PERSONAGGI DI SPICCO ALL'ANTICA SCUDERIA: PROF. GIULIO TARRO, ANTHONY PETH E MILENA MICONI
Specchio a tre ante, il nuovo libro di Annella Prisco: intreccio narrativo solido e personaggi ben caratterizzati
È in libreria a partire da giovedì 29 ottobre 2020 “Specchio a tre ante”, il nuovo libro di Annella Prisco dalla trama avvincente, con un intreccio narrativo solido e personaggi ben caratterizzati.
Ada, la protagonista di questo romanzo intimo e delicato, è in viaggio e, lungo il percorso, ci accompagna nel suo mondo interiore man mano che affiorano gli episodi della sua vita distinti, nel testo, da due diversi tempi verbali, che scandiscono il racconto facendo emergere, a poco a poco, sensazioni e vicende personali.
Le due storie (presente e passato) spesso si intersecano con la dettagliata descrizione di locali e località (Roma, Firenze, il Cilento) e ci sembra, nel contempo, di incamminarci per quelle strade e di immedesimarci nel flusso dei pensieri della donna.
L’Autrice – scrive nella Postfazione Isabella Bossi Fedrigotti – «mette al centro della sua narrazione, non solo come sfondo ma anche come attiva partecipe dell’azione, una vecchia casa di famiglia. [...] Ada approda qui come chi è in fuga da una quotidiana infelicità: per mettere ordine nei suoi pensieri, per trovare riparo e quiete dell’anima».
Ci si immerge tanto a fondo nella lettura della vita di Ada che si vuole sapere subito come andrà avanti la storia, fino a scoprire il colpo di scena finale.
Manager culturale, critico letterario e vice presidente del Centro Studi Michele Prisco – intitolato a suo padre (vincitore del Premio Strega nel 1966), di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, celebrato da un apposito Comitato nazionale – Annella Prisco ci consegna ancora una volta un romanzo di straordinaria intensità, che rivela pure risvolti sociali di grande attualità e disvela solo nelle ultime pagine la dimensione del “doppio”, rappresentato figurativamente dal gioco di specchi, con una scrittura garbata ed essenziale, senza fronzoli o compiacimenti espressivi.
«Certamente questo nuovo romanzo è per me una grande scommessa… – ravvisa Annella Prisco – forse in qualche momento oscurata dal dubbio di pubblicarlo in una stagione così complicata per tutti, ma la lettura può essere anche catartica soprattutto nei momenti più bui, per immergersi nelle pagine di un intreccio che fa respirare atmosfere intense e coinvolgenti… ma, ovviamente, affido ai lettori l’ultima parola!».
Tanti gli eventi e le iniziative in programma in Italia per l’uscita del libro: i primi appuntamenti sono previsti a Napoli, Firenze, Roma, Milano, Pesaro, in Cilento, a Ischia e Capri.
Pubblicato da Guida Editori, con acquerello in copertina di Vincenzo Stinga, il libro è distribuito da Messaggerie Italiane ed è acquistabile in tutte le librerie anche online e dal sito www.guidaeditori.it
Lo chef Natale Giunta debutta a Detto Fatto, su Rai Due, con i paccheri "ru malu tempu"
Durante il lockdown per il Covid, la notizia della chiusura dello storico programma, La Prova del cuoco, che gli aveva donato notorietà e oggi, nonostante il momento ancora drammatico causato dalla pandemia e da tutte le restrizioni che danneggiano la ristorazione, la grande gioia per il debutto (lunedì 26 ottobre) in un nuovo programma televisivo, Detto Fatto. Lo chef Natale Giunta è entrato a far parte del cast dello show condotto da Bianca Guaccero che va in onda su Rai Due, dal lunedì al venerdì, dalle 14.50 alle 17.30. Insieme a Giunta ci sono altri due chef Cristian Bertol e Cesare Marretti, oltre ai già noti Carla Gozzi, GianPaolo Gambi e Jonathan Kashanian."Ringrazio Endemol per la nuova opportunità"
«Ringrazio Endemol per questa nuova occasione, - commenta lo chef Natale Giunta - un’azienda che per 15 anni mi ha accolto alla Prova del cuoco, mi ha segnato positivamente e mi ha fatto crescere. Dopo la chiusura del programma – spiega -, pensavo di prendermi una pausa dai ritmi frenetici, dai voli la mattina presto dopo aver chiuso il locale la notte. Però quando un mese fa è arrivata la telefonata del produttore e dell’autrice che mi hanno annunciato la partecipazione a Detto Fatto non ho esitato un solo istante. Questo programma, così amato dal pubblico e brillantemente condotto da Bianca Guaccero, affiancata da un bel cast mi consentirà di ritrovare le persone che ci seguivano al mattino, più nuovi e nuove amiche che, nella nuova fascia oraria pomeridiana potranno, se vorranno, seguire la mia cucina dal cuore siciliano».
La prima ricetta dello chef Natale Giunta a Detto Fatto
Per la prima puntata che lo vede presente, e che coincide con l'inizio di stagione, lo chef Natale Giunta ha scelto di portare un piatto storico, dolce e salato allo stesso tempo, come nella migliore tradizione siculo-araba: I paccheri "ru malu tempu”. Una pasta chiamata così perché si preparava quando c’era brutto tempo e le barche non potevano uscire in mare e pescare. Senza pesce fresco, allora si utilizzava quello che c’era in casa: le sarde o le alici sotto sale, l’uvetta, i pinoli e la mollica, ingredienti poveri e sempre disponibili.
I paccheri "ru malu tempu"
INGREDIENTI
350 g di paccheri
1 broccolo di media grandezza
4 sarde sotto sale
2 cipolle piccole
50 g uvetta
50 g di vino passito
50 g di pinoli
2 bustine di zafferano
mollica di pane qb
cannella qb
peperoncino qb
olio evo qb
sale e pepe qb
PREPARAZIONE
1. Tagliare le cime del broccolo e sbollentarle nell’acqua salata
2. Scolare i broccoli poi nella stessa acqua, aggiungere lo zafferano e mettere a cuocere i paccheri
3. In una padella, scaldare un filo d’olio
4. Tritare la cipolla e aggiungerla al soffritto
5. Unire le sarde dissalate
6. Unire i pinoli precedentemente tostati
7. Aggiungere l’uvetta rinvenuta nel passito
8. Unire una parte dei broccoli sbollentati e spezzettati.
9. Mettere i broccoli rimasti in un mixer con un po’ della loro acqua di cottura, olio evo ed la sarda sotto sale rimasta. Frullare il tutto in modo da ottenere una crema liscia.
10. Unire la crema ottenuta al condimento di broccoli in padella. Aggiustare di sale e lasciare insaporire.
12. Scaldare un filo d’olio in una padella antiaderente.
13. Aggiungere il pangrattato fino a ricoprire il fondo della padella.
14. Far tostare il pangrattato mescolando spesso con un cucchiaio di legno.
15. Non appena il pangrattato avrà acquisito un bel colore ambrato, togliere dal fuoco
16. Aggiungere pizzico di sale e la cannella e lasciar raffreddare
17. Scolare la pasta al dente e finire di cuocerla in padella con il condimento ed un po’ di acqua di cottura della pasta
18. Impiattare i paccheri e cospargerli di pangrattato aromatizzato alla cannella.
STALK, DAL 28 OTTOBRE SU RAIPLAY IL TEEN DRAMA FRANCESE SULLO STALKING
“Non avrei dovuto continuare ma non ho potuto farne a meno”. Ed è così che Lux per vendicarsi dei bulli diventa vittima di se stesso.
Presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma - Alice nella città, dal 28 ottobre arriva su RaiPlay quest’altra originale serialità internazionale, in esclusiva prima visione per l’Italia.
Stalk, la serie prodotta per la piattaforma digitale France TV Slash, prevede tre uscite settimanali per dieci episodi, dove si avvicendano fatti e reazioni nell’universo del bullismo e del cyberstalking. Tutto inizia in una prestigiosa facoltà di ingegneria dove Lucas, alias Lux, un geek eccezionalmente dotato, è umiliato da un gruppo di studenti più anziani. Lui si sente il più anonimo degli anonimi ed è arrivato alla facoltà grazie ad una borsa di studio vinta per le sue straordinarie capacità informatiche. Per vendicarsi delle mortificazioni subite, il ragazzo utilizza queste capacità per spiare, perseguitare e molestare i suoi aguzzini. Hackera i loro cellulari e i loro computer compreso quello di Alma, la ragazza di cui è innamorato.
Lux, Théo Fernandez, protagonista della serie, si trasforma in vero stalker e, vicenda dopo vicenda, riesce a diventare la persona potente e popolare che ha sempre voluto essere, fino a quando non diventa vittima della sua stessa trappola.
