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Documentario Kinderblock-L’ultimo inganno, la Shoah con gli occhi dei bambini deportati ad Auschwitz

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54 minuti di drammatico viaggio, storico e  geografico, da Napoli a Fiume, dalla Risiera di San Sabba ad Auschwtiz-Birkenau e poi ad Amburgo.
Con la sua storia, il piccolo Sergio De Simone, di soli 8 anni, è la guida che accompagna lo spettatore attraverso l’inferno della tragedia dei bambini di Auschwitz. I pochi superstiti, oggi adulti, e tra loro le cugine di Sergio, Andra e Tatiana Bucci, raccontano le atrocità dei campi di sterminio, l’orrore della sperimentazione medica sui bambini da parte del dottor Josef Mengele, soprannominato l’Angelo della Morte, medico e criminale di guerra. 
La selezione di Mengele partiva dai gemelli
Il piccolo Sergio, di madre ebrea e padre cattolico, viene preso una mattina del '44 a Fiume e condotto ad Auschwitz con la mamma e la famiglia della nonna materna. All'arrivo del treno blindato, è lo stesso Mengele a selezionare lui e le cugine, scambiati per gemelli. Solo Sergio però diviene, unico italiano tra venti altri bambini selezionati, una cavia umana per esperimenti condotti  nel campo di concentramento di Neuengamme, presso Amburgo, dove i piccoli vengono portati ingannati dalla falsa promessa di ritrovare le loro mamme. Nessuno di loro sopravvive, tutti trucidati, con gli alleati alle porte, nella sede distaccata di BullenhuseDamm. Il piccolo Sergio, nel documentario, rivive nel racconto delle sorelle Bucci, anche loro di madre ebrea e di padre cattolico, e in quello del fratello, Mario, nato dopo la fine della guerra, quando la mamma, sopravvissuta ad Auschwitz, torna a casa, a Napoli.
Le sorelle Andra e Tatiana Bucci
In quei luoghi si sente ancora la presenza dei bambini
“Il fil rouge è la presenza di Sergio che non è una presenza, perché non è mai tornato dalla guerra”, racconta Ruggero Gabbai, regista del film che ha visto come autore lo storico Marcello Pezzetti, uno tra i massimi studiosi italiani della Shoah. Entrare in quei luoghi a girare, racconta Gabbai “è stato tremendo perché si sente ancora lo spirito di questi bambini che hanno sofferto così tanto”. 
Il regista Ruggero Gabbai e l'autore Marcello Pezzetti

Francesca Sabatinelli, Vatican News, 26 gennaio 2020.

Dream SPAce a Casa Sanremo, un luogo dedicato al relax e al benessere

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Firmata la prestigiosa partnership con Rai e Rai Pubblicità, annunciata la scorsa settimana, Casa Sanremo presenta un’altra novità per questa tredicesima edizione.
Per la prima volta nella storia del Festival di Sanremo, in occasione della 70ma edizione, sarà realizzata una Temporary SPA, la Dream SPAce, un luogo dedicato al relax e al benessere. Sin dalla prima edizione, il Consorzio Gruppo Eventi ha realizzato un’area deputata all’evasione e alla tranquillità in cui gli ospiti potessero dedicarsi un po’ di tempo lontano dal caos, in zone di grande valore esperienziale.
L’edizione 2020 vede amplificarsi l’idea: nasce la Dream SPAce. Uno spazio, situato al secondo livello del Palafiori, nel quale si potrà ritrovare l’armonia interiore, lontani dal caos e dal frastuono esterno, grazie innanzitutto al trattamento olistico che fonde 8 delle migliori tecniche di massaggio nel Dream Massage, il cui ideatore è proprio il responsabile dell’area, lo SPA Manager Stefano Serra, che guiderà 20 operatori selezionati tra centinaia di candidati, che rappresentano l’eccellenza italiana del settore. Ogni giorno, dalle 10 alle 24, gli ospiti potranno sottoporsi alle differenti tipologie di massaggio con una durata variabile tra i 15 e i 40 minuti. All'interno della “zona umida”, Aquaspecial – azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di centri benessere – ha costruito un'area benessere con un bagno turco, una sauna ed una vasca idromassaggio. Nell’area relax, dove primeggia una poltrona scultura Aquaspecial design a firma dell’architetto Simone Micheli, sono posizionate alcune chaise longue. Chiudono il percorso, come nelle migliori spa, le aree dedicate a trucco e parrucco con gli acconciatori Wella e le make up artist Smashbox. Non mancheranno le consulenze specialistiche a cura della dottoressa Adele Sparavigna, Specialista in Dermatologia e Venereologia che indicherà le soluzioni più corrette alla risoluzione di patologie dermatologiche, che si acuiscono proprio nei momenti di stress o più semplicemente per suggerire come esaltare la propria ”bellezza”. Nello spazio allestito a cura di Etik saranno protagoniste l’estetica e la tecnologia, grazie a macchinari innovativi e prodotti cosmetici all’avanguardia, a cui gli ospiti potranno sottoporsi gratuitamente. Durante l’evento, Etik, particolarmente sensibile ai progetti di responsabilità sociale, realizzerà anche una mostra fotografica nel percorso che conduce al teatro Ivan Graziani, aperta al pubblico, che avrà l’obiettivo di indurre le persone ad una riflessione sull’estetica oncologica. Dopo ogni trattamento, sarà la linea Decottopia di Tisanoreica a contribuire ulteriormente al benessere del corpo. Ma la vera protagonista sarà la voce e Gianluca Mech propone un’offerta di prodotti ideale per artisti, speaker, giornalisti e per tutti colori che in quei giorni impiegano in modo eccessivo le loro corde vocali. Martedì 4 febbraio, alle 15, nel Teatro Ivan Graziani, sarà protagonista con Roberta Capua del workshop “I segreti delle piante per una voce sempre giovane”, con la partecipazione del dottore Marco De Vincentiis, Specialista in Otorinolaringoiatra e Audiologia.
Aquaspecial, main partner dell’area, mercoledì 5 febbraio 2020, alle 16, terrà un work-shop dal titolo “Wellness Re-Evolution. Soluzioni di nuova generazione per gli spazi wellness” nel Teatro Ivan Graziani. Aquaspecial presenterà, in anteprima assoluta, Relax Code elementi speciali bagno turco, sauna e docce, free standing e Hubiquo, il modulo Outdoor SPA adatto ad ogni condizione climatica, che il pubblico potrà visitare sulla terrazza del Palafiori. Samudra Wellness, infine, con la sua linea completa di prodotti cosmetici naturali si prenderà cura in maniera armonica di corpo e mente. Anche quest’anno potremo riconoscere l’eleganza nelle divise del personale, disegnata e realizzate da ENDI.

Appena concluso il Kaos Festival a Sambuca di Sicilia, una manifestazione che cresce e contamina di cultura il territorio

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Il Kaosè aumentato. Il Kaos è cresciuto. In numero di spettatori, in qualità di incontri, in prestigio di ospiti.

L’ultima edizione appena conclusa, ha animato Sambuca di Sicilia, già borgo dei borghi 2016, in tre giorni (24, 25 e 26 gennaio 2020) densi di cultura, saperi, dove sul palco si sono avvicendate persone più che personaggi, con storie differenti, per etnie, provenienze, conoscenze, iter formativi. Persone che “fanno la Sicilia” in senso identitario, come Roberto Lagalla, Mareme Cisse, le sorelle Napoli, Roberto Lipari, Nadia Terranova, Clelia Lombardo, Lorenzo Reina, Davide Faraone, Pasquale Scimeca, Felice Cavallaro, Valeria Li Vigni, e molti altri. Ognuno differente, con un suo vissuto, una sua esperienza di vita, comunque da portare in dono.
“La Sicilia è un continente" questa breve frase pronunciata da Peppe Zambito (le isole del mediterraneo vennero definite da Fernand Braudel come dei "continenti in miniatura"), racchiude il racconto di tre giorni intensi vissuti a palazzo Panitteri di Sambuca di Sicilia.
Il Kaos festival è una manifestazione inusuale, è itinerante, si sposta. Edizione dopo edizione viene ospitata da un Comune diverso. Grazie all’appoggio morale, umano e logistico di un gruppo di Kaotici, che lavorano per passione, ormai da dieci anni.
“La formula funziona, è una vera contaminazione - spiega il direttore artistico Peppe Zambito - quello che ci muove è la condivisione, oltre i social, noi usciamo fuori, andiamo nei luoghi veri, in borghi, come questo, che è noto, ma immaginiamo l’impatto in paesi misconosciuti della provincia agrigentina, che in quei giorni di allestimento vengono fotografati, visti. È importante essere visti ed essere riconosciuti come luoghi capaci di contenere cultura, tradizione, storia. Significa molto, per noi visitatori e per gli abitanti, è un riscoprirsi a vicenda”.
Non sono solo le persone a voler essere riconosciute, ma anche i posti, a necessitare di una rilettura, di un nuovo sguardo.
La giuria dell'edizione 2020 di Kaos ha decretato il vincitore per la sezione narrativa, Michele Barbera con il romanzo Nessuno deve tacere, Aulino editore (pagg. 304, €15.00) premiato dal presidente di giuria Salvatore Ferlita.
I tre giorni si sono svelati, in un ritmo sostenuto, pieno di emozioni e piccole scoperte. Il ricordo di Antonella Maggio e Francesco Settecasi, il racconto emozionante dei pescatori Giarratano di Sciacca. La testimonianza di Mareme Cisse e la freschezza di Roberto Lipari.
Un alternarsi di riflessioni profonde e momenti esilaranti, dove la letteratura fa la parte del leone e i libri mostrano tutta la loro potenza “perché fare storie , raccontare, è nel nostro dna”. Tanto che la scrittrice Nadia Terranova ha dichiarato “tornerò qui ogni anno”.
Il premio consegnato agli ospiti è un piatto interamente lavorato a mano, creato dall’artista Rosalba Costa.
Il Kaos è uscito anche da Palazzo Panitteri, ha mostrato il volto assolato del quartiere saraceno, con una scorribanda mattutina, sulle note di Piera Lo Leggio e il violinista Giuseppe Perrotta, con artisti affacciati dai balconi sui vicoli, con uno sciame di curiosi a seguirli.
Ai momenti artistici sottolineati dagli straordinari musicisti guidati da Ezio Noto, o quelli teatrali, di Raimondo Moncada e di Lucia Nicuzza Alessi, si sono alternati incontri culturali, come quello a cura di Francesco Pira, sulla comunicazione politica, o il ricordo di Sebastiano Tusa, rivisto negli occhi della moglie Valeria Li Vigni, o gli incotri con il pubblico con Felice Cavallaro, Franco Nuccio, Salvatore Ferlita, Licia Cardillo Di Prima.
Conclude Peppe Zambito “Una edizione straordinaria, un risultato frutto di un grande lavoro di squadra. Una storia di amicizia che si consolida e cresce. Un ringraziamento speciale al Sindaco di Sambuca di Sicilia Leonardo Ciaccio, l’Ass. alla cultura Giuseppe Cacioppo, che hanno creduto nella forza del Kaos, agli editori e naturalmente ai kaotici rappresentati dalla presidente Angela Indelicato”.

