissimi ragazzi esprimono il loro talento componendo musica classica contemporanea, ed è per questo che annunciamo la nascita della sezione Classica del Roma Music Festival, che darà anche a loro la possibilità di partecipare e di mettersi in evidenza. Rmf vuole essere un'occasione di valorizzazione di giovani artisti e talenti che nella musica coltivano sogni e ideali - dice ancora l'ideatore del RMF Andrea Montemurro -. Dal 2021 anche i musicisti con una vocazione classica potranno partecipare, stiamo lavorando per creare una sezione del festival dedicata proprio a loro e ben presto la ufficializzeremo in grande stile". 

Intanto, la macchina organizzativa per l'edizione 2021 è già ripartita: sul sito www.romamusicfestival.com è possibile scaricare il modulo per l'iscrizione e la partecipazione. Parte da qui la ricerca dei big della scena musicale italiana del futuro. 

Rino Gaetano, 70° anniversario dalla nascita: in digitale il Q Concert e tutta la discografia in ultra HD

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Domani, 29 ottobre 2020, ricorre il 70° anniversario dalla nascita di Rino Gaetano.

Artista e cantautore, nato a Crotone il 29 ottobre 1950, è ricordato per i suoi testi ironici e pungenti, per il suo inconfondibile timbro vocale e la sua energia.

 

Un genio prematuramente scomparso che ci ha lasciato sei LP, un live, più numerosi altri brani per viaggiare musicalmente nell'introspezione più profonda, ma al tempo stesso spensierata, dell'animo umano.

 

I brani delle sue canzoni si presentano apparentemente leggeri e surreali, confusi ed improvvisati e smascherano, attraverso il paradosso, i modelli strutturali sociali e quelle che sono tutt’oggi le loro criticità, il loro limbo di apparenze, simboli e contraddizioni esplicite ed implicite. Rino Gaetano è il cantautore della ricerca dei significati delle parole "emarginazione" ed “egocentrismo dell'uomo”.

 

Nella sua discografia troviamo molti celebri brani tra cui Ma il cielo è sempre più, simbolo di speranza durante i duri mesi del lockdown, Gianna, A mano a mano, Sfiorivano le viole.

 

In occasione di questo importante anniversario verrà pubblicato per la prima volta sulle piattaforme digitali il disco Q Concert realizzato assieme a Riccardo Cocciante e ai New Perigeo che include i brani Ancora Insieme, A mano a mano, Aida, Aschimilero.

 

Inoltre sarà da oggi disponibile in ultra HD su Amazon Music l’intero catalogo musicale dell’artistaIngresso Libero, Mio fratello è figlio unico, Aida, Nuntereggae più, Resta vile maschio, dove vai, E io ci sto, Q Concert.

 

Il nipote Alessandro Gaetano con la Rino Gaetano Band portano avanti diversi progetti e attività per tenere viva la memoria di Rino Gaetano.

 

La musica di Rino Gaetano è disponibile su:

Spotifyhttps://open.spotify.com/artist/5RRPSRJpISAWEPOeSfYuhV

Apple Music: https://music.apple.com/it/artist/rino-gaetano/27378288

Amazon Music: https://music.amazon.it/artists/B008LE26L8/rino-gaetano

TIM Music: https://www.timmusic.it/artist/9448

YouTube Music: https://music.youtube.com/channel/UCaNVFrJxwQzN6fGS2S6dC4w

YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCV841jqd1xxLq_lCusL6ewg

Le installazioni di Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli per la Collettiva RAW “We as Nature” a cura di Sabrina Consolini

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c/o Hotel Ripa Roma - Ripa Place - Via Orti di Trastevere, 3 Roma - dal 28 ottobre al 28 novembre 2020 |Evento-Live in streaming e on-line su: www.romeartweek.com
La Collettiva RAW 2020 dal titolo “We as Nature” vede la partecipazione di 40 artisti con opere su tela e alcuni nomi celebri come Achille Pace, Piero Gilardi, Tancredi Fornasetti e c’è anche un’opera dell’artista romano, da poco scomparso, Achille Perilli. A partecipare alla collettiva sono principalmente artisti contemporanei attivi a Roma ma anche da altre città italiane e con opere su tela. A catturare lo sguardo e perché più concettuali sono soprattutto tre installazioni di noti e raffinati artisti internazionali Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli.