“Stalk” vuole ricordare e ai suoi spettatori che tutti “googliamo” i nomi delle persone con cui usciamo, esaminiamo i loro profili social o curiosiamo le pagine Instagram delle persone che ci piacciono. “Perché tutti, in fondo siamo degli stalker…”
“RaiPlay non abdica mai alla sua missione di Servizio Pubblico - sottolinea il direttore Elena Capparelli - in particolare quando trattiamo temi scomodi. Il nostro obiettivo è avvicinarci alla generazione dei millennials e renderli protagonisti senza intermediazioni dei nostri racconti, proponendo una serie di contenuti specifici per loro dal punto di vista del linguaggio, dei formati e dei temi trattati. In questo modo il prodotto che presentiamo ha l’ambizione di rappresentare una prospettiva più contemporanea e soprattutto più vicina alla realtà e alle emozioni del pubblico più giovane. La serialità ‘Stalk’ – conclude Elena Capparelli - tratta il tema dell’accettazione e dell’esclusione ed evidenzia quanto questi fenomeni siano determinanti per una sana e serena crescita.”
La serie di GA&A productions è una produzione France TV, nata da una idea originale di Simon Bouisson e Jean-Charles Paugam per la piattaforma digitale Slash. Nel cast anche Carmen Kassovitz, Pablo Cobo, Rio Vega, Azize Diabaté, Yasin Houicha, Manon Valentin e Clément Sibony.
La serie ha vinto il Premio Miglior regia (Simon Bouisson) e il Premio Miglior Giovane Attore (Théo Fernandez) al Festival de la Fiction TV de La Rochelle 2019.
Francesco Acquaroli tra i protagonisti di Fargo, Suburra, Il giorno e la notte, e Alfredino - una storia italiana
Francesco Acquaroliè tra i principali interpreti di Suburra, Fargo, Il giorno e la notte, e Alfredino - una storia italiana. È un periodo molto intenso e gratificante, ricco di importanti soddisfazioni per l’attore romano che dopo il personalissimo successo riscosso con il ruolo di Samurai in “Suburra”, ha lavorato in America nella famosissima serie di successo “Fargo”.
La terza e ultima stagione di Suburra - la serie, il crime thriller italiano originale Netflix prodotto da Cattleya - parte di ITV Studios - in associazione con Bartlebyfilm sarà disponibile dal 30 ottobre in oltre 190 paesi nel mondo. Lanciata nel 2017 e concepita sin dal principio per raccontare la profana trinità - Chiesa, Stato, Crimine - nell’arco di tre stagioni, la prima serie originale italiana Netflix giunge ora al suo atto finale.
Francesco Acquaroli interpreta il ruolo chiave di Samurai,

Grande novità di questa stagione per Francesco Acquaroli è l’importante ruolo nella quarta stagione della serie televisiva americana Fargo, con Chris Rock, composta da 11 episodi, trasmessa in prima visione assoluta negli Stati Uniti dal canale FX dal 27 settembre 2020. In Italia, la stagione andrà in onda sul canale satellitare Sky Atlantic dal 16 novembre 2020. Francesco interpreta un ruolo fondamentale, quello di Ebal Violante, il consigliere della famiglia mafiosa italiana in lotta con quella afroamericana. Il ruolo è quello di una sorta di giocatore di scacchi, tutto mente: l’uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto. In Fargo gli sceneggiatori prendono sempre spunto da un fatto vero, in questo caso l'emigrazione degli italiani e dei neri dal sud verso il nord, a Kansas City negli anni '50, dove insieme alle persone per bene c'erano i mafiosi. Nella quarta stagione di Fargo vedremo la lotta tra queste due mafie.
Il “Samurai” ed “Ebal Violante”, due ruoli importanti da “cattivo”. Durante la conferenza stampa di Suburra - la serie, Francesco Acquaroli ha dichiarato: “Il fascino del male ha sempre esercitato un certo gradimento sul pubblico. Pensiamo al Riccardo III di Shakespeare che rappresenta il male assoluto. Forse un fondo di cattiveria lo abbiamo tutti e vederla esercitare al cinema o in tv porta alla catarsi da parte di chi guarda”. Circa la conclusione della serie Suburra, Francesco ha affermato: “C’è un senso di compiutezza, abbiamo fatto qualcosa di cui essere molto fieri. Sono molto contento di questa esperienza e sono stati tre anni bellissimi; c’è la tristezza che tutto questo finisca, ma c’è anche la soddisfazione di aver creato tutti insieme un ottimo prodotto”.
Inoltre in questi giorni Acquaroli sta girando la serie tv Alfredino una storia italiana: Una serie TV tratta dalla tragica storia di Alfredo Rampi, bambino caduto in un pozzo artesiano di Vermicino, nel Lazio, nel giugno del 1981. La sua vicenda ebbe una copertura mediatica mai vista prima per un fatto di cronaca: le ultime 18 ore delle operazioni furono seguite in una diretta televisiva in onda sulla Rai. Qui Francesco Acquaroli interpreta il ruolo chiave del capo dei Vigili del Fuoco, impegnato nel salvataggio di Alfredino.
In fine, ma non ultimo, è in uscita il film Il giorno e la notte di Daniele Vicari. La vicenda narra storie di coppie che corrono parallele, unificate da una situazione: improvvisamente il telegiornale dà la notizia che è in corso un misterioso attentato chimico nella città di Roma. Tutti sono obbligati a serrarsi in casa. Nessuno può più uscire. L’ opera è concepita come un film domestico e basata sulle regole dello smart working, si fonda sull’isolamento e sulla paura. Francesco Acquaroli tra i protagonisti del film interpreta una delle coppie raccontate nella vicenda, insieme all’attrice Barbara Esposito, sua moglie anche nella vita.
BIO FRANCESCO ACQUAROLI
Francesco Acquaroli è un attore teatrale, televisivo e cinematografico
In teatro ha lavorato con Luca Ronconi, Elio De Capitani, Mario Missiroli, Giuseppe Patroni Griffi e molti altri.
In cinema debutta in Diaz, non pulite quel sangue di Daniele Vicari, e con il quale farà ancheSole, cuore, amore, Arance & martello di Diego Bianchi, Pasolini di Abel Ferrara, Era d'estate di Fiorella Infascelli, Mia madre di Nanni Moretti, Smetto quando voglio I II e III di Sydney Sibilia, Gli ultimi saranno ultimi di M. Bruno, Dogman di Matteo Garrone, I migliori anni di Gabriele Muccino, Il mio nome è Mohammed di Pascaljevich, Adults in the room di Costa Gavras. È il protagonista del corto d’autore con la regia di Paolo Sorrentino.
Vince il premio come migliore attore non protagonista in Sole, cuore, amore di Daniele Vicari al Festival di Bari.
In televisione partecipa a diverse serie tra cui Romanzo criminale - la serie, Rocco Schiavone, Solo, Distretto di polizia, Avvocato Porta, Squadra antimafia 7.
Interpreta Samurai nelle serie Netflix, Suburra, la serie (I, II e III stagione). Interpreterà il ruolo di Ebal Violante nella serie americana Fargo.
PEPPINO MONTANARO E I SUOI ULIVI SECOLARI
di Franco Presicci - I rami degli ulivi formano una specie di galleria, nella masseria Accetta Grande, a Massafra. Tra un varco e l’altro il sole filtra trionfante, arabescando sul terreno lame di luce. Gli ulivi, dalle forme capricciose, che danno spettacolo a chiunque venga a visitare la Puglia, furono messi a dimora in tempi antichissimi come dimostrano alcuni documenti rispolverati da Vincenzo Antonio Greco e riproposti nel poderoso e informatissimo volume arieggiato da straordinarie immagini a colori: “I 4000 anni di Accetta, fra monaci, massari e galantuomini”, edito da Kikau.
Passeggiammo una domenica di luglio 2011 sotto queste fronde, conversando piacevolmente e osservando i tronchi monumentali, orgoglio del padrone di casa, Peppino Montanaro, che faceva da guida a me e al professor Francesco Lenoci, che memore della sacralità dell’ulivo - i luoghi di culto degli etruschi tra gli uliveti e il Monte degli Ulivi, dove Gesù passò l’ultima notte prima della cattura…- stimolò Peppino a raccontare la sua vita esemplare. Lui era un po’ imbarazzato a parlare di sé, e rispose che lo avrebbe fatto la prossima volta. Lo incalzai: “Tu sei un formicone di Puglia e io un ficcanaso di professione: devo insistere, facendomi perdonare. Non posso tornarmene a Martina Franca con il carniere vuoto, come un cacciatore che non sa prendere la mira”. Sorrise, forse pensando: “Ficcanaso e rompiballe”. Proprio così.