Libri, "Pietre" il giallo psicologico di Giusy Maresca. La recensione

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“Pietre” della sorrentina Giusy Marescaè un giallo psicologico che avvince il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Lo scavo sui singoli personaggi da parte dell’autrice è condotto in maniera perfetta a partire dalle loro abitudini di vita per passare poi alle reazioni che hanno nei confronti degli eventi a maggiore impatto emotivo. Al riguardo, la contrapposizione dell’ispettore Franzoni e del commissario Antonio Russo, personalità antitetiche conferisce brio alla narrazione. Nell’insieme tutti i personaggi, anche quelli secondari, vengono tratteggiati in maniera efficace. Lo stile è scorrevole; la proprietà di linguaggio notevole. La descrizione delle scene del delitto intorno al quale ruotano le indagini è particolareggiata e d’effetto. Giusy Maresca per questo suo impeccabile romanzo d’esordio sceglie i luoghi della sua amata regione, la Campania: il Golfo di Napoli e la grotta dello Scalandrone, dove viene ritrovato il cadavere di una giovane donna, Gaia, sottoposta alla spietata tortura della goccia cinese. “Pietre”, essendo un romanzo a valenza psicologica, fa ricorso a oggetti o condizioni di natura simbolica: le pietre, appunto, ma anche la mela, l’obesità, la paralisi, di cui il lettore, procedendo nella lettura, scoprirà il significato. Oltre a essere un giallo psicologico, è un romanzo di denuncia sociale: parla di violenza maschile perpetrata ai danni di donne, diverse per età, provenienza geografica e ceto. Sia fisica che subdolamente psicologica, è spesso consumata fra le pareti domestiche e ha effetti devastanti sulla psiche e sul corpo fino a provocare, nei casi più tragici, perfino la morte. Gaia, la ragazza uccisa, protagonista del caso che vede impegnati, nella ricerca del colpevole, Franzoni e Russo, viene ritrovata con il cranio traforato, “regina senza scettro” assisa su un trono di ferro. Non è casuale che l’assassino abbia scelto di aprire il cranio alla povera vittima, come a volersi impossessarsi della sua mente, dei suoi pensieri, della sua capacità decisionale. Un libro che fa riflettere, un giallo che si spinge nei meandri più oscuri della mente umana scandagliandoli magistralmente.
 DAISY RAISI

Settimana della Moda: grande successo alla 23^ edizione del World Of Fashion a Palazzo Brancaccio

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Nella magnifica cornice di Palazzo Brancaccio si è svolta la 23^ edizione del WORLD Of FASHION. Crocevia di un incontro, ideato e diretto da Nino Graziano Luca.

Oltre 600 ospiti hanno potuto apprezzare le magnifiche creazioni realizzate da importanti stilisti provenienti da varie aree del mondo: l’olandese Addy van den Krommenacker, che ha vestito personaggi del calibro di Julia Roberts e Laura Pausini, ha portato la nuova collezione celebrando i suoi vent’anni da fashion designer. I suoi abiti eleganti realizzati  in colori pastello, argento, dorato e nero con pailettes, piume, pizzo, ricami, adornano una collezione da red carpet;  da Parigi è arrivato Nabil Younes, che ha portato la sua collezione “Love On Top” l’amore prima di tutto. Abiti da gran sera, da diva parisienne puntando sempre ai dettagli e ai tessuti pregiati con tagli moderni e sofisticati; per la sesta volta è tornata al World Of Fashion Azzurra di Lorenzo con la collezione “Hanami” che rievoca i concetti della fragilità della vita e della riflessione sulla transitorietà delle cose. Un tripudio di colori pastello, misti anche al nero e al grigio polvere. Abiti preziosi di alta sartoria, molto luminosi e ricchi di dettagli floerali. Testimonial della sua collezione è stata l’attrice Patrizia Pellegrino; Cerroneè presente nel panorama della moda e del lusso da oltre 25 anni. La collezione presentata ha visto abiti in organza, top in pizzo, tute di velluto arricchiti da preziosi cappotti, bolerini e giacche dal panna all’argento, dal prugna al rosso ed al nero; l’iraniana Neda Mokhtari ha realizzato una collezione con tessuti che giungono direttamente dall’Iran, scelta dovuta per l’alta qualità dei tessuti e alla particolarità delle fantasie. Questa collezione trae ispirazione dall’arte e della cultura medio orientale, a cui sono sommati elementi minimal chip tipici della moda occidentale, con dettagli puliti, semplici e luminosi ma con grande attenzione alle rifiniture, curate nei minimi dettagli Testimonial della sua collezione è stata Sara Manfuso Presidente di #IOCOSÌ che si spende per il sociale quotidianamente. L’abito da lei indossato è un tributo alla natura fatto di rose e ricami che inneggiano alla bellezza ; dal Mali il Progetto Sociale Pinda for Griot ha portato la collezione “Joker” dedicato alle donne libere che lottano per liberare se stesse e tutti coloro che sono vittime di prevaricazioni o di malattie che possono cambiarti la vita. Pinda, la fashion designer che ha firmato questa collezione è, infatti, affetta da Sclerosi multipla ed ha realizzato una collezione giocosa, quasi clownesca, di chi si batte per un altro mondo possibile. Gli abiti presentati sono tutti realizzati in cotone naturale, il basin, che rispondono all’idea che il nuovo decennio appena apertosi sarà all’insegna della sostenibilità e del protagonismo femminile.

Nel corso dell’evento, come sempre, sono stati consegnati i WORLD of FASHION AWARD agli stilisti partecipanti ed agli Enti e personalità impegnati nella promozione della moda, dell’arte e dei progetti etici. I premi come sempre sono realizzati dal Maestro Orafo del Festival di Sanremo Michele Affidato. Tra i premiati: il giornalista Francesco Vecchi, conduttore di Mattino 5 su Canale 5, che ha realizzato il libro “La Vera storia del lupo cattivo” in collaborazione con La Fabbrica del Sorriso, Onlus di Mediaset, che dà i proventi totalmente al Parco del Mulino, una cooperativa di Livorno che si occupa di ragazzi Down. A Consegnargli il premio è stata l’ex Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini.

Il World Of Fashion Award è stato consegnato anche allo stilista Nino Lettieri, per le sue realizzazioni eleganti e raffinate con le quali riceve continui consensi a livello internazionale per i meravigliosi abiti. Lettieri è un grande specialista di femminilità ed eleganza ed è maestro del buon gusto.

Il World of Fashion resta sempre uno degli eventi più attesi della Capitale. Personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, ambasciatori, giornalisti, buyer, imprenditori ed esponenti della nobiltà per una passerella d’eccezione che fa della moda un catalizzatore di costumi, usanze, tradizioni e ideali.

Tra gli ospiti presenti: : l’ex Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, Stefania Orlando, Patrizia Pellegrino, Sara Manfuso, Jennifer Mischiati, Daria Baykalova, Vincenzo Vivenzio, Azzurra Lucibelli, Irma Capece Minutolo, Sante Orrico, Biancamaria Caringi Lucibelli, Laura Comi, Cinzia Malvini, Sandro Pappalardo, Dimitri Volovnikiv, Salvatore Schirmo, Giuseppe Tripodi, Antonino Lazzarino di Lorenzo, Irma Capece Minutolo, Paolo Ianni, Morena Gentile.

«Il World of Fashion – ha commentato Nino Graziano Luca - lancia un messaggio di speranza: il dialogo tra le culture è possibile se si usano linguaggi della moda e più in generale delle arti». Una filosofia confermata dal backstage alla scena. Dalla perfetta interazione tra gli stilisti all’atmosfera in platea.

Si ringraziano: Andrea Azzarone di Palazzo Brancaccio, Habib Mestiri, Mariella Valdiserri, Neelima Agrawal, Maria Pia Pizzolante, Vittorio Davoli, Amaro Kaciuto, Bergotto, Barbara Gullà.

TUTTE LE MASCHERE DI NINA scritto e diretto da Noemi Parroni e Rodolfo Mantovani al Teatro Le Maschere

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TUTTE LE MASCHERE DI NINA, scritto e diretto da Noemi Parroni e Rodolfo Mantovani, sarà in scena al Teatro Le Maschere domenica 9, 16, 23 con doppia replica alle ore 16.00 e 18.00. Protagonisti: (in o.a.) Manuel Fiorentini, Rodolfo Mantovani, Noemi Parroni. Costumi di Carla Marchini e scene di Giuseppe Convertini. 

Carnevale è alle porte. Nina, la protagonista della nostra storia, ha ricevuto l’invito per partecipare ad un ballo in maschera. Non sapendo cosa indossare, si ritrova in una vecchia e polverosa costumeria dove gli abiti appesi alle grucce piano piano si animano e prendono vita presentandosi alla piccola visitatrice nella speranza di essere scelti. Davanti a lei prende vita un mondo colorato, fatto di personaggi dai nomi e modi bizzarri: Arlecchino, Colombina, Brighella ed altri ancora. Sono le Maschere della Commedia dell’Arte!
Sono loro, ognuna con le proprie caratteristiche, ad offrire a Nina una prova-costumi davvero eccezionale che le dà accesso ad una nuova strada fatta di fantasia e creatività di cui non potrà più fare a meno.

Teatro Le Maschere 
Domenica 9 – 16 – 23 Febbraio ore 16.00 e ore 18.00
TUTTE LE MASCHERE DI NINA
Scritto e diretto da Noemi Parroni e Rodolfo Mantovani
Con (in o. a.) Manuel Fiorentini, Rodolfo Mantovani, Noemi Parroni
Costumi: Carla Marchini
Scene: Giuseppe Convertini
Musiche: Marco Terranera
Luci: RobertoPietrangeli                                                                                         Assistente costumi: Amedeo D’Amicis
Prod. Teatro Le Maschere – Nuovo Allestimento

Teatro Le Maschere
Via Aurelio Saliceti, 1/3, 00153 Roma RM
Telefono: 06 5833 0817
scuole@teatrolemaschere.it
www.teatrolemaschere.it

Spettacoli Della Domenica
La domenica spettacoli alle ore 16.00 e alle ore 18.00
Biglietto acquistato al botteghino Ingresso € 15,00
Biglietto ridotto acquistato online sul sito www.teatrolemaschere.it Ingresso € 8,00
Biglietto d’ingresso scuola € 8,00 
biglietto gratuito per gli insegnanti (1 ogni 10 studenti)

ABBONAMENTI STAGIONE TEATRALE 2019/2020
È aperta la Campagna Abbonamenti 2019/2020! Abbonarsi conviene!
È possibile abbonarsi a tre spettacoli con € 22,00 e a sei spettacoli con € 40,00, risparmiando sul costo del singolo biglietto!
Gli abbonamenti del Teatro Le Maschere possono essere acquistati direttamente in teatro dal lunedì̀ al venerdì̀ dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00.
Il sabato dalle 11.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00.
Online sempre! All’indirizzo www.teatrolemaschere.it
Scegliete gli spettacoli che più vi piacciono consultando il programma della rassegna Fiabe e Biscottini e con il vostro abbonamento potrete prenotare il biglietto telefonicamente, con comodità! 
Il calendario può subire variazioni.
Vi invitiamo a verificare date e orari disponibili sul sito, nella sezione Biglietti.

Riduzioni per lettori di MEDIA&SIPARIO, CULTURAMENTE, QUARTA PARETE, IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO

Segnalibro, Mario Pacelli a Fattitaliani: Craxi,un uomo che ebbe grandi intuizioni e fece gravi errori politici. L'intervista

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Uscito il 16 gennaio, "Ad Hammamet" di Mario Pacelli racconta, a vent’anni dalla morte di Bettino Craxi, una storia del leader socialista attraverso documenti e testimonianze inedite "per offrire una ricostruzione storica più aderente ai fatti... pur nella consapevolezza che esistono ancora molte verità conclamate ma non ancora dimostrate.”. L'autore è ospite della rubrica "Segnalibro". L'intervista di Fattitaliani.



Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
“L’arte del non governo” di Pietro Craveri, che è una storia molto ricca della vita politica italiana fino agli anni più recenti e “Le verità nascoste” di Paolo Mieli, un libro spesso sorprendente a proposito di alcune storie date per verità storiche e che non lo sono.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
“L’imperio” di Federico Di Roberto, un grande affresco della Roma politica di un secolo fa.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro? 
Possono essere la conoscenza dell’autore o l’argomento o le recensioni di persone che stimo: l’ultima cosa che guardo è la copertina.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
“Il consiglio d’Egitto” di Leonardo Sciascia.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
La narrativa che risente direttamente l’influenza di quella anglosassone.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente? 
La saggistica seria e seriamente documentata: non credo corretto fare esempi di quella che non lo è.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere? 
Se non fosse provocatorio direi “Le avventure di Pinocchio”.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere? 
Ancora Pinocchio: come ha scritto Beniamino Placido molti anni fa Pinocchio è ciascuno di noi, così come è stato quel Collodi che più di un secolo fa scrisse il libro.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare? 
“Il segreto di Piazza Fontana”: non si può oscillare tra verità e ipotesi di verità.
Quale edizione di un libro l'ha soddisfatta?
Forse “L’asino d’oro” nella edizione che quando ero bambino la UTET pubblicò ne “La scala d’oro”.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
Il Capitano Achab e la balena bianca: nel loro antagonismo c’è l’universo dell’uomo.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?  
Leonardo Sciascia, Alberto Moravia ed Elsa Morante: preferisco sempre l’originale alle imitazioni.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 
Non abbandono mai un libro prima della fine per rispetto della fatica di chi l’ha scritto, anche se penso che avrebbe potuto utilizzare meglio il suo tempo. 
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia? 
Francis Scott Fitzgerald, l’autore de “Il Grande Gatsby”, il romanzo del dramma di una generazione di transizione.
Che cosa c'è di Mario Pacelli in "Ad Hammamet"?
Molti ricordi, qualche riflessione, alcuni tentativi di ripristinare la verità storica. 
In "Ad Hammamet" c'è un passaggio, una parte che lo potrebbe riassumere nella sua essenza?
Le pagine in cui parlo di Craxi che gioca con i nipotini.
Andrà a vedere il film con Favino?
L’ho visto: due ore di immagini per un regolamento di conti.
Quali delle definizioni su Bettino Craxi le sembra calzi davvero a pennello?
Un uomo che ebbe grandi intuizioni e fece gravi errori politici. Giovanni Zambito.