La prima installazione che incontriamo in We as Nature è posta all’ingresso e nella hall dell’Hotel è l’opera di Anghelopoulos “Stazione di posta-Posta station-Riappropriazione ” (del 2019) sottotitolo Sedia con lettere che dispone di una propria illuminazione, un punto luce che non solo serve a renderla visibile all’osservatore/viaggiatore - come dev’essere un approdo - ma che indica la luce dell’intelligenza dell’uomo che deve esser posta al servizio del libero pensiero e alla ricostruzione di un nuovo mondo, di un nuovo uomo, più vicino alla natura. La Stazione è una postazione, sia nell’accezione comune del termine - ossia punto di sosta, di osservazione - sia nel senso di “post-azione”, ovvero nuovo insediamento, con uno spirito pionieristico, quindi con volontà di ricostruzione di una umanità che deve ripartire dalla Natura e dalla Comunicazione, autentica, tra esseri umani. L’installazione di Anghelopoulos  è composta da semplici oggetti in legno: un bancale (oggetto simbolo del mercato globale su cui vengono trasportate le merci), una vecchia sedia in legno (che è memoria del nostro passato, dei nostri anziani e della vita semplice nelle campagne) e da un cumolo di lettere intagliate (con cui i bimbi imparano le lettere dell’alfabeto e a scrivere il loro nome). Questi semplici elementi, di legno naturale, rappresentano per Anghelopoulos la base per quella ricostruzione di un Nuovo Umanesimo -indicato dal sociologo Zygmunt Bauman- che è urgente e necessaria e che deve compiersi dalle ceneri delle rovine della comunicazione contemporanea. Una comunicazione che attraverso l’uso eccessivo dei social e dei media è spesso omologata, banalizzata, urlata e che spesso non comunica più le cose davvero importanti. Ecco allora che la Stazione di posta di Anghelopoulos è un’occasione per fermarsi, sostare, tirare il fiato, alzare lo sguardo su ciò che accade intorno; territorio neutrale, luogo di sospensione temporale, isola di riflessione libera da forzature e preconcetti; La riappropriazione dei significati, i mattoni fondamentali di qualunque convivenza, riguarda soprattutto quello delle parole, dei simboli -a partire dai più elementari- e successivamente dei gesti che possono generare azioni complesse e socialmente significative.

Davanti ad essa è posta un’opera di Fabiana Roscioli “Paradiso e Inferno” (1989) che è dipinta su un grande pannello. L’opera è davvero molto raffinata e realizzata sui toni naturali dell’ocra, dell’azzurro e del verde muschio su uno fondo dorato che raffigura, accanto ad elementi decorativi naturali, un grande uovo. Quest’ultimo che è il simbolo della vita che compare insieme alla Colomba è stato scelto dall’artista, insieme alla curatrice Sabrina Consolini, come opera-simbolo della forza rigeneratrice, necessaria all’uomo, per una Vita in Armonia e Pace con la Natura. L’opera è poggiata su di una vecchia sedia in paglia con davanti poggiati alcuni rami con foglie, bacche e fiori.


L’installazione di Micaela Legnaioli “Foglie nel vento” (2019) è infine costituita da un muro bianco e da ventidue foglie, tutte di forma e dimensioni differenti, così come diversa è la loro provenienza. Le foglie, poste l’una accanto all’altra, sono realizzate in gesso e resina, di colore bianco, per sottolinearne l’omogeneità nella loro diversità. La vicinanza delle foglie è casuale e provvisoria. Quando arriverà il vento spargerà le foglie ognuna in un’altra collocazione. La foglia simboleggia l’ineluttabilità del cambiamento e del rinnovamento. Le foglie hanno poteri curativi e protettivi. Le foglie, di questa installazione, siamo noi esseri umani, tutti diversi, vicini ma in balìa del vento della vita che ci porta in posti a noi sconosciuti. Il muro bianco è il luogo dove idealmente viviamo e rappresenta il nostro destino invisibile: assume spessore e materia attraverso le foglie che sembrano emergere. Il muro, dove temporaneamente siamo appesi, sottintende per le foglie il dato casuale del trovarsi in un punto piuttosto che in un altro.  Ad essere raffigurato è un luogo mentale per descrivere l’incertezza del destino degli esseri umani. “Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto” scriveva Kandinskij. Il bianco come astrazione e sottrazione. Bianco è il muro e bianche sono le foglie, diverse nella forma, come una storia di destini e silenzi differenti. La certezza di trovarsi a lungo in un posto custodito o in una situazione confortevole non esiste. Noi tutti, nel tempo che ci è dato vivere, come le foglie, viaggiamo nel mondo indipendentemente dalla nostra volontà. Cerchiamo di controllare e scegliere il nostro viaggio ma, forze più grandi di noi, stabiliscono il nostro percorso. L’artista Micaela Legnaioli vuole far riflettere sul fatto involontario e l’accidentalità del trovarsi in un determinato luogo a causa dell’imprevedibilità della vita che, come il vento con le foglie, scompagina, sposta e rimescola decidendo il destino di ognuno.