Sposato (oggi purtroppo vedovo) con la deliziosa, dinamica, ferratissima Maria Rosaria, tre figli, Ilaria, Donato, Filippo; titolare di questo immenso patrimonio, terra un tempo arida, selvaggia e oggi, grazie a lui, fertile, affascinante. A portarmi da Montanaro era stato proprio Francesco Lenoci, autore di 35 volumi di finanza aziendale, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, valorizzatore viaggiante delle imprese più rilevanti del nostro Paese. Giunti a Massafra, dove l’abitato è diviso dalla gravina di San Marco e vanta alcune delle cripte basiliane più importanti della regione, ritrovai un paese che non vedevo da una ventina d’anni, forse più: figurarsi la gioia.
Nei venti minuti di viaggio dal mio trullo su via Mottola a Martina, Francesco mi aveva abbozzato la personalità dell’uomo che stavo andando ad incontrare, dal quale fui accolto con grande cortesia fra palme e gelsomini subito dopo il cancello. All’interno della sua elegantissima e luminosa residenza, fui colpito da un cavallo di ferro nell’atto di spiccare un salto per superare un ostacolo. L’autore di questa efficacissima scultura era lui, l’anfitrione.
Dopo i convenevoli, Lenoci suggerì di mostrarmi le sue quattro masserie; e così c’imbarcò su un’auto e partimmo. Prima tappa, gli ulivi, in doppia fila per 600 metri, della Accetta Grande, che la famosa architetta Gae Aulenti aveva definito “La cosa più visibile del pianeta Terra dal satellite dopo la Muraglia Cinese”. Che soddisfazione per Montanaro, essendo stato lui a far spostare quei monumenti dall’Amastuola, altra sua architettura agricola, dove un archeologo olandese aveva scoperto un villaggio dell’antica Grecia, a Crispiano(la città delle cento masserie). Tutti e tre in silenzio ammirammo l’ambulacro vegetale, pensando ai millenni che questi testimoni senza parola hanno attraversato.
Poi, all’Amastuola, corpo di fabbrica signorile, lanciammo lo sguardo ad un altro fenomeno stupendo, la vigna a onde, anche questa voluta da Peppino, ricco di idee geniali e di multiformi esperienze, intelligente e generoso, su progetto realizzato da Fernando Caruncho, architetto di livello internazionale, filosofo e paesaggista, vero grande artista nel creare l’agricoltura come giardino.
Peppino sembra un parroco di campagna, saggio, benevolo e comprensivo. Tra l’altro delicato nei modi, voce bassa, parole ben dosate, nessuna enfasi. Già da ragazzo, scuola e lavoro. Non aveva ancora 13 anni e nelle vacanze pascolava le pecore del nonno massaro. Poi prese a fare il sarto. Poco tempo dopo dall’ago passò alla cazzuola; e aiutando a costruire muri realizzava, con esiti apprezzabili, sculture di tufo, materiale non “sordo all’intenzion dell’arte” e utilizzato per innalzare palazzi. Dalla cazzuola al maglio e all’incudine il passo fu breve.
A 14 anni e mezzo, agricoltore. L’Ente Riforma assegnò al padre una palazzina con tre ettari di terreno nella zona di Paternisco, e lui si mise anche a scavare buche per gli alberi dalle parti di Palagiano. Trentadue lire a buca, di un metro cubo ciascuna. E inventò un sistema per accrescere la produttività, modificando zappe, picconi, pale, servendosi di ciò che aveva appreso lavorando in precedenza da fabbro. Da solo faceva 60 fossi al giorno. E intanto poneva attenzione agli specialisti che installavano gli impianti d’irrigazione. Ci mise poco a imparare a farli per sé. E per gli altri: a cabina, con la vasca di sollevamento.
“In casa eravamo cinque figli, e dovevo darmi da fare. A 18 anni, nell’esercito, a Spoleto, paracadutista sabotatore. Fui allontanato perché non era arrivato il nullaosta dai miei genitori”. Da un commilitone geometra, pratico di serramenti metallici, apprese la teoria del mestiere e fu assunto in una officina di Massafra, diventando preciso e veloce. Costruì un capannone sulla via Appia per la fabbricazione di quegli elementi, e poi un altro nell’aerea industriale con impianti innovativi. Acquistò terreni e li trasformò, stabilendo contatti con professori universitari della California. Appassionato di sopravvivenze elleniche, avrebbe voluto averne tante da custodire in teche particolari nel suo Kikau-store dotato di una “scatola nera” per esposizioni. Nel giardino dell’edificio si svolgono attività culturali, tra cui conferenze. Ne aveva tenuta una Francesco Lenocisui giovani e don Tonino Bello, figlio di un maresciallo dei carabinieri nominato vescovo nell’82 da Papa Giovanni Paolo II e in odore di beatificazione.
Il tempo purtroppo è avaro. Passammo davanti al modernissimo opificio di Peppino Montanaro, dove gli operai trasformano in vino il sangue delle sue viti (centinaia di migliaia di piante) e pensai ai tanti mestieri che questo signore aveva praticato e alle bellissime opere che aveva creato. Avrei voluto fermarmi ancora ad ascoltarlo, per approfondire la sua conoscenza. “E’ davvero un formicone di Puglia; un esempio della nostra regione che cammina. Un orgoglio, un vanto di questa nostra terra. Straordinario”, sussurrai a Lenoci. “Ti avevo detto che ti avrei fatto incontrare una persona importante, con una storia quasi singolare”. Pensai a Fernando Caruncho, che aveva collaborato a realizzare la vigna a onde; a Gae Aulenti e a quegli ulivi secolari, saraceni, imponenti, austeri: uno così possente che per cingerlo occorrono una decina di braccia.
Montanaro mi invitò a pranzo, ma dovevo tornare a Martina per un altro appuntamento. E volle regalarmi alcune bottiglie del suo vino. Io non bevo, ma le accettai promettendomi che un paio di centimetri di nettare li avrei ingoiati per un brindisi in suo onore. Ci salutammo con l’impegno di rivederci.
E ci siamo rivisti a Taranto, l’anno scorso, nella splendida galleria del Castello Aragonese, in occasione della mostra fotografica di Cataldo Albano sulle caratteristiche paesaggistiche della città dei due mari: il fiume Galeso, il Mar Piccolo con i pescherecci e le lampare, il ponte girevole, i tramonti fiammeggianti sul Mar Grande… Purtroppo lui fu una meteora: il suo calendario era strapieno e lo richiamò prima della conclusione della serata. A Taranto probabilmente sarà tornato mercoledì 15 luglio, giorno in cui Francesco Lenoci ha tenuto una “Lectio Magistralis” al molo Sant’Eligio su “La sostenibilità è armonia del pianeta”. Io spero d’incontrarlo al “Vinitaly” di Verona, dove ogni anno Montanaroespone i suoi vini, che esporta in tutto il mondo.
La sera della mostra al Castello raccolsi il pensiero di Michele Annese, direttore di “Minerva”, ex segretario generale della Comunità Montana di Mottola e già valentissimo direttore della Biblioteca “Carlo Natale” di Crispiano. “Peppino Montanaro? Persona di grandi capacità e disponibilità. Illuminata, di compagnia, dalla battuta di spirito garbata. Le cose le sempre fa bene, ad alto livello. Quando trapiantò i suoi ulivi si accesero numerose e accanite polemiche, convinte che quegli alberi non avrebbero resistito al ‘trasloco’. Invece, eccoli lì, belli e superbi, esaltati da quanti vanno a vedere la masseria, a suo tempo impreziosita da Montanaro. Una vittoria significativa sulle critiche, che non mancano mai e a volte sono pretestuose contro le persone che hanno stoffa da vendere”. E giacché c’ero, chiesi ad Annese notizie del suo libro “La Biblioteca di Crispiano”. “L’ha pubblicato Schena. Nelle sue 600 pagine contiene anche l’intera relazione del professor Gert-Jan Burgers, docente presso la Libera Università di Amsterdam, autore della scoperta del villaggio dell’antica Grecia all’Amastuola e presentata anni fa ad un numerosissimo pubblico nella via principale di Crispiano”, che si snoda dalla piazzetta antistante la chiesa della Madonna delle Neve. Complimenti.