Il Libro (Casa editrice: Graphofeel - Pagine: 230
Prezzo:  17,00 euro)
Qual è stato il ruolo di Bettino Craxi nella storia della Repubblica italiana?
Qual è il senso storico di vicende apparentemente non collegate tra loro come il proliferare delle tangenti e la caduta del muro di Berlino?
Mario Pacelli, a lungo funzionario della Camera dei Deputati, traccia il ritratto di un uomo complesso che nella sua vita è stato amato e odiato con la stessa intensità, partendo dalla sua elezione alla segreteria del Partito socialista italiano alla conquista della presidenza del Consiglio, fino all’inchiesta di Mani Pulite e alla morte ad Hammamet, avvalendosi di testimonianze inedite che fanno luce sugli incontri segreti con Antonio Di Pietro, sul rapporto controverso con Israele, sul ruolo dello IOR nel sistema delle tangenti e sulla rottura del monopolio della DC nelle relazioni con gli Stati Uniti.
L’autore
MARIO PACELLI è stato a lungo funzionario della Camera dei Deputati, occupandosi tra l’altro delle Commissioni bicamerali d’inchiesta e dell’Archivio storico. Docente di diritto pubblico, è autore di numerosi saggi di storia parlamentare tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Cattivi esempi (2001), Il Colle più alto con Giorgio Giovannetti (2018). Per Graphofeel ha pubblicato Cantiere Italia (2011), Dossier Andreotti (2013), Gianni Caproni (2014) e Non mi piacciono i film di Anna Magnani (2019).

Note su “La parabola dei tre anelli” di Roberto Celada Ballanti

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Il volume “La parabola dei tre anelli - Migrazioni e metamorfosi di un racconto tra Oriente e Occidente” di Roberto Celada Ballanti (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2017) ricostruisce la storia, complessa e ricca di fascino, tra Medioevo ed età moderna, della Parabola dei tre anelli, novella che, traendo linfa dalle religioni del Libro - Ebraismo, Cristianesimo, Islam -, schiude in esse un elemento di perturbante problematicità.
Si tratta della “lacuna” segnata dall’anello autentico confuso tra copie fatte forgiare da un buon padre - così nella versione del Decameron di Boccaccio - per non mortificare nessuno dei tre figli, ugualmente amati, il cui esito è l’indistinguibilità del gioiello originale, il dubbio su chi lo possegga e sul luogo in cui rinvenirlo. È il “vuoto” che, sospendendo la pretesa di un’origine esclusiva, ricorda alle religioni la vanità di ogni chiusura e intolleranza.

Tale è l’eredità più profonda trasmessa da quella favola, di cui pur sono note anche formulazioni medievali “apologetiche”. Dalla più antica redazione conosciuta, la parabola della perla caduta nella notte, contenuta in un dialogo tra Timoteo I e al-Mahdī nella Baghdad del secolo VIII, alla terza novella della prima giornata del Decameron, fino al dramma teatrale illuminista Nathan il Saggio di Lessing, il racconto, migrando, tra Oriente e Occidente, trasformandosi, varcando confini identitari, ridisegnando mappe geopolitiche, resta un riferimento essenziale per il dialogo tra le religioni. Ponendosi nella zona indefinita tra narrazione e speculazione, esso indica una via che ancora attende di essere percorsa fino in fondo. 

Il volume dedica un primo capitolo alla versione più classica della novella, che si trova nel Decamerondi Boccaccio (terza novella della prima giornata) e, attraverso questa fonte, giunge a Lessing e al dramma teatrale illuminista Nathan il saggio (1779). Si tratta, com’è noto, di un racconto che narra la storia di un padre di tre figli (i tre monoteismi), il quale conia due copie di un anello al fine di non privilegiare nessuno di loro. I figli, alla morte del padre, si trovano nell’impossibilità di sapere quale dei tre sia l’anello autentico, che pure c’è ed è uno dei tre. Così, impossibile risulta sapere sul piano storico quale delle tre religioni sia quella vera. La verità, così, è dovunque, è universale.

La parabola degli anelli ha una storia complessa, per le sue origini quasi certamente orientali, legate alla Persia e alla cultura islamica, che si trapiantano in Occidente intorno al XII-XIII secolo attraverso la porta d’ingresso della Spagna islamica, finendo per contaminare la cultura ebraica e cristiana, come le numerose redazioni tra il 1100 e la metà del 1200 attestano. L’intenzione dell’autore è stata di ricostruire la storia della novella, mostrando quanto essa, nelle migrazioni e trasformazioni che subisce, appartenga a tutte le religioni del Libro, quasi a rappresentarne un ponte di riconoscimento e di traducibilità. Se ne conoscono, infatti, versioni islamiche, ebraiche e cristiane.

Prese, dunque, le mosse da un capitolo su Boccaccio, in cui viene svolta un’analisi della terza novella della prima giornata nell’orizzonte complessivo del Decameron, sostando sull’incipit dedicato alla peste e sulle prime tre novelle “teologiche”, segue un secondo capitolo che ricostruisce la storia del racconto e delle sue metamorfosi tra Oriente e Occidente, passando da Baghdad, dalla Spagna andalusa, dalla Francia, dall’Italia. Infine, il terzo capitolo è dedicato a Lessing e all’analisi di Nathan il saggio(1779), al centro del quale si trova la parabola degli anelli e una sua rivisitazione, arricchita di risonanze e implicazioni moderne.

H. H.
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Roberto Celada Ballantiè professore ordinario di Filosofia della religione e di Filosofia del dialogo interreligioso presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia (DAFIST) dell’Università di Genova. Tra i suoi lavori: Libertà e mistero dell’essere. Saggio su Gabriel Marcel, Genova 1991; Fede filosofica e libertà religiosa. Karl Jaspers nel pensiero religioso liberale, Brescia 1998; Esistenza e destinazione etica. Studi sul pensiero contemporaneo, Alessandria 2001; Erudizione e teodicea. Saggio sulla concezione della storia di G.W. Leibniz, Napoli 2004; Pensiero religioso liberale. Lineamenti, figure, prospettive, Brescia 2009; Filosofia e religione. Studi su Karl Jaspers, Firenze 2012; Religione, storia, libertà. Studi di filosofia della religione, Napoli 2014; La parabola dei tre anelli. Migrazioni e metamorfosi di un racconto tra Oriente e Occidente, Roma 2017. È traduttore e curatore di opere di Leibniz, Marcel, Jaspers, K. Barth, B. Constant.


MARIO CASTELNUOVO ospite della rassegna musicale “Lazise - Canzoni D’Autore” edizione 2020

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Domenica 2 Febbraio nuovo appuntamento con “Lazise - Canzoni D’Autore” in programma fino al 22 Marzo presso la Dogana Veneta (Piazzetta A. Partenio,13).
Dopo il concerto di Massimo Luca e Francesco Baccini, protagonista della rassegna sarà Mario Castelnuovo, che presenterà "Guardalalunanina",  uno speciale cofanetto che contiene 2 CD + un libro, uscito il 18 ottobre 2019.

Il libro contiene una inedita raccolta di fotografie, disegni, appunti e racconti. I 2 CD, invece, sono un’attenta selezione che raccoglie il meglio della produzione artistica del cantautore romano. Il primo disco, idealmente intitolato “LIVE TRIO”, è la somma di registrazioni effettuate durante i concerti tenuti negli anni e perfezionate in studio con gli immancabili musicisti che da tempo lo accompagnano nei concerti: Giovanni Famulari (Violoncello, Pianoforte e Voce) e Stefano Zaccagnini (Chitarra Classica, Mando Chitarra, Cori). Il secondo disco, nominato “NUDO SOLO”, è invece la restituzione al pubblico delle canzoni nella versione primitiva e originaria, ossia chitarra e voce, registrate in presa diretta da Mario. GUARDALALUNANINA è la canzone inedita che impreziosisce questo nuovo lavoro discografico, assieme a STELLA DEL NORD e AIDA, omaggio agli amici GORAN KUZMINAC e RINO GAETANO.

La rassegna, realizzata grazie al contributo del Comune di Lazise attraverso l’Assessore alle Manifestazioni Elena Buio, e organizzata da Azzurra Music, non è solo “musica” ma anche “solidarietà”. Durante ogni concerto sarà presente un’associazione benefica del territorio, che informerà sul proprio operato e raccoglierà fondi per la propria causa.

Il concerto di Mario Castelnuovo avrà inizio alle ore 17.30 e verrà interamente registrato in audio e video per ricavarne un DVD live, il primo mai realizzato dall’artista.
L’ingresso è gratuito con offerta libera a sostegno dell’Associazione Pietro Casagrande Onlus.
L'obiettivo principale dell'associazione è quello di raccogliere fondi da destinare alla ricerca scientifica nell'ambito delle malattie oncologiche anche rare. Oppure per l’acquisto di strumenti, ausili e apparecchiature per i reparti oncologici. (www.pietrocasagrande.org)

Prossimi appuntamenti con le domeniche ad ingresso libero dedicate ai protagonisti della canzone d’autore: Vittorio De Scalzi (16 Febbraio ore 17.30) ed Eugenio Finardi (22 Marzo ore 17.30).


rassegna patrocinata dal Comune di Lazise e organizzata da Azzurra Music







Fotografia. Jacques Henri Lartigue. L'invenzione della felicità. Dal 29 febbraio 2020 alla Casa dei Tre Oci di Venezia

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Dal 29 febbraio al 12 giugno 2020 la Casa dei Tre Oci di Venezia ospita la più ampia retrospettiva mai organizzata in Italia, dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986).

L’invenzione della felicità, curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, è organizzata da Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia, in stretta collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Ministero della Cultura francese.

La rassegna presenta 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, dei quali saranno esposte alcune pagine in fac-simile. A queste si aggiungono alcuni materiali d’archivio, libri quali il Diary of the Century (pubblicato con il titolo “Instants de ma vie” in francese), riviste dell’epoca, un diaporama con le pagine degli album, tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati ed eleganti scenari parigini. Questi documenti ripercorrono la sua intera carriera, dagli esordi dei primi anni del ‘900 fino agli anni ‘80 e ricostruiscono la storia di questo fotografo e la sua riscoperta. Il 1963 è in tale contesto un anno cruciale: John Szarkowski, da poco nominato direttore del dipartimento di fotografia del MoMa – il Museum of Modern Art di New York, espone i suoi lavori al Museo newyorkese, permettendogli di raggiungere il successo quando Lartigue è vicino ormai ai settant’anni. 

Il percorso de L’invenzione della felicità si articola intorno a questi grandi momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, a cominciare dalla rassegna del museo newyorkese, durante la quale sono presentati i suoi primi scatti precedenti la Prima Guerra Mondiale, e che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia. Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quest’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Grandi premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre che agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano.
“La ‘parte di mondo’ di Lartigue - scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo - è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio. La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”.

A seguito del successo ottenuto con la mostra al MoMa, verso la fine degli anni ‘60, Lartigue incontra Richard Avedon e Hiro, due tra i più influenti fotografi di moda di allora, che si appassionano immediatamente alla sua arte. Avedon, in particolare, gli propone presto di realizzare un lavoro che prenda la forma di un “giornale fotografico”, mostrando un po’ di più degli archivi di Lartigue. Aiutato da Bea Feitler, l’allora direttrice artistica di Harper’s Bazaar, pubblicano nel 1970 il Diary of a Century che lo consacra definitivamente tra i grandi della fotografia del XX secolo.