Il Progetto We as Nature
 prende, dunque, come riferimento l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, ed in particolare l’Obiettivo 15 “La vita sulla terra - proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre”, al quale sono strettamente legati e dipendenti tutti gli altri 16 obiettivi. Infatti con la crisi della biodiversità è tuttora a rischio la fornitura dei servizi eco-sistemici, dagli alimenti al legno, dall'acqua ai medicinali, dalla regolazione del clima al controllo dell'erosione del suolo, dai valori ricreativi a quelli culturali. We as Nature vuole operare per la costruzione di un nuovo Umanesimo e di un nuovo Urbanesimo, riconoscendo che uomo e natura nascono dallo

stesso spirito e dallo stesso anelito verso la vita e la sua trasformazione. Utilizzando gli strumenti dell’arte We as Nature vuole tessere una nuova rete consapevole di comunità territoriali interagenti e collaboranti, mettendo in atto azioni annuali incentrate su quelle realtà che assumono come elemento fondante di sé stesse l’identità profonda tra umanità e natura.

We as Nature vuole dunque sviluppare due azioni principali.

Nuovo Umanesimo: essendo un progetto di natura continuativa, anno per anno, We as Nature si incarnerà nel lavoro di artisti che siano scrittura e rappresentazione del cuore del progetto, portando avanti insieme azioni e attività che si legano con le comunità territoriali. Una delle prime opportunità di sviluppo di questo primo asse sarà durante questa V edizione di Rome Art Week.

Nuovo Urbanesimo: We as nature vuole diventare un progetto di rigenerazione urbana che racconti le storie dei luoghi e ne anticipi le aspirazioni future, che sia fautore e propulsore di una rinascita territoriale attraverso una spinta creatrice e processi di innovazione sociale e ambientale. We as nature vuole dare, così, avvio ad un progetto collettivo di attivazione di risorse e di energie locali al fine di sviluppare idee per la rigenerazione di spazi urbani e semi-urbani e riscoprire la centralità di una nuova socialità dove prioritario è il rapporto dell’uomo con l’uomo e dell’uomo con la natura. “Come la nostra cultura umana, come le nostre capacità e abilità di agire, il nostro agire, le nostre responsabilità possono evitare che la natura cada all’interno di questo abisso davanti al quale l’abbiamo noi stessi portata?” (Zygmunt Bauman, Cos'è accaduto alla Natura? - Festival Filosofia

Sassuolo 2011)”(Progetto e testo di Roberta Melasecca).


Gli artisti che si confrontano su tale tema sono
: Achille Pace, Achille Perilli, Ak2deru, Alice Colacione, Anghelopoulos, Antonella Privitera, Armando Di Nunzio, Carlo Cecchi, Caterina Ciuffetelli, Consuelo Mura, Davide Viggiano, Eliseo Sonnino, Ennio Calabria, Fabiana Roscioli, Fabio Milani, Federica Zianni, Fernando Falconi, Franco Ciuti, Gabriel Angelo Cacace, Gianfranco Basso, Gianmaria De Luca, Giorgio Ortona, Gregorio Samsa, Jens W. Beyrich, Juri Lorenzetti, Lara Pacilio, Laura De Lorenzo, Licinia Mirabelli, Luigi Amos De Blasio, Marbel, Max Ciogli, Micaela Legnaioli, Nordine Sajot, Piero Gilardi, Raffaella Baldassarre, Renata Maccaro, Rosa Anna Argento, Rosaria Mineo, Rosario Calì, Sandro Sanna, Sara Campagna, Sara Ciuffetta, Sara Santarelli, Silvia Paoletti, Silvia Valeri, Tancredi Fornasetti, Thea Tini, Vilma Maiocco, Vincenzo Scolamiero, Walter Zuccarini.