Imprese moda, startup italiana DressYouCan lancia la sua prima campagna di crowdfunding
Ha preso il via il 23 ottobre la prima campagna di equity crowdfunding di DressYouCan, realtà milanese protagonista del mondo del fashion renting di abiti e accessori di alta moda femminile, fondata nel 2015 come risposta alla riduzione di spese e sprechi legati al mondo della moda. La campagna (https://www.backtowork24.com/
“Grazie alla determinazione, al duro lavoro del nostro staff e alla vasta community di clienti, siamo orgogliosi del percorso e degli obiettivi che abbiamo raggiunto, ma non vogliamo fermarci qui – afferma Caterina Maestro, CEO di DressYouCan – I fondi raccolti attraverso la campagna di crowdfunding saranno quasi equamente distribuiti fra attività di marketing, IT development, employees e inventory. Lo sviluppo di una strategia di marketing digitale è il fulcro dei nostri investimenti e consiste in tutte quelle attività rivolte a migliorare la piattaforma e-commerce e il sito web attuale, a integrare sistemi di indicizzazione intelligente, servizi di chat e help desk per un’assistenza real time. Insomma, vogliamo rendere il nostro servizio sempre più immediato ed essere più vicine alle nostre clienti. Puntiamo anche ad incrementare le collaborazioni con brand partner e atelier sposa, un modo per continuare ad ampliare il nostro catalogo, così da esaudire il sogno di ogni donna: poter attingere da un armadio infinito, sfoggiando abiti ogni giorno diversi senza costi elevati e, soprattutto, con un ridotto impatto sull’ambiente”.
Le magnifiche di Daniela Musini: 33 donne che hanno reso illustre l'Italia
PROTAGONISTE DEL PROPRIO DESTINO O VITTIME (SEPPURE INDOMITE) DI TRAME ESISTENZIALI ORDITE DA ALTRI, NESSUNA DI LORO FU ESENTE DA PASSIONI E TORMENTI, ASCESE VERTIGINOSE E DISCESE NEGLI INFERI, E TUTTE HANNO LASCIATO UN’IMPRONTA INDELEBILE NELLA STORIA, NELLA CULTURA, NELL’ARTE E NEL COSTUME DEL NOSTRO PAESE. SONO LE MAGNIFICHE.
Chi fu davvero la papessa e come tenne in scacco il papato? Quali segreti si celano dietro alle crudeli congiure ai tempi dei romani? Chi è la prima donna laureata della storia? Da dove nasce l’odio ancestrale tra Isabella d’Este e Lucrezia Borgia? Quale vita si nasconde dietro alla dottrina pedagogica di Maria Montessori? In questi ritratti di donne dal 60 a.C. agli anni ’60 del Novecento, Daniela Musini ha voluto raccontare le vite fiammeggianti di trentatré donne emblematiche, le loro passioni temerarie, le scelte audaci, la fragilità e l'intensità delle loro anime, ma anche l'inarrendevolezza, il talento e la determinazione che le hanno connotate: un excursus avvincente e suggestivo attraverso la femminilità e lo scorrere del tempo. Donne forti e artefici del proprio destino, ai cui piedi si inchinava tutto il mondo, ma anche donne murate dentro al proprio personaggio e, di conseguenza, irrimediabilmente sole. Da Messalina a Grazia Deledda, dalla regina Margherita di Savoia a Wanda Osiris, passando per colei che ispirò il Manzoni per la monaca di Monza, trentatré donne, diversissime tra loro ma accomunate dalla grandezza del proprio operato. Dal canto alla scienza, dal cinematografo alla guida di uno stato, ognuna di loro ha lasciato il segno nella nostra storia.
DANIELA MUSINI, nata a Roseto degli Abruzzi, vive a Città Sant'Angelo, in provincia di Pescara. È scrittrice, pianista, attrice e autrice teatrale e ha allestito in Italia e all'estero acclamati recital/concert incentrati sull'opera di Gabriele d'Annunzio e monologhi dedicati a intense figure femminili quali Eleonora Duse e Maria Callas. Da sempre appassionata di personaggi carismatici di donne, ha al suo attivo la biografia Lucrezia Borgia. Misteri, intrighi e delitti (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri) e un saggio ebook dedicato all'universo muliebre dannunziano dal titolo I 100 piaceri di d'Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà (Librinmente Editore). Per la sua poliedrica attività artistica e per i traguardi raggiunti le sono stati conferiti 36 premi letterari nazionali ed internazionali e 16 premi alla carriera.
Tre castelli italiani tra i più affascinanti d'Europa secondo Jetcost
Il Castello di Miramare in Friuli Venezia Giulia, il Castello di Sirmione sul Lago di Garda in Lombardia e Castel SanAngelo nel Lazio, tra i 20 più belli del Vecchio continente
MARCO CIGNOLI: arriva in radio il remix del brano "LA MIA MERCEDES"
Da martedì 27 ottobre arriva in radio e in digitale il remix de “LA MIA MERCEDES” (Jab Media), il nuovo singolo di MARCO CIGNOLI, realizzato dal Dj spagnolo GAGO.
«L'incontro con Marco Cignoli nasce per puro caso grazie al web. Entrambi siamo iscritti a vari gruppi Facebook dedicati alla musica pop anni '90 (decennio in cui siamo cresciuti) e proprio in una di queste community ho ascoltato il brano “La mia Mercedes” che mi è subito piaciuto - spiega il dj spagnolo Gago - Senza che io lo sapessi, Marco aveva ascoltato alcune mie produzioni e mi ha contattato pochi giorni dopo per chiedermi se mi andava di remixare il suo pezzo. Mi sono subito chiuso nel mio studio di Barcellona a lavorare ed è nata una versione “super power” di questa bellissima canzone».
“LA MIA MERCEDES” è un brano intimista, che racconta il desiderio (spesso l'ossessione) di trovare qualcuno o qualcosa, o più semplicemente un obiettivo, che ci permetta di alzarci dal letto il mattino con la voglia di affrontare la giornata.
«Un giorno, in un periodo in cui ero particolarmente depresso, chiesi ad un mio caro amico
quale fosse l'obiettivo delle sue giornate. Mi rispose: “mettere da parte i soldi per comprarmi il mio modello preferito di Mercedes” - racconta Marco - Il giorno dopo, di getto, scrissi questa canzone, chiedendomi quale fosse la “mia” Mercedes, l'obiettivo salva-vita. È una canzone spontanea anche nel testo: quel “Mercedes Forever, Forever Mercedes” doveva essere provvisorio ma lì è rimasto, non ho voluto toccare nulla».
Il video diretto da Marco Rosson e girato a Voghera, racconta i volti, i sorrisi, gli sguardi e i momenti di vera quotidianità vissuti tra Marco Cignoli e le persone che fanno realmente parte della sua vita. I protagonisti, infatti, non sono attori ma gli amici di Marco. Forse sono loro “la mia Mercedes” o forse, come racconta il finale, “la mia Mercedes” non è altro che saper convivere con il lato più oscuro di ognuno di noi.
L'avventura artistica di Marco Cignoli prende il via nel 2009 e attraversa alcuni tra i più importanti mezzi di comunicazione esistenti: musica, televisione, radio e web TV.
L'esordio nella musica avviene nel 2010 con la pubblicazione del brano corale “Noi siamo qui”, scritto dal noto youtuber Michael Righini. Nel 2018 pubblica il singolo d'esordio “Can you love me” (prodotto da Alessandro Porcella), che raggiunge la top10 della classifica dei brani indie più suonati in Europa. Il videoclip ufficiale vince il Top Shorts Online Film Festival nella categoria “Best Song Music Video”. Nel giugno 2020 esce “Figlio Imperfetto”, frutto della collaborazione con Dj Sheezah, producer brianzolo già al lavoro con alcuni tra i più interessanti artisti della scena trap e hip hop italiana tra cui Vacca, Galup e KG Man.
Come reporter, nel 2012 avvia una collaborazione con Tele Pavia Web e un lungo matrimonio con Occhio Pavese, principale web tv del territorio. Nel 2013 è fondatore della web tv Jab Media TV, per la quale conduce, scrive e produce centinaia di eventi dal vivo, programmi e interviste a personalità di fama internazionale, collaborando con artisti come Mara Maionchi e Loredana Bertè.
Venerdì 11 settembre 2020 pubblica “La mia Mercedes” il nuovo singolo registrato e missato da Axl Zardoni presso GoldenEye Studio di Cesano Maderno. Attualmente sta lavorando al suo primo album che uscirà nel 2021.
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Willie Doherty, "Where / Dove" prima personale dell’artista nordirlandese in Italia dal 7 novembre
Fondazione Modena Arti Visive presenta Where / Dove, prima personale dell’artista nordirlandese Willie Doherty (Derry, 1959) in un’istituzione italiana, che si terrà nella sede espositiva della Palazzina dei Giardini dal 7 novembre 2020 al 31 gennaio 2021.
La mostra, curata da Daniele De Luigi e Anne Stewart, è co-prodotta da FMAV e National Museums Northern Ireland, che la ospiteranno dal 5 marzo al 6 giugno 2021 presso l’Ulster Museum di Belfast. Realizzata con il sostegno del British Council nell’ambito della UK/Italy Season 2020 “Being Present”, offre una panoramica della carriera di Doherty attraverso opere fotografiche e video focalizzate sul tema dei confini, dai lavori degli anni Novanta fino a unanuova video installazione commissionataper l’occasione.