Tuttavia, Lartigue non è più da tempo il fotografo amatoriale di inizio secolo. Dagli anni ’40 pubblica le sue fotografie su riviste, combinando i suoi incontri mondani e le inquadrature ricercate.
Dopo l’approfondimento del periodo della sua riscoperta, le ultime sezioni si concentrano sugli anni '70 e '80, segnati dalle collaborazioni con il mondo del cinema, dove lavora come fotografo di scena per numerosi film, e della moda. L’occhio di Lartigue, tuttavia, non riuscì mai ad allontanarsi dalla vita di tutti i giorni, immortalando sempre molti dettagli curiosi e carichi d’ironia.

Un interessante focus è inoltre riservato alle memorie che Lartigue scrisse negli anni '60 e '70, quando inizia a ricomporre i suoi album nei quali aveva raccolto tutti i suoi scatti.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue Marsilio Editori, con una testimonianza di Ferdinando Scianna.

Dal 29 febbraio al 26 aprile 2020, nelle sale De Maria della Casa dei Tre Oci, si tiene la personale di Daniele Duca (Ancona, 1967), dal titolo Da Vicino, che presenta una serie di scatti di oggetti (grucce, penne, trame di tessuti, pasta, peperoni) che, privati del loro contesto, diventano delle nature morte contemporanee.

Note biografiche
Jacques Henri Lartigue nasce il 13 giugno del 1894 a Courbevoie (nella regione dell’Île-de-France) da una famiglia facoltosa, il padre Henri è un uomo d'affari appassionato di fotografia. Nel 1899 la famiglia si trasferisce a Parigi.
Nel 1902 all'età di sette anni, Lartigue riceve in regalo dal padre la sua prima macchina fotografica. La sua attività di fotografo inizia qui: scatta e sviluppa le proprie foto dapprima con l'aiuto del genitore e subito dopo da solo. Ritrae il mondo che gli sta attorno, parenti, amici e, più in generale, la quotidianità della borghesia.
A partire dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici. L'esempio più rappresentativo di queste prove è costituito dalle sovrimpressioni per creare foto di “pseudo fantasmi”. Automobili e aeroplani, ma più in generale il movimento, diverranno poi tra i soggetti preferiti da Lartigue. 
In questi anni comincia a delinearsi la filosofia che poi caratterizzerà tutta la sua vita: il culto della felicità, la ricerca di un idillio che non possa essere turbato da traumi profondi. Tale ideale, che si rispecchia a pieno con il periodo della Belle Époque, viene rappresentato dalle fotografie di serate mondane e eleganti dame a passeggio al Bois de Boulogne, che lo interessano fin da giovane.
Parallelamente in piena prima guerra mondiale, Lartigue decide di dedicarsi alla pittura. In questi anni, lavora anche come scenografo, illustratore e fotografo di scena, iniziando a frequentare personalità di spicco del mondo dell’arte e cinema.
Grazie ad Albert Plecy, influente personalità del mondo della fotografia in Francia, nel 1954 viene fondata l'associazione Gens d'Images e Lartigue ne diviene il vicepresidente. L’anno seguente Lartigue espone per la prima volta le sue fotografie alla Galerie d'Orsay, accanto ai lavori di Brassaï, Doisneau, e Man Ray.
Il suo nome comincia a circolare, ma la sua vera fortuna come autore fotografico arriva soltanto nel 1963, anno in cui il MoMA di New York gli dedica la personale The Photographs of Jacques Henri Lartigue. Il portfolio della mostra viene pubblicato sul vendutissimo numero di Life dedicato all’assassinio del presidente Kennedy, e il nome e l’opera del fotografo vengono resi noti ad un pubblico vastissimo.
Altre esposizioni e la pubblicazione di vari libri dedicati alla sua opera, fra i quali The Family Album, edito da Ami Guichard nel 1966, e Diary of a Century, ideato da Richard Avedon, ne rafforzeranno in seguito la fama, al punto che nel 1974 diventerà fotografo ufficiale del presidente francese.
Da allora, pur continuando a fotografare per se stesso, dedicherà molto del suo tempo alle commissioni di riviste di moda e arti decorative.

Muore il 12 settembre del 1986 a Nizza, all’età di novantadue anni, restando nell’immaginario della gente come il testimone privilegiato di un’età d’oro.
Nel 1979, Jacques Henri Lartigue donò la sua collezione di fotografie, diari e macchine fotografiche allo stato francese. Le opere sono conservate alla Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, e la Donation Jacques Henri Lartigue conserva e gestisce la collezione.


La Casa dei Tre Oci è un progetto culturale della Fondazione di Venezia e dal 2012 propone grandi mostre fotografiche internazionali. Grazie all’impegno della Fondazione e al supporto organizzativo di Civita Tre Venezie, la Casa, al cui interno sono conservati il Fondo Fotografico De Maria e il Fondo Italo Zannier di proprietà della Fondazione di Venezia, è diventata progressivamente un centro in cui sviluppare e conoscere i linguaggi dell’arte contemporanea. Un Comitato Tecnico composto da rappresentanti della Fondazione e di Civita Tre Venezie, oltre che dal Direttore Artistico, garantisce la qualità della programmazione espositiva e culturale della dimora costruita da Mario De Maria nel 1913.

APPLAUSI E CONSENSI PER IL FESTIVAL DELLA MODA NELLA SETTIMANA DEL ROMA FASHION WEEK

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Successo indiscusso per gli organizzatori Sabina Prati e Stefano Raucci, che hanno realizzato un evento di prima grandezza

Ha avuto grande successo la tappa del Festival della Moda che è andata in scena venerdì 24 gennaio nell'elegante location del Best Western Plus Hotel Universo di Roma. In una sala gremitissima e piena di addetti ai lavori e personaggi dello spettacolo, l'evento dedicato alla bellezza e alle nuove tendenze della moda nazionale e internazionale è stato un vero successo. 
A fare gli onori di casa gli organizzatori del Festival della Moda Sabina Prati, titolare dell'agenzia Sabina Prati Eventi Moda e presente da anni nelle più prestigiose passerelle di Alta Roma con le sue modelle, e Stefano Raucci, voce e volto di RadioRadio, direttore artistico e conduttore da anni di format e programmi televisivi sui canali Sky. 
A sfilare in passerella davanti a centinaia di persone accorse appositamente per l'evento sono stati tanti protagonisti della moda italiana e internazionale emergenti e noti, che nella settimana di Alta Roma hanno scelto il Festival della Moda. 
Applausi a scena aperta per gli stilisti Mauro Gala, già protagonista di passerelle nazionali e internazionali, l'originale creativa croata Sladana Krstic (vincitrice del contest di "Detto Fatto" su RaiUno e già vincitrice del premio Original Fashion assegnatole proprio al Festival della Moda nel 2018), a cui è andato il premio "Alta Moda Nel Mondo"; la formatrice della celebre Accademia Altieri Adele Del Duca, che insieme agli abiti ha proposto gioielli realizzati a mano, la poliedrica moldava Elena Musuc (Elem) con i suoi eleganti abiti da sposal'innovativa Stefania Ceccarani con la sua linea Goupille, tra le sorprese più liete dell'evento per originalitàModa e arte sono stati gli ingredienti della serata, che ha visto la giovane stilista calabrese Cheren Hesse ricevere dalle mani degli organizzatori il premio Original Fashion 2020, portando in passerella una linea ispirata al gotico rinascimentale che ne ha esaltato le indubbie doti creative. Un premio sentito e meritato per Cheren, che continua a fare grandi passi nel settore della moda. A Mauro Gala, nome affermato dell'Alta Moda Romana che ha lavorato con nomi noti come Valentino e Lancetti, tra gli altri, è andato invece il premio speciale Arte e Moda. A consegnare questo riconoscimento insieme agli organizzatori Stefano Raucci e Sabina Prati è intervenuto il noto imprenditore e produttore Mauro Atturo, CEO di Problem Solving, partner della serata, il quale dopo un video di presentazione della sua azienda ne ha illustrato brevemente alcune iniziative di pregio rivolte alle donne, come il "baby bonus" dedicato alle neomamme che vi lavorano. I premi dati agli stilisti sono stati gentilmente offerti da SIMAP di Alberto De Paulis, prestigioso partner dell'evento. 
Abbinato all'evento moda anche il contest di bellezza "Miss Moda e Talento", che ha celebrato nell'occasione la tappa finale del 2019: all'interno della giuria erano presenti il noto regista Christian Marazziti accompagnato da Maricela BodanGiada Mucci direttrice dell'Accademia Altieri, Federico Vitullo di "Forum" Mediaset, il regista di moda e organizzatore Maurizio Passeri, la modella e insegnante di portamento Ino Mantilla. Tra le 23 bellissime partecipanti, per lo più formate con i corsi di moda e portamento dell'Agenzia Sabina Prati Eventi Moda, alcune sono state insignite di premi e fasce in palio: a Eliana Duma è andato il premio speciale ASC Sport, consegnato dalle mani del presidente nazionale di ASC (Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal Coni) dott. Luca Stevanato e dai consiglieri nazionali Alessandro Londi e Valter Vieri, presenti in sala. Insieme al conduttore Stefano Raucci il presidente di ASC Luca Stevanato ha illustrato durante l'evento alcune importanti iniziative di cui l'ente è promotore in tutta Italia, come il progetto Assist, volto a favorire la pratica dello sport per quei ragazzi le cui famiglie versano in condizioni economiche meno fortunate. Hanno vinto il titolo di Miss Talento Moda a pari merito Evelyn Abalo Gomez e Nazanin Pourhossein, mentre a Valentina Falchi è andata la fascia di Miss Eleganza Moda. E' stata eletta con il titolo di Miss Moda e Talento prima classificata Martina Farkas, giovanissima bellezza nata a Latina, che ha ricevuto anche il premio speciale offerto da Gioielleria Pensieri e Preziosi di Lariano.  
A curare il look delle modelle sono stati i validissimi makeup artists dell'Accademia Altieri e hair stylists di Callori Hair Style, questi ultimi guidati da Francesco Callori. A fare da degna cornice, la mostra personale Exhibition Art dell'artista Massimiliano Ferragina, che ha esposto alcuni dipinti di pregevole fattura ed è stato premiato per il suo indiscusso talento dagli organizzatori Sabina Prati e Stefano Raucci. Molto apprezzate anche le bellissime decorazioni floreali artistiche proposte da Flordecor Sepa, che hanno aggiunto un tocco di classe ed eleganza in più. Al termine della serata gli organizzatori Sabina Prati e Stefano Raucci hanno ringraziato il prestigioso Best Western Plus Hotel Universo per la disponibilità e la collaborazione e tutti i presenti, tra cui moltissimi giornalisti e fotografi, e hanno rivolto un ringraziamento speciale all'onorevole Giancarlo Righini, consigliere regionale, da sempre promotore di iniziative volte a valorizzare il talento. 
Nuove tappe e nuovi eventi del Festival della Moda e del contest di bellezza Miss Moda e Talento sono già in preparazione, per un 2020 ricco di nuovi e straordinari successi su tutto il territorio nazionale.  
Foto di Agostino Ciriaci

Tendenze, scoppia tra i millennials la “silent retreat mania”: i 10 benefici per mente e corpo dei ritiri di meditazione e pratica interiore

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Estraniarsi dagli affanni e dagli assilli del quotidiano è ormai diventata una pratica sempre più richiesta dai millennials che, stremati da livelli altissimi di stress dovuti a studio e lavoro, decidono di investire sul benessere personale.
Basti pensare che secondo una recente indagine pubblicata da MarketWatch il 57% dei giovani spende in media oltre 100 dollari al mese in servizi che migliorano la propria salute fisica. Ma la pratica più ricercata è quella del “silent retreat”, ovvero il ritiro interiore e di meditazione, che secondo una ricerca del Global Wellness Insititute pubblicata sul New York Times balza in cima alla classifica dei trend di quest’anno nell’ambito wellness. Una vera e propria mania che ha coinvolto anche il mondo dello star system, come riportato sul portale britannico Independent: da Gwyneth Paltrow a Natalie Portman, fino ad arrivare a Oprah Winfrey e Shailene Woodley. Ma quali sono i benefici dei ritiri interiori sul corpo e sulla mente secondo gli esperti? Favoriscono uno spazio ideale per ritrovare pace interiore e tranquillità, riducono i livelli di cortisolo, ormone dello stress, permettono di distaccarsi dalla routine quotidiana e di ampliare la percezione mentale. “La salute del corpo, l’equilibrio mentale ed emozionale e anche la nostra armonia interiore dipendono in larga misura dalla capacità di prenderci delle pause dal flusso inarrestabile del rumore, dell’inquinamento, della tensione e del corre vacuo, tipici della vita moderna - spiega Andrea Di Terlizzi, fondatore della casa editrice Inner Innovation Project nonché uno dei massimi esperti di Yoga e Scienze Antiche in Italia - Un breve periodo in mezzo alla natura tuttavia, non può certo ricomporre uno squilibrio profondo e di vecchia data. Ciò che può farlo, invece, è l’esperienza interiore dell’èremos, vale a dire un ritirarsi che implica un sistema completo di rigenerazione e pacificazione della mente. L’eremitaggio, inteso come esperienza di profonda pacificazione del cuore e della mente, è esattamente ciò di cui abbiamo maggior necessità. Attendere un cambiamento sociale e basarsi sulla speranza è poco efficace. Il cambiamento può partire da noi, iniziando dalla chiarezza e dalla forza che sorgono trovando al nostro interno un punto di contatto con energie potenziali che nessuno ci ha mai insegnato a sviluppare”.