 

INFO E CONTATTI:

Progetto “We as Nature” di Roberta Melasecca

Mostra a cura di: Roberta Melasecca e Fabio Milanicon la collaborazione di Sabrina Consolini

https://www.facebook.com/events/654182491906387/

romeartweek.com

info@romeartweek.com

Sede organizzativa

Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma

+39 06 21128870

Ideazione e organizzazione

Kou Associazione no-profit per la promozione della arti visive

Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma

www.kou.net

Stop!, prodotto da Massimiliano Bruno e interpretato da Anna Ferzetti, al Corto Film Festival Città di Palermo

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Stop!, cortometraggio diretto dall’esordiente Salvatore Fazio e co-prodotto da Alfonso Maria Chiarenza Massimiliano BrunoStop! è stato selezionato al Corto Film Festival Città di Palermo.

Stop! è ambientato nel 2050 su un pianeta Terra ridotto allo stremo dal surriscaldamento globale e in cui, mentre una ragazza si trova a dover affrontare il proprio passato, una donna, a quanto pare, può rappresentare la salvezza. Possono essere la stessa persona? Il mondo si salverà?

Stop! racconta un futuro distopico, una società in cui il surriscaldamento globale sta arrivando al punto di non ritorno. Si può quindi parlare di un’opera fanta-ecologica, di un corto che mira a far riflettere gli spettatori su un tema molto attuale, ma che viene ancora sottovalutato, e su come l’avvenire del nostro pianeta possa essere strettamente intrecciato alla nostre vicende personali.

Accanto alla protagonista Anna Ferzetti, recentemente vista al fianco di Marco Giallini in Domani è un altro giorno e nella serie televisiva Rocco Schiavone, il cast di Stop! include Andrea VendittiGiancarlo PorcariChiara TronMarco LandolaFederico Maria GalanteSilvia Maria VitaleDavid MarzulloAndrea Galasso e Daniele Blando.  

Firmano la sceneggiatura di Stop!, distribuito da Prem1ere Film, Bruno stesso insieme al regista, mentre la colonna sonora è a cura di Micki Piperno.

Luca Lucchesi regista di "A Black Jesus" girato a Siculiana "luogo magico che parla a tutti noi". L'intervista di Fattitaliani

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Il 3 maggio a Siculiana tutta la comunità si ferma: è la festa del SS. Crocifisso e la statua del Cristo nero viene portata in processione per le strade del paese fra la devozione e la commozione dei partecipanti. La "vara"è pesantissima e chi la sorregge porta al collo un fazzoletto rosso. L'incontro fra un giovane immigrato offre al regista Luca Lucchesi, nato a Siculiana e residente a Berlino, lo spunto della realizzazione e narrazione del documentario "A Black Jesus" (trailer). L'intervista di Fattitaliani al regista. 
Le foto e il trailer del film trasmettono già una forte emozione: come è nato il progetto?

Il progetto è nato dal desiderio di raccontare il paese di mio padre, Siculiana. Nel 2017, quando mio padre è morto, fu naturale per me mettermi in viaggio da Berlino, dove vivo da 12 anni, e ritornare alle origini.

A Siculiana ho trovato come una bolla, una comunità sospesa. E dentro questa bolla si riuscivano a intravedere tutti i problemi e le sfide dell’Europa di oggi. È stato sorprendente: più mi allontanavo dal centro d’Europa, più erano densi i temi europei.

La figura del crocifisso nero è subito diventata centrale nel film. Un simbolo enorme, attorno al quale si sviluppa la trama del film. O per meglio dire, visto che si tratta di un film documentario, attorno al quale la vita di questa comunità tutta si svolge.

Luca Lucchesi

I Siculianesi come vi hanno aderito e partecipato? Hai notato man mano se durante le riprese hanno cambiato atteggiamento verso la realizzazione del film?

Devo ringraziare innanzitutto due amministratori siculianesi, nonché cari amici, Enzo Zambito e Salvatore Guarragi. Sono stati due compagni fondamentali di questo viaggio.