Willie Doherty è un artista noto a livello internazionale per il suo lavoro fotografico e videoinstallativo, che ha avuto origine nella sua personale esperienza del conflitto nordirlandesevissuta aDerry, sua città natale. Situata all’estremità occidentale dell’Europa, al confine tra Regno Unito e Irlanda, Derry è un luogo dove la complessità storica e politica ha modellato l’esperienza fisica e psicologica del paesaggio. Doherty affronta, in modo particolarmente acuto e tagliente, temi inerenti l’eredità del colonialismoe del conflitto e le linee di frattura, tanto reali quanto percepite, che dividono gli individui e le comunità. Il suo uso del paesaggio per evocare un senso di instabilità e incertezza, attraverso una complessa stratificazione di riferimenti, è uno degli aspetti più dirompenti della sua pratica. Doherty utilizza questo genere artistico per esplorare la persistenza dei traumi individuali e collettivi e le ripercussioni sul presente.Più recentemente, l’artista ha esteso il suo sguardo ad altre aree geografiche contestate, come il confine tra Stati Uniti e Messico, dove l’innalzamento condotto in modo sistematico di un muro crea un’illusione di controllo, strumentalizzando e rinsaldando una falsa sensazione di forza e sicurezza.
Sebbene il concetto di confine - sia esso concreto o immaginario - abbia sempre avuto un ruolo cardine nella pratica artistica di Willie Doherty, per la prima volta viene messo esplicitamente al centro di un suo progetto espositivo, con l’intento di indurre lo spettatore a mettere in discussione le proprie convinzioni sul suo valore e significato, rivelandone la complessità e i numerosi risvolti politici, sociali e psicologici. Questo avviene, non a caso, in un momento storico in cui la tematica dei confini è di un’attualità sempre più stringente non solo in Irlanda e nel Regno Unito, a seguito dell’uscita di quest'ultimo dall’Unione Europea, ma anche a livello globale in un’epoca segnata da migrazioni e pandemie.
Accompagna la mostra il catalogo Willie Doherty. Where / Dovea cura di Daniele De Luigi e Anne Stewart (Franco Cosimo Panini Editore, italiano e inglese, euro 25), con testi dei curatori e del critico d’arte Declan Long.
Willie Doherty sarà anche visiting professor delMastersull’immagine contemporanea della Scuola di alta formazione di Fondazione Modena Arti Visive, progettato per formare giovani talenti artistici, i quali hanno l’opportunità straordinaria di confrontarsi con i grandi artisti italiani e internazionali protagonisti del programma espositivo di FMAV, che accompagnano gli studenti nella ricerca e sperimentazione di nuovi approcci, linguaggi e progetti (scuola.fmav.org).
Willie Doherty è stato protagonista di numerose mostre personali in alcune delle più prestigiose istituzioni internazionali, tra cui Fundaçao Calouste Gulbenkian, Lisbona; Neue Galerie, Museumslandschaft Hessen, Kassel; Irish Museum of Modern Art, Dublino; Statens Museum for Kunst, Copenaghen; Fruitmarket Gallery, Edimburgo; Dallas Museum of Art; De Appel, Amsterdam; Tate Gallery, Liverpool; Kunsthalle Bern; Kunstverein, Monaco di Baviera; Kunstverein, Amburgo; Musée d’Art Moderne, Parigi. Nel 2007 è stato selezionato dall’Arts Council of Northern Ireland e dal British Council per rappresentare l’Irlanda del Nord alla 52ma Biennale di Venezia. È stato finalista due volte per il Turner Prize e ha partecipato ad altre importanti mostre internazionali tra cui Documenta, Manifesta e le biennali di San Paolo e Istanbul. Le mostre collettive più recenti includono: The Otherside, Borderlands In Contemporary Irish Art, Dortmunder U, Dortmund; Walking through Walls, Berliner Festspiele, Gropius BAU, Berlino (2020); How the light gets in, Johnson Museum of Art, New York; Shaping Ireland: Landscapes In Irish Art, National Gallery of Ireland, Dublino; Political: Language Is Not Innocent, Kunstverein Hamburg, Amburgo (2019). Sue opere sono conservate nelle collezioni di Fondazione Modena Arti Visive, dell'Ulster Museum, del British Council e dell’Arts Council of Northern Ireland, oltre a quelle di numerose altre istituzioni internazionali tra cui Fundació “La Caixa”, Barcellona; The European Commission/Parliament, Bruxelles; The Imperial War Museum, Londra; Irish Museum of Modern Art, Dublino; Kadist Art Foundation, Parigi; Moderna Museet, Stoccolma; MoMA - Museum of Modern Art, New York; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Tate Britain, Londra; Montreal Museum of Fine Arts; Walker Art Center, Minneapolis.
Willie Doherty
Where / Dove
A cura di
Daniele De Luigi e Anne Stewart
Sede
FMAV – Palazzina dei Giardini
Corso Cavour 2, Modena
Date
7 novembre 2020 – 31 gennaio 2021
Orari
Mercoledì, giovedì e venerdì: 11-13 / 16-19; sabato, domenica e festivi: 11-19
25 dicembre 2020 e 1 gennaio 2021: 16-19.
Ingresso
Intero € 6,00 | Ridotto € 4,00
Ingresso libero: mercoledì | prima domenica del mese
Acquista online su Vivaticket
Prodotta da
Fondazione Modena Arti Visive e National Museums Northern Ireland | Ulster Museum, Belfast
Con il sostegno di
British Council
In collaborazione con
Kerlin Gallery, Dublino e Alexander and Bonin, New York
Informazioni
Tel. +39 059 2033166(in orario di mostra) | www.fmav.org
PUBBLICATO IL NUMERO DI SETTEMBRE-OTTOBRE DEL BIMESTRALE ABRUZZO NEL MONDO
Il periodico diretto da Antonio Bini apre con una riflessione del prof. Nicola Mattoscio, economista e presidente dell’Associazione Abruzzesi nel Mondo, sulle aspettative europeiste connesse alle complesse vicende economiche conseguenti al coronavirus e sulle emergenti questioni legate alla inedita prospettiva della europeizzazione del debito che vedono la contrarietà di alcuni stati minori. Altri approfondimenti riguardano la crisi dell’associazionismo, con una testimonianza dalla Svizzera della scrittrice e poetessa Rita Cappellucci e quindi il premio Campiello, aggiudicato allo scrittore lancianese Remo Rapini con il romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, con un articolo di Silvino D’Ercole che pone in rilievo anche a aspetti della vita di emigrante del protagonista del romanzo.
Generoso D’Agnese ricostruisce le origini abruzzesi, recentemente riscoperte dall’americana Mathea Falco, docente universitaria, considerata tra i massimi esperti di prevenzione dalle tossicodipendenze, docente universitaria e presidente di Drug Strategies e poi descrive le ricerche sulla emigrazione in Argentina dalle province di Chieti e Pescara che sono al centro di una tesi di dottorato da parte di Berenice Rossi che sarà pubblicata prossimamente nel paese sudamericano. Scenari e nuove rotte dell’emigrazione italiane vengono delineati da Gianni Lattanzio sulla base dell’ultimo rapporto Istat. L’emblematica storia di Sabatino, garzone di stalla analfabeta, poi emigrato nelle miniere in Belgio, è rivissuta da Mario Nardicchia.
Maria Rosaria La Morgia, presidente dell’Associazione Sentiero della Libertà/Freedom Trial, illustra i contenuti più significativi del saggio a cura di Nicola Mattoscio, “Brigata Maiella. Resistenza e Bella Ciao. Combattere cantando”, edito da Rubettino, che contiene anche il contributo dello storico piemontese Cesare Bernani sulle origini del canto “Bella Ciao”. Il popolare canto della Resistenza, sorto tra le montagne della Maiella e poi diffusosi in Italia, si sta sorprendentemente imponendo in tutto il mondo come simbolo universale di libertà, grazie al successo della serie televisiva spagnola “La Casa di Papel” (La Casa di Carta”), nei mesi scorsi rilanciata a livello globale su Netflix. Altri articoli riguardano l’imminente inaugurazione dell’Imago Museum a Pescara, illustrata da Alessandra De Nicola e il completamento, grazie al contributo della Federazione Russa, della ristrutturazione di Palazzo Ardinghelli a L’Aquila, fortemente danneggiato dal terremoto del 2009, di cui scrive Roberta Di Fabio.