Ma non è tutto, perché i ritiri interiori e di meditazione presentano effetti notevoli anche sulla produttività lavorativa. Basti pensare che una ricerca della American Psychological Association e pubblicata su USA Today ha evidenziato come sessioni di meditazione spalmate in più giorni conducono a una liberazione di dopamina, neurotrasmettitore che regola il tono dell’umore, e un rafforzamento delle sinapsi in diversi punti del sistema nervoso, favorendo la concentrazione sul posto di lavoro. E ancora, secondo uno studio pubblicato sulla rivista britannica The Lancet, i ritiri di rigenerazione migliorano la funzione polmonare, riducono la pressione sanguigna e permettono di acquisire una consapevolezza maggiore del presente. Pensiero condiviso dal dott. Jason Moser, professore di psicologia alla Michigan State University: “Diverse ricerche condotto nella nostra università hanno evidenziato come partecipare a ritiri interiori di rigenerazione e meditazione contribuisca ad alleviare emozioni negative, stress e nervosismo, sintomi purtroppo comuni a tutti. Prendersi delle meritate pause per se stessi e apprendere tecniche di rigenerazione personale all’interno di un ambiente confortevole, ovviamente guidati da insegnanti esperti, permette di ritornare alla quotidianità rinnovati nel corpo e nella mente”.

Ecco infine i 10 principali benefici derivati dalla partecipazione a ritiri interiori:

  1. Permettono di ritrovare pace interiore e tranquillità: interrompendo il flusso ordinario del sistema è possibile avere un punto di contatto profondo con la propria origine interiore
  2. Alleviano i livelli di stress: i ritiri interiori diminuiscono drasticamente i livelli di cortisolo e i pensieri negativi
  3. Riducono i livelli di pressione arteriosa: permettono di mantenere il cuore in salute, riducendo il rischio di esposizione a infarti
  4. Ampliano la percezione mentale: sessioni di meditazione spalmate in più giorni accrescono la capacità d’introspezione e le funzioni cerebrali
  5. Migliorano la produttività lavorativa: i ritiri interiori rafforzano le sinapsi e favoriscono la concentrazione
  6. Favoriscono la riscoperta della consapevolezza di se stessi: permettono di essere più connessi al presente e di risvegliare la propria coscienza interiore
  7. Presenza di istruttori qualificati: la guida attenta di esperti, come avviene nel caso di Eremos Sphera, aiuta i partecipanti a trarre il massimo giovamento dal ritiro interiore 
  8. Riducono la perdita di memoria: le tecniche di rigenerazione personale aiutano a ostacolare il decadimento cerebrale e a mantenere la mente giovane
  9. Favoriscono il digital detox: i ritiri di pratica e teoria permettono di immergersi in una fonte dalla quale trarre energia e maggiore chiarezza, distaccandosi da smartphone e tablet
  10. Migliorano le relazioni sociali: le tecniche di rigenerazione aiutano a essere più compassionevoli e altruisti verso il prossimo

Firenze, inaugurata con il Sindaco Dario Nardella la nuova illuminazione della Cappella dei Magi in Palazzo Medici Riccardi

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Mercoledì 29 gennaio, alla presenza del sindaco di Firenze Dario Nardella, è stata inaugurata la nuova illuminazione della Cappella dei Magi in Palazzo Medici Riccardi.

Il progetto, messo in opera grazie alla Direzione Cultura e Manutenzione e Valorizzazione Patrimonio Edilizio Storico ed Artistico, ed in collaborazione con la Soprintendenza di Firenze, rappresenta una tappa di un programma più ampio di rinnovamento e valorizzazione del patrimonio del Palazzo, che la Città Metropolitana sta realizzando anche grazie al sostegno di MUS.E. 
Realizzato dall’azienda Linealight, l’intervento, che ha avuto un costo complessivo di 20.000 euro, restituisce valore ad uno dei luoghi più affascinanti di Palazzo Medici Riccardi e più in generale del patrimonio storico - artistico mondiale, consentendo di apprezzare a pieno la straordinaria decorazione realizzata da Benozzo Gozzoli negli anni ‘50 del Quattrocento.
Una più reale percezione cromatica e una rinnovata vivibilità dello spazio museale sono l’esito della risoluzione di criticità che la vecchia illuminazione, risalente agli anni ’90, presentava, compromettendo la fruizione omogenea degli affreschi oltre che la conservazione delle opere pittoriche stesse. Tra le tante, il surriscaldamento dell’ambiente, riconducibile alle sorgenti alogene, con disagi per i visitatori e soprattutto per la tutela degli affreschi e degli arredi lignei, o la disposizione invasiva di lampade e dissuasori, che ostruiva in parte la visione dei dipinti e non consentiva l’accesso nella scarsella e la visione degli affreschi sulle sue pareti.
In questa occasione viene anche lanciata la Gift Card di Palazzo Medici Riccardi, che consentirà di regalare ad amici e parenti un’esperienza nel Museo, dove, accompagnati da una guida esperta, si potrà ripercorrere la storia del palazzo. Valida per due persone per 6 mesi, avrà un costo di € 16,00 e sarà acquistabile presso la biglietteria di Palazzo Medici Riccardi (tutti i giorni, eccetto il mercoledì, dalle 9.00 alle 18.00).

La Casa del Festival celebra la cultura: al via la rassegna “Writers”

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Non solo musica e spettacolo a Casa Sanremo 2020, che aprirà ufficialmente le sue porte domenica 2 febbraio, alle ore 19, con il Presidente del Consorzio Gruppi Eventi Vincenzo Russolillo al fianco di Antonio Marano, Presidente di Rai Pubblicità.

Anche la cultura ha da sempre un ruolo centrale nello spazio allestito al Palafiori, trovando in Casa Sanremo” un salotto ideale, che offre al pubblico la possibilità di conoscere tanti scrittori italiani e una preziosa occasione di confronto durante la settimana del Festival della Canzone italiana.

Nel corso di questa tredicesima edizione un’attenta selezione di titoli animerà la rassegna “Writers” che, sul palco del Teatro Ivan Graziani, vedrà alternarsi romanzi di grandi firme del giornalismo italiano, anteprime nazionali assolute, emozionanti biografie di personaggi dello sport ma anche racconti straordinari e storie di musica, senza dimenticare i volumi dedicati alla formazione e ai temi di grande attualità, introdotti da Cataldo Calabretta. Il pubblico incontrerà Paolo Rossi, Federico Moccia, Dario Salvatori, Antonio Emilio Caggiano, Claudio Guerrini, ­­Roberto Cerè, Carlo Massarini e Ivano Scolieri, Paolo Lunghi, Rita Cavallaro e Emilio Orlando, Olimpio Talarico e Paolo Mezzana.

Il programma
Lunedì 3 febbraio

Ore 18:30
Transistor – Dalle Radio Libere a Facebook” di Paolo Lunghi
Ad un anno di distanza, l’ultimo lavoro letterario di Paolo Lunghi torna in libreria in una versione più ricca, con maggiori contributi e testimonianze. “Transistor” affronta ancora una volta il tema della comunicazione, in particolare la radio com’era e come sarà, con i nuovi media e i social come Facebook. Un libro interessante che analizza il fenomeno delle Radio Libere ad oltre quarant’anni dalla nascita, raffrontandolo all’attuale sviluppo dei Social Network.


Martedì 4 febbraio

Ore 18:30
C’era una (prima) volta” di Claudio Guerrini
Il lavoro editoriale di Guerrini trascina il lettore in una girandola di emozioni che solo le favole più belle possono trasmettere: incontri (e lunghe chiacchierate) con Enrico Mentana, Giuliano Sangiorgi, Noemi, Paolo Genovese, Virginia Raggi, Paolo Rossi, Dario Ballantini, Ludovica Pagani, Michele Guardì, Giovanni Malagò, Sandra Milo, Eduardo Montefusco, Francesca Stella.


Ore 19:00
Guarda che Mun Tunait” di Antonio Emilio Caggiano
Il giornalista Caggiano racconta la storia di un gruppo di studenti universitari di “stanza” a Roma, con provenienze e interessi molto diversi e distanti l’uno dall’altro ma tutti con l’obiettivo di ritagliarsi un posto nel presente, che si interroga sul significato dell’amore. In questo insieme di anime in perenne movimento si inserisce la storia d’amore di Antonio e Lucilla, due giovani che si trovano, si amano, si confrontano e rischiano di perdersi.


Mercoledì 5 febbraio

Ore 18:30
Aforismi: Amore, Business e Salute” di Roberto Cerè

Dai pensieri di un genio come Steve Jobs alle perle filosofiche di Milan Kundera passando per quelle di personaggi storici come Theodore Roosevelt: tre volumi – Amore, Business e Salute - pubblicati da Roberto Cerè, uno dei mental coach più famosi al mondo, autore del best seller "Se vuoi puoi", che raccolgono le frasi più potenti e motivanti per raggiungere risultati straordinari nel mondo del lavoro e nella vita

Ore 19:15
La ragazza di Roma Nord” di Federico Moccia

Federico Moccia- scrittore best seller, autore televisivo, sceneggiatore e autore per il cinema – racconta questa storia, intrigata e appassionante, che vede come protagonista un giovane, Simone, che scopre il tradimento della sua compagna e si invaghisce di un’altra ragazza conosciuta durante un viaggio su un treno.

Giovedì 6 febbraio

Ore 19:30
Pianoforte - 7 note di armonia manageriale” di Carlo Massarini e Ivano Scolieri

Massarini e Scolieri, ispirati dal fascino del pianoforte, costruiscono un viaggio che unisce Management e Musica, cadenzato e ordinato dalle note di pianoforte. Ogni nota ha un determinato suono, una sua intensità che permette di collegarla, con riferimenti e citazioni, sia al mondo del lavoro sia a quello più popolare della musica. Ogni nota diventa il tempo e il perimetro di un racconto manageriale, raccogliendo diverse esperienze reali vissute in importanti organizzazioni nazionali e internazionali.

Ore 20:00
Cosa Rimane dei Nostri Amori” di Olimpio Talarico

Talarico racconta una “storia meridionale” il cui protagonista è Caccuri, un borgo calabrese che è un piccolo scrigno di ricchezze contrastanti, di asprezze e dolcezze insieme. Con i suoi odori, i suoi sapori, i suoi colori. E naturalmente i suoi misteri.

22 Gradini per l’Inferno” di Emilio Orlando e Rita Cavallaro
Un viaggio negli abissi più profondi e bui della mente umana, attraverso i serial killer italiani più spietati. Dal mostro di Nerola al Landru della Bassa, dalla Saponificatrice di Correggio al killer delle prostitute, fino al mostro di Firenze e tanti altri. Gli autori non raccontano solo gli orrendi crimini di cui si sono macchiati questi individui, ma per la prima volta entrano nella testa del serial killer, per misurarne il grado di crudeltà.