Ringrazio anche il Sindaco di Siculiana (di allora, ndr), Leonardo Lauricella Grazie alla loro fiducia incondizionata sono riuscito a creare un rapporto con la comunità che ha agevolato molto il mio lavoro. I Siculianesi mi hanno accolto e hanno capito sin da subito quale era la mia intenzione. Penso sopratutto ai miei protagonisti, compresi gli alunni della scuola media, che hanno accettato senza alcun timore e orgogliosi di dare così un contributo fondamentale alla narrazione del loro paese.

Io credo che il paese di Siculiana, grazie a questo film, riuscirà ad affrancarsi da anni e anni di retorica e paura, specie sul tema della migrazione e dell’accoglienza. Avrà modo di guardarsi da un punto di vista nuovo. Lo spero davvero.


Qualcuno ha ammesso che è più facile amare una statua nera piuttosto che una persona di colore?

Chi guarda Gesù, vede spesso solo se stesso. Ma il volto del Cristo non è uno specchio su di noi, secondo me. È una finestra. Una finestra sull’altro. Arrivare a capire questo è un processo lungo, lunghissimo. E un film non basta. Ma la discussione in paese è cominciata. Il dialogo è partito.

Luca Lucchesi

Il centro di accoglienza di Villa Sikania è stato al centro di polemiche e di problemi. Gli ospiti come hanno accolto la tua iniziativa?

Devo a ciascuno di loro tantissimo. Mi hanno insegnato a non avere paura. Mi hanno preso per mano e mostrato la loro vita. Hanno fatto con me quello che non sono mai riusciti a fare con gli abitanti di Siculiana. Dialogare, scambiare opinioni, giocare alla pari. La mia presenza per molti di loro è stata un catalizzatore per finalmente aprirsi alla comunità di Siculiana e cercare un contatto.


E come hai scelto il protagonista?

È stato lui a scegliere me. L’ho conosciuto sotto la vara del Crocifisso, durante la processione del 3 maggio 2018, all’angolo di via Roma con via Canale, la via dove è nato e cresciuto mio padre.

Edward era arrivato solo da qualche settimana dalla Libia. Una storia davvero drammatica la sua. Fissava il Cristo nero e non riusciva a credere ai suoi occhi. Si è avvicinato alla troupe e ci ha chiesto: “Veramente in Europa Gesù è nero?”. È cominciato tutto così. Un miracolo del SS Crocifisso, direi.


Tu siculianese, emigrato in Germania, hai potuto guardare con occhi diversi il tuo paese di origine? hai provato cosa: nostalgia, stupore, frustrazione…?

Nostalgia, stupore, frustrazione. Ma soprattutto voglia di fare qualcosa. Di investire qualcosa di mio. Di contribuire ad un cambiamento positivo. Chi lo sa, magari davvero ci sono riuscito.


Come accade che un film così particolare su un luogo specifico d'Europa possa destare tanto interesse ed essere finanziato dalla televisione pubblica tedesca?

Il tema della migrazione, la deriva populista in Europa, i valori cristiani vissuti in maniera ipocrita… Tutti questi sono temi con cui il pubblico tedesco da tempo si confronta. Inoltre Siculiana nel film non è mai un luogo specifico, ma è un paese universale. Un luogo magico che ha il potere di parlare a tutti noi.

Luca Lucchesi

Che cosa ti fa provare il fatto che sia prodotto da Wim Wenders?

Essere prodotti dalla stessa casa di produzione de “Il Cielo Sopra Berlino” o di “Pina” è motivo di grande orgoglio. Ma anche di grande responsabilità! Wim è stato al mio fianco passo dopo passo nella lavorazione del film, dandomi dei consigli fondamentali. Il film sta avendo un grande successo nei festival. È una grande gioia. E che gioia sarà, pandemia permettendo, poter portare Wim ancora una volta con me a Siculiana per la premiere in paese del film! 

Luca Lucchesi

C'è una scena, un passaggio, una frase, un dialogo che rappresenta e riassume in pieno "A Black Jesus”?

Non saprei scegliere una scena in particolare. Il film è un vero e proprio ritratto caleidoscopio, dove ogni elemento ha senso solo in relazione al mosaico narrativo nel suo insieme. E questo penso sia anche il mio modo di vedere le cose. Un paese, una comunità è sana solo se si va avanti tutti insieme, uniti. Giovanni Zambito.

Paolo Indelicato


Le foto: scene del docu-film

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