Una riflessione sugli aspetti meno evidente della attuale situazione di New York è data da Letizia Airos, editor di I-Italy.org. Una cartolina inviata nel 1904 da Roccaraso al fotografo inglese James W. Holtcombe è al centro di alcune riflessioni da parte di Antonio Bini su aspetti legati ai primordi del turismo in Abruzzo. Completano il numero altri articoli su mons. Giovanni Gaspari, nuovo nunzio apostolico in Angola, su un libro che raccoglie l’opera di Giuseppe Tontodonati, poeta abruzzese nella Bologna del secondo Novecento, sul terzo centenario della Famiglia Passionista. Ci sono inoltre ricordi di due pilastri dell'emigrazione abruzzese recentemente scomparsi, Agostino Bellini vissuto molti anni in Germania, ricordato dal Gen. Roberto Fatigati, e lo stesso Fatigati, presidente dell'Associazione Abruzzesi e Molisani in Friuli Venezia Giulia, ricordato in un articolo da Goffredo Palmerini. Infine altre notizie sull’emigrazione abruzzese negli USA, in Argentina e da ultimo in Cina. Oltre alla versione cartacea, la rivista è disponibile sul sito www.abruzzomondo.it.
ECONOMIA LOMBARDA, PREVISTI UN’IMPORTANTE FLESSIONE DEL PIL NEL 2020 (-10,2%) E UN RIMBALZO CONSISTENTE NEL 2021 (+6,9%)
La rapida e inattesa ripresa del manifatturiero in Italia apre uno spiraglio di fiducia in questo 2020 che ha messo in ginocchio l’economia delle piccole e medie imprese italiane. Secondo i dati riportati nel nuovo booklet di Assolombarda, pubblicato sul web magazine Genio & Impresa (genioeimpresa.it), l’Istat ha infatti certificato il ritorno completo della produzione industriale italiana sui livelli di attività precedenti alla pandemia, con un +0,4% rispetto a gennaio 2020. Si tratta di una ripresa più veloce rispetto ai maggiori competitor europei, a evidenza della dinamicità del manifatturiero Made in Italy. Grazie alla ripresa del settore, la perdita a fine 2021 sarà più contenuta per le province lombarde come Lodi (-1,4% rispetto al 2019), Monza e Brianza (-2,4%) e Pavia (-3,6%), Milano (-5,1%), invece, risentirà maggiormente della lenta ripresa dei servizi. Panorama ancora incerto quello dei servizi che, considerando il rapido aumento dei contagi da Covid-19 nell’ultimo mese, potrebbe subire un ulteriore calo. Nel 2020 il PIL lombardo fletterà del -10,2%, più della media nazionale (-9,6%), ma nel 2021 registrerà un rimbalzo più consistente con un +6,9%, rispetto al +6,2% del totale nazionale. A fine 2021 le perdite cumulate di PIL dell’Italia e della Lombardia saranno allineate intorno al -4%. Gli “indicatori soft”, necessari per monitorare l’andamento dell’attività produttiva, sono in sensibile ripresa e si avvicinano ai livelli precedenti la pandemia: i consumi elettrici in Lombardia a settembre sono stati del -3,6% inferiori ai valori dello scorso anno, così come il traffico dei veicoli pesanti sulle tangenziali milanesi, inferiori solo del -2% nella prima metà di ottobre. In controtendenza i dati in riferimento agli ingressi in area B a Milano (-28% a settembre), il traffico dei veicoli leggeri sulle tangenziali (-14% nelle prime due settimane di ottobre) e la mobilità delle persone per motivi di lavoro (-22% in Lombardia al 15 ottobre), ancora molto al di sotto del pre-Covid per effetto dell’intenso ricorso allo smart working da parte delle imprese del territorio. Per quanto concerne il mercato del lavoro, secondo Burning Glass-Crisp, tra luglio e settembre 2020 in Lombardia gli annunci di lavoro pubblicati sul web risultano del -4% inferiori rispetto al 2019, dato rassicurante dopo il -34% registrato nel secondo trimestre più duramente colpito dal lockdown e il -14% dei primi tre mesi del 2020. Importante l’andamento degli annunci in sanità e assistenza sociale, che registrano variazioni tendenziali positive del +70%, riflettendo così la domanda di lavoro crescente per far fronte all’epidemia. A conferma dell’impatto di quest’ultima sul mercato del lavoro, i volumi ingenti della Cassa Integrazione: 42 milioni di ore autorizzate nel solo mese di settembre in Lombardia, per un totale di 156 milioni di ore nel terzo trimestre, di cui 73 milioni a Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia.
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Stefano Talone, Sbirri e culicaldi: un romanzo sul terrorismo salafita nel Regno Unito
Una gelida giornata di pioggia delle Midlands, una struttura governativa chiamata dalle vecchie glorie “Orecchio” per via della sua forma circolare e una sala riunioni.
Il detective Oliver Outeberry, dell’ufficio Servizi per il Territorio dell’Antiterrorismo, insieme a Elliot Garson, dirigente del servizio di sicurezza interno del Regno Unito, ascoltano da un tecnico gli ultimi ragguagli di una lunga serie di intercettazioni e incroci di dati.
“King Khan si sta muovendo e colpirà a breve. Siete tutti avvertiti. Ogni organo di questo paese è sotto attacco”, dice il twitter di Irhabi007. “Tutto pronto, King Khan colpirà a brevissimo. Materiale in arrivo” è invece il messaggio partito dal cellulare di Usman Akram, un ragazzo pakistano cittadino britannico, residente nel distretto di Lewisham.
Non c’è dubbio; i poliziotti sono davanti a un culocaldo, che nel gergo poliziesco èun sospettato di terrorismo, probabilmente in combutta anche col fratello per organizzare un attentato terroristico.
A quel punto il detective Outeberry si trova a collaborare con Victor Gell, sbirro di periferia di quel sonnecchioso distretto di Londra che è Lewisham, per l’indagine congiunta su questi due ragazzi del suo distretto, venuti fuori dal nulla. Immigrati di seconda generazione, sradicati, idealisti, e, apparentemente, con qualche grillo di troppo per la testa.
L’indagine sui fratelli Akram porterà i due agenti dentro le rivoluzioni solitarie dei sobborghi multietnici della grande metropoli, tra musicisti da garage, piccoli spacciatori, e fan di Guerre stellari, tutti legati da un’inedita voglia di fede e di martirio.
Con uno stile secco e accattivante, Stefano Talone, al suo esordio letterario, costruisce un noir dal ritmo serrato, con molti e intensi dialoghi, mostrando i due volti della giustizia (quella dei terroristi e quella della polizia), rivelando sia le metodologie investigative britanniche (grazie anche alla collaborazione fornita all’autore da Scotland Yard), che la difficoltà di chi, poliziotto per passione e missione, deve costantemente scontrarsi contro una macchina burocratica acefala e non sempre equa.
Un esordio da non perdere. In copertina, un’opera del famosissimo disegnatore Armin Grader.
Stefano Talone, classe 1983, laureato in lettere con master in economia. Giornalista di politica e cambiamenti climatici, ha vissuto tra Africa e Regno Unito; attualmente lavora per una ONG e ha pubblicato diversi reportage. Sbirri e culicaldi è il suo primo romanzo.
ROMA MUSIC FESTIVAL, IL PUNTO CON IL PATRON ANDREA MONTEMURRO
Il produttore parla dell'apertura delle iscrizioni e annuncia l'ingresso della musica classica nell'edizione del 2021
Rino Gaetano, 70° anniversario dalla nascita: in digitale il Q Concert e tutta la discografia in ultra HD
Domani, 29 ottobre 2020, ricorre il 70° anniversario dalla nascita di Rino Gaetano.
Artista e cantautore, nato a Crotone il 29 ottobre 1950, è ricordato per i suoi testi ironici e pungenti, per il suo inconfondibile timbro vocale e la sua energia.
Un genio prematuramente scomparso che ci ha lasciato sei LP, un live, più numerosi altri brani per viaggiare musicalmente nell'introspezione più profonda, ma al tempo stesso spensierata, dell'animo umano.
I brani delle sue canzoni si presentano apparentemente leggeri e surreali, confusi ed improvvisati e smascherano, attraverso il paradosso, i modelli strutturali sociali e quelle che sono tutt’oggi le loro criticità, il loro limbo di apparenze, simboli e contraddizioni esplicite ed implicite. Rino Gaetano è il cantautore della ricerca dei significati delle parole "emarginazione" ed “egocentrismo dell'uomo”.
Nella sua discografia troviamo molti celebri brani tra cui Ma il cielo è sempre più, simbolo di speranza durante i duri mesi del lockdown, Gianna, A mano a mano, Sfiorivano le viole.
In occasione di questo importante anniversario verrà pubblicato per la prima volta sulle piattaforme digitali il disco Q Concert realizzato assieme a Riccardo Cocciante e ai New Perigeo che include i brani Ancora Insieme, A mano a mano, Aida, Aschimilero.