Venerdì 7 febbraio

Ore 18:00
Quanto Dura un Attimo” di Paolo Rossi con Federica Cappelletti
L’autobiografia di un ragazzo che ha sfidato la sorte fino a diventare leggenda, realizzando il suo sogno di bambino e scrivendo pagine immortali di storia del calcio universale: Paolo Rossi è l’unico calciatore al mondo che con tre gol ha fatto piangere il Brasile stellare di Zico e Falcão, che ha stregato Pelé, è uno dei quattro Palloni d’Oro italiani, capocannoniere al Mondiale di Spagna 1982, Scarpa d’Oro 1982, Scarpa d’Argento 1978 e Collare d’Oro. Uno dei pochi che, a distanza di anni, continua a rimanere un brand ‘Made in Italy’.

Sabato 8 febbraio

Ore 18:00
I Dialoghi della Vagina” di Paolo Mezzana
La vagina è la protagonista di questi racconti di Paolo Mezzana, che si muove col piglio del medico specializzato nel trattamento dei genitali esterni e una non comune sensibilità da narratore. Dieci donne impegnate in una battaglia contro i tabù anche solo con il rivoluzionario atto di rimettere al centro il proprio corpo, nel suo diritto a esistere e godere. Un viaggio nella psicologia e nella sessualità femminile che suggerisce alle donne una modalità nuova per conoscersi con più consapevolezza e coraggio, e agli uomini una nuova angolazione per avvicinarsi con più cura ai bisogni e alla bellezza di chi sta loro accanto.


Ore 18:30
Il Salvatori 2020. Il dizionario della canzone” di Dario Salvatori

Sul palco del Teatro Ivan Graziani, Dario Salvatori interagirà con Gianmaria Foderaro e Patrizia Speroni . Oltre 20.000 canzoni con autori, interpreti, storia e aneddoti: il libro-reference più completo sulla musica di tutto il mondo a cura del giornalista, critico e storico della musica Dario Salvatori.
Il dizionario, giunto alla sua ottava edizione, viene pubblicato dal 2013.


FOTO PAOLO ROSSI. Ph Sara Galimberti

Bruxelles, al Théâtre des Martyrs un'efficace variazione della "puttana rispettosa" di Sartre. La recensione di Fattitaliani

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Ha debuttato ieri sera al Théâtre des Martyrs di Bruxelles il progetto "La putain respectueuse - La putain irrespectueuse" (teaser) rispettivamente di Jean-Paul Sartre e di Jean-Marie Piemme - Philippe Sireuil (regista della rappresentazione), in scena fino al 15 febbraio 2020.
Una messa in scena dai ritmi serrati, dialoghi intensi, recitazione coinvolgente. Lo spettatore è immerso nella storia e nell'atsmosfera attraverso la proiezione di una scena di un film muto che si svolge su un treno, che è alla base dell'opera di Sartre: una giovane prostituta viene violentata e dell'atto viene accusato ingiustamente un uomo di colore.
Quest'ultimo -e ci ritroviamo sul palco del teatro- bussa alla porta della donna pregandola di difenderlo davanti al giudice e dimostrare la sua innocenza. Lei accetta e vorrebbe dichiarare la verità, ma cede poi alle forti pressioni del figlio del senatore (suo speciale cliente), i poliziotti e il senatore stesso che rigirano i fatti a loro vantaggio confondendola e corrompendola.
Nella seconda parte "La putain irrespectueuse" cambia il punto di vista sui neri e sulla predominazione dei bianchi, che si è affievolita e perde il controllo della situazione. L'intento degli autori è proprio questo: raccontare come il razzismo rappresenti ancora oggi una piaga e allo stesso tempo come la società occidentale bianca appaia in declino rispetto ad altre forze e maggioranze che vanno prendendo sempre più piede.
Berdine Nusselderè una credibile, mutevole, spaventata, orgogliosa Lizzie, accompagnata da un cast che la supporta.  Giovanni Zambito.
Foto di  Hubert Amiel.

Proscenio, Marzia Ercolani presenta a Fattitaliani "MUNNE - ‘O MUNNO DIFFERENTE" un carillon onirico, un piccolo circo poetico, una giostra variegata. L'intervista

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Debutta dal 4 al 9 febbraio, sul palcoscenico dello Spazio 18b, MUNNE - ‘O MUNNO DIFFERENTE, spettacolo scritto e diretto da Marzia Ercolani, una produzione La Compagnia Dei Masnadieri in collaborazione con Atto Nomade Teatro. Fattitaliani ha intervistato Marzia Ercolani per la rubrica Proscenio.
"MUNNE - ‘O MUNNO DIFFERENTE" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Questo testo, così come tutto lo spettacolo, è un carillon onirico, un piccolo circo poetico, una giostra variegata in cui la drammaturgia attraversa monologhi, aforismi, ricette, titoli di giornale, il tutto condito da incursioni esterne, citazioni di autori immensi che per un gioco dell’assurdo mettono Gianni Rodari accanto ad Antonin Artaud. Il linguaggio portante è fortemente metaforico, i personaggi sono chiusi nel loro mondo interiore, un mondo differente e pian piano avviene il loro risveglio, una apertura verso un nuovo mondo, la scoperta che si può uscire di scena per andare oltre, lasciando un passato arrugginito alle spalle, facendo delle macerie la strada per un cambiamento.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c’è)?
Quando scrivo per il teatro, che sia esso di natura più narrativa, sia esso più onirico, la mia naturale predisposizione è far emergere nel racconto immagini poetiche, evocative, a volte ironiche, altre drammatiche. Direi che sicuramente questo approccio è il filo d’oro che lega tutti i miei testi.
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? 
Il primissimo approccio al teatro lo ebbi da bambina a scuola con le classiche recite di fine anno. Parallelamente però mi allenavo come piccola spettatrice. I miei avevano vari abbonamenti e a 7 anni vidi il mio primo spettacolo: Gabriele D’Annunzio, La fiaccola sotto il moggio. Ovviamente non capii bene l’opera ma ricordo che tornai a casa estasiata da quella grande scatola magica e misteriosa. Ho continuato a praticare teatro e a vederlo anche alle scuole medie così come al liceo finché all’università ho capito che volevo farne il mio mestiere. Ho frequentato un’accademia triennale, il Centro Internazionale La Cometa, diplomandomi in recitazione. In questi 20 anni ho lavorato con moltissimi coach, pedagoghi e registi, non ho mai smesso di studiare e mai smetterò. Nel frattempo 15 anni fa ho iniziato a scrivere drammaturgie, racconti, poesie, canzoni. 
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Proprio in Munne i due personaggi rispecchiano molto intimamente sia me che ne interpreto uno, sia Luigi Acunzo, che è in scena con me, e quindi, pur avendo scritto parole universalmente condivisibili, poetiche, metaforiche, c’è una intensa connessione tra il testo e noi attori. In realtà accade sempre, man mano che gli attori prestano cuore, voce e corpo alle mie visioni drammaturgiche, rimangono per sempre, nel mio immaginario, i volti dei personaggi. 
È successo anche che un incontro casuale ha messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Assolutamente sì. Incontrare è sempre un grande contagio. La vita tutta lo è. Sono di natura profondamente empatica,  per mia fortuna o per mia sventura. Quasi tutto quello che scrivo è figlio di un piccolo attrito ( crudele o dolcissimo) tra me e il mondo esterno.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Domanda complessa. Quando inizio a scrivere un progetto per Atto Nomade Teatro, la mia compagnia, essendo anche attrice e regista, non lo affido ad altri per un debutto, perché, mentre lo scrivo, già affiorano visioni connesse alla messa in scena. Quindi la prima uscita è legata alla mia regia. Diverso è quando mi viene commissionato un testo da registi, attori, o produttori. A quel punto mi concentro soltanto sulla scrittura, non interferisco con il regista. Credo che la paura di essere snaturati, la paura che l’essenza dell’opera non venga portata alla luce scenica sia naturale, inconscia. Da questo punto di vista sto imparando a non aver paura. Sento che è importante lasciar vivere i propri figli senza trattenerli a sé, facendo fare loro tutte le esperienze che arrivano. Altri registi possono dare molteplici sguardi diversi su un testo che ho scritto. Questa è vita, è scambio, è pluralità di visioni. Quindi ben vengano altre regie, che mi piacciano o meno. 
In "MUNNE - ‘O MUNNO DIFFERENTE" cura pure le luci: per sottolineare in particolare cosa? 
Munne è un piccolo carillon, le luci sono la grande magia del teatro. Il mistero della luce e dell’ombra mi aiuterà a rendere quanto più onirico e poetico questo piccolo mondo differente.
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "Il Teatro è un diritto e un dovere per tutti. La città ha bisogno del Teatro. Il Teatro ha bisogno dei cittadini" di Paolo Grassi?
La condivido pienamente ma ho l’amaro in bocca. Perché in questo nostro presente, in questo paese, la citazione di Paolo Grassi è una preghiera bestemmiata. Sempre meno soldi alla cultura, una mattanza artistica, cittadini abituati ad una ricezione passiva, dipendenti dai mass media e dal web. Che la cultura sia un diritto qualcuno ancora lo grida a gran voce, che sia un dovere non solo politico ma anche individuale non sembra più interessare. Ci stiamo dimenticando che la cultura, la poesia, il teatro, sono lotta, rivoluzione, consapevolezza, allenamento allo spirito critico di un essere umano, alla sua libertà interiore, alla sua indipendenza. Giustamente la gente lotta per arrivare a fine mese. Eppure, dovrebbe lottare per andare a teatro, al cinema, per leggere, andare alle mostre, perché tutti gli artisti e gli operatori culturali vengano pagati e finanziati decentemente, perché i biglietti siano su fascia di reddito. Non vado oltre perché altrimenti faccio un comizio.
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale…
Ho un blog, indisciplinata.it, nel quale c’è anche un rubrica di aforismi e versi miei. Oggi scelgo questo aforisma personale, che mi ricorda di stare sempre con i piedi per terra:
“Ed io. E dio. Basta distrarsi un attimo e si diventa onnipotenti.”
Foto Tamara Casula
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro se non vi recita?
Perché è un bambino che è appena nato. Da madre non posso lasciarlo solo, sono lì accanto a lui, con i dolori del parto, emozionata nel vederlo vivere fuori dalla mia pancia. Perché sto accanto agli attori, li amo, li sostengo e sostengo il mio lavoro. Perché prendo nota e il giorno successivo comunico ciò che è andato bene e ciò che è da curare maggiormente. Non vado solo alla prima. Quando posso vado sempre. 
L'ultimo spettacolo visto a teatro? 
L’ultimo questo 29 gennaio, al Teatro dei Servi. Lo spettacolo era “Il deserto dei tartari”, per la regia di Elisa Rocca, una produzione La compagnia dei Masnadieri, fondatori dello spazio culturale 18b a Roma, dove debutterò con Munne. Mi è piaciuto molto, allestimento poetico, regia asciutta e simbolica, attenta e sensibile verso quell’immenso autore che è Dino Buzzati. Gli attori Massimo Roberto Beato, Alberto Melone e Matteo Tanganelli davvero bravissimi.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? 
Buster Keaton e Monica Vitti. Perché sarebbero un duo strampalato, comico e profondamente poetico. ( ovviamente avrei un elenco lunghissimo, Gianmaria Volonté, Anna Magnani, Giulietta Masina, Totò, Eduardo etc etc etc)
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Impensabile fare una classifica. Ne amo molti per ragioni differenti. Ma se proprio voglio sceglierne uno su tutti, Filomena Marturano direi.
La migliore critica che vorrebbe ricevere? 
Quella di non imboccare mai il pubblico, di non essere didascalica, di non avere la pretesa di insegnare ma di riuscire a stimolare evocazioni, visioni, riflessioni del tutto libere e personali. Di lasciare sempre degli spazi non logici ma poetici in cui lo spettatore possa entrare in un suo mondo interiore. Insomma, di lasciare un segno che sia un vero ponte tra lo spettacolo e ogni individuo. 
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere? 
Di essere pedante. 
Dopo la visione dello spettacolo, che Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa? 
Domande, nessuna certezza, poesia e rivoluzione interiore. Lo so, sono ambiziosa.
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di " MUNNE - ‘O MUNNO DIFFERENTE”?
Ogni scena ha delle piccole sorprese simboliche. I personaggi riciclano poesia e vita dalla spazzatura. Fino a riciclare anche le macerie di sé stessi. Non posso svelare queste sorprese, ma ognuna porta avanti la bellezza di riscoprire in ciò che buttiamo via, nella “munnezza”, sia essa materiale, sia essa emotiva ed interiore, la vita che ancora c’è, la vita in germe in qualsiasi morte. Morte attraverso la quale tutta la società contemporanea dovrebbe passare per andare verso una rinascita, un cambiamento, verso la cura e la sacralità delle piccole cose essenziali. Giovanni Zambito.
LO SPETTACOLO
Un futuro prossimo in una piccola discarica metropolitana, un’ordinaria oasi di immondizia. Due esseri giacciono a terra, come angeli caduti, un folletto malato, una madonna decadente. Vivono in un anfratto, il loro tempio di macerie e spazzatura. Dimenticati da tutti, attendono che il mondo dia ancora qualche segnale. Da tempo non arriva nulla, nemmeno l'immondizia. L’ultimo ricordo del mondo li ossessiona, il calendario della raccolta differenziata il loro rosario. Giornate fatte di plastica, di vetro, di carta, di umido. Un’attesa infinita, di solitudine e dolore per lei, di speranza e gioco per lui. In questo eterno stallo arriva il momento di far emergere un nuovo mondo dalla spazzatura che lo affossa. Il momento di lasciar vivere i sogni covati da sempre, il momento di prendere coraggio, di riciclare i propri resti, le ferite, il letame, per farne il frutto della propria rinascita. Arriva il momento di smuovere le macerie, di usarle per costruire la via verso un mondo differente, verso un cranio di luce, verso un libero cambiamento interiore. Verso i cieli del di dentro, come insegna quel cranio di brace che fu Antonin Artaud.
Che fine hanno fatto la cura e l’attenzione per la sacralità del mondo? Quale il domani della madre terra? Quale il destino delle cose minute? Dove volerà la purezza, dove la saggezza dello spirito infantile? Che respiro avrà domani l’atto creativo, il gioco?
Una riflessione sulla bellezza delle piccole cose, sulla vita che si nasconde tra i resti, tra le macerie, tra i residui apparentemente inutili, sulla resilienza, il riciclo emotivo, la rinascita. Una carezza a questa terra, al nostro Bel Paese così maltrattato, alle donne che non hanno mai una strada facile, alla purezza dell'infanzia che viene costantemente intossicata. Il linguaggio evoca un dialetto dal sapore partenopeo che fa eco al sud tutto, tragico e meraviglioso portatore bipolare di poesia, creazione e autodistruzione. Sud come luogo interiore di ogni primaria pulsione, in cui viscere e umori non conoscono pensieri ma solo atti. Sud dal quale tutti nasciamo. Sud al quale tutti torniamo.