Inoltre sarà da oggi disponibile in ultra HD su Amazon Music l’intero catalogo musicale dell’artista: Ingresso Libero, Mio fratello è figlio unico, Aida, Nuntereggae più, Resta vile maschio, dove vai, E io ci sto, Q Concert.
Il nipote Alessandro Gaetano con la Rino Gaetano Band portano avanti diversi progetti e attività per tenere viva la memoria di Rino Gaetano.
La musica di Rino Gaetano è disponibile su:
Spotify: https://open.spotify.com/
Apple Music: https://music.apple.com/it/
Amazon Music: https://music.amazon.it/
TIM Music: https://www.timmusic.it/
YouTube Music: https://music.youtube.com/
YouTube: https://www.youtube.com/
Le installazioni di Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli per la Collettiva RAW “We as Nature” a cura di Sabrina Consolini
c/o Hotel Ripa Roma - Ripa Place - Via Orti di Trastevere, 3 Roma - dal 28 ottobre al 28 novembre 2020 |Evento-Live in streaming e on-line su: www.romeartweek.com
La prima installazione che incontriamo in We as Nature è posta all’ingresso e nella hall dell’Hotel è l’opera di Anghelopoulos “Stazione di posta-Posta station-Riappropriazione ” (del 2019) sottotitolo Sedia con lettere che dispone di una propria illuminazione, un punto luce che non solo serve a renderla visibile all’osservatore/viaggiatore - come dev’essere un approdo - ma che indica la luce dell’intelligenza dell’uomo che deve esser posta al servizio del libero pensiero e alla ricostruzione di un nuovo mondo, di un nuovo uomo, più vicino alla natura. La Stazione è una postazione, sia nell’accezione comune del termine - ossia punto di sosta, di osservazione - sia nel senso di “post-azione”, ovvero nuovo insediamento, con uno spirito pionieristico, quindi con volontà di ricostruzione di una umanità che deve ripartire dalla Natura e dalla Comunicazione, autentica, tra esseri umani. L’installazione di Anghelopoulos è composta da semplici oggetti in legno: un bancale (oggetto simbolo del mercato globale su cui vengono trasportate le merci), una vecchia sedia in legno (che è memoria del nostro passato, dei nostri anziani e della vita semplice nelle campagne) e da un cumolo di lettere intagliate (con cui i bimbi imparano le lettere dell’alfabeto e a scrivere il loro nome). Questi semplici elementi, di legno naturale, rappresentano per Anghelopoulos la base per quella ricostruzione di un Nuovo Umanesimo -indicato dal sociologo Zygmunt Bauman- che è urgente e necessaria e che deve compiersi dalle ceneri delle rovine della comunicazione contemporanea. Una comunicazione che attraverso l’uso eccessivo dei social e dei media è spesso omologata, banalizzata, urlata e che spesso non comunica più le cose davvero importanti. Ecco allora che la Stazione di posta di Anghelopoulos è un’occasione per fermarsi, sostare, tirare il fiato, alzare lo sguardo su ciò che accade intorno; territorio neutrale, luogo di sospensione temporale, isola di riflessione libera da forzature e preconcetti; La riappropriazione dei significati, i mattoni fondamentali di qualunque convivenza, riguarda soprattutto quello delle parole, dei simboli -a partire dai più elementari- e successivamente dei gesti che possono generare azioni complesse e socialmente significative.
Davanti ad essa è posta un’opera di Fabiana Roscioli “Paradiso e Inferno” (1989) che è dipinta su un grande pannello. L’opera è davvero molto raffinata e realizzata sui toni naturali dell’ocra, dell’azzurro e del verde muschio su uno fondo dorato che raffigura, accanto ad elementi decorativi naturali, un grande uovo. Quest’ultimo che è il simbolo della vita che compare insieme alla Colomba è stato scelto dall’artista, insieme alla curatrice Sabrina Consolini, come opera-simbolo della forza rigeneratrice, necessaria all’uomo, per una Vita in Armonia e Pace con la Natura. L’opera è poggiata su di una vecchia sedia in paglia con davanti poggiati alcuni rami con foglie, bacche e fiori.
L’installazione di Micaela Legnaioli “Foglie nel vento” (2019) è infine costituita da un muro bianco e da ventidue foglie, tutte di forma e dimensioni differenti, così come diversa è la loro provenienza. Le foglie, poste l’una accanto all’altra, sono realizzate in gesso e resina, di colore bianco, per sottolinearne l’omogeneità nella loro diversità. La vicinanza delle foglie è casuale e provvisoria. Quando arriverà il vento spargerà le foglie ognuna in un’altra collocazione. La foglia simboleggia l’ineluttabilità del cambiamento e del rinnovamento. Le foglie hanno poteri curativi e protettivi. Le foglie, di questa installazione, siamo noi esseri umani, tutti diversi, vicini ma in balìa del vento della vita che ci porta in posti a noi sconosciuti. Il muro bianco è il luogo dove idealmente viviamo e rappresenta il nostro destino invisibile: assume spessore e materia attraverso le foglie che sembrano emergere. Il muro, dove temporaneamente siamo appesi, sottintende per le foglie il dato casuale del trovarsi in un punto piuttosto che in un altro. Ad essere raffigurato è un luogo mentale per descrivere l’incertezza del destino degli esseri umani. “Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto” scriveva Kandinskij. Il bianco come astrazione e sottrazione. Bianco è il muro e bianche sono le foglie, diverse nella forma, come una storia di destini e silenzi differenti. La certezza di trovarsi a lungo in un posto custodito o in una situazione confortevole non esiste. Noi tutti, nel tempo che ci è dato vivere, come le foglie, viaggiamo nel mondo indipendentemente dalla nostra volontà. Cerchiamo di controllare e scegliere il nostro viaggio ma, forze più grandi di noi, stabiliscono il nostro percorso. L’artista Micaela Legnaioli vuole far riflettere sul fatto involontario e l’accidentalità del trovarsi in un determinato luogo a causa dell’imprevedibilità della vita che, come il vento con le foglie, scompagina, sposta e rimescola decidendo il destino di ognuno.
Il Progetto We as Nature prende, dunque, come riferimento l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, ed in particolare l’Obiettivo 15 “La vita sulla terra - proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre”, al quale sono strettamente legati e dipendenti tutti gli altri 16 obiettivi. Infatti con la crisi della biodiversità è tuttora a rischio la fornitura dei servizi eco-sistemici, dagli alimenti al legno, dall'acqua ai medicinali, dalla regolazione del clima al controllo dell'erosione del suolo, dai valori ricreativi a quelli culturali. We as Nature vuole operare per la costruzione di un nuovo Umanesimo e di un nuovo Urbanesimo, riconoscendo che uomo e natura nascono dallo
stesso spirito e dallo stesso anelito verso la vita e la sua trasformazione. Utilizzando gli strumenti dell’arte We as Nature vuole tessere una nuova rete consapevole di comunità territoriali interagenti e collaboranti, mettendo in atto azioni annuali incentrate su quelle realtà che assumono come elemento fondante di sé stesse l’identità profonda tra umanità e natura.
We as Nature vuole dunque sviluppare due azioni principali.
Nuovo Umanesimo: essendo un progetto di natura continuativa, anno per anno, We as Nature si incarnerà nel lavoro di artisti che siano scrittura e rappresentazione del cuore del progetto, portando avanti insieme azioni e attività che si legano con le comunità territoriali. Una delle prime opportunità di sviluppo di questo primo asse sarà durante questa V edizione di Rome Art Week.
Nuovo Urbanesimo: We as nature vuole diventare un progetto di rigenerazione urbana che racconti le storie dei luoghi e ne anticipi le aspirazioni future, che sia fautore e propulsore di una rinascita territoriale attraverso una spinta creatrice e processi di innovazione sociale e ambientale. We as nature vuole dare, così, avvio ad un progetto collettivo di attivazione di risorse e di energie locali al fine di sviluppare idee per la rigenerazione di spazi urbani e semi-urbani e riscoprire la centralità di una nuova socialità dove prioritario è il rapporto dell’uomo con l’uomo e dell’uomo con la natura. “Come la nostra cultura umana, come le nostre capacità e abilità di agire, il nostro agire, le nostre responsabilità possono evitare che la natura cada all’interno di questo abisso davanti al quale l’abbiamo noi stessi portata?” (Zygmunt Bauman, Cos'è accaduto alla Natura? - Festival Filosofia
Sassuolo 2011)”(Progetto e testo di Roberta Melasecca).
Gli artisti che si confrontano su tale tema sono: Achille Pace, Achille Perilli, Ak2deru, Alice Colacione, Anghelopoulos, Antonella Privitera, Armando Di Nunzio, Carlo Cecchi, Caterina Ciuffetelli, Consuelo Mura, Davide Viggiano, Eliseo Sonnino, Ennio Calabria, Fabiana Roscioli, Fabio Milani, Federica Zianni, Fernando Falconi, Franco Ciuti, Gabriel Angelo Cacace, Gianfranco Basso, Gianmaria De Luca, Giorgio Ortona, Gregorio Samsa, Jens W. Beyrich, Juri Lorenzetti, Lara Pacilio, Laura De Lorenzo, Licinia Mirabelli, Luigi Amos De Blasio, Marbel, Max Ciogli, Micaela Legnaioli, Nordine Sajot, Piero Gilardi, Raffaella Baldassarre, Renata Maccaro, Rosa Anna Argento, Rosaria Mineo, Rosario Calì, Sandro Sanna, Sara Campagna, Sara Ciuffetta, Sara Santarelli, Silvia Paoletti, Silvia Valeri, Tancredi Fornasetti, Thea Tini, Vilma Maiocco, Vincenzo Scolamiero, Walter Zuccarini.
INFO E CONTATTI:
Progetto “We as Nature” di Roberta Melasecca
Mostra a cura di: Roberta Melasecca e Fabio Milanicon la collaborazione di Sabrina Consolini
https://www.facebook.com/
Sede organizzativa
Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma
+39 06 21128870
Ideazione e organizzazione
Kou Associazione no-profit per la promozione della arti visive
Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma
Stop!, prodotto da Massimiliano Bruno e interpretato da Anna Ferzetti, al Corto Film Festival Città di Palermo
Stop!, cortometraggio diretto dall’esordiente Salvatore Fazio e co-prodotto da Alfonso Maria Chiarenza e Massimiliano Bruno, Stop! è stato selezionato al Corto Film Festival Città di Palermo.
Stop! è ambientato nel 2050 su un pianeta Terra ridotto allo stremo dal surriscaldamento globale e in cui, mentre una ragazza si trova a dover affrontare il proprio passato, una donna, a quanto pare, può rappresentare la salvezza. Possono essere la stessa persona? Il mondo si salverà?
Stop! racconta un futuro distopico, una società in cui il surriscaldamento globale sta arrivando al punto di non ritorno. Si può quindi parlare di un’opera fanta-ecologica, di un corto che mira a far riflettere gli spettatori su un tema molto attuale, ma che viene ancora sottovalutato, e su come l’avvenire del nostro pianeta possa essere strettamente intrecciato alla nostre vicende personali.
Accanto alla protagonista Anna Ferzetti, recentemente vista al fianco di Marco Giallini in Domani è un altro giorno e nella serie televisiva Rocco Schiavone, il cast di Stop! include Andrea Venditti, Giancarlo Porcari, Chiara Tron, Marco Landola, Federico Maria Galante, Silvia Maria Vitale, David Marzullo, Andrea Galasso e Daniele Blando.
Firmano la sceneggiatura di Stop!, distribuito da Prem1ere Film, Bruno stesso insieme al regista, mentre la colonna sonora è a cura di Micki Piperno.
Luca Lucchesi regista di "A Black Jesus" girato a Siculiana "luogo magico che parla a tutti noi". L'intervista di Fattitaliani
Il progetto è nato dal desiderio di raccontare il paese di mio padre, Siculiana. Nel 2017, quando mio padre è morto, fu naturale per me mettermi in viaggio da Berlino, dove vivo da 12 anni, e ritornare alle origini.
A Siculiana ho trovato come una bolla, una comunità sospesa. E dentro questa bolla si riuscivano a intravedere tutti i problemi e le sfide dell’Europa di oggi. È stato sorprendente: più mi allontanavo dal centro d’Europa, più erano densi i temi europei.
La figura del crocifisso nero è subito diventata centrale nel film. Un simbolo enorme, attorno al quale si sviluppa la trama del film. O per meglio dire, visto che si tratta di un film documentario, attorno al quale la vita di questa comunità tutta si svolge.
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Luca Lucchesi |
I Siculianesi come vi hanno aderito e partecipato? Hai notato man mano se durante le riprese hanno cambiato atteggiamento verso la realizzazione del film?
Devo ringraziare innanzitutto due amministratori siculianesi, nonché cari amici, Enzo Zambito e Salvatore Guarragi. Sono stati due compagni fondamentali di questo viaggio.
Ringrazio anche il Sindaco di Siculiana (di allora, ndr), Leonardo Lauricella Grazie alla loro fiducia incondizionata sono riuscito a creare un rapporto con la comunità che ha agevolato molto il mio lavoro. I Siculianesi mi hanno accolto e hanno capito sin da subito quale era la mia intenzione. Penso sopratutto ai miei protagonisti, compresi gli alunni della scuola media, che hanno accettato senza alcun timore e orgogliosi di dare così un contributo fondamentale alla narrazione del loro paese.
Io credo che il paese di Siculiana, grazie a questo film, riuscirà ad affrancarsi da anni e anni di retorica e paura, specie sul tema della migrazione e dell’accoglienza. Avrà modo di guardarsi da un punto di vista nuovo. Lo spero davvero.
Qualcuno ha ammesso che è più facile amare una statua nera piuttosto che una persona di colore?
Chi guarda Gesù, vede spesso solo se stesso. Ma il volto del Cristo non è uno specchio su di noi, secondo me. È una finestra. Una finestra sull’altro. Arrivare a capire questo è un processo lungo, lunghissimo. E un film non basta. Ma la discussione in paese è cominciata. Il dialogo è partito.
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Luca Lucchesi |
Il centro di accoglienza di Villa Sikania è stato al centro di polemiche e di problemi. Gli ospiti come hanno accolto la tua iniziativa?
Devo a ciascuno di loro tantissimo. Mi hanno insegnato a non avere paura. Mi hanno preso per mano e mostrato la loro vita. Hanno fatto con me quello che non sono mai riusciti a fare con gli abitanti di Siculiana. Dialogare, scambiare opinioni, giocare alla pari. La mia presenza per molti di loro è stata un catalizzatore per finalmente aprirsi alla comunità di Siculiana e cercare un contatto.
E come hai scelto il protagonista?
È stato lui a scegliere me. L’ho conosciuto sotto la vara del Crocifisso, durante la processione del 3 maggio 2018, all’angolo di via Roma con via Canale, la via dove è nato e cresciuto mio padre.
Edward era arrivato solo da qualche settimana dalla Libia. Una storia davvero drammatica la sua. Fissava il Cristo nero e non riusciva a credere ai suoi occhi. Si è avvicinato alla troupe e ci ha chiesto: “Veramente in Europa Gesù è nero?”. È cominciato tutto così. Un miracolo del SS Crocifisso, direi.
Tu siculianese, emigrato in Germania, hai potuto guardare con occhi diversi il tuo paese di origine? hai provato cosa: nostalgia, stupore, frustrazione…?
Nostalgia, stupore, frustrazione. Ma soprattutto voglia di fare qualcosa. Di investire qualcosa di mio. Di contribuire ad un cambiamento positivo. Chi lo sa, magari davvero ci sono riuscito.
Come accade che un film così particolare su un luogo specifico d'Europa possa destare tanto interesse ed essere finanziato dalla televisione pubblica tedesca?
Il tema della migrazione, la deriva populista in Europa, i valori cristiani vissuti in maniera ipocrita… Tutti questi sono temi con cui il pubblico tedesco da tempo si confronta. Inoltre Siculiana nel film non è mai un luogo specifico, ma è un paese universale. Un luogo magico che ha il potere di parlare a tutti noi.
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Luca Lucchesi |
Che cosa ti fa provare il fatto che sia prodotto da Wim Wenders?
Essere prodotti dalla stessa casa di produzione de “Il Cielo Sopra Berlino” o di “Pina” è motivo di grande orgoglio. Ma anche di grande responsabilità! Wim è stato al mio fianco passo dopo passo nella lavorazione del film, dandomi dei consigli fondamentali. Il film sta avendo un grande successo nei festival. È una grande gioia. E che gioia sarà, pandemia permettendo, poter portare Wim ancora una volta con me a Siculiana per la premiere in paese del film!
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Luca Lucchesi |
C'è una scena, un passaggio, una frase, un dialogo che rappresenta e riassume in pieno "A Black Jesus”?
Non saprei scegliere una scena in particolare. Il film è un vero e proprio ritratto caleidoscopio, dove ogni elemento ha senso solo in relazione al mosaico narrativo nel suo insieme. E questo penso sia anche il mio modo di vedere le cose. Un paese, una comunità è sana solo se si va avanti tutti insieme, uniti. Giovanni Zambito.
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Paolo Indelicato |
Le foto: scene del docu-film