MARZIA ERCOLANI - ATTO NOMADE TEATRO

Nata a Roma. Maturità classica. Diplomata in arte drammatica al Centro Internazionale La Cometa di Roma. Specializzata con registi, danzatori, pedagoghi nazionali e internazionali tra cui: Educazione della Voce: Alan Woodhouse (Guildhall School di Londra); Irina Promptova (Gitis di Mosca); Natalia Orekhova (Gitis di Mosca); Movimento scenico, acrobatica, scherma scenica, Biomeccanica: Nikolai Karpov (Gitis di Mosca); Zoomorfismo: Shona Morris (Rose Bruford College di Londra); Commedia dell’arte: Flavio Albanese; Festival Teatrale “ Prima del Teatro” di S. Miniato: J. Klezyk (ENSATT- Lione); Laboratorio King Lear: Mamadou Dioume; Laboratorio clown: Vivian Gladwell - Nose to nose; Fiora Blasi; ). Giovanni Boncoddo: Amleto; Compagnia; Emma Dante: studio su Carmen. Lucia Calamaro: workshop scrittura e improvvisazione teatrale; Giuseppe Marini: studio su Zio Vanja; Alessandra Cristiani/Daria Deflorian: studio su Cassavetes. Roberto Latini: studio su metamorfosi di Ovidio; Mimmo Borrelli. Seminari danza: Gabriella Borni ( allenamento triennale classico); Renato de Montis ( liscio) ; Alex Guerra ( contact); Alessandra Cristiani ( butoh), Nemore Fracassi (Swing - Lindy Hop). Cinema: 2004/2008 Workshops metodo Strasberg: Geraldine Baron (Actor Studio); Doris Hicks (Actor Studio); 
Conduce stage teatrali intensivi rivolti sia ad attori professionisti e non, a detenuti, a disabili e a pazienti psichiatrici. Ha collaborato in qualità di attrice con numerose realtà e per anni è stata membro della compagnia romana “Triangolo Scaleno Teatro” diretta da Roberta Nicolai, tra gli interpreti di molte produzioni tra cui “Il Castello” da F. Kafka, “Inequilibri”, “Terre”, “Residui”, “Un altro Calderon” da P. Pasolini, “Circus Kafka Show”. Ha fatto parte dell’organizzazione delle prime tre edizioni del Festival Teatri di Vetro. 
Fonda la compagnia Atto Nomade Teatro. Interprete, autrice e regista di progetti teatrali e performance tra cui: “Sono morta anche io”, (testo selezionato nella rassegna 2012 di nuova drammaturgia contemporanea da Quaderni di scena al Teatro Argentina), “I segreti di Eva” , “Altrove”, “Metastasis: trilogy of change”, “Her2positive - twice a woman”, “Indicibilmente - di viscere apocrife e coliti gnostiche”, “ Ancora - cronache dell’andirivieni”, “I colori maturano la notte – confessioni di una diversa Alda Merini”.
Al cinema è tra gli interpreti di: “Ambaradam” - cortometraggio vincitore bando Migrarti. Coprotagonista. In concorso alla sezione Migrarti del festival del cinema di Venezia 2017. Regia Amin Nour e Paolo Negro. “Dal letame nascono i fior” – cortom, scritto e diretto da Marzia Ercolani. “Casino totale” - cortom. diretto da Danae Mauro. Tratto da Casino Totale di J. C. Izzo. “Amore traslucido” - cortom. scritto e diretto da Luca Rossi. “Fimmine Fimmine” - cortom. scritto e diretto da M. Di Lonardo. Best European Film under 50 mins - IFFI 2009; “Jaramush” - cortom. Prod. Kinoklan; “Ladri di barzellette” - regia B. Coltella & L. Giuliano; “Monica” - cortom. scritto e diretto da L. Mininno; “L’appuntamento originario" - lungom. scritto e diretto da G. Isernia. Prod. Imbarco per Citera; “Senza Storia” - cortom. scritto e diretto da R. Micalizio.
Come sceneggiatrice ha firmato “Dal letame nascono i fior” da cui è stato girato l’omonimo cortometraggio,  “Sonata in re minore”, “La sposa di Giuda”, “Picasso chi”, “Il coro”. Esperienze televisive: Le iene, I cesaroni, Un medico in famiglia 7. 
Scrive poesie, canzoni e pubblica racconti per la rivista La Fornace. Nel 2009 il suo primo diario poetico, “Diversamente Abile”, ed. Jocker. Nel 2015 la seconda raccolta poetica “Ore illegali” Ed. Alterego. In uscita la terza silloge poetica e una raccolta di racconti. Fondatrice del blog indisciplinata.it

MUNNE - ‘O MUNNO DIFFERENTE
Drammaturgia e regia Marzia Ercolani

con

Luigi Acunzo e Marzia Ercolani

Assistenti alla regia

Giorgia Calcari, Mariavittoria Rumolo Iunco
disegno luci

Marzia Ercolani
Costumi

Flavia Migani

Scenografie

Luigi Acunzo, Marzia Ercolani

Fotografa di scena

Tamara Casula

FRANCESCO BIF: uscito il nuovo singolo e video “IL SUONO DELLE PAROLE” (feat FABRIZIO BOSSO)

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In radio e disponibile sulle piattaforme digitali il nuovo singolo di Francesco Bif “Il suono delle Parole” feat Fabrizio Bosso (Senza Dubbi/ Believe Digital) Il brano raffinato e riflessivo, racconta l’amore per la parola, il parlare di una storia e la creatività che sorprende improvvisamente durante la giornata.

La canzone scritta da Francesco Bif è impreziosita dal featuring del trombettista Fabrizio Bosso, che ha colorato con il suo splendido e unico suono questo brano.

Il singolo accompagnato dal video ufficiale per la regia di Fabio Bastianello è stato girato a Milano. La clip realizzata con la tecnica del piano sequenza, vede come protagonista un bambino che insegue il sogno di comunicare attraverso la musica e compie il passaggio dalla tromba giocattolo allo strumento vero.

Nei prossimi mesi Francesco Bif sarà impegnato in un tour e in uno spettacolo teatrale in cui è coinvolto anche Tricarico, insieme al quale sta scrivendo una canzone.

Classe '79 Francesco Bif al secolo Francesco Bifano nasce ad Acri in provincia di Cosenza. Attualmente vive a Milano.
Si avvicina alla musica da piccolo, iniziando a “giocare” con la fisarmonica per poi passare alla tromba entrando a far parte della banda musicale di Acri.
Nel 2000 si diploma in Tromba al Conservatorio, oltre al percorso tradizionale degli studi classici inizia spontaneamente a suonare anche il pianoforte, grazie alla passione per le canzoni e i cantautori.
Parallelamente fa diverse esperienze musicali con le cosiddette “bande da giro” e le varie cover-band di provincia tra feste in piazza. All’età di 16 anni scrive una marcia per banda e le prime canzoni (testo e musica) caratterizzate da un'acerba e naturale condizione adolescenziale.
Dopo essersi trasferito a Milano nel 2001 inizia la sua esperienza in alcuni studi di registrazione tra cui anche a Torino.
La prima collaborazione importante come trombettista arriva nel 2004 con il duo Wonderful Wanda per il singolo “Ma che caldo fa” pubblicato dalla EMI Music Italia prodotto da Luca Chiaravalli.
Nel 2005 è tra i finalisti della 48esima edizione del Festival di Castrocaro.
Nel 2006 partecipa al programma televisivo “La fabbrica della musica” in onda su Sky-Rai Futura presentando due canzoni.
Nel 2008 pubblica il singolo “Sensazione fantastica” prodotto insieme al chitarrista Angelo Anastasio partecipando ad alcune date dei tour estivi di Radio Italia e Radio Birikina-Bella Monella.
Nel gennaio 2009 è ospite del talk show “Effetto Sabato” in onda su Rai1 nello spazio dedicato ai cantautori emergenti accompagnato nella performance dal vivo da due musicisti.
Nel 2010 è impegnato in un tour estivo nelle piazze del Sud Italia accompagnato da una band locale.
Nel luglio 2011 è trombettista dell'orchestra allestita per la recita di Nabucco allo stadio Olimpico di Torino in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Nel 2014 esce il singolo "Esci dallo schermo",brano che parla  di social network e della comunicazione moderna.
Il 21 aprile 2017 con l'etichetta Senza dubbi pubblica "Luogo comune", singolo apripista che anticipa l'uscita del suo primo album prodotto insieme a Massimo Zoara dei B-nario, che vede importanti collaborazioni come quella con il trombettista Fabrizio Bosso.
Attualmente si occupa anche di produzioni come compositore-autore e arrangiatore.






“Desaparecidos, destini nel Tango”, Al Caffè Letterario di Pescara con Sara Cecala e l’attrice Anna Melato

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La pianista aquilana ed ideatrice di spettacoli Sara Cecala, con Antonio Scolletta al violino, Lorenzo Scolletta alla fisarmonica, con la voce recitante affidata all’attrice e cantante Anna Melato (sorella di Mariangela ndr) e con l’intervento del giornalista e scrittore Angelo De Nicola, si esibiranno in un recital teatral - musicale (scritto dalla stessa Cecala ndr) il prossimo giovedì 30 gennaio, al Caffè Letterario di Pescara, alle ore 21.00.

La voce di una madre di Plaza De Mayo, la vicenda dei desaparecidos nell’Argentina sotto la dittatura del comandante Videla (1976- 1981) nella Buenos Aires avviluppata al Tango e alle struggenti melodie di Astor Piazzolla, da Adios Nonino a Muerte dell’Angel, da Oblivion a Libertango passando per Invierno e Vuelvo al Sur, con lo sguardo rivolto ai compositori della vecchia guardia, come Carlos Gardel, colui che “cada dìa canta mejor”, saranno gli ingredienti della magica serata.

L’evento, organizzato dall’associazione “Kabala”, in collaborazione con la “Società del Teatro e della Musica L. Barbara”, è inserito in un cartellone straordinario, spiccano tra le partecipazioni quella di Sergio Caputo con la sua band, del sassofonista Francesco Cafiso, di Charlie Hunter alla chitarra e Lucy Woodward al canto, del pianista jazz Omar Sosa etc, e di molti altri che si alterneranno sul prestigioso palco pescarese.

Per info e biglietti: 085.64243 -  338.865163

Libri, Scendere a patti col reale ne "Il lato nascosto" di Pierluigi Porazzi. La recensione

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«Nella vita ci sono fardelli che nessuno può aiutarti a sostenere.
Dolori che devi portarti dentro, imparare a conviverci. Cercando di sembrare comunque sorridente e spensierata, perché alla gente non piacciono le persone tristi. Poi non importa se hai un inferno nero che ti scava dentro, quello che conta è non farlo vedere, per non allontanare gli altri».
Così sentenzia Alba Leone, uno dei due protagonisti di Il lato nascosto (La Corte Editore), il nuovo thriller-noir di Pierluigi Porazzi. E “The show must go on”, cantava qualcuno. Anche se quei dolori e quei fardelli fanno parte di un universo molto vasto e dispersivo, proprio come l'essenza di un individuo che rientra nei ranghi di una collettività che tende a cavare il peggio vendendolo come meglio (secondo parametri di giudizio parecchio aleatori o estremamente aderenti a dinamiche prestabilite per scopi altri). Ma si tratta di un universo sterminato che sarà pur sempre composto da galassie come anche da particelle subatomiche di individualità scostante non perché infantilmente sovversiva, ma in quanto consapevole di non aderire a una conformazione umana non condivisa e giudicata inaccettabile. Il punto sta nell'esternare una simile visione delle cose. Ma servirà a qualcosa o a qualcuno?

È anche questo uno degli importanti elementi esistenzialisti che emergono da Il lato nascosto, prova letteraria di grande ingegno strutturale, certo, ma anche esempio di come la declinazione post-noir del genere di riferimento sia la migliore occasione per passare in rassegna sfumature e ombre umane altrimenti difficilmente trattabili se non con enciclopediche rassegne filosofiche e psicoanalitiche.

Una giovane donna viene uccisa tra le mura di casa. L'indagine spetta agli ispettori Alba Leone e Ramon Serrano. Apparentemente si tratta di un caso già risolto perché gli indizi sono chiari e conducono verso un preciso colpevole. Ma il principale indiziato, da poco scarcerato, ha un alibi di ferro e, poco alla volta, cominciano a venir fuori molte altre persone che, stando ai fatti e alle potenziali implicazioni, avrebbero potuto essere interessate circa l'eliminazione della vittima in questione. Tra queste figurano anche un giudice, un politico in ascesa e un misterioso boss della mafia nigeriana con mire espansionistiche in tutto il Nord Italia. Leone e Serrano, amici ma radicalmente diversi per carattere e visione del mondo (irreversibile nichilista lei, sensibile idealista lui) dovranno quindi zigzagare tra labirinti di ambiguità per scoprire (o avere conferma) che non esiste una realtà condivisibile ma solo una serie di circostanze tutt'altro che casuali in un mondo basato prevalentemente su regole non scritte. E il desiderio di oblio da simili premesse di quotidianità – per quanto legittimo e insindacabile diritto – finisce per diventare il vero nemico contro cui lottare per salvaguardare un senso di considerazione in favore di una società allo sbando.

Ed è proprio la percezione melmosa di un pantano esistenziale inestinguibile ad essere una delle sensazioni più nette che emergono da pagine stese con veemente spirito di abnegazione nei confronti di una narrazione che non lascia nulla al caso tratteggiando in maniera certosina i contorni di una contemporaneità fatta di menzogne che costruiscono verità e realtà individuali inaccettabili per un corpo sociale che sulla menzogna stessa si fonda, mette radici e prospera per i secoli dei secoli. Tutto appare assurdo, in Il lato nascosto, ma solo perché è l'assurdo a costruire le fondamenta di una vasta porzione di (dis)umanità che imprigiona ogni cosa tra le sue spire senza alcuna via di scampo.

Titolo: Il lato nascosto
Autore: Pierluigi Porazzi
Genere: Social Thriller
Casaeditrice: La Corte Editore
CodiceISBN: 978-88-312-09-021

Contatti

Un’Antologia di poesie sulle nostre tradizioni più belle per non dimenticare L’Aquila

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ROMA - Il Premio “LE ROSSE PERGAMENE DEL NUOVO UMANESIMO” ideato ed organizzato dalla scrittrice Anna Mannasin dagli anni 2000, nell’ambito del progetto “ITALIAMIA” che mira a raccontare l’Italia nelle sue singolari tradizioni ed illustrare le potenzialità artistiche dei suoi luoghi più incantevoli, ha avviato già dallo scorso anno un intenso dialogo culturale con le più belle ed interessanti città italiane.
Lo ha fatto attraverso incontri e scambi letterari, terreno fecondo di sviluppo nelle varie cerimonie di premiazione, per evidenziare le personalità di spicco e le eccellenze culturali dei nostri scrittori e artisti.
Dopo le celebrazioni romane per Matera, città diventata famosa nel mondo, l’interesse di Anna Mannasi è rivolto soprattutto verso L’Aquila, città d’arte e di straordinaria produzione culturale. Così l’incontro con i più importanti rappresentanti della cultura aquilana ha avviato una serie di eventi, a Romae a L’Aquila, che hanno dato risalto al grande bagaglio di cultura che lega le due città. Nell’ottica d’un dialogo costante e fecondo, che sappia approfondire la conoscenza delle migliori tradizioni italiane.

Sabato 8 febbraio 2020, alle ore 17:30,aRoma(Via dei Marsi,11), nel corso dell’evento “Il poeta ebbro...di colori”verrà lanciata l’iniziativa più importante che s’intende portare avanti nel 2020, la realizzazione di un’Antologia di poesie e immagini d’arte, a tema “LE NEVICATE IN ABRUZZO”, il cui titolo è ispirato proprio da una lirica di Anna Manna. L’avvio dell’Antologia “Le nevicate in Abruzzo” avviene in occasione dell’incontro multidisciplinareche riunisce aRoma pittori e fotografi artistici attorno al nuovo libro di poesie “Ebbrezze d’amore, dolcezze e furori”,diAnna Manna, Edizioni Nemapress, con introduzione diNeria De Giovanni. Alla serata dell’8 febbraio saranno presenti, tra gli altri, il noto pittore futurista Antonio Fiore, il fotografo d’arte Mario Giannini e Vladimir Khasiev, noto acquarellista internazionale.

Quale occasione migliore– sottolinea Anna Manna-riunendo pittori e fotografi d’arte attorno al mio libro a trarre ispirazione per le loro opere, per lanciare ancora un’ulteriore operazione culturale, questa volta multidisciplinare, a favore dell’Abruzzo?Iniziamo il cammino, seguiremo la nostra stella cometa fino al prossimo Natale, quando sarà pubblicata la nostra Antologia!”

Presso lo Studio Artecom-Onlus in Romadella pittrice Eugenia Serafini, nel quartiere romano di San Lorenzo che ospita molte tendenze artistiche d’avanguardia, Anna Manna avvierà la raccolta di liriche per l’Antologia, un libro che attraverso la poesia mira a riproporre la memoria delle manifestazioni tradizionali che hanno sempre accompagnato le festività natalizie in Abruzzo. Come ha annunciato la pittrice Eugenia Serafini, “…l'Antologia Le Nevicate in Abruzzo, ideata e curata dalla scrittrice e poeta Anna Manna, ci offre una nuova occasione per condividere emozioni e tradizioni che potranno ridare slancio anche all’attenzione generale per affrettare la ricostruzione dell’Aquila e dei borghi colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009”.

Nell'ottica di questa operazione culturale la prima parte del libro sarà riservata ai poeti aquilani. Nella seconda parte saranno ospitati poeti italiani residenti all’estero. Nella parte centrale del libro saranno ospitati poeti italianiche vorranno dedicare i loro versi a questa bellissima Antologia. Nella quarta parte ci sarà una sezione riservata a racconti brevi, piccole storie, ricordi scritti in prosa.

A valutare le poesie per la scelta e l’inserimento nell’Antologia sarà il giornalista e poeta Mario Narducci, Presidente della Giuria. L’Antologia sarà pubblicata per il prossimo Natale del 2020 e avrà l’Introduzione curata dal giornalista e scrittore Goffredo Palmerini. Nell’Antologia saranno ospitate anche immagini fotografiche ed alcune delle opere pittoriche che gli artisti romani vorranno dipingere nei prossimi mesi proprio dedicate all’iniziativa e dare così il proprio contributo a questa singolare avventura nel passato fiabesco delle festività natalizie in Abruzzo.

Il Regolamentoper l’inserimento delle poesie in Antologia è rivolto a tutti gli italiani, mentre, per motivi organizzativi, l’inserimento di fotografie ed opere pittoriche è riservato agli artisti romani. Il Regolamento per gli artisti sarà loro illustrato in forma privata l’8 febbraio prossimo. Sarà dunque un progetto multidisciplinare che unisce lasensibilità di poeti, pittori e fotografi, per confluire nell’antologia come per un intrigante racconto delNatale abruzzese e delle sue tradizioni più belle, attorno al camino dell’arte e della poesia.

Abbiamo un anno per raccontare al mondo intero la magia di quelle tradizioni, la bellezza dei nostri ricordi semplici e fiabeschi, la gioia che scaturiva limpida e leggera da piccole grandi cose, da piccoli grandi gesti, dal rispetto e dall'amore per il bagaglio culturale della nostra gente. Per fare questo gioiello d’amore e di cultura, scrigno di ricordi struggenti, chiamiamo a raccolta le energie artistiche di poeti, pittori, fotografi nello studiolo di Eugenia Serafini, che sarà la Madrina di questo incantevole viaggio nel passato dei nostri avi.”, così afferma la curatrice Anna Mannamentre lancia questo progetto culturale e d’amore per le proprie radici, che ha il profumo del pino addobbato a festa.

REGOLAMENTO

Per essere inseriti con proprie liriche nell’Antologia “Le nevicate in Abruzzo” è necessario rispettare le seguenti inderogabili condizioni:

  1. Inviare le poesie entro e non oltre il 30 maggio 2020 all’indirizzo e-mail: anna.manna2020@virgilio.it
  2. Le poesie possono essere una o più, al massimo cinque. Ciascuna non deve superare i 30 versi.
  3. Le poesie devono essere in lingua italiana.
  4. Possono partecipare soltanto italiani, anche se residenti all’estero. In tal caso occorre specificare “residente all’estero” accanto al nome dell’autore.
  5. Si può partecipare anche con elaborati in prosa (ricordi, sensazioni, emozioni, ritorni, rimpianti), il testo non può superare 7500 battute (spazi inclusi) o 2 cartelle (foglio A4, carattere Times New Roman e corpo 11).
  6. Tema obbligatorio degli elaborati: Le tradizioni del periodo natalizio in Abruzzo.
  7. Non è richiesta tassa di lettura, l’inserimento è del tutto gratuito. E’ gradita la prenotazione di una copia dell’Antologia, ma non e tassativa.
  8. Per ogni ulteriore informazione: anna.manna2020@virgilio.it

Gli elaborati (poesie o testi in prosa) saranno sottoposti ad una Commissione di valutazione, presidente Mario Narducci, composta da Anna Manna, Liliana Biondi, Clara Di Stefano, Goffredo Palmerini. Le decisioni saranno inappellabili.


*a cura “Le Rosse Pergamene del Nuovo Umanesimo”